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ETICA E GIUSTIZIA Suor llde: mai pariate ai media di eutanasia fileterapeutico e testamento...

Date post: 21-Feb-2019
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il caso «Una donna fuori dal coro», la religiosa delle Piccole Suore Missionarie della Carità di don Orione, che è stata premiata a Genova per i 60 anni al servizio di esistenze «ai minimi termini», fl suo no alle cure inutili è stato frainteso. Don Peloso: «Si vuoi far passare un'ideologia pericolosa» ETICA E GIUSTIZIA LECCO Sabato preghiera per Eluana Attraverso la «preghiera per Eluana Englaro, la sua famiglia e tutti noi» che si svolgerà sabato alle 16.30 al santuario della Vittoria di Lecco, il prevosto e decano di Lecco, monsignor Franco Cecchin, affronterà il caso alle luce della fede, senza intervenire personalmente, d'accordo con la Chiesa Ambrosiana che si è già espressa attraverso la sua guida, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Lo ha annunciato lo stesso monsignore ieri nel corso di un incontro con la stampa. La preghiera proposta dall'Azione Cattolica nazionale presieduta da Franco Miano e fatta propria dall'Azione Cattolica di Lecco, presieduta da Marco Magni, sarà aperta a tutti, credenti e non. Monsignor Cecchin, nel presentare l'iniziativa, ha sottolineato come la città di Lecco sia tutt'altro che fredda rispetto al caso Englaro. «Anzi - ha spiegato - proprio perché i lecchesi non lo vivono come un caso, ma come un fatto umanissimo, mantengono il loro riserbo e da loro molto fastidio la bagarre davanti alla Casa di Cura. Non sono freddi i lecchesi, tutt'altro. Sono riservati e capaci di amare molto, ma con grande rispetto per le persone. Per Eluana e per la sua famiglia». COLETTI «Chiniamoci sui fratelli bisognosi di vicinanza e cura» mmÉ* ome uomo innamorato della vita, e come cristiano fedele al Dio della speranza, * ^ ^ * provo dolore e rincrescimento per la piega che la vicenda di Eluana ha preso». Queste le parole del vescovo di Corno Diego Coletti. «Sappiamo che esiste un robusto consenso presso la comunità giuridica e scientifica nel ritenere i mezzi di sostegno vitale una forma di accudimento assolutamente dovuta a ogni persona malata, specie se gravemente disabile. Sappiamo anche che, dal punto di vista scientifico, lo stato vegetativo non può dirsi certamente irreversibile. In più la comune coscienza etica ci trattiene dal levare la nostra mano per dare la morte. Ci spinge invece, come il buon samaritano, a chinarci su ogni fratello bisognoso di vicinanza e di cura.Tutte cose a cui i giudici della suprema Corte non hanno voluto dare ascolto. Prego per la sorte di Eluana, ma anche per la disperazione dei suoi familiari, alla quale peraltro non si può acconsentire, ma solo rispondere con una rinnovata offerta di prossimità e di speranza. Ciò che mi sta a cuore, inoltre, è la ricaduta diseducativa di questa vicenda. Mi domando cosa mai potrà rispondere una mamma al suo figlio di otto anni che gli domanda, secondo una testimonianza che mi hanno riferito,"se io sto male come Eluana, cosa farà il papa?". Appellarsi al rispetto della libertà individuale (fra l'altro, nel caso di Eluana, ricostruita con molta approssimazione) è solo un pretesto per nascondere le inadempienze della nostra solidarietà. La vicenda di Eluana, suo malgrado, rischia di funzionare come un grimaldello che incrina la cultura dell'amore e del rispetto della vita. E che rende assopite le nostre coscienze proprio laddove la ' vigilanza dovrebbe essere massima». Suor llde: mai pariate ai media di eutanasia La religiosa: dico solo no all'accanimento terapeutico II superiore generate: «Assurda cultura della morte» Era a Genova per ritirare il Premio "Una donna fuori dal coro", suor Ildefonsa, quando ha parlato con i giornalisti dicendosi contraria all'accanimento terapeutico (come sostiene del resto la Chiesa). Parole che da alcuni media sono state interpretate invece come una rinuncia alle cure, se non un'implicita apertura all'eutanasia. È la stessa religiosa a scrivere una lettera (vedi box) in cui spiega alla superiora generale, madre Maria Irene, il suo pensiero e si rammarica per il modo in cui è stato interpretato. Un paradosso: il riconoscimento internazionale di cui era stata insignita viene attribuito a "quelle donne che col loro impegno costante e silenzioso ridanno dignità umana a coloro ai quali la dignità è stata calpestata". E suor Ildefonsa, si legge nelle motivazioni, "ha dedicato più di 60 anni a soccorrere gli altri lavorando in Italia, Madagascar, Polonia, Bielorussia...". Donandosi cioè proprio a vite ridotte ai minimi termini per le quali oggi qualcuno invoca la dolce morte . Non a caso il Premio si» definisce "una finestra su quella parte di mondo che il silenzio fa cadere nell'oblio, l'occasione di ascoltare la voce di chi di solito è obbligato a tacere". LA LETTERA «Sorpresa e dispiaciuta di essere stata fraintesa sulla sacralità della vita» Carissima Madre Maria Irene Sento il bisogno di manifestare a lei il mio vero intendimento nel parlare del tema dell'accanimento terapeutico e testamento biologico per il quale il mio nome è finito sui giornali. Sono sorpresa e dispiaciuta che la mia conversazione - forse non precisa nelle parole - sia stata ripresa e usata dalla stampa per accreditare forme di volontaria omissione di aiuto medico ai malati gravi che costituiscono forme di eutanasia. Ho passato la mia vita nel soccorrere e aiutare persone con gravi limiti (bimbi, malati, anziani) e mai li ho ritenuti "vegetali" o non degni di essere aiutati a vivere. Quello che personalmente rifiuto è l'accanimento terapeutico nel senso e nelle forme illustrate dal magistero della Chiesa. Se il testamento biologico di cui si parla oggi avesse per oggetto interventi del tipo eutanasia è chiaro che è da rifiutare. Sono stata abituata con don Orione a «vedere e servire Cristo nell'uomo» sapendo che «nel più misero degli uomini brilla l'immagine di Dio» e respingo ogni atto o omissione che attenti alla sacralità della vita. Cara Madre, voglia comprendere il mio stato di amarezza nell'essere stata occasione di mala interpretazione su valori sacri e per i quali ho speso e intendo spendere tutta la mia vita. Don Orione mi aiuti a perseverare nella via del bene in piena unità con il magistero della Chiesa. Deo gradasi Suor Maria Ildefonsa Busatta DA MILANO LUCIA BELLASPIGA S e ci sono persone che la sofferenza la tocca- no con mano, ogni giorno e ogni notte, nei suoi amiti più estremi e appa- rentemente disumani, que- sti sono proprio gli orionini: mille religiosi, 850 religiose e un numero elevatissimo di laici che in trenta nazioni dedicano l'intera loro esi- stenza a quello che alcuni oggigiorno definirebbero il più vano degli stenza 'a vite «Ho passato bisognose di tutto. Solo chi ha visitato cer- ti loro reparti, chi ha visto l'impegno pro- fuso dietro pa- zienti del tutto n . IMI privi - almeno Vegetali » per quanto se ne può sapere - di facoltà mentali e reazio- ni consce, può capire il loro carisma. «Che per noi di don Orione è di aiutare la "vita debole" in tutte le sue forme - precisa don Flavio Peloso, superiore generale della congregazione -. Per questo anche solo un possibile e- quivoco nato attorno alle parole della nostra conso- rella ci ferisce in modo par- ticolare». l'esistenza nel soccorrere persone con gravi limiti e mai li ho ritenuti Suor llde, dedita da oltre mezzo secolo con le Picco- le Suore Missionarie della Carità di don Orione alla di- gnità e alla cura di vite ri- dotte ai minimi termini, certamente non nega poi la stessa dignità quando la vi- ta è la sua. La sua e nostra vocazione, così come don Orione l'ha voluta, è di riempire con la carità la verità rivelata da Cristo e insegnata dal magi- stero circa la sacralità e 1 a- more alla vita debole: debo- le perché na- scente, o per- ché stabil- mente limita- ta (per disabi- lità o malat- tie), o perché in "diminu- zione" (gli an- ziani). In effetti le parole di suor llde sono e- quilibrate e chiare. Non si e mai lonta- namente sognata di accen- nare all'eutanasia. Perché, a partire dal Secolo XlXe poi a seguire con i quotidiani che hanno ripreso imme- diatamente la notizia, è sor- to l'equivoco? L'abbaglio forse nasce dal fatto che suor llde, che co- nosco molto bene, voleva ri- badire il netto no all'accani- mento terapeutico: un rifiu- to sacrosanto, che la Chiesa sostiene senza esitazione al- cuna precisando cosa e quando debba intendersi ' accanimento terapeutico". Leggo che suor llde ha par- lato anche di "testamento biologico", considerandolo nel suo significato ristretto di "rifiuto dell'accanimento terapeutico". Purtroppo nel- la battaglia ideologica sca- tenata su questi temi si fa passare come "accanimen- to terapeutico" anche il semplice e doveroso e cari- tatevole "aiuto alla vita", co- me nel caso di Eluana Engla- ro. Perché allora tanto clamo- re? Attualmente la legislazione vuole appro- priarsi del di- ritto di stabili- re quando una vita è degna e quando no. Con la tecnica dei casi pie- tosi si prepara la spallata, si creano le premesse per far passare un'ideologia e una legislazione che si appropria del diritto di vita e di morte. Una prospettiva molto pe- ricolosa: se passa l'idea di un diritto privato di decide- re della propria vita, tanto più si arriverà a un diritto pubblico in potere di farlo... Il sacerdote: «La legislazione vuole appropriarsi del diritto di stabilire quando una vita è degna» II ritorno a un fosco passa- to, nella sostanza. Viene in mente l'immagine dell'ufficiale nazista che ad Auschwitz, sul binario della morte, decideva con un semplice movimento di un dito, con un sì o un no, se i deportati dovevano finire di- rettamente al forno crema- torio o sopravvivere. Perché molti oggi sembra- no propendere sempre per scelte di morte anziché di vita? Si difende più il "dirit- to a morire" che non il di- ritto a vivere, come sarebbe ovvio e natu- rale... "Morte e vita si sono af- frontate in un poderoso duello", reci- tiamo nella sequenza li- turgica di Pa- squa. È quan- to avviene an- cora oggi tra la cultura della vita e la cultura della morte. I cristiani sono in prima li- nea in questo duello: pro- fessando l'amore alla vita professano l'amore al Dio della vita. Abbiamo la fidu- ciosa tranquillità e costanza che l'ultimo a vincere è Dio, è la vita. Questo ci anima a resistere all'assurda cultura della morte che oggi tanto spaventa. ;- : ,, . Conto alla rovescia per il ricorso alla Corte europea DI PAOLO VIANA . . S arà una penalista belga, che inse- gna all'Università di Lovanio, a de- cidere se sia ammissibile o meno il ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo per salvare Ema- na. Le 34 associazioni che lo firmano hanno invocato la procedura d'urgen- za e nelle prossime ore Francoise lulkens riunirà la seconda sezione del- la corte. Potrebbe ammettere il ricorso e sospendere imme- diatamente i provvedimenti contestati, a partire dal decre- to della corte d'appello di Mi- lano che permette al tutore di Eluana di interrompere l'ali- mentazione artificiale della : v donna. È quello che sperano le associazioni delle famiglie dei disabili che accusano la magistra- tura - corte d'appello di Milano, Cas- sazione e Corte Costituzionale - di aver liquidato il caso Eluana senza verifica- re rigorosamente lo stato di salute e la volontà della giovane. Il ricorso affer- ma che, nelT accogliere le richieste di Beppino Englaro, ì giudici hanno vio- lato alcuni diritti fondamentali che la legge italiana riconosce alle persone che si trovano nelle stesse condizioni della ragazza lecchese. «Ogni anno l'Europa sanziona questo genere di errori - annota il vicepresi- dente del Parlamento europeo Mario Mauro - e ci attendiamo che questo ca- so sia affrontato con la medesima se- verità: l'iter giudiziario attraverso il quale si è arrivati alla condanna a mor- te di Eluana non può che lasciare scon- certati anche sotto il profilo giuridico; siamo di fronte a uno stravolgimento della Costituzione repubblicana, oltre che della convenzione di Oviedo e del- la Carta dei diritti fondamentali del- l'Unione europea». Mauro ha presen- tato un'interrogazione alla Commis- sione europea e una al Consiglio euro- peo. Sullo sfondo, l'europarlamentare lancia un'accusa ben precisa - «un tri^ bunale si sostituisce alle leggi del no- stro Paese» - che indirizza contro la II vicepresidente dell'europarlamento Mauro: i giudici italiani si sostituiscono alla legge. Scendono in campo anche le donne marocchine Corte di Cassazione, la cui sentenza, che ha respinto nei giorni scorsi il ri- corso del pubblico ministero presso la Procura Generale della Corte di appel- lo di Milano, è definita dal vicepresi- dente dell'Europarlamento «una con- danna gelida, fredda, calcolata». Mau- ro sottolinea che il potere giudiziario in Italia «non gode di una legittimazio - ne democratica e nel momento in cui cerca di andare al di là dei propri com- piti, non applicando la legge, ma crean- dola, dando voce a una presunta co- scienza sociale, tenta di esercitare una funzione rappresentativa che mal si at- taglia alla sua indipendenza e terzietà». A riprova di queste affermazioni, l'eu- roparlamentare cita la nota con cui il Primo Presidente della Corte di cassa- zione ha accompagnato la sentenza dell'autunno 2007, che accoglieva l'i- stanza di Beppino Englaro mentre «in un sistema che funziona - annota - il giudice "parla" con le sentenze». A queste accuse, fatto del tutto inu- suale, i giudici italiani coinvolti a vario titolo nella polemica hanno replicato immediatamente: il Csm ieri ha aper- to una pratica «a tutela dei magistrati delle Sezioni Unite della Cassazione» e, in modo del tutto irrituale, pochi mi- nuti dopo la presentazione del ricorso, il sostituto procuratore generale della Cassazione Marcello Matera faceva sa- pere a mezzo stampa che la richiesta di un intervento della Corte di Strasbur- go «è come se non esistesse: non ci so- no norme giuridiche che possano bloc- care il rispetto del verdetto della Su- prema Corte». Nelle prossime ore si vedrà se il giudi- ce Tulkens e i suoi colleghi della se- conda sezione sono della stessa opi- nione. Sul loro tavolo, in queste ore, stanno accumulandosi decine di ricorsi «salva Eluana». li presentano soprat- tutto i disabili e le loro famiglie, che considerano iniquo il procedimento che porta all'interruzione dell'alimen- tazione artificiale della ragazza di Lec- co. Ieri si è aggiunto anche quello del- l'Acmid, l'associazione delle donne marocchine guidata dal deputato del Pdl Souad Sbai.
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Page 1: ETICA E GIUSTIZIA Suor llde: mai pariate ai media di eutanasia fileterapeutico e testamento biologico per il quale il mio nome è finito sui giornali. Sono sorpresa e dispiaciuta che

il caso«Una donna fuori dalcoro», la religiosadelle Piccole SuoreMissionarie dellaCarità di don Orione,che è stata premiata aGenova per i 60 annial servizio di esistenze«ai minimi termini», flsuo no alle cure inutiliè stato frainteso. DonPeloso: «Si vuoi farpassare un'ideologiapericolosa»

ETICAE GIUSTIZIA

LECCO

Sabato preghiera per EluanaAttraverso la «preghiera per Eluana Englaro, la sua famigliae tutti noi» che si svolgerà sabato alle 16.30 al santuariodella Vittoria di Lecco, il prevosto e decano di Lecco,monsignor Franco Cecchin, affronterà il caso alle luce dellafede, senza intervenire personalmente, d'accordo con laChiesa Ambrosiana che si è già espressa attraverso la suaguida, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Lo ha annunciato lostesso monsignore ieri nel corso di un incontro con lastampa. La preghiera proposta dall'Azione Cattolicanazionale presieduta da Franco Miano e fatta propriadall'Azione Cattolica di Lecco, presieduta da Marco Magni,sarà aperta a tutti, credenti e non. Monsignor Cecchin, nelpresentare l'iniziativa, ha sottolineato come la città diLecco sia tutt'altro che fredda rispetto al caso Englaro.«Anzi - ha spiegato - proprio perché i lecchesi non lovivono come un caso, ma come un fatto umanissimo,mantengono il loro riserbo e da loro molto fastidio labagarre davanti alla Casa di Cura. Non sono freddi ilecchesi, tutt'altro. Sono riservati e capaci di amare molto,ma con grande rispetto per le persone. Per Eluana e per lasua famiglia».

COLETTI

«Chiniamoci sui fratelli bisognosi di vicinanza e cura»mm É* ome uomo innamorato della vita, e come cristiano fedele al Dio della speranza,* ^ ^ * provo dolore e rincrescimento per la piega che la vicenda di Eluana ha preso».Queste le parole del vescovo di Corno Diego Coletti. «Sappiamo che esiste un robustoconsenso presso la comunità giuridica e scientifica nel ritenere i mezzi di sostegno vitaleuna forma di accudimento assolutamente dovuta a ogni persona malata, specie segravemente disabile. Sappiamo anche che, dal punto di vista scientifico, lo stato vegetativonon può dirsi certamente irreversibile. In più la comune coscienza etica ci trattiene dallevare la nostra mano per dare la morte. Ci spinge invece, come il buon samaritano, achinarci su ogni fratello bisognoso di vicinanza e di cura.Tutte cose a cui i giudici dellasuprema Corte non hanno voluto dare ascolto. Prego per la sorte di Eluana, ma ancheper la disperazione dei suoi familiari, alla quale peraltro non si può acconsentire, ma solorispondere con una rinnovata offerta di prossimità e di speranza. Ciò che mi sta a cuore,inoltre, è la ricaduta diseducativa di questa vicenda. Mi domando cosa mai potràrispondere una mamma al suo figlio di otto anni che gli domanda, secondo unatestimonianza che mi hanno riferito,"se io sto male come Eluana, cosa farà il papa?".Appellarsi al rispetto della libertà individuale (fra l'altro, nel caso di Eluana, ricostruitacon molta approssimazione) è solo un pretesto per nascondere le inadempienze della

nostra solidarietà. La vicenda di Eluana, suo malgrado,rischia di funzionare come un grimaldello che incrinala cultura dell'amore e del rispetto della vita. E cherende assopite le nostre coscienze proprio laddove la

' vigilanza dovrebbe essere massima».

Suor llde: mai pariate ai media di eutanasiaLa religiosa: dico solo no all'accanimento terapeuticoII superiore generate: «Assurda cultura della morte»

Era a Genova per ritirare il Premio "Unadonna fuori dal coro", suor Ildefonsa,quando ha parlato con i giornalistidicendosi contraria all'accanimentoterapeutico (come sostiene del resto laChiesa). Parole che da alcuni mediasono state interpretate invece come unarinuncia alle cure, se non un'implicitaapertura all'eutanasia. È la stessareligiosa a scrivere una lettera (vedibox) in cui spiega alla superioragenerale, madre Maria Irene, il suopensiero e si rammarica per il modo incui è stato interpretato. Un paradosso: ilriconoscimento internazionale di cuiera stata insignita viene attribuito a

"quelle donne che col loro impegnocostante e silenzioso ridanno dignitàumana a coloro ai quali la dignità èstata calpestata". E suor Ildefonsa, silegge nelle motivazioni, "ha dedicatopiù di 60 anni a soccorrere gli altrilavorando in Italia, Madagascar,Polonia, Bielorussia...". Donandosi cioèproprio a vite ridotte ai minimi terminiper le quali oggi qualcuno invoca ladolce morte . Non a caso il Premio si»

definisce "una finestra su quella partedi mondo che il silenzio fa caderenell'oblio, l'occasione di ascoltare lavoce di chi di solito è obbligato atacere".

LA LETTERA

«Sorpresa e dispiaciutadi essere stata fraintesasulla sacralità della vita»Carissima Madre Maria IreneSento il bisogno di manifestare a lei il mio verointendimento nel parlare del tema dell'accanimentoterapeutico e testamento biologico per il quale il mionome è finito sui giornali. Sono sorpresa e dispiaciutache la mia conversazione - forse non precisa nelleparole - sia stata ripresa e usata dalla stampa peraccreditare forme di volontaria omissione di aiutomedico ai malati gravi che costituiscono forme dieutanasia. Ho passato la mia vita nel soccorrere eaiutare persone con gravi limiti (bimbi, malati,anziani) e mai li ho ritenuti "vegetali" o non degni diessere aiutati a vivere. Quello che personalmente

rifiuto è l'accanimento terapeutico nel senso e nelleforme illustrate dal magistero della Chiesa. Se iltestamento biologico di cui si parla oggi avesse peroggetto interventi del tipo eutanasia è chiaro che è darifiutare.Sono stata abituata con don Orione a «vedere e servireCristo nell'uomo» sapendo che «nel più misero degliuomini brilla l'immagine di Dio» e respingo ogni attoo omissione che attenti alla sacralità della vita.Cara Madre, voglia comprendere il mio stato diamarezza nell'essere stata occasione di malainterpretazione su valori sacri e per i quali ho speso eintendo spendere tutta la mia vita. Don Orione miaiuti a perseverare nella via del bene in piena unitàcon il magistero della Chiesa.Deo gradasi

Suor Maria Ildefonsa Busatta

DA MILANOLUCIA BELLASPIGA

Se ci sono persone chela sofferenza la tocca-no con mano, ogni

giorno e ogni notte, nei suoiamiti più estremi e appa-rentemente disumani, que-sti sono proprio gli orionini:mille religiosi, 850 religiose eun numero elevatissimo dilaici che in trenta nazionidedicano l'intera loro esi-stenza a quello che alcunioggigiorno definirebbero ilpiù vano degli

stenza 'a vite «Ho passatobisognose ditutto. Solo chiha visitato cer-ti loro reparti,chi ha vistol'impegno pro-fuso dietro pa-zienti del tutto n . IMIprivi - almeno Vegetali »per quanto sene può sapere- di facoltà mentali e reazio-ni consce, può capire il lorocarisma. «Che per noi di donOrione è di aiutare la "vitadebole" in tutte le sue forme- precisa don Flavio Peloso,superiore generale dellacongregazione -. Per questoanche solo un possibile e-quivoco nato attorno alleparole della nostra conso-rella ci ferisce in modo par-ticolare».

l'esistenza nelsoccorrerepersone congravi limiti e maili ho ritenuti

Suor llde, dedita da oltremezzo secolo con le Picco-le Suore Missionarie dellaCarità di don Orione alla di-gnità e alla cura di vite ri-dotte ai minimi termini,certamente non nega poi lastessa dignità quando la vi-ta è la sua.La sua e nostra vocazione,così come don Orione l'havoluta, è di riempire con lacarità la verità rivelata daCristo e insegnata dal magi-stero circa la sacralità e 1 a-more alla vita debole: debo-

le perché na-scente, o per-ché stabil-mente limita-ta (per disabi-lità o malat-tie), o perchéin "diminu-zione" (gli an-ziani).In effetti leparole di suorllde sono e-quilibrate e

chiare. Non si e mai lonta-namente sognata di accen-nare all'eutanasia. Perché,a partire dal Secolo XlXe poia seguire con i quotidianiche hanno ripreso imme-diatamente la notizia, è sor-to l'equivoco?L'abbaglio forse nasce dalfatto che suor llde, che co-nosco molto bene, voleva ri-badire il netto no all'accani-mento terapeutico: un rifiu-

to sacrosanto, che la Chiesasostiene senza esitazione al-cuna precisando cosa equando debba intendersi' accanimento terapeutico".Leggo che suor llde ha par-lato anche di "testamentobiologico", considerandolonel suo significato ristrettodi "rifiuto dell'accanimentoterapeutico". Purtroppo nel-la battaglia ideologica sca-tenata su questi temi si fapassare come "accanimen-to terapeutico" anche ilsemplice e doveroso e cari-tatevole "aiutoalla vita", co-me nel caso diEluana Engla-ro.Perché alloratanto clamo-re?Attualmente lalegislazionevuole appro-priarsi del di-ritto di stabili-re quando unavita è degna e quando no.Con la tecnica dei casi pie-tosi si prepara la spallata, sicreano le premesse per farpassare un'ideologia e unalegislazione che si appropriadel diritto di vita e di morte.Una prospettiva molto pe-ricolosa: se passa l'idea diun diritto privato di decide-re della propria vita, tantopiù si arriverà a un dirittopubblico in potere di farlo...

Il sacerdote:«La legislazionevuoleappropriarsidel diritto distabilire quandouna vita è degna»

II ritorno a un fosco passa-to, nella sostanza.Viene in mente l'immaginedell'ufficiale nazista che adAuschwitz, sul binario dellamorte, decideva con unsemplice movimento di undito, con un sì o un no, se ideportati dovevano finire di-rettamente al forno crema-torio o sopravvivere.Perché molti oggi sembra-no propendere sempre perscelte di morte anziché divita? Si difende più il "dirit-to a morire" che non il di-

ritto a vivere,come sarebbeovvio e natu-rale..."Morte e vitasi sono af-frontate in unpoderosoduello", reci-tiamo nellasequenza li-turgica di Pa-squa. È quan-to avviene an-

cora oggi tra la cultura dellavita e la cultura della morte.I cristiani sono in prima li-nea in questo duello: pro-fessando l'amore alla vitaprofessano l'amore al Diodella vita. Abbiamo la fidu-ciosa tranquillità e costanzache l'ultimo a vincere è Dio,è la vita. Questo ci anima aresistere all'assurda culturadella morte che oggi tantospaventa. ;-:,, .

Conto alla rovescia per il ricorso alla Corte europea

DI PAOLO VIANA . .

Sarà una penalista belga, che inse-gna all'Università di Lovanio, a de-cidere se sia ammissibile o meno

il ricorso presentato alla Corte europeadei diritti dell'uomo per salvare Ema-na. Le 34 associazioni che lo firmanohanno invocato la procedura d'urgen-za e nelle prossime ore Francoiselulkens riunirà la seconda sezione del-

la corte. Potrebbe ammettereil ricorso e sospendere imme-diatamente i provvedimenticontestati, a partire dal decre-to della corte d'appello di Mi-lano che permette al tutore diEluana di interrompere l'ali-mentazione artificiale della

: v donna. È quello che speranole associazioni delle famiglie

dei disabili che accusano la magistra-tura - corte d'appello di Milano, Cas-sazione e Corte Costituzionale - di averliquidato il caso Eluana senza verifica-re rigorosamente lo stato di salute e lavolontà della giovane. Il ricorso affer-ma che, nelT accogliere le richieste diBeppino Englaro, ì giudici hanno vio-lato alcuni diritti fondamentali che lalegge italiana riconosce alle personeche si trovano nelle stesse condizioni

della ragazza lecchese.«Ogni anno l'Europa sanziona questogenere di errori - annota il vicepresi-dente del Parlamento europeo MarioMauro - e ci attendiamo che questo ca-so sia affrontato con la medesima se-verità: l'iter giudiziario attraverso ilquale si è arrivati alla condanna a mor-te di Eluana non può che lasciare scon-certati anche sotto il profilo giuridico;siamo di fronte a uno stravolgimentodella Costituzione repubblicana, oltreche della convenzione di Oviedo e del-la Carta dei diritti fondamentali del-l'Unione europea». Mauro ha presen-tato un'interrogazione alla Commis-sione europea e una al Consiglio euro-peo. Sullo sfondo, l'europarlamentarelancia un'accusa ben precisa - «un tri^bunale si sostituisce alle leggi del no-stro Paese» - che indirizza contro la

II vicepresidentedell'europarlamento Mauro:i giudici italiani si sostituisconoalla legge. Scendono in campoanche le donne marocchine

Corte di Cassazione, la cui sentenza,che ha respinto nei giorni scorsi il ri-corso del pubblico ministero presso laProcura Generale della Corte di appel-lo di Milano, è definita dal vicepresi-dente dell'Europarlamento «una con-danna gelida, fredda, calcolata». Mau-ro sottolinea che il potere giudiziarioin Italia «non gode di una legittimazio -ne democratica e nel momento in cuicerca di andare al di là dei propri com-piti, non applicando la legge, ma crean-

dola, dando voce a una presunta co-scienza sociale, tenta di esercitare unafunzione rappresentativa che mal si at-taglia alla sua indipendenza e terzietà».A riprova di queste affermazioni, l'eu-roparlamentare cita la nota con cui ilPrimo Presidente della Corte di cassa-zione ha accompagnato la sentenzadell'autunno 2007, che accoglieva l'i-stanza di Beppino Englaro mentre «inun sistema che funziona - annota - ilgiudice "parla" con le sentenze».A queste accuse, fatto del tutto inu-suale, i giudici italiani coinvolti a variotitolo nella polemica hanno replicatoimmediatamente: il Csm ieri ha aper-to una pratica «a tutela dei magistratidelle Sezioni Unite della Cassazione»e, in modo del tutto irrituale, pochi mi-nuti dopo la presentazione del ricorso,il sostituto procuratore generale della

Cassazione Marcello Matera faceva sa-pere a mezzo stampa che la richiesta diun intervento della Corte di Strasbur-go «è come se non esistesse: non ci so-no norme giuridiche che possano bloc-care il rispetto del verdetto della Su-prema Corte».Nelle prossime ore si vedrà se il giudi-ce Tulkens e i suoi colleghi della se-conda sezione sono della stessa opi-nione. Sul loro tavolo, in queste ore,stanno accumulandosi decine di ricorsi«salva Eluana». l i presentano soprat-tutto i disabili e le loro famiglie, checonsiderano iniquo il procedimentoche porta all'interruzione dell'alimen-tazione artificiale della ragazza di Lec-co. Ieri si è aggiunto anche quello del-l'Acmid, l'associazione delle donnemarocchine guidata dal deputato delPdl Souad Sbai.

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