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F i tt · affetti (i codici affettivi), intesi ... la dinamica dei gruppi e la con-flittualità...

Date post: 18-Feb-2019
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Cultura L’ANTEPRIMA UN COMPENDIO ANTOLOGICO DI 500 PAGINE A 25 anni dalla scomparsa Un pioniere in molti campi, come la terapia degli affetti per la prevenzione dei tumori Franco Fornari, tutti gli scritti Il pensiero scientifico in un libro di Miscioscia di DANIELE NOVARA 25 anni dalla scomparsa del prof. Franco Fornari sta per uscire un compen- dio antologico di 500 pagine con Cortina Editore. Lo sta pre- parando Diego Miscioscia un importante psicanalista italia- no. E’ stato a suo tempo un gio- vane allievo e collaboratore di Franco Fornari con cui ha fon- dato l’Istituto Minotauro di Mi- lano. È anche autore di nume- rosi libri (fra cui “Le radici affet- tive dei conflitti”, ed. La Meri- diana). Finalmente viene raccolto il pensiero scientifico di Franco Fornari data anche la sostan- ziale irreperibilità dei suoi te- sti a 25 anni dalla sua morte. Da dove nasce il progetto e com’ è organizzato? Cosa si propone? «Il progetto di un libro che raccolga gli scritti di Franco Fornari, ormai inediti da tem- po, nasce dalla sollecitazione di due importanti centri: il Mi- notauro di Milano e il CPP di Piacenza. Intorno a questi due centri, da diversi anni, si sono riuniti psicologi e pedagogisti che fanno riferimento a questo grande psicoanalista e pacifista piacentino, scomparso prema- turamente nel maggio del 1985. Il progetto di un volume dei suoi scritti più importanti, è stato prima pensato dai suoi al- lievi a margine di numerosi convegni a lui dedicati, poi è stato proposto a Raffaello Cor- tina, editore ed amico di Fran- co Fornari, che lo ha approvato con entusiasmo». Fornari è stato autore e scienziato prolifico ma anche difficile- non concedeva tanto al lettore carente di una forte preparazione psicanalitica. Che problemi ti ha creato nel comporre un libro antologico coerente con l’autore ma anche comprensibile ai giorni nostri, così fragili culturalmente? «E’ vero gli scritti di Fornari sono spesso difficili, a volte qua- si incomprensibili per il lettore digiuno di psicoanalisi. Per for- tuna essi sono anche ricchi di preziose e belle metafore. Nella selezione del testo che sto fa- cendo, quindi, ho privilegiato le A parti più chiare e semplici, af- fiancate da queste metafore che ne facilitano la lettura». Di tutta l’opera di Fornari che hai potuto leggere proprio per costruire questa selezione, cosa ti ha maggiormente colpi- to o per la sua attualità o per al- tri motivi? «Fornari è ancora molto at- tuale anche perché in molti campi egli è stato un pioniere, penso ad esempio alla sua ricer- ca sulla psicoprofilassi ostetrica che tra i primi ha sperimentato negli anni ’80 con Ferruccio Mi- raglia all’ospedale per bambini “Buzzi” di Milano. Molti suoi li- bri, in questo senso, contengo- no contributi preziosi ancora oggi. E’ però soprattutto nell’ul- timo libro che lui ha scritto, “Af- fetti e cancro”, opera pionieristi- ca sulla “terapia degli affetti” per la prevenzione dei tumori, che ho ritrovato due dei suoi contribu- ti più creativi. Il primo riguarda appunto il tema del rapporto tra mente e corpo e contiene la pro- posta di una “te- rapia degli affetti” per la cura dei tu- mori. Oggi, sem- pre di più, sappiamo quanto la mente possa influenzare il cor- po: sappiamo, ad esempio, che il tumore al seno “in situ” è pre- sente nel 39% delle donne trai 40 e i 50 anni e quello alla pro- stata è presente nel 70% uomini tra i 50 e i 70 anni. Fornari pro- pone dunque la “riorganizzazio- ne della speranza” attraverso la “terapia degli affetti” per impe- dire che la caduta dell’anima, come avviene negli stati depres- sivi, faciliti lo sviluppo del tumo- re. Il secondo contributo che ho colto riguarda l’analisi della co- municazione pacifica e della co- municazione violenta, partendo dall’interazione che c’è tra “ani- ma diabolica” (da dia-ballo = lancio attraverso) e “anima sim- bolica” nei conflitti umani». E lo scambio comunicativo, o meglio, come la chiamava lui la “comunicazione pacifica”? «C’è un passaggio, in partico- lare, che mi ha colpito dove lui mostra la sostanziale somiglian- za tra il processo di assimilazio- ne del cibo e lo scambio comu- nicativo. Egli osserva che la vera comunicazione pacifica, intesa come“cum-munus”, scambio di doni, ha lo stesso meccanismo del nutrimento che trasforma il cibo in metaboliti; egli scrive: “Nell’incontro conflittuale vio- lento ognuno si rifiuta di “assi- milare” il simbolo che l’altro gli propone in quanto “lo lancia at- traverso” e lo “rigetta” o lo “ri- mette” dentro l’altro, in un tipo di comunicazione che anziché essere simbolica è dia-bolica. La comunicazione simbolica por- ta infatti al “prendere insieme” e quindi al com-prendere: men- tre la comunicazione diabolica porta al “gettare-rigettare”, che di fatto è un reciproco vomitar- si che impedisce di trasformare il cibo in metaboliti”». Ho l’impressione che Franco Fornari sia a tutt’oggi uno stu- dioso molto amato ma poco se- guito come caposcuola e mae- stro di psicoanalisi. Le sue teo- rie sono organiche e originali ma mi pare che abbiano fatto fatica a penetrare nel tessuto culturale degli ultimi anni. A cosa è dovuto secondo te que- sta difficoltà? «Al di là di un piccoli gruppo di suoi allievi, Fornari non era molto seguito dai membri della società psicoanalitica italiana, di cui peraltro era stato anche presidente per molti anni. Il motivo, io credo sia proprio le- gato alla sua creatività, forse troppo dirompente e innovati- va rispetto all’epoca in cui ha pubblicato i suoi studi. Ora, a distanza di 25 anni dalla sua morte, le sue riflessioni, oltre ad essere confermate dalla moder- na psicoanalisi e dalle scoperte delle neuroscienze, sono riprese da molti psicoanalisti italiani». Perché continuare a studia- re e riflettere su Franco Forna- ri? «Come ho detto, non soltanto molte ricerche e riflessioni di Fornari oggi sono ancora molto attuali, ma anche l’indirizzo “laico e ostensibile” da lui dato alla psicoanalisi rimane prezio- so e innovativo e va quindi so- stenuto e rafforzato. Fornari, in- fatti, per primo ha portato la psicoanalisi nella società: con la teoria di codici affettivi l’ha fat- ta uscire dallo studio privato e segreto degli analisti e ne ha fa- vorito l’integrazione con le altre scienze sociali. Nel libro “La le- zione freudiana” egli, dopo aver reso omaggio al maestro Freud, ideatore della psicoanalisi, ne critica l’impostazione tenden- zialmente moralistica ed ecces- sivamente pulsionale e propo- ne un modello dell’inconscio molto diverso: tale modello, o- stensibile e dalle forti valenze pedagogiche, è centrato sugli affetti (i codici affettivi), intesi come ideali primari della vita, attraverso cui viene significato lo stare nel mondo ed il prende- re decisioni». Si trova, secondo il tuo pare- re, una connotazione piacenti- na nei suoi scritti? o comunque si sente il sapore della sua ori- gine? «Sicuramente questa conno- tazione piacentina è presente in molti suoi scritti: egli, non solo utilizza spesso metafore che fanno riferimento alla sua origi- ne contadina, ma in alcuni volu- mi, poi, vi sono argute citazioni di proverbi piacentini». Hai già il titolo del volume? quando uscirà? rivolto solo a- gli studiosi o a tutti? «Il volume, di circa 500 pagi- ne, si intitolerà semplicemente “Franco Fornari - Scritti” ed u- scirà nella primavera del 2011». Il prof.Franco Fornari nella sua casa di Milano con la figlia più piccola Ilaria.In alto: Diego Miscioscia,allievo e collaboratore di Fornari,autore dell’antologia LA BIOGRAFIA Ha mutato la storia della psicoanalisi ◗◗ Medico-chirurgo, psichiatra e psicoanalista (Piacenza 1921 – Milano 1985). Il suo insegnamento e le sue ri- cerche hanno mutato la storia della psicologia nel nostro paese, rompendo la tradizionale sepa- razione che ha caratterizzato in I- talia il rapporto fra psicologia e psicoanalisi, fra sperimentazione e clinica. Allievo di Cesare Musatti, presi- dente della Società psicoanalitica italiana, Franco Fornari esordì in- troducendo in Italia il pensiero e le idee di Melanie Klein. I suoi pri- mi scritti approfondiscono la di- mensione psicotica originaria dell’uomo sia in riferimento allo sviluppo psichico (La vita affetti- va originaria del bambino, 1963), sia riguardo al trattamento della schizofrenia e della depressione, la dinamica dei gruppi e la con- flittualità sociale (Nuovi orienta- menti nella psicoanalisi, 1966). La convinzione kleiniana di For- nari raggiunge il suo apice nelle esemplari ricerche sulla guerra (Psicoanalisi della guerra atomi- ca, 1964; Psicoanalisi della guerra, 1966; Dissacrazione della guerra, 1969; Psicoanalisi della situazione atomica, 1970): la guerra origine- rebbe dalla proiezione all’ester- no di un pericolo interno e dalla negazione e alienazione della morte in un’entità esterna perse- cutrice, che occorre distruggere per poter sopravvivere. Il successivo indirizzo di ricerca ebbe come tema la sessualità in relazione ai processi di simboliz- zazione affettiva. In Genitalità e cultura (1975) Fornari riconsidera il concetto di perversione, po- nendo la cultura come antitetica non alla sessualità, come aveva sostenuto Freud, ma alla pregeni- talità, che si costituirebbe sulla base di un difetto di simbolizza- zione di natura infantile e sul pri- mato degli impulsi distruttivi nel comportamento. Fornari rivisita inoltre le teorie psicoanalitiche in termini cogni- tivi, gettando le basi di una vera e propria antropologia psicoanali- tica, utilizzabile anche da non psicoanalisti. La teoria «coinematica» (gr. Koinòs, comune) la cui unità mi- nima di significazione affettiva, il coinema, unisce gli affetti ai codi- ci linguistici presiedendo alle va- rie forme di comunicazione, è proposta da Fornari come stru- mento e procedura metodologi- ca, che consentirebbe di applica- re la psicoanalisi a una vasta gamma di fenomeni culturali (parole, immagini, comporta- menti) Franco Borgogno [Da Enciclopedia di Repubblica, Roma, 2003] Da sinistra: il professor Franco Fornari durante una intervista tv alla Rai negli anni‘70. Con i figli: da sinistra Silvia, Gigliola, Maurizio, Franco e la piccola Ilaria. A destra: durante un convegno LIBERTÀ Sabato 11 settembre 2010 51
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Page 1: F i tt · affetti (i codici affettivi), intesi ... la dinamica dei gruppi e la con-flittualità sociale ... La teoria «coinematica» ...

Cultura

L’ANTEPRIMAUN COMPENDIO ANTOLOGICO DI 500 PAGINE

A 25 anni dalla scomparsaUn pioniere in molti campi, come la terapiadegli affetti per la prevenzione dei tumori

Franco Fornari,tutti gli scrittiIl pensiero scientifico in un libro di Misciosciadi DANIELE NOVARA

25 anni dalla scomparsadel prof. Franco Fornarista per uscire un compen-

dio antologico di 500 paginecon Cortina Editore. Lo sta pre-parando Diego Miscioscia unimportante psicanalista italia-no. E’ stato a suo tempo un gio-vane allievo e collaboratore diFranco Fornari con cui ha fon-dato l’Istituto Minotauro di Mi-lano. È anche autore di nume-rosi libri (fra cui “Le radici affet-tive dei conflitti”, ed. La Meri-diana).

Finalmente viene raccolto ilpensiero scientifico di FrancoFornari data anche la sostan-ziale irreperibilità dei suoi te-sti a 25 anni dalla sua morte.Da dove nasce il progetto ecom’ è organizzato? Cosa sipropone?

«Il progetto di un libro cheraccolga gli scritti di FrancoFornari, ormai inediti da tem-po, nasce dalla sollecitazionedi due importanti centri: il Mi-notauro di Milano e il CPP diPiacenza. Intorno a questi duecentri, da diversi anni, si sonoriuniti psicologi e pedagogistiche fanno riferimento a questogrande psicoanalista e pacifistapiacentino, scomparso prema-turamente nel maggio del1985. Il progetto di un volumedei suoi scritti più importanti, èstato prima pensato dai suoi al-lievi a margine di numerosiconvegni a lui dedicati, poi èstato proposto a Raffaello Cor-tina, editore ed amico di Fran-co Fornari, che lo ha approvatocon entusiasmo».

Fornari è stato autore escienziato prolifico ma anchedifficile- non concedeva tantoal lettore carente di una fortepreparazione psicanalitica.Che problemi ti ha creato nelcomporre un libro antologicocoerente con l’autore ma anchecomprensibile ai giorni nostri,così fragili culturalmente?

«E’ vero gli scritti di Fornarisono spesso difficili, a volte qua-si incomprensibili per il lettoredigiuno di psicoanalisi. Per for-tuna essi sono anche ricchi dipreziose e belle metafore. Nellaselezione del testo che sto fa-cendo, quindi, ho privilegiato le

Aparti più chiare e semplici, af-fiancate da queste metafore chene facilitano la lettura».

Di tutta l’opera di Fornariche hai potuto leggere proprioper costruire questa selezione,cosa ti ha maggiormente colpi-

to o per la sua attualità o per al-tri motivi?

«Fornari è ancora molto at-tuale anche perché in molticampi egli è stato un pioniere,penso ad esempio alla sua ricer-ca sulla psicoprofilassi ostetrica

che tra i primi ha sperimentatonegli anni ’80 con Ferruccio Mi-raglia all’ospedale per bambini“Buzzi” di Milano. Molti suoi li-bri, in questo senso, contengo-no contributi preziosi ancoraoggi. E’ però soprattutto nell’ul-timo libro che lui ha scritto, “Af-fetti e cancro”, opera pionieristi-ca sulla “terapia degli affetti” perla prevenzione dei tumori, che

ho ritrovato duedei suoi contribu-ti più creativi. Ilprimo riguardaappunto il temadel rapporto tramente e corpo econtiene la pro-posta di una “te-rapia degli affetti”per la cura dei tu-mori. Oggi, sem-

pre di più, sappiamo quanto lamente possa influenzare il cor-po: sappiamo, ad esempio, cheil tumore al seno “in situ” è pre-sente nel 39% delle donne trai40 e i 50 anni e quello alla pro-stata è presente nel 70% uominitra i 50 e i 70 anni. Fornari pro-pone dunque la “riorganizzazio-ne della speranza” attraverso la“terapia degli affetti” per impe-dire che la caduta dell’anima,come avviene negli stati depres-sivi, faciliti lo sviluppo del tumo-re. Il secondo contributo che hocolto riguarda l’analisi della co-municazione pacifica e della co-municazione violenta, partendodall’interazione che c’è tra “ani-ma diabolica” (da dia-ballo =lancio attraverso) e “anima sim-bolica” nei conflitti umani».

E lo scambio comunicativo,o meglio, come la chiamava luila “comunicazione pacifica”?

«C’è un passaggio, in partico-lare, che mi ha colpito dove luimostra la sostanziale somiglian-za tra il processo di assimilazio-ne del cibo e lo scambio comu-nicativo. Egli osserva che la veracomunicazione pacifica, intesacome “cum-munus”, scambio didoni, ha lo stesso meccanismodel nutrimento che trasforma ilcibo in metaboliti; egli scrive:“Nell’incontro conflittuale vio-lento ognuno si rifiuta di “assi-milare” il simbolo che l’altro glipropone in quanto “lo lancia at-traverso” e lo “rigetta” o lo “ri-mette” dentro l’altro, in un tipo

di comunicazione che anzichéessere simbolica è dia-bolica. Lacomunicazione simbolica por-

ta infatti al “prendere insieme”e quindi al com-prendere: men-tre la comunicazione diabolicaporta al “gettare-rigettare”, chedi fatto è un reciproco vomitar-si che impedisce di trasformareil cibo in metaboliti”».

Ho l’impressione che FrancoFornari sia a tutt’oggi uno stu-dioso molto amato ma poco se-guito come caposcuola e mae-stro di psicoanalisi. Le sue teo-rie sono organiche e originalima mi pare che abbiano fattofatica a penetrare nel tessutoculturale degli ultimi anni. Acosa è dovuto secondo te que-sta difficoltà?

«Al di là di un piccoli gruppodi suoi allievi, Fornari non eramolto seguito dai membri dellasocietà psicoanalitica italiana,di cui peraltro era stato anchepresidente per molti anni. Ilmotivo, io credo sia proprio le-gato alla sua creatività, forsetroppo dirompente e innovati-va rispetto all’epoca in cui hapubblicato i suoi studi. Ora, adistanza di 25 anni dalla suamorte, le sue riflessioni, oltre adessere confermate dalla moder-na psicoanalisi e dalle scopertedelle neuroscienze, sono ripreseda molti psicoanalisti italiani».

Perché continuare a studia-re e riflettere su Franco Forna-ri?

«Come ho detto, non soltantomolte ricerche e riflessioni diFornari oggi sono ancora moltoattuali, ma anche l’indirizzo“laico e ostensibile” da lui datoalla psicoanalisi rimane prezio-so e innovativo e va quindi so-stenuto e rafforzato. Fornari, in-fatti, per primo ha portato lapsicoanalisi nella società: con lateoria di codici affettivi l’ha fat-ta uscire dallo studio privato esegreto degli analisti e ne ha fa-vorito l’integrazione con le altrescienze sociali. Nel libro “La le-zione freudiana” egli, dopo averreso omaggio al maestro Freud,ideatore della psicoanalisi, necritica l’impostazione tenden-zialmente moralistica ed ecces-sivamente pulsionale e propo-ne un modello dell’inconsciomolto diverso: tale modello, o-stensibile e dalle forti valenzepedagogiche, è centrato sugliaffetti (i codici affettivi), intesicome ideali primari della vita,attraverso cui viene significatolo stare nel mondo ed il prende-re decisioni».

Si trova, secondo il tuo pare-re, una connotazione piacenti-na nei suoi scritti? o comunquesi sente il sapore della sua ori-gine?

«Sicuramente questa conno-tazione piacentina è presente inmolti suoi scritti: egli, non soloutilizza spesso metafore chefanno riferimento alla sua origi-ne contadina, ma in alcuni volu-mi, poi, vi sono argute citazionidi proverbi piacentini».

Hai già il titolo del volume?quando uscirà? rivolto solo a-gli studiosi o a tutti?

«Il volume, di circa 500 pagi-ne, si intitolerà semplicemente“Franco Fornari - Scritti” ed u-scirà nella primavera del 2011».

Il prof.Franco Fornari nella sua casa di Milano con la figlia più piccola Ilaria. Inalto:Diego Miscioscia,allievo e collaboratore di Fornari,autore dell’antologia

▼LA BIOGRAFIA

Ha mutato la storiadella psicoanalisi◗◗ Medico-chirurgo, psichiatra epsicoanalista (Piacenza 1921 –Milano 1985).Il suo insegnamento e le sue ri-cerche hanno mutato la storiadella psicologia nel nostro paese,rompendo la tradizionale sepa-razione che ha caratterizzato in I-talia il rapporto fra psicologia epsicoanalisi, fra sperimentazionee clinica.Allievo di Cesare Musatti, presi-dente della Società psicoanaliticaitaliana, Franco Fornari esordì in-troducendo in Italia il pensiero ele idee di Melanie Klein. I suoi pri-mi scritti approfondiscono la di-mensione psicotica originariadell’uomo sia in riferimento allosviluppo psichico (La vita affetti-va originaria del bambino, 1963),sia riguardo al trattamento dellaschizofrenia e della depressione,la dinamica dei gruppi e la con-flittualità sociale (Nuovi orienta-menti nella psicoanalisi, 1966).La convinzione kleiniana di For-nari raggiunge il suo apice nelleesemplari ricerche sulla guerra(Psicoanalisi della guerra atomi-ca, 1964; Psicoanalisi della guerra,1966; Dissacrazione della guerra,1969; Psicoanalisi della situazioneatomica, 1970): la guerra origine-rebbe dalla proiezione all’ester-no di un pericolo interno e dallanegazione e alienazione dellamorte in un’entità esterna perse-cutrice, che occorre distruggereper poter sopravvivere.Il successivo indirizzo di ricercaebbe come tema la sessualità inrelazione ai processi di simboliz-zazione affettiva. In Genitalità ecultura (1975) Fornari riconsiderail concetto di perversione, po-nendo la cultura come antiteticanon alla sessualità, come avevasostenuto Freud, ma alla pregeni-talità, che si costituirebbe sullabase di un difetto di simbolizza-zione di natura infantile e sul pri-mato degli impulsi distruttivi nelcomportamento.Fornari rivisita inoltre le teoriepsicoanalitiche in termini cogni-tivi, gettando le basi di una vera epropria antropologia psicoanali-tica, utilizzabile anche da nonpsicoanalisti.La teoria «coinematica» (gr.Koinòs, comune) la cui unità mi-nima di significazione affettiva, ilcoinema, unisce gli affetti ai codi-ci linguistici presiedendo alle va-rie forme di comunicazione, èproposta da Fornari come stru-mento e procedura metodologi-ca, che consentirebbe di applica-re la psicoanalisi a una vastagamma di fenomeni culturali(parole, immagini, comporta-menti)Franco Borgogno[Da Enciclopedia di Repubblica,Roma, 2003]

Da sinistra: il professor Franco Fornari durante una intervista tv alla Rai negli anni‘70.Con i figli:da sinistra Silvia,Gigliola,Maurizio,Franco e la piccola Ilaria.A destra:durante un convegno

LIBERTÀSabato 11 settembre 2010 51

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