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firenze architettura 071a
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atlante dei corsi di progettazione architettonica architettura FIRENZE 1.2007 Periodico semestrale Anno XI n.1 Euro 7 Spedizione in abbonamento postale 70% Firenze
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ISSN 1826-0772

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architetturaF I R E N Z E

1.2007

Periodico semestraleAnno XI n.1Euro 7Spedizione in abbonamento postale 70% Firenze

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presentazionecorso di laurea in architettura

presentazionecorso di laurea in scienze dell’architettura

La figura di Architetto - Fabrizio Rossi Prodi

Laboratorio di Progettazione Architettonica 1 - Giacomo Pirazzoli

Elisabetta Agostini - La costruzione del progetto

Fabrizio Arrigoni

Roberto Berardi

Giacomo Pirazzoli - “Dell’inizio”

Laboratorio di Progettazione Architettonica 2 - Fabio Capanni

Fabio Capanni - L’esperienza del progetto di architettura

Alberto Manfredini

Renzo Marzocchi

Vittorio Pannocchia - Un luogo, una fermata, una sosta

Andrea Ricci - Scuola e contemporaneità

Fabrizio Rossi Prodi - Caratteri e figure dell’architettura in Toscana

Andrea Volpe - Progettare l’architettura ascoltando

Laboratorio di Progettazione Architettonica 3 - Francesco Collotti

Gianni Cavallina - Nuove città antichi segni

Pierfilippo Checchi

Francesco Collotti - Il percorso di ogni progetto

Maria Grazia Eccheli - Prato di pietra

Virginia Stefanelli - Atteggiamento critico per progettare nella complessità

I laboratori progettuali - Saverio Mecca

Laboratorio di Architettura 1 - Alberto Breschi

Laura Andreini - Abitare nel centro storico

Valerio Barberis - Misurazioni poetiche

Giulia Chiappi - La casa a schiera tra individualità e aggregazione

Piero Degl’Innocenti

Fabio Fabbrizzi - Sul progetto

Ulisse Tramonti - Completamento e riqualificazione di uno spazio urbano a Firenze

Laboratorio di Architettura 2 - Flaviano Maria Lorusso

Carlo Canepari

Antonio Capestro - Abitare sull’Arno

Paolo Iannone

Nicoletta Novelli - Sul fiume, operativamente: residenza aggregata “a più stelle”

Laboratorio di Architettura 3 - Marino Moretti

Flaviano Maria Lorusso - GFA - Galleria Facoltà Architettura

Eugenio Martera - Muv - Il Museo del Viaggio

Marino Moretti - Modexpo

Claudio Zanirato - Progetto e trasformazione

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architetturaF I R E N Z E

1.2007

In copertina:Nanni di Banco (dopo il 1413)Tabernacolo dell’Arte dei Maestri di pietra e legname, particolare del bassorilievo raffigurante architetti e scultori all’operaFirenze, Orsanmichelefoto Massimo Battista

Periodico semestrale* del Dipartimento di Progettazione dell’Architetturaviale Gramsci, 42 Firenze tel. 055/20007222 fax. 055/20007236Anno XI n. 1 - 1° semestre 2007Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4725 del 25.09.1997ISSN 1826-0772

Direttore - Maria Grazia EccheliDirettore responsabile - Ulisse TramontiComitato scientifico - Maria Teresa Bartoli, Roberto Berardi, Giancarlo Cataldi, Loris Macci, Adolfo Natalini, Paolo ZermaniCapo redattore - Fabrizio Rossi ProdiRedazione - Fabrizio Arrigoni, Valerio Barberis, Fabio Capanni, Francesco Collotti, Fabio Fabbrizzi, Francesca Mugnai, Giorgio Verdiani,Andrea Volpe, Claudio ZaniratoInfo-grafica e Dtp - Massimo BattistaSegretaria di redazione e amministrazione - Gioi Gonnella tel. 055/20007222 E-mail: [email protected].

Proprietà Università degli Studi di FirenzeProgetto Grafico e Realizzazione - Massimo Battista - Centro di Editoria Dipartimento di Progettazione dell’ArchitetturaFotolito Saffe, Calenzano (FI) Finito di stampare marzo 2007*consultabile su Internet http://www.unifi.it/dpprar/CMpro-v-p-34.html

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L’architettura è uno strumento della co-noscenza, essa è giudizio critico sullarealtà delle cose, sia nella sua dimen-sione analitica che propositiva. L’archi-tettura riflette i caratteri e le aspettativedella società e li riversa nelle forme enella struttura del paesaggio. Essa af-fronta i cambiamenti, ne registra i fattorie promuove formulazioni anticipatrici,ma ha anche il compito di preservare lastruttura fondamentale dell’ambiente edel paesaggio storicizzato nel quale sisvolge la vita delle comunità. La societàcontemporanea, con la sua interdipen-denza economica e informativa, impo-ne tuttavia un ritmo sempre più accele-rato ai processi di trasformazione, allepratiche sociali e alle forme dell’abitare,che pongono responsabilità maggiori acoloro che si occupano della tutela delpaesaggio naturale e costruito e che ri-chiedono risposte adeguate sul pianoprofessionale, ma anche sul piano for-mativo delle nuove generazioni.In questo scenario di cambiamentol’architettura deve rifondare continua-mente i propri statuti disciplinari e ri-definire i rapporti con le discipline con-nesse. Essa deve ritrovare i fonda-menti tradizionali del saper fare, masoprattutto del sapere, secondo le fi-nalità di una formazione culturale alta.Non deve essere dunque confusa conuna tecnica, essa è strumento cono-scitivo e interpretativo dei problemicomplessi e proposta creativa, cheunisce i due momenti: critico e opera-tivo. La conoscenza dei principi, dellefinalità e degli strumenti del progettod’architettura, di conservazione e delpaesaggio urbano e naturale e la lorocontinua verifica operativa, costitui-scono il nucleo centrale e la principale

finalità della formazione dell’architetto.Se questo rimane il centro del mestie-re dell’architetto – e l’oggetto principa-le dell’offerta didattica dei primi dueanni - tuttavia la natura complessa del-le problematiche richiede anche uncerto grado di acquisizione di informa-zioni e conoscenze extradisciplinari,sia umanistiche che tecnico-scientifi-che, che facciano maturare nell’allievola capacità di svolgere un compito diregista in grado di operare nella sintesifra discipline diverse, mantenendo unacapacità critica di proposta e di con-trollo ai fini del progetto di architetturae di trasformazione dell’ambiente, delpaesaggio e del territorio.Ritengo fondamentale che il Corso diLaurea ponga al suo centro la formazio-ne di una profonda conoscenza deipresupposti teorico-critici, delle tecni-che e degli strumenti della composizio-ne e progettazione architettonica, ove ilprogetto è strumento della conoscen-za, giudizio critico ed espressione divalori e di significati volti a rafforzare ilsenso di appartenenza degli uomini ailuoghi, il recupero dell’identità del pae-saggio e della città, il rispetto della di-gnità dell’abitare e concili le esigenze dicambiamento con il rispetto delle pree-sistenze ambientali. Una personalitàsiffatta necessita di una solida baseculturale, un’adeguata formazione sullediscipline compositive e progettuali,sulle condizioni di vivibilità e le forme divita aggregata, sulla figurabilità e larappresentazione delle istituzioni e deivalori dell’uomo, sugli strumenti di rap-presentazione, sulla costruttività e letecniche; ma la maturazione presuppo-ne che tali aspetti vengano filtrati attra-verso una rilettura storica delle forme

costruite, nel loro rapporto con il tem-po, con la città e il territorio e assimilatie sperimentati attraverso l’esercizio delprogetto, in modo da favorire la forma-zione di una personalità responsabile,autonoma, libera e critica.Questo rapporto serrato fra conoscen-za e progetto, esso stesso inteso comestrumento della conoscenza, è statoposto alla base di un processo di revi-sione critica della didattica e di qualifi-cazione dell’offerta formativa che hacoinvolto tutto il Corso di Laurea, an-che in conseguenza della ridefinizionedelle Classi di Laurea e degli adempi-menti connessi, e che ha investito fino-ra i primi tre ani dei Laboratori di Pro-gettazione. La prima fase di questoprocesso ha riguardato una iniziale ra-zionalizzazione dell’offerta didattica,attraverso l’individuazione delle criticitàe delle necessità di coordinamentoorizzontale e verticale con altri labora-tori e altre discipline, la definizione diuno “Statuto della Disciplina” comecarta dell’offerta didattica per ciascuninsegnamento, l’individuazione di alcu-ni azioni correttive e la parziale ridefini-zione dei programmi didattici. L’esito ditale lavoro si ritrova negli Statuti, in unamaggiore omogeneità dell’offerta for-mativa di ciascun insegnamento, in al-cuni fattori di coordinamento fra corsi ein alcune modifiche del Manifesto e del-la struttura di orario, tutte condizionidestinate a riflettersi nella formazionedegli allievi. È tempo però, che questaprima fase di razionalizzazione lasci ilcampo a una proposta più organica ecomplessiva di riforma del regolamentodidattico e del manifesto, che penso civedrà impegnati nei prossimi mesi.

Fabrizio Rossi Prodi

La figura di Architetto

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“Dell’inizio”: i Laboratori di progetta-zione architettonica 1

“Dell’inizio” è la questione fondamen-tale del primo anno del (nuovo) corsodi studi universitari. 1

“Dell’inizio” è faccenda che unisce –ciascuno per il proprio ruolo – docentied allievi; i primi perché vogliamo co-minciare bene, e allora inevitabilmen-te sarebbe meglio che alcuni argo-menti particolarmente importanti fos-sero già noti, da prima (ma da primadell’inizio?), agli allievi; questi ultimi –secondi nell’ordine a seguire questoennesimo ragionamento congetturale– perché da qualche parte debbonoindubbiamente iniziarla, prima o poi,la Facoltà alla quale hanno scelto diiscriversi, peraltro superando un testpiuttosto micidiale. Dunque il Labora-torio di Progettazione 1, disciplina ca-ratterizzante l’intero Corso di laurea inarchitettura e di questo vera spinadorsale, disciplina che ogni anno si ri-peterà sempre diversa (cioè 2, 3 e 4,per poi infine misteriosamente cam-biar nome e disvelarsi quale Labora-torio di Sintesi, un nome ritenuto unpo’ chimico forse proprio per questoanche plastico dunque appropriato)sotto forma di esame annuale di 8+4Crediti Formativi Universitari, peracronima eleganza definiti CFU ecome tali “erogati”.Dall’inizio è chiaro che sarebbe p.e.utile conoscere già il disegno, dunque icorsi di rappresentazione servono su-bito, prima del Laboratorio; tuttaviainiziano contemporaneamente, nel pri-mo semestre, entrambe le materie. Al-trettanto chiaro che sarebbe utile co-noscere la storia dell’architettura, an-

Corso di Laurea in ArchitetturaLaboratorio di Progettazione Architettonica 1

le linee guida per uno Statuto dei La-boratori di progettazione 1. In pratica,senza tradire il sacrosanto principiodella libertà di insegnamento – unprincipio oggi apparentemente diafa-no, un principio la cui mancanza p.e.durante il ventennio fascista (che puremolto ha dato all’architettura e all’ur-banistica) ha significato anche depor-tazioni, purghe ed altre angherìe pertaluni professori – abbiamo cercato dimetterci d’accordo su quel che è utileinsegnare; ovvero su quel che a cia-scuno di noi riesce di insegnare; o, au-licamente, su quel che si intende per“Progetto di architettura”. Siccomeperò gli architetti – come noto – siamoun po’ generalisti, abbiamo cercato dicapirci meglio – più ancora che in mo-dalità orale, dato che l’architetturaorale non esiste2 – con qualche esem-pio, giusto per scoprire le carte; ed ab-

biamo fattomostre alSESV (cheproprio perle mostre èuno deglispazi menoadatti almondo, matant’è, que-sto la sorteci ha dato),

mostre didattiche ovvero di materiali di-dattici, per capire e capirci, a consunti-vo, noi e gli allievi; e, nella migliore tra-dizione accademica, ci siamo organiz-zati anche un piccolo convegno aperto,per insultarci un po’, a volte in quelmodo così raffinato che non sempre gliallievi stessi riescono a notare.In questa maniera un po’ induttiva ab-

biamo redatto lo Statuto dell’inizio,strumento di riferimento non coercitivosovraordinato ai singoli programmielaborati dai singoli docenti; in sostan-za, per sancire che al primo anno è au-spicabile lavorare – pensando con at-tenzione alla città – al progetto di unorganismo architettonico semplice,che tuttavia qualche aurorale ragiona-mento sul “come” (fino cioè a svilup-pare un particolare costruttivo) è gra-dito, che è importante curare il rappor-to con il luogo come dato di partenza eche il paesaggio può essere esso stes-so tema fertile col quale misurare e mi-surarsi, che la storia è un pezzo irri-nunciabile della nostra identità, chenon è male anche favorire lo sviluppodi capacità di lettura ed appropriazio-ne delle architetture dei Maestri (cioèdei grandiarchi tett i ,sovente giàmorti; que-sto – credo– sia per-ché alcunidi noi riten-gono chetra gli ar-chitetti vi-venti oggi non vi sia un così gran nu-mero di Maestri, sia perché, in omag-gio alla via italiana all’innovazione, aigiovani vengon sempre preferiti i vec-chi, rispetto ai quali ultimi però, a prio-ri, i morti son sempre ritenuti più affi-dabili considerandone la comprovataesperienza).Personalmente, ritengo che a questotipo di impostazione non sia stato cosìestraneo quanto nello stesso momen-to si stava facendo nell’ambito delDottorato di ricerca in progettazionearchitettonica e urbana come riflessio-ne di lungo periodo sulle radici dell’in-segnamento del progetto d’architettu-ra nella Facoltà fiorentina.3

Naturalmente, così fu detto, quanto fat-to con gli Statuti è sempre da conside-rarsi lavoro aperto, ovvero in progress,da aggiornare anno dopo anno – giustoper ricordarci che anche la contempo-raneità scorre, come tutto, del resto.

Non paghi, come scrivevo sopra, unavolta predisposto lo Statuto dei Labo-ratori di progettazione 1, a quel puntoa livello di Corso di laurea è stato po-sto l’obiettivo di coordinare in orizzon-tale tutti gli insegnamenti del primoanno, cioè di fare in modo che “dal-l’inizio” fossimo tutti un po’ più corali

nell’offerta didattica. Dunque nuova se-rie di riunioni docenti/studenti, ed il lavorodegli Statutiche era sta-to nel frat-tempo af-frontato perle singolediscipline, èstato di-scusso econdiviso.Spesso inmodo imprevisto e misterioso, questiincontri hanno generato contraccolpi,scoperte scientifiche ed umane, frain-tendimenti, sodalizi interdisciplinari etc.In modo trasversale e con adeguatacasualità le energie in campo si sonorimescolate, e le strategie morbidehanno dato frutti interessanti.Riassunte nel modo bidimensionaleche un catalogo a stampa consente,con disegni e modelli qui di seguitosono illustrate le principali differenzetra i Laboratori dell’inizio del nostroCorso di laurea; riteniamo anche que-sta una fertile questione di identità allaquale, in quanto istituzione universita-ria, non intendiamo sfuggire, metten-doci in gioco insieme alle “energienove” degli allievi; fin dall’inizio.

Giacomo Pirazzoli

1 Rimando qui, a sproposito, a M.Cacciari, Dell’ini-zio, Adelphi, Milano 1992.2 Uno dei frutti teorici della Facoltà fiorentina dellafine degli anni ottanta del secolo scorso fu l’insu-perata Equazione del GKK, dovuta appunto a G. K.Koenig, il quale sosteneva che “un disegno val piùdi mille parole e un’architettura realizzata val più dimille disegni, dunque ben più di un milione di paro-le”. Con chiarezza, in quegli anni, la pratica delpassaggio progettuale da due a tre dimensioni (daldisegno al modello o plastico che dir si voglia) eraancor meno in uso di oggi, nonostante oggi sia dif-fuso appunto chiamare “tridimensionali” dei dise-gni alchemicamente fuoriusciti dallo schermo (evi-dentemente piatto) di un computer.3 Qui devo rimandare ai singoli contributi – nonsempre comparabili per qualità finale – degli allievidel Dottorato di ricerca, che è possibile consultarenel nostro Dipartimento di Progettazione dell’Ar-chitettura; per un ragionamento recente sulla Fa-coltà fiorentina ed il contesto dal qual discende,vd. anche F. Rossi Prodi, Carattere dell’architettu-ra toscana, Officina, Roma, 2003.

che questa possibilmente prima di ini-ziare a far righe o modelli. Come purela tecnologia, o la matematica o la ge-ometria o l’urbanistica. Non è rarissi-mo in Italia in effetti il caso di qualcheprogettista che, magari già laureato, si

sia ritrova-to a dovercominciaread approc-ciare il pro-getto di ar-chitettura,pur avendosostenutoesami suquasi tutto

quanto attorno: studi importanti, conricca documentazione fotografica, di-mostrano la verità di questo fatterelloche pare per caso aver concorso (in-sieme ad una committenza insignifi-cante ma apparentemente mai re-sponsabile, ad una burocrazia stolidaetc.) alla molto evidente distruzionedel paesaggio dell’ExBelPaese.Anche per queste ragioni la Facoltàfiorentina che “rilascia” il diploma dilaurea magistrale 4/S, quello che ri-chiede a priori cinque anni filati, senzauscite intermedie né mezzi termini,quello da sempre conforme alla diretti-va UE 384/85 (o 385/84?), ha intesofarsi carico del coordinamento sia deiLaboratori di progettazione che, com-plessivamente, degli insegnamenti atutti gli anni di corso (qui del primoanno, nella fattispecie). In particolare ètoccato per qualche tempo al sotto-scritto GP (su indicazione della Com-missione didattica) mettere a punto –attraverso alcune riunioni con i colle-ghi ed i rappresentanti degli studenti –

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Nello sguardo intento ad inseguire ilcontinuo passaggio dallo spazio narrati-vo allo spazio fisico narrato nei disegni enei modelli di studio e, nella migliore del-le ipotesi, costruito, l’architettura tentadi stabilire un punto di rinnovato equili-brio tra universalità tipologica e singola-rità del luogo, tra ieraticità di segno edesuberanza di forma.Il Laboratorio di Progettazione, breve mafaticoso apprendistato in cui l’esperienzadel progetto veicola, in scala ridotta, tuttele difficoltà del mestiere dell’architetto dalpensiero dello spazio alla sua costruzio-ne fisica, vede affiancati degli assidui

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Elisabetta Agostini A.A. 2004-2006

MODULI DIDATTICI

Analisi della Morfologia Urbana e delle Tipologie Edilizie:Elisabetta Agostini A.A. 2004-2006

Collaboratori:Emiliana Carbini

Francesca Mugnai

Elisabetta Agostini

1 - 2 - 3Novella Terzani Baccani, Veronica VasarriPlanivolumetrico, pianta piano terra,modello di studio4 - 5 - 6 - 7Giulio Senserini, Giuseppe ZuccarelloPianta piano primo, planivolumetrico,modello di studio63

compagni di viaggio: la tradizione, chia-mata a mettere a fuoco tracce già percor-se perché l’identità della vicenda con-temporanea produca un avanzamento,quella distanza tra presente e passatoche T. S. Eliot annuncia come consape-volezza;1 il disegno, pratica costante e fa-ticosa dei luoghi osservati e sedimentatinei rapporti di scala, nelle luci ed ombredei volumi, ma anche nella impalpabilecomplessità delle atmosfere che concor-rono nella definizione del loro carattere; lacostruzione, lenta e paziente, dalla piantaalla sezione fino all’alzato e, di pari passo,del modello, perché le relazioni intuite di-

vengano fatto fisico ed inconfutabile.Il prato della Catena, stretto tra gli attualiViale degli Olmi e Viale Lincoln, costituival’inizio della passeggiata nel Parco delleCascine per chi proveniva dal centro diFirenze. Il tema di progetto è un luogo perlo studio, in cui il silenzio o il rumore sordodella città che è cresciuta alle spalle e tut-t’intorno dettano la condizione di un rin-novato senso di misura e di coscienziosaassunzione della delicata vena dei luoghiin cui innestare quello scarto consapevo-le che è misura della nostra contempora-neità. I progetti reiterano la giacitura delcorso d’acqua, il diametro della città di

Firenze,2 nonché alcune matrici a cui lacittà rimane fedele nella continua costru-zione della propria identità: la corte aper-ta sul paesaggio e la loggia, traguardi vi-sivi inderogabili per la comprensione el’appropriazione di quella dimensioneesterna in cui a Firenze Rilke aveva rico-nosciuto i caratteri di una stanza.3 La de-clinazione del tema è intesa come un ge-neroso tributo ad una imprescindibile re-lazione con il paesaggio laddove il nitidoidioma della città di Firenze convive conuna nebbiosa mistificazione: la progres-siva sovrapposizione di trame urbane etessuti viari evolve irrimediabilmente ver-

La costruzione del progetto

so la già nota solitudine dei monumenti.Le distanze progrediscono mentre para-dossalmente le città da tempo continua-no a disseminare nelle campagne grandicase, sparse tra le ville e le pievi soprav-vissute, e proseguono grandi vie, dal di-segno ormai informe, che si rincorronoscavalcandosi vicendevolmente.

1 Cfr Eliot T. S., Tradizione e talento individuale in“Opere 1904.1939” Milano 20012 Cfr Barfucci E., Giornate fiorentine: la città, la colli-na, i pellegrini stranieri Firenze 19583 Rilke scrive della terrazza della Pension Benoit sul Lun-garno Serristori (“… una casa di cui mi appartiene il tettopiano, sia nella parte coperta che in quella aperta sulcielo”). Rilke R. M., Florenzer Tagebuch Milano 1998

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Si può acquisire qualcosa circa l’archi-tettura o nella bottega di un artigiano(per muta imitazione) o attraverso ipropri inevitabili errori di autodidatta(“è ben vero che insegnare l’arte signi-fica insegnare a far da sé…”). Un ap-prendimento profondo si struttura soloattraverso la prassi, il concreto metter-in-opera, dove il ruolo dell’insegnanteè quello sfuggente del testimone: “inarte l’insegnamento è decisamente“operativo”: il maestro non “insegna”coll’impartire nozioni teoriche o princi-pi speculativi o leggi generali o spiega-zioni scientifiche, ma “facendo fare”, e

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Fabrizio Arrigoni A.A.2003-2006

MODULI DIDATTICI

Analisi della Morfologia Urbana e delle Tipologie Edilizie:Alessio Palandri A.A. 2003-2006

Collaboratori:Tommaso Barni

Massimo LeperaAlessio Palandri

Fabrizio Arrigoni

1Matteo PoggesiMuseo Henrauxpresso la cava delle Tagliate, Seravezza, LuccaA.A. 2005-20062Letizia CavalliniStudio di un edificio per la residenza a PistoiaA.A. 2004-20053Giovanni CannarileStudio di un edificio per la residenza a PistoiaA.A. 2004-20054Lucia PiginiMuseo Henrauxpresso la cava delle Tagliate, Seravezza, LuccaA.A. 2005-2006

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l’alunno non “impara” nel senso d’ac-crescere un patrimonio di cultura dot-trinale, ma facendo e operando”. Ogniserio apprendistato è attraversato,scosso, da pensieri e comportamenticontrastanti, opposti nella loro essen-za ma paradossalmente solidali. Dun-que, anche se difficili da distinguere,adozione ed obbedienza convivono ematurano a stretta contiguità con li-bertà e confutazione, poiché tradizio-ne e tradimento sono il recto ed il ver-so di un medesimo foglio. Ciò che alfondo rimane quale cifra permanentedi una continuità da proteggere è una

condivisione etica: l’esser stati – perun giorno o una vita – figli di una solasperanza. Quanto agli strumenti a di-sposizione, essi sono solo due mahanno una grande vicenda alle lorospalle ed un futuro che sempre si rin-nova: il disegno ed il modello. Limitarel’impiego della voce e aumentare l’usodella scrittura (bidimensionale e tridi-mensionale) sono la prima delle regoleadottate nel laboratorio. Progetti comebrevi passi di un viaggio appena intra-preso mostrano le inclinazioni più radi-cate e resistenti di una scuola tessutada pochi precetti essenziali: l’affida-

mento e la scelta della ragione piutto-sto che dell’istinto, della semplicitàpiuttosto che dell’accumulo, della me-moria piuttosto che dell’oblio, dellacoerenza piuttosto che dell’arbitrio,del fatto collettivo piuttosto che del-l’espressione individuale, del tempolungo e denso di sedimenti e lasciti delmestiere piuttosto che quello corto evuoto della avanguardia.

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L’avvicinamento degli studenti alle prati-che dell’Architettura avviene attraversolo studio di un luogo, della sua formazio-ne e delle realtà che lo costituiscono.Questo luogo è la Firenze medievale erinascimentale, aristocratica e popolare.Gli studi e le esercitazioni di progetto siapplicano a particolari circostanze e luo-ghi del luogo, che vengono individuati,analizzati e fissati come componenti delprogetto. Accanto a un tema, che quinon è illustrato, ma che aiuta alla com-prensione della composizione per armo-nia di proporzioni, vengono sviluppatidue progetti. Riportiamo qui solo i mo-

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Roberto Berardi A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Analisi della Morfologia Urbana e delle Tipologie Edilizie:Salvatore Barbera A.A.2003-2006

Roberto Berardi

1 - 2 - 3Federica Barneschi, Antonio Benedetti, MartinaBiagi e Susanna LozzaTorre in Largo Annigoni; modelli4 - 5 - 6Costanza Bausi, Susanna Lozzi, Martina BiagiPadiglione sul bastione di via di Belvedere, modelli7Adriano Buggiano, Romina Bertelotti, Micol BiagioniLouis. I Kahn, Sinagoga Hurva, Gerusalemme, modello8Chiara Bacci, Cosimo Balestri, Emmanuele Barili,Louis I. Kahn, Biblioteca Philip Exeter, New Hampshire9Alessandro BernardiniLouis I. Kahn, Palazzo dei Congressi, Venezia, modello

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delli per economia di spazio.Uno prevede una piccola torre panora-mica ai bordi del Largo Annigoni: per-corso in salita, interrotto da piattafor-me, schermato rispetto al sole estivo eal vento del nord-est, aperta alla vedutadella piazza Ghiberti, e suscettibile diaccogliere, senza determinazioni fun-zionali, lettura, conversazione, ascoltopersonale della musica, conversazione.Presentiamo qui tre esempi: uno, basa-to sullo schema di due quadrati eguali,intrecciati tra loro: Fig 1. Il secondo èbasato invece sulla rampa ad elica, Fig.2, e vuole affermarsi come singolarità. Il

terzo, Fig. 3, è basato sempre sull’in-treccio di due quadrati uguali.Il secondo tema è d’altro tipo: si tratta diun piccolo padiglione di riposo e rifles-sione, ricavato nel bastione di Machia-velli e Michelangelo, addossato allemura sud di Firenze, nei pressi del Fortedi Belvedere e adiacente al Parco Bardi-ni. Presentiamo qui, Fig. 4, un progettodi padiglione pensile, affacciato su via diBelvedere, audacemente a sbalzo ri-spetto al muro del bastione. Lo stessotema è trattato in Fig 5 e Fig. 6.Parallelamente alle attività di esperienzaprogettuale, gli studenti si applicano allo

studio di un’opera di architettura di ar-chitetti illustri del XX secolo, scelta all’in-terno della produzione globale dell’ar-chitetto prescelto. Presentiamo qui trelavori, che ci sembrano notevoli per im-pegno: il modello della Sinagoga Hurvaa Gerusalemme di L. I. Kahn, Fig.7, esempre di Louis I. Kahn, la BibliotecaPhilip Exeter, Fig.8, uno dei progetti diLouis Kahn per il Palazzo dei Congressidi Venezia, Fig. 9. Naturalmente Louis I.Kahn non è il solo architetto studiato nelLaboratorio. Con lui, Le Corbusier, AdolfLoos, Frank Lloyd Wright, Terragni han-no catturato l’attenzione degli studenti.

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Dell’inizio è al primo anno. Accolti gli al-lievi sulle note di Another brick in thewall, diam loro due fogli A4 per disegna-re La (propria) mano, quella razionale 1:1in proiezioni ortogonali pianta-prospet-to-sezione, e quella fantastica, ovvero lamano-in-movimento, la mano-albero, lamano-di-scorcio etc.; proiettati poi inaula, ne parlan gli autori, tutti gli altri an-notano nel proprio diario A5, onore al-l’autodidattico vizio del disegno. Analo-ga esercitazione per il croissant, che sipuò tagliare (per toccarne la sezione). Aseguire, due lezioni su Schinkel e LeCorbusier giovani, i quali viaggiando e

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Giacomo Pirazzoli A.A. 2003-2005

MODULI DIDATTICI

Analisi della Morfologia Urbana e delle Tipologie Edilizie:Caterina Bini A.A. 2003-2005

Collaboratori:Cristiano Balestri, Gioia Martini

Giacomo Pirazzoli

1 - 4Federica Stagna, Antonio Giannelli,Pietro Torricini, Serena Ferrari,5 - 6Nena Dzuteska,7 - 8Corso Pellegrini

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disegnando scelsero i “materiali” concui avrebbero lavorato per tutta la vita.1

Quindi, bibliografate lezioni sui dieci librid’architettura necessari o “classici”;2 poi“Uffizi” e “Stazione SMN”, due ex-tem-pore in loco sempre in due fogli A4 pre-vio inquadramento: dal rapporto con illuogo, agli aspetti compositivi, ai detta-gli; tutto dalla parte del fare, così comeper alcune opere di Mies, di Aalto, di Al-berti, di Michelangelo, di Le Corbusier,di Wright, di Kahn, di Palladio, di Gardel-la, di Albini, di Loos, di Aldo Rossi etc.L’esercitazione “Da due a tre dimensionie viceversa” su un quadro di Le Corbu-

sier periodo purista, serve a riflettere sul-la modalità compositiva “per strati” dicui Colin Rowe in Transparenz (1968).L’area di progetto è svelata corpo a corpo(ancora diario A5, ormai gonfio d’appuntisulle straordinarie architetture del centrodi Firenze): è stavolta il quartiere multietni-co delle Piagge, dal molteplice genius loci- l’orizzonte della ferrovia, l’Arno nascostodal piano del ferro, “le navi” (edifici preesi-stenti) sulla piana, la esile trama dellecase lungostrada. Quindi “I riferimenti”:da un’opera di Autore “classico” si cavanuovo materiale per essere un po’ menosoli nell’ultimo mese del Laboratorio,

quando sul masterplan - dal modello1:500 che ogni allievo aveva fatto con lemani ed il cartonlegno durante le vacanzedi Natale - trascritto il principio insediativodel luogo-locus, ognuno sviluppa un edi-ficio alla scala opportuna con disegni emodelli, zoomando fino al particolare co-struttivo. La discussione del progetto èsempre collettiva: diario A5 alla mano,ognun conosce anche i progetti degli altri,e cresce così gioiosa la città delle diffe-renze. Induttivamente, perché dall’iniziopochi sapevan di disegno, di storia del-l’architettura, o di progetto site-specific.Così il Laboratorio di progettazione archi-

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“Dell’inizio”

tettonica 1 è l’inizio: “Amo gli inizi. Gli inizimi riempiono di meraviglia. Io credo chesia l’inizio a garantire il proseguimento.”3

N.B.: Per esaustività - date le ungarettiane 2000 battute quirichieste - rimandiamo a quanto già scritto,4 e a quanto saràin “Da zero a tre dimensioni” che con F. Collotti stiamo pub-blicando per la Biblioteca del Cenide di D. Cogliandro.1 F. Collotti, Il progetto come viaggio e trasposizione. KarlFriedrich Schinkel, architetture e paesaggi, in Firenze Archi-tettura n.1.2004, pp.64-71; G. Pirazzoli, Le Corbusier stu-dente autodidatta e l’arte di vedere, anche in Firenze Archi-tettura n.1&2.2003, pp.116-121;2 Cfr. I. Calvino, Perché leggere i classici, Milano 1991, pp.11-19.3 L. I. Kahn, Amo gli inizi, in C. Norberg-Schulz, Louis Kahnidea e immagine, Officina, Roma 1980, p.137.4 G. Pirazzoli, Pensare/Classificare/Comporre, in Firenze archi-tettura - Atlante dei corsi di progettazione architettonica n.3/2003 pp.78-79, e Esplorando il mondo col progetto, ivi pp.66-67.

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L’attuale caratterizzazione dei Labora-tori di Progettazione Architettonica delsecondo anno è ampiamente debitricead una azione di profonda revisionedell’organizzazione didattica intrapresadalla Giunta del Corso di Laurea da piùdi un triennio: con la recente costituzio-ne degli organismi rappresentativi delCdL in Architettura UE, è infatti emersala volontà di sviluppare un’attività dimonitoraggio della didattica in mododa renderla più congruente con i suoiobiettivi generali e da rendere l’offertaformativa adeguata alle finalità del Cor-so di Laurea, così come indicato dallaDirettiva Europea e più aderente al-l’idea e alla figura di architetto traman-data dall’identità della nostra Scuola.In seno a questo orientamento indivi-duato dalla Giunta del Corso di Lau-rea, la Commissione per la Didattica,oltre a promuovere un coordinamento“verticale” con gli altri laboratori diprogettazione per ottimizzare ed ele-vare qualitativamente l’offerta didatti-ca del Corso di Laurea, ha innescatoun coordinamento “orizzontale” fra ivari corsi del laboratorio del II anno.Uno degli effetti più immediati di que-sta attività di revisione e di coordina-mento è stata la redazione dello Statu-to del Corso alla quale hanno concor-so tutti i docenti titolari dei Laboratoriche, interpretando le indicazioni dellaTabella XXX concernente l’ordinamen-to didattico delle Facoltà di Architettu-ra, ha delineato il profilo del Corso.Secondo questo profilo, alla fine delLaboratorio, lo studente dovrebbe es-sere in grado di sviluppare il progettodi un organismo architettonico noncomplesso, sviluppandolo alle diversescale di rappresentazione, controllan-

Corso di Laurea in ArchitetturaLaboratorio di Progettazione Architettonica 2

docente ed incardinando la formazio-ne dello studente secondo una primafase di apprendimento ed elaborazio-ne teorica ed una seconda di speri-mentazione pratica, a valle, l’attività dicoordinamento svolta dagli stessi do-centi titolari dei vari Laboratori è statarivolta al tentativo di formare operati-vamente una offerta didattica il piùpossibile coerente fra i vari corsi dan-do peraltro concretezza alla indicazio-ni dello Statuto.In quest’ottica è stato stabilito innanzi

tutto che il tema dell’esame finale deb-ba essere lo sviluppo di un progettocon caratteri e dimensioni orientativa-mente stabiliti.In concreto agli studenti è chiesto disviluppare il progetto di un manufattoarchitettonico con funzione pubblicadi media-piccola scala e posto in uncontesto urbano dove abbia particola-re rilevanza il rapporto fra l’opera pro-gettata e le preesistenze; la particolaresemplicità funzionale dell’organismodovrà oltremodo permettere allo stu-dente di concentrarsi sulle logichecompositive e le dinamiche relazionalicon il contesto, rimandando al terzoanno un approfondimento sui caratteridistributivi e gli aspetti funzionali.

Nell’ambito del Laboratorio, è inoltrestabilito che venga rivolta particolareattenzione alla definizione degli stru-menti disciplinari ed al loro correttoutilizzo alle varie scale del progetto,compreso il lavoro sul modello che do-vrà essere assunto dallo studentecome strumento di lavoro da adottarein fase di studio e non meramentecome elaborato da produrre nella fasedi restituzione finale.In margine a ciò, il coordinamento fra ivari corsi relativamente agli elaboratida richiedere allo studente per soste-nere l’esame e il limite massimo di duestudenti per la formazione del gruppodi lavoro, è stato mirato a garantire lamaggior uniformità possibile riguardoalla quantità e alla qualità di lavorosvolto nei vari corsi e a fornire una ri-sposta ottimale alla indicazione dei re-

do il rapporto tra forme, tecniche, ma-teriali e programma funzionale e do-vrebbe essere in grado di eseguire ilprogetto di un insieme architettonico,controllandone alle diverse scale lospazio di relazione fra edifici in rappor-to al contesto di appartenenza.Nello specificalo studente dovrebbeaver “appreso e sviluppato il senso e lacapacità di misurare lo spazio architet-tonico e di conformarlo, aver appreso iprincipi logici della composizione ar-chitettonica in ordine al corretto rap-porto tra forma, struttura e distribuzio-ne, aver sviluppato la capacità di di-stinguere gli spazi architettonici inbase alla loro natura e possedere per-

tanto i concetti basilari di tipo, model-lo, archetipo, sapendone cogliere lemotivazioni storiche e le condizioni incui si determinarono, saper leggereopere di architettura e individuarne iprincipi, oltre a possedere la nozionedi luogo e la capacità di relazionare learchitetture al loro contesto ed esserein grado di controllare le fasi del pro-cesso progettuale dalla ideazione allaforma conclusa”.Se lo Statuto, a monte, inquadra effi-cacemente i contenuti e le attività for-mative come terreno comune sul qualesvolgere l’attività didattica pur nel ri-spetto nelle specificità di ogni singolo

lativi CFU.Ancora, nella volontà individuata dallaGiunta del Corso di Laurea di darecentralità al ruolo dei Laboratori tra-sformandoli in un momento di sintesicon valore interdisciplinare nell’ambitodei quali gli studenti possano speri-mentare un tentativo di sintesi fra i varisaperi che concorrono all’attività pro-gettuale, per il Laboratorio di Progetta-zione Architettonica II è stato intrapre-so un coordinamento con il Laborato-rio di Tecnologia dello stesso annomediante il quale gli studenti possanoformare la consapevolezza della di-mensione tecnica del progetto di ar-chitettura, acquisendo gli strumentiper una corretta e integrata e maturascelta delle opzioni progettuali all’in-terno di un processo creativo in cui la

tecnologia venga concepita come ri-sorsa progettuale.Il coordinamento avviene nel corso delsecondo semestre con il coinvolgi-mento del titolare del corso abbinatodi Tecnologia che, svolto e concluso ilrelativo Laboratorio nell’ambito delprimo semestre, in qualità di titolaredel modulo di Cultura Tecnologica del-la Progettazione, contribuisce a guida-re lo studente in una esperienza pro-gettuale integrata dove possa applica-re le conoscenze precedentemente

acquisite.Completa il quadro del Laboratorio diProgettazione Architettonica il modulodi Caratteri Tipologici e Morfologicidell’Architettura del quale integra ecompleta la componente teorica.

Fabio Capanni

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Se, come sosteneva Gardella in unasua lezione presso il Politecnico di Mi-lano, “noi riusciamo a conoscere pro-fondamente solo quello che concreta-mente sperimentiamo”, lo spirito deiLaboratorio di progettazione architet-tonica dovrebbe sviluppare questoprincipio, ponendo al centro dell’attivi-tà didattica il lavoro sul progetto intesocome momento di verifica teorica emomento nel quale si affondano lemani nella realtà, cercando di cono-scerla e di sondarne le sue profondità.Così, anche la riflessione teorica, fon-dativa, è volta a fornire gli strumenti e

L’esperienza del progetto di architettura

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Fabio Capanni A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Tipologici e Morfologici dell’Architettura:Michela Bracardi A.A. 2003-2004

Riccardo Butini A.A. 2004-2006Cultura Tecnologica della Progettazione:

Biagio Furiozzi A.A. 2003-2004Paola Gallo A.A. 2004-2005

Roberto Bologna A.A. 2005-2006Collaboratori:

Michela BracardiClaudio Marrocchi

Alessandro MasoniTommaso Vergelli

Matteo VezzosiGiovanni Voto

Fabio Capanni

Centro servizi per la nuova linea ferroviaria Firenze-PisaA.A. 2005 - 2006

1- 2Alessandro Fusi, Giovanni FerraraVista prospettica dell’interno e planimetria generale3 - 4Carlotta Cinelli, Carlotta CostantinoProspetto e planimetria generale5 - 6Eleonora Bindi, Lara CutiniVista prospettica dall’esterno e planimetria generale7 - 8Ludovico Iavarone, Michelangelo FerrariVista prospettica dall’esterno e planimetria generale

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a stimolare quella sensibilità all’osser-vazione delle cose che si rendono ne-cessari ad intraprendere l’esperienzadel progetto di architettura nella suacomplessa articolazione.Progetto quindi inteso come cono-scenza nell’ambito del quale, in unaprima fase analitica, si osserva la real-tà, la si misura e la si rappresenta conun atteggiamento che è già progetto,che è già volontà di trasformazione,per poi intraprendere un percorso tesoa ridefinirne la trama nella fase più pro-priamente progettuale.Si tratta di un tentativo perché il ruolo

della Scuola torni ad essere centralenel fornire quelle conoscenze e a for-mare quella dimensione intellettualenecessarie all’architetto per governarela complessità del progetto d’architet-tura contemporaneo, con una formulache è in parte debitrice all’approccioartigianale della bottega di mestiere.Il corso per l’anno accademico 2005-2006 ha avuto come tema l’introduzio-ne ai fondamenti della composizionearchitettonica nel tentativo di fornire ri-ferimenti consolidati da impiegare nel-l’ambito del progetto e lo sviluppo diun progetto di una struttura di servizio

alla linea ferroviaria Firenze-Pisa collo-cata in un’area urbana consolidata,che ha permesso agli studenti di con-frontarsi con un contesto significativoda utilizzare come materia e cornicedella loro esercitazione progettuale.

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È sempre più difficile orientarsi o trovareuna giusta collocazione nella situazioneattuale dominata dal “relativismo”. Èdifficile soprattutto per chi crede che illavoro dell’architetto debba prima ditutto essere caratterizzato dall’alto va-lore etico di un impegno prima di tuttocivile. Ovvero da chi ha sempre credutonella funzione sociale e funzionale delprogetto per contribuire a toglierlo dallasfera del velleitario, del sensibilistico edel personalistico al fine di elevarlo ver-so una dimensione non soltanto esteti-ca ma soprattutto etica. Ed è difficileproprio negli anni attuali caratterizzati

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Alberto Manfredini A.A. 2005-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Tipologici e Morfologici dell’Architettura:Francesca Privitera A.A. 2005-2006

Cultura Tecnologica della Progettazione:Antonio Andreucci A.A 2005-2006

Collaboratori:Tommaso Zanini

Alberto Manfredini

1Riqualificazione urbana a San Lorenzo a Greve (FI)2 - 3Matteo Cecconi, Diego Collini, Giuseppe Di FabioProgetto di centro culturale4 - 5Chiara Corazzi, Carla Donati, Elena RonchiProgetto di edificio polifunzionale6 - 7Vanessa Coco, Giulia CottaProgetto di biblioteca

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da una forte crescita quantitativa, diprogetti e di realizzazioni, che richiede-rebbe invece regole civili, chiare e di-stinte cui poter continuamente fare rife-rimento. Regole che potrebbero di persé stesse configurarsi come una morfo-logia nuova e, come direbbe Gregotti,autenticamente necessaria.Regole mirate alla individuazione o allaenfatizzazione della verità in architettura.E verità in architettura significa prima ditutto coerenza e rispetto nei confronti diun principio, e non solo morale, che si èinteso assumere. Ma un principio mora-le per essere veramente tale deve valere

per molti, in ogni luogo e in ogni tempo.Per noi che crediamo a questo in terminigenerali e che in particolare crediamo alprogetto di architettura come mestiere,vale a dire come a un insieme di regole,anche pratiche, consolidate nel corso dianni e di secoli grazie alla sedimentazio-ne temporale dovuta all’uso dell’espe-rienza; per noi che quindi crediamo allapossibilità di discuterlo in maniera utile eanche alla possibilità di insegnarlo dimodo che altri possano apprenderequelle stesse regole per praticare il me-desimo mestiere, è necessario prendereposizione prima di tutto nei confronti del

mai sopito fenomeno della “moda”,sempre connesso al particolare tipo di“comunicazione” che di quella moda, inquel particolare contesto temporale, sivuole avere. Nella convinzione che l’ar-chitettura autentica e veritiera sia, dasempre, distante da tale aspetto.I progetti illustrati, delineati nel solco diquanto succintamente esposto, sonostati elaborati nell’ambito del program-ma di riqualificazione urbana a San Lo-renzo a Greve (Firenze), oggetto del-l’esercitazione annuale del Laboratoriodi Progettazione Architettonica 2 B.Scopo precipuo del laboratorio è stato

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quello di far acquisire all’allievo architettola consapevolezza della complessità deirapporti tra architettura e città e di fornirei primi strumenti di guida e controllo pro-gettuale di tali rapporti. In tal senso si èproposto di impostare ed eseguire unprogetto d’architettura contestualizzatooperando affinché l’allievo architetto po-tesse riuscire a impostare criticamente lediverse fasi progettuali con sufficientigradi di specializzazione, cercando distabilire le corrette relazioni tra organiz-zazione distributivo-funzionale, requisititecnico costruttivi e impiantistici, conce-zione formale e rapporti con il contesto.

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“Essere uomo significa: essere sullaterra come mortale; e cioè: abitare”(Martin Heidegger, “Costruire abitarepensare”, in “Saggi e discorsi”, Mursia1991) e le presenze costituite da Dio,uomo, cielo e terra rappresentano i ca-nali attraverso i quali l’uomo stessopuò esprimere il proprio “essere”.Non intendiamo dunque la progetta-zione come risposta ad istanze mera-mente funzionali, ma come accoglien-za nella “creazione architettonica” del-la sacralità dell’essere umano,essendo essa atto ripropositivo diquello originario della Creazione.

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Renzo Marzocchi A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Tipologici e Morfoligici dell’Architettura:Gabriele Orselli A.A. 2003-2004

Gianni Fabbretti A.A. 2004-2006Cultura Tecnologica della Progettazione:

Biagio Furiozzi A.A. 2003-2004Paola Gallo A.A. 2004-2006

Collaboratori:Eduardo Alberto Cecchini

Fabiola ChiericiMichel Quintavalle

Renzo Marzocchi

1 - 2 - 3Eduardo Alberto CecchiniFabiola ChiericiMichel QuintavalleCostruire il “luogo dell’abitare”.Fluire, strutturarsi, articolarsi(Firenze: Rovezzano, Maiano)

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L’architettura è mezzo di incontro conil Sacro, con l’umanità, con la terra econ il cielo, per l’affermazione di unaspiritualità spesso travolta e sommer-sa, e strumento attraverso il qualel’uomo ritrova principi e mezzi per or-ganizzare il proprio spazio vitale.Così la terra non si riduce ad una og-gettività materiale, ma si estende a tut-te le sue espressioni; così il cielo inclu-de il corso del Sole, ma anche il signifi-cato della luce e di tutti gli eventi adessa legati. Così l’umanità si apre allemanifestazioni individuali e sociali,materiali e spirituali.

I contenuti dell’architettura non pre-scindono dalle libertà dell’uomo.Su queste premesse, la “strategia”adottata nella didattica si esplica attra-verso tre momenti metodologici signi-ficativi — analisi, ipotesi, sintesi —ognuno dei quali diviene un modellorelazionale delle componenti che co-stituiscono la realtà presa in esame.

Le rappresentazioni tratte dalla didatti-ca esprimono non un prodotto ma unprocesso metodologico, che nascen-do dalle suggestioni di un luogo con-duce ad una sua rielaborazione pro-

gettuale in una continua interazione fradocenti e allievi.

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Quando, attraverso l’ideazione di unacostruzione architettonica si intendedare soluzioni alle diverse problemati-che, connesse all’organizzazione deglispazi necessari ad una fermata, previ-sta lungo il percorso di una tramvia(nell’occasione la linea Firenze-Scan-dicci) si deve affrontare un processoprogettuale e superare le diverse fasinelle quali è articolato.Il processo, avviato per definire le delimi-tazioni degli spazi (destinati allo stare, alvedere, al mostrare), coinvolge la ferma-ta ed il suo intorno. Questo d’altra parteaccade fin dal passato, da quando cioè

Un luogo, una fermata, una sosta

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Vittorio Pannocchia A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Tipologici e Morfologici dell’Architettura:Mario Di Laudo A.A.2003-2005

Gaetano Leogrande A.A. 2005-2006Cultura Tecnologica della Progettazione:

Simone Scardigli A.A. 2003-2004 Alain Lusardi A.A. 2004-2005

Luca Giannini A.A. 2005-2006Collaboratori:

Mario Di LaudoMichele Mosconi

Gabriele Pinca

Vittorio Pannocchia

1Simone Catania, fermata OlmiA.A. 2005-20062Eleni Theocharidou, fermata BatoniA.A. 2002-20033Marco Bruni, fermata OlmiA.A. 2004-20054Francesco Mottini, fermata LeopoldaA.A.2005-2006

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le città (grandi, medie o relativamentepiccole) hanno privilegiato, tra tutti i mez-zi di spostamento conosciuti, proprioquelli in questione. Dobbiamo però pre-cisare che, qualunque genere di proces-so venga adottato, i rapporti intercorsitra la costruzione immaginata ed il luogocomunemente acquistano la priorità.Poi come accade nei casi mostrati, sel’attenzione viene rivolta a conoscere ivalori sociali e visivi assunti nel tempodagli spazi urbani e soprattutto dalleloro “forme” ormai consolidate e facil-mente riconoscibili, allora pare sponta-neo a chiunque agire al loro interno con

gli strumenti e secondo modalità diffe-renti caratteristiche dell’Architettura.Solo dopo aver acquisito più conoscen-ze, suscettibili di approfondimenti futurianche in quei dettagli inizialmente sti-mati di importanza secondaria, potran-no essere mutate le configurazioni deglispazi rispondenti alle funzioni alle qualierano stati destinati. Così gli interventiarchitettonici ipotizzati, pur confacen-dosi alle diverse ragioni che muovonoad elaborare il progetto di fermata, sononati da riflessioni intorno allo svolgimen-to di attività umane integrabili con altre,stimate vantaggiose per dare soddisfa-

zione ai “nuovi bisogni” posti dalla vitacontemporanea. In conclusione, la fer-mata si è trasformata in una sosta. Hacioè assunto tutti quei valori sociali, pra-tici e visivi che contraddistinguono gliedifici in cui, per nostra libera volontà,trascorriamo parte dell’esistenza.A ben vedere, ancora una volta prendeil sopravvento su ogni altra idea, quelladi riqualificare attraverso il rapporto di-retto con il contesto, parti di città chealtrimenti rimarrebbero distaccate edirrimediabilmente estranee alla vita co-munitaria perché, di per sé, non offrono“occasioni importanti”.

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È possibile formarsi architetti se si sop-prime l’insegnamento dell’architettura ocomunque lo si neutralizza nella logicadi una mera informazione tecnico-nor-mativa? Una risposta non semplicisticaimplica un’altra domanda, la stessa chegià si era posta H. Poelzig nell’affrontarel’argomento: “Chi dunque è architettonoto? Colui che sa disegnare? No, senon ha altre doti, è forse un artista (…)[anche A. Loos aveva ribadito per l’ar-chitetto l’impraticabilità di un disegno in-teso come espressione del suo mondointeriore].1 Colui che ha fantasia? No, senon sa disciplinarsi, è forse un visiona-rio. (…) Il conte Keyserling disse una vol-ta, molto giustamente, [che] il più grandenemico di un genio è il suo talento”.L’apparente paradosso aiuta a com-prendere come l’eccessiva naturalezzanell’operare, l’immediatezza del risultatoe non ultima l’eclatanza dell’immaginefinale siano spesso la maschera di unasostanziale incapacità nel procedere ol-tre la superficie delle cose. Il pericolo diquesta facilità illusoria, come ebbe adosservare P. Valéry,2 accompagna tuttolo sviluppo dell’arte contemporanea.Il “talento” creativo, per sua naturaignaro di ogni vincolo, se abbandonatoa quella piena libertà, tende “istintiva-mente” ad occupare con i suoi molte-plici mezzi espressivi tutta la sfera delpossibile, dunque si estranea dalla logi-ca di un comporre architettonico chenasce e si sviluppa come disciplina dellimite, “luogo” deputato a definire attra-

Andrea Ricci

verso il progetto i termini di legittimità eopportunità delle scelte figurative com-piute, in altre parole il campo di rappre-sentabilità dell’idea.Nessuna educazione scolastica po-trebbe, anche volendo, costruire talen-ti, né sarebbe utile, poiché il dovere del-la scuola è quello di perseguire l’esattocontrario, cioè disciplinare la percezio-ne “estetica” del possibile entro la di-mensione “etica” del necessario. Edu-care all’architettura, prima di ogni altraimplicazione tecnica o stilistica, signifi-ca soprattutto trasmettere alle nuovegenerazioni tale messaggio “etico”, cheequivale a ristabilire la “normalità” diuna architettura snaturata dal culto del-l’eccezionalità.Il generale trionfo della banalità, sup-portato dalla pubblicistica nelle sue op-poste espressioni di arbitrario velleitari-smo pseudo-artistico ed esibizione del“nulla” edilizio, ha generato fra gli stu-denti di architettura l’acritica adesioneai cliché più reclamizzati, ed in partico-lare un’oggettiva difficoltà a procedereoltre l’immagine nella comprensionedello spazio come entità costruibile. Sedunque “(…) la memoria è ricoperta dastrati di frantumi di immagini (…) [se]non è più possibile che una figura fra letante possa riacquistare rilievo (…)”,3

proprio la scuola deve diventare lo stru-mento deputato a recuperare la possi-bilità/capacità di “scrivere” l’architettu-ra nei termini di una effettiva riconosci-bilità linguistica, a perpetuare cioè la

tradizione, oggi quasi dimenticata, delcomporre le forme dello spazio.Obiettivo fondamentale è quello di va-lorizzare il ruolo dell’insegnamentocontro i “cattivi maestri” mediatici at-tuando una vasta opera di “rialfabetiz-zazione” dello studente disorientato econfuso nella “Babele”4 del contem-poraneo: ciò non può certo coinciderecon una grossolana operazione di im-printing secondo il linguaggio dell’unao dell’altra scuola di pensiero, ma siconfigura come educazione a pensarein termini compositivi, come consape-vole riappropriazione di una metodolo-gia da interpretare più che di un mo-dello da imitare.Analogamente all’insegnamento ele-mentare, dove l’esercizio quotidianocon parole e pensieri non propri, sug-geriti o imitati, costituisce l’inevitabile“anticamera” per la corretta espres-sione linguistica di contenuti autono-mi, nell’approccio universitario al di-scorso compositivo, l’allenamento asviluppare e disporre con coerenza unmateriale figurativo frutto anche discelte esterne anticipa, ed in prospet-tiva sottende, la capacità futura di ma-nipolare lo stesso per proprio conto, indefinitiva la capacità di riconoscereun’idea architettonica.Avere idee, parlando in termini archi-tettonici quindi spaziali, potrebbe ap-parire una cosa normale, persino ov-via, eppure è un fenomeno abbastanzainconsueto nella scuola come peraltro

nella realtà professionale.Senza l’apporto di una formazione cul-turale che la individui, di una disciplinaetica che la controlli, di una dimensio-ne costruttiva che la espliciti, l’idea, oquanto si può definire una sua nebulo-sa prefigurazione, è destinata a rima-nere nel “limbo” di quel velleitarismo,forse artistico, ma non certo architet-tonico, di cui si è già detto in terminieloquentemente negativi: essa nonpuò “nascere”, nel senso di attuarsicome spazio eseguibile, se l’insegna-mento precettistica della disciplinanon si trasforma in maieutica, cioèl’“arte” di sollecitare, stimolare e –quando è opportuno- forzare il “parto”di quella consapevolezza compositivache ciascuno deve maturare in séstesso attraverso lo studio ed il co-stante impegno.Quando il discente vaga nell’indeter-minazione di una precognizione nonsempre del tutto conscia di sé, nelmutevole divenire di “annotazioni,cancellature, aggiunte, riscritture, tra-sformazioni e tempo che passa”,5 ildocente veste metaforicamente i pan-ni della socratica levatrice nell’agevo-lare la piena esplicitazione dell’idea, ilpassaggio alla sua rappresentazionevisibile. Talora egli coltiva e disciplinagli sviluppi del lavoro svolto, talora of-fre nuovi spunti, impone vincoli e riferi-menti precisi come altrettanti banchi diprova, sui quali formare e misurarel’attitudine a comporre.

Scuola e contemporaneitàApprendere il “mestiere” dell’architet-to/compositore non significa, dunque,esprimere liberamente la propria crea-tività o i propri talenti naturali, ma im-parare a controllarli; non implica l’ob-bligo dell’originalità ad ogni costo, mala continuità nel variare gesti già millevolte ripetuti da generazioni di studen-ti, così come dai più grandi maestridell’architettura.La scelta di costringere al faticoso, masalvifico esercizio di “inventare”6

l’idea spaziale entro specifici vincoli fi-gurativi e contestuali che limitano edorientano il campo d’azione, la volontàdi non oltrepassare quei binari meto-dologici che disciplinano la dimensio-ne concettuale del progetto oltre lamenzogna di tante arbitrarie certezze,oltre i luoghi comuni radicati dall’incul-tura generalizzata, oltre i falsi miti cre-ati dalla pubblicistica, risultano anchefunzionali a staccare, senza possibilitàdi confusione, la cultura alta del com-porre dalla contingente prassi profes-sionale (indipendentemente dal livelloqualitativo del prodotto).

1 A. Loos, Ornamento e educazione, in “Parole nelvuoto”, Milano 1992, p. 326.2 P. Valéry, Altra digressione, in “Degas, Danza,Disegno”, Milano 1999, pp. 78-79.3 I. Calvino, Lezioni americane, Milano 1993, p. 103.4 L’espressione è mutuata da un celebre testo di L.Quaroni: ID., Torre di Babele, Padova 1967.5 G. C. Leoncilli Massi, La Composizione. Com-mentari, Venezia 1985, p. 22.6 È nota l’origine latina del termine: invenire = ritrovare.

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Andrea Ricci A.A. 2005-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Tipologici e Morfologici dell’Architettura:Dunia Andolfi A.A. 2005-2006

Cultura Tecnologica della Progettazione:Carlo Terpolilli A.A. 2005-2006

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La cultura architettonica italiana ha co-stituito nei secoli un luogo di elabora-zione di caratteri originali, che si sonoriprodotti e trasmessi secondo un per-corso dello spazio e della forma mante-nutosi preciso e riconoscibile.Il Laboratorio ha indagato sulla perma-nenza dei caratteri della cultura italia-na nella progressiva dissoluzione delleidentità linguistiche nell’architetturadel nuovo millennio.Il compito essenziale della ricerca ar-chitettonica risulta quello di ritrovare unlinguaggio, che esprima una densità disignificati, assumendo come riferimen-

Caratteri e figure dell’architettura in Toscana

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Fabrizio Rossi Prodi A.A. 2003-2004

MODULI DIDATTICI

Caratteri Tipologici e Morfologici dell’Architettura:Pasquale Mastrullo A.A. 2003-2004

Cultura Tecnologica della Progettazione:Carlo Terpolilli A.A. 2003-2004

Collaboratori:Francesca Privitera

Emiliano RomagnoliNicola Spagni

Fabrizio Rossi Prodi

Museo e biblioteca in Piazza Ghiberti, FirenzeA.A. 2003 - 2004

1Lucia Guarino, Jorgos Kauporniotis2Serena Acciai, Carolina Bonini3Cacozza, Calvella4Pelacchi, Pizzetti5Giovanni Giorni Barbieri, Salvatore Guarnuccio6Arturo Panichi7Giovanni Calabrese8Piero Grezzi, Francesco Londino

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to l’uomo e i suoi luoghi sostanziati dal-la storia, proprio per tornare a quellacondizione di radicamento che la co-municazione simultanea e i suoi ritmimetropolitani rischiano di travolgere.La cura dei luoghi, alla quale ci sentia-mo chiamati, richiede la messa a puntodi un linguaggio architettonico, che simisura con i processi di lunga durata,maturati nei tessuti e negli spazi dellacittà ed esplicitati dai caratteri e dallefigure della sua architettura.Basandosi sul presupposto che il pro-getto d’architettura sia un’operazioneconoscitiva e artistica, ma anche che

analisi dell’esistente e progetto delnuovo si alimentino vicendevolmente, ilLaboratorio mira alla definizione dei“caratteri” e delle “figure”, come ipotesidi lettura degli elementi linguistici e del-le figure compositive del progetto, inrelazione al contesto fiorentino.Attraverso l’analisi approfondita e lacomparazione di organismi architettoni-ci apparsi in particolari momenti critici, ocomunque significativi dell’evoluzionedel linguaggio architettonico, gli studentihanno sviluppato un indispensabile ba-gaglio figurativo, strumento indispensa-bile per una riflessione sulla natura degli

organismi architettonici, sulle loro regolee trasgressioni, sulle relazioni col conte-sto e sulla trasmigrazione e trasforma-zione delle figure e degli strumenti com-positivi, nel corso del tempo.

Bibliografia generale-Fabrizio Rossi Prodi, Carattere dell’architetturatoscana, Officina 2003-Esercizi sull’identità architettonica, Petruzzi edi-tore 1995

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Ascoltare il carattere dei luoghi. Por-gere l’orecchio alle storie che forma-no la memoria collettiva di una comu-nità. Disegnare architetture come og-getti d’affezione da custodire nelproprio sketchbook. E cominciare acomporre nuove sonorità ricordandoquelle antiche figurazioni. Usandonesenza pregiudizio le strutture armoni-che, i tipi, le pause ed i ritmi. ‘La poe-tica dell’ascolto è una scelta di campoe definisce un metodo flessibile esempre incompiuto.’. Così Paolo Por-toghesi nel saggio da cui abbiamomutuato il titolo del laboratorio.

Progettare l’Architettura ascoltando

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Andrea I. Volpe A.A. 2004-2005

MODULI DIDATTICI

Caratteri Tipologici e Morfologici dell’Architettura:Andrea I. Volpe A.A. 2004-2005

Cultura Tecnologica della Progettazione:Germana De Michelis A.A. 2004-2005

Collaboratori:Silvia Catarsi

Andrea I. Volpe

Una biblioteca per il Quartiere 3nel Parco dell’AnconellaA.A. 2004 - 2005

1- 2Marco Viaggiano3 - 4Giovanni Tanini5 - 6Daniel Screpanti7Antonio Terrana8Giada Giovenali

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All’interno di questo orizzonte disci-plinare, dove il metodo risulta flessibi-le, perché contemporaneamenteaperto alla novità ed alla conoscenzadella storia dell’Architettura, ed in-compiuto perché non dogmatico, ilcorso si presenta come una prima oc-casione per riflettere sui caratteri spe-cifici della cultura architettonica italia-na. Dapprima ex-cathedra, attraversol’introduzione di strumenti teorici econcettuali, poi ex-tempore, con unaserie di disegni dal vero delle princi-pali fabbriche fiorentine. La prima op-portunità di progetto è prevista a

metà anno. Un racconto, un reporta-ge, il diario di una deriva urbana com-piuta impiegando il maggior tempopossibile, con quante più deviazionipossibili, fra due punti A e B segnatisulla pianta della città di Firenze: labiblioteca laurenziana e l’area sceltaper il saggio d’architettura finale. Unapiccola proposta editoriale di 15 fogliA4 con la quale verificare sul pianobidimensionale della pagina la com-posizione di schizzi e fotografie rac-colti durante il viaggio in città. Made-leines d’architettura che accompa-gnano l’unico testo previsto: ‘Ipotesi

per la descrizione di un paesaggio’ diItalo Calvino. Un perfetto pretestodunque, per parlare di Benjamin, diBorges, di Bruno Munari e della forma‘libro’ intesa al pari di un’architettura.Anticipando così il tema dell’esercita-zione finale, il cui oggetto è la proget-tazione di una biblioteca di quartierenel parco dell’Anconella.

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Per la terza volta, from irresponsibleopinion to true responsible judgment

In un noto film dedicato a come si do-vrebbe girare un film, in un androne diportineria romana dell’immediato do-poguerra il regista-attore grida al-l’aspirante attore di non leggere dalcopione, ma di seguire la scena percome essa “si fa” oltre il brogliaccio: èqui il film, per come si sta svolgendonella realtà, non in quel libro!Toccherà dunque anche nell’occasio-ne di questo atlante – e di questa partespecificamente dedicata al terzo anno- cercare di capire quali siano i pre-supposti della ricerca fatta nei Labora-tori di Progettazione, il loro program-ma, talvolta il testo nascosto che pre-siede alla loro offerta didattica, per poimisurarci nelle pagine a venire conquello che realmente accade sullascena e non solo nel brogliaccio di ot-timi propositi che ogni programma dicorso ostende all’inizio dell’anno.Commissioni, mostre collettive dei lavoridegli studenti, gruppi di lavoro, coordi-namenti tra docenti di diverse discipline:un intenso lavoro ha coinvolto vari grup-pi di professori e di studenti nel comuneimpegno alla rivisitazione critica delle ta-belle che dovrebbero presiedere all’of-ferta didattica dei vari Laboratori.Attualmente – per gli sforzi della Com-missione Didattica del Corso di Laureain Architettura quinquennale1 - abbia-mo definito gli statuti dei Laboratori dalprimo al terzo anno e si è dato conto diciò in una serie di mostre organizzate adare il benvenuto ai nuovi iscritti allaFacoltà o ad agevolare la scelta dei lorocompagni di qualche anno maggiori.Al primo anno, edifici di grande sem-

Corso di Laurea in ArchitetturaLaboratorio di Progettazione Architettonica 3

ficientemente accorti e si può ambiread impostare criticamente un progettodi architettura come organismo com-plesso, sviluppato nella città consolida-ta a varie scale di approfondimento, inrapporto ai diversi requisiti tecnici e allospazio urbano. La consapevolezza cul-turale degli strumenti progettuali vieneraggiunta, elaborando le corrette rela-zioni fra concezione formale (figure,elementi e spazi), costruttività e ordinedistributivo, mediante la progettazionedi un organismo complesso o di un in-sieme residenziale.2

Alla base del lavoro svolto nei Labora-tori di progettazione della terza annuali-tà l’assunto secondo cui il progetto èun attività conoscitiva. Si esplorano iluoghi col progetto, le loro proporzionie misure, si confrontano tipi analoghi, siraffrontano città ed esperienze anchedistanti in cui – talvolta - si cercano diritrovare famiglie spirituali capaci di illu-minare il percorso di ogni progetto. E afianco di tutto questo si colloca il rap-porto con la storia che, a differenza dialtre scuole di architettura all’estero,impronta la formazione degli allievi ar-chitetti: nei diversi Laboratori e con va-riegata sensibilità è posto a piè d’operatra i materiali da costruzione del proget-to. Per alcuni – rogersianamente – nonè catalogo o fedeltà conservatrice, ma

esperienza della città nel tempo, cioèmemoria attiva capace di produrre ar-chitetture e città analoghe.Il progetto al centro, dunque, e persuccessivi passaggi di grado che con-sentono di acquisire consapevolezza edi portare gli allievi ad una dimesti-chezza con l’autovalutazione: capireda sé quando il progetto è pronto?L’Università del resto non è un liceo,ognuno ha fatto le sue scelte.Abbiamo già in varie occasioni rileva-to3 che nel percorso di formazionedell’allievo architetto è fondamentalepassare dall’iniziale stato di turisti percaso ad una capacità di giudizio che ciconsente di assumere serenamente lecontinue consapevoli scelte di cui èfatto il percorso di ogni progetto. Edu-cation must lead us from irresponsible

opinion to true responsible judgment.It must lead us from chance and arbi-trariness to rational clarity and intellec-tual order (Mies van der Rohe).4

Tutto ciò premesso e considerato enell’ambito del filone maestro definitodalla centralità del progetto possiamo,nelle pagine a seguire, individuare al-cuni tratti distintivi dei diversi percorsiche compongono la Scuola.A provvisoria conclusione di simili con-siderazioni e in questo atlante dedicatoalla presentazione dei lavori e dell’offer-ta didattica di una Scuola, è forse op-portuno dar conto anche di questioniaperte o criticità, nella fattispecie rileva-te dal gruppo di lavoro del Corso diLaurea sui Laboratori di Progettazionedel terzo anno. Si è infatti rivelata in al-cuni casi la carenza della preparazioneculturale di base finalizzata alla letturacritica delle immagini e quindi della for-ma architettonica. È come se la quoti-dianità digitale portasse gli allievi menosolidi a bruciare l’immagine nell’istante,senza quindi farla crescere quale figuranecessaria per il progetto.Altro elemento su cui è opportuno riflet-tere relativamente al lavoro di definizio-ne in atto rispetto ai Laboratori di pro-gettazione riguarda gli obiettivi di sem-plificazione formale e di economiaespressiva che in diversi corsi sono po-sti alla base della didattica e su cui tal-

volta gli al-lievi osten-tano impa-zienza: iltracciamen-to di pianterigorose, ra-zionali, “pu-lite” (poi sirenderannoanche even-tualmente ricche e complesse, ma parten-do sempre da un dato leggibile ridotto apochi chiari elementi) resta ancora non unescamotage didattico, ma un preciso at-teggiamento che dovrebbe far coincidereinsegnamento e mestiere dell’architetto.Come si è già detto, il momento obbliga asegni piutto-sto duri enetti che soliconsentonodi resisteread una ma-lintesa glo-balizzazionedella forma,consideratada alcuni allastregua di un irresponsabile liberi tutti! af-fiancato ad un’altrettanto irresponsabileaffannata ricerca del nuovo a tutti i costi.E tutto questo non certo per rinunciare,ma - ancora à la Loos - per andare avantinonostante tutto.Qualcun altro, in modo certo efficace,avrebbe anni dopo detto che il cielo èsempre più blu.5

Francesco Collotti

1 La Commissione istituita dal Corso di Laurea inArchitettura quinquennale è composta dai Profes-sori Lucchesi (Presidente del Corso), Rossi Prodi eCapanni e nel suo lavoro viene affiancata dai titola-ri di Laboratori di Progettazione.2 Il testo riportato in corsivo è liberamente tratto da-gli appunti che la Commissione Didattica del Corsodi Laurea in Architettura quinquennale ha messo adisposizione del gruppo di lavoro che per sei mesidal febbraio al luglio 2006 ha seguito la messa apunto della bozza di statuto per i Laboratori di Pro-gettazione del terzo anno. Mostra SESV curata daProf. F. Collotti e Arch. L. Ariani nel settembre 2006con organizzazione di convegno/dibattito intorno aiprogetti degli studenti svolto all’inizio di ottobredello stesso anno.3 F. Collotti, Conoscere i luoghi col progetto in Solocol progetto gli architetti conoscono, Prato il nuovovolto della città, catalogo della mostra dei progettidel Laboratorio di Progettazione dell’Architettura IIIProfessor Collotti, corso di Laurea quinquennale inArchitettura 4/S), All’Insegna del Giglio, Firenze 20064 W. Blaser, Mies van der Rohe, Continuing theChicago School of Architecture; 1981, Basel Bo-ston Stuttgart.5 A latere occore far notare come resti purtroppoancora poco stimata la grandezza delle canzoni diRino Gaetano, utili nel loro paradosso a far coglierecerte situazioni altrimenti di difficile comprensione.

plicità però capaci di stabilire relazionicon l’intorno per via del loro stesso es-serci. In taluni casi cercando respon-sabilmente di contrastarie l’atopia dioggetti belli e impossibili, obbligandocomunque gli allievi a misurarsi con unluogo preciso e definito in grado di in-teragire con più generali riferimenti.Economia espressiva, semplificazioneformale, spesso intenzioni generoseeppure contrarie alla logica statica. In-fatti: struttura e rivestimento contra-stano, diceva Adolf Loos. Unirli restaun compito difficilissimo, contro-natu-ra, in cui il risultato è un accettabilecompromesso tra mondi distanti.Al secondo anno quella grande sempli-cità diviene capacità di eseguire il pro-

getto di un organismo architettoniconon complesso. In quella virginale co-struttiva ignoranza - eppur feconda diidee - del primo anno, appena tempera-ta dalle iniezioni dei corsi di tecnologia,si presuppone che il secondo annopossa indurre al controllo del rapportofra forme, tecniche, materiali e pro-gramma funzionale. Alcuni, memori diben altre eroiche stagioni, aggiungonoche il Laboratorio del secondo annodovrebbe consentire di eseguire il pro-getto di un insieme architettonico, con-trollandone alle diverse scale lo spaziodi relazione fra edifici in rapporto al con-testo di appartenenza.Al terzo anno – finalmente - si è già suf-

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Allora si farà il tracciato delle vie e dei

vicoli, orientato secondo gli angoli, tra due

regioni di vento contigue

Marco Lucio Vitruvio Pollione

De Architectura Lib. I.

La città di “fondazione”, la civitas, èidentificazione di una comunità di uo-mini. È delimitazione di un’area all’inter-no della quale ogni gesto, ricade sotto icodici di un “rito”.“L’antico atto simbolico di dividere ilmondo in domini… corrispondeva al bi-sogno generico sentito dall’uomo di im-maginare il suo universo come un co-

Nuove città antichi segni

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Gianni Cavallina A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Teorie e Tecniche della Progettazione Architettonica:Stefano Lambardi A.A. 2003-2004

Alessandro Pastorini A.A. 2004-2005Angelo Ruocco A.A. 2005-2006

Collaboratori:Stefano Lambardi

Massimo GasperiniAlessandro Pastorini

Angelo Ruocco

Gianni Cavallina

1Claudio Canu, Lucia DeFinis, Silvia D’aurelio,Valentina Chirici,2Luisa Alagna, Luisa Antonella Nuzzo, Elisa Orlando,Maria Giulia Caliri, Federica Fierro3Alessio Valmori, Paolo Zucconi4Antonio Minopoli, Marta Staulo, Mario Usai5Valentina Chirici6Silvia Morroni, Elisa Muscella, Diego Rossi7Valeria Agnelli, Melania Bigi

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smo ordinato entro un caos disordina-to” C.Norberg Schulz. L’immagine figu-rale della città, definita dalla cinta dellemura, è, per dirla con Aldo Rossi, operad’arte, entità di ordine e di valori.“L’attuale perdita del luogo corrispon-de alla perdita dello spazio urbano” C.Norberg Schulz. I decaloghi del Moder-no, altro non fanno che codificare l’in-codificabile, dare un senso, all’espan-sione urbana indifferenziata ed alla per-dita del vocabolario tradizionale, fattodi vie, piazze, isolati, palazzi, giardini. Inquesto panorama riteniamo, quasi perassurdo, che la sfida, da accettare

come docenti, architetti e studenti, siaproprio quella di cercare, in modo deci-samente “rivoluzionario”, un ritorno aivalori antichi della misura d’uomo.“Tutte le istituzioni corrispondono alleaspirazioni degli uomini che le hannopensate” Louis I. Kahn. La mancanza disegni e significati può essere essa stes-sa la spinta a cercare, al contrario, nelrecupero di un disegno urbano e deisuoi margini, nella nuova attenzione alcarattere tipologico delle residenze, enella esaltazione formale e semanticadegli edifici e delle istituzioni, chiesa,museo, teatro, biblioteca, palazzo civi-

co, tribunale, un “senso urbano e archi-tettonico” di città intesa come “grandecasa dell’uomo.“Per questo l’architettura può esserebella prima del suo uso, è l’attesa ….” A.Rossi. I lavori dei ragazzi del Laboratoriodi progettazione Architettonica III inten-dono proprio risvegliare questo “sensodi sfida”; perché non tornare alla tradi-zione, quando per tradizione si intenda-no vie, piazze, palazzi, case? E, soprat-tutto, in una scuola di architettura, è cosìsbagliato lavorare col lapis, con i plasti-ci, con un occhio attento al luogo, alcontesto, alle memorie, ai simboli?

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Ancora prima di divenire Università, neiprimi decenni del secolo scorso, laScuola fiorentina di Architettura si carat-terizzava per una forte propensione ver-so le nuove esperienze del moderno mafiltrata da una solida coscienza della pro-pria storia. E tutto l’impegno nel rinnova-mento, cercato e ottenuto in tutto il seco-lo, fu attuato soprattutto attraverso duecaratteri che avrebbero sostenuto ancheil successivo insegnamento della facoltà:la ricerca della semplicità quale espres-sione della misura e delle proporzioni, el’impegno nel sociale quale sublimazionedell’agire artistico e professionale.

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Pierfilippo Checchi A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Teorie e Tecniche della Progettazione Architettonica:Letizia Nieri A.A. 2003-2005

Matteo Fioravanti A.A. 2005-2006Collaboratori:

Bartoli DamianoCandida Menci

Pierfilippo Checchi

Progetto di complesso scolastico dell’obbligo adImpruneta A.A. 2005-20061De Curtis Federica, Cieri Nicola, Cossu Cinzia2Iacobelli Ilaria, Cutruzzolà Assunta

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All’inaugurazione dell’anno accademicodella R. Scuola di Architettura nel 1931-32 Roberto Papini affermava: “… che inostri antichi hanno sempre consideratol’architettura come arte delle proporzio-ni cioè dei rapporti tra numeri” e “… chela ricerca più appassionata e più assiduae certo più faticosa dei nostri antichi ma-estri è stata quella della semplicità ” indi-viduando nel contempo il cordone om-belicale con il passato e la strategia perl’insegnamento della scuola fiorentina. Ineffetti il successivo insegnamento dellaprogettazione architettonica nella Facol-tà si è poi strutturato su temi reali ed a

forte caratterizzazione sociale. Fra questiuno è stato oggetto di particolare atten-zione nel secondo dopoguerra : la scuo-la. Ciò anche in ragione delle necessitàdella ricostruzione e del forte dibattito sultema a livello internazionale. Ma ancheperché il tema della scuola, si prestavaad incarnare le aspirazioni espressivedell’architettura ed il suo ruolo sociale.Dopo i decenni furiosi del dopoguerrache videro in primo piano il Centro Studidel Ministero della Pubblica Istruzioneed una certa parte del mondo accademi-co e professionale con gli anni ottanta afronte di una diminuzione dell’utenza e

dell’incapacità della riforma scolastica diprendere corpo, il dibattito scomparve ele realizzazioni si fermarono per ripren-dere alla fine del secolo sulla spinta del-l’immigrazione e di un cambiamento nelmodo di far didattica che si è imposto ol-tre e prima di una riforma organica. Cosìsono riapparsi concorsi e realizzazioniche propongono modelli abbastanza di-versi da quelli derivanti dalle precedentiesperienze e che intervengono forte-mente nel dibattito culturale.Il riproporre quindi il tema della scuola,in contesti urbani di grande suggestionecome ad es. quello di Impruneta qui ri-

prodotto, ha il significato di far confron-tare lo studente con uno dei momentitopici del dibattito sull’architettura con-temporanea. Lo sforzo progettuale ri-chiesto è stato orientato lungo un per-corso di concretezza progettuale e disemplicità compositiva, intesa quest’ul-tima come creatività autentica quellacioè capace di gestire la complessitàdei dati e dei vincoli che intervengononel progetto sublimandoli in una imma-gine finale che si definisca per la rispon-denza ai bisogni, l’evidenza del signifi-cato e quale nuovo riferimento di misuradello spazio urbano.

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Con il loro destino di far progetti ed eri-gere muri gli architetti misurano i luoghi,ne confrontano le dimensioni con altriluoghi più noti o ammirati, ne indaganole particolarità e gli accidenti rispetto aduna idea più generale di architettura.Prossimità e scostamenti rispetto ad altriedifici - assunti come RIFERIMENTI -consentono di affinare la lettura del LUO-GO. Ogni volta contrattando fino a chepunto siamo disponibili a modificare unTIPO in ragione delle particolarità cheogni sito - se ben interrogato - ci mostra.Al progetto gli studenti giungono dopoaver approfondito - apparentemente

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Francesco Collotti A.A. 2004-2006

MODULI DIDATTICI

Teorie e Tecniche della Progettazione Architettonica:Debora Guerini A.A. 2004-2006

Collaboratori:Lisa Ariani

Francesco Collotti

1G. Casillo, D. Cintolesi, M. Cipriani, S. Costa;Masterplan inserito su modello dell’area2F. Gianni, T. Foretic; Architettura tessile?3 - 4B. M. Andreoli, R. Barresi, V. Maurizi, A. Sbragi;A. Agostino, L. Gobbi, G. Grasso, U. Grondin, G.Kapourniotis, C. Lagaccia, G. M. Lalli, D. Lazzari, I.Leone, M. Lippi, E. Mosti; Masterplan5G. Calabrese, G. del Duca; Scuola musica6D. Cintolesi, M. Cipriani; Auditorium7A. Agostino, G. Grasso; Spazio espositivo e biblioteca8L. Bacci, C. Barni, B. Landini Lasciafare;Biblioteca e foresteria

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fuori dal tempo - anche Sitte o i Soli-täre di K. F. Schinkel. Alle congetturepiù teoriche ex cathedra si affiancanoesercizi sul principio di insediamento,sondando quali addensamenti/rarefa-zioni il sito sopporti.La città di Prato - esemplarmente strati-ficata - costituisce laboratorio sul cam-po per addestrare alla conoscenza diun luogo col progetto, interrogando laforma antica della città e i suoi assi chegiungono alla campagna (o dalla centu-riatio generano città...), verificandocome gli antichi catasti resistano al sal-to di scala dell’ammodernamento, ri-

flettendo - anche per via di levare - sullamisura perduta della città.La dismissione dell’attuale Ospedale èda tempo terreno per gli esercizi dellanostra Scuola. Questi progetti (scuoladi moda e scuola di musica) sono stru-menti di misura per cogliere l’adeguatadistanza di un edificio dalle mura, op-pure per saggiare l’equilibrata densitàottenuta rarefacendo l’attuale tuttopieno del tessuto urbano a ridosso diun antico collegio, oppure ancora dila-tando lo spazio con modellamenti delterreno a memoria dell’acqua che untempo definiva - al pari dei filari e degli

orti - il paesaggio in questa parte dellacittà. Alcuni allievi hanno cercato di ri-mettere in cornice elementi, corpi, se-quenze di rapporti/proporzioni subitoprima che andassero perduti. E questoapprendimento per via di fare è ancheun ritrovare (non si può conosceresenza riconoscere?).Un Laboratorio di Progettazione do-vrebbe riflettere un atteggiamento nonsolo individuale: sulla base di simileconvinzione, la didattica si coordinaverticalmente con analoghi Laboratoridei Proff. Capanni, Eccheli, Pirazzoli,Rossi Prodi, Volpe e Zermani.

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Il percorso di ogni progetto

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L’immagine di Prato, come città di pietra,trova quasi una sintesi araldica nell’astrat-tezza del progetto del Sangallo, in cui vienefissata la forma della città nella sua duplicevalenza di compimento della sua esperien-za passata e, ad un tempo, un’enunciazio-ne del suo destino. Le mura trascendonoquasi sempre le proprie motivazioni mera-mente difensive per divenire immediata-mente immagine urbana: si veda sia la sicu-rezza con cui le mura, nel descrivere l’esat-to limite di Prato, ne definivano anchel’attacco con il fiume, sia la precisione concui il “coritore”, nell’unire il cassero federi-ciano alla macchina difensiva, ne esorcizza-

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Maria Grazia Eccheli A.A. 2003-2004

MODULI DIDATTICI

Teorie e Tecniche Progettazione Architettonica:Francesco Collotti A.A. 2003-2004

Collaboratori:Tomaso Monestiroli

Michelangelo PivettaLuca Venturini

con:Debora Guerini, Luca Barontini,Stefano Faragli, Alberto Pireddu

Maria Grazia Eccheli

Studenti:

Serena Acciai, Gianvito Alba, Lapo Ageroni,Samuele Berni, Elisa Bifano, Carolina Bonini,Alessio Bonvini, Matteo Cosma Cacozza,Filippo Calvelli, Sara Cardilli, Sara Carotti,Giuditta Cartocci, Assunta Caso,Eleonora Cecconi, Valentina Cerone,Alessandro Cortese, Irene Damiani,Antonella Di Stefano, Francesca Genise,Elisa Giusti, Lucia Guarino, Sara Lepri,Katia Loia, Caterina Orsecci, Vania Piccardi,Lucia Piccinini, Andrea Piredda,Letizia Recchia, Mauro Strozzieri,Massimo Smeriglio, Giovanni Pascuzzo

va lo splendido isolamento. Le forme di Pra-to sono state indagate dagli studenti in nu-merosi schizzi, ridisegni e modelli: un osti-nato scavo archeologico, teso alla ricerca ditracce e di lacerti nel loro trasformarsi inparti integranti di conventi e torri; al ritrova-mento dell’azzurro delle tante gore che at-traversavano cortili e orti; alla restituzione dimisure e segni di quell’ormai mitico disegnoromano il cui possibile incrocio della centu-riazione è oggi segnato dalla piazza del Mu-nicipio e dalla sorprendente composizionedel Palazzo Pretorio. L’ obiettivo era di darragion ora a forme apparentemente incom-prensibili, ora all’inspiegabile incurvarsi

d’alcune strade del borgo Cornio… L’areadell’Ospedale della Misericordia, delimitatadalle mura e dal bastione posto a sud-ovestdel cardo/decumano, è divenuta l’occasio-ne per mettere in pratica le conoscenze re-stituite dallo scavo dentro la morfologia del-la città, in una vera e propria continuazionedella città. Demoliti gli edifici degli anni ses-santa, non è difficile riconoscere nell’area enei suoi elementi costituitivi - Chiostri, Porti-ci ed elementi naturali - l’implicita norma ditutti gli spazi aderenti alle mura.Il masterplan - rispondendo al programmaper una “città della musica e della moda” -fonda i propri principi compositivi sul tipo

della crociera. La quadripartizione dellospazio implicita in tale tipo delimita duegrandi spazi liberi verso le mura, mentre idue restanti, in stretta relazione con gli edifi-ci esistenti, ricompongono sia l’area del col-legio Cicognini che quella degli antichi edifi-ci attestati su Piazza Ospedale della Miseri-cordia. Nel grande prato caratterizzato dallapresenza delle mura, edifici isolati sono de-stinati a biblioteca e ad auditorium. La lorodisposizione vorrebbe ripercorrere l’ambi-ziosa idea del campo dei Miracoli pisano oevocare dimensioni e distribuzione di unantico foro. La grande fabbrica dismessa,che occupa parte del fossato a sud delle

Prato di pietra

mura, viene recuperata come immaginedella storica vocazione tessile della città.Il “dialogo con le preesistenze” viene vistosoprattutto come strumento adeguato aritrovare il carattere maieutico degli antichiedifici, quella loro disponibilità all’espe-rienza ed intelligibilità che li pone al di so-pra dei caratteri precisi dell’epoca cui ap-partengono: scoprendo in tal modo, an-che nell’attualità, l’architettura di sempre.“Da tempo la letteratura è già stata scritta:oggi si può solo arricchirla di qualche po-stilla”: se si dovesse riassumere il sensodell’intero lavoro, questa frase di Borgesne sarebbe il manifesto.

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Il Laboratorio tratta la progettazionecome sistema complesso: si proponedi sviluppare nello studente un atteg-giamento critico e una mentalità pro-gettuale consapevole ed organica (si-stemica), valorizzandone la capacitàcreativa unitamente alla utilizzazioneoperativa delle conoscenze.Prevalente oggetto di studio è la residen-za vista come sottosistema della città eanalizzata nei suoi diversi aspetti cultura-li, spaziali, temporali, tipologici e tecnici.Dopo aver svolto un attenta “lettura criti-ca” e i relativi studi di approfondimento,lo studente è chiamato ad eseguire un

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Virginia Stefanelli A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Teorie e Tecniche della Progettazione Architettonica:Enrico Bascherini A.A. 2004-2006

Collaboratori:Andrea Maglio

Virginia Stefanelli

1Lorenzo Nofroni, Raffaele RivelaI luoghi della crescita2Lorenzo Nofroni, Raffaele RivelaIl progetto alla scala urbana3Lorenzo Nofroni, Raffaele RivelaIl progetto dell’alloggio, dall’alto:pianta piano terra, pianta piano primo, sezione A-A

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progetto di architettura alle diverse sca-le, coerente con la “filosofia” individuatain sede di lettura e compatibile con lecontingenze del tema preso in esame.Il materiale grafico, che si riferisce al-l’area Pegna (ex Benelli) di Via Lungol’Africo a Firenze, riguarda la fase inter-media (degli “approfondimenti”) e finaledel progetto, omettendo quella inizialedella lettura (Cfr. Quaderni n. 1 e n. 3).Gli approfondimentiI si propongono diformulare ipotesi di soluzione al proble-ma dell’abitare reintroducendo esplici-tamente la dimensione uomo nel calcoloe privilegiando la qualità della vita della

persona. Questo significa dare prioritàalle dimensioni umane così diverse e in-separabili, alle sue necessità, a tutti isuoi bisogni così differenti e antitetici.La prima tavola studia i “luoghi della cre-scita” alle diverse scale per rispondereall’interrogativo: quale spazio per l’uo-mo contemporaneo? Nell’alloggioemerge il valore della ricca interazionetra gli spazi coperti e aperti (l’area di per-tinenza, logge, etc.), privati e pubblici.Il progetto alla scala urbana, coerente-mente con una strategia in parte conser-vativa e in parte innovativa, si caratteriz-za per la complessità degli spazi colletti-

vi sia all’aperto (la piazza, la viabilità pe-donale e non, gli elementi del verde) cheal coperto (la biblioteca) e per il sistemaresidenziale ad essi integrati.Il progetto dell’alloggio si basa su duescelte di fondo: la flessibilità degli spa-zi e il concetto di “atrio”. Quest’ultimofunziona da “area di pertinenza”, dacuore, da luogo che può separare ounire gli spazi, soddisfacendo alle esi-genze, spesso contrastanti, dei geni-tori e dei figli. L’obiettivo è quello di re-alizzare un alloggio in cui tutti i compo-nenti della famiglia si possano sentire“a proprio agio”.

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Atteggiamento critico per progettare nella complessità

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Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura

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noscenza, e non alla sua riproduzione,e alimentare pratiche riflessive;- evitare eccessive semplificazioni rap-presentando la naturale complessitàdel mondo reale e offrendo rappresen-tazioni multiple della realtà;- offrire ambienti di apprendimento as-sunti dal mondo reale, basati su casi,piuttosto che sequenze istruttive prede-terminate e presentare compiti autentici(contestualizzati piuttosto che astratti);- permettere costruzioni di conoscenzedipendenti dal contesto e dal contenuto.I laboratori di progettazione non sonosoltanto eredi delle botteghe artigiane,ma sono invece un’esperienza pedago-gica complessa e avranno un loro ruoloancora più importante nel processo for-mativo se riusciremo progressivamentea caratterizzarli mediante strategie for-mative capaci di promuovere compe-tenze esperte quali:- modelling (lo studente osserva ed imi-ta il docente che dimostra come fare);- coaching (il docente assiste continua-mente secondo le necessità: dirige l’at-tenzione su un aspetto, dà feedback,agevola il lavoro);- scaffolding (è un aspetto particolaredel coaching: il docente fornisce unappoggio allo studente, uno stimolo,pre-imposta il lavoro, ecc.);- fading (il docente elimina gradual-mente il supporto, in modo da dare achi apprende uno spazio progressiva-mente maggiore di responsabilità).Nei laboratori dovremo porre progres-sivamente una maggiore attenzione alladimensione metacognitiva, agli aspettidel controllo, ed alla variazione dei con-testi di applicazione, introducendo altrestrategie, quali:- articolazione (incoraggiare gli studenti

a verbalizzare la loro esperienza);- riflessione (spingere gli studenti aconfrontare i propri problemi con quellidi un esperto);- esplorazione (spingere gli studenti aporre e risolvere problemi in formanuova).Potremo in tal modo progressivamente:- mettere in risalto l’ambiente di ap-prendimento spostando l’attenzionesul “contorno”, sulla varietà dei suppor-ti e dispositivi collaterali, che si posso-no affiancare all’alunno che apprende(workshops, seminari, viaggi di studio,partecipazione a concorsi, etc.);- vedere il processo didattico come nonlineare bensì “emergente” e “ricorsivo”;- porre forte enfasi sul discente, sullaautodeterminazione del percorso edegli stessi obiettivi;- dare forte risalto alla molteplicità dellepiste percorribili ed alla varietà prospetti-ca con cui si può vedere la conoscenza;- avvalersi sensibilmente di tecnologie, edi tecnologie dell’informazione in parti-colare, come amplificatori della comuni-cazione e cooperazione interpersonale.In questi anni nuove discipline si costitu-iscono come scientifiche e riescono adassicurarsi una legittimità epistemologi-ca delle conoscenze che sviluppano,collocandosi spesso nell’ambito dellescienze dei sistemi e attingendo alla ci-bernetica, alla scienza della comunica-zione e del governo, riferendosi più omeno esplicitamente alle epistemologiecostruttiviste: sono scientifiche poichéproducono conoscenze fattibili, nel sen-so che mettono in valore i loro impegnietici all’interno delle culture in cui si svi-luppano, e quindi producono deglienunciati insegnabili, la cui insegnabilitàpuò essere argomentata in modo per-

suasivo, tale da ottenere il consensonelle comunità a cui si riferiscono.In particolare a partire da Herbert Si-mon si è progressivamente individuatauna sorta di metadisciplina, la “scienceof design”, la scienza (della concezio-ne) del progetto, una scienza che si dàcome progetto lo studio dei processi diconcezione, mediante i quali il sistemacognitivo lavora su stesso e produceuna conoscenza specifica a partire dalsuo solo progetto.Processo che chi pratica o apprende ilprogetto di architettura può osservareempiricamente quando affronta la con-cezione di un’architettura, o elabora unprogramma di costruzione o analizza irischi connessi con una operazione dicostruzione, si producono conoscenzeche devono essere ormai consideratiscientifiche, come le conoscenze deiprocessi geologici o fisici, perché ne ri-spettano il medesimo statuto.In questo senso si può parlare ancheistituzionalmente di scienze dell’archi-tettura in termini epistemologici più inte-ressanti e produttivi rispetto alle scienze“fisiche” per l’architettura e per l’inge-gneria, che riducevano l’architetto, e an-cor più l’ingegnere, ad un applicatore diconoscenze fisiche, e non un soggettoche concepisce progetti costruibili, in-segnabili, producibili e riproducibili.Possiamo dunque pensare che sia ne-cessario riconoscere, e accettarne lasfida implicita, che le discipline dell’ar-chitettura sono scienze, con un lorocampo disciplinare autonomo, anche esoprattutto integrando in esso tutte lescienze utili alla costruzione di modelli(progetti) più efficaci e capaci di risolve-re i problemi che ci rappresentiamo.

“Noi non ragioniamo altro che su modelli”

Paul Valery

L’obiettivo primario del corso di laureain Scienze dell’Architettura è la qualitàdel processo formativo e la sua effica-cia: una formazione di base essenzialeed equilibrata nelle sue articolazioni di-sciplinari, rigorosa nelle sue compo-nenti teoriche, ma allo stesso tempoconcreta nelle applicazioni, che pro-ponga compiti autentici assunti dalmondo reale, basati su casi, su model-lazioni complesse e multiple della real-tà, su efficaci strategie di rappresenta-zione e soluzione e che permetta co-struzioni di conoscenze dipendenti dalcontesto e dal contenuto.Il corso di laurea si propone l’acquisi-zione delle conoscenze e delle compe-tenze di base, ovvero di quell’insieme dimodelli oggettuali e critico-interpretativiche diano la capacità di proporre solu-zioni progettuali ambientalmente, cultu-ralmente e socialmente accettabili.L’obiettivo è quindi una formazione cul-turale e scientifica di base, lo sviluppodi capacità di modellazione per analiz-zare, rappresentare, decidere, valutaree saper fare per, che possa rendere illaureato in scienze dell’architettura nonsolo in grado di continuare il suo per-corso formativo, ma anche già autono-mo di fronte a problemi progettuali chegli si porranno nella sua professione.Formare alle scienze dell’architettura, enon alle scienze “fisiche” per l’architet-tura, significa formare un architettocome un soggetto che concepisce pro-getti costruibili, insegnabili, producibilie riproducibili. La complessità del pro-getto richiede che tutte le disciplinedell’architettura e della costruzione,

nella loro diversità e autonomia discipli-nare si integrino nella “costruzione” dimodelli, quali sono i progetti, efficaci,persuasivi e capaci di risolvere i proble-mi della collettività.L’ipotesi è dunque che l’architettura sicostituisca come scienza e riesca adassicurarsi una legittimità epistemolo-gica delle conoscenze che sviluppa,poiché produce conoscenze fattibili,nel senso che mettono in valore i loroimpegni etici all’interno delle culture incui si sviluppano, e quindi produconodegli enunciati insegnabili come i pro-getti, la cui insegnabilità può essere ar-gomentata in modo persuasivo.

La didattica dei laboratoriNel caratterizzare le attività di laborato-rio come centrali, nel dare maggiorespazio e responsabilità allo studente e aldocente, diviene necessario creare altempo stesso un ambiente di lavoro ca-ratterizzato da regole di comportamentoe di funzionamento più forti (frequenza,scadenze, responsabilizzazioni, etc.)L’ordinamento degli studi, il regolamentoe il piano di studio sono quindi parti diuna struttura in cui in particolare il com-plesso di regole comportamentali e so-ciali svolge un ruolo determinante e quin-di deve essere molto forte e strutturata.Il corso di laurea in scienze dell’archi-tettura si propone di divenire, in parti-colare attraverso i laboratori, un “am-biente di apprendimento”, un luogo incui coloro che apprendono possono la-vorare aiutandosi reciprocamente e av-valendosi di una varietà di strumenti erisorse informative in attività di appren-dimento guidato o di problem solving,un luogo in cui sia possibile:- dare enfasi alla costruzione della co-

Saverio Mecca

I laboratori progettuali

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Struttura del LaboratorioIl Laboratorio di Architettura 1° si basasull’integrazione dei corsi di Disegno del-l’architettura, Tecniche della rappresen-tazione e Composizione architettonica.L’integrazione avviene all’interno diun’unica struttura didattico-operativa,costituita da una classe di studenti (A, B,C, D, E, F) e dai suoi relativi docenti.Ogni Laboratorio è quindi, ripetiamoloancora, una unità didattico-operativache assumerà una sua specifica fisiono-mia sia per effetto dell’impostazione au-tonoma data al corso da ogni docente,sia come conseguenza della partecipa-zione, che ci si augura intensa e propo-sitiva, manifestata da quel particolare in-sieme di studenti.Il riferimento comuneL’autonoma fisionomia di ogni laborato-rio verrà tuttavia sviluppata all’interno diun quadro di riferimento generale, cheviene assun-to collegial-mente da tuttii corsi comebase comu-ne. Pertantoogni corso,come preci-sato nel rela-tivo programma, proporrà un suo temache sarà però adatto per far raggiungeread ogni allievo una serie di obiettivi gene-rali e irrinunciabili.Per economia di espressione esporre-mo gli obiettivi comuni attraverso do-mande e coppie di termini complemen-tari, o antitetici, sui quali gli studentisono invitati a riflettere.Obiettivi da raggiungereImprovvisazione o Metodo compositivo?1 - Per mettere in moto e quindi svilup-

Corso di Laurea in Scienze dell’ArchitetturaLaboratorio di Architettura 1

quelle idee agli altri; questo stesso lin-guaggio, infine, acquista un valore ope-rativo perché è di guida alla costruzionee quindi alla trasformazione di quelleidee architettoniche in un concreto si-stema di strutture fisiche.5 - In questa fase iniziale degli studi diarchitettura verrà quindi data molta im-portanza all’iter progettuale, ossia allasequenza delle fasi attraversate dall’al-lievo per raggiungere il risultato finale.La Forma e la Funzione1 - Con i procedimenti della composizio-ne l’allievo giungerà a dare forma ad unospazio così da soddisfare una funzione, omeglio una necessità, sia essa di naturapratica - come abitare, lavorare, esporre,commerciare, svolgere una attività pro-duttiva - oppure sociale, assistenziale,rappresentativa, culturale, celebrativa.Ebbene, attraverso le esercitazioni dicomposizione l’allievo architetto dovràsviluppare, soprattutto ai primi anni, ilsenso della forma, e valutare la plastici-tà e l’armonia delle configurazioni.2 - A questo proposito è indispensabileche l’allievo acquisisca ben presto inmodo esplicito e selettivo un preciso ri-ferimento culturale, da arricchire e ap-profondire nel corso degli anni.3 - L’elaborazione della forma dovrà es-sere anch’essa il frutto di una metodolo-gia, basata sul potenziamento della capa-cità percettiva, sull’abitudine a visualizza-

re lo spazio,sull’affina-mento dellasensibilitàestetica esull’appren-dimento deilinguaggi fi-gurativi.

I Linguaggi figurativi1 - Nel suo significato più alto, un lin-guaggio figurativo è un sistema coeren-te di forme. Ebbene, ogni laboratorio, nelsuo complesso, abituerà l’allievo allacomprensione dei linguaggi figurativi eall’uso consapevole di quelli più attinentialla rappresentazione e alla progettazio-ne dell’architettura,Una cura particolare verrà dedicata asviluppare la capacità di lettura visivadell’ambiente costruito e del paesaggio,così da sa-per coglierein essi an-che i segnidelle strut-ture nasco-ste e sotte-se che con-tinuamenteli plasmano e li modificano.2 - L’uso pratico dei linguaggi figurativicondurrà l’allievo a svolgere una rifles-sione critica sui luoghi comuni che fannocapo all’idea corrente di architettura; tut-to ciò favorirà in primo luogo la sostitu-zione del senso comune, nel quale con-fluiscono tutti i pregiudizi e le false aspet-tative, con il buon senso. Su questabase, depurata dai più banali preconcettiacriticamente assorbiti dall’ambiente,ogni allievo procederà alla costruzionedel proprio sistema di riferimento cultu-rale, che si arricchirà negli anni.Soggettività/Oggettività1 - Come già detto, la progettazione ar-chitettonica è un metodo per dare for-ma ad uno spazio e prefigurare le solu-zioni più adatte per dare risposta a unanecessità di ordine pratico o rappre-sentativo. Nel far questo, la soddisfa-zione del progettista sarà quella di tra-sformare un certo numero di elementicompositiviin un siste-ma coeren-te ed equili-brato, finoad imprime-re al proget-to una suaimpronta ri-conoscibile.La progettazione perciò è al tempo stes-so una forma di espressione attraverso laquale il progettista sviluppa e rende ma-nifesta la sua concezione del mondo e,nel caso di un artista, la propria poetica.2 - Questa caratteristica del linguaggioarchitettonico, che pone ambiguamentel’architettura a cavallo tra le disciplinescientifiche e quelle umanistiche, può

portare all’equivoco dell’originalità a tuttii costi. Ciò può spingere il progettista adanteporre l’appagamento della propriaambizione personale al corretto soddi-sfacimento dell’utilità sociale, alla qualedovrebbe essere finalizzato il progetto.3 - Perciò gli allievi architetti, attraversola redazione del proprio progetto, do-vranno riflettere sul giusto equilibrioche deve essere trovato tra la spintaalla espressione soggettiva e individua-le del progettista, e la risposta ad unanecessità oggettiva che il progettodeve soddisfare.Planimetria/VolumetriaPer abituare l’allievo alle potenzialità in-site in uno spazio, ogni tema, pur nellasua semplicità, richiederà che il proget-to sia arricchito da alcune articolazionidello spazio interno. I doppi volumi e gliaffacci interni condurranno l’allievo asperimentare il valore figurativo insitonella variazioni di quota e lo abitueran-no all’uso delle sezioni o, meglio, all’in-tegrazione tra piante e sezioni. È auspi-cabile che gli allievi si esercitino anchenel disegno delle scale di collegamentotra le varie quote.Contestualità/UbiquitàPer il primo anno di corso il progetto daeseguire riguarderà un oggetto archi-tettonico semplice, quale l’abitazione diuna famiglia tipo, un piccolo padiglioneper esposizioni, un negozio, lo studio-atelier di un artista, o altro ancora. I cor-si si riservano però l’alternativa:1 - o di prevedere fin dall’inizio di inseri-re questo oggetto architettonico in undeterminato contesto;2 - oppure di studiare l’oggetto archi-tettonico come un prototipo o modellocon delle potenzialità ubiquitarie.Lo Spazio e il Tempo1 - Oltre che dare forma a uno spazio, unprogetto deve anche prevedere i tempidi percorrenza, di sosta, di fruizione de-gli uomini che si muoveranno in quellostesso spazio. Perciò durante il progettol’allievo dovrà riuscire a “vedere” la vita eil movimento che scorrerà poi negli spa-zi da lui pro-gettati. Ciòè richiestoin particolarmodo negliedifici aper-ti al pubbli-co e negliallestimentimuseogra-fici dove andranno previsti: spazi fluidi,spazi-movimento, spazi di sosta, poli espazi attrattori, spazi di trasferimento,

pare le abilità progettuali dell’allievo ar-chitetto, ogni tema, anche semplice edi dimensioni limitate, stimolerà l’ela-borazione del metodo compositivo.Il metodo compositivo è un procedimen-to consapevole per dare gradualmenteforza e concretezza alle proprie intuizioni,che altrimentiresterebberovaghe ed in-definite, edè soprattut-to un proce-dimento perdare una so-luzione orga-nica - meditata, soppesata, ordinata edesteticamente corretta - a delle necessitàoggettive, che altrimenti troverebberosbocco in realizzazioni casuali e caotiche.2 - A differenza dell’improvvisazione - chesi manifesta talvolta in certe formeespressive, ma che spesso è solo appa-rente perché frutto di una consumata abi-lità dovuta all’esercizio e all’introiezionedi una metodologia personale - il metododella progettazione è uno strumento perpensare e addirittura per accumulare, oradopo ora, giorno dopo giorno, le propriecure e i propri sforzi intellettuali attorno aun’idea, o meglio a un gruppo di idee, daaffinare e condurre a una sintesi.3 - Lo strumento insostituibile del me-todo progettuale è il disegno, nelle suevarie accezioni, dallo schizzo all’elabo-razione dettagliata. Il disegno porta atradurre le idee architettoniche nel lin-guaggio più appropriato.4 - Questo linguaggio è in primo luogonecessario al progettista, per verificaretra sé e sé la coerenza e la validità diquelle idee; in secondo luogo, il linguag-gio è indispensabile per comunicare

spazi-interfaccia.2 - Il tempo è un protagonista della pro-gettazione anche sotto un altro aspetto.Infatti, il progetto non soltanto è un me-todo per giungere alla definizione di unoggetto architettonico, ma è anche unsistema per prefigurare e predisporre lefasi della sua costruzione. In questomodo la realizzazione e il montaggio,anche dei particolari meno importanti,non viene lasciata al caso, ossia alla for-tuna di trovare maestranze capaci disopperire alle indefinitezze del progetto.3 - Nel suo progetto l’allievo dovràquindi dare molta importanza al valoredi prefigurazione, previsione, predispo-sizione, giungendo in certi casi anche afornire degli elaborati che mostrino in li-nea di massima la successione dellefasi costruttive.Il concetto di scala1 - Analizzando un progetto da un puntodi vista metrico, si scopre che le misurepiù frequenti non sono distribuite in ma-niera omogenea a formare una gammacontinua, ma si addensano entro certiintervalli, formano cioè delle gamme di-scontinue, anche se collegate. Adesempio mattoni, mattonelle, gradini,spessori degli infissi, ecc. rientrano nellagamma dei centimetri; le dimensioni deivani, in quella dei metri, in genere da 2 apoco più di una decina. Gli edifici e i lotti,hanno dimensioni ancora superiori. Eb-bene, ogni gamma di misure ha una suascala di rappresentazione appropriata. Ilprogetto dovrà quindi condurre l’allievoanche a riflettere sul concetto di scala.2 - La scala non è solo un espedienteper disegnare un progetto di vaste di-mensioni su un foglio di dimensioni limi-tate. La scala è anche uno strumento lo-gico, e il salto di scala non è un sempliceingrandimento o una riduzione, bensì unsistema per ricondurre l’attenzione delprogettista su una certa gamma di varia-bili progettuali, tipiche di quella scala.Le scale corrispondono anche a diversigradi di approfondimento nella proget-tazione, che possono anche essere af-fidati a progettisti diversi.3 - In conclusione, la scala è un valore re-lativo, e ad ogni scala corrisponde unasua complessità e un universo di variabili.“Nulla è piccolo o grande in sé, ma solocomparativamente” come diceva Gulliverviaggiando dal paese dei Lillipuziani al pae-se di Brobdignac dove vivevano gigante-schi individui. E questo è un concetto vali-do in ogni contesto e in ogni situazione.

Alberto Breschi

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La sistemazione e il ridisegno di piazzadei Ciompi a Firenze costituisce l’occa-sione per affrontare progettualmente iltema dell’abitare e della costruzionedell’architettura all’interno di un tessutourbano consolidato. La piazza, ideal-mente liberata dalle attuali strutture del“mercatino”, viene quindi ripensata perl’esercitazione in oggetto, secondo unanuova destinazione a ridotta complessi-tà limitandosi ad un uso totalmente resi-denziale dell’intervento al fine di con-centrare l’attività progettuale su alcuniparticolari aspetti legati al rapporto conl’esistente, allo studio e all’osservazione

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Laura Andreini A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Disegno dell’Architettura eTecniche della Rappresentazione:

Cecilia Luschi A.A. 2003-2006Collaboratori:

Lara TonnicchiLeonardo Tajolini

Guido Incerti

Laura Andreini

del contesto, all’attenzione per le pree-sistenze ambientali. Riprendendo la mi-sura del lotto gotico considerato comeinvariante metrico dimensionale del-l’area in oggetto, ogni studente ha potu-to proporre una nuova organizzazionedella piazza elaborata mediante l’inseri-mento di file di abitazioni a schiera va-riamente disposte sul fronte strada se-condo schemi planivolumetrici scaturitidallo svolgimento di due seminari svoltidurante l’anno. A partire da tale confi-gurazione urbana scelta come condi-zione di base del lavoro, lo studio si èsviluppato in modo da fornire l’occasio-

ne per approfondire la ricerca e la cono-scenza tipologico-distributiva dell’abi-tazione monofamiliare definendo in re-lazione allo spazio interno le quantità ela qualità dello spazio abitabile e conse-guentemente i modi e tempi dell’abitarecontemporaneo.Introducendo lo studente ai procedi-menti di lettura e organizzazione dei pri-mi elementi del fenomeno architettonicoe studiando la loro aggregazione conparticolare riferimento al ruolo svolto dalconcetto di luogo, il corso ha quindi pro-posto uno specifico contributo sul temadella casa, della città e quindi dell’abita-

Abitare nel centro storico

re, considerando quest’ultimo aspettocome origine, fondamento e necessitàdi ogni intervento d’architettura.La lettura attenta del contesto esercita-ta attraverso l’interpretazione di un rilie-vo non scientifico ma selettivo rispettoai caratteri insediativi e architettoniciposti in evidenza da ogni studente, oltrelo studio e la conoscenza storica delsito, hanno rappresentato l’indicazioneprima su cui ogni proposta ha misuratoun proprio specifico racconto intesocome estrinsecazione di particolari ideee contenuti. L’aspetto narrativo e la ca-pacità di esprimere attraverso il proget-

to un possibile punto di vista sulla cittàha conseguentemente segnato il diffe-renziale di valutazione secondo il qualel’architettura, come disciplina, superatanto la mera applicazione di precettitecnici, quanto la semplice vocazioneartistica, per divenire strumento e sog-getto di comunicazione attraverso lascrittura, che per l’architetto si esprime,specialmente in una prima fase formati-va, attraverso il disegno.

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Scegli un luogo, quello per il qualevuoi diventare un architetto, il pae-saggio dei tuoi sogni e fai un proget-to... la prima esercitazione affrontatanel corso del primo semestre? Stataconsiderata una sorta di “battesimodell’architettura”: il tentativo di farcomprendere allo studente le molte-plici dimensioni dell’architettura, dasubito attraverso l’esperienza direttadel progetto. Il tema proposto, un “ri-fugio”, ovvero un’architettura minimaimmersa in un luogo straordinariocome un ghiacciaio, una cascata, undeserto, un lago? Stato concepito

Misurazioni poetiche

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana: Valerio Barberis A.A 2005-2006

MODULI DIDATTICI

Disegno dell’Architettura eTecniche della Rappresentazione:Nicoletta Brunori A.A 2005-2006

CORSO INTEGRATO

Tecnologia dei Materiali e degli Elementi Costruttivi:Claudio Screti A.A. 2005-2006

Collaboratori:Claudia Giannoni

Barbara LamiLuca Paparoni

Valerio Barberis

1Il fiume Bisenzio a Pratocon evidenziate le aree di progetto2D. Rossi, E. Salvetti, M. Savini3M. Sammarchi, A. Silvestri, M. Vannuccini4F. Tommasoni, E. Tucci, C. Tuccini5B. C. Sauri, I. Stafani Donati, J. Strati6V. Susak, A. Sore, S. Skender7A. Toti

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nella logica di stimolare nello studen-te la ricerca di una risposta a quel pa-esaggio, un’architettura che nasces-se concettualmente e fisicamente daesso: il corso ha proposto allo stu-dente il tema della visibilità nel sensofornito da Calvino, ovvero come ca-pacità intrinsecamente legata alla“fantasia” e, dunque, come primomomento del progetto di architettura.L’esperienza del progetto come misu-razione poetica di un luogo, affrontatain termini intuitivi durante il primo se-mestre? Stata affiancata dalle primenozioni di composizione e morfologia

dell’architettura nel secondo seme-stre, sviluppati nel progetto di unacasa-studio per artista collocata lun-go l’argine del fiume Bisenzio a Prato.A gruppi di tre gli studenti hanno ela-borato una proposta insediativa chetenesse presente le caratteristichedel sito - intorno urbano e naturale,sezione con la scarpata, orientamen-to - e che sviluppasse, attraversol’iterazione di tre parallelepipedi condimensioni assegnate (18 m. x 6 m. x6 m. di altezza), un luogo urbanocomposto di una piccola piazza, la di-scesa al fiume ed un portico. Succes-

sivamente ogni studente ha sviluppa-to il progetto della casa-studio – il pa-rallelepipedo – procedendo per suc-cessivi approfondimenti di scala finoad arrivare allo studio di alcuni detta-gli architettonici.

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Il corso si è proposto come un primoavvicinamento alla comprensione criti-ca dell’architettura attraverso la letturadel costruito e la prassi progettuale se-condo una progressione di esperienzefondata sul tema dell’organismo archi-tettonico semplice.Gli obiettivi primari sono stati l’acquisi-zione della capacità di selezionare glispazi architettonici in base alle loro ca-ratteristiche costruttive, formali e funzio-nali; la lettura delle opere architettonichepiù semplici viste nelle loro componentiprincipali - spazio, struttura e involucro -il cui rapporto costituisce la specificità

La casa a schiera tra individualità e aggregazione

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Giulia Chiappi A.A 2005-2006

MODULI DIDATTICI

Disegno dell’Architettura eTecniche della Rappresentazione:

Gianni Sani A.A 2005-2006Collaboratori:David BurriniEnzo De Leo

Giulia Chiappi

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dell’architettura; la comprensione e quin-di la conformazione dello spazio architet-tonico, inteso come prima sintesi tra lacorretta articolazione degli elementi co-stituenti l’organismo edilizio e le struttureche ne determinano la sua fisicità. Nelpercorso didattico il disegno è stato po-sto come un insostituibile strumento di ri-cerca, attraverso il quale lo studentepossa impadronirsi dei metodi di rappre-sentazione e quindi della comunicazionedel progetto architettonico, dal momentodell’ideazione fino alla definizione con-clusiva. Nell’ambito concettuale sopraindicato l’attività di laboratorio si è svolta

nella fase iniziale attraverso due esercita-zioni: l’interpretazione ed il ridisegno diun edificio unifamiliare assegnato e ilprogetto di un organismo edilizio dallefunzioni informative da sviluppare conmateriali e tecniche costruttive diverse.Le esercitazioni sono state finalizzate al-l’acquisizione da parte dello studente deiprincipi basilari per la progettazione di unedificio unifamiliare a schiera, quale ele-mento di una serie che va a costituire dueisolati nello specifico contesto urbanodel quartiere delle Cure a Firenze. Il temaaffrontato prevede 24 unità abitative di-slocate su due corpi di fabbrica paralleli,

uno posto fra la strada e il parco, l’altrofra la strada e il torrente Mugnone. I ma-nufatti, progettati singolarmente, presen-tano caratteri diversi in quanto eserciziocompositivo individuale di ogni allievo,pur nel rispetto dei vincoli assegnati (di-mensione del lotto, altezza e posiziona-mento dell’accesso principale), che na-scono dalla presenza di case contigue.Si è cercato in tal modo di garantire l’or-dine necessario richiesto ad un’aggrega-zione edilizia, esaltando la dialettica tra laconnotazione architettonica impressadall’allievo e il carattere seriale tipico diun certo tessuto urbano residenziale.

Alessandra Allegrezza, Matteo Fiorucci, NicolettaNorcini, Fulvia Onofri, Vittoria Pacini, ValentinaPagliai, Luca Pammolli, Francesca Pandolfi, IrenePannuto, Sondra Pantani, Giulia Paolieri, FedericaPaoloni, Crysoula Papagianni, Alessandro Parlini,Milena Passeri, Matteo Pecorari, Elvira Perfetto,Leonardo Pestelli, Luigi Petrillo, EmanuelePetrucci, Angela Pirosa, Daniela Piscitelli, IoannisPolitis, Giulia Pollerone, Giacomo Pratesi, ValentinaPugnali, Niccolò Punzoni, Francesca Quaranta,Sara Ramundo, Ilaria Rosati, Jacopo Rossi,Tommaso Roventini, Niccolò VenturiProgetto di edificio unifamiliare a schiera per lacostituzione di due isolati nel quartiere delle Cure

1 - 2Vedute del modello d’insieme3 - 4Prospetti lato parco e lato strada

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La didattica del Laboratorio si incentrasu un punto: far capire che, al di là diogni premessa tecnica o funzionale, lacomposizione di un progetto avvieneseguendo la logica di un linguaggioformale strutturato, sia esso di matriceorganica, neoplastica, postmodernaecc., e che questo linguaggio nasceda radici culturali comuni con le arti fi-gurative, la musica, la letteratura. Per-ciò, oltre a fornire agli allievi gli stru-menti di base, è necessario farli usciredalla mentalità liceale ed iniziarli ad unragionamento più ampio e autonomo.Ristrettezza di tempi, nuovi ordinamen-

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Piero Degl’Innocenti A.A 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Disegno dell’Architettura eTecniche della Rappresentazione:

Sylvie Duvernoy A.A 2003-2005Marco Bini A.A 2005-2006

Collaboratori:Sara Maria Vannucchi

Piero Degl’Innocenti

1Andrea Morandi, Idea di spazi2Lorenza Odorizzi, Tracciati per un luogo urbano3Lorenzo Bardelli, Francesco Bonuccelli,Caterina Peppoloni, Barbara RealiPiante di case studio per artisti4Simona Bacchetti, Pianta di casa studio5Margherita Rispoli, Planimetria insediamento villette6Caterina Peppoloni, Prospetto di una casa studio7Michele Anastasia, Prospetto di una villetta (part.)8Annamaria Alberghina, Prospetti di una villetta

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ti e soprattutto nuove generazioni distudenti hanno obbligato a drastichesemplificazioni dell’insegnamento. Al difuori della scuola, i ragazzi sono moltopoveri di esperienze culturali proprie. Illoro sapere si forma soprattutto suimessaggi dei media, ed è impressio-nante verificare le dimensioni di questoimpatto. I nostri piccoli sondaggi con-fermano nella stragrande maggioranzail possesso di nozioni non sistematichee di informazioni vaghe, profondamen-te condizionate. I mondi vituali sono piùpresenti di quello reale: si chiede di re-lazionare su architettura e società nel-

l’Italia anni ’30 e si ottiene un panoramasull’America di Roosevelt. Talora affio-rano zone oscure: si chiede di un per-sonaggio conosciuto della storia mo-derna, e nessuno pensa a figure positi-ve e vicine - Montessori, D’Acquisto,Olivetti, Mattei - ma più d’uno ricordasolo dittatori. Micidiali anche gli effettidell’abuso del pur necessario compu-ter. Disegni bellissimi, ma non si satracciare una sezione.Nessun aiuto alla didattica viene infinedalla nostra sede-carcere, deprimentee – si può immaginare - costosissima.Aule illuminate male ed aerate peggio,

non duttili per accogliere didattichecoinvolgenti, con arredi e apparec-chiature pretenziosi ma fragilissimi emal posti. Un disastro che qualchevolta, mentre si disegna, cerchiamo dimitigare con un sottofondo di buonamusica classica.Nonostante tutto, comunque, spunta-no alla fine dei germogli.

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Iniziamo rispondendo a quella che è ladomanda che tutti si pongono appenaimbarcati nel Laboratorio di Composizio-ne I, formulando subito quella stessa do-manda ad ognuno degli allievi. Che cos’èl’architettura? E si ascolta discutendo peruna mattina sempre molto bella, le infiniteopinioni di ognuno. Poi si attacca con lastoria dell’emozione. Dell’uomo che si faserio, perché nel bosco trova un tumulodi terra e capisce che sotto quella formageometrica c’è sepolto qualcuno. Da qui,l’idea che per poter parlare d’architettura,occorra aggiungere insieme a tutte le vi-sioni emerse, a volte ingenuamente di-

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Fabio Fabbrizzi A.A 2003-2005

MODULI DIDATTICI

Disegno dell’Architettura eTecniche della Rappresentazione:

Francesco Tioli A.A 2003-2005Collaboratori:

Riccardo Renzi

Fabio Fabbrizzi

1 - 2Momenti del Laboratorio3 - 4 - 5L’isolato ricostruito di Piazza Tasso a Firenze

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sarmanti, ma più spesso intelligenti e benstrutturate, quella che ci permette di regi-strarne al momento della sua percezione,la presenza di un’emozione. Carichi e unpo’ stupiti di quest’immensa responsabi-lità, ci avviamo a liberare la nostra perso-nale e già precostituita idea d’architettu-ra, da tutte le sostruzioni concettuali chele letture, la scuola, i viaggi e la vita, han-no sedimentato dentro di ognuno, lavo-rando su due versanti che s’incrocerannopoi attorno al momento progettuale. Ini-zia quindi un processo di “disarticolazio-ne”, affiancato da un processo di “co-struzione”, che lavora sull’universalità di

temi che costituiranno “le regole” neces-sarie per capire e per fare architettura,scegliendo Firenze come luogo dell’inter-vento e come “testo” di riferimento.Per questo si legge dal vero la città,uscendo insieme, tutti con gli occhi in giùa capire come si attaccano a terra gli edi-fici e tutti a naso all’insù per capire comesi ritagliano nel cielo, evidenziandone icaratteri di una riconoscibile e comuneidentità. Caratteri che verranno interpre-tati nella riprogettazione degli edifici checompongono un isolato su Piazza Tas-so, nella visione di una città come fattocorale che si trasfigura nella conduzione

stessa del Laboratorio, dove ogni allievo,alla ricerca solitaria e paziente, affiancauna pratica in aula, vivificata dal confron-to con gli altri. Si tenta di richiudere così ilragionamento, attraverso la pratica di unesercizio compositivo che non ricercal’idea dell’innovazione a tutti i costi, ma lapercorrenza di un codice che una voltaacquisito, potrà ammettere la presenzadi una forzatura che lo evolve. Modifica-zione questa, che può arricchire l’itinera-rio e l’esito progettuale di un valored’emozione, che trasformerà questo ri-sultato in architettura. Proprio come il tu-mulo di terra nel bosco.

Sul progetto

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L’esperienza progettuale intesa qua-le strumento principale di apprendi-mento dell’architettura ha costituitoil fondamento sul quale sono stati ar-ticolati i corsi di Composizione Ar-chitettonica e Urbana, nell’ambitodel Laboratorio di Architettura delprimo ciclo didattico.Nella fase propedeutica sono stateeffettuati alcuni esercizi di composi-zione ai quali sono seguite lezioni im-perniate sulla trasmissione dei princi-pi basilari dell’architettura; allo stessotempo esse hanno avuto lo scopo diavvicinare gli studenti agli aspetti teo-

Completamento e riqualificazione di uno spaziourbano a Firenze

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 1DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Composizione Architettonica e Urbana:Ulisse Tramonti A.A. 2003-2005

MODULI DIDATTICI

Disegno dell’Architettura eTecniche della Rappresentazione:

Paola Puma A.A. 2003-2005Collaboratori:

Isa AuroriGiulia ChiappiEnzo CrestiniFilippo Frassi

Sergio MartellucciLuca Rivalta

Jelena Zanchi

Ulisse Tramonti

Progetto per la riqualificazione di PiazzaBrunelleschi a FirenzeA.A. 2002-20031 - 2 - 3Eleonora Caudai4Chiara Cecchini

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rici della produzione architettonica,intesi come strumenti per formare unacoscienza critica sulla quale innestareuna cultura progettuale che siaespressione della società all’internodella quale si inserisce.Nell’ottica di una architettura conce-pita come sistema di regole condivisee di apporti individuali, lo studente,partendo dalle nozioni elementari, èstato stimolato ad acquisire compe-tenze tali da consentirgli l’elaborazio-ne di un organismo architettonicosemplice, sviluppato secondo unacorretta articolazione degli elementi

costitutivi - spaziali, strutturali e for-mali -, in grado di poter essere aggre-gato con altri uguali o analoghi; in pa-rallelo sono stati trasmessi concettigravitanti intorno alla nozione di spa-zio aperto, come tessuto edilizio eparte urbana, fino ad arrivare all’ap-propriazione del concetto di luogo.I temi progettuali affrontati hanno spa-ziato da un edificio residenziale unifa-miliare, da inserire come completa-mento di un isolato, alla riqualificazio-ne di uno spazio urbano. Questiprogetti finali sono stati direzionativerso un approccio di tipo concreto

nei confronti di alcuni luoghi della città(via Pindemonte e Piazza Brunelleschi)che necessitano di interventi finalizzatial loro recupero. Per questo motivo glistessi vincoli hanno costituito per lostudente un incentivo ad approfondireil lavoro analitico funzionale sia all’indi-viduazione delle potenzialità del con-testo, sia alla formulazione di risposteprogettuali maggiormente organicherispetto ad esso e alle necessità con-temporanee, nella ricerca di un equili-brio fra analogia ed invenzione.

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Struttura del LaboratorioIl Laboratorio di Architettura 2 si basasull’integrazione dei corsi di:Progettazione Architettonica IArredamentoe sul coordinamento con ilCorso Integrato di Urbanistica.Obiettivi di formazioneAll’interno del nuovo percorso didatticodel Corso di Laurea triennale in Scienzedell’Architettura, il secondo anno rive-ste, per sua intrinseca natura, il ruolo dicardine del tracciato formativo, in quan-to segmento di immissione nella pie-nezza disciplinare dopo l’esperienzasostanzialmente propedeutica del pri-mo anno, e di proiezione verso la matu-razione ed il compimento del terzo annoe della laurea di primo livello che ne se-gue. Per questa ragione anche, la suamessa a fuoco in termini di contenutotematico, di scala, di calibratura dimen-sionale del compito didattico da offrire eda esigere nella sequenza triennale hacomportato una prima formulazioneconcettuale ed operativa che, dopo dueanni, è stata rivista mettendo a frutto sial’esperienza concreta già compiuta chel’affinamento critico circa la più oppor-tuna ed efficace progressività contenu-tistica ed applicativa rispetto ad un cre-scendo formativo di base.Il coordinamento verticale dei docentidei Laboratori di progettazione ai fini diuna ridefinizione organica, coordinatae coerente dell’insegnamento compo-sitivo ha infatti direzionato i primi dueanni del Laboratorio di Architettura 2(2002/2004) sull’elaborazione di unmanufatto architettonico a funzionespecialistica, destinando al terzo annoil progetto di un edificio residenziale in-tegrato. Nel biennio successivo invece

Corso di Laurea in Scienze dell’ArchitetturaLaboratorio di Architettura 2

singolarità metodologica e culturaledell’insegnamento, secondo la perso-nale fisionomia e declinazione interpre-tativa, per i docenti.Coordinamento che conseguentemen-te informa anche l’orientamento delmodulo di Arredamento interno al La-boratorio, in quanto campo tematico escala in grado di avvicinare ad una in-trinseca estensione progettuale, com-pletandolo, il tema della residenza inparticolar modo, laddove la dimensionearchitettonica dell’articolazione internadegli alloggi viene specificamenteesplorata nelle implicazioni di stretta re-ciprocità con le dotazioni e le ergono-mie dell’allestimento funzionale dome-stico, verso quel mutuo condiziona-mento ed adattamento in grado digenerare configurazioni tipo-morfologi-che ed espressioni spaziali tra loro or-ganicamente simbiotiche e compiute.Strutturazione interna del Laboratorioche trova una ulteriore opportunità di ri-legatura e di organicità dell’esperienzadidattica sul progetto architettonico at-traverso il coordinamento con il Corsointegrato di Urbanistica: il tema crucialedell’unità residenziale intesa quale pro-tagonista primaria della formazione dellacittà viene incrementato delle sue impli-

cazioni piùgenerali, tracui innanzi-tutto la rela-zione con ilcontesto, edunque im-messo nel-l’ottica di an-

tecedenti, concetti, procedure, strumen-ti, figure, proiezioni più ampi e generali,legati ed ispirati alle connotazioni e ra-

gioni dell’insieme urbano di appartenen-za. Dimensione polare, dunque, a quelladell’arredamento, che così volutamenteconchiude il senso didattico della provaprogettuale del secondo anno -incardi-nata nel Laboratorio- all’indirizzo di unaconsapevolezza non fratta e comparti-mentata, non settoriale e solitariamenteautoreferenziale, ma piuttosto il più pos-sibilmente consequenziale, organica ecriticamente sintetica.Centralità referenziale del luogo postacome prerogativa fondativa della for-mazione, ma secondo l’interpretazioneispirata a una accomunante cornice dipensiero strategico dell’intero corso dilaurea: quella del deciso e decisivo ra-dicamento nel luogo/tempo culturaledella contemporaneità assunta concor-demente quale imprescindibile sistemadi riferimento in cui inserire un atto pro-gettuale autenticamente attualizzato ingrado di continuare dialetticamente, inpiena e legittima fiducia nelle proprieragioni e capacità migliori, la perennemetamorfosi adattativa ed innovativadel territorio/paesaggio antropizzato.Alla base,la cifra di-dattica del-la relazionecruciale traFunzione eForma po-sta semprecome ricer-ca, verifica e risultato di un motivato ecoerente processo metodologico, se-condo una sequenza progressiva di fasidi elaborazione -dal concept fino al det-taglio architettonico significativo-, dicui il tema dell’edificio residenziale inparticolare propone un complesso esevero banco di prova come intersezio-ne di elementi plurimi ed eterogenei,anche contraddittori, da comporre esublimare, e come affrancamento dallarischiosa, meccanicistica rigidità mera-mente funzionalista o economicisticadella produzione edilizia corrente.L’unità residenziale integrataDidatticamente inteso come naturaleestensione, più complessa e dimensio-nalmente rilevante, del tema dell’abita-zione singola affrontato nell’anno prece-dente, magari aumentata dall’integra-zione con una piccola funzione pubblicadi servizio, il progetto di un edificio resi-denziale urbano integrato deve impe-gnare lo studente nella definizione di unmanufatto architettonico in cui concilia-re i temi compositivi contrapposti dellaunità funzionale individuale -la singola

cellula-alloggio e la piccola funzionespecialistica- con la struttura architetto-nica complessiva che li aduna, eserci-tandosi nella comprensione, gestione erisoluzione della relazione tra singolaritàed insieme, tra modello e consuetudine,tra ripetizione-iterazione e variazione, trarigidità regolatrici e flessibilità adattative,tra condizionamento tecnico-costruttivoe libertà formale nelle loro implicazionifunzionali, normative, tecnologico-strut-turali, segnico-linguistiche. A tal fine, laricerca più paradigmaticamente innova-tiva sul tema, a partire dal MovimentoModerno fino alla produzione contem-poranea, costituisce l’humus teorico eprogettuale da acquisire criticamente incontenuti, metodologie ed estetiche, ri-conoscendone il formidabile valore dioriginaria leva, di primario volano dellarivoluzione disciplinare a fondamentogenetico della nostra contemporaneitàculturale, tuttora chiave assolutamentepreponderante e decisiva della configu-razione fisica del mondo.DidatticaPrivilegiato e selezionato ambiente cul-turale di referenza, dunque, da metterein relazione/reazione con un reale e de-finito luogo di applicazione presceltonell’arco compreso tra contesti urbanifortemente sedimentati ed aree liberedi nuova edificazione. Luoghi ritenutitutti portatori di condizioni, forme, ca-ratteri, latenze assai individuati, conruolo di catalizzatori dell’esercizio dianalisi interpretativa a necessaria pre-messa della definizione del progetto intermini di relazioni planivolumetriche edi riferimenti ed istanze ambientali eformali verso cui prendere posizionedefinendo una proposta critica in formadi assonanza-dissonanza, di concilia-zione-opposizione, di armonizzazione-contrappunto. In definitiva, di respon-sabilizzazione verso una progressivachiarificazione della personale modali-tà di espressione del fare architetturacome pratica deputata e delegata allamodifica auspicabilmente sapiente e,perché no,creativa delmondo fisi-co, funzio-nale e sim-bolico-rap-presentativodi apparte-nenza. Pre-sa di coscienza dell’articolata comples-sità delle premesse sottese al processoprogettuale che, unitamente ad una ur-gente ed ineludibile necessità di effica-

(2004/06) è stato ritenuto di dover in-vertire la scelta precedente, nella con-vinzione definitiva che la sequenza te-matica rappresentata dal progetto diuna casa unifamiliare al primo anno, diuna unità d’abitazione integrata al se-condo anno, e infine di un’architetturaspecialistica al terzo consentano e ga-rantiscano al meglio una progressività

del cimentoin termini dicomplessi-tà tecnico-funzionale,di articola-zione spa-ziale, di ela-borazione

ed ideazione formale, sostanziata pe-raltro dal parallelo incremento di nozio-ni acquisite nelle altre discipline che nearricchisce gli strumenti di controllo edi enunciazione.È per queste ragioni che le pagine se-guenti riportano i lavori didattici relativia quest’ultimo assestamento, ed ine-renti appunto al campo tematico del-l’edificio residenziale urbano. Esito chesi giova degli effetti riverberati dall’ulte-riore lavoro di coordinamento orizzon-tale perseguito dai docenti di Laborato-rio per ciascun anno, finalizzato ad of-frire e garantire modalità analoghe diobiettivo, di organizzazione e di svolgi-mento della prova didattica, concorda-te soprattutto in termini di scala dimen-sionale dell’oggetto e di elaborati, perun giusto equilibrio tra l’assicurazionedoverosa di condizioni ed obiettivi dibase irrinunciabili ed equivalenti in ter-mini di esperienza formativa per tutti glistudenti, al di là del corso di iscrizione,e la salvaguardia legittima della piena

cia didattica –in sapere e tempistica-sotto forma di sempre maggiore essen-zializzazione del percorso formativo tra-mite integrazioni e/o riduzione di inse-gnamenti, dà chiarezza e necessità dimotivazione all’integrazione del Labora-torio 2 con il Modulo di Arredamentononché al coordinamento con il paralle-lo Corso di Urbanistica, in grado di illu-minarne i valori polari ma anche certa-mente complementari, per espanderneil fondo prospettico di inquadramento erestringerne il riverbero nei complemen-ti d’uso. Così, il secondo rafforza il suoapporto nella fase di avvio del Laborato-rio, inserendone i contenuti in un telaiodi supporto urbanistico all’impostazionein parallelo della soluzione architettoni-ca, mentre il primo, riferito all’alloggio oad una parte della funzione specialisti-ca, affronta analogamente il salto discala richiesto dall’implicita dotazionedi ogni interno di specifici componentiarredativi. La cui sistemazione efficien-temente organizzata, responsabile del-la configurazione conclusiva dello spa-zio campione, mira all’acquisizione diuna appropriata metodologia, delle mi-sure, delle scale e dei mezzi espressivipiù pertinenti, dei materiali e delle lorolavorazioni, della conoscenza del desi-gn industriale, sullo sfondo storico-cri-tico della specifica profondità culturaledella disciplina.A metà del viaggio triennale, il Labora-torio di Architettura 2 innesca dunquel’incrocio interattivo di tre fondamentalidiscipline progettuali tra loro, dimo-strando una possibilità di sinergia chesimuli, seppure in parte, nel senso dellasimultaneità trasversale e coordinata

tra mondiattigui, la ci-fra dell’am-piezza pro-blematicanecessariaper svilup-pare il pro-getto archi-

tettonico contemporaneo. Esercizio no-dale di sintesi, che potrebbe trovare nelconsolidamento di un unico e più co-spicuo “Laboratorio di Architettura 2 edUrbanistica” la sua esemplare e bari-centrica strutturazione ordinamentale,a significativo avanzamento nell’inno-vazione didattica che costituisce il faroorientativo del nuovo Corso di Laurea,in sintonia ineludibile con l’Umanesimoinarrestabilmente, radicalmente mo-derno in cui vuole immergersi.

Flaviano Maria Lorusso

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“La parola abitare qui significa qual-cosa di più che l’avere un tetto sullatesta e un certo numeri di metri quadria disposizione. Per prima cosa signifi-ca incontrare altri esseri umani perscambiare prodotti, idee e sentimenti,ossia per sperimentare la vita comemoltitudine di possibilità. In secondoluogo significa mettersi d’accordo conalcuni di loro, ossia accettare un certonumero di valori comuni. E infine si-gnifica essere se stessi ossia sceglie-re un piccolo mondo personale. Pos-siamo chiamare queste tre forme abi-tare collettivo, abitare pubblico,

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Carlo Canepari A.A. 2003-2006

MODULI DIDATTICI

Arredamento:Lapo Galluzzi A.A. 2005-2006

CORSI INTEGRATI

Fondamenti di Urbanistica:Carlo Carbone A.A. 2005-2006

Diritto per l’Edilizia e l’Urbanistica:Luciano Gallo A.A. 2005-2006

Collaboratori:Ugo Dattilo

Lapo GalluzziRiccardo Guidi

Francesco MaestrelliLuigi Zola

Carlo Canepari

Seminario di Colle Val D’Elsa,Responsabili: Lapo Galluzzi, Ugo Dattilo1Agnese GoriIntervento di nuova edificazione nell’area dell’exOspedale di San Lorenzo2Sara MaestriniIntervento di nuova edificazione nell’area dell’exOspedale di San Lorenzo

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abitare privato”. (Norberg-Schulz,L’abitare, Electa, Milano 1995).

Il seminario ha affrontato il tema del-l’abitazione con un duplice atteggia-mento: in primo luogo ha cercato difornire gli strumenti didattici di base,per garantire innanzitutto “un tettosulla testa e un certo numero di metriquadri a disposizione”, i secondo luo-go il tema dell’abitare è stato declina-to secondo le triade “collettivo, pub-blico, privato”.L’ area di progetto è situata a Colle ValD’Elsa, immediatamente a ridosso del-

la città murata. Il lotto è connotato dal-la presenza di tracce storiche di rile-vante importanza – quali le mura, i ba-stioni, e la presenza prepotente e im-portante dell’ospedale di San Lorenzo.È inoltre caratterizzato da un plus valo-re paesaggistico fornito dalla vista pa-noramica della valle sottostante.I progetti hanno affrontato pertanto –oltre che lo studio tipologico sulle abi-tazioni – sia il delicato tema dello spa-zio pubblico – attraverso lo studio dielementi urbani quali la piazza, i per-corsi, il dialogo con le viste panorami-che – sia il rapporto e il confronto con

le preesistenze storiche della città. Nelfar ciò il seminario ha evitato di fornireschemi aprioristici, cercando piuttostodi offrire gli strumenti per una riflessio-ne consapevole e un rapporto dialetti-co tra le parti.

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Fornire strumenti per una metodologiadi progetto che integri aspetti di ordinetecnico, funzionale e normativo a ri-flessioni in grado di formulare un’ideadi spazio tra architettura e città attra-verso un linguaggio interprete dellacontemporaneità.Il percorso progettuale si è svolto indue fasi.La prima ha coinvolto il gruppo di stu-denti per un approfondimento del si-stema residenziale in relazione a tema-tiche che, nascendo dalla città, pro-pongono il tema dell’abitare come unmicrocosmo urbano che amplifica la

Antonio Capestro

Progetto di un sistema residenziale sul LungarnoFerrucci, a Firenze1Palummo DeboraPicozzi RacheleRoselli Laura2La Greca ChristianLebaschi GhazalehMezzanotte MichelaMorabito Caterina

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propria singolarità nel rapporto con ilcontesto. Partendo da una verifica del-le previsioni del PRG, è stata elaboratauna forma del progetto valutando i si-stemi principali che le danno struttura:ruolo e articolazione degli spazi pubbli-ci e privati, recupero e ripensamentodelle attività, rapporto con infrastruttu-re e collegamenti carrabili e pedonali,interazione fisica e percettiva con l’am-biente naturale costruito (argini e rivadel fiume Arno, cinta collinare, scorcisulla città storica e sui suoi monumen-ti). Queste riflessioni sono state elabo-rate, in scala 1:500, attraverso la defini-

zione di un plastico corredato da sezio-ni ambientali e da schemi distributivi ditutti i livelli. Questa fase è stata suppor-tata da un confronto continuo con i do-centi attraverso lezioni, revisioni e di-battiti, ha favorito l’interazione all’inter-no del gruppo e tra i gruppi e si èconclusa con una presentazione delproprio lavoro al Laboratorio.La seconda fase ha approfondito le te-matiche progettuali in scala 1:200 conun lavoro di gruppo, fino a scenderead una scala di dettaglio di una unitàresidenziale, svolta dal singolo stu-dente. In particolare nella scala 1:200

è stata verificato il linguaggio architet-tonico e l’esperienza spaziale che ilprogetto ha voluto approfondire tra ar-chitettura, città e paesaggio. Nellascala 1:50 sono state studiate le inter-ferenze e le relazioni tra oggetto d’usoe architettura come parte di un unicoprocesso spaziale. In questa fase èstato prodotto un plastico con pianteprospetti e sezioni in scala 1:200, unao più tavole sulla organizzazione e sul-la ambientazione interna.

Abitare sull’Arno

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Antonio Capestro A.A. 2004-2006

MODULI DIDATTICI

Arredamento:Cinzia Palumbo A.A. 2004-2006

Collaboratori:Fulvio De CarolisMassimo FabbriMorenica Grassi

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Le sequenze didattiche svolte hannofavorito una buona presa di coscienzadel rapporto tra le varie componentianalitiche e propositive del processoprogettuale. In particolare i temi dellelezioni sono stati articolati sulla com-plessità delle relazioni tra i dati “funzio-nali”, il contesto sia socio-culturale chefisico-ambientale, le tecnologie, la nor-mativa, i rapporti di scala, la “forma”nelle sue implicazioni presenti lungol’arco progettuale e come prodotto fi-nale del progetto.Il tema progettuale riguarda un insiemedi opere con discreto grado di com-

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Paolo Iannone A.A. 2005-2006

MODULI DIDATTICI

Arredamento:Massimo Gasperini A.A. 2005-2006

Collaboratori:Luca Facchini

Federico FaraoniStefano Gambacciani

Paolo Iannone

1Prima Esercitazione - “happening”2L’area e gli allievi3Plastici finali del laboratorio4Elaborati e plastici finaliA - Morandi Andrea e Pretto DavideB - Barucci Matteo, Brilli Thomas e Trilli Mirko

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plessità atte a esorcizzare la soluzionedi continuità tra un grande “segno” ur-bano (l’alveo coperto del fiume Affrico)e l’Arno con le sue opposte sponde;tema “urbano” e architettonico al con-tempo che ha favorito un dialogo posi-tivo tra ambiti disciplinari diversi, favori-to dalla sperimentazione in atto dei dueCorsi integrati di Laboratorio di Archi-tettura e Urbanistica.Inoltre le fasi progettuali relative alle te-matiche proposte, (piccola struttura ri-cettiva, sala congressi, strutture per iltempo libero, attraversamento pedonaledel fiume e sistemazione delle sponde

nelle aree adiacenti) concernenti sostan-zialmente la previsione di un quadro ge-nerale di riferimento e la progettazionedei singoli interventi, non sono distintinettamente ma crescono insieme, in unasincronia interscalare con un processoiterativo sempre più raffinato. A tale pro-posito il modulo di arredamento ha con-tribuito con lezioni ed esercitazioni acondividere e consolidare l’interdiscipli-narietà caratterizzante il Laboratorioconsiderando il proprio ruolo come mo-mento di compensazione, integrazioneed esaltazione dell’Architettura.È interessante come i singoli progetti fi-

nali risultino (merito anche della forma-zione di piccoli gruppi di lavoro) coe-renti con la linea generale che il Labora-torio ha proposto come obiettivo di “ri-cerca”: la contemporanea presenza einterrelazione di diverse culture o, me-glio, “interpretazioni culturali” dellospazio architettonico dell’uomo del 21°secolo secondo un ventaglio ampio maselezionato di sistemi di approccio lin-guistico innovativi e al contempo sensi-bili alla rivisitazione non solo citazioni-stica degli esiti significativi delle corren-ti architettoniche e, più in generale“artistiche” del secolo scorso.

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Un riscoperto rapporto tra la città e ilsuo fiume ha stimolato gli studenti allaricerca di sequenze tematiche, inter-pretate attraverso lo studio di modellidi aggregazione tridimensionali. Nelpercorso progettuale sono stati cosìaccentuati alcuni passaggi strategici,con lo scopo prioritario di spostarel’attenzione dello studente dagli og-getti alle relazioni tra di essi. La ricercadei criteri di assemblaggio delle unitàresidenziali ha così portato alla forma-zione di organismi complessi, evitan-do il rischio di logiche “estrusive” di“meccanismi distributivi” concepiti

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 2DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica I:Nicoletta Novelli A.A. 2004-2006

MODULI DIDATTICI

Arredamento:Alessandro Lucchi A.A. 2004-2006

CORSI INTEGRATI

Fondamenti di Urbanistica:Giuseppe De Luca A.A. 2005-2006Diritto per l’Edilizia e l’Urbanistica:

Andrea Torricelli A.A. 2005-2006Collaboratori:

Francesco Bartolozzi, Luca BevilacquaDario Bertini, Monia Boccali Roviglioni

David Margheriti, Andrea Mezzedimi, Giacomo MorelliConsulenti:

Roberto Melosi e Luigi Pingitore (UERP di Firenze)

Nicoletta Novelli

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nella sola dimensione planimetrica.La possibilità, poi, di unità residenziali“a più stelle”, coerentemente alla piùinnovativa ricerca e pratica contempo-ranea sui modi del vivere comunitario,ha spronato maggiormente alla ricercadi complessi residenziali dove la mag-giore qualità dell’abitare fosse misura-ta in valore spaziale.Nell’isolato con il cuore d’acqua allePiagge o nella stretta fascia del co-struito compresso dalla collina verso ilfiume, nel lungarno Ferrucci, le elabo-razioni progettali sono state declinatesecondo temi contemporanei, quali

trasparenze, traslazioni, gradienti didensità, connessioni materiche, tra-sposizioni naturalistiche…Sintesi improvvise ed inaspettate, sti-molanti per docenti e discenti, hannoinoltre arricchito il percorso didattico,come nel caso dell’esercitazione sulprototipo “I_home”, progettato daglistudenti e dai docenti dall’Università diMonaco. Il prototipo, prima studiatonella funzionalità dei suoi spazi minimiestremi, è stato poi aggregato attra-verso la flessibilità di una economicacarpenteria metallica. Nello studio ditali sistemi di assemblaggio, dall’inti-

mità di sorta di “unità di vicinato” allageometria iperspaziale del “Tesse-ract”, si è di fatto ripercorso la storiadei principali criteri distributivi.L’architettura rappresentata comespazio di vita collettiva testimonia lavivacità progettuale con cui gli studen-ti hanno reagito alle stimolazioni datedal laboratorio.

Sul fiume, operativamente:residenza aggregata “a più stelle”

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1Francesca Paganelli, Ezio Riolo, Devid Tabani,Emanuele NotariArea di studio: Lungarno Ferrucci2Salvatore Lerose, Veronica Fiorini, Aygun Guric,Valentina Mazzantini, Karolina Svahn, Yasemin CelikArea di studio: Le Piagge3 - 4Veronica Fiorini, Valentina Mazzantini,Aygun Guric, Stathis KatomerisStudi di aggregazione del prototipo “I_homes”,casa per studenti progettata dall’Università diMonaco (coordinamento Prof. Richard Horden,direttore progetto Lydia Haack, committentiStudentenwerk München)

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Orizzonti formativiIl Laboratorio di Architettura 3 completail percorso didattico di 6 semestri del ci-clo triennale. Ai corsi di Progettazionearchitettonica e Caratteri distributivicompete un ruolo quasi analogo ad unaresa dei conti. Questo risultato proget-tuale che precede la tesi di laurea costi-tuisce infatti un solido punto d’ancorag-gio e prepara una prima sintesi cogniti-va, poiché l’allievo vede davanti a sé,per la seconda volta dopo l’esame dimaturità, una curva del proprio futuro.L’impianto dei 5 Laboratori si presentacon un’impalcatura predefinita. I gruppio unità di lavoro hanno in comune temagenerale (edificio specialistico), dimen-sioni dell’intervento e modalità di esa-me (scale, formati, numero tavole). Purnelle rispettive autonomie, il program-ma didattico è articolato in fasi e sullaverifica diretta delle responsabilità o sesi vuole, sull’auto-descrizione, dato cheper il laureando la “cultura” del proget-to da questo momento in poi ricopriràun ruolo cruciale e rappresenterà unascelta personale, non una costrizione oun debito formativo.I tempi brevi del Laboratorio hanno fi-nito con l’anticipare l’ora della svegliaper insegnanti ed allievi. L’impegnonell’esplorazione, la ricerca di analogiee corrispondenze che supportano ilpensiero progettuale, il concentrarsisui procedimenti formali, strutturali,tecnico-costruttivi, sono state le basinon negoziabili di un orizzonte dellaformazione fondato su interessi ecompetenze sempre più estesi e varie-gati che in parte sfuggono al mercato“locale”. È ormai la realtà europea, vi-cina ed accessibile, a fare da sfondo aiprofili professionali. Tirocini internazio-

Corso di Laurea in Scienze dell’ArchitetturaLaboratorio di Architettura 3

GenesiDa questa postazione la scelta di un li-vellamento verso il basso della qualitàdell’apprendimento, con l’obiettivo disfornare laureati a basso costo concompetenze generiche è stata consi-derata affatto fuorviante, quasi unaprovocazione per affinare invece me-todi e contenuti, tagliando gli “sprechi”formativi. Innestato nel corpo diun’esperienza progettuale sulle unitàd’abitazione (2° anno) il Laboratorio diArchitettura 3 ha tematizzato il proget-to dell’edificio, inteso:1) come obiettivo capace di dar sensocompiuto a connessioni reali (conte-sto), legando insieme un’ampia gam-ma di condizioni e situazioni di estre-ma concretezza;2) come tramite per un approfondi-mento delle filosofie del Comporre edelle Tendenze in atto nella cultura ar-chitettonica contemporanea.La mobilità è stata casualmente raffor-zata dallo slittamento di alcuni docenti(tra cui il sottoscritto) per motivi di cre-scente affollamento del corso di laureaappena avviato. A posteriori tali scon-finamenti sembrano aver trasferitocompiti e scelte su un piano sempremeno arbitrario, favorendo quasi perinerzia un work in progress.In definitiva l’allievo ha selezionato o

evitato consapevolmente gli insegnantifino dal secondo anno, quasi si trattas-se di riflettere sulle aspirazioni persona-li e/o di valutare affinità e parentele.PasswordsIl primo aspetto da mettere in evidenzaè la preoccupazione che ha unito il La-boratorio: definire limiti reali e virtualidi questa prima sintesi cognitiva,sconfessando il principio di genericitàper disattivarne la potenziale carica di-

struttiva. Questione essenziale allaconclusione logica di un risultato pro-gettuale da lasciarsi alle spalle, ma chenon dovrà sancire una frattura nettacon esiti ed obiettivi futuri. Anche senessun discorso può essere completa-to in questa sede, è certo che continui-tà e discontinuità si sono combinate,alternate e sovrapposte a livello peda-gogico, perché di fatto il ciclo triennaleche si prefigurava compiuto con scar-se prospettive di sviluppo, oggi nel90% dei casi si “apre” alla specialisticasotto condizione.Nel gioco complicato di cause ed effettiquesta duplice finalità ha oggettivato:a) una ricerca di legittimità funzionale,spaziale, testuale dei significati archi-tettonici in qualità di operazioni coordi-nate per la realizzazione di proposte neitermini di chiarezza concettuale, di lin-guaggio e di specificazione della forma;b) un dispositivo processo-progettoche non implichi, in una fase delicatis-sima dell’apprendimento, né la tra-smissione forzata di una dipendenzaculturale, né automatismi o dogmi, népossa farsi portatore di verità general-mente valide ed estensibili, bensì ge-neri soltanto dei Modi.c) un’operatività concreta che non elu-da lo spessore e la molteplicità delleindicazioni al margine di un progetto edove siano compresenti i connotati direlazione del fatto architettonico conl’ambiente (nozione topologica di spa-zio e dimensione), di connessione traforma ed uso e di corrispondenza tra“segno” e realtà costruttiva, vaglian-done le articolazioni.L’edificio specialisticoPur con particolarità ed in “situazioni”diverse, questo tema generale dei La-

boratori ha supportato quel difficilepassaggio tra astrazione e configura-zione di uno spazio costruito. L’archi-tettura del “pezzo” unico consente dilegare tra loro attività e funzioni prima-rie. Nello stesso tempo la semplifica-zione, la riduzione e, di conseguenza, ladefinizione di elementi misurabili pos-sono produrre delle vere e proprie sug-gestioni in cui precipitano azione e ri-flessione. La scelta di un’area da edifi-care, di un “oggetto” da completare odampliare fornivano una cifra limitata divincoli, consentendo così di focalizzarel’attenzione sul concept, sui layers delprogetto, sulla Forma del nuovo edifi-cio. Nello stesso tempo i temi specifi-ci (il Padiglione, la Biblioteca, il Mu-seo ecc...) offrivano interessi compo-sti di per sé: a) perché implicano dasempre un legame interattivo con iltempo e il luogo di una città o un terri-torio; b) per la loro vocazione storicadi manufatti atti a farsi interpreti e te-stimoni di un rinnovamento; c) perchéappartengono ad un mondo soggetti-vo di risonanze e rispecchiamenti (lin-guistici, figurativi) destinati a crescereed a moltiplicarsi nel tempo.Didattica del progettoLa difficoltà da superare è stata e saràsempre la programmazione, giacchéalla struttura di un Laboratorio di Archi-

tettura condensato in un semestresono saldati orari e tempi di percorren-za. Ciò significa che la progettualità ca-lamiterà l’attenzione e coronerà un’at-tesa, senza sconfinare in una seduzio-ne infinita. Dovrà sì spaziare ma ancheauto-limitarsi, trovando una proprialunghezza d’onda. Progettare è comescrivere: come la scrittura è riscrittura,è cercare di guidare l’opera verso il pro-prio centro. Dunque il progetto d’archi-tettura è riscrittura continua, spinta ver-so un risultato impossibile da scalfire;fino al punto, cioè, in cui diventa impos-sibile aggiungere o togliere qualcosa.Queste limitazioni sono “strumentali”al progetto del terzo anno e lo chiudo-no nel proprio spazio. Ma se da un latoescludono le divagazioni, non devonotuttavia indurci a comprimere gli inte-ressi, spostando opportunisticamente

nali, masters, workshops e stages in-troducono una complessità prossimaventura tutta da governare: quella del-le interferenze disciplinari.Di fatto per una generazione di giovani21enni, pressata da una logica occu-pazionale, ma alla ricerca di professio-nalità “altre”, più mirate, diventa im-portante sfruttare tutte le potenzialitàdi quest’esperienza e costruire il pro-prio circuito di crescita.Il Laboratorio di Architettura 3 non hatentato di comporre tale dissidio; anzilo ha fatto avvertire, conferendoglimassima visibilità ed assumendo unacolorazione ibrida, pur senza toccare ifondamenti teorico applicativi che lo

caratterizzano. La base comune che siè creata e ha, positivamente, coinvoltotutti è una piattaforma disciplinare fon-data sul confronto “aperto”, sulla spe-rimentazione didattica che pone in es-sere anche un’operazione di ordina-mento conoscitivo e di vaglio critico.Essa induce ad una conversione atten-ta e consapevole, poiché le flessibili,talvolta caotiche offerte del mercato ri-chiedono quanto meno una profondasensibilizzazione. La tempestività deicambiamenti imporrebbe un dialogocontinuo, un’auto-promozione perma-nente in grado di interpretare di voltain volta le sfide della professione.

l’accento su un comodo approccioche mortifichi l’ispirazione o le aspira-zioni, ormai bandito quasi ovunquecon buona pace dei suoi sostenitori.L’unità di intenti tra i Laboratori è fon-data sulla gara, sull’aria che si respira,sull’istigazione a pensare, architettan-do il presente e quanto lo circonda. Adandare in pezzi è stata l’idea di un’ar-chitettura che non vuole condividere ilmondo o non si propone di capirlo. Asparire definitivamente dalla scena èstato l’avvertimento di Vitruvio: “que-ste forme non esistono, non possonoesistere e non sono mai esistite”.Perché l’intenzione è affatto diversa: farconoscere ed assimilare lo spirito di unaModernità scevra da pregiudizi intellet-tuali. Ed è fuor di dubbio che la decisio-ne di esplorare gli itinerari del progettocontemporaneo ha spinto questa finali-tà dell’architettura a guardare “oltre”; aconsiderare aspetti inerenti all’uso dellospazio, a confrontare qui e ora le inter-relazioni tra interno ed esterno, tra pub-blico e privato. Il “fare” concettualizza ipropri assunti ma si confronta con la re-altà, anche con la sua fragilità e perfinocon le sue poetiche, nel tentativo di co-glierne lineamenti, motivazioni e perchéno, provocazioni.Sappiamo da tanti indizi che l’allievoarchitetto, posto di fronte all’ostacolodella tesi di laurea, avverte il bisognodi trovare un “Modo”. Lo cerca contutte le forze, talvolta inconsapevol-mente, tentando di capire a quali for-me corrispondono idealmente pensierie desideri. E quel modo di architettarediventerà un mattone di un Modo piùgrande, quello di vivere. È in questosenso che la materia prima su cui siopera è, ancora una volta, la nostra eci mette costantemente alla prova. Misembra che il grado zero di una pro-gettazione che vuole misurarsi con lacontemporaneità, accennato da Bre-schi tra le righe, stia entrando a cinqueanni di distanza quasi a pieno regime.Concepire il progetto non soltantocome atto di conoscenza della realtà,ma anche come una riflessione sull’es-sere, ci pare offra buone prospettive diarricchimento sul piano della matura-zione intellettuale. La Koinè non è piùl’obiettivo, anzi: la necessità di indaga-re, interpretare i segnali della nostraModernità con le sue inquietudini eti-che ed estetiche, impone un saperefuturo che non riduca le Scienze del-l’Architettura ad uno sterile apprendi-mento di formule e regole.

Marino Moretti

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Il progetto di un edificio a funzionespecialistica costituisce l’eserciziopiù appropriato per affrontare unadelle applicazioni fondamentali del-l’arte architettonica, nella quale alcunitra i suoi più alti valori funzionali, co-struttivi, simbolici ed estetici si adu-nano nella configurazione della singo-larità architettonica di pregio. Valoriche il corso ha ispirato come espres-sione della più piena contemporanei-tà culturale, in quanto imprescindibilesistema di riferimento in termini diconcetti , strumenti e l inguaggiespressivi del nostro contesto più au-

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Flaviano Maria Lorusso A.A. 2004-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Distributivi:Gholam Reza Massoud Ansari A.A. 2004-2006

Collaboratori:Nicola Becagli

Francesco DeriuAlessio Gai

Teresa NocentiniDaniela Biordi

Elena Incerti

Flaviano Maria Lorusso

1 - 2Pietro Cozzi3 - 4Matteo Calestrini5 - 6Dario Cesare7 - 8Stefania Gori

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tenticamente vitale e progressivo.Il tema di una struttura espositivo-museale si offre come occasione at-tualissima di espressione collettiva,sorta di museum boom (Luca BassoPeressut): tra tempio della religionelaica dell’arte (Tom Wolfe) e macchi-na, tra istituzione e magazzino del ve-dere, essa rappresenta uno degli api-ci di ideazione e figurazione innovati-ve dell’architettura d’oggi.Così, l’ipotesi di una Galleria-Museodella nostra Facoltà è stata propostacome tema di diretta immedesimazio-ne immaginifica, per progettare uno

specifico spazio-laboratorio-vetrinaattraverso cui poterla relazionare almondo esterno, come luogo docu-mentario sulla propria memoria stori-ca nonché officina espressiva e spa-zio espositivo dell’attività didattica edi ricerca dei suoi protagonisti: i do-centi e gli studenti. Sua collocazione,naturale e “virtuale”, il sedime delmuro diroccato sul confine tra S. Ver-diana e Piazza Ghiberti. Obiettivocompositivo, la configurazione di unedificio dimensionalmente contenuto,morfologicamente semplice, funzio-nalmente specializzato ed integrato,

dotato di forte carattere spaziale esimbolico-estetico, sia interno che ri-spetto allo spazio urbano della piaz-za. Steps mensili hanno scandito egarantito la maturazione e l’esito neitempi prescritti, attraverso molteplicimodelli in scala 1:200 verificati sulplastico di base realizzato in comunee modello finale in scala 1:100, perdefinire, insieme alle tavole grafiche,la figurazione appassionata del pro-prio desiderio, in contrappunto, diuno spazio assolutamente contempo-raneo per la propria scuola, disegnan-done altresì l’insegna-logo GFA.

GFA - Galleria Facoltà Architettura

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Il Laboratorio di architettura III E haproposto nel l ’anno accademico2005/2006 la progettazione del Mu-seo del Viaggio , pensato comeespansione dell’ex-colonia Olivetti aMarinella di Sarzana, che ospitasseal suo interno anche una struttura ri-cettiva orientata ad un target di gio-vani viaggiatori.L’interessante contributo fornito ne-gli ultimi anni dalle architetture mu-seali ha permesso al corso di inserirela tematica nel dibattito architettoni-co contemporaneo trattando sia lascala di dettaglio sia gli interventi alla

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Eugenio Martera A.A. 2005-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Distributivi:Giorgio Furter A.A. 2005-2006

Collaboratori:Colomba PecchioliEugenio Pandolfini

Giacomo BenvenutiFrancesco Floridi

Eugenio Martera

Dario PedrabissiMuv- Il Museo del Viaggio nell’ex colonia Olivetti,Sarzana1Sezione trasversale2 - 4Viste esterne5 - 8Viste interne

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scala urbana. L’architettura speciali-stica proposta è stata inquadrata inun’ottica tendente a farle perdere letradizionali connotazioni di ‘scala’per abbracciare la disciplina in modotrasversale, dal progetto architetto-nico a quello urbano. All’interno dellatematica generale sono state appro-fondite in sede teorica e di ricercaapplicata progetti museografici e distrutture ricettive o residenziali so-prattutto per quel che riguarda il re-cupero di manufatti esistenti e il rap-porto tra questi con interventi di am-pliamento. Questa ipotesi didattica

ha permesso allo studente di lavora-re su un’ esperienza formativa cheinclude due dei caratteri fondamen-tali della progettazione architettoni-ca contemporanea. Il primo, chescardina il concetto di edificio mono-funzionale, è proprio quello legatoalla funzione-museo nella progetta-zione contemporanea, che tendesempre più ad includere altre funzio-ni per integrarsi con la complessitàdel tessuto urbano e sociale contem-poraneo. Il secondo è il rapporto travecchio e nuovo: l’esperienza richie-sta indica un raddoppio dell’esisten-

te teso alla definizione di un nuovoorganismo che coinvolga la preesi-stenza in un processo di rigenerazio-ne innescato dall’inserimento di unanuova struttura.

Muv - Il Museo del Viaggio

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Il padiglione per le sue caratteristiche èinteso come un modello-prototipo,dunque come un oggetto privilegiato. Ilsuo legame “amoroso” e confidenzialecon un universo a soggetto, la Moda e isuoi Marchi raduna concetti e significatidestinati a influenzarne l’architettura.Nel bisogno di esibire prodotti, comuni-care atteggiamenti, evocare atmosfere,ogni stagione la Moda rinnova il propriostile e, in carenza di reali innovazioni,trova supporto nell’immaginario dellearti che le conferiscono un alone di mo-dernità. Una volta, quando era “altaModa” ha cercato affinità con arti figu-

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Marino Moretti A.A. 2004-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Distributivi:Claudio De Filippi A.A. 2004-2006

Collaboratori:Marco Bartolini

Dario BiondoAdriano Ferrara

Fabio ForconiRoberto Frosali

Domenico MinguzziGiovanni Todesca

Roberto Vangeli

Marino Moretti

Progetto di un Padiglione per l’EsposizioneInternazionale della Moda (Modexpo)nell’area Ex Leopolda a Firenze1Modexpo: quicklist2Eleonora CaudaiPadiglione PradaA.A. 2004-20053Dario ArnonePadiglione YamamotoA.A. 2004-2005

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rative, fotografia, cinema; poi, nel pas-saggio al prêt à porter come fenomenoindustriale e di massa si è orientata, daun lato, sulla progettazione di interniper la realizzazione di nuovi spazi com-merciali, dall’altro verso il disegno indu-striale fino a diventare co-protagonista(total living); infine, e la straordinaria ri-cerca in Mostra al Moka di Los Angelesne storicizza i legami ormai indissolubi-li, il fashion system ha investito ingentimezzi inaugurando una stagione degliamori con la sperimentazione architet-tonica e tecnologica contemporanee.Su tali premesse il progetto del padi-

glione espositivo si è sviluppato conpassaggi e richiami volti a trasformare,attraverso operazioni concettuali, sem-plici elementi geometrici in forme signi-ficanti della spazialità architettonica.Nell’identificarsi con l’involucro e il suoesterno tramite percorsi e collegamen-ti, introspezioni e preclusioni, l’Interno èstato l’elemento generatore dell’archi-tettura formando il corpo dei significatie requisiti che il tema richiedeva. Que-st’intenzionalità ha consentito all’allie-vo architetto di conseguire risultati “ori-ginali” e personali corredati da appro-fondimenti specifici su colori, materiali,

dettagli tecnico-costruttivi.Sul piano della costruzione logica ilprogetto dell’edificio segue la strutturanarrativa: si lega al marchio e alla suaproduzione e lo descrive; cioè lo “rap-presenta” a tutti gli effetti. Il Padiglione,concepito per Mostrare i prodotti dimoda, diviene anche una macchina vi-suale e spaziale per ospitare azioni edallestire eventi. Il dialogo culturaleModa-Architettura (corporate culture)nel mirare a un risultato unitario ha gio-cato così un ruolo decisivo, aprendonuovi e insospettabili scenari.

Claudio De Filippi

Modexpo

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La “traduzione” dell’idea compositivain progetto d’architettura è l’esperien-za didattica proposta; la ricezione el’individuazione delle potenzialità e vo-cazionalità di un luogo, sono le pre-messe iniziali, a partire dalla riconosci-bilità delle qualità intrinseche nell’esi-stente, viste come promotrici di unaqualità in divenire, in cui le tracce delpassato e la proposta del nuovo sicontaminano vicedevolmente. La pro-pensione disciplinare è perciò tesa allaprogettazione d’opere autenticamen-te radicate nei luoghi e nel tempod’appartenenza, in quanto ”espressio-

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 3DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica II:Claudio Zanirato A.A. 2004-2006

MODULI DIDATTICI

Caratteri Distributivi:Grazia Gobbi Sica A.A. 2004-2005

Alessandro Rosselli A.A. 2005-2006Collaboratori:

Maria Rita ScappiniCarlo Antonelli

Claudio Zanirato

1Fabrizio FrassinettiIntervento di sostituzione ediliziain via De’ Carracci a BolognaA.A. 2004-20052Luca AgostinoIntervento ricettivo-museale a PortoferraioA.A. 2005-2006

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ne alta” della contemporaneità e dellasua traduzione culturale, attraversol’interpretazione critica del contesto diriferimento. L’architettura, quindi, èproposta come elemento costitutivodel paesaggio, naturale o urbano chesia, ed il progetto rappresenta il pro-cesso di definizione di uno “scenario”relazionale che deve scaturire dalladialettica tra struttura funzionale edimmagine percettiva.Gli “elementi costitutivi” dell’architet-tura sono pertanto i capisaldi del per-corso progettuale che si deve articola-re liberamente alla ricerca di un possi-

bile “scenario” trasformativo. Il pro-getto diviene così l’approfondimentodi un rapporto interdisciplinare tra lanatura di un luogo e la costruzione diuna sua possibile immagine evocativa-trasformativa, coerentemente “costi-tuita” per componenti elementari, in-terrelazionati tra loro col tramite dellacomposizione architettonica. Le “co-noscenze” dei luoghi come premessadi continuità dialettica, il “tematismo”dell’ideazione come soggetto di tra-smissibilità di contenuti comunicativi,il “lessico” disciplinare come necessa-ria scelta linguistica dell’espressività,

sono le tappe fondamentali di un’ela-borazione progettuale di una “latenza”a cui dare l’evidenza e la sostanza del-l’architettura.

Progetto e trasformazione

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE - DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURADirettore - Ulisse Tramonti - Sezione Architettura e Città - Loris Macci, Piero Paoli, Ulisse Tramonti, Alberto Baratelli, Antonella Cortesi, Andrea DelBono, Paolo Galli, Maria Gabriella Pinagli, Mario Preti, Antonio Capestro, Enzo Crestini, Fabio Fabbrizzi, Renzo Marzocchi, Andrea Ricci, ClaudioZanirato - Sezione Architettura e Contesto - Adolfo Natalini, Giancarlo Cataldi, Pierfilippo Checchi, Stefano Chieffi, Benedetto Di Cristina, GianLuigi Maffei, Guido Spezza, Virginia Stefanelli, Fabrizio Arrigoni, Gianni Cavallina, Piero Degl’Innocenti, Grazia Gobbi Sica, Carlo Mocenni, PaoloPuccetti - Sezione Architettura e Disegno - Maria Teresa Bartoli, Marco Bini, Roberto Corazzi, Emma Mandelli, Stefano Bertocci, Marco Cardini,Marco Jaff, Grazia Tucci, Barbara Aterini, Alessandro Bellini, Gilberto Campani, Carmela Crescenzi, Giovanni Pratesi, Enrico Puliti, Paola Puma,Marcello Scalzo, Marco Vannucchi, Giorgio Verdiani - Sezione Architettura e Innovazione - Roberto Berardi, Alberto Breschi, Antonio D’Auria,Marino Moretti, Laura Andreini, Flaviano Maria Lorusso, Vittorio Pannocchia, Marco Tamino - Sezione I luoghi dell’Architettura - Maria GraziaEccheli, Fabrizio Rossi Prodi, Paolo Zermani, Fabio Capanni, Francesco Collotti, Alberto Manfredini, Giacomo Pirazzoli, Elisabetta Agostini, MauroAlpini, Andrea Volpe - Laboratorio di rilievo - Mauro Giannini - Laboratorio fotografico - Edmondo Lisi - Centro di editoria - Massimo Battista -Centro di documentazione - Laura Maria Velatta - Assistente Tecnico - Franco Bovo - Responsabile gestionale - Manola Lucchesi - Amministrazionecontabile - Carletta Scano, Debora Cambi - Segreteria - Gioi Gonnella - Segreteria studenti - Grazia Poli