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FABI Giovani Febbraio/Marzo 2015 MARE IN …remo a una serie di convegni in giro per il mondo, per...

Date post: 21-Aug-2020
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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected] Febbraio/Marzo 2015 ATTUALITÀ No al ricatto di ABI ATTUALITÀ Giovani, l’altra faccia della medaglia WELFARE FAQ MARE IN TEMPESTA
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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione acura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunaledi Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile:Lando Maria Sileoni

a cura del Coordinamento FABI Giovani [email protected]/Marzo 2015

ATTUALITÀNo al ricatto di ABI

ATTUALITÀGiovani, l’altra facciadella medaglia

WELFAREFAQ

MARE IN TEMPESTA

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03 EDITORIALEMare in tempesta

04 SCALA 40Talent garden

07 ATTUALITÀNo al ricatto di ABI

08 ATTUALITÀL’altra faccia della medaglia

10 SICUREZZAPostura al videoterminale

11 WELFAREFAQ

12 MARKETINGNuovi confini aziendali:gli enterprise social

14 POETRY CORNERIl bombardamento di Adrianopoli

16 LETTERATURASe questo è un uomodi Primo Levi

18 MUSICA & CONCERTICarmen Consoli / L’abitudine di tornare

19 CINEMAPride

20 GIOVANI, ARTE, LAVOROStefano Bolcato / Le faremo sapere

21 SPORTIl basket in Italia: dalla NBA a Gentilee Della Valle

22 ENOGASTRONOMIAVeneto: identità e tradizione

25 CITAZIONI

Direttore ResponsabileLando Maria Sileoni

Capo RedattoreLodovico Antonini

Comitato di RedazioneMattia PariPierluigi AielloRiccardo BarabaniWladimir BrottoSimone CapuaniGiovanni CorsaroAlessandro De RiccardisElisa Bianca GallinaroRoberto InchiappaGiorgio IsabellaAlberto LodaSimona MisticoniFederico MostaccioElio SfarraCaterina StramengaGiuseppe TaorminaAlessandra VanonciniMaria Chiara Wang

CollaboratoriFlavia GamberaleSimona SacconiDemetra

EditingSimona Sacconi

Grafica di copertinaSilvia Catalucci

Edizione webMarco Ammendola

ImpaginazioneOrione. Cultura, lavoroe comunicazione

CONTATTACI: [email protected]

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3EditorialeFebbraio / Marzo 2015

di Mattia PariCoordinatore Nazionale FABI GiovaniditorialeE

Il 30 gennaio è stato come trasformarsi in un marein tempesta. Un oceano colorato che ha invaso stra-de e piazze, inondando i luoghi comuni sui presunti

agi del nostro mestiere. Abbiamo affogato l’ipocrisiadi quei banchieri che ci accusano di essere anacroni-stici, sbattendoli di fronte alla realtà di una piazza chesi ribella e si rifiuta di continuare ad essere il voltodegli errori dei troppi top manager dai pensieri corti.Abbiamo esibito magliette con la scritta “io non sonoun banchiere”, per ribadire all’opinione pubblica unadifferenza di sostanza che deve diventare la base diun percorso di alleanze. In piazza c’erano poche cra-vatte, perché l’oggetto che di più ha caratterizzatonell’immaginario collettivo il nostro lavoro per tantianni si è trasformato in un cappio ed ora, vorrebberoanche tramutarlo in un guinzaglio. Già, perché senzaun contratto non avremo diritti e non potremo piùdecidere con la nostra coscienza durante l’eserciziodel nostro lavoro e questo è un pericolo non soltantoper noi, ma per l’intera società civile.Quello che sta accadendo ai bancari è molto grave enon può e non deve essere isolato. Siamo una catego-ria che negli ultimi anni si è aperta tantissimo ed è ar-rivata addirittura a proporre un nuovo modello di

MARE IN TEMPESTA

IL 30 GENNAIO ABBIAMOAFFOGATO L’IPOCRISIA DI QUEI

BANCHIERI CHE CI ACCUSANO DIESSERE ANACRONISTICI,

SBATTENDOLI DI FRONTE ALLAREALTÀ DI UNA PIAZZA CHE SI

RIBELLA E SI RIFIUTA DICONTINUARE AD ESSERE IL VOLTODEGLI ERRORI DEI TROPPI TOPMANAGER DAI PENSIERI CORTI

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banca al servizio dell’occupazione edel Paese. Abbiamo proposto, cioè,di cambiare il modello di sviluppopartendo dal motore e ci siamo messia disposizione, come categoria, perfare la nostra parte.Le piazze che abbiamo invaso comeun’onda imprevista hanno meravi-gliato tutti, forse persino noi stessi.Un mare mosso che si è alzato conl’orgoglio di rappresentare l’anello dicongiunzione tra il sistema finanzia-rio e la società civile e la rabbia di chirifiuta di essere una cavia su cui te-stare modelli economici scopiazzati(male) dai salotti comodi degli ana-listi creativi. Abbiamo nuotato in mezzo alla follacon la consapevolezza di essere piùdi noi stessi e più di una sola catego-ria. Abbiamo nuotato affermando,ancora una volta, l’orgoglio della no-stra storia di lotta e rivendicando unfuturo possibile per tutti.In piazza c’erano anche tanti giovani,mai abbastanza però. Perché dobbia-mo essere i primi a lottare per co-struire il nostro futuro. Dobbiamodare forma alla nostra immaginazio-ne, perché la realtà non può e nondeve essere soltanto tragedia. Io,mentre parlavo dal palco di Raven-na, ho immaginato la piazza comeuna grande onda di pensieri inarre-stabili pronta a travolgere e conta-minare con la sola forza delle ideel’arroganza dei banchieri, inondaredi buon senso le tappezzerie dei sa-lotti buoni, bagnare di responsabilitàgli arazzi e dare una nuova forma allarealtà. Una nuova realtà che, perquanto difficile, è possibile e si chia-ma futuro.

Editoriale

ditorialeE

“PORTO IN ITALIA L’ESPERIENZAAMERICANA DEL COWORKING,

OSSIA DEL CONDIVIDERE GLI SPAZIDI LAVORO”. COSÌ DAVIDE DATTOLI,25 ANNI, HA CREATO IL BUSINESSDEGLI UFFICI IN CONDIVISIONE,DOVE ATTUALMENTE OLTRE 500

GIOVANI PROFESSIONISTI ECREATIVI DI OGNI SETTORE

S’INCONTRANO PER LAVORARE EMETTERE A FATTOR COMUNE IDEE

E PROGETTI. ENTRO L’ANNOSARANNO APERTE TRE NUOVESEDI A BARCELLONA, ROMA EMILANO. IN PARTICOLARE NELCAPOLUOGO LOMBARDO SARÀ

INAUGURATA UN’AREA DICOWORKING DEDICATA AL CIBO,CHE INTERAGIRÀ CON L’EXPO ES’ISPIRERÀ A GOOGLE FOOD

cala 40S

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di Flavia Gamberale

5Febbraio / Marzo 2015

Si espande la rete di Talent Garden, il progetto dicoworking rigorosamente made in Italy. Prossi-me “tappe”: Barcellona a marzo e Roma e Milano

entro la fine dell’anno. E poi ancora Tirana e Lussem-burgo. Sono proprio queste le città europee dove lastart up bresciana, nata nel 2011, si accinge ad aprirenuovi spazi di coworking, ossia uffici in condivisione.L’iniziativa più ambiziosa riguarda, però, Milano. Quia fine anno sarà inaugurata una nuova sede TalentGarden dedicata al cibo. Un campus che interagiràcon l’Expo e dove saranno organizzati anche eventiche ruotano attorno al tema dell’alimentazione. “Ilprogetto”, ha anticipato Davide Dattoli, 25 anni, Ceodi Talent Garden, “si ispira a Google Food”.Ben cinque aree dal design moderno ed ecosostenibilesi andranno, così, ad aggiungere alle nove già realiz-

zate a Genova, Padova, Torino, Bergamo, Pisa, Co-senza, Milano, Kaunas e Brescia, attualmente fre-quentate da oltre 500 professionisti che operano neisettori più disparati. Si tratta in genere di freelance esoprattutto di giovani creativi, fondatori di start upattive nel campo digitale.Non a caso il progetto strizza l’occhio alle ben più col-laudate esperienze della Silicon Valley, dove il cowor-king è sinonimo di stile di lavoro all’avanguardia e vienepraticato soprattutto dai professionisti dell’Ict. La filo-sofia che c’è dietro è molto semplice: la condivisionedegli spazi di lavoro facilita lo scambio d’idee e rendepossibile creare un solido network di professionisti chepossono mettere a fattor comune le loro conoscenze. “Come Talent Garden”, ha spiegato Dattoli, “non ci li-mitiamo a fornire ambienti comuni di lavoro, ma met-

Scala 40

TALENT GARDEN

LA START UP BRESCIANA CHE STRIZZA L’OCCHIO ALLA SILICON VALLEY

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6 Scala 40

tiamo a disposizione dei nostri affiliati anche una seriedi servizi utili, che spaziano da quelli di assistenza le-gale e fiscale, fino all’organizzazione di workshop atema, delle vere e proprie occasioni di confronto e diaggiornamento per chi fa impresa”.Come l’ultimo, ad esempio, realizzato a febbraio a Ro-ma in collaborazione con il Consolato e l’ambasciataamericani e Cortilia e dedicato all’innovazione nel set-tore agroalimentare, a cui ha partecipato anche Mi-chiel Bakker, direttore di Google Food, per la primavolta in Italia direttamente dalla California.Bakker ha parlato di fronte a una platea di giovaniimprenditori del settore affiliati a Talent Garden, trac-ciando la storia di Google Food, il servizio di ristora-zione del gigante di Montain view, che serve pasti aoltre 75mila dipendenti ogni giorno in 50 paesi diver-si, divenuto negli anni un vero e proprio brand.“Google Food è nato per creare attorno ai lavoratoriun ambiente familiare, che favorisse la socialità e ilconfronto. Elementi che incentivano la produttività”,ha raccontato Bakker.

Insomma, il cibo inteso come una forma di welfareaziendale, espressione di una concezione del lavorofondata sullo scambio e sulla discussione.Bakker ha poi confermato che Google Food “balla dasolo” e cioè che non ci sono in cantiere al momentoalleanze con altre aziende per quanto riguarda la for-nitura di pasti.Fitta invece l’agenda della collaborazioni. “Partecipe-remo a una serie di convegni in giro per il mondo, percondividere la nostra esperienza e promuovere un di-battitto sulla sana e corretta alimentazione”, ha di-chiarato Bakker. Rientra in questo disegno anche lacollaborazione con l’Università di Reggio Emilia peril primo master sul Food Innovation, che partirà amarzo e che approfondirà gli impatti delle nuove tec-nologie sull’industria alimentare.Un tema a cui le start up italiane guardano con sempremaggior interesse.

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7AttualitàFebbraio / Marzo 2015

di Wladimir BrottoEsecutivo Nazionale FABI Giovanie Gabriele PalecoDirigente Provinciale FABI Treviso

7

Come moltissimi bancari an-che il Coordinamento nazio-nale giovani della FABI il 30

gennaio è sceso in piazza per ma-nifestare contro la disdetta unila-terale da parte di ABI del nostroCCNL. Le piazze in cui si sono svol-te contemporaneamente le mani-festazioni sono state quattro: Mi-lano, Roma, Palermo e Ravenna.Portare migliaia di persone in stra-da è stato il modo migliore per re-capitare ad ABI il nostro messag-gio di sdegno per la rottura dellatrattativa e la volontà di eliminare50 anni di conquiste sindacali.Conquiste di diritti importanti che,troppo spesso, vengono definiti co-me “acquisiti”, ma che di immuta-bile, abbiamo purtroppo scoperto,hanno ben poco. In piazza si è vistoun unicum coloratissimo e deter-minato di lavoratori, consci che illoro futuro è oggi più che mai inmano a banchieri sull'orlo di unacrisi di nervi, stretti tra montagnedi sofferenze (di cui spesso sono

anche responsabili) e l’attenzionedi un'opinione pubblica semprepiù sensibile ai loro pantagrueliciemolumenti, così lontani dalle dif-ficoltà del Paese. Il 30 gennaio ibancari hanno dimostrato che nonci stanno a passare per complici discelte strategiche dissennate e pia-ni industriali schizofrenici. Perchéla realtà è nei fatti e ci raccontachiaramente di crisi occupazionaliinnescate da banche in difficoltà e,a volte, anche guidate da banchiericon questioni giudiziarie in corso. Dalle piazze calde torniamo conobbiettivi chiari e precisi: rilancia-re contro il ricatto di ABI e raffor-zare ancor più il rapporto di fiducia

con i lavoratori, soprattutto quellimeno tutelati, per alzare un murocontro l’arroganza della parte da-toriale. A coloro che lamentano una scarsapresenza di giovani nei cortei di-ciamo che la FABI Giovani c’eraanche questa volta e, come sempre,continuerà ad esserci anche in fu-turo perché le voci di tutti i giovanidiventino una musica di sottofon-do, un coro che non può essere fat-to scomparire semplicemente ab-bassando il volume. Dobbiamocontaminarci e contaminare con ilnostro pensiero perché vogliamocostruire il nostro futuro insieme,uniti e forti.

ttualitàA

I GIOVANI DALLA PIAZZA

NO AL RICATTO DI ABI “DOBBIAMO

CONTAMINARCI ECONTAMINARE CONIL NOSTRO PENSIEROPERCHÉ VOGLIAMOCOSTRUIRE ILNOSTRO FUTUROINSIEME”

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8 Attualità

ttualitàA

niarmi dai miei trent’anni e poter,anche solo per pochi istanti, di-sporre di un giusto spirito criticonei confronti della nostra categoriadi giovani. Voglio andare controcorrente, tant’è vero che nel mo-mento in cui scrivo, non ho asso-lutamente la certezza che questemie riflessioni saranno mai pub-blicate. Vado contro corrente oggi,contro quella corrente pronta sem-pre a giustificare i giovani, che nonguarda ai loro errori, alla loro vo-lontà, ma che soggiace e si compia-ce anche un po’ di fronte all’impie-toso scenario che il mondo del la-voro presenta. È vero, oggi il lavoronon c’è, e dove mai ci fosse, si pre-senta secondo forme contrattuali adir poco inique e poco consone alladignità che merita una persona, aisuoi diritti di lavoratore. Ma noigiovani non siamo sempre immunida colpe. È vero, ci sono quelli chemi piace definire “i giusti”, coloroche sarebbero disposti a tutto, chesi sacrificano, quelli disposti a la-sciarsi alle spalle il passato e a ve-leggiare fieri verso un futuro incer-to, quelli che cercano la giustaemancipazione, quelli che inseguo-no i loro sogni, che lottano per rea-lizzarli con sacrifici, che non si ar-rendono, che non si umiliano difronte a lavori poco gratificanti.Ma ne ho conosciuti e continuo aconoscerne ogni giorno anche dialtri (una minoranza, fortunata-mente), altre storie che ti raccon-tano dell’altra faccia della meda-glia, poco edificante. Sì è vero, c’èchi il lavoro va a cercarlo a migliaiadi chilometri da casa, ma c’è anchechi lo rifiuta, chi comodamente ri-

GIOVANIL’ALTRA FACCIADELLA MEDAGLIA

di Nettuno

DIRITTO DI CRITICA

Qualcuno mi odierà, qualcunoforse rifletterà con me, echissà, magari converrà con

me. La mia rubrica di marketing,comunicazione, di consumi e so-cietà è stata sempre pensata per iltarget di My Generation, un targetdi giovani. Abbiamo spesso parlatodi come promuovere se stessi, dicome potersi far notare nella giun-gla della società odierna, a volteabbiamo riflettuto e discusso di

quelli che sono i nostri probleminell’affermarci all’interno di unasocietà e di un’economia a dir pococomplicate, come non mai. Tantecarezze per noi giovani, tante scu-santi, tanti luoghi comuni. Chenessuno mi fraintenda: la maggiorparte di questi luoghi comuni na-sce da circostanze concrete, si ba-sano su esperienze, su dati, su ana-lisi. Dove voglio arrivare, vi chie-derete. Vorrei per un attimo estra-

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tiene un suo diritto poterlo trovarenella sua città, chi ha in mente ununico percorso professionale, quel-lo per cui ha tanto studiato e tantosi è sacrificato, e quindi non si“presta” a nessun’altra esperienzalavorativa. Resta lì, in attesa, per-ché tanto quell’attesa è anche al-quanto piacevole a casa, con geni-tori accondiscendenti, che pur diesaudire un loro egoistico sogno,

gno, questa è la prima giustifica-zione. Io come prima metterei lasuperbia e una sorta d’indolenza.Tanto per riportare tutto al nostroambito, perché mai accettare unposto da cassiere in banca, quandoci si è laureati con lode in Finanzae si possa ambire ad altro, in alto...A volte poi, sono gli stessi che poisi lamentano. Esatto, si lamentanoperché non c’è lavoro, o perché so-no sfruttati con contratti di stage,

l’orgoglio di poter parlare di un fi-glio affermato, insegnano a tempo-reggiare, quasi a non “sporcarsi lemani”. Sono questi stessi giovaniche ricevono proposte, dignitoseperaltro, ma che spesso sono pococonsone al loro iter di studi e diprofessionalità, o che li colloche-rebbero in città lontane dalla pro-prie con tutte le “difficoltà” del ca-so. Che fare allora? Rifiutare ov-viamente. Perché s’insegue un so-

o a progetto o altri ancora senzaperò fare nulla per cambiare que-ste ingiustizie. Cari amici, io la ve-do diversamente: la vita è un’altra,giustissimo inseguire i sogni, giu-stissimo crederci ma serve anchela giusta umiltà, il giusto spirito disacrificio. E non credo di peccaredi presunzione nel credere che inalcuni giovani manchi, proprio og-gi che forse è il periodo meno adat-to per poterselo permettere, e pro-prio oggi quando forse anche il sa-crificio il più delle volte si rivelainutile o meno efficace dei “cono-sciuti” metodi alternativi. Sono inmolti nella società ad aspettarsiche i giovani tornino ad organiz-zarsi, in tutti gli ambiti, economi-co, sociale e politico. Bisogna iniziare di nuovo a com-battere e a rivendicare i nostri di-ritti, a far sì che le infinite e farra-ginose burocrazie italiane imper-niate su senescenza del poteremollino un po’ il passo. Sì è vero,oggi siamo un po’ sotto scacco, mail cambiamento è a portata di ma-no. Nessuno lotterà al posto no-stro, non lo faranno certo quellepersone che ci guidano da decenni,riciclandosi di continuo in enti eaziende con stipendi d’oro. Di lìnon verrà alcun cambiamento,quello dobbiamo cercarlo in noistessi, nella stessa convinzione chenoi esistiamo. Impariamo a trova-re il coraggio per dire: ho dei dirittiper me e per voi. Il sindacato è lostrumento adatto per farsi promo-tore di questo cambiamento e lanostra partecipazione è indispen-sabile.

ttualitàA

AttualitàFebbraio / Marzo 2015

UNA RIFLESSIONE PER IL POPOLO DI MY GENERATION. SIAMO LA GENERAZIONE DI GIOVANI, QUELLI BISTRATTATI SPESSO,

QUELLI CHE PIÙ RISENTONO DELLA CRISI. MAÈ TUTTA COLPA DELLA CRISI? E NOI STESSISIAMO TUTTI UGUALI, PRONTI AL SACRIFICIO

E A RIVENDICARE I NOSTRI DIRITTI?PURTROPPO NO, C’È ANCHE UN’ALTRAFACCIA DELLA MEDAGLIA. MA NESSUNOLOTTERÀ AL NOSTRO POSTO, DOBBIAMOESSERE NOI ARTEFICI DEL CAMBIAMENTO

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icurezzaS

10 Sicurezza

Aseguito di molti sopralluoghieffettuati presso le agenziecome RLS, ho potuto con-

statare che da parte di diversi la-voratori vi è una scarsa attenzionerelativamente alla postura assuntanelle proprie postazioni di lavoro.Nei D.V.R. (documento di valuta-zione dei rischi) il rischio connessoad una errata postura è spesso va-lutato nel quadro dei rischi legatiall’attività di “videoterminalista”. Ilriferimento normativo è all’internodel D.Lgs 81/2008 Titolo VIII - Art.172-179 dove, oltre alle definizioni,nell’Art. 174 vengono elencati gliobblighi del datore di lavoro.Il datore di lavoro deve adottareper legge anche le misure appro-priate per ovviare ai rischi rilevatiin base alle valutazioni effettuate,organizzando e programmando iposti di lavoro in conformità ai re-quisiti minimi come, monitor, ta-stiere, illuminazione, piano di la-voro, ecc…, previsti nell’allegato

XXXIV del D.Lgs 81/2008, oltre acurare un’adeguata formazione edinformazione di tutto il personale.La perfetta combinazione del luogodi lavoro rispettante i requisiti del-la normativa vigente unitamentead una postura corretta, possonoovviare a diversi disturbi che si po-trebbero verificare in futuro comeproblemi alla vista, alla colonnavertebrale, dolori muscolari, pro-blemi agli arti.Quindi si rende necessario utiliz-zare in maniera efficiente e corret-ta le attrezzature messe a disposi-zione dalla banca per sfruttare a

pieno le loro caratteristiche ergo-nomiche, con l’unico intento di farassumere la giusta postura perscongiurare problemi fisici futuri. La scelta delle giuste attrezzaturein esame è data al datore di lavorocon il supporto del Servizio di pre-venzione e protezione, i quali prov-vedono a fornire a tutti i nostri uf-fici delle giuste attrezzature che ov-viamente rispettino i parametriminimi richiesti dalla normativa.La giusta postura previene la pos-sibile insorgenza di molte patolo-gie come:> disturbi alla schiena> disturbi muscolari> disturbi alla mano e

all’avambraccio

Per concludere ricorda sempre chenon sei tu a doverti adattare allepostazione di lavoro, ma esatta-mente il contrario.

di Caterina StramengaEsecutivo Nazionale FABI Giovani

POSTURA AL VIDEOTERMINALE

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11Febbraio / Marzo 2015

a cura di Alessandro Vanoncini Esecutivo Nazionale FABI Giovanie Sergio Valvano Dipartimento Nazionale Welfare FABI

elfareW

Cosa posso fare per mantenere il tenore di vitauna volta in pensione?Innanzitutto occorre prepararsi per tempo, integran-do la pensione INPS (il cosiddetto primo pilastro, laprevidenza pubblica obbligatoria) con la Previdenzacomplementare (il secondo pilastro).In base a delle recenti stime, per i pensionati del futu-ro sarà sempre più difficile mantenere lo stesso tenoredi vita di cui si è goduto durante l’età lavorativa. Undato per tutti: se una volta con il sistema retributivosi percepiva l’80% dell’ultimo stipendio, con il contri-butivo si arriva ad una media del 55%. Un gap che sipuò colmare in maniera sostanziale grazie alla previ-denza complementare.

Ma che cos'è la Previdenza complementare?È lo strumento con cui si va ad integrare la pensioneobbligatoria dell’INPS. Tale strumento ha un funzio-namento molto semplice: si versa un determinato ca-pitale per un certo periodo, i contributi versati vengo-no accantonati, rivalutati nel tempo e utilizzati per co-struire una rendita vitalizia. Grazie a tale rendita èpossibile integrare la pensione INPS, non trovandosia dover rivedere radicalmente il proprio tenore di vitanel momento in cui andremo in pensione. La previdenza complementare si basa sul cosiddettoregime della contribuzione definita; nello specifico, lasomma che un lavoratore ha accantonato per la pen-sione, cioè la posizione individuale, dipende:z dall’importo dei contributi versati alla previdenza

complementare;z dalla durata del periodo di versamento (versamenti

per più anni comportano più contributi);z dai rendimenti ottenuti, al netto dei costi, con l’inve-

stimento sui mercati finanziari dei contributi versati.Al momento del pensionamento la posizione indivi-duale viene trasformata in una rendita che costituiscela pensione complementare.

COME DI CONSUETO, TORNIAMO A PARLARE DI WELFARE E ADAFFRONTARE ALCUNI ASPETTI CHE INTERESSANO I GIOVANIRELATIVAMENTE A QUESTO TEMA. CHIUNQUE VOLESSE PROPORCI DELLEARGOMENTAZIONI DA TRATTARE PUÒ FARLO SCRIVENDO A [email protected]

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Marketing12

arketingM

Se vi chiedessi definizione eobiettivi di social networkpubblici come Facebook o

Twitter credo che la maggior partedei lettori risponderebbe in manie-ra puntuale e precisa. Qualchedubbio in più sorgerebbe se appro-fondissimo il concetto di Enterpri-se social network (in breve ESN).Parliamo dei social network azien-dali, il fenomeno delle communitybasate su piattaforme digitali chesta acquisendo una progressivadiffusione e importanza all’internodi contesti aziendali di medie egrandi dimensioni. Potrebbe sem-brare la solita moda del momento,ma dietro probabilmente c’è molto

più. Non li utilizzerebbero altri-menti aziende del calibro di Proc-ter & Gamble, Best Buy, Deloitte,Microsoft, Ibm, con businessorientati alla continua generazionee gestione di idee creative, nonchérisoluzione di problemi di caratte-re gestionale e tecnici. In Italial’ESN vive un momento di speri-mentazione, seppur a livelli sem-pre più incrementali e che stannoavendo grande richiamo nel mon-do manageriale. Ma facciamo unpasso indietro e cerchiamo di ca-pire quali sono gli ambiti nei qualiè nata e si è diffusa l’esigenza dinetwork aziendali digitali. Si ètrattato, nella maggior parte dei

casi, di aziende di grandi dimen-sioni, operanti nei settori ICT o adelevata intensità di conoscenza,che lavorano con logiche di proget-to e su processi che impattano for-temente sui clienti. Oggi diverse ri-cerche dimostrano però che l’ado-zione di strumenti ESN non è limi-tata solo a tali imprese ma rappre-senta un fenomeno diffuso, cheimpatta sull’attività lavorativa dibuona parte degli utenti aziendali. La community on line, attraversola condivisione delle competenze,offre la possibilità agli utenti di al-lacciare relazioni personali e diret-te con colleghi lontani, dimostrarele proprie competenze a stakehol-

di Nettuno

NUOVI CONFINI AZIENDALIGLI ENTERPRISE SOCIAL

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13MarketingFebbraio / Marzo 2015

der interni che mai si incontrereb-bero “off line”, e dare ancor più vi-sibilità ai propri progetti. Se guar-diamo a livello individuale, gliutenti dei social network si dichia-rano più produttivi rispetto a quelliche non li utilizzano, grazie allamaggiore capacità di reperire in-formazioni funzionali allo svolgi-mento della loro attività anche sucanali alternativi rispetto ai tradi-zionali. Ma anche a livello azien-dale, l’apporto degli ESN sembraessere apprezzato. La conoscenza sviluppata dalle re-lazioni sociali che si creano attornoad essi, le competenze, gli interessidelle persone, sono utilizzati percomporre team di lavoro, per deci-sioni di Human resources mana-gement, per l’allocazione delle ri-sorse, la creazione di best practi-ces, con risparmio di tempo e costiassociati ai progetti aziendali. Nonsolo, il social network diventa unostrumento per promuovere la col-laborazione al di fuori dei confinifunzionali e per guadagnare il sup-porto del top management, per

stabilire un contatto con esso. Edè forse questa la rivoluzione piùimportante: il social network in-terno non vuole replicare lo stilemanageriale esistente ma proporreun modello alternativo, che lo in-fluenzi, che proponga e sviluppiuna comunicazione a più vie, oriz-zontale e non gerarchica. Ma qualisono le regole del gioco degli En-terprise social network, il ruolo ele condizioni di successo? L’ESNha una funzione essenzialmente dicoordinamento, è una combinazio-ne di tecnologie aziendali per l’in-terazione tra le risorse interne e loscambio di informazioni, al fine ul-timo, oggi forse non ancora rag-

giunto, di costruire un posiziona-mento unico e differenziante, unpatrimonio di risorse e contenutiscarsamente imitabili. E le condi-zioni di una buona riuscita? Senzadubbio deve esserci la presenza dicomponenti quali la partecipazio-ne e il networking, la produzionee l’organizzazione dei contenuti,quale elemento chiave della ric-chezza e del valore del network, maanche la diffusione di un audiencequale fattore di incentivazione allaproduzione di contenuti e alla lorodiffusione a livello aziendale. Forsesono ancora poche oggi le aziendeadatte all’introduzione su largascala di una piattaforma ESN. So-no per lo più aziende distribuite eorganizzate a network, con unacultura organizzativa radicata, gio-vane, informale, orientata all’im-prenditorialità diffusa e con la ne-cessità di attivare meccanismi in-formali di scambio e condivisionedella conoscenza. E voi che ne pen-sate? Le nostre banche, ad esem-pio, potrebbero essere pronte? La-sciatemi qualche dubbio.

I SOCIAL NETWORK AZIENDALI POSSONO RAPPRESENTARE AMBIENTI ADALTO VALORE RELAZIONALE, DOVE I DIPENDENTI CONDIVIDONO NUOVI

FLUSSI DI CONOSCENZA. DETERMINANO UN NUOVO CAMBIO DIPARADIGMA CON LO SVILUPPO DI RELAZIONI ORIZZONTALI E NON

GERARCHICHE TRA DIPENDENTI E TOP MANAGEMENT. AD OGGI SONOFORTEMENTE SVILUPPATI NELLE AZIENDE DI MEDIE E GRANDI

DIMENSIONI OPERANTI, SOPRATTUTTO, NEI SETTORI ICT, MA PRESTOPOTREBBERO SUBIRE UNA NOTEVOLE EVOLUZIONE

arketingM

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a cura di Francesca LipperiDirigente Provinciale FABI Viterbooetry CornerP

Poetry Corner14

IL BOMBARDAMENTO DI ADRIANOPOLI

Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordoZZZANG TUMB TUN ammutinamento di 500 echi per azzannarlosminuzzarlo sparpagliarlo all’infi iiiiinito nel centro di quel zz-zangtumb tumb spiaccicato (ampiezza 50 kmq.) balzare scoppi tagli pugnibatterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso gravescandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia.Furia affanno orecchie occhi narici aperti! attenti! forza! che gioiavedere udire fi utare tutto tutto taratatatatatata delle mitragliatricistrillare a perdifi ato sotto morsi schiaffi trak trak frustate pic-pacpum-tumb pic-pac-pum-tum bizzarrie salti (200 metri) della fucileria.Giù giù in fondo all’orchestra stagni diguazzare buoi bufali pungolicarri pluff plaff impennarsi di cavalli fl ic fl ac zing zang sciaaackilari nitriti iiiiii…. scalpiccii tintinnii 3 battaglioni bulgari in marciacroooc-craaac (lento due tempi) Sciumi Maritza o Karvavena ta ta

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Se fra i nostri lettori ci fosse qualcuno con la vena poetica, ci invii le sue opere.La redazione pubblicherà le migliori a suo insindacabile giudizio

tata giii tumb giii tumb ZZZANG TUMB TUMB (280 colpo di partenza)srrrrrr GRANG-GRANG (colpo in arrivo) croooc-craaac gridadegli uffi ciali sbatacchiare come piatti d’ottone pan di qua packdi là cing buum cing ciak (presto) ciaciacia-ciaciaak su giù là intornoin alto attenzione sulla testa ciaack bello! E vampe vampe vampevampe vampe vampe (ribalta dei forti)vampe vampevampevampe vampe vampe (ribalta dei forti) laggiù dietro quel fumo SciukriPascià comunica telefonicamente con 27 forti in turco in tedescoallò! Ibrahim! Rudolf! allò allò!

(da Zang-Tumb-Tumb, Edizioni futuriste di poesia di Filippo Tommaso Marinetti)

15Poetry CornerFebbraio / Marzo 2015

oetry CornerP

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etteraturaL

16

“Allora, per la prima volta ci siamo accorti che lanostra lingua manca di parole per esprimere que-sta offesa, la demolizione di un uomo. In un atti-

mo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata:siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare:condizione più misera non c’è, e non è pensabile”.Provo un certo imbarazzo, io, a tentare di trovare le parole.Perché non ce ne sono. Perché se non le aveva chi, in quelcampo di concentramento c’è stato, allora non ce ne sono. “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Lui che ad Auschwitzc’è stato. Lui che, nonostante l’inferno vissuto, si ritiene unfortunato, uno di quelli che c’è arrivato abbastanza tardi datornarne vivo. Arrestato all’età di ventiquattro anni, era il dicembre del

1943, viene deportato ad Auschwitz nel gennaio del 1944, “quando il governo tedesco,data la scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionierida eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo tem-poraneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli”. Miglioramenti delle condizioni di vita… denudati e spogliati di tutto. Degli oggetti, sì..ma della dignità, soprattutto. Forgiati per la vita da un numero sul braccio come lasciapassare per una zuppa. Una al giorno. In questo libro, Primo Levi si racconta, esprime la sua angoscia e allo stesso tempo cercadi trovare una spiegazione a tutto quello che sta vivendo. Un ragionamento che spieghicome degli esseri umani possano decidere di annullare loro simili. In un lucido disegnoche sa di morte. E allora si susseguono, uno dopo l’altro, i capitoli. Senza una cronologiavera dei fatti. Ma come susseguirsi di immagini nitide che riaffiorano dai ricordi. Am-bienti e personaggi descritti nella loro macabra realtà. In tutto questo un ruolo cruciale lo gioca il tempo in cui viene scritto il libro. Subitodopo essere uscito vivo da Auschwitz Primo Levi ha la forza e il coraggio di ripercorrerequell’esperienza. La forza e il coraggio che gli hanno permesso di sopravvivere a quel-l’esperienza. Così il suo linguaggio è diretto, schietto. Il messaggio arriva subito al lettore. È un libro per tutti. Per non dimenticare.

Letteratura

SE QUESTO È UN UOMODI PRIMO LEVI

«Voi che vivete sicurinelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a serail cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomoche lavora nel fangoche non conosce pace

che lotta per mezzo paneche muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,senza capelli e senza nomesenza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembocome una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:vi comando queste parole.Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via,coricandovi alzandovi;ripetetele ai vostri figli.O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca,i vostri nati torcano il viso da voi».

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di Simona Sacconi

Poeta e scrittore italiano nato a Torino nel 1919 da famiglia ebrea, nel1941 si laurea in chimica con lode. In seguito alle leggi razziali, perdel’impiego di chimico e dopo l’8 settembre 1943 si aggrega alle forma-zioni partigiane in Val d’Aosta. Arrestato nel dicembre dello stessoanno viene inviato al campo raccolta di Fossoli, quindi, nel gennaio1944, deportato con altri 650 ebrei nel lager di Auschwitz. Sopravvivealla camera a gas proprio grazie alla professione di chimico e viene li-berato nel gennaio 1945. Rientrato in Italia decide di raccontare la suaterribile esperienza e pubblica, nel 1947, Se questo è un uomo. Sempresull’esperienza fatta nel lager nazista, Levi verte il romanzo La treguadel 1963 che descrive il lungo viaggio verso la Polonia e la Russia deisopravvissuti ai campi di sterminio. Riprende, quindi, i temi della guer-ra e dell’ebraismo nel 1982 con Se non ora quando?L’11 aprile 1987 Primo Levi muore suicida.

17LetteraturaFebbraio / Marzo 2015

etteraturaL

BIOGRAFIA

SE QUESTO È UN UOMOPRIMO LEVI

2005, Einaudipp. 209, € 10,50

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CARMEN CONSOLIL’ABITUDINE DI TORNARE (2014, UNIVERSAL MUSIC ITALIA9)

Si intitola “L'abitudine di tornare” il nuovo albumdella “cantantessa”, uscito il 20 gennaio 2015 acinque anni di distanza dal suo precedente la-

voro “Electra” 2009.In questi anni durante i quali è stata lontana dal pa-norama musicale, Carmen Consoli èdiventata mamma di Giuseppe, havoluto circondarsi dei suoi amici e vi-vere nella sua Catania. Tutto questoha sicuramente ispirato la scelta dellesue canzoni. Nelle dieci tracce rac-conta con sguardo cupo e disincan-tato il mondo, attraversato la crisieconomica, lo sbarco dei clandestini,la mafia, con storie di oggi e di ieri,passando dal femminicidio alle vi-

cende siciliane di “Esercitio Silente”, dedicata a unaPalermo ferita e desiderosa di riscatto. Con l'augurioche un giorno, i vinti possano diventare vincitori e chegli ostacoli possano diventare opportunità per cam-biare e migliorare. Nell'album c'è tanto di autobiogra-fico ma non solo, c’è anche tanto di filtrato, come fossequasi una telecronaca. Come se lei, fosse una cronistache racconta quello che ha visto e che è capitato in-torno a sé, per dare un punto di vista realistico allesue canzoni. E ciò è espresso non soltanto attraverso

le parole, ma anche attraverso le ar-monie in un alternarsi di rock ed in-timismo caratteristico del cantauto-rato con voce e chitarra.Questo suo ultimo lavoro è anche ilfrutto di varie collaborazioni, tra cuiToni Carbone, Max e Francesco Gazzè.La cantante tornerà in tour nei pala-sport partendo da Porto San Giorgioil 9 aprile, continuando poi nelleprincipali città italiane.

a cura di Roberto InchiappaEsecutivo Nazionale FABI Giovaniusica & concertiM

18 Musica & concerti

“UNA CRONISTA CHE RACCONTAQUELLO CHE HA VISTO E CHE È CAPITATO INTORNO A SÉ”

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a cura di Giovanni CorsaroEsecutivo Nazionale FABI Giovani

PRIDE

Il cinema è una forma d'arte ve-ramente notevole. Per molti èun meraviglioso mezzo di in-

trattenimento che spesso è in gra-do, come tutte le forme d'arte, ditrasmettere emozioni e parlare di-rettamente all'anima dello spetta-tore. La pellicola di cui tratteremo,una “luce” in un momento di duralotta come quello che attraversa lanostra categoria, ci ha divertito, ciha fatto molto riflettere e ci ha dav-vero emozionato.Stiamo parlando di “Pride” (UK2014, 119'), del regista inglese Mat-thew Warchus, grazie al quale fa-remo un salto indietro di trent'an-ni, fino al 1984 in un'Inghilterrasaldamente governata dalla “Ladydi Ferro” Margaret Tatcher. È il pe-riodo del celebre sciopero dei mi-natori britannici che incrociaronole braccia per un anno nel tentativodi contrastare la politica economi-ca del governo. Molti di noi eranoancora dei bambini all'epoca, maquella fu davvero una delle più“spettacolari” azioni di lotta sinda-cale di tutti i tempi. In questo con-testo si inserisce il film che ci rac-conta un'incredibile storia vera. Ilgiovane Mark Ashton – leader di

un gruppo di gay e lesbiche che sibattono per il riconoscimento deidiritti civili – ha un'intuizione ge-niale: sostenere i minatori racco-gliendo donazioni e fondando ilgruppo di supporto “Lesbians andGays Support the Miners” (LGSM),in fondo combattevano lo stessonemico, quindi perché non unirele forze? Ma le cose non sono cosìsemplici, vista la diffidenza del sin-dacato nazionale dei minatori. Daqui la folle idea di contattare diret-tamente una piccola comunità lo-cale in Galles e proporre un “ge-

mellaggio” che sconvolgerà moltima che – alla fine – arricchirà tutti.Anche se la tematica trattata è de-licata e di grande attualità, il filmnon è mai sopra le righe o “ecces-sivo”. Si vivono anche momentiesilaranti come la scena nella qualeJonathan (interpretato dal bravoDominic West) si ritrova “unicouomo” al centro della pista da balloattorniato dalle donne in visibiliosotto gli occhi increduli dei loromariti e fidanzati! D'altronde unostereotipo classico sui gay li vuoleprovetti ballerini... Vengono tocca-te anche tematiche come il co-

Cinema

inemaC

FILMDA NONPERDERE

ming-out, i rapporti familiari,l'omofobia e l'affacciarsi inesora-bile dell'AIDS.Tecnicamente la pellicola è confe-zionata in maniera impeccabile,belli i dialoghi, la fotografia e ilmontaggio, bravi gli attori. Il ritmoè sempre ben sostenuto e nonscende quasi mai durante le dueore di durata del film. Notevole lacolonna sonora ricca di pezzi cheaiutano a rendere più credibile laricostruzione storica di quegli an-ni. Bello e toccante (anche se unpo’ scontato) il finale.

Presentato al Festival diCannes 2014, dove ha vintola “Queer Palm”, la pellicolaha ricevuto numerosi ap-prezzamenti dalla critica ol-tre a una nomination ai Gol-den Globe e tre nominationper i BAFTA inglesi. In Ita-lia è uscito durante le recen-ti festività natalizie e tra nonmolto si potrà trovare neicircuiti home video.In buona sostanza consi-

gliamo a tutti di vedere questofilm, perché – al di là di una im-mediata lettura – abbiamo ritrova-to un'atmosfera, un “mood” a noitutti congeniale e molto familiare.Vedere l'ardore con il quale il gio-vane Ashton (divenuto successiva-mente ai fatti narrati segretario deigiovani comunisti britannici) lottaper i suoi ideali, vedere lo spiritodi solidarietà e di fratellanza chepuò nascere quando si condivido-no battaglie anche dure deve farciriflettere e dare rinnovata speran-za. Immancabile nella videoteca diogni giovane sindacalista.

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di Maria Chiara WangEsecutivo Nazionale FABI Giovaniiovani, arte, lavoroG

20

“Le faremo sapere”… è l’inizio dell’attesa. Unodei commiati più penosi, nel senso letteraledel termine, la porta di accesso ad un alta-

lenarsi di stati d’animo tra cui l’ansia fa da padrona. Il‘non sapere’ diventa la sfida più grande dopo quella diottenere il tanto agognato posto di lavoro!A questo “rito di passaggio” Stefano Bolcato, pittorecontemporaneo, dedica un acrilico su tela.I suoi quadri, che hanno l’immediatezza di una pola-roid, sono delle piccole scene di vita quotidiana, delleepifanie, ovvero rivelazioni di momenti nodali dellanostra esistenza.L’utilizzo dei giocattoli drammatizza – per contrasto– il soggetto rappresentato; la riflessione che ne nasce

si muove, così, tra l’ironico e l’amaro.Dovremmo, quindi, parlare di alter-ego più che di l-ego! Un altro io, una figura diversa da me, che rivelaqualcosa di me, di quello che vivo, che sento, che faccioe di come lo faccio. Una sorta di specchio che consente di vedersi da unpunto di vista esterno e di mettersi in discussione.Per questo, da sempre, il tema del doppio attrae e re-spinge, affascina e inquieta.Il riflesso di se stessi, la manifestazione della propriaidentità sono alla base di una filosofia dell’immagineche ha dato vita a diversi capolavori letterari, cinema-tografici e pittorici. Uno su tutti: Il ritratto di DorianGray di Oscar Wilde.

Giovani, arte, lavoro

STEFANO BOLCATOLE FAREMO SAPERE

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di Pierluigi AielloEsecutivo Nazionale FABI Giovani

SportFebbraio / Marzo 2015

L’Italia non è certo un popolo di giganti, ma dietro il calcio,primo sport in assoluto per praticanti e tifosi, c’è il basketche si alterna a seconda delle annate con la pallavolo, altro

sport dove serve un’altezza non indifferente.I migliori risultati internazionali sono arrivati nel quinquennio trail 1999 ed il 2004, quando la nazionale italiana ha vinto l’europeo dicategoria ed è arrivata seconda alle olimpiadi di Atene, dopo di al-lora i risultati sono naufragati inesorabilmente e con essi, anche ilmovimento ha subìto un brusco rallentamento.Attualmente qual è la situazione e quali sono le prospettive dellaNazionale?Per cercare di dare una risposta a questa domanda non possiamoche partire dall’analisi di due fattori principali.Il primo riguarda il presente, la Nazionale può contare su tre gio-catori: Bellinelli, Gallinari e Bargnani che a livello individuale han-no ottenuto buone affermazioni in NBA, il campionato più difficiledel mondo. Attorno a questi ci sono altri buoni giocatori che devo-no ancora esplodere in pieno, Hackett o Datome ad esempio.Il secondo invece, guarda più lontano, al futuro. A livello giovanilela nazionale Under 20 ha ottenuto importanti successi, argento nel2011 ed oro nel 2013 in Estonia.Della squadra del 2011 parecchi si sono affermati ai massimi livellinazionali, Nicolò Melli, Riccardo Cervi, Achille Polonara, ma so-prattutto Alessandro Gentile che nell’europeo del 2011 è stato an-che tra i cinque migliori giocatori del torneo.

Alessandro è il figlio di Ferdinando, detto “Nando”, pluripremiatogiocatore degli anni ’80 e ’90 e fa parte di una famiglia interamentevotata alla pallacanestro il cui terzo esponente, Stefano, gioca inun’altra storica piazza come Cantù. Sin dai 14 anni sembra essereun predestinato, cresce e gioca nelle giovanili delle migliori so-cietà italiane, Virtus Bologna e soprattutto Benetton Treviso chelo porta sino all’esordio in prima squadra nel 2009-2010. Dal dicembre 2011 è un giocatore dell’Olimpia Milano con la qualedomina da due stagioni il campionato italiano, e partecipa all’Eu-rolega, la Champions League del basket europeo, in questa sta-gione è diventato inoltre il più giovane capitano della storia del-l’Olimpia Milano.Dei campioni europei Under 20 del 2013 invece si intravedono pa-recchie speranze ma già una certezza, Amedeo Della Valle.Il giovane piemontese, nato ad Alba nel ‘93, a dispetto dell’età hagià collezionato varie esperienze internazionali. Dopo essere cre-sciuto nelle giovanili di Casale Monferrato decide nella stagione2011-12 di trasferirsi negli Stati Uniti per frequentare, e di con-seguenza partecipare, ai relativi campionato di high school e uni-versità. Nel suo secondo anno in America, in particolare, ha ac-quisito grosse esperienze partecipando al torneo NCAA con OhioUniversity. Da annoverare nel palmares personale oltre alla me-daglia d’oro di squadra nel campionato europeo del 2013 anche iltitolo di miglior giocatore del campionato stesso. Attualmente èrientrato in Italia e gioca nella Pallacanestro Reggiana in serie A.Si prospetta quindi una Nazionale composta da un buon mixd’esperienza e gioventù, adesso bisognerà confrontarsi con gli al-tri per capire dove si potrà arrivare e se questi ragazzi sarannoall’altezza dei predecessori del ’99 e del 2004. Il primo appunta-mento utile sarà a settembre di quest’anno, quando dal 5 al 20 sisvolgerà il campionato europeo di basket. La speranza è quella diveder arrivare i nostri ragazzi alla fase finale che si svolgerà aLilla in Francia dopo aver attraversato altri tre Paesi: Croazia,Lettonia e Germania.

portS

IL BASKET IN ITALIADALLA NBA A GENTILEE DELLA VALLE

NELLA PROSSIMANAZIONALE, UN MIX

DI ESPERIENZE E... GIOVENTÙ

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VENETOIDENTITÀ ETRADIZIONE

nogastronomiaE

22 Enogastronomia

Fra gli ortaggi che più contrad-distinguono l’identità e latradizione del Veneto, mette-

rei sicuramente al primo posto ilradicchio e, in particolare, quelli diTreviso, Castelfranco, Chioggia eVerona. La coltivazione di questoprodotto ortofrutticolo si perdenella notte dei tempi, basti pensareche già Plinio il Vecchio narrava dimeravigliosi orti, situati lungo i li-torali veneti e Leonardo da Ponte

(detto Il Bassano) immortalavaquesto ortaggio in un celeberrimodipinto “Le Nozze di Cana”, espostoal Museo del Louvre di Parigi. Puravendo tutti origini molto antiche,tuttavia, i vari processi di produ-zione che si sono affinati nel corsodei secoli hanno dato origine a deiprodotti del tutto particolari, tipicidelle varie zone.Un esempio di questo è il radicchiorosso di Treviso caratterizzato daun colore rosso scuro e da striaturebianche di consistenza croccante edal gusto leggermente amarognolo,che vede la sua origine nella secon-da metà del XIX secolo. Fu infattiil vivaista Francesco Van Den Borrenel 1870 ad introdurre nel trevigia-no la tecnica di imbianchimento in

VIAGGIO ALLA SCOPERTADEL RADICCHIO. GIÀ PLINIOIL VECCHIO NARRAVA DI

MERAVIGLIOSI ORTI,MENTRE “IL BASSANO” LO

IMMORTALAVA NELLENOZZE DI CANA

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di Simone CapuaniEsecutivo Nazionale FABI Giovani

23EnogastronomiaFebbraio / Marzo 2015

uso per le cicorie belga. Questo ra-dicchio si presenta in due varianti:precoce e tardivo. Il primo ha fogliapiù larga ed è più amaro, quello tar-divo, assai più pregiato, ha foglielunghe e affusolate, una costa cen-trale bianca ed un colore rosso-vio-laceo molto intenso e prevede unprocesso di produzione assai com-plesso. Secondo il disciplinare diproduzione la raccolta dal campo

aperto può iniziare solo dopo chele piante abbiano subìto due brina-te. Una volta raccolto (ancora conil suo fittone o radice) viene legatoin mazzi e posto con il fittone im-merso in vasche di acqua di falda atemperatura costante (12-15 gradi)per la fase di imbianchimento. Latemperatura mite dell’acqua favo-risce la ripresa del processo vege-tazionale, ma l’assenza di luce im-pedisce alla pianta di produrre clo-rofilla, da qui il colore tipico e l’am-morbidimento delle note amaredella cicoria. Dopo un periodo diforzatura in acqua, che varia daiventi ai quindici giorni, il radicchiorosso di Treviso tardivo IGP èpronto per la toelettatura finale.Questa varietà di radicchio è riccodi antiossidanti che rallentano iprocessi di invecchiamento dellecellule ed è indicato per chi ha pro-blemi cutanei, per l’artrite ed i reu-matismi. In base a recenti studisembra anche possa aiutare a pre-venire l’insorgere di alcuni tipi ditumore a livello intestinale. Inoltre,per il basso apporto calorico, è mol-to indicato nelle diete e grazie allapresenza di ferro, calcio ed antocia-ni è un toccasana per le ossa e peril cuore. In questa stessa zona vienecoltivato un altro tipo di radicchiodel tutto diverso, il variegato di Ca-stelfranco dal colore bianco cremacon variegature, che vanno dal ros-so al viola chiaro.Questo ortaggio nasce nel 1800 daun incrocio fra il radicchio rosso diTreviso e l’indivia scarola, le sue fo-glie hanno un sapore dolce-amaro-gnolo molto gradevole ed il suoaspetto è certamente molto bello

sia per la forma che per gli splendi-di colori. Spostandoci verso il lito-rale veneziano troviamo un’altravarietà di radicchio assai rinomata,la rosa di Chioggia. Varietà selezio-nata negli anni ’30 incrociando ilradicchio trevigiano e l’indivia. Lasua forma è tondeggiante e com-patta, con foglie di colore rosso connervature bianche, ha un saporeamarognolo e consistenza croccan-te. Anche questo radicchio si puòtrovare in due tipologie: precoce etardivo. Il primo si raccoglie daaprile a luglio, il secondo da set-tembre a marzo.Andando poi nel basso veneto dovesi trovano terreni alluvionali, sab-biosi e ricchi di sostanza organicaincontriamo il radicchio di Veronadalla forma ovale allungata, com-patto e di colore rosso vivo. Giàpresente alla fine del Settecento ne-gli orti e tra i filari di viti dell’altapianura veronese dove era chiama-to “cicoria rossa”, la sua coltivazio-ne si specializzò con l’introduzionedella tecnica dell’imbianchimentoimportata in Italia alla fine delXVIII secolo. Questo radicchio dalsapore leggermente amaro e parti-colarmente croccante è utilizzato invari modi, sia crudo che cotto sem-pre con risultati eccellenti.Queste produzioni tipiche rappre-sentano più della metà della pro-duzione italiana di radicchio e sonoun fiore all’occhiello del settore or-tofrutticolo veneto.Un’ultima curiosità per i bongustai,se vi capita assaggiate il radicchiodi Treviso sott’olio, una vera leccor-nia. Dimenticavo: buon appetito atutti.

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STOPALLA VIOLENZASULLEDONNE

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di Biancaneve

25CitazioniFebbraio / Marzo 2015

itazioniC

“Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere aquello che vedi. Gli occhi vedono solo ciòche è limitato. Guarda col tuo intelletto,

e scopri quello che conosci già, alloraimparerai come si vola”.

Il Gabbiano Jonathan Livingston - Richard Bach

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