+ All Categories
Home > Documents > Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire...

Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire...

Date post: 23-Feb-2019
Category:
Upload: doanthuan
View: 213 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
6
Giornalino Scolastico del Liceo G.V. Catullo Stampato il 22/02/2016 Febbraio e tanti temi di cui parlare Alcune delucidazioni del Direore su questo numero. Carissimi ragazzi, lerici e leori, a Febbraio si capisce di stare in inverno: i maglioni si appesanscono, la gola si copre, le giornate sono sempre un po’ tris e la sveglia, che imperterrita svolge il proprio dovere, ci risulta sempre più odiosa. Ma non demordete tra un po’ arriverà la primavera e tuo tornerà bello. Intanto noi ragazzi del giornale vi propo- niamo qualche arcolo che vi possa accompagnare durante il mese. Traeremo di temi seri: ad esempio la modifica del Senato, che ci riguarda più di quanto possiamo pensare, come ci spie- ga la nostra Laura, l’infibulazione, dramma di violenza sul cor- po femminile che purtroppo è ancora pracato; ma anche temi più leggeri, con i consigli per il primo appuntamento di Edoardo e Miriana, la rubrica musicale di Giorgia e i consigli sui musical di Eva. Non ci facciamo mancare un’intervista ad una ragazza universitaria che può aiutare i più grandi ad orien- tarsi nelle scelte dopo la maturità, e un arcolo per la rubrica GAL di Marianna. Vi ricordiamo inoltre che in ques giorni è disponibile online un sondaggio con il quale noi rappresentan vorremmo cono- scere un po’ voi e le vostre esigenze; sempre sul sito trovate tan altri arcoli di approfondimento ed interviste. Buona lettura! (E speriamo nevichi). del Direore gscatullo.altervista.org [email protected] N° 13/Febbraio 2016 ECO A’ fine… E=mc² Il nostro disegnatore, Roberto Neagovici, commenta con il suo sle la recente scoperta delle onde gravitazionali che confermerebbe la teoria della relavità di Einstein. 10 cose da non dire al primo appuntamento Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le cose da non dire ad un primo appunta- mento intervistando Miriana ed Edoardo. San Valenno è appena passato, i direori delle fabbriche di cioccolani si sfregano le mani e alcuni di voi, forse, si staranno chiedendo quale danno avrà dovuto combinare la vostra preceden- te anima per essere ancora single. Insomma, quale miglior periodo per chiedere alla vostra fiamma finalmente di uscire? Noi del Gior- nalino abbiamo voluto darvi 10 consigli sulle cose da non dire al primo appuntamento, ascoltando i pareri di Edoardo e Miriana. Quali sono per te le 10 regole d’oro che qualcu- no dovrebbe seguire al primo appuntamento? Miriana: La cosa più importante per un ragazzo è senza dub- bio non fare apprezzamen di nessun genere su altre ragazze nel mezzo dell’appuntamento. Sarebbe terribile e lei si chiederebbe perché sta uscendo con te. Sempre per rimanere in tema “altre ragazze”: non parlare delle tue ex! (di Laila Al Habash, connua a p.2)
Transcript
Page 1: Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire ...gscatullo.altervista.org/wp-content/uploads/2016/03/Giornalino-13.pdf · Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le

Giornalino Scolastico del Liceo G.V. Catullo

Stampato il 22/02/2016

Febbraio e tanti temi di cui parlare Alcune delucidazioni del Direttore su questo numero.

Carissimi ragazzi, lettrici e lettori, a Febbraio si capisce di stare in inverno: i maglioni si appesantiscono, la gola si copre, le giornate sono sempre un po’ tristi e la sveglia,

che imperterrita svolge il proprio dovere, ci risulta sempre più odiosa. Ma non demordete tra un po’ arriverà la primavera e tutto tornerà bello. Intanto noi ragazzi del giornale vi propo-niamo qualche articolo che vi possa accompagnare durante il mese. Tratteremo di temi seri: ad esempio la modifica del Senato, che ci riguarda più di quanto possiamo pensare, come ci spie-ga la nostra Laura, l’infibulazione, dramma di violenza sul cor-po femminile che purtroppo è ancora praticato; ma anche temi più leggeri, con i consigli per il primo appuntamento di Edoardo e Miriana, la rubrica musicale di Giorgia e i consigli sui musical di Eva. Non ci facciamo mancare un’intervista ad una ragazza universitaria che può aiutare i più grandi ad orien-tarsi nelle scelte dopo la maturità, e un articolo per la rubrica GAL di Marianna. Vi ricordiamo inoltre che in questi giorni è disponibile online un sondaggio con il quale noi rappresentanti vorremmo cono-scere un po’ voi e le vostre esigenze; sempre sul sito trovate tanti altri articoli di approfondimento ed interviste. Buona lettura! (E speriamo nevichi). del Direttore

gscatullo.altervista.org

[email protected]

N° 13/Febbraio 2016

ECO

A’ fine… E=mc² Il nostro disegnatore, Roberto Neagovici, commenta con il suo stile la recente scoperta delle onde gravitazionali che confermerebbe la teoria della relatività di Einstein.

10 cose da non dire al primo appuntamento Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le cose da non dire ad un primo appunta-

mento intervistando Miriana ed Edoardo.

San Valentino è appena passato, i direttori delle fabbriche di

cioccolatini si sfregano le mani e alcuni di voi, forse, si staranno

chiedendo quale danno avrà dovuto combinare la vostra preceden-

te anima per essere ancora single. Insomma, quale miglior periodo

per chiedere alla vostra fiamma finalmente di uscire? Noi del Gior-

nalino abbiamo voluto darvi 10 consigli sulle cose da non dire al

primo appuntamento, ascoltando i pareri di Edoardo e Miriana.

Quali sono per te le 10 regole d’oro che qualcu-no dovrebbe seguire al primo appuntamento?

Miriana: La cosa più importante per un ragazzo è senza dub-

bio non fare apprezzamenti di nessun genere su altre ragazze nel

mezzo dell’appuntamento. Sarebbe terribile e lei si chiederebbe

perché sta uscendo con te. Sempre per rimanere in tema “altre

ragazze”: non parlare delle tue ex!

(di Laila Al Habash, continua a p.2)

Page 2: Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire ...gscatullo.altervista.org/wp-content/uploads/2016/03/Giornalino-13.pdf · Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le

10 cose da non dire al primo appuntamento [Continua dalla prima pagina] Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le

cose da non dire ad un primo appuntamento intervistando Miriana ed

Edoardo.

A meno che tu non le voglia un po’ prendere in giro con qual-

che aneddoto divertente, parlare delle ex non è mai una

buona idea, sembreresti ancora attaccato al passato. E in più

non fa piacere a nessuna. Allo stesso tempo, mostrare un

affetto eccessivo nei confronti delle amiche che potreste

incontrare per strada, sarebbe davvero fuori luogo ed imba-

razzante. In medio stat virtus, dicevano gli antichi. Non di-

menticare, invece, di presentarla ai tuoi amici con educazio-

ne.

Veniamo agli argomenti di conversazione: non parlare solo

dei tuoi interessi (sarebbe davvero noioso!), non rispondere

a monosillabi, cerca di argomentare, fai domande e mostrati

interessato, un po’ come dovresti fare a scuola.

Non fare battute squallide alle quali lei è costretta a ridere

per educazione, non fare domande troppo personali che

possono metterla a disagio. Capisco, magari il tuo più grande

desiderio è sapere se crede nell’esistenza di Dio, ma rilassati:

è solo il primo appuntamento!

Non rispondere al telefono a meno che non sia qualcosa di

davvero urgente, e non stare tutto il tempo attaccato al cel-

lulare. Se volevi stare a parlare con i tuoi amici su Whatsapp

perché sei uscito con lei? Non dimenticare di non essere

troppo timido, soprattutto nel farle complimenti! Due frasi

carine ed educate fanno sempre piacere.

Edoardo: Beh innanzitutto direi che la regola d’oro per eccel-

lenza è non arrivare in ritardo -ma è praticamente impossibi-

le per una ragazza- e, ovviamente, non portarsi le ami-

che. Più imbarazzante di un appuntamento a tre…

Cosa essenziale per la buona riuscita di ogni conversazio-

ne: non parlare di scuola perché è disagiante per tutti e non

fare domande a raffica come ad un’interrogazione per il mo-

tivo di cui sopra. Non vanno bene neanche argomenti di na-

tura filosofica perché potrei benissimo ritrovarmi a russare;

parlare solo di sé stessi mi farebbe lo stesso effetto. Altra

cosa molto importante è cercare di non impiegare troppo

tempo a salutare gli amici incontrati per strada: è una cosa

che mette in imbarazzo chi aspetta e poi sembra di aver di-

menticato di stare ad un appuntamento. Non siamo a

“Pomeriggio Cinque”. È una pessima idea anche chiedere

tutti i dettagli di ogni ex fidanzata, per non parlare dello stare

troppo al telefono! Ragazze, Snapchat può aspettare!

Dunque due cose appaiono forti e chiare: a San Valentino, al

bando gli ex e lasciate i telefoni a casa.

di Laila Al Habash

A norma del C.M. n.242 (2/9/1988) Stampato il 22/02/2016

N° 13/Febbraio 2016 gscatullo.altervista.org

Abolizione del Senato: come funziona? Laura Micheli ci parla dell’abolizione del Senato e dei principali cambiamenti che

verranno apportati.

Cosa prevede la nuova riforma del Senato? Crediamo davvero di sapere tutto la nuova riforma di Ren-

zi? Scopriamo insieme come funziona.

Secondo l’Italicum, i componenti del Senato verranno ridotti verti-

ginosamente, e verrà loro tolto il potere di dare o togliere la fidu-

cia al Governo.

Ma che cos’è il Senato?

Il Senato è un organismo i cui membri vengono eletti direttamente

dal popolo; la stessa cosa si verifica per la Camera: ciò permette un

equilibrio di potere, e un intercambio tra i rappresentanti della

parte ‘giovane’ della popolazione italiana e quelli della parte più

‘anziana’. Infatti, i componenti della Camera devono avere almeno

18 anni e vengono scelti da tutti i cittadini maggiorenni; i compo-

nenti del Senato, invece, devono avere almeno 40 anni e gli eletto-

ri devono aver compiuto almeno 25 anni.

Quali sono i cambiamenti principali che vengono appor-tati?

Cambia il quorum per l’elezione del Presidente della Repubbli-

ca (numero di partecipanti o elettori necessario affinché una vota-

zione sia valida): non sarà più sufficiente la metà più uno degli

elettori, ma serviranno i due terzi, e poi i tre quinti.

L’approvazione delle leggi diviene un’esclusiva della Camera.

Il potere esecutivo diverrà più forte, oscurando quel-

lo legislativo.

I senatori non potranno più essere eletti nelle elezioni politi-

che, ma solo in quelle regionali.

Il Senato riacquisterà alcuni poteri: esso si occuperà di enti

locali italiani e anche di Europa; potrà controllare le politiche pub-

bliche e la Pubblica Amministrazione ed eleggere due giudici del-

la Corte Costituzionale.

Vengono aumentati anche i poteri della Corte Costituzionale, che

potrà intervenire sulle leggi che regolano le elezioni

di Camera e Senato.

In conclusione, invito tutti a riflettere: un cambiamento così drasti-

co della nostra Costituzione è veramente qualcosa di positivo? In

questo modo il popolo avrà meno peso nella scelta dei suoi rappre-

sentanti, in quanto potrà votare solo i deputati della Camera, e

solo nelle elezioni regionali potrà votare, in forma comunque di-

retta, i rappresentanti del Senato i quali manterranno alcuni privi-

legi quali l’immunità parlamentare. Non sarebbe bastato semplice-

mente ridurre il numero dei Senatori? A voi la parola.

“Io non sono interessato a raccogliere briciole di compassione

gettati dal tavolo di qualcuno che si considera il mio maestro. Vo-

glio il menu completo dei miei diritti.”

(S.G. Desmond Tutu, Arcivescovo anglicano e attivista sudafricano)

di Laura Micheli

Page 3: Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire ...gscatullo.altervista.org/wp-content/uploads/2016/03/Giornalino-13.pdf · Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le

Caporedattrice Laila Al Habash Fondatore e Direttore Paolo Franchi

N° 13/Febbraio 2016

Infibulazione -Le vostre urla non sa-ranno silenziose

Eleonora Fioravanti ci invita a combattere contro questa crudele usanza di altre

culture.

In Africa, la vulva delle donne che hanno subito l’infibulazione è

definita come “una colomba”: è liscia e permette solo due buchi,

uno per l’urina e uno per il mestruo. Più piccoli essi saranno, più la

donna sarà pura. Ma ciò non rende le donne libere come colombe,

anzi le incatena ad un dolore devastante che le massacrerà per

tutta la loro vita.

In latino fibula significa “spilla”, una punta che cuce la sessualità di

una donna nella sofferenza e nella sottomissione. E non è possibile

scappare a ciò quando hai pochi anni di vita e tutte le donne che ti

circondano sono lobotomizzate da un masochismo inculcatogli da

secoli di violenza.

Sottomesse alle influenze patriarcali, che vedono il clitoride come

un genitale maschile mancato e considerano la portatrice di questo

“abominio” impura, generazioni di donne praticano l’infibulazione

alle bambine delle loro famiglie. Le immobilizzano fermandogli le

mani, altre donne gli mantengono le gambe aperte mentre l’esper-

ta nel campo le marchia col sigillo della violenza. Asporta tutto ciò

che potrebbe far provare piacere, rendendo così il corpo innocente

di una ragazzina un manichino atto solo a procreare.

E cosa accadrà quando la vittima si sposerà? Quando darà alla luce

un figlio? Semplice: una riapertura della cicatrice, che verrà però

richiusa dopo ogni singolo parto. E’ lo stesso uomo ad “aprire” la

moglie il giorno del matrimonio, come a dirle “sono io che decido

su ciò che in teoria sarebbe tuo. L’ho fatto per secoli, l’ho fatto

quando eri solo una bambina e non smetterò”.

Una donna infibulata non potrà infatti mai sapere cosa sia un orga-

smo, che sia dovuto ad un rapporto o che arrivi dall’autoerotismo.

Il motivo? Semplicemente, nelle culture locali la masturbazione è

ritenuta un atto impuro, ed eliminare “i corpi del reato” è il modo

migliore per evitare che le donne si macchino di tale aberrazione.

E tu, vorresti accadesse a te, ad una persona che conosci? No?

Allora non provare nemmeno per un attimo a pensare “Eh, ma

sono altre culture”! Dobbiamo sapere ed informare. Tutti devono

conoscere e combattere. Schierarsi contro una simile atrocità e

rifiutare l’indifferenza è un dovere di tutti, perché è bene ricordare

che ognuno di noi ha diritto all’integrità del proprio corpo, e so-

prattutto ad utilizzarlo come meglio crede.

Invito quindi ogni lettore del nostro Giornale a fare un giro

su www.alberodellavita.org e www.stop-fgm-now.com per infor-

marsi e prendere atto di ciò che succede oltre il nostro naso.

di Eleonora Fioravanti

Capitoli della storia scritti in corsivo: le milita-ri che pilotavano aerei Marianna Antonuzzi ci parla delle WASPs e della loro lotta per l’accettazione.

“Airplanes don’t know the difference between men and women”

(DeanieParrish)

Avete idea di quante pagine della storia ignoriamo senza render-

cene conto?

Ovviamente, dopo tutte le ore passate sui libri e sugli appunti,

sembrerà quasi impossibile crederlo, ma è proprio così: e molte

volte si fanno scoperte interessanti.

Durante le vacanze ho fatto una ricerca e sono incappata in un

acronimo: WASP. WASP sta per Women Airforce Service Pilot,

una truppa creata dall’esercito americano negli anni della Secon-

da Guerra Mondiale: ha fatto parte di questa squadra un gruppo

ristretto di donne addestrate a pilotare un aereo da guerra; ciò

che le ha rese leggendarie è la lotta che hanno combattuto per

essere accettate dai commilitoni: venivano denigrate e insultate; i

militari si rifiutavano di salire su un aereo guidato da una don-

na sostenendo che non fossero capaci di pilotarlo per il semplice

fatto di essere donne.

Le prime WASPs dovettero pagare personalmente le lezioni di

volo prima di poter essere ammesse nella squadra, fortunatamen-

te vennero addestrate più di 1000 donne in Texas.

Deanie Parrish è la maggiore esponente della WASP: si offrì volon-

taria tra le venticinque donne selezionate nel 1943 per pilotare il

famigerato “Widowmaker” che i colleghi si erano rifiutati di pro-

vare, poiché, come già suggerisce il nome -“widow” sta per vedo-

va, quindi “fabbrica vedove”- ritenuto troppo pericoloso.

Oltre a sopportare la guerra, il dolore e la paura, le WASPs hanno

dovuto avere il coraggio di lottare per i loro diritti, di servire il loro

Paese come meglio credevano, non in un ufficio o in un’inferme-

ria, ma da sole in una cabina di pilotaggio senza l’appoggio della

Patria che servivano.

Alla loro eventuale morte in battaglia, come afferma Nancy Par-

rish nel suo libro, veniva recapitato un telegramma alla famiglia

con cui la si informava del decesso e in cui si richiedeva di indicare

il luogo di sepoltura del corpo, senza cerimonia. Successe così

per Mary Howson, una delle trentotto WASPs che persero la vita

nella Seconda Guerra Mondiale. La cerimonia, come qualunque

altro riconoscimento, non era consentita poiché le donne non

furono considerate parte delle forze armate americane fino al

1977.

Solo nel 2010, però, dopo più di sessantacinque anni, il presidente

Obama ha premiato le veterane sopravvissute con la Medaglia

D’Oro Del Congresso .

Finalmente!

Nancy Parrish è l’autrice del romanzo che riporta i racconti, i re-

troscena e gli aneddoti più coraggiosi e romantici delle WASPs.

Nancy Parrish è inoltre la co-fondatrice con la madre, WASP an-

che lei, Deanie Parrish dell’organizzazione Wings Across America

che mette in luce questi capitoli della nostra storia, scritti in corsi-

vo.

di Marianna Antonuzzi

Caporedattrice Laila Al Habash Fondatore e Direttore Paolo Franchi

Page 4: Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire ...gscatullo.altervista.org/wp-content/uploads/2016/03/Giornalino-13.pdf · Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le

I testi, i disegni e ogni contenuto pubblicato rispecchiano l’opinione del solo autore. La nostra Redazione verifica,

nell’autorizzare la pubblicazione, che non vi siano violazioni del Regolamento (consultabile sul sito) senza apportare

modifiche o censure ai contenuti. Se, tuttavia, qualcuno si ritenesse offeso da una pubblicazione ce lo comunichi, ci

scusiamo sin da ora.

Disclaimer

Autorizzato dal Liceo G.V. Catullo Stampato il 22/02/2016

N° 13/Febbraio 2016 gscatullo.altervista.org

Citazione Riflettiamo sullo studio con questa cita-

zione di Einstein..

“Non considerate mai lo studio come un dovere, ma come una occa-

sione invidiabile di imparare a conoscere l'effetto liberatorio della

bellezza spirituale, non solo per il vostro proprio godimento, ma per

il bene della comunità alla quale appartiene la vostra opera futu-

ra.” (Albert Einstein)

Innuendo: l’ultimo lavoro dei Queen In occasione del venticinquesimo anniversario del lavoro dei

Queen, Giorgia Galassi ne ripercorre i punti principali.

Quattordicesimo album in studio dei

Queen, Innuendo è l’ultimo lavoro della rock band britannica regi-

strato con Freddie Mercury ancora vivo e fu considerato dai critici

il miglior capolavoro della band e del rock in generale.

L’album è uno dei più ricchi e completi lavori che il gruppo abbia

mai composto, ogni singola canzone è un mix di suoni e picchi

vocali di una bellezza unica, come se i musicisti avessero dato il

meglio di sé per fornire l’ultima performance. Il disco sembra qua-

si un addio della band ai fan e di Freddie alla band, le melodie dei

brani rievocano la difficile situazione che il gruppo stava vivendo

in quel momento. È il 1989 quando, appena terminata la promo-

zione di “The Miracle”, la band si riunisce in sala registrazione per

passare tutto il 1990 nella realizzazione del nuovo album: proprio

in quell’anno la sieropositività al virus HIV del frontman Freddie

Mercury (scoperta qualche anno prima) si trasformò in AIDS con-

clamato, mettendo cosi l’artista nella posizione di rivelare le sue

condizioni di salute agli altri membri del gruppo. Tuttavia le regi-

strazioni continuarono, costringendo Freddie ad affrontare sia la

malattia che lo stava lentamente portando alla morte, sia i media

che cercavano di indagare sulla sua salute. L’uscita dell’album era

inizialmente prevista per novembre o dicembre di quell’anno, ma

il peggioramento dello stato di salute del cantante fu la causa per

cui si rimandò al febbraio dell’anno successivo.

Ad aprire l’album è “Innuendo”, un brano rivoluzionario in cui si

possono ascoltare quattro diversi stili musicali, dall’hard rock al

flamenco, dal classico al rock melodico.

A seguire abbiamo la classica ballata Queen,”I’m going slightly

mad”, per poi passare ai due brani caratterizzati da un rock duro,

“Headlong” e “I can’t live with you”.

A spezzare la catena travolgente che sarebbe continuata con il

brano quasi heavy “Ride the wild wind”, c’è “Don’t try so hard”,

una ballata melodica cantata quasi tutta in falsetto. Seguono “All

god’s people”, un quasi gospel, “These are days of our lives”, una

ballata soft, “Delilah”,il brano dedicato alla gatta di Freddie, e

“The hitman”, il brano piu heavy dell’intero album; i brani finali

del disco furono registrati di fretta per permettere a Freddie di

terminare il lavoro prima che la sua malattia gli impedisse di can-

tare. La penultima canzone, “Bijou”, è l’addio al cantante da parte

del chitarrista Brian May, con suoni che uscendo dallo strumento

sono dolci, malinconici, strazianti; è quasi totalmente strumenta-

le, carico di espressivitá con un brevissimo intermezzo cantato da

Freddie nel finale.

A chiudere l’album è “The show must go on”: la band dà tutto il

suo contributo nel sound, ma è la canzone di Freddie, la canzone

in cui ritrova il meglio di sé e ripropone la potenza e l’ampiezza

che la sua voce aveva nei tempi d’oro.

Durante la registrazione di quest’ultima Brian May, preoccupato

per la salute del frontman, credeva che non ce la avrebbe fatta,

ma Freddie dopo aver preso un bicchiere di vodka disse: “puoi

scommetterci che ce la farò” e incise uno dei più grandi capola-

vori della musica rock.

Freddie Mercury morì meno di dieci mesi dopo la pubblicazione

dell’album.

di Giorgia Galassi

Nameless Land: Intervista con l’autore Simo-ne Morini

Ecco a voi l’intervista di Andrew a Simone Morini, autore di Nameless Land!

Ho scoperto Nameless Land un po’ per caso, su Facebook. Me lo

ritrovai di rimbalzo fra la mole di robaccia che mi intasa quoti-

dianamente l’home page. All’inizio, fui attratto dai disegni, con

immagini di personaggi agghindati con abiti di scarto, impegnati

a frugare fra la spazzatura e armati fino ai denti. Il genere di

personaggi e disegni che facevo anche io da quando, alle medie,

avevo scoperto il genere post-atomico. La rappresentazione di

cosa sarebbe il nostro mondo in un distopico futuro in cui il

nostro pianeta venisse devastato da una catastrofica guerra

nucleare e i nuovi sopravvissuti si ritrovassero a resistere, a

costruire una nuova civiltà, anarchica, violenta, guerrafondaia,

fatta di sopraffazione e battaglie quotidiane per la sopravviven-

za. Nella mia testa, era un immaginario così ampio che lasciava

infinite possibilità di creare storie, personaggi e mostri fuori di

testa.

Non è strano, quindi, che quelle immagini abbiano rapito fin da

subito la mia attenzione. Iniziai a seguire il progetto, che pian

piano cominciava a prendere una forma consistente, con an-

nunci, nuove immagini e nuovi prodotti. Intorno alla metà di

Aprile 2015 vidi Nameless Land giocato in live streaming su un

canale Youtube che tratta giochi di ruolo. Visto nei fatti di cosa

si trattava, decisi di rompere finalmente gli indugi. Dopo qual-

che mese, ho ordinato il manuale base, una sorta di tomo dal

peso gargantuesco e dalla copertina verde acido. Ho formato un

gruppo di gioco e adesso ci ritroviamo pericolosamente info-

gnati e desiderosi di portare avanti una delle nostre tre campa-

gne all’attivo, ognuna con storie, personaggi e ostacoli diversi.

di Andrew

Page 5: Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire ...gscatullo.altervista.org/wp-content/uploads/2016/03/Giornalino-13.pdf · Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le

Università… giurisprudenza Rita Tufo ci propone un’intervista ad una studentessa della facoltà di Giuri-

sprudenza a Napoli.

Emilia, 24 anni, napoletana. Padre avvocato e fratello giorna-

lista, forse con il destino già scritto, ma orgogliosa e sicura

del fatto suo. Studentessa a Napoli alla facoltà di Giurispru-

denza, con un cursus universitario di tutto rispetto.

Perché Giurisprudenza? Ho scelto di fare giurisprudenza, perché alla fine del mio per-

corso scolastico non avevo le idee ben chiare su cosa volessi

fare. Scegliere giurisprudenza mi ha dato la possibilità di ca-

pire quale strada intraprendere.

Da bambina cosa pensavi di fare da grande? Da piccola pensavo di fare il medico, e i particolar modo il

pediatra. Crescendo il mio rapporto con gli ospedali è cam-

biato, così ho abbandonato l’idea.

Che tipo di scuola hai frequentato prima dell’ uni-versità? Che tipo di ricordo hai di quel periodo? Il Liceo Classico! Ho un bellissimo ricordo, oltre ovviamente a

quelli legati alla classe. Il ricordo più bello riguarda le lezioni

di letteratura greca. La bravura del mio professore rendeva

quelle lezioni così belle che le ricordo ancora come se fosse

ieri!

Ti ha aiutato nel tuo percorso universitario? Mi ha insegnato a studiare. Il Liceo Classico ti fa sviluppare

una forma mentis che ti permette di intraprendere successi-

vamente qualsiasi tipo di studio.

Ci sono più difficoltà per una ragazza nel frequen-tare l’università? Se sì quali sono? No, non ci sono più difficoltà per una ragazza. Anzi, nel mio

percorso universitario mi sono resa conto che le ragazze san-

no essere molto più determinate. Forse ci sono solo più pre-

giudizi …

Come vivi la vita universitaria? E qual è la tua gior-nata tipo da studente? La mia vita universitaria è fatta di tante amicizie con cui con-

divido un percorso, le ansie, ma anche le soddisfazioni. Ma è

fatta di tanto studio e sacrificio. La mia giornata tipo è sveglia

presto. A seconda del corso che devo frequentare vado in

facoltà, e resto a studiare lì. Altrimenti resto a casa studian-

do dalle 6 alle 8 ore. Non studio mai di notte, conservo sem-

pre uno spazio per lo svago!

Cosa consiglieresti alle ragazze come me che tra un po’ dovranno scegliere la strada del loro futuro? Quasi al termine del mio percorso posso consigliare di avere

tanta forza di volontà, non abbattersi alla prima difficoltà,

perché le soddisfazioni col tempo arrivano. Ma soprattutto

capire che lo scopo dell’università è quello di formarsi per

affrontare il mondo del lavoro. Tutto quello che facciamo

serve solo a noi stessi per arricchirci.

Come e dove lo vedi il tuo futuro? Il mio futuro lo vedo in Italia (spero nella mia città) ancora

ricco di studio.

In definitiva, domanda classica, “cosa vuoi fare da grande”? Da grande vorrei fare il magistrato e in particolar modo il

pubblico ministero.

di Rita Tufo

A norma del C.M. n.242 (2/9/1988) Stampato il 22/02/2016

N° 13/Febbraio 2016 gscatullo.altervista.org

Online trovi gli articoli completi e la precedente in-

tervista alla prof.ssa Ricordi. Visita il sito!

INTERVISTA 10 domande a 10 professori: professo-ressa Merli

Laila Al Habash si cimenta nel porre 10 domande a 10 professori. E’ il turno della

professoressa Merli, insegnante di storia e filosofia!

Quante volte abbiamo voluto sapere curiosità sui nostri insegnanti? Un sacco. Ecco perché abbiamo deciso di intervistare 10 professori del nostro liceo per sapere quello che non osiamo chiedere a lezione. Ogni settimana pubblicheremo un’intervista ad un professore diverso, tra questi non poteva mancare la professoressa Paola Merli.

1.Che tipo era al liceo? Io non ho fatto il liceo, ho fatto il geometra. No, non è vero (ride ndr), ho fatto lo scientifico. Com’ero al liceo? Andavo bene, soprattutto nelle materie scientifiche e in filosofia; ero un po’ ribelle, infatti in quinto ho avuto 7 in condotta.

2.Perché fa la professoressa? Cosa l’ha spinta a fare questo lavoro?

Mio marito (ride ndr), l’ho fatto per una scelta di opportunità: mio marito faceva il militare, perciò tra trasferimenti, eccetera.. Era un lavoro che si adattava alla situazione. Inizialmente studiavo medicina, la lasciai per psicologia e poi ancora diventai terapista dell’abilitazione 3.La parte che preferisce e quella che detesta del suo lavoro.

Le cose che preferisco sono il rapporto con i ragazzi e spiegare, odio interrogare

di Laila al Habash

“Cancro io ti BOCCIO” – le Arance della Salute

Simone Corona ci parla dell’iniziativa dell’Airc, a cui quest’anno ha aderito anche il

nostro Istituto.

“Con la campagna di quest’anno puntiamo a raccogliere oltre 2,3 milioni di euro – sottolinea Federico Caligaris Cappio, di-

rettore scientifico dell’Airc -, per continuare ad alimentare il lavoro dei nostri 5mila ricercatori, impegnati quotidianamente nei laboratori di tutta Italia per rendere il cancro sempre più curabile” “Cancro io ti boccio” è la proposta di AIRC per le scuole, in occasione delle Arance della Salute, l’iniziativa che da anni si svolge nelle piazze di tutta Italia, dove vengono distribuite reticelle di arance rosse di Sicilia, per sostenere la ricerca oncologica. Con l’arrivo di quest’inizia-tiva all’interno delle scuola, “Cancro io ti boccio” diventa un’occasione per diffondere le conoscenze sugli stili di vita salutari e il significato della ricerca scientifica. Questo è stato il primo anno in cui il nostro Istituto ha aderito a que-sta iniziativa dell’ Airc. L’organizzazione e la vendita sono state curate dagli studenti e dai professori della scuola che, oltre a contribuire all’ iniziativa, hanno portato il progetto al di fuori delle mura scolastiche. Giovedì 28 Gennaio al liceo Catullo non solo sono state vendute e distribuite tutte e 100 le reti di arance, ma grazie anche al gran nume-ro di donazioni si è raggiunto un totale complessivo di ben 1200 euro. Numerosi sono stati gli studenti che hanno contribuito alla realizzazio-ne di tutto ciò, e che, distribuendo le reti di arance in un apposito “punto vendita”, si sono immedesimati per un giorno non solo vendi-tori di arance ma veri e propri ambasciatori di un messaggio molto forte: la lotta contro il cancro. di Simone Corona

Page 6: Febbraio e tanti temi di cui parlare 10 cose da non dire ...gscatullo.altervista.org/wp-content/uploads/2016/03/Giornalino-13.pdf · Laila Al Habash ci offre dei consigli circa le

Let me dance for you: 3 musical da vedere assolutamente Eva Neri ci consiglia tre musical da vedere.

Un musical è un fuoco d’artificio di emozioni, musica e dan-

za. E’ una storia di gente comune, nella quale possiamo ri-

specchiarci pienamente, con problemi reali e modi di risol-

verli ordinari, che esprime i propri sentimenti grazie

al canto e al ballo. Quindi passo ad elencarvi solo alcuni di

questi film eccezionali e commoventi, 3 tra i più famosi ma

anche dei più curati dal punto di vista tecnico, capaci di

attrarre chiunque, dai più appassionati del genere a chi vuole

semplicemente sperimentare la visione di un diverso tipo

di film!

1.CHORUS LINE: E’ il musical per eccellenza, capolavoro

assoluto sia per quanto riguarda le coreografie, impeccabili e

spettacolari, sia per la storia in sé. E’ infatti un “musical nel

musical”, dove le audizioni per entrare a far parte della fila

(n.d.r: il corpo di ballerini che fa da sfondo ai personaggi

principali, come il coro a teatro) per una produzione di

Broadway non sono altro che lo sfondo per un’audizione più

vera e intima, che avviene quando ormai il numero dei con-

correnti si è molto ridotto ed il regista Zach (interpretato da

un magistrale Michael Douglas) chiama ognuno dei concor-

renti a descriversi, nella maniera più reale possibile. Ciò non

è nient’altro che una grande metafora, in cui Zach rappre-

senta un’entità divina e superiore che chiama in causa anche

coloro che non hanno un ruolo rilevante (in questo caso nel

musical) a rispondere di sé stessi; si interessa alle storie

dell’ individualità di ciascuno. Non manca la storia d’amore:

è quella tra Zach e la star di Broadway, Cassie, che nel

suo “Let me dance for you” esprime alla perfezione, a mio

parere, ciò che la danza significhi per chi la considera una

passione, un modo di esprimersi, una valvola di sfogo o

un’opportunità di affermazione.

2.JESUS CHRIST SUPERSTAR: E’ una delle trasposizioni

cinematografiche di musical più curate, composto intera-

mente da parti cantate. Più che per le coreografie è una vera

pietra miliare dal punto di vista musicale e della vicenda nar-

rata: l’attenzione è focalizzata sugli eventi relativi all’ultima

settimana di vita di Gesù, ma il punto di vista è quello

dell’uomo, cioè di Giuda. Anche di Gesù emerge il lato più

umano, in particolare nel brano “Gethsemane/I Only Want

To Say”, dove interroga il Padre sul senso della sua morte

imminente. Degna di nota è sicuramente l’ambientazione nel

deserto del Medio Oriente, accompagnata da elementi tipici

della cultura hippie degli anni ’70, cioè contemporanei a

quelli della produzione del film (1973). Particolare rilievo dal

punto di vista musicale hanno i brani “Everything it’s all

right” e la “King Herod’s Song“.

3.FAME-SARANNO FAMOSI (film 1980). La storia si apre

con le audizioni per entrare a far parte della prestigiosa High

School of Performing Arts di Manhattan, nei corsi di danza,

musica e recitazione.

A partire dall’inizio, vengono seguite nei 4 anni di studi supe-

riori le vicende di alcuni giovani allievi che provengono dagli

ambienti sociali più disparati, in modo da offrire una vasta

panoramica sulle varie problematiche giovanili di ogni tem-

po.

N° 13/Febbraio 2016 gscatullo.altervista.org

Ognuno di loro, inizialmente rappresentato quasi in maniera ste-

reotipata, fa emergere la propria individualità durante il proprio

percorso di crescita, accompagnato da vicende -a volte anche

drammatiche- che segneranno profondamente ciascuno. Ciò che

emerge maggiormente dalla storia narrata è l’aspetto dell’arte co-

me forma di evasione dal mondo, dove i personaggi possono rifu-

giarsi, benché circondati dalle più profonde situazioni di degrado.

Dal punto di vista artistico il maggior rilievo è assunto da Irene Ca-

ra, che interpreta la giovane Coco Hernandez, impegnata in tutti i

corsi offerti dalla scuola. Di conseguenza, due tra i pezzi più belli del

film (“Out here on my own” e “Fame”), sono cantati proprio da lei.

di Eva Neri

Incontro casa della pace del 26/02/2016 Stefano Seppecher ci invita a partecipare ad un interessantissimo incontro con John

Mpaliza, un noto attivista congolese.

Venerdì 26 febbraio alle ore 17 sarà ospite alla casa della pa-

ce Angelo Frammartino (sala del palazzo del comune di Montero-

tondo) John Mpaliza, un noto attivista congolese che abita in Italia

da oltre venti anni e che cinque anni fa, dopo aver lavorato a lungo

come ingegnere informatico al comune della sua città (Reggio Emi-

lia), ha incominciato ha marciare in tutta Europa per raccontare la

drammatica storia del suo paese che purtroppo per molteplici moti-

vi ci riguarda anche direttamente.

Il suo paese, la Repubblica Democratica del Congo, e’ ricca di un

minerale che si chiama Coltan e che è fondamentale per tutta l’in-

dustria tecnologica moderna compresi gli smartphones e i computer

di ultima generazione.

In questo paese dal 1996 è in atto una guerra che le grandi multina-

zionali hanno tutto l’interesse a far sì che vada avanti; così facendo

infatti il preziosissimo Coltan viene estratto in un modo per loro

economico e altrettanto redditizio schiavizzando, però, le persone e

distruggendo un popolo.

Una drammatica storia, una guerra oscura e sconosciuta di cui il

mondo deve venire a conoscenza.

Di Stefano Seppecher

Fondatore e Direttore Paolo Franchi Caporedattrice Laila Al Habash

Online ti aspettano anche…

Del Family day e del parlare senza pensare – Racconto di B. Rosati

Ho visto l’amore negli occhi delle persone, nei loro cuori,

nascondersi da qualcuno, da qualcosa. Ho visto due ragazzi, guar-

darsi negli occhi, arrossire ed abbassare lo sguardo.

di B. Rosati

Moderno viaggio di Astolfo sulla Luna – Racconto di L. Al Habash

Marcello in quel periodo dell’anno chiudeva il locale la

sera tardissimo, quasi di mattina, era il primo ad aprire il pomeriggio

e l’ultimo ad andarsene. La gente nelle sere di luglio sta fuori casa

fino all’alba perché sono tutti più spensierati, gli esami all’università

sono finiti, le scuole sono chiuse, si prendono le ferie per andare a

trovare i genitori. di Laila Al Habash


Recommended