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FENOTIPO ELETTRO-CLINICO NELLA SINDROME RING 14 E ... · una subunità regolatoria del canale del...

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FENOTIPO ELETTRO-CLINICO NELLA SINDROME RING 14 E CORRELAZIONI CON IL GENOTIPO I. Introduzione Ia. Cromosomopatie ed epilessia Le sindromi associate ad anomalie cromosomiche, se pur di per sé non costituiscano una causa frequente di epilessia (Jennings and Bird, 1981), rappresentano condizioni geneticamente determinate a maggiore rischio di sviluppare lungo il loro decorso crisi convulsive (Holmes, 1987). Il 6% delle disfunzioni anatomo-funzionali a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) sono causate da anomalie di numero o di struttura dei cromosomi e, soprattutto quando interessano gli autosomi, si associano a disabilità cognitiva ed epilessia (Schinzel, 2001). L’incidenza sale al 50% quando all’epilessia e al ritardo cognitivo si accompagnano anomalie congenite multiple (Ieshima, 1988; Aicardi, 1992). L’incidenza di crisi epilettiche è però estremamente variabile, da condizioni in cui la ricorrenza è di poco superiore a quella della popolazione generale, a cromosomopatie in cui l’epilessia può interessare la quasi totalità dei casi, configurandosi quindi parte integrante del fenotipo clinico. Per di più il tipo di crisi e la loro frequenza possono variare in modo significativo, non solo tra soggetti diversi con la stessa aberrazione cromosomica, ma anche in fratelli che segregano una stessa aberrazione sbilanciata di origine familiare e persino tra gemelli monozigoti con la stessa alterazione genetica (Schinzel, 1993). Allo stato attuale delle conoscenze sono note poche associazioni tra cromosomopatie e fenotipi elettro-clinici caratteristici in cui l’epilessia o rappresenta una condizione secondaria ad una lesione cerebrale (Sindrome di Miller-Dieker, Sindrome 6q-) (Gastaut, 1987; Elia, 2006) o, al contrario, si verifica come conseguenza di una disfunzione di canali deputati al flusso ionico o di trasmettitori neuronali, senza apparenti alterazioni della morfologia cerebrale, come nel caso della sindrome di Angelman (Boyd 1988, Guerrini, 1996). Va inoltre tenuto conto che l’eziopatogenesi dell’epilessia è spesso variabile e solo in piccola parte spiegabile dalle mutazioni di un singolo gene (epilessie monogeniche, come nel caso delle mutazioni a carico del gene SCN1A e la sindrome di Dravet ad essa correlata o mutazioni dei geni KCNQ2 e KCNQ3 nelle convulsioni neonatali benigne) o dall’interazioni 1
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FENOTIPO ELETTRO-CLINICO NELLA SINDROME RING 14 E

CORRELAZIONI CON IL GENOTIPO

I. Introduzione

Ia. Cromosomopatie ed epilessia

Le sindromi associate ad anomalie cromosomiche, se pur di per sé non costituiscano una

causa frequente di epilessia (Jennings and Bird, 1981), rappresentano condizioni

geneticamente determinate a maggiore rischio di sviluppare lungo il loro decorso crisi

convulsive (Holmes, 1987).

Il 6% delle disfunzioni anatomo-funzionali a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) sono

causate da anomalie di numero o di struttura dei cromosomi e, soprattutto quando interessano

gli autosomi, si associano a disabilità cognitiva ed epilessia (Schinzel, 2001). L’incidenza sale

al 50% quando all’epilessia e al ritardo cognitivo si accompagnano anomalie congenite

multiple (Ieshima, 1988; Aicardi, 1992).

L’incidenza di crisi epilettiche è però estremamente variabile, da condizioni in cui la

ricorrenza è di poco superiore a quella della popolazione generale, a cromosomopatie in cui

l’epilessia può interessare la quasi totalità dei casi, configurandosi quindi parte integrante del

fenotipo clinico. Per di più il tipo di crisi e la loro frequenza possono variare in modo

significativo, non solo tra soggetti diversi con la stessa aberrazione cromosomica, ma anche in

fratelli che segregano una stessa aberrazione sbilanciata di origine familiare e persino tra

gemelli monozigoti con la stessa alterazione genetica (Schinzel, 1993).

Allo stato attuale delle conoscenze sono note poche associazioni tra cromosomopatie e

fenotipi elettro-clinici caratteristici in cui l’epilessia o rappresenta una condizione secondaria

ad una lesione cerebrale (Sindrome di Miller-Dieker, Sindrome 6q-) (Gastaut, 1987; Elia,

2006) o, al contrario, si verifica come conseguenza di una disfunzione di canali deputati al

flusso ionico o di trasmettitori neuronali, senza apparenti alterazioni della morfologia

cerebrale, come nel caso della sindrome di Angelman (Boyd 1988, Guerrini, 1996). Va

inoltre tenuto conto che l’eziopatogenesi dell’epilessia è spesso variabile e solo in piccola

parte spiegabile dalle mutazioni di un singolo gene (epilessie monogeniche, come nel caso

delle mutazioni a carico del gene SCN1A e la sindrome di Dravet ad essa correlata o

mutazioni dei geni KCNQ2 e KCNQ3 nelle convulsioni neonatali benigne) o dall’interazioni

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di pochi o più geni (oligo-poligeniche), essendo la maggior parte riferibile ad una eziologia

multifattoriale (Schinzel, 2001; figura 1).

Il tipo di crisi nelle anomalie cromosomiche è inoltre variabile, contemplando nello spettro

epilessie con prognosi favorevole e condizioni assimilabili a encefalopatie epilettiche

farmacoresistenti. La suscettibilità del cervello a fare convulsioni non correla necessariamente

con la gravità delle alterazioni strutturali associate o con la quantità del materiale

geneticamente perduto ma è con ogni probabilità maggiormente legata a fattori che alterano

l’eccitabilità corticale, quali modificazioni della funzione dei neurotramettitori.

Nonostante un interesse sempre più crescente nel campo della genetica dell’epilessia, scarsa

attenzione è stata riservata alla citogenetica come risorsa per l’identificazione di geni putativi

di epilessia. L’ analisi dei patterns elettro-clinici associati alle aberrazioni cromosomiche

rappresenta uno dei principali strumenti per il riconoscimento di geni candidati e le tecniche

di ibridazione in situ fluorescente (FISH), analisi dei telomeri e, recentemente, il micro-array

CGH hanno incrementato il potenziale diagnostico, consentendo l’identificazione di

riarrangiamenti cromosomici submicroscopici o “criptici”. Grazie alle nuove metodologie in

campo genetico-molecolare, quel gruppo di pazienti, precedentemente inquadrati nell’ambito

di una “epilessia criptogenetica”, potranno essere fatti rientrare nell’ambito di epilessie

secondarie a disfunzione cromosomica. Un esempio di utilità diagnostica della citogenetica in

campo epilettologico è rappresentato dall’identificazione del gene KNMB3 che codifica per

una subunità regolatoria del canale del potassio calcio-dipendente, in un caso di duplicazione

che coinvolge le bande q26.3-q27 del cromosoma 3 (Riazi, 1999).

Un notevole sforzo di revisione della letteratura è stato compiuto da un gruppo di ricercatori

australiani che, utilizzando il programma citogenetico dell’Oxford Medical Database e il

database Pubmed e inserendo tra i criteri di inclusione di ricerca l’associazione

epilessia/cromosomopatie/anomalie-EEG, ha ritrovato oltre 400 aberrazioni cromosomiche

che si associavano ad epilessia. Le associazioni più consistenti sembravano essere correlate a

particolari regioni dei cromosomi 1, 2, 4, 6, 7, 8, 9,15, 17, X e nei cromosomi 14, 17 e 20 ad

anello (Singh, 2002).

Sono però emersi ben pochi tentativi di descrivere in modo accurato il fenotipo elettro-clinico

di pazienti con epilessia appartenenti a classi genetico-molecolari distinte e conclusioni

soddisfacenti sono state tratte solo per alcune sindromi note (sindromi da delezione 1 p 36,

Wolf-Hirschhorn, Trisomia 12p, Angelman, inv-dup 15, cromosoma 20 ad anello, Down, X

fragile, Klinefeleter) (Pollack, 1878; Musumeci, 1988; Guerrini, 1990; Sgrò, 1995; Gobbi,

2005; Cassetti, 2002; Parmeggiani A, 2005; Battaglia, 2005). In queste condizioni il sintomo

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epilessia si associa con elevate probabilità e le crisi epilettiche segnalate sono di diversi tipi

con talora pattern elettroencefalografici considerati peculiari di una determinata aberrazione

cromosomica.

L’epilessia come complicazione delle cromosomopatie va considerata in una doppia

prospettiva; da una parte le epilessie sintomatiche hanno una maggiore probabilità di causare

crisi farmacoresistenti con conseguente maggiore compromissione cognitiva; dall’altra,

quando le crisi si presentano come uno dei sintomi cardine della sindrome e con un fenotipo

elettro-clinico peculiare, è di estrema importanza stabilire se ciò dipenda da anomalie

strutturali cerebrali associate, dalla variabilità casuale del campione oggetto di studio, o

piuttosto dall’effetto di loci genici predisponenti a ridurre la soglia di suscettibilità alle crisi

epilettiche.

Una migliore conoscenza dell’ associazione tra cromosomopatie ed epilessia, della storia

naturale e della risposta farmacologica può rappresentare un valido aiuto per neuropsichatri

infantili, pediatri, genetisti coinvolti nella cura e presa in carico di questi pazienti ai fini di

definire un piano di intervento e trattamento razionale e fornire un adeguato counselling

familiare.

Figura 1. Eziopatogenesi dell'epilessia

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Ib La sindrome ring (14)

Il cromosoma 14 ad anello (r14), descritto per la prima volta da Gilgenkrantz et al. nel 1971,

rappresenta un riarrangiamento citogenetica raro, descritto ad oggi in poco più di 50 casi, in

genere associato a delezione di ampiezza variabile di materiale genetico contenuto nella parte

terminale del braccio lungo (14q32.31-qter) (Gilgenkrantz, 1971; Wintle, 1995; Zelante,

1991). Le poche segnalazioni disponibili in letteratura riportano un’ associazione frequente a

dismorfismi lievi del fenotipo, disabilità cognitiva di entità variabile e crisi epilettiche nella

quasi totalità dei casi (Gilgenkrantz, 1984; Zelante 1991; Bowser-Riley, 1981). In particolare

tra i segni facciali sono stati descritti: occipite piatto, fronte alta e bombata con sutura

metopica prominente, sopracciglia linearizzate, arcate sovraorbitarie ipoplasiche con occhi

piccoli e infossati, rime palpebrali brevi, naso allungato, bocca piccola, faccia allungata con

guance paffute e orecchie ad impianto basso. Le caratteristiche della facies sono risultate più

evidenti nei pazienti portatori di ring con delezione terminale.

Tra i sintomi di accompagnamento della sindrome rientrano inoltre microcefalia progressiva,

ipotonia, anomalie retiniche e anomalie scheletriche. Tali manifestazioni variano per numero

e gravità nei diversi pazienti e anche nello stesso soggetto in funzione dell’età. Una ricorrenza

familiare è stata riportata in 2 soli casi (Matalon 1990; Bowser-Riley, 1981; Sparkes, 1977).

In entrambi, la trasmissione è avvenuta per via materna e si è osservato un aumento della

gravità del fenotipo clinico con il passaggio generazionale del ring. Tuttavia, l’analisi dei

pazienti descritti fa emergere una condizione dall’ampia variabilità fenotipica ancora poco

delineata dal punto di vista genetico e clinico.

Sin dall’inizio le caratteristiche cliniche osservate nei pazienti ring14 sono state attribuite alla

presenza della delezione terminale 14q (Fryns, 1982). In particolare, il fenotipo epilettico,

poteva essere spiegato dalla delezione di geni coinvolti nello sviluppo cerebrale o codificanti

per canali ionici di membrana, contenuti nel segmento distale e il cui ruolo nell’epilessia è

ben noto (Maurin, 2006; Mulley, 2003). Tale dato avrebbe dovuto trovare conferma nella

presenza di segni e sintomi assimilabili a quelli del ring anche nella sindrome da delezione

lineare terminale, riconosciuta più recentemente (Ortigas, 1997). Nel 2002, van Karnebeek ha

delinato una condizione sindromica associata a delezioni 14q lineari nell’ambito della regione

14q24-qter e ha messo a confronto il fenotipo clinico dei pazienti portatori di una delezione

lineare con quello di pazienti ring 14 aventi gli stessi breakpoints: 14q32-qter e 14q32.3-qter

rispettivamente (Van Karnebeek, 2002; fig. 2). Il dato interessante emerso da questo lavoro è

stato ritrovare, nelle due condizioni, un certo grado di corrispondenza di alcune caratteristiche

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cliniche (microcefalia, ritardo di crescita, dismorfismi facciali) che si differenziavano invece

per la forte prevalenza di epilessia e retinite pigmentosa nei pazienti con cromosoma 14 ad

anello. Alla luce di ciò, risultava improbabile che vi fosse uno specifico lucus genetico deleto

nel segmento terminale del 14q di predisposizione alla anomalie retiniche e alle crisi

epilettiche. La presenza delle due condizioni cliniche discordanti sembravano piuttosto

rappresentare una diretta conseguenza della formazione dell’anello (Van Karnebeek , 2002;

Schlade-Bartusiak, 2005; fig. 3).

Le nostre osservazioni personali, provenienti dallo sforzo di delineare le caratteristiche

cliniche e genetiche di un gruppo di 20 soggetti con cromosoma 14 ad anello confrontati con

un gruppo portatore di aberrazioni lineari sia prossimali che distali a carico del braccio lungo

del cromosoma 14, conducono alle stesse conclusioni, se pur con qualche differenza (Zollino

et al, in press) .

Tra le diverse ipotesi formulate per spiegare il fenotipo ring 14 una di esse chiama in causa

l’instabilità mitotica dell’anello, causa del mosaicismo somatico di natura variabile

nell’individuo portatore, nei diversi tessuti e anche in diversi momenti dello sviluppo. La

presenza di mosaicismo a livello del SNC e la continua produzione di cellule monosomiche a

ridotta vitalità potrebbe spiegare un sintomo come l’epilessia farmacoresistente, altrimenti

difficilmente attribuibile alla sola conseguenza della delezione di geni contenuti nella

porzione terminale (Wintle, 1995; Ono 1999; Morimoto, 2003). Recentemente è stato

riportato in letteratura il caso di un paziente con trisomia r(14) a mosaico con epilessia

benigna e ritardo cognitivo. Il decorso favorevole delle crisi epilettiche è stato interpretato

dagli autori come una conseguenza dell’assenza di una linea monosomica nel cariotipo del

loro paziente (Tzoufi, 2007).

Una conferma a favore dell’instabilità mitotica sembra venire dall’esistenza di altri rings

cromosomici associati all’epilessia. Ad esempio, i pazienti con ring (17), pur in assenza di

delezione del locus in 17p13.3 della sindrome Miller-Dieker (Shashi, 2003), presentano

epilessia, così come la sindrome ring 20 si associa ad un noto fenotipo elettroclinico

caratterizzato da crisi parziali complesse farmacoresistenti e stati di male non convulsivi

(Garcia –Cruz , 2000; Nishiwazi, 2005).

Una seconda ipotesi attribuisce l’epilessia e le anomalie della retina all’effetto posizione del

telomero. Nella formazione stessa del ring, aree trascrizionalmente inattive che vengono a

trovarsi giustapposte nella nuova conformazione ad aree trascrizionalmente attive, potrebbero

causare il silenziamento reversibile di geni posti vicino al telomero mediante un meccanismo

che dipende sia dalla lunghezza del telomero che dalla distanza del gene (Baur, 2001). Un

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possibile meccanismo alla base del silenziamento genico potrebbe essere un cambiamento

dell’architettura della cromatina nella formazione del ring stesso (Kleinjan and van

Heyningen, 1998; Grewal and Moazed, 2003; Van Karnebeek, 2002; Lloyd, 2003).

Fig 2. Confronto tra delezioni lineari teminali 14q e delezioni dovute alla formazione di un ring14 con simili

brakpoints (q32.3-qter)

Fig 3. FISH-Mapping delle delezioni 14q32 in pazienti con delezioni lineari terminali e con cromosoma 14 ad

anello. Nel rettangolo sono rappresentati due pazienti con uguale breakpoints (q32.3-qter)e le loro principali differenze (crisi epilettiche e retinite pigmentosa).

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La presenza di crisi epilettiche nella sindrome ring 14 diventa dunque di estremo interesse per

la possibilità che il sintomo epilessia dipenda dal silenziamento di uno o più geni che sono

contenuti in una porzione più prossimale del braccio lungo del cromosoma 14.

L’assenza infatti di epilessia nelle descrizioni disponibili in letteratura in pazienti con

delezione lineare terminale e il riscontro piuttosto di casi con delezioni interstiziali prossimali

associati a condizioni epilettiche, avvalora tale ipotesi (Hatteri, 1985; Viri, 1995; Schoichet,

2005; Papa, 2008, Bisgaard, 2006; Zollino in press).

Un’ accurata descrizione del fenotipo elettro-clinico della sindrome, insieme all’uso di

tecniche di citogenetica molecolare (FISH, array CGH) nello studio del cromosoma 14 ad

anello, sono di estrema importanza nello stabilire correlazioni genotipo-fenotipo e nel definire

l’eventuale presenza di geni candidati per l’epilessia.

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Ic L’epilessia nella sindrome ring (14)

La ricerca delle caratteristiche dell’epilessia associata alla sindrome ring 14, è sempre stata in

letteratura, parca di risultati significativi, influenzando così negativamente la possibilità di

stabilire migliori correlazioni tra il fenotipo elettro-clinico e la caratterizzazione genetico-

molecolare. La scarsità di dati in merito al tipo di crisi convulsive è ancora più evidente nelle

segnalazioni emergenti fino agli anni ’90. Pur costituendo una sintomo presente nella totalità

dei casi riportati, le descrizioni si esauriscono alla presenza del sintomo epilessia e solo pochi

autori fanno riferimento alla semiologia degli eventi critici e alla risposta farmacologica.

I tipi di crisi riportati sono: generalizzate tonico-cloniche, (Ieshima, 1983; Howard, 1988;

Zelante, 1991; Matalon, 1990; Abe, 1978; Amorose, 1980; Fryns, 1982; Iselius, 1980; Lipple,

1981; Schmidt, 81), miocloniche (Riley, 1981; Abe, 1978; Schmidt, 1981) , “motorie minori”

(Fryns, 1983) parziali complesse e secondariamente generalizzate (Liplpe and Sparkes

1981; Zelante, 1991).

Dei 17 elettroencefalogrammi (EEG) di cui si fa cenno, nove risultano sprovvisti di anomalie

ben caratterizzate o mostravano anomalie non epilettiformi (Ieshima, 1988; Howard, 1988;

Riley, 1981; Iselius, 1980; Pangalos, 1984; Jalbert, 1977; Gilgenkrantz, 1971; Portoian-

Shuaiber, 1986; Coco, 1977); 8 mostravano anomalie multifocali (Ieshima, 1983; Zelante,

1991; Abe, 1978; Amorose, 1980; Lippe, 1981; Schmidt, 1981; Raoul, 1984).

Trasversale però a tutte le segnalazioni sembrava essere l’esordio precoce e la difficoltà nel

controllare gli eventi critici.

Dopo gli anni novanta, è stato dato maggiore risalto all’epilessia ed è stata ipotizzata

un’origine focale degli eventi critici, contribuendo ad una migliore definizione della

fenomenologia epilettica grazie anche al contributo della registrazione elettro-encefalografica

(Shirasaka, 1992; Ono, 1999). L’eziologia focale degli eventi critici sembrava, secondo

alcuni autori, secondaria alla presenza di alterazioni strutturali del SNC. Nel caso infatti di

una bambina, con epilessia esordita precocemente all’età di 6 mesi, le crisi parziali complesse

e la presenza di un EEG critico e intercritico localizzatorio alla regione temporale sinistra

sembravano congrue con il ritrovamento ad un esame TC encefalo di un’area di ipodensità

temporale omolaterale al focus epilettogeno (Shirasaka, 1992). Meno sicura l’associazione

crisi-anomalie strutturali cerebrali nel paziente descritto da Ono, con epilessia ad esordio

precoce (6 mesi di età) e crisi parziali complesse ad origine fronto-centrale sinistra. In questo

paziente la RM encefalo metteva in luce la presenza di una ipoplasia della parte anteriore del

corpo calloso. Se infatti da un lato è ben noto che le crisi epilettiche sintomatiche sono spesso

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associate alla presenza di anomalie dell’architettura della corteccia cerebrale, dall’altro non è

per nulla sicura l’associazione crisi convulsive-anomalie del corpo calloso. Tale reperto

neuroradiologico potrebbe essere quindi del tutto casuale e non responsabile della presenza di

crisi focali nel soggetto descritto (Ono, 1999). Negli anni successivi l’ipotesi di una eziologia

focale dell’epilessia in assenza di lesioni cerebrali, è stata supportata dall’unica serie di tre

casi riportata in letteratura. Due di essi presentavano crisi parziali complesse a verosimile

partenza dal lobo frontale e l’EEG intercritico mostrava anomalie a tipo di punte a frequenza

sporadica localizzate alle regioni fronto-centro-temporali bilaterali. In un caso è stato

possibile eseguire esame SPECT cerebrale intercritica, che rivelava la presenza di

ipoperfusione a livello dei lobi frontali bilateralmente. Nel terzo caso descritto con crisi

parziali complesse, all’EEG intercritico erano presenti anomalie irritative sulle derivazioni

occipitali dell’emisfero destro e il tracciato critico mostrava una rapida generalizzazione con

onde lente diffuse di ampio voltaggio, frammiste a rari grafoelementi a tipo di punta. Anche in

questo paziente, l’analisi della perfusione cerebrale mediante SPECT intercritica mostrava

una ridotta perfusione a livello dei lobi frontali bilateralmente. In nessuno dei pazienti

riportati la RM encefalo metteva in luce la presenza di anomalie morfologiche della struttura

cerebrale, ad eccezione del ritrovamento di una lieve atrofia cerebrale. L’eziologia focale e la

farmacoresistenza dimostrata in tutti e tre i soggetti venivano interpretate come una possibile

conseguenza del mosaicismo somatico e della presenza di una linea monosomica, che poteva

variare a livello delle diverse aree cerebrali (Morimoto, 2003).

Più recentemente sono state descritte le caratteristiche elettro-cliniche di altri tre pazienti. Nel

caso di una bambina veniva riportato uno sviluppo regolare fino all’esordio dell’epilessia

all’età di 8 mesi. Le crisi riportate erano di tipo tonico-clonico raccolte in grappoli di durata

prolungata e resistenti alla terapia farmacologica (Macleod, 2005). Negli altri due casi

venivano riportate due condizioni epilettiche a decorso favorevole e buona risposta

farmacologica (Tzoufi, 2007; Shet, 2006). Il primo paziente presentava un cariotipo a mosaico

per la presenza di cellule ring (14) in una linea cellulare e trisomia 14 nell’altra. Nel secondo

caso l’autore spiegava il fenotipo epilettico lieve sulla base dell’assenza di monosomia

cellulare.

In sintesi, dai casi in cui l’epilessia risulta meglio descritta si evincono le seguenti

caratteristiche del fenotipo epilettico:

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1. esordio precoce, anche se variabile (1 mese-4 anni).

2. crisi a semiologia polimorfa: generalizzate tonico-cloniche, miocloniche, toniche, parziali

complesse, focali con secondaria generalizzazione, “crisi motorie minori”.

3. Farmacoresistenza.

Qui sotto riporto una tabella con le descrizioni più esaustive del fenotipo epilettico,

disponibili in letteratura (Tabella 1).

Tabella 1. Sintesi delle caratteristiche dell’epilessia in letteratura con particolare riferimento a: tipo di crisi, età di esordio, crisi durante l’evoluzione, risposta farmacologica. Legenda tipi di crisi. CPS: complex partial seizures (crisi parziali complesse); GTCS: generalized tonic-clonic seizures (crisi tonico-cloniche generalizzate). Legenda tipi di farmaci: PB (fenobarbital); PHT (fenitoina); VPA (acido valproico); CBZ (carbamazepina); DPA (diazepam); CLZ (clonazepam); CLB (clobazam); ZNS (zonizamide). NR: non riportato

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II. Scopi del nostro studio

Il fenotipo elettro-clinico della sindrome ring 14 è ad oggi ancora poco noto e le poche

descrizione aneddotiche non consentono di ottenere informazioni accurate sulle caratteristiche

cliniche, elettroencefalografiche e sulla storia naturale delle crisi epilettiche, ad essa associate.

L’obiettivo della prima parte dello studio è stato quello di analizzare nella nostra personale

casistica le caratteristiche dell’epilessia rispetto alle seguenti variabili:

1. Età d’esordio

2. Semiologia delle crisi d’esordio

3. Semeiologia delle crisi nel corso dell’evoluzione

4. Risposta farmacologica

5. Caratteristiche dell’ EEG critico e intercrico

Alla luce dei dati raccolti, si è cercato di valutare l’eventuale correlazione tra la gravità dell’

epilessia e sintomi clinici (con particolare riferimento all’ entità della disabilità cognitiva) e

quadri neuroradiologici associati.

La seconda parte dello studio si è incentrata sulla definizione del difetto genetico di base

associato alla sindrome ring 14 al fine di poter effettuare una correlazione genotipo- fenotipo

e delineare una mappa fenotipica da delezione del cromosoma 14, per la ricerca di geni-

malattia specifici per l’epilessia.

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III. Materiali e metodi

Il nostro campione si compone di 22 pazienti (13M: 9F) con sindrome ring 14 contenuti

all’interno del database con età variabile tra 26 mesi e 22 anni.

I dati della nostra casistica sono stati estrapolati dal Database elettronico internazionale Ring

14, studiato in chiave clinica, compilato e utilizzato da personale medico. I dati clinici e

strumentali inseriti, raccolti grazie all’attività della “Associazione Internazione Ring 14 per lo

studio delle malattie neurogenetiche rare”, provengono da diverse fonti:

1. Questionari rivolti alle famiglie e ai medici curanti, strutturati anch’essi per

problemi/apparati con domande aperte e chiuse, tradotti in varie lingue.

2. Documentazione clinica inviata dai pazienti o dai loro medici curanti.

3. Protocollo clinico-genetico e strumentale con esami e visite che prevedono anamnesi

mirata epilettologica, visita ed esame genetico, valutazione neuropsicologica, RM

encefalo e EEG.

L’analisi citogenetica è stata effettuata su tutti i soggetti dello studio mediante esame

cromosomico in bandeggio R (RBG) alla risoluzione media di 550 bande. In 20 di essi è stata

compiuta un’ analisi di almeno 100 cellule sia nel paziente che nei rispettivi genitori, al fine

di valutare l’eventuale presenza di mosaicismo tra cellule con cromosoma 14 ad anello e

cellule con differenti aneuploidie e/o normali.

La definizione molecolare è stata condotta in 16 soggetti mediante indagine di ibridazione in

situ fluorescente (FISH) condotte su metafasi di linfociti periferici stimolati con PHA

(fitoemoagglutinina) o di cellule immortalizzate con EBV utilizzando 62 sonde BACs locus-

specifiche, appartenenti allla libreria RP11 e aventi una distanza reciproca di 500-700 Kb,

specifiche per il braccio lungo del cromosoma 14 e selezionate sulla base dell’esame

cromosomomico convenzionale, allo scopo di accertare la presenza e l’ampiezza di una

delezione 14q criptica nel contesto del ring.

L’entità della delezione è stata verificata in 8 di essi con analisi array-CGH alla risoluzione di

1Mb o 75 Kb secondo la metodica precedentemente descritta (Zollino et al, in press). In 13

casi è stata inoltre effettuata analisi di segregazione di microsatelliti polimorfici per la

ricerca di eventuale UPD (14) e per stabilire l’origine parentale del riarrangiamento.

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III a. Caratteristiche clinico-genetiche dei pazienti

Caso I. 7 anni 2 mesi. Nato 2 settimane dopo il termine di una gravidanza normodecorsa, da

parto con taglio cesareo per iniziale sofferenza fetale. Il peso neonatale era 3172 gr (50°

centile). Nel tempo si sono rese evidenti una microcefalia postnatale, difficoltà di

alimentazione e frequenti infezioni delle vie aeree. Lo sviluppo psicomotorio è stato

caratterizzato da un ritardo sul piano motorio (deambulazione autonoma a circa 16 mesi) e

dello sviluppo del linguaggio (con riferito arresto delle acquisizioni e regressione dopo

l’esordio dell’epilessia). All’ultima osservazione, all’età di 7 anni e 2 mesi, il bambino

presentava andatura instabile con introversione dei piedi, difficoltà nel controllo posturale,

incoordinazione e frequenti cadute. Non raggiunto il controllo degli sfinteri. Pronunciava un

numero limitato di parole-frasi (a fronte di una migliore comprensione) e faceva uso di un

sistema di comunicazione facilitata. La modalità di gioco appariva rudimentale con giochi di

esplorazione sensoriale e causa-effetto. I tempi di attenzione erano limitati. Il carattere era

amichevole, socievole e alternava momenti di maggiore aggressività e opposizionismo

soprattutto nei contesti estranei e dove le difficoltà di comunicazione erano maggiori.

Anamnesi epilettologica. All’età di 2 anni e 1 mese si sono presentate le prime crisi

convulsive, in apiressia, durante il sonno, caratterizzate da eventi di tipo tonico subentranti

apparentemente generalizzati, che richiedevano ricovero ospedaliero e utilizzo di farmaci in

acuto . All’esordio, il farmaco di prima scelta è stata la carbamazepina (CBZ), che, a causa

della scarsa efficacia e persistenza di crisi notturne in clusters prolungati, veniva prima

associata a clobazam (Cb) e successivamente sostituita con acido valproico (VPA). Durante il

ricovero in ospedale sono state eseguite indagini diagnostiche tra cui rachicentesi, RM

cerebrale, EEG, risultate nella norma. L’esame del cariotipo evidenziava la presenza di

cromosoma 14 ad anello. Il FOO ha mostrato la presenza di papilla pallida con aree di

pigmentazione nella media-periferia retinica.

Le crisi sono persistite nel tempo con semiologia polimorfa, generalizzate toniche nel sonno

o in fase di addormentamento, talora isolate, più spesso in clusters (con grappoli di 3-4 crisi di

15-20 secondi fino a 20 minuti). Tali grappoli potevano persistere per più di 20 minuti, con la

caratteristica di crisi subentranti sino a configurare uno stato di male epilettico di tipo

convulsivo a frequenza mensile. Nel corso della storia del bambino si sono poi associate crisi

miocloniche e, a partire dai 4 anni, oltre alle crisi notturne, comparivano crisi diurne a

semiologia tonica (drop-attacks) e/o parziale con rapida generalizzazione (brusca caduta a

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terra seguita da automatismi oro-buccali e gestuali). Oltre a quelle già descritte, in veglia,

venivano segnalate verosimili crisi miocloniche con caduta lenta all’indietro e assenze

atipiche caratterizzate da staring, arresto del contatto talora associate a caduta del capo.

Sempre a partire dai 4 anni erano presenti crisi emicloniche.

La frequenza degli episodi critici, al follow-up neurologico a 7 anni, era pluriquotidiana con

oltre 20 crisi/die. Più sporadici, ma ancora presenti, stati di male epilettici di tipo convulsivo.

L’uso di svariati farmaci antiepilettici (AEDs) in diverse combinazioni (fenitoina: PHT,

CBZ, lamotrigina: LTM, PB, Cb, levetiracetam:LEV, topiramato:TPM) non ha consentito di

raggiungere il controllo dell’epilessia, nonostante un transitorio e solo parziale miglioramento

dopo l’inserimento di PB e TPM, sulla frequenza e sull’intensità delle crisi, rispettivamente.

Tra gli effetti collaterali imputabili alla terapia antiepilettica, venivano segnalati: incremento

della frequenza delle crisi con CBZ, alterazioni comportamentali in corso di trattamento con

LTM e acentuazione della scialorrea in concomitanza con l’uso di Cb. All’ultimo controllo,

data la scarsa responsività del grappolo di crisi al diazepam (DPA) per via endorettale i

genitori ricorrevano all’uso di midazolam per os con effetto solo parziale. In un’ occasione le

crisi toniche ripetute nel sonno hanno portato ad arresto cardio-circolatorio e necessità di

manovre rianimatorie.

Un EEG intercritico mostrava: “Sequenze subcontinue di attività delta bifrontale ampio

voltata alternate a sequenze di theta puntuto; presenza di treni di attività theta ritmica centrale

talora generalizzata a maggiore espressione emisferica sinistra ove sono presenti onde aguzze

sulle regioni fronto-centrali”.

Un EEG critico evidenziava “su un’attività di fondo rallentata, la presenza di bruschi e

ripetuti appiattimenti del tracciato a cui corrisponde dal punto di vista clinico un irrigidimento

generalizzato (crisi tonica) a maggiore espressione clinica emisomica destra”.

Dopo l’esordio dell’epilessia è stato riferito un rallentamento dello sviluppo psicomotorio con

periodi di regressione coincidenti con le fasi più attive dell’epilessia.

La ripetizione della RM encefalo è risultata nella norma.

L’esame obiettivo neurologico (EON), eseguito all’età di 7 anni, era nella norma ad eccezione

del riscontro di microcefalia (48 cm:-3DS).

L’esame citogenetico-molecolare ha evidenziato la presenza di due linee cellulari in

mosaico: 46, XY, ring (14)(85%)/45, XY, -14 (15%), con l’85% delle cellule

caratterizzate dalla presenza di ring 14 ed il 15% delle cellule caratterizzate da

monosomia 14. Non è stata evidenziata alcuna delezione nel contesto del ring (in base

alla conservazione della regione subtelomerica essa è stimata inferiore a 0,5 Mb).

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Caso II. 3 anni 5 mesi. Nata alla 38a settimana da genitori non consanguinei (madre di 28

anni e padre di 32 anni), dopo gravidanza decorsa regolarmente, da parto eutocico. Il peso

neonatale era di 2 980 gr (3°-10° centile); la circonferenza cranica pari a 34 cm (50° centile).

Perinatalità nella norma. Non riferiti problemi di alimentazione e accrescimento post-natali.

Sin dalla nascita, era presente un modesto ipotono su tutto l’ambito. Lo sviluppo psicomotorio

è stato caratterizzato dalla presenza di ritardo nelle acquisizioni motorie con controllo del

capo a 5 mesi, del tronco a 11 mesi e deambulazione autonoma a circa 2 anni con tendenza

alla base allargata e instabilità di bacino. La bambina, all’ultima osservazione all’età di 2 anni

e 6 mesi, mostrava interesse per i giochi, era curiosa e pronunciava solo alcune parole ma

aveva un buon utilizzo del linguaggio gestuale/simbolico. Ad una valutazione

neuropsicologica emergeva una disabilità cognitiva lieve.

Anamnesi epilettologica. All’età di 10 mesi, in pieno benessere, comparivano le prime crisi

epilettiche parziali secondariamente generalizzate, caratterizzate da deviazione persistente

degli occhi verso sinistra, mioclonie palpebrali e irrigidimento di tutto il soma seguito da fini

scosse cloniche generalizzate. La durata della crisi inaugurale è stata tale da configurare uno

stato di male a partenza focale e richiedere l’intervento in ambito ospedaliero prima di DPA

per via endovenosa (e.v) senza effetto, successivamente lorazepam e.v. con effetto solo

parziale e infine fenitoina e.v, con risoluzione del quadro. Nei mesi successivi le crisi si sono

ripetute a semiologia parziale complessa (deviazione oculare a sinistra seguita da ipotonia)

raccolte in grappoli con frequenza plurisettimanale (ogni 2 giorni). Oltre alle crisi descritte, si

associavano crisi miocloniche. I farmaci tentati in differenti combinazioni sono stati: CBZ,

VPA, TPM, Clonazepam (CNP). Al follow-up neurologico, all’età di 2 anni e 2 mesi, la

bambina, in terapia con VPA e CNP, era libera da crisi da circa 6 mesi.

L’ EEG critico mostrava “attività rapida reclutante posteriore destra seguita da PO

generalizzate a 2-3 cicli/sec”.

L’ EEG intercritico in veglia era nella norma. Nel sonno veniva descritta un’attività theta

puntuta sulle regioni centrali e temporali.

La RM encefalo, eseguita all’età di 2 anni, ad una nostra valutazione, mostrava una “modesta

dilatazione degli spazi meningei, poli temporali lievemente ipoplasici e lieve dilatazione dei

settori posteriori dei ventricoli laterali a prevalenza destra”.

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La diagnosi di Ring 14 è stata effettuata mediante esame cromosomico in bandeggio R alla

risoluzione di 550 bande. Non è stato possibile definire l’ampiezza delle delezione mediante

analisi FISH.

Caso III. 9 anni. Nato da genitori non consanguinei, dopo gravidanza decorsa regolarmente,

da parto eutocico, alla 41a settimana. Apgar 1’ e 5’: 9 e 10, rispettivamente. Il peso neonatale

era 3350 gr (25° centile), la lunghezza 47 cm (3° centile) e la CC 34 cm (50° centile).

Risultava inoltre familiarità positiva per ritardo mentale nel ramo familiare paterno e aborti

multipli in quello materno. Dal 3° mese di vita si sono resi evidenti scarso accrescimento

staturo-ponderale, difficoltà alla suzione/alimentazione e microcefalia progressiva. Lo

sviluppo motorio è stato sostanzialmente regolare (deambulazione autonoma a 15 mesi) ma

veniva riscontrata ipotonia assiale e ipotrofia muscolare con irrigidimento e cammino in

punta di piedi per presenza di equinismo riducibile. Lo sviluppo del linguaggio è stato

caratterizzato da grave ritardo: il bambino era in grado di pronunciare un numero limitato di

vocaboli e veniva riferita regressione del linguaggio all’uso di sillabe dopo la comparsa dello

stato di male epilettico inaugurale. Dal punto di vista relazionale il bambino si presentava

affettuoso, socievole, a tratti aggressivo. Era presente marcata ipercinesia. Dal punto di vista

clinico venivano evidenziati: presenza, all’esame del fundus oculi, di aree di clumbing

pigmentario non patologico in media periferia, RGE di I°-II° grado, ernia iatale, esofagite,

infezioni frequenti alle alte vie respiratorie, deficit selettivo di Ig A e Ig G, dermatite atopica,

xerosi cutanea e chiazze ipocromiche al polpaccio di destra. Una visita genetica a 20 mesi

descriveva alcuni dismorfismi tra cui microcefalia, fronte alta, radice del naso piatta, telecanto

bilaterale, epicanto, orecchie con basso impianto ed elice ispessito, mani piccole con dita

arcuate, micrognazia e palato ogivale.

Due RM cerebrali (a 18 e 20 mesi) risultavano nella norma.

Anamnesi epilettologica. All’età di 15 mesi il bambino veniva ricoverato in ospedale per la

comparsa, in sonno, di uno stato di male inaugurale in apiressia, con crisi subentranti

caratterizzate da modificazione del contatto, respiro stertoroso, clonie degli arti superiori

(prevalenti a destra) e palpebrali, trisma, ipotonia generalizzata e in una occasione vomito, di

durata pari a 4 ore circa non responsivo al DPA e.r e interrotto dall’uso di Lorazepam e.v

(figura 4). Iniziata terapia con CNP e PB. Seguivano due crisi in tre mesi favorite dalla febbre

di breve durata e di tipo apparentemente tonico-clonico generalizzato. Dai 18 mesi

peggioramento clinico con comparsa di grappoli di crisi parziali complesse con secondaria

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generalizzazione pluriquotidiane, della durata di 2-3 minuti, in fase di addormentamento, di

semiologia analoga allo stato di male d’esordio (staring, arrossamento, midriasi, perdita di

contatto, deviazione oculare a destra seguita da postura distonica degli arti superiori e

ipertono vibratorio). Le crisi erano precedute da apnee prolungate e seguivano automatismi

masticatori, di suzione e a volte pedalamento degli arti inferiori. Negli anni successivi le crisi

si presentavano a frequenza variabile, in grappoli da settimanali a mensili e semiologia

analoga e a comparsa preferenzialmente nel sonno. La durata era spesso di alcuni minuti con

fase postcritica prolungata, senza configurare veri e propri stati epilettici convulsivi. Dall’età

di 7 anni, il bambino presentava una unica o poche ripetute crisi convulsive nel sonno

mattutino, caratterizzate da staring, deviazione tonica degli occhi e del capo, apnea, ipertono

vibratorio di durata non superiore ai 5 minuti. Alle crisi seguiva una modificazione

comportamentale, confusione e riduzione dell’iniziativa ideomotoria. A causa della

persistenza dello stato confusionale, il bambino veniva condotto in ospedale e la registrazione

EEG mostrava un pattern insolito dominato da un’ attività delta ritmica/semiritmica

bifrontale di alto voltaggio senza attività epilettiforme sovraiscritta. Tale pattern veniva a tratti

sostituito da brevi tratti di un’attività theta di più basso voltaggio (figura 5). L’esame

neurologico mostrava un bambino vigile, non responsivo e con un repertorio motorio

stereotipato notevolmente discordante dall’usuale pattern comportamentale iperattivo. Il

bambino appariva infatti confuso, ipotonico e alternava automatismi gestuali a sintomi

vegetativi (arrossamento, pupille midriatiche e scarsamente reattive). La somministrazione di

lorazepam e.v. non modificava sostanzialmente il quadro clinico-EEG, che si dimostrava

invece responsivo alla somministrazione di fenitoina e.v. L’EEG, ripetuto a distanza di due

giorni riacquistava le caratteristiche del pattern intercritico abituale. Il ritrovamento di un

quadro EEG peculiare, associato a persistente modificazione comportamentale, ci ha indotti a

pensare alla presenza di stati di male non convulsivi in questo paziente.

Evoluzione: resistente alle terapie effettuate (PB, CNP, CNZ, CBZ, oxcarbazepina :OXC, Cb,

TPM, LTM, VPA, felbamato: FLB, pregabalin, PHT, nitrazepam: NTZ). Si segnalava un

parziale effetto dil TPM e LTM, entrambi sospesi per riferito peggioramento

comportamentale.

L’EEG critico dell’esordio, a 15 mesi, durante il cluster di crisi subentranti, evidenziava

“onde delta bifrontali seguite da improvviso appiattimento del tracciato di circa 3 secondi

(desincronizzazione o “flattening”) dopo cui comparivano onde lente ritmiche trifasiche

frammiste a punte sulle regioni frontali (a possibile partenza frontale sinistra) seguite da punte

ritmiche rapide fronto-temporali a predominanza emisferica sinistra. Tale attività rapidamente

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generalizza in PO prolungate irregolari (per lo più complessi a 2-2,5 cicli/sec) e bruscamente

cessa dopo 2 minuti con una nuova diffusa sincronizzazione seguita dalla ricomparsa dei ritmi

di fondo” (figura 4.). Una SPECT cerebrale mostrava lieve disomogeneità di perfusione in

sede frontale, prevalente a sinistra.

L’ EEG intercritico mostrava “una attività di fondo ben organizzata con punte sincrone ed

asincrone occasionali sulle regioni frontali favorite dall’addormentamento e dal sonno”

(figura 6).

L’analisi citogenetica-molecolare eseguita a 2 anni mostrava: 46, XY, ring (14)(80%)/45,

XY, -14 (20%) con delezione nel contesto del ring di circa 2,3 Mb. La delezione è stata

confermata dall’analisi mediante array-CGH.

Figura 4. Caso III. EEG critico dell’esordio: si apprezzano onde delta bifrontali seguite da improvviso appiattimento del tracciato di circa 3 secondi (“flattening”) dopo cui compaiono onde lente ritmiche trifasiche frammiste a punte sulle regioni frontali (a possibile partenza frontale sinistra) seguite da punte ritmiche rapide fronto-temporali a predominanza emisferica sinistra. Tale attività rapidamente generalizza in complessi punta onda prolungati irregolari e bruscamente cessa dopo 2 minuti con una nuova diffusa sincronizzazione.

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A

B

Figura 5. Registrazione effettuata a distanza di alcune ore da unica crisi tonico-clonica generalizzata per persistenza di pattern comportamentale anomalo. Si evidenzia la presenza di onde lente continue ritmiche/semiritimiche di ampio voltaggio, bifrontali, in assenza di evidente attività epilettiforme (A). Registrazione a distanza di 24 ore mostra la normalizzazione del tracciato e la presenza di ritmi rapidi di verosimile natura farmacologica (B).

Figura 5. Registrazione EEG intercritica mostra la presenza di un’attività di fondo ben organizzata, frammista a occasionali punte sulle regioni frontali bilaterali, sincrone ed asincrone, accentuate dall’addormentamento e dal sonno.

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Caso IV. 20 anni. Nato al termine di gravidanza decorsa con riscontro al 6° mese di ritardo

di crescita intrauterina, da parto eutocico. Anamnesi familiare positiva per convulsioni febbrili

in un cugino di I° grado. Indice di Apgar: 8 e 10 al 1’ e 5’ minuto, rispettivamente. Il peso

neonatale era di 2660 gr (3° centile), la lunghezza 47 cm (3° centile), la CC 31 cm (< 2°

centile). L’allattamento è stato materno con accrescimento staturo-ponderale nella norma. Lo

sviluppo psicomotorio veniva riferito abbastanza regolare dal punto di vista motorio (stazione

seduta a 8 mesi, eretta a 12 mesi, deambulazione autonoma a 18 mesi). Buono invece lo

sviluppo iniziale del linguaggio con successiva regressione delle competenze comunicative

soprattutto sul piano espressivo e del comportamento con evidenza di tratti autistici a partire

dai 4 anni di età. Il ragazzo presentava una facies caratteristica, con dorso nasale prominente,

filtrum ipoplasico, bocca carnosa e ipoplasia mandibolare. Clinodattilia del V° dito

bilateralmente e pollice slargato.

Anammesi epilettologica. L’epilessia è esordita all’età di 2 mesi e mezzo con crisi ripetute

in sonno caratterizzate da fissità dello sguardo ed irrigidimento generalizzato seguite da

pianto. Dopo pochi giorni comparsa di episodi ipnici, caratterizzati da flessione del capo e

sollevamento e abduzione degli arti superiori (scatti in estensione). Tra gli esami risultati nella

norma venivano segnalati: EEG, RMN cerebrale, ecocerebrale. Alla dimissione il bambino

veniva messo in terapia con PB. Dopo 2 mesi di benessere, ricomparivano, a frequenza

mensile, crisi in sonno o al risveglio di semiologia polimorfa (clonie arti inferiori, superiori o

al solo arto superiore destro); crisi parziali complesse con staring, ipotonia alternata a fini

tremori ed automatismi gestuali; al risveglio possibili crisi miocloniche di durata tale da

richiedere l’utilizzo di DPA e.r. Si tentava un ciclo di terapia con ACTH e l’associazione PB e

CNP. Negli anni successivi, per la tendenza delle crisi a raggrupparsi in clusters di eventi

ripetuti di tipo tonico in sonno, veniva associato VPA senza effetto. L’EEG intercritico

evidenziava anomalie generalizzate e onde lente con ritmi rapidi posteriori di destra,

frammisti ad anomalie temporo-occipitali destre e sinistre. Dai 4 anni le crisi si

intensificavano, diventando ripetute sino a configurare stati di male convulsivi. Per la

presenza di focalità EEG, nell’ipotesi di una epilessia focale con secondaria generalizzazione,

si decideva di inserire CBZ e vigabatrin (VGB), entrambi sospesi per peggioramento del

quadro clinico epilettico e comportamentale (marcata irratibilità. Veniva tentato l’utilizzo di

idrocortisone senza effetto. A 4 anni, comparivano crisi tonico-cloniche associate a stato

mioclonico persistente con difficoltà a mantenere la posizione eretta e conseguente necessità

di ricovero ospedaliero per terapia con ACTH. Successivamente sono state tentate diverse

terapie con effetto parziale e solo transitorio: CBZ, ACTH, VPA, Cb.

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Dai 5 anni il bambino presentava crisi di diversa tipologia: nel sonno, crisi con clonie

unilaterali dx e sinistre, scosse massive assiali con emissione di urlo seguite da risveglio e

stato di agitazione prolungato, isolate aperture degli occhi (crisi toniche). Nell’evoluzione

erano inoltre presenti stati di male di tipo tonico-clonico, stati epilettici focali (arto superiore

destro) e/o secondariamente generalizzati, stati epilettici non convulsivi o con crisi motorie

minori (stati di assenza o con componente mioclonica ad espressività ridotta).

L’EEG mostrava onde lente diffuse ad aspetto pseudoperiodico, scariche di PO centro-

temporali sx e destre e scariche di PPO generalizzate. Veniva posta diagnosi di epilessia

mioclonica. Per l’intensificarsi delle crisi e la comparsa di assenze atipiche a supposta

correlazione con CBZ, si associava a PB il Cb e gradualmente veniva sospesa CBZ. Le crisi a

semiologia invariata e a frequenza plurimensile si dimostrarono resistenti a nuove

combinazioni farmacologiche: LTM (netto peggioramento delle assenze), FLB, Cb, CNP, NZ,

Immunoglobuline. La coesistenza di crisi tonico-cloniche generalizzate con mioclonie

parcellari subcontinue (fig.7), crisi toniche con caduta (drop-attacks) e assenze atipiche, nel

contesto di un quadro EEG compatibile, poneva il sospetto diagnostico di encefalopatia di

Lennox-Gastaut. Veniva dunque reintrodotto FLB in associazione a Cb e PB con

miglioramento delle crisi diurne ma persistenza delle crisi al risveglio mattutino sino all’età di

9 anni e 1/2. All’EEG comparivano P e PPO temporali sinistre e diffuse favorite dalla SLI. A

partire dai 10 anni in terapia con PB, FLB e Cb non venivano riferiti ulteriori eventi critici e

veniva intrapresa la lenta e graduale sospensione dei farmaci antiepilettici. Un EEG

intercritico evidenziava PO generalizzate a partenza temporale posteriore sinistra, favorite

dalla chiusura degli occhi e SLI.

All’ultimo controllo, all’età di 20 anni, il paziente assumeva monoterapia con felbamato ed

era libero da crisi. L’EEG mostrava sporadiche attività a tipo di P-O sulle regioni

frontotemporali sinistre.

Una RM encefalo, ripetuta all’età di 19 anni e da noi valutata, ha mostrato la presenza di

“ipoplasia cerebrale (solchi cerebrali profondi), cisterna lievemente aumentata per la

presenza di piccoli emisferi cerebellari con spazi tra i folia lievemente dilatati, modesta

alterazione della sostanza bianca perinsulare bilaterale e cisti della pineale”.

Citogeneticamente, anche in questo paziente è stato evidenziato un mosaicismo tra due

linee cellulari: 46, XY, ring (14) (80%)/45, XY, -14 (20%). La delezione, nel contesto del

ring, è stata stimata di circa 1, 5 Mb. Inoltre, dall’esame eseguito su un totale di 288

cellule, è stata riscontrata nel padre la presenza di mosaicismo cellulare: 46, XY

(97%)/46, XY, ring(14)(3%).Lo stesso ring era interpretabile come evento post-zigote.

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Figura 7. EEG di una crisi apparentemente tonico-clonica generalizzata (sopra). Persistenza di mioclonie parcellari rilevate all’esame poligrafico con registrazione di EMG dei muscoli flesso-estensori degli arti superiori (stato mioclonico) (sotto).

Figura 8. EEG intecritico, all’età di 19 anni. Sono evidenti, in veglia, attività a tipo di PO sulle regioni fronto-temporali sinistre.

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Caso V. 2 anni 10 mesi. Unicogenito, nato al termine di gravidanza decorsa con riscontro di

positività al tritest per trisomia 18 e microcefalia all’ultimo controllo ecografico, da parto

vaginale indotto alla 40° settimana. Il peso neonatale era 2.600 gr (3° centile), la CC 31,2 cm

(< 3° centile) e la lunghezza 49.5 cm (< 3° centile). L’indice di Apgar era pari a 7 e 8 al 1’ e

5’, rispettivamente. L’ allattamento è stato materno per circa 1 mese con suzione riferita

valida poi misto per scarso accrescimento staturo-ponderale. Sin dalla nascita erano presenti

lievi dismorfismi facciali e parametri auxologici ridotti per i quali veniva richiesto cariotipo

ad AR (550 bande) che evidenziava la presenza di cromosoma 14 ad anello. I controlli

ecografici cerebrali e le visite oculistiche erano nella norma. Lo sviluppo psicomotorio è stato

caratterizzato da un ritardo globale, sia motorio che linguistico. Era presente una significativa

ipotonia assiale che condizionava il raggiungimento della posizione seduta e quindi della

stazione eretta ed era concausa di un grave reflusso gastroesofageo e delle frequenti infezioni

delle vie respiratorie. A livello cardiaco era inoltre presente una modesta ostruzione del ramo

polmonare destro.Agli esami immunologici è stato riscontata riduzione delle Ig G e in

particolare significativa riduzione delle IgG4. Una prima RM cerebrale, all’età di 1 anno, era

nella norma.

Anamnesi epilettologica. L’epilessia esordiva a 2 mesi e mezzo con un grappolo di crisi

parziali complesse secondariamente generalizzate ravvicinate, in prossimità

dell’addormentamento e a breve distanza dal pasto, caratterizzate da sguardo fisso,

irrigidimento dei 4 arti seguito da clonie prevalenti a livello degli arti superiori e seguite da

ammiccamenti della durata ciascuna inferiore al minuto. In PS pediatrico veniva

somministrato DPA e.r con effetto e si intraprendeva terapia con PB. L’EEG critico,

all’esordio, mostrava “attività a tipo theta puntuto reclutante a partenza centro-temporale

destra seguito da PO generalizzate”. Dopo un periodo di benessere di circa 2 mesi,

ricomparivano crisi in grappolo a frequenza mensile, di semiologia analoga all’esordio, in

un’unica occasione favorite da un concomitante stato infettivo/febbrile (bronchiolite). Veniva

associato Cb al PB. A partire dai 16 mesi, la frequenza del clusters si è intensificata sino a

presentare grappoli quotidiani di crisi parziali complesse con secondaria generalizzazione,

caratterizzate da fissità dello sguardo e lenta deviazione del capo e degli occhi verso sinistra

(crisi tonico-versive) di durata variabile tra i 20 e 30 secondi. Un EEG critico, registrato

durante il grappolo di crisi, mostrava “rapida desincronizzazione a partenza dalle derivazioni

emisferiche destre, rapidamente generalizzata in scariche di PO diffuse e seguita da attività

lenta diffusa. Dal punto di vista clinico, il bambino appariva con sguardo fisso, respiro

stertoroso ed erano presenti fini clonie agli arti superiori (fig. 9).

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Un EEG intercritico evidenziava “scariche di punte-onda (PO) reclutanti sulle derivazioni

posteriori destre seguite da generalizzazioni rapide in PO generalizzate (fig.10A) e disturbo di

fondo dell’elettrogenesi cerebrale con disritmia rapida di natura farmacologica alternata a

sequenze di attività theta-delta a 3 cicli/sec anteriori e theta monomorfo medio-posteriore

favorito dalla chiusura degli occhi. Rare anomalie a verosimile significato irritativo centro-

temporali bilaterali, prevalenti a destra” (fig. 10B).

All’ultimo controllo neurologico, le crisi epilettiche non erano risultate responsive alle diverse

combinazioni terapeutiche tentate: PB, CNP, Cb, VPA, lorazepam.

Una RM cerebrale, eseguita a 19 mesi, evidenziava “apparente incremento delle dimensioni

del sistema ventricolare”. Lo studio in alta risoluzione dell'acquedotto cerebrale del Silvio

mostrava restringimento del tratto caudale con presenza di flusso nel suo contesto con

fenomeno di "flow void" (da flusso veloce). Ampio il quarto ventricolo. La fossa cranica

posteriore vedeva la presenza di quadro compatibile con mega cisterna magna (variante

dandy-walker). Erano inoltre presenti: tronco ipoplasico nella metà dorsale, riduzione di

volume della sostanza bianca, corpo calloso sottile e anomalia morfologica della parte

anteriore dell’ippocampo di sinistra (verticalizzazione del paraippocampo) (fig. 11).

Il bambino veniva dunque sottoposto a intervento di derivazione dell’idrocefalo con

miglioramento del quadro clinico ma persistenza degli eventi critici quotidiani.

In occasione di una visita genetica, all’età di quasi 11 mesi, veniva notato quanto segue:

altezza 78 cm (75°), peso 9 kg (10°-25° centile), circonferenza cranica (< 5° centile), capo

brachicefalico, occipite piatto con plagiocefalia sinistra, prominenza sutura metopica,

costrizione sovraorbitaria, sopracciglia lineari, occhi infossati, pieghe epicantiche, radice e

base del naso allargate. Distanza intercantale interna di 2.7 cm. Bocca e denti piccoli.

Padiglioni auricolari con elice ispessito e lobuli prominenti (4.8 cm a destra e 5 cm a sinistra).

Dita affusolate con falangi terminali piccole, ridondanza della cute delle mani. Linea palmare

traversa a sinistra e a destra. Piedi piccoli ma normoconformati, auscultazione cardiaca nella

norma, lieve ipertricosi lungo il dorso, scroto a scialle con ano regolare e testicoli piccoli.

Notevole ipotonia generalizzata e iperlassità ligamentosa.

Le analisi genetiche hanno evidenziato la presenza di mosaicismo tra due linee cellulari:

46, XY, ring (14) (83%)/45, XY, -14 (17%). L’estensione della delezione nel contesto del

ring è stata stimata pari a 5 Mb.

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Figura 9. EEG critico. All’inizio dell’evento si nota rapida desincronizzazione a partenza dalle derivazioni emisferiche destre, rapidamente generalizzata in scariche di PO diffuse che si interrompe bruscamente e viene seguita da attività lenta diffusa.

A B Figura 10. EEG intercritico. Sequenze di P rapide sulle derivazioni PTO destre seguite da rapida generalizzazione (A). Pattern di onde theta-delta bifrontali, alternati a sequenze theta medio-posteriori e diffuse (B).

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BA

Figura 11. Mega cisterna magna (variante dandy-walker), corpo calloso sottile e tronco ipolasico (A). Idrocefalo triventricolare e anomalia morfologica della parte anteriore dell’ippocampo di sinistra (freccia rossa) (B).

Caso VI. 15 anni 10 mesi. Nato al termine di una gravidanza normodecorsa, da parto

eutocico. Il peso neonatale era 2750 gr (3°-10° centile) la lunghezza 47 cm (3° centile). Sin

dai primi mesi di vita si è resa evidente microcefalia a comparsa postnatale.

Lo sviluppo psicomotorio è stato caratterizzato da ritardo nell’acquisizione delle tappe

motorie con raggiungimento del controllo del tronco all’età di 13 mesi e della deambulazione

autonoma dopo i 2 anni. Il linguaggio, lentamente acquisito, era caratterizzato da discreto

patrimonio lessicale ma con distorsioni fonetiche, errori morfosintattici e povertà semantica. Il

carattere era socievole ma alternava ipercinesia e atteggiamenti aggressivi eterodiretti,

soprattutto in contesti estranei.

Anamnesi epilettologica. Le crisi epilettiche comparivano all’età di 10 mesi, nel sonno, a

semiologia tonico-generalizzata (revulsione oculare e irrigidimento con postura in

opistotono) a carattere subentrante, di durata superiore a 30 minuti, configurando uno stato di

male convulsivo inaugurale. Il farmaco d’esordio è stato il PB con efficacia parziale e solo

transitoria. Per la ricomparsa di crisi in clusters, la cui fenomenologia appariva invariata

rispetto all’esordio, ma a frequenza ingravescente (da mensili a settimanali) sono state tentate,

senza effetto, alcune combinazioni terapeutiche: CBZ, TPM, Cb, EN. L’epilessia, nel corso

della sua evoluzione è stata complicata da stati di male convulsivi, crisi toniche in sonno

plurisettimanali e tonico-cloniche a frequenza mensile. Dall’età di 10 anni, i tempi intercluster

sono gradualmente aumentati e dall’età di 12 anni, le crisi erano sporadiche, più spesso isolate

e a comparsa nel sonno notturno.

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Ripetuti EEG intercritici nei primi anni di vita venivano riportati sprovvisti di sicure

anomalie ad eccezione di dubbi elementi irritativi anteriori prevalenti a sinistra.

Un EEG critico rivelava la presenza di “brusca depressione dell’attività elettrica con ritmi

rapidi diffusi a cui corrispondeva clinicamente irrigidimento generalizzato, apertura occhi e

non responsività di 5 secondi a cui seguiva lento postcritico a predominanza anteriore”.

Successivamente si sono evidenziate anomalie multifocali (centro-temporo-occipitali sinistre

e fronto-centrali destre asincrone) e la presenza di un pattern anomalo caratterizzato da

alternanza di onde theta-delta sulle derivazioni anteriori e sequenze di attività theta talora ad

andamento quasi subcontinuo nelle regioni centro-temporali prevalenti a sinistra.

Un EEG intercritico, all’età di 15 anni, mostrava anomalie focali in sede temporale destra a

tipo di onde lente e punte lente, favorite dalla chiusura degli occhi. Si associava inoltre pattern

di attività theta medio-temporale ad andamento discontinuo (fig. 12a).

La RM encefalo eseguita all’età di 16 anni e da noi valutata, mostrava: “clivus verticalizzato,

ipoplasia cerebrale (in particolare a carico della sostanza grigia), corpo calloso con

presenza di incisura posteriore, neuroipofisi di dimensioni elevate, dilatazione degli spazi

subaracnoidei e cisterna prepontina” (fig. 12b).

L’esame genetico ha rivelato la presenza di mosaicismo tra due linee cellulari: 46, XX,

ring (14) (81%)/45, XY, -14 (19%). L’estensione della delezione nel contesto del ring è

stata stimata pari a 2, 3 Mb e confermata mediante array-CGH.

Figura 12. Sulla sinistra EEG intercritico, all’età di 16 anni, che svela la presenza di anomalie a tipo di punte lente temporali posteriori a destra (A). Sulla destra, immagine sagittale che evidenzia corpo calloso dismorfico con incisura posteriore (B).

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Caso VII. 20 anni. Anamnesi familiare positiva per aborti multipli, malformazioni congenite

(labio-palatoschisi, amielia), epilessia, ritardo cognitivo, sindrome di Down, distrofia

muscolare in entrambi i rami familiari.

Nata al termine di una gravidanza normodecorsa con MAF avvertiti dal 3°-4° mese, da parto

eutocico. Il peso alla nascita era 2800 gr (3° centile); non rilevate lunghezza e peso. Venivano

riferite difficoltà nell’alimentazione e suzione nei primi mesi di vita.

Lo sviluppo psicomotorio è stato caratterizzato da un ritardo di acquisizione delle tappe

motorie (deambulazione autonoma a 2 anni ma cammino stabile dai 4 anni) e in particolare

della sfera linguistica (prime parole pronunciate a 4 anni, frasi semplici dopo i 6 anni). Era in

grado di formulare brevi frasi e la comprensione appariva migliore dell’espressione

linguistica. Nei primi anni di vita ha presentato frequenti infezioni delle vie aeree e reflusso

gastro-esofageo. Il carattere veniva descritto come mite, socievole, a tratti aggressiva

soprattutto nei momenti di maggiore frustrazione. Marcata ipercinesia in prima infanzia,

migliorata in adolescenza. Nella prima infanzia venivano riferiti comportamenti autistici e

stereotipie motorie; a partire dall’adolescenza sembrava presente un disturbo dell’umore in

comorbidità con il ritardo cognitivo.

La visita genetica effettuata all’età di 17 anni rilevava: altezza 144 (<< 3° centile), CC 50, 2

(<< 3° centile), peso 45 Kg (<3° centile); fronte con costrizione bitemporale, ipoplasia delle

arcate sovraorbitarie, sinofris, sopracciglia orizzontali folte e slargate, naso largo, labbra

carnose, orecchie piccole e normo-conformate, cubito lievemente valgo, mani con dita brevi,

clinodattilia del V° dito, occhi piccoli, iperlordosi lombare.

Una RM cerebrale, eseguita in sedazione da noi valutata, mostrava “microcefalia (ipoplasia

cerebrale) con sostanza bianca biemisferica di normale spessore e intensità di segnale. Il

corpo calloso appariva di aumentato spessore meglio mielinizzato nei settori anteriori ma di

normale morfologia; capsula interna con braccio anteriore sottile e posteriore di maggiori

dimensioni. Spazi perivascolari dilatati in sede periventricolare posteriore e in sede profonda

destra. Lieve dilatazione della cella media e delle regioni posteriori dei ventricoli laterali.

Modica dilatazione degli spazi subaracnoidei in sede sottotentoriale, negli emisferi

cerebellari a livello del lobulo semilunare superiore di entrambi i lati”. Era inoltre presente:

“anomalia di involuzione e morfologia dell’ippocampo sinistro”.

Anamnesi epilettologica. L’epilessia è esordita a 15 mesi con un cluster di crisi toniche

apparentemente generalizzate, caratterizzate da opistotono, cianosi labiale, automatismi

orali e scialorrea. Tra un evento critico e l’altro la bambina non appariva cosciente e la durata

dell’evento inaugurale è stata tale da configurare uno stato di male convulsivo con crisi

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ripetute. Il primo tentativo terapeutico è stato l’inserimento di PB, successivamente sostituito

da VPA e associato a CLN per la persistenza di eventi critici frequenti. Non erano disponibili

registrazioni EEG della prima infanzia. Dall’anamnesi proveniente dalla famiglia, dall’età di

10 anni, la bambina risultava libera da crisi in terapia con PB e CBZ. Tra gli effetti collaterali

imputabili ai farmaci antiepilettici, venivano riferiti: irritabilità marcata e accentuazione

dell’incoordinazione con l’uso della benzodiazepina e alterazione della colorazione dentaria

in concomitanza con l’inserimento di VPA.

Un EEG intercritico, registrato all’età di 17 anni, era sprovvisto di chiare anomalie

epilettiformi. Veniva riscontrata, in veglia, un’ attività theta monomorfa diffusa e una scarsa

differenziazione regionale dell’attività elettrica cerebrale (fig. 13).

Le analisi genetiche hanno evidenziato la presenza di due linee cellulari: 46, XX, ring

(14)(80%)/45, XX, -14(20%). L’estensione della delezione 14q nel contesto del ring è

stata stimata pari a 0,65 Mb. L’ampiezza della delezione è stata confermata mediante

array-CGH.

Fig. 13. EEG intercritico, registrato all’età di 17 anni. Attività di fondo alfa a 8 cicli/sec, bilaterale, simmetrica, reagente all’apertura degli occhi. Il tracciato è sprovvisto di anomalie ben caratterizzate.

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Caso VIII. 11 anni. Nato alla 39° settimana, da gravidanza decorsa regolarmente con MAF

avvertiti dal 5° mese, da parto indotto per mancata dilatazione uterina. Indici di Apgar riferiti

nella norma. Perinatalità nella norma. Il peso neonatale era 2,800 (10° centile) con CC di 31

cm (< 2 DS). Familiarità in zia materna per retinite pigmentosa. La diagnosi di ring 14 è stata

fatta all’età di 1aa e 1/2.

Al follow-up neurologico, all’età di 11 anni, si riscontrava: assenza di microcefalia, presenza

di 2 macchie caffè-latte (collo e braccio destro); ROT nella norma, lieve ipotonia e goffaggine

motoria. Il comportamento era caratterizzato da alternanza di momenti di irrequietezza

motoria e aggressività e momenti di maggiore tranquillità; la produzione linguistica appariva

appropriata dal punto di vista fonologico ma veniva riferito dai genitori una regressione del

linguaggio dopo le crisi epilettiche di durata prolungata.

Anamnesi epilettologica. L’epilessia esordiva all’età di 5 mesi e ½ con uno stato epilettico

focale inaugurale caratterizzato dal ripetersi di crisi parziali complesse caratterizzate da

versione oculare e secondaria generalizzazione. Nel corso del I° ricovero, venivano tentati i

seguenti approcci farmacologici senza effetto: piridossina e.v e DPA e.v. L’utilizzo di

fenobarbitale per via intramuscolare permetteva la risoluzione dello stato di male convulsivo.

Nei mesi successivi, per il persistere di crisi parziali complesse frequenti, veniva tentato l’uso

di Cb, un ciclo di ACTH a basse dosi e, nell’ipotesi di una origine focale delle crisi la terapia

con CBZ. Con l’introduzione di CBZ vi è stato un periodo di 5 mesi libero da crisi dopo cui,

gli eventi critici ricomparivano in clusters dapprima ravvicinati e successivamente diradati

sino alla loro scomparsa per circa tre anni. I controlli EEG, effettuati nel periodo di benessere

clinico, apparivano sprovvisti di anomalie e veniva tentata la sospensione della

carbamazepina. In fase di riduzione della posologia del farmaco, le crisi, di semiologia

analoga (parziali complesse con secondaria generalizzazione) ricomparivano, durante il

sonno, con frequenza dapprima plurisettimanale e successivamente pluriquotidiana. Negli

anni seguenti, alle crisi notturne, concomitavano crisi diurne di tipo tonico (drop-attacks) e/o

parziali secondariamente generalizzate (deviazione del capo e dello sguardo verso sinistra,

irrigidimento con postura tonico asimmetrica, a cui seguivano automatismi a tipo di

suzione/masticazione). In rare occasioni, le crisi toniche notturne, ripetute in clusters

ravvicinati configuravano uno stato di male convulsivo che richiedeva intervento con DPA

endorettale. A partire dai nove anni, analogamente al caso III, veniva segnalato un

cambiamento nella fenomenologia epilettica: le crisi convulsive tendevano infatti a comparire

a frequenza mensile, nella notte, dopo cui seguiva una giornata di crisi parziali complesse con

manifestazioni motorie minime (automatismi gestuali e oro-buccali).La settimana successiva

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al cluster di crisi descritte, erano evidenti rallentamento psicomotorio, scarsa iniziativa, apatia

e ridotto utilizzo del patrimonio linguistico (stato di male non convulsivo?). Non erano

disponibili registrazioni EEG a confermare tale ipotesi. Al follow-up neurologico, all’età di

11 anni, l’epilessia si dimostrava resistente alle diverse combinazioni di farmaci antiepilettici;

VPA + VGB; VPA + Cb; TPM + VPA; acetazolamide + VPA; OXC + VPA + VGB in

sospensione. La terapia in corso consisteva di VPA, LEV e TPM. Tra gli effetti collaterali

imputabili alla terapia antiepilettica venivano segnalati: peggioramento dell’ipotonia e

comparsa di atassia della marcia con l’uso del Cb, ipersonnolenza, salivazione e disturbo

intestinale in concomitanza all’inserimento di TPM senza però necessitare la sospensione

della terapia. Agli ultimi controlli ematochimici venivano riscontrati rialzo di colesterolo,

LDL, transaminasi e glicemia.

L’EEG intercritico dell’ esordio mostrava la presenza di onde lente anteriori fronto-

temporali destre e anomalie irritative temporo-occipitali destre.

Un EEG intercritico, registrato all’età di 10 anni, evidenziava la presenza di “tracciato lento

con raro alfa con anomalie a tipo di punta-onda frontali sinistre. In sonno bouffeès protratte di

punte-onda bifrontali e diffuse più ampie a sinistra (talora precedute da ritmo rapido fronto-

temporale di sinistra) (fig.14).

La RM cerebrale risultava nella norma ad eccezione di una “modesta ipoplasia del verme

inferiore”.

Le analisi genetiche hanno evidenziato la presenza di due linee cellulari: 46, XY, ring

(14)(80%)/45, XY, -14(20%). Non è stata evidenziata alcuna delezione nel contesto del

ring (in base alla conservazione della regione subtelomerica essa è stimata inferiore a 0,5

Mb).

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Figura 14. EEG intercritico, all’età di 10 anni. In veglia si apprezzano sequenze di attività theta-delta bifrontali, alternate a rare punte lente in sede fronto-temporale sinistra. Le anomalie si accentuano nell’addormentamento a predominanza fronto-temporale sinistra e generalizzano durante il sonno, divenendo molto frequenti. Caso IX. 12 anni 11 mesi. Primogenita, nata alla 39° settimana di gestazione al termine di

una gravidanza decorsa con piccole perdite ematiche alla fine del I° trimestre, da parto indotto

con ossitocina. Il peso neonatale era 2490 gr (3° centile) e la lunghezza 45,5 cm (3° centile).

Non riferiti problemi nella perinatalità. Lo sviluppo psicomotorio è stato caratterizzato dalla

presenza di lieve ritardo nell’acquisizione delle tappe motorie (deambulazione autonoma a 18

mesi) e del linguaggio (ha pronunciato le prime parole a 2 anni e ½ e ha strutturato le prime

frasi a partite dai 3 anni e mezzo). All’ultimo controllo, all’età di 12 anni, il linguaggio era

fluido dal punto di vista lessicale e morfo-sintattico. Aveva appreso la letto-scrittura e

frequentava la II° media con sostegno con maggiori difficoltà soprattutto nell’ambito delle

abilità logico-matematiche. I genitori riferivano difficoltà nell’apprendimento di concetti o

situazioni astratte, privilegiando l’esperienza diretta o basata su stimoli visivi. Presentava

discrete autonomie ed era ben inserita nei gruppi di pari. Una valutazione neuro-psicologica

mediante scala WISC-R ha permesso di definire una disabilità cognitiva di lieve entità.

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La visita genetica, eseguita all’età di 9 anni, ha rilevato: peso di 25 Kg (25° centile), l’altezza

di 122 cm (10° centile) e circonferenza cranica di 47,4 (<2° centile); volto allungato con

guance paffute, padiglioni auricolari normoconformati, dorso nasale prominente e bocca

carnosa, ipertricosi; mani regolari con clinodattilia al V° dito della mano destra, chiazza caffè

latte sulla coscia destra.

L’esame del fundus oculi ha rilevato una disorganizzazione pigmentaria della retina con zone

di accumulo pigmentario di forma rotondeggiante.

Anamnesi epilettologica. L’epilessia è esordita all’età di 9 mesi con crisi parziali

complesse a verosimile partenza frontale e rapida generalizzazione secondaria, favorite dal

sonno e/o addormentamento, raccolte in grappoli di episodi subentranti. La semiologia era

caratterizzata da arresto del contatto, cianosi periorale, movimenti di suzione-masticazione,

irrigidimento del soma, deviazione del capo e degli occhi a destra, elevazione tonica dell’arto

superiore sinistro, scosse cloniche dei 4 arti ma più evidenti a sinistra. L’EEG all’esordio,

registrato al termine di una crisi mostrava attività lenta diffusa e, nel sonno, attività

poliritmica interrotta da ampie bouffèes generalizzate di onde lente ad andamento quasi

periodico. Durante il ricovero tra gli esami risultati nella norma venivano segnalati:

rachicentesi, dosaggio aminoacidi plasmatici ed urinari, acidi organici urinari, ricerca di

agenti infettivi (complesso TORCH). La TC encefalo documentava una modesta dilatazione

della scissura di Silvio a destra. La RM encefalo evidenziava “ampi spazi periencefalici in

sede fronto-temporale bilateralmente e dilatazione dei corni occipitali dei ventricoli laterali

bilateralmente con grado di mielinizzazione adeguato all’età”.

La terapia all’esordio è stata: PB associato a VGB e successivamente a CNP.

Per il persistere di crisi frequenti diurne e notturne la bambina è stata sottosposta a ciclo di

ACTH a basse dosi con effetto sulla frequenza delle crisi sino alla loro scomparsa per circa 8

mesi. Gli EEG intercritici mostravano anomalie lente diffuse o bifrontali; quelli critici erano

prevalenti generalizzati a possibile partenza da destra.

A 18 mesi ricomparivano clusters di crisi all’ addormentamento e al risveglio di tipo parziale

secondariamente generalizzato caratterizzate da irrigidimento tonico dei quattro arti,

alterazioni del respiro e apertura degli occhi di durata inferiore a 1 minuto ma ripetute nella

notte. Talora la frequenza degli episodi notturni richiedeva intervento con DPA e.r. La

frequenza dei clusters era plurimensile (ogni 7-10 giorni). L’epilessia nei primi anni di vita si

è dimostrata resistente a diverse combinazioni dei seguenti farmaci : primidone, VPA, CBZ,

ACTH, etosuccimide (ETS), PB, LMT, gabapentin, OXC. Tra i farmaci si sono dimostrati

efficaci, anche se solo transitoriamente, ACTH e l’associazione ETS con LTG.

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Un EEG intercritico, all’età di 4 anni, mostrava scariche frequenti di anomalie generalizzate

a tipo di punta, polipunta seguita da onde lente di aspetto degradato a predominanza frontale

(fig. 15).

Dai 6 anni progressiva scomparsa delle crisi notturne e comparsa di crisi diurne a tipo di

assenza atipica con arresto del contatto, talora associato a mioclonie palpebrali. La

registrazione elettroencefalografia documentava la presenza di anomalie focali fronto-centro-

temporali bilaterali alternate a scariche generalizzate di PO a 2,5-3 cicli/sec con correlato

clinico di breve alterazione del contatto (fig. 15). In occasione delle scariche prolungate, si

associavano mioclonie palpebrali. Dall’età di 10 anni, non erano più visibili le crisi di assenza

atipica ma la prova dell’iperpnea, eseguita in corso di registrazione EEG, favoriva la

comparsa di scariche generalizzate senza apparente correlato clinico. La bambina assumeva

monoterapia con etosuccimide.

L’EEG, all’età di 12 anni, rivelava la presenza di attività theta di aspetto angolare frammisto

a sequenze di sharp-waves sulle regioni centro-temporali sinistre più evidenti alla prova

dell’iperventilazione (fig. 15).

La RM cerebrale, da noi rivalutata, mostrava “verticalizzazione dell’ippocampo di sinistra,

dilatazione dei corni temporali bilateralmente, corni frontali lievemente dilatati così come i

settori posteriori dei ventricoli laterali, corpo calloso assotigliato, opercolo aperto, ipoplasia

della bianca e tronco encefalico di ridotte dimensioni”.

Anche in questa paziente è stata riscontrata la presenza di due linee cellulari: 46, XX,

ring (14) (82%)/45, XX, -14 (18%). Non è stata evidenziata alcuna delezioni nel contesto

del ring (in base alla conservazione della regione subtelomerica essa è stata stimata

inferiore a 0,5 Mb).

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Figura 14. All’età di 4 anni, sull’EEG intercritico sono presenti scariche generalizzate di P-PPO di aspetto degradato a predominanza frontale. All’età di 6 anni comparsa di assenze atipiche con correlato EEG delle PO a 2,5- 3 cicli/sec. L’EEG all’età di 12 anni mostra la presenza di attività theta di aspetto angolare sulle derivazioni temporali dell’emisfero sinistro, favorite dall’iperpnea.

Caso X. 20 anni. Nata alla 42° settimana di gestazione, da parto eutocico, dopo gravidanza

decorsa regolarmente. Il peso alla nascita era di 2780 gr (3° centile), la lunghezza 48 cm (< 3°

centile) e la CC 33 cm (5°-10° centile). Alla nascita il pianto era flebile ed era presente una

cute lievemente edematosa con piodermite diffusa. La bambina veniva ricoverata in patologia

neonatale dove veniva alimentata correttamente al seno con suzione valida e persistenza di

eritema al tronco. Contraeva inoltre candidosi orale. Alla radiografia scheletro erano presenti

aspetti osteo-displasici di modesta entità a livello del cranio, della colonna vertebrale con

presenza di vertebre ovoidali di così detto tipo “immaturo”.

Anamnesi epilettologica. All’età di 6 mesi e mezzo esordivano le prime crisi convulsive

caratterizzate da clonie al volto e agli arti superiori, perdita di coscienza, ipotonia diffusa e

revulsione globi oculari (crisi parziali complesse). Veniva intrapresa terapia con PB,

successivamente associato a VPA per la persistenza degli eventi critici. Una TAC cranio

prima e dopo somministrazione del mdc non evidenziava significative alterazioni della densità

né in fossa cranica posteriore, né in sede sopratentoriale; il complesso ventricolare appariva in

asse. L’EEG intercritico evidenziava sofferenza cerebrale diffusa più evidente in sede

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occipito-temporale destra, ed una attività theta-delta sull’emisfero di sinistra sul quale si

evidenziavano fusi del sonno ed attività beta.

L’ EEG critico era caratterizzato da attività subdelta sulle regioni frontali bilateralmente,

attività delta a carico delle zone temporali di dx e fasi costituite da scariche generalizzate di

OL di ampio voltaggio (talora con grafoelementi puntuti frammisti) cui seguiva una fase

depressiva dell’attività bioelettrica, della durata di 4”-6”, a cui corrispondeva breve

irrigidimento generalizzato.

Le crisi sono poi persistite di tipo parziale complesso favorite dagli stati febbrili/infettivi

(deviazione oculare a destra o sinistra raccolte in clusters) con alcuni stati di male nel corso

dell’evoluzione. Gli eventi tendevano a presentarsi in sonno ma, erano presenti inoltre eventi

critici in veglia con frequenza variabile da pluriquotidiani a plurisettimanali. I farmaci tentati

non hanno permesso il controllo delle crisi: PB, VPA, TPM, primidone. Il topiramato

sembrava avere avuto un effetto peggiorativo sulla frequenza delle crisi. I dati sulle crisi ed

EEG risultavano incompleti ma la paziente presentava, all’ultimo controllo, numerose crisi

toniche notturne, resistenti alle terapie famracologiche.

Una video EEG poligrafica, critica ed intercritica, eseguita all’età di 19 anni, evidenziava in

veglia ritmo di base a circa 7 Hz di medio voltaggio, meglio evidente a destra. Occasionali

brevi scariche di onde lente centrali. Si registravano alcune brevi crisi, in veglia e sonno,

caratterizzate da improvvisa sospensione dell'attività di fondo. Durante il sonno attività theta

diffusa su tutte le derivazioni a circa 6 hz di medio voltaggio, fusi e complessi K atipici. La

S.L.I. non modificava sostanzialmente tale quadro (fig.16).

L’esame genetico ha mostrato la presenza di mosaicismo tra due linee cellulari: 46, XX,

ring (14) (95%)/435, XX, -14 (5%). L’estensione delle delezione è stata stimata pari a 2,

3 Mb. Il dato è stato confermato mediante array-CGH.

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Figura 16. Durante la registrazione poligrafica i veglia e sonno comparsa di desincronizzazioni con appiattimento del tracciato, a cui corrispondono clinicamente, crisi tonica e deviazione oculare a destra senza irrigidimento generalizzato. Caso XI. 17 anni. Nata da genitori consanguinei (cugini di primo grado) ed in buona salute.

Anamnesi familiare negativa per ritardo mentale, anomalie cromosomiche o epilessia. Un

fratello ed una sorella di 27 e 18 anni rispettivamente affetti da strabismo. Durante la

gestazione osservato ritardo di accrescimento intrauterino. Nata alla 40° settimana di

gestazione da parto eutocico. Peso alla nascita kg 2.8 (3° centile), lunghezza cm 44 (< 3°

centile), CC cm 30 (<< 2DS). Apgar 8 e 9 al 1° ed al 5° min.

Sviluppo neuromotorio riferito come ritardato sin dai primi mesi di vita con controllo della

testa a 5 mesi, acquisizione della stazione seduta a 11 mesi e deambulazione a 2 anni.

Pressoché assente lo sviluppo del linguaggio fino ai 5 anni di vita quando ha cominciato a

pronunciare le prime parole.

Anamnesi epilettologica. Ad un mese di vita riferita convulsione tonico-clonica

generalizzata della durata di alcuni minuti in corso di febbre. All’arrivo in ospedale è stato

anche evidenziato uno scarso accrescimento. Eseguiti TAC cranio (“conforme all’età”); EEG

del quale non disponiamo il referto, ed altre indagini ematochimiche riportate come normali.

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Intrapresa terapia con PB. Nei mesi successivi la paziente avrebbe presentato altri episodi

febbrili ed afebbrili con durata e frequenza imprecisata ma con semiologia rappresentata da:

respirazione rumorosa, cianosi perilabiale, iperestensione dei quattro arti e revulsione dei

globi oculari. Gli episodi sono occorsi principalmente nel sonno. Ricoverata all’età di 4 mesi

in altra sede, eseguito EEG che ha dimostrato la presenza di anomalie irritative prevalenti

sulle regioni posteriori di sinistra con tendenza alla diffusione, su di una attività elettrica

cerebrale da sonno mal modulata e rallentata prevalentemente sulle regioni posteriori di

destra. La bambina ha continuato ad assumere PB.

A partire dall’età di 7 mesi la paziente ha cominciato a presentare crisi emicloniche (destre) di

lunga durata (anche 30’) in apiressia. Gli EEG hanno evidenziato anomalie epilettiformi sulle

regioni temporo-centrali di sinistra tendenti alla diffusione interemisferica in un tracciato

modicamente mal modulato. In questo periodo ha nuovamente eseguito una TAC cranio ed

una RM encefalo risultate normali. In terapia si passa pertanto all’associazione PB / VPA.

Veniva segnalato un parziale benessere (in realtà le notizie sono frammentarie) fino all’età di

circa 3 anni e ½ quando la bambina viene nuovamente ricoverata per la presenza di numerose

crisi a “cluster” del tipo apparentemente generalizzato con tracciati EEG dimostranti

“anomalie irritative plurifocali in un tracciato non ben strutturato”.

Le crisi sono persistite negli anni successivi con brevi periodi di relativo benessere. I farmaci

utilizzati in questa fase sono stati altre al PB ed al VPA anche la CBZ e LMT.

All’età di 8 anni il peso, altezza e CC erano inferiori al 3° percentile. Presenza di dismorfismi

facciali con fronte alta, diametro bitemporale stretto, epicanto, rima palpebrali all’esterno e

verso il basso, ponte nasale depresso ed orecchie grandi. All’esame neurologico: nervi cranici

esplorabili indenni, ROT simmetrici normoevocabili, modesta ipotonia muscolare diffusa.

Presenza di automatismi gestuali del tipo hand-washing e hand-mouthing. Non eseguibili le

prove cerebellari per scarsa collaborazione. Deficit cognitivo di grado grave, ritardo del

linguaggio (pronuncia solo pochissime parole). Non capace di eseguire comandi semplici ma

buona disposizione verso gli astanti e l’esaminatore. Non raggiunto il controllo sfinterico.

Le crisi della paziente erano caratterizzate da respirazione rumorosa, deviazione dei globi

oculari e/o della testa a destra o a sinistra con successiva manifestazione di tipo tonica ai 4

arti. Le crisi, ipniche e da sveglia, avevano una durata variabile da 1 a 5-10 minuti. Nel corso

dei successivi due anni, gli EEG hanno evidenziato presenza di (I) “attività parossistica

multifocale prominente in regione bi-occipitale. Rallentamento del ritmo di base.”, (II)

“attività parossistica in regione occipito-centrale destra”.

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Una seconda RM encefalo ha evidenziato una “modesta dilatazione dei ventricoli laterali

(sinistro>destro) e modesto assottigliamento del corpo calloso”. L’esame del cariotipo (di

routine) ha mostrato la presenza di cromosoma 14 ad anello. Normale quello della madre; non

disponibile quello paterno.

All’età di 12 anni la consulenza psicologica ha chiarito che non era possibile somministrare

test strutturati, dato le gravi difficoltà della bambina. La bambina non è capace di

scarabocchiare e non gioca. Ascolta volentieri la musica.

La semiologia critica è rimasta, nel corso degli anni, sostanzialmente identica trattandosi di

crisi parziali (relate alla regione temporo-occipitale?) con successiva generalizzazione. La

bambina presentava inoltre episodi ipnici con brusco risveglio, urlo, revulsione dei globi

oculari e mioclonie palpebrali con o senza estensione lenta degli arti superiori e, a volte, di

quelli inferiori, di breve durata.

Numerose sono stati i tentativi terapeutici con varie combinazioni ed alterni successi: VPA,

PB, CBZ, LMT, TPM, LEV, BDZ, PHT.

A partire dall’età di 10 anni, con la combinazione VPA, LMT ed EN, la frequenza e la gravità

delle crisi si sono entrambe ridotte fino a 1-2 crisi al mese. Dopo la sostituzione di EN con

CNP la bambina è stata relativamente bene con persistenza di sporadici episodi critici ipnici

(risveglio improvviso, urlo).

Caso XII°. 3 anni. Nato al termine di una gravidanza normodecorsa, da parto eutocico. Il

peso alla nascita era 3650 gr (50°-75° centile), la lunghezza 51 cm (50° centile), la

circonferenza cranica 33 cm (25° centile). Non ha pianto subito ma non venivano riferiti

problemi nella perinatalità. I genitori descrivevano, nei primi mesi di vita, un bambino poco

reattivo ma con un buon contatto con l’ambiente circostante.

In concomitanza all’esordio delle crisi epilettiche si evidenziava rallentamento dello sviluppo

psicomotorio. Ad una nostra prima valutazione, all’età di 13 mesi, il bambino presentava uno

strabismo oculare destro (a cui si associava astigmatismo ed ipermetropia). Presentava

ipersensibiltà ai rumori con accenno al sursaut; esplorava l’ambiente circostante e ricercava

gli oggetti perduti. Dal punto di vista motorio, stava seduto da solo, si prendeva i piedi e si

sorreggeva con le mani sollevandosi in posizione eretta. Il linguaggio era ancora a livello di

lallazione. Non venivano riferiti problemi di sonno e veniva riportata all’osservazione una

ridotta sensibilità dolorifica soggettiva.

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Ad una successiva valutazione, all’età di 3 anni il bambino camminava con agilità,

pronunciava 2-3 parole, comprendeva e si mostrava curioso.

Anamnesi epilettologica. Le crisi epilettiche sono esordite all’età di 6 mesi caratterizzate, in

sonno, da apertura degli occhi, fissità dello sguardo e ipotonia di durata tale da configurare

uno stato epilettico. Terapia intrapresa all’esordio: fenobarbitale.

Le crisi nell’evoluzione venivano descritte sia in veglia che in sonno di tre tipi: 1) nel sonno, a

semiologia tonica, con apertura degli occhi e pochi secondi di durata 2) toniche in clusters di

crisi ravvicinate fino ai 20 minuti di durata 3) sospette assenze.

Le crisi non risutavano responsive a diverse combinazioni di farmaci: VPA, PB, TPM, LEV

anche se la frequenza da plurimensile attualmente, all’età di 3 anni è di circa 1 grappolo di

crisi ogni 2 mesi.

L’EEG intercritico mostrava tracciato con attività theta posteriore, simmetrica e reagente.

Abbondanza di onde lente di frequenza delta anteriori, bilateralmente, che si accentuano nel

sonno.

Una video EEG critica, all’età di 2 anni, evidenziava dal punto di vista elettrico una

“alternanza di appiattimenti dell’attività elettrica e bouffèes di onde lente o punte-onda lente

generalizzate a possibile partenza fronto-temporale sinistra”. Dal punto di vista clinico il

bambino presentava fissità dello sguardo, pugni serrati, rigidità diffusa su cui si inscrivevano

movimenti di tipo vibratorio. La durata dell’evento registrato è stato di circa 30 minuti

(fig.17) .

Le analisi genetiche hanno rilevato la presenza di due linee celulari: 46, XY, ring

(14)(79%)/45, XY, -14(21%). Non è stata evidenziata alcuna delezione nel contesto del

ring (in base alla conservazione della regione subtelomerica essa è stata stimata inferiore

a 0,5 Mb). L’assenza di delezione criptica è stata confermata mediante array-CGH.

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Figura 17. EEG critico, all’età di 2 anni. Appiattimento diffuso dell’attività elettrica, seguito da scariche di onde lente diffuse frammiste a punte a predominanza fronto-temporale, a verosimile partenza focale FT sinistra e rapidamente generalizzata.

Caso XIII°. Deceduto all’età di 4 anni 10 mesi. Nato da parto indotto alla 38° settimana per

riscontro di oligoidramnios e ritardo di crescita intrauterina. Il peso neonatale era di 2550 gr

(3°-10° centile), la lunghezza cm 49 (25° centile), la circonferenza cranica 32 cm (10°

centile). Indici di Apgar: 5 e 10 al 1’ e 5’ minuto, rispettivamente. Il bambino è stato

ricoverato all’età di 1 mese e 1/2 per pielonefrite. All’ecografia renale emergeva un possibile

reflusso vescico-ureterale sinistro.

Dalla nascita si sono evidenziati un severo reflusso gastro-esofageo, difficoltà di

alimentazione, ipotonia con rallentamento dello sviluppo staturo-ponderale per cui, a partire

dai 7 mesi, è stato alimentato con sondino naso-gastrico e successivamente con diete

semicremose per problemi di deglutizione. Lo sviluppo psicomotorio è stato caratterizzato

ritardo nel controllo posturale e nel raggiungimento della posizione eretta (deambulazione con

sostegno all’età di 2 anni e ½) e prevalente della sfera del linguaggio (non pronunciava alcuna

parola). Praticava FKT regolarmente e faceva uso di un sistema di comunicazione alternativa

facilitata mediante il quale era in grado di esprimere i propri bisogni.

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Alla visita genetica, eseguita all’età di 4 anni e 5 mesi il peso era 11 kg (<<3° centile), l’

altezza 95 cm (<3° centile), la circonferenza cranica 45,5 cm (<<3° centile). Notate inoltre:

sinofris, epicanto marcato ed ipotonia, palato ogivale ed ipoplasia dello smalto dentario.

Anamnesi epilettologica. All’età di 18 mesi esordivano le prime crisi convulsive, favorite

dall’addormentamento o nel sonno, caratterizzate da grappoli di episodi tonici di durata talora

superiore ai 45 minuti (stato epilettico convulsivo). Seguivano lunghi stati postcritici di

alterazione della vigilanza e marcata iporeattività. La presenza di grappoli successivamente

anche diurni, di lunga durata, necessitava l’intervento con DPA e.r. All’esordio veniva

inserita terapia con VPA, poi associato a CNP per persistenza di eventi critici frequenti ad

effetto solo parziale e transitorio. Per la persistenza di crisi toniche in sonno caratterizzate da

ipertono estensorio, revulsione oculare, mani ad artiglio e postura distonica degli arti inferiori

(crisi a partenza frontale?) sono state attuate variazioni farmacologiche non ben specificate

con alterna efficacia. A partire dall’età di 4 anni, alle crisi toniche in sonno o in fase di

addormentamento che si riducevano per frequenza (da cluster plurisettimanali a mensili), si

associavano episodi diurni di arresto psicomotorio con automatismi orali (assenze atipiche). Il

bambino è deceduto all’età di 4 anni e 10 mesi.

L’esame genetico ha rivelato la presenza di due linee cellulari: 46, XY, ring (14) (81%)/

45, XY, -14(19%). L’estensione della delezione, nel contesto del ring, è stata stimata di

circa 3,4 Mb. In questo caso l’analisi mediante array-CGH ha meglio definito la

delezione (3.2 Mb) e ha rilevato, la presenza, nel contesto del ring di una

microduplicazione pari a 2.5 Mb.

Caso XIV°. 3 anni 5 mesi. La bambina è nata al termine di una gravidanza normodecorsa, da

parto eutocico. Un esame ecografico a 20 settimane di gestazione riscontrava un possibile

ritardo di crescita intrauterina. Alla nascita era piccola per l’età gestazionale, il peso era di

2600 gr (3° centile), l’indice di Apgar 6 e 6 ad 1 e 5 minuti, rispettivamente. Sin dalla nascita

si sono resi evidenti difficoltà di alimentazione/suzione, ritardo di crescita ed ipotonia

muscolare generalizzata. Sviluppo psicomotorio: controllo del capo a 9 mesi, gattonamento a

20 mesi. Era presente iperlassità ligamentosa. In occasione della visita genetica, all’età di 18

mesi, la bambina si mostrava attenta e curiosa, non era in grado di gattonare ma manteneva

correttamente la posizione seduta. L’uso delle mani era funzionale con buona ricerca e

afferramento di oggetti posti nelle vicinanze. Era presente il sorriso sociale e la motricità

oculare era buona su largo raggio con buona interazione di sguardo con l’esaminatore. Ad un

controllo successivo, all’età di 3 anni e 5 mesi, la bambina non camminava; era però in grado

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di raggiungere e mantenere la posizione eretta con sostegno. Pronunciava 2 parole e usava

all’incirca 20 segni simbolici.

Dal punto di vista fisico si rilevava: altezza 72 cm (<3° centile), peso 8,6 Kg (3° centile),

circonferenza cranica 42,5 cm (< 3° centile), capo dolicoefalico, fronte prominente

soprattutto a livello delle arcate sovraorbitarie, apparente telecanto, ponte nasale piatto, bocca

piccola con denti piccoli, lieve micrognazia, cubitus valgus, ipotonia muscolare, mani piccole

con piccole falangi terminali, genua valga, piedi piccoli normoconformati. I ROT erano nella

norma. Reticolo venoso prominente sulla cute del tronco.

La RM cerebrale viene riportata come normale.

Anamnesi epilettologica. L’epilessia è esordita all’età di 3 mesi con clusters ravvicinati di

crisi di tre diversi tipi 1) miocloniche; 2) parziali complesse; 3) tonico-cloniche

generalizzate. Al follow-up neurologico, le crisi apparivano prevalentemente di tipo parziale

complesso, raccolte in clusters ravvicinati, caratterizzate da deviazione oculare, subcianosi

periorale, seguite da ipotonia generalizzata ed automatismi oro-buccali. All’ultima

osservazione, all’età di 3 anni, gli eventi critici all’interno dei cluster mensili, apparivano di

maggiore durata. Assenza di responsività alle seguenti combinazioni terapeutiche: PB + TPM;

TPM + LMT; TPM + LMT + CNP: CNP+ LMT (con questa combinazione è stata 3 mesi

seizure-free) ; in programma introduzione di LEV.

L’EEG intercritico mostrava un rallentamento dell’attività di fondo con anomalie fronto-

centrali.

Le analisi genetiche hanno evidenziato la presenza di mosaicismo tra due linee cellulari:

46, XX, ring (14)(79%)/45, XX, -14 (21%). L’ampiezza della delezione nel contesto del

ring è stata stimata pari a 4,3 Mb ed è stata confermata di 4 Mb dall’analisi array-CGH.

Caso XV°. 2 anni 1 mese. Nata alla 39° settimana al termine di una gravidanza

normodecorsa, da parto vaginale con uso di ventosa. Il peso neonatale era di 3, 5 Kg (50°

centile), la lunghezza 50 cm (25°-50° centile). La CC veniva riferita ai limiti della norma.

L’allattamento è stato materno per circa 8 mesi, con integrazioni con latte artificiale a partire

dal 4° mese senza problemi di alimentazione/suzione. Lo sviluppo psicomotorio è stato

caratterizzato da un adeguato raggiungimento delle tappe motorie: controllo del tronco a 6

mesi, dai 9 mesi assumeva posizione eretta con sostegno; all’età di 13 mesi non deambulava

autonomamente ma muoveva qualche passo con l’aiuto dell’adulto, mostrava interesse per i

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giochi, appariva curiosa, esplorava l’ambiente e la socializzazione viene riferita abbastanza

adeguata. L’EON era negativo ad eccezione di un modesto ipotono assiale.

Anamnesi epilettologica. All’età di 3 mesi, la bambina veniva ricoverata in ospedale per la

comparsa, durante uno stato flogistico, di un grappolo di tre crisi parziali complesse

caratterizzati da revulsione poi lenta deviazione oculare a destra, sollevamento ed abduzione

degli arti superiori, iperestensione generalizzata seguita da movimenti ritmici di durata di

circa 1,5-2 minuti. Veniva intrapresa terapia con PB e Cb. Recidive di crisi nelle prime tre

settimane seguite da 4 mesi di benessere.

Le crisi si sono poi ripetute all’età di 9 mesi di e 1 anno, di analoga semiologia ma maggiore

durata, con conseguente ricovero ospedaliero e messa a punto della terapia farmacologica. Per

le crisi più prolungate veniva utilizzato midazolam per bocca per inefficacia del DPA e.r.

L’esame del fundus oculi metteva in luce la presenza di accumulo pigmentario in periferia

retinica senza rappresentare una retinopatia pigmentaria vera e propria.

La RM encefalo, eseguita in sedazione, poneva il sospetto di una “anomalia ipofisaria di

possibile natura cistica (cisti di Rathke?)”.

L’esame genetico ha rivelato la presenza di mosaicismo tra due linee cellulari: 46, XX,

ring (14) (90%)/45, XY, -14 (10%). L’estensione della delezione nel contesto del ring è

stata stimata pari a 0.65 Mb.

Caso XVI. 12 anni. Nato a termine, dopo gravidanza decorsa regolarmente. Il peso neonatale

era 3300 gr (25°-50° centile), la CC era riferita ai limiti inferiori della norma. Lo sviluppo

psicomotorio è stato caratterizzato da un grave ritardo trasversale a tutte le acquisizioni: la

deambulazione autonoma è stata raggiunta all’età di 3 anni e si caratterizzava per instabilità

nella marcia con tendenza alla flessione del ginocchio e passi brevi. Lo sviluppo del

linguaggio era gravemente deficitario: pronunciava poche singole parole e veniva riferito un

arresto con regressione all’utilizzo di soli vocalizzi, in seguito a recrudescenza di eventi critici

maggiori. Il comportamento era mite con tendenza all’isolamento e compromissione della

sfera della socializzazione (tratti autistici). Venivano segnalati importanti disturbi di sonno, in

parte riferibili alla comparsa di numerose crisi notturne.

Anamnesi epilettologica. Le crisi epilettiche esordivano all’età di 3 mesi, di tipo tonico-

clonico, apparentemente generalizzate. Non nota la terapia all’esordio. Le crisi, inizialmente

ipniche, dai 5 anni comparivano durante la veglia, di tipo tonico con conseguente caduta a

terra (drop-attacks). La frequenza era plurimensile, con crisi ravvicinate ma non subentranti

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raccolte in grappoli di lunga durata seguite da sonnolenza postcritica. All’ultima

osservazione, all’età di 12 anni, erano presenti crisi cloniche notturne quotidiane e assenze

atipiche giornaliere caratterizzate da arresto del contatto di breve durata e automatismi oro-

buccali. Le crisi non rispondevano alla triterapia con: LTG + TPM + VPA.

In questo paziente è stata riscontrata la presenza di due linee cellulari: 46, XY, ring (14)

(83%)/45, XY, -14 (17%). Non è stata evidenziata alcuna delezione nel contesto del ring

(in base alla conservazione della regione subtelomerica essa è stata stimata inferiore a

0,5 Mb).

Caso XVII. 6 anni 10 mesi. Secondogenito, nato al termine di una gravidanza normodecorsa,

da parto eutocico. Il peso neonatale era 3,320 kg (10° centile) e la lunghezza 50 cm (50°

centile). Indice di Apgar 9 e 10 (1’ e 5’). Età materna alla gravidanza 32 anni, paterna 38

anni.

L’alimentazione è stata inizialmente regolare con buon accrescimento staturo-ponderale sino

ai 3 mesi, quando si rendeva evidente scarso accrescimento staturo-ponderale. Lo sviluppo

psicomotorio appariva globalmente ritardato; ha raggiunto la deambulazione autonoma a 26

mesi con tendenza alla marcia sulle punte, mentre il linguaggio, mai correttamente sviluppato,

appariva povero sul versante espressivo mentre migliore su quello della comprensione di frasi

e ordini semplici. Non raggiunto il controllo degli sfinteri. Sul piano relazionale il

comportamento si caratterizzava per l’attenzione verso l’oggetto e l’adulto che gli stava

vicino ma con frequenti scoppi d’ira e tendenza all’aggressività soprattutto eterodiretta.

Frequentava tutti i giorni una scuola speciale. Nei periodi in cui le crisi epilettiche erano più

frequenti veniva segnalata una regressione del comportamento e delle acquisizioni raggiunte.

In occasione della prima visita, all’età di quasi 5 anni, veniva notato quanto segue: altezza

110 cm (50° centile), peso 18.4 Kg (50° centile), circonferenza cranica 47 cm (<2° centile),

capelli secchi e duri, ipertricosi lungo la schiena e le basette, occipite piatto, prominenza delle

bozze frontali, rientramento della regione sovraorbitaria, occhi infossati, apparente

ipertelorismo (distanza intercantale interna 3cm, 8 ½ cm quella esterna), ipoplasia della sella

nasale, regione orale normale, palato ogivale, orecchie normoconformate un po’ scostate dal

capo, padiglioni auricolari lievemente ampi (circa 6 cm a destra e a sinistra), ipotonia

generalizzata, scapole alate, atteggiamento del tronco in flessione anteriore, torace carenato,

prominenza del reticolo venoso sottocutaneo, palato ogivale, auscultazione cardiaca nella

norma, accentuazione della normale lordosi lombare, valgismo delle ginocchia e dei gomiti,

linee pamari normali, segno di Dubois e clinodattilia bilateralmente, estremità brevi delle dita

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delle mani, piedi piatti, clinodattilia del IV° dito bilateralmente, abbondanza di peluria sulle

ginocchia. I riflessi osteo-tendinei rotulei ed achillei apparivano vivaci (sin>dx) pur in

assenza di clono e il bambino tendeva a camminare sulle punte dei piedi (a sinistra più che a

destra).

Anamnesi epilettologica. All’età di 3 mesi risaliva l’esordio delle crisi epilettiche,

inizialmente caratterizzate da irrigidimento tonico generalizzato, seguito da automatismi oro-

buccali, in sonno, a frequenza variabile da plurimensili a quotidiane. Le crisi sono persistite

negli anni, a semiologia immodificata e frequenza elevata. All’ultimo controllo, all’età di 7

anni, persistevano eventi critici caratterizzati da flessione tonica degli arti superiori davanti al

viso, estensione di quelli inferiori seguite da brevi scosse cloniche ed emissione di urlo. Non

recedevano con l’uso di DPA rettale e la durata era variabile sino a 30-40 minuti (talora

configurando stati di male convulsivi). Si raggruppavano in clusters (crisi subentranti) con

intervalli variabili di un cluster ogni 1-2 settimane. L’EON era nella norma. I tentativi

terapeutici senza effetto sono stati: CBZ, VGB, Cb e LEV.

La RM encefalo eseguita all’età di 5 anni, e da noi rivalutata, metteva in luce quanto segue:

“mega cisterna magna con verme lievemente ipoplasico, clivus verticalizzato, IV° ventricolo

lievemente dilatato”.

Le analisi genetiche hanno evidenziato la presenza di mosaicismo tra due linee cellulari:

46, XY, ring (14)(81%)/45, XY, -14 (19%). L’estensione della delezione, nel contesto del

ring, è stata stimata pari a 2, 5 Mb e confermata mediante array-CGH.

Caso VXIII. 2 anni 10 mesi. Nata al termine di una gravidanza decorsa con riscontro

ecografico di dolicocefalia al 5° mese (un controllo ecografico successivo a 7 mesi era poi

risultato nella norma), da parto eutocico. Il peso neonatale era 3100 gr (25°), la lunghezza 47

cm (< 3° centile) e la circonferenza cranica 33 cm (2%-50%).

In occasione della visita, all’età di 11 mesi, veniva notato quanto segue: altezza 72 cm (25°

centile), Peso 9 kg (50° centile), circonferenza cranica 41 cm (< 2° centile); capo

brachicefalico con modesta plagiocefalia posteriore sinistra, prominenza delle bozze frontali,

impianto dei capelli irregolare, ipoplasia della sella nasale, pliche epicantiche, fosse orbitarie

infossate (distanza intercantale interna 2.6 cm ed esterna 7.5 cm), naso, bocca, mento piccoli

(ipoplasia della regione centrale facciale) collo apparentemente corto, facies rotonda,

padiglioni auricolari normoconformati con elice un po’ ispessito; mani piccole con falangi

terminali piccole e ridondanza di cute al dorso; piedi normoconformati con 2° dito un po’ più

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corto del normale. Ipotonia generalizzata. L’ascultazione cardiaca era nella norma.

L’ispezione della cute rilevava 2 angiomi piani a sinistra in sede tibiale e una macchia caffè

latte sulla radice della coscia a destra. I riflessi rotulei ed achillei erano normoevocabili. La

bambina si ammalava di frequenti infezioni delle vie aeree superiori e da qualche mese

presentava attacchi d’asma. Si alimentava regolarmente e aveva imparato ad utilizzare il

cucchiaio. Stava seduta autonomamente, da prona liberava gli arti superiori, sollevava il capo

e le spalle. Non segni di coinvolgimento delle vie lunghe; nervi cranici indenni; non difetti

cerebellari evidenti. All’ultimo follow-up neurologico, all’età di 2 anni e 10 mesi, camminava

dall’età di 26 mesi, era socievole, giocava e si interessava ad oggetti e persone. EON: normale

ad eccezione del riscontro di modesta ipotonia.

Anamnesi epilettologica. Le crisi epilettiche esordivano all’età di 3 mesi in occasione della

prima vaccinazione, di tipo parziale complesso, raccolte in clusters di breve durata.

Dall’epoca della prima comparsa, ad eccezione di un breve periodo di benessere successivo

all’inserimento di vitamina B6 e acido folico, le crisi erano persistenti, pluriquodiane e non

responsive alle associazioni degli unici 2 farmaci tentati: VPA, Cb. I grappoli di crisi più

prolungati richiedevano l’intervento con DPA endorettale e midazolam per os. Dall’età di 2

anni, i clusters di crisi tendevano ad occorrere ogni 1-2 mesi.

Una RM cerebrale mostrava “idrocefalia esterna”.

Le analisi genetiche evidenziavano la presenza di mosaicismo tra due linee cellulari: 46,

XX, ring (14)(81%)/ 45, XX, -14 (19%). L’estensione della delezione 14q, nel contesto del

ring, è stata stimata pari a 2,3 Mb.

Caso XIX. 5 anni. Secondogenito di genitori consanguinei (cugini I° grado). Sospetta

epilessia in una cugina paterna. Nato alla 37° settimana, dopo gravidanza decorsa

regolarmente, da parto eutocico. Apgar 10-10 al 1’ e 5’, rispettivamente. Il peso neonatale era

2,960 kg (5° centile), la CC 34 cm (50%). Accrescimento staturo-ponderale riferito nella

norma. Dal punto di vista psicomotorio, il bambino aveva acquisito la posizione seduta

dall’età di 5 mesi ed era in grado di gattonere dai nove mesi. Veniva segnalata malformazione

del rene destro.

All’ultima osservazione neurologica, all’età di 5 anni, veniva rilevata microcefalia, ipotonia

lieve, forza buona su tutto l’ambito e tremori distali a carico degli arti superiori. Il bambino

non era in grado di camminare autonomamente ma poteva mantenere la posizione eretta con

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ampi movimenti oscillatori del tronco e allargamento della base di appoggio. I ROT erano

conservati. I movimenti oculari estrinseci erano possibili in tutte le direzioni pur essendo

presente un alterno strabismo. All’ispezione cutanea si rilevava una macchia caffè-latte in

regione mentoniera sinistra. Non aveva inoltre raggiunto il controllo degli sfinteri e il

comportamento era connotato da condotte di isolamento, con stereotipie consolatorie a tipo di

dondolamento e movimenti ripetuti delle mani a tipo hand-washing. Marcato bruxismo diurno

accentuato nei momenti in cui veniva lasciato solo. L’aggancio di sguardo era saltuario e il

linguaggio era al livello di semplici vocalizzi.

Anamnesi epilettologica: A 3 mesi, in apiressia, nel sonno, il bambino ha presentato 5

eventi critici di tipo tonico-clonico apparentemente generalizzato con cianosi labiale per i

quali veniva praticata terapia con DPA e.r. Nell’ipotesi di una eziologia virale, veniva

intrapreso trattamento con acyclovir. Durante il ricovero ospedaliero, sono state eseguite

numerose indagini diagnostiche risultate nella norma: EEG intercritico, RM encefalo, TC

encefalo, rachicentesi, dosaggio aminoacidi plasmatici e urinari, acidi organici urinari. Come

reperto accessorio alla RM encefalo si segnalava una cisti a livello della grande ala dello

sfenoide destro. Nonostante l’assenza di terapia antiepilettica, seguiva un periodo di benessere

di circa 7 mesi, durante il quale le registrazioni EEG di controllo mostravano “un’attività di

fondo forse un po’ lenta per età con onde delta a 2 Hz di grande ampiezza e a predominanza

bifrontale”.

All’età di 10 mesi ricomparivano, in sonno e apiressia, le crisi epilettiche in serie

caratterizzate da ipertonia, deviazione del capo verso destra, perdita di coscienza seguite da

ipotonia generalizzata, di durata tale da configurare uno stato di male epilettico convulsivo.

La terapia dello stato di male è stata la seguente: diazepam e.r. e lorazepam e.v senza effetto e

fenobarbital per via intramuscolare che consentiva il controllo degli eventi critici. La terapia

alla dimissione era PB. A causa di uno stato di agitazione e irritabilità marcati, imputati al

farmaco, la terapia veniva modificata a favore dell’acido valproico con un periodo di

benessere transitorio, nonostante la comparsa di episodi ripetuti di vomito, interpretati come

un effetto da sovradosaggio del farmaco (confermato dal dosaggio plasmatici). A 15 mesi

veniva posta diagnosi di “crisi parziali complesse in serie”. Per la persistenza di eventi

critici, raccolti in grappoli di crisi parziali complesse di lunga durata, si associava VGB al

VPA con effetto parziale e infine sostituito da CBZ. Nel corso dell’evoluzione dell’epilessia,

comparivano nuovi stati di male convulsivi talora non responsivi all’utilizzo di

benzodiazepine (clonazepam e.v), con buona risposta al PB intramuscolare. Tra i farmaci

utilizzati ad alterno effetto: Cb, CNP, CBZ, OXC, LMT, PHT, idrocortisone. Per un periodo

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di tre anni, su decisione dei genitori, venivano sospesi i farmaci antiepilettici e si ricorreva

all’utilizzo di farmaci in acuto in occasione dei grappoli di crisi di durata più prolungata.

All’ultima osservazione, all’età di 9 anni, permanevano grappoli di crisi pluriquotidiane (30

episodi/die) a cui seguiva sonnolenza e scarsa responsività postcritica. La terapia al follow-up

era LEV associato a VPA.

Un EEG critico, registrato durante un grappolo di crisi parziali complesse (in apiressia ma

concomitava otite media), mostrava una veglia breve con ritmi di base fisiologici con qualche

punta temporo-occipitale sinistra e qualche PO generalizzata (fig. 18). Documentate la

comparsa di due crisi nel sonno caratterizzate, clinicamente, da ipertonia degli arti superiori

con revulsione oculare e qualche clonia fine. Dal punto di vista elettroencefalografico,

compariva un complesso lento bifasico generalizzato, seguito da ritmi rapidi a 14 Hz a

predominanza sinistra. Seguivano punte-onda ritmiche generalizzate a 6 Hz e poi 2 -3 Hz e

infine comparivano onde lente diffuse con conseguente appiattimento del tracciato (fig. 19).

Ai controlli successivi, il tracciato EEG appariva lento, ampio e di aspetto monomorfo in

veglia con punte intermittenti bifrontali; in sonno comparivano sporadiche punte al vertice ma

non spindles. Sulla base dell’andamento clinico-EEG veniva posta la diagnosi di

encefalopatia epilettica nell’ambito di cromosomopatia.

L’esame genetico, da noi ripetuto, ha consentito di stabilire la presenza di un cariotipo

costituito dall’ 88% di cellule ring e il 12% con monosomia. Risultava in corso la

definizione dell’ampiezza della delezione mediante analisi microarray CGH.

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Figura 18. In veglia, attività di fondo discreta, con sporadiche anomalie temporo-occipitali sinistre. Il sonno è ben organizzato con presenza di spindles bilaterali, sincroni ma persistono onde delta bifrontali.

Figura 19. EEG critico: Comparsa di complesso lento bifasico a predominanza posteriore, seguito da ritmi rapidi a 14 Hz a predominanza parieto-temporo-occipitale sinistra. Seguono punte-onda ritmiche generalizzate dapprima a 6 Hz, poi a 2 -3 Hz seguite dalla comparsa di onde lente diffuse e infine appiattimento del tracciato.

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Caso XX. 9 anni 7 mesi. Nato al termine di una gravidanza normodecorsa, da parto eutocico.

Non disponibili altre notizie sulla perinatalità del paziente.

Lo sviluppo psicomotorio è stato caratterizzato da ritardo globale nell’acquisizione delle tappe

con deambulazione autonoma raggiunta all’età di 4 anni. Era presente marcata ipotonia che

pregiudicava il raggiungimento del controllo del tronco e il mantenimento della postura eretta.

Le difficoltà in ambito motorio sono state inoltre condizionate dalla presenza di un ritardo

cognitivo di entità grave. Il bambino non ha inoltre sviluppato abilità linguistiche adeguate e

comunicava le sue necessità con uso di gesti simbolici. Dall’uso di poche limitate paroline, in

seguito all’esordio dell’epilessia, veniva segnalata regressione del linguaggio all’utilizzo di

soli vocalizzi. Il carattere era socievole, mite con talora comportamenti iterativi tra cui battere

ripetutamente le mani o girare oggetti.

E’ inoltre stata diagnosticata ipoacusia neurosensoriale per cui indossava protesi auricolari. La

presenza di ritardo di crescita postnatale, microcefalia, e dismorfismi facciali orientavano

precocemente per la diagnosi di cromosomopatia, avvenuta nei primi mesi di vita mediante

cariotipo standard. Erano inoltre presenti coloboma dell’occhio destro e ernia inguinale

bilaterale con testicoli ritenuti. Al follow-up neurologico, all’età di 9 anni, il bambino

presentava ROT vivaci, ipotonia e lieve incoordinazione.

Anamnesi epilettologica. Storia patologica remota positiva per unica convulsione febbrile

all’età di 2 anni. Le crisi, diversamente dagli altri bambini esordivano all’età di 4 anni, nel

sonno, apparentemente di tipo tonico-clonico generalizzate, della durata di circa 3 minuti e

seguite da prolungata sonnolenza postcritica. L’EEG e la RM cerebrale, eseguite nel corso

del primo ricovero, risultavano nella norma.

Le crisi, negli anni successivi si sono distinte in diversi tipi: 1) nel sonno, apertura degli

occhi, ipertono assiale, blinking oculare e deviazione del capo da un lato (tonico-versiva)

della durata di circa 30 secondi. Seguiva agitazione e irritabilità in occasione delle crisi di

breve durata; se il fenomeno tonico-versivo perdurava oltre il minuto poteva seguire marcata

sonnolenza postcritica. La frequenza degli eventi critici, che occorrevano ogni 2-3 mesi,

veniva modificata dalla presenza di disidratazione, affaticabilità e febbre che favorivano la

comparsa degli episodi. 2) episodi di staring pluriquotidiani di brevissima durata, raccolte in

grappoli più spesso al mattini (assenze atipiche). Le terapie tentate con efficacia accettabile in

termini di frequenza crisi sono state: OXC e LMT.

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Concomitava un quadro di gravi apnee notturne per cui ha eseguito numerosi studi

polisonnografici, che documentavano un’origine mista dei fenomeni (centrale e ostruttiva)

favoriti inoltre dal riscontro di ipotonia laringea.

Un long-term EEG, eseguito all’età di 7 anni, documentava la presenza di occasionali onde

lente anteriori simmetriche alla frequenza di 2-2,5 Hz. Venivano inoltre registrate al risveglio

crisi tonico-cloniche generalizzate di durata pari a 2 minuti (senza focalità certa) e

risoluzione spontanea a cui seguiva sull’EEG rallentamento generalizzato dell’attività di

fondo, corrispondente clinicamente a sonno post-critico. Rilevate inoltre numerose apnee

centrali, di cui veniva esclusa la natura critica per assenza di correlato elettroencefalografico

concomitante. Nel sonno erano inoltre presenti scariche di P-PPO generalizzate.

L’esame genetico, da noi ripetuto, ha consentito di stabilire la presenza di un cariotipo

costituito dal 72% di cellule ring e il 28% con monosomia. Risultava in corso la

definizione dell’ampiezza della delezione mediante analisi microarray CGH.

Caso XXI. Nato al termine di una gravidanza normodecorsa, da parto distocico con taglio

cesareo urgente per inizio di sofferenza fetale, alla 37° settimana di gestazione. Indice di

Apgar: 9 e 10 al 1’ e 5’, rispettivamente. Il peso neonatale era di 2490 gr (< 3° centile);

l’altezza 49 cm (3° centile); la circonferenza cranica 33 cm (2 %). Alla nascita non veniva

segnalata ipotonia. Nei primi mesi di vita erano presenti difficoltà di suzione/alimentazione

che richiedevano transitoriamente, all’età di 4 mesi, l’uso di sondino naso-gastrico. Dai 5

mesi di vita, riscontro di microcefalia postatale. A tale epoca risaliva la diagnosi di cariotipo

con cromosoma 14 ad anello.

Anamnesi epilettologica. Esordio crisi a 2 mesi e ½ con eventi ripetuti caratterizzati da

ipertono diffuso, opistotono, cianosi, dubbia e saltuaria deviazione oculare sinistra. In

occasione dei I° ricovero eseguiti indagini diagnostiche risultate nella norma: rachicentesi,

esami neurometabolici, TC encefalo, RM cerebrale. Nell’ipotesi di un’origine focale delle

crisi il farmaco di prima scelta è stata la CBZ con effetto solo parziale. La ricomparsa infatti

di eventi critici raggruppati in clusters plurimensili, più frequenti al risveglio o in occasione

dell’addormentamento imponevano l’associazione prima CBZ-CNP, successivamente la

sostituzione della CBZ con TPM sempre associato a CNP. In seguito all’introduzione di

topiramato, il bambino è stato libero da crisi per circa 2 mesi, che ricomparivano

successivamente con frequenza di un cluster ogni 2-3 mesi. All’ultima osservazione, all’età di

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3 anni, in trattamento con TPM e LTM le crisi, di semeiologia identica a quelle dell’esordio,

con frequenza di un cluster ogni 3 mesi. Lo sviluppo psicomotorio era complessivamente

ritardato ma in evoluzione favorevole; il bambino camminava dall’età di 2 anni con

deambulazione incerta e tendenza a mantenere la base allargata e il linguaggio era composto

da circa 20 vocaboli e non era in grado di formulare piccole frasi. All’esame neurologico,

veniva rilevata ipotonia assiale. Il carattere era socievole e mite.

L’EEG critico in occasione del grappolo, eseguito mediante montaggio semplificato

neonatale, documentava una crisi apparentemente generalizzata di cui risultava difficile, per i

limiti intrinseci alla metodica di registrazione, stabilire una eventuale origine focale (fig 20).

Un successivo EEG, registrato durante un grappolo di crisi, ne documentava meglio, grazie al

montaggio completo utilizzato, l’origine focale (frontale) (fig.21).

L’esame genetico, da noi ripetuto, ha consentito di stabilire la presenza di un cariotipo

costituito dall’ 80% di cellule ring e il 20% con monosomia. Risultava in corso la

definizione dell’ampiezza della delezione mediante analisi microarray CGH.

Figura 20. Crisi tonico-clonico apparentemente generalizzata. Il montaggio semplificato a 11 canali non consente un’adeguata localizzazione dell’origine delle crisi.

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Figura 21. Il montaggio completo a 16 canali consente di mettere meglio in risalto la partenza verosimilmente frontale delle crisi.

Caso XXII. 22 anni. Anamnesi familiare negativa per patologie neurologiche, epilessia e

anomalie cromosomiche. Nata alla 38° settimana di gestazione, al termine di una gravidanza

normodecorsa, da parto indotto per mancata dilatazione uterina. Il peso neonatale era 2750 gr

(3° centile). L’indice di Apgar veniva riferito nella norma. Sin dalla nascita erano evidenti

microcefalia, dismorfismi facciali e difficoltà marcate di alimentazione/suzione che portavano

alla diagnosi di sindrome ring 14 mediante esame citogenetico convenzionale.

Lo sviluppo psicomotorio si è caratterizzato per un ritardo globale dello sviluppo: la

deambulazione autonoma è stata raggiunta all’età di 4 anni con marcia instabile per presenza

di genua valga e accentuazione della lordosi lombare. Il linguaggio era povero dal punto di

vista lessicale, a fronte di una migliore comprensione di ordini semplici.

Anamnesi epilettologica: Le prime crisi epilettiche comparivano all’età di 2 mesi, di tipo

parziale complesso (perdita di coscienza, pallore, ipotonia di durata imprecisata) raggruppate

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in clusters frequenti. Durante il I° ricovero tra gli esami risultati nella norma: rachicentesi,

RM cerebrale e cariotipo. Al FOO, erano invece presenti anomalie di pigmentazione della

periferia retinica.

Durante l’evoluzione le crisi sono rimaste frequenti, a semeiologia parziale complessa, in

clusters di durata variabile, talora prolungata da configurare stato epilettico con crisi

subentranti. Alle crisi notturne si affiancavano crisi diurne di tipo tonico con drop-attacks e

assenze atipiche.

L’epilessia, nel corso degli anni, è stata caratterizzata per un alterna e parziale responsività

all’uso di svariate combinazioni farmacologiche: VPA, PB, CNZ, NTZ, TPM FLB, VGB,

LTG, CBZ. In concomitanza all’uso di TPM, VPA e NTZ la bambina è stata libera da crisi

per circa tre anni. Tra gli effetti collaterali imputabili all’uso dei farmaci antiepilettici

venivano notati calo ponderale, in concomitanza con TPM e marcata irritabilità coincidente

con l’uso di VGB. L’andamento delle crisi è stato oscillante con un periodo di benessere dai

15 ai 18 anni. Dopo tale epoca, ricomparivano crisi, a frequenza sporadica e più spesso

coincidenti con il ciclo mestruale caratterizzate, nel sonno, da irrigidimento generalizzato,

apertura degli occhi, estensione tonica degli arti superiori, emissione di suono gutturale a cui

seguiva fase connotata dalla presenza di scosse erratiche, comportamento afinalistico (si

guarda attorno impaurita), talora singhiozzo e respiro stertoroso. La durata complessiva era

all’incirca di 3-4 minuti.

All’ultimo controllo neurologico, all’età di 22 anni, in terapia con VPA, LMT e Cb, venivano

riscontrati microcefalia, ipoacusia neurosensoriale, ipotonia assiale e presenza di riflessi

osteo-tendinei policinetici.

L’EEG intercritico ha mostrato negli ultimi anni la presenza, su un’attività di fondo

discretamente organizzata, di rare anomalie aguzze posteriori sinistre, punte-onde lente

diffuse di breve durata in veglia e sonno e un pattern discontinuo di attività lenta di frequenza

theta-delta sulle derivazioni bifrontali (fig.22).

L’esame genetico, da noi ripetuto, ha consentito di stabilire la presenza di un cariotipo

costituito dal 95% di cellule ring e il 5% con monosomia. Risultava in corso la

definizione dell’ampiezza della delezione mediante analisi microarray CGH.

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A B C

Figura 22. Tracciato in veglia, all’età di 18 anni, mostra anomalie a tipo di punte rapide sulle derivazioni posteriori dell’emisfero sinistro (A), onde delta sulle derivazioni bifrontali (B) e anomalie diffuse a tipo di punta lenta seguita da onda con aspetto degradato presenti sia in sonno che in veglia (C).

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IV. Risultati

IV a. Fenotipo epilettico

In tabella 2 sono riportati i principali dati riguardo le caratteristiche dell’epilessia: età dei

pazienti al follow-up, età di esordio crisi e semiologia, farmaci antiepilettici utilizzati

(all’esordio e durante l’evoluzione), tipi di crisi durante l’evoluzione, presenza di

farmacoresistenza.

N° Paziente età

Età esordio/semiologia

AEDs all’esordio

Tipo di crisi al follow up

AEDs al follow-up Controllo crisi

I. M 7a 2 m 2a /generalizzate clusters

CBZ, BZD, VPA

generalizzate, focali, assenze atipiche, CSE

PHT, CBZ, LTM, PB, LEV, TPM, Cb, midazolam per os

FR

II. F 3 a 5 m 10 m/ SE focale+ SG

diazepam, lorazepam, PHT e.v.

CPC clusters, miocloniche

CBZ, VPA, TPM, CNP, Cb ; VPA + CLN

Controllo?

III. M 9 a 15 m/ SE (focale) + TCG clusters

diazepam, lorazepam, CNP + PB

CPC clusters, CSE, NCSE

PB, CNP, CBZ, OXC, Cb, TPM, LTM, VPA, FLB, pregabalin, PHT, NTZ, deflazacort

FR

IV. M 20 a 2 ½ m/ generalizzate clusters

PB Generalizzate, focali, CSE, NCSE?

ACTH, CNP, VPA, CBZ, VGB, ETS, Cb, PB, FLB, LTM, Ig, NTZ; FLB (in sospensione)

Controllo

V. M 2 a 10m

2 ½ m/ focali +SG clusters

PB CPC clusters PB+ Cb + VPA, lorazepam FR

VI. M 15 a 10m

10 m/ generalizzate > CSE

PB Generalizzate, focali+ SG clusters

CBZ, TPM, Cb, BZD sporadiche

VII. F 20 a 15 m/generalizzate cluster > CSE

PB, VPA + BDZ

Generalizzate, CPC clusters

CNP, VPA, PB; PB+CBZ controllo

VIII. M 11 a 5 ½ m/ SE focale + SG

B6, PB + BZD, CBZ

Focali SG, SE, NCSE?

VPA, VGB ; Cb +VPA ; TPM+VPA ; OXC; VPA + LEV + TPM

FR

IX. F 12 a 11 m

9 m/ focale SG >CSE

PB, VGB, PB + BZD

Focali SG, assenze

ACTH, VPA, CNP, CBZ, ETS, PB, LTM, OXC; ETS

controllo

X. F 20 a 6 m/ focale SG PB; PB+ VPA

Focali + SG CSE

PB, VPA, TPM FR

XI. F 17 a 1m/ GTCS febbrile PB CPC clusters Several; VPA +LMT + Cb sporadiche XII. M, 3 a 6 m/ focali+ SG >

SE PB CPC clusters,

SE focal + SG PB, CNP, VPA, TPM, LEV FR

XIII. M, 4 a 10 m

18 m/ generalizzate clusters > SE

PB, VPA CPC clusters VPA, CNP FR

XIV. F 3 a 5 m

3 m/ generalizzate clusters/focali + SG

PB + TPM CPC isolate o clusters

TPM+CNP, LTM; LEV in introduzione

FR

XV. F 2 a 1 m

3 m/ focale + SG PB, Cb, midazolam

CPC clusters PB, CLB sporadiche

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XVI. M 12 a 3 m/ generalizzate clusters

? generalizzate, assenze atipiche

LTM, TPM, VPA FR

XVII. M 6 a 10m

3 m/ generalizzate CBZ focali + SG clusters > CSE

VGB, LEV, CNP, CBZ FR

XVIII. F 2 a 10m

3 m/ CPC clusters ? CPC clusters VPA, Cb, CNP, vit B6, acido folico, biotina

sporadiche

XIX. M, 5 aa

5 m/ generalizzate clusters

Diazepam e.r

CPC clusters, CSE

PB, VPA, VGB, lorazepam i.v, CNP i.v, PB i.v, Cb, OXC, LTG, PHT, idrocortisone; LEV+ VPA

FR

XX. M 9 a 7 m

4 a/generalizzate ? generalizzate, focali +SG

?: LMT sporadiche

XXI. M, 3 a 4m

2 m 1/2/ focali SG cluster

CBZ CPS clusters con >> t interclusters

TPM + LTG FR

XII. F, 22 a 2 m/ CPC cluster PB focali SG clusters

VPA, PB, CNP, NTZ, TPM, FLB, CBZ, VGB, LTM; VPA + Cb + LTM

seizure-free (15-18 a); sporadiche

Tab. 2. Sono rappresentate le caratteristiche dell’epilessia nei 22 pazienti. Legenda dei tipi di crisi: SE (stato epilettico); CSE (stato epilettico convulsivo), NCSE (stato epilettico non convulsivo); SG (secondaria generalizzazione); TCG (tonico-clonico generalizzata); CPC (crisi parziale complessa). Legenda farmaci utilizzati (AEDs); CBZ (carbamazepina); BZD (benzodiazepina); VPA (acido valproico; PHT (fenitoina); PB (fenobarbital); CNP (clonazepam); VGB (vigabatrin); TPM (topiramato); Cb (clobazam); LTM (lamotrigina); LEV (levetiracetam); OXC (oxcarbazepina); FLB (felbamato); NTZ (nitrazepam); ETS (etosuccimide); Ig (Immunoglobuline). FR: farmacoresistenza. - L’età media del nostro campione analizzato, all’ultimo follow-up neurologico, era di 9 anni

e 8 mesi (range: 2 anni 2 mesi- 22 anni). L’epilessia caratterizzava la totalità dei casi (22/22).

L’età media di esordio dell’epilessia nei 22 pazienti oggetto di studio era: 1 anno 2 mesi

(range: 1 mese e 4 anni). Tra di essi 14 su 22 esordivano prima dell’anno di età. Undici casi su

14 manifestavano un esordio delle crisi prima dei 6 mesi.

- La semiologia delle crisi all’esordio veniva descritta come apparentemente generalizzata in

8 su 22 casi (casi 1, 6, 7, 11, 13, 16, 17, 19, 20) di tipo convulsivo tonico-clonico, mioclono-

tonico e clonico generalizzato. In un caso (paziente 11), la prima crisi generalizzata a

semiologia tonico-clonica occorreva in corso di iperpiressia e veniva inquadrata nell’ambito

delle convulsioni febbrili.

In due pazienti (caso 4 e 14) erano presenti, all’esordio, sia crisi focali che generalizzate

(tonico-cloniche unilaterali e generalizzate). Nei restanti 10 casi (pazienti 2, 3, 5, 8, 9, 10, 15,

18, 21, 12, 22), la presenza di segni focali, insieme al dato EEG, orientavano verso un origine

focale delle crisi con +/- rapida generalizzazione secondaria. Nei casi 15 e 18, l’esordio, se

pur in apiressia, coincideva temporalmente uno stato di flogosi e una vaccinazione,

rispettivamente.

In 8 soggetti su 22 la frequenza delle crisi inaugurali, la loro durata e la tendenza al

raggruppamento in crisi subentranti configurava il quadro dello stato epilettico convulsivo.

(casi 2, 3, 6, 7, 8, 9, 12, 13). In cinque di essi (soggetti 2, 3, 8, 9, 12) lo stato epilettico era ad

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origine focale; nei restanti tre casi di tipo generalizzato (casi 6, 7, 13). In nove pazienti le crisi

d’esordio erano ripetute nella stessa giornata (grappoli di crisi) ma non subentranti (casi 1, 4,

5, 14, 16, 18, 19, 21, 22). Nei restanti 5 soggetti l’esordio occorreva con un’unica crisi.

- Il farmaco più spesso usato all’esordio era il PB (14 su 22: casi 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,

13, 14, 15, 22). In tre pazienti (casi 1, 17, 21) si ricorreva come primo approccio

farmacologico all’uso di CBZ. In due casi invece sono state trattate le crisi inaugurali; stato di

male focale e crisi ripetute nei casi 2 e 19, rispettivamente. Nei restanti tre pazienti (16, 18,

20) non era nota la terapia all’esordio.

- In oltre la metà dei casi le crisi comparivano nel sonno, o in fase di addormentamento (12 su

22; casi 1, 3, 4, 5, 6, 9, 12, 13, 16, 17, 19, 20). Nei restanti 10 casi tale relazione circadiana

non veniva chiaramente riportata.

- Nel corso dell’evoluzione le crisi epilettiche tendevano a presentarsi di diversi tipi nello

stesso soggetto; nei casi 1, 3, 4, 8, 11, 16 coesistevano clusters di crisi generalizzate (toniche

e/o miocloniche) in sonno e veglia e assenze atipiche, crisi emicloniche e parziali

secondariamente generalizzate con deviazione oculare e/o automatismi oro-masticatori. Erano

frequenti stati epilettici convulsivi di tipo tonico (case 1, 8) e mioclonico-tonico (caso 4); stati

epilettici non convulsivi o con crisi motorie minori erano documentate nei casi 3 e 4 e

ipotizzate nel caso 8 . Nei casi 2, 5, 12, 14, 15, 17, 18, 19, 21 e 22 erano presenti crisi parziali

complesse isolate e con tendenza al raggruppamento, crisi miocloniche/toniche in sonno e in

veglia. Nei soggetti 6, 7, 10, 13 erano documentate crisi parziali complesse e focali

secondariamente generalizzate a semeiologia tonica, tonico-clonica o tonico versiva con

tendenza a raccogliersi in grappoli sino a configurare stati epilettici convulsivi. Una

considerazione a parte merita il caso 9; dopo la coesistenza nei primi cinque anni di età di

crisi parziali complesse in clusters e crisi focali con secondaria generalizzazione a

semeiologia tonico-versiva in veglia e sonno, a partire dai 5 anni cessavano le crisi convulsive

in sonno e in veglia ed erano presenti come unica manifestazione critica, assenze atipiche a

cui corrispondevano alterazioni della vigilanza, talora associate a mioclonie palpebrali. Nel

caso 20, con l’esordio di epilessia più tardivo (4 anni) coesistevano, lungo il decorso, crisi

tonico-versive in sonno, a frequenza decrescente ed episodi pluriquoridiani di staring. In tutti i

soggetti, venivano notate: 1) tendenza al raggruppamento in clusters con intervalli crescenti

intercluster, 2) predisposizione agli stati epilettici convulsivi, 3) migliore definizione

dell’origine focale delle crisi. L’occorrenza delle crisi, nel follow-up era sia diurna che

notturna pur mantenendo una prevalenza ipnica. Nella maggioranza dei casi le crisi durante

l’evoluzione venivano favorite da stati febbrili e flogistici intercorrenti.

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- All’ultimo follow-up neurologico, 12 soggetti su 22 erano farmacoresistenti e avevano

tentato numerosi farmaci antiepilettici con alterni effetti sulla frequenza delle crisi (1, 3, 5, 8,

10, 12, 13, 14, 16, 17, 19, 21). La frequenza delle crisi era variabile da eventi pluriquotidiani a

plurimensili con tendenza all’allungamento dei tempi intercluster durante l’evoluzione. Nel

caso 8, veniva segnalato, in anamnesi un lungo periodo di benessere di circa 3 anni in

monoterapia con carbamazepina, con successivo periodo di recrudescenza delle crisi. In 10

soggetti su 12 con epilessia farmacoresistente l’età, al follow up era inferiore ai 10 anni. Due

soli casi (8, 10) avevano rispettivamente 11 e 20 anni.

Nel caso 2, all’ultimo controllo all’età di 2 anni e 2 mesi, la bambina risultava attraversare

una fase di benessere con un periodo libero da crisi in terapia con CNP e VPA.

Analogamente, nei casi 15, in terapia con PB e Cb e 20, in monoterapia con LMT, le

bambine presentavano crisi a minore frequenza (ogni 2-3 mesi), ma durante il grappolo le

crisi erano difficilmente responsive al diazepam e.r e si ricorreva all’uso di midazolam per

bocca.

Presentavano invece episodi critici per lo più ipnici isolati a frequenza sporadica i casi: 6, 11,

20, 22. Nel paziente 11, all’età di 9 anni e 7 mesi, nonostante la rarità di episodi tonici nel

sonno, vi era il sospetto di persistenza di episodi a tipo assenza quotidiani. Nel caso 22, dopo

un periodo di oltre tre anni seizure-free, ricomparivano rare e isolate crisi notturne. I pazienti

con crisi sporadiche avevano un età compresa tra i 9 anni e 7 mesi e i 22 anni.

I pazienti liberi da crisi (casi 4, 7, 9), al follow-up neurologico, avevano un’età pari a 20 anni i

casi 4 e 7 e 12 anni e 11 mesi il caso 9. Il paziente 4 stava gradualmente sospendendo il

felbamato. La paziente 7 risultava ancora in biterapia nonostante l’assenza di crisi (PB +

CBZ) dall’età di 10 anni. Il soggetto 9, la cui storia iniziale era molto simile agli altri casi,

dall’età di 6 anni non mostrava episodi di tipo convulsivo in sonno e in veglia; compariva

un’epilessia con assenze atipiche +/- mioclonie palpebrali la cui comparsa veniva favorita

dalla prova di iperventilazione sotto registrazione EEG. Dai 10 anni non erano più visibili

clinicamente episodi di assenza e la bambina assumeva monoterapia con etosuccimide.

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IV b. Caratteristiche elettro-fisiologiche

I dati relativi alle registrazioni elettroencefalografiche sono riportati nella tabella 3. Viene

dato particolare risalto alle seguenti caratteristiche: a) attività di fondo; b) anomalie

intercritiche con riferimento alla morfologia e topografia; c) registrazioni EEG critiche; d)

follow-up neurofisiologico. Casi Attività di fondo Anomalie

epilettiformi/distribuzione morfologica

EEG critico Follow-up EEG

I Theta diffuso con sequenze ritmiche theta-delta bifrontali di ampio voltaggio; theta medio-temporale (> sn)

Attività theta puntuta diffusa; anomalie fronto-centrali (> sn)

Ripetute rapide desincronizzazioni del tracciato (attività rapida di bassa ampiezza) a partenza emisferica sinistra (crisi tonico asimmetrica)

invariato

II In veglia: normale

In sonno: Attività theta aguzza centro-temporale bilaterale; punte posteriori ripetitive a destra

Punte rapide reclutanti temporo-occipitali destre seguite da PO generalizzate

invariato

III Discreta organizzazione; brevi attività theta-delta bifrontali e sequenze theta temporali sinistre ad andamento discontinuo

Punte sincrone e asincrone sulle regioni fronto-temporali (> sn), diffuse in sonno

a.ripetute sequenze di : onde lente bifrontali, appiattimento tracciato seguito da onde ritmiche trifasiche frammiste a punte (F sn) e poi punte ritmiche fronto-temporali sinistre, rapida generalizzazione e brusca cessazione con flattening del tracciato b. attività ritmica/semiritmica theta-delta bifrontale di alto voltaggio (1-12 ore) (alterazione comportamentale + sintomi vegetativi) c. attività rapida reclutante fronto-centrale (crisi motoria minore)

Intercritico: multifocale con prevalenza frontale sinistra, diffuse in sonno Critico: a. eventi isolati e non in cluster b. + c. eventi più frequenti nell’evoluzione

IV Rallentamento con attività theta medio temporali e diffuse

Onde lente e anomalie generalizzate (PPO) ad andamento pseudoperiodico, ritmi rapidi posteriori di destra e anomalie focali temporo-occipitali destre e sinistre

Crisi tonico-clonico generalizzata e mioclonie parcellari asincrone continue (stato tonico-mioclonico)

a.PO generalizzate a partenza temporale posteriore sinistra, favorite dalla chiusura occhi e SLI b. sporadiche PO sulle regioni fronto-temporali sinistre

V Disturbo dell’elettrogenesi con disritmia rapida farmacologica, sequenze theta-delta bifrontali e theta monomorfo medio-posteriore favorito da chiusura occhi

Anomalie lente diffuse; grafoelementi irritativi centro-temporali-posteriori bilaterali, prevalenti a destra; PO reclutanti posteriori destre con rapida generalizzazione;

Rapida desincronizzazione a partenza dalle regioni emisferiche destre, rapidamente generalizzata in scariche di PO diffuse e appiattimento del tracciato (ripetute in cluster)

Invariato

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VI Attività di fondo rallentata per l’età; sequenze theta medio-temporali discontinue; onde theta delta bifrontali

Anomalie multifocali; centro-temporo-occipitali sinistre e fronto-centrali destre

Brusca depressione dell’elettrogenesi di circa 5 secondi con ritmi rapidi diffusi a cui seguiva rallentamento diffuso a prevalenza bifrontale

Anomalie focali in sede temporale destra a tipo di OL, PL

VII Theta diffuso monomorfo (scarsa differenziazione regionale)

? Non disponibile Sprovvisto di anomalie ben caratterizzate

VIII Rallentamento dell’AF con raro alfa, theta diffuso con attività lenta fronto-temporale destra

Onde lente diffuse (> fronto-temporali) e PL TO destre; PO frontali sinistre raccolte in bouffèes protratte e diffuse in sonno (> sinistra)

Non disponibile PO frontali sinistre accentuate dal sonno

IX Attività lenta diffusa anomalie lente bifrontali in veglia e sonno

Attività poliritmica in sonno frammista ad ampie bouffèes generalizzate di OL ad aspetto periodico; anomalie lente diffuse o bifrontali in veglia; P-PPO generalizzate seguita da onda lenta di aspetto degradato a predominanza frontale

Depressioni del’elettrogenesi a verosimile partenza emisferica destra (crisi toniche) Dai 6 anni: PO generalizzate a 2,5-3 cicli/sec +/- mioclonie palpebrali (assenze atipiche)

Attività theta di aspetto angolato frammisto a sharp waves sulle regioni centro-temporali sinistre, favorite dall’iperventilazione

X Attività lenta monomorfa diffusa; attività theta delta emisferica sinistra, theta centrale di destra

Anomalie lente (> in sede temporo-occipitale destra); attività subdelta frontali bilaterali

Su attività di fondo rallentata rapida e brusca depressione dell’attività elettrica (crisi tonica)

Miglioramento dell’attività di fondo (7 hz) meglio visibile a destra e persistenza di crisi toniche in sonno

XI Attività elettrica mal modulata e rallentata prevalente sulle regioni posteriori di destra

Anomalie irritative temporo-occipitali di sinistra con tendenza alla diffusione; anomalie MF predominanti in regione bioccipitale (> dx)

Non disponibile Anomalie TO destre

XII Rallentamento dell’AF con theta posteriore reagente; onde delta bifrontali accentuate dal sonno

Onde lente diffuse con PL fornto-temporali sinistre

Appiattimenti dell’attività elettrica e bouffèes di OL e POL generalizzate a partenza fronto-temporale sinistra

Invariato

XIII Non disponibile Non disponibile Non disponibile Non disponibile XIV Rallentamento

dell’attività di fondo Anomalie lente diffuse e grafoelementi irritativi fronto-centrali bilaterali

Non disponibile Invariato

XV Non disponibile Non disponibile Non disponibile Non disponibile XVI Non disponibile Non disponibile Non disponibile Non disponibile XVII Non disponibile Non disponibile Non disponibile Non disponibile XVIII Non disponibile Non disponibile Non disponibile Non disponibile XIX Attività di fondo un po’

lenta per età con onde delta a 2 Hz di grande ampiezza a predominanza bifrontale

Anomalie MF; anomalie a tipo di P temporo-occipitali sinistre e onde lente generalizzate

Complesso lento bifasico generalizzato, seguito da ritmi rapidi a 14 Hz a predominanza sinistra a cui seguono PO ritmiche generalizzate a 6Hz e

EEG lento, ampio e di aspetto monomorfo in veglia con punte intermittenti bifrontali; in sonno scarsa organizzazione con comparsa di P al

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infine 2-3 Hz con appiattimento brusco del tracciato

vertice ma non spindles

XX Rallentamento diffuso con sequenza di onde delta bifrontali

In veglia OL occasionali frontali simmetriche; P-PPO generalizzate in sonno

Crisi tonico-clonico generalizzata

Invariato

XXI Attività di fondo rallentata per l’età

Non anomalie intercritiche

Crisi tonico-versiva a possbile partenza frontale sinistra

Invariato

XXII AF discretamente organizzata per l’età; pattern discontinuo theta-delta bifrontale

Rare anomalie aguzze posteriori di sinistra; POL diffuse in veglia e sonno

Non disponible Invariato

Tabella 3. Caratteristiche dell’EEG critico, intercritico di 17 pazienti ring 14.

- In 17 soggetti su 22 era disponibile una registrazione EEG in sonno e in veglia. Nei restanti

cinque casi non è stato possibile esaminare personalmente le registrazioni

elettroencefalografiche (13, 15, 16, 17, 18). In 15 su 17 l’attività di fondo appariva rallentata

per l’età e caratterizzata da attività lente di aspetto monomorfo ad andamento talora

subcontinuo con scarsa organizzazione dell’attività ipnica. In due casi (2 e 22) l’attività di

fondo appariva discretamente organizzata con una buona differenziazione dei ritmi regionali.

Frammiste ad attività di fondo mal modulate, ricorrevano nella maggior parte dei casi patterns

ritmici discontinui di attività lente di ampio voltaggio localizzati nelle regioni bifrontali o

medio-posteriori. Queste stesse regioni venivano maggiormente interessate da attività

parossistiche o più francamente irritative; grafoelementi a tipo di PO o PL tendevano infatti a

ricorrere sulle regioni temporo-occipitali e frontocentrali, talora coesistendo nello stesso

soggetto (anomalie multifocali). Le anomalie tendevano a diffondere in complessi di OL

angolari, POL o PPO atipiche generalizzati talora ad andamento pseudoperiodico a partenza

focale. Nei pazienti 2, 4, 5, 11, 19 le scariche parossistiche generalizzate erano precedute da

attività reclutanti di punte ritmiche posteriori ad alterna predominanza di lato. Nei soggetti 1,

3, 6, 8, 9, 12, 14 predominavano anomalie parossistiche (PO, PL, punte rapide) sulle

derivazioni frontali o fronto-centro-temporali che tendevano a diffondere nel sonno. Nel caso

9, il cui andamento clinico differiva dal restante gruppo per una precoce tendenza al controllo

delle crisi convulsive, a partire dai 6 anni, l’EEG mostrava scariche generalizzate di PO a 2,5-

3 cicli/sec con corrispettivo clinico dell’assenza con mioclonie palpebrali.

- La tendenza delle crisi, all’esordio e nel follow-up, al raggruppamento fino allo stato

epilettico convulsivo, consentiva in questo gruppo di pazienti di avere a disposizione

numerose registrazioni critiche (12 su 17); per lo più le manifestazioni cliniche apparivano

generalizzate +/- segni focali; di tipo tonico con correlato EEG della desincronizzazione del

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tracciato di breve durata (caso 1, 6, 9, 10, 12), tonico-versive (caso 2, 5, 21) tonico-cloniche

(caso 3, 19, 20) o tonico-miocloniche (caso 4). Nel caso 4 la registrazione poligrafica (con

l’ausilio dell’EMG) consentiva di mettere in evidenza uno stato mioclonico persistente nel

paziente. La rapida generalizzazione tendeva in molti di essi a mascherare l’origine per lo più

focale della scarica.

Nel caso 3 la registrazione EEG, poneva il sospetto diagnostico di stato epilettico non

convulsivo per la presenza di attività parossistica anomala sulle regioni frontali, a cui

corrispondeva clinicamente una modificazione comportamentale con segni vegetativi

associati.

Con il controllo delle crisi o la tendenza ad una loro minore ricorrenza si assisteva ad una

progressiva riduzione delle attività parossistiche che lasciavano il posto a sporadiche onde

lente, PL o attività theta regionali (per lo più temporali). Nel caso 7 il tracciato, all’ultimo

follow-up era sprovvisto di anomalie ben caratterizzate.

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IV c. Caratteristiche clinico-neuroradiologiche

In tabella 4 sono riportati i dati clinici principali della nostra casistica. In particolare sono

stati valutati: 1) presenza di ipotonia, 2) microcefalia, 3) entità della disabilità cognitiva, 4)

ritardo del linguaggio, 5) caratteristiche neuroradiologiche. Le caratteritische clniche sono

state messe a confronto con la gravità dell’epilessia.

L’entità della disabilità cognitiva è stata ricavata dall’osservazione del bambino o dall’uso di

questionari a domande aperte e semi-aperte rivolti alle famiglie o agli operatori socio-sanitari.

In pochi casi è stato possibile applicare una testistica neuropsicologica standardizzata

mediante prove di definizione del quoziente intellettivo.

N° Paziente età

Controllo crisi

Ipotonia Microcefalia Disabilità cognitiva

Disturbo linguaggio

RM cerebrale

I. M 7a 2 m FR + + (post) moderata + + (combinazione di parole)

normale

II. F 3 a 5 m Controllo? + ? lieve ++ (poche parole)

Dilatazione spazi meningei; dilatazone VVLL (> dx); lobi temporali ipoplasici

III. M 9 a FR + + (post) grave +++ (pochi vocaboli)

normale

IV. M 20 a Controllo + + (connatale)

grave +++ (assente)

Ipoplasia cerebrale, cisterna aumentata, emisferi cerebellari

piccoli V. M 2 a 10m

FR ++ + (connatale)

grave +++ (assente)

Dandy-walker variant, idrocefalo, riduzione della sostanza bianca,

CC sottile, verticalizzazione paraippocampo

VI. M 15 a 10m

sporadiche + + (post) moderata + (povertà semantica)

Clivus verticalizzato, ipoplasia cerebrale, dilatazione cisterna prepontina, CC con incisura posteriore

VII. F 20 a controllo + + moderata ++ (frasi semplici)

Ipoplasia cerebrale, CC “tozzo”, anomalia di

involuzione ippocampo sinistro, dilatazione

VVLL (post) VIII. M 11 a FR + +

(connatale) moderata + (poverà

semantica e morfo-

sintattica)

Ipoplasia del verme inferiore

IX. F 12 a 11 m

controllo +/- + (connatale)

lieve +++ (assente)

Ampi spazi periencefalici fronto-

temporali e dilatazione dei corni occipitali

VVLL,

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verticalizzazione ippocampo sinistro, CC

sottile, tronco-encefalico ipoplasico

X. F 20 a FR + + (connatale)

Grave (++)

+++ (assente)

TC encefalo: normale

XI. F 17 a sporadiche + + (connatale)

Grave +++ (poche parole)

Dilatazione dei ventricoli laterali; CC sottile

XII. M, 3 a FR + + (post) moderata +++ (poche parole)

normale

XIII. M, 4 a 10 m

FR + + (post) grave +++ (poche parole)

?

XIV. F 3 a 5 m

FR + + moderato +++ (poche parole)

normale

XV. F 2 a 1 m

sporadiche + ? lieve + Anomalia ipofisaria di natura cistica (Rathke)

XVI. M 12 a FR + +

(connatale) grave +++

(assente) ?

XVII. M 6 a 10m FR

+ + (post) moderata ++ (combinazione di parole)

Mega cisterna magna, ipoplasia vermiana,

verticalizzazione clivus, IV° ventricolo dilatato

XVIII. F 2 a 10m sporadiche

+ + (post) moderata ++ (parole singole) Idrocefalia esterna

XIX. M, 5 aa FR

+ + (post) grave +++ (assente)

Cisti a livello della grande ala dello

sfenoide XX. M 9 a 7 m sporadiche

++ + grave +++ (assente) normale

XXI. M, 3 a 4m FR

+/- + (post) moderata ++ (poche parole) normale

XII. F, 22 a

seizure-free (15-18 a); sporadiche

+ + (post) grave +++ (assente)

normale

L’ipotonia rappresentava il segno neurologico trasversale alla totalità dei nostri casi (22/22);

l’interessamento era più frequentemente assiale e la presenza sin dalla nascita condizionava le

difficoltà di alimentazione, le infezioni frequenti alle vie aeree e la problematica del reflusso

gastro-esofageo. La persistenza di ipotono assiale influenzava inoltre l’acquisizione di uno

sviluppo motorio in epoca regolare e la presenza di instabilità e in coordinazione della marcia

in età più avanzata.

Microcefalia era presente in 20/22 dei soggetti dello studio. Nei casi 2 e 15 non era riportata

la circonferenza cranica alla nascita e durante il follow-up neuromotorio. In 10 pazienti su 20

la microcefalia aveva una insorgenza postnatale (entro i 6 mesi di vita) (casi 1, 3, 6, 12, 13,

17, 18, 19, 21, 22); in 7 soggetti (casi 4, 5, 8, 9, 10, 11, 16) la microcefalia era presente sin

dalla nascita. In tre casi, se pur presente, non era specificata l’epoca di riscontro di

microcefalia.

Disabilità cognitiva di entità variabile era presente in tutti i soggetti: lieve in tre soggetti (casi

2, 9, 15), moderata in 9 (casi 1, 6, 7, 8, 12, 14, 17, 18, 21), grave nei restanti 10 pazienti. In

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due dei tre bambini con disabilità congnitiva lieve (casi 2, 15), pur con i limiti legati alla

giovane età di entrambi i pazienti, la minor frequenza di crisi epilettiche poteva rappresentare

un fattore prognostico favorevole sullo sviluppo cognitivo.

Il ritardo del linguaggio era presente in tutti i pazienti e di entità più spesso grave,

dall’assenza completa all’uso di pochi vocaboli. Nei casi 6 e 9 il linguaggio, se pur acquisito

tardivamente, era presente e ricco di distorsione fonetiche, errori semantici e morfosintattici.

Nella maggioranza dei casi i pazienti facevano uso di un sistema di comunicazione

alternativa.

Per quanto riguarda le caratteristiche neuroradiologiche la RM encefalo è stata eseguita in 19

su 22 dei soggetti della nostra casistica. Nel caso 10, la valutazione neuroradiologica è stata

realizzata mediante TC encefalo ed è risultata nella norma. In 10 soggetti su 19 la RM

encefalo, in accordo con la letteratura, era risultata nella norma ad eccezione di alcuni reperti

accessori (anomalia ipofisaria cistica nel caso 15, lieve idrocefalia esterna nel caso 19 e cisti

dello sfenoide nel caso 19). Non è però stato possibile esaminare personalmente tali esami.

Nei restanti 9 casi, nei quali l’esame è stato da noi realizzato o ripetuto è emerso quanto

segue: in 6 su 9 ipoplasia cerebrale e della sostanza bianca emisferica (casi 2, 4, 5, 6, 7, 9);

anomalie morfologiche e di dimensione del corpo calloso in 5 su 9 (sottile nei casi 5, 9, 11;

tozzo nel caso 7 e con incisura nella porzione posteriore nel caso 6). La dilatazione dei

ventricoli sopratentoriali non è rilevabile in tutti i nostri casi, e, quando presente, di aspetto

non omogeneo e interessante solo alcuni segmenti dei ventricoli. Di estremo interesse sono

invece risultati i dismorfismi ipoocampali (verticalizzazione abnorme del solco collaterale con

conseguente verticalizzazione del paraippocampo e dismorfismi del corno di ammone) (casi

5, 7, 9). Un ulteriore reperto anatomico nei 9 casi esaminati è stato il riscontro di anomalie

strutturali a carico dei componenti cerebrali della fossa posteriore, soprattutto il cervelletto. Il

caso 4 mostrava infatti ipoplasia degli emisferi cerebellari con aumento degli spazi inter-folia

e lieve dilatazione della cisterna. Mega cisterna magna (Dandy-Walker variant) è stata invece

ritrovata nel caso 5 a cui si associava ipoplasia della metà dorsale del tronco encefalo. Nel

caso 8, come unico reperto alla RM cerebrale, veniva ritrovata ipoplasia del verme cerebellare

inferiore, associata invece a mega-cisterna magna, verticalizzazione del clivus e dilatazione

del IV° ventricolo nel caso 17. Nel nostro campione non sono emersi chiari dati di alterazioni

della citoarchitettura corticale.

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4) Risultati genetico-molecolari

Nella tabella 5 sono sintetizzati i principali risultati delle analisi citogenetiche, molecolari e

quelli relativi alle indagini per la disomia uniparentale e per l’origine parentale del

riarrangiamento.

L’analisi citogenetica e le percentuali di mosaicismo sono state realizzate su 20 dei 22

pazienti oggetto dello studio (20/22). In 16 di essi (16/20) è stato possibile, mediante analisi

FISH con sonde locus-specifiche per il 14q, determinare l’ampiezza della delezione criptica

nel contesto del ring. Nella metà dei casi (8/16) il dato molecolare è stato verificato mediante

analisi array-CGH. In 13/22 è stata analizzata la presenza di disomia uniparentale, risultando

in due casi non informativa (2/13) e assente nei restanti pazienti (11/13). In 9/22 non è stata

attualmente ricercata la presenza di disomia uniparentale. In 8 soggetti è stato possibile

stabilire l’origine parentale del riarrangiamento: paterna in 6 su 8, materna in 2 su 8. I restanti

casi non risultavano testabili (5/13).

Casi N° cell analizza

te

N° cellule

con ring

N° cellule con

monosomia

Citogenetica Ampiezza delezione qter (Mb)

Array-CGH

UPD Origine parentale

I 100 85 15 Del(14)(q32.33) < 0.5 - assente - II - - - Del(14)(q32.33) N.A - NA - III 150 80 20 Del(14)(q32.33) 2.3 2.5 assente paterna IV 100 80 20 Del(14)(q32.33) 1.5 - assente paterna V 100 83 17 Del(14)(q32.31) 5 - NA - VI 100 81 19 Del(14)(q32.33) 2.3 2.0 assente - VII 100 80 20 Del(14)(q32.33) 0.65 0.65 NI paterna VIII 100 80 20 Del(14)(q32.33) <0.5 - NA - IX 100 82 18 Del(14)(q32.33) <0.5 - assente - X 100 95 5 Del(14)(q32.33) 2.3 2.0 assente paterna XI - - - Del(14)(q32.33) NA - NA - XII 100 79 21 Del(14)(q32.33) <0.5 <0.5 assente - XIII 100 81 19 Del(14)(q32.32) 3.4 Del

3.4; dup 2.5

assente paterna

XIV 100 79 21 Del(14)(q32.32) 4.3 4 assente - XV 100 90 10 Del(14)(q32.33) 0.65 - NA materna XVI 100 80 20 Del(14)(q32.33) <0.5 - NI - XVII 100 81 19 Del(14)(q32.33) 2.5 2.5 assente paterna XVIII 100 81 19 Del(14)(q32.33) 2.3 - assente materna XIX 100 78 12 Del(14)(q32.33) - In corso NA - XX 100 72 28 Del(14)(q32.33) - In corso NA - XXI 100 80 20 Del(14)(q32.33) - In corso NA - XXII 100 95 5 Del(14)(q32.33) - In corso NA -.

Tabella 5. Risultati delle analisi citogenetico-molecolari, ricerca UPD e origine parentale del riarrangiamento.

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Nella figura 23 sono rappresentate i gruppi di delezioni criptiche suddivise per entità della

delezione osservata nel contesto del ring. È inoltre rappresentato il gruppo di mosaicismo più

consistente ritrovato all’analisi di 100 metafasi di 20 pazienti (80 % di cellule ring; 20 %

cellule con monosomia).

5

Fig.23. Delezioni osservate nei pazienti ring 14 e la loro frequenza. In alto a destra è rappresentata le percentuali di cellule ring e con monosomia più frequentemente ritrovate nel nostro gruppo.

I risultato ottenuti sono i seguenti: in 16 pazienti su 22 era disponibile l’ampiezza della

delezione (Mb); in 5 su 16 non è stata osservata perdita di materiale genetico informativo nel

contesto del ring (casi: 1, 8, 9, 12, 16). Tale dato è supportato dalla conservazione della sonda

subtelomerica 14q; nei restanti casi (11/16) erano presenti: delezione di 0.65 Mb (2 pazienti,

casi 7 e 15); delezione pari a 1.5 Mb ( caso 4); delezioni comprese tra 2.3 e 2.5 (5 pazienti:

casi 3, 6, 10, 17, 18); delezione di 3.4 Mb (caso 13), delezione di 5 Mb (1 paziente; caso 5).

In 8 pazienti, l’ampiezza della delezione criptica è stata verificata mediante analisi con

metodica array-CGH e in 7 su 8 è stata confermata l’entità della delezone. In un solo caso

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(paziente 13) , nel contesto del ring è stata ritrovata la concomitante presenza di una delezione

di 3.2 Mb e di una duplicazione di 2.5 Mb.

In 20 su 22 casi analizzati per la presenza di mosaicismo, è stato possibile ritrovare una linea

cellulare più consistente contenente il ring 14 e una linea con monosomia completa. In 17 casi

su 20 le percentuali ritrovate erano all’incirca sovrapponibili; 80 % con cellule ring 14 e 20%

con cellule monosomiche. Nel caso del paziente 15 le percentuali variavano per la presenza

del 90 % di cellule ring e 10% con monosomia. In 2 pazienti (casi 10 e 22), le percentuali si

differenziavano per la presenza, in entrambi, di 95 % di cellule ring e 5% con monosomia.

In 20 pazienti su 22 è stata studiata l’ereditarietà del ring mediante cariotipo di entrambi i

genitori. In un solo soggetto (caso 4), è stato riscontrato nel padre sano, un basso mosaicismo

per il ring 14 presente nel 3% delle cellule analizzate.

Nella tabella 7 viene riportata la correlazione tra l’entità della delezione nel contesto del ring,

la presenza di mosaicismo e le caratteristiche dell’epilessia, del ritardo cognitivo e delle

alterazioni morfologiche del SNC. I pazienti sono elencati secondo la quantità di materiale

genetico informativo perduto.

Casi N°

cellule con ring

N° cellule con

monosomia

Citogenetica Ampiezza delezione qter (Mb)

Array-CGH

Epilessia/ farmacoresi

stenza

Disabilità cognitiva

RM encefalo

I 85 15 Del(14)(q32.33) < 0.5 - FR moderata - VIII 80 20 Del(14)(q32.33) <0.5 - FR moderata + IX 82 18 Del(14)(q32.33) <0.5 - controllo lieve ++++ XII 79 21 Del(14)(q32.33) <0.5 <0.5 FR moderata - XVI 80 20 Del(14)(q32.33) <0.5 - FR grave ? VII 80 20 Del(14)(q32.33) 0.65 0.65 controllo moderata ++++ XV 90 10 Del(14)(q32.33) 0.65 - sporadiche lieve - IV 80 20 Del(14)(q32.33) 1.5 - controllo grave ++ III 80 20 Del(14)(q32.33) 2.3 2.5 FR grave - VI 81 19 Del(14)(q32.33) 2.3 2.0 sporadiche moderata +++ X 95 5 Del(14)(q32.33) 2.3 2.0 FR grave -

XVIII 81 19 Del(14)(q32.33) 2.3 - sporadiche moderata - XVII 81 19 Del(14)(q32.33) 2.5 2.5 FR moderata ++ XIII 81 19 Del(14)(q32.32) 3.4 Del

3.4; dup 2.5

FR grave ?

XIV 79 21 Del(14)(q32.32) 4.3 4 FR moderata - V 83 17 Del(14)(q32.31) 5 - FR grave

Tabella 7. Rappresentazione della ricerca di correlazione tra ampiezza della delezione criptica nel contesto del ring e i principali dati clinici (epilessia, disabilità cognitiva e neuroimmagini).

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Le analisi di correlazione tra il genotipo e il fenotipo permettono di escludere l’associazione

di determinate caratteristiche elettro-cliniche (epilessia, risposta farmacologica, entità della

disabilità cognitiva e anomalie di struttura del SNC) alla presenza o meno di delezione

criptica nel contesto del cromosoma 14 ad anello. Nei pazienti con delezioni di ampiezza

variabile tra 0.65 e 5 Mb le caratteristiche cliniche ricorrono in modo assai variabile e

indipendente dalla quantità di materiale perduto. Lo stesso vale per le possibili correlazioni

epilessia-anomalie strutturali dell’encefalo. Un caso esemplificativo è il soggetto 9 nel quale

l’analisi molecolare, in base alla conservazione della regione subtelomerica, ha consentito di

escludere una delezione criptica. La paziente, pur con un’epilessia a prognosi favorevole e

una disabilità cognitiva lieve, presenta, alla RM encefalo, alterazioni strutturali plurime

interessanti le porzioni sopratentoriali, le strutture degli ippocampi e la fossa cranica

posteriore.

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V. Discussione e conclusioni

Epilessia e disabilità cognitiva sono due condizioni ricorrenti nelle anomalie cromosomiche,

soprattutto quando interessano gli autosomi (Schinzel, 2001). Nonostante questa nota

associazione e tranne rare eccezioni, la letteratura è estremamente parca di descrizioni del

fenotipo elettro-clinico associato alle cromosomopatie, limitando così le possibilità di

individuare delle caratteristiche specifiche che consentano di riconoscere precocemente quelle

sindromi che si associano a dismorfismi lievi del fenotipo (Macleod, 2005). Per di più la

rarità di alcune anomalie cromosomiche non consente la comparazione delle caratteristiche

fenotipiche all’interno di un gruppo di individui affetti, risultando quindi in un numero esiguo

di segnalazioni aneddotiche. Le anomalie cromosomiche si sono dimostrate un’importante

chiave d’accesso per la mappatura di numerosi geni. L’esempio tipico in epilettologia è stata

la mappatura di un gene candidato per l’epilessia, KNMB3, che regola una subunità canale

del potassio attivata dal calcio, nelle bande q26.3-q.27 del cromosoma 3 (Riazi, 1999).

La sindrome ring 14 rappresenta una condizione rara ancora poco delineata sia sul piano

genetico che clinico. Si caratterizza principalmente da ritardo dello sviluppo psicomotorio,

crisi epilettiche, microcefalia, ipotonia, dimorfismi lievi della facies e anomalie retiniche.

Essa è causata da un caratteristico riarrangiamento ad anello di uno dei due cromosomi 14 a

cui generalmente si associa una delezione di estensione variabile del materiale genetico.

Nonostante l’esistenza di un ampio grado di variabilità fenotipica, l’epilessia è una condizione

presente nella quasi totalità degli individui portatori di questo riarrangiamento rendendo

quindi la sindrome di estremo interesse per la ricerca di geni di predisposizione alle crisi

epilettiche. I progressi nel campo genetico mediante metodiche citogenetico-molecolari hanno

consentito in pochi anni di incrementare il potenziale diagnostico portando all’identificazione

di riarrangiamenti cromosomici “criptici” e permettendo dunque studi di correlazione

genotipo-fenotipo.

Il fenotipo elettro-clinico della sindrome ring 14 è ad oggi ancora poco noto e le isolate

descrizione disponibili in letteratura non consentono di ottenere informazioni accurate sulle

caratteristiche cliniche, elettroencefalografiche e sulla storia naturale delle crisi epilettiche, ad

essa associate. Lo scopo di questo studio è stato dunque quello di tentare di delineare un

fenotipo neuro-fisiologico che potesse essere d’aiuto nell’identificazione precoce di questa

sindrome. Dalle valutazioni cliniche sono poi emerse interessanti speculazioni su possibili

geni candidati, di interesse in campo epilettologico.

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La numerosità dei dati raccolti per ciascun paziente grazie all’attività dell’ “Associazione

Internazionale Ring 14 per lo studio delle malattie neurologiche rare” ha fatto emergere la

necessità di disporre di un archivio di dati clinici e strumentali suddiviso in sottocapitoli che

toccassero i diversi aspetti clinici della sindrome, unico per tutti i casi segnalati al mondo.

L’utilizzo di tale strumento, compilato da parte di personale medico, ha consentito di

estrapolare i dati sull’epilessia, effettuare valutazioni longitudinali e confrontare i diversi

segni clinici e neurofisiologici con le alterazioni genetiche specifiche. La numerosità della

casistica, insieme allo studio clinico e genetico del fenotipo epilettico, rendono il nostro

studio il più consistente tra quelli presenti ad oggi in letteratura.

Dalle osservazioni di un gruppo di 22 soggetti con sindrome ring 14, se pur con un certo

grado di variabilità, è stato possibile elaborare qualche conclusione in merito al fenotipo

epilettico. L’epilessia è un sintomo presente in tutti i casi osservati ma la variabilità delle crisi

e della risposta farmacologica lungo il suo decorso, richiede una migliore definizione del

background clinico sul quale la convulsività si viene ad instaurare. La sindrome ring 14 si

arrichisce, lungo il suo decorso di segni maggiori età correlati e segni minori di

accompagnamento, presenti in una percentuale inferiore di casi. Sono quindi state distinte dal

punto di vista clinico tre fasi evolutive: 1) I° anno di età; in questa fase la storia familiare e

relativa alla gravidanza è spesso negativa, i dismorfismi sono lievi (talora assenti nei ring con

conservazione della regione subtelomerica) e può essere presente una sfumata ipotonia a cui si

associa talora reflusso gastro-esofageo. Il comportamento adattivo del bambino è pressocchè

adeguato. 2) II°-III° anno di età; in questi anni cominicia a manifestarsi un ritardo dello

sviluppo psicomotorio, prevelente della sfera linguistica ed è presente il dato clinico della

microcefalia ad esordio postnatale. Sono inoltre frequenti stati febbrili e flogistici. 3) Età

scolare; le caratteristiche cliniche sono persistenti e il ritardo cognitivo si configura di entità

più spesso moderata-grave. Si associano inoltre disturbi della sfera attentiva, ipercinesia e

problemi comportamentali di aggressività o al contrario di apatia e chiusura in se stessi che

sono in parte influenzati dal contesto ecologico di inserimento e dalle problematiche cliniche

intercorrenti. 4) Età adolescenziale. La disabilità cognitiva si è strutturata di entità più spesso

grave e dal punto di vista motorio si assiste ad un peggioramento della marcia con

affaticabilità precoce. Sulla base di questa distinzione clinica il fenotipo epilettico può essere

così riassunto:

I° anno di vita. Nella maggioranza dei casi l’epilessia costituisce il primo sintomo che

porta il bambino all’osservazione clinica. In oltre la metà dei casi infatti le crisi

epilettiche fanno il loro esordio nel primo anno di età e, in una percentuale consistente,

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entro il primo semestre di vita. L’aspecificità dei segni clinici porta spesso ad eseguire

accertamenti prima di tipo metabolico e strumentale, successivamente di tipo genetico.

La semiologia delle crisi all’esordio è costituita da crisi toniche, tonico-cloniche

generalizzate, focali precedute da segni versivi con secondaria generalizzazione. Gli

eventi critici non sembrano essere favoriti dalla febbre o fatti flogistici intercorrenti,

tranne alcune eccezioni in cui è stata riferita una correlazione temporale con febbre,

bronchiolite e vaccinazione. Gli eventi critici inaugurali sono raramente isolati e

tendono a ricorrere in cluster. In circa la metà dei casi l’esordio è rappresentato da uno

stato epilettico generalizzato o focale clonico o tonico-clonico con crisi subentranti. La

terapia più spesso impiegata è il PB e la risposta farmacologica è spesso transitoria

con ripresa delle crisi epilettiche a breve distanza di tempo. Nella maggioranza dei

casi l’insorgenza è preferenzialmente notturna o nella fase di transizione sonno-veglia.

Dai 2 ai 10 anni: Le crisi epilettiche tendono a presentarsi di diversi tipi nello stesso

individuo: generalizzate toniche e/o miocloniche, emicloniche, parziali complesse +/-

secondariamente generalizzate precedute da deviazione oculare e talora seguite da

automatismi oro-masticatori. La componente focale diventa maggiormente evidente

nel corso dell’evoluzione. C’è comunque una certa tendenza alla persistenza oltre

l’infanzia di una modalità di espressione delle crisi età specifica (eventi tonici brevi

come nella sindrome di West o nella sindrome di Lennox-Gastaut). Pur mantenendo

un’occorrenza preferenzialmente ipnica, le crisi possono presentarsi anche in veglia.

Persiste la tendenza delle crisi al raggruppamento in clusters prolungati sino allo stato

epilettico convulsivo. Nonostante i diversi tentativi terapeutici in questa fase le crisi si

mostrano refrattarie al trattamento. Tuttavia, dall’età scolare, si assiste ad un

allungamento dei tempi inter-clusters. A partire dai 4 anni, alle crisi convulsive si

associano, in veglia, assenze atipiche caratterizzate da arresto psicomotorio e talora

caduta del capo e/o mioclonie palpebrali. In un solo caso, dopo i cinque anni tale

evento critico ha rappresentato l’unica espressione clinica dell’epilessia. Nonostante

l’esiguità dei casi, in tre soggetti, venivano riportate, a breve distanza da crisi

convulsive, modificazioni comportamentali persistenti e discordanti dal comune

temperamento del bambino (lentezza ideo-prassica, rallentamento dell’eloquio)

associati a manifestazioni motorie minori (stereotipie gestuali a tipo grasping) o segni

vegetativi (rossore al volto, midriasi) che pone il sospetto clinico della presenza di

stati epilettici non convulsivi nel corso dell’evoluzione dell’epilessia.

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Dopo i 10 anni. Ad eccezione di due soli pazienti di età superiore ai 10 anni con

epilessia farmacoresistente, i soggetti della nostra casistica, a partire dalla seconda

decade, sono andati incontro ad un miglioramento della crisi epilettiche con

persistenza di crisi sporadiche notturne in alcuni di essi e assenza completa di crisi in

un altro gruppo. Nessuno aveva sospeso la terapia farmacologica.

Poco era noto inoltre sulle caratteristiche elettroencefalografiche della sindrome ring 14.

L’attenta valutazione delle caratteristiche dell’ EEG in veglia e sonno, ottenuto per la

maggior parte dei soggetti osservati, e in più rare occasioni l’esecuzione di video-EEG

poligrafica (EEG + EMG), hanno consentito di identificare e distinguere alcuni patterns EEG

di tipo intercritico ricorrenti:

- Attività di fondo scarsamente modulata, rallentata per l’età e caratterizzata in

età precoce da predominanza di onde lente diffuse talora ad andamento

pseudoperiodico.

- Bursts focali o diffuse di onde lente ritmiche nelle regioni fronto-centrali e/o

medio-posteriori presenti in modo asincrono su entrambi gli emisferi. Tali

attività non vengono modificate dal ritmo circadiano e non necessariamente si

associano ad attività critiche. Per la scarsità di registrazioni disponibili per ogni

soggetto non è stato possibile valutare cambiamenti del pattern EEG nello

stesso individuo. L’estrema variabilità in termini di età nel nostro campione

consentiva però di speculare su una possibile evoluzione del pattern in senso

postero-anteriore (variabilità dei foci epilettici) e sulla sua persistenza in età

giovane adulta e, nei casi seizure-free, oltre il controllo dell’epilessia.

- Queste stesse regioni descritte vengono maggiormente interessate da attività

parossistiche o irritative sotto forma di grafoelelementi a tipo di punta lenta o

onda aguzza. Le anomalie focali tendono poi a generalizzare nel sonno o in

fase di veglia pre-ipnica in complessi di onde lente angolari diffuse, punte-

onda e polipunta-onda generalizzate.

- Scariche di punte ritmiche reclutanti sulle derivazioni posteriori, talora

associate a generalizzazione con correlato clinico dell’assenza atipica (pattern

critico).

Nella sindrome ring 14 sono ritrovabili somiglianze nel fenotipo elettro-clinico ad altre

sindromi note. Bursts di attività ritmiche a 1-3 Hz di grande ampiezza, asimmetriche, favorite

dalla chiusura degli occhi e associate a punte di basso voltaggio a costituire dei complessi

atipici di punte-onda nelle aree occipitali, sono stati riportati nelle sindromi di Angelman e

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Wolf-Hirschhorn (Valente, 2003; Uemura, 2005). Per entrambe le condizioni è stata infatti

ipotizzata una via patogenetica comune mediata dai recettori GABAa (Sgrò, 1995). Un

pattern elettroencefalografico cosituito da anomalie lente anteriori di grande ampiezza con

scarsa presenza di elementi epilettiformi tende inoltre a ricorrere sia nella sindrome di

Angelman che nella sindrome ring 20. Nonostante alcune somiglianze con la sindrome di

Angelman, tra le quali l’evoluzione farmacoresistente dell’epilessia, da essa la sindrome ring

14 si discosta per l’assenza degli stati mioclonici e la presenza di mioclono corticale ritmico

tipici della sindrome di Angelman (Guerrini, 1996). La presenza di attività epilettiformi

anomale, di frequenze inferiori all’atteso per l’età (theta a 6 Hz) è stata inoltre assimilata ad

altre condizioni geneticamente confermate o presunte genetiche quali l’epilessia mioclonica

severa o il piccolo male mioclono-astatico a dimostrazione di una trasversale difficoltà del

cervello a fare dei ritmi fisiologici (concetto dell’ Hereditary Impairment of Brain maturation,

Doose, 2000). Il pattern EEG della sindrome ring 14 non è dunque specifico della sindrome in

se, ma rappresenta una caratteristica organizzazione neuro-fisiologica dell’elettrogenesi

cerebrale, senz’altro geneticamente determinata.

Tra le ipotesi patogenetiche alla base del polimorfismo delle crisi, la variabilità dei foci

epilettogeni e la tendenza al miglioramento nel corso dell’evoluzione, vanno senz’altro

considerate da un lato, la diversa funzionalità di recettori e trasmettitori cerebrali (in

particolare l’effetto eccitatorio del GABA nel periodo neonatale) e dall’altro, la maturazione

tardiva secondo un gradiente occipito-frontale di alcune aree cerebrali (Gibbs and Gibbs,

1998). Tali assunti neuro-fisiologici potrebbero spiegare la variabilità età dipendente della

eccitabilità corticale e quindi il diverso modo del cervello di fare crisi nel corso della sua

evoluzione. E’ stato infatti dimostrato dal punti di vista istologico e con l’utilizzo di

metodiche di neuroimaging funzionale che esiste una progressione in senso rostro-caduale

della maturazione della corteccia cerebrale. Questa ipotesi estremamente suggestiva

aiuterebbe a spiegare il paradosso della presenza di anomalie EEG focali e di crisi parziali in

una patologia che teoricamente coinvolgerebbe il cervello nella sua globalità.

Alcune considerazioni a parte merita lo stato epilettico (SE). In oltre la metà dei casi lo stato

epilettico convulsivo complica la storia de pazienti con ring 14. Può essere presente

all’esordio e/o durante la storia naturale ed è più spesso una conseguenza di crisi convulsive

frequenti e tendenti al raggruppamento in clusters. Una sua precoce identificazione e

gestione farmacologica in età pediatrica pone infatti diverse problematiche a causa della

mancanza di una chiara definizione clinica, temporale ed elettroencefalografia, con

conseguente ritardo nella diagnosi e nel trattamento. Lo SE, qualunque sia la causa

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(condizioni neurometaboliche, malformazioni corticali, anomalie cromosomiche, sospensione

di farmaci antiepilettici) comporta ripercussioni a medio e lungo termine su un cervello in via

di maturazione. Oltre a ciò, lo stato epilettico non convulsivo (NCSE) nel contesto di una

epilessia focale, ad origine frontale o temporale è di ancora più difficile riconoscimento, a

causa della tendenza a mimare disturbi comportamentali non epilettici. La stereotipia del

comportamento ripetitivo non convulsivo, più o meno associata a modificazioni del livello di

responsività in pazienti con una storia epilettica nota, dovrebbe cosituire un campanello

d’allarme. Il caso del paziente 3 afferente alla casistica, con una storia nota di epilessia

parziale frontale e stati epilettici ricorrenti, rappresenta un chiaro esempio di difficoltà di

inquadramento diagnostico. La comparsa, a breve distanza di una crisi tonica asimmetrica, di

un pattern EEG insolito costituito da onde delta bifrontali di ampiezza elevata senza attività

epilettiforme sovraiscritta, ha sollevato il dubbio interpretativo se il tratto EEG potesse essere

specifico di uno NCSE. In letteratura emergono rare descrizioni di NCSE associati ad attività

delta persistente diffusa o focale (a maggiore interessamento fontale) (Kaplan, 2006;

Treiman, 1978). Un’attività delta continua è stata riportata nelle encefalopatie tossico-

metaboliche e lo stato epilettico non convulsivo rappresenta inoltre una complicazione nota di

alcune cromosomopatie, tra cui le sindromi di Angelman e Wolf-Hirschhorn. Il tipico pattern

EEG, riconosciuto come “notch delta” può occorrere in bambini senza alcuna chiara

manifestazione motoria o in presenza di periodi prolungati di alterazione della vigilanza (stato

assenza) con mioclonie frammiste (stato mioclonico). E’ però ancora oggetto di controversia

se includere lo stato epilettico mioclonico tra gli stati non convulsivi. In queste sindromi,

l’alta incidenza di ritardo cognitivo, ne complica ulteriormente la possibilità di una precoce

identificazione con conseguente latenza nel trattamento farmacologico. Tra le sindromi

“ring”, la sindrome ring 20 rappresenta una entità clinica nota caratterizzata dalla presenza di

ritardo cognitivo più spesso lieve, disturbi comportamentali e un fenotipo epilettico specifico

caratterizzato da epilessia parziale complessa, crisi notturne del lobo frontale e stati epilettici

non convulsivi (Kobayashi, 1998). Più recentemente è stato riportato in letteratura il caso di

un bambino di 4 anni con sindrome ring 17 ed epilessia precoce, farmacoresistente,

caratterizzata da stati elettrici prolungati diurni con correlato pattern elettro-clinico

assimilabile alla sindrome Ring 20 (Ricard-Moussnier et al, 2007). Il fenotipo epilettico

osservato nel nostro caso presenta alcune somiglianze con quanto descritto nella sindrome

ring 20 consentendo di speculare sulla possibilità di una comune specificità e patogenesi

dell’epilessia nelle sindromi con cromosoma ad anello (Kotsolany, 1971). La rarità

del’associazione NCSE-anomalie cromosomiche, complicata ulteriormente dalla presenza di

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ritardo mentale, può rendere complesso l’inquadramento nosologico, soprattutto quando stati

epilettici convulsivi complicano il decorso della sindrome. La video-EEG-poligrafica è da un

lato lo strumento diagnostico in grado di riconoscerne la natura epilettica ma il ritrovamento

di pattern EEG “insoliti” pone la domanda se essi siano l’espressione di una attività critica in

sensu strictu o piuttosto la conseguenza di una disfunzione elettrica cerebrale.

La tendenza degli stati epilettici a ridursi durante l’evoluzione, sottolinea ulteriormente la

necessità di un trattamento precoce di una condizione ad alta morbilità e mortalità. In alcuni

dei nostri casi, lo stato convulsivo si è mostrato refrattario all’utilizzo di benzodiazepine,

rendendosi necessario il ricorso a fenitoina o barbiturici. L’efficacia dimostrata da alcuni

farmaci tra cui il bromuro di potassio, utilizzati precocemente nella sindrome 4p- e

nell’epilessia mioclonica severa, potrebbe rappresentare un’alternativa terapeutica da prendere

in considerazioni per l’analogia della sindrome ring 14 a queste due condizioni in termini di

suscettibilità alle crisi tonico-cloniche generalizzate prolungate e talora precipitate dalla

febbre (Ernst, 1998; Oguni, 1994).

Ulteriore considerazione merita la correlazione tra il grado di disabilità cognitiva e la gravità

dell’epilessia. Pur essendo difficile separare il ritardo mentale dalla cromosomopatia in se,

può comunque essere ipotizzato un ruolo dell’epilessia nel peggioramento cognitivo-

comportamentale a cui i bambini vanno incontro. Il caso 9 della bambina con epilessia

controllata precocemente dalla terapia antiepilettica e disturbo cognitivo lieve e, al contrario

le riferite regressioni o arresti di sviluppo a cui alcuni altri casi sono andati incontro dopo

l’insorgenza di epilessia, spingono nella stessa direzione. E’ d’altro canto ben noto che

esordio precoce di epilessia, alta frequenza di crisi convulsive e farmacoresistenza sono i

criteri diagnostici dell’encefalopatia epilettica. In questa condizione la convulsività, la

refrattarietà delle crisi e la presenza di anomalie EEG frequenti sono la causa stessa del

deterioramento cognitivo, inteferendo precocemente su aree critiche a processi di sviluppo

cognitivo, linguistico e comportamentale. In questo senso la sindrome ring 14 potrebbe essere

assimilata ad una “encefalopatia epilettica” ad esordio precoce. Ciò troverebbe una

spiegazione in fattori di carattere anatomico e fisiologico cerebrali alla base della plasticità

sinaptica. Il cervello del bambino viene considerato immaturo in termini di sviluppo

dendritico, formazione e deposizione della mielina. Nel corso dei primi anni di vita si

vengono a formare un numero crescente di sinapsi a cui seguono processi di potatura

(“pruning”) secondo cui le connessioni non utilizzate tendono a scomparire e quelle

maggiormente funzionali ad essere stabilizzate. L’instaurarsi in epoca precoce, di una attività

epilettiforme anomala e prolungata a livello di alcune aree o pathways critici comporta una

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alterazione nella regolazione e sviluppo di recettori funzionali a favore di una stabilizzazione

di sinapsi anomale. L’alterata connettività avrebbe poi conseguenze cliniche corrispondenti

(persistenza di convulsività e disfunzione dei processi di apprendimento) che alla lunga

comportano un deterioramento cognitivo permanente. Tale ipotesi spiegherebbe la persistenza

del “danno” cognitivo anche in seguito al miglioramento o alla completa scomparsa

dell’attività epilettiforme. Pur essendo una speculazione altamente suggestiva, non possiamo

però dimenticare la presenza di altri fattori alla base della disabilità cognitiva di questi

bambini tra cui le lesioni cerebrali presenti in alcuni di essi, problemi di natura psicologica,

l’influenza ambientale e, non da ultimo, l’uso di farmaci antiepilettici con conseguenti effetti

collaterali ad essi imputabili.

La ricerca di anomalie neuroradiologiche nella cromosomopatia ring (14) è sempre stata, in

letteratura, povera di risultati significativi, influenzando così negativamente la possibilità di

stabilire migliori correlazioni fra aspetti clinici e patologici. Accanto alle segnalazioni di

numerose TC encefalo e poche RM cerebrali del tutto normali, sono stati riportate immagini

aspecifiche di dilatazione del sistema ventricolare sopratentoriale, atrofia cerebrale e

alterazioni della morfologia del corpo calloso. L’attenta valutazione del fenotipo

neuroradiologico in piccolo gruppo di casi ha consentito, da un lato di confermare la scarsità

di dati della letteratura e dall’altro di di aggiungere, alcuni ulteriori elementi descrittivi di

utilità ai fini di correlazioni clinico-patologiche.

Nel nostro campione non sono emersi chiari dati di alterazioni della citoarchitettura corticale,

almeno con gli strumenti a nostra disposizione. Ricorre invece frequentemente il dato di

ipoplasia cerebrale (non atrofia cerebrale) e della sostanza bianca emisferica (che giustifica il

riscontro clinico della microcefalia). Il corpo calloso appare nella totalità dei casi interamente

formato ma di dimensioni alterate (ipoplasia del corpo calloso) o di morfologia modificata

(“dismorfismi” del corpo calloso). La dilatazione dei ventricoli sopratentoriali non è rilevabile

in tutti i nostri casi, e, quando presente, di aspetto non omogeneo e interessante solo alcuni

segmenti dei ventricoli. Di estremo interesse sono invece risultati i dismorfismi ippocampali

(verticalizzazione abnorme del solco collaterale con conseguente verticalizzazione del

paraippocampo e dismorfismi del corno di ammone). Tale area anatomica è ben nota per le

associazioni con epilessia (nel ben definito quadro della sclerosi mesiale dell’ippocampo) e

nei processi di apprendimento (memoria di lavoro) e modulazione delle emozioni e della

socializzazione. La riduzione del numero corretto dei neuroni corticali, associato a tale

malformazione, è infatti stata ritrovata in un campione di bambini autistici che presentavano

una grave compromissione nell’area della comunicazione e di socializzazione. Queste stesse

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considerazioni si possono estendere anche al secondo frequente reperto anatomico nel nostro

campione, ovvero le anomalie strutturali a carico dei componenti cerebrali della fossa

posteriore, soprattutto il cervelletto. Nell’ultimo decennio si sono accumulate evidenze

significative del suo ruolo funzionale nello sviluppo cognitivo, comportamentale e linguistico.

Pur essendo tali speculazioni di estremo fascino nel tentativo di comprendere le alterazioni

comportamentali e della sfera sociale nei bambini con ring 14, non si può del tutto escludere

che quanto ritrovato rappresenti semplici “varianti anatomiche”.

A tale proposito, non abbiamo osservato nei nostri casi evidenze significative di maggiore

compromissione clinica (in particolare rispetto al fenotipo epilettico) o comportamentale nei

pazienti che possiedono alterazioni morfologiche cerebrali confrontati con quelli che non le

hanno. Analogamente a quanto altri autori avevano concluso, cervelli con anomalie strutturali

fanno crisi di semiologia ed intensità sovrapponibile a quelli in cui la RM encefalo non mette

in evidenza alterazioni di struttura (Morimoto, 2003). Per una migliore definizione del

fenotipo neuroradiologico, potrebbero in futuro rendersi necessari studi di neuroimmagine

funzionale mediante PET, SPECT e RM funzionale. Un recente coinvolgimento dei nuclei

della base nella ripetitività delle crisi e nella farmacoresistenza è stato dimostrato per la

sindrome ring 20 mediante utilizzo di PET con utilizzo di DOPA. E’ stato infatti riportato un

ridotto uptake dei nuclei putamen e caudato nei pazienti con ring 20, implicando quindi i

circuiti dopaminergici striatali nei meccanismi di propagazione o controllo delle crisi

epilettiche (Biraben, 2004). La descrizione di alcune caratteristiche ricorrenti fa emergere una

riflessione speculativa: così come i dismorfismi facciali orientano verso una specifica

sindrome, similmente anche i “dismorfismi neuroradiologici” permettono talora di orientare

verso un’ipotesi di cromosomopatia. In alcuni casi la corrispondenza anatomo-elettro-clinica

consente di formulare un sospetto diagnostico preciso che andrà poi confermato dall’analisi

molecolare, come nel caso della sindrome 6q- (Elia, 2001). In altre condizioni l’alta

frequenza di alcune caratteristiche neuroradiologiche, se pur non patognomoniche, possono

orientare verso una sindrome nota, come ipotizzato per la sindrome 4p- (Righini , 2007). Alla

luce di quanto descritto, la RM encefalo dovrebbe comunque rappresentare uno degli

strumenti a disposizione del clinico o genetista che si approccia ad una aberrazione

cromosomica ai fini di una buona correlazione struttura-sintomo.

La seconda parte dello studio si è incentrata sulla definizione del difetto genetico di base

associato alla sindrome ring 14 al fine di poter effettuare una correlazione genotipo-fenotipo e

delineare una mappa fenotipica da delezione del cromosoma 14, per la ricerca di geni malattia

specifici per spiegare il fenotipo epilettico.

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Da un punto di vista patogenetico, le sindromi con monosomia e trisomia di per sè

comportano un pattern elettro-clinico più stereotipato rispetto a quanto osservato in pazienti

con riarrangiamenti cromosomici più complessi, rendendo tali aberrazioni di maggiore

interesse in campo epilettologico (Schinzel e Niedrist, 2001). La convulsività potrebbe,

secondo alcuni autori, derivare da uno squilibrio, sia in senso di una aploinsiffucienza sia in

quello di un triplo eccesso, di uno o più geni critici nei meccanismi di proliferazione,

differenziazione e migrazione neuronale o implicati nella sintesi di canali ionici coinvolti

nell’eccitabilità corticale (Singh, 2002). Queste ipotesi sono state confermate in alcune

sindromi note da tempo o di più recente inquadramento. Ad esempio, nella sindrome Miller-

Dieker l’aploinsufficienza del gene LIS1 si è dimostrata responsabile del quadro cerebrale

della lissencefalia e conseguentemente di un fenotipo elettroclinico caratterizzato da ritmi

rapidi diffusi e spasmi periodici (Gastaut, 1987). Più recentemente, è stata delineato il

fenotipo elettro-clinico della sindrome 6q- in cui, crisi epilettiche stereotipate a partenza

parieto-occipitale (vomito, deviazione oculare, crisi tonico-cloniche) sono l’espressione

clinica della colpocefalia e ipoplasia del corpo calloso presenti nella quasi totalità dei casi

(Elia, 2006). In questa condizione non sono stati ancora identificati geni potenziali coinvolti

nello sviluppo cerebrale, formazione del corpo calloso o ad azione diretta sull’eccitabilità

corticale. La Sindrome di Angelman rappresenta ad oggi, una delle rare alterazioni

cromosomiche nelle quali l’epilessia è la risultante di una alterazione funzionale di recettori

di membrana neuronale. In questa sindrome altamente epilettogena, l’ipersincronizzazione del

circuito neuronale causa delle crisi sarebbe correlata a un difetto di reclutamento della

subunità beta 3 dei recettori GABAa a causa di una ridotta espressione del gene UBE3A in

tutte le classi molecolari e a un decremento aggiuntivo della subunità beta3 a causa di una

ridotta espressione del gene GABRB3 nei soli casi con delezione (Ipotesi congiunta GABA-

UBE3A; Dan e Boyd 2003, Dan et al, 2004 a, b). Questa ipotesi spiegherebbe la comune

tendenza alle convulsioni sia nella delezione interstiziale contenente i geni delle subunità del

recettore GABAa, sia nelle mutazioni intrageniche dell’UBE3A esterno alla regione critica

più frequentemente interessata dalle delezioni.

L’ipotesi iniziale proposta per spiegare l’epilessia nella sindrome ring 14 prevedeva un diretto

coinvolgimento di geni coinvolti nello sviluppo cerebrale o codificanti per canali ionici di

membrana (Fryns, 1982; Mulley, 2003). Nella regione distale 14q sono infatti contenuti geni

di estremo interesse per lo sviluppo del SNC, coinvolti nella formazione di canali ionici del

potassio (KCNK10, KCNK 13) e di uno scambiatore sodio-potassio-calcio (SLC24A4)

(Maurin, 2006). Uno studio genetico, mirato alla ricerca delle cause dell’epilettogenicità nella

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sindrome ring 14, ha però confutato l’ipotesi formulata ritrovando la delezione di alcuni di

questi geni, nell’ambito di una delezione terminale senza epilessia (Schlade-Bartusiak, 2005).

L’epilessia era inoltre un sintomo trasversale a tutti i ring 14, indipendentemente dalla

presenza o meno della delezione terminale. Da un punto di vista patogenetico, l’epilessia e il

ritardo psicomotorio nella sindrome ring 14 sono quindi solo in parte spiegabili dalla perdita

di materiale cromosomico nel contesto del ring e i principali segni clinici, in particolare

l’epilessia, sembrano piuttosto essere condizionati dalla presenza stessa del ring.

Uno studio recente di correlazione genotipo-fenotipo(Zollino et al, in press) e la

comparazione effettuata nel presente lavoro tra la la gravità del fenotipo epilettico e ampiezza

della delezione nel contesto del ring ha consentito di confermare che la correlazione

delezione-deficit neurologici non è così prevedibilmente lineare.

Tra le diverse ipotesi formulate per spiegare il fenotipo ring 14 una di esse chiama in causa

l’instabilità mitotica dell’anello, causa del mosaicismo somatico. Il ritrovamento nella totalità

dei nostri casi e in percentuali sovrapponibili (almeno nel tessuto esaminato) di due linee

cellulari, una con il ring e l’altra con monosomia, potrebbe avvalorare quanto già avanzato da

altri autori. L’epilessia potrebbe dunque derivare dalla ridotta vitalità delle cellule con ring

secondaria ad una instabilità “dinamica” intrinseca all’anello. Si potrebbe inoltre speculare

che la farmacoresistenza e la presenza di foci epilettogeni multipli e variabili siano una diretta

conseguenza di variazioni nell’entità del mosaicismo a livello d’organo e, persino in diverse

aree cerebrali. L’associazione sindromi ring-crisi epilettiche refrattarie è inoltre nota per altri

cromosomi. Ad esempio, soggetti con ring 17, senza delezione del locus LIS1 della sindrome

Miller-Dieker, presentano quadri clinici complessi (Shashi, 2003). Epilessia parziale

farmacoresistente è descritta nella sindrome ring 20, per la quale è stata proposta una

correlazione tra il mosaicismo, gravità del fenotipo elettro-clinico e ritardo psicomotorio. Più

recentemente è stata riportata in letteratura la segnalazione di due gemelli con epilessia

maligna e ring 19 a mosaico (Shahwan, 2004). Accanto a queste associazioni più o meno

note ci sono però altre condizioni con cromosomi ad anello che non si associano ad epilessia,

mettendo dunque in evidenza che alcuni cromosomi sono più “epilettogeni” di altri.

Una seconda ipotesi suggestiva è la teoria dell’effetto posizione telomero secondo la quale

meccanismi di alterazione della configurazione spaziale dei cromosomi ad anello nel nucleo

indurebbero un silenziamento genico per giustapposizione di aree trascrizionalmente inattive

o eterocromatiniche ad aree trascrizionalmente attive o eucromatiniche (Baur, 2001). Di

estremo interesse è stato infatti ritrovare un’alta percentuale di epilessia nel gruppo ring

quando confrontato con delezioni lineari distali, a parità di entità di materiale genetico

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perduto (Van Karnebeek, 2002). Il contributo aggiuntivo e innovativo fornito dal lavoro di

confronto clinico e genetico di tre gruppi di pazienti distinti in base alla presenza di cellule

ring, delezioni lineari della regione 14q prossimale e delezioni lineari della regione distale, è

stato l’identificazione di sintomi quali l’epilessia e la microcefalia anche nella delezione

lineare 14q prossimale oltre che nel gruppo ring (Zollino et al, in press).

Nel tentativo di delineare una mappa fentipica mediante studio di correlazione genotipo-

fenotipo, la nostra attenzione per spiegare epilessia e microcefalia si è quindi incentrata su una

regione critica situata in una porzione più prossimale rispetto al segmento deleto nel contesto

del ring. Al momento non è stato assegnato ai pazienti con delezioni 14q prossimali un

fenotipo specifico ma la maggioranza dei casi riportati in letteratura presentano epilessia,

microcefalia e anomalie cerebrali (Ramelli, 2001; Kamnasaran 2001; Su, 2004). La regione

14q11-q12 potrebbe contenere geni di interesse in campo epilettologico la cui

aploinsufficienza sarebbe responsabile di tali sintomi. Un gene candidato nell’insorgenza di

convulsioni è il FOXG1B che codifica per un fattore di trascrizione, membro della famiglia

“fork-head”. Questo gene malattia risulta di estremo interesse per un suo coinvolgimento

nello sviluppo normale dell’encefalo. L’ortologo murino, noto come foxg1, codifica per un

repressore della trascrizione che svolge un ruolo regolatorio critico negli stadi di

differenziazione precoce del telecenfalo (Xuan e al, 1995). E’ stato inoltre recentemente

implicato nel meccanismo di differenziazione sequenziale degli strati dei neuroni corticali

(Hanashima et al, 2004). La funzione del gene FOXG1B nel cervello umano in via di

sviluppo, procederebbe parallelamente a quella del modello murino. Per di più alcune

isoforme del gene FOXG1B, vengono espresse solamente nei tessuti cerebrali fetali,

speculando su un suo possibile ruolo critico in fasi precoci dello sviluppo promuovendo da un

lato la proliferazione dei progenitori neuronali e dall’altro sopprimendo la neuronogenesi

prematura (Bredenkamp et al, 2007). In letteratura sono stati descritti 4 pazienti com

microcefalia ed epilessia. La prima portava una traslocazione in cui il breakpoint aveva

distrutto la sequenza codificante di questo gene e dal punto di vista clinico presentava ritardo

cognitivo grave associato a microcefalia postatale, crisi epilettiche, agenesia del corpo calloso

e difetto di mielinizzazione frontale e parietale (Schoichet, 2005). Gli altri tre erano portatori

di delezione prossimale14 q che lo includeva (Viri, 1995; Bisgaard, 2006; Papa, 2008).

Riguardo l’espressività del fenotipo epilettico, nel caso segnalato da Viri venivano riportati

spasmi epilettici periodici e agenesia completa del corpo calloso; nella paziente riportata da

Bisgaard et al. veniva descritto in modo accurato il genotipo (delezione interstiziale 14q12 di

ampiezza compresa tra 2,65-3.5Mb) ma non erano disponibili notizie sulla fenomenologia

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epilettica o sulle eventuali alterazioni cerebrali associate. Più recentemente Papa et al. hanno

osservato una bambina di 7 anni di età con una delezione de novo di circa 3Mb del

cromosoma 14q12, identificata grazie alla metodica oligo-array-CGH. Questa risulta essere la

più piccola delle delezione interstiziali prossimali 14q tra quelle riportate in letteratura. Nella

regione critica sono infatti contenuti 5 soli geni di cui 2 (FOXG1B e PRKD1) risultavano

deleti anche nella paziente di Bisgaard. Entrambe le pazienti presentavano sutura metopica

prominente, epicanto, punta del naso bulbosa, labbro superiore a tendina, inferiore everso ed

orecchie grandi. Il fenotipo clinico della paziente descritta da Papa era descritto con maggiore

dettaglio e comprendeva caratteristiche avvicinabili alla Sindrome di Rett (periodo perinatale

normale, microcefalia postnatale, crisi epilettiche, ritardo mentale severo).

Meritano infine alcune considerazioni le pazienti da noi osservate, con delezioni prossimali

14q di ampiezza variabile. Una bambina, analogamente al caso di Viri, presentava una storia

di spasmi epilettici periodici ad esordio intorno all’anno di età, stato epilettico convulsivo e

anomalie EEG a tipo di onde lente diffuse. Erano inoltre presenti grave compromissione

psicomotoria, disturbo visivo, microcefalia postnatale e tetraparesi spastica. La RM encefalo

documentava, come unico reperto, una lieve dilatazione dei ventricoli laterali. Una seconda

paziente osservata, pur in assenza di crisi epilettiche, mostrava un pattern elettro-

encefalografico simile ai pazienti con ring 14 (anomalie multifocali, frontali e medio-

posteriori e sequenze di onde delta di grande ampiezza bifrontali). La bambina presentava

inoltre un disturbo comportamentale grave con stereotipie motorie e tratti autistici ma non

veniva segnalata regressione dello sviluppo psicomotorio. La RM encefalo documentava

l’assenza completa del corpo calloso, con conseguente colpocefalia (dati non pubblicati).

Una considerazione a parte merita il caso di una traslocazione apparentemente bilanciata

(10;14)(q25.3;q12) con epilessia e microcefalia per la quale l’assenza di delezione criptica

confermata alla’analisi array-CGH, consente di speculare su una possibile inattivazione di

geni patogeni mediante rottura o silenziamento genico (Zollino, in press).

Analisi di linkage per la ricerca di geni di suscettibilità al’epilessia suggeriscono inoltri alcuni

loci candidati in 14q22-23. L’analisi clinica e molecolare di una larga famiglia di 4

generazioni con epilessie generalizzate e crisi a tipo assenze dell’infanzia (CAE) e crisi

favorite dalla febbre (CF) consentiva di stabilire un legame diretto tra il fenotipo CF e

mutazioni di una subunità del recettore GABAa mentre il fenotipo CAE necessitava di una

interazione di questo gene con uno o più geni diversi. L’analisi di linkage per un secondo

gene putativo di epilessia individuava possibili loci sul cromosoma 14 (Marini, 2003). Tra i

geni proposti inclusi nella regione individuata, SLCN8, uno scambiatore sodio-calcio, è stato

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implicato nei meccanismi di peggioramento del danno cerebrale, a seguito di un danno

ischemico (Boscia, 2006). Il secondo gene, GPHN sintetizza per una proteina regolatoria

coinvolta nel raggruppamento e localizzazione di recettori GABA e di quelli inibitori della

glicina (GlyR) sulla matrice microtubolare della membrana postsinaptica neuronale (Sander,

2000). In patologia umana, al momento, l’unica condizione nota associata a mutazioni di

questo gene, è un particolare fenotipo di iperecplessia (malattia degli “startle”) (Rees, 2003).

Da un lato, una più dettagliata analisi dei patterns elettro-clinici delle epilessie associate a

cromosomopatie potrà aiutare ad individuare geni specifici responsabili della facilità a

convulsivare; dall’altro, una migliore conoscenza del tipo di crisi, storia naturale e risposta

farmacologica associata a tali condizioni sindromiche può rappresentare uno strumento utile

per medici, famiglie e operatori socio sanitari coinvolti nella cura e presa in carico di bambini

affetti da sindromi rare.

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