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Ferdinando Abbri- De Utilitate Chemiae in Oeconomia Reipublicae- La Rivoluzione Chimica Nel...

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 ondazione Istituto Gramsci  "De utilitate chemiae in oeconomia reipublicae" La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime Author(s): Ferdinando Abbri Source: Studi Storici , Anno 30, No. 2, Ricerche e problemi di storia della scienza (Apr. - Jun., 1989), pp. 401-433 Published by: Fondazione Istituto Gramsci Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20565890 Accessed: 12-04-2016 15:05 UTC  Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at http://about.jstor.org/terms  JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. Fondazione Istituto Gramsci  is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Studi Storici This content downloaded from 158.251.134.12 on Tue, 12 Apr 2016 15:05:25 UTC All use subject to http://about .jstor.org/terms
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ondazione Istituto Gramsci

"De utilitate chemiae in oeconomia reipublicae" La rivoluzione chimica nel Piemontedell'antico regimeAuthor(s): Ferdinando AbbriSource: Studi Storici , Anno 30, No. 2, Ricerche e problemi di storia della scienza (Apr. -

Jun., 1989), pp. 401-433Published by: Fondazione Istituto GramsciStable URL: http://www.jstor.org/stable/20565890Accessed: 12-04-2016 15:05 UTC Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at

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<<DE UTILITATE CHEMIAE IN OECONOMIA REIPUBLICAE,,. LA RIVOLUZIONE CHIMICA NEL PIEMONTE DELL'ANTICO REGIME Ferdinando Abbri

Alla fine del Seicento la chimica costituiva una forma di sapere emergente che cercava di liberarsi da una pesante eredita e di definire il proprio oggetto. Com'e noto, la nascita della chimica moderna fu il risultato di un processo lungo e faticoso, destinato a concludersi soltanto con la rivoluzione di Lavoi sier. Le siecle des lumieres rappresenta percio un'eta cruciale per l'affermazio ne della chimica come disciplina specifica1. Nel settembre 1781 Giuseppe Luigi Lagrange descrisse, in modo assai efficace, la centralita che gli studi chimici e sperimentali in genere avevano ormai assunto nel quadro culturale settecentesco: La Physique et la Chimie offrent maintenant des richesses plus brillantes et d'une exploitation plus facile; aussi le gout du siecle parait-il entierement tourne de ce cote-la [Geometria]; il n'est pas impossible que les places de Geometrie dans les Academies ne deviennent un jour ce que sont actuellement les chaires d'arabe dans les Universites2.

Nel corso del Settecento i progressi della ricerca chimica furono accompagnati dalla pubblicazione non solo di memorie e manuali, ma anche di discorsi, orazioni inaugurali, dissertazioni che avevano lo scopo di mostrare il valore e l'utilita della chimica3. Si tratta di testi volti a favorire la diffusione di un'immagine positiva di una scienza giovane, che veniva emergendo da un terreno ambiguo, che era stato a lungo il dominio di personaggi <<stravaganti>>,

1 Sugli sviluppi della chimica settecentesca si veda J.R. Partington, Chemistry through the eighteenth century, in A. Ferguson, ed., Natural Philosophy through the 18 th Century and allied topics (1948), London, 1972, pp. 47-66; M. Crosland, The development of chemistry in eigh teenth century, in ?Studies on Voltaire and the eighteenth century?, XXIV, 1963, pp. 369-441;

W. B?hm, Die philosophischen Grundlagen der Chemie des 18. Jahrhunderts, in ?Archives internationales d'histoire des sciences?, LXVI, 1964, pp. 3-32; M. Crosland, Chemistry and the

Chemical Revolution, in G.S. Rousseau, R. Porter, eds., The ferment of knowledge, Cambridge, 1980, pp. 389-416; E. Str?ker, Theoriewandel in der Wissenschaftgeschichte. Chemie in 18.

Jahrhundert, Frankfurt am Main, 1982; A. Kleinen, Mathematik und anorganische Naturwissen schaften, in Wissenschaften im Zeitalter der Aufkl?rung, G?ttingen, 1985, pp. 218-248. 2 G.L. Lagrange, uvres, XIII, Paris, 1882, p. 368. 3 C. Meinel, De praestantia et utilitate Chemiae. Selbstdarstellung einer jungen Disziplin im Spiegel ihres programmatischen Schrifttums, in ?Sudhoffs Archiv?, LXV, 1981, pp. 366-389. Meinel fornisce una Bibliographie der Programmschriften, nella quale ? segnalata una dissertazio ne (1762) del d??ese P.C. Abildgaard (Dissertatio critico-chymica de utilitate chymiae in oscono mia reipublicae), dalla quale ho ricavato il titolo di questo saggio.

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402 Ferdinando Abbri

sostenitori di idee poco in accordo con la cultura di un secolo <<philosophique>>. Nonostante il carattere occasionale, questi testi forniscono allo storico preziose informazioni riguardo alle modalita secondo le quali i chimici illustravano il significato della scienza da loro coltivata.

Nel 1784 Pietro Moscati pubblico, in occasione dell'apertura della Nuova Scuola chimico-farmaceutica dell'Ospedale Maggiore di Milano, un discorso accademico, Dei vantaggi della educazione filosofica nello studio della chimi ca, che costituisce un utile punto di partenza per affrontare la questione dell'affermazione della rivoluzione chimica in Italia4. Moscati scrive infatti in un periodo di scoperte cruciali e di grandi discussioni sui fondamenti della scienza, in un momento in cui la comunita chimica italiana veniva acquisendo la consapevolezza della portata rivoluzionaria dell'opera di Lavoisier. II Discorso di Moscati si presenta come una trattazione filosofica della storia della chimica che svela sia le straordinarie possibilita conoscitive dell'intelletto umano, sia la <<pi' umiliante facilita negli uomini a delirare>>5. Secondo il medico milanese e possibile individuare tre epoche nella storia della chimica: la prima si estende dai <<tempi favolosi? sino a Paracelso; la seconda da Paracelso a Stahl, la terza da Stahl all'eta contemporanea. Cio che importa qui sottolineare 'e l'immagine della chimica del Settecento che emerge dalle pagine del Discorso. Siamo di fronte ad una disciplina che ha ormai acquisito

una sua dignita, un suo spazio culturale e istituzionale. Moscati ricorda i mutamenti teorici verificatisi grazie alle scoperte sui gas (<<Gia le teorie chimiche si sono per la maggior parte mutate, ed e l'ardita arte arrivata a

maneggiare e scomporre le piu semplici e meno trattabili sostanze - l'acqua, l'aria ed il fuoco - ne' v'e quasi anno che memorabile non sia per qualche insigne chimica scoperta?), afferma che I'agricoltura e le arti sono state sottomesse ?a ragionate operazioni dipendenti da questa scienza?, e puo concludere che: la Chimica, dalla adiutrice forza della Fisica e dal filosofico spirito del nostro secolo sostenuta, ha fatti molti e rapidi e portentosi progressi, illustrando nulla meno che tutte le scienze di fatto, le manifatture e le arti6.

La sottolineatura dell'utilita sociale della chimica, del suo porsi come discipli na <<fisica?>, della sua capacita di influire positivamente sullo sviluppo econo mico appresenta, senza dubbio, un luogo comune nel genere di letteratura apologetica al quale appartiene il Discorso. La ricostruzione delle vicende storiche della chimica effettuata da Moscati rivela tuttavia che quest'ultimo aveva colto il significato di alcuni eventi cruciali della chimica del Settecento che non riguardano soltanto gli sviluppi interni di questa disciplina. In effetti

4 P. Moscati, Discorso accademico dei vantaggi della educazione filos?fica nello studio della chimica (1784), a cura di L. Belloni, Milano, 1961. Su Moscati: L. Belloni, L'insegnamento delle

scienze sperimentali a Milano, in Econom?a, Istituzioni, Cultura in Lombardia nell'et? di Maria Teresa, II, Bologna, 1982, pp. 441-449; G. Cosmacini, Scienza medica e giacobinismo in Italia, Milano, 1982. 5 P. Moscati, op. cit., p. 41. 6 Ivi, pp. 70, 73, 45.

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403 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

il medico milanese richiama esperimenti e scoperte, illustra la rilevanza pratico-economica di tali scoperte ma, allo stesso tempo, mostra che la chimica si era conquistata una nuova considerazione. In definitiva, nel Settecento era

mutata la prospettiva secondo la quale questa scienza veniva vista e valutata. L'espressione <<rivoluzione chimica>> e stata utilizzata dalla maggior parte degli storici e dei filosofi per designare il radicale mutamento operato da Lavoisier nelle teorie esplicative dei principali fenomeni chimici, la sua nuova immagine della chimica come scienza fisica e quantitativa7. Nel 1959 Henry Guerlac ha richiamato l'attenzione sulla possibilita. di utilizzare questa espressione non solo in relazione all'opera di Lavoisier, ma anche con un significato pi ampio. In questo caso e riferibile a quel processo, verificatosi nel XVIII secolo, che consenti alla chimica di acquisire uno status nuovo rispetto al passato8. Accettando questo significato piu ampio, il discorso storico sulla <rivoluzione chimica>> deve prendere in considerazione tutto il percorso compiuto dalla chimica nel Settecento, nei suoi diversi aspetti relativi al contesto della ricerca chimica e ai suoi contenuti. Il Settecento non conobbe soltanto l'accumulazio ne di conoscenze, un arricchimento sorprendente del patrimonio dei fatti noti, lo sviluppo di una strumentaria sempre piu sofisticata, la realizzazione di scoperte rivoluzionarie, ma anche la penetrazione della chimica nella societa, l'istituzionalizzazione della ricerca mediante le accademie e i musei, una

diversa valutazione della chimica da parte del potere politico, un ruolo sociale nuovo del filosofo naturale interessato a questa branca della conoscenza9. Nel Settecento mutarono infatti sia i contenuti della scienza, sia la sua immagine pubblica. Per cogliere questo mutamento di immagine e opportuno fare un breve esempio relativo all'arte tintoria francese. Nella seconda meta del Seicento Colbert, perseguendo il suo piano di riforme economiche, rivolse la propria attenzione all'attivita dei tintori, che erano riuniti a quel tempo in due corporazioni: i teinturiers de grand teint e i teinturiers de petit teint. I primi utilizzavano coloranti stabili e lavoravano per il mercato degli articoli di lusso, i secondi ricorrevano invece a materiali che conferivano alle stoffe colori brillanti ma poco stabili, lavorando quindi per il

mercato delle merci a basso prezzo. I regolamenti vigenti stabilivano differen ze rigide tra i materiali e i coloranti utilizzabili da parte dei due gruppi di teinturiers, ma non era facile svelare eventuali frodi a causa della mancanza di test chimici efficaci. Colbert cerco di rafforzare le differenze tra i due settori di attivita tintoria invitando i ttecnici>> a mettere a punto test in grado di

7 Cfr. M. Berthelot, La r?volution chimique-Lavoisier, Paris, 1890, p. 2; H. Guerlac, The Chemi cal Revolution. A word from Monsieur Fourcroy, in?Ambix?, XXIII, 1976, pp. 1-4; J.B. Gough, Some early references to Revolutions in Chemistry, ivi, XXIX, 1982, pp. 106-109 8 H. Guerlac, Some French Antecedents of the Chemical Revolution (1959), in Id., Essays and

Papers in the History of Modern Science, Baltimore-London, 1977, pp. 340-374. Nel volume di A. Clow, N.L. Clow, The Chemical Revolution. A contribution to Social Technology, London, 1952, l'espressione ?rivoluzione chimica? viene utilizzata per designare l'aspetto chimico della rivoluzione industr?ale, la nascita della chimica in quanto scienza e tecnologia. 9 Sull'emergenza di una storiografia della chimica attenta ai contenuti e ai contesti si veda J.R.R. Christie, J.V. Golinski, The spreading of the word: new directions in the historiography of chemistry 1600-1800, in ?History of science?, XX, 1982, pp. 235-266.

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404 Ferdinando Abbri

individuare il tipo di colorante utilizzato. Non richiese la consulenza della neonata Academie royale des sciences, perche dai regolamenti per i tintori pubblicati nel 1669 risulta che a fornire informazioni tecniche ed a preparare i regolamenti stessi furono un tintore di Tolosa e il lieutenant general di polizia di Parigi10. Nel 1731 Charles Philibert Orry, controllore generale delle finanze, si occupo delle tintorie allo scopo di emanare regolamenti aggiornati. Il problema cruciale da affrontare era il medesimo che si era presentato in precedenza a Colbert: la disponibilita di test chimici efficaci e sicuri per svelare le frodi. Orry si rivolse a Charles Cisternay Du Fay, accademico, intendant delJardin du Roi, chimico ed elettrologo famoso, che venne nominato inspecteur gene-al des teinturies. Du Fay effettuo sistematiche esperienze di chimica tintoria e i risultati da lui ottenuti costituirono la base per i regolamenti emanati da Orry nel 1737. Nel 1740 Jean Hellot (il padre dell'industria chimica francese) fu nominato inspecteur delle tintorie (Du Fay era morto nel 1739), carica ricoperta in seguito da due grandi chimici come Pierre-Joseph Macquer e Claude-Louis Berthollet11. Questo episodio e storicamente significativo nei suoi diversi risvolti. Tra l'eta di Colbert e quella di Orry il quadro teorico ed istituzionale della chimica appare profondamente mutato. Colbert non pote' far ricorso a consulenti

scientifici qualificati per riformare un'attivita produttiva a carattere prevalen temente chimico; l'Acade'mie des sciences non aveva tra i propri ranghi nessun naturalista in grado di svolgere la funzione di intendant. Orry e i suoi successori poterono invece assegnare ai chimici accademici compiti ufficiali di sovrintendenza e di consulenza. Questi chimici controllarono e perfezionarono le attivita produttive pubbliche e cercarono di spiegare le teorie chimiche che stavano alla base di quelle arti (fonderie, tintorie, vetrerie, manifatture di porcellane, ecc.) che si erano sviluppate sin dal Rinascimento grazie ai soli artigiani. Nel 1699 l'Academie royale des sciences di Parigi conobbe una profonda ristrutturazione. Questo evento, di grande importanza per le vicende di questa

prestigiosa istituzione, sorti effetti positivi sugli sviluppi delle discipline sperimentali. Con la riforma i chimici entrarono a pieno titolo nell'Academie, conquistando cosi uno spazio pubblico che doveva rivelarsi decisivo per gli sviluppi di una scienza come la chimica che incontrava forti difficolta ad inserirsi nelle scuole e nelle universita12. Il secolo XVIII e stato giustamente definito l'eta delle societa scientifiche, il cui numero conobbe infatti un incremento sorprendente. Questo movimento accademico comporto una riorganizzazione istituzionale di tutta la conoscenza scientifica. Nel periodo della prima rivoluzione scientifica le accademie scienti fiche erano sorte come espressione del rifiuto della tradizione scolastica domi

10 J.J. Beer, Eighteenth-century theories on the process of dyeing, in ?Isis?, LI, I960, pp. 21-23. 11 H. Guerlac, Some French, cit., pp. 343-345; J.J. Beer, op. cit., pp. 23-28. 12 R. Hahn, Anatomy of a Scientific Institution. The Paris Academy of Sciences, 1666-1803,

Berkeley-Los Angeles, 1971; R.P. Multhauf, The Origins of Chemistry, London, 1966, pp. 257-273.

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405 La rivoluzione chimica nelPiemonte dell'antico regime

nante, come strumento per creare uno spazio ufficiale alternativo in grado di favorire la nuova scienza13. Nel Settecento si verifico invece, pur con modalita specifiche e in misura diversa nei vari paesi europei, un'organizzazione del sapere, in tutti i suoi aspetti, sotto l'egida e il controllo delle accademie scientifiche. Tale processo fu favorito dalla nuova attenzione del potere politico nei confronti della scienza: nell'antico regime l'accademia scientifica era sia un simbolo di prestigio, sia uno strumento per favorire, controllare e indirizzare la ricerca tecnico-scientifica. La proliferazione delle accademie era un segno dell'avvenuto ampliamento della base sociale della scienza14. La sostituzione dei gabinetti di curiosit'15 con organismi ufficiali, strutturati gerarchicamente, destinati ben presto a divenire centri di potere, costituisce un momento non trascurabile del riformismo settecentesco. L'accademia delle scienze divenne il simbolo dell'importanza che il sovrano assegnava ormai alla conoscenza scientifica come fattore primario di sviluppo in senso moderno dello Stato. Basti solo pensare agli effetti prodotti sulla ricerca chimico-fisica dalla riorganizzazione dell'Accademia delle scienze di Berlino realizzata nel 1744 da Federico II di Prussia. Grazie a tale riforma il livello della ricerca conobbe una tale crescita che ben presto i chimici tedeschi furono in grado di competere con i loro colleghi francesi16. La riorganizzazione <<accademica>> del sapere ebbe effetti positivi sullo sviluppo

di discipline emergenti come la chimica. Alla fine del Seicento le scienze mediche e quelle fisico-matematiche avevano gia conosciuto, grazie alla loro storia plurisecolare, una sanzione ufficiale della loro importanza e dignita,

mentre le discipline <<baconiane>>, sperimentali ne erano ancora alla ricerca. Nel corso del Settecento fattori diversi, interni ed esterni, agirono in modo sincronico per garantire alle scienze sperimentali una posizione centrale nella

mappa del sapere'7. L'affermarsi delle accademie apri spazi inaspettati ai chimici (i cui progenitori, giova ricordarlo, erano gli alchimisti, i maghi, i

13 Sulle accademie del Seicento si veda la classica opera di M. Ornstein, The R?le of Scientific Societies in the Seventeenth Century, Chicago-London, 19383, i lavori di J.-M. Gardair (sui

Lincei), P. Galluzzi (sul Cimento), M. T?jrrini (sugli Investiganti), di M. Cavazza (sulle accademie bolognesi) pubblicati in ?Quaderni storici?, XLVIII, 1981, pp. 763-921 e i saggi contenuti in L. Boehm, E. Raimondi, a cura di, Universit?, Accademie e Societ? Scientifiche in Italia e in Germania dal Cinquecento al Settecento, Bologna, 1981. 14 Sulle diverse accademie e societ? scientifiche del Settecento esiste un gran numero di volumi e saggi. Una sintesi significativa ? costituita da J.E. McClellan III, Science Reorganized. Scientific Societies in the Eighteenth Century, New York, 1985, che contiene un'ampia e aggiornata bibliograf?a (pp. 365-395), priva, naturalmente, di rinvii ai lavori italiani pi? recenti. 15 O. Impey, A. MacGregor, eds., The Origins of Museums. The Cabinet of Curiosities in

Sixteenth and Seventeenth Century Europe, Oxford, 1985. 16 K. Hufbauer, The Formation of the German Chemical Community (1720-1795), Berkeley-Los

Angeles, 1982, pp. 230-231. 17 Cfr. J.L. Heilbron, Alle origini della fisica moderna, Bologna, 1984, pp. 181-209, dove ? illustrato il ru?lo svolto dalle accademie relativamente alla fisica sperimentale. Per la definizione di scienze baconiane: T.S. Kuhn, The Essential Tension. Selected Studies in Scientific Tradition and Change, Chicago and London, 1977, pp. 31-65; P. Rossi, Iragni e le formic he. Un'apologia della storia della scienza, Bologna, 1986, pp. 21-58; W. Eamon, Arcana disclosed: the advent of printing, the books of secrets tradition and the development of experimental science in the sixteenth century, in ?History of science?, XXII, 1984, pp. 111-150.

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406 Ferdinando Abbri

farmacisti, gli artigiani rinascimentali), mentre un'attenta considerazione del vasto dominio degli studi chimici rese consapevoli sovrani e principi della rilevanza politica di tali studi. L'ampliamento delle competenze specifiche dei chimici interagi con il fenomeno della riorganizzazione istituzionale della scienza e le figure del farmacista e del chimico-medico del Seicento vennero sostituite da una nuova figura sociale: il chimico del Settecento, accademico, pienamente impegnato sia nella ricerca teorico-sperimentale, sia a favorire lo sviluppo di attivita produttive che rientravano nel suo dominio di competen za. Tenendo conto di questi mutamenti e lecito utilizzare 1'espressione <rivoluzio ne chimica>> in senso ampio, non ristretto al solo caso Lavoisier. Alla origine di tale rivoluzione si ritrova indubbiamente Georg Ernst Stahl. La gran parte degli storici si e soffermata, riguardo a Stahl, soprattutto sulla questione della critica al meccanicismo, sulla teoria del flogisto e della combustione, trascurando di chiarire il significato complessivo dell'opera stahliana18. Nella concezione di Stahl la polemica contro il meccanicismo e il ricorso ai principi qualitativi di spiegazione dci fenomeni chimici (di matrice paracelsiana) si sposano con la rivendicazione della autonomia e della raziona lita della chimica, con la sottolineatura della sua rilevanza sociale. Stahl cerco di favorire l'affermarsi di una immagine della chimica come scienza naturale

indipendente, profonda e utile, degna percio di essere sostenuta dai sovrani. Riusci a raggiungere un risultato storicamente significativo. La chimica era nata con compiti essenzialmente farmaceutici, per Stahl la preparazione dei medicinali costituiva invece un aspetto secondario: le conoscenze chimiche dovevano essere utilizzate soprattutto per comprendere e perfezionare la mineralogia, la metallurgia, l'arte della distillazione, la fabbricazione di porcellana, del vetro ed altre attivita produttive. Stahl condusse una polemica serrata non solo contro il meccanicismo, ma anche contro la tradizione

magico-alchemica, nella convinzione che la chimica fosse un'arte di utilita generale, non un sapere riservato. A partire dal 1713 Stahl, divenuto medico del re di Prussia, porto avanti una

vigorosa campagna per la diffusione delle sue concezioni e del suo approccio utilitaristico alla chimica. Nel giro di pochi anni i suoi allievi e seguaci arrivarono a dominare le principali istituzioni universitarie ed accademiche della Germania e grazie allo stahlismo la scienza tedesca conobbe una crescita sorprendente. La nuova immagine stahliana della chimica, che stabiliva stretti legami tra conoscenza e perfezionamento delle arti utili, favori in modo impressionante la fioritura della chimica analitica tedesca e svedese, che non conobbero rivali

18 Sulle teorie di Stahl: I. Strube, Die Phlogistonlehre Georg Ernst Stahls (1659-1734) in ihrer historischen Bedeutung, in ?Zeitschrift f?r Geschichte der Naturwissenschaften, Technik und

Medizin?, I, I960, pp. 27-51; L.J. Rather, J.B. Frerichs, The Leibniz-Stahl Controversy, in ?Clio medica?, III, 1968, pp. 21-40; V, 1970, pp. 56-67; S. Tugnoli Pattaro, La teor?a del flogisto, Bologna, 1983; sul ru?lo della scienza stahliana: K. Hufbauer, op. cit., pp. 1-12; F. Abbri, Tradizioni chimiche nel Settecento, in P. Antoniotti, L. Cerruti, a cura di, Atti del Io Convegno di storia della chimica, Torino, 1986, pp. 1-23.

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407 La rhvoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

in Europa sino alla fine del Settecento. II primato, in questo campo, della scienza <(nordica>> fu garantito da esigenze produttive che si sposarono perfetta

mente con la teorizzazione stahliana della chimica come scienza volta al perfezionamento delle arti. Converr'a fare due brevi esempi. A partire dal 1633 si sviluppo a Falun in Svezia quell'attivita metallurgica che garanti al paese nei secoli XVII e XVIII il ruolo di maggior produttore di ferro e di acciaio. Tale attivita ebbe effetti sulla -chimica svedese perche molti naturalisti spostarono i loro interessi dalla chimica-medica (affermatasi grazie alla diff-usione del paracelsismo) alla metallurgia e alla mineralogia. Agli inizi del Settecento la Svezia era stata respinta dall'Europa con il crollo del suo impero baltico, ma rientro nel contesto europeo sul piano culturale e commer ciale, grazie a tre generazioni di chimici e di mineralogisti di valore. La Svezia divenne cosi un punto di riferimento essenziale per tutti quei philosophes e naturalisti interessati alla mineralogia e alla chimica metallurgica e al loro impatto sullo sviluppo industriale19. Sin dal 1712 Johann Friedrich Henckel, allievo di Stahl, opero a Freiberg in Sassonia come medico, tenendo allo stesso tempo corsi privati di chimica. Negli anni Trenta divenne il consigliere per le miniere della Sassonia, gli fu allestito un laboratorio di chimica per indagini sulle risorse minerarie sassoni e tenne corsi privati di chimica metallurgica, coronati da grande successo e che

furono frequentati da naturalisti divenuti in seguito famosi (S. Marggraf, M.V. Lomonosov, J.R. Spielmann)20. Henckel e autore di varie opere che possono venir considerate dei classici della chimica mineralogica (non a caso vennero tradotte in francese alla meta. del Settecento)21. L'attivit'a didattica di Henckel a Freiberg era destinata ad avere effetti anche sul piano istituzionale perche' richiamo 1'attenzione dei sovrani sulla necessita di riconoscere ufficialmente l'importanza dell'insegnamento della chimica mineralogica e metallurgica in centri minerari. Nel 1765 l'elettore di Sassonia fondo la Bergakademie di Freiberg e nomino C.E. Gellert (il quale, come successore di Henckel, insegnava privatamente chimica nella citta. sassone sin dal 1749) primo professore ufficiale di chimica metallurgica dell'Akademie22.

19 S. Lindqvist, Technology in Trial, Stockholm, 1984; sulla storia della chimica svedese dalle origini all'Ottocento si veda l'op?ra di H. Olsson, Kemiens Historia i Sverige intill ?r 1800, Uppsala, 1971, molto utile anche se di impianto tradizionale. Per il contesto politico svedese del Settecento: M. Roberts, The Age of Liberty. Sweden 1719-1772, Cambridge, 1986, che costituisce la migliore sintesi su Frihetstiden (?il tempo della liberta?). Indicazioni essenziali sugli sviluppi della metallurgia in P.M. Molloy, The History of Metal Mining and Metallurgy. An Annotated Bibliography, New York-London, 1986. 20 Andreas Sigismund Marggraf (1709-1782), chimico analitico tedesco, fu uno dei membri pi? important dell'Accademia di Federico II di Prussia. Jacob Reinbold Spielmann (1722-1783) fu, dal 1759, professore di chimica, bot?nica e materia medica all'Universit? di Strasburgo (cfr. K. Hufbauer, op. cit., pp. 180-181; pp. 185-186). Su Michail Vasilevic Lomonosov (1711-1765), il grande chimico-fisico russo, cfr. H.M.Leicester, Lomonosov's views on combustion and

phlogiston, in ?Ambix?, XXII, 1975, pp. 1-9; V. Boss, Newton and Russia. The early influence 1698-1796, Cambridge, Mass., 1972; F. Abbri, op. cit., pp. 9-13. 21 F. Abbri, Le terre, l'acqua, le arie. La rivoluzione chimica del Settecento, Bologna, 1984, pp. 13-64. 22 K. Hufbauer, op. cit., pp. 241-242.

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408 Ferdinando Abbri

Alla meta del Settecento, in Francia e in Italia, i naturalisti guardarono alla Svezia e agli Stati tedeschi (dove la chimica veniva insegnata e coltivata non soltanto nelle facolta mediche universitarie, ma anche, in quanto chiave di spiegazione dei fenomeni del mondo <sotterraneo?>, in centri come la Bergakademie di Freiberg e il Bergkollegium di Stoccolma) come autentici modelli da seguire per garantire il rinnovamento scientifico e produttivo. Di conseguenza vennero effettuati viaggi di studio nel centro e Nord Europa; a Parigi G.-F. Rouelle, i suoi allievi e il barone D'Holbach sentirono l'esigenza di rendere disponibile, mediante traduzioni, la grande trattatistica tedesca e svedese23. I vari naturalisti italiani instaurarono un fitto dialogo, destinato a durare sino agli inizi dell'Ottocento, con i loro corrispondenti svedesi, favorito anche da lunghi soggiorni in Italia da parte dei mineralogisti scandinavi. JJ. Ferber divenne un interlocutore privilegiato, mentre A. Funck e R.R. Angerstein operarono, insieme a Giovanni Arduino, per lo sviluppo dell'attivita mineraria in Toscana24. Nel luglio del 1784 Giovanni Arduino invio a De Robilant una ristampa delle sue memorie di geologia e

mineralogia come segno di ringraziamento per l'avvenuta elezione a socio corrispondente dell'Accademia di Torino. Alcuni passi della sua lettera dimostrano la dimensione europea che la chimica mineralogica italiana aveva ormai raggiunto:

Dove parlo dei manganesi dei nostri monti vicentini, Ella vedra cio che ho detto della flogisticazione di quelli che trovansi bianchi, o d'altri con neri colori; locche' e contrario al sentimento di molti, e precipuamente del sommo chimico Sigr Cavalier Bergman nel suo Opuscolo De mineris fern albis, allora da me non ancora veduto, e che ho letto poi nel secondo volume de' di lui Opuscoli fisici e chimici stampati in Upsal nel 1780, mandatomi in dono dal celebre Sigr Professore Retzius, Segretario

23 H. Guerlac, Some French, cit. 24 Un lungo Resa i Europa costituiva, sin dalla seconda meta del Seicento, un necessario

completamento degli studi e dell'attivit? dei naturalisti scandinavi e consent? loro di instaurare rapporti con collegia del resto d Europa. Si veda ad ese mpio: J.J . Ferber, Lettr es sur la min? ralogie et sur divers autres objects de l'histoire naturelle de l'Italie, Strasbourg, 1776; B. Fermer, Resa i Europa. En astronom, industrispion och teaterhabitu? genom Danmark, Tyskland, Holland, England, Frankrike och Italien 1758-1762, utgiven med inledning och register av S.G. Lindberg, Uppsala, 1956. Sulla collaborazione di R.R. Angerstein (autore di Anm?rkningar wid Italienska Byggnads Sattet, till f?rekommande af Eldw?dor, Stockholm, 1759, sulla mineralogia e la geolog?a italiana) e A. Funck con Arduino, cfr. T. Arrigoni, Geolog?a e ricerca mineraria nel Settecento: Giovanni Arduino e le miniere della Toscana, in ?Ricerche storiche?, XV, 1985, p. 276. Traduzioni in latino di lavori svedesi furono pubblicate in Analecta Transalpina, 2 voll., Venetiis, 1762. Naturalmente gli scienziati italiani intrattennero rapporti epistolari con i colleghi svedesi. Basta ricordare qui il carteggio di C. Allioni con Linneo {Bref och Skrifvelser af och till Carl von Linn?, Andra Afdelningen, Del I, Uppsala-Berlin, 1916; sui corrispondenti italiani di Linneo cfr. E. Ahrling, a cura di, Carl Von Linn?s Brefvexling, Stockholm, 1885), di Paolo Frisi con P. Wargentin, B. Fermer e D. Melanderhielm, di Felice Fontana con Adolph Murray, di L. Spallanzani con G. von Paykull, di G. Fabbroni con A. Modeer. Nella Biblioteca dell'Accade mia delle scienze di Torino (designata nelle note con AScT) si ritrovano, tra i Carteggi, una lettera di C.W. Scheele (32222) a Caluso e una di Melanderhielm (32465) a Morozzo datata Stoccolma 7 setiembre 1792.

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409 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

della Reale Societa Fisiografica di Lund in Scannia, come ha pur fatto generosamente dei volumi primo e terzo25.

Le osservazioni sin qui svolte non intendono in alcun modo presentarsi come un'interpretazione complessiva dei rapporti esistenti tra gli sviluppi delle teorie chimiche, delle istituzioni e della tecnologia chimica nel Settecento, ma

mettere in rilievo alcuni temi o motivi storici da tener presente ove si voglia affrontare il problema dell'affermazione della rivoluzione chimica in Italia. Questi temi sono formulabili, anche se approssimativamente, nel modo

seguente: 1) nel corso del Settecento la diffusione delle idee stahliane non comporto soltanto l'affermazione di teorie flogistiche di spiegazione, ma anche il consolidamento della immagine della chimica come scienza utile per lo sviluppo di attivita manifatturiere connesse con le risorse naturali di un dato paese; 2) l'organizzazione del sapere per mezzo delle accademie scientifiche, che costitui lo strumento principale usato dai sovrani per favorire la ricerca scientifica, creo spazi ed opportunita nuovi per la chimica; 3) i cultori di questa disciplina furono attivamente impegnati come consulenti e sovrinten denti nelle attivita produttive di pertinenza della chimica (tintotie, vetrerie, produzione di acciaio, di porcellana, lavorazione dei metalli, produzione di polvere da sparo, ecc.). In tal modo la scienza crebbe nella considerazione

pubblica, penetro in misura maggiore a vari livelli sociali e il chimico si presento come figura sempre piu professionalizzata. I problemi connessi all'affermazione della rivoluzione chimica in una data area culturale e politica sono assai complessi e diventano ancora piu complessi se ci si riferisce alle vicende della chimica italiana. Le difficolta, in questo caso, derivano dallo stato arretrato degli studi su figure e nodi cruciali e dalle specificita regionali che caratterizzano la storia della scienza del nostro paese26. Inoltre in ambito italiano il quadro della chimica non conobbe, nella prima

meta del Settecento, quella forte istituzionalizzazione che caratterizzo invece la Francia, gli Stati tedeschi e la Svezia. In Italia la chimica continuo a

muoversi per molto tempo in un contesto medico e di storia naturale.

Se si assume, per valutare lo status della ricerca chimica nell'Italia del Settecento, un criterio che privilegi la istituzionalizzazione universitaria della

25 AScT, MSS 0382, lettera di G. Arduino a De Robilant da Venezia del 10 luglio 1784; nel medesimo gruppo di manoscritti si ritrova una lunga lettera di de Robilant (5 ce. folio r-v) a Arduino del setiembre 1784; le Memorie ricavata [sic] dal Sig Swedenborgi circa i trattamenti del ferro (le. r-v) e un Progetto d'un viaggio per istruirsi suie Miniere e loro trattamenti (che prevedeva un viaggio per tutta l'Europa, dal Tir?lo alla Lorena, passando per 1'impero absburgico, la Sassonia, la Russia, la Scandinavia e l'Inghilterra). Il riferimento a E. Swedenborg non ? sorprendente, dato che le opere mineralogiche del filosofo svedese erano ben note in Italia (cfr.

H. Dingle, L'op?ra scientifica di E. Swedenborg, in ?Endeavour?, XVII, 1958, pp. 127-132). Sulla Societ? di Lund cfr. O. Gertz, Kungl. Fysiografiska S?llskapet i Lund 1772-1940. Historisk ?verblick och Personf?rteckningar, Lund, 1940, che contiene un elenco dei membri stranieri (Allioni, Giovanni e Pietro Arduino, A. Fortis, A. Gualandris, G. Targioni Tozzetti, G.L. Tar gioni, A. Tura furono tutti annoverati tra Utl?ndska Ledam?ter nel 1776, pp. 208-211). 26 Su questa caratteristica della storia della scienza italiana ha richiamato 1'attenzione P. Galluzzi, Una rivalutazione ?idealistica? della scienza, in ?Intersezioni?, I, 1981, p. 65.

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410 Ferdinando Abbri

disciplina, si e costretti a delineare un quadro tutto sommato negativo27. In centri politicamente importanti non vennero create cattedre di chimica (l'inse gnamento era assicurato nell'ambito di materie quali la medicina teorica o pratica, la fisica, la storia naturale, la botanica). Tuttavia indagini sui fenome ni di pertinenza della chimica continuarono ad essere condotte in contesti disciplinari differenti e sviluppi notevoli si ebbero in istituzioni extrauniversi tarie. Ad esempio a Torino la prima cattedra di chimica venne istituita soltanto nel 1800, ma la capitale del Regno sabaudo costitui, a partire dalla meta del Settecento, uno dei principali centri italiani di ricerca chimica. Le pagine che seguono intendono presentare una ricostruzione dell'afferma zione della rivoluzione chimica a Torino28. Pur nella sua specificita il caso torinese offre un chiaro esempio del significato e del ruolo che la chimica venne assumendo nella cultura italiana dell'eta dei Lumi.

1. Gli inizi della chimica pneumatica a Torino. Nel 1727 il naturalista inglese Stephen Hales pubblico la sua fortunatissima Vegetable Staticks, un'opera che segno un momento di rottura nell'evoluzione delle scienze naturali del primo Settecento. Affrontando i problemi relativi all'attrazione e alla repulsione particellari teorizzate da Newton, Hales era arrivato a dimostrare sperimental mente che l'aria era una sostanza chimicamente attiva, anche se non aveva

osservato I'esistenza di arie specifiche29. La Staticks di Hales conobbe una grande fortuna (grazie anche alla traduzione francese realizzata nel 1735 da Buffon), impose una nuova considerazione dei vari fenomeni chimico-fisiologici e segno la data di nascita di una vera e propria chimica pneumatica30. L'invito di Hales a studiare l'ermete volatile, l'aria, deve essere tenuto ben presente per chiarire le prime ricerche torinesi di chimica.

Nel 1757 G.L. Lagrange, G. Cigna e G.A. Saluzzo fondarono a Torino la Societa privata, destinata a divenire nel 1760 Societe' Royale, e a trasformarsi in

27 Significative le vicende padovane ricostruite da V. Giormani, Chimica a Padova dalla seconda meta del '600 alla fine del '700: ai margini dell'insegnamento accademico, in ?Scienza e cultura?, 1985, pp. 143-149; Id., Le vicende della cattedra di chimica a Padova dal 1726 al 1749, in

P. Antoniotti, L. Cerruti, a cura di, op. cit., pp. 99-106. 28 Per un quadro gen?rale della chimica italiana del Settecento occorre sempre riferirsi a I. Guare schi, La chimica in Italia dal 1750 al 1800, in Supplemento Annuale all'Encidopedia di Chimica, Torino, 1912. Sulla chimica piemontese cfr. G. Pedrocco, Scienziatipiemontesi nell'evoluzione della chimica settecentesca, in Scienze e tecnologie in Europa nell'et? moderna, Bologna, 1979, pp. 15-83. Questo lavoro di Pedrocco fornisce una buona ricostruzione degli sviluppi della chimica torinese, nonostante contenga errori, inesattezze e un quadro poco chiaro del contesto gen?rale della chimica settecentesca. 29 Su Hales si veda D.G.C. Allan, R.E. Schofield, Stephen Hales: Scientist and Philanthropist, London, 1980; A. Quinn, Repulsive force in England, 1706-1744, in ?Historical studies in the physical sciences?, XIII, 1982, pp. 109-128. 30 Sulla fortuna europea dell'opera di Hales: H. Guerlac, The continental reputation of Stephen

Hales (1959), in Id., Essays, cit., pp. 175-184; per l'ltalia: F. Abbri, La chimica italiana alla meta del Settecento, in V. Cappelletti, F. di Trocchio, a cura di, De Sedibus, et Causis. Morgagni nel Centenario, Roma, 1986, pp. 209-221.

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411 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

seguito nell'Academie royale des sciences. In tal modo venne creato uno spazio sociale del tutto nuovo per la ricerca scientifica torinese.

Nel 1759 apparve, a cura della Societa privata, la <<Miscellanea Philosophico Mathematica)>, che conteneva tra i Commentarzi (redatti da Cigna) un lavoro dal titolo De caussa extinctionis Flammae in clauso Aere e tra gli Opuscula un lungo Memoire (in due parti) di Saluzzo, Sur la nature du Fluide Elastique qui se develope de la Poudre 2 canon. I1 De caussa costituiva il resoconto delle prime ricerche torinesi sulla respirazione e sulla combustione, su questioni di grande importanza che ponevano da tempo molti problemi a medici e naturalisti e che dovevano trovare una prima soluzione soddisfacente ad opera di Lavoisier. A partire dal 1659 Robert Boyle, mediante l'invenzione e l'uso della pompa pneumatica, aveva dimostrato che l'aria diveniva inadatta alla respirazione, pur conservando la sua pressione (elasticit"a) abituale. Boyle aveva introdotto in questo campo un metodo di analisi fisica dell'aria, rispetto al fenomeno della respirazione, che privilegiava l'osservazione e lo studio della pressione e dei

mutamenti di volume. Le ricerche di Robert Hooke, Richard Lower e, soprat tutto, di John Mayow tentarono di realizzare un'analisi chimica dell'aria in quanto oggetto essenziale della respirazione animale e della combustione. Mayow arrivo ad individuare il nitro-aereo come pabulum della respirazione,

ma, avendo osservato la diminuzione dell'elasticita dell'aria respirata da un animale posto sotto una campana di vetro a chiusura idraulica, aveva concluso che il nitro-aereo era anche la causa dell'elasticita dell'aria. Questa conclusione risultava in contrasto con la legge di Boyle (Mayow non era consapevole dell'esistenza dei gas, quindi della formazione, durante le esperienze, di anidride carbonica che si scioglieva nell'acqua contenuta nei recipienti usati per gli esperimenti). Le risultanze chimiche apparivano contraddittorie rispet to a quelle fisiche, di conseguenza la ricerca pneumatica si trovo ben presto in una sorta di vicolo cieco31. Alla meta del Settecento i fisiologi non erano ancora in grado di sciogliere i problemi posti dall'elasticita dell'aria e dall'attivita chimica (dimostrata da

Hales) di questa sostanza. Erano cioe indecisi di fronte a due opzioni in contrasto (rivelatosi in seguito apparente) tra di loro: continuare indagini sull'aria di tipo fisico, seguendo il modello boyliano, o intraprendere ricerche di tipo chimico-pneumatico. La scoperta di Hales aveva imposto una nuova considerazione dei fenomeni della combustione e della respirazione animale. II bolognese Giuseppe Verat ti, lavorando intorno al fenomeno dell'asfissia, aveva cercato di distinguere. i vari effetti prodotti dai vapori mefitici, dall'aria inelastica e dalla mancanza di un pabulum vitae. A Torino ricerche vennero condotte in questo campo da G. Beccaria, che riaffermo la validita. di un modello esplicativo di tipo fisico-meccanico. Cigna, Lagrange e Saluzzo, secondo quanto emerge dal De caussa, rifiutarono la teoria di Beccaria, analizzarono i vari problemi posti dalla

31 R.G. Frank jr, Harvey e i fisiologi di Oxford. Idee scientifiche e relazioni sociali (1980), Bologna, 1983, pp. 233-447.

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412 Ferdinarndo Abbri

combustione e dalla respirazione ma non riuscirono ad arrivare a soluzioni soddisfacenti, a realizzare cioe il passaggio da considerazioni di tipo fisico

meccanico ad analisi realmente chimiche32. Nei <(Me'langes de Philosophie et de Mathe'matique>> per gli anni 1760-1761 Cigna pubblico il De caussa extinctionis flammae, & animalium in aiere interclusorum e nei <<Melanges>> per gli anni 1770-1773 il De Respiratione, nei quali ritornava sui fenomeni della combustione del fosforo e dello zolfo e della respirazione animale in recipienti chiusi. Cigna confermo l'osservazione di Hales che fosforo e zolfo, bruciando, diminuiscono il volume dell'aria, ma attribui questo fenomeno all'esalazione dei vapori: i vapori putridi spengono la fiamma dei corpi in combustione e soffocano gli animali posti in recipienti chiusi; il compito del naturalista consiste nell'individuare la natura delle esalazioni che rendono mefitica l'aria33. Cigna non aveva dunque individuato la causa degli effetti osservati e non riusci a compiere il passo (realizzato nel novembre del 1772 da Lavoisier) verso un'analisi chimica dell'aria. I suoi riferimenti alle ricerche di H. Boerhaave e di A. von Haller e alle scoperte di Hales non erano sufficienti per fargli abbandonare un programma di indagine di tipo iatromeccanico. Per compiere questo passo era necessario ampliare il concetto di fissabilita dell'aria nei corpi fino a comprendere l'idea di arie (gas) specifiche. Le scoperte sull'esistenza di

arie specifiche vennero realizzate in Gran Bretagna a partire dal 1754, ma divennero note sul continente solo nel 1773 e, come vedremo, trovarono difficolta ad affermarsi in ambito torinese34. La rilevanza assunta a Torino dalla prospettiva inaugurata da Hales e i suoi limiti epistemologici sono pienamente rilevabili dal Memoire di Saluzzo sulla polvere da cannone. Trattandosi di una questione che aveva rilievo anche tecnologico e che era destinata ad assumere un'importanza sempre maggiore, sara opportuno fornire alcune sintetiche indicazioni sul salnitro, il componen te principale (di difficile reperibilita) della polvere. Fino ad Ottocento inoltrato il salnitro rimase una sostanza ottenibile natural mente (come efflorescenza nel suolo), tuttavia tutte le possibili fonti di

produzione furono considerate. La storia dell'analisi chimica di questo sale puo essere fatta iniziare con l'osservazione, riportata da Basilio Valentino

32 De caussa extinctionis Flammae in clauso Aere, in ?Miscellanea Philosophico-Mathematica Societatis Privatae Taurinensis?, I, 1759, pp. 22-51. Cfr. D. Long Hall, ?Bacon's Mansion?. The

frustrations and rewards of respiratory physiology in the Enlightenment, in ?Bulletin of the history of medicine?, L, 1976, pp. 151-173. 33 G.F. Cigna, De caussa extinctionis flammae, & animalium in a?re interclusorum, in ?M?langes de Philosophie et de Math?matique de la Soci?t? Royale de Turin pour les Ann?es 1760-1761?, pp. 168-203; l?.,DeRespiratione, in ?M?langes... pour les Ann?es 1770-1773?, pp. 109-161. Sul ruolo del De caussa di Cigna nella chimica del Settecento: A.N. Meldrum, The Eighteenth Century Revolution in Science. The first phase, Calcutta, 1930, pp. 3-5; H. Guerlac, Lavoisier. The crucial year {1961), Ithaca, 1966, pp. 165-169; F. Abbri, La chimica, cit., pp. 214-216. 34 Sulla diffusione delle scoperte britanniche sulle arie si veda H. Guerlac, Lavoisier, cit., pp. 36-75. Per il contesto italiano alcune indicazioni in F. Abbri, La chimica, cit., pp. 210-211; Id., Alessandro Bicchierai e le terme diMontecatini, in Una pol?tica per le Terme: Monte catini e la Valdi Nievole nelle riforme di Pie tro Leopoldo, Siena, 1985, pp. 228-229.

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413 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

(1604), della sua deflagrazione con il carbone e terminare con l'indicazione della composizione dell'acido nitrico da parte di Lavoisier (1776) e con la scoperta del potassio (1807) da parte di H. Davy. Prima della rivoluzione lavoisieriana vennero formulate molteplici ipotesi sulla composizione del salnitro, nessuna delle quali costitul pero una teoria chiara della costituzione e composizione dei nitrati35. Questa confusione teorica non ostacolo indagini sistematiche sulle fonti naturali del salnitro, la sua analisi e la sua utilizzazione per produrre acido nitrico e polvere da sparo. Occorre sempre ricordare -che la storia della chimica e caratterizzata, nelle sue diverse fasi, da considerazioni differenti degli oggetti chimici primari, nelle quali la pratica non era stretta mente connessa alla teoria, anzi la prima accumulava cognizioni valide indi pendentemente dalle concezioni <<filosofiche>> degli alchimisti e dei <<chimi ci>>36. Saluzzo era consapevole di questa caratteristica della chimica dato che scriveva che era possibile fare, a partire dagli effetti, <<des applications heureuses aux usages les plus utiles a la Societe' avant d' etre assure-s des causes qui les produisent>. Nel Memoire Saluzzo dichiarava di voler affrontare soltanto questioni teoriche, di non voler entrare in problemi che abbiano rapporti <<a la pratique>> (in realta egli teneva presenti problemi di carattere pratico e balistico in particolare)37.

II Memoire di Saluzzo costituisce un tentativo di studiare il fenomeno della combustione della polvere alla luce delle concezioni di Hales e dei dibattiti da esse sollevati. La polvere da sparo (e il salnitro) era stata utilizzata da Edme Mariotte nel Discours de la nature de l'air (1679)38 per illustrare un modello meccanico (simile a quello di Boyle) dei fenomeni di condensazione e di rarefazione dell'aria. Nel 1690 Johann (jean) Bernoulli I aveva pubblicato una dissertazio ne sull'effervescenza e sulla fermentazione, nella quale cercava di spiegare l'elasticita e la compressione dell'aria in termini fisico-meccanici39. Saluzzo conosceva bene i lavori di Mariotte, di Bernoulli e le concezioni di Newton, Hauksbee, e Wolff sull'aria, ma concentro la sua attenzione su due opposte

posizioni: quella di Hales e quella di P. van Musschenbroek. Nell'Essai de physique Musschenbroek ammetteva, con alcuni chimici, che la forza della

35 R. P. Multhauf, op. cit., pp. 328-332; Id., The constitution of saltpeter according to Becher and Stahl, in A. G. Debus, ed., Science, Medicine and Society in the Renaissance, II, New York, 1972, pp. 213-225. 36 Cfr. F. Abbri, II misterioso ?Spiritus salis?. Le ricerche di elettrochimica nella Toscana napole? nica, in ?Nuncius. Annali di storia della scienza?, II, 1987, 2, pp. 55-88. 37 G. A. Saluzzo, M?moire Sur la nature du Fluide Elastique quise develop e de la Poudre ?canon, in ?Miscellanea?, cit., pp. 3-4; 16. In ?M?langes... pour les Ann?es 1760-1761?, Saluzzo pubblic? delle R?flexions pour servir de suite aux m?moires sur le fluide ?lastique de la poudre ? canon (pp. 94-142) e una Addition aux R?flexions (pp. 219-224). 38 E. Mariotte, Discours de la nature de l'air, in uvres divis?es en deux tomes comprenant tout les traitez de cet auteur, Leide, 1777, pp. 169-173. 39 J. Bernoulli, De motu musculorum, de effervescentia & fermentatione dissertationes physico

mec hanicae, Venetiis, 1721.

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414 Ferdinando Abbri

poudre dipendeva dall'acqua contenuta nel salnitro e dalla sua rarefazione ad opera del fuoco40. Nella sua edizione latina (annotata) dei Saggi dell'Accademia del Cimento (1731, tradotta in francese nella Collection Academique di Digione) Muss chenbroek aveva aggiunto una lunga nota relativa alla polvere da sparo e alle sostanze da essa liberate, nella quale, dopo aver ripetutamente citato la Staticks di Hales, dichiarava che <dl fluido elastico liberato non e una vera aria>>41.

Musschenbroek aveva dunque negato che il fluido elastico liberato fosse aria: Saluzzo volle invece dimostrare che dalla polvere si libera aria precedentemen te fissata, come aveva indicato Hales, e tento di conseguenza di rispondere alle obiezioni sollevate dal fisico olandese. Saluzzo non era interessato alla compo sizione chimica della polvere (era noto da tempo che si trattava di una mistura di salnitro, zolfo e carbone), bensi alla natura della sostanza da essa liberata per effetto del calore. Sulla base di quattro esperienze, compiute con un nuovo apparecchio pneumatico, dimostro che la <<conjecture de Mr Hales>> era fonda ta: la sostanza liberata per azione del fuoco e aria comune. Osservo allo stesso tempo che questa aria non era adatta alla respirazione. Saluzzo individuo (in accordo con le ricerche condotte con Cigna e Lagrange) la soluzione di quest'apparente contraddizione nel fatto che i fumi, i vapori e le esalazioni

solforose infettano l'aria, rendendola percio irrespirabile. A queste esalazioni venne affidata anche la spiegazione della perdita, subita dal fluido elastico liberato, di gran parte della sua elasticita. Quest'aria poi non risultava piui in grado di conservare la fiamma. La spiegazione di tale fatto venne individuata nell'azione del fuoco perche' <l'on sait que l'air en passant par la flamme, ou autour des corps que l'on a fait fortement e'chaufer, ne sgaurait plus etre propre non seulement a entretenir un autre flamme, mais aussi a nourrir quelque feu que ce soit>>42. La sostanza liberata dalla polvere da sparo e dunque aria che, una volta purificata dalle sostanze estranee che ne alterano le qualita naturali, ritorna allo stato di aria comune grazie al fuoco. Quest'ultimo puo farle recuperare la

sua elasticita ma non la proprieta di conservare di nuovo la fiamma (la combustione). Saluzzo poteva concludere: Apres tout ce que nous venons de dire, il parait qu'il n'y a plus aucun lieu de douter de la nature du fluide e'lastique de la Poudre; 1' air par conse'quent est le grand mobile des effets surprenans [...] Je crois d'avoir asse's prouve [... ] que le fluide e'lastique qui se de'veloppe de la poudre a Canon est de meme nature que l'air commun43.

La seconda parte del Memoire e dedicata a confermare le conclusioni della

40 P. Van Musschenbroek, Essai de Physique. Traduit du Hollandois par M. Massuet, Leyden, 1739, I, p. 432. 41 Collection Acad?mique, compos?e des m?moires, actes, ou journaux des plus c?l?bres Acad?

mies & Soci?t?s Litt?raires ?trang?res. Tome I. Contenant les essais d'exp?riences physiques de l'Acad?mie del Cimento de Florence, Dijon-Auxerre, 1755, pp. 32-39 42 G.A. Saluzzo, op. cit., pp. 13 sgg. 43 Ivi, pp. 14, 115.

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415 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

prima parte attraverso uno studio sperimentale dell'elasticita dell'aria ed e volta a dimostrare che la forza del fluido clastico dipende dalla velocit"a con la quale si libera dalla polvere. Da questa analisi del Memoire appare evidente che Saluzzo non aveva specifi cato nessuna aria particolare (la polvere da cannone libera, per effetto del calore, azoto ed anidride carbonica). La sua fonte di chimica pneumatica era la sola Staticks di Hales e per lui era sufficiente aver dimostrato, contro Muss chenbroek, che l'aria e un componente della polvere, aver confermato che l'aria si fissa e si libera dai corpi. A quell'epoca Saluzzo condivideva l'idea che 1'aria fosse un principio chimico attivo, riteneva che questo principio potesse essere infettato dai vapori flogistici, ma non sospettava che potessero esistere varie specie di aria. Proprio nella non ammissibilita di arie specifiche trova i suoi limiti il Memoire di Saluzzo, che possiede tuttavia un significato storico non trascurabile perche si tratta di una delle prime ricerche originali di chimica pneumatica in Italia, di un sistematico tentativo di analizzare una sostanza e un processo noti alla luce di una nuova prospettiva scientifica (quella di Hales)4. Naturalmente la scelta di esaminare la polvere da sparo era anche il frutto degli interessi tecnologici e dei tentativi di riforma dell'esercito e delle reali scuole di artiglieria che erano al centro dell'attivita politica di quel gruppo di artiglieri

tecnocrati al quale apparteneva Saluzzo. Sull'importanza di tale gruppo ha richiamato di recente 1'attenzione degli storici Vincenzo Ferrone nel suo ampio studio sull'Accademia delle scienze di Torino45, e non e percio necessario ritornare su questo tema. Basta tener presente che anche in Piemonte, come in Francia, si assiste', a partire dagli anni Quaranta del Settecento, a tentativi significativi di riforme scolastiche e di aggiornamento scientifico che garantiro no alla chimica una posizione centrale. Ricerche sulla polvere da sparo vennero condotte anche da A.V. Papacino D'Antoni, autore di un Esame della Polvere (1765), volto a confermare che dalla polvere (e in particolare dal salnitro) si libera un fluido elastico perma nente46.

Ii particolare momento politico piemontese favori l'utilizzazione delle idee di Hales sulla fissazione dell'aria nel settore della ricerca balistica. D'altra parte i militari tecnocrati non furono neppure insensibili alla mineralogia e alla metallurgia tedesche, come risulta dai resoconti manoscritti dei Viaggi alle miniere diAlemagna di S.B. Nicolis De Robilant47. Tali resoconti sono relativi ai viaggi (compiuti a partire dal 1749) di De Robilant e di altri quattro cadetti delle reali scuole a Freiberg in Sassonia e presso i centri minerari dell'Impero absburgico (Boemia, Ungheria, Carinzia, Stiria, Tirolo), destinati ad assumere

44 Cfr. F. Abbri, La chimica italiana, cit., pp. 216-218. 45 V. Ferrone, Tecnocrati militari e scienziati nel Piemonte dell'antico regime. Alle origini della Reale Accademia delle scienze di Torino, in ?Rivista storica italiana?, XCVI, 1984, pp. 414-509. 46 A.V. Papacino D'Antoni, Esame della Polvere, Torino, 1765, pp. 21-23, che svela l'importan za assuma dall'analisi pneum?tica (chimico-fisica) del salnitro per lo studio dei problemi balistici. Su D'Antoni e la questione dell'artiglieria piemontese, si veda V. Ferrone, op. cit., pp. 445-460. 47 Sui viaggi e i resoconti di De Robilant cfr. V. Ferrone, op. cit., pp. 460-463.

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416 Ferdinando Abbri

un ruolo non trascurabile nel secondo Settecento. A partire dal 1763-64, sulla spinta dell'opera riformatrice di G. van Swieten, in alcune citta dell'Impero (Schemnitz, Praga e Idria) vennero istituiti posti ufficiali per professori di chimica mineralogica48. La scuola mineralogica di Schemnitz (1735, trasforma ta nel 1770 in Bergakademie) divenne uno dei maggiori centri europei e conobbe l'attivita di NJ. von Jacquin, G.A. Scopoli e A. von RuprechP9. Negli anni Cinquanta del Settecento De Robilant aveva dunque una sorpren dente consapevolezza del carattere <<rivoluzionario?> della nuova chimica (flogi stica) analitica tedesca e della sua rilevanza economica. Se si considera che il tentativo di formare consulenti tecnico-scientifici in campo chimico e minera logico, grazie a viaggi di studio, fu messo in atto nel Regno di Napoli solo nel 178950, appare evidente che il mondo piemontese aveva compreso, con mezzo secolo di anticipo, rispetto a Napoli, il valore della chimica come strumento di progresso e di modernizzazione. L'affermarsi della Societa privata come Accademia reale delle scienze porto inoltre alla creazione di una istituzione permanente che garanti uno spazio ufficiale per la ricerca e che pose in stretta relazione i naturalisti torinesi con il restante contesto scientifico europeo.

2. La chimica pneumatica aII'Accademia reale delle scienze. Le molteplici

societa scientifiche del Settecento non erano entita isolate, poiche', mediante vari tipi di interazione (scienziati membri di piu societa, membri corrispon denti, scambi di atti ufficiali e di pubblicazioni), superarono un semplice ruolo locale e dettero vita a cio che e stato definito <<a larger institutional network and system>>51. Saluzzo era ben consapevole che la crescita della Societa e la sua trasformazione da privata in Societa reale passavano anche attraverso un riconoscimento internazionale del significato delle ricerche torinesi. In effetti invio copie della

Miscellanea a scienziati ed accademie, entrando cosi in relazione con alcune figure di primo piano della scienza europea, tra cui i chimici Macquer,

A. Monnet e Lavoisier.

La diffusione europea della Miscellanea e dei successivi Melanges e dimostrata

48 A. Wandruszka, Scienziati austriaci nel giudizio di Maria Teresa, in ?Annali dell'Istituto e museo di storia della scienza di Firenze?, I, 1976, 1, pp. 63-69; E. Lesky, A. Wandruszka, Hrsg, Gerard van Swieten und seine Zeit, Wien-K?ln-Graz, 1973. 49 K. Hufbauer, op. cit., p. 263. Vale la pena di ricordare che Nicolas Joseph Jacquin (1727-1817), bot?nico e chimico olandese attivo in Austria, fu tra i primi (1769) ad accettare e difendere le idee di Black sull'aria fissa e divenne in seguito un sostenitore in Austria della teoria di Lavoisier (cfr. F. Abbri, Le terre, cit., pp. 134-136; 328-330). Giovanni Antonio Scopoli (1723-1788), naturalista trentino, fu attivo a Idria, Schemnitz, quindi (1777) presso l'Universit? di Pavia (cfr. F. Abbri, Tradizioni chimiche e meccanismi di difesa: G.A. Scopoli e la chimie nouvelle, in corso di stampa). Anton von Ruprecht, professore a Schemnitz, appartiene a quel gruppo di mineralogisti austriaci, del quale facevano parte anche Carl Haidinger e Ignaz von Born, che sostennero attivamente la chimica antiflogistica nell'area cult?rale austriaca. 50 Su questo episodio si veda F. Abbri, Filosof?a chimica e scienza naturale nel Meridione, in P.

Nastasi, a cura di, Il Meridione e le Scienze (secoli XVI-XIX), Palermo, 1988, pp. 111-125. 51 J.E. McClellan III, op. cit., p. 153.

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417 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

da vari dati: il carteggio di Saluzzo (in particolare le lettere di Macquer)52 e quello di Lagrange, la traduzione in francese sulle <<Observations sur la physique>> dei lavori di Cigna53, la discussione del Memoire di Saluzzo da parte di J. Priestley sulle <<Philosophical Transactions>> della Royal Society di Londra per il 1772 e da parte di Lavoisier nella sezione storica dei suoi Opuscules physiques et chimiques (1774)54, la pubblicazione di lavori di Macquer e Monnet nei tomi III, IV e V dei MeClanges55. Un'analisi del contenuto dei Me'langes dimostra che, nel giro di pochi anni, la Societa torinese era divenuta un grande centro scientifico. La trasformazione in Accademia reale (1783) significo sicurezza sul piano del sostegno finanziario, un incremento del potere dell'istituzione e della sua capacita di intervento sul contesto politico torinese, ma significo anche la sanzione di una posizione di prestigio, quanto a livello scientifico, acquisita in precedenza grazie alla dimensione europea assicurata da Saluzzo alla sua Societa. II primo volume dei Memoires (1784-1785) dell'Acade'mie contiene un lungo

Memoire Historique56 che e sufficiente a fornire la conferma che l'Accademia torinese, pur essendo l'emanazione di un piccolo Stato, si era ormai assicurata un posto di primo piano nel sistema delle grandi istituzioni scientifiche europee. L'elenco degli accademici nazionali e stranieri e ricco di nomi di prestigio e tra i chimici si ritrovano, oltre ad amici di lunga data come Macquer

e Monnet, A.M. Lorgna, T.O. Bergman, Priestley, Spielmann, Landriani, 52 Presso I'Archivio di Stato di Torino {Corte, Archivio Saluzzo di Monesigli?) si ritrovano carte

manoscritte che portano l'indicazione Lettres ? Mr de Saluces (segnalate da V. Ferrone, op. cit., p. 476 nota 14) e che contengono la trascrizione di brani di lettere dirette a Saluzzo. Queste carte sono assai importanti per av?re un quadro dei rapporti instaurati da Saluzzo con la comunit? scientifica europea. Gli originali di alcune lettere di Saluzzo a Macquer si trovano a Forli, Biblioteca comunale A. Saffi, Autografi Piancastelli, Saluzzo di Monesigli?, Gius. Angelo (le lettere sono d?tate rispettivamente 29 aprile 1768; 29 aprile 1770, 20 marzo 1772, 19 giugno 1782; una lettera del 10 marzo 1782 ? senza indicazione di destinatario, ma dal contenuto risulta scritta a Macquer). Il fondo di Forl? contiene altre lettere di Saluzzo, tra cui una del 26 giugno 1763 e una del 26 dicembre 1766 (senza destinatario) sulle esperienze in m?rito alia polvere da sparo. 53 G.F. Cigna, Dissertation sur les causes de l'extinction de la lumi?re d'une bougie et de la mort

des animaux renferm?s dans un espace plein d'air, in F. Rozier, a cura di, Introduction aux Observations sur la Physique, II, Paris, 1777, pp. 84-105. L'Introduction ? una ristampa dei 18 fascicoli in 12? (molto rari) delle ?Observations? usciti dal luglio 1771 al dicembre 1772. A partir? dal gennaio 1773 le ?Observations? furono pubblicate in 4? con l'indicazione di ?Tomo Primo?. Sulle traduzioni in ?Observations? dei lavori di Cigna sul calore e suH'elettricit?, cfr. F. Abbri, La chimica italiana, cit., p. 216 note 32 e 33. 54 J. Priestley, Observations on different kinds of Air, in ?Philosophical Transactions of the Royal Society?, LXII, 1772 (1773), pp. 165 sgg.; A.L. Lavoisier, uvres, I, Paris, 1864, pp. 472 sgg. Sui rapporti Saluzzo-Lavoisier: F. Abbri, La chimica italiana, cit., pp. 218-219. 55 PJ. Macquer, M?moire sur la diff?rente solubilit? des Sels neutres dans l'esprit de vin, in ?M?langes... pour les Ann?es 1762-1765?, Turin, 1766, pp. 1-30; Id., Second M?moire sur la diff?rente..., in ?M?langes ... pour les Ann?es 1770-1773?, pp. 179-190; A. Monnet, Recherches sur la cause de la d?composition du nitre & du sel marin par les interm?des terreux; Id., M?moire

sur la rectification Sa purification de I'alkali volatil obtenu des substances animales; Id., M?moire sur la combinaison du Mercure avec le Tartre, in ?M?langes ... pour les Ann?es 1766-1769?, pp. 47-56, 75-79, 93-108. 56 M?moire Historique, in ?M?moires de l'Acad?mie Royale des sciences. Ann?es 1784-1785?, Turin, 1786, pp. I-L.

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418 Ferdinando Abbri

G. De Morveau, Scopoli, Jj. Ferber e C.W. Scheele. L'elezione di Priestley e Scheele alla carica di accademici stranieri vale a mostrare I'acquisita consapevo lezza a Torino dei grandi progressi compiuti dalla ricerca chimica europea. Mi pare opportuno riprodurre la lettera con la quale Scheele ringrazio l'abate di Caluso (segretario dell'Accademia) per la sua elezione in sostituzione di Macquer: L'honneur que l'Academie Royale des Sciences etablie a Turin a bien voulu me faire en m'agreant au nombre de ses membres m'a rempli de sentiments de Reconnoissance que je tacherai en vain d'exprimer. La satisfaction que m'a donne un honneur si peu attendu, ne laisse cependant pas d'etre accompagne de confusion quand je reflechis au

merite de L'illustre Academicien au quel je succede, et a la distance infinie ou je resterai toujours en comparaison de ce celebre Chymiste. La marque eclatante que l'Academie a bien voulu me donner de l'approbation qu'Elle accorde aux foibles efforts que j'ai jusque ici pu faire dans la carriere chemique, m'encouragera certaine

ment a les poursuivre avec un nouveau zele, et si dans le cours de mes recherches ulterieurs je suis assez heureux pour decouvrir quelque chose qui puisse meriter l'attention de cette illustre Societe', Je ne manquerai pas, Monsieur de vous en faire part, pour tacher de meriter, au moins en quelque fa?on, l'honneur qui m'a ete si gratuitement confere [sic]. En Vous remercient Monsieur en particulier de tout ce que votre Lettre contient d'obligeant et de flatteur a mon egard, Je Vous prie d'etre assure des sentimens de Respect et d'Estime tout particulier avec lesquels j'ai l'honneur d'etre

Monsieur Votre tres humble & tres obeissant serviteur57.

I1 nome di Scheele (che e il chimico analitico par excellence del tardo Settecento) porta a dover affrontare la questione dello status delle ricerche sui gas a Torino negli anni Settanta e Ottanta. A partire dal 1773 vennero diffondendosi in Italia, come in tutta l'Europa continentale, le ricerche e le scoperte britanniche sui gas (che avevano avuto inizio alla meta del secolo). II classico lavoro di Joseph Black sui carbonati e sull'aria fissa (anidride carbonica) e le prime opere di Priestley vennero tradotti in francese (si ebbero anche traduzioni in italiano soprattutto ad opera dei naturalisti toscani)58. Inoltre la diff-usione degli Opuscules di Lavoisier (que

st'ultimo aveva inviato copie della sua opera a Torino e a Firenze) consenti ai

57 AScT, Carteggi, 32222, K?ping 14 aoust 1784, Mr Scheele ? Mr l'Abb? de Caluso. Scheele godeva ormai da vari anni in Europa di un grande prestigio (superiore alla sua fama in Svezia). Nel 1776 Lagrange e D'Alembert discussero della possibilit? di far chiamare Scheele all'Acad?mie di

Berlino (G.L. Lagrange, uvres, cit., XIII, pp. 314, 317). Nello stesso periodo F. Fontana, per ordine di Pietro Leopoldo, tent? di far trasferire Scheele a Firenze ad insegnare chimica presso 1'Imperial Regio museo di fisica e storia naturale. Il 9 agosto 1784 J.C. Wilcke scrisse a Scheele una lunga lettera nella quale si felicitava per la sua elezione a membro dell'Accademia di Torino, gli forniva varie indicazioni su Caluso e 1'ambiente torinese. In particolare esprimeva un giudizio positivo suirAccademia e su Saluzzo: ?Academien i Turin ?r ett af de b?st ansedde L?rdoms-Sam h?llen i Europa, och den heder at succ?dera en Macquer, torde b?ra anses for ganska utm?rkt. Presidenten de Saluces ?r nogsamt k?nd f?r en ganska Vitter Herre, och deras Acta Taurinensia hafwa altid hedrat sig. S?ledes kan det ej annat an wara mycket hedrande at r?knas ibland Ledam?terne af et s? lysande samfund, och m?ngen annan skulle ansenligen d?rmed br?sta sig? (cit. in C.W. Oseen, Jrohan Carl Wilcke, experimental fysiker, Uppsala, 1939, p. 317. Oseen pubblica integralmente il Brew?xling mellan J. C. Wilcke och C.W. Scheele, pp. 312-341). . 58 F. Abbri, Alessandro Bicchierai, cit.

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419 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

chimici italiani di avere a disposizione una vera e propria storia delle scoperte sui gas. I gas divennero subito oggetto di ricerche sistematiche da parte di Felice Fontana, G. Fabbroni, G. Luigi Targioni, M. Landriani, P. Moscati, A. Volta e il panorama della nuova chimica pneumatica si arricchi ancora di piiu con la diffusione in Italia delle scoperte svedesi (Scheele e Bergman). La comunita chimica italiana dove' tuttavia affrontare problemi epistemologici di difficile soluzione perche il quadro teorico <<stahliano>>, che dominava la scienza del tempo, si trovo in difficolta di fronte alla individuazione di arie specifiche. La scoperta di Hales della combinabilit'a chimica dell'aria aveva gia costretto i chimici ad introdurre modifiche sostanziali alle teorie stahliane, l'isolamento di arie particolari rese evidente l'insufficienza di tali teorie59. Fu percio possibile l'assunzione di una gamma impressionante di atteggiamenti diversi rispetto a questo nuovo patrimonio di fatti assicurato alla chimica dai naturalisti inglesi e da Scheele. L'atteggiamento dei torinesi fu in larga misura conservatore, nel senso che la prima generazione dei chimici piemontesi tento di mantenere, pur non potendo ignorare le ricerche sui gas, un'immagine stahliana della scienza. Le difficolta incontrate da Saluzzo a muoversi nel settore della chimica dei gas derivano probabilmente dal fatto che la chimica si era affermata da alcuni anni nella cultura piemontese. Negli anni Settanta, in altre aree culturali della

penisola (intendo riferirmi soprattutto alla Toscana), le considerazioni di tipo chimico costituivano ancora un aspetto della storia naturale, i cultori della ?chimica>> poterono di conseguenza assumere atteggiamenti liberi e, in taluni casi, spregiudicati di fronte alle novita provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Svezia, non essendo legati a tradizioni radicate di filosofia chimica, capaci di funzionare da ostacolo all'accettazione dell'idea dell'esistenza di arie specifi che. In ambito culturale piemontese, sin dalla meta del XVIII secolo, la filosofia chimica stahliana si era fortemente radicata anche a livello istituziona le, aveva trovato numerosi sostenitori, ai quali risultava difficile abbandonare concezioni familiari che si erano rivelate utili non solo per spiegare fenomeni,

ma anche per attuare riforme e progressi nell'attivita mineralogica e metallur

gica. Saluzzo aveva sostenuto con entusiasmo le idee di Hales sulla chimicita dell'aria, aveva difeso, come si e visto, tali idee, ma non riusci mai ad accettare la possibilita che l'aria non fosse un elemento bensi una miscela di gas. I suoi lavori di chimica stampati nei Memoires dell'Accademia reale a partire dal 1786 sono, in questo senso, illuminanti.

Nei Me'moires per gli anni 1784-1785 Saluzzo stampo delle lunghe Expe'rien ces et Observations sur le gas dephlogistique' (in tre parti)60, dedicate al problema (divenuto classico dopo le scoperte di Black) delle proprieta e reazioni della calce e della calce viva (carbonato ed ossido di calcio). Si tratta di un grosso lavoro nel quale vengono riconsiderati tutti quei fenomeni (scompo

59 Id., Le terre, cit., pp. 169-267. 60 G.A. Saluzzo, Exp?riences et Observations sur le gas d?phlogistiqu?, in ?M?moire de l'Acad?

mie Royale des sciences?, cit., pp. 51-94, 148-179, 180-217.

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420 Ferdinando Abbri

sizione termica dei carbonati, reazioni di ossido-riduzione, azione degli acidi) che avevano ricevuto interpretazioni nuove alla luce delle ricerche sui gas. Saluzzo non accetto ne' le conclusioni della chimica britannica, ne' le nuove idee di Lavoisier, ma, pur tenendo conto dei dati emersi dalla sperimentazio ne, propose un'interpretazione dei fenomeni saldamente legata alla tradizione chimica <<qualitativa?> tedesca, che faceva ricorso ai principi come portatori

materiali delle qualita osservabili. Il lavoro di Saluzzo e assai complesso e intricato e non e opportuno seguire le sue considerazioni e conclusioni che costituiscono un vero e proprio labirinto. E sufficiente tener presente che egli ragiona in termini di principi stahliani perche' scrive che esiste un'aria elementare alla quale tutti gli altri gas si riducono, dato che questi ultimi <<ont des caracteres qui expriment plus ou

moins les proprie'te's et les affections des substances dont on les a obtenus?>; afferma che quest'aria, modificata dai principi acquoso e terroso, costituisce la causticita, il fosforismo, l'alcalinita e l'acidita e puo essere persino considerata la causa dei fenomeni elettrici, che i vari gas mutano la loro natura uscendo dalle sostanze e che 1' aria 'e necessaria alla combustione perche' le sue particelle costituiscono il milieu specifico delle combinazioni che risultano a causa delle varie emanazioni volatili delle sostanze61. Nei Memoires per gli anni 1786-1787 Saluzzo pubblico un Examen des

Phenomenes que presente la reduction de quelques chaux metalliques62, che affronta un tema che, grazie alla teoria dell'ossido-riduzione di Lavoisier, era divenuto, in quegli anni, cruciale. Orbene Saluzzo, pur modificando alcune precedenti conclusioni, continua a parlare di un fluido (che e ora l'aria deflogisticata) il quale, mediante modificazioni (operate per lo piu da un flogisto), produce proprieta chimiche diverse (caustique, acide, alkaline, phosphorique e ignifrere) e costruisce sempre le sue interpretazioni a partire da principi qualitativi (terroso, metallico ed aeriforme)63. L'atteggiamento di C.L. Morozzo nei confronti delle ricerche sui gas risulta meno condizionato dalla tradizione stahliana, tuttavia siamo pur sempre di fronte a concezioni flogistiche specifiche. Nel 1784 Morozzo pubblico sulle

<Observations sur la Physique>> le Experiences sur la respiration animale dans le gaz dephlogistique64, relative alla questione della respirazione che, sulla scia delle ricerche di Priestley, Scheele, Lavoisier e Fontana, aveva finalmente trovato spiegazioni realmente chimiche. In quegli anni era stato infatti com piuto il passaggio verso una chimica fisiologica che non era stato possibile, venti anni prima, a Cigna, Saluzzo e Lagrange65. Nelle Experiences i riferi

61 Ivi, pp. 66-67, 69, 94, 176-178. 62 G. A. Saluzzo, Examen des Ph?nom?nes que pr?sente la r?duction de quelques chaux m?talli ques, in ?M?moire de l'Acad?mie Royale des sciences. Ann?es 1786-1787?, Turin, 1787, pp. 149-179. 63 Ivi, pp. 150-151. 64 CL. Morozzo, Exp?riences sur la respiration animale dans le gaz d?phlogistiqu?, in ?Observa tions sur la Physique?, XXV, 1784, pp. 102-129. 65 Su questo passaggio: C.A. Culotta, Respiration and the Lavoisier Tradition: Theory and

Modification 1777-1850, Transactions of the American Philosophical Society, LXII, 1972; F.L. Holmes, Lavoisier and the chemistry of life, Madison, 1985.

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421 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

menti alle ricerche torinesi sono continui, Cigna risulta essere una fonte essenziale, Morozzo puo pero spaziare, nelle sue considerazioni, su tutto il quadro europeo della ricerca. It suo lavoro ha un carattere sperimentale, ma egli rifiuta l'idea che l'aria deflogisticata e l'aria flogisticata (Priestley) o l'aria pura e la mofetta atmosferica (Lavoisier), ovvero ossigeno e azoto, costituiscano l'aria atmosferica. Morozzo non riusci a cogliere ne' i significato scientifico ne' quello epistemologico delle analisi dell'aria compiute dai chimici pneumatici. Nel 1792 ritorno sulla questione della costituzione dell'aria comune in brevi osservazioni pubblicate nelle <<Memorie>> della Societa italiana. L'atteggiamen to di Morozzo e ispirato ad una filosofia tesa a privilegiare i fatti, che lo porta a criticare quello spirito sistematico che, a suo avviso, ha invece guidato Lavoi sier. Il rifiuto di considerare l'aria atmosferica un composto di ossigeno e azoto (in quanto componenti principali) rivela, di nuovo, la sua incapacita a comprendere il valore del tipo di analisi compiute da Lavoisier. II rifiuto delle teorie di quest'ultimo e motivato da Saluzzo sulla base di una teoria flogistica qualitativa, nel caso di Morozzo il rifiuto ha motivazioni piu strettamente epistemologiche: la sua filosofia chimica prevedeva il privilegiamento dell'ac cumulazione dei fatti a scapito delle costruzioni teoriche (<<io non amo formar de' sistemi che rischiano distruggersi vivente 1'autore>>)66. Queste sommarie indicazioni sulle teorie di Saluzzo e Morozzo autorizzano a

presentare alcune considerazioni di carattere generale. Dimostrano infatti l'inutilita della ammissione di una sola teoria del flogisto che, dal punto di vista storico, rischia di mascherare lo stato dei problemi. Le concezioni di Saluzzo hanno una loro specificita che non puo essere sacrificata in una ricerca di (inesistenti) paradigmi dominanti. Ove si confrontino le idee di Saluzzo con quelle di alcuni flogististi francesi o con quelle di Priestley e di Fontana emergono differenze sostanziali. Saluzzo non si oppose soltanto alla chimie nouvelle di Lavoisier, ma anche alle teorie flogistiche di altri suoi contempora nei. Non a caso egli rifiuto le idee di Black sugli alcali e si trovo, sul piano teorico, su posizioni assai vicine a quelle di un Monnet67. La sua visione flogistica dei fenomeni ha una matrice tipicamente <<tedesca>> ed e basata

sull'ammissione di pochi principi portatori di qualita e sul concetto di trasmutazione dei corpi. D'altra parte l'accettazione di una visione della materia e dei suoi mutamenti che ha radici paracelsiane non impedi ai flogististi tedeschi e ai loro colleghi torinesi di portare avanti ricerche sistemati

66 CL. Morozzo, Osservazioni sulla costituzione dell'aria atmosf?rica, in ?Memorie di matem?tica e fisica della Societ? italiana?, VI, Verona, 1792, pp. 221-226, p. 226. 67 Sulle concezioni chimiche di Monnet cfr. F. Abbri, Le terre, cit., pp. 171, 263, 347. Si ricordi che Monnet pubblic? nei M?moires dell'Accademia di Torino per gli anni 1788-1789 (1790) un lungo lavoro (pp. 123-205) dal titolo Dissertation et Exp?riences relatives aux principes de la chimie pneumatique, ou ? la th?orie des chimistes pneumatistes, che costituisce un attacco durissimo non solo a Lavoisier e collaborator , ma a tutta la chimica pneum?tica, in particolare a Scheele e Bergman, rei di aver fornito a Lavoisier strumenti essenziali per costruire la sua chimica antiflogistica.

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422 Ferdinando Abbri

che68 sulle sostanze, di accumulare materiale empirico, di approntare strumen ti sofisticati per le esperienze, di affrontare rilevanti questioni tecnologiche. II tipo di chimica coltivato negli anni Ottanta presso l'Accademia di Torino risulta, pur avendo Saluzzo, Gioannetti, Morozzo, il giovane Bonvicino, una visione europea dei progressi della scienza, fortemente legato a modi di spiegazione arretrati e tradizionali (le differenze in questo campo con F. Fon tana, Fabbroni, G. Santi e i toscani in genere sono assai forti). Questa affermazione non comporta pero un giudizio negativo sullo status della chimica piemontese, perche, malgrado il dominio di approcci non moderni ai fenomeni, la ricerca scientifica conobbe una grande espansione, la chimica si era saldamente affermata e costituiva anzi un settore privilegiato di studi. Da un punto di vista storico occorre tener distinti contesti problematici diversi al fine di valutare in modo adeguato la realta della ricerca chimica in una determinata area culturale. Nonostante il loro conservatorismo in campo teorico personaggi come Saluzzo e Morozzo fecero dell'Accademia delle scienze un centro di primo piano per la chimica non solo in ambito italiano ma anche in quello europeo. Le ricerche di Saluzzo sul salnitro valgono a confer

mare questa conclusione. Nel 1775 Turgot trasformo la Ferme des Poudres in una Regie guidata da quattro regisseurs uno dei quali rispondeva al nome di Lavoisier. Quest'ultimo

effettuo fondamentali ricerche sull'acido nitrico e sugli ossidi dell'azoto e introdusse modifiche importanti nei procedimenti di raccolta del salnitro. Su consiglio di Lavoisier, nel 1776 Turgot fece bandire dall'Acade'mie royale des sciences di Parigi un concorso, destinato a concludersi nel 1778, per un lavoro sul miglior metodo per produrre chimicamente il salnitro. II comitato di controllo del concorso, del quale faceva parte Lavoisier, preparo una collezione dei migliori lavori di chimica del salnitro che venne pubblicata nel 1776 con il titolo di Recueil de Memoires et d'Observations sur la Formation & sur la Fabrication du Salpe'tre69. Nel 1777 e nel 1779 Lavoisier pubblico due opuscoli di istruzioni per la produzione del salnitro70.

68 Cfr. D.R. Oldroyd, Some phlogistic mineralogical schemes illustrative of the evolution of the concept of earth in the 17th and 18th centuries, in ?Annals of science?, XXXI, 1974, pp. 269-305; Id., Mineralogy and the chemical revolution, in ?Centaurus?, XIV, 1975, pp. 54-71; T.M. Porter, The promotion of mining and the advancement of science: the chemical revolution in mineralogy, in ?Annals of science?, XXXVIII, 1981, pp. 543-570. 69 Recueil de M?moires et d'Observations sur la formation & sur la fabrication du Salp?tre. Parles Commissaires nomm?s par l'Acad?mie pour le jugement du Prix du Salp?tre, Paris, 1776, che contiene (pp. 601-618) il fondamentale M?moire di Lavoisier sulla composizione dell'acido n?trico (il cui significato storico nel processo di specificazione della composizione chimica del salnitro ? sfuggito a C.C. Gillispie, il quale in Science and Polity in France at the end of the Old R?gime, Princeton, 1980, pp. 50-73, fa osservazioni poco convincenti in m?rito ai lavori lavoisieriani sull'acido nitrico). 70 (A.L. Lavoisier), Instruction sur l'?tablissement des nitri?res et sur la Fabrication du Salp?tre,

Publi?e par ordre du Roi par les R?gisseurs g?n?raux des Poudres & Salp?tres, Paris, 1777; (Id.), L'Art de fabriquer le Salin & la Potasse, Publi?e par ordre du Roi par les R?gisseurs g?n?raux des Poudres & Salp?tres, Paris, 1779- Cfr. D.I. Duveen, H.S. Klickstein, A Bibliography of the Works of A.L. Lavoisier, London, 1954, pp. 219-235; W.A. Smeaton, Two unrecorded publica tions of the R?gie des Poudres et Salp?tres probably written by Lavoisier, in ?Annals of science?,

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423 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

I lavori inviati per il concorso furono ritenuti insufficienti dalla commissione e il concorso fu prolungato al 1782, anno in cui il primo premio venne assegnato ai fratelli Thouvenel (il secondo premio fu invece attribuito a A.M. Lorgna). I

migliori lavori inviati al concorso ed alcune melm-orie scientifiche, preceduti da una introduzione a carattere storico, vennero pubblicati a Parigi in volume nel 178671. Il concorso parigino, che riguardava una questione chimica di notevole rilievo politico, non poteva non richiamare l'attenzione di Saluzzo che aveva comin ciato la sua carriera di chimico esaminando la polvere da sparo e che faceva parte di quel gruppo di tecnocrati artiglieri che era venuto assumendo, grazie all'Accad emie royale, un peso politico non trascurabile nel contesto torinese. Saluzzo non riusci a far pervenire in tempo per il concorso la prima parte del suo lavoro sulla formazione del salnitro, la quale venne per6 pubblicata nel 1782 sotto forma di Lettre a Mrs. Macquer et Cigna sur le salpetre artiflcieP72.

Questa Lettre contiene in realta una analisi dell'acide nitreux (nitrico). Per Saluzzo quest'acido e composto da ?une liqueur acidule empyreumatique?, da alcali volatile (ammoniaca), da terra calcarea e da poca terra vitrificabile. La Lettre contiene poi un'affermazione degna di nota: Saluzzo dichiara di aver realizzato la conversione degli acidi vitriolico (solforico) e marino (cloridrico) in acido nitrico. Nella sua chimica si prevedeva dunque l'esistenza di pochi

principi elementari capaci non solo di unirsi in varne combinazioni, ma anche di convertirsi gli uni negli altri. Il 21 settembre 1782 Saluzzo scrisse a Landriani sostenendo l'esistenza di un acido volatile primigenio ?in cui e possibile di ridurre tutti gli acidi piui composti da noi conosciuti>>73. II chimico torinese sosteneva ancora, in piena era lavoisieriana, l'esistenza dell'acido primitivo teorizzato da Stahl alla fine del Seicento. La Lettre conobbe un'ampia diffusione sia grazie alla ristampa in <<Observa tions sur la physique?, sia grazie all'invio di copie, da parte di Saluzzo, ai

XII, 1956, pp. 157-159; C.A. Lopez, Saltpetre, tin and gunpowder: addenda to the correspon

dence of Lavoisier and Franklin, in ?Annals of science?, XVI, I960, pp. 83-94; R. P. Multhauf, The French crash program for saltpeter production 1776-1794, in ?Technology and Culture?, XII, 1971, pp. 163-181. 71 Recueil de M?moires et de Pi?ces sur la formation et la fabrication du Salp?tre, Paris, 1786 (questo Recueil venne pubblicato anche come tomo XI dei M?moires de Math?matique et de

Physique, pr?sent?s ? l'Acad?mie Royale des sciences, par Divers Savans). Il Recueil del 1776 e quello del 1786 vennero tradotti a Napoli nel 1794 e nel 1795. 72 Lettre de M. Le Comte de Saluces ? Mrs. Macqueret Cigna, sur Le Salp?tre Artificiel, Turin, de l'Imprimerie de Jean-Michel Briolo, 1782, pubblicata anche in ?Observations sur la Physique?,

XX, 1782, pp. 381-384. Saluzzo aveva probabilmente accesso alla rivista di Rozier grazie a Macquer. In effetti il 10 marzo 1782 aveva scritto a Macquer inviandogli un ?m?moire sur la chaux vive?, nel quale presentava le sue idee sui gaz, e indicando: ?Si apr?s en avoir fait la lecture et apr?s l'avoir communiqu? ? M. Lavoisier pour qui j'ai l'estime la plus d?cid?e, vous croyez de devoir en faire hommage de ma parte a votre c?l?bre Acad?mie, et le faire ins?rer dans le Journal de physique de M. L'Abb? Rozier, je regarderai ce nouveau trait de votre amiti? comme un t?moignage bien flatteux pour moi? (Forl?, Biblioteca comunale A. Saffi, Autografi Piancastelli, cit.). 73 Lettera al cavalier Marsilio Landriani, 21 settembre 1782, Forl?, Biblioteca comunale A. Saffi,

Autografi Piancastelli, cit.

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424 Ferdinando Abbri

maggiori chimici europei74. I giudizi furono negativi (R. Kirwan scrisse il 20 gennaio 1783 a Bergman: <j'ai vu la lettre de Mr le Compte de Saluces et je suis convain?u qu'il se trompe, sur la conversion des Acides vitriolique et

Marin en Acide Nitreux>>)75 o improntati a scetticismo. In effetti I'analisi dell'acido nitrico compiuta da Saluzzo appare ben modesta, da un punto di vista chimico, se confrontata con quelle effettuate negli stessi anni dai flogisti sti Priestley e Cavendish e dall'antiflogistista Lavoisier.

Questo episodio rivela che, a prescindere dai modesti risultati scientifici ottenuti, le ricerche di Saluzzo erano in grado di richiamare I'attenzione di tutta la comunita scientifica europea e che certe questioni occupavano una posizione centrale nel programma di ricerca chimica portato avanti in Piemon te. L'emergenza di una nuova generazione di chimici, che fu in grado di comprendere non solo l'importanza culturale, economica e sociale della chimi ca in se, ma anche il significato specifico della rivoluzione lavoisieriana, venne resa possibile perche' a Torino si era affermata da tempo un'immagine della chimica come scienza utile, degna di essere coltivata e di riconoscimento istituzionale. Saluzzo e Morozzo rimasero fino alla morte sostenitori di teorie flogistiche, si rifiutarono cioe di accettare la chimie nouvelle, ma la loro attivita a favore della ricerca chimnica (teorica e pratica) costitui un precedente che, in qualche modo, favori la nascita di una coterie antiflogistica torinese. Se

dal punto di vista della teoria chimica si verifico una rottura tra Saluzzo e Morozzo da un lato e un Giobert dall'altro, il programma di affermazione della chimica che i primi avevano cercato con successo di far trionfare non venne messo da parte, anzi si rafforzo con il trionfo di Lavoisier in Piemonte. Il 18 marzo 1792 G.A. Giobert lesse all'Academie di Torino un Examen chimique che costituisce uno dei lavori piu significativi di chimica antiflogisti ca italiana76. L'opera di Giobert a favore della diffusione della teoria antiflogi

74 Saluzzo invi? copie della sua Lettre a vari chimici. L'esemplare da me utilizzato, conservato a Forl?, contiene in ultima pagina una presentazione aut?grafa di Saluzzo a ?l'abb? Mateuci a Bologna?, che ? id?ntica alla lettera (11.6.1782) di Saluzzo a T. Bergman pubblicata in Torbern Bergman's Foreign Correspondence, Stockholm, 1965, p. 313. 75 Torbern Bergman's Foreign, cit., p. 182.1 riferimenti a Saluzzo contenuti (pp. 187, 277) nella corrispondenza di Bergman non presentano giudizi molto lusinghieri. Significativa ? invece la risposta di Macquer a Saluzzo del 6 giugno 1782: ?J'ai re?u il y a trois semaines le m?moire de Mr le Comte de Saluces. J'ai lu ce m?moire avec grand plaisir et grand interest comme tout ce qui vient de cet estimable savant. Je me propose suivant l'intention de l'auteur d'en faire part ? l'Acad?mie, en le lisant dans nos assembl?es particuli?res. En attendant je l'ai remis ? Mr de Lavoisier qui ?toit tr?s empress? de le lire et que l'a encore entre les mains? {Lettres ? Mr de Saluces, cit., c. 34). Naturalmente la ?trasmutazione?, operata da Saluzzo, dell'acido vitriolico in n?trico e marino fu accolta con grande favore dagli stahliani ?ortodossi?. Il 3 setiembre 1787 Hugues Maret scrisse da Digione che la trasmutazione degli acidi effettuata da Saluzzo ?va faire ?poque et rendrea ? cet acide [nitrico] l'epith?te d'universel qui lui avoit donn? Stahl? (ivi, ce. 46-47. In realt? Stahl aveva considerato l'acido vitriolico come acido universale). 76 G.A. Giobert, Examen Chimique de la doctrine du phlogistique et de la doctrine des

pneumatistes par Rapport ? la nature de l'eau, in ?M?moires de l'Acad?mie Royale des sciences, Ann?es 1790-1791?, Turin, 1793, pp. 299-342. Sul significato storico di taie Examen, cfr. F. Abbri, Spallanzani e la diffusione delle teorie chimiche di Lavoisier, in G. Montalenti, P. Rossi, a cura di, L. Spallanzani e la biolog?a del Settecento, Firenze, 1982, pp. 121-123. Giobert acquis?, ail'interno dell'agguerrita comunit? antiflog?stica italiana, il titolo di ?chimico

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425 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

stica in Italia meriterebbe uno studio specifico che esula dagli scopi di questo saggio77. Mi preme tuttavia sottolineare che per Giobert I'accettazione della chimie nouvelle di Lavoisier significo la possibilita di esaminare, guidato da una teoria chiara, in accordo con i fatti, che non faceva ricorso a principi qualitativi e mal definiti come il flogisto o il caustico (nel 1791 scrisse a Brugnatelli: <<amo veder propagata la teoria la piu certa che siasi veduta mai [... e la piu propria per awentura a far onore all'ingegno umano>>)78, problemi teorici e tecnico-economici. La superiorita della chimica antiflogistica risiedeva per lui anche nelle sue maggiori potenzialita applicative nei vari settori di pertinenza della chimica. Giobert guardo non solo al Lavoisier grande teorico e sperimentatore raffinato, ma anche al Lavoisier accademico, re-gisseur des poudres, tecnocrate, economista, le cui competenze scientifiche erano al servizio della monarchia francese.

Nel 1793 Giobert pubblico un trattato dal titolo Des Eaux sulphureuses et thermales de Vaudier che appartiene a quel tipo di letteratura chimico-natura listica, cosi diffusa nell'Italia del Settecento, volta a favorire lo sfruttamento economico delle risorse termali delle varie localita della penisola79. In quest'o pera Giobert mostra che le analisi delle acque e dell'aria atmosferica delle localita termali risultano assai piu semplici e chiare mediante l'utilizzazione di parametri interpretativi di tipo lavoisieriano. In precedenza (1791) aveva

cominciato a pubblicare a Torino degli <<Annali di economia rurale, civile e domestica?, il cui contenuto rivela il suo atteggiamento nei confronti della chimica. Giobert stampo sugli <<Annalii memorie di chimica agricola, una disciplina i cui inizi possono essere fatti risalire a L. Duhamel Du Monceau e a J.G. Wallerius80, che aveva conosciuto a Firenze, nell'ambito dell'Accademia dei Georgofili, ad opera di almeno due generazioni di agronomi, da F. Paolet ti a Adamo e Giovanni Fabbroni81, una grande fioritura e che divenne ben

d'ltalia? (cfr. F. Abbri, Lavoisier e D?ndolo. Le edizioni italiane del Trait? ?l?mentaire de chimie, in ?Annali dell'Istituto di filosof?a dell'Universit? di Firenze?, VI, 1984, pp. 163-182). Natural

mente il ?Giornale scientifico-letterario e delle arti? di Giobert e C. Giulio costituisce una fonte preziosa per lo studio della diffusione delle idee di Lavoisier in Piemonte. 77 G. Pedrocco, op. cit., pp. 42-49. 78 G. A. Giobert, Articolo di Lettera al Sig. Brugnatelli, in ?Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti?, XIV, 1791, p. 69. 79 Id., Des Eaux Sulphureuses et thermales de Vaudier, Turin, 1793. Un significativo precedente piemontese in questo settore ? costituito dalle ricerche di V. A. Gioannetti, autore di una Analyse des eaux min?rales de S. Vincent et de Courmayeur dans le Duch? d'Aoste, Turin, 1779. Sui metodi settecenteschi di analisi chimica delle acque si veda N.G. Coley, Physicians and the chemical analysis of mineral waters in eighteenth century England, in ?Medical History?, XXIV, 1982, pp. 123-144; Id., The preparation and uses of artificial mineral waters (ca. 1680-1825), in ?Ambix?, XXXI, 1984, pp. 32-48. Sulla tradizione italiana: T. Arrigoni, Terme e termalismo nella Toscana del Settecento, in Una Pol?tica per le Terme, cit., pp. 211-224; F. Abbri, Alessan dro Bicchierai, cit. 80 H.L. Duhamel Du Monceau, La Physique des arbres, Paris, 1758, 2 voll.; J.G. Wallerius,

Akerbrukets chemiska grunder, Stockholm, 1761, trad, francese (dall'edizione latina uscita lo stesso anno di quella svedese), Elemens d'Agriculture Physique et Chymique, Yverdon, 1766. 81 R. Pasta, Alle origini del ?iberismo toscano: il contributo di Giovanni Fabbroni (1752-1822), in ?Annali della Fondazione Luigi Einaudi?, XV, 1981, pp. 179-243. In AScT, Carteggi, 32374 e 32371, si ritrovano due lunghe lettere di Adamo Fabbroni (d?tate 24 maggio e 9 agosto 1790) a

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presto (non solo in Italia, basti pensare agli Elements of agriculture chemistry - 1813 - di H. Davy) un settore chimico di grande rilievo (lo stesso Giobert, V. Dandolo, G. Carradori, G. Gazzeri vi si dedicarono assiduamente). Nei suoi <<Annali> Giobert stampo anche lavori di Scheele sulla conservazione dell'aceto, di Bergman sull'apicultura e un rapporto di Lavoisier, Tillet, Vandermonde e Rochon su un progetto di utilizzazione dell'argento per le stoviglie di rame82.

Delle ricerche della coterie antiflogistica Giobert non aveva dunque colto soltanto la dimensione teoretica, ma anche quella pratica, che assunse nel contesto italiano un vero e proprio primato. Una lettera di Giobert a V. Mala carne risulta assai significativa: Attendo con ansieta il Suo opuscolo sui pesi e misure. Esso non puo esser che pregevole. lo conosco il suo criterio. lo vorrei che nella prossima primavera V. S. potesse venire a far qualche anno di soggiorno a Torino. Ella vedrebbe cio che si chiama la Chimica in grande. Sto organizzando nelle vicinanze di questa citta una manifattura generale di prodotti chimici, che spero meritera attenzione, e fara fortuna. Siamo ai tempi dell'egoismo in cui le scienze diventano nulle se non sono accompagnate dall'utile. E cosi voglio adattarmi83.

3. Il concorso di chimica tintorii. Nelle pagine precedenti ho ribadito varie volte - con un'insistenza che puo' sembrare eccessiva - che i naturalisti piemontesi, sin dalla fondazione della Societa privata, privilegiarono la chimi ca come disciplina a ragione delle capacita di quest'ultima di spiegare fenome ni, appartenenti a domini diversi (dalla respirazione animale alla mineralo gia), che avevano anche rilevanza pratica. La chimica era vista come un potente strumento per favorire e perfezionare un gran numero di attivita manifatturie re e per facilitare le riforme di organizzazioni essenziali per il funzionamento dello Stato. La mia ricostruzione si e soffermata soprattutto sulla illustrazione delle principali linee di sviluppo della ricerca chimica torinese. Era infatti mia intenzione mostrare il radicamento della chimica nella realta cultu-rale ed istituzionale piemontese e la sua acquisizione, nel giro di pochi anni, di una

dimensione europea. In queste pagine conclusive desidero ricostruire le vicende del concorso di

G. Vasco relative a metodi (chimici) per impedir? ?lo sviluppo delle Crisalidi del Filugello?. La lettera del 24 maggio contiene anche il suggerimento di prendere in considerazione la candidatura di Lorenz von Crell ?di Helmst?dt, particolare amico di mio Fratello?, a membro dell'Accademia torinese delle scienze. Crell era l'editore dei ?Chemische Annalen?, la prima rivista hueramente dedicata alia chimica. Queste lettere confermano il grande ru?lo svolto, nel campo della informazione tecnico-scientifica, dalla rete settecentesca delle accademie scientifiche ed agrarie (interessanti, in tal senso, anche una lettera di Giovanni Fabbroni del 28 gennaio 1816 - conservata presso la Biblioteca reale di Torino - e un'altra dello stesso a Giacinto Carena del 9

ottobre 1821, in AScT, Carteggi, 20018). 82 ?Annali di econom?a rurale, civile e domestica?, I, Torino, 1791, pp. 24-25, 34-39, 49-54. 83 Bassano del Grappa, Biblioteca c?vica, Epistolario Gamba, IV-13-7, 552, lettera del 20 settembre 1798. In questo fondo si ritrovano un'altra lettera di Giobert del 1793 (IV-13-7, 551) e una di Saluzzo a Malacarne del 12 luglio 1806 (IV-13-4, 546).

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427 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

chimica tintoria, bandito dall'Accademia di Torino nel 179084, che valgono a mostrare che gli accademici torinesi costituivano ormai un corpo di funzionari statali in grado di gestire tecnicamente i progetti di riforme economiche del sovrano. In quegli anni la possibilita di intervento pubblico in settori produtti vi come le tintorie era subordinata alle capacita di consulenza degli accademi c i

II 21 settembre 1789 il conte Graneri, Ministro e Segretario di Stato, invio a Morozzo (presidente dell'Accademia delle scienze) una lettera di re Vittorio Amedeo (datata 20 settembre) nella quale era indicato:

Ci e stato rappresentato che l'awanzamento, e la prosperita delle manifatture dipende in gran parte dall'arte di tingere, che per conseguenza quest'arte, difficilissima, dipendente dalla storia naturale e dalla chimica, non potra giammai essere perfezionata negli stati nostri, se in vece di lasciarla abbandonata alle sole pratiche degli Artefici, non si procuri, che vengano essi diretti da coloro, che, awezzi alle piu diligenti ricerche della Natura, non isdegnino di penetrare nelle officine, nei lavoratoj, per accoppiare le notizie pratiche alle teoriche85.

Da questa lettera emerge chiaramente che l'ideale enciclopedico di un'allean za tra philosophes ed artigiani si era diffuso presso la corte sabauda, che

Vittorio Amedeo III era consapevole che in Francia e negli Stati tedeschi gia da molti anni i sovrani utilizzavano chimici e naturalisti nelle attivita produttive e che l'Academie poteva costituire un organismo di controllo in campo scientifi co e tecnologico. Per soddisfare l'ordine del re venne creata una Deputazione per le tinture (composta inizialmente da Saluzzo, Morozzo, Balbo, Dana, Bonvicino,

U. Fontana, Giobert, il conte di San Martino e l'abate Vasco), i cui membri si impegnarono ad effettuare una ricognizione sistematica dello stato dell'arte tintoria piemontese. In effetti la richiesta del re mise in movimento l'organiz zazione dell'Accademia delle scienze perche' i membri di questa istituzione compresero che veniva offerta la opportunita di mostrare tutta la loro capacita di intervento diretto sulla struttura produttiva del paese.

L'attivita compiuta dalla Deputazione fu, sul piano quantitativo, enorme, come risulta chiaramente sfogliando i verbali delle sedute dell'Accademia e il registro degli atti della stessa Deputazione. Da quest'ultimo risulta in partico lare che i vari membri si attribuirono all'inizio compiti specifici e definiti: ricognizione dei regolamenti vigenti, accertamento del numero delle tintorie e della loro sede (Vasco); costituzione di una biblioteca tintoria, con relativo indice dei coloranti usati in Piemonte e negli altri Stati (Morozzo); indice dei reagenti e degli utensili necessari per compiere esperienze in un laboratorio chimico da approntare (Bonvicino, U. Fontana, Giobert); indagine sullo stato dell'arte tintoria in Piemonte86. La Deputazione raccolse dunque volumi e

84 Alcune indicazioni su questo concorso in G. Pedrocco, op. cit., pp. 70-75; G. di M?dica, Un concorso di chimica tintoria del 1790, in Atti del I convegno, cit., pp. 123-127. 85 AScT, Ms 206, Registro per la Ra Commissione circa le Tinture, ce. 1-2. 86 Ivi, ce. 4-5.

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428 Ferdinando Abbri

notizie sui regolamenti dell'arte, effettuo esperimenti in un nuovo laborato rio, richiese l'invio di campioni di stoffa, invito i tintori a svolgere la loro attivita alla presenza degli accademici, effettuo visite nelle varie manifatture dell'arte, cercando di vincere la diffidenza degli artigiani, fece attivare la coltivazione di piante utili per 1'arte tintoria nell'orto botanico, richiese ragguagli sui metodi in uso nelle altre parti d'Italia. Tutte queste iniziative furono possibili perche' l'Accademia costituiva un'isti tuzione viva nel contesto dell'organizzazione statale, era un autentico centro di potere, in collegamento con tutta la rete accademica europea, capace percio di affrontare in modo sistematico questioni di interesse nazionale (quindi di influire nella fase decisionale).

L'attivita di ricognizione e di sperimentazione della Deputazione sfocio nella redazione di un gran numero di documenti costituiti da memorie sui vari

metodi in uso per tingere lana, seta e cotone, da traduzioni di lavori stranieri e da relazioni che forniscono un quadro esaustivo di un settore rilevante dell'attivita manifatturiera piemontese. La consapevolezza di aver di fronte un problema cruciale venne rafforzata nei piemontesi dalla pubblicazione a Parigi nel 1791 della traduzione francese, a cura di N. Desmarest e C.L. Berthollet, del manuale di chimica tintoria di Carl Wilhelm Poerner (dal 1769 funziona rio presso la manifattura di porcellane a Meissen in Sassonia) e degli Elements

de i'art de la teinture di Berthollet, che e il trattato piu sistematico di chimica tintoria prodotto sino ad allora dalla scienza europea87 II 30 maggio 1790 Felice di San Martino lesse una relazione sull'operato della

Deputazione, nella quale si legge: La tintura e un'arte che, senza la scienza non puo farsi grande, e la scienza da se sola nulla puo operare: onde soltanto dalla riunione dei nostri studii colle osservazioni pratiche dei tintori si puo sperare la buona riuscita del nostro lavoro,- e desidereressimo, ch'essi fossero persuasi, che verun danno verranno mai a provare per cagion nostra; si desidererebbe ancora trovare in essi zelo eguale al nostro88.

San Martino chiariva, in modo assai efficace, il tentativo, portato avanti dai

savants dell'Accademia, di introdurre modifiche in un settore artigianale divenuto ormai di pertinenza della chimica e che puo essere riassunto con la seguente espressione: la scienza deve guidare la pratica. E necessario ricordare che, a partire dal Medioevo, la produzione di heavy chemicals e le arti <<chimiche>> si erano venute sviluppando grazie agli artigiani. Solo alla fine del Seicento si era cercato di collegare le conoscenze tecniche, frutto di pratiche ripetute, con le teorie e la sperimentazione dei filosofi naturali89. In Germania, Svezia, Francia e Gran Bretagna (in quest'ultimo paese un ruolo di primo piano venne svolto dalle accademie che fiorirono in

87 C.W. Poerner, Instructions sur ?Art de la teinture, Paris, 1791 [ed. or. 1785]; CL. Berthollet, El?ments de l'art de la teinture, Paris, 1791, 2 voll. Cfr. M. Sadoun-Goupil, Le chimiste C.-L. Berthollet 1748-1822. Sa vie - Son uvre, Paris, 1977, pp. 315-316. 88 AScT, Cassetta 316, Relazione dell'operato della Deputazione per le Tinture letta nella pubblica adunanza della R. Accademia delle scienze addi 30 maggio 1790. 89 R.P. Multhauf, The Origins, cit., pp. 321-348.

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429 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

citta provinciali come Birmingham, Derby, Manchester, che venivano cono scendo la prima rivoluzione industriale)90 la diffusione delle concezioni stah liane aveva creato un clima culturale favorevole a tale collegamento che doveva

modificare una situazione ormai cristallizzata che vedeva separate la ricerca sulla composizione delle sostanze e la produzione artigianale delle medesime. Le parole di San Martino esprimono la consapevolezza che la chimica ha acquisito strumenti concettuali tali da poter illustrare le ragioni teoriche della validita di pratiche tecniche in uso da secoli, proporre nuovi procedimenti e guidare cosi lo sviluppo produttivo. Le memorie e le relazioni dei membri della Deputazione affrontano gli aspetti piu diversi dell'arte tintoria. Si ritrovano infatti un catalogo di libri e memorie accademiche sull'arte, un catalogo alfabetico (opera di Saluzzo) delle droghe e sostanze coloranti in uso, un saggio di storia naturale e notizie sulla coltivazio ne e l'utilizzazione del guado (rispettivamente di Dana e di Balbo), saggi sull'azzurro di Sassonia (San Martino), sui metodi per tingere in nero la lana (Vasco) e per imbiancare fili e tele (Giobert) e cosi via91.

L'acquisizione di informazione bibliografica e tecnica risultava necessaria alla luce dei progressi conosciuti dalla chimica tintoria nel Settecento. Molti lavori sui coloranti (sul blu di Prussia e sul blu e verde di Sassonia) erano stati pubblicati, a partire dal 1710, negli atti delle principali accademie e nel 1750

Jean Hellot aveva pubblicato L'art de la teinture des laines che, con L'art de la teinture en soie (1763), di Macquer, costitui un testo di riferimento sino agli anni Novanta92. In <<Handlingar>> dell'Accademia svedese delle scienze per il 1782 e il 1783 era apparso poi un Forsok di Scheele sulla materia colorante del blu di Prussia (si tratta della scoperta dell'acido cianidrico o prussico), che e stato definito <<a landmark in the analysis of dyestuffs>>93.

90 Cfr. A.E. Musson, E. Robinson, Scienza e tecnolog?a nella rivoluzione industr?ale, Bologna, 1969; R.E. Schofield, The industrial orientation of science in the Lunar Society of Birmingham, in ?Isis?, XLVIII, 1957, pp. 408-415; M. McKendrick, The R?le of Science in the industrial revolution, in M. Teich, R. Young, eds., Changing Perspectives in the history of science, London, 1973, pp. 274-319; A. Thackray, Natural knowledge in cultural context: the Manchester model, in ?The American Historical Review?, LXXIX, 1974, pp. 672-709. 91 Queste memorie e relazioni in AScT, Cassetta 316. Degno di nota ? il Catalogo delle Droghe, e

delle Sostanze che servono alie tinture di Saluzzo, nel quale le sostanze son? elencate in ordine alfab?tico con l'indicazione del nome, del paese di provenienza, dei caratteri, dei principi costituenti, dell'uso e del prezzo. 92 H. Guerlac, Some French, cit.; R.P. Multhauf, The History of Chemical Technology. An annotated Bibliography, New York-London, 1984, pp. 127-137. 93 C.W. Scheele, F?rs?k, ang?ende det f?rgande amnet i berliner bl?, in ?Kungl. Vetenskaps

Akademiens Nya Handlingar f?r Ar 1782? e ?Kungl... f?r ?r 1783?. Si ? utilizzata la traduzione tedesca (Versuch, die f?rbende Materie in Berlinerblau betreffende Ueb er die f?rbende Materie in

Berlinerblau) in ?Neue Abhandlungen aus der Naturlehre auf das Jahr 1782?, Leipzig, 1785, pp. 256-266; ?Neue Abhandlungen ... auf das Jahr 1783?, Leipzig, 1785, pp. 32-42. Handlingar e Nya Handlingar dell'Accademia delle scienze di Stoccolma vennero regolarmente tradotti in

tedesco da A.G. K?stner. La traduzione francese del F?rs?k di Scheele si trova nel II volume dei M?moires de chymie de C.W. Scheele (a cura di L.B. Guyton de Morveau), Dijon, 1785, pp. 141-188; quella latina negli Opuscula Chemica et Physica di Scheele, II, Lipsiae, 1789, pp. 148-174. Queste traduzioni garantirono la diffusione dei lavori di Scheele pubblicati in svedese. La definizione citata nel testo ? di R.P. Multhauf, The History, cit., p. 129.

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430 Ferdinando Abbri

Al fine di apprezzare la mole e il tipo di ricerca svolti dalla Deputazione appare degna di nota la lunga relazione di Morozzo Sopra la manifattura dei

Drappi in lana negli Stati del Regno94, dalla quale si ricavano informazioni preziose sullo stato di questo settore produttivo nel Piemonte del tardo Settecento. La relazione di Morozzo ha intenti descrittivi, intende cioe fornire un quadro pitu completo possibile della produzione di drappi di lana. A tale scopo Morozzo costruisce tavole riassuntive di dati, precedute da spiegazioni ed illustrazioni, nelle quali sono contenute osservazioni tecnico-scientifiche, descrizioni analitiche delle varie fasi produttive, statistiche, considerazioni di carattere economico-politico. Dalla relazione risulta l'esistenza in Piemonte di 17 manifatture di drappi di lana (non conteggiando quelle della provincia di Biella dove venivano lavorate soprattutto le saglierie); di queste una (Ormea) produceva esclusivamente panni fini, due producevano qualche pezza raffinata, mentre le restanti lavoravano stoffe ordinarie. Soltanto tre fabbriche (Ormea, Pinerolo, Mondo vi) prevedevano una lavorazione a ciclo completo. Morozzo fa infatti rilevare che le filature erano sparse nei vari villaggi (soprattutto di montagna) e che la gran parte delle manifatture inviava a Torino panni grezzi per essere <<follati, tinti, guarniti e appretati>>. Naturalmente le tre fabbriche a ciclo completo erano le sole dotate di personale ed attrezzature in grado di effettuare anche la

tintura dei drappi. Dalle indicazioni di Morozzo risulta una polverizzazione delle varie operazioni necessarie alla produzione di panni finiti e, allo stesso tempo, una concentrazione di alcune tra queste operazioni nella citta di Torino. Nelle tabelle di Morozzo sono contenuti vari dati sulla produzione laniera che conviene riportare: 1) il luogo delle fabbriche e i loro proprietari (le statistiche relative alle manifatture della provincia di Biella occupano una tabella a parte); 2) l'esistenza, in attivita, nella provincia di Biella di 748 telai; 3) il numero complessivo dei folloni che servivano a varie manifatture (soltanto sei su diciassette possedevano un proprio follone); 4) lo stato delle tintorie: a Torino operavano quattro tintori, a Ivrea uno soltanto (nessun dato e fornito

per Biella), mentre nelle manifatture di Pinerolo, Mondovi e Ormea le tintorie si trovavano <<a canto della Fabbrica?; 5) un elenco del tipo di lane lavorate in Piemonte: Levante (5 tipi), Barbaria (4 tipi), Romane (7 tipi), Napoli (3 tipi), Toscana (il solo tipo senese), Spagna (4 tipi), Francia (il solo tipo provenzale). Nessuna indicazione e riportata alla voce Sardegna; 6) i nomi delle stoffe lavorate in Piemonte: cinque categorie di panni fini (tre delle quali di 11 qualita diverse) e 9 categorie di stoffe biellesi. La relazione di Morozzo e dunque il frutto di una attivita di ricerca tecnica e sulla realta produttiva piemontese95 di grosse dimensioni. Costituisce un documento prezioso sulle possibilita operative dei membri dell'Accademia

94 AScT, Cassetta 316, Sopra la Manifattura de' Drappi in lana. Relazione di quanto si pratica in quelle de' Stati di S.M. raccolta dal Conte Morozzo. 95 Su tale real ta, in relazione alle tintorie, si veda L. Picco, Color? e sette sulla riva di unfiume. La

Regia tintura di sete al Borgo di Po a Torino nel Settecento, in Universit? di Torino-Istituto di storia econ?mica, Studi in Memoria di Mario Abrate, Torino, 1986, II, pp. 915-940.

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431 La nivoluzione chimica nel Piemonte dell'/antico regime

delle scienze. Questa istituzione dimostro in effetti di avere la capacita di fornire una grande quantita di informazioni sullo stato di un determinato settore produttivo, rivendicando, allo stesso tempo, una insostituibile funzio ne politica. Il 25 luglio 1790 San Martino, segretario della Deputazione, ritenne cosa utile <<di proporre un premio sul mezzo piu economico per trarre la fecola colorante dal guado>>96 e il 15 agosto la Deputazione propose di bandire un concorso (il premio, dalle iniziali 500 lire, venne fissato definitivamente in 1000 lire e il concorso doveva terminare nel 1792) sul seguente tema: <Indicare il piu facile ed economico mezzo per trar la fecola azzurra dal guado, o da qualsivoglia altra pianta indigena cosi che essa si possa con vantaggio sostituire all'indaco negli usi tintori>>97. Il premio aveva lo scopo di favorire l'individuazione dei mezzi piu economici per estrarre il colorante azzurro dal guado (coltivato in Piemonte) in modo da sostituire l'indaco estratto da una pianta originaria dell'India. Il problema aveva risvolti politici: la sostituzione di una materia prima d'importazione con altra di produzione locale. Com'e noto, i concorsi costituivano lo strumento principale delle Accademie per favorire la produttivita scientifica dei savants su argomenti sia di scienza pura (basti solo pensare ai vari concorsi settecenteschi relativi all'astronomia, alla matematica e alla elettrologia), sia di scienza applicata. In questo secondo

caso i concorsi erano per lo piu relativi alla tecnologia chimica. Con modalita del tutto simili a quelle adottate dagli accademici parigini in occasione del concorso sul salnitro sopra ricordato, gli accademici piemontesi cominciarono a sperimentare sui coloranti azzurri e nel 1791 poterono pubbli care un volumetto di Notizie relative al quesito proposto, contenente, oltre ad un awiso preliminare di San Martino, una trattazione botanica <<sopra il guado, e l'indigofera>> di Dana e notizie sulla fabbricazione dell'indaco, sui metodi usati per <trarre indaco dal guado>>, sulle analisi chimiche effettuate sull'indaco e sulle denominazioni e qualita dell'indaco in commercio (tutte opera dell'abate Vasco)98. A partire dalla seconda meta del 1791 non sono presenti, nei verbali accademi

ci, cenni sull'attivita della Deputazione delle tintorie. Un solo riferimento e rintracciabile e concerne la lettura (awenuta il 27 maggio 1792) di una memoria di San Martino <<sopra l'arte del tingere in azzurro>>99. Probabilmente il clima politico dell'Europa del tempo e le difficolta tecniche poste dal quesito non favorirono il successo del concorso piemontese. Gli atti relativi al concorso rivelano, alla data del 31 luglio 1791, che il conte Morozzo aveva sollecitato un Morina piemontese, incontrato a Napoli, a partecipare al concorso100. Il 22 dicembre 1792 Giuseppe Morina invio a San Martino un plico contenente

96 AScT, Registro per la Ra Commissione, cit. 97 AScT, Registre des propositions faites ? l'Acad?mie et des r?solutions, II, 1790-1800. 98 Notizie pubblicate per Ordine della Reale Accademia delle scienze di Torino relative al quesito dalla me de sima prop os to..., Torino ,1791. 99 AScT, Registre des propositions, cit. 100 AScT, Registro per la Ra Commissione, cit.

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432 Ferdinando Abbri

un piano o metodo pratico per estrarre il colorante dal guado e una lettera a Morozzo nella quale sosteneva la superiorita del suo metodo in quanto questo era il risultato di attivita pratica. Nel marzo del 1793 Morina invio a San Marti no un campione del suo indaco e rispose alle obiezioni sollevate dagli accademici torinesi contro il suo metodo101. Nel corso del 1794 e del 1795 l'attivita della Deputazione sembra essere stata, alla luce dei verbali, scarsissima. 11 15 febbraio 1796 la Deputazione (della quale facevano ora parte anche Napione, Vassalli-Eandi e Giulio) si riuni per decidere l'assegnazione del premio. Erano in realta pervenute due sole memo rie: quella di Morina, <<Piemontese residente da molti anni in Napoli, ed applicato ad una manifattura d'indaco>> e un lavoro del padre Gaetano

Marasti. Venne proposta l'assegnazione del premio a Morina, venne deliberato in tal senso in una seduta del 25 febbraio e venne altresi presa la decisione di pubblicare la memoria di Morina. Con la seduta del 13 marzo 1796 il concorso di chimica tintoria del 1790 poteva ritenersi concluso102. L'argomento del concorso continuo a costituire, in eta napoleonica, un oggetto dell'interesse degli scienziati piemontesi (di Giobert in particolare, divenuto una figura di primo piano nel panorama politico del Piemonte bonaparti sta)103. Nel 1810 venne infatti pubblicato, a cura della stamperia dell'Accade

mia imperiale di scienze, lettere ed arti di Torino, un volume contenente la

ristampa delle Notizie sul concorso del 1790, un estratto dei Memoires Historiques dell'Accademia reale per gli anni 1786-87-88-89 (contenente anche la lettera di Vittorio Amedeo relativa all'arte tintoria), la memoria di

Morina del 1792 e un decreto imperiale del 4 luglio 1810 di Napoleone concernente un premio per individuare una pianta in grado di sostituire l'indaco'04. Questo volume dimostra che il quesito del 1790 veniva ritenuto ancora di attualita (anche a ragione della politica commerciale di Napoleone) e veniva percio riproposto all'attenzione dei chimici. I savants piemontesi avevano dunque saputo individuare nel 1790 un tema di grande importanza politico-economica. Si potrebbero riportare altri dati sull'attivita svolta dalla Deputazione per le

tintorie, ma le vicende qui ricordate sono sufficienti ad illustrare il cammino compiuto dalla chimica a Torino nel corso di mezzo secolo (anche se tutte le tappe di questo cammino non sono state deliberatamente prese in considera zione). Credo di poter concludere che ove si confrontino le prime ricerche di chimica pneumatica compiute da Saluzzo e Cigna nell'ambito della Societa

0 Le lettere di Morina in AScT, Carteggi, 32471, 32472, 32469, 32505, 32507, 32508. 102 AScT, Registro per la Ra Commissione, cit., contiene alla data di luned? 15 febbraio 1796 la

proposta di assegnare il premio a Morina. Le decisioni del 25.2.1796 e del 13.3.1796 in Registre des propositions, cit. Carteggi, 32551 ? una lettera di Morina del 22 marzo 1796 al San Martino di ringraziamento per il premio. k>3 Cfr. G. Pedrocco, op. cit., pp. 75-80. 104 Questo volume risulta pubblicato a Torino nel 1810, dalla Stamperia dell'Accademia imp?ria le di scienze, lettere ed arti (la memoria di Morina, dal titolo M?todo pratico di estrarre lafecola azzurra dal guado per gli usi tintorii nella maniera pi? facile, sicura ed econ?mica con un laboratorio adattato alle circostanze del clima, a fine di ottenere un indaco eguale a quello di America, ? aile pagine 127-172, il decreto di Napoleone alle pp. 173-179).

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433 La rivoluzione chimica nel Piemonte dell'antico regime

privata con I'attivit-a svolta sin dal 1789 dagli accademici torinesi sulla questio ne dell'arte tintoria si puo avere una conferma del ruolo di primo piano progressivamente acquisito dall'elite scientifica nel Piemonte dell'antico regi me. La centralita della chimica nel contesto culturale piemontese, frutto dell'azione di Cigna, Saluzzo, Morozzo, Gioannetti, Giobert, Bonvicino, comporto la crescita della ricerca teorica e pratica, 1'applicazione programmata delle conoscenze e la messa in opera del tentativo di far assumere agli scienziati dell'Acade'mie un ruolo di primo piano nel processo di riforma, di indirizzo e di controllo di attivita produttive. In sintesi si puo affermare che dalia meta del Settecento il Piemonte vide i'affermazione della rivoluzione chimica e la conseguente nascita della <<chimica in grande>>. Si tratto di un processo lungo e non lineare, che ha rilevanza non solo per le vicende interne della chimica italiana, ma anche per la storia complessiva di uno Stato dell'antico regime.


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