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RASSEGNA STAMPA La Buona Sanità in pratica Roma - 6 dicembre 2011
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RASSEGNA STAMPA

La Buona Sanità in pratica

Roma - 6 dicembre 2011

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FIASO presenta il primo Libro Bianco delle best practices sanitarie

Fare Buonasanità in tempo di crisi

Selezionate 69 esperienze da esportare in tutta Italia per migliorare la qualità

riducendo i costi. Cominciando dalla riduzione delle liste d’attesa e dei tempi di

pagamento dei fornitori, per proseguire con la continuità di cure dall’ospedale al

territorio, lo stop agli ingressi inappropriati che ingolfano i pronto soccorsi, fino ad

arrivare alla chat per dare al cittadino risposte in tempo reale.

Una raccolta che parte dal lavoro dell’Osservatorio Fiaso sulle buone pratiche,

selezione da un comitato scientifico composto da esperti del mondo istituzionale,

accademico e delle rappresentanze dei cittadini. Con un occhio al miglioramento

delle perfomance e un altro alla riduzione dei costi

C’è l’ospedale che con i letti “swing” o “flessibili” è riuscito a risolvere il problema dell’iperafflusso

improvviso al pronto soccorso e del relativo bisogno di ricoveri immediati che questo comporta. C’è la Asl

che è riuscita ad abbattere le liste d’attesa facendo abbinare alla prescrizioni di visite specialistiche ed

accertamenti tre codici di priorità clinica. Un’altra Asl ha contribuito ad aprire una nuova frontiera della

medicina rigenerativa mettendo a punto un innovativo tessuto, distribuito su scala nazionale ed utilizzato

con successo in ambito dermatologico ed ortopedico. Per velocizzare i tempi di pagamento dei fornitori c’è

invece chi è riuscito a dematerilizzare gli ordinativi bancari, cancellando così lungaggini burocratiche e

centinaia di migliaia di carte. E poi ancora, la telecardiologia avanzata per garantire continuità assistenziale

ai pazienti o l’idea della chat per fornire in tempo reale tutte le informazioni necessarie ad accedere alla

prestazioni sanitarie.

Sono solo alcune delle 69 esperienze di Buona sanità selezionate dal Comitato scientifico dell’Osservatorio

FIASO (la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere) sulle buone pratiche sanitarie. Un

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lavoro che parte da oltre 150 esperienze raccolte nell’ultimo anno e che dopo l’accurata selezione condotta

dal comitato scientifico (composto da esperti delle istituzioni, del mondo accademico e delle

rappresentanze dei cittadini ) ha portato alla realizzazione del primo “Libro bianco della Buonasanità”,

presentato il 6 dicembre a Roma. Una pubblicazione realizzata anche grazie anche alla collaborazione della

redazione dell’agenzia giornalistica dell’Ansa-Sanità e al contributo di Abbott, un'azienda healthcare

globale, che ha creduto nell’intera operazione. Oltre al Libro Bianco l’attività dell’Osservatorio ha

consentito infatti fino ad oggi la messa in rete di 89 buone pratiche, accuratamente classificate in modo da

renderle più facilmente consultabili agli operatori delle Aziende sanitarie e quindi più facilmente esportabili

sul territorio nazionale.

Dove si fa più “Buonasanità”

Le aree dove Asl e Ospedali hanno maggiormente investito negli ultimi anni per migliorare le performance

del nostro sistema sanitario pubblico sono in primis quella della “efficienza gestionale” (33,9% delle buone

pratiche selezionate nel Libro bianco). Formula apparentemente un po’ vaga dietro la quale si celano in

realtà azioni concrete , mirate soprattutto a migliorare i processi di natura clinica (14,9%)e a ridurre i costi

amministrativi (10,3%). Tra le cinque aree tematiche selezionate al secondo posto per numero di buone

pratiche c’è l’assistenza territoriale (30,5%) e, in particolare, la continuità delle cure (20,1%). Al terzo

posto un tema al centro dell’azione del nuovo Governo per la sanità:quello dell’appropriatezza (15,5%),

parola chiave per evitare sprechi ed ottimizzare le risorse disponibili. Seguono poi le aree tematiche della

comunicazione e promozione della salute (14,4%) e dell’innovazione tecnologica (5,7%).

Dal punto di vista “geografico” la parte del leone la fa il nord con ben 50 buone pratiche sulle 69

selezionate e, in particolare, l’Emilia Romagna, che da sola è presente con 25 esperienze.

Monchiero, Presidente Fiaso: “la Buonasanità frutto di quel che resta

dell’aziendalizzazione”

“La raccolta sistematica delle best practice sanitarie –puntualizza il Presidente della FIASO, Giovanni

Monchiero- è il contributo che come Aziende offriamo in questa fase così difficile del Paese per dimostrare

con i fatti che è ancora possibile coniugare buona qualità dei servizi e sostenibilità economica. E il Libro

Bianco della Buona sanità -prosegue- è li a dimostrare che questo obiettivo si più centrare solo puntando

sulla aziendalizzazione del sistema del quale le esperienze selezionate sono il frutto diretto, nonostante le

tendenze neo-centralistiche da anni in atto”.

Alberti, Vice Presidente Fiaso e responsabile del progetto: “progettualità,

economicità e fattore umano alla base dei successi”

A individuare una base comune alla best practices valutate e il Vice Presidente di FIASO, Valerio Fabio

Alberti, Responsabile dell’Osservatorio. “Il filo rosso –spiega- è innanzitutto quello dell’approccio

progettuale, ossia della capacità di tradurre i ‘propositi’ in ‘ progetti ’”. “In secondo luogo il limitato

investimento economico, l’approccio sempre più di squadra e, non da ultimo, il fattore umano perché

nessuna delle esperienze raccolte avrebbe visto la luce se gli operatori sanitari non avessero messo in

discussione il proprio approccio nell’organizzazione del lavoro”.

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Una rassegna (parziale) della Buonasanità Italiana

Ma vediamo più da vicino alcuni esempi di Buona sanità, precisando che non si tratta delle migliori pratiche

in assoluto ma soltanto di alcune esperienze con maggiore impatto sulla qualità percepita dai cittadini-

utenti.

Come prevenire i bisogni degli anziani- Le ultime rilevazioni Eurostat parlano chiaro, nel 2060 gli ultrasessantacinquenni in Italia costituiranno un terzo della popolazione e oltre il 14% degli italiani avrà più di 80 anni. In questo contesto si è inserito il progetto per “la gestione anticipata della fragilità” nel distretto Sud-Est dell’Azienda sanitaria parmense, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e dalla Provincia di Parma. Due le fasi principali del piano. La prima azione è stata quella di rilevare le principali caratteristiche (demografiche ma anche sociali e sanitarie) della popolazione anziana del distretto, in particolare degli ultra settantacinquenni, con l’obiettivo di individuare eventuali situazioni a rischio e di fornire, attraverso la conoscenza delle loro condizioni di vita e di salute, elementi utili alla programmazione socio-sanitaria per i Comuni e per l’AUSL. Parallelamente si è cercato di definire una metodologia di lavoro condivisa fra i medici di medicina generale e i servizi sociali volta a progettare azioni concrete. La rilevazione è stata condotta dal medico curante e dall’assistente sociale del Comune, che hanno compilato insieme una scheda di valutazione sull’assistito, cha ha consentito di avviare il monitoraggio di 3.138 anziani. A loro volta coinvolti con attività informative, in particolare attraverso le organizzazioni sindacali dei pensionati. Dopo circa un anno e mezzo è stato possibile passare alla seconda fase del progetto: con lo stesso metodo è stato eseguito il follow up della popolazione esaminata in partenza che ha permesso di individuare i principali fattori della perdita di autosufficienza degli anziani e quindi l’identificazione ex ante di alcuni segnali di criticità. Questo ha consentito la valutazione di anziani prima “invisibili” ai servizi sociali. Dall’esperienza, durata tre anni, ne è uscito rafforzato anche il rapporto fra medici e assistenti sociali, tanto che la segnalazione dei casi a rischio da parte dei medici agli assistenti è diventata una prassi consolidata. In particolare, nella fase di follow up è stato riscontrato rispetto all’anno prima un aumento del 30% delle segnalazioni ai servizi sociali e del 20% per quanto riguarda le prese in carico. Diminuiti invece del 7% i ricoveri in Casa Protetta.

Meno attesa in corsia con i letti “swing”- Meno tempo di attesa al pronto soccorso e aumento dei ricoveri diurni a scapito di quelli notturni. Sono alcuni dei risultati raggiunti ancora a Parma ma questa volta dall'Azienda Ospedaliero-Universitaria, grazie a un progetto avviato nel 2008 che ha introdotto in ospedale il programma di “swing bed”, ovvero quei letti ospedalieri che possono essere usati, secondo necessità, sia per pazienti critici che di lungodegenza. Letteralmente “letti scambiatori” o flessibili, gli swing bed si sono rivelati essere la soluzione ideale per affrontare un “iperafflusso” improvviso riscontrato al pronto soccorso, sette volte maggiore dal 2008. La via italiana dello swing bed di origine statunitense, applicata con il progetto parmense, ha dimostrato che con soli 12 “letti scambiatori” è stato possibile attivare un circolo virtuoso che ha permesso di aumentare il flusso di malati da reparti per acuti a reparti di lungodegenza, incrementando i posti liberi per il pronto soccorso. In pratica l'AOU, grazie anche all'introduzione della figura professionale del “bed manager”, ha identificato 12 letti di lungodegenza aggiuntivi sotto la responsabilità dell'équipe medica di Lungodegenza Critica. Su quei letti sono stati trasferiti malati stabili, prossimi alle dimissioni. In questo modo è stato possibile liberare posti letto per malati post-acuti o post-terapia intensiva provenienti dai reparti per acuti e le unità ospedaliere di Medicina sono riuscite ad accogliere con ritmi più regolari i ricoveri dal pronto soccorso. Un circolo attivato in poco tempo, meno di quattro ore, e senza costi aggiuntivi. Durante il periodo di attuazione del programma (dal 2008 al 2010) il numero dei ricoveri diurni è aumentato dell'80%, con una riduzione dei tempi d'attesa per il posto letto del 18% e una conseguente riduzione del numero di ricoveri notturni.

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Liste d’attesa sotto controllo in tre mosse- Adeguare i tempi di attesa di ciascun cittadino al bisogno clinico che manifesta, garantendo un tempo di attesa massimo suddiviso per fascia di priorità. Il tutto grazie anche al prezioso contributo dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta e degli specialisti ospedalieri. Benvenuti a Trento, dove l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ha deciso di affrontare con un approccio innovativo uno dei problemi più seri che attanagliano il Servizio Sanitario Nazionale: quello delle famigerate liste attesa. Con un obiettivo prioritario, garantire dei tempi di attesa con priorità condivise. Il progetto ha preso forma più di 10 anni fa (precisamente nel 2000) quando, a causa del progressivo aumento dei tempi di attesa per accedere alle prestazioni specialistiche ambulatoriali, presso un Distretto dell’Azienda è stata realizzata un’esperienza pilota, che riprendeva un modello che prevede l’uso di raggruppamenti di attesa omogenei (RAO). Un modello ideato per facilitare l’applicazione di criteri di accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali non basati semplicemente sul criterio first-in first-out (il primo che arriva viene servito per primo) ma su criteri clinici espliciti e concordati grazie al coinvolgimento partecipativo e progressivo di medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e degli specialisti ospedalieri, che hanno avuto il compito di concordare alcune “parole chiave cliniche” capaci di descrivere il grado di ‘bisogno diagnostico’ del paziente. Un bisogno che come “variabile dipendente” ha un suo corrispettivo tempo di attesa ritenuto “ragionevole”. In sostanza, il percorso di coinvolgimento progressivo ha portato alla definizione di 3 categorie di priorità clinica (Rao A, max. 3 giorni di attesa dalla prenotazione, Rao B, max. 10 giorni, Rao C, max. 30 giorni), le quali consentono al medico che prescrive una prestazione di stabilire a priori, cioè al momento della prescrizione, il tempo di attesa ritenuto adeguato. Tale metodo permette di ridurre al minimo i tempi anche del medico di famiglia, che altrimenti, di fronte ad un paziente prioritario, sarebbe costretto a cercare telefonicamente il collega specialista per poter fissare un appuntamento in tempi ragionevoli. La formula dei tre Rao ha consentito di rispettare i tempi massimi di attesa per priorità clinica e , fatto non da poco, ha ridotto l’invio di pazienti al pronto soccorso. I tessuti bio-ingegnerizzati, nuova frontiera della medicina rigenerativa- Curare le grandi ustioni o, più in generale, ricostruire non solo cute, ma anche tendini o cartilagine con un tessuto ingegnerizzato in laboratorio a partire da materiale biologico, quindi da un donatore, senza reazioni avverse nel paziente ricevente. È la nuova frontiera della medicina rigenerativa a cui ha lavorato, dal 2007 al 2009, l'Azienda USL di Cesena, che ha messo a punto un supporto, “scaffold” in gergo, decellularizzato e biocompatibile per la riparazione di tessuti. Suddivisa in tre stadi (gli studi in vitro, gli studi ex vivo e la sperimentazione clinica), la ricerca ha consentito la messa a punto di un innovativo tessuto distribuito dalla Banca della Cute di Cesena su scala nazionale ad ospedali e case di cura pubblici e privati, dietro specifica richiesta. Oggi il tessuto prodotto è utilizzato clinicamente con successo soprattutto in due ambiti: quello dermatologico, per il trattamento di ferite gravi, e quello ortopedico per la riparazione della cuffia dei rotatori della spalla. I pazienti sottoposti all'innesto non hanno mai mostrato reazioni avverse, nemmeno nel tempo.

Tempi di pagamento più rapidi con la de materializzazione degli ordinativi bancari- Cinque metri cubi: tanto avrebbe richiesto l'archiviazione decennale dei documenti cartacei dell'Azienda sanitaria ligure di Chiavari relativi agli ordinativi bancari, pratiche che invece oggi sono totalmente dematerializzate e archiviate digitalmente, con notevole risparmio di costi e tempo, grazie a un progetto realizzato nel 2010. Un risultato notevole se rapportato ai dati della Banca d’Italia diffusi lo scorso anno, che parlano di ordinativi informatici adottati solo parzialmente dal 42% dei Comuni e da “alcune” Asl. Tra queste spicca sicuramente l'Azienda Sanitaria Locale 4 Chiavarese che ha trasformato, grazie a un sistema informatizzato, il flusso completo degli ordinativi bancari di incasso e pagamento applicando la firma digitale, conforme a standard nazionali, e l'archiviazione ottica sostitutiva di quella cartacea. Questo ha consentito dal primo novembre del 2010 di dematerializzare 12mila ordinativi l’anno, pari a 30mila fogli di carta, con conseguente riduzione dei tempi di esecuzione e gestione degli ordinativi bancari. A regime si parla di uno stock di 120 mila documenti e 300mila fogli. Meno carta e più trasparenza anche grazie al nuovo “Portale Fornitori”, che con una password mette a portata di click lo stato dei pagamenti. Un progetto che ha portato anche ad una riduzione dei tempi di pagamenti dei fornitori, contenuti entro i 4 mesi. Ancora sicuramente superiori ai 30 giorni della Direttiva europea che dovremmo recepire nel 2013, tempi che scontano però il problema, comune a tutte le Aziende, dei ritardati flussi di cassa.

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Un progetto avanzato di telecardiologia- Concepita e nata per l’impiego sul territorio, la telecardiologia, un’applicazione di telemedicina che consente la pratica della Cardiologia attraverso i moderni mezzi di telecomunicazione, ha potenzialità enormi in ambito intraospedaliero, sia di tipo organizzativo (migliore utilizzazione delle risorse, riduzione dei tempi di attesa, refertazione-archiviazione in linea, etc) sia per quanto riguarda l’appropriatezza clinica. In ospedali di grandi dimensioni, infatti, soprattutto se organizzati in padiglioni o in presidi monospecialistici, disporre di un sistema centralizzato per la lettura e l’archiviazione di un Elettrocardiogramma (ECG) anche “semplice” costituisce un vantaggio organizzativo straordinario. Per questo nel giugno del 2006 l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Umberto I Gm Lancisi, G. Salesi” di Ancona ha deciso di realizzare un progetto di telecardiologia avanzato intra-aziendale, indirizzato in particolare ai pazienti con sindromi coronariche acute e ai pazienti ricoverati in ambienti “protetti”: rianimazioni, oncologie, ematologie e presidi materno-infantili. In caso di necessità viene anche attuato un telemonitoraggio continuo dei parametri vitali essenziali, in modo che la situazione clinica sia condivisa tra cardiologo ed ematologo responsabile. Il cardiologo si reca pertanto nei reparti di terapia intensiva solo se la sua presenza è strettamente necessaria. Un percorso dunque articolato, che mira ad assicurare la continuità assistenziale e che ha permesso di eseguire una valutazione cardiologica nel 100% dei pazienti trattati, contro il 30% precedentemente rilevata, oltre a ridurre i costi e i tempi di attesa per visite e follow-up, realizzate direttamente nel corso della visita di controllo ematologica. Inoltre, i controlli cardiologici inappropriati sono scesi sotto la soglia fisiologica del 10%, mentre sono stati ridotti, se non azzerati, i tempi di attesa per la valutazione cardiologica intraospedaliera. Infine il progetto realizzato dall’Azienda di Ancona ha portato ad una riduzione delle visite pre-chirurgiche da 700-800 a meno di 100.

Quando l’informazione viaggia in chat- Offrire un servizio di informazione immediato e di facile utilizzo rivolto a cittadini ed enti che navigano su internet. Un servizio semplice quanto essenziale, quello ideato dall’Azienda sanitaria di Firenze, che nel 2009 ha dato il via alla realizzazione del progetto denominato “Urp on line”. Obiettivo quello di mettere in contatto, in tempo reale, il cittadino e l’operatore dell’Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) e di fornire un mezzo di comunicazione tra Azienda e cittadino a costo zero. Unica ‘conditio sine qua non’, per l’utente, quella di avere a disposizione un computer con accesso al web. Il progetto, frutto della sintesi tra informatica e le più moderne tecniche di comunicazione, riesce infatti a mettere in contatto e far dialogare il cittadino e l’operatore dell’Ufficio relazioni con il pubblico. E’ sufficiente avere a portata di mano un pc e, da casa propria, dal proprio ufficio, o da qualunque altro luogo dove sia possibile connettersi, chiunque può porre un quesito o chiedere informazioni dettagliate ad un operatore addetto alle relazioni con il pubblico. Basta cliccare sull’icona “Urp On Line” che si trova sulla destra della home page del sito dell’Azienda fiorentina, registrarsi, indicando il proprio indirizzo di posta elettronica, e subito si può iniziare ad utilizzare la chat. L’operatore viene immediatamente allertato da un segnale, sia visivo che sonoro, e risponde alla chiamata dell’utente, che automaticamente riceverà un primo messaggio standard: “Salve, come posso aiutarti?”. Da questo momento comincia la conversazione tra utente ed operatore, grazie alla quale ogni cittadino potrà chiedere e avere qualsiasi informazione sull’Azienda ed il mondo sanitario. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e richiede l’impiego di pochi operatori, che possono “chattare” con gli utenti da qualsiasi Pc aziendale.

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Osservatorio FIASO

La Buona Sanità in praticaRoma, 6 dicembre 2011 Ara Pacis Augustae, via Ripetta - 190

9,30 Registrazione dei partecipantie welcome coffee

10,00 Avvio dei lavori e presentazione del convegnoGiovanni MonchieroPresidente FIASO

10,10 Le ragioni di una collaborazione con FIASOFabrizio Greco Amministratore delegato Abbott in Italia

10,20 La gestione della conoscenza in sistemi complessi: valutazione e comunicazioneDomenico De MasiProfessore Sociologia delle Professioni, Università “La Sapienza”, Roma

10,50 Valorizzare e diffondere le esperienze nel SSN Valerio Fabio AlbertiVice Presidente FIASO e Responsabile Osservatorio

11,10 Metodologia e sviluppo dell’Osservatorio Buona SanitàFosco FogliettaPresidente CUP 2000Nicola PinelliDirettore Ricerca FIASO

11,40 Sintesi valutativa delle buone praticheAmerico CicchettiProfessore Organizzazione Aziendale, Università Cattolica Sacro Cuore, Roma

12,00 TAVOLA ROTONDABuone pratiche basate sull’evidenza: gli attori in campo

ModeratoreFerdinando RomanoVice Presidente FIASO

Claudio CricelliPresidente SIMG Fulvio MoiranoDirettore AGENASTeresa PetrangoliniSegretario Nazionale CittadinanzattivaAnnalisa SilvestroPresidente IPASVIDomenico IscaroPresidente Nazionale ANAAO Assomed

13,00 ConclusioniIl Ministro della SaluteRenato Balduzzi

13,30 Buffet Lunch

PRO

GR

AM

MA

Segreteria Scientifica e iscrizioniFIASOCorso V. Emanuele II, 24 - 00186 RomaTel. 06.69924145 - Fax [email protected]

Segreteria Organizzativa

Via Cherubini, 6 - 20145 MilanoTel. 02 78623664 - Fax. 02 [email protected]

Con il supporto incondizionato

*

*In attesa di conferma

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Osservatorio FIASO

La Buona Sanità in pratica

Le esperienze e i progetti innovativi realizzatiin questi anni per il miglioramento della qualitàdell’assistenza sanitaria rappresentano testimonianza e riferimento della multiformevirtuosità innescata dal processo di aziendalizzazione nel settore sanitario.

La raccolta sistematica e sistematizzata dellepratiche può rappresentare una risposta delsistema rispetto al momento storico di particolari ristrettezze economico finanziarie ealla conseguente richiesta di una sostenutaazione di razionalizzazione nell’uso delle risorse. Lo scambio delle esperienze e deglistrumenti, così come il confronto tra professionisti e la definizione di riferimenti condivisi, possono rappresentare la possibilitàdi trasferire conoscenze acquisite da e trarealtà diverse e una valida opportunità persoddisfare le aspettative istituzionali e dei cittadini in tema di appropriatezza, efficienzaed efficacia del sistema.

E’ stato intrapreso un processo di valutazionedelle esperienze aziendali attraverso unmodello che ne ha accertato grado di sviluppoe risultati ottenuti. La valutazione delle esperienze ha consentito una lettura della pratica fuori da tentazioni auto referenziali cosìcome la riduzione della discrezionalità insitanel rapporto tra dichiarato (“dover essere”) eagito (“essere”) aziendale.

Una volta accertati sul piano metodologico isistemi identificativi delle buone/migliori pratiche aziendali, queste ultime vengono portate a conoscenza con forte risalto e impatto all’opinione pubblica attraverso la presentazione del “Libro Bianco sulla BuonaSanità” anche per contrastare sul piano comunicativo la percezione di una sanità connotata esclusivamente da casi di mal-practice.

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Stampa Nazionale

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Riviste Specializzate

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PANORAMA della SANITÀ • n°47 • dicembre 201122

Dossier

Fiaso presenta il primo Libro Bianco delle best practices sanitarie

Fare buona sanitàin tempo di crisiSelezionate 69 esperienze da esportare in tutta Italia per migliorare la qualità riducendo i costi.Cominciando dalla riduzione delle liste d’attesa e dei tempi di pagamento dei fornitori, perproseguire con la continuità di cure dall’ospedale al territorio, lo stop agli ingressi inappropriatiche ingolfano i pronto soccorsi, fino ad arrivare alla chat per dare al cittadino risposte in temporeale. Una raccolta che parte dal lavoro dell’Osservatorio Fiaso, Federazione Italiana AziendeSanitarie e Ospedaliere sulle buone pratiche, selezionate da un comitato scientifico compostoda esperti del mondo istituzionale, accademico e delle rappresentanze dei cittadini. Con unocchio al miglioramento delle perfomance e un altro alla riduzione dei costi

C’è l’ospedale che con iletti “swing” o “flessibili” è riu-scito a risolvere il problema del-l’iperafflusso improvviso al pron-to soccorso e del relativo bisognodi ricoveri immediati che questocomporta. C’è la Asl che è riusci-ta ad abbattere le liste d’attesafacendo abbinare alla prescrizio-ni di visite specialistiche ed ac-certamenti tre codici di prioritàclinica. Un’altra Asl ha contribu-ito ad aprire una nuova frontieradella medicina rigenerativa met-tendo a punto un innovativo tes-suto, distribuito su scala naziona-le ed utilizzato con successo inambito dermatologico ed ortope-dico. Per velocizzare i tempi dipagamento dei fornitori c’è inve-ce chi è riuscito a dematerilizzaregli ordinativi bancari, cancellan-do così lungaggini burocratiche ecentinaia di migliaia di carte. Epoi ancora, la telecardiologia avan-zata per garantire continuità assi-stenziale ai pazienti o l’idea dellachat per fornire in tempo reale

tutte le informazioni necessariead accedere alla prestazioni sani-tarie.Sono solo alcune delle 69 espe-rienze di Buona sanità seleziona-te dal Comitato scientifico del-l’Osservatorio Fiaso (la Federa-zione Italiana delle Aziende Sani-tarie ed Ospedaliere) sulle buonepratiche sanitarie. Un lavoro cheparte da oltre 150 esperienze rac-colte nell’ultimo anno e che dopol’accurata selezione condotta dalcomitato scientifico (compostoda esperti delle istituzioni, delmondo accademico e delle rap-presentanze dei cittadini ) ha por-tato alla realizzazione del primo“Libro bianco della Buonasani-tà”, presentato il 6 dicembre aRoma. Una pubblicazione realiz-zata anche grazie anche alla col-laborazione della redazione del-l’agenzia giornalistica dell’Ansa-Sanità e al contributo di Abbott,un’azienda healthcare globale, cheha creduto nell’intera operazio-ne. Oltre al Libro Bianco l’attività

•69 esperienze di Buonasanità selezionate dalComitato scientificodell'Osservatorio Fiaso(la Federazione Italianadelle Aziende Sanitarieed Ospedaliere) sullebuone pratiche sanitarie

•Oltre al Libro Biancol 'att iv i tà de l l ’Os-servatorio ha consenti-to infatti fino ad oggila messa in retedi 89 buone pratiche

•Le aree dove Asl eOspedali hanno mag-giormente investitonegli ultimi anni permigliorare le perfor-mance del nostrosistema sanitariopubblico sono in primisquella della "efficienzagestionale"

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PANORAMA della SANITÀ • n°47 • dicembre 2011 23

Dossier

dell’Osservatorio ha consentitoinfatti fino ad oggi la messa inrete di 89 buone pratiche, accura-tamente classificate in modo darenderle più facilmente consulta-bili agli operatori delle Aziendesanitarie e quindi più facilmenteesportabili sul territorio naziona-le.

Dove si fa più“Buonasanità”Le aree dove Asl e Ospedali hannomaggiormente investito negli ulti-mi anni per migliorare le perfor-mance del nostro sistema sanita-rio pubblico sono in primis quelladella “efficienza gestionale”(33,9% delle buone pratiche sele-zionate nel Libro bianco). Formulaapparentemente un po’ vaga dietrola quale si celano in realtà azioniconcrete , mirate soprattutto amigliorare i processi di natura cli-nica (14,9%)e a ridurre i costiamministrativi (10,3%). Tra lecinque aree tematiche selezionateal secondo posto per numero dibuone pratiche c’è l’assistenzaterritoriale (30,5%) e, in partico-lare, la continuità delle cure(20,1%). Al terzo posto un tema alcentro dell’azione del nuovo Go-verno per la sanità:quello dell’ap-propriatezza (15,5%), parola chia-ve per evitare sprechi ed ottimizza-re le risorse disponibili. Seguonopoi le aree tematiche della comu-nicazione promozione della salu-te (14,4%) e dell’innovazione tec-nologica (5,7%).Dal punto di vista “geografico” laparte del leone la fa il nord conben 50 buone pratiche sulle 69selezionate e, in particolare, l’Emi-lia Romagna, che da sola è pre-sente con 25 esperienze.

GiovanniMonchiero:«la Buonasanitàfrutto di quel cheresta dell’azien-dalizzazione»

«La raccolta sistematica delle bestpractice sanitarie» puntualizza ilPresidente della Fiaso, GiovanniMonchiero «è il contributo checome Aziende offriamo in questafase così difficile del Paese perdimostrare con i fatti che è ancorapossibile coniugare buona quali-tà dei servizi e sostenibilità eco-nomica. E il Libro Bianco dellaBuona sanità -prosegue- è li adimostrare che questo obiettivosi più centrare solo puntando sul-la aziendalizzazione del sistemadel quale le esperienze seleziona-te sono il frutto diretto, nonostan-te le tendenze neo-centralisticheda anni in atto».

ValerioAlberti:«progettualità, eco-nomicità e fattoreumano alla base deisuccessi»Ad individuare una base comunealla best practices valutate è ilVice Presidente di Fiaso, ValerioFabio Alberti, Responsabile del-l’Osservatorio. «Il filo rosso» spie-ga Alberti, responsabile del pro-getto «è innanzitutto quello del-l’approccio progettuale, ossia del-la capacità di tradurre i “proposi-ti” in “progetti “». «In secondoluogo il limitato investimento eco-nomico, l’approccio sempre piùdi squadra e, non da ultimo, ilfattore umano perché nessunadelle esperienze raccolte avrebbevisto la luce se gli operatori sani-tari non avessero messo in discus-sione il proprio approccio nel-l’organizzazione del lavoro».

Una rassegna(parziale) dellaBuonasanità ItalianaMa vediamo più da vicino alcuniesempi di Buona sanità, precisan-do che non si tratta delle miglioripratiche in assoluto ma soltantodi alcune esperienze con maggio-

re impatto sulla qualità percepitadai cittadini-utenti.

Come prevenirei bisogni degli anzianiLe ultime rilevazioni Eurostat par-lano chiaro, nel 2060 gli ultrases-santacinquenni in Italia costitui-ranno un terzo della popolazionee oltre il 14% degli italiani avràpiù di 80 anni.In questo contesto si è inserito ilprogetto per “la gestione antici-pata della fragilità” nel distrettoSud-Est dell’Azienda sanitariaparmense, finanziato dalla Regio-ne Emilia Romagna e dalla Pro-vincia di Parma.Due le fasi principali del piano.La prima azione è stata quella dirilevare le principali caratteristi-che (demografiche ma anche so-ciali e sanitarie) della popolazio-ne anziana del distretto, in parti-colare degli ultra settantacinquen-ni, con l’obiettivo di individuareeventuali situazioni a rischio e difornire, attraverso la conoscenzadelle loro condizioni di vita e disalute, elementi utili alla pro-grammazione socio-sanitaria peri Comuni e per l’Ausl. Parallela-mente si è cercato di definire unametodologia di lavoro condivisafra i medici di medicina generalee i servizi sociali volta a progetta-re azioni concrete. La rilevazioneè stata condotta dal medico cu-rante e dall’assistente sociale delComune, che hanno compilatoinsieme una scheda di valutazio-ne sull’assistito, cha ha consenti-to di avviare il monitoraggio di3.138 anziani. A loro volta coin-volti con attività informative, inparticolare attraverso le organiz-zazioni sindacali dei pensionati.Dopo circa un anno e mezzo èstato possibile passare alla secon-da fase del progetto: con lo stessometodo è stato eseguito il followup della popolazione esaminatain partenza che ha permesso diindividuare i principali fattoridella perdita di autosufficienza

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Dossier

degli anziani e quindi l’identifi-cazione ex ante di alcuni segnalidi criticità. Questo ha consentitola valutazione di anziani prima“invisibili” ai servizi sociali. Dal-l’esperienza, durata tre anni, ne èuscito rafforzato anche il rappor-to fra medici e assistenti sociali,tanto che la segnalazione dei casia rischio da parte dei medici agliassistenti è diventata una prassiconsolidata. In particolare, nellafase di follow up è stato riscontra-to rispetto all’anno prima un au-mento del 30% delle segnalazio-ni ai servizi sociali e del 20% perquanto riguarda le prese in carico.Diminuiti invece del 7% i ricove-ri in Casa Protetta.

Meno attesa in corsiacon i letti “swing”Meno tempo di attesa al prontosoccorso e aumento dei ricoveridiurni a scapito di quelli nottur-ni. Sono alcuni dei risultati rag-giunti ancora a Parma ma questavolta dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria, grazie a un proget-to avviato nel 2008 che ha intro-dotto in ospedale il programma di“swing bed”, ovvero quei letti

ospedalieri che possono essereusati, secondo necessità, sia perpazienti critici che di lungode-genza.Letteralmente “letti scambiatori”o flessibili, gli swing bed si sonorivelati essere la soluzione idealeper affrontare un “iperafflusso”improvviso riscontrato al prontosoccorso, sette volte maggioredal 2008. La via italiana delloswing bed di origine statuniten-se, applicata con il progetto par-mense, ha dimostrato che consoli 12 “letti scambiatori” è statopossibile attivare un circolo vir-tuoso che ha permesso di aumen-tare il flusso di malati da repartiper acuti a reparti di lungodegen-za, incrementando i posti liberiper il pronto soccorso. In pratical’Aou, grazie anche all’introdu-zione della figura professionaledel “bed manager”, ha identifica-to 12 letti di lungodegenza ag-giuntivi sotto la responsabilitàdell’équipe medica di Lungode-genza Critica. Su quei letti sonostati trasferiti malati stabili, pros-simi alle dimissioni. In questomodo è stato possibile liberareposti letto per malati post-acuti o

post-terapia inten-siva provenientidai reparti per acu-ti e le unità ospe-daliere di Medici-na sono riuscite adaccogliere con rit-mi più regolari iricoveri dal pron-to soccorso. Uncircolo attivato inpoco tempo,meno di quattroore, e senza costiaggiuntivi. Duran-te il periodo di at-tuazione del pro-gramma (dal 2008al 2010) il numerodei ricoveri diurniè aumentatodell’80%, con unariduzione dei tem-

pi d’attesa per il posto letto del18% e una conseguente riduzionedel numero di ricoveri notturni.

Liste d’attesa sotto controlloin tre mosseAdeguare i tempi di attesa diciascun cittadino al bisogno cli-nico che manifesta, garantendoun tempo di attesa massimo sud-diviso per fascia di priorità. Iltutto grazie anche al prezioso con-tributo dei medici di famiglia,dei pediatri di libera scelta e deglispecialisti ospedalieri. Benvenutia Trento, dove l’Azienda Provin-ciale per i Servizi Sanitari ha deci-so di affrontare con un approccioinnovativo uno dei problemi piùseri che attanagliano il ServizioSanitario Nazionale: quello dellefamigerate liste attesa. Con unobiettivo prioritario, garantire deitempi di attesa con priorità condi-vise. Il progetto ha preso formapiù di 10 anni fa (precisamentenel 2000) quando, a causa delprogressivo aumento dei tempidi attesa per accedere alle presta-zioni specialistiche ambulatoria-li, presso un Distretto dell’Azien-da è stata realizzata un’esperien-za pilota, che riprendeva un mo-dello che prevede l’uso di rag-gruppamenti di attesa omogenei(Rao). Un modello ideato perfacilitare l’applicazione di crite-ri di accesso alle prestazioni spe-cialistiche ambulatoriali nonbasati semplicemente sul crite-rio first-in first-out (il primo chearriva viene servito per primo)ma su criteri clinici espliciti econcordati grazie al coinvolgi-mento partecipativo e progressi-vo di medici di medicina genera-le, dei pediatri di libera scelta edegli specialisti ospedalieri, chehanno avuto il compito di con-cordare alcune “parole chiave cli-niche” capaci di descrivere il gra-do di “bisogno diagnostico” delpaziente. Un bisogno che come“variabile dipendente” ha un suocorrispettivo tempo di attesa rite-

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nuto “ragionevole”. In sostanza,il percorso di coinvolgimento pro-gressivo ha portato alla definizio-ne di 3 categorie di priorità clini-ca (Rao A, max. 3 giorni di attesadalla prenotazione, Rao B, max.10 giorni, Rao C, max. 30 giorni),le quali consentono al medicoche prescrive una prestazione distabilire a priori, cioè al momen-to della prescrizione, il tempo diattesa ritenuto adeguato. Talemetodo permette di ridurre alminimo i tempi anche del medi-co di famiglia, che altrimenti, difronte ad un paziente prioritario,sarebbe costretto a cercare telefo-nicamente il collega specialistaper poter fissare un appuntamen-to in tempi ragionevoli.La formula dei tre Rao ha consen-tito di rispettare i tempi massimidi attesa per priorità clinica e ,fatto non da poco, ha ridottol’invio di pazienti al pronto soc-corso.

I tessuti bio-ingegnerizzati,nuova frontiera della medicinarigenerativaCurare le grandi ustioni o, più ingenerale, ricostruire non solocute, ma anche tendini o cartila-gine con un tessuto ingegneriz-zato in laboratorio a partire damateriale biologico, quindi daun donatore, senza reazioni av-verse nel paziente ricevente. È lanuova frontiera della medicinarigenerativa a cui ha lavorato,dal 2007 al 2009, l’Azienda Usldi Cesena, che ha messo a puntoun supporto, “scaffold” in ger-go, decellularizzato e biocom-patibile per la riparazione ditessuti. Suddivisa in tre stadi(gli studi in vitro, gli studi exvivo e la sperimentazione clini-ca), la ricerca ha consentito lamessa a punto di un innovativotessuto distribuito dalla Bancadella Cute di Cesena su scalanazionale ad ospedali e case dicura pubblici e privati, dietrospecifica richiesta. Oggi il tes-

suto prodot-to è utilizza-to cl inica-mente consuccesso so-prattutto indue ambiti:quello der-matologico,per il tratta-mento di fe-rite gravi, equello orto-pedico per lar iparazionedella cuffiadei rotatoridella spalla.I pazienti sottoposti all’innestonon hanno mai mostrato reazio-ni avverse, nemmeno nel tempo.

Tempi di pagamento più rapidicon la de materializzazione de-gli ordinativi bancariCinque metri cubi: tanto avreb-be richiesto l’archiviazione de-cennale dei documenti cartaceidell’Azienda sanitaria ligure diChiavari relativi agli ordinativibancari, pratiche che invece oggisono totalmente dematerializ-zate e archiviate digitalmente,con notevole risparmio di costie tempo, grazie a un progettorealizzato nel 2010.Un risultato notevole se rap-portato ai dati della Banca d’Ita-lia diffusi lo scorso anno, cheparlano di ordinativi informati-ci adottati solo parzialmentedal 42% dei Comuni e da “al-cune” Asl. Tra queste spiccasicuramente l’Azienda Sanita-ria Locale 4 Chiavarese che hatrasformato, grazie a un siste-ma informatizzato, il flussocompleto degli ordinativi ban-cari di incasso e pagamentoapplicando la firma digitale,conforme a standard nazionali,e l’archiviazione ottica sostitu-tiva di quella cartacea. Questoha consentito dal primo no-vembre del 2010 di demateria-

lizzare 12mila ordinativi l’an-no, pari a 30mila fogli di carta,con conseguente riduzione deitempi di esecuzione e gestionedegli ordinativi bancari. A regi-me si parla di uno stock di 120mila documenti e 300mila fo-gli. Meno carta e più trasparen-za anche grazie al nuovo “Por-tale Fornitori”, che con unapassword mette a portata di cli-ck lo stato dei pagamenti.Un progetto che ha portato an-che ad una riduzione dei tempidi pagamenti dei fornitori, con-tenuti entro i 4 mesi. Ancorasicuramente superiori ai 30 gior-ni della Direttiva europea chedovremmo recepire nel 2013,tempi che scontano però il pro-blema, comune a tutte le Azien-de, dei ritardati flussi di cassa.

Un progetto avanzatodi telecardiologiaConcepita e nata per l’impiegosul territorio, la telecardiologia,un’applicazione di telemedici-na che consente la pratica dellaCardiologia attraverso i moder-ni mezzi di telecomunicazione,ha potenzialità enormi in ambi-to intraospedaliero, sia di tipoorganizzativo (migliore utiliz-zazione delle risorse, riduzionedei tempi di attesa, refertazio-ne-archiviazione in linea, etc)

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sia per quanto riguarda l’appro-priatezza clinica. In ospedali digrandi dimensioni, infatti, soprat-tutto se organizzati in padiglionio in presidi monospecialistici,disporre di un sistema centra-lizzato per la lettura e l’archi-viazione di un Elettrocardio-gramma (Ecg) anche “sempli-ce” costituisce un vantaggioorganizzativo straordinario. Perquesto nel giugno del 2006l’Azienda Ospedaliero-Univer-sitaria “Umberto I Gm Lancisi,G. Salesi” di Ancona ha decisodi realizzare un progetto ditelecardiologia avanzato intra-aziendale, indirizzato in par-ticolare ai pazienti con sindro-mi coronariche acute e ai pa-zienti ricoverati in ambienti“protetti”: rianimazioni, onco-logie, ematologie e presidi ma-terno-infantili. In caso di ne-cessità viene anche attuato untelemonitoraggio continuo deiparametri vitali essenziali, inmodo che la situazione clinicasia condivisa tra cardiologo edematologo responsabile. Il car-diologo si reca pertanto nei re-parti di terapia intensiva solo sela sua presenza è strettamentenecessaria. Un percorso dunquearticolato, che mira ad assicura-re la continuità assistenziale eche ha permesso di eseguire unavalutazione cardiologica nel100% dei pazienti trattati, con-tro il 30% precedentemente rile-vata, oltre a ridurre i costi e itempi di attesa per visite e fol-low-up, realizzate direttamentenel corso della visita di controlloematologica. Inoltre, i controllicardiologici inappropriati sonoscesi sotto la soglia fisiologicadel 10%, mentre sono stati ridot-ti, se non azzerati, i tempi diattesa per la valutazione cardio-logica intraospedaliera. Infine ilprogetto realizzato dall’Aziendadi Ancona ha portato ad unariduzione delle visite pre-chirur-giche da 700-800 a meno di 100.

Quando l’informazioneviaggia in chatOffrire un servizio di informa-zione immediato e di facile uti-lizzo rivolto a cittadini ed entiche navigano su internet. Unservizio semplice quanto essen-ziale, quello ideato dall’Azien-da sanitaria di Firenze, che nel2009 ha dato il via alla realizza-zione del progetto denominato“Urp on line”. Obiettivo quellodi mettere in contatto, in tem-po reale, il cittadino e l’opera-tore dell’Ufficio relazioni conil pubblico (Urp) e di fornire unmezzo di comunicazione traAzienda e cittadino a costozero. Unica “conditio sine quanon”, per l’utente, quella diavere a disposizione un com-puter con accesso al web. Ilprogetto, frutto della sintesitra informatica e le più moder-ne tecniche di comunicazione,riesce infatti a mettere in con-tatto e far dialogare il cittadi-no e l’operatore dell’Ufficiorelazioni con il pubblico. Èsufficiente avere a portata dimano un pc e, da casa pro-pria, dal proprio ufficio, o daqualunque altro luogo dove

s i a po s s ib i l e conne t t e r s i ,chiunque può porre un quesi-to o chiedere informazionidettagliate ad un operatoreaddetto alle relazioni con ilpubblico. Basta cliccare sul-l’icona “Urp On Line” che sitrova sulla destra della homepage del sito dell’Azienda fio-rentina, registrarsi, indican-do il proprio indirizzo di po-sta elettronica, e subito si puòiniziare ad utilizzare la chat.L’operatore viene immedia-tamente allertato da un se-gnale, sia visivo che sonoro,e risponde alla chiamata del-l’utente, che automaticamen-te riceverà un primo messag-gio standard: “Salve, comeposso aiutarti?”. Da questomomento comincia la con-versazione tra utente ed ope-ratore, grazie alla quale ognici t tadino potrà chiedere eavere qualsiasi informazionesull’Azienda ed il mondo sa-nitario. Il servizio è attivo dallunedì al venerdì dalle 9 alle13 e richiede l’impiego dipochi operatori, che possono“chattare” con gli utenti daqualsiasi Pc aziendale.

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“Libro Bianco della Buona Sanità” sono

certamente rappresentative della tensione

continua verso il miglioramento nonché

degli sforzi fatti dalle Aziende Sanitarie e

Ospedaliere della penisola.

Nel volume le esperienze sono state, infine,

elaborate in forma divulgativa grazie alla col-

laborazione editoriale con ANSA Sanità.

FIASO, forte di questo patrimonio di infor-

mazioni, intende ora favorire la condivisione

delle ‘buone pratiche’, metterle a sistema

e renderle accessibili agli operatori coin-

volti, affinché possano toccare con mano

e vagliarne la riproducibilità e l’eventuale

difficoltà di trasposizione in altre realtà ge-

ografiche, cliniche, organizzative.

Valerio Fabio AlbertiDirettore Generale Ulss 3 di Bassano

Il “Libro Bianco della Buona Sanità” re-

alizzato da FIASO (Federazione Italiana

Aziende Sanitarie e Ospedaliere) è stato

presentato a Roma lo scorso 6 dicembre,

durante un riuscito convegno tenutosi

all’Ara Pacis Augustae con il supporto in-

condizionato di Abbott. L’appuntamento ha

visto la presenza incisiva e partecipata di più

di 150 persone provenienti da tutta Italia, tra

addetti ai lavori e professionisti dell’ambito

ospedaliero, farmaceutico e della comunica-

zione e rappresentanti delle Istituzioni.

FIASO ha ideato, seguito, organizzato e

sostenuto la realizzazione di questa pubbli-

cazione, curata da Fosco Foglietta e Nicola

Pinelli, volta a dare una panoramica appro-

fondita e accreditata delle ‘best practices’ re-

alizzate dalle Aziende Sanitarie italiane.

Alle Aziende non è stato inizialmente dato

alcun vincolo in merito agli ambiti dei quali

dovevano far parte le migliori pratiche. La-

sciandole così libere, le esperienze raccolte

da FIASO con la call for practice hanno spa-

ziato in vari ambiti di applicazione. Dopo

una scrematura iniziale effettuata da un Co-

mitato Strategico, sono state definite le aree

tematiche in base al contenuto delle schede

compilate.

Quattro sono stati i criteri principali cui si è

ispirata inizialmente la valutazione: misurabi-

lità, innovazione, sostenibilità, riproducibilità.

In una fase successiva, nella quale sono

state esaminate in modo approfondito 69

esperienze, un secondo gruppo di valutatori,

riuniti nel Comitato Scientifico – composto

da esperti del settore sanitario impegnati in

diversi ambiti istituzionali e professionali –

ha poi provveduto ad una valutazione delle

schede analitiche, contenenti informazioni

molto più puntuali. In particolare, il Comitato

si è occupato di comprendere attraverso

quali processi fossero stati progettati, attuati,

monitorati, verificati e da ultimo misurati i ri-

sultati ottenuti da ciascuna esperienza.

Le macro aree tematiche individuate sono

risultate cinque: appropriatezza clinica e

qualità delle cure; assistenza territoriale; ef-

ficienza gestionale; innovazione tecnologica;

comunicazione e promozione della salute.

Da una elaborazione effettuata sulle macro

aree e sulle sotto aree tematiche, è emerso

che gli ambiti in cui le Aziende Sanitarie ita-

liane hanno maggiormente investito negli

ultimi anni per il miglioramento del sistema

sono stati: continuità delle cure (20,1%), ap-

propriatezza clinica e organizzativa (19%),

standardizzazione dei processi (15%) e mi-

glioramento dell’efficienza (10%).

Un approccio empirico è stato applicato

anche nella selezione delle ‘parole chiave’

associate o associabili a ciascuna esperienza,

che richiamano servizi, attività, strutture,

campi d’indagine, prodotti, criticità, patolo-

gie, professionalità, comportamenti, proce-

dure, etc.

Le esperienze entrate così a far parte del

Best Practice

LA BUONA SANITà IN PRATICA

FIASO

Edito da

Con il supporto incondizionato

Risultati da

Osservatorio

Libro bianco

della Buona Sanità

Corso Vittorio Emanuele II, 2400186 Roma

Tel. 06.699224145 - Fax [email protected] - www.fiaso.it

Risultatid

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FIASO

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rob

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Buona

Sanità

2011

A cura diFosco Foglietta e Nicola Pinelli

COPERTINAFIASOcentury 25-11-2011 10:45 Pagina 1

ESEMPI DI BUONA SANITà NEL LIBRO BIANCO DELL’ULTIMA RICERCA REALIzzATA DALL’OSSERvATORIO FIASO. PUBBLICHIAMO SEI ESEMPI RELATIvI ALLE CINQUE AREE TEMATICHE

ABOUTPHARMA | BesT PRAcTice44

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Migliorare la produttività diagnostica e aumentare il numero di esami “utili” attraverso la

creazione e il potenziamento di una rete di centri prelievi coordinata da un laboratorio

ospedaliero centrale. Ci è riuscita l’Azienda sanitaria locale Roma D con un progetto avviato

nel 2007 e volto a incidere sulle modalità di accesso alle prestazioni diagnostiche.

L’ASL è intervenuta in un’area cruciale dell’attività clinica: i test di laboratorio hanno un impatto notevole nella gestione

dei pazienti, perché influenzano più di due decisioni terapeutiche su tre (70%) da parte dei medici. Un errore anche

minimo o lo svolgimento di esami inappropriati e a volte contraddittori non è solo una perdita di tempo per paziente

e Azienda, ma può avere effetti gravi sulla diagnosi e quindi sulla cura di una determinata patologia. Senza tralasciare lo

spreco di risorse, umane ed economiche.

Di qui l’iniziativa realizzata nella capitale nell’ambito dell’Area della Diagnostica di Laboratorio costituita dalla U.O.C. di

Analisi Chimico-Cliniche e Microbiologiche del presidio ospedaliero G.B. Grassi e da 13 Centri prelievi distribuiti sul

territorio di competenza della ASL Roma D (Comune di Fiumicino e Municipi XIII, Xv e XvI). In particolare, il modello

di rete che ha unito i diversi centri prelievo e che ha concentrato il servizio di esecuzione analitica, ha garantito la stan-

dardizzazione delle prestazioni e l’efficienza economica delle stesse. L’Azienda ha infatti calcolato che il risparmio annuo

derivante dall’esperienza è di 60 mila euro.

La produttività interna è stata potenziata con una profonda riorganizzazione che ha previsto la riqualificazione e in alcuni

casi la ricollocazione dei centri prelievo. Il piano ha coinvolto anche il personale e le tipologie analitiche che facevano

capo a ciascuna struttura, il tutto in funzione di una copertura di turni massima, h24. Parallelamente i medici di base e

quelli ospedalieri sono stati raggiunti da una campagna informativa per promuovere un certo livello di appropriatezza

delle indagini.

Parte del progetto ha riguardato inoltre l’accoglienza degli utenti nelle aree di accettazione e refertazione, le cui con-

dizioni sono state migliorate attraverso esperienze di formazione e aggiornamento del personale. L’ASL Roma D ha

poi provveduto a ricalibrare i parametri utilizzati da un’altra componente chiave del meccanismo: il sistema informatico

del laboratorio, reso quindi uniforme tra ospedale, territorio e punti prelievo. In questo modo attraverso la rinnovata

struttura informatica è stato possibile non solo lo scambio di dati e risultati, ma anche la standardizzazione dei referti, la

classificazione delle prestazioni e la loro rilevazione analitica. Notevoli i risultati raggiunti oltre al risparmio economico già

citato. In primis l’aggiornamento tecnologico del sistema analitico e la riduzione dei tempi di refertazione. Gli utenti hanno

inoltre avuto a disposizione nuovi punti di prelievo dislocati sul territorio e sono stati sottoposti meno spesso ad esami

inappropriati, grazie alla collaborazione tra medici di reparto, medici di base e dirigenti dei laboratori aziendali che hanno

definito protocolli ad hoc per la valutazione della specificità clinico-diagnostica e del livello di appropriatezza delle indagini.

Regione Lazio

Azienda sanitaria Locale Roma DDirettore Generale: Ferdinando Romano

Referente dell’esperienza: Concetta PaparellaTitolo: Progetto di miglioramento delle modalità di accesso alle prestazioni di

laboratorio con incremento dell’efficienza erogativa e della appropriatezza diagnostica

SANITà: ASL ROMA D, MENO ESAMI INUTILI CON CENTRI PRELIEVIE LABORATORIO “IN RETE”

ASSISTENzA TERRITORIALE

ABOUTPHARMA | BesT PRAcTice 45

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Utilizzare un protocollo aziendale per la prevenzione e la gestione dei danni da decubito,

che sono spesso il frutto di una cattiva assistenza in ambito domiciliare o ospedaliero,

e si verificano quando non vengono attivate le necessarie tecniche di prevenzione e

l’utilizzo dei moderni ausili antidecubito. E’ questa la strada scelta dalla Azienda ULSS 21 di Legnago, che da gennaio

a dicembre 2009 ha dato vita ad un progetto sperimentale nel reparto di lungodegenza riabilitativa dell’Ospedale San

Biagio Bovolone per limitare i danni da lesione da decubito attraverso l’utilizzo di un software gestionale che valuta

i risultati raggiunti in considerazione della gravità dello stato di salute del paziente e della tipologia del materasso

utilizzato. Obiettivo quello di migliorare la qualità assistenziale e diminuire i costi post-dimissione e di fare in modo

che il paziente ricoverato che presenta un medio-alto rischio per lesione da decubito non sviluppi o peggiori la sua

situazione alla dimissione. Per far questo è stato innanzitutto costruito all’interno dell’Azienda un software specifico,

contenente elementi conoscitivi dei prodotti e dei presidi farmaceutici. Successivamente sono state formate 2 in-

fermiere per reparto per avere le prime osservazioni gestionali del prodotto, e poi sono state stabilite una serie di

valutazioni successive per verificare lo stato del progetto, monitorato trimestralmente dal responsabile del progetto

stesso e dal coordinatore sanitario. Il progetto ha inoltre previsto l’organizzazione di una serie di incontri formativi

per l’utilizzo del software. Nel complesso l’applicazione di un protocollo univoco che dà indicazioni sulle modalità di

utilizzo dei presidi antidecubito e su quale tipo di materasso antidecubito utilizzare se supportato da un software spe-

cifico ha permesso di avere un riscontro immediato dei risultati. Anche se va sottolineato come al successo di questa

esperienza abbiano dato un importante contribuito anche il buon clima organizzativo, la motivazione delle persone

coinvolte e l’ambiente culturalmente evoluto. Tornando ai risultati, sono stati analizzati i dati di due reparti di lungo-

degenza. Nel primo il 69% dei pazienti non ha peggiorato la lesione di ingresso o non ha sviluppato lesioni durante il

ricovero, il 18% ha migliorato la propria situazione mentre il 13% ha subito un peggioramento. Nel secondo reparto,

invece, è il 56% dei pazienti (su 630 ricoveri annui) a non aver peggiorato la lesione di ingresso o sviluppato lesioni

durante il ricovero, mentre nel 34% dei casi la lesione è migliorata. Inoltre, migliorare l’assistenza del paziente ha di

fatto permesso di utilizzare al meglio le risorse e di indirizzarle verso altre esigenze (materiale per medicazioni, presidi

antidecubito adeguati) con conseguente riduzione dei costi assistenziali sia durante il ricovero che nel post dimissione

dovuto all’assenza o al non peggioramento delle lesioni da decubito. L’esperienza, realizzata in forma sperimentale, e

che non ha avuto finanziamenti esterni, è stata poi adottata dal Servizio Adi (assistenza domiciliare integrata).

Regione Veneto

Azienda Unità Locale Socio-Sanitaria LegnagoDirettore Generale: Daniela Carraro

Referente dell’esperienza: Borese BenvenutoTitolo: Limitare i danni da lesione da decubito

VENETO: UN SOFTWARE PER DIMINUIRE LE LESIONI DA DECUBITO

APPROPRIATEzzA E qUALITà DELLE CURE

ABOUTPHARMA | BesT PRAcTice46

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Ridurre i rischi e gli errori in ambiente chirurgico e al tempo stesso responsabilizzare gli

operatori sanitari. Il tutto attraverso la predisposizione di un protocollo di verifica tramite

la cosiddetta ‘Check List’ e relativi audit organizzativi. Ha deciso di puntare sulla gestione

del rischio clinico l’Azienda USL di Parma, che nel dicembre nel 2009 ha dato il via ad un progetto sperimentale

realizzato nel dipartimento Chirurgico dell’Ospedale S. Maria di Borgo val di Taro che prevedeva, per un periodo

di tempo di 6 mesi, l’introduzione in tema di rischio clinico delle ‘check list’ ministeriale per la sicurezza del paziente

in sala operatoria, oltre alla scheda di ‘Incident reporting’ dell’Agenzia sanitaria dell’Emilia-Romagna, grazie alla quale i

professionisti sanitari possono, spontaneamente, segnalare i cosiddetti ‘near misses’, i quasi eventi avversi, allo scopo

di fornire una base di analisi per predisporre in futuro strategie migliorative. Sponsorizzata dal ministero della Salute,

che la propone con tanto di manuale di accompagnamento e tre video visibili sul proprio sito internet, e modulata su

quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la ‘Check List’ non è propriamente una legge: si tratta più che altro di

“forti indicazioni”, concordate con le Regioni, sull’implementazione degli standard di sicurezza nelle sale operatorie e in

tutte le procedure chirurgiche effettuate. Al termine dei sei mesi di sperimentazione i risultati sono stati sorprendenti

e hanno dimostrato che nel periodo di applicazione della ‘Check List’ c’è stato un azzeramento dei casi per quanto

riguarda l’inquadramento dei pazienti, la sede operatoria e la sala operatoria. Inoltre l’utilizzo della scheda di ‘incident

reporting’ ha consentito di evidenziare quattro possibili errori, due dei quali relativi alla somministrazione-sospensione

dei farmaci. L’uso della Check List ha anche evidenziato il ruolo fondamentale svolto dall’infermiere in tutto il processo

di accoglienza e cura, determinando nel personale maggiore consapevolezza e coinvolgimento. Tutto questo ha di

fatto rappresentato un’occasione di crescita anche culturale, nonostante ci siano state alcune resistenze all’introdu-

zione di questo strumento, rilevate tramite la lettura del questionario di gradimento.

Diffidenze che tuttavia sono state neutralizzate grazie ad un esame dei dati in corso e anche al confronto tra unità

operative. L’esperienza dell’AUSL di Parma, realizzata in forma sperimentale, è stata poi adottata in pianta stabile. E

in prospettiva, i buoni risultati avvenuti in particolar modo sul versante della sicurezza del pazienti, fanno intravedere

ottime prospettive dal punto di vista economico, se solo si pensa ai costi di eventuali contenziosi per errori in fase di

trattamento. A dimostrazione della valenza del progetto e delle sue potenzialità future, un abstract di questa espe-

rienza è stato pubblicato al Forum del “Risk management” 2010 ad Arezzo.

Regione Emilia Romagna

Azienda Unità Sanitaria Locale ParmaDirettore Generale: Massimo Fabi

Referente dell’esperienza: Massimo FacchiniTitolo: La gestione del rischio clinico e la sicurezza dei pazienti

RISCHIO CLINICO: PARMA PUNTA SULLA “CHECk LIST” PER RIDURRE gLI ERRORI

APPROPRIATEzzA E qUALITà DELLE CURE

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Sperimentare un sistema di sorveglianza che desse luogo alla costruzione di un proto-

collo di buone pratiche di cura nei disturbi del comportamento alimentare (Dca). Con

queste premesse l’Azienda sanitaria di Potenza, in Basilicata, ha dato il via nell’aprile del

2008 a questo ambizioso progetto incentrato sui disturbi del comportamento alimentare, al cui interno oggi vanno

annoverate tutte quelle patologie (le più conosciute sono l’anoressia e la bulimia) caratterizzate da un’alterazione del

comportamento alimentare e da una alterata percezione della propria immagine corporea. Stando agli ultimi dati resi

noti dal ministero della Salute, in Italia sono almeno 3 milioni le persone tra i 13 e i 35 anni che soffrono di disturbi

alimentari, con una soglia d’età che si sta ulteriormente abbassando fino ad arrivare a coinvolgere anche bambini di dieci

anni. E il fenomeno, che finora è stato maggiormente femminile, comincia a diffondersi anche nell’universo maschile. In

base a questi dati e conoscendo la reale incidenza di questi disturbi, l’obiettivo del progetto, dunque, era quello di de-

lineare una mappa dettagliata dei servizi pubblici presenti nel territorio nazionale, di realizzare un’attività di sorveglianza

dell’incidenza e della prevalenza dei Dca che afferiscono ai servizi attraverso la raccolta dati effettuata da una rete di

centri di accreditata esperienza, di misurare la variabilità e le caratteristiche di nuovi casi di disturbi da comportamento

alimentare e, infine, di definire un protocollo di buone pratiche nel trattamento dei Dca basato su evidenze scientifiche.

Un compito non facile, considerata la difficoltà di trattare un malattia che nella seconda metà del Novecento ha assunto

i caratteri di una vera e propria “epidemia sociale”. Il progetto, terminato nel dicembre del 2010 (originariamente il

termine era fissato al dicembre 2008) ma poi adottato in pianta stabile dall’Azienda, ha portato all’elaborazione di un

elenco dettagliato dei servizi censiti clusterizzato e consultabile dalla popolazione. Nello specifico, il progetto sui Dca ha

prodotto miglioramenti in termini di riorganizzazione, a cominciare dalla sistematizzazione dei percorsi e della relativa

codificazione, in termini di processi operativi, con ricadute positive sul trattamento, e anche in termini di appropriatezza

organizzativa, grazie ad una maggiore compliance dei percorsi terapeutici. Da sottolineare, inoltre, il ruolo informativo/

comunicativo svolto dal Cup, oltre che dalle strutture organizzative direttamente coinvolte nella realizzazione del

progetto, e il ruolo molto attivo svolto dai cittadini-pazienti nella fase attuativa del progetto. L’esperienza della ASP di

Potenza ha ottenuto un riconoscimento ufficiale: quello di partecipare, per la seconda volta, al progetto ministeriale

quale centro di eccellenza per la cura dei disturbi da comportamento alimentare.

Sul piano organizzativo interno, l’esperienza ha contribuito in modo sensibile alla strutturazione di modalità operative

certe ed efficienti.

Regione Basilicata

Azienda Sanitaria Locale di PotenzaDirettore Generale: Pasquale F. Amendola

Referente dell’esperienza: Rosa TrabaceTitolo: Le Buone Pratiche di Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE; IN BASILICATA PROMOSSO PROgETTO SU BUONE PRATICHE DI CURA

EFFICIENzA gESTIONALE

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Migliorare la qualità di vita dei pazienti con scompenso cardiaco cronico e ad alto

rischio di ospedalizzazione e fornire una migliore continuità assistenziale ospedale-

territorio, cercando al tempo stesso di ridurre il numero di re-ricoveri e delle giornate

di degenza. Erano questi gli obiettivi della ASL di Cesena, che nel 2003 ha dato avvio ad un programma di telemedicina

e di teleconsulto per la gestione dei pazienti con scompenso cardiaco avanzato. Un programma semplice quanto

ambizioso, realizzato con costi minimi, che dopo più di 7 anni è diventato parte integrante della struttura romagnola,

ottenendo risultati straordinari. Ma come funziona, nella pratica, questo progetto? I pazienti con scompenso cardiaco

avanzato inviano al Centro, utilizzando un semplice telefono a tastiera, alcuni parametri semplici che definiscono lo

stato di potenziale instabilità clinica: peso corporeo, pressione arteriosa, frequenza cardiaca ad intervalli regolari, a

seconda del quadro clinico del paziente. I dati vengono inviati tramite un sistema telematico originale al call center,

dove entrano automaticamente dentro una cartella clinica informatizzata e sono presi in visione da una infermiera

dedicata, esperta in scompenso cardiaco. In caso di scostamento dei parametri assegnati al singolo paziente, si attiva

un segnale di allarme luminoso con il numero identificativo del paziente che viene così valutato prontamente dall’infer-

miere ed attivato un tele-consulto con il paziente o i familiari. Successivamente viene decisa una eventuale variazione

della terapia o consigliata una valutazione clinica. Il progetto, che è a prevalente gestione infermieristica, ha ottenuto

una riduzione media negli anni di circa il 50% dei re-ricoveri per scompenso cardiaco rispetto al periodo precedente

l’inserimento nel progetto

di Telemedicina. E un’analisi su 173 pazienti realizzata dal 2003 fino al 30 giugno 2010 seguiti con un follow up medio

di circa due anni ha dimostrato una riduzione del 40% dei ricoveri per scompenso e del 38% delle giornate di degenza,

con conseguente notevole risparmio di risorse. Inoltre è migliorata la qualità di vita dei pazienti, che si sono sentiti

seguiti e rassicurati “come se avessero l’ospedale in casa”. E per quei casi, non frequenti, in cui il paziente trasmette i

dati in modo incostante, rischiando di pregiudicare la corretta procedura, è previsto un teleconsulto attivo per capire

lo stato clinico del paziente. Questa esperienza ha anche migliorato la continuità assistenziale, grazie all’azione svolta

dai medici di Medicina Generale, che hanno sottoscritto l’adesione al progetto e ora sono in grado di visionare i

dati dei loro pazienti attraverso il sistema informatico, garantendo la privacy e la corretta gestione dei dati sensibili. Il

sistema originale prodotto dalla ASL di Cesena è stato successivamente installato alla Università Federico II di Napoli

(Cattedra di cardiologia). Infine, i risultati del progetto analizzati fino al 2008 sono stati presentati al Congresso della

Società Italiana di Cardiologia e al congresso della Associazione Italiana Cardiologi Ospedalieri (ANMCO). Il progetto

è stato anche premiato al Forum PA del 2003 nell’ambito dei progetti innovativi in ambito clinico assistenziale.

Regione Emilia Romagna

Azienda Sanitaria Locale CesenaDirettore Generale: Maria Basenghi

Referente dell’esperienza: Pierluigi PieriTitolo: Telemedicina e teleconsulto nella gestione dei pazienti

con scompenso cardiaco cronico avanzato

SCOMPENSI CARDIACI: A CESENA IL TELECONSULTO MIgLIORA LA VITA

INNOVAzIONE TECNOLOgICA

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Regolamentare il rapporto con i mezzi di comunicazione, da un lato garantendo

un’informazione rapida e tempestiva e dall’altro evitando la pubblicazione di notizie

parzialmente o completamente errate o eccessivamente allarmistiche. Il rapporto

media-mondo sanitario non è mai stato facile, ma in epoca di rivoluzione digitale è diventato via via sempre più

importante, per entrambi.

Impossibile, per certi aspetti, farne a meno. Se ne sono accorti all’Azienda Regionale Emergenza Urgenza (AREU)

della Lombardia, che lo scorso anno ha deciso di lanciare un nuovo sistema di comunicazione, in grado di garantire

un’informazione a 360° sul lavoro delle Centrali operative 118 dell’Azienda Regionale e al tempo stesso di fare in

modo che i giornalisti, a volte troppo invasivi (a Milano, per esempio, non sono rari i giorni in cui sono stati superati

i cento contatti), non creino difficoltà alla normale attività sanitaria. Tra gli obiettivi anche quello di rispettare la pri-

vacy dei cittadini e di diffondere notizie relative ai progetti di AREU e del mondo spesso poco conosciuto del 118.

Il nuovo sistema si basa su un modello di trasmissione di informazioni non più legato alla comunicazione verbale

ma rapportato al mondo Web, grazie alla creazione di una pagina dedicata sul sito www.areu.lombardia.it. Nello

specifico ai giornalisti (previo accredito) è stata riservata un’area del sito dove si può consultare l’elenco di tutte le

missioni, estratto da Emma – il sistema operativo di Centrale – e pubblicato con un minimo ritardo sul ‘real time’.

Un ritardo appositamente voluto per motivi di opportunità e sicurezza. Su questo elenco, mediante l’applicazione

di filtri, sono visibili gran parte delle informazioni: gli orari, le località, il motivo della chiamata al 118, la tipologia dei

mezzi di soccorso intervenuti, la destinazione ospedaliera e le altre forze intervenute. Questa ‘operazione traspa-

renza’ voluta dall’Azienda regionale ha fin da subito dato i suoi frutti. I primi risultati dell’utilizzo di questa nuova

procedura automatica informatizzata, infatti, hanno evidenziato in tutte le Centrali operative di Emergenza Urgenza

un aumento della correttezza delle notizie di cronaca riportate dalla stampa ed una riduzione della situazione

conflittuale tra operatori e giornalisti; inoltre in 2 Centrali su 4 è stata rilevata una sensibile riduzione del numero

complessivo delle chiamate dei giornalisti alle stesse Centrali. Più in generale i rapporti con la stampa, prima burra-

scosi in alcuni frangenti, hanno evidenziato una proficua collaborazione, che naturalmente ha avuto riflessi positivi

sul lavoro quotidiano degli operatori e sulle modalità di gestione della comunicazione nei momenti di particolare

emergenza, che sono diventate più semplici e meno conflittuali. Infine, i rapporti più collaborativi tra operatori e

giornalisti (che hanno più volte espresso il loro gradimento per il nuovo servizio) hanno aperto nuove prospettive

di sinergie con il mondo dei media, ad esempio sulla diffusione di progetti comunicativi che coinvolgono i cittadini

sull’educazione all’emergenza. Questa esperienza è stata citata su N&A, il mensile del soccorso (febbraio 2010).

Regione Lombardia

Azienda Regionale Emergenza UrgenzaDirettore Generale: Alberto Zoli

Referente dell’esperienza: Cristina CorbettaTitolo: Elaborazione di un modello di comunicazione con la stampa

LOMBARDIA: AREU, LA COMUNICAzIONE CON I MEDIA PASSA PER IL WEB

COMUNICAzIONE E PROMOzIONE DELLA SALUTE

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TV – Radio

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TV 2000 

 

6 dicembre 2011 – ore 19.55 Trasmissione Buona Sanità Comunicazione presentazione “Libro Bianco della Buonasanità”   

2 febbraio 2012 – ore 15.00‐16.00 Trasmissione “Nel cuore dei giorni”  

  RADIO RAI UNO 

 

11 dicembre 2012  Trasmissione Pronto Salute Presentazione di tre progetti selezionati dal “Libro Bianco della Buonasanità”  

 

TV LA SETTE 

 

16 gennaio 2012 Trasmissione L’Aria che Tira Presentazione e approfondimento con ospiti in studio i responsabili delle esperienze di tre progetti selezionati dal  “Libro Bianco della Buonasanità” 

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Internet

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http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Scienza_e_salute/Libro-bianco-Fiaso-Buonasanita/06-12-2011/1-A_000585413.shtml

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http://www.sanita.ilsole24ore.com/PrimoPiano/Detail/1391768

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http://www.unita.it/notizie-flash/un-libro-bianco-della-fiaso-sulla-buonasanita-1.359868

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http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?approfondimento_id=1425

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http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=6408

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http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=6408

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http://www.ilfarmacistaonline.it/studi-e-rapporti/articolo.php?approfondimento_id=1425

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http://www.ilfarmacistaonline.it/studi-e-rapporti/articolo.php?articolo_id=6408

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http://www.ilfarmacistaonline.it/studi-e-rapporti/articolo.php?articolo_id=6408

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Agenzie Stampa

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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2011/12/06/visualizza_new.html_9332959.html

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Stampa Locale

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