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Firenze · 2019. 4. 11. · editoriale Firenze per le bamb ine e i bambini 1 Si è cercato di dare...

Date post: 25-Jan-2021
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Firenze per le bambine e i bambini Supplemento n. 1 al numero 4 di “bambini” aprile 2004 / Anno XX / Mensile / Poste Italiane S.p.a. / spedizione in A.P. / D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) / art.1, comma 1, DCB / filiale di Bergamo / Edizioni Junior, Azzano S. Paolo (BG) / ISSN 0393-4209 / Registrazione del Tribunale di Bergamo n. 26 del 17 ottobre 1984. APRILE 2004 Ba M bin i edizioni junior Comune di Firenze Assessorato Pubblica Istruzione Servizio Asili Nido e Servizi Complementari alla Prima Infanzia
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  • Firenzeper le bambine e i bambini

    Supplemento n. 1 al numero 4 di “bambini” aprile 2004 / Anno XX / Mensile / Poste Italiane S.p.a. / spedizionein A.P. / D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) / art.1, comma 1, DCB / filiale di Bergamo / Edizioni Junior,Azzano S. Paolo (BG) / ISSN 0393-4209 / Registrazione del Tribunale di Bergamo n. 26 del 17 ottobre 1984.

    APRILE 2004

    Ba M biniedizioni junior

    Comune di FirenzeAssessorato Pubblica IstruzioneServizio Asili Nido e Servizi Complementarialla Prima Infanzia

  • Comune di FirenzeAssessorato Pubblica IstruzioneServizio Asili Nido e Servizi Complementarialla Prima Infanzia

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    Supplemento n. 1 al numero 4 di “bambini” aprile 2004 / AnnoXX / Mensile / Poste Italiane S.p.a. / spedizione in A.P. / D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) / art.1, comma 1,DCB / filiale di Bergamo / Edizioni Junior, Azzano S. Paolo(BG) / ISSN 0393-4209 / Registrazione del Tribunale di Ber-gamo n. 26 del 17 ottobre 1984.Un fascicolo € 1,00.

    Direttore responsabile:Ferruccio Cremaschi

    Redazione:Liliana Dainelli, Cristina Coragli, Silvia Filippelli, Laura Minunno, Liuba Ghidotti,Mariangela Molinari, Patrizia Butelli

    Hanno collaborato a questo numero:Matteo Bianchini, Anna Tomaselli, Angela Balli,Tatiana Lucarelli, Alba Cortecci

    Impaginazione e copertina:Maria Grazia Brumana

    Stampa:Tecnoprint S.n.c., Romano di Lombardia (BG)

    Finito di stampare nel mese di aprile 2004

    Tutte le immagini si riferiscono ai Servizi Educativi del Comune di Firenze

    Informativa per gli abbonati:i dati personali sono trattati elettronicamente e uti-lizzati esclusivamente da Edizioni Junior S.r.l. perl’invio di informazioni sulle proprie iniziative. Aisensi dell’art. 13, L. 675/96 sarà possibile esercita-re i relativi diritti, fra cui consultare, modificare e farcancellare i dati personali.

    © edizioni junior srlviale dell’Industria24052 Azzano S. Paolo (BG)Tel. 035/534123 - Fax 035/534143e-mail: [email protected]: www.edizionijunior.it/bambini.htm

    Assessore alla Pubblica IstruzioneDaniela Lastri

    Dirigente del ServizioMariangela Molinari

    P.O. Attività AmministrativaAngela Carlisi

    P.O. Coordinamento PedagogicoPatrizia Butelli

    U.O.C. Attività Contabile Patrizia Perfetto

    • Pinocchio

    • Fantaghirò

    • Madama Dorè

    • C.I. La Nave

    • Piccolo Naviglio

    • Nuvola Maga

    • Colombo• Chicco di Grano

    • C.G. La Giostra

    • Tasso Barbasso

    • Grillo Parlante

    • C.G. Ugnano

    • C.G. Bianconiglio• Brucaliffo

    • Cielo Stellato

    • Rosso• Innocenti

    • C.G. Palazzuolo• Pollicino

    • G. Incantato• Leone di Oz

    • Baloo

    • Il Nido del Merlo

    • Gallo Cristallo• Scoiattolo

    • Stregatto • PesciolinoRosso

    • Koala• Aquilone

    • Farfalla

    • Coccinella

    • Arca di Noè

    • Aquilone Rosso

    • Giallo Pulcino

    • C.G. Primi Passi

    • Palla Pillotta

    • Cucù

    • C.G. Fortini

    • Catia Franci

    • Staccia Buratta

    • Il Melograno

    • Rapapatata

    • C.G. S. Cristiani• C.G. Cometa

    • Gelsomino

    • Dragoncello e Strigonella

    • Il Pinolo• Erbastella

    • Girasole

    • Palloncino

    • L. il Magnifico

  • editoriale

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    Si è cercato di dare risposte ai biso-gni, di costruire e condividere questerisposte, di sviluppare al massimo larealizzazione dei diritti delle bambinee dei bambini. Tutto ciò è avvenuto a partire dallascelta qualificante di rafforzare la re-te dei nidi d’infanzia della nostracittà. Non mi stancherò mai di dirlo: èquesta scelta che ha consentito diqualificare tutti gli interventi educati-vi destinati all’infanzia, perché il nidoè la struttura trainante, il cuore pul-sante che, con la sua esperienza, aiu-ta a migliorare tutti gli altri. È intorno al nido che si formano e sisviluppano le altre esperienze educa-tive. Senza una rete forte e qualificatadi asili nido tutto il resto diventa oc-casionale e sporadico. È perciò una scelta a cui l’ammini-strazione comunale non può e nonvuole rinunciare, anche se costa im-pegno e una seria organizzazione dirisorse umane e finanziarie.La rivista avrà modo di dare conto diquesta impostazione, e di come, purcorrendo alla velocità a cui ci obbliga-no le esigenze dell’infanzia, sappiamoriflettere sull’esperienza in corso.Darà conto, speriamo, delle suggestio-ni che ci porta il nostro lavoro, e dellenovità che possiamo promuovere.In un tempo in cui le cose scritte sul-la carta cedono spesso il passo a quel-le veicolate per via informatica, cheperò fanno fatica a restare lì, disponi-bili sul nostro tavolo di lavoro, una ri-vista serve anche a questo, a fermarela nostra attenzione e quella dei no-stri interlocutori privilegiati, a invi-tarci ad una pausa di riflessione, arendere l’informazione un po’ menoeffimera.

    In questi anni abbiamo corso tanto.Tanti nuovi servizi educativi per l’in-fanzia aperti, tanti progetti educativiavviati, tante realizzazioni strutturalifatte, tanti soggetti pubblici e del pri-vato sociale coinvolti nel nostro lavo-ro, tante occasioni di riflessione av-viate. Non è facile correre senza sostaed evitare di farsi sfiancare dalle diffi-coltà; non è facile correre e riconosce-re sempre la strada stabilita. Credoche ci siamo riusciti. È però venuto ilmomento di organizzare una relazio-ne permanente tra le cose fatte, con-solidare la tela costruita, renderla vi-sibile, far viaggiare altre idee.Ci proviamo così, con questa rivista,che vuole essere un’occasione per ri-flettere sulle esperienze fatte, per or-ganizzare e consolidare la comunica-zione interna e per far conoscere all’e-sterno ciò che andiamo facendo e ciòsu cui stiamo ragionando.Del resto, i cambiamenti che ci stan-no di fronte, che stanno di fronte alnostro lavoro, rendono pressoché ine-vitabile questa scelta. Emergono bisogni, esigenze e abitudi-ni che riflettono il cambiamento dellavita quotidiana, dell’organizzazionedella vita familiare, degli stili di cura edi educazione dei bambini. Allo stessotempo, lo sviluppo dei servizi educati-vi per l’infanzia ha avuto un ritmo eun incedere per nulla occasionale.L’amministrazione comunale ha fattoscelte molto impegnative. Ha tenutoconto di una domanda sociale diversi-ficata e ha sviluppato in molteplici di-rezioni i servizi per la prima infanzia,anche con progetti operativi flessibili,in relazione alle dimensioni, alla or-ganizzazione e agli orari di fruizionedei servizi.

    intintoorno al nidorno al nidoDaniela Lastri

    Assessore alla Pubblica Istruzione

    Sommario

    EDITORIALE• Intorno al nido (Daniela Lastri) 1

    ON LINE• Il perché della rivista 2

    (Mariangela Molinari)• Il nuovo coordinamento pedagogico 2• La nostra rivista (Patrizia Butelli) 3

    RUBRICHE IN LETTERE 3

    APPUNTI APPUNTAMENTI• Tutti a pranzo al nido 4• Nuovi servizi per la città 4• Chi compie gli anni... 4

    L’ARGOMENTO• Il nido come possibile ponte tra

    le culture 5• Intercultura: un’opportunità per

    arricchire la proposta educativa 7• Un progetto per una genitorialità

    consapevole 11• Genitori insieme 13

    FIRENZE E I NUOVI SERVIZI• Le famiglie amiche 15

    EVENTI• Trento un anno dopo 19• Convegno Dire & Fare anno 2003 24

    FARE X GIOCARE• Tri-angolo lettura 26• Esperienze in cerchio 27

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    Negli ultimi anni oltre all’ampliamen-to della rete dei servizi educativi rivol-ti alla prima infanzia, la normativapiù recente (vedi L 328/2000, Piano diAzione per l’infanzia e l’adolescenza-L285/97, LR 22/99 e LR32/2002) haprevisto un coordinamento e una in-tegrazione di tutti gli interventi cheavvengono sul territorio da quellieducativi a quelli sociali, assistenzialidell’istruzione e della formazione.Lo scopo è quello di creare un vero eproprio sistema integrato che permet-ta di valorizzare le risorse del pubbli-co, del privato sociale, del terzo settoree della famiglia vista come soggetto at-tivo e partecipe. Tutti i progetti realiz-zati entrano quindi a far parte di unarete di servizi pensati per rispondere ainuovi bisogni degli utenti; i Servizi Do-miciliari (Famiglie amiche – Indovinachi viene a casa: la baby-sitter), adesempio, rappresentano in questa pro-spettiva una nuova opportunità in gra-do di creare un forte interscambio tratutte le agenzie educative e di poten-ziare un sistema di servizi che, pur ri-conoscendo centralità al Nido, vedel’aumento delle nuove tipologie inte-grative e la sperimentazione di nuovimodelli organizzativi e gestionali.L’impegno del Comune di Firenze nelprogettare servizi innovativi è quello digarantire centralità del bambino, cen-tralità della famiglia e qualità dei servi-zi offerti. In tale direzione vanno i piùrecenti investimenti nel campo dellaformazione e dell’aggiornamento delpersonale che hanno visto gli operatoridei servizi impegnati nel Corso sullaValutazione della qualità (1999), neltriennio dedicato al “cambiamento”(“Educare nel cambiamento” termina-to nel 2002) e attualmente nel Corsosui processi comunicativi e il lavoro digruppo (che vede anche la partecipa-

    zione del personale delle cooperative).Quanto realizzato negli ultimi anni conla collaborazione del personale, mi rife-risco per esempio al Progetto sul soste-gno alla genitorialità e al successo diiniziative quali lo Spazio-libro e il Bim-bibus, deve essere reso visibile ancheall’interno dei servizi per favorire scam-bi comunicativi e collegamenti tra ilpersonale ma soprattutto per arricchireil dibattito all’interno del Servizio.Inoltre tutta la documentazione – vero eproprio patrimonio di ogni servizio – ingrado di evidenziarne caratteristiche epeculiarità, non deve essere solo scien-za per conoscere, ma tecnica per comu-nicare ed è importante che vi sia unpassaggio di notizie e informazioni, unacondivisione e conoscenza di quanto“si fa” con/per i bambini e le famiglie.La Rivista nasce essenzialmente pervalorizzare ciò che viene realizzato emetterlo in rete allo scopo di favorirelo sviluppo della comunicazione tra iservizi e la crescita del senso di ap-partenenza e di partecipazione di tut-to il personale; si può considerarlainoltre un vero e proprio strumento adisposizione di quanti vogliono esse-re aggiornati su tematiche, iniziativeed eventi relativi alla prima infanzia.Attraverso la Rivista ci si propone distabilire un flusso comunicativo tra iservizi e tra i servizi e la sede centralecercando di rendere ancora più tra-sparente il lavoro del CoordinamentoPedagogico. Di fatto questi flussi, vei-colati attraverso la Rivista, verrannoriconosciuti, sostenuti e valorizzati.Tutti noi ci aspettiamo che questo pri-mo numero stimoli un dibattito ed unconfronto sempre più ricchi nell’otti-ca di giungere ad un miglioramentocontinuo dell’offerta anche grazie alleproposte e ai suggerimenti che giun-geranno in redazione.

    Il pIl pererchÉ dchÉ della rivistella rivistaaIL NUOVO

    COORDINAMENTO PEDAGOGICO

    L’estensione della rete dei servizi e laloro diversificazione in tipologiequali: asili nido, centri gioco, centriadulti/bambini, spazi educativi con-venzionati, servizi domiciliari etc.,hanno motivato la scelta dell’Ammi-nistrazione di ampliare l’Unità Ope-rativa Pedagogica, di quattro unità.Attraverso un colloquio individua-le, rivolto agli educatori che aveva-no presentato un’auto candidatu-ra, finalizzato ad approfondire lemotivazioni personali, nonché lecompetenze e le attitudini di ognu-no, sono state individuate le perso-ne che, da gennaio 2004, sono en-trate a far parte del coordinamentopedagogico. Il nuovo coordinamento si occu-perà delle seguenti aree: area servi-zi, area innovazione/progettazio-ne, area comunicazione/ formazio-ne-aggiornamento.A ciascuna delle tre aree sono statiassegnati i coordinatori in numerodiverso per ogni area, con differen-ti compiti e responsabilità, al finedi circoscrivere il campo d’azione econcentrare gli interventi dei sin-goli al raggiungimento degli obiet-tivi specifici. Questa suddivisionenon deve far pensare ad una fram-mentazione del lavoro del coordi-namento pedagogico anzi, attra-verso la partecipazione di tutti irappresentanti ad un percorso diformazione mirato, il nuovo grup-po dovrà acquisire e rafforzare, ol-tre agli strumenti propri del ruolo,la capacità di lavorare in team.Gli Istruttori Direttivi Pedagogiciai quali è stato conferito l’incaricodi coordinatore pedagogico e chefanno parte del nuovo gruppo di la-voro sono: Gabriella Ambrosio,Matteo Bianchini, Anna Brebbia,Lucia Casini, Cristina Coragli, Al-ba Cortecci, Liliana Dainelli, Tatia-na Lucarelli, Giovanna Malavolti,Silvia Soverini, Anna Tomaselli,Alessandra Zocchi.

    Mariangela Molinari Dirigente del Servizio

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    Questa rivista si propone quale luogo diconfronto e di divulgazione delle espe-rienze e delle riflessioni che continua-mente nascono nel lavoro educativo adopera degli educatori, delle famiglie edegli esperti aggiornatori.In queste pagine ci sarà “spazio” per co-noscere meglio l’impulso di crescitache ai servizi per l’infanzia arriva dagliamministratori, dalla dirigenza, dai re-sponsabili dell’organizzazione tecnica eprogettuale, nonché dal coordinamentopedagogico. La rivista è altresì uno stru-mento per far conoscere agli addetti ailavori e non solo, eventi, partecipazioni epromozioni di convegni ed iniziative cul-turali, nuovi progetti, nuove collabora-zioni, rapporti tra pubblico e privato, at-

    programmate e si svolgeranno nei pros-simi mesi e che saranno poi descritte edocumentate più ampiamente nellospazio “eventi”.

    Le pagine centraliRappresentano quasi una rivista nellarivista. In esse si troveranno informa-zioni, comunicazioni su eventi, incon-tri, rassegne… e, grazie al fatto che po-tranno essere separate dal resto della ri-vista, costituiranno un calendario ed unpromemoria indipendente, da utilizzarein altri momenti.

    Fare per giocare È una sorta di guida didattica del tuttoparticolare: qui verranno, di volta in vol-ta, segnalati libri – per grandi e piccini –da leggere, guardare o sfogliare, offertisuggerimenti su come progettare e co-struire giochi e giocattoli e condurre unatelier di attività.

    Infine, come ogni rivista che si rispetti,ci sarà anche uno spazio per la:

    Rubrica delle lettereSarà un filo diretto fra gli operatori enon solo quelli del Comune di Firenze,le famiglie e chi lavora alla redazione.

    Vorrei invitare tutti a partecipare allacostruzione di questa iniziativa edito-riale perché una pubblicazione comequesta vive e cresce con il contributo diognuno di voi. Confidando che questainiziativa risponda alle richieste di con-fronto e scambio, più volte espresse da-gli educatori e dalle famiglie e contri-buisca alla diffusione della cultura perl’infanzia nella nostra città, non mi restache augurare a tutti una buona lettura.

    la nostra rivistla nostra rivistaa

    tività queste, attraverso le quali cresce esi diffonde la qualità dei nostri servizi. Del gruppo redazionale fanno parte an-che due educatori: la loro presenza è ga-ranzia di un raccordo tra la nascente ri-vista e chi, a diverso titolo, opera o frui-sce dei Servizi. La rivista inoltre, vuoleessere un “ponte” gettato tra il mondodella teoria e quello della esperienzapratica. Per questo, al suo interno, sitroveranno rubriche di approfondimen-to teorico (sociologico, pedagogico, an-tropologico, filosofico…) e rubriche cheillustrano esperienze realizzate nei ser-vizi: teoria e pratica rappresentano duemomenti diversi, ma di eguale valoreculturale, di una stessa riflessione cheprocede con andamento a spirale.

    Come è strutturata la rivista

    Tenendo conto dei presupposti sopraenunciati la rivista si compone di diver-se rubriche.

    L’argomentoRubrica di approfondimento su uno o piùtemi che di volta in volta solleciterannol’attenzione e la riflessione dei lettori. Inparticolare i temi trattati in questo nume-ro, temi che nel passato hanno già trova-to spazio anche in sede di aggiornamentoe formazione del personale, riguardanol’Intercultura, il Sostegno alla Genitorialitàed i nuovi Servizi Domiciliari.

    Appunti/Appuntamenti In questa sezione vengono evidenziati,in modo sintetico, gli appuntamenti, leiniziative, i convegni, le inaugurazionidi nuovi servizi per l’infanzia, le feste ce-lebrative particolari… che sono state

    Lettere alla redazione

    Appunti, “disappunti”, commenti,critiche, lodi… e quant’altro vi susci-ti la lettura della rivista…La vitalità di un servizio sta anche nelnon temere il dibattito e il confronto,nel dirsi le perplessità e nel ratificarei successi perché la strada quotidianaverso il cambiamento è complessa etutti i “sassolini” servono per indiriz-zare il cammino. Per questo, per ogniarticolo pubblicato, cercheremo diattivare un confronto che sarà pub-blicato in questo spazio.

    Scrivete le vostre opinioni all’indiriz-zo di posta elettronica: [email protected] (specificare nel-l’oggetto “rivista” e l’argomento deldibattito al quale volete partecipare).

    rubriche in lettere

    Patrizia Butelli P.O. Coordinamento Pedagogico

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    Chi compie gli anni nel 2004Tanti auguri al...Nido SSttaacccciiaa BBuurraattttaache compie trent’annie ai...Nidi GGiirraassoollee e AArrccaa ddii NNooèè che ne compiono venti!!

    Per celebrare adeguatamente il percorsodi questi servizi il personale partecipaquest’anno a uno speciale Corso di For-mazione dal titolo “Anniversari da ricor-dare….per ricordare” con le docenti Mi-riam Bardini (Nido Girasole) e FiorenzaMariotti (Nidi Staccia Buratta e Arca diNoè) mirato alla ideazione e realizzazio-ne delle feste di celebrazione previste perfine anno. Pensare tutti insieme al festeg-giamento di tanti anni di attività di unNido può rappresentare un’ occasioneper ricordare/comunicare quanto fa par-te della memoria del Nido ma anche peroggettivare il progetto pedagogico e ela-borare una riflessione comune.

    TUTTI A PRANZO AL... NIDO!!!

    Assume particolare importanza lapresentazione del nuovo Menù ela-borato per gli Asili Nido del Comu-ne di Firenze per ribadire ancorauna volta come, al Nido, il pranzosia un momento di vita qualitativa-mente connotato non solo dal pun-to di vista nutrizionale ma anche esoprattutto da quello educativo.Un menù per tutti non è un mododi dire ma il frutto di un impegnoche ha visto la collaborazione ditante figure professionali nell’otti-ca di fornire risposte adeguate allediverse necessità dei bambini edelle famiglie senza dimenticarechi appartiene a culture e religionidiverse o a chi richiede diete semi-vegetariane oppure ha problemi diallergie e intolleranze.Naturalmente sono garantiti otti-mi risultati dalla competenza edalla fantasia dei nostri cuochi...

    NUOVI SERVIZI PER LA CITTÀ

    Da aprile a novembre del 2003 l’Assessorato alla Pubblica Istruzione ha apertonella città di Firenze per i suoi piccoli utenti, 6 nuovi servizi che hanno offerto,alle famiglie con bambini piccoli, un incremento di 238 posti in più rispetto al-l’anno precedente. I nuovi servizi sono ubicati nei Quartieri 1, 4 e 5 e sono:Tartaruga Ugnano: via della Tancia 3 – Q4 – Centro gioco in convenzione conle Cooperative sociali Arca e Cepiss;Bianconiglio: via delle Cascine 37 – Q1 – Centro gioco in convenzione conl’A.T.I. Cooperative sociali Arca e Abbaino;Aquilone: via Cavallotti 10 – Q4 – Nido in convenzione con la Cooperativa So-ciale S. Agostino. Il nido ospita 34 bambini suddivisi in 3 gruppi omogenei peretà. L’apertura del servizio è dalle ore 7,30 alle ore 18,00;Il Pesciolino rosso: via dé Vanni 15 – Q4 – Nido in convenzione con la Coope-rativa Sociale S. Tommaso d’Aquino. Il nido ospita 50 bambini suddivisi in 3gruppi omogenei per età. L’apertura del servizio è dalle ore 7,30 alle ore 18,00;Tassobarbasso: via Canova – Q4 – Nido a gestione comunale con la collabora-zione del Consorzio Co&So per il prolungamento pomeridiano. Il nido ospita55 bambini suddivisi in 3 gruppi omogenei per età. L’apertura del servizio è dal-le ore 7,30 alle ore 18,00; Gallo Cristallo: viuzzo delle Case Nuove 9 – Q4 – Nido a gestione comunale conla collaborazione della Cooperativa Sociale Arca per il prolungamento pomeri-diano. Il nido ospita 44 bambini suddivisi in 3 gruppi omogenei per età. L’aper-tura del servizio è dalle ore 7,30 alle ore 18,00;Nuvola Maga: via Torre degli Agli – Q5 – Nido a gestione comunale con la col-laborazione della Cooperativa Sociale Arca per il prolungamento pomeridiano.Il nido ospita 55 bambini suddivisi in 3 gruppi omogenei per età. L’apertura delservizio è dalle ore 7,30 alle ore 18,00.

    appunti appuntamenti

    Il nido scrive a…

    Capita a volte che il nido abbia vogliadi comunicare qualcosa all’esterno,qualcosa di vissuto o di sentito cheha bisogno di essere espresso: dai ge-nitori che vogliono far partecipi altrigenitori di un’esperienza positiva (onegativa?), alle educatrici che pre-sentano il successo di un evento, da-gli esecutori che informano su unanuova modalità di organizzazione,alla pubblicità per un corso di aggior-namento di successo… Tante posso-no essere le motivazioni che spingo-no un gruppo a comunicare e questarubrica vuole dare voce a questa vo-lontà di espressione.

    Per contattare la redazione e invia-re le lettere: [email protected], specificando nell’oggetto“rivista”.

    rubriche in lettere

    APPUNTAMENTO il 21 Aprile alleore 17 presso il Salone De’ Dugen-to in Palazzo Vecchio per la pre-sentazione della pubblicazione Unmenù per tutti a cura del Comunedi Firenze con la collaborazionedell’Azienda Sanitaria di Firenze edella Federazione Italiana MediciPediatri.

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    IL NIDO CIL NIDO COME POSSIBILEOME POSSIBILEPONTE TRA LE CULPONTE TRA LE CULTURETURE

    Maria Cristina Manca* e Pia Maria Koller*** Etnologa ed Antropologa sociale dell’Associazione Mondincontro

    ** Etnologa dell’Associazione Mondincontro

    1. La realtà dell’immigrazione

    1.1 Immigrazione a Firenze: alcuni datie modelli(1)

    Il Dossier sull’Immigrazione 2001 dellaCaritas(2), ci presenta la Toscana comela 4ª regione d’Italia per numero dipresenze straniere (l’8,3% del totalenazionale).Nel 2000, il numero dei soggiornanti èaumentato del 24,1% rispetto al 1999,tale incremento è il più elevato tra leregioni italiane e supera di tredici pun-ti la media nazionale (10,9%), confer-mando la notevole capacità attrattivadella Toscana.Tra le province, è a Firenze dove si è re-gistrato l’aumento più considerevole(51,6%), quindi più di un immigrato sutre (37,4%) vive nell’area fiorentina. Èimportante sottolineare che dal 1999 al2000, solo in un anno, nella provincia diFirenze c’è stato un aumento di presen-ze straniere tra i più alti in Italia ed ilmaggiore in Toscana, pari all’11,8%.L’Europa meridionale o mediterranea siè trasformata, nel corso degli ultimitrent’anni, da bacino di emigrazione inun’importante area di immigrazione(Caritas 2001: 31).L’immigrazione italiana ha delle dina-miche molto particolari, a differenza dialtri paesi europei non è un fenomenoomogeneo, lo “straniero” non è una ca-

    tegoria uniforme e i paesi di provenien-za sono moltissimi; è un’immigrazionerelativamente giovane – esplosa neglianni ’80 – che ha trovato l’Italia impre-parata a rispondere alle molteplici esi-genze e difficoltà. Inoltre, per lo stra-niero che sceglie l’Italia generalmentesi tratta di una migrazione stabile e nondi passaggio come per altri paesi euro-pei; questo è un dato estremamente im-portante per costruire sempre di piùstrutture di accoglienza e di incontroper i tanti bambini che nascono qui, na-ti da coppie che hanno deciso l’Italiacome residenza e luogo per far crescerei propri figli.

    1.2 Ricreare una famiglia: tra nostalgia e sguardo al futuro

    Vediamo inanzittutto alcune cifre cheriguardano più specificamente il nu-cleo familiare, prendendo come esem-pio la comparazione effettuata da Co-losimo e Mazzetti (1998) tra i dati rac-colti nel 1989 e i nuovi dati che riguar-dano il 1995, basati su una ricerca ef-fettuata nell’area di Roma – purtropponon disponiamo degli stessi dati per Fi-renze – con un campione di 100 donnee un totale di 135 figli in età compresatra 0 e 12 anni. Di questi bambini il21% (57) è nato in Italia: tra questi il78% vive attualmente in Italia, mentreil 22% in altri paesi. Del totale dei 135

    bambini, il 42% vive in Italia e il 58%nel paese d’origine. Confrontando le fasce d’età, notiamo latendenza a tenere presso la famiglia ibambini più piccoli, mentre i più grandivengono più facilmente lasciati nel pae-se d’origine. In questo caso, il modelloosservato è l’immigrazione di uno o en-trambi i genitori in Italia, lasciando ibambini con i parenti, in attesa di un fu-turo ricongiungimento. Durante la per-manenza in Italia nascono altri bambi-ni, che restano con uno o entrambi i ge-nitori. Ciò non esclude però – dipenden-do dalla situazione familiare – che i ge-nitori si vedano costretti a mandare inuovi nati nel paese d’origine dove sa-ranno cresciuti dai nonni materni o pa-terni fino al ricongiungimento con la fa-miglia che avverrà in età scolare, ai 7anni circa.Mentre è diminuito il numero di bam-bini affidati ad istituti o a famiglie ita-liane, è aumentato invece il numero deibambini che vivono nel paese d’origi-

    (1) Capitolo tratto da: Maria Cristina Manca(2003), L’eterno fluire. Le cerimonie funebricome riti di passaggio tra gruppi di immigra-ti nell’area fiorentina, in corso di stampa.(2) CARITAS, Immigrazione, Dossier Statisti-co 2001, Nuova Anterem, Roma 2001.

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    un ri-orientamento culturale, una rior-ganizzazione della propria immagine disé e del proprio gruppo di appartenenza(184-186).I bambini “ereditano” (Marie Rose Mo-ro 2001: 93) i traumi irrisolti dei geni-tori e spesso sono proprio le educatricile prime a dover acquisire un ruolo pri-vilegiato che è quello di fare da pontetra due culture: quella di appartenenzadel o della bambino/a e quella italiana,insomma aiutarli a comprendere un“qui” – dove stanno adesso – senza di-menticarsi di un “là” – da dove proven-gono –, e trasmettere alla famiglia lacertezza di non essere sola. Oramaimolti studi – soprattutto quelli appar-tenenti al filone dell’etnopsichiatria –hanno sottolineato la difficoltà di vive-re tra più mondi e culture, e di come èpossibile raggiungere un equilibrioemozionale nel paese ospite solamentese la cultura di appartenenza è moltosolida e se si ha la possibilità di ripro-porla spesso.

    2. I bambini immigrati e il nido: primo ponte per l’integrazione?

    Durante i nostri incontri con i genitori,ci siamo resi conto che il concetto diAsilo Nido è una realtà profondamenteoccidentale, legato al fenomeno dellafamiglia nucleare e alla realtà di donneche lavorano fuori casa. In questo sen-so costituisce soprattutto una conqui-sta sociale. La percezione del nido dei genitori stra-nieri in Italia è ambigua. Luogo tuttonuovo e da scoprire, diventa necessitàper le diverse condizioni di vita. Se dauna parte lo si percepisce fattore positi-vo per la socializzazione del bambino,permane tuttavia una certa riluttanzaad affidare il proprio figlio ad estranei.Questo ci fa intuire l’importanza delruolo svolto dalle educatrici degli asiliche assieme al personale sanitario, sonofacilmente le prime rappresentanti delleistituzioni italiane con le quali l’immi-grato viene a contatto. L’ambiguità emersa accompagna ogniprocesso migratorio, cosí la socializza-zione del bambino, anche se voluta,

    mette in forse il desiderio del ritornonel paese di origine, e sembra ostacola-re la possibilità di vivere la cultura d’o-rigine nel nuovo contesto. Le regole tra-smesse ai bambini e il modello cultura-le di riferimento non sempre sono benviste. In effetti alcune mamme di origi-ne nordafricana, criticano in particola-re il mancato rispetto per la gerarchiafamiliare, sottolineando il rispetto do-vuto all’anziano in senso largo nellacultura d’origine. Questo ha portato a discutere su un’e-ducazione sentita come troppo laica eche non marca sufficientemente il limi-te tra maschi e femmine. Tutto ciò contribuisce alla paura chel’integrarsi possa significare dover for-zosamente cambiare la propria iden-tità. Il bambino, dal momento che entranelle istituzioni educative italiane, puòdiventare un potenziale “mediatore” trale due culture. Gli interrogativi che si pongono i geni-tori immigrati rispetto alla crescita delbambino riguardano perciò quale postonella società sarà riservato al bambinonel futuro e come essi possono trasmet-tergli la loro cultura ed allo stesso tem-po facilitargli l’inserimento.

    3. Parole finali

    Indubbiamente, l’incontro con l’altro cimette in “crisi” e le educatrici si trovanoquotidianamente a dover fare i conticon altre culture, ma anche con storiefamiliari e personali di ogni bambino.Però, a questo proposito ci ricorda Bal-samo (2002:157) che il termine cineseper “crisi” (wei-ji) è costituito da due ca-ratteri che significano “pericolo” e “op-portunità”. Noi occidentali siamo abituati a prende-re in considerazione solo il primo diquesti due aspetti, dimenticandoci delsecondo e cosí vediamo la diversità co-me un pericolo più che come un’oppor-tunità per crescere e migliorare. Se siamo riuscite a mettere l’accento al-meno su quest’ultimo aspetto, possiamoconsiderare che il corso e gli incontrihanno aperto un piccolo cammino ver-so l’intercultura.

    ne. Così, mentre nel 1989 solo il 5% deifigli vivevano separati dalla madre nelpaese d’origine, nel 1995 questo datosale al 58%.Di coloro che vivono in Italia, il 37% –20% nel 1989 – vive con la sola madre esolo il 26% in una famiglia completa(genitori e tutti i figli). Gli autori con-cludono che gran parte dei minori stra-nieri che vivono in Italia sono destinatia crescere, per almeno una parte consi-stente della loro infanzia, in una fami-glia di fatto smembrata.Quanto questo possa incidere su di unarmonico sviluppo psichico è facilmen-te intuibile, soprattutto considerando ilpeso che in certe culture, soprattuttoafricane, ha il senso di appartenenza algruppo familiare. Per quanto riguarda imodelli di migrazione, Martini (2002)sottolinea l’importanza di differenziaretra i bambini nati e cresciuti all’esteroche arrivano in Italia attraverso il ricon-giungimento familiare, e da coloro, “fi-gli di immigrati”, nati in Italia. Il primo gruppo, infatti, ha vissuto sul-la propria pelle l’esperienza della mi-grazione, implicando la separazione siadai luoghi che dalle persone con cui ècresciuto. Il vissuto emotivo di questibambini è quello relativo alla perdita,alla separazione. Una volta giunti inItalia essi dovranno operare il doppiosforzo di collocarsi all’interno del nu-cleo familiare e andare alla scoperta delnuovo mondo, percepito spesso comeminaccioso e imprevedibile poiché nonsi conoscono né la lingua né le regoledel vivere comune. Lo shock transcul-turale diventa ancora più drammaticonel caso in cui il bambino straniero siacostretto a una sorta di “pendolari-smo”, cioè a dividere la sua vita in con-tinue e lunghe permanenze tra l’Italia eil paese di origine. I bambini del secondo gruppo – nati inItalia – appartengono alla seconda gene-razione che, pur non avendo vissuto di-rettamente l’esperienza migratoria, larivive giornalmente all’interno dell’am-bito familiare. La difficoltà consisteproprio nel passaggio dallo spazio do-mestico al mondo esterno. Essi compio-no un viaggio simbolico che ha bisogno– come per il caso del viaggio reale – di

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    capaci di una convivenza costruttiva. Ipercorsi di educazione interculturale in-dividuati nascono quindi non solo comerisposta alla presenza di bambini di altreculture, ma anche come opportunità pertutti di incontrare la multiculturalitàpresente nella realtà socio-culturale.La formazione adeguata di tutti gli edu-catori dei servizi è nata quindi dalla ne-cessità di affrontare, tramite un lavorodi conoscenza e di riflessione, le temati-che relative a realtà poco conosciute davivere come opportunità e risorsa.Il progetto di aggiornamento sulla mul-ticultura ha fornito, a tutti gli educatorie agli operatori coinvolti, strumenti peruna riflessione sulla propria esperienzae sulle modalità di relazione con la di-versità; opportunità di elaborazione dipercorsi interculturali e di monitorag-gio delle esperienze per trarne linee diriferimento da condividere e discuterecon i colleghi.

    Per stimolare un confronto fra tutti glioperatori, riportiamo le informazioniraccolte tramite le educatrici dell’Asilonido Rapapatata e dello Spazio giocomulticulturale per bambini e famiglieLa Giostra.L’individuazione di queste due distinte ti-pologie di servizi per la prima infanzia,in relazione alla tematica dell’intercultu-

    ra, ha tenuto conto della considerevolepresenza al loro interno, come piccoliutenti, di bambini di altre nazionalità.Dalle esperienze riportate emergonospunti interessanti in relazione alle areetematiche dell’accoglienza e dell’inseri-mento dei bambini, della partecipazio-ne dei genitori, delle attività e della for-mazione degli operatori.Fra le prospettive individuate dalle edu-catrici in campo formativo ed educati-vo, si evidenzia la necessità di qualifica-zione degli inserimenti con interventi dimediazione culturale all’inizio del per-corso educativo e durante il primo in-contro dei servizi con le famiglie, oltreal consolidamento dei servizi di forma-zione, aggiornamento e consulenza pereducatori anche in forme mirate alleesigenze delle singole realtà dei servizi.

    2. Asilo nido “Rapapatata”

    Situato nel Quartiere 2, il “Rapapatata”è un nido che accoglie 41 bambini di cui15 stranieri di diverse nazionalità (Mes-sico, Sri Lanka, Perù, Filippine, Cuba,Santo Domingo, Egitto).La scelta di incontrare un servizio tradi-zionale intende dimostrare quanto lefunzioni che esso quotidianamente svol-ge, interagiscono con i cambiamenti deltessuto sociale, sia in relazione alla pre-senza di nuclei di altre culture che in re-lazione alle trasformazioni avvenute al-l’interno delle famiglie.

    1. Premessa

    Da alcuni anni, la presenza di bambinistranieri nei servizi educativi per la pri-ma infanzia del Comune di Firenze è au-mentata considerevolmente, tanto che ibambini stranieri inscritti nell’anno2003-2004 raggiungono la quota di 150.Questi dati ci permettono di avviare delleriflessioni sicuramente di carattere teori-co, ma anche di conoscenza concreta, alfine di realizzare proposte adeguate.Di fatto l’obiettivo sostanziale di tutti inostri servizi, alla luce delle trasforma-zioni in atto nella composizione dell’u-tenza, è di realizzare un’approfonditaconoscenza delle altre culture con loscopo di educare tutti i bambini ad esse-re cittadini del mondo senza pregiudizi e

    INTERINTERCULCULTURA: UN’OTURA: UN’OPPOPPORTUNITÀ RTUNITÀ PPER ARRIER ARRICCCHIRE LA PROCHIRE LA PROPOSTPOSTA EDA EDUUCACATIVTIVA*A*

    * Le interviste sono state realizzate da LiubaGhidotti. Le esperienze dell’asilo nido “Rapapatata” edello spazio gioco “La Giostra” sono staterielaborate da Cristina Coragli, Liliana Dai-nelli e Liuba Ghidotti.Le parti in corsivo sono riferite al discorsoparlato delle educatrici durante le interviste.

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    I percorsi di educazioneinterculturale rispondonoalla più intensa presenza di bambini stranieri e allenecessità degli educatori di avere maggiori strumentiper affrontare nuoveesperienze didattiche.

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    portamento e sono portate a dire cheprobabilmente essi hanno paura che sec’è qualcosa che non va si possa esclude-re il figlio dal processo d’integrazione eforse hanno anche paura di caricare l’e-ducatrice di cose che pensano non lecompetano.L’offerta della proposta educativa parteinnanzitutto dall’affrontare le proble-matiche che le famiglie consegnano alservizio; pertanto se da una parte i geni-tori dicono che il loro bambino noncreerà problemi, dall’altra le educatricisanno che devono approfondire il rap-porto per arricchire e potenziare l’atti-vità educativa e didattica.

    L’inserimentoL’inserimento risulta spesso difficile per-ché molti genitori, in genere le mamme,non vogliono che sia così lungo. Le educatrici notano come, in queste fa-miglie, siano più evidenti le difficoltàche contrastano con le esigenze del ser-vizio; infatti il motivo prevalente sem-bra essere riferito al timore di perdere illavoro in caso di assenza prolungata do-vuta appunto all’inserimento; ma in ge-nerale l’attaccamento e il distacco vengo-no vissuti da queste mamme con menoansia forse perché, sia loro stesse che ibambini, hanno già vissuto degli allonta-namenti e dei distacchi.

    In tanti anni di esperienza e formazioneil gruppo di lavoro del Rapapatata hamaturato la consapevolezza che il lega-me con il genitore straniero si conquistalentamente e la relazione diventa più for-te quando i genitori si rendono conto chepossono fare emergere i loro problemi efare risaltare le loro situazioni.Il legame s’instaura soprattutto attivan-do in modo frequente i colloqui indivi-duali e da un’educatrice viene sottoli-neata l’esigenza di perseguire l’obiettivodella conoscenza reciproca: anche se avolte all’inizio è importantissima la pre-senza dei mediatori linguistici, occorre lacostanza di riproporre i colloqui per farein modo che sia da parte nostra che deigenitori ci sia l’attenzione alle problema-tiche di tutti i giorni per rispondere alleesigenze e ai bisogni che emergono.A seguito della grande attenzione neiconfronti delle famiglie è capitato che ilgenitore abbia chiesto di affidare al ni-do, ma soprattutto all’educatrice di rife-rimento, il proprio bambino per i duemesi di viaggio nel paese di origine, tantoda provocare incertezza e disagio nel-l’affrontare la situazione e, come ci rac-conta l’educatrice a volte ci troviamo difronte a delle circostanze a cui noi nonsiamo preparate sia culturalmente cheprofessionalmente per dare un vero soste-gno psicologico e affettivo. Il nostro con-fronto con queste realtà dure ci spiazza.Una considerazione generale che si ag-giunge alla discussione, riguarda l’anali-si delle difficoltà delle famiglie straniereche frequentano il servizio: infatti leproblematiche che più frequentementeemergono sono relative al lavoro (nel lo-ro caso meno tutelato) oppure alla ma-lattia del bambino, tanto è vero chequando il bambino è malato i genitori loportano ugualmente all’asilo perché nonvogliono perdere il lavoro. Oppure puòcapitare che non riescano a parteciparealle nostre riunioni perché non hannouna rete parentale a cui lasciare il bambi-no: abbiamo pensato ad una possibile so-luzione, ci abbiamo riflettuto parecchio eci siamo rese conto che dobbiamo trova-re delle altre forme di partecipazione perandare incontro a queste nuove esigenze. Come si può ben capire le educatrici delRapapatata si pongono, come principa-

    Le tematiche interculturali affrontate ri-guardano le fase dell’accoglienza e del-l’inserimento, le attività proposte e la ri-chiesta di una rete che supporti più ade-guatamente le funzioni del nido.

    L’accoglienzaLe educatrici evidenziano come l’assem-blea dei genitori di inizio anno rappre-senti (per le famiglie di altre culture)davvero il primo impatto, la prima occa-sione che esse hanno di avere un contattocon le istituzioni.Durante questo incontro le educatricicoinvolgono tutti i genitori presentandola vita al nido con materiali audiovisivial fine di aiutarli a superare le prime dif-ficoltà, soprattutto di tipo linguistico. In questa prima occasione d’incontro leeducatrici osservano come i genitoristranieri, che partecipano all’assembleaspesso con i propri figli, tengono le distan-ze, non tirano fuori le richieste particolario le cose più banali. Solo successivamen-te, quando il gruppo viene diviso nelle se-zioni e quindi si creano gruppi più picco-li, riescono a comunicare con noi.In seguito, durante il primo colloquioindividuale, i genitori tendono a fare ve-dere come vada tutto bene, e come ilbambino dorme, mangia tutto ed è bravo.All’unisono le educatrici cercano di dareuna spiegazione a questo primo com-

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    portanti. Infatti, data l’età, non servonomateriali didattici particolari, in ognicaso vengono utilizzate molto le imma-gini, i libri che narrano la diversità, lo“Scaffale multietnico” e la musica. Le loro voci si sovrappongono perchéhanno voglia di parlare e di raccontareil loro servizio e di confrontarsi sul lorointervento educativo.Le educatrici, che ringraziamo (Raffael-la, Marcella, Clementina, Letizia, Ema-nuela, Beatrice, Patrizia, Cecilia e Ros-sella) sono un gruppo molto affiatato,abituato alla discussione e alla verifica enon temono di misurarsi anche sulla te-matica dell’intercultura e della diversità.Il lavoro che da anni il Servizio asili ni-do riserva alle tematiche affrontateaspira a risolvere le difficoltà di comu-nicazione con le famiglie, dovute princi-palmente alle differenze culturali inrapporto al modo di allevare i figli (peresempio la cura del bambino rispetto alsonno, alle coccole, al comportamentorelativo alla somministrazione di cibo,alle malattie) e alle difficoltà dei genito-ri ad inserirsi nei servizi e parteciparealle assemblee, ai colloqui, ai laboratori,ai consigli dei genitori: …sentiamo lanecessità di avere, già prima dell’inseri-mento dei bambini, informazioni sullaloro cultura d’origine, soprattutto in rela-zione alle pratiche di matérnage, che cipossano aiutare nella comprensione delleloro problematiche e delle richieste speci-fiche relative al servizio.

    3. La Giostra: Spazio-gioco multiculturale per bambini e famiglie

    Il servizio educativo “La Giostra” è natosia come servizio di supporto a famigliedi diverse etnie per sostenere la crescitae lo sviluppo dei bambini attraversoesperienze e attività di gioco, che comeluogo di incontro tra culture.In un contesto territoriale quale quellodella zona Brozzi - Le Piagge (Q5) forte-mente caratterizzato dalla presenza difamiglie di molteplice provenienza dinuclei cinesi, la necessità di offrire con-dizioni di vita più adeguate ai bisognidei bambini piccoli che trascorronogran parte delle loro giornate nei capan-

    noni (sede dei laboratori familiari), hamotivato ulteriormente questa speri-mentazione. La Giostra infatti è situataanche all’interno del complesso scolasti-co “Paolo Uccello”, nel quale è collocatoanche il centro di alfabetizzazione“Gandhi” che ha come obiettivo princi-pale il mantenimento della cultura d’o-rigine, infatti sono proprio i genitori ci-nesi che vogliono mandare i loro figli perimparare la lingua madre.Di fatto, la Giostra, nata nell’ottobre del2001, è uno spazio gioco per bambinidai 16 ai 30 mesi dove – fino allo scorsoanno – venivano effettuati due turni dibambini ad orari diversificati: dalle 8,00alle 13,00 e dalle 14,30 alle 19,30. Con Beatrice, l’educatrice che ha rac-contato il servizio, entriamo immediata-mente nel merito delle informazioni chevogliamo conoscere.Durante il primo anno di sperimentazio-ne si è verificato come gli orari previsti dientrata e di uscita dal servizio non coin-cidessero con i ritmi lavorativi della co-munità cinese. Per questo motivo dalmese di febbraio, dopo avere faticato perfarlo partire e per trasformarlo anche in unnido a tempo corto, è stato attivato unservizio di catering per l’accoglienza deibambini anche dalle 11,30 alle 18,30.Complessivamente i bambini che fre-quentano sono 30 di cui 5 di etnia cine-se, 2 marocchina, 1 albanese, 1 argenti-na-giapponese, 1 spagnola (i dati sonoriferiti all’anno scolastico 2002-2003).Tra i problemi che il servizio deve af-frontare, per esempio in relazione allafrequenza, la difficoltà per i cittadininon autoctoni ad assicurare la loro per-manenza è uno dei principali, e quindiad avere una frequenza continuativa delbambino nel servizio perché non semprepossono essere presenti nello stesso terri-torio (per esempio, i bambini cinesi spes-so tornano dai nonni in Cina). Data la particolarità della cittadinanzadel quartiere, anche da un punto di vistaurbanistico, e di una realtà sociocultu-rale difficile per la presenza di gruppietnici minoritari, questo nuovo spaziogioco, più il nido a tempo corto, è anda-to incontro alle esigenze dei bambininon autoctoni offrendo la massima fles-sibilità nell’entrata e nell’uscita.

    le obiettivo, un percorso di conoscenzareciproca: si instaurano dei bellissimirapporti con le famiglie, soprattutto concoloro che vivono in Italia da tanto tem-po e quindi la loro integrazione è buona,infatti partecipano bene alla vita del nidoe alle nostre feste.

    La reteL’unico rammarico dell’intero gruppodelle educatrici (che forse ostacola lamaggiore qualità del servizio) è la man-canza di collegamento con il servizio so-ciale, ovvero un servizio dove l’attenzio-ne, in primo luogo al bambino e poi allasua famiglia, siano i cardini su cui fon-dare il progetto di cittadinanza. Purtrop-po non esiste una rete tra noi e i servizisociali per cui, se alcuni bambini entranoal nido con relazioni problematiche o datenere sotto controllo, non riusciamo aseguirli in modo adeguato.La loro disponibilità è tanta e c’è vogliadi fare: ma non possiamo fare tutto,quindi alla fine pensiamo al bene delbambino…, anche perché le famiglie han-no paura dei servizi sociali in quanto te-mono che le allontanino dal loro figlio...Leggiamo negli occhi dei genitori la pau-ra e il terrore quando noi proponiamo lo-ro un aiuto esterno…Ed è anche per questo che fra gli argo-menti della loro formazione hanno inse-rito l’intercultura per capire meglio lefamiglie, le loro storie e i loro problemiperché per queste persone il nido rappre-senta forse il primo aggancio e noi credia-mo che se vivono bene l’esperienza del ni-do senza dubbio il processo d’integrazio-ne si ripercuoterà positivamente sul bam-bino e sulle esperienze dei genitori. Vo-gliamo comunque che il bambino al nidostia bene, per noi è la cosa più importan-te e realmente più fattibile.

    Le attivitàNonostante un’iniziale difficoltà di co-municazione con i bambini stranieri siadal punto di vista linguistico che di com-portamento (per esempio la trasmissio-ne di segnali di pericolo o di invito a par-tecipare ad un gioco, aspetto che in se-guito viene recuperato) in linea di massi-ma le attività con i genitori e con i bam-bini non prevedono stravolgimenti im-

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    piangesse per qualche giorno e poi hasmesso, e così è stato…Così le educatrici, non abituate ad unatale richiesta da parte dei genitori, si so-no trovate a modificare – per una partedi bambini – la fase dell’inserimento ehanno dovuto misurarsi nel sostegnodei bambini accogliendo le loro istanzedi pianto. Proprio per ribadire la parti-colare elasticità del servizio nel rispon-dere alle esigenze e ai bisogni dei geni-tori l’équipe degli educatori ha riflettu-to, senza rigidità, sulle differenze meto-dologiche e culturali che hanno poi ar-ricchito la loro proposta educativa.Il momento precedente all’inserimentosi concretizza con una riunione dei ge-nitori, in particolare sempre i genitori ci-nesi chiedono molte informazioni sul ser-vizio, vogliono vedere gli ambienti, rac-contano le abitudini dei loro. L’unicagrande difficoltà iniziale è l’incompren-sione linguistica, non sempre infatti ilmediatore è presente. Per ovviare a ciòabbiamo deciso di scrivere alcune infor-mazioni in lingua cinese in modo da faci-litare l’accesso senza creare barriere…(per esempio il menù, oppure il nome del-le stanze).

    Le attività All’interno del servizio sono presenti ol-tre ai materiali didattici, che natural-

    mente seguono l’età del bambino, anchequelli multilingue. Vengono svolte anchele attività con i genitori. Inizialmente, daparte dei genitori autoctoni ci sono diffi-coltà di relazione dal momento che sisentono in parte prevaricati dalla fortepresenza di genitori cinesi. Per superarequesta forma di “incompetenza genito-riale” nello scorso febbraio abbiamo rea-lizzato la festa del capodanno cinese, uti-lizzando la forma dei laboratori che valo-rizzassero le culture senza avere un atteg-giamento di pregiudizio, che ha avuto ungrande successo. Poiché uno degli obiettivi del servizio èdi favorire, attraverso la collaborazione,l’integrazione fra le diverse famiglie pre-vedendo momenti di aggregazione e dilavoro insieme, lo scorso anno è stataorganizzata anche la “festa delle lanter-ne” e i genitori si sono cimentati nellacostruzione dei vari materiali.

    L’alimentazioneSi è cercato nell’alimentazione di rispet-tare le diversità culturali e di accoglierele istanze legate anche alle differenti re-ligioni proponendo, dopo alcune espe-rienze sperimentali, un unico menù cheesclude il maiale, ma che introduce piùfrequentemente il riso al posto della pa-sta e nel quale sono previsti molti piattiunici con il mescolamento dei diversialimenti.Beatrice infine dichiara quanto sia diffi-cile affrontare le dinamiche relative alladifferenza con i genitori, e per questomotivo il personale si è formato per ge-stire le dinamiche interculturali, per so-stenere e mettere a confronto i genitoridiversi e stranieri e per unire le cultureattraverso le attività svolte insieme. Leeducatrici sentono davvero il bisogno dientrare dentro per riuscire ad aiutare e adistinguere attraverso l’invito alla con-divisione.

    La laicità dei servizi educativi del comu-ne di Firenze, che tende a privilegiare lefeste per la pace, porta avanti messaggiuniversali di pace, di uguaglianza fratutti e di solidarietà, aiuta il percorso diconoscenza reciproca e di scoperta dellediverse culture depotenziando quindi ilrischio di separazione e discrinazione.

    I nuovi orari quindi sono: 8-13, 14,30-19,30 per lo spazio gioco; 8-14,30, 11,30-18,30 per il nido a tempo corto (frequen-tato per lo più dai bambini cinesi).Un’altra particolarità del servizio è chenon ci sono le sezioni quindi tutti i bam-bini si mescolano, piuttosto si suddivido-no durante le attività; la stessa educatriceè sempre il punto di riferimento ai diffe-renti orari.

    L’inserimento, l’accoglienza dei bambini e dei genitoriLa fase dell’inserimento è particolare so-prattutto per la comunità cinese, tantoche è prevista la presenza di un mediato-re linguistico-culturale che aiuta nel pri-mo contatto; gli altri bambini sono piùvicini alle nostre pratiche e abitudini.L’inserimento dei bambini cinesi in ge-nere ha una metodologia diversa pro-prio perché culturalmente in Cina nonesiste, o almeno non c’è un periodo doveil genitore rimane presente nella scuola,oppure si distacca pian piano dal bambi-no e lo fa inserire nell’ambiente perché c’èuna fiducia piena nella istituzione scola-stica e negli educatori.È stato dunque difficile per alcuni geni-tori cinesi capire che la loro presenzaera richiesta soprattutto per aiutare ibambini, è stato così difficile che in alcu-ni casi abbiamo accettato che il bambino

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    I bambini de “La Giostra”

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    re educative con l’esigenza di essere ras-sicurati e in parte guidati nel loro esserepadri e madri. Non sono più solo utenti di un serviziodi cura e/o educativo per i loro figli,spesso cercano risposte certe a tutte leloro difficoltà. Fra mille contraddizioni e con atteggia-menti confusi, a volte chiedono chequalcuno li sostituisca nelle loro re-sponsabilità, altre volte che gli educato-ri li confermino nelle loro scelte, piùspesso desiderano qualcuno su cui ri-versare insuccessi e paure, qualche vol-ta ancora interlocutori su cui sfogarerabbia e impotenza, in altri casi referen-ti validi che li accompagnino nel lorocammino con un atteggiamento di con-fronto e di apertura.In ogni caso cercano professionisti ingrado di capirli, che non entrino in con-flitto con loro.Il Servizio Asili Nido del Comune di Fi-renze non è rimasto insensibile a questarichiesta e, nel corso dell’anno 2001, hautilizzato un finanziamento regionaleper avviare un progetto rivolto allo svi-luppo della genitorialità consapevole.L’iniziativa prevedeva il coinvolgimentodel personale educativo nel progetto,sviluppando e ampliando il naturalerapporto che esiste fra personale educa-tivo e genitori attraverso iniziative checonsentissero incontri anche fuori dal-l’ambito istituzionale.

    1. Il contesto generale

    Il bisogno di genitorialità consapevoleattraversa il nostro tempo di pari passoal diminuire dei bambini che nascono.Paure, timori, preoccupazioni, una cer-ta dose di “egoismo” o, comunque, di bi-sogno di emergere, fare carriera, trovareun posto nel mondo, da un lato impedi-sce a molti giovani di mettere al mondofigli, d’altro lato li rende assetati di ri-sposte, nella ricerca illusoria di “esserepronti”, di poter dominare e controllaretutto ciò che appartiene alla bellezza,ma anche alla difficoltà di crescere deifigli. Illusoria, perché l’esperienza del-l’essere genitori è prima di tutto un’e-sperienza unica di amore che intercorrefra persone e che non può essere prede-finita, né essere schematizzata in unquadro di riferimento valido una voltaper tutte.Il desiderio di contenimento e di “solu-zioni” accompagna anche i genitori cheutilizzano i Servizi Educativi. Cercano professionisti/e che svolganobene il loro ruolo di accompagnamentodel bambino nel suo percorso di cresci-ta e che, contemporaneamente, sianointerlocutori/interlocutrici validi per lasoluzione di problemi quotidiani e perindicazioni su tutto ciò che riguarda l’e-ducazione dei propri figli.Genitori disorientati dai troppi stimoliche ricevono, si presentano alle struttu-

    2. Il modello progettuale

    Fra le molte alternative, il Servizio haoptato per un modello di intervento chefa riferimento ai gruppi di auto-aiuto,piccoli gruppi in cui i veri protagonistisono i partecipanti, i genitori quindi,mentre i conduttori, il personale educa-tivo in questo caso, hanno lo scopo difacilitare lo scambio, piuttosto che dioffrire risposte.L’ipotesi di partenza è che ogni genitorepossa essere un buon genitore, quantomeno un genitore accettabile, nella misu-ra in cui riconosce i propri modelli di rife-rimento e ne valorizza gli aspetti positivi.In questo senso il conduttore deve spo-gliarsi delle sue certezze, non è presentenel gruppo per portare il proprio model-lo di riferimento, deve essere in grado di“sospendere il giudizio” e assumere unaposizione di stimolo e ascolto, restituen-do ciò che i singoli ed il gruppo espri-mono, valorizzandone il contenuto, fa-cendo rilevare le conseguenze delle af-fermazioni che ognuno fa, rassicuran-do, ma contemporaneamente aprendonuove piste, nuove soluzioni.Integrare i contributi perché le differen-ze diventino risorsa, ma anche terrenocomune. Le finalità principali di questo approc-cio sono:- attivare un processo di ricerca e di au-toeducazione dei genitori coinvolti;

    l’argomento

    UN PROGETTUN PROGETTO PO PER ER UNA GENITUNA GENITOORIALITÀ RIALITÀ

    CCONSAPONSAPEVEVOOLELECarmen Soru

    Partner Coreconsulting

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    bolizzare la problematica della genito-rialità e trasferire le competenze di baseper facilitare la comunicazione in grup-pi di adulti.

    4. L’articolazione dell’intervento

    Sono state individuate 18 partecipantial progetto: 15 educatrici e 3 coordina-trici, sulla base delle motivazioniespresse verso questo specifico lavoro elo sviluppo delle competenze necessarieper svolgerlo.L’iniziativa si è articolata in diverse fasi:- 4 incontri della durata di una giornatafinalizzati alla creazione del gruppo, al-lo sviluppo della consapevolezza dellapropria rappresentazione della genito-rialità, al trasferimento di competenze; - un’attività extra-aula finalizzata all’ela-borazione di progetti destinati ai genito-ri. Questa attività è stata svolta in sotto-gruppi;- un’attività di verifica e discussione deiprogetti;- un’attività di lancio del lavoro con i ge-nitori;- l’avvio di gruppi di genitori e di per-corsi ad essi destinati;- la supervisione on-line degli interventi;- due incontri in plenaria per verificare ediscutere il lavoro svolto.L’intervento ha consentito di avvicinareun buon numero di genitori e di far lorosperimentare l’incontro, il rafforzamen-to, la ricerca di uno spazio di ben-essereche consente di essere più liberi nellarelazione con i propri figli.Ha consentito, ai conduttori, di vivereun’intensa esperienza di gruppo, di ac-quisire competenze utili anche nella nor-male attività lavorativa e di rapportarsiai genitori in una nuova prospettiva.Per me, che ho condotto e supervisiona-to l’intera attività, è stata una nuova oc-casione per scoprire la ricchezza dellepersone e dei gruppi, per apprezzare ledifferenze e valorizzarne l’integrazione,per lanciare e vincere una nuova sfida:un punto di unione vero fra educatori egenitori, su un terreno comune e nonconflittuale, dove, spogliati dei rispettiviruoli, si scopre l’enorme ricchezza del-l’incontro e del confronto.

    - creare una rete di rapporti per rompe-re l’isolamento delle famiglie;- permettere di scoprire, utilizzare e mi-gliorare le competenze educative di ognu-no per favorire la prevenzione primaria;- “Universalizzare” i problemi e le situa-zioni, permettere la condivisione;- conoscere nuove pratiche educative,esplorare alternative, soprattutto grazie allascambio di esperienze pratiche e i suggeri-menti creativi fra i membri del gruppo;- facilitare la comunicazione nella fami-glia: acquisire sensibilità all’ascolto atti-vo, nella risoluzione dei conflitti, nell’e-spressione dei sentimenti;- decolpevolizzare e sdrammatizzare,rinforzare le tendenze positive, arricchi-re e incoraggiare;- offrire uno spazio per scoprire le pro-prie qualità, risorse e competenze, au-mentare l’autostima, per individuareuna personale “creatività educativa”;- permettere il cambiamento; ogni per-sona diventa agente di cambiamento ri-spetto a sé stessa, il coniuge, i figli, glialtri genitori, …il territorio.

    3. La preparazione dell’intervento

    L’approccio descritto richiede da un latoche i conduttori siano appositamentepreparati a questo lavoro, in particolaresviluppino le loro capacità empatiche,di ascolto e di riordino e restituzione deicontenuti. Dall’altro lato, non seconda-rio, diventa fondamentale che i condut-tori abbiano già elaborato la propria re-lazione genitoriale, sia come figli, siacome genitori o non genitori.Ognuno di noi è infatti un figlio, lo è persempre, anche quando non abbia cono-sciuto i propri genitori, anche quando igenitori siano scomparsi, anche quandonon esistano rapporti con loro: in ognicaso e per sempre abbiamo delle originicon cui fare i conti e che incidono e in-terferiscono con i nostri modelli educa-tivi, con il nostro rapportarsi ai genitorie all’essere genitori. Questo sia quandolo siamo, sia quando, per i più disparatimotivi, non siamo genitori.Con queste premesse, la prima parte dellavoro svolto con gli educatori è statoincentrato su questi due aspetti: meta-

    Il sostegno alla genitorialità èun’esperienza coinvolgente: abbiamo imparato a fare ciòche nella conduzione di ungruppo è fondamentale, ovvero accogliere, far risuonaredentro di sé ciò che l’altro dice e racconta, senza giudicare e senza con-fondersi…

    I progetti realizzatiIncontri con gruppi di genitori

    •novembre-dicembre 2002Quartiere 2 Spazio Libroc/o Spazio Gioco Tartarugavia S. Cristiani, 5

    •gennaio - febbraio 2003Quartiere 3 Spazio Gioco Tartarugavia B. Fortini, 16

    •gennaio - febbraio 2003Quartiere 4 Asilo nido Stregattovia Pampaloni, 70

    l’argomento

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    ferte formative proposte agli adulti di cuiil Comune di Firenze è da anni promoto-re, ed è rivolto a padri e madri di bambi-ni di età compresa tra zero e sei anni, par-tendo dalla consapevolezza che sono pro-prio i primi anni di vita del bambino checoinvolgono i genitori verso la non sem-pre facile ricerca di un nuovo equilibrio.

    2. Il progetto GENITORI INSIEME

    L’iniziativa è stata realizzata da diciottodonne – educatrici e/o coordinatrici pe-dagogiche degli asili nido – che hannofrequentato un corso di formazione di“sostegno alla genitorialità” organizzatodal Comune di Firenze. Il corso, condot-to dalla docente Carmen Soru, ha forni-to alle partecipanti gli strumenti neces-sari per la progettazione, l’erogazione ela verifica degli interventi. La conclusio-ne del corso di formazione ha dato vitaad un unico progetto da realizzare in trequartieri della città. Per renderlo opera-tivo sono stati formati tre sottogruppi di

    1. Il perché del progetto

    Da un indagine relativa all’utenza cheusufruisce delle varie tipologie di serviziper la prima infanzia è emersa, soprat-tutto negli ultimi anni, la necessità diprendere in considerazione bisogni chevanno al di là della cura e dell’educazio-ne dei bambini.I padri e le madri sono sempre più con-sapevoli che oggi, in una società caratte-rizzata da una richiesta continua di cam-biamento, fare il genitore è un “mestiere”difficile. Educare un figlio comporta di-sponibilità a modificare il proprio stile divita. Diventare genitore spesso può met-tere in discussione il rapporto col partnere con il mondo sociale in genere. La que-stione più difficile da risolvere è quella diconvogliare le energie verso la propriarealizzazione personale, ma contempo-raneamente seguire, amare, curare, edu-care... i propri figli.Il progetto di sostegno alla genitorialità,promosso dall’Assessorato alla PubblicaIstruzione, rientra in quel ventaglio di of-

    Progetto di sostegno alla genitorialità*

    a cura di Anna Tomaselli e Alessandra Zocchi

    * Hanno partecipato al Progetto: Anna Breb-bia, Maria Bruschi, Laura Cammelli, LuciaCasini, Daniela Cencetti, Valeria Cherubini,Paola Cioni, Daniela Del Soldato, Franca Ghi-ribelli, Martina Giubbilini, Giovanna Malavol-ti, Cristina Masti, Gabriella Mazzoni, Elisa-betta Misuri, Paola Superbi, Anna Tomaselli,Manuela Vetturini, Alessandra Zocchi.

    l’argomento l’esperienza

    lavoro che, partendo da linee comuni,hanno articolato l’intervento con alcunespecificità soprattutto organizzative. Laportata innovativa del progetto ribaltala concezione tradizionale del genitorepassivo a cui gli addetti ai lavori inse-gnano come comportarsi con i propri fi-gli. Nel nuovo contesto invece i genitorisono stati considerati soggetti attivi eportatori di esperienze indispensabiliper la realizzazione del progetto stesso.Non si è trattato della consueta confe-renza a tema tenuta da esperti col com-pito di dare risposte o risolvere proble-mi… ma di un’ esperienza in cui il con-duttore ha assunto il ruolo di facilitato-re della comunicazione e delle relazioni.Questo progetto è stato concepito comeun percorso tra genitori che provano ildesiderio di condividere tra di loro si-tuazioni, momenti, attimi, emozioni…vissute con i propri figli. Tale iniziativa ha previsto un percorso apiccoli gruppi – di dieci, dodici persone– articolato in sei incontri, in cui sonostate affrontate le seguenti tematiche:

    - Io sono genitore di…- Il bambino che sono stato- Il tuo spazio il mio spazio- Il mio tempo il tuo tempo- Vicini e lontani- Prendersi cura di sé per prendersi cura dei propri figli

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    3. La verifica del progetto

    L’intero percorso ha rappresentatoun’occasione di confronto e scambio incui ciascun genitore ha avuto l’opportu-nità di offrire agli altri la propria espe-rienza e di cogliere dall’esperienza al-trui spunti e nuove idee da adottare al-l’interno del contesto familiare.Il clima venutosi a creare tra i genitori èstato, come alcuni di loro hanno defini-to, “magico” ...di grande rispetto eascolto, di crescita comune e di rifles-sione su alcune tematiche forti e coin-volgenti sul piano personale, ma effica-ci, perché attraverso il confronto con glialtri i genitori si sono sentiti meno soli.Quest’atmosfera magica ha avvolto an-che i conduttori e gli osservatori che al-la fine del percorso hanno avuto la sen-sazione di aver vissuto un’esperienzaunica, indimenticabile perché carica disentimenti e di forti emozioni.Ci auguriamo che questo progetto, cheha visto la partecipazione soprattutto dimadri, possa diventare un intervento

    Per ciascun incontro sono stati proget-tati gli spazi, predisposti materiali eideate situazioni dinamiche al fine dicreare un’atmosfera accogliente tale dafavorire l’ascolto e il confronto. L’ambiente è stato curato nei minimiparticolari: gli oggetti e gli arredi sonostati messi sempre allo stesso posto inmodo da creare continuità tra un incon-tro e l’altro. Il setting, di tipo circolare,ha facilitato uno scambio alla pari tra ipartecipanti e l’angolo della pausa caffèha favorito l’accoglienza dei genitori.Con lo scopo evidente di rendere tuttiprotagonisti, i conduttori hanno facili-tato il reciproco confronto tra i genitorifacendo attenzione a far esprimere chiaveva più difficoltà a prendere la parolae a moderare le persone più esuberanti.A ogni incontro oltre al conduttore erapresente un osservatore con il compitodi monitorare l’intervento. Tra un in-contro e l’altro ogni sottogruppo di lavo-ro si è sempre riunito per la verifica del-l’incontro e la progettazione di quellosuccessivo.

    stabile e continuativo nel territorio fio-rentino con la speranza che nelle edi-zioni future diventino protagonisti an-che molti padri la cui funzione genito-riale, indispensabile per la crescita deifigli, è spesso sottovalutata in primis daloro stessi.

    l’argomento l’esperienza

    Lavoro di gruppo realizzato dai genitori

    I genitori e i conduttori del progetto realizzatonel Quartiere 3

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    LE FLE FAMIAMIGLIE AMIGLIE AMICHECHEUN SERVIZIUN SERVIZIO A DOMIO A DOMICILICILIO O

    PPER BER BAMBINI SOTTAMBINI SOTTO I TRE ANNIO I TRE ANNI

    A cura di Lucia Casini* e Enrica Ciucci*** Coordinatrice Pedagogica, ** Istruttore Direttivo Pedagogico

    I servizi domiciliari nel Comune di Firenze

    I servizi domiciliari, attivati presso ildomicilio della famiglia o dell’educato-re, ampliano la rete dei servizi educativialla prima infanzia e si pongono anchein funzione di sostegno alla famiglia,realizzando, attraverso la flessibilità or-ganizzativa che li caratterizza, quelle fi-nalità che le leggi stesse si pongono co-me obiettivo: pari opportunità, concilia-zione tra tempi di vita e tempi di lavoro,nel rispetto delle esigenze delle famigliee dei tempi di crescita dei bambini, of-frendo soluzioni personalizzate rispettoalla cura del bambino in una dimensio-ne educativa di qualità.Nel Comune di Firenze sono stati realiz-zati, negli ultimi tre anni, due progettiriguardanti i servizi domiciliari chehanno permesso di ampliare la rete deiservizi educativi alla prima infanzia: ilprimo denominato ”Famiglie Amiche”

    e, l’altro, denominato ” Indovina chi vie-ne a casa? il/la baby-sitter”. Un’altra ti-pologia è in procinto di attivazione ed èquella degli “Educatori domiciliari”. Inquesto articolo verrà approfondito ilprogetto che si svolge presso il domici-lio della famiglia.

    “Famiglie amiche”: modalità organizzative e ruolo deisoggetti partecipanti

    “Famiglie amiche” è un servizio rivolto agruppi di 4 bambini, di età compresa trai 12 e i 36 mesi, e si svolge presso l’abita-zione di una delle famiglie partecipantiche mette a disposizione uno spazio ido-neo rispondente ai requisiti previsti dalRegolamento Regionale n. 47/R del 2003. La durata giornaliera del servizio può va-riare dalle 4 alle 8 ore continuative, conmoduli orari autonomamente concorda-ti tra le famiglie interessate e il gestore

    Lo sfondo normativo che ha permesso la nascita dei servizi domiciliari

    I servizi domiciliari trovano riconoscimento nell’ambito della normativa più re-cente: il Piano di interventi per l’infanzia e l’adolescenza, con la legge n.285/97, lalegge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi so-ciali, con la legge n. 328/2000, rappresentano i sistemi normativi di riferimento alivello nazionale. A livello regionale i servizi domiciliari rientrano nella tipologiadegli interventi e servizi educativi, integrativi e complementari agli asili nido, pre-visti già nella legge n.22/1999 e riconfermati nel Testo Unico in materia di educa-zione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro, L.R.T. n.32/2002.

    del servizio; la durata settimanale è dimassimo 5 giorni, per un periodo annuocomplessivo non superiore agli 11 mesi. La preparazione dei pasti è a carico dellefamiglie. L’educatrice ha il compito di ren-dere il pranzo un momento educativo.L’Amministrazione Comunale supportal’organizzazione dei gruppi famiglie, ve-rifica l’idoneità dell’ambiente domesticomesso a disposizione, controlla la qua-lità del servizio e interviene a sostegnodelle famiglie.

    Peculiarità del servizio

    Abbiamo chiamato il servizio “FamiglieAmiche” perché un obiettivo importanteche si intende raggiungere è creare unarete amicale e di supporto tra le famiglie,oltre che dare la possibilità ai bambini difare esperienze significative, coerenti ri-spetto alle loro esigenze di crescita. La “risorsa” che la famiglia mette a di-sposizione, la casa, il luogo nel quale sisvolge il servizio, rappresenta quanto dipiù intimo, personale esista, ma è unospazio privato per un’educazione pubbli-ca e di qualità. Le famiglie concordanocon l’educatore orari e calendario del ser-vizio ed eventuali periodi di interruzione;discutono con l’educatore il progettoeducativo e la programmazione didatti-ca, compresa l’eventuale organizzazionedelle uscite e dei laboratori; verificanol’andamento del servizio e lo svolgimentodelle attività con i bambini attraversocolloqui individuali con l’educatore.

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    L’Amministrazione Comunale esercitaun costante monitoraggio delle espe-rienze, valutando le programmazionidei singoli interventi e prevedendo mo-menti di verifica intermedi e finali.

    Indicatori di qualità del SERVIZIO

    La formazione professionale dell’educatore

    Un elemento qualificante del progetto èla formazione professionale dell’educa-tore. Il percorso formativo attivato dalComune di Firenze per il progetto “Fa-miglie amiche” ha previsto, accanto al-l’offerta di un corso teorico, un tirociniodi 150 ore presso i servizi Asili Nido eCentri gioco comunali. Entrambi questimomenti, sia quello teorico che quello ditirocinio, hanno visto il coinvolgimentoattivo del personale dei servizi comunaliche, nel ruolo di tutor, si è fatto carico diprogettare con gli allievi l’esperienza for-mativa trasmettendo quella cultura del-l’infanzia acquisita nell’esperienza or-mai ventennale dei servizi del Comune.Inoltre, con tutti gli educatori domicilia-ri sono stati realizzati momenti d’incon-tro e di aggiornamento con gli educatoridei servizi pubblici per il coordinamentoe lo scambio di esperienze.

    La programmazione educativa

    Un altro aspetto importante è la pro-grammazione educativa che prevede itempi di inserimento dei bambini, i col-loqui con le famiglie utenti, gli strumen-ti didattici idonei per la documentazio-ne e la verifica del progetto. Nella pro-grammazione educativa vengono tenutiin considerazione i momenti di routinescollettivi (frutta e pranzo) per crearequel senso di ritualità quotidiana cheaiuta il bambino a riconoscersi parte diun gruppo.

    La rete dei servizi

    L’altro elemento forte è l’integrazionedei servizi domiciliari all’interno del si-stema di rete dei servizi alla prima in-fanzia. Far parte di questa rete vuol direche i bambini dei servizi domiciliarihanno l’opportunità di rapportarsi con ibambini degli Asili Nido e dei CentriGioco, secondo una programmazioneche prevede momenti di incontro e discambio all’interno di queste strutture.Tale progettualità coinvolge sia l’educa-tore familiare sia gli educatori dell’asilonido, creando così una relazione strut-turata ed uno scambio su esperienze erealtà diverse.

    Non si tratta, tuttavia, di un servizio au-togestito esclusivamente dalle famiglie,ma piuttosto di un servizio dove il Co-mune di Firenze sostiene e garantisce laqualità. È molto importante, in tal sen-so, il momento in cui le famiglie hannoaccesso al servizio, che avviene contat-tando l’ufficio servizi domiciliari pressoil coordinamento pedagogico dei servi-zi asili nido. Durante questo primo contatto vengo-no fornite alle famiglie le notizie detta-gliate riguardanti il progetto, ma so-prattutto viene attivato un necessariomomento di “ascolto” dei bisogni che lefamiglie esprimono, favorendo lo stabi-lirsi di un rapporto di fiducia tra la fa-miglia e l’Ente pubblico. Fiducia chedovrà poi trasferirsi, curando i passagginecessari, verso la Cooperativa socialealla quale verrà affidato il servizio ed al-l’educatore domiciliare.Altro elemento indispensabile per la riu-scita del servizio è un rapporto di colla-borazione col privato sociale, poiché glieducatori domiciliari provengono dacooperative sociali; il rapporto con lacooperativa offre una rete di sostegnoper gli educatori sia sul piano della for-mazione e del coordinamento, sia sulpiano organizzativo, ad esempio le so-stituzioni del personale educativo.

    Travasi con farina gialla e riso

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    Come è avvenuta la scelta del serviziodomiciliare?La scelta del servizio è stata condizio-nata dal fatto che la bambina fosse ri-masta fuori dalle graduatorie del nidoe quindi c’era l’esigenza di risolvere ilproblema visti i nostri orari di lavoro.La scelta si è rivelata comunque feli-ce, tanto che il secondo anno, quandola bambina è stata chiamata per unposto al nido, abbiamo rinunciatoperché terminasse il suo ciclo al nidodomiciliare.

    In che modo cambia la casa?Sono due gli aspetti importanti: il fattodi trovare al ritorno a casa altri bambi-ni insieme al proprio e sapere che han-no passato la giornata insieme in mo-do piacevole è stata una sensazionegradevole; d’altro canto, la casa ha ri-sentito di una certa riorganizzazione.Ciò non è stato vissuto in modo negati-vo ma è stato di stimolo a dover teneresempre pulito e in ordine.

    Alcuni elementi di criticità

    Dal punto di vista organizzativo, unodei maggiori problemi che il progettoincontra è la disponibilità di abitazioniadeguate allo svolgimento del servizio.La maggior parte delle famiglie interes-sate che ci contatta dichiara di averestanze più piccole dei 16 mq richiestidal regolamento regionale. Un ulteriore elemento di criticità è a ca-rico dell’educatore, con il rischio chequesti possa essere “inglobato” o “assor-bito” dalle dinamiche relazionali esi-stenti tra le famiglie e sentirsi solo nellagestione dei problemi quotidiani. A ciòsi è cercato di rispondere in due modi.Da un lato, mediante la preziosa presen-za di un coordinatore pedagogico, siadella cooperativa stessa che del Comu-ne, al fine di garantire sostegno pedago-gico e organizzativo agli educatori; dal-l’altro, attraverso l’inserimento dei sin-goli servizi nella complessa rete dei ser-vizi alla prima infanzia, prevedendo in-

    Una stanza dove si svolge il servizio

    firenze e i nuovi servizi

    INTERVISTA A UN GENITORE DEL NIDO DOMICILIARE “GONGOLO”

    contri tra gli stessi, perché non vengamai a mancare il necessario e vitale con-fronto educativo.Apriamo una piccola finestra sui nostriservizi “Famiglie amiche”, riportandobrani tratti da due interviste a loro mo-

    do esemplificative: una, rivolta ad ungenitore che ha partecipato ad una delleprime esperienze di servizi domiciliare,ormai conclusa; l’altra, rivolta ad uneducatore di un servizio che è tutt’oraattivo.

    Come s’instaura la relazione con l’edu-catore?La relazione con l’educatore è statapositiva, sia dal punto di vista del“gradimento” da parte del gruppo deibambini che da parte nostra.

    E la relazione con gli altri genitori?I rapporti nel complesso sono statipositivi, tanto che con una famiglia cisono momenti di vacanza e comun-que di frequentazione. Con le altredue i rapporti sono tutto sommatoamichevoli, anche se con una c’è statoun diverso modo di vedere le cose findall’inizio e quindi i rapporti sono ri-masti tiepidi.

    Siete stati coinvolti nelle attività?Siamo stati coinvolti sia nelle attivitàinterne che esterne alla casa. Nellospecifico abbiamo aiutato l’educatoread allestire la stanza adibita ad ospi-tare il nido con pannelli per appende-re i lavori, sono stati stampati i fogli

    per le attività di routine. Abbiamopartecipato ai laboratori e alle feste diNatale e di fine anno.

    C’è stata l’integrazione con i servizi delcomune?Il nido domiciliare ha avuto una fre-quentazione con il centro infanzia“La Nave” che è stata estremamentepositiva per il gruppo dei bambini, inquanto hanno avuto modo di averecontatti con altri coetanei e parteci-pare alle attività di programmazionein laboratori attrezzati. Questo anche in virtù del fatto cheun servizio così concepito, senzapossibilità di scambi con l’esterno,corre il rischio di rimanere isolato equindi di vedere fallito lo scopo edu-cativo. Il frequentare un nido comu-nale è stato importante anche per lacasa perché in quei giorni di staccoha avuto un “certo respiro”, anchesolo per poter effettuare lavoretti dimanutenzione.

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    nasce con i genitori e soprattutto lapossibilità che viene data a quei 4 bam-bini di vivere nuove esperienze.

    Che cosa significa lavorare con un pic-colo gruppo?In questo periodo ho potuto constata-re come il piccolo gruppo faccia en-trare in gioco dinamiche che al nidonon sempre emergono. Sicuramentec’è più attenzione da parte dell’educa-tore ai bisogni del bambino e la figu-ra dell’educatore diventa un riferi-mento molto forte, ma non assoluto: ibambini infatti si relazionano moltoanche fra loro, riuscendo a creare unclima familiare che rende piacevole illavoro. Il piccolo gruppo crea dinami-che così familiari tanto che diventamolto forte e ben compatto.Mi è capitato più di una volta che i duebimbi più grandi seguissero “al postomio” i più piccini, chiamandoli a par-tecipare alle attività o ad alcune routi-ne come il cambio del pannolino.

    Che cosa significa lavorare in apparta-mento?Lavorare in appartamento significaavere molto spirito di adattamento perpoter svolgere al meglio il ruolo di edu-catore e quindi far sì che i bambini pos-sano vivere esperienze formative inte-ressanti. È quasi scontato dire che du-rante lo svolgimento s’incontrano alcu-ne difficoltà, anche perché gli strumen-ti e gli arredi non aiutano; i momentidifficili si superano anche grazie all’ap-poggio del coordinamento pedagogicoe alla disponibilità dei genitori. Fortunatamente la stanza del servizioera abbastanza grande e sono riuscita aricavare l’angolo lettura, mentre tuttigli altri angoli venivano creati al mo-mento del bisogno. Ma il problema nonsta tanto nel riuscire o meno a crearegli angoli, quanto secondo me nel cer-care di adattare gli arredi della casa amisura di bambino. La validità del ser-vizio si può riscontare in molte cose co-me il piccolo gruppo, la relazione che

    Foto di gruppo

    Com’è la relazione con i genitori?Lo stesso tipo di relazione che nasceall’interno del gruppo dei bambini, c’èanche fra genitori che cominciano arelazionarsi, a frequentarsi e ad allar-gare la loro rete di amicizie. All’inter-no del gruppo dei genitori del mioservizio si è creato un buon rapportodi amicizia sia fra di loro che con me.Anche se il servizio è durato poco(l’intervista è stata condotta prima del-l’interruzione delle vacanze estive; ilservizio è poi ripreso a settembre) hocercato di coinvolgerli il più possibile,chiedendo loro per esempio alcunimateriali per le attività o la disponibi-lità per delle uscite o altre piccole co-se. Loro si sono rivelati disponibili ehanno accettato volentieri.Purtroppo non ho potuto sperimentarel’integrazione con altri servizi (al mo-mento dell’intervista il servizio era attivoda soli 3 mesi), ma immagino che sa-rebbe stata una gran bella esperienzada vivere.

    firenze e i nuovi servizi

    INTERVISTA ALL’EDUCATRICE DEL SERVIZIO DOMICILIARE “SIMBA”

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    Il “Bimbibus”, come sappiamo, è un pro-getto che è nato dall’esigenza di offrire abambini e adulti la possibilità di effettua-re le proprie esperienze anche fuoridal nido. A tale scopo, sonostati messi a disposi-zione dei gruppigrandi degli asilinido e spazi gio-co, alcuni pul-mini opportu-namente alle-stiti per il tra-sporto dei bimbisotto i tre anni esono state indivi-duate sul territorio oc-casioni educative adeguatea questa fascia d’età.Il Bimbibus, offrendo la possibilità di ef-fettuare esperienze al di fuori dell’am-

    Il 20/22 febbraio ’03 si è svolto a Tren-to il XIV Convegno Nazionale ServiziEducativi per l’infanzia “I bambinichiedono Servizi di qualità. Le rispostein Italia e in Europa: evoluzione del si-stema e prospettive future”. In rappresentanza dell’Amministra-zione comunale, hanno partecipatoal convegno, oltre all’Assessore Da-niela Lastri, la Dirigente del ServizioAsili Nido, la Responsabile del Coor-dinamento pedagogico, alcunecoordinatrici e tre educatori.Per il Comune di Firenze è statal’occasione per illustrare alcune in-teressanti esperienze dei servizieducativi per la prima infanzia. Ta-li esperienze, riassunte sotto la vo-ce, “Esperienze… dentro e fuori dalnido: il progetto Bimbibus” sonostate presentate nella sezione delconvegno “La mia esperienza diqualità”, come occasioni di appren-dimento al nido.

    TRENTTRENTO UN ANNO DOO UN ANNO DOPO PO un’ espun’ esperienza derienza di qui qualitàalità

    biente quotidiano, può rappresentare l’e-vento che spezza la routine della giornata,qualificando così il tempo del bambino al

    nido. Gli educatori infatti possonoampliare ed arricchire il per-

    corso di esperienza che ibambini fanno all’in-

    terno dell’asilo conaltri elementi di“vita” e stimoliprovenienti daltessuto cittadi-no.

    Tra le tante op-portunità di ap-

    prendimento che ilBimbibus ha offerto so-

    no state scelte per il Conve-gno 5 esperienze esemplificative di

    alcuni degli itinerari educativi che vengo-no proposti ogni anno.

    IL PROGETTO BIMBIBUS

    “INCONTRO CON LA MUSICA” ESPERIENZA EFFETTUATA DALL’ASILO NIDOGRILLO PARLANTE

    Il canto e la musica sono attività che leeducatrici del Grillo Parlante propongo-no quotidianamente al nido. Questa scelta nasce dalla convinzioneche offrire ai bambini, fino dai primianni, occasioni musicali, faciliti attra-verso le mille espressioni della musica,l’acquisizione di competenze cognitive emotorie, offra la possibilità di manife-stare le proprie emozioni e di socializza-re con i coetanei.

    L’opportunità per gli educatori di parte-cipare al corso di aggiornamento sul te-ma “Il linguaggio del ritmo” ha fornitol’occasione per approfondire argomentiriguardanti la musica e il ritmo e di ac-quisire nei loro confronti maggiorecompetenza e sensibilità, permettendocosì di pensare ad un vero e proprio per-corso educativo musicale da proporre aibambini. Il percorso musicale si è con-cluso con due visite alla “Scuola di Mu-sica di Fiesole”.

    Il percorso “dentro”– Allestimento di uno spazio musicale.

    Il percorso “fuori”Due uscite alla Scuola di Musica diFiesole: qui i bambini hanno avutol’opportunità di suonare insiemevari strumenti e ascoltare la musicadal vivo.

    1. ITINERARIO MUSICALE...

    eventi

    – Proposta di attività (suoni e rumoridel corpo, dell’ambiente – movimenti eritmo, ecc.).– Laboratori per i genitori (costruzionedi strumenti musicali).

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    “ALLA SCOPERTA DI PIANTE E ANIMALI” ESPERIENZA EFFETTUATA DALL’ASILO NIDOBRUCALIFFOIN COLLABORAZIONE CON

    L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZEFACOLTÀ DI AGRARIA

    Questo asilo nido ha scelto un percorsonaturalistico con l’obiettivo di portare ibambini alla conoscenza e all’esperien-za concreta di semi, piante ed animaliattraverso la possibilità di giocare con lanatura e di instaurare con essa un rap-porto di familiarità e amicizia.

    Obiettivi– Stimolare il riconoscimento dei semi,delle foglie e delle piante nell’ambienteche ci circonda.– Stimolare la capacità di ricordare edesprimere anche se parzialmente, unvissuto o una sensazione.

    Attività “dentro”– Gioco dei semi.– Dal seme alla pianta… in germinatoioe in terra.

    – Presentazione di schede con semi,frutti e piante o di alcuni animali che vi-vono nel bosco e in città (dove dormo-no, cosa mangiano).– Raccolta di foglie insieme ai bambininel giardino del nido e in altri giardini.– Pittura delle varie forme di foglie rita-gliate su cartoncino.

    Visita all’Istituto di zootecnia di Firenze

    Collage con i semi

    eventi

    Attività “fuori”– Visita alla Facoltà di Agraria.– Visita all’ippodromo delle Moline.– Visita all’istituto di zootecnia.– Visita alla fattoria di Galceti (coni genitori).

    2. ITINERARIO VERDE...

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    “LETTURA E NARRAZIONE” ESPERIENZA EFFETTUATA DALL’ASILO NIDOFARFALLA

    La scelta di proporre ai bambini un per-corso narrativo, è nata dalla riflessionede


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