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Fisco: in giugno la CommissioneIl compromesso vede ridotto di un miliardo di euro il contributo dei...

Date post: 08-Sep-2020
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In questo numero (5 Giugno 2015) : Made in: stallo in Consiglio sull’indicazione d’origine CITIES FORUM 2015: verso un’Agenda urbana europea Il Presidente Juncker si unisce ai leader delle autorità locali in un dibattito sulle priorità in Europa Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis): trovato l’accordo UE-USA: pubblicato il rapporto Lange sul Trattato sul Commercio e gli Investimenti tra Unione europea e Stati Uniti (TTIP) Comitato Economico e Sociale europeo: il TTIP e il suo impatto sulle PMI Telecomunicazioni: la presidenza lettone del Consiglio UE sta spingendo per l’abolizione del roaming e per la neutralità della rete Applicazione degli standard sociali nel settore dei trasporti e conseguenze dell’introduzione del salario minimo Made in: stallo in Consiglio sull’indicazione d’origine Al Consiglio Competitività di giovedì 28 maggio, gli Stati membri non hanno raggiunto un accordo sull’articolo 7 del pacchetto sulla sicurezza dei prodotti (“Made in”) che introduce l’obbligo di indicare il Paese di origine dei prodotti non alimentari che vengono commercializzati sul territorio UE. La proposta di compromesso presentata dalla presidenza lettone del Consiglio UE, il cui mandato scadrà a fine giugno, non ha convinto la minoranza degli Stati favorevoli all’adozione obbligatoria dell’indicazione d’origine, tra cui vi è anche l’Italia. Quest’ultima, in particolare, a seguito della pubblicazione dell’analisi d’impatto sull’articolo 7 pubblicata dalla Commissione europea il 6 maggio, ha proposto di estendere il campo di applicazione di tale articolo anche ad altre categorie di prodotti non incluse nello studio. Tale proposta è supportata dalla Spagna, mentre gli Stati del nord Europa continuano a manifestare la propria contrarietà a ogni forma di compromesso. Le Commissarie Jourova (Giustizia) e Bienkowska (Mercato Interno, Industria, Imprenditoria e PMI) hanno affermato che è impensabile ipotizzare uno stralcio totale dell’articolo 7 il quale gode peraltro del pieno supporto del Parlamento UE. In ogni modo, la presidenza lettone ha ricevuto da parte degli Stati un mandato a continuare i negoziati con il gruppo di lavoro del Consiglio dell’UE. Per ulteriori informazioni: Cecilia Rovelli
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In questo numero

(5 Giugno 2015) :

Made in: stallo in Consiglio

sull’indicazione d’origine

CITIES FORUM 2015: verso un’Agenda

urbana europea

Il Presidente Juncker si unisce ai

leader delle autorità locali in un

dibattito sulle priorità in Europa

Fondo europeo per gli investimenti

strategici (Feis): trovato l’accordo

UE-USA: pubblicato il rapporto Lange

sul Trattato sul Commercio e gli

Investimenti tra Unione europea e

Stati Uniti (TTIP)

Comitato Economico e Sociale

europeo: il TTIP e il suo impatto sulle

PMI

Telecomunicazioni: la presidenza

lettone del Consiglio UE sta spingendo

per l’abolizione del roaming e per la

neutralità della rete

Applicazione degli standard sociali nel

settore dei trasporti e conseguenze

dell’introduzione del salario minimo

Made in: stallo in Consiglio sull’indicazione d’origine

Al Consiglio Competitività di giovedì 28 maggio, gli

Stati membri non hanno raggiunto un accordo

sull’articolo 7 del pacchetto sulla sicurezza dei

prodotti (“Made in”) che introduce l’obbligo di

indicare il Paese di origine dei prodotti non alimentari

che vengono commercializzati sul territorio UE. La

proposta di compromesso presentata dalla

presidenza lettone del Consiglio UE, il cui mandato

scadrà a fine giugno, non ha convinto la minoranza

degli Stati favorevoli all’adozione obbligatoria

dell’indicazione d’origine, tra cui vi è anche

l’Italia. Quest’ultima, in particolare, a seguito della

pubblicazione dell’analisi d’impatto sull’articolo 7

pubblicata dalla Commissione europea il 6 maggio,

ha proposto di estendere il campo di applicazione di

tale articolo anche ad altre categorie di prodotti non

incluse nello studio. Tale proposta è supportata dalla

Spagna, mentre gli Stati del nord Europa continuano a

manifestare la propria contrarietà a ogni forma di

compromesso. Le Commissarie Jourova (Giustizia) e

Bienkowska (Mercato Interno, Industria, Imprenditoria

e PMI) hanno affermato che è impensabile ipotizzare

uno stralcio totale dell’articolo 7 il quale gode

peraltro del pieno supporto del Parlamento UE. In

ogni modo, la presidenza lettone ha ricevuto da parte

degli Stati un mandato a continuare i negoziati con il

gruppo di lavoro del Consiglio dell’UE.

Per ulteriori informazioni: Cecilia Rovelli

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tedesco.

Fisco: in giugno la Commissione

elaborerà un piano d’azione europeo

Approvazione definitiva della IV

direttiva anti-riciclaggio

Sfruttamento del lavoro, Ue denuncia:

“Il problema va risolto al più presto

Green Week 2015: lancio della

competizione sulle “capitali verdi” e

“foglie verdi” d’Europa

ETS, primi 'sì' del Parlamento Ue alla

riserva strategica

Miglioramento della qualità delle

acque in Europa

Lancio della consultazione europea

sulla economia circolare

Energia da rifiuti, Parlamento Ue:

puntare sul riciclo

Eurocommerce presenta un rapporto

sulle pratiche di gestione dei rifiuti

nella distribuzione

Approvazione del Consiglio della

direttiva sui pacchetti di viaggio

CITIES FORUM 2015: verso un’Agenda urbana

europea

Martedì 2 giugno 2015 a Bruxelles si è tenuto il

CITIES FORUM 2015, il Forum europeo delle città. In

occasione di questo importante evento, la

Commissione europea ha presentato i risultati della

consultazione pubblica sull’Agenda urbana europea e

le iniziative future sul tema dello sviluppo urbano.

La Commissione europea aveva infatti chiesto, nel

luglio 2014, il contributo dei cittadini dell'Unione per

proporre all’esecutivo europeo obiettivi e progetti per

assicurare una riprogettazione e attualizzazione delle

città che possa contribuire al raggiungimento delle

priorità della strategia Europa 2020. I soggetti privati

e i responsabili degli enti locali europei hanno avuto

tempo fino a settembre 2014 per sottoporre le loro

osservazioni. I suggerimenti sono stati utili per

comprendere come meglio definire un’Agenda

urbana europea che possa migliorare l’integrazione

delle città nelle politiche europee e capire quali

indicazioni dare ai singoli Paesi membri al fine di

rendere le città più adatte alle esigenze di vita dei

cittadini.

Il documento di lavoro che sintetizza i risultati della

consultazione riassume il punto di vista delle parti

interessate in tutta Europa sulla necessità di

un'Agenda urbana europea, quello che dovrebbe

contenere, come dovrebbe funzionare e quali

debbano essere i ruoli dei diversi attori, dal livello

locale a quello europeo. Il documento spiega anche

come la Commissione possa rispondere alle

aspettative degli stakeholder attraverso un migliore

uso dei suoi strumenti e delle risorse esistenti, nel

pieno rispetto della sussidiarietà e senza portare una

nuova legislazione o più oneri amministrativi.

Come ribadito dalla Commissaria per la Politica

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regionale, Corina Crețu, più dei due terzi di tutte le

politiche europee, interessano in modo più o meno

diretto le città. L’Agenda conterrà finalmente progetti

e tempi chiari per rafforzare la dimensione urbana

delle politiche europee.

Il 9 giugno, la Presidenza lettone del Consiglio

dell’UE presenterà una dichiarazione sull'Agenda

urbana europea al Consiglio informale sulla Politica di

coesione a Riga. Mentre al Parlamento europeo il

progetto di relazione sulla dimensione urbana delle

politiche europee redatto da Kerstin Westphal (S&D,

Germania) sarà votato durante la sessione plenaria di

settembre.

L'obiettivo della Commissione è quello di raggiungere

un accordo per un’Agenda consolidata durante la

Presidenza Olandese, nell’aprile 2016.

La consultazione ha individuato tre obiettivi o “azioni

Innovative” su cui si concentrerà l’Agenda urbana: 1.

Smart – città intelligenti nel campo dell’energia e dei

trasporti; 2. Green – infrastrutture urbane verdi e

sostenibili; 3. Inclusive – città aperte e inclusive per

migliorare la qualità della vita cittadina.

Infine si sottolinea che, in base all’Art. 8 (“Azioni

innovative nell’area dello sviluppo urbano

sostenibile”) del Regolamento sul Fondo Europeo per

lo sviluppo regionale (FESR) 1301/2013, dal

novembre 2015 verranno pubblicati i primi bandi

relativi alle azioni innovative sopracitate. Si prevede

lo stanziamento di circa 370 milioni di euro fino al

2020 e ogni bando annuale avrà una portata di circa

50 milioni per un totale di 5 milioni a progetto.

Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli

Il Presidente Juncker si unisce ai leader delle autorità locali in un dibattito sulle priorità

in Europa

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Il 3 giugno si è tenuta la seduta plenaria del Comitato delle Regioni (CdR) a Bruxelles. In

presenza del Presidente della Commissione europea Juncker, i deputati europei si sono

confrontati sul regolamento per il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e

in particolare sul ruolo delle regioni e delle città nella sua implementazione. Durante la

plenaria, il CdR ha adottato le sue priorità per il 2015-2020 in una proposta di

risoluzione che si focalizza soprattutto sull’occupazione, lo sviluppo sostenibile e la

lotta alla disoccupazione locale. Uno sfruttamento ottimale dei fondi di coesione e il

Piano europeo per gli investimenti recentemente approvato, sono considerati fattori

vitali per le economie locali e regionali. In questo ambito si è sottolineata anche

l’importanza, spesso sottovalutata, di iniziative come la CORLEAP (Conferenza delle

autorità locali e regionali per la partnership orientale) e l’ARLEM (Assemblea delle

autorità regionali e locali dell’area mediterranea), per consolidare le relazioni tra le

autorità locali e regionali in Europa anche fuori dai suoi confini al fine di combattere

l’instabilità del confine europeo orientale e la forte immigrazione proveniente dal sud-

europa.

Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli

Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis): trovato l’accordo

Il 28 maggio, dopo una lunga notte di trattative, è stato raggiunto un compromesso

sulle ultime questioni in sospeso che bloccavano il Piano Juncker. In particolare il

Parlamento, la Commissione e il Consiglio dell’UE hanno raggiunto un accordo sul

regolamento relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), il fulcro del

piano di investimenti per l’Europa.

Il compromesso vede ridotto di un miliardo di euro il contributo dei programmi per la

ricerca e l’innovazione (HORIZON 2020) e per le grandi reti (Connecting Europe Facility

- CEF).

Come precedentemente ribadito, il piano prevede un fondo di 21 miliardi di dotazioni: 5

li mette la Bei, i restanti 16 l'UE. Di questi ultimi - in base alla proposta iniziale della

Commissione - solo 8 sono liquidi (gli altri 8 sono garanzie), ove 6 miliardi avrebbero

dovuto essere resi disponibili attingendo ai programmi sopracitati. I restanti 2 miliardi

di euro sarebbero dovuti venire dal “margine”, ovvero dalla parte non utilizzata del

bilancio comunitario annuale che normalmente ritorna agli Stati membri.

In base alla bozza di accordo ora il contributo dai programmi comunitari si reduce a 5

miliardi. Il miliardo di differenza verrà recuperato dai margini di bilancio del 2014 e

dalle riserve strategiche del 2015, arrivando a un totale di 3 miliardi di euro.

Inoltre, come confermato dal Vice-presidente della Commissione europea Katainen,

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responsabile per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività, si prevede che

il contributo nazionale agli investimenti, che sia di un Paese membro o di una banca di

promozione, sarà registrato nei conti pubblici del Paese interessato ma considerato

come misura “una tantum” (ovvero non di natura strutturale) e non sarà preso in conto

ai fini del rispetto del Patto di Stabilità e di Crescita.

Si ricorda che la Commissione ha adottato la proposta legislativa sul FEIS il 13 gennaio.

Gli Stati Membri l'hanno approvata all’unanimità il 10 marzo e il Parlamento europeo

l'ha votata in Commissione il 20 aprile. I ministri delle Finanze dovrebbero ora

approvare il regolamento in sede di Consiglio ECOFIN il 19 giugno. L’accordo raggiunto

tra Parlamento, Commissione e Consiglio sarà ora oggetto di voto in plenaria il 24

giugno prossimo in modo che il programma di investimenti possa essere operativo

entro il mese di settembre, come programmato.

Infine, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2014, che ha

invitato la Banca europea per gli investimenti (BEI) ad avviare le attività di finanziamento

avvalendosi di fondi propri, la BEI, in partnership strategica con la Commissione, ha già

annunciato il prefinanziamento di vari progetti nell’ambito del piano di investimenti per

l’Europa.

Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli

UE-USA: pubblicato il rapporto Lange sul Trattato sul Commercio e gli Investimenti tra

Unione europea e Stati Uniti (TTIP)

Il 28 maggio, la Commissione Commercio internazionale (INTA) del Parlamento europeo

ha approvato il progetto di relazione sul TTIP del relatore Bernd Lange (S&D, Germania).

Trattasi di un’iniziativa importante poiché rappresenta una sorta di guida politica che la

Commissione non potrà disattendere nel proseguimento dei negoziati con gli Stati Uniti.

Il rapporto Lange prevede, inter alia, la creazione di una Corte Internazionale degli

Investimenti, in alternativa al tanto dibattuto meccanismo dell’ISDS (Investor state

dispute settlement), al fine di risolvere le controversie tra investitori e Stati in maniera

chiara a trasparente. Si chiede inoltre alla Commissione di assicurare la trasparenza,

garantendo l’accesso ai documenti dei negoziati; di escludere i servizi pubblici dalle

materie dei negoziati; di non abbassare il livello degli standard europei, soprattutto

relativamente alla sicurezza degli alimenti, alla salute degli animali, alla protezione dei

lavoratori e dell’ambiente e in materia di protezione dei dati personali; di tenere conto

delle PMI; di salvaguardare la piena autonomia e sovranità degli Stati e di assicurare

un’adeguata protezione dei diritti di proprietà intellettuale, includendo un pieno

riconoscimento del sistema europeo delle Indicazioni Geografiche degli alimenti e

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dell’Indicazione di Origine dei prodotti. Il Parlamento sarà chiamato a votare il rapporto

in sessione plenaria mercoledì p.v. (10 giugno 2015).

Per ulteriori informazioni: Cecilia Rovelli

Comitato Economico e Sociale europeo: il TTIP e il suo impatto sulle PMI

Il 29 maggio, il Comitato Economico e Sociale europeo (CESE) ha ospitato una

conferenza avente come oggetto di dibattito l’impatto del Partenariato trans-atlantico

per il commercio e gli investimenti (TTIP) tra UE e Stati Uniti sulle PMI europee.

Durante l’udienza, dopo aver presentato il parere del CESE sul TTIP, votato il 27 maggio,

il CESE ha analizzato, insieme ai maggiori rappresentanti degli interessi delle PMI

europee, come EuroCommerce, Eurochambres, UEAPME, il potenziale impatto del TTIP

sulle PMI europee. Il CESE ha proposto di inserire un capitolo nell’accordo sul TTIP

dedicato esclusivamente alle PMI che tenga conto dei risultati di svariati studi della

Commissione sugli ostacoli principali all’internazionalizzazione delle PMI e quelli

incontrati dalle PMI esportatrici negli Stati Uniti (es. barriere tariffarie e non, restrizioni

al movimento delle persone, dazi doganali); le azioni da intraprendere al fine di

facilitare la partecipazione delle PMI al commercio transatlantico e gli investimenti e per

aiutare le PMI a beneficiare di più da accordi commerciali; quello che può essere

l'impatto degli accordi commerciali come il TTIP sulle PMI europee esportatrici e non.

Per quanto riguarda la controversa questione del modello di risoluzione delle dispute

tra investitori e stati (ISDS) nell’ambito del TTIP, il CESE appoggia la creazione di una

corte internazionale che sia in grado di pronunciarsi sulle controversie internazionali

relative agli investimenti in maniera più democratica e trasparente. Il CESE è in fase di

elaborazione di un parere sul possibile impatto del TTIP sulle PMI europee, in cui, tra le

altre cose, verranno inserite valutazioni di impatto e suggerimenti quali la creazione

di una piattaforma unica elettronica e un singolo database e helpdesk per facilitare

l’accesso alle informazioni e supportare l’internazionalizzazione delle PMI, nonché di un

Comitato di vigilanza per la tutela degli interessi delle PMI.

Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli

Telecomunicazioni: la presidenza lettone del Consiglio UE sta spingendo per

l’abolizione del roaming e per la neutralità della rete

Il 29 maggio, la presidenza lettone del Consiglio UE ha annunciato di aver ricevuto un

mandato da parte degli Stati membri per concludere i negoziati con il Parlamento

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europeo UE sul pacchetto telecomunicazioni, in particolare, sulle due questioni rimaste

in sospeso, ovvero l’abolizione dei costi del roaming e la neutralità della rete. Per

quanto riguarda il primo punto, mentre il Consiglio UE (cioè gli Stati membri) ritiene

impensabile abbattere i costi di roaming prima del luglio 2018, il Parlamento UE

vorrebbe anticipare la data all'estate 2016, senza peraltro introdurre un periodo

transitorio di adattamento così come proposto dal Consiglio. Per quanto riguarda invece

la questione della neutralità della rete, mentre il Parlamento vorrebbe garantire

un’assenza assoluta di discriminazione, il Consiglio ritiene che gli operatori economici

dovrebbero essere in grado di differenziare le offerte a seconda dei costi sostenuti.

Allo stato attuale, sembra che il raggiungimento di un accordo sia ormai vicino. Il 12

giugno p.v., i Ministri dei vari Stati si incontreranno informalmente in Lussemburgo per

mettere a punto le ultime questioni prima del Consiglio Trasporti, Telecomunicazioni ed

Energia (in cui si discuterà del pacchetto) previsto per l’11 e 12 giugno.

Per ulteriori informazioni: Cecilia Rovelli

Applicazione degli standard sociali nel settore dei trasporti e conseguenze

dell’introduzione del salario minimo tedesco.

Le recenti misure, adottate da alcuni Stati Membri nel settore dei trasporti, possono

creare nuove barriere nel mercato interno, minandone la capacità competitiva.

L’introduzione del salario minimo tedesco, ad esempio, sta creando molte

preoccupazioni, poiché porta con sé costi aggiuntivi significativi e aumenta il carico

amministrativo per gli operatori del trasporto stradale.

Per discutere dell’impatto degli standard sociali nel settore dei trasporti, il 2 Giugno si

sono riuniti, presso la Rappresentanza Permanete della Repubblica Ceca, gli stakeholder

e i rappresentanti delle Istituzioni europee. Un rappresentante della DG MOVE ha

confermato che la Commissione supporta le decisioni nazionali di inserire un salario

minimo, ma sottolinea come l’applicazione del salario minimo tedesco, esteso a tutte le

operazioni di trasporto senza operare alcuna distinzione, sollevi seri dubbi circa la

legalità di tale iniziativa. Lo scopo della Commissione è quello di focalizzarsi sulla

politica sociale nel settore dei trasporti; per questo motivo, nel 2016, presenterà un

pacchetto legislativo basato su tre pilastri: pedaggio stradale, dimensione sociale e

mercato interno. La consultazione pubblica con gli stakeholder potrebbe cominciare a

luglio 2015. La Commissione vuole inoltre intensificare il dialogo sociale in quest’area.

I partecipanti al dibattito hanno concordato sulla necessità di migliorare gli standard di

sicurezza e le condizioni di lavoro nel settore dei trasporti, esprimendo invece

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contrarietà all’inserimento di nuove barriere nel mercato interno. A tal proposito le

Camere di Commercio e di Industria di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia

hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sull’applicazione della legge del salario

minimo tedesco, illustrando la loro posizione a riguardo.

Per ulteriori informazioni: Stella Sassi

Fisco: in giugno la Commissione elaborerà un piano d’azione europeo

Il collegio dei commissari dell’UE ha tenuto un dibattito orientativo sulle misure volte a

rendere la tassazione delle imprese più equa, più favorevole alla crescita e più

trasparente. Si è convenuto che un nuovo approccio dell’Unione in materia di tassazione

delle imprese è necessario per contrastare con successo gli abusi fiscali, garantire

entrate sostenibili e promuovere un migliore contesto imprenditoriale nel mercato

interno.

Il collegio ha deciso di adottare un approccio più globale per il miglioramento della

tassazione delle imprese nell’UE, tenendo conto anche delle riforme in corso nel settore

a livello internazionale. Il dibattito di orientamento sarà integrato, in giugno, in un

piano d’azione che comprenderà una strategia di rilancio dei lavori relativi

all’introduzione, a livello dell'Unione, di una base imponibile consolidata comune per le

società (CCCTB), l'attuazione di misure contro l’elusione fiscale che sono in fase

elaborazione a livello internazionale nell’ambito dell’OCSE e l'ulteriore rafforzamento

della trasparenza fiscale; esso terrà nel contempo conto della necessità di rafforzare

l’efficienza del contesto fiscale per le imprese nel mercato interno.

Il Vicepresidente Valdis Dombrovskis, responsabile per l’euro e il dialogo sociale, ha

dichiarato: "Vogliamo che la tassazione delle imprese sia equa e favorevole alla crescita.

Tutte le imprese, grandi o piccole, devono pagare la loro parte di tasse nel luogo in cui

sono generati gli utili”

Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e

le dogane, ha dichiarato: "Il nostro attuale approccio alla fiscalità delle imprese non

riflette più la realtà di oggi. Utilizziamo strumenti obsoleti e misure unilaterali per

rispondere alle sfide di un’economia globalizzata digitalizzata.”

Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

Approvazione definitiva della IV direttiva anti-riciclaggio

Nel corso dell’ultima sessione plenaria di Strasburgo, il Parlamento europeo ha

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approvato definitivamente in seconda lettura il testo della IV Direttiva anti-riciclaggio.

La direttiva amplierà la portata delle persone fisiche e giuridiche che vi rientrano,

riducendo la soglia europea massima per i pagamenti in contanti da € 15.000 a €

10.000. Questo permetterà comunque ai singoli Stati Membri di indicare soglie ancora

più basse, come nel caso dell’Italia, che presenta un limite di 999,99 euro, il più basso

in Europa.

La quarta direttiva antiriciclaggio obbligherà inoltre per la prima volta gli Stati membri a

tenere registri centrali con le informazioni dei proprietari effettivi di società e altre

entità giuridiche, come pure dei trust. Questi registri centrali non erano previsti nella

proposta iniziale della Commissione, ma sono stati inseriti del Parlamento nel corso dei

negoziati.

I registri centrali saranno accessibili alle autorità e alle loro unità d'informazione

finanziaria (senza nessuna restrizione), ai "soggetti obbligati" (quali banche che

svolgono il loro dovere di "adeguata verifica della clientela") e al pubblico. Per accedere

al registro, una persona o un'organizzazione (ad esempio i giornalisti investigativi o le

ONG) dovranno dimostrare un "interesse legittimo" in relazione al riciclaggio, al

finanziamento del terrorismo e ai reati presupposti associati che potrebbero aiutarne il

finanziamento, quali corruzione, crimini fiscali e frode.

Gli Stati membri avranno ora due anni per trascrivere la direttiva antiriciclaggio nei loro

ordinamenti nazionali. Il regolamento sui trasferimenti di fondi sarà invece applicabile

direttamente in tutti gli Stati membri 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta

ufficiale dell'UE.

Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

Sfruttamento del lavoro, Ue denuncia: “Il problema va risolto al più presto”

Secondo quanto rileva uno studio dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA)

sulla base di circa 600 interviste a polizia o ispettori del lavoro di 21 Stati membri, lo

sfruttamento dei lavoratori migranti provenienti da uno Stato europeo o da Paesi terzi è

un fenomeno che spesso non viene denunciato dalle vittime, per paura di perdere il

lavoro o di essere espulsi dal Paese, ma l’aspetto ancora più grave è che i responsabili

spesso corrono un rischio minimo di essere perseguiti per legge e quindi di dover

risarcire le vittime. Il reato di sfruttamento di un lavoratore migrante, infatti, è punibile

solo in alcuni Stati membri e prevede pene massime inferiori ai due anni. La casistica

esaminata dall'Agenzia porta alla luce un fenomeno diffuso soprattutto in settori come

agricoltura, edilizia, alberghi e ristorazione, lavoro domestico e settore industriale.

“Stiamo parlando di un problema endemico che richiede un intervento urgente per poter

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essere risolto - ha dichiarato il direttore della Fra, Constantinos Manolopoulos - Gli

Stati membri devono fare uno sforzo maggiore per promuovere un clima di tolleranza

zero per forme gravi di sfruttamento dell’attività lavorativa e adottare misure per

monitorare la situazione più efficacemente e sanzionare i responsabili”.

La situazione italiana, all’interno del panorama europeo, è fra le più complesse. A casi

di eccellenza, infatti, si contrappongono grandi contraddizioni soprattutto dal punto di

vista delle indagini sul fenomeno del caporalato. Nel nostro Paese è l’agricoltura a

essere il settore più a rischio sfruttamento, ma nonostante l’argomento sia

adeguatamente coperto dai media nazionali, la polizia e le Istituzioni non sembrano

considerarlo una priorità. Nonostante il taglio del budget dedicato a progetti di tutela

dei diritti dei lavoratori, l’Italia è citata nella ricerca come il Paese che di gran lunga ha

emesso il maggior numero di permessi di soggiorno come forma di “protezione

sociale”. Inoltre, l’Italia fa parte del ristretto gruppo di nove Stati membri che hanno

trasposto nella propria legislazione nazionale l’Articolo 13 della direttiva sulle sanzioni

ai datori di lavoro del 2009.

Per ulteriori informazioni: Stella Sassi

Green Week 2015: lancio della competizione sulle “capitali verdi” e “foglie verdi”

d’Europa

Dal 3 al 5 giugno si è tenuta a Bruxelles l’evento più importante della sostenibilità

ambientale in Europa: la Green Week.

Numerosi gli stand e le partecipazioni, in aumento rispetto agli scorsi anni. Alla

cerimonia di apertura, l’intervento del primo vice-presidente della Commissione, Franz

Timmermans, e del Commissario maltese per l’Ambiente e la Pesca, Karmenu Vella, che

hanno entrambi ribadito come l’azione riformatrice della Commissione, anche in

materia di obiettivi ambientali, non sarà tesa ad una riduzione degli standard da

raggiungere. Tuttavia, in polemica con questa visione, c’è stato l’intervento

dell’europarlamentare liberale olandese, Gerben-Jan Gerbrandy, il quale ha registrato

nel suo Paese un taglio del 60% per i progetti di sostenibilità ambientale a causa delle

politiche di austerity e la possibilità che ulteriori tagli possano giungere dalla azione di

“Refit” delle politiche promossa dalla stessa Commissione.

Di interesse inoltre, il lancio del concorso per la selezione delle “Capitali Verdi (Green

Capitals)” europee, da questo anno affiancate anche alle “Foglie Verdi (Green Leaf)”,

dedicato alle città con meno di 100.000 abitanti. Ulteriori informazioni sul sito dedicato

della Commissione europea.

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Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

ETS, primi 'sì' del Parlamento Ue alla riserva strategica

Prime approvazioni del Parlamento europeo all'accordo sul mercato europeo delle

emissioni di CO2 (ETS) dopo l'intesa raggiunta in sede negoziale dalle tre istituzioni

comunitarie. La commissione Ambiente lo ha sostenuto senza problemi (49 favorevoli, 8

contrari, 2 astensioni) e ora finirà all'attenzione della altre commissioni prima di arrivare

in Aula per il voto finale. Il testo dell'accordo prevede dal 2019 l'istituzione di una

cosiddetta “riserva di stabilità” (o MSR, Market Stability Reserve) per regolare la quota di

certificati da mettere all'asta e far aumentare il prezzo del carbonio. Si prevede dunque

uno “stoccaggio” di quote di certificati, tolte dal mercato e non messi dunque all'asta,

dove torneranno appena le condizioni lo permetteranno. La MSR avrà 900 milioni di

quote di CO2 attualmente in regime di “back-loading”, il sistema che posticipa la messa

all’asta dei certificati dal triennio 2014-2016 al biennio 2019-2020.

Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

Miglioramento della qualità delle acque in Europa

L’ Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato con la Commissione europea la

relazione sulla qualità delle acque di balneazione annuale 2014, che mette a confronto

la qualità delle acque di balneazione di più di 21.000 zone di balneazione costiere e

interne di tutta l'Unione europea, la Svizzera e l'Albania.

Lo studio rileva che il novantacinque per cento dei siti di balneazione monitorati

nell'Unione europea nel 2014 soddisfa le norme minime per la qualità delle acque. La

qualità dell'acqua era eccellente nell’83% dei siti, con un incremento di quasi 1 punto

percentuale rispetto al 2013.

Tutti i siti di balneazione di Cipro, Lussemburgo e Malta hanno presentato una ottima

qualità delle acque. Questi paesi sono stati seguiti da Grecia (97%), Croazia (94%), Italia

(90%) e Germania (90%), tutti con un'alta percentuale di siti con ottima qualità delle

acque di balneazione. In tutta Europa, poco meno del 2% dei siti di balneazione non

hanno rispettato gli standard minimi della direttiva sulle acque di balneazione per la

qualità dell'acqua e sono stati classificati “poveri”. Accanto al rapporto, l'AEA ha

pubblicato una mappa interattiva che mostra la performance di ogni zona di

balneazione.

Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

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Lancio della consultazione europea sulla economia circolare

La Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica, indirizzata a cittadini,

imprese ed organismi di rappresentanza pubblici e privati, sulla nuova legislazione

dedicata alla “economia circolare”.

La consultazione non si focalizza sulla revisione degli obiettivi di riciclaggio degli

alimenti (tema oggetto di un’altra consultazione nel 2013) ma sulle varie fasi del

processo di produzione e sulle condizioni quadro generali (es. innovazione ed

investimenti). Oltre a rispondere alle domande proposte, è anche possibile allegare un

documento di posizionamento sui temi oggetto della consultazione.

Per rispondere alla consultazione, è necessario completare ed inviare il modulo online

in questa pagina web: https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/circular-economy . Infine,

per rispondere in qualità di organizzazioni, è necessario essere registrati al Registro di

Trasparenza europeo ed indicare il proprio numero di identificazione. Il termine ultimo

per partecipare alla consultazione è il 20 agosto p.v.

Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

Energia da rifiuti, Parlamento Ue: puntare sul riciclo

Legato al tema della economia circolare, sul quale la Commissione sta elaborando una

proposta ed ha recentemente lanciato una consultazione pubblica (si veda notizia), è il

tema del riciclo dei rifiuti. Per sfruttare al meglio il potenziale energetico dei rifiuti

occorre riciclarli. Lo rileva il Parlamento europeo in uno studio in cui fa il punto della

situazione. Attualmente il tenore energetico dei rifiuti trattati nelle unità di

valorizzazione equivale al 19% delle importazioni di gas russe del 2012. Ma chiedere di

più appare improbabile, non con la termovalorizzazione, almeno. I rifiuti - rileva il

Parlamento Ue - "non possono competere" con i combustibili fossili dato il loro basso

contenuto energetico e la loro composizione eterogenea che necessitano di un

trattamento complesso. In termini di produzione di energia, "il riciclaggio dei rifiuti

urbani è più efficiente della loro valorizzazione mediante incenerimento". Il riciclaggio,

si rileva, permette di conservare l'energia necessaria per l'estrazione di materie prime

vergini e la loro trasformazione in beni di consumo.

Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

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Eurocommerce presenta un rapporto sulle pratiche di gestione dei rifiuti nella

distribuzione

Come contributo alla discussione sulla economia circolare, EuroCommerce, insieme con

la European Retail Round Table, ha pubblicato un rapporto che mostra come i

rivenditori stiano già riducendo la produzione di rifiuti nelle loro operazioni. Tre anni fa,

26 membri si erano impegnati a firmare un accordo sui rifiuti al dettaglio, che invitava

le imprese a effettuare almeno due iniziative di sensibilizzazione sulla riduzione dei

rifiuti entro la fine di giugno 2014.

Il rapporto ha considerato un gran numero di casi di studio, comprese le iniziative

adottate da rivenditori di tutta Europa, volte a evidenziare quello che stanno facendo in

materia, avvisando i consumatori sui modi più semplici per evitare di buttare via del

cibo. Queste iniziative, lanciate dai rivenditori in tutta Europa, includono una campagna

di sensibilizzazione dei consumatori, una iniziativa sulla gestione commerciale e

responsabile, e un quadro strategico per la donazione delle eccedenze alimentari.

La relazione, si augura Eurocommerce, dovrebbe essere utile per influire le future

discussioni sulla strategia per l’economia circolare della Commissione, che sarà lanciata

alla fine del 2015 e si concentrerà su come affrontare una serie di questioni, tra cui

proprio i rifiuti.

Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

Approvazione del Consiglio della direttiva sui pacchetti di viaggio

Il Relativamente all’accordo sulla revisione della direttiva per i pacchetti di viaggio, il

Consiglio dell’UE ha confermato ufficialmente l’accordo con il Parlamento. Le decisioni

raggiunte riprendono in parte anche la posizione che Confcommercio aveva

recentemente indicato alla Rappresentanza d’Italia, su cui esisteva il maggiore “stallo”

tra Parlamento e Consiglio, ovvero l’inclusione nella definizione di pacchetto turistico

dei viaggi acquistati online tramite operatori differenti, ma collegati attraverso la stessa

pagina web durante le fasi di acquisto.

Ora il Parlamento europeo dovrebbe confermare il testo dell'accordo politico del

Consiglio con una votazione in seconda lettura nel corso della prossima sessione

plenaria, prevista dall’8 all’11 di giugno. Oppure successivamente ad inizio luglio. Il

testo sarà poi oggetto di una revisione giuridico-linguista, prima che il Consiglio possa

definitivamente adottarlo. La nuova direttiva dovrebbe quindi essere pubblicata nella

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea entro la fine del 2015. Le nuove disposizioni si

applicheranno quindi 30 mesi dopo l'entrata in vigore della direttiva.

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Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi

Confcommercio – Imprese per l'Italia Delegazione presso l'Unione europea

Avenue Marnix, 30 - 6° piano B-1000 Bruxelles Tel: +32 2 289 62 30 Fax: +32 2 289 62 35 Sito: http://bruxelles.confcommercio.eu E-mail: [email protected]

Newsletter a cura di Stella Sassi Con il contributo di Francesco Bafundi,

Angelo Cialfi, Gabriella Diani, Veronica

Favalli e Cecilia Rovelli.

Segreteria: Daniela Daidone Responsabile: Marisa Ameli


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