Date post: | 09-Dec-2014 |
Category: |
Social Media |
Upload: | chiara-bottini |
View: | 560 times |
Download: | 0 times |
Fondamenti di comunicazione interna nell’era del 2.0
Organizzazione e knowledge
management Comunicazione
mediataStrumenti e attività
operative
Temi chiave
“Noi stiamo lasciando l’era delleorganizzazioni organizzate e stiamoentrando in un’epoca in cui l’abilitàdi capire, facilitare e incoraggiareprocessi di auto-organizzazionediverrà la competenza chiave.”MORGAN
..DA QUESTO
..A QUESTO
Le “nuove” organizzazioni
oAppiattimento gerarchieoDiffusione delle reti e dei team di progettooVasta diffusione delle ITCoConfini laschi e permeabili
Le “nuove” organizzazioni
Diminuisce la possibilità di prevedere il futuro nei comportamenti del cliente nell’evoluzione del mercato e dei concorrenti nello sviluppo delle conoscenze e delle tecnologie
L’instabilità e la discontinuità diventano costanti nel legame tra soggetto e azienda nelle strutture organizzative e negli organigrammi nelle carriere professionali nelle conoscenze e nelle professionalità necessarie
“L'organizzazione altro non è che una rete stabile di relazioni, finalizzate a scopi che perseguano la sopravvivenza e la salute dell'intero sistema.
E’ un comportamento comunicativo strutturato; tale comportamento non accade entro una rete di rapporti, è
la rete di rapporti."
DALLA FABBRICA…
AL TEATRO…
Comunicazione formale vs informalePOSSO DAVVERO CONTENERE QUELLA INFORMALE?
POSSO DAVVERO LASCIARE CHE SI IGNORINO?
Da intern
a a
Organizzativa
(globale)
E’ il corpo di tecniche, procedure, strumenti per ottimizzare l’operato dell’organizzazione
È un dialogo sistematico che produce intesa e suggerisce piani d’azione, oltre a garantire
un’uniformità di interpretazioni dei significati aziendali
Cosa si intende per comunicazione interna?
Dalla comunicazione interna alla comunicazione organizzativa
La comunicazione interna passa:
dal coincidere con la comunicazione «istituzionale» centralizzata (visibilità – maggiore coordinamento)
al coincidere con il complesso di relazioni tra individui, gruppi e Azienda (senso di appartenenza – formalizzazione e diffusione delle competenze)
La comunicazione organizzativa
«L’insieme di processi di creazione e scambio di contenuti all’interno delle diverse reti di relazioni che
costituiscono l’essenza dell’organizzazione.»
Quale «nuovo» ruolo della comunicazione organizzativa?
Collaborare col management nel “riformulare le condizioni emotive e
organizzative che facciano convergere in modo dinamico le prospettive di
persone e imprese”.
Le funzioni della comunicazione organizzativa (macro)
o Funzione di sviluppo organizzativo e supporto alla gestione delle risorse umane
o Funzione di omologazione e controlloo Funzione di coordinamentoo Funzione di supporto all’innovazione e alla
creazione di valore
Le funzioni della comunicazione organizzativa (micro)
o Diffusione delle informazioni (base)o Capitalizzazione e circolazione del know howo Miglioramento del clima aziendale (stile direzionale,
frequenza dei contatti, qualità delle relazioni, livello di fiducia, ecc)
o Processi di envisioning e motivazionalio Gestione del change managemento Internal marketing e gestione del personale
(percezione dell’immagine aziendale, gestione dei talenti, trasparenza delle politiche retributive, ecc)
… poi arriva questo signore qui ….
«Un nuovo approccio sociale alla generazione e distribuzione dei contenuti, caratterizzati da processi comunicativi aperti, da una forte decentralizzazione dell’autorità, dalla libertà di condividere e riusare i contenuti stessi.»
Paolo Lattanzio
WEB 2.0
QUALE IMPATTO IN UN’ORGANIZZAZIONE?
La comunicazione organizzativa nell’era del 2.0 è:oQualcosa di accessibileoQualcosa di cui ti fidioQualcosa che vuoioQualcosa che preferiscioQualcosa che percepisci come utileoQualcosa cui vuoi partecipare
Il bisogno e l’aspettativao Il dipendente «medio» non richiede una comunicazione 2.0 tout court, ma un approccio, uno stile e una dinamica comunicativa più vicina a quella social e meno a quella del sito vetrina statico o della comunicazione una tantum standard.
oMolti vivono l’evoluzione partecipativa come una gratificazione e come una possibilità di far ascoltare la propria voce e di mostrare il proprio talento in ambiti e circostanze spesso ignorati dal management e dalle HR che non lo sanno.
Fonte: Ricerca Methodos
Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI ASETTICI
Chiedono una comunicazione
frequente, razionale, da una sola fonte,
tecnica e solo su temi aziendali
La comunicazione deve seguire regole di
precisione, essere valida per tutti e
focalizzata su uno scopo immediato e limitato nel tempo
Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI ISTITUZIONALI
Chiedono una comunicazione
dall’alto, informativa, ma che sviluppi senso
di appartenenza, avvicini il
management, favorisca nuovi stimoli
La comunicazione preferita è sempre
istituzionale e controllata, ma è
indispensabile che favorisca uno scambio
agile tra i vari livelli
Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI SFACCETTATI
Chiedono una comunicazione
dall’alto, divulgativa ed emotiva, che fornisca stimoli e faciliti i processi
decisionali
La comunicazione preferita è tra il
formale e l’emotivo, in grado di fornire
spunti utili per motivarsi e ricentrarsi rispetto al lavoro da
fare
Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI RILASSATI
Chiedono una comunicazione
partecipata, diffusa tra più attori,
informale, formativa, proiettata al futuro, focalizzata su temi culturali e sociali
La comunicazione preferita è in linea
con quella che utilizzano nella vita privata (blog, social,
chat, forum, ecc)
Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI INTEGRATI
Chiedono una comunicazione
partecipata, integrata con argomenti «altri»,
che diffonda innovazione, agevoli
la conoscenza tra dipendenti, accresca il
senso di appartenenza
La comunicazione preferita è quella che
crea occasioni di condivisione, di
formazione e favorisca il continuo miglioramento dei
processi organizzativi
Il modo migliore per soddisfare le attese del pubblico è contribuire
a produrle
Mettiamo ordine e capiamoci qualcosa a partire dalle basiÈ TUTTO QUI, MA NON C’ERA ANCORA LA TECNOLOGIA PER…
La comunicazione mediata – elementi di newsmaking
Teorie della comunicazione di massa
Approccio meccanicistico S-R
Teoria dell’ “Ago ipodermico” o “Proiettile magico”
Approccio degli effetti limitati
“Two steps flow”[l’efficacia persuasoria dipende dagli opinion
leader]
Approccio degli effetti a lungo termine
“Agenda setting”[esposizione prolungata e costruzione della realtà]
In sintesi ….. Gli effetti della comunicazione mediata non si possono misurare a livello di singolo messaggio (o campagna), ma agiscono sugli individui nel tempo.
Gli effetti più rilevanti e stabili si situano a livello di “rappresentazione della realtà”
•Il web 2.0 crea un effetto Agenda Setting … collettivo
LA REALTA’ MEDIATA E’…REALE?
EVENTI
I valori/notizia– criteri sostantivi– criteri relativi al prodotto– criteri relativi al pubblico– criteri relativi alla concorrenza
…..NEWSMAKING
Cosa fa notizia?Cosa si intende per notiziabilità?
Criteri sostantivi Grado e livello gerarchico dei soggetti coinvolti nell’evento
Prossimità geografica e culturale Quantità di persone coinvolte Rilevanza rispetto a sviluppi futuri
Criteri relativi al prodotto
La novità La “freschezza” La qualità della storia
(azione, ritmo,chiarezza) Il bilanciamento
Criteri relativi al mezzo Buon materiale visivo
Il formato [simile al contenitore]
Criteri relativi al pubblico
• Aspettative, bisogni• Linguaggio condiviso [spread]
Con quali criteri scegliete i contenuti della vostra comunicazione?
I contenuti oDipendono dal media scelto, dal tipo di regia, dagli obiettivi macro-micro del piano di comunicazione, dal livello di concorrenza dei media esternioTra media esterni e interni esiste una sorta di concorrenza specie per i giovani, gli specialisti e i ruoli ad elevata scolarizzazione.oÈ sempre più forte la tendenza a valutare la comunicazione interna attraverso gli stessi criteri con cui si giudica quella esterna: sofisticazione del linguaggio, completezza informativa, gradevolezza della grafica, congruenza, varietà, ecc
• Nell’attuale scenario globale parte della competitività delle imprese si gioca sulla capacità di “apprendere” con maggior rapidità rispetto ai concorrenti: la conoscenza costituisce il più importante “vantaggio competitivo”
(Gherardi, Nicolini)
Come si crea conoscenza
Il processo di “creazione conoscenza” coincide precisamente con il momento di conversione della
conoscenza tacita a quella esplicita.
INTERIORIZZAZIONE COMBINAZIONE
SOCIALIZZAZIONE ESTERIORIZZAZIONE
NONAKA
QUANTE, QUALI OCCASIONIDI SOCIALIZZAZIONE DOBBIAMO PIANIFICARE, SU QUALI TEMI, PER QUALI OBIETTIVI?
QUANTA E QUALECONOSCENZA IMPLICITADOBBIAMO PORTAREALLA LUCE E COME?
QUALI CONOSCENZE/CAPACITA’ VANNO INTERIORIZZATE E COME?
QUALI CONOSCENZEGIA’ FORMALIZZATEDEVONO ESSERE RICOMBINATEIN NUOVA CONOSCENZA?
L’apprendimento … questo sconosciuto
L’apprendimento è una porta che si apre dall’internoC.ARGYRIS
4 livelli tipologie in base agli obiettivi
Comunicazione funzionale
Comunicazione strategica
Comunicazione formativa
Comunicazione creativa
Comunicazione funzionale
La comunicazione funzionale tratta le
informazioni operative necessarie a
supportare i processi produttivi e decisionali
interni, l’attività degli operatori di front-line e i
processi di cooperazione produttiva esterni.
Comunicazione strategica
La comunicazione strategica riguarda le
informazioni necessarie a far conoscere
l’impresa o parti di essa, le sue strategie e
politiche ai pubblici interni ed esterni.
Comunicazione formativa
La comunicazione formativa punta a formare
le persone attraverso l’apprendimento di
contenuti e metodi di lavoro e delle modalità
di comunicazione adatte a essere buoni
collaboratori e a stimolare la cooperazione.
Comunicazione creativa
La comunicazione creativa si propone di
realizzare occasioni di scambio e di dialogo
verticale e orizzontale, dove il sapere si
trasferisce e si crea spesso in modo informale.
Il piano di comunicazione
ANALISI DELLLE ESIGENZE DI COMUNICAZIONE SVILUPPO PIANO DI COMUNICAZIONE REALIZZAZIONE DELLE AZIONI CONTROLLO DEGLI EFFETTI
Analisi esigenze comunicazione
BISOGNI ATTESE
Conoscenze indispensabili per svolgere il proprio lavoro
Conoscenza per interpretare gli eventi aziendali, chiarire la percezione del proprio ruolo nel contesto organizzativo
Finalizzazione Obiettivi macro e micro, logiche di azione, segmentazione
Implementazione Communication mix, modi di regia
Monitoraggio/aggiustamento
Criteri, indicatori, parametri di riferimento, modi di mantenimento o rinnovamento della gestione al variare delle situazioni aziendali
SCOPI ELEMENTI
Il piano di comunicazione
Suddivisione del personale in gruppi attraverso criteri giudicati significativi e rilevanti al fine di ottimizzare i flussi informativi e di conoscenza
Segmentazione dell’audience
Criteri e logiche per la segmentazione
Segmentazione hard: collocazione geografica, posizione organizzativa, funzione, età, anzianità di servizio, ecc
Segmentazione soft: studio autobiografico (in che fase della vita professionale ti trovi) motivazioni, interessi, atteggiamenti, comportamenti nei confronti dei progetti d’Azienda.
La regia della comunicazione
REGIA CONCENTRATA
REGIA DIFFUSA
MANAGEMENTUFFICIO
COMUNICAZIONEHR
FUNZIONIDIVISIONI
TEAM DI PROGETTO
PRODUZIONE CONTENUTI E REDAZIONE
FACILITAZIONE SCAMBI COMUNICATIVI
CONTROLLOSUGGERIMENTO
Flussi di comunicazione internaoTop down - dal vertice aziendale verso gli altri livelli
oBottom up – dalla base verso il vertice direzionale
oOrizzontale - tra ruoli/divisioni di pari livello
oTrasversale - tra ruoli, soggetti, divisioni legati tra loro da processi di vario genere (di erogazione, decisionale, ecc) nello svolgimento del quotidiano
oReticolare: tra tutti e verso tutti
Flusso Top downoJob instructions: direttive su mansioni e compitioFeedback di prestazioneoInquadramento del lavoro: informazioni sul rapporto tra i propri compiti e altre mansioni organizzativeoInformazioni su pratiche e procedureoIndottrinamento sugli obiettivi: informazioni di carattere ideologico, volte a inculcare il senso della mission
Limiti del flusso Top down
oMancata segmentazione dell’audience e conseguente povertà informativaoConcorrenza della comunicazione esterna (ritenuta più autorevole di quella interna)oAspettative sull’uso delle nuove tecnologie (aspettative di informalità e maggiore libertà di esprimersi)
Quindi? Che diamine faccio?
Communication mixCombinazione ragionata dei diversi strumenti di
comunicazione interna e dei diversi media, rispetto agli obiettivi di regia dell’organizzazione
Social network interni
Benefici di avere social network internioUmanizzano un ambiente di lavoro caotico e spersonalizzanteoOttimizzano una rete di contatti «dedicati» ai nostri interessioAmplificano relazioni di fiducia e senso di collaborazione
Criticità legate a una community internaoIncompatibilità con strutture fortemente gerarchiche o burocratiche o formali
oGli effetti benefici del web 2.0 si hanno nel medio-lungo termine
oIl manager 2.0 non deve avvertire la necessità di ribadire che ne sa sempre più degli altri (lascia esprimere)
oLa comunicazione è informale
oSi crea reale sviluppo se vengono condivise informazioni di «qualità», perché ciò avvenga sono necessari fiducia e meta-competenze relazionali molto sviluppate
Perché i collaboratori dovrebbero partecipare?DALL’ESPERIENZA INDIVIDUALE … ALL’UTILITÀ COLLETTIVA!
Nuovi bisogni, nuovi linguaggi, nuovi strumenti e nuove forme espressive richiedono nuovi ruoli professionali e nuove competenze.IL COMMUNITY MANAGER INTERNO
Da comunicatore interno a community manager interno
oCrowdsourcing (attività mirate a ottenere idee e contributi dal pubblico interno)
oIndividuazione degli influencer (teoria sulla diffusione virale delle info e dei personaggi che le veicolano)
oIl community manager fa leva su obiettivi dei gruppi di lavoro, competenze specifiche, interessi e passioni
Da comunicatore interno a community manager internooRaccoglie e divulga le storie localioRispetta le micro-culture organizzative oFa da “ponte” tra le Comunità di PraticaoLibera energie e coinvolge i talentioAmplifica i fenomeni emergentioDivulga l’innovazione
Criteri per la scelta dei mediaoAccessibilità (facilità d’uso)oAttrattività (gratificazione che se ne può ricavare)oRitmo e velocità di trasmissioneoPotenza espressivaoPersistenza dell’informazioneoCosti
Monitoraggio e valutazione dei risultati
Significa applicare specifici standard di misurazione quali-quantitativa per verificare i livelli di efficacia e di efficienza
EFFICIENZA
Nell’immediato si valuta l’efficienza dell’intervento
di comunicazione
Sul medio periodo si valuta l’efficacia di un intervento
di comunicazione
• Funzionamento tecnologico
• Livello di chiarezza espositiva
• Gradimento
• Cambiamenti effettivi nei comportamenti, nelle conoscenze e nella cultura organizzativa
EFFICACIA
Cosa vado a verificare? OTS (OPPORTUNITY TO SEE – POSSIBILITA’ DI CONTATTO)
FRUIZIONE EFFETTIVA (CONTATTO, FREQUENZA DI LETTURA, TEMPI DI FRUIZIONE GIORNALIERI, SODDISFAZIONE)
IMPATTO EFFETTIVO (LIVELLO DI RICORDO, UTILIZZO DELLE INFO, MODIFICAZIONE DEI COMPORTAMENTI, COINVOLGIMENTO, LIVELLO DI FEDELTÀ AL MEDIUM)
È il momento dello “SWOTTINO”
“A prescindere dalla cultura, alta o bassa, è il racconto della realtà che ti incunea la realtà nella testa, e te la fa esplodere dentro. I fatti diventano tuoi o quando ti schiantano la vita, direttamente, o quando qualcuno te li compone in un racconto e te li spedisce in testa”. A. BARICCO
Storytelling LA NARRATIVA D’IMPRESA RIVOLTA AL PUBBLICO INTERNO
Gli studi sulla narrazioneoScienze politiche: il tema della narrazione come elemento cruciale del dibattito politico e della persuasione (Fischer)
oScienze psicologiche: la nostra personalità è uno «script», il prodotto meta-storico di tutte le narrazioni nelle quali ci siamo imbattuti (Bruner)
oScienze economiche: elementi simbolici e irrazionali di consumo legati alla componente immaginifica (frutto di narrazioni intorno al prodotto)
oScienze del management e dell’organizzazione: tutte le organizzazioni generano discorsi (diretti a vari pubblici) e sono macchine che producono significati e fili logico-emotivi da rintracciare e seguire.
Ambiti di applicazione dello storytelling
storytelling
Internal communication
Brand management
Advertising e PREducation &
training
Product design
Strategic steatment
Informazione Comunicazione Storytelling
Perché il racconto?oPerché ha potere sull’identità e sulla percezione delle cose e, se è costruita bene, diventa tradizione e storia sociale che veicola il sensemaking di soggetti e gruppi.
oOgni gruppo umano (ogni organizzazione) è una comunità discorsiva che configura e riconfigura la propria realtà percepita attraverso le proprie storie
Perché il racconto?oPerché la memoria è un dispositivo narrativo, che funziona su vettori narrativi, attraverso un sistema di ancoraggi e sequenze collegate alla stimolazione sensoriale.
oLa memoria autobiografica ricorda la realtà per come essa è, ma la arricchisce di ulteriori significati, di mini racconti personali, che condizionano la maggior parte dei comportamenti presenti e futuri.
Perché il racconto? Tutte le storie, quelle vere e quelle inventate, quelle lette e quelle ascoltate o viste, quelle verosimili e quelle inverosimili generano una carica emotiva che ci fa identificare con un personaggio libera l'ossitocina, un ormone che facilita il rilascio dei neurotrasmettitori, come dopamina e serotonina, associati a gratificazione, piacere e sensazioni di benessere.
Perché il racconto? L’impatto sul cervello e la memoria:
Il nostro lato conscio/razionale viaggia a 2.000.000 bit al secondo
L’inconscio e il subconscio a 400.000.000.000 bit al secondo
Perché il racconto?oDiventa un dispositivo per organizzare, progettare e gestire meglio le attività professionalioUn sistema per la manipolazione culturale della percezioneoIncontra molte meno barriere e resistenze all’apprendimento
“Fare storytelling” significa allora, per un’impresa, saper gestire meglio il cambiamento culturale e organizzativo e raccontarlo con nuovi codici e stili linguistici.GABRIEL 2001
La narrazione èoUn modo in cui pensiamooUn mezzo di socializzazioneoUna forma di consumo quotidiano (non esiste un giorno in cui non ci imbattiamo in una storia di qualche tipo)oUn processo di presidio del senso e delle prassi in un certo contesto
Attraverso la narrazione l’impresa puòoCondividere obiettivi specifici
oDare senso alle azioni organizzative
oCreare un’identità che permetta di riconoscersi nel lavoro
oCostruire e presidiare una cultura
oSostenere nella progettazione del futuro (change management)
Ma cosa si intende esattamente per «storie» in un’organizzazione?
L’azienda nella testaoC’è un’azienda ufficiale che si esprime attraverso: sito, brochure, mission, dichiarazioni dei manager, organigrammi, comunicati stampa, bilanci, ecc.
oE c’è un’azienda nella testa di chi ci lavora, fatta di esperienze individuali, di storie personali, di sentimenti, di relazioni. Un’azienda che si esprime attraverso le micro-narrazioni, spesso latenti.
I due filoni di studioIl primo filone, quello dello storytelling management, prende le mosse da un interesse prevalentemente strumentale. L’arte di raccontare storie è intesa come tecnica, espediente utilizzabile per rendere la comunicazione più coinvolgente e accattivante.
ol secondo filone, quello dell’organizational storytelling, si sviluppa nell’ambito degli studi organizzativi: il punto di partenza è l’idea che storie, saghe, miti, riti e cerimoniali possano essere considerati espressioni del nucleo profondo di una cultura organizzativa.
Attivare un’esperienza narrativa nell’organizzazioneoIndividuare la funzione narrativa portante, le motivazioni profonde su cui tutte le storie saranno orientate
oRicercare, raccogliere e analizzare le storie formali e informali presenti in una impresa, compreso il gossip intrinseco
oRestituire le storie dando vita a un mix di strumenti cartacei e/o virtuali narrativizzati, coerenti con i fondamenti strategici di impresa, ma congruenti con i parametri della fiction.
Costruire il set di storie efficacioRaccogliere, analizzare e selezionare le storie (interne ed esterne all’organizzazione) come interviste, colloqui, video, focus group, eccoIndividuazione degli elementi utili ai problemi da affrontareoAccertarsi che, per ogni problema organizzativo, sia predisposto un mix narrativo con il tono più adeguato
La narrazione efficace è sempre inserita in un «genere» che il pubblico deve riconoscereIL META-COPIONE
L’esistenza del meta-copioneoTutte le narrazioni ricorrono ad alcuni topoi o schemi narrativi stabili, che rappresentano altrettanti vettori di senso, attraverso i quali le culture umane costruiscono le esperienze di vita personale e organizzativa.
oIn altri termini, gli elementi di ogni narrazione, variamente combinati, vengono sempre posizionati entro un «format di base», una sorta di meta-copione, che riprende le caratteristiche dello schema narrativo canonico.
EROE - OBIETTIVO OSTACOLI E CRISI RISORSE E AIUTI
MOTIVAZIONI SORPRESE E COPI DI SCENA
Il meta-copione dell’eroe
LA VITTORIA
Lo storytelling applicato alla comunicazione organizzativa
Canali cartacei Canali relazionali Canali digitali
Collane tematiche dedicate all’epica aziendale
Convention narrative (talk show) Video gallery
Booklet e house organ ripensati in logica narrativa
Laboratori per l’analisi di episodi storici specifici
Redazione di blog storico-informativi
Management meeting che partono da un progetto di storytelling
Costruzione di corporate gossip portal (per la narrazione di storie formali e informali
Comunicare la corporate identityoRiscoprire e riformulare episodi importanti e momenti epici che l’organizzazione ha vissuto
oComprendere come i soggetti e i gruppi si auto percepiscono nel contesto organizzativo e che tipo di impatto ha questo sul modo di lavorare e sui risultati prodotti
oAllineare storie esterne e interne per generare la «core story» dell’impresa
Lo storytelling applicato al racconto della corporate identity
Canali cartacei Canali relazionali Canali digitali
Autobiografie aziendali di figure simboliche
Eventi, formazione, teatro d’impresa
Clip narrative di figure simboliche
Memoriali d’impresa Blog di AD che commentano fatti ed esperienze
Riscrittura del business plan
Documentari e inchieste mirate (docu-driven)
Videomonografie dedicate a temi di envisioning
La «riconoscibilità» del genereHORROR, FANTASY, GIALLO, NOIR
Alcune idee per sollecitare lo storytelling internooUtilizzo di un modulo prestampato:
“Io lavoro in ______ reparto. Stiamo lavorando su _________. Abbiamo incontrato _______… È successo che ______________”.oAndare in giro per l’azienda a caccia di storie a «lieto fine»
oCreare una campagna interna e far scegliere il titolo ai collaboratori
oVerificare se alcune categorie professionali possono coinvolgere i propri clienti per ottenere interviste e racconti da diffondere internamente
Lo storytelling e l’apprendimento Creare una storia a partire dalla propria esperienza richiede un’attenzione analitica sui contenuti e incoraggia, quindi, un apprendimento più denso che attiva diverse competenze: razionalizzazione, ricerca, scrittura, progettazione, creatività.
Siate epici, in fondo, cosa vi costa?GRAZIE A TUTTI.