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FORMAZIONE ANTINCENDIO DI BASE -...

Date post: 16-Feb-2019
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FORMAZIONE ANTINCENDIO DI BASE vvvvvvvvvvvvvvvvvvvv CORSO DI PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE vvvvvvvvvvvvvvvvvvvv ATTUAZIONE DEL D.LGS. 626/94 vvvvvvvvvvvvvvvvvvvv LIVELLO B - RISCHIO DI INCENDIO MEDIO LA FORMAZIONE ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO CONSIDERAZIONI SULLE CAUSE ED I PERICOLI DI INCENDIO PIÙ COMUNI LA COMBUSTIONE ED I SUOI PRINCIPI DI BASE ESTINZIONE DEGLI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI ESTINTORI D INCENDIO RETI DI IDRANTI ANTINCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA IN CASO DI INCENDIO NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI INCENDIO PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE ASPETTI TECNICI GENERALI DI PREVENZIONE INCENDI MISURE PREVENTIVE DI SICUREZZA ANTINCENDIO GESTIONE DELLA SICUREZZA E NORME DI ESERCIZIO MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE PASSIVA ( VIE ED USCITE DI EMERGENZA - RESISTENZA AL FUOCO - COMPARTIMENTAZIONE - REAZIONE AL FUOCO - DISTANZE DI SICUREZZA ) MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE ATTIVA Dott. Ing. Amedeo Monaco Ministero dell ' Interno COMANDO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO - UDINE
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FORMAZIONE ANTINCENDIO DI BASEvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

C O R S O D I P R E V E N Z I O N E I N C E N D I ,L O T T A A N T I N C E N D I O E

G E S T I O N E D E L L E E M E R G E N Z Evvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

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L I V E L L O B - R I S C H I O D I I N C E N D I O M E D I O

• LA FORMAZIONE ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO

• CONSIDERAZIONI SULLE CAUSE ED I PERICOLI DI INCENDIO PIÙ COMUNI

• LA COMBUSTIONE ED I SUOI PRINCIPI DI BASE

• ESTINZIONE DEGLI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI

• ESTINTORI D ’INCENDIO

• RETI DI IDRANTI ANTINCENDIO

• IL PIANO DI EMERGENZA IN CASO DI INCENDIO

• NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI INCENDIO

• PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

• ASPETTI TECNICI GENERALI DI PREVENZIONE INCENDI

• MISURE PREVENTIVE DI SICUREZZA ANTINCENDIO

• GESTIONE DELLA SICUREZZA E NORME DI ESERCIZIO

• MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE PASSIVA

( VIE ED USCITE DI EMERGENZA - RESISTENZA AL FUOCO - COMPARTIMENTAZIONE - REAZIONE AL FUOCO - DISTANZE DI SICUREZZA)

• MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE ATTIVA

Dott . Ing . Amedeo Monaco

Ministero dell ' Interno

COMANDO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO - UDINE

I n g . A . M o n a c o – F o r m a z i o n e a n t i n c e n d i o d i b a s e______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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C O R S O D I P R E V E N Z I O N E I N C E N D I ,

L O T T A A N T I N C E N D I O E

G E S T I O N E D E L L E E M E R G E N Z Evvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

L I V E L L O B - R I S C H I O D I I N C E N D I O M E D I O

I N D I C E pag

1 - LA FORMAZIONE ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO 61.1 - CORSI DI FORMAZIONE ANTINCENDIO : PERCHÉ ? 6

1.2 - I SOGGETTI DEL DECRETO LEGISLATIVO 626/94 81.3 - OBBLIGHI DEI LAVORATORI PER GLI ASPETTI DELLA SICUREZZA -

ARTICOLO 5 DEL D .L G S . 626 9

1.4 - INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI 91.5 - FORMAZIONE PER IL PERSONALE INCARICATO DI SVOLGERE , NEI LUOGHI

DI LAVORO , MANSIONI DI ADDETTO ALLA PREVENZIONE INCENDI ,LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELL’EMERGENZA 111.5.1 - G E N E R A L I T À 111.5.2 - CONTENUTI MINIMI DEI CORSI DI FORMAZIONE 12

1 .5 .2 .1 - CLASSIFICAZIONE DEL LIVELLO DI RISCHIO 131 .5 .2 .2 - PROGRAMMI DEI CORSI PER I DIVERSI LIVELLI DI RISCHIO 14

1.5.3 - ATTIVITÀ DI ACCERTAMENTO ED ATTESTATO DI IDONEITÀ TECNICA 16

2 - ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE CAUSE ED I PERICOLI DI IN C E N D I O P I Ù C O M U N I 18

3 - LA COMBUSTIONE ED I SUOI PRINCIPI DI BASE 20

3.1 - GENERALITÀ SULLA COMBUSTIONE 203.2 - DINAMICA DI SVILUPPO DI UN INCENDIO 243.3 - CLASSIFICAZIONE DEI COMBUSTIBILI E DEGLI INCENDI 25

3.4 - EFFETTI E PRODOTTI DEGLI INCENDI 263.4.1 - EFFETTI DELL 'INCENDIO SULL 'ORGANISMO UMANO 263.4.2 - EFFETTI DELL 'INCENDIO SUI MATERIALI DA COSTRUZIONE 29

3.5 - ALTRI DATI CARATTERISTICI DEGLI INCENDI 303.5.1 - TEMPERATURE MASSIME DI COMBUSTIONE 303.5.2 - TEMPERATURE DI FUSIONE 31

3.5.3 - SCALA CROMATICA DELLE TEMPERATURE 31

4 - ESTINZIONE DEGLI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI 324.1 - L’ESTINZIONE DEGLI INCENDI 32

4.2 - GLI AGENTI ESTINGUENTI 334.2.1 - ACQUA 334.2.2 - SCHIUMA 35

4.2.3 - POLVERI CHIMICHE 374.2.4 - ANIDRIDE CARBONICA ( CO2 ) 384.2.5 - IDROCARBURI ALOGENATI (HALON) 39

4 .2 .6 – NUOVE SOSTANZE ESTINGUENTI 404.2.7 - SABBIA 41

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5 - ESTINTORI D’INCENDIO 415.1 - GENERALITÀ 41

5.2 - ESTINTORI PORTATILI 415.2.1 - CARATTERISTICHE GENERALI 415.2.2 - CRITERI DI SCELTA, POSIZIONAMENTO ED

IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI 435 .2 .2 .1 - CRITERI DI SCELTA DEGLI ESTINTORI PORTATILI 435.2. 2 .2 - PROTEZIONE AMBIENTE CON ESTINTORI PORTATILI 43

5 .2 .2 .3 - ESTINTORI PREVISTI DA NORMATIVE SPECIFICHE 445 .2 .2 .4 - TECNICHE DI IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI 45

5.2 .3 -TIPI DI ESTINTORI PORTATILI 46

5 .2 .3 .1 - ESTINTORE A POLVERE 475 .2. 3 . 2 - ESTINTORE AD HALON 485 .2 .3 .3 - ESTINTORE AD ANIDRIDE CARBONICA ( CO2 ) 48

5 .2 .4 - APPROVAZIONE DI TIPO E CLASSIFICAZIONEDEGLI ESTINTORI PORTATILI 495 .2 .4 .1 - CONTRASSEGNI DISTINTIVI 49

5 .2 .4 .2 - PROVE DI EFFICACIA E CLASSIFICAZIONEDELLA CAPACITÀ ESTINGUENTE PER GLIESTINTORI PORTATILI 50

5.3 - ESTINTORI CARRELLATI 515.3.1 - PROVE DI EFFICACIA E CLASSIFICAZIONE DELLA CAPACITÀ ESTINGUENTE PER GLI ESTINTORI CARRELLATI 52

5.4 - MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI D’INCENDIO ; NORMA UNI 9994 535.4 .1 - SOSTITUZIONE E RICARICA DELL 'AGENTE ESTINGUENTE 535.4 .2 - MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI

(SORVEGLIANZA - CONTROLLO - REVISIONE - COLLAUDO) 54

6 - RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO 576.1 - GENERALITÀ 57

6.2 - COSTITUZIONE DI UNA RETE IDRANTI 586.2.1 - G E N E R A L I T À 586.2.2 - ALIMENTAZIONE IDRICA 58

6 .2 .2 .1 - REQUISITI GENERALI DELLA ALIMENTAZIONE IDRICA 586 .2 .2 .2 - ALIMENTAZIONE IDRICA AD ALTA AFFIDABILITÀ 596 .2 .2 .3 - POMPE DI ALIMENTAZIONE 60

6.2. 2 .4 - ATTACCO DI MANDATA PER AUTOPOMPA 616.2.3 - RETE DI TUBAZIONI FISSE 626.2.4 - TIPOLOGIE DI IDRANTI ANTINCENDIO 63

6 .2 .4 .1 - IDRANTE A MURO 636 .2 .4 .2 - IDRANTE A COLONNA SOPRASUOLO 636 .2 .4 .3 - IDRANTE SOTTOSUOLO 65

6 .2 .4 .4 - N A S P O 656.2.5 - MANICHETTE – LANCE 66

6 .2 .5 .1 - MANICHETTE ANTINCENDIO 66

6 .2 .5 .2 - LANCE IDRICHE 686.3 - DIMENSIONAMENTO DI UNA RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO 71

6.3.1 - POSIZIONAMENTO DEGLI IDRANTI 71

6 .3 .1 .1 - PROTEZIONE INTERNA DEGLI EDIFICICON IDRANTI O NASPI 71

6 .3 .1 .2 - PROTEZIONE ESTERNA DEGLI EDIFICI CON IDRANTI 73

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6.3.2 - CRITERI DI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI 736 .3 .2 .1 - RETI IDRANTI PER AREE DI LIVELLO 1

(RISCHIO DI INCENDIO BASSO ) 746 .3 .2 .2 - RETI IDRANTI PER AREE DI LIVELLO 2

(RISCHIO DI INCENDIO MEDIO) 75

6 .3 .2 .3 - RETI IDRANTI PER AREE DI LIVELLO 3(RISCHIO DI INCENDIO ELEVATO) 76

6.3.3 - PROSPETTO RIEPILOGATIVO PER IL DIMENSIONAMENTODEGLI IMPIANTI 78

6.4 - COLLAUDI E VERIFICHE PERIODICHE 786.4.1 - COLLAUDO DEGLI IMPIANTI 78

6.4.2 - ESERCIZIO E VERIFICA DELL’I M P I A N T O 79

7 - PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO 80

7.1 - IL PIANO DI EMERGENZA IN CASO DI INCENDIO 80

7.1.1 - G E N E R A L I T À 807.1.2 - SCOPO ED OBIETTIVI 817.1. 3 - PROCEDURE - PERSONE - AZIONI 81

7.1.4 - VALUTAZIONE DEL RISCHIO E PIANIFICAZIONE 827.1.5 - MODALITÀ PER L ’EVACUAZIONE DELLE PERSONE (PIANO DI EVACUAZIONE ) 837.1.6 - LE PROCEDURE DI CHIAMATA DEI SERVIZI DI SOCCORSO 84

7.1.7 - COLLABORAZIONE CON I VIGILI DEL FUOCO IN CASO DI INTERVENTO 847.1.8 - ESERCITAZIONI ANTINCENDIO 857.1.9 - ASSISTENZA ALLE PERSONE DISABILI IN CASO DI INCENDIO 85

7.2 - ESEMPI APPLICATIVI DI PIANI DI EMERGENZA PER INCENDIO 864.11.1 - OSPEDALI 864.11.2 - SCUOLE 92

4.11.3 - ALBERGHI 100

7.3 - NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN CASO DI INCENDIO 1047.3.1 - I PERICOLI DEL FUMO E DEL PANICO 104

7.3.2 - NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI FUMO 1057.3.3 - NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI INCENDIO 1077.3.4 - NORME GENERALI DI PRIMO INTERVENTO IN PRESENZA DI INCENDIO 108

8 - PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE 1148.1 - CENNI SULLA RESPIRAZIONE UMANA 1148.2 - FILTRI ANTIPOLVERE 114

8.3 - MASCHERE ANTIGAS A FILTRO 1158.3 .1 - G E N E R A L I T À 1158.3.2 - MODALITÀ D 'IMPIEGO DELLA MASCHERA ANTIGAS 116

8.3.3 - FILTRI ANTIGAS 1168.4 - AUTORESPIRATORI A CICLO APERTO A RISERVA D’ARIA 1198.5 - AUTORESPIRATORI A CICLO CHIUSO ( AD OSSIGENO ) 120

8.6 - MASCHERE ED AUTORESPIRATORI D 'EMERGENZA 121

9 - ASPETTI TECNICI GENERALI DI PREVENZIONE INCENDI 1229.1 - GENERALITÀ 122

9.2 - LE MISURE PREVENTIVE DI SICUREZZA ANTINCENDIO 1269.2.1 - G E N E R A L I T À 1269.2.2 - REALIZZAZIONE DI IMPIANTI ELETTRICI A REGOLA D 'A R T E 126

9.2.3 - REALIZZAZIONE DI TUTTI GLI IMPIANTI A RISCHIO SPECIFICO SECONDONORMATIVE SPECIFICHE E /O REGOLE DI BUONA TECNICA (NORME UNI) 130

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9.2.4 - GESTIONE DELLA SICUREZZA E NORME DI ESERCIZIO 1319 .2 .4 .1 - ACCORGIMENTI, NORME DI ESERCIZIO E MISURE

COMPORTAMENTALI PER PREVENIRE GLI INCENDI 1329.2 .4 .1 .1 - DEPOSITO ED UTILIZZO DI MATERIALI INFIAMMABILI

E FACILMENTE COMBUSTIBILI 133

9.2 .4 .1 .2 - MANIPOLAZIONE DEI RECIPIENTI DI GAS COMPRESSI ,LIQUEFATTI E DISCIOLTI SOTTO PRESSIONE 134

9.2 .4 .1 .3 - UTILIZZO DI MOLE E SMERIGLIATRICI 136

9.2 .4 .1 .4 - OPERAZIONI DI SALDATURA OSSIACETILENICAE AD ARCO 136

9.2 .4 .1 .5 - MISURE DI PREVENZIONE CONTRO LE ESPLOSIONIDELLE POLVERI 137

9.2 .4 .1 .6 - UTILIZZO DI FONTI DI CALORE 1389.2 .4 .1 .7 - RIFIUTI E SCARTI DI LAVORAZIONE COMBUSTIBILI 139

9.2 .4 .1 .8 - IMPIANTI ED ATTREZZATURE ELETTRICHE 1399.2 .4 .1 .9 - IL FUMO E L 'UTILIZZO DI PORTACENERE 1399.2 .4 .1 .10 - AREE NON FREQUENTATE 139

9.2 .4 .1 .11 - MISURE CONTRO GLI INCENDI DOLOSI 1399.2 .4 .1 .12 - VENTILAZIONE DEI LOCALI 1409.2 .4 .1 .13 - ADOZIONE DI PAVIMENTI ED ATTREZZI

ANTISCINTILLA 1409.2 .4 .1 .14 - IMPIEGO DI STRUTTURE E MATERIALI

INCOMBUSTIBILI 140

9 .2 .4 .2 - INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDI DEL PERSONALE 1409 .2 .4 .3 - VERIFICHE DI SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E

REGISTRO DEI CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO 1419.2 .4 .4 - PIANO DI EMERGENZA ANTINCENDIO 1429.2 .4 .5 - SERVIZIO AZIENDALE DI VIGILANZA ANTINCENDIO 143

9.3 - LE MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE PASSIVA 147

9.3.1 - VIE ED USCITE DI EMERGENZA ( SISTEMI DI VIE DI ESODO) 1479 .3 .1 .1 - CARATTERISTICHE GENERALI (D .LGS. 626/94 - DM 10.3.1998) 1489 .3 .1 .2 - CARATTERISTICHE DIMENSIONALI DELLE USCITE 149

9 .3 .1 .3 - LUNGHEZZA DEI PERCORSI DELLE VIE DI ESODO 1509 .3 .1 .4 - SCALE ANTINCENDIO 150

9.3 .1 .4 .1 - CARATTERISTICHE GENERALI 148

9.3 .1 .4 .2 - TIPOLOGIE ( SCALE PROTETTE -SCALE A PROVA DI FUMO - SCALE ESTERNE) 151

9 .3. 1 . 5 - ASCENSORI E MONTACARICHI 153

9.3.2 - RESISTENZA AL FUOCO E COMPARTIMENTAZIONE 1549.3.3 - LA REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI 1579.3.4 - DISTANZE DI SICUREZZA 158

9.4 - LE MISURE ANTINCENDIO DI PROTEZIONE ATTIVA 1587.4.1 - ESTINTORI D ’INCENDIO 1587.4.2 - RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO 160

7.4.3 - IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI 1627.4.4 - IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA D’INCENDIO 1637.4.5 - ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA 164

7.4.6 - EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE (EFC ) 164

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1 - LA FORMAZIONE ANTINCENDIO NEI LUOGHI DI LAVORO

1.1 - CORSI DI FORMAZIONE ANTINCENDIO: PERCHÉ ?

Domande ricorrenti all’inizio di ogni corso di formazione antincendio sono:

• perché siamo qui?

• quali sono i nostri compiti?

Per rispondere, sia pure brevemente e semplicisticamente, a tali domande, è necessariopartire dal D.Lgs. 626/94.

Il D.Lgs.626 prescrive le misure finalizzate alla tutela della salute e alla sicurezza deilavoratori negli ambienti di lavoro, privati e pubblici, mediante l’attuazione di direttivecomunitarie; a tal fine si prefigge la valutazione, la riduzione e il controllo dei rischi per lasalute e per la sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro, mediante un’azionecombinata di vari soggetti, per ognuno dei quali prevede obblighi e sanzioni.

Il rischio di incendio rappresenta certamente uno dei maggiori rischi per qualsiasi luogo di lavoro,ed una corretta attività di informazione e formazione dei lavoratori costituisce certamente ilmigliore presupposto per una efficace “gestione della sicurezza” in ambito aziendale.

È infatti accertato che almeno il 50% degli incendi è attribuibile in qualche modo,direttamente o indirettamente, al cosiddetto “fattore umano”, e cioè al fatto che, permotivazioni dovute ad ignoranza delle situazioni di rischio potenziale, e/o a superficialitànell’approccio con i problemi della sicurezza, e/o per sottovalutazione dei pericoli, spessole persone compiono azioni sbagliate che non avrebbero dovuto compiere se informate, oanche a volte non compiono le azioni corrette che avrebbero potuto evitare o minimizzaresituazioni di rischio prevedibili.

Inoltre l’esperienza operativa degli interventi di soccorso insegna che in molti casi di incendidi grandi dimensioni, con effetti disastrosi per persone, per strutture e per materiali, si èconstatato che tali incendi avrebbero potuto essere facilmente controllati e/o spenti nella lorofase iniziale, se solo le persone presenti fossero state in grado di utilizzare efficacemente leattrezzature antincendio esistenti in loco (estintori, naspi, idranti, etc).

Per ottenere tali comportamenti “corretti” è però necessario sensibilizzare tutti i lavoratorisui temi della sicurezza, ed è altresì necessario formarne in modo più approfonditoalcuni, ai quali possano poi essere demandati compiti di “attuazione delle misure diprevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolograve e immediato, di salvataggio di pronto soccorso e, comunque, di gestionedell'emergenza (D.Lgs.626/94 – art. 4 – comma 5.a)”.

Per i motivi descritti, il D.Lgs. 626/94, ed i DM 16.1.1997 e DM 10.3.1998 emanati inapplicazione del decreto legislativo medesimo, dedicano notevole attenzione all’attività diinformazione e formazione dei lavoratori.

Il D.Lgs. 626 stabilisce tra l’altro, all'art.22, che il datore di lavoro deve assicurare checiascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di sicurezzae di salute, con particolare riferimento al proprio posto di lavoro ed alle proprie mansioni.

L’art.4 del D.Lgs. 626, intitolato “Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e delpreposto”, prevede che “… il datore di lavoro … designa preventivamente i lavoratoriincaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, dievacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio di prontosoccorso e, comunque, di gestione dell'emergenza”.

Si riporta nel seguito il testo degli art. 21 e 22 del D.Lgs. 626 (Titolo 1 - Capo VI:informazione e formazione dei lavoratori) :

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ð D.Lgs. 626 - Art. 21: Informazione dei lavoratori

1 - Il datore di lavoro provvede affinché ciascun lavoratore riceva un'adeguatainformazione su:

a - i rischi per la sicurezza e la salute connessi all'attività dell'impresa in generale;

b - le misure e le attività di protezione e prevenzione adottate;

c - i rischi specifici cui è esposto in relazione all'attività svolta, le normative disicurezza e le disposizioni aziendali in materia;

d - i pericoli connessi all'uso delle sostanze e dei preparati pericolosi sulla basedelle schede dei dati di sicurezza previste dalla normativa vigente e dallenorme di buona tecnica;

e - le procedure che riguardano il pronto soccorso, la lotta antincendio el'evacuazione dei lavoratori;

f - il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente;

g - i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di cui agli artt. 12 e 15.

2 - Il datore di lavoro fornisce le informazioni di cui al comma 1, lettera a - b - c ancheai lavoratori di cui all'art.1, comma 3.

ð D.Lgs. 626 - Art. 22: Formazione dei lavoratori

1 - Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore, ivi compresi i lavoratori di cui all'art.1, comma 3, ricevano una formazione sufficiente e adeguata in materia di sicurezza edi salute, con particolare riferimento al proprio posto di lavoro e alle proprie mansioni.

2 - La formazione deve avvenire in occasione :

a - dell'assunzione;

b - del trasferimento o cambiamento di mansioni;

c - dell'introduzione di nuove attrezzature di lavoro o di nuove tecnologie, dinuove sostanze e preparati pericolosi.

3 - La formazione deve essere periodicamente ripetuta in relazione all'evoluzione deirischi, ovvero all'insorgenza di nuovi rischi.

4 - Il rappresentante per la sicurezza ha diritto a una formazione particolare in materia disalute e sicurezza, concernente la normativa in materia di sicurezza e salute e i rischispecifici esistenti nel proprio ambito di rappresentanza, tale da assicurargli adeguatenozioni sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi.

5 - I lavoratori incaricati dell'attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, dievacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio,di pronto soccorso e, comunque di gestione dell'emergenza devono essereadeguatamente formati.

6 - La formazione dei lavoratori e quella dei loro rappresentanti di cui al comma 4 deveavvenire, in collaborazione con gli organismi paritetici di cui all'art. 20, durantel'orario di lavoro, e non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori.

7 - I Ministri del lavoro e della previdenza sociale e della sanità, sentita la commissioneconsultiva permanente, possono stabilire i contenuti minimi della formazione deilavoratori, dei rappresentanti per la sicurezza e dei datori di lavoro di cui all'art. 10,comma 3, tenendo anche conto delle dimensioni e della tipologia delle imprese.

In applicazione dell’art. 22 del D.Lgs. 626/94, il Ministero del lavoro e della previdenzasociale ed il Ministero della sanità hanno congiuntamente emanato il DM 16.1.1997(Individuazione dei contenuti minimi della formazione dei lavoratori, dei rappresentantiper la sicurezza e dei datori di lavoro che possono svolgere direttamente i compitipropri del responsabile del servizio di prevenzione e protezione), mentre il Ministero

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dell'Interno, di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, haemanato il DM 10.3.1998 (Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestionedell'emergenza nei luoghi di lavoro) , che all’art. 7 ed all’allegato IX disciplina laformazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione del pianodi emergenza.

1.2 - I SOGGETTI DEL DECRETO LEGISLATIVO 626/94

Il D.Lgs. 626 contiene, all’art.2, alcune definizioni che si riportano nel seguito, e che èimportante conoscere, per una migliore comprensione dei paragrafi successivi, e delledisposizioni in materia di sicurezza:

a - lavoratore: persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro,esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari, con rapporto di lavoro subordinato anchespeciale. Sono equiparati i soci lavoratori di cooperative o di società, anche di fatto, cheprestino la loro attività per conto delle società e degli enti stessi, e gli utenti dei servizi diorientamento o di formazione scolastica, universitaria e professionale avviati presso datoridi lavoro per agevolare o per perfezionare le loro scelte professionali. Sono altresìequiparati gli allievi degli istituti di istruzione ed universitari, e i partecipanti a corsi diformazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchi edattrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici. I soggetti di cui alprecedente periodo non vengono computati ai fini della determinazione del numero dilavoratori dal quale il presente decreto fa discendere particolari obblighi;

b - datore di lavoro: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o,comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l'organizzazione dell'impresa, ha laresponsabilità dell'impresa stessa ovvero dell'unità produttiva, quale definita ai sensidella lettera i), in quanto titolare dei poteri decisionali e di spesa. Nelle pubblicheamministrazioni di cui all'art. 1, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n.29, per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione,ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest'ultimosia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale;

c - servizio di prevenzione e protezione dai rischi: insieme delle persone, sistemi emezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezionedai rischi professionali nell’azienda, ovvero unità produttiva;

d - medico competente : medico in possesso di uno dei seguenti titoli:

1 - specializzazione in medicina del lavoro o in medicina preventiva dei lavoratori epsicotecnica o in tossicologia industriale o in igiene industriale o in fisiologia edigiene del lavoro o in clinica del lavoro ed altre specializzazioni individuate, ovenecessario, con decreto del Ministro della sanità di concerto con il Ministrodell'Università e della ricerca scientifica e tecnologica;

2 - docenza o libera docenza in medicina del lavoro o in medicina preventiva deilavoratori e psicotecnica o in tossicologia industriale o in igiene industriale o infisiologia ed igiene del lavoro;

3 - autorizzazione di cui all'art. 55 del decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277;

e - responsabile del servizio di prevenzione e protezione : persona designata daldatore di lavoro in possesso di attitudini e capacità adeguate;

f - rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: persona, ovvero persone, elette odesignate per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute esicurezza durante il lavoro.

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1.3 - OBBLIGHI DEI LAVORATORI PER GLI ASPETTI DELLA SICUREZZA -ARTICOLO 5 DEL D.LGS. 626

Il D.Lgs. 626 è innovativo per molti aspetti, ed individua livelli differenziati diresponsabilità per gli aspetti della sicurezza.

Pone termine, ad esempio, al concetto che debba essere sempre “qualcun altro” adoccuparsi “in toto” della sicurezza dei lavoratori; infatti il D.Lgs. 626, all’art. 5,responsabilizza ogni singolo lavoratore, imponendo che ciascuno debba interessarsiattivamente sia della propria sicurezza, sia della sicurezza delle altre persone presentisul luogo di lavoro.

Riportiamo il testo dell’art. 5 del D.Lgs. 626:

1 - Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e della propriasalute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possonoricadere gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazioneed alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.

2 - In particolare i lavoratori:

a - osservano le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, daidirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale;

b - utilizzano correttamente i macchinari, le apparecchiature, gli utensili, le sostanzei preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e le altre attrezzature di lavoro nonchéi dispositivi di sicurezza;

c - utilizzano in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;

d - segnalano immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto ledeficienze dei mezzi e dispositivi di cui alle lettere b) e c), nonché le altreeventuali condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosidirettamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle loro competenze e possibilità,per eliminare o ridurre tali deficienze o pericoli, dandone notizia alrappresentante dei lavoratori per la sicurezza;

e - non rimuovono o modificano senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o disegnalazione o di controllo;

f - non compiono di propria iniziativa operazioni manovre che non sono di loro competenzaovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;

g - si sottopongono ai controlli sanitari previsti nei loro confronti;

h - contribuiscono, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti,all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o comunquenecessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro.

1.4 - INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI

Come già detto, in applicazione degli art. 21 e 22 del D.Lgs. 626/94, il Ministero dellavoro e della previdenza sociale ed il Ministero della sanità hanno congiuntamenteemanato il DM 16.1.1997 (Individuazione dei contenuti minimi della formazione deilavoratori, dei rappresentanti per la sicurezza e dei datori di lavoro che possonosvolgere direttamente i compiti propri del responsabile del servizio di prevenzione eprotezione), mentre il Ministero dell'Interno, di concerto con il Ministero del lavoro edella previdenza sociale, ha emanato li DM 10.3.1998 (Criteri generali di sicurezzaantincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro).

L’attestazione dell’avvenuta formazione deve essere conservata in azienda a cura deldatore di lavoro.

Per quanto riguarda l’informazione e la formazione di tutti i lavoratori, il DM 10.3.1998,all’art. 3 (misure preventive, protettive e precauzionali di esercizio) , prescrive che

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“all'esito della valutazione dei rischi di incendio, il datore di lavoro adotta le misurefinalizzate a ..... fornire ai lavoratori una adeguata informazione e formazione sui rischi diincendio secondo i criteri di cui all'allegato VII”.

I contenuti dell’allegato VII del DM 10.3.1998, intitolato “informazione e formazioneantincendio”, sono i seguenti:

• È obbligo del datore di lavoro fornire ai lavoratori una adeguata informazione eformazione sui principi di base della prevenzione incendi e sulle azioni da attuare inpresenza di un incendio.

• Il datore di lavoro deve provvedere affinché ogni lavoratore riceva una adeguatainformazione su:

a - rischi di incendio legati all'attività svolta;

b - rischi di incendio legati alle specifiche mansioni svolte;

c - misure di prevenzione e di protezione incendi adottate nel luogo di lavoro conparticolare riferimento a:

- osservanza delle misure di prevenzione degli incendi e relativo correttocomportamento negli ambienti di lavoro;

- divieto di utilizzo degli ascensori per l'evacuazione in caso di incendio;

- importanza di tenere chiuse le porte resistenti al fuoco;

- modalità di apertura delle porte delle uscite;

d - ubicazione delle vie di uscita;

e - procedure da adottare in caso di incendio, ed in particolare:

- azioni da attuare in caso di incendio;

- azionamento dell'allarme;

- procedure da attuare all'attivazione dell'allarme e di evacuazione fino al puntodi raccolta in luogo sicuro;

- modalità di chiamata dei vigili del fuoco.

f - i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi,lotta antincendio e gestione delle emergenze e pronto soccorso;

g - il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezionedell'azienda.

• L'informazione deve essere basata sulla valutazione dei rischi, essere fornita al lavoratoreall'atto dell’assunzione ed essere aggiornata nel caso in cui si verifichi un mutamento dellasituazione del luogo di lavoro che comporti una variazione della valutazione stessa.

• L'informazione deve essere fornita in maniera tale che il personale possaapprendere facilmente.

• Adeguate informazioni devono essere fornite agli addetti alla manutenzione e agliappaltatori per garantire che essi siano a conoscenza delle misure generali disicurezza antincendio nel luogo di lavoro, delle azioni da adottare in caso di incendio edelle procedure di evacuazione.

• Nei piccoli luoghi di lavoro l'informazione può limitarsi ad avvertimenti antincendioriportati tramite apposita cartellonistica.

• Tutti i lavoratori esposti a particolari rischi di incendio correlati al posto di lavoro,quali per esempio gli addetti all'utilizzo di sostanze infiammabili o di attrezzature afiamma libera, devono ricevere una specifica formazione antincendio.

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• Tutti i lavoratori che svolgono incarichi relativi alla prevenzione incendi, lotta antincendioo gestione delle emergenze, devono ricevere una specifica formazione antincendio i cuicontenuti minimi sono riportati in allegato IX.

• L'informazione e le istruzioni antincendio possono essere fornite ai lavoratoripredisponendo avvisi scritti che riportino le azioni essenziali che devono essereattuate in caso di allarme o di incendio.

• Tali istruzioni, cui possono essere aggiunte delle semplici planimetrie indicanti le vie diuscita, devono essere installate in punti opportuni ed essere chiaramente visibili; qualoraritenuto necessario, gli avvisi debbono essere riportati anche in lingue straniere.

Il DM 16.1.1997 prevede inoltre che i contenuti della formazione dei lavoratori devono esserecommisurati alle risultanze della valutazione dei rischi, e devono riguardare almeno:

a - i rischi riferiti al posto di lavoro ed alle mansioni nonché i possibili danni e leconseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione;

b - nozioni relative ai diritti e doveri dei lavoratori in materia di sicurezza e salute sulposto di lavoro;

c - cenni di tecnica della comunicazione interpersonale in relazione al ruolo partecipativo.

1.5 - FORMAZIONE PER IL PERSONALE INCARICATO DI SVOLGERE, NEILUOGHI DI LAVORO, MANSIONI DI ADDETTO ALLA PREVENZIONEINCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELL’EMERGENZA

1.5.1 - GENERALITÀ

Si è già visto in precedenza che il D.Lgs. 626, all’art.4 intitolato “Obblighi del datore di lavoro,del dirigente e del preposto”, prevede che “… il datore di lavoro … designa preventivamente ilavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lottaantincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, disalvataggio di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell'emergenza”.

Lo stesso D.Lgs. 626, all’art.12, prevede anche, in maniera totalmente innovativa, che “… ilavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione. Essidevono essere formati, essere in numero sufficiente e disporre di attrezzature, tenendoconto delle dimensioni ovvero dei rischi specifici dell'azienda ovvero dell'unità produttiva”.

Rientra pertanto tra gli adempimenti del datore di lavoro, che ha la responsabilità dellaorganizzazione e della gestione della sicurezza della propria azienda, individuare quantie quali lavoratori incaricare per attuare le misure di prevenzione incendi, lottaantincendio , evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato e gestionedelle emergenze (ai sensi dell’art. 12).

Il comma 5 dell’art.22 del D.Lgs. 626 stabilisce poi che tali lavoratori devono essereadeguatamente formati, secondo criteri definiti in un decreto da emanare a cura delMinistero dell'interno e del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, in attuazionedi quanto previsto dall'art. 13, comma 1-b dello stesso decreto legislativo.

A tal fine è stato emanato il DM 10.3.1998 che, agli articoli 6 e 7, dispone quanto segue:

ð D M 10.3.1998 - A R T. 6: DESIGNAZIONE DEGLI ADDETTI AL SERVIZIO ANTINCENDIO

1 - All'esito della valutazione dei rischi d'incendio e sulla base del piano di emergenza,il datore di lavoro designa uno o più lavoratori incaricati dell'attuazione delle misuredi prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione del piano di emergenza, aisensi dell’articolo 4, comma 5, lettera a), del decreto legislativo n. 626/1994, o sestesso nei casi previsti dall'articolo 10 del decreto suddetto.

2 - I lavoratori designati devono frequentare il corso di formazione di cui alsuccessivo articolo 7.

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3 - I lavoratori designati ai sensi del comma 1, nei luoghi di lavoro ove si svolgono leattività riportate nell’allegato X, devono conseguire l'attestato di idoneità tecnicadi cui all'articolo 3 della legge 28 novembre 1996, n. 609.

4 - Fermo restando l'obbligo di cui al comma precedente, qualora il datore di lavoro ritenganecessario che l'idoneità tecnica del personale di cui al comma 1 sia comprovata daapposita attestazione, la stessa dovrà essere acquisita esclusivamente secondo leprocedure di cui all'articolo 3 della legge 28 novembre 1996, 609.

ð D M 10.3.1998 - A R T. 7: FORMAZIONE DEGLI ADDETTI ALLA PREVENZIONE INCENDI,LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DEL PIANO DI EMERGENZA

1 - I datori di lavoro assicurano la formazione dei lavoratori addetti alla prevenzione incendi,lotta antincendio e gestione dell’emergenza secondo quanto previsto nell'allegato IX.

Pertanto, l’allegato IX del DM 10.3.1998 contiene i programmi minimi dei corsi diformazione, che devono essere correlati alla tipologia ed al livello di rischio di incendiodell’azienda, e l’allegato X contiene l’elenco delle aziende in cui i lavoratori devonopossedere un ulteriore requisito, cioè un attestato di idoneità tecnica.

L'art. 8, comma 2, del DM 10.3.1998, prevede comunque che “sono fatti salvi i corsi diformazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze,ultimati entro la data di entrata in vigore del presente decreto”, cioè entro il 10.10.1998.

È però importante evidenziare che tutti i lavoratori incaricati devono comunque poterdimostrare di avere frequentato un corso di formazione, idoneo al livello di rischio dellapropria azienda, ed a tal riguardo non sono previste esenzioni.

Infatti, anche i lavoratori che hanno svolto il servizio di leva nei vigili del fuoco, e quellieventualmente iscritti nei quadri del personale volontario del C.N.VV.F., devonofrequentare il corso di formazione (e sostenere l’esame di idoneità, se necessario), inquanto non esiste alcuna specifica deroga al riguardo.

L’attività di formazione dei lavoratori di cui sopra è, come si è visto, un obbligo deldatore di lavoro, che a tal fine si può avvalere delle strutture del Corpo Nazionale deiVigili del Fuoco (C.N.VV.F.), o di Enti pubblici o privati, o di liberi professionisti, per iquali attualmente non è prevista alcuna specifica autorizzazione e/o qualificazione.

1.5.2 - CONTENUTI MINIMI DEI CORSI DI FORMAZIONE

Indipendentemente dall’Ente o istituto che espleta attività di formazione, è comunquenecessario che i contenuti minimi dei corsi per il personale designato quale addetto alservizio antincendio devono essere correlati alla tipologia di attività ed al livello di rischiodi incendio dell'azienda, e sono descritti nell’Allegato IX al DM 10.3.1998.

Si rammenta, tuttavia, che l’art.8, comma 2, del DM 10.3.1998 prevede che “sono fattisalvi i corsi di formazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio egestione delle emergenze, ultimati entro la data di entrata in v igore del presente decreto”,cioè ultimati entro il 10.10.1998.

Per tutti i corsi successivi a quella data, sono state previste 3 tipologie di corsi di formazione,in relazione al livello di rischio dell’azienda (elevato – medio – basso), i cui contenuti sonoda ritenersi i minimi necessari per fornire ai soggetti interessati un primo ed essenzialeapproccio alle problematiche della sicurezza antincendio e della sua gestione.

Questo significa che, fatti salvi quei contenuti minimi previsti, e in relazione a particolari especifiche situazioni di rischio aziendale, su richiesta degli utenti quei contenuti minimidei corsi previsti possono anche essere oggetto di una adeguata implementazione.

Di seguito si riportano i criteri per l’individuazione del livello di rischio di una azienda, ed iprogrammi delle tre tipologie di corso di formazione per addetti antincendio.

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1.5.2.1 - Classificazione del livello di rischio

Come già indicato, sono state previste tre tipologie di corsi di formazione, in relazione allivello di rischio dell’azienda (elevato – medio – basso).

Al fine di agevolare l’individuazione del livello di rischio di una azienda, si riporta unaelencazione, a titolo esemplificativo, di attività inquadrabili nei livelli di rischio elevato,medio e basso.

ð attività a rischio di incendio elevato

Tenendo anche conto di quanto stabilito dall'art.8, comma 5, del D.Lgs. 626, rientrano in talecategoria di attività i luoghi di lavoro che presentano un livello di rischio di incendio piùelevato a causa del quantitativo e della natura delle sostanze in lavorazione o in depositoche in caso di incendio possono determinare danni gravi alle persone, dell'elevato numerodelle persone presenti, della permanenza di persone impedite nella loro mobilità, nonché acausa degli ambienti di lavoro che comportano difficoltà in caso di evacuazione.

A titolo esemplificativo e non esaustivo si riporta un elenco di attività da considerare arischio di incendio elevato :

• industrie e depositi di cui all'art.4 e 6 del DPR 175/88 e successive modifiche edintegrazioni;

• fabbriche e depositi di esplosivi;

• centrali termoelettriche;

• impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili;

• impianti e laboratori nucleari;

• depositi al chiuso di materiali combustibili aventi superficie superiore a 20.000 m 2;

• attività commerciali ed espositive con superficie aperta al pubblico superiore a 10.000 m2;

• scali aeroportuali, infrastrutture ferroviarie e metropolitane;

• alberghi con oltre 200 posti letto;

• ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani;

• scuole di ogni ordine e grado con oltre 1.000 persone presenti;

• uffici con oltre 1.000 dipendenti;

• cantieri temporanei e mobili in sotterraneo per la costruzione, manutenzione eriparazione di gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di lunghezza superiore a 50 m;

• cantieri temporanei e mobili ove si impiegano esplosivi.

La formazione del personale designato, presso le soprariportate attività, per losvolgimento delle mansioni di addetto alla prevenzione incendi, lotta antincendio egestione delle emergenze, deve essere basata sui contenuti minimi e sulla durata riportatinel prospetto relativo al CORSO C .

ð attività a rischio di incendio medio

Rientrano in tale categoria di attività:

• i luoghi di lavoro compresi nell'allegato al D.M. 16 febbraio 1982 e nelle tabelle A e Bannesse al DPR n. 689 del 1959, con esclusione delle attività considerate a rischioelevato;

• i cantieri temporanei e mobili ove si detengono ed impiegano sostanze infiammabili esi fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all’aperto.

La formazione dei lavoratori addetti in tali attività deve essere basata sui contenuti minimie sulla durata riportati nel prospetto relativo al CORSO B.

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ð attività a rischio di incendio basso

Rientrano in tale categoria di attività quelle non classificabili a medio ed elevato rischio edove, in generale, sono presenti sostanze scarsamente infiammabili, dove le condizioni diesercizio offrono scarsa possibilità di sviluppo di focolai e ove non sussistono probabilità dipropagazione delle fiamme.

La formazione dei lavoratori addetti in tali attività deve essere basata sui contenuti minimie sulla durata riportati nel prospetto relativo al CORSO A.

1.5.2.2 - Programmi dei corsi per i diversi livelli di rischio

P R O S P E T T O D E L C O R S O C - D U R A T A D E L C O R S O : 1 6 O R E

P R O G R A M M A D E L C O R S O P E R A D D E T T I A N T I N C E N D I O

I N A T T I V I T À A R I S C H I O D I INC E N D I O E L E V A T O

ARGOMENTO DURATA

1 - L’INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI 4 ore- principi sulla combustione- le principali cause d’incendio in relazione allo specifico ambiente di lavoro- le sostanze estinguenti- i rischi alle persone ed all’ambiente- specifiche misure di prevenzione incendi- accorgimenti comportamentali per prevenire gli incendi- l’importanza del controllo degli ambienti di lavoro- l’importanza delle verifiche e delle manutenzioni sui presidi antincendio

2 - LA PROTEZIONE ANTINCENDIO 4 ore- misure di protezione passiva- vie di esodo, compartimentazioni, distanziamenti- attrezzature ed impianti di estinzione- sistemi di allarme- segnaletica di sicurezza- impianti elettrici di sicurezza- illuminazione di sicurezza

3 - PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO 4 ore- procedure da adottare quando si scopre un incendio- procedure da adottare in caso di allarme- modalità di evacuazione- modalità di chiamata dei servizi di soccorso- collaborazione con i vigili del fuoco in caso di intervento- esemplificazione di una situazione di emergenza e modalità procedurali - operative

4 - ESERCITAZIONI PRATICHE 4 ore- presa visione e chiarimenti sulle principali attrezzature ed impianti di spegnimento- presa visione sulle attrezzature di protezione individuale (maschere, autorespiratore, tute, ecc.)- esercitazioni sull’uso delle attrezzature di spegnimento e di protezione individuale

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PROSPETTO DEL CORSO B - DURATA DEL CORSO : 8 ORE

PROGRAMMA DEL CORSO PER ADDETTI ANTINCENDIO

IN ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCENDIO MEDIO

ARGOMENTO DURATA

1 - L’INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI 2 ore- principi sulla combustione e l’incendio- le sostanze estinguenti- triangolo della combustione- le principali cause di un incendio- rischi alle persone in caso di incendio- principali accorgimenti e misure per prevenire gli incendi

2 - PROTEZIONE ANTINCENDIO E PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO

3 ore

- le principali misure di protezione contro gli incendi- vie di esodo- procedure da adottare quando si scopre un incendio o in caso di allarme- procedure per l’evacuazione- rapporti con i vigili del fuoco- attrezzature ed impianti di estinzione- sistemi di allarme- segnaletica di sicurezza- illuminazione di emergenza

3 - ESERCITAZIONI PRATICHE 3 ore- presa visione e chiarimenti sui mezzi di estinzione più diffusi- esercitazioni sull’uso degli estintori portatili e modalità di utilizzo di naspi ed idranti

PROSPETTO DEL CORSO A - DURATA DEL CORSO : 4 ORE

PROGRAMMA DEL CORSO PER ADDETTI ANTINCENDIO

IN ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCENDIO BASSO

ARGOMENTO DURATA

1 - L’INCENDIO E LA PREVENZIONE 1 ora- principi della combustione- prodotti della combustione- sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio- effetti dell’incendio sull’uomo- divieti e limitazioni di esercizio- misure comportamentali

2 - PROTEZIONE ANTINCENDIO E PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO

1 ora

- principali misure di protezione antincendio- evacuazione in caso di incendio- chiamata dei soccorsi

3 - ESERCITAZIONI PRATICHE 2 ore- presa visione e chiarimenti sugli estintori portatili- esercitazioni sull’uso degli estintori portatili

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1.5.3 - ATTIVITÀ DI ACCERTAMENTO ED ATTESTATO DI IDONEITÀ TECNICA

L'art. 6 del DM 10.3.1998 prevede che i lavoratori dei luoghi di lavoro indicati nell’Allegato X,incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestionedelle emergenze, devono conseguire necessariamente l'attestato di idoneità tecnicaprevisto dall'articolo 3 della legge 609/96, rilasciato dai Comandi dei vigili del fuoco.

Si riporta di seguito l’Allegato X al DM 10.3.1998, contenente l'elenco dei luoghi di lavoronei quali è necessario l'attestato di idoneità rilasciato dai Comandi dei vigili del fuoco.

ð D M 10.3.1998 - A L L E G A T O X: LUOGHI DI LAVORO OVE SI SVOLGONO ATTIVITÀPREVISTE DALL 'ARTICOLO 6, C O M M A 3

Si riporta l'elenco dei luoghi di lavoro ove si svolgono attività per le quali, ai sensidell'articolo 6, comma 3, è previsto che i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misuredi prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, conseguanol'attestato di idoneità tecnica di cui all'articolo 3 della legge 28 novembre 1996, n. 609:

a - industrie e depositi di cui agli articoli 4 e 6 del DPR n. 175/1988, e successivemodifiche ed integrazioni;

b - fabbriche e depositi di esplosivi;

c - centrali termoelettriche;

d - impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili;

e - impianti e laboratori nucleari;

f - depositi al chiuso di materiali combustibili aventi superficie superiore a 10.000 m2;

g - attività commerciali e/o espositive con superficie aperta al pubblico superiore a 5.000 m2;

h - aeroporti, infrastrutture ferroviarie e metropolitane;

i - alberghi con oltre 100 posti letto;

l - ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani;

m - scuole di ogni ordine e grado con oltre 300 persone presenti;

n - uffici con oltre 500 dipendenti;

o - locali di spettacolo e trattenimento con capienza superiore a 100 posti;

p - edifici pregevoli per arte e storia, sottoposti alla vigilanza dello Stato ai sensi delR.D. 7 novembre 1942 n.1564, adibiti a musei, gallerie, collezioni, biblioteche,archivi, con superficie aperta al pubblico superiore a 1.000 m 2;

q - cantieri temporanei o mobili in sotterraneo per la costruzione, manutenzione eriparazione di gallerie, caverne, pozzi ed opere simili di lunghezza superiore a 50 m;

r - cantieri temporanei o mobili ove si impiegano esplosivi.

ð Per quanto riguarda l’attività di accertamento e l’attestato di idoneità, si aggiungonole seguenti informazioni:

• La richiesta per il rilascio dell'attestato di idoneità ai lavoratori in argomento va inoltratadai datori di lavoro (o per essi dalle associazioni di categoria) al Comando provincialedei vigili del fuoco ove ha sede l'unità produttiva.

• Al fine di conseguire quanto disposto dall'art. 3 della legge 609/96 e l'obiettivo fissato dalD.Lgs. 626/94, l'accertamento dell'idoneità tecnica è da ritenersi prioritario per gli addettialla sicurezza antincendio dei luoghi di lavoro indicati nell’allegato X del DM 10.3.1998.

• Resta naturalmente inteso che, fermo restando l'obbligo per le attività indicate,qualora il datore di lavoro di altre tipologie di attività ritenga comunque opportuno chel'idoneità tecnica del personale sia comprovata da apposita attestazione, la stessapotrà essere richiesta con le stesse procedure ai Comandi dei vigili del fuoco.

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• Le disposizioni normative attualmente vigenti prevedono che solo i Comandi ProvincialiVV.F. possono rilasciare, previo superamento di una prova tecnica, l’attestato diidoneità richiesto dall’art. 3 della legge 609/96. A nessun altro Ente, pubblico oprivato, può essere riconosciuto alcun tipo di qualificazione connesso all’attività diattestazione antincendio.

• L'accertamento di idoneità tecnica degli addetti antincendio viene effettuato da unaCommissione, nominata dall'Ispettore Regionale dei Vigili del Fuoco competente perterritorio, costituita presso il Comando provinciale, e presieduta dall'Ispettore Regionaleo, su sua delega, dal Comandante provinciale o da altro dirigente del C.N.VV.F.; lacommissione è composta da un funzionario del ruolo tecnico antincendio e da un Caporeparto o Capo squadra, in servizio presso la sede dove ha svolgimento l'esame.

• In osservanza di recenti indicazioni ministeriali, l’attività di accertamento di idoneitàtecnica viene effettuata mediante tre fasi di accertamento:

ð 1a fase - questionario: la prima fase dell’accertamento prevede la compilazioneda parte del candidato di un questionario propedeutico, del tipo vero/falso ed arisposta multipla, con le seguenti regole:

- il numero dei quesiti da sottoporre ai candidati sarà pari a 30 (20 di tipovero/falso e 10 a risposta multipla):

- il tempo disponibile sarà di 15 minuti;

- per ottenere la sufficienza (limitatamente a questa prova scritta), i candidatidovranno rispondere giustamente almeno a 16 domande (50% + 1).

ð 2a fase - prova orale: la prova orale verterà sugli argomenti trattati nel corso,con particolare riferimento agli argomenti sui quali il candidato, nella provascritta, ha dimostrato una non completa conoscenza.

ð 3a fase - prova pratica: tutti i candidati dovranno obbligatoriamentesostenere una prova pratica di spegnimento, utilizzando estintori portatili.

La Commissione esaminatrice potrà richiederà l’effettuazione di altre prove, asua discrezione (es.: uso idranti o naspi; conoscenza maschera a filtro; etc.) .

Il materiale tecnico necessario per l’espletamento della prova pratica dovràrisultare a carico del richiedente; il candidato dovrà essere coperto daassicurazione per gli eventuali fatti accidentali che potrebbero verificarsi durantel’attività di accertamento, e comunque durante la prova dovrà indossare idispositivi di protezione individuale necessari.

• Al termine delle prove di accertamento tecnico, la Commissione esprimerà ungiudizio complessivo su ciascun candidato (idoneo o non idoneo), che terrà contodella capacità e della tecnica di intervento dimostrata dal candidato durante la prova.

• I Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco rilasciano un attestato di idoneitàtecnica ai lavoratori che abbiano superato l’accertamento tecnico con esitopositivo; l'attestato di idoneità tecnica viene rilasciato in bollo da £ 20.000.

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2 - ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE CAUSE ED I PERICOLI DI INCENDIO PIÙ COMUNI

È opinione sufficientemente diffusa, ma errata, che l’incendio sia un evento abbastanzararo, a bassa probabilità di accadimento, e che comunque difficilmente potrebbeinteressare la propria attività.

I dati reali, tratti dalle statistiche di intervento dei Vigili del Fuoco, dimostranol’infondatezza di tale convinzione, e l’esperienza suggerisce che una falsa ed infondataconvinzione di sicurezza antincendio nella propria attività può costituire la premessa peruna situazione di rischio di incendio.

I dati statistici stimano che in Italia si verificano, ogni anno, poco meno di 200.000 casid'incendio, ed in una media provincia italiana i Vigili del Fuoco ricevono mediamente,ogni giorno, circa 5 richieste di intervento per incendio.

Il numero degli incendi aumenta in valore assoluto di anno in anno, seppure più lentamentedi altre tipologie di emergenze, ed ha ormai raggiunto livelli ragguardevoli e preoccupanti.

Naturalmente i numeri citati sono comprensivi di tutte le tipologie di incendi, grandi epiccoli, dall’incendio di bosco a quello di sterpaglie, dagli incendi di autovetture a piccoliincendi di limitata estensione con danni trascurabili.

Ma certamente ogni anno sono comunque numerosi anche gli incendi di grandi dimensioni,che coinvolgono edifici civili o industriali, provocando spesso danni materiali molto rilevanti,ed a volte, purtroppo, danni a persone (intossicazioni, ustioni, o, nei casi più gravi, la morte).

I danni materiali prodotti su scala nazionalesono valutabili a più di 1.000 miliardi di lireannui, e si stima che, senza l'interventoefficace dei Vigili del Fuoco, tale cifra potrebbeessere almeno cinque volte maggiore, e quindipotrebbe superare i 5.000 miliardi.

Per il settore aziendale l'evento “incendio”rappresenta molto spesso un grave dannoeconomico, difficilmente valutabile a priori.

A volte gli incendi arrecano danni incalcolabilied irreparabili al patrimonio artistico (es.: teatroPetruzzelli di Bari; teatro La Fenice di Venezia;cappella della Sacra Sindone a Torino).

Inoltre dobbiamo ricordare che ogni anno, inItalia, vi sono più di 200 vittime a causa degliincendi, e che, per quanto gravi possano esserei danni materiali di un incendio, l'insidia spessomortale che l'incendio rappresenta per la vitaumana è certamente ancor più grave, e lasicurezza antincendio deve perseguire lasicurezza delle persone come obiettivoprimario.

Nella grande maggioranza dei casi diincendi disastrosi, con gravi conseguenzeper i beni e/o per le persone, gli accertamenti successivi evidenziano che (trascurandonaturalmente gli eventi di origine dolosa) le cause dell’incendio sono quasi semprericonducibili a due motivazioni:

ð Impianti a rischio specifico (impianti elettrici, impianti termici, impianti tecnologicicon presenza di fluidi o materiali infiammabili in condizioni di temperatura e/opressione superiori a quelle ordinarie, etc) non realizzati in piena conformità allespecifiche regole tecniche esistenti.

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ð Fattore umano, cioè comportamenti umani errati, dovuti a negligenza,superficialità, disinformazione, o anche sottovalutazione del pericolo.

Spesso tali motivi si sovrappongono, e cioè si verificano comportamenti umani errati inpresenza di impianti a rischio specifico privi dei necessari requisiti di sicurezza, equindi privi di dispositivi di sicurezza capaci di minimizzare le conseguenze deglierrori commessi (es.: un eccesso di utenze elettriche può provocare l’anomaloriscaldamento dei conduttori di un impianto, e l’assenza di dispositivi di protezione disensibilità adeguata può impedire il tempestivo disinserimento automaticodell’impianto, favorendo così l’incendio di eventuali materiali combustibili [es.:strutture lignee] contigui ai conduttori surriscaldati).

Un elenco sintetico ed esemplificativo di alcune delle più comuni cause e pericoli diincendio può essere il seguente:

• deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili;

• accumulo di rifiuti , carta o altro materiale combustibile che può essere facilmenteincendiato (accidentalmente o deliberatamente);

• negligenza nell'uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore;

• inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delleapparecchiature;

• impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti ;

• riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate;

• apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate ;

• utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili ;

• ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiatureelettriche e di ufficio;

• fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere;

• negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione;

L'intervento di soccorso dei Vigili del Fuoco è spesso efficace, e contribuisce comunque alimitare le conseguenze, ma, nonostante tale incontrovertibile efficacia nell'estinzionedegli incendi, i dati citati dimostrano quanto grandi e gravi siano i danni arrecati da unincendio.

L’esperienza operativa dimostra che un intervento di soccorso è tanto più efficace quantopiù è tempestivo e condotto appropriatamente; ma la tempestività e l’efficaciadell’intervento può essere assicurata solo se in ambito aziendale esistono personespecificamente incaricate della lotta antincendio, adeguatamente formate sulla edattrezzate, ed è per tale motivo che il D. Lgs.626 del 19.9.1994 prescrive precisi obblighi inmateria di lotta antincendio.

Nel seguito di questo testo saranno fornite le informazioni necessarie sul fenomeno dellacombustione, sulle attrezzature di spegnimento, sul comportamento da tenere in caso diincendio, ed alcune informazioni generali sui principali argomenti di prevenzione incendi.

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3 - LA COMBUSTIONE ED I SUOI PRINCIPI DI BASE

3.1 - GENERALITÀ SULLA COMBUSTIONE

Si intende per combustione una reazione chimica, sufficientemente rapida, tra unasostanza combustibile e l’ossigeno (comburente), che avviene normalmente con sviluppodi calore, di fiamma, di gas di combustione, di fumo e di luce.

L’ossigeno che partecipa alla combustione è normalmente quello contenuto nell’aria(21% Ossigeno - 79% Azoto), ma possono anche verificarsi incendi in atmosferearricchite di ossigeno, con sviluppo conseguente molto più vivace, e alcune sostanzepossono utilizzare l’ossigeno normalmente contenuto nella loro molecola, e pertantopossono bruciare anche in assenza di aria.

Le sostanze combustibili sono molto numerose, e possono essere solide, liquide ogassose. È comunque importante evidenziare che :

• un combustibile partecipa alla combustione generalmente in fase gassosa;

• la combustione avviene solo alla superficie delle sostanze combustibili;

Quindi, mentre le sostanze combustibili gassose non hanno bisogno di alcunatrasformazione per poter bruciare, le sostanze combustibili liquide e solide, per poterbruciare, devono emettere dalla loro superficie vapori in quantità sufficiente a sostenereuna combustione, e cioè tale da formare con l’aria una miscela aria - combustibile ingrado di accendersi a contatto con un innesco (fiamma o scintilla); la quantità di vaporiprodotti è ovviamente proporzionale alla temperatura.

La temperatura al di sopra della quale l’emissione di vapori dalla superficie di unasostanza combustibile solida o liquida diviene sufficiente alla formazione di miscelainfiammabile aria - combustibile, in grado di accendersi a contatto con un innesco(fiamma o scintilla), è caratteristica per ogni sostanza combustibile solida o liquida, eviene definita “temperatura di infiammabilità” ; al di sotto della temperatura diinfiammabilità, pertanto, una sostanza combustibile solida o liquida non può bruciare.

Per tutte le sostanze combustibili (solide, liquide o gassose) esiste poi una temperatura,caratteristica per ogni sostanza, al di sopra della quale il combustibile iniziaspontaneamente a bruciare, anche in assenza di innesco con fiamma o scintilla, seopportunamente miscelato con l’aria.

Tale temperatura si definisce “temperatura di accensione” (o anche di autoaccensione), eper i combustibili liquidi e gassosi è una temperatura tabellata e ben determinata.

Per le sostanze solide, invece, la temperatura di accensione spesso non è esattamentedeterminabile, perché può dipendere da numerosi fattori, quali lo stato di suddivisione delmateriale o la sua umidità; ad esempio per il legno si può orientativamente indicare ilvalore di 200 °C come sua temperatura di accensione, ma può autoaccendersi anche percontatto prolungato con temperature di poco superiori ai 100 °C; sempre a titoloesemplificativo, si può indicare il valore di 230 °C come temperatura di accensione per lacarta, e 300 °C per la gomma.

Il fenomeno della accensione (o autoaccensione) non deve essere confuso con ilfenomeno della “autocombustione” , che invece consiste in una combustione spontanea diuna sostanza combustibile, senza alcun apporto di energia dall'esterno, a seguito di unareazione di ossidazione inizialmente lenta, con successivo graduale e sensibile accumulodi calore, provocata spesso da fenomeni di fermentazione e di ossidazione;l’autocombustione può verificarsi facilmente, ad esempio, nei seguenti materiali: stracciimbevuti di olio o vernice, fieno, cotone grezzo in balle, olio, carbone.

Di seguito si riportano, a titolo esemplificativo, i valori delle temperature di infiammabilitàe di accensione per alcune sostanze combustibili :

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C A R A T T E R I S T I C H E D I I N F I A M M A B I L I T À

S O S T A N Z ET E M P E R A T U R A D I

I N F I A M M A B I L I T À [ °C ]T E M P E R A T U R A D I

A C C E N S I O N E [ °C ]

A C E T O N E -19 540A L C O O L E T I L I C O 12 425B E N Z I N A < - 10 280G A S O L I O 65 220M E T A N O GAS 540G P L GAS 400B U T A N O GAS 365P R O P A N O GAS 470I D R O G E N O GAS 560A C E T I L E N E GAS 305L E G N O S O L I D O 200C A R T A S O L I D O 230

In precedenza, descrivendo le caratteristiche di infiammabilità dei combustibili, si è giàfatto cenno ad una “miscela infiammabile aria - combustibile” .

È infatti importante notare che un combustibile, pur se in presenza di ossigeno e ad unatemperatura superiore a quella di infiammabilità, anche se innescato da fiamma oscintilla, non sempre è in grado di accendersi; infatti un combustibile può bruciare solo seè miscelato con l’aria entro limiti percentuali (in volume) ben precisi, compresi in unintervallo di valori determinati e tabellati, caratteristici per ogni sostanza combustibile.

L'insieme dei valori percentuali in cui la miscela combustibile - aria può bruciare sichiama "campo di infiammabilità", ed i valori estremi di tale intervallo di valori sichiamano “limite inferiore” e “limite superiore” di infiammabilità.

Quanto più i valori di miscelazione combustibile - aria sono interni al campo diinfiammabilità, tanto più la combustione si sviluppa con violenza e rapidità, assumendosempre più carattere esplosivo; la velocità massima di combustione si ottiene,generalmente, in corrispondenza del rapporto stechiometrico.

CAMPO DI INFIAMMABILITA'

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100

ACETONE

ALCOOL ETILICO

BENZINA

ETERE

GASOLIO

ACETILENE

AMMONIACA

BUTANO

G.P.L.

IDROGENO

METANO

OSSIDO DI CARBONIO

OSSIDO DI ETILENE

PROPANO

( % in volume d'aria )

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È quindi possibile definire anche un “campo di esplosività”, costituito da valori dimiscelazione interni al “campo di infiammabilità”, entro cui la combustione avviene conle caratteristiche dell’esplosione.

Si potrà quindi parlare di “miscela infiammabile” o di “miscela esplosiva” se i valori dimiscelazione combustibile - aria sono interni al “campo di infiammabilità” o al “campodi esplosività”.

È importante evidenziare, dunque, che l’esplosione è a tutti gli effetti un processo dicombustione, che però avviene con velocità di propagazione del fronte di fiammamolto superiore alla normale velocità della fiamma di un incendio.

Una esplosione si propaga nell'ambiente circostante con una geometriaapprossimativamente sferica, producendo calore, luce (fiamma) ed un rapido aumentodi pressione; una esplosione di vapori confinata in ambiente chiuso può generare unapressione fino a 9 bar (90.000 kg/mq.) .

Gli effetti più comuni di una esplosione sono:

• distruzione meccanica delle strutture;

• ustioni generalizzate, di gravità inversamente proporzionale alla distanza;

• incendio delle sostanze combustibili liquide, e di quelle solide facilmente accendibili(perché il tempo di azione del fenomeno è molto ridotto, e quindi può non risultaresufficiente ad incendiare tutte le sostanze solide combustibili).

L’esplosione può a sua volta differenziarsi in deflagrazione (se il fronte di fiamma si muove avelocità subsonica) e detonazione (se il fronte di fiamma ha velocità supersonica).

La velocità massima di combustione si ottiene, generalmente, in corrispondenza delrapporto stechiometrico della miscela aria - combustibile; le miscele infiammabili aria -idrocarburi danno origine, in genere, ad esplosioni di tipo deflagratorio.

Il fenomeno della esplosione non deve essere confuso con il fenomeno dello scoppio, cheinvece consiste nella rottura improvvisa e violenta di un contenitore per eccesso di pressioneinterna, dovuta alla dilatazione di fluidi (liquidi o gas); causa frequente di scoppio è l'aumentodi temperatura per eventi esterni al contenitore (es: calore di un incendio).

INCENDIO ESPLOSIONE

COMBUSTIONE MOLTO RAPIDA CON ELEVATAVELOCITA’ DEL FRONTE DI FIAMMA,

CHE AVVIENE CON PRODUZIONE DI CALORE,LUCE, ED UN FORTE AUMENTO DI PRESSIONE

DETONAZIONEse il fronte di fiamma si muove a

VELOCITA’ SUPERSONICA

DEFLAGRAZIONEse il fronte di fiamma si muove a

VELOCITA’ SUBSONICA

COMBUSTIONE CON FIAMMA LIBERA E BASSA VELOCITÀ DEL FRONTE DI FIAMMA, CHE AVVIENE NORMALMENTE CON SVILUPPO

DI CALORE, DI FIAMMA, DI GAS DICOMBUSTIONE, DI FUMO E DI LUCE.

COMBUSTIONEREAZIONE CHIMICA, SUFFICIENTEMENTE RAPIDA,

TRA UNA SOSTANZA COMBUSTIBILE E L’OSSIGENO.LA COMBUSTIONE PUÒ MANIFESTARSI

GENERALMENTE NELLE SEGUENTI TIPOLOGIE :

F I R E

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Esempio tipico della confusione tra scoppio ed esplosione si ha, in genere, quandoavviene una esplosione di gas con presenza di “bombole” .

In tali casi, spesso gli organi di informazione parlano di “esplosione della bombola digas” , ma tale evento è in genere impossibile per assenza di miscela esplosiva all’internodella bombola; quello che in genere realmente avviene è la fuoriuscita incontrollata digas dalla bombola, con formazione di miscela esplosiva nell’ambiente, che poi vieneaccidentalmente innescata da una fiamma o scintilla (es.: suona il campanello, entra inazione il compressore del frigorifero, qualcuno accende la luce o una sigaretta, etc.) .

Potrebbe invece avvenire uno scoppio della bombola, per sovrappressione interna, nel casoin cui questa venisse riscaldata eccessivamente (ad es. se coinvolta in un incendio) ; in talcaso la fuoriuscita del gas, provocata dallo scoppio, potrebbe poi successivamente causareuna esplosione a seguito di innesco della miscela esplosiva eventualmente formatasi.

A seguito di quanto descritto, si può pertanto affermare che una combustione può avvenirese, e solo se, sussistono tutte e contemporaneamente le seguenti condizioni minime :

1 - Presenza contemporanea del combustibile e dell’ossigeno (aria) ;

2 - Miscela aria-combustibile infiammabile, e cioè con valori di miscelazione internial campo di infiammabilità;

3 - Temperatura del combustibile superiore alla temperatura di infiammabilità;

4 - Presenza di un innesco di combustione (fiamma o scintilla) ;

5 - Oppure (in sostituzione della condizione 4) temperatura del combustibilesuperiore alla temperatura di accensione, anche in assenza di inneschi.

II fuoco (e quindi un incendio) potrà dunque generarsi e permanere unicamente sesussistono insieme e contemporaneamente le condizioni descritte.

Quando anche solo una di tali condizioni viene a mancare, il fuoco si spegne oppure non sigenera, e su questo fondamentale ed importantissimo principio sono basate tutte letecniche di estinzione degli incendi.

L'incendio può infatti essere definito generalmente come una combustione accidentale,non voluta e non controllata dall'uomo, a cui partecipano combustibili non a ciò destinati,e che ha origine in luoghi non predisposti a tal fine, per effetto di un apporto di energiaoccasionale, con conseguenti danni a cose, all'ambiente, e talvolta a persone.

condizioni minime necessar ie per laC O M B U S T I O N E

sono :

Presenza contemporanea d iC O M B U S T I B I L E + O S S I G E N O (ar ia)

Miscela ar ia-combust ib i le inf iammabi le ,e quindi interna al

C A M P O D I I N F I A M M A B I L I T A ’

Temperatura del combust ibi le super iore a l laT E M P E R A T U R A D I I N F I A M M A B I L I T A ’

I N N E S C Of iamma o scint i l la

Temperatura del combust ibi le super iore a l laT E M P E R A T U R A D I A U T O A C C E N S I O N E

F I R E

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3.2 - DINAMICA DI SVILUPPO DI UN INCENDIO

Lo sviluppo di un incendio reale può essere schematizzato in quattro fasi tipiche, concaratteristiche tra loro diverse, che possiamo individuare come:

v Fase di sviluppo (o ignizione, o anche di prima propagazione)

v Flash - over (passaggio dalla fase di prima propagazione a quella di propagazionegeneralizzata)

v Fase di combustione attiva (fase centrale dell’incendio vero e proprio)

v Fase di estinzione e di raffreddamento (fase finale dell'incendio)

Nella prima fase di sviluppo la temperatura aumenta proporzionalmente al trascorrere deltempo, e l’incendio inizia con l’emissione di aerosol invisibili, avvertibili all’olfatto (puzzadi bruciato) o con specifici rivelatori d’incendio.

Successivamente inizia l’emissione di fumo visibile, seguito da emissione di piccolefiamme, che poi divengono sempre più vivaci.

Tale prima fase di sviluppo può essere brevissima, ma può anche durare per tempi lunghi(minuti o ore), in dipendenza delle caratteristiche del combustibile e dell’ambiente.

La velocità dell’aumento di temperatura del combustibile, e quindi il tempo di ignizione,può dipendere, a titolo esemplificativo, da :

- Dalle condizioni di temperatura e di ventilazione dell’ambiente (in un ambientefreddo e/o ben ventilato le quantità di calore prodotte, inizialmente modeste, sonofacilmente disperse).

- Dalle caratteristiche chimiche della sostanza (velocità di reazione).

- Dallo stato di suddivisione del materiale, che influenza la capacità di ossidazione dellamassa offrendo, a parità di volume ed in dipendenza della maggiore o minoresuddivisione, maggiori o minori superfici di ossidazione e quindi di produzione del calore.

- Dalla disposizione delle sostanze combustibili e quindi dall'assenza o meno didiscontinuità; superfici prive di discontinuità favoriscono la propagazione del fuoco.

Nella successiva fase di “flash – over” (punto di passaggio dalla prima fase di ignizione aquella di propagazione generalizzata) si verifica un rapido e notevole aumento dellatemperatura, tale da provocare una abbondante produzione di gas di distillazione, cheformano con l'aria dell'ambiente una miscela infiammabile, che viene innescata perinnesco e/o per autoaccensione dalla temperatura raggiunta nella fase iniziale.

Tutti i materiali combustibili iniziano a partecipare alla combustione, la quantità di caloresviluppato è notevole, e la temperatura si innalza rapidamente (propagazionegeneralizzata del fuoco).

La fase di flash - over si sviluppa dopo un tempo variabile, dall’inizio del processo diignizione, da qualche minuto (o meno in condizioni particolarmente favorevoli allacombustione) fino a 30 minuti (o più in condizioni particolarmente sfavorevoli allacombustione) , e può essere considerato un “punto di non ritorno” per l’incendio, in quantodetermina la partecipazione di tutti i materiali presenti alla combustione, e l’incendiodiventa violento ed incontrollato.

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La fase normalmente considerata come quella dell’incendio vero e proprio è la fasecentrale di combustione attiva, in cui l’incendio manifesta al massimo i suoi elementicaratteristici (fiamme, fumo, calore), e la temperatura aumenta ancora, moltorapidamente ed in modo esponenziale, fino a raggiungere valori anche superiori a 1000°C, per poi stabilizzarsi ed infine decrescere verso la fase finale dell’incendio.

Tutte le sostanze combustibili presenti nell'ambiente partecipano al processo dicombustione, e tale fase centrale dell’incendio può essere tanto più duratura e violentaquanto migliori sono le condizioni di ventilazione, e quanto maggiore è la quantità delcombustibile ed il suo stato di suddivisione.

Le temperature molto elevate che si raggiungono in questa fase possono determinare ilrischio di ulteriore espansione dell'incendio per irraggiamento termico, per trasporto diparticelle incandescenti o faville, per trasmissione del calore attraverso le strutture, percedimento delle strutture, per propagazione delle fiamme che escono dalle aperture edinteressano zone sovrastanti, o anche per effetto di gas combustibili prodotti dall’incendioche non bruciano all'interno dell’edificio per difetto di comburente e, trasportati fuori damoti convettivi, trovano altrove aria sufficiente ed innesco.

Infine nella fase finale dell’incendio (fase di estinzione e raffreddamento), dopo un tempovariabile in dipendenza della quantità del combustibile, del suo stato di suddivisione edelle condizioni di ventilazione, ed a prescindere da eventuali azioni di spegnimento, latemperatura comincia a diminuire, più o meno rapidamente, per il minor apporto di caloredeterminato dall'esaurirsi del combustibile.

3.3 - CLASSIFICAZIONE DEI COMBUSTIBILI E DEGLI INCENDI

Definiamo combustibili tutte le sostanze capaci di bruciare, cioè di dar luogo ad unareazione chimica sufficientemente rapida con l’ossigeno, accompagnata normalmente dasviluppo di calore, di fiamma, di gas di combustione, di fumo e di luce.

I combustibili possono essere solidi, liquidi o gassosi.

I combustibili liquidi possono a loro volta essere classificati, secondo il D.M. 31.12.1934,sulla base della temperatura di infiammabilità Ti, come :

• Liquidi di categoria “A” : Ti < 21 °C – liquidi i cui vapori possono dar luogo ascoppio (es : benzina – etere – greggio)

• Liquidi di categoria “B” : 21 °C ≤ T i ≤ 65 °C – liquidi infiammabili (es: kerosene –alcool – acqua ragia)

• Liquidi di categoria “C” : Ti > 65 °C – liquidi combustibili (es : gasolio – oliocombustibile)

I liquidi combustibili di categoria C possono a loro volta essere classificati in duesottocategorie :

• Liquidi di categoria “C1” : 65 °C < T i ≤ 125 °C - Oli minerali combustibili

• Liquidi di categoria “C2” : Ti > 125 °C - Oli lubrificanti

Anche le diverse tipologie di incendio possono essere classificate, ed infatti la NormaEuropea EN2 ha suddiviso e classificato i fuochi in base ai materiali combustibili che ligenerano; tale classificazione è molto utile perché permette una indicazione efficace esintetica delle tipologie di incendio, ed anche perché consente di scegliere facilmente lesostanze estinguenti idonee nei diversi casi.

La succitata norma europea EN2 ha classificato i fuochi in quattro classi:

• Fuochi di Classe A : incendi di materiali solidi, la cui combustione avvienenormalmente con formazione di brace incandescente (es: legno - carta - tessuti -pellami - gomma - etc.)

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• Fuochi di Classe B : incendi di liquidi o anche di solidi liquefattibili (es: benzine -alcoli - oli minerali - vernici - solventi)

• Fuochi di Classe C : incendi di gas infiammabili (es: propano - idrogeno - metano -acetilene - etc.)

• Fuochi di Classe D - incendi di metalli combustibili (es: sodio - potassio), o disostanze chimiche spontaneamente combustibili in presenza di aria, o di sostanzechimiche reattive in presenza di acqua o schiuma.

Sugli estintori d’incendio, ed in generale nellatrattazione di argomenti di sicurezza antincendio, ifuochi di classe A, B e C vengono usualmenteindicati con i “pittogrammi” riportati in figura.

3.4 - EFFETTI E PRODOTTI DEGLI INCENDI

I prodotti più comuni della combustione sono il calore, le fiamme, il fumo ed i gas dicombustione.

Tali prodotti possono provocare gravi conseguenze negative sulle persone e sulle cosecon cui vengono a contatto.

Di seguito vengono descritti i principali effetti provocati dai prodotti della combustionesulle persone e sulle cose.

3.4 .1 - E F F E T T I D E L L ' I N C E N D I O S U L L ' O R G A N I S M O U M A N O

Tutti i prodotti della combustione (calore, fiamme, fumo, gas di combustione) possonoprovocare gravi conseguenze negative sulle persone, fino a provocarne la morte, agendosecondo meccanismi diversi che nel seguito verranno descritti.

♦ Calore

II calore, energia che viene liberata dall'incendio, è non solo la causa di danniarrecati al patrimonio, ma rappresenta un serio pericolo per le persone.

L’organismo umano, esposto per lungo tempo a temperature elevate, può subiredanni quali ustioni, disidratazione, blocco respiratorio ed arresto cardiaco.

L'effetto del calore sulla pelle del corpo può dare luogo a ustioni, localizzate o estese, di variagravità (primo, secondo, terzo e quarto grado) e può produrre la disidratazione dei tessuti; se lasuperficie corporea ustionata supera il 50% del totale può aversi anche la morte della persona.

L'organismo umano è dotato di sistemi termoregolatori, ed una improvvisa e forte alterazionedella temperatura ne può compromettere gravemente la funzionalità.

L'esposizione prolungata del corpo a temperature superiori a 50 °C lede l'apparatorespiratorio, e può provocare ipertermia sistematica e collasso circolatorio; una temperaturadell'ordine di 40/50 °C è sopportabile da una persona per tempi massimi di esposizione di3/5 ore; temperature superiori a 100 °C hanno per l'uomo effetti mortali in pochi minuti.

♦ Fiamme

Le fiamme costituiscono un grave pericolo per le persone, e sono il principale veicolo dipropagazione dell'incendio; il contatto delle persone con le fiamme produce ustioni più omeno estese e gravi, con gli effetti detti in precedenza.

♦ Fumo

II fumo è costituito principalmente da una sospensione nell'aria di particelle solide,liquide e gassose, quali residui incombusti (nerofumo, catrami, etc), ceneri, vaporeacqueo, gas di combustione, ed è tanto più abbondante e denso quanto più èincompleta ed imperfetta la combustione per carenza d'ossigeno.

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Si diffonde con velocità dell'ordine di qualche metro al secondo, arreca danni alpatrimonio ed è pericoloso per le persone.

Il fumo rappresenta certamente un grave pericolo per la vita umana, principalmente perchétrasporta e diffonde rapidamente i gas di combustione, spesso estremamente tossici e letali.

Tuttavia la pericolosità dei fumi è dovuta anche al fatto che determina difficoltà direspirazione (irrita le mucose ed è soffocante), riduce od annulla completamente la visibilitàrendendo molto più difficile sia la fuga delle persone presenti sia l'opera dei soccorritori, eprovoca una diminuzione spesso pericolosa della concentrazione di Ossigeno.

Ricordiamo che l'aria (miscela di Azoto ed Ossigeno) contiene normalmente circa il 21%in volume di Ossigeno, che rappresenta un elemento vitale per la respirazione umana.

Questa concentrazione inevitabilmente si abbassa all’interno degli edifici durante lo sviluppo diun incendio, sia perché una parte dell’ossigeno viene consumato dalla combustione, siaperché la presenza del fumo sostituisce in parte l’aria, diminuendo la presenza di ossigeno.

La diminuzione di ossigeno nell'ambiente provoca sull'uomo diversi effetti fisiologicinegativi, a seconda del grado di concentrazione raggiunto:

- Una concentrazioni di ossigeno del 17% provoca un aumento del ritmo respiratorio,che facilita l’assorbimento di sostanze tossiche;

- Una concentrazione di ossigeno tra il 15% ed il 12% provoca respirazione difficile,vertigini, rapido affaticamento, difficoltà di coordinamento muscolare;

- Una concentrazione di ossigeno compresa tra il 10% e l'8° provoca collasso e coma, econcentrazioni minori del 6% provocano la morte in pochi minuti (5/8 minuti)

♦ Gas di combustione

I gas di combustione sono prodotti della combustione corrosivi e tossici, la cuicomposizione dipende dal tipo di combustibile che brucia, dalla disponibilità di ossigeno edalla temperatura alla quale si formano.

I principali “gas di combustione” sono:

• ossido di carbonio (CO)

• anidride carbonica (CO 2)

• idrogeno solforato (H2S)

• anidride solforosa (SO2)

• ammoniaca (NH3)

• acido cianidrico (HCN)

• acido cloridrico (HCl)

• perossido d’azoto (NO 2)

• fosgene (COCl2)

e le loro caratteristiche essenziali sono descritte di seguito.

♦ Ossido di carbonio (CO)

L’Ossido di Carbonio (CO) è certamente il gas di combustione più pericoloso per l'uomo,perché è un gas insapore, inodore, incolore e inavvertibile, ma è altamente tossico anchein concentrazioni bassissime.

Si forma nelle combustioni incomplete, cioè che avvengono in ambienti chiusi incarenza di ossigeno, e viene prodotto in quantità tanto maggiori più incompleta edimperfetta è la combustione.

L'ossido di carbonio assorbito dall'uomo durante la respirazione altera la composizione delsangue, perché si combina con l'emoglobina del sangue formando la carbossiemoglobina,che impedisce la formazione dell'ossiemoglobina e pertanto non consente l'ossigenazione

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dei tessuti del corpo umano; se la carbossiemoglobina è presente nel sangue inconcentrazioni dell'ordine del 70% si ha la morte entro qualche ora.

Alcuni dati di concentrazioni (espresse in parti per milioni o ppm) danno una idea esattadella pericolosità di questo gas:

- concentrazioni di 500 ppm provocano allucinazioni in 30' e morte in 2 h;

- concentrazioni di 3.000 ppm provocano la morte in 30';

- concentrazioni di 8.000 ppm provocano la morte dopo qualche respirazione.

♦ Anidride carbonica (CO 2)

Abbondante in ogni incendio, perché è un prodotto naturale della reazione dicombustione. È un gas più pesante dell'aria, irrespirabile ma non velenoso, si sostituisceall’ossigeno dell’aria e provoca asfissia.

Gli effetti principali sono:

- una concentrazione del 3% fa raddoppiare il ritmo respiratorio favorendo quindi larespirazione di altri gas tossici presenti;

- per una concentrazione dell'8% si può avere la paralisi del sistema respiratorio;

- per concentrazione del 10% si ha la morte se respirata per qualche minuto.

♦ Anidride solforosa (SO3)

Si forma durante la combustione di sostanze contenenti zolfo.

Una esposizione a basse concentrazioni (0,5 % - 1 %) causa danni agli occhi edall'apparato respiratorio.

♦ Idrogeno solforato (H2S)

Si forma durante la combustione di sostanze contenenti zolfo (lana - gomma - pelli -materie plastiche - etc).

È un gas incolore, di odore pungente (caratteristico delle uova marce) , irritante per lemucose e gli occhi, altamente corrosivo.

A basse concentrazioni attacca il sistema nervoso anche per esposizioni brevi. Peresposizioni di lunga durata e per concentrazioni superiori allo 0,1% provoca bloccorespiratorio. Concentrazioni dello 0,15% sono mortali in pochi minuti.

♦ Ammoniaca (NH3)

Si forma nella combustione di sostanze che contengono azoto (lana – sete - resineacriliche, fenoliche e melamminiche – nylon - schiume di urea – formaldeide) .

Ha odore pungente, ed è fortemente irritante sulle mucose.

♦ Acido cianidrico (HCN)

Si forma nelle combustioni incomplete di sostanze naturali come la lana e la seta, maanche nella combustione o decomposizione termica di resine acriliche, poliammidiche,poliuretaniche e del nylon.

È un gas incolore dal caratteristico odore di mandorle amare.

Viene assorbito sia per via inalatoria che per via cutanea, ed è altamente tossico,inibendo la respirazione a livello cellulare.

♦ Altri gas

Altri gas pericolosi che possono essere prodotti da una combustione sono : Acidofluoridrico, generato dalla combustione della quasi totalità delle materie plastiche; Acidocloridrico (HCL), dalla combustione di PVC e plastiche; Perossido di azoto (NO 2), dalla

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combustione della nitrocellulosa, di nitrati, di grassi; Toluendisocianato, dalla combustionedel poliuretano; Fosgene (COCl2), dalla combustione di plastica contenente cloro.

3.4.2 - EFFETTI DELL 'INCENDIO SUI MATERIALI DA COSTRUZIONE

I materiali da costruzione (pietra, marmo, laterizi, ferro, legno, etc) esposti al fuoco di unincendio subiscono forti sollecitazioni termiche, tali da comprometterne in molti casi laresistenza meccanica.

Se un materiale ha una composizione eterogenea, ed i costituenti hanno coefficienti didilatazione diversi tra loro, sotto l'azione del fuoco si verificano sollecitazioni termichedifferenziate, che possono causare frantumazione o sgretolamento, a prescindere anchedalla resistenza meccanica dello stesso materiale.

Di seguito vengono descritti i principali effetti su alcuni materiali.

♦ Effetti dell'incendio sul cemento armato

II calcestruzzo ha conduttività termica bassa ed il calore all'interno della massa sitrasmette lentamente; quindi, in una struttura in cemento armato esposta al fuoco, ingenere l'armatura viene protetta abbastanza efficacemente dal rivestimento incalcestruzzo, e tanto maggiore è lo spessore del calcestruzzo che protegge l'armatura,tanto più bassa è la temperatura che raggiunge l'armatura stessa.

II calcestruzzo, sotto l'azione del fuoco ed all'aumentare della temperatura, aumentainizialmente di volume, e successivamente si contrae perché perde l’acqua di impasto; seavviene lo sgretolamento del copriferro si perde la solidarietà di lavoro fra ferro ecalcestruzzo e l'armatura viene esposta al fuoco, con forti conseguenze negative.

Per temperature al di sotto di 300 °C, le conseguenze sulla resistenza del calcestruzzo,quasi sempre, non sono significative per la struttura in cemento armato in quanto si hauna resistenza residua del 75%.

Aumentando ancora la temperatura invece la resistenza del calcestruzzo diminuiscerapidamente, ed a partire da 300° il calcestruzzo si colora in rosa e resta tale anche dopo chesi è raffreddato; la profondità della colorazione rosa nel calcestruzzo permette di conoscere findove è arrivata la temperatura superiore a 300°, e se è stata interessata l'armatura.

♦ Effetti dell'incendio sui laterizi

I laterizi hanno un ottimo comportamento al fuoco in quanto durante la loro fabbricazionesono stati sottoposti a temperatura di cottura di 800/1000°C.

Pertanto il laterizio in mattoni pieni resiste bene fino a temperature di 1000/1100 °C,mentre a temperature superiori inizia a sciogliersi fino a fondere, e manifesta i primiinconvenienti dovuti alla temperatura con lesioni superficiali.

Il laterizio in mattoni forati, pur presentando le stesse caratteristiche di quello pieno,sottoposto all'azione del fuoco risulta più fragile, e manifesta i primi inconvenienti con ildistacco di parti di materiali.

L'effetto del fuoco viene risentito dalle strutture in laterizi dopo un'ora circa, se protetteda un intonaco di 2/3 cm di spessore.

♦ Effetti dell'incendio sull’acciaio

L'aumento della temperatura sulle strutture in acciaio provoca dilatazioni rilevanti, erapide e profonde modifiche delle proprietà meccaniche dell'acciaio.

L'acciaio, grazie alla sua grande conduttività e capacità termica, esposto al fuoco puòraggiungere temperature di poco superiori a 300°C senza che vengano a determinarsideformazioni pericolose.

Oltre i 300°C la sua resistenza alla rottura diminuisce rapidamente ; a 500°C circa l’acciaioperde il 50% della resistenza alla rottura, che quasi si annulla a circa 600°C.

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Pertanto una struttura in acciaio, esposta senza protezioni all'incendio, può raggiungere ilcollasso anche nel tempo di 10/20 minuti, sia a causa della diminuzione della resistenzameccanica, sia a causa delle spinte determinate sulle strutture di appoggio determinatedalle dilatazioni termiche.

♦ Effetti dell'incendio sul cemento armato precompresso

Le notevoli caratteristiche di resistenza meccanica delle strutture in cemento armatoprecompresso sono in gran parte dovute alla pretensione dei ferri di armatura.

Pertanto, se tali ferri non sono adeguatamente protetti da spessori di cemento o altrimateriali coibenti, e per motivi analoghi a quanto detto per le strutture metalliche,l’aumento della temperatura provoca anche in tali strutture in cemento armatoprecompresso l’allungamento dei ferri (con conseguente perdita della pretensione) , e ladiminuzione delle caratteristiche meccaniche (nel cemento armato precom pressol'acciaio, a 400°c circa, presenta una resistenza alla rottura ridotta del 50%).

Pertanto anche una struttura in cemento armato precompresso, esposta senza protezioniall'incendio, può raggiungere il collasso in tempi brevi.

♦ Effetti dell'incendio sul legno

II legno è un materiale combustibile a bassa conduttività termica che alimenta l'incendioin vari modi a seconda della pezzatura.

Un elemento di grossa pezzatura brucia rapidamente in superficie formando uno stratocarbonizzato il quale agendo come un isolante influisce sulla velocità di combustionerallentandola.

Il legno esposto all'azione del fuoco non subisce deformazioni, e la sua resistenzameccanica diminuisce solo con l'aumentare dello strato carbonizzato, e la conseguenteriduzione della sezione resistente.

Possiamo considerare, con buona approssimazione, che le dimensioni degli elementistrutturali, sotto l'azione del fuoco, si riducono di circa 1 mm/min (velocità dicarbonizzazione superficiale del legno), e questa caratteristica conferisce ad un elementoin legno di adeguata sezione un certo grado di resistenza, che può essere calcolatosecondo metodi analitici, e può raggiungere anche valori elevati (es: 120 min) .

3.5 - ALTRI DATI CARATTERISTICI DEGLI INCENDI

Può essere interessante, in molte situazioni, conoscere altri dati caratteristici degliincendi che di seguito si riportano in forma sintetica e tabellare.

3.5.1 - TEMPERATURE MASSIME DI COMBUSTIONE

Si è già scritto in precedenza che in unincendio si possono raggiungeretemperature anche superiori ai 1000 °C,a seconda dei materiali coinvolti e dellecondizioni di ventilazione esistenti.

La tabella accanto visualizza letemperature massime di combustione peralcune sostanze.

TEMPERATURE MASSIME DI COMBUSTIONE

COMBUSTIBILETEMPERATURA

MAX [°C ]

LEGNO 1200FIAMMA BUNSEN 1500PETROLIO 1800CARBON FOSSILE 1900METANO 2000BENZOLO 2200IDROGENO 2200ACETILENE 2600ARCO VOLTAICO 4000

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3.5.2 - TEMPERATURE DI FUSIONE

Dopo un incendio si può determinare approssimativamente la temperatura raggiunta neivari punti, ricercando ed esaminando eventuali materiali fusi per il calore, e confrontandole relative temperature di fusione.

Nella tabella sottostante sono riportate a titolo esemplificativo le temperature di fusionerelative ad alcuni materiali.

T E M P E R A T U R E D I F U S I O N E

SOSTANZE TEMPERATURA [°C ] SOSTANZE TEMPERATURA [°C ]

CERA 64 OTTONE 900 – 1000

STAGNO 231 ARGENTO 960

PIOMBO 327 ORO 1063

ZINCO 419 RAME 1083

ALLUMINIO 658 GHISA GRIGIA 1200

VETRO 760 - 875 ACCIAIO 1300 - 1400

BRONZO 900 - 960 FERRO 1350 - 1450

3.5.3 - SCALA CROMATICA DELLE TEMPERATURE

Nel corso di un incendio si può determinare approssimativamente la temperaturaraggiunta in alcuni punti di particolare interesse, osservando il colore dei materiali chebruciano, e confrontando la scala cromatica delle temperature riportata in tabella, chenaturalmente può avere un valore esclusivamente orientativo.

SCALA CROMATICA DELLE TEMPERATURE

COLORE DELLA FIAMMA TEMPERATURA [ °C]

ROSSO NASCENTE 525

ROSSO SCURO 700

ROSSO CILIEGIA 900

GIALLO SCURO 1100

GIALLO CHIARO 1200

BIANCO 1300

BIANCO ABBAGLIANTE 1500

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4 - ESTINZIONE DEGLI INCENDI ED AGENTI ESTINGUENTI

4.1 - L’ESTINZIONE DEGLI INCENDI

Descrivendo i principi che regolamentano la combustione si è già visto che unacombustione può avvenire se, e solo se, sussistono sempre tutte, insieme econtemporaneamente, le seguenti condizioni minime :

- Presenza contemporanea del combustibile e dell’ossigeno (aria) ;

- Miscela aria - combustibile infiammabile, e cioè con valori di miscelazione interni alcampo di infiammabilità;

- Temperatura del combustibile superiore alla temperatura di infiammabilità;

- Presenza di un innesco di combustione (fiamma o scintilla) ;

- Oppure (in sostituzione della condizione precedente) temperatura del combustibilesuperiore alla temperatura di accensione, anche in assenza di inneschi.

Quando anche solo una di tali condizioni viene a mancare, il fuoco si spegne oppure non sigenera, e su questo fondamentale ed importantissimo principio sono basate tutte letecniche di estinzione degli incendi.

Pertanto, per poter spegnere un incendio, o per non farlo avvenire, si deve agire in modotale da eliminare almeno una delle condizioni indispensabili al mantenimento dellacombustione.

I meccanismi secondo i quali si può agire per l’estinzione degli incendi sonoprincipalmente i seguenti :

• RAFFREDDAMENTO: abbassamento della temperatura del materiale che brucia, e deimateriali contigui e circostanti, al di sotto della temperatura di accensione delcombustibile (per evitare riaccensioni spontanee successive all’azione dispegnimento a seguito del contatto di vapori combustibili con corpi caldi atemperatura superiore alla temperatura di accensione) e, se possibile, al di sottodella temperatura di infiammabilità (ed in tal caso si renderebbe impossibile ilmantenimento della combustione).

• SOFFOCAMENTO: separazione tra il materiale che brucia e l’aria circostante,impedendo in tal modo che l’ossigeno atmosferico, miscelandosi con il combustibile,continui ad alimentare la combustione, e quindi eliminando una delle condizioniindispensabili per il mantenimento della combustione.

L’azione di soffocamento può anche avvenire per diluizione dell’ossigeno, cioèriducendo il tenore di ossigeno presente nell’atmosfera circostante l’incendio al disotto della concentrazione necessaria per poter sostenere la combustione.

• RIMOZIONE DEL COMBUSTIBILE : metodo indiretto di spegnimento, che si attua allontanandomaterialmente la sostanza combustibile dalla zona dell’incendio. Tale metodo si puòattuare, ad esempio, mediante intercettazione del flusso di un combustibile liquido ogassoso che fluisce in una condotta (es: chiusura di un rubinetto, strozzatura odocclusione del tubo), o mediante travaso di un combustibile liquido o gassoso dalcontenitore (cisterna, serbatoio) interessato dall’incendio ad altro contenitore sicuro, omediante rimozione di materiale combustibile solido non ancora coinvolto nell’incendio, omediante l’interposizione di setti incombustibili o di fasce tagliafuoco.

• AZIONE ANTICATALITICA : è un metodo che sfrutta la capacità d’alcune sostanzeestinguenti di inibire chimicamente la combustione, in modo tanto efficace daprovocarne l’arresto. Si è già detto che la combustione è una reazione chimica, cheavviene con notevole velocità secondo schemi di reazione di propagazione a catenaramificata, e viene sostenuta ed accelerata da prodotti molto attivi, generati dallastessa reazione di combustione, chiamati “induttori di reazione” (atomi e radicaliliberi).

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Esistono alcune sostanze che possiedono la proprietà di interagire chimicamentecon gli “induttori di reazione”, provocando la rottura delle reazioni a catena, econseguentemente il rallentamento e l’arresto della reazione di combustione, equindi l’estinzione dell’incendio. Tale azione di inibizione chimica della combustioneviene definita “azione di catalisi negativa” o anche “azione anticatalitica”

L’azione di spegnimento di un incendio può ottenersi impiegando uno di tali meccanismi,o anche più meccanismi contemporaneamente, amplificando in tal modo l’efficaciadell’azione estinguente.

4.2 - GLI AGENTI ESTINGUENTI

L’estinzione degli incendi viene generalmente effettuata utilizzando, mediante attrezzature e/oimpianti idonei allo scopo, alcune sostanze che possiedono caratteristiche tali da agirenegativamente sulla combustione, sfruttando uno o più dei meccanismi di estinzione descritti,in modo tale da far cessare l’incendio in tempi rapidi.

Tali sostanze vengono indicate come “sostanze estinguenti”, e sono essenzialmentequelle di seguito indicate :

• Acqua

• Schiuma

• Polveri chimiche

• Anidride carbonica

• Idrocarburi alogenati (e loro sostituti)

Gli agenti estinguenti devono possedere, oltre alle peculiari caratteristiche di efficaciaestinguente, anche caratteristiche di disponibilità ed economicità, e non devono creare nuovipericoli e non arrecare ulteriori danni alle persone ed alle cose che si vogliono salvare.

Nel seguito vengono descritte le principali caratteristiche degli agenti estinguenti più diffusi.

4.2.1 - ACQUA

L'acqua è certamente la sostanza estinguente più conosciuta e più utilizzata, e ciòprincipalmente per il pregio di essere economica ed ampiamente diffusa in natura, equindi utilizzabile anche in grandi quantitativi, piuttosto che per le sue effettivecaratteristiche estinguenti.

L’acqua agisce sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismi di estinzione :

§ RAFFREDDAMENTO

§ SOFFOCAMENTO

§ DILUIZIONE

Ø L'azione di raffreddamento è dovuta al fatto che l’acqua, evaporando, assorbe caloredall’ambiente circostante (l’evaporazione di 1 kg di acqua produce un assorbimento dicalore pari a 595 kcal), e quindi abbassa la temperatura del materiale che brucia.

Ø L’azione di soffocamento è dovuta alla notevole produzione di vapore acqueo(l’evaporazione di 1 litro di acqua produce 1700 litri di vapore) che, essendo più pesantedell’aria, tende ad avvolgere il materiale che brucia, impedendo od ostacolando l’afflussodi ossigeno atmosferico, e quindi ostacolando il processo di combustione.

Ø L’azione di diluizione è dovuta anch’essa alla cospicua produzione di vapore acqueo,che, diluendo l'ossigeno dell'aria, rende progressivamente la miscela aria-combustibilesempre meno facilmente combustibile.

Da quanto detto in precedenza si vede chiaramente che l’azione estinguente dell’acqua ètanto più efficace quanto maggiore è la produzione di vapore acqueo, e quindi, utilizzandol’acqua, bisogna fare in modo che essa evapori il più possibile; poiché l’evaporazione

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dell’acqua è tanto maggiore e tanto più rapida quanto maggiore è la superficie d’acquaesposta al calore, ne consegue che il massimo effetto estinguente si ottiene con un getto diacqua frazionata, o, ancora meglio, con un getto di acqua nebulizzata.

Si può pertanto affermare che la migliore utilizzazione dell’acqua come agente estinguentesi ottiene utilizzando lance che consentono il frazionamento e/o la nebulizzazione del getto,e con una pressione alla lancia sufficientemente elevata per ottenere un buon livello dinebulizzazione, ottenendo in tal modo i seguenti vantaggi operativi:

• Minore consumo d’acqua e maggiore rendimento

• Massimo effetto di raffreddamento per evaporazione

• Massimo effetto di soffocamento per produzione di vapore acqueo

• Massimo effetto di diluizione

• Minore conducibilità elettrica

• Minori danni per impatto violento del getto

• Minore proiezione di materiali incandescenti

Analizziamo ora in quali casi l’acqua è utilizzabile vantaggiosamente ed efficacemente:

• L'acqua è indicata quasi esclusivamente per lo spegnimento di fuochi di “classe A” ,per i quali si rivela l’agente estinguente più efficace sia per il forte effetto diraffreddamento, sia per la sua proprietà di spegnere efficacemente anche le braci,che sono prodotte tipicamente nella combustione dei materiali solidi.

• L’acqua è invece controindicata per lo spegnimento di incendi di “classe B” perché,essendo essa più pesante della maggioranza dei liquidi infiammabili, e non miscibile conessi, affonderebbe provocando il traboccamento di liquido infiammabile incendiato, congrave rischio di propagare ulteriormente l’incendio.

• L’acqua viene generalmente utilizzata come agente estinguente mediante impiantifissi di spegnimento, quali idranti antincendio, impianti a pioggia tipo sprinklers,impianti a pioggia a diluvio; essa invece non viene quasi più utilizzata medianteestintori, che si dimostrerebbero poco efficaci a causa del limitato quantitativod’acqua disponibile con tali attrezzature.

• L’acqua può talvolta anche essere utilizzata per spegnere incendi di liquidiinfiammabili, ma solo se essi sono più pesanti dell’acqua (es: dicloroetano,clorobenzene), o sono miscibili con essa (es: acido acetico, acetone, alcool), oquando sono sparsi sul terreno e non contenuti in recipienti; tuttavia in tali casil’acqua deve essere sempre utilizzata con getto nebulizzato, ed è consigliabile chetali utilizzi particolari siano effettuati sempre e solo da parte di personale esperto eprofessionalmente preparato.

• L'acqua può anche essere utilizzata, frequentemente, non come agente estinguente, maper altri scopi di sicurezza antincendio; ad esempio può essere utilizzata, medianteimpianti specifici, per raffreddamento (di serbatoi, silos, apparecchiature, impianti, etc) ascopo di protezione da eventuali incendi circostanti; o può essere utilizzata medianteimpianti a pioggia per la diluizione di sostanze pericolose (es: gpl, ammoniaca) in caso diperdite da impianti; o anche può essere utilizzata per la creazione di barriere d’acqua, dautilizzare quali elementi di un sistema di compartimentazione.

• L'uso dell’acqua è controindicato in molti casi, potendo a volte determinare anchesituazioni di grave pericolo e/o danno; ad esempio l’acqua non deve essere utilizzatanei seguenti casi :

§ in presenza di conduttori elettrici e/o apparecchiature elettriche in tensione, inquanto l'acqua è un elemento conduttore di elettricità e può causare lafolgorazione dell'operatore;

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§ su liquidi infiammabili più leggeri e non miscibili con essa, in quanto affonderebbeprovocando il traboccamento di liquido infiammabile incendiato, con grave rischiodi propagare ulteriormente l’incendio;

§ su sostanze che reagiscono pericolosamente con l'acqua, quali ad esempio l’acidosolforico o il carburo di calcio, che con l’acqua sviluppa acetilene (gas infiammabile) ;

§ in presenza di sodio e potassio (metalli) che a contatto con l'acqua liberanoidrogeno (gas infiammabile) ;

§ in presenza di carbonio, magnesio, zinco, alluminio ad alte temperature, perché sisviluppano gas infiammabili;

§ su acciaio o sostanze fuse ad alta temperatura che possono, a contatto conl'acqua, proiettare a distanza materiale ad alta temperatura;

L’uso dell’acqua è inoltre sconsigliabile su apparecchiature delicate di qualsiasi genere esu materiale importante e deteriorabile(documenti, libri, quadri, etc), per i possibili enotevoli danneggiamenti che può provocare in tali casi.

Nei casi in cui l’utilizzo dell'acqua è vietato, devono essere affissi idonei cartellisegnaletici indicativi del divieto stesso.

4.2.2 - SC H I U M A

La schiuma antincendio è costituita da una emulsione di acqua ed aria con un agenteschiumogeno, generalmente liquido (liquido schiumogeno), che crea un insieme dibollicine molto leggere, e di dimensioni variabili secondo esigenze di utilizzo ecaratteristiche di prodotti ed attrezzature utilizzate.

La schiuma è particolarmente idonea per fuochi di “classe B” (incendi di liquidi), per iquali si dimostra l’agente estinguente più efficace, ma è un estinguente costoso, difficileda produrre e da usare, e pertanto richiede conoscenze tecniche e professionalità.

La produzione della schiuma antincendio avviene in due tempi:

§ in una prima fase avviene la miscelazione dell'acqua con il liquido schiumogeno(3/7 %), per la formazione della soluzione schiumogena ; tale prima fase si ottienegeneralmente tramite aspirazione diretta con eiettori, o miscelazione conpremescolatori, o altri sistemi idonei.

§ successivamente la soluzione schiumogena così ottenuta si miscela con aria,formando la schiuma, con una notevole espansione di volume ( da 6 a 1.000 volte ilvolume della soluzione schiumogena); tale seconda fase si ottiene tramite attrezzature(lance, versatori, cannoni) munite di aperture per l’aspirazione dell’aria, e di dispositiviidonei alla miscelazione necessaria per l’ottenimento della schiuma.

La schiuma agisce sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismi diestinzione :

• SOFFOCAMENTO

• RAFFREDDAMENTO

Ø L’azione di soffocamento rappresenta in questo caso il principale meccanismo diestinzione, ed è dovuta al fatto che la schiuma, galleggiando sul liquido, provoca uneffetto di separazione del combustibile dall’aria circostante, impedendo l’afflusso diossigeno atmosferico, e quindi fermando il processo di combustione.

Ø L'azione di raffreddamento è dovuta alla produzione di vapore acqueo per la parzialeevaporazione di acqua, ed alla produzione di CO2 per la disgregazione di parte dellaschiuma per effetto del calore.

La schiuma antincendio, contenendo acqua, presenta controindicazioni d’uso analoghe aquelle già descritte per quell’agente estinguente; in particolare la schiuma ècontroindicata nei seguenti casi:

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§ in presenza di conduttori elettrici e/o apparecchiature elettriche in tensione, per lapresenza di acqua, elemento conduttore di elettricità;

§ su sostanze che reagiscono pericolosamente con l'acqua (vedere quanto giàdescritto in precedenza);

§ su apparecchiature delicate di qualsiasi genere e su materiale importante edeteriorabile(documenti, libri, quadri, etc) , per i possibili danneggiamenti.

Le caratteristiche più importanti per l’individuazione delle proprietà di un liquidoschiumogeno sono rappresentate dalla “concentrazione” della soluzione schiumogena edal “rapporto di espansione” della schiuma.

Ø La “concentrazione” di una soluzione schiumogena è data dal rapporto percentuale traliquido schiumogeno ed acqua, cioè i litri di schiumogeno che vengono miscelati a 100litri d’acqua; generalmente può essere variabile tra il 3% ed il 7%, e dipende dal tipodi schiumogeno utilizzato.

Ø Il “rapporto di espansione” di una schiuma è invece rappresentato dal rapporto tra ilvolume di schiuma ottenuto, ed il volume iniziale di soluzione schiumogena, cioè i litridi schiuma che si ottengono per ogni litro di soluzione schiumogena impiegata.

Il rapporto di espansione (R .E.) dipende dal tipo di schiumogeno utilizzato e dalleattrezzature impiegate per produrre la schiuma; si può avere:

• Schiuma a bassa espansione (R .E. da 6 a 12): rappresenta l’impiego più comune,e si ottiene anche con attrezzature semplici (lancia schiuma manuale, cannone),utilizzando qualsiasi tipo di schiumogeno; si ottengono normalmente tappeti dischiuma alti pochi centimetri.

• Schiuma a media espansione (R.E. da 15 a 100): si ottiene generalmente conschiumogeni sintetici o fluoro - sintetici, e viene utilizzata per usi più specializzati oper l’approntamento di tappeti di schiuma di emergenza; si ottengono tappeti dischiuma alti alcune decine di centimetri.

• Schiuma ad alta espansione (R.E. da 100 a 1.000) : si ottiene generalmente conschiumogeni sintetici, utilizzando versatori di schiuma specializzati ed a cortagittata, e viene utilizzata principalmente per saturazione (riempimento totale) digrandi volumi, a scopo preventivo o di spegnimento.

A titolo esemplificativo si può pertanto dire che:

§ impiegando 1 litro di liquido schiumogeno che va miscelato ad una concentrazionedel 5%, e che ha un rapporto di espansione pari a 10, occorrono 20 litri di acqua esi ottengono circa 200 litri di schiuma;

§ oppure, utilizzando lo stesso schiumogeno, si può anche dire che 1 m 3 di schiuma ècomposto da 5 litri di schiumogeno, da 100 litri di acqua, e circa 900 litri di aria;

§ ed ancora, potremmo dire che, se invece avessimo utilizzato uno schiumogeno conuguale percentuale di miscelazione (5%) ma con rapporto di espansione pari a 1.000,1 m3 di schiuma sarebbe composto da circa 999 litri di aria, da 1 litro di acqua, e dasoli 50 cc. (un bicchierino) di schiumogeno.

Alcune caratteristiche sono importanti per definire l’efficacia di un liquido schiumogeno;tra le altre citiamo:

- scorrevolezza e fluidità, per distendersi rapidamente sul liquido combustibile erichiudersi completamente;

- tempo di dimezzamento elevato (resistenza al drenaggio), per mantenersi stabile eplastica il più a lungo possibile;

- stabilità durante l’incendio agli agenti distruttivi (calore, fumo, inquinamento);

- compatibilità con altri estinguenti (es: polveri);

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- assenza di tossicità e corrosività;

- possibilità di lunga conservazione, per consentire lo stoccaggio di adeguati quantitativi;

La gamma dei liquidi schiumogeni si distingue nei seguenti tipi:

n SCHIUMOGENO PROTEINICO : è composto da sostanze proteiniche idrolizzate ecombinate con sali metallici stabilizzanti della schiuma. R.E. da 6 a 20. Ha unaefficacia limitata ed una azione non rapida. È incompatibile con l’intervento mistocon polveri estinguenti.

n SCHIUMOGENO SINTETICO : è composto da sostanze tensioattive sintetiche checonferiscono elevata azione schiumogena. R.E. da 13 a 18 con impiego di lanceschiuma o cannoni; R .E. da 18 a 40 per la formazione di tappeti protettivi di emergenza;R.E. da 80 a 900 con versatori di schiuma con ventilatori. Utilizzata a bassa espansioneha una buona efficacia ed una azione rapida. Ha una buona stabilità agli inquinanti edun’ottima resistenza al drenaggio.

n SCHIUMOGENO FLUOROPROTEINICO : è composto da sostanze proteiniche idrolizzatecombinate con tensioattivi fluorurati e con additivi stabilizzanti della schiuma. R.E.da 6 a 15. Consente un impiego rapido ed efficace su grandi incendi di prodottipetroliferi, perché ha una buona stabilità agli inquinanti ed una ottima resistenza allealte temperature. È compatibile con l’intervento misto con polveri estinguenti.

n SCHIUMOGENO FLUOROSINTETICO (FILM FORMING) : questo schiumogeno a basesintetica è additivato con sostanze tensioattive fluorurate e con sostanzestabilizzanti della schiuma, che conferiscono notevole insensibilità agli inquinanti,ed effetto sigillante. R .E. da 7 a 12. L’altissima fluidità della schiuma consente unimpiego molto rapido ed efficace, perfezionato dall’effetto sigillante. Per lospegnimento di incendi è sufficiente uno strato di schiuma di pochi millimetri. Ècompatibile con l’intervento misto con polveri estinguenti o altri schiumogeni. È loschiumogeno di impiego ideale nei casi in cui il fattore tempo è importante(aeroporti, raffinerie, grandi depositi di prodotti infiammabili). Ha un costo elevato.

n SCHIUMOGENO SPECIFICO “PER ALCOLI” (Alcohol foam) : è composto in parte da liquidoproteinico e in parete da sostanze atte a conferire resistenza all'effetto distruttivo deisolventi polari (alcoli, chetoni, esteri, etc), ed è l’unico schiumogeno efficacenell’estinzione di incendi di solventi polari. R.E. da 6 a 7. Ha una buona stabilità agliinquinanti ed un’ottima resistenza alla temperatura. Ha un costo elevato.

4.2.3 - P OLVERI CHIMICHE

Le polveri estinguenti sono miscele di particelle solide, finemente suddivise, costituiteda sali organici o da sostanze naturali o da sostanze sintetiche, idonee ad essereproiettate, mediante l'uso di gas propellenti in pressione ed attraverso appositierogatori, sul materiale che brucia.

Le polveri agiscono sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismi di estinzione :

§ AZIONE ANTICATALITICA

§ SOFFOCAMENTO (polveri ABC)

Ø L'azione estinguente delle polveri è dovuta prevalentemente ad azione anticatalitica, cioèalla proprietà di interagire chimicamente con gli “induttori di reazione”, provocando larottura delle reazioni a catena, e conseguentemente il rallentamento e l’arresto dellareazione di combustione, e quindi l’estinzione dell’incendio.

Ø Alcune polveri (polveri ABC o polivalenti) esercitano anche un effetto di soffocamento,in quanto hanno la proprietà di fondere alla temperatura di circa 200 °C, formando unrivestimento di tipo vetroso che, avvolgendo il materiale che brucia, impediscel’ulteriore contatto con l’ossigeno atmosferico, soffocando la combustione; tali polveri,riuscendo a spegnere anche le braci, sono idonee anche per fuochi di classe A.

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I tipi di polvere disponibili sono numerosi; di seguito si indicano i più diffusi:

• BICARBONATO DI SODIO NaHCO3 Polvere B-C

• BICARBONATO DI POTASSIO KHCO3 Polvere B-C

• CLORURO DI POTASSIO KCl Polvere B-C

• FOSFATO DI AMMONIO NH4H2PO4 Polvere A-B-C-D

• SOLFATO DI AMMONIO (NH4)2SO4 Polvere A-B-C-D

• CLORURO DI SODIO NaCl Polvere B-C-D

I fosfati e polifosfati di ammonio vengono utilizzati anche come ritardanti per incendiforestali, sotto forma di soluzioni o sospensioni acquose, e vengono prevalentementeerogati da mezzi aerei.

Le polveri sono estinguenti di impiego polivalente, perché sono in genere utilizzabili inincendi di classe B (liquidi infiammabili) e C (gas infiammabili), in alcuni casi anche in incendidi classe A (solidi) e D (metalli), e, non essendo conduttrici di elettricità, possono essereimpiegate anche su apparecchiature elettriche in tensione.

Possono essere considerate come le sostanze aventi la maggiore potenzialitàestinguente tra quelle disponibili; sono però particolarmente indicate per incendilocalizzati, mentre non sono molto indicate per incendi di grandi dimensioni e per grandiquantità di materiale che brucia.

Le polveri estinguenti non sono tossiche per le persone, né specificamente dannose permateriali o attrezzature, tuttavia il loro maggiore limite di impiego consiste proprio nellaloro “polverosità”, che ne rende sconsigliabile l’uso su apparecchiature delicate (per ladifficoltà di eliminazione dei residui), e nei luoghi chiusi nei quali non si vuole “sporcare”,e dove può provocare bruciori ed infiammazioni degli occhi e delle vie respiratorie.

La polvere viene generalmente utilizzata mediante estintori portatili o carrellati; insituazioni particolari (aeroporti, depositi di infiammabili) può essere utilizzata mediantespeciali automezzi antincendio, o anche, in alcuni casi, mediante impianti fissi dispegnimento per la protezione di impianti o attrezzature particolari.

Una polvere estinguente deve avere i seguenti requisiti:

§ deve essere sufficientemente scorrevole e con particelle molto fini;

§ non deve essere abrasiva né corrosiva;

§ non deve essere tossica né produrre a caldo gas nocivi;

§ non deve alterarsi chimicamente durante lo stoccaggio;

§ deve avere adeguata resistenza alla pressione ed alla vibrazione, in modo da noncostiparsi se negli estintori è sottoposta a pressioni superiori a 15 bar per lunghi periodi;

4.2.4 - ANIDRIDE CARBONICA (CO2)

È un gas inerte, inodoro, incolore, dielettrico, più pesante dell’aria (1,5 volte) ; normalmenteè conservato in bombole allo stato liquido ad una pressione di circa 60 bar (a 20 °C).

È un gas irrespirabile ma non velenoso; diviene molto pericoloso per l’uomo aconcentrazioni di circa il 10%, e se in locali chiusi raggiunge una concentrazione del 22%riduce l’ossigeno al 16%, provocando asfissia.

Per l’estinzione degli incendi la CO2 viene scaricata sul materiale che brucia medianteappositi erogatori, producendo un intenso raffreddamento (l’erogazione provocal’immediato passaggio dallo stato liquido a quello gassoso, con una espansione di volumedi 350 volte, ed un raffreddamento a circa –78 °C) ; la CO2 può essere utilizzata in

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qualsiasi tipo di incendio (fuochi di classe A-B-C) , ed anche su apparecchiature elettrichee conduttori sotto tensione, e ha il pregio di non lasciare residui sui materiali investiti.

L’anidride carbonica agisce sul fuoco sfruttando principalmente i seguenti meccanismidi estinzione :

§ SOFFOCAMENTO

§ RAFFREDDAMENTO

§ DILUIZIONE

Ø L’azione di soffocamento è dovuta al fatto che la CO2, essendo più pesantedell’aria, tende ad avvolgere il materiale che brucia, in particolare in locali chiusi,impedendo od ostacolando l’afflusso di ossigeno atmosferico, e quindi ostacolandoil processo di combustione.

Ø L'azione di raffreddamento è dovuta all’intenso e rapido abbassamento di temperatura(–78 °C) prodotto dal passaggio della CO2 dallo stato liquido allo stato gassoso almomento dell’erogazione.

Ø L’azione di diluizione è dovuta alla diffusione della CO2 gassosa nell’ambiente che,diluendo l'ossigeno dell'aria, rende progressivamente la miscela aria - combustibilesempre meno facilmente combustibile.

La CO2 ha una efficacia maggiore se utilizzata in luoghi chiusi, mentre all’aperto laventilazione può far diminuire l’efficacia estinguente; a causa della rapida volatilità delgas, la CO 2 non spegne la brace di un incendio di materiale solido.

L'uso dell’anidride carbonica è controindicato nei seguenti casi:

§ in presenza di sodio e potassio (metalli), e ad alte temperatura anche in presenza dimagnesio, zinco e alluminio, perché a contatto con queste sostanze si libera ossido dicarbonio (CO), gas estremamente tossico.

§ in presenza di cianuri alcalini, perché a contatto con queste sostanze si produceacido cianidrico, gas molto tossico.

Inoltre, quale buona norma precauzionale, è bene non toccare parti metalliche delle bomboledi CO2 subito dopo la scarica, e non dirigere il getto del gas su persone, per evitare ustionida congelamento prodotte dal forte raffreddamento (–78 °C).

4.2.5 - IDROCARBURI ALOGENATI (HALON )

Sono definiti idrocarburi alogenati alcune sostanze derivate da idrocarburi saturi, incui gli atomi di idrogeno sono stati parzialmente o totalmente sostituiti con atomi dicloro, bromo o fluoro.

Gli idrocarburi alogenati, conservati per la maggior parte allo stato liquido, sono facilmentevaporizzabili, non lasciano residui, sono dielettrici, non corrosivi, inalterabili, presentanopunti di congelamento molto bassi, ed allo stato di vapore sono più pesanti dell'aria.

Gli Halon sono caratterizzati da eccellenti proprietà estinguenti, non provocano indesideratiraffreddamenti, sono efficaci su tutti i tipi di incendio (fuochi di classe A-B-C) , anche su ap-parecchiature elettriche e conduttori sotto tensione, e la loro azione estinguente è dovutaesclusivamente ad azione anticatalitica, cioè alla proprietà di interagire chimicamente con lareazione di combustione, bloccandola e quindi provocando l’estinzione dell’incendio.

I tipi di Halon più diffusi sono l’Halon 1301 (CBrF3), utilizzato principalmente in impianti

fissi, e gli Halon 1211 (CHBrF2), detto anche BCF, e Halon 2402 (CBrF

2CBrF

2), detto

anche Fluobrene, utilizzati prevalentemente negli estintori.

Gli Halon sono stati, per molti anni, tra le sostanze estinguenti più utilizzate, sia negliestintori portatili, sia in impianti di spegnimento fissi a protezione di impianti, attrezzatureo materiali costosi e/o delicati e/o pregiati (CED, quadri elettrici, aerei, pinacoteche,archivi, etc).

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Tuttavia, per motivi di tutela dell'ozono stratosferico e dell'ambiente, la legge n. 549 del28.12.1993 ha disciplinato la produzione, il consumo, l'importazione, l'esportazione, ladetenzione, la raccolta, il riciclo e la commercializzazione delle sostanze lesivedell'ozono stratosferico e dannose per l'ambiente, tra cui rientrano gli Halon.

Per effetto di tale legge 549/93, non può essere più consentito l’utilizzo di Haloncome agente estinguente, e non possono più essere autorizzati impianti cheprevedono l'utilizzo di tale estinguente.

4.2.6 - NUOVE SOSTANZE ESTINGUENTI

Per sopperire al divieto d’uso degli Halon, e spesso anche per consentire di utilizzareancora estintori ed impianti fissi già commercializzati per l’uso di tali sostanze, sonoattualmente in via di commercializzazione nuove sostanze estinguenti, alcune ancorain fase di sperimentazione, che consentano una estinzione degli incendi rapida epulita, e che, in alcuni casi, presentino requisiti tali da poterne consentire l’impiego conle stesse attrezzature o impianti degli Halon.

Si riporta nel seguito un prospetto di nuovi agenti estinguenti attualmente commercializzati,tra cui vi sono prodotti inertizzanti e prodotti che agiscono per azione anticatalitica.

SIGLA NOME DELLA MOLECOLAFORMULA

BRUTANOME COMMERCIALE

FC-3-1-10 Perfluorobutano C4F10 CEA-410 - 3M

HCFC Blend A

DiclorotrifluoroetanoHCFC-123 (4,75%)

ClorodifluorometanoHCFC.22 (82%)

ClorotetrafluoroetanoHCFC-124 (9,5%)

Isopropenil-1-metilcicloesene(3,75%)

CHCl2CF3

CHClF2

CHClFCF3

NAF S-IIINORTH AMERICAFIRE GUARDIANTECHNOLOGY(Safety Hi-tech)/

HCFC-124 Clorotetrafluoroetano CHClFCF3 FE-241 DUPONT

HFC-125 Pentafluoroetano CHF2CF3 FE-25 DUPONT

HFC-227ea Eptafluoropropano CF3CHFCF3FM-200 FIKE(Silvani)

HFC-23 Trifluorometano CHF3

PF-23 VestaOppureFE-13 DUPONT

IG-541Azoto (52%)Argon (40%)Anidride carbonica (8%)

N2

ArCO2

INERGEN ANSUL(Wormald italiana)

F-500 F-500 HAZARD

CONTROL TECNOLOGIES

Attualmente la sostanza estinguente sostitutiva dell’Halon più nota è il NAF; èanch’esso un idrocarburo alogenato, ma non contiene bromo e quindi risulta menodannoso per l’ozono stratosferico; ha caratteristiche di estinguenza, di utilizzo e ditossicità analoghe a quelle degli Halon, e quindi può essere ad essi sostituito neglistessi estintori o impianti, cambiando solo gli ugelli di erogazione del prodotto.

Un’altra sostanza estinguente di recente introduzione sul mercato italiano, e dallecaratteristiche molto interessanti, è l’F-500; tale sostanza è un tensioattivo, efficace sufuochi di classe A e B, e si utilizza mediante normali attrezzature di erogazione(estintori o lance idriche), diluito in acqua in percentuale di 1%, 3%, 6% (secondo gliutilizzi previsti) . Le caratteristiche di questa sostanza sono: rapidità ed elevatacapacità di estinzione, anche con fuochi normalmente considerati di difficilespegnimento; efficace azione di raffreddamento; rapida riduzione del fumo e deivapori; assenza di tossicità; completamente biodegradabile.

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4.2.7 - SABBIA

Terminato il panorama classico delle sostanze estinguenti disponibili, si ritiene opportunosoffermarsi brevemente anche sulla sabbia, cioè su di un materiale che certamente nonrientra nella casistica degli estinguenti, ma che comunque può essere vantaggiosamenteutilizzato per lo spegnimento o il controllo di piccoli incendi.

La sabbia è un materiale di costo nullo, o comunque di basso costo, e può espletare unaazione di soffocamento su piccoli incendi, in quanto coprendo con essa il materiale chebrucia si separa il combustibile dall'aria circostante, ottenendo lo spegnimento.

La sabbia può essere molto utile anche per arginare piccolo sversamenti di liquidicombustibili, contribuendo in tal modo a contenere il combustibile e delimitare l’area arischio, e consentendo un intervento più rapido ed efficace con altre attrezzature (es:estintori o schiuma).

La presenza della sabbia è obbligatoriamente prevista dalle norme tecniche per idistributori di carburante, e può rivelarsi utile in molti altri casi.

5 - ESTINTORI D’INCENDIO

5.1 - GENERALITÀ

Un estintore è, per definizione, un apparecchio contenente un agente estinguente che puòessere proiettato e diretto su un fuoco sotto l'azione di una pressione interna.

Questa pressione può essere fornita da una compressione preliminare permanente, dauna reazione chimica, o dalla liberazione di un gas ausiliario.

La normativa tecnica attuale suddivide gli estintori in “estintori portatili” ed “estintoricarrellati”; la suddivisione è la seguente:

• L’estintore portatile è un estintore concepito per essere portato e utilizzato amano e che, pronto all'uso, ha una massa minore o uguale a 20 kg.

• L’estintore carrellato è un estintore trasportato su ruote, di massa totale maggioredi 20 kg e contenuto di estinguente fino a 150 kg.

La principale normativa tecnica di riferimento per gli estintori è la seguente:

- D.M. 20.12.1982 – Norme tecniche e procedurali relative agli estintori portatili diincendio, soggetti all’approvazione di tipo da parte del Ministero dell’Interno.

- D.M. 6.3.1992 – Norme tecniche e procedurali per la classificazione della capacitàestinguente e per l’omologazione degli estintori carrellati di incendio.

- UNI 9492 (Aprile 1989) - Estintori carrellati d'incendio - Requisiti di costruzione etecniche di prova

- UNI 9994 (Marzo 1992) – Apparecchiature per estinzione incendi – Estintorid’incendio - Manutenzione

5.2 - ESTINTORI PORTATILI

5.2.1 - CARATTERISTICHE GENERALI

La più nota e diffusa classificazione degli estintori, ai fini dell'utilizzazione pratica, èquella effettuata in base alla sostanza estinguente adoperata; pertanto, in base a questaclassificazione, si possono avere i seguenti tipi di estintori portatili:

• Estintore idrico

• Estintore a schiuma

• Estintore a polvere

• Estintore ad anidride carbonica (CO2)

• Estintore ad idrocarburi alogenati (Halon)

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Tuttavia è opportuno evidenziare subito che gli estintori idrici ed a schiuma sono discarsa efficacia in dimensione portatile e non vengono più praticamente adoperati, epertanto possono essere trascurati.

Gli estintori attualmente più validi e diffusi sono quelli a polvere, a CO2 e ad halon; tali

estintori, pur con i pregi e le limitazioni delle singole sostanze estinguenti utilizzate,sono di impiego quasi universale, e possono essere adoperati anche suapparecchiature sotto tensione elettrica.

Gli estintori sono costruttivamente tutti simili tra loro, essendo essenzialmente costituitida un involucro esterno metallico di forma cilindrica, nel cui interno viene generata unapressione necessaria per l’erogazione dell’estinguente, e da una valvola di erogazione.

La pressione interna, e quindi la robustezza dell'estintore, è diversa in dipendenzadell'estinguente adoperato, ma fondamentalmente il principio di funzionamento è il seguente:

• La sostanza estinguente contenuta nel recipiente è in pressione (la pressionepuò essere permanente, oppure può essere generata al momento dell'impiegodell’estintore);

• Azionando il dispositivo di erogazione, la sostanza estinguente viene proiettataenergicamente all'esterno, attraverso un ugello calibrato, ad una certa distanzadall'estintore.

Un estintore portatile può contenere un quantitativo di sostanza estinguente variabile da1 a 12 Kg, ha una gittata utile variabile da 5 ad 8 metri, ed un tempo massimo dierogazione (autonomia) variabile da 8 a 15 secondi.

Nel prospetto seguente sono riportate alcune importanti caratteristiche di riferimento degliestintori portatili.

E S T I N T O R I P O R T A T I L I

SPECIFICHE P O L V E R E H A L O N N A F C O 2 SCHIUMA

CARICANOMINALE

KG 1 2 6 9 12 2 6 2 6 2 5 9

CLASSI DI

FUOCOABC

3A

13BC

8A

21BC

21A

144BC

34A

144BC

43A

183BC

---21BC

8A

55BC

5A

21BC

13A

89BC

---13BC

---34BC

8A

89BC

TEMPO DISCARICA

SEC 6 8 10 12 16 8 15 8 15 6 9 40

GETTOUTILE

M 4 5 7 8 8 5 6 5 6 3 4 5

PRESSIONEDI ESERCIZIO

BAR 15 15 15 15 15 10 10 10 10 60 60 12

PRESSIONEDI PROVA

BAR 35 35 35 35 35 35 35 35 35 250 250 35

PRESSIONEDI SCOPPIO

BAR 100 100 70 66 64 100 70 100 70 450 450 64

LUNGHEZZAMANICHETTA

CM -- -- 50 65 70 -- 50 -- 50 -- 50 65

PESOTOTALE

KG 2,2 4 10 14,5 18 4 10 4 10 7 16 15,5

Gli estintori portatili, se prontamente ed appropriatamente utilizzati, sono mezziantincendio estremamente versatili ed efficaci, sia perché gli estinguenti adoperati hannouna notevole efficacia di spegnimento, sia anche perché l’estintore consente ad unapersona addestrata di intervenire in modo rapido e localizzato su un principio di incendio,evitando nella maggioranza dei casi la propagazione dell’incendio, e quindi contenendo alminimo i danni conseguenti.

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È bene ricordare che i primi minuti possono essere determinanti nello sviluppo (e quindi nelleconseguenze) di un incendio; l’utilizzo di un estintore può essere molto più rapidodell’impiego di un impianto fisso di estinzione (es: idranti), ed a volte l'uso massiccio disostanze estinguenti (es: acqua) può a sua volta provocare danni anche consistenti.

Tuttavia è opportuno evidenziare che, in linea generale, gli estintori portatili devonoessere considerati come mezzi antincendio esclusivamente di primo intervento, in quantoconsentono di intervenire solo su piccoli focolai o su principi d'incendio, e divengonopraticamente inefficaci se il fuoco ha avuto la possibilità di superare lo stadio iniziale, edha quindi assunto dimensioni notevoli.

5.2.2 - CRITERI DI SCELTA , POSIZIONAMENTO ED IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI

Nel seguito verranno descritti i criteri di scelta, nonché i criteri per un correttoposizionamento degli estintori al fine di assicurare una adeguata protezione ambiente, edi criteri per un corretto impiego degli estintori.

In un capitolo successivo verranno descritte le norme di manutenzione degli estintori,secondo quanto previsto dalla norma UNI 9994.

5.2.2.1 - Criteri di scelta degli estintori portatili

Un estintore portatile offre la disponibilità di pochi chilogrammi di sostanza estinguente(max 12 Kg) , ed una autonomia operativa di pochi secondi (10 sec per l’estintore da 6Kg), e quindi non può assolutamente consentire di affrontare incendi di notevolidimensioni; in ogni caso l’efficacia di un estintore è legata sia all’abilità dell’operatorenell’uso, sia ad oculati criteri di scelta, di posizionamento e di manutenzione.

Pertanto, per un uso efficace dell’estintore portatile d’incendio, è indispensabile sfruttarneappieno le caratteristiche e le potenzialità, rispettando le seguenti regole fondamentali :

• La scelta del tipo di estintore più adatto deve essere effettuata principalmente in basealla sua efficacia, alla tipologia di incendio prevedibile, ed alla compatibilità dellasostanza estinguente impiegata con i materiali ed i luoghi in cui presumibilmente puòsvilupparsi l'incendio.

• Il numero di estintori, la loro capacità e la loro ubicazione devono essere adeguatialle dimensioni e caratteristiche dei luoghi, ed alla potenzialità prevedibiledell’incendio, al fine di consentire un impiego rapido ed efficace in caso dinecessità.

• Occorre assicurare, per quanto possibile, una elevata affidabilità di funzionamentodegli estintori esistenti, attuando adeguate operazioni di sorveglianza, manutenzione econtrolli periodici (norme UNI 9994 sulla manutenzione degli estintori d’incendio:sorveglianza - controllo - revisione - collaudo).

• Occorre assicurare, per quanto possibile, un impiego tempestivo e corretto degliestintori, attuando una formazione adeguata degli addetti ed un addestramentopratico ripetuto nel tempo.

5.2.2.2 - Protezione ambiente con estintori portatili

La protezione ambiente con estintori portatili, cioè la dislocazione ed il dimensionamentodegli estintori in relazione alle situazioni di rischio esistenti, può essere attuata secondole seguenti indicazioni:

• Le aree di pertinenza di ogni attività devono sempre essere protette da estintoriportatili d'incendio, di tipo approvato, secondo le indicazioni della specifica normatecnica vigente (se esistente), ovvero, negli altri casi, secondo i criteri di seguitoindicati.

• Gli estintori devono essere ubicati in posizione visibile, e segnalati con appositicartelli che devono facilitarne l'individuazione anche a distanza.

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• Gli estintori devono essere comunque facilmente e sicuramente raggiungibili, per cuideve essere vietato nei pressi degli estintori il posizionamento di macchinari, diattrezzature, o di materiali ingombranti che possano comunque ostacolare il rapidoraggiungimento degli stessi.

• Gli estintori devono essere protetti da urti accidentali e dagli effetti immediati di unincendio, e collocati preferibilmente su apposita staffa di sostegno, indicativamente aduna altezza dal suolo di 1,5 metri.

• Gli estintori possono anche essere poggiati a terra, ma a condizione che la loro posizionesia ben segnalata, che non creino intralcio o restringimento dei passaggi, che sianoprotetti da urti accidentali, e che siano adottati accorgimenti atti ad evitare la corrosionedel fondo del recipiente.

• In assenza di specifica norma tecnica e/o di specifica prescrizione di enti competenti,le aree di pertinenza di ogni attività devono essere protette da estintori portatilid'incendio, di tipo approvato, con capacità estinguente non inferiore a 13A-89B-C,utilizzabili anche su apparecchi sotto tensione elettrica, installati secondo i criteri diseguito descritti.

• Gli estintori devono essere installati preferibilmente in prossimità degli accessi, e devonoessere comunque raggiungibili da ogni posizione con percorsi non superiori a 30 metri.

• In prossimità di eventuali situazioni a maggior rischio di incendio devono esserecollocati estintori supplementari.

• Per ambienti piccoli e normalmente non presidiati (archivi, piccoli depositi omagazzini, locali tecnici, etc), è opportuno collocare 1 o 2 estintori in prossimitàdell’ingresso, all’esterno del locale.

• Per ambienti con presenza abituale di persone, e/o di notevoli dimensioni, ilnumero e la capacità estinguente degli estintori portatili devono essere determinatiin relazione al livello di rischio del luogo di lavoro ed alla superficie lorda dei locali,secondo le indicazioni della tabella seguente, con un minimo di 2 estintori perpiano e/o compartimento:

DIMENSIONAMENTO DELLA PROTEZIONE CON ESTINTORI

SUPERFICIE PROTETTA DA UN ESTINTORETIPO DI ESTINTORE

RISCHIO BASSO RISCHIO MEDIO RISCHIO ELEVATO

13 A – 89 B 100 m2 --- ---

21 A – 113 B 150 m2 100 m2 ---

34 A – 144 B 200 m2 150 m2 100 m2

55 A – 233 B 250 m2 200 m2 200 m2

• Eventuali estintori carrellati, se previsti, devono essere considerati integrativi (enon sostitutivi) di quelli portatili, e devono essere conformi alle specifiche dellanorma UNI 9492.

5.2.2.3 - Estintori previsti da normative specifiche

In alcuni casi le normative tecniche contengono precise indicazioni sul numero e tipo diestintori da installare nelle singole attività; di seguito si riportano alcuni esempi diprescrizioni normative:

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• Locali di pubblico spettacolo (D.M. 19.8.1996): un estintore 13A-89B-C ogni 200 m2,con un minimo di 2 estintori per piano, ubicati in posizione facilmente accessibile evisibile, distribuiti in modo uniforme, e in prossimità degli accessi e delle aree oimpianti a maggior pericolo.

• Impianti sportivi (D.M. 18.3.1996): estintori 13A-89B in numero adeguato, ubicati inposizione facilmente accessibile e visibile,7 distribuiti in modo uniforme, e in prossimitàdegli accessi e delle aree o impianti a maggior pericolo.

• Edifici pregevoli per arte o storia (DPR 30.6.1995, n. 418): un estintore 13A ogni 150 m2,disposti in posizione ben visibile, segnalata e di facile accesso.

• Scuole (D.M. 26.8.1992): un estintore 13A-89B-C ogni 200 m2, con un minimo di 2estintori per piano.

• Alberghi (D.M. 9.4.1994): un estintore 13A-89B ogni 200 m2, con un minimo di 1estintore per piano, ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile, distribuiti inmodo uniforme, e in prossimità degli accessi e delle aree o impianti a maggiorpericolo.

• Autorimesse (D.M. 1.2.1986): estintori 21A-89B-C, disposti presso gli ingressi ocomunque in posizione ben visibile e di facile accesso, in numero di: 1 ogni 5autoveicoli per i primi 20; per i rimanenti 1 ogni 10 autoveicoli fino a 200, ed 1 ogni 20autoveicoli oltre 200.

• Depositi di gpl < 5 m 3 (D.M. 31.3.1984): 2 estintori 89B-C in prossimità del serbatoio.

• Gruppi elettrogeni (Circolare M.I. 31.8.1978): estintori di tipo approvato per fuochi diclasse B-C da almeno 6 Kg.

• Distributori stradali di gpl (DPR 12.1.1971, n.208): 5 estintori a polvere da Kg 12.

5.2.2.4 - TECNICHE DI IMPIEGO DEGLI ESTINTORI PORTATILI

L’estintore portatile d’incendio è una attrezzatura estremamente versatile ed efficaceper un pronto impiego su un principio di incendio, ed il suo uso è molto semplice edalla portata di tutti, anche di operatori non professionali, a condizione però che vi siaun preventivo e breve addestramento pratico, e che nell’impiego vengano rispettatealcune semplici regole, di seguito riportate:

• Nel caso in cui non si conosca bene il tipo di estintore che si intende utilizzare,attenersi alle istruzioni d’uso descritte sull’etichetta (obbligatoria su tutti gliestintori di tipo approvato), e non sprecare inutilmente sostanza estinguente, pernon ridurre ulteriormente la già limitata autonomia (max 15 secondi).

• Dopo ogni uso parziale o accidentale di un estintore, anche se molto breve, nonrimettere mai l’estintore al suo posto, ma provvedere invece per la sua immediataricarica; tale prescrizione è principalmente motivata dalla opportunità di nonlasciare operativa una attrezzatura antincendio con un potenziale di spegnimentoancor più ridotto rispetto alla sua già limitata potenzialità iniziale; inoltre, per gliestintori a polvere, tale prescrizione diviene ancora più necessaria perché, conogni probabilità, il passaggio di polvere estinguente attraverso le guarnizioni dichiusura del dispositivo di erogazione impedirebbero una chiusura perfetta dellavalvola, e ciò potrebbe causare una perdita del gas di pressurizzazione in tempinon lunghi (alcune ore), e la conseguente impossibilità di funzionamentodell’estintore per mancanza di pressione interna.

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• In caso di intervento su un principio di incendio,occorre procedere verso il focolaio di incendioassumendo la posizione più bassa possibile, persfuggire all’azione nociva dei fumi, ed operare agiusta distanza per colpire il fuoco con un gettoefficace, compatibilmente con l’intensità delcalore emanato dalle fiamme.

• Il getto di sostanza estinguente deve esserediretto alla base delle fiamme, agendo inprogressione ed iniziando dalle fiamme piùvicine, senza attraversarle con il getto; durantel’erogazione muovere leggermente a ventaglio ilgetto di estinguente.

• Il getto di sostanza estinguente non deve esseremai indirizzato contro le persone, a meno che nonsia strettamente necessario (es: persona con abitiin fiamme, ed assenza di attrezzature più idonee per l’intervento) .

• In caso di incendio in locali chiusi, aerare sempre bene l’ambiente dopo l’uso.

• In caso di intervento contemporaneocon due o più estintori, i diversioperatori non devono mai operare daposizioni contrapposte, ma devonooperare su uno stesso lato rispettoall’incendio, da posizioni che forminorispetto al fuoco un angolo nonsuperiore a 90°, in modo da noninvestirsi l’un l’altro con i getti disostanza estinguente, che potrebberoproiettare anche materiale infiammato contro gli altri operatori.

• Dopo l’estinzione di qualsiasi incendio, prima di abbandonare il luogo assicurarsisempre che il focolaio sia effettivamente spento e che sia esclusa la possibilità di unariaccensione (es: presenza di braci).

• In caso di incendio all’aperto in presenzadi vento, portarsi sopravvento rispetto alfuoco, evitare di procedere su terrenocon presenza di materiale facilmentecombustibile, e valutare sempreattentamente i possibili sviluppidell’incendio ed il più probabile percorsodi propagazione delle fiamme.

• In caso di incendio di liquidi infiammabiliin recipienti aperti, si deve operare congli estintori in modo che il getto disostanza estinguente non causiproiezioni di liquido infiammato al di fuoridel recipiente, con pericolo di ulteriorepropagazione dell’incendio.

5.2.3 - TIPI DI ESTINTORI PORTATILI

Come si è già detto in precedenza, gli estintori idrici ed a schiuma non vengono piùpraticamente adoperati in quanto sono di scarsa efficacia in dimensione portatile, epertanto possono essere trascurati.

90°

SINO

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Gli estintori portatili attualmente più validi e diffusi sono:

• Estintore a polvere

• Estintore ad anidride carbonica (CO2)

• Estintore ad idrocarburi alogenati (Halon o suoi sostituti)

Le principali caratteristiche di tali estintori sono le seguenti:

5.2.3.1 - Estintore a polvere

È certamente il tipo di estintore più diffuso, e di uso più universale.

L’efficacia estinguente di un estintore portatile a polvere è veramente notevole,specialmente se caricato con polvere ABC (polivalente), e quindi è certamenteraccomandabile in tutti i casi in cui l’uso della polvere non sia controindicato.

L’estintore portatile a polvere esiste in tre differenti versioni:

• Estintore a pressurizzazione permanente

• Estintore con bombola di propellente ausiliario esterna

• Estintore con bombola di propellente ausiliario interna (pocodiffuso)

Il più diffuso, più economico, e di più semplice utilizzo è l’estintorea pressurizzazione permanente.

Tale estintore è costituito da un solo recipiente, contenente lapolvere estinguente tenuta permanentemente in pressione perl’immissione, al momento della carica, di un gas inerte (Azoto),compresso a circa 15 bar; l’estintore è costruttivamente semplice,ma può divenire facilmente inutilizzabile per perdita della pressioneinterna a causa di difetti di tenuta della valvola di chiusura, e per tale motivo ègeneralmente dotato di un indicatore di pressione, che deve indicare un valore compresoall'interno di un campo verde.

Per lo stesso motivo dopo ogni uso anche parziale dell’estintore non rimettere mail’estintore al suo posto, ma provvedere invece per la sua immediata ricarica, perché conogni probabilità il passaggio di polvere estinguente attraverso le guarnizioni di chiusuradel dispositivo di erogazione impedirebbero una chiusura perfetta della valvola, e ciòpotrebbe causare una perdita del gas di pressurizzazione in tempi non lunghi (alcuneore), e la conseguente impossibilità di funzionamento dell’estintore per mancanza dipressione interna.

Pertanto tale tipo di estintore ha bisogno di una continua ed attenta opera di“sorveglianza” (vedere capitolo sulla manutenzione degli estintori), in particolare perverificare la pressione segnata dal manometro, e che l'estintore non presenti segni dimanomissioni ed anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione, etc.

Il principio di funzionamento di un estintore portatile a polvere è molto semplice:

§ estratto il fermo di sicurezza, agire sulla leva di comando per aprire la valvola;

§ la polvere, spinta dalla pressione del gas di pressurizzazione, risale attraverso untubo pescante interno al recipiente, e viene proiettata violentemente all’esterno;

§ l’operatore, agendo sulla pistola erogatrice, può interrompere a suo piacimento ilgetto di estinguente per la migliore efficacia;

L’estintore portatile a polvere viene generalmente prodotto con carica nominale da 1– 2 – 4 – 6 – 9 – 12 Kg.

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Un estintore a polvere da Kg 6 ha un getto utile di circa 7 metri, una autonomia difunzionamento di circa 10 secondi, e generalmente una classificazione 21A-113B-C(a volte anche maggiore).

5.2.3.2 - Estintore ad halon

È un estintore costruttivamente analogo all’estintore a polvere a pressurizzazionepermanente, e quindi per esso valgono le stesse indicazioni d’uso.

Anche l’estintore ad halon può essere considerati di uso universale, perché è efficace sututti i tipi di incendio (fuochi di classe A - B - C), ed anche su apparecchiature elettriche econduttori sotto tensione.

Ricordiamo che gli Halon sono caratterizzati da eccellenti proprietà estinguenti (la loroazione estinguente è dovuta ad azione anticatalitica) , ed inoltre non sporcano e nonprovocano indesiderati raffreddamenti, ma non spengono le braci.

Gli halon hanno un basso grado di tossicità, ed ad alte temperature possono formaresostanze pericolose, per cui, dopo l’uso in ambienti chiusi, è opportuno non sostare alungo prima di avere aerato efficacemente i locali.

L’estintore portatile ad halon viene generalmente prodotto con carica nominale da 1-2-4-6 Kg.

Un estintore ad halon da Kg 6 ha un getto utile di circa 6 metri, una autonomia difunzionamento di circa 15 secondi, e generalmente una classificazione 8A-55B-C.

5.2.3.3 - Estintore ad anidride carbonica (CO2)

L’estintore portatile a CO2 è costituito da una robusta bombola d’acciaio a pareti moltospesse, collaudata a 250 bar, contenente CO2 allo stato liquido alla pressione di circa 60 bar;è un estintore molto robusto ed affidabile, ma naturalmente molto pesante, ed attualmentenon molto diffuso.

Il principio di funzionamento di un estintore portatile a CO2 è molto semplice:

§ estratto il fermo di sicurezza, agire sulla leva di comando peraprire la valvola;

§ la CO2 fuoriesce spinta dalla propria pressione, e vaporizzarapidamente con forte raffreddamento (T < 70 °C);

§ l’operatore, agendo sulla pistola erogatrice, può interrompere asuo piacimento il getto di estinguente per la migliore efficacia;

Ricordiamo che l’erogazione di un getto di CO 2 è di per sé moltofreddo, ed inoltre provoca un forte raffreddamento dell’estintore;pertanto, durante e subito dopo l’erogazione, si deve assolutamenteevitare il contatto sia con il getto di gas, sia con l’involucro metallico,impugnando l’estintore solo per la maniglia di trasporto e per il cono dierogazione (in plastica).

Inoltre si ricordi che anche la CO2 ha una certa tossicità (anche se nonmolto elevata) per cui, dopo l’uso in ambienti chiusi, è opportuno nonsostare a lungo prima di avere aerato efficacemente i locali.

Anche l’estintore a CO 2 può essere considerato di uso universale,perché è utilizzabile su tutti i tipi di incendio (fuochi di classe A - B -C), ed anche su apparecchiature elettriche e conduttori sotto tensione.

Si deve però evidenziare che l’efficacia estinguente è certamente inferiore a quella dellapolvere e dell’halon, che la CO2 non spegne le braci prodotte da materiali solidi, e cheprovoca un intenso raffreddamento che può essere controindicato in alcuni casi (es:apparecchiature sensibili ad un brusco raffreddamento).

L’estintore portatile a CO2 viene generalmente prodotto con carica nominale da 2 e 5 Kg.

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Un estintore a CO2 da Kg 5 ha un getto utile di circa 4 metri, una autonomia difunzionamento di circa 9 secondi, e generalmente una classificazione 34B-C.

5.2.4 - APPROVAZIONE DI TIPO E CLASSIFICAZIONEDEGLI ESTINTORI PORTATILI

Il D.M. 20.12.1982 descrive le norme tecniche per l’approvazione da parte del Ministerodell’Interno degli estintori portatili d’incendio; tali norme tecniche riguardano tutte lecaratteristiche richieste per un estintore “di tipo approvato”; nel seguito si riporta unelenco non esaustivo delle caratteristiche più importanti:

• Durata minima di funzionamento in relazione alla quantità di agente estinguentecontenuto.

• Cariche nominali e tolleranze di riempimento per i diversi tipi di estintore.

• Organi di azionamento e di intercettazione del getto (obbligo di azionamento conmanovra unica e senza capovolgimento dell’estintore).

• Dispositivi di scarica (obbligo di un tubo e di una lancia di lunghezza complessiva dialmeno 40 cm).

• Dispositivo di sicurezza contro le sovrappressioni (obbligatorio).

• Indicatori di pressione.

• Dispositivo per evitare funzionamenti accidentali (obbligo di sicura con sigillo) .

• Supporti per gli estintori (aggancio affidabile, con facile fuoriuscita).

• Contrassegni distintivi (vedere in seguito).

• Accertamenti e prove sui prototipi.

• Prove di efficacia e classificazione della capacità estinguente (vedere in seguito).

Il D.M. 20.12.1982 prescrive inoltre che possono essere costruiti e commercializzati soloestintori i cui prototipi siano stati dichiarati “di tipo approvato” ai sensi del decreto stesso.

Decorsi 16 anni dalla data di emanazione del decreto(e quindi a decorrere dal 20.12.1998) , potrannoessere utilizzati solo estintori i cui prototipi siano statidichiarati di tipo approvato, e gli estintori di tipo nonapprovato “dovranno essere ritirati dall’esercizio e resiinutilizzabili a cura del proprietario o dell’esercente” .

5.2.4.1 - Contrassegni distintivi

Il D.M. 20.12.1982 prevede che tutti gli estintoriportatili d’incendio di tipo approvato devono esseredi colore rosso, e che sull’estintore deve essereriportata una etichetta, con iscrizioni facilmenteleggibili e preferibilmente di colore bianco, che devecomprendere alcune informazioni obbligatorie sullecaratteristiche principali dell’estintore, sulle modalitàd’uso e sulle precauzioni da adottare. Ad esempio:tipo di estintore, sua carica nominale e capacitàestinguente; modalità di utilizzazione; classi di fuocoper cui può essere utilizzato; informazioni sueventuali pericoli connessi con l’utilizzazione;indicazioni precauzionali e di esercizio). In figura èriportato un facsimile di etichetta tipo per unestintore a polvere da Kg 6.

ESTINTORE6 Kg POLVERE ABC 13 A 89 B C

1) TOGLIERE LA SPINA DI SICUREZZA

2) IMPUGNARE IL TUBO DI SCARICA

3) PREMERE LA LEVA DI COMANDO E DIRIGERE IL GETTO ALLA BASE DELLE FIAMME

UTILIZZABILE SU APPARECCHI IN TENSIONE DOPO UTILIZZAZIONE IN LOCALI CHIUSI, AERARE

• RICARICARE DOPO L’USO, ANCHE PARZIALE• VERIFICARE PERIODICAMENTE OGNI 6 MESI• 6 Kg POLVERE ABC - AZOTO• COSTRUTTORE: xxxxxx ; Cod. xxxxxx• TEMPERATURE LIMITI DI UTILIZZAZIONE: -20 °C +60 °C• APPROVAZIONE MINISTERO DELL’INTERNO N. xxxxxx• ANNO DI FABBRICAZIONE: xxxx

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5.2.4.2 - Prove di efficacia e classificazione della capacità estinguente per gliestintori portatili

Il D.M. 20.12.1982 introduce un metodo di classificazione degli estintori portatili in base alla“capacità estinguente” , determinata da “prove di efficacia” effettuate su “focolari tipo” chel’estintore è in grado di spegnere. I focolari tipo sono definiti per le classi di fuoco A - B - C.

Tale metodo di classificazione degli estintori è certamente il più importante di tutti, perchéfornisce una idea immediata e significativa sia delle classi di fuoco estinguibilidall’estintore, sia della sua potenzialità estinguente.

A titolo esemplificativo (rimandando alle successive descrizioni dei focolari tipo edelle prove di efficacia), se leggiamo che un estintore ha una classificazione 21A-144B-C ne possiamo subito dedurre che:

• L’estintore è “di tipo approvato” dal Ministero dell’Interno, e quindi è realizzatosecondo precisi canoni costruttivi, descritti nel D.M. 20.12.1982.

• L’estintore è adatto all’impiego su fuochi di classe A, B e C.

• L’estintore è potenzialmente in grado di estinguere focolari di dimensione 21A e 144B.

Le più recenti normative tecniche di prevenzione incendi, nel prescrivere l’adozione diestintori portatili d’incendio, non ne indicano più la tipologia secondo l’agente estinguentee la grandezza (es: estintore a polvere da Kg 6) , come avveniva una volta, ma indicano lapotenzialità estinguente minima richiesta (es: estintore 21A-113B-C) .

Di seguito si descrivono sommariamente i focolari tipo e le prove di efficacia previsti dallanormativa (D.M. 20.12.1982) ai fini della “approvazione di tipo” degli estintori portatili.

ðð PROVE DI EFFICACIA PER FUOCHI DI CLASSE A

♦ Caratteristiche del focolare tipo

I focolari tipo per fuochi di classe A sono costituiti da una catasta di travi di legno (diPinus Silvetris o equivalente), aventi una sezione quadrata di 40 mm di lato, e poggiate suzoccolo metallico alto 25 cm. La catasta è formata con 14 strati di travi; quelle dispostesecondo la larghezza del focolare(strati 2, 4, 6, 8, 10, 12, 14) hanno unalunghezza fissa di 50 cm perqualsiasi tipo di focolare, mentre letravi disposte secondo la lunghezzadel focolare (strati 1,3,5,7,9,11,13)hanno lunghezza variabile secondola grandezza del focolare.

È prevista una vasta gammastandard di focolari tipo, ed ognunoè designato con un numero seguitodalla lettera A; questo numero caratteristico del focolare rappresenta la lunghezza delfocolare in decimetri, cioè la lunghezza delle travi di legno disposte secondo lalunghezza del focolare, ed anche il numero di travi di legno di 50 cm per ogni stratodisposto secondo la larghezza del focolare (es: focolare 13A [raffigurato nell’illustrazione]= lunghezza del focolare 130 cm, e 13 travi di legno da 50 cm per ogni strato; focolare21A = lunghezza del focolare 210 cm, e 21 travi di legno da 50 cm per ogni strato)

♦ Condizioni di spegnimento

Sotto la catasta che forma il focolare A, e sul suo asse, è disposta una vasca diaccensione, riempita di acqua per un’altezza di 3 cm, e con l’aggiunta di uno strato di 0,5cm di benzina.

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La benzina viene accesa e, dopo 2 minuti di combustione, si ritira la vasca da sotto lacatasta di legna; si lascia bruciare il legno ancora per 6 minuti, per un totale quindi di 8minuti, dopo i quali si può effettuare l’estinzione.

L’operatore, in tenuta da lavoro normale e senza alcuna particolare protezione contro ilfuoco, prende l’estintore solo in questo momento e dirige il getto sul focolare, spostandosiintorno a sua discrezione per ottenere il miglior risultato; tutto il contenuto dell’estintore puòessere vuotato in una sola volta o con getti successivi.

Per la validità della prova tutte le fiamme devono essere spente e non deve prodursialcuna ripresa di fiamma durante i tre minuti che seguono lo svuotamento completodell’estintore.

Si ritiene che un estintore è capace di spegnere il focolare quando su tre proveeffettuate, ciascuna con un estintore carico, si ottengono due estinzioni.

ðð PROVE DI EFFICACIA PER FUOCHI DI CLASSE B

♦ Caratteristiche del focolare tipo

I focolari tipo per fuochi di classe B vengono realizzati in una serie di recipienti cilindricidi lamiera di acciaio, di dimensioni variabili e tabellate, ed ognuno è designato con unnumero seguito dalla lettera B; questo numero rappresenta il volume di liquido, in litri,contenuto nel recipiente (1/3 d’acqua e 2/3 di benzina), in modo da avere un strato dicirca 2 cm di benzina (es: focolare 89B = 30 litri di acqua + 59 litri di benzina in recipientedi diametro 190 cm e profondità 20 cm; focolare 144B = 48 litri di acqua + 96 litri dibenzina in recipiente di diametro 240 cm e profondità 20 cm).

♦ Condizioni di spegnimento

La prova di estinzione si svolge con le stesse modalità già viste per i focolari di classe A, e laprova può avere inizio dopo che il focolare è stato acceso e lasciato bruciare liberamenteper 60 secondi. Si ritiene che un estintore sia capace di spegnere il focolare quando su treprove effettuate, ciascuna con un estintore carico, si ottengono due estinzioni.

ðð PROVE DI EFFICACIA PER FUOCHI DI CLASSE C

I focolari tipo per fuochi di classe C vengono realizzati con bombole di gas propanoliquido di 25 kg, unite in parallelo ad un tubo collettore munito di manometro e di valvolaa chiusura rapida.

Il gas è incendiato all’uscita del tubo, dopo aver aperto la valvola a chiusura rapida. Nonè richiesto alcun tempo di combustione libera.

L’attacco del focolare di incendio è effettuato a criterio dell’operatore.

Nel caso di estintori di carica maggiore di 3 kg, il focolare tipo deve essere estintoalmeno due volte con lo stesso estintore.

5.3 - ESTINTORI CARRELLATI

L’estintore carrellato è un estintore contenente un agente estinguente che può essereproiettato e diretto su un fuoco sotto l'azione di una pressione interna (fornita da unacompressione preliminare permanente o dalla liberazione di un gas ausiliario), trasportatosu ruote, di massa totale maggiore di 20 kg, e contenuto di estinguente fino a 150 kg.

Attualmente gli estintori carrellati si suddividono nei seguenti tipi:

♦ Estintore a schiuma

♦ Estintore a polvere

♦ Estintore ad anidride carbonica (CO2)

♦ Estintore ad idrocarburi alogenati

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Il funzionamento degli estintori carrellati è simile a quello degli estintori portatili; essiconsentono certamente di fronteggiare incendi di dimensioni maggiori di quelli affrontabilicon estintori portatili, ma è bene ricordare che, comunque, devono essere consideraticome mezzi antincendio esclusivamente di primo intervento, in quanto il tempo di scaricadi un carrellato a polvere può variare da 30 secondi (per 30 Kg) a 90 secondi (per 100Kg), e quindi consentono di intervenire solo su piccoli incendi, e divengono praticamenteinefficaci se il fuoco ha avuto la possibilità di superare lo stadio iniziale, ed ha quindiassunto dimensioni notevoli.

Nel prospetto seguente sono riportate alcune importanti caratteristiche di riferimento degliestintori carrellati.

E S T I N T O R I C A R R E L L A T I

S P E C I F I C H E P O L V E R E H A L O N C O 2 S C H I U M A

CARICANOMINALE

KG 30 50 100 30 50 100 30 60 50 100 155

TEMPO DISCARICA

SEC 30 50 90 30 50 90 45 65 70 140 210

GETTO

UTILEM 8 9 11 6 7 8 7 7 8 9 10

PRESSIONE

DI ESERCIZIOBAR 15 15 15 15 15 15 60 60 15 15 15

PRESSIONE

DI PROVABAR 30 30 30 30 30 30 250 250 30 30 30

PRESSIONE

DI SCOPPIOBAR 55 55 55 55 55 55 450 450 55 55 55

BOMBOLACO2-AZOTO

LT -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- 5

LUNGHEZZAMANICHETTA

M 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5

PESOTOTALE

KG 50 75 145 50 75 145 85 170 80 150 250

A causa delle maggiori dimensioni e peso presentano una minore maneggevolezza d’uso,connessa allo spostamento del carrello di supporto, e quindi sono generalmente muniti ditubo e di una lancia di erogazione, con dispositivo di intercettazione del getto, dilunghezza variabile da 3 a 6 metri.

5.3.1 - Prove di efficacia e classificazione della capacità estinguente per gliestintori carrellati

In analogia a quanto avvenuto per gli estintori portatili, anche per gli estintori carrellati èstato introdotto un metodo di classificazione in base alla “capacità estinguente” ,determinata da “prove di efficacia” effettuate su “focolari tipo” che l’estintore è in grado dispegnere. I focolari tipo sono definiti per le classi di fuoco A - B - C, ed il metodo diclassificazione è descritto dalla norma UNI 9492.

ðð Il focolare tipo per fuochi di classe A è della stessa dimensione per tutti i tipi edimensioni di estintori carrellati, ed è costituito da una catasta di travi di legno aventi unasezione quadrata di 40 mm di lato, e poggiate su zoccolo metallico alto 25 cm; la catastaè formata con 14 strati di travi; quelle disposte secondo la larghezza del focolare (strati 2,4, 6, 8, 10, 12, 14) hanno una lunghezza fissa di 50 cm, mentre le travi disposte secondola lunghezza del focolare (strati 1,3,5,7,9,11,13) hanno una lunghezza fissa di 130 cm(corrisponde al focolare 13A degli estintori portatili).

Le condizioni di accensione e di spegnimento della catasta sono simili a quelle giàdescritte per le prove di efficacia degli estintori portatili e l’agente estinguente può essereerogato in una sola volta o con getti successivi; per la validità della prova tutte le fiamme

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devono essere spente utilizzando al massimo 15 Kg di estinguente (indipendentementedalla grandezza dell’estintore) e non deve prodursi alcuna ripresa di fiamma durante i treminuti che seguono la fine delle operazioni di estinzione; si ritiene che un estintore ècapace di spegnere il focolare di classe A quando su tre prove effettuate, ciascuna conun estintore carico, si ottengono due estinzioni.

ðð I focolari tipo per fuochi di classe B vengono realizzati in una serie di recipienticilindrici di lamiera di acciaio, di dimensioni variabili e tabellate, ed ognuno è designatocon un numero seguito dalla lettera B; questo numero rappresenta il volume di liquido, inlitri, contenuto nel recipiente (1/3 d’acqua e 2/3 di benzina) , in modo da avere un strato dicirca 2 cm di benzina (es: focolare 89B = 30 litri di acqua + 59 litri di benzina in recipientedi diametro 190 cm e profondità 20 cm).

Le condizioni di accensione e di spegnimento sono simili a quelle già descritte per leprove di efficacia degli estintori portatili, e la prova può avere inizio dopo che il focolare èstato acceso e lasciato bruciare liberamente per 60 secondi; si ritiene che un estintoresia capace di spegnere il focolare quando su tre prove effettuate, ciascuna con unestintore carico, si ottengono due estinzioni.

In funzione del tipo e della grandezza, l’estintore deve essere in grado di estinguere uncerto tipo di focolare tipo tabellato (es: estintore carrellato ad halon da 30 Kg α focolareminimo estinguibile 89B); il tempo di estinzione deve essere al massimo uguale al 60%del tempo minimo di funzionamento (tabellato); all’estintore viene attribuito un indice,tanto più piccolo quanto minore è il tempo impiegato per l’estinzione e quanto maggiore èil focolare tipo estinto, secondo una tabella di riferimento (es: se un estintore carrellatoad halon da 30 Kg è in grado di spegnere il focolare 89B in un tempo di 7 secondi [tempominore di 12 sec corrispondente al 40% di 30 sec] sarà classificato B7)

ðð I focolari tipo per fuochi di classe C vengono realizzati con bombole di gas propanoliquido di 25 kg, unite in parallelo ad un tubo collettore munito di manometro e di valvolaa chiusura rapida; il gas è incendiato all’uscita del tubo, dopo aver aperto la valvola achiusura rapida; non è richiesto alcun tempo di combustione libera.

L’attacco del focolare di incendio è effettuato a criterio dell’operatore; il focolare tipo deveessere estinto almeno 3 volte con lo stesso estintore, impiegando una quantità diestinguente complessiva pari al massimo al 40% della sua carica nominale.

Se un estintore carrellato è in grado di estinguere fuochi di classe A - B - C, la suacompleta identificazione agli effetti della capacità estinguente (es: per un carrellato adhalon da 30 Kg) sarà: A - B7 - C .

5.4 - MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI D ’ INCENDIO ; NORMA UNI 9994

Abbiamo già evidenziato che è necessario assicurare, per quanto possibile, una elevataaffidabilità di funzionamento degli estintori esistenti, attuando adeguate operazioni disorveglianza, manutenzione e controlli periodici.

Le procedure da seguire per tali operazioni sono dettagliatamente descritte nella normaUNI 9994, di cui nel seguito riportiamo alcuni aspetti più importanti:

5.4.1 - Sostituzione e ricarica dell'agente estinguente

• L'agente estinguente utilizzato nella ricarica deve far conservare all'estintore laconformità al prototipo omologato ed essere garantito all'utilizzatore a cura delmanutentore.

• La sua sostituzione va effettuata con intervallo di tempo non maggiore di quellomassimo di efficienza dichiarato dal produttore e, in ogni caso, non maggiore degliintervalli di cui al prospetto seguente :

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NORMA UNI 9994 - PROSPETTO DELLA FREQUENZA DI REVISIONE

tipo di estintore Tempo massimo di revisione consostituzione della carica (mesi)

A POLVERE 36

AD ACQUA O A SCHIUMA 18

A CO2 60

AD IDROCARBURI ALOGENATI 72

• Gli estintori devono essere comunque ricaricati quando siano stati parzialmente ototalmente scaricati ed in occasione delle verifiche periodiche e o straordinarie disolidità e integrità del corpo di estintore.

• Il produttore deve fornire tutte le indicazioni utili per effettuare la ricarica e la revisione.

• I ricambi devono far conservare all'estintore la conformità al prototipo omologato edessere garantiti all'utilizzatore dal manutentore.

• L'estintore può essere rimosso per manutenzione previa sostituzione con altro diprestazioni non inferiori.

5.4.2 - MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI (SORVEGLIANZA - CONTROLLO - REVISIONE - COLLAUDO)

La norma UNI 9994 prevede che la manutenzione di un estintore può distinguersi nelleseguenti diverse fasi :

• SORVEGLIANZA

• CONTROLLO

• REVISIONE

• COLLAUDO

ð La SORVEGLIANZA consiste in una misura di prevenzione atta a controllare, concostante e particolare attenzione, l'estintore nella posizione in cui è collocato, tramitel'effettuazione dei seguenti accertamenti :

a - L'estintore sia presente e segnalato con apposito cartello, secondo quantoprescritto dal DPR n. 524/1982 (e successivi aggiornamenti), recante la dicitura“estintore” e/o “estintore n. ...” ;

b - L'estintore sia chiaramente visibile, immediatamente utilizzabile e l'accesso allostesso sia libero da ostacoli;

c - L'estintore non sia stato manomesso, in particolare non risulti manomesso omancante il dispositivo di sicurezza per evitare azionamenti accidentali ;

d - I contrassegni distintivi siano esposti a vista e siano ben leggibili ;

e - L'indicatore di pressione, se presente, indichi un valore di pressione compresoall'interno del campo verde ;

f - L'estintore non presenti anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione,sconnessioni o incrinature dei tubi flessibili, ecc. ;

g - L'estintore sia esente da danni alle strutture di supporto e alla maniglia di trasporto, inparticolare, se carrellato, abbia ruote perfettamente funzionanti ;

h - Il cartellino di manutenzione sia presente sull’apparecchio e sia correttamentecompilato. le anomalie riscontrate devono essere eliminate.

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Dall’esame delle operazioni necessarie, si evidenzia che la sorveglianza è una fasedel controllo degli estintori che deve essere attuata necessariamente in sedeaziendale, mediante organizzazione e gestione della sicurezza e la conseguenteemanazione di disposizioni interne.

ð Il CONTROLLO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con frequenzaalmeno semestrale, l'efficienza dell'estintore; il produttore deve fornire tutte leindicazioni necessarie per effettuare il controllo, e le anomalie riscontrate devonoessere eliminate; devono essere effettuati i seguenti accertamenti :

a - Verifiche di cui alla fase di sorveglianza.

b.1 - Per gli estintori portatili, i controlli previsti al punto "verifica" della normaUNI EN 3.2 .

(la norma UNI EN 3.2 prevede che deve esser possibile verificare tramitepesata:

a - la carica della bombola di anidride carbonica per la pressurizzazione degliestintori;

b - la carica degli estintori ad anidride carbonica;

c - la carica degli estintori a pressione permanente e le bombole di gas neiquali una perdita dell’1% della massa totale dell’estintore o della bomboladi gas produce un perdita di pressione non maggiore del 10% dellapressione di esercizio alla temperatura di 20° +/- 2 c°;

d - deve esser possibile verificare gli estintori a pressione permanente e lebombole di gas (diversi da quelli di cui ai punti b e c) mediante misuradella pressione interna :

- a mezzo di una presa che consenta di verificare la pressione con l’ausiliodi apparecchiatura indipendente con tappo di chiusura;

- a mezzo indicatore di pressione fisso sull’involucro dell’estintore, il cuifunzionamento deve poter essere verificato indipendentemente. ]

b.2 - Per gli estintori carrellati, i controlli previsti al punto “verifica” di cui al punto"accertamenti e prove sui prototipi" della UNI 9492 ;

c - Controllo della presenza, del tipo e della carica delle bombole di gas ausiliario pergli estintori pressurizzati con tale sistema, secondo le indicazioni del produttore.

Si evidenzia che la fase del controllo semestrale è obbligatoriamente previstadall’art. 34 del DPR 547/55, intitolato “Norme per la prevenzione degli infortunisul lavoro”. (art. 34 del DPR 547: Nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericolispecifici di incendio … devono essere predisposti mezzi di estinzione idonei in rapportoalle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchiestintori portatili di primo intervento. Detti mezzi devono essere mantenuti in efficienzae controllati almeno una volta ogni sei mesi da personale esperto. …)

A seguito di ogni controllo semestrale deve essere aggiornato il “cartellino dimanutenzione” (documento che attesta gli interventi effettuati in conformità alla normaUNI 9994), che può essere strutturato in modo tale da potersi utilizzare per più interventie per più anni, e che deve riportare obbligatoriamente i seguenti dati:

- numero di matricola o altri estremi di identificazione dell'estintore;

- ragione sociale e indirizzo completo e altri estremi di identificazione delmanutentore;

- massa lorda dell'estintore;

- carica effettiva;

- tipo di operazione effettuata;

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- data intervento;

- firma o punzone del manutentore;

ð La REVISIONE consiste in una misura di prevenzione, di frequenza almeno pari aquella indicata nel prospetto della frequenza della revisione, atta a verificare erendere perfettamente efficiente l’estintore; il produttore deve fornire tutte leindicazioni utili per effettuare la revisione; devono essere effettuati i seguentiaccertamenti e interventi :

a - verifica della conformità al prototipo omologato per quanto attiene alle iscrizionie all'idoneità degli eventuali ricambi;

b - verifiche di cui alle fasi di sorveglianza e controllo;

c - esame interno dell'apparecchio per la verifica del buono stato di conservazione;

d - esame e controllo funzionale di tutte le parti;

e - controllo di tutte le sezioni di passaggio del gas ausiliario e dell'agente estinguente,in particolare il tubo pescante, i tubi flessibili, i raccordi e gli ugelli, per verificareche siano liberi da incrostazioni, occlusioni e sedimentazioni;

f - controllo dell'assale e delle ruote, quando esistenti;

g - eventuale ripristino delle protezioni superficiali;

h - taratura e/o sostituzione dei dispositivi di sicurezza contro le sovrapressioni;

i - ricarica e/o sostituzione dell'agente estinguente;

j - montaggio dell’estintore in perfetto stato di efficienza.

ð Il COLLAUDO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con la frequenzasotto specificata, la stabilità del serbatoio o della bombola dell'estintore, in quantofacenti parte di apparecchi a pressione.

Gli estintori devono rispettare le prescrizioni della legislazione vigente in materia diapparecchi a pressione. Gli estintori e le bombole di gas ausiliario che non siano giàsoggetti a verifiche periodiche secondo la predetta legislazione, devono subire uncollaudo periodico ogni 6 anni, consistente in una prova idraulica della durata di 1minuto a una pressione di 3,5 MPa, ad eccezione degli estintori a CO2 e dellebombole di gas ausiliario a CO 2 per i quali la pressione di prova deve essere di 25MPa. Al termine della prova non devono verificarsi perdite, trasudazioni, deformazionio dilatazioni di sorta.

La data di collaudo e la pressione di prova devono essere riportate sull'estintore inmodo ben leggibile, indelebile e duraturo; il produttore deve fornire tutte le indicazioniutili per effettuare il collaudo.

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6 - RETE DI IDRANTI ANTINCENDIO

6.1 - GENERALITÀ

L'art.34 del DPR 547/55 prevede che “Nelle aziende o lavorazioni in cui esistono pericolispecifici di incendio …… devono essere predisposti mezzi di estinzione idonei in rapportoalle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchiestintori portatili di primo intervento”.

Ricordiamo che gli estintori portatili devono essere considerati mezzi antincendioesclusivamente di primo intervento, che consentono di intervenire solo su piccoli focolai osu principi d'incendio, e divengono praticamente inefficaci se il fuoco ha avuto lapossibilità di superare lo stadio iniziale, ed ha quindi assunto dimensioni notevoli.

Anche gli estintori carrellati, sebbene posseggano potenzialità di intervento certamentesuperiori a quelle degli estintori portatili, devono essere comunque considerati mezzi diestinzione di primo intervento, o utilizzabili tuttalpiù per incendi di dimensioniprevedibilmente limitate.

Pertanto, qualora in una attività, in relazione alla valutazione dei rischi (vedi D.Lgs. 626/94) ,sussistano situazioni di rischio di incendio tali da non potere essere adeguatamenteaffrontate con il solo impiego di estintori portatili o carrellati, devono essere predispostiulteriori mezzi di estinzione maggiormente idonei, e ciò significa necessariamente prevedereuna ulteriore protezione mediante l’installazione di impianti fissi di estinzione.

Il DM 30.11.1983 (Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi)definisce un IMPIANTO FISSO DI ESTINZIONE come un “insieme di sistemi di alimentazione,di valvole, di condutture e di erogatori per proiettare o scaricare un idoneo agenteestinguente su una zona d’incendio. La sua attivazione ed il suo funzionamento possonoessere automatici o manuali” .

La rete di idranti antincendio è un impianto manuale; è certamente il più importante efondamentale impianto fisso di estinzione, ed è quello che possiede la maggioreflessibilità di impiego, perché l’operatore può consapevolmente decidere in ognimomento dell’intervento le modalità e la localizzazione dell’erogazione dell’estinguente(acqua) in relazione alle reali esigenze operative; per contro, l’utilizzazione di idrantiantincendio ha necessariamente bisogno, per la loro utilizzazione efficace, dell'opera diuomini, sempre presenti ed appositamente addestrati.

Il DM 30.11.1983 definisce la “rete di idranti” come un “sistema di tubazioni fisse inpressione per alimentazione idrica sulle quali sono derivati uno o più idranti antincendio”.

Per soddisfare la disposizione del succitato art. 34 del DPR 547/55, le reti di idrantidevono essere installate allo scopo di provvedere acqua con caratteristiche di pressionee portata adeguate per combattere l'incendio più severo ragionevolmente prevedibilenell’area protetta.

L’eventuale presenza in un’attività di altre tipologie di impianti fissi di spegnimento,manuali e/o automatici (es: sprinkler, impianti a diluvio, impianti a schiuma o adestinguente gassoso, etc.), non può in nessun caso essere considerata come sostitutivadella rete idranti, che pertanto deve essere comunque installata.

Un fabbricato o un'area è considerata protetta da una rete idranti se l’impianto è estesoall’intero fabbricato o area, e se ogni parte dell'area protetta è raggiungibile con il gettod’acqua di almeno un idrante.

Possono tuttavia essere prevedibili alcune limitazioni nell’estensione dell’impianto; infatti gliidranti non devono in generale essere installati nelle aree in cui il contenuto presenticontroindicazioni al contatto con l'acqua, o in cui tale contatto possa configurare condizioni dipericolo; in tali casi, comunque, dove non è possibile installare gli idranti devono essereadottate altre misure appropriate per il controllo e l'estinzione dell'incendio.

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Le modalità di progettazione, di installazione e di esercizio di una rete di idranti sonocompiutamente descritte nella recente Norma UNI 10779 (Settembre 1998), di cuinel seguito si richiamano alcune indicazioni di particolare interesse.

Nella progettazione di una rete idranti occorre comunque tenere conto di molti fattori, tra cui:

• la misura e la natura del carico di incendio;

• l’estensione delle zone da proteggere;

• la probabile velocità di propagazione e di sviluppo dell'incendio;

• il tipo e capacità dell'alimentazione idrica disponibile;

• l’eventuale presenza di una rete idrica pubblica predisposta per il servizioantincendio.

La natura e la misura degli elementi presi a riferimento dal progettista dovranno esserechiaramente indicati nel progetto dell'impianto.

I componenti degli impianti devono essere costruiti, collaudati ed installati in conformità allenorme vigenti; la pressione nominale di tutti i componenti del sistema deve essere noninferiore alla pressione massima che il sistema può raggiungere in ogni circostanza, ecomunque non inferiore a 12 bar.

6.2 - COSTITUZIONE DI UNA RETE IDRANTI

6.2.1 - GENERALITÀ

In una rete di idranti assumono particolare importanza i seguenti componenti principali:

ð ALIMENTAZIONE IDRICA (comprendente un’eventuale reintegro d'acqua);

ð RETE DI TUBAZIONI FISSE , preferibilmente chiuse ad anello,

permanentemente in pressione, ad uso esclusivo antincendio;

ð DISPOSITIVI EROGATORI (idranti e/o naspi – manichette - lance).

Vediamo nel seguito le caratteristiche ed i requisiti che devono possedere tali componentiper una soddisfacente funzionalità del sistema.

6.2.2 - ALIMENTAZIONE IDRICA

6.2.2.1 - Requisiti generali della alimentazione idrica

L’alimentazione idrica deve soddisfare in linea generale i seguenti requisiti:

• L’alimentazione idrica deve essere in grado, come minimo, di garantire la portata e lapressione richiesta dall'impianto, nonché avere la capacità di assicurare i tempi diintervento previsti.

• L’alimentazione idrica deve mantenere permanentemente in pressione la rete di idranti.

• In assenza di indicazioni specifiche da parte delle autorità competenti e/o da normespecifiche, per la realizzazione delle alimentazioni idriche si deve applicare la normaUNI 9490 (Alimentazioni idriche per impianti automatici antincendio - aprile 1989).

• Le uniche varianti consentite rispetto alle UNI 9490, quando necessario, possonoessere le seguenti:

- ubicazione delle pompe: qualora non sia possibile realizzare l'ubicazione inaccordo alla UNI 9490, è ammessa l'ubicazione delle pompe antincendio in localicomuni ad altri impianti tecnologici purché caratterizzati da rischio d'incendiomolto ridotto (carico d'incendio comunque minore di 5 Kg/m 2), ed accessibilidall'esterno. La temperatura nel locale dove sono ubicate le pompe deve esserecompatibile con le caratteristiche delle pompe stesse, e comunque tale dagarantire condizioni di non gelo (t > 4 °C) .

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- avviamento e fermata: le pompe di alimentazione della rete di idranti devonoessere ad avviamento automatico e fermata manuale, come previsto dallaUNI 9490. Ove ritenuto necessario, per attività non costantementepresidiate, è ammessa la previsione di arresto automatico, sempre che ilsistema di pompaggio sia ad esclusivo utilizzo della rete di idranti. In talcaso l'arresto automatico potrà avvenire dopo che la pressione si siamantenuta costantemente al di sopra della pressione di avviamento dellapompa stessa per almeno 30 minuti consecutivi.

• Ferma restando l’applicabilità generale della norma UNI 9490 per le alimentazioniidriche, si richiama l’attenzione in particolare sugli aspetti di seguito descritti:

§ Le reti idranti devono avere alimentazioni a loro esclusivo servizio; devono pertantoessere indipendenti da ogni altra rete di acqua, e non dovranno esservi quindicollegamenti destinati ad usare l'acqua di questa rete come acqua di integrazione, dilavorazione, potabile, etc.., ossia per usi diversi da quelli antincendio (ciò perché inogni momento si possa sicuramente contare sulla sua disponibilità).

§ Si possono ammettere eccezioni a tale requisito di esclusività solo se lealimentazioni idriche sono costituite da acquedotti o da riserve virtualmenteinesauribili (laghi, fiumi, specchi d’acqua a regime permanente, etc.).

§ Nel caso di vasche o serbatoi di accumulo di capacità maggiori del fabbisognodegli impianti, è ammesso l’utilizzo della parte eccedente per altre utenze.

§ L'alimentazione idrica può avvenire tramite acquedotto pubblico, qualora questosia sufficientemente affidabile e garantisca le prestazioni richieste per l'impianto.

§ L'alimentazione idrica può avvenire anche tramite riserva virtualmente inesauribile(quali specchi o corsi d'acqua, naturali o artificiali, a regime permanente); in talcaso occorre assicurare che:

- le pompe di alimentazione devono aspirare l’acqua tramite opere di presarealizzate come indicato in UNI 9490;

- l'acqua deve essere priva di vegetazione e di materie estranee in sospensione,e non deve contenere sostanze corrosive;

- l’utilizzo di acqua marina può essere ammesso, a condizione che l'impianto siapermanentemente caricato con acqua dolce, e che venga lavato con acqua dolcedopo ogni immissione d'acqua marina in esso.

§ In alternativa a tali alimentazioni, può essere realizzata una riserva idrica,alimentata dall'acquedotto e/o da altre fonti, di capacità tale da assicurarel’autonomia di funzionamento richiesta all'impianto, alle condizioni di portata,pressione, e contemporaneità previste.

§ I pozzi non sono ammessi come alimentazione diretta di un impianto, a meno chesia sempre garantito che il livello della falda è sufficiente al prelievo nellecondizioni previste d'esercizio.

§ Laddove la rete idranti è alimentata in comune con un sistema automaticoantincendio (es: impianto di estinzione automatico a pioggia), l'alimentazione deveessere conforme alle norme relative alle alimentazioni dei sistemi automaticiantincendio (UNI 9490), e devono inoltre essere soddisfatti i criteri fissati dallenorme per gli impianti automatici a pioggia (UNI 9489) relativamente allacontemporaneità delle alimentazioni.

6.2.2.2 - Alimentazione idrica ad alta affidabilità

Nei casi di attività di rilevanti dimensioni, e/o rilevante complessità, e/o grave rischiod’incendio, può essere richiesto che l'alimentazione idrica della rete antincendio sia deltipo ad "alta affidabilità".

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L'alimentazione idrica del tipo ad "alta affidabilità" è stata completamente definita, per laprima volta, dal DM 9.4.1994 (regola tecnica di prevenzione incendi per la costruzione el’esercizio delle attività ricettive turistico-alberghiere); trova un riscontro praticamenteequivalente nella norma UNI 9490, con il nome di “alimentazione di tipo superiore”.

In linea generale, una alimentazione ad "alta affidabilità" può essere esplicitamenteprescritta dalla norma, oppure può essere prescritta dai vigili del fuoco nei casi in cuisia ritenuta necessaria.

A titolo puramente esemplificativo, diciamo che può essere richiesta una alimentazioneidrica ad alta affidabilità quando si configuri uno dei seguenti casi:

• presenza di un compartimento antincendio con affollamento massimo ipotizzabilesuperiore a 500 persone;

• presenza di un compartimento antincendio con dimensione massima superiore a20.000 mq;

• presenza di un compartimento con altezza antincendio superiore a 32 metri;

Affinché una alimentazione idrica sia considerata ad “alta affidabilità”, deve essererealizzata secondo i seguenti requisiti :

• L'alimentazione idrica deve essere assicurata in uno dei seguenti modi:

- una riserva idrica virtualmente inesauribile;

- (oppure) due serbatoi o vasche di accumulo, la cui capacità singola sia pari aquella minima richiesta dall'impianto, e dotati di rincalzo;

- (oppure) due tronchi di acquedotto che non interferiscano tra loro nell'erogazione,e non siano alimentati dalla stessa sorgente, salvo che questa sia virtualmenteinesauribile;

• Tale alimentazione idrica deve essere collegata alla rete antincendio tramite duegruppi di pompaggio, composti da una o più pompe, ciascuno dei quali in grado diassicurare le prestazioni richieste secondo una delle seguenti modalità :

- una elettropompa ed una motopompa, una di riserva all'altra;

- (oppure) due elettropompe, ciascuna con portata pari alla metà del fabbisogno, eduna motopompa di riserva avente portata pari al fabbisogno totale;

- (oppure) due motopompe, una di riserva all'altra;

- (oppure) due elettropompe, una di riserva all'altra, con alimentazioni elettricheindipendenti

• Ciascuna pompa deve avviarsi automaticamente in caso di attivazionedell’impianto.

6.2.2.3 - Pompe di alimentazione

• Nei casi in cui la rete antincendio abbia necessità di pompe di alimentazione (es:alimentazione da riserva idrica o da specchi d’acqua) , il gruppo di pompaggio deveessere costituito almeno da una motopompa ad azionamento automatico, o, inalternativa, da una elettropompa.

• L’ubicazione delle pompe deve essere realizzata secondo le seguenti indicazioni:

- la stazione pompe deve essere ubicata, preferibilmente, in un apposito localedestinato esclusivamente ad impianti antincendio; detto locale deve essereseparato dai restanti tramite elementi verticali e orizzontali resistenti al fuoco comeminimo REI 120 ed avere almeno una parete confinante con spazio scoperto;

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- dove ciò non sia possibile, può essere ammessa l'ubicazione delle pompeantincendio in locali comuni ad altri impianti tecnologici purché caratterizzati darischio d'incendio molto ridotto (carico d’incendio inferiore a 5 Kg/m 2);

- la temperatura nel locale dove sono ubicate le pompe deve essere compatibile conle caratteristiche delle pompe stesse, e comunque tale da garantire condizioni fuorigelo (t > 4 °C);

- nel locale dove sono ubicate le pompe deve essere assicurata la ventilazionenecessaria per i motori; in presenza di gruppi diesel la ventilazione deve esseretale da evitare che la temperatura ambiente sia maggiore di 40° C quando i motorifunzionano a pieno carico;

- la stazione pompe deve essere dotata di sistema di illuminazione di emergenza,oltre a quello normale.

- l’accesso alla stazione pompe deve essere impedito a persone non autorizzate; gliaddetti tuttavia devono potervi accedere senza difficoltà in ogni tempo.

• Nel caso in cui l’alimentazione dell’impianto avvenga tramite elettropompa, devonoessere adottati provvedimenti tecnici tali da assicurare in ogni caso il suofunzionamento, in accordo con quanto descritto in UNI 9490; in particolare devonoessere assicurati i seguenti requisiti:

- l'alimentazione elettrica deve avvenire tramite una o più linee ad esclusivo serviziodell'impianto (alimentazione elettrica preferenziale) , collegate in modo chel'energia sia disponibile anche se tutti gli interruttori della restante rete didistribuzione sono aperti; ogni interruttore su dette linee deve essere protettocontro la possibilità di apertura accidentale o di manomissione, e chiaramentesegnalato mediante cartelli o iscrizioni;

- l’elettropompa deve essere provvista, preferibilmente, anche di alimentazioneelettrica di riserva, costituita da gruppo elettrogeno azionato da un motore diesel,ad avviamento automatico, e predisposto in modo tale che l'alimentaz ionedell'impianto sia prioritaria su ogni altra utenza;

- deve essere installato un dispositivo automatico che azioni un segnale di allarmeacustico e luminoso in locale permanentemente controllato, in caso di mancanzadi tensione di alimentazione e/o di una fase; tale dispositivo deve averealimentazione indipendente.

6.2.2.4 - Attacco di mandata per autopompa

Il DM 30.11.1983 definisce l’ “attacco di mandata per autopompa” come “un dispositivocostituito da una valvola di intercettazione ed una di non ritorno, dotato di uno o più attacchiunificati per tubazioni flessibili antincendi. Serve come alimentazione idrica sussidiaria”.

In sostanza l’attacco di mandata per autopompa è un'apparecchiatura antincendio,collegata alla rete idranti, per mezzo della quale può essere immessa acqua in una retedi idranti in condizioni di emergenza.

L'attacco di mandata per autopompa deve comprendere almeno:

• una o più bocche di immissione unificate, con diametro non inferiore a DN70,dotati di attacchi a vite con girello (UNI 808-75) protetti contro l'ingresso di corpiestranei nel sistema.

• valvola di intercettazione che consenta l’intervento sui componenti senza vuotarel’impianto.

• valvola di non ritorno o altro dispositivo atto ad evitare fuoriuscita d'acquadall’impianto in pressione

• valvola di sicurezza tarata a 12 bar, per sfogare l'eventuale sovrapressionedell'autopompa.

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Gli attacchi per autopompa, come tutti i componenti delle reti idranti, devono esseresegnalati in modo conforme alle normative vigenti; in particolare essi devono esserecontrassegnati in modo da permettere l’immediata individuazione dell'impianto chealimentano; essi devono essere segnalati mediante cartelli o iscrizioni recanti la dicitura:

Il gruppo attacco per autopompa VV.F. deve essere installato in modo tale da assicuraresempre le seguenti caratteristiche:

• deve essere accessibile alle autopompe dei vigili del fuoco in modo agevole e sicuroin ogni tempo, anche durante l'incendio;

• in caso di posizionamento sottosuolo, il suo pozzetto deve poter essere sempre apribilesenza difficoltà, ed il collegamento deve essere agevole;

• deve essere adeguatamente protetto da urti o altri danni meccanici, e dal gelo;

• deve essere opportunamente ancorato al suolo o ai fabbricati.

L’attacco di mandata per autopompa può essere esplicitamente prescritto dalla norma,oppure può essere prescritto dai vigili del fuoco nei casi in cui sia ritenuto necessario.

A titolo esemplificativo, diciamo che può essere richiesta l’installazione di un “attacco dimandata per autopompa” quando si configuri uno dei seguenti casi:

• gli impianti idrici con più di 4 idranti devono essere muniti di attacchi di mandata perautopompa;

• in presenza di edifici con più di 3 piani fuori terra, deve essere previsto un attaccoautopompa per ogni colonna montante.

6.2.3 - RETE DI TUBAZIONI F ISSE

Una rete idrica antincendio può essere definita come un sistema di tubazioni, interrate ofuori terra, dimensionate in misura adeguata alle necessità delle utenze, e destinate afornire acqua in ogni parte di una struttura industriale o civile allo scopo di alimentare levarie utenze antincendio esistenti nell’attività (idranti, naspi, erogatori a pioggia, impiantia schiuma, etc.) .

Le tubazioni devono essere installate tenendo conto delle caratteristiche e dell'affidabilitàche il sistema deve possedere; fattori importanti da considerare sono i seguenti:

• La struttura della rete deve essere razionale, ed i collettori principali devonoessere collegati preferibilmente ad anello chiuso (singolo o multiplo) conassenza, per quanto possibile, di lunghi tratti a terminale cieco (in tal sensopossono essere consentiti solo tratti di tubazioni orizzontali di breve sviluppo,destinate ad alimentare 1 o al massimo 2 idranti);

• Il livello di affidabilità del sistema è maggiore se si prevede l'installazione di unadeguato numero di valvole di intercettazione in posizioni opportune, che nepermettano il sezionamento in tronchi in occasione di lavori di manutenzione o dimodifiche o di ampliamento;

• In linea generale è richiesto che nella rete di tubazioni esista permanentemente lapressione di esercizio, ottenibile mediante una pompa di piccola portata che possaandare spesso in moto, o mediante un battente da serbatoio sopraelevato; è

A T T A C C O P E R A U T O P O M P A V V . F .

- P r e s s i o n e m a s s i m a 1 2 b a r –

I M P I A N T O I D R A N T I

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sconsigliabile affidare tale compito a grosse pompe di alimentazione, il cui frequentefunzionamento può essere causa di guasti o anomalie.

• La pressione nominale delle tubazioni e di tutti i componenti deve essere noninferiore alla pressione massima che il sistema può raggiungere in ognicircostanza, e comunque non inferiore a 12 bar;

• Le tubazioni devono essere installate in modo da non risultare esposte adanneggiamenti per urti meccanici, in particolare per il passaggio di automezzi,carrelli elevatori, ecc.

• Nei luoghi con pericolo di gelo, le tubazioni devono sempre essere installate inambienti riscaldati o comunque tali che la temperatura ambiente non risulti maiInferiore a 2 °C. Qualora tratti di tubazione dovessero necessariamenteattraversare zone a rischio di gelo, dovranno essere previste e adottate lenecessarie protezioni, tenendo conto delle particolari condizioni climatiche.

• Le tubazioni per installazione interrata dovranno essere scelte dal progettista tenendoconto delle caratteristiche di resistenza meccanica (tubazioni ed accessori adeguatialle pressioni nominali del sistema) e delle caratteristiche di resistenza alla corrosione(protezione delle tubazioni contro la corrosione, anche di origine elettrochimica).

• Le tubazioni interrate devono inoltre essere installate tenendo comunque contodella necessità di protezione dal gelo e da possibili danni meccanici; per tali motivila profondità di posa, generalmente, non sarà inferiore a 0,8 m; maggioreattenzione deve essere riservata alle tubazioni in materiale non ferroso.

• Per le tubazioni fuori terra si devono utilizzare esclusivamente tubazioni in acciaio, concaratteristiche di Pressione Nominale di almeno 12 bar, protette contro la corrosioneed il gelo, e installate a vista, o anche in spazi nascosti purché accessibili;

6.2.4 - TIPOLOGIE DI IDRANTI ANTINCENDIO

I dispositivi di erogazione di una rete di idranti sono costituiti da più parti, alcune fisse(idranti – naspi) , ed alcune semifisse (manichette e lance).

Il DM 30.11.1983 definisce l’“idrante antincendio” come un “attacco unificato, dotato divalvola di intercettazione ad apertura manuale, collegato a una rete di alimentazioneidrica. Un idrante può essere a muro, a colonna soprasuolo oppure sottosuolo”.

Gli idranti possono classificarsi in base alla loro ubicazione ed al loro diametro nominale (DN).

Con riferimento all’ubicazione, possiamo distinguere tra idranti a muro, idranti a colonnasoprasuolo e idranti sottosuolo.

Con riferimento agli attacchi filettati di tipo unificato possiamo distinguere tra i diametriDN 45, DN 70 e, più raramente, DN 100.

Una attrezzatura particolare, assimilabile agli idranti, è poi costituta dal naspo.

Nel seguito descriviamo le loro caratteristiche principali.

6.2.4.1 - Idrante a muro

L’idrante a muro deve essere conforme alle norme UNI-EN 671/2;è costituito da un semplice rubinetto di tipo unificato (DN 45 o DN70), ed è normalmente ubicato in una cassetta standard,contenente anche una tubazione flessibile (manichetta antincendio)munita di raccordi, ed una lancia.

Nella maggioranza dei casi l’idrante a muro ha un rubinetto DN 45, econ tale configurazione viene utilizzato prevalentemente per laprotezione interna degli edifici.

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Un idrante a muro DN 45 deve normalmente assicurare, come prestazioni idrauliche minime,una portata non inferiore a 120 I/min, con una pressione residua non inferiore a 2 bar.

6.2.4.2 - Idrante a colonna soprasuolo

L’idrante a colonna soprasuolo deve essere conforme alla norma UNI 9485; le sueprincipali caratteristiche sono:

• l’idrante è costituito normalmente da una colonna in ghisa,di colore rosso (RAL 3000), collegata alla rete idricamediante un gruppo valvola ad una profondità diinterramento di almeno 1 metro;

• la colonna è munita di attacchi UNI 810 per manichetteantincendio, posti ad un’altezza di 450 mm dal terreno, emuniti di tappi con catenella; gli attacchi possono esserein numero variabile secondo le esigenze, da 2 a 4; il piùcomune idrante a colonna è generalmente dotato di 2attacchi DN 70 ed 1 attacco DN 100; quest’ultimo attacco(DN 100) serve per il collegamento alle autopompe deivigili del Fuoco o ad un mezzo antincendio mobile, epertanto deve essere rivolto verso la strada;

• l’idrante ed i suoi componenti devono essere almeno PN16 (pressione di progetto);

• l’idrante può essere dotato di un dispositivo di rotturaprestabilito in caso di urto accidentale della parte esternadella colonna, realizzato in modo tale che in caso di rotturala valvola rimanga chiusa e/o si richiuda automaticamenteevitando la fuoriuscita di acqua;

• gli idranti a colonna portano normalmente nel loro interno undoppio sistema di intercettazione e di sezionamento dell'acqua:

- il primo sistema permette di erogare o meno l'acqua alle manichette dopo averlecollegate all'idrante, ed il comando avviene tramite il cappello girevole collegatomediante vite senza fine e cilindro cavo alla valvola di intercettazione;

- il secondo permette di sezionarlo, ossia di isolarlo rispetto alla rete onde eseguire sudi esso la necessaria manutenzione conservando in esercizio la rete idrica antin-cendio, ed il comando avviene tramite asta collegata alla valvola di sezionamento.

• l’idrante deve essere altresì dotato di un dispositivo di scarico automatico per il drenaggiodell’acqua della colonna, predisposto in modo che all’atto della chiusura dell’otturatoredella valvola lo stesso si apra, e viceversa.

• per ciascun idrante deve inoltre essere prevista la dotazione di un equipaggiamentocomposto almeno da una manichetta antincendio, completa di raccordi e lancia dierogazione; tale dotazione deve essere ubicata in prossimità dell'idrante, in appositacassetta di contenimento, o conservata in una postazione accessibile in sicurezza anchein caso d'incendio.

• Un attacco DN 70 deve normalmente assicurare, come prestazioni idrauliche minime, unaportata non inferiore a 300 I/min, con una pressione residua non inferiore a 3,5 bar .

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6.2.4.3 - Idrante sottosuolo

L’idrante sottosuolo deve essere conforme alla norma UNI 9486; le sue principalicaratteristiche sono:

• l’idrante è interrato, collegato alla rete idrica mediante ungruppo valvola ad una profondità di almeno 1 metro, e adesso si accede tramite un chiusino di dimensioni e formaadeguate;

• la posizione degli idranti sottosuolo dovrà essereadeguatamente indicata, e dovranno altresì porsi in attomisure per evitare che ne sia ostacolato il loro utilizzo.

• l’idrante ed i suoi componenti devono essere almeno PN 16(pressione di progetto);

• il gruppo valvola deve essere realizzato in modo che, dopol’installazione nel terreno, lo stesso possa essere smontato peroperazioni di manutenzione e/o sostituzione di organi di tenuta;

• l’idrante sottosuolo può essere realizzato con due diversetipologie costruttive:

- l’idrante può avere un attacco di uscita ad innesto rapido a baionetta, ed in tal casol’erogazione dell’acqua avviene tramite l’applicazione di una apposita colonnaidrante, predisposta anch’essa per l’innesto rapido a baionetta; a tale colonnaidrante si collegano successivamente le manichette DN 45 o DN 70;

- (oppure) l’idrante può avere un attacco di uscita filettato UNI810 (generalmente DN 70) , ed in tal caso l’erogazionedell’acqua è possibile mediante l’applicazione diretta dellemanichette, e/o tramite l’applicazione di una appositacolonna idrante predisposta;

• l’idrante deve essere altresì dotato di un dispositivo discarico automatico per il drenaggio dell’acqua, predispostoin modo che all’atto della chiusura dell’otturatore dellavalvola lo stesso si apra, e viceversa.

• per ciascun idrante deve inoltre essere prevista ladotazione di un equipaggiamento composto almeno dauna manichetta antincendio, completa di raccordi e lanciadi erogazione, e con le dotazioni di attacco indispensabiliall’uso dell’idrante stesso; tale dotazione deve essere ubicata in prossimitàdell'idrante, in apposita cassetta di contenimento, o conservata in una postazioneaccessibile in sicurezza anche in caso d'incendio.

6.2.4.4 - N aspo

Con riferimento al diametro nominale (DN), come già accennato in precedenza gli idrantihanno generalmente attacchi di uscita filettati UNI 810, con due possibili diametri: idrantiDN 45 (per uso prevalente all’interno degli edifici), ed idranti DN 70 (per uso prevalenteall’esterno degli edifici).

Si è già detto che un attacco DN 45 deve normalmente assicurare, come prestazioniidrauliche minime, una portata non inferiore a 120 I/min, con una pressione residua noninferiore a 2 bar, mentre un attacco DN 70 deve normalmente assicurare, comeprestazioni idrauliche minime, una portata non inferiore a 300 I/min, con una pressioneresidua non inferiore a 4 bar.


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