+ All Categories
Home > Documents > foto di Annamaria Ercilli - luisapachera.it fileUn vino antico proiettato nel futuro. ... rienza...

foto di Annamaria Ercilli - luisapachera.it fileUn vino antico proiettato nel futuro. ... rienza...

Date post: 16-Feb-2019
Category:
Upload: nguyenliem
View: 214 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
12
1 Radici - Trimestrale della Cantina sociale di Avio s.c.a., Via Dante 14, Avio (TN) Anno Secondo Autorizzazione Tribunale di Rovereto n. 2/08 del 25/02/2008 Direttore Responsabile: Luisa Pachera ([email protected]) Redazion e: Cantina sociale di Avio s.c.a., Via Dante 14, Avio (TN) Tel. 0464 684008 Editing & Stampa: Osiride - Rovereto Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% - CNS TN 2 La luna piena, cucina e territorio 4 La Chiusa, una gola tra le Alpi e la pianura 6 La fillossera, storia di un flagello 8 In canoa sul filo dell’Adige 10 Punto vendita, spazio nuovo, vita nuova Anno nuovo, veste nuova. Con il pri- mo numero del 2009 Radici modifica la sua forma esteriore e anche qual- cosa dei suoi contenuti. Si presenta infatti con una nuova immagine di copertina e un nuovo colore guida che ci seguiranno per tutte le quattro uscite della seconda annata, un ri- chiamo alla primavera e al verde che la caratterizza. I numeri di ogni anno avranno quindi una veste che li dif- ferenzia da quelli che precedono e seguono e che faciliterà il compito dei tanti amici che intendono raccoglierli e collezionarli. Un’altra novità la troviamo nell’in- serto centrale della rivista, quattro pagine in cui presentiamo un proget- to nuovo che spero sia gradito anche ai nostri lettori più giovani. Si tratta di un fumetto che accompagnerà le prossime uscite di Radici, un modo simpatico di raccontare una storia che forse non tutti conoscono. Ad Avio esiste un intero vigneto in cui vivono e sono produttive delle viti centenarie che hanno superato in- denni il flagello della fillossera, un campo di quasi settemila metri qua- drati che può essere considerato un monumento alla viticoltura. Nei ter- reni sabbiosi che costeggiano l’Adi- ge, infatti, è ancora possibile trovare qualche isolato filare o qualche vite “franca di piede”, cioè non innestata su radice americana, ma non un vi- gneto così grande e integro. Il fumetto che inizia con questo nu- mero di Radici racconta la storia di questo pezzo di terra unico e pre- zioso, grazie al quale la cantina Vi- ticoltori in Avio intende produrre un vino straordinario con le stesse pian- te e le stesse tecniche dei nostri bi- snonni, l’Enantio Storico franco di piede. Un vino antico proiettato nel futuro. Nelle altre pagine della rivista par- liamo di un ristorante situato nel cen- tro storico di Ala, La luna piena, e raccontiamo dell’Adige che, alla Chiusa di Ceraino, plasma un pae- saggio molto suggestivo e che, una volta all’anno, cambia la sua veste per riempirsi dei colori delle canoe di Adigemarathon Terradeiforti. Per ultimo presentiamo il nuovo pun- to vendita aperto in Cantina, le sue iniziative e i servizi offerti ai clienti, la possibilità, per esempio, di acqui- stare del vino sfuso apprezzato per qualità e prezzo. Buona lettura. Valorizzare il passato per migliorare il futuro Francesco Amadori Presidente della Cantina sociale di Avio foto di Annamaria Ercilli
Transcript

1

Radici - Trimestrale della Cantina sociale di Avio s.c.a.,Via Dante 14, Avio (TN)

Anno Secondo

Autorizzazione Tribunale di Rovereto n. 2/08 del 25/02/2008

Direttore Responsabile:Luisa Pachera ([email protected])

Redazion e:Cantina sociale di Avio s.c.a.,Via Dante 14, Avio (TN)Tel. 0464 684008

Editing & Stampa:Osiride - Rovereto

Poste Italiane Spa -Spedizione in abbonamento postale - 70% - CNS TN

2 La luna piena, cucina e territorio

4 La Chiusa, una gola tra le Alpi e la pianura

6 La fillossera, storia di un flagello

8 In canoa sul filo dell’Adige

10 Punto vendita, spazio nuovo, vita nuova

Anno nuovo, veste nuova. Con il pri-mo numero del 2009 Radici modificala sua forma esteriore e anche qual-cosa dei suoi contenuti. Si presentainfatti con una nuova immagine dicopertina e un nuovo colore guida checi seguiranno per tutte le quattrouscite della seconda annata, un ri-chiamo alla primavera e al verde chela caratterizza. I numeri di ogni annoavranno quindi una veste che li dif-ferenzia da quelli che precedono eseguono e che faciliterà il compito deitanti amici che intendono raccoglierlie collezionarli.Un’altra novità la troviamo nell’in-serto centrale della rivista, quattropagine in cui presentiamo un proget-to nuovo che spero sia gradito ancheai nostri lettori più giovani. Si trattadi un fumetto che accompagnerà leprossime uscite di Radici, un modosimpatico di raccontare una storiache forse non tutti conoscono.Ad Avio esiste un intero vigneto in

cui vivono e sono produttive delle viticentenarie che hanno superato in-denni il flagello della fillossera, uncampo di quasi settemila metri qua-drati che può essere considerato unmonumento alla viticoltura. Nei ter-reni sabbiosi che costeggiano l’Adi-ge, infatti, è ancora possibile trovarequalche isolato filare o qualche vite“franca di piede”, cioè non innestatasu radice americana, ma non un vi-gneto così grande e integro.Il fumetto che inizia con questo nu-mero di Radici racconta la storia diquesto pezzo di terra unico e pre-zioso, grazie al quale la cantina Vi-ticoltori in Avio intende produrre un

vino straordinario con le stesse pian-te e le stesse tecniche dei nostri bi-snonni, l’Enantio Storico franco dipiede. Un vino antico proiettato nelfuturo.Nelle altre pagine della rivista par-liamo di un ristorante situato nel cen-tro storico di Ala, La luna piena, eraccontiamo dell’Adige che, allaChiusa di Ceraino, plasma un pae-saggio molto suggestivo e che, unavolta all’anno, cambia la sua vesteper riempirsi dei colori delle canoedi Adigemarathon Terradeiforti.Per ultimo presentiamo il nuovo pun-to vendita aperto in Cantina, le sueiniziative e i servizi offerti ai clienti,la possibilità, per esempio, di acqui-stare del vino sfuso apprezzato perqualità e prezzo. Buona lettura.

Valorizzare

il passato permigliorare il futuro

Francesco AmadoriPresidente della Cantina sociale di Avio

foto

di A

nnam

aria

Erc

illi

2

La luna piena,sintonia

tra cucinae territorio

La luna piena si trova ad Ala(Tn) in via Carrera n. 7.Telefono: 0464 673030

È chiuso il lunedì.

Tra le tante strade di Ala, via Carre-ra è una tra le più suggestive, partedall’antico Carrubio dove un tempopulsava il cuore mercantile della cit-tà, e si alza verso il suo nucleo piùantico, la zona ancora adesso deno-minata Villalta. Per terra ciottoli le-vigati e scuri, appese ai muri lampa-de che emozionano e ricordano il pas-sato. Alti palazzi che destano stupo-re e ammirazione per la loro ricchez-za e bellezza.In uno di questi, nel periodo deiQuattro Vicariati, aveva sede la pri-gione, poco più in là c’era l’edificiodove soggiornavano le guardie, ungrande portone con un cortile inter-no che ora si apre su uno dei risto-ranti più interessanti della zona, Laluna piena.La storia dell’esercizio risale a unadecina di anni fa, quando nel palaz-zo da poco ristrutturato è stato aper-to un ristorante di cucina modenese.Il nome è rimasto uguale, ma la con-duzione è cambiata radicandosi pro-fondamente nella cultura gastrono-mica locale.

L’attuale gestione è in mano a unacoppia di giovani del posto, Ivan De-biasi e Alba Pinter, marito e moglienella vita e compagni di lavoro nelristorante. Hanno un figlia adole-scente, Beatrice, che si muove nellocale come se fosse nella stube dellasua casa.L’ambiente è infatti molto intimo, inesso si mescola lo stile rustico datodal soffitto ad avvolti, a quello raffi-nato dell’arredamento che gioca suicolori pastello e sulla luce soffusadelle candele.

Alba è l’anima organizzatrice del lo-cale, viene da studi diversi e si avvi-cina alla ristorazione grazie al mari-

to che in materia ha invece un’espe-rienza lunga e di tipo familiare.

La passione per la cucina – dice Ivancon orgoglio – mi viene dalla nonna,dal piacere che essa provava nel pre-parare i piatti della nostra tradizio-ne. Ricordo che durante la vendem-mia cucinava gli gnocchi di patate perquindici persone, sul fuoco teneva trediversi tipi di sugo per accontentaretutti, neanche fossimo in un ristoran-

te. Io la guardavo ammirato, l’aiuta-vo a passare gli gnocchi sulla grattu-gia, a uno a uno, e intanto imparavoad amare un’arte che sarebbe diven-tata la mia professione.

Così, divenuto adulto, Ivan ha sceltodi seguire le orme dello zio che eraproprietario di un grande ristorantein Baviera. È andato a Monaco e hacominciato ad apprendere i rudimen-ti del mestiere, ha fatto il lavapiatti,il cameriere, l’aiuto cuoco e il cuoco,poi è tornato in Italia e si è rimboc-cato le maniche per realizzare il so-gno di mettersi in proprio.

Un buon ristoratore deve saper faredi tutto – aggiunge convinto – devesaper accogliere i clienti e allo stessotempo preparare le pietanze propostenel menu. Nel nostro mestiere la spe-cializzazione va bene, ma non deveessere rigida.

La pensa così anche Alba che sa faredi tutto e lo fa bene. Il suo regno perònon è la cucina, ma l’organizzazionedel ristorante e la gestione del servi-zio in sala.

Ci vorrebbe una scuola in grado diformare il personale a una professio-ne che non s’improvvisa – dice conun sorriso – molti credono che fare ilcameriere sia un lavoro alla portatadi tutti, ma non è vero, ci vuole cultu-ra, garbo e sensibilità, doti che nonsempre si trovano nei giovani che siavvicinano al mestiere.

3

Lei l’esperienza se l’è fatta a tuttotondo nel ristorante che gestiva adAvio col marito prima di approdarea La luna piena, ora ha le idee chiaree propone una cucina strettamentelegata al territorio.

La rivalutazione della cultura localenon si fa solo nei teatri o nelle biblio-teche – continua Alba con fervore –si fa anche nei ristoranti. Noi siamocircondati da ricchezze che devonoessere divulgate attuando una siner-gia tra ente pubblico e privati. Il ca-stello di Avio e i palazzi di Ala sonodei beni inestimabili, ma anche la“carne salà” e le nostre zuppe di ver-dura lo sono.

Rivalutare i prodotti locali è fare cul-tura, ma è anche agire nel rispettodell’ambiente. Per questo il menu deLa luna piena propone piatti dellatradizione fatti con i migliori alimentiche provengono dal territorio circo-stante, quand’è possibile acquistati“a chilometri zero”. Così la carne e isalumi, i formaggi e il vino, l’olio, lapolenta, la verdura e le marmellatevengono da Ala, da Avio o da pocolontano.

Il menu cambia a seconda della sta-gione e viene incontro alle diverseesigenze individuali. Tra le tante pro-poste si consiglia un tagliere di salu-mi, formaggi e giardiniera come an-tipasto, risotto all’Enantio dei Viti-coltori in Avio con dadolata di for-maggio, “carne salà” di struzzo e tor-tino di asparagi e uova di quaglia. Neidessert sono spesso protagonisti ifrutti di bosco e le mele, ottima lamousse allo yogurt alle more.

La “carne salà” è una ricettatipica del basso Trentino. Un

tempo si conosceva solo quellarossa di manzo preparata nella

zona dell’alto Garda e quellabianca di maiale prodotta ad Ala

e ad Avio, ora si può gustareanche quella di struzzo

proveniente da un allevamentodella Valsugana.

Risotto all’Enantiocon dadolata di formaggio

nostrano

Appassire nell’olio extra verginedi oliva un fondo di cipolla,

quando questa è trasparenteaggiungere il riso e lasciarlo

dorare, versare un bicchiere diEnantio e farlo evaporare

mescolando, quindi, poco allavolta, il brodo di carne

preparato a parte.Si continua a mescolare e versola fine della cottura si bagna con

un altro bicchiere di Enantio.Si lascia asciugare e si toglie dalfuoco per mantecare il tutto con

burro e grana.Si compone il piatto mettendo a

sciogliere sul risotto delformaggio fresco e saporito

tagliato a piccoli dadi.

Noi siamo una Terra di confine, unaGrenzland – dice Alba con convinzio-ne – per cui prestiamo attenzione an-che alla tradizione culinaria dell’Al-to Veneto. Grande successo ha infattila nostra “peverà” che viene fatta colgrasso di lucanica e speck e non conil midollo di bue come nella “pearà”veronese.

L’amore per la tradizione e per il ter-ritorio si vede anche al di fuori delristorante. Dal cortile interno, infat-ti, si può raggiungere un piccolo em-porio ricco di profumi e sapori.Uno scrigno colmo di frutta, marmel-late, miele, farine, conserve, vino, olioe altre delizie che fanno venire vo-glia di rientrare nel ristorante e ri-prendere a mangiare.

4

La Chiusa,una gola

selvaggia cheapre le Alpi alla

pianura

L’Adige scorre nell’ultimo tratto del-la Vallagarina compiendo anse pigree ben modellate.Lascia il Trentino in modo ordinatoe quando entra nel Veneto si apre erimbalza lento tra il Monte Baldo e iMonti Lessini che stanno ai lati op-posti della valle.Scorre tranquillo, s’allarga e prenderespiro. Quando giunge tra Rivoli eCeraino, però, sembra pentirsi, sigira, esita e per un attimo cerca ditornare sui suoi passi per riprender-si quello che ha lasciato indietro. Sipiega, resiste, poi imbocca la Chiusae con forza la riempie finché trova losbocco per la pianura.

La Chiusa è uno dei paesaggi più belliche si possono incontrare seguendoil corso dell’Adige, anche solo a guar-darla dall’alto della strada statalesembra un sogno. Per chi viene danord è una sorpresa che mozza il fia-to sporgersi dal muretto e vedere ilfiume sgusciare nella gola tra le ripi-de rocce contrapposte.

Chi viene da sud prova la stessa emo-zione davanti alla parete montuosache pare chiudere ermeticamente lavalle, la guarda e si domanda se cisia modo di andare oltre, poi imboc-ca la salita, incontra Ceraino e sco-pre che la Vallagarina lo sta atten-dendo poco lontano.

Un tempo la strada che porta allaChiusa era ancora più ripida, passa-va con la ferrovia all’interno dellaTagliata di Ceraino, un forte che at-traversava la gola e che di notte ve-niva chiuso per rendere impossibileil transito nella valle.

Nel 1914 una forte inondazione hatravolto il traghetto militare ucciden-do il conducente – racconta SandroManzelli, abitante di Ceraino e per-sonalità di spicco dell’associazione ElCasteleto – così per qualche anno èstato costruito un ponte militare permantenere i contatti col forte di Ri-voli. Nel 1923 è stata aperta la primagalleria ferroviaria e nel 1936 è stataabbassata di sei metri la pendenzadella strada che s’inerpica sul fiancodella montagna. Nello stesso anno èstata demolita una parte del forte cheperò ha mantenuto le sue funzionimilitari ben oltre la fine della secon-da guerra mondiale.

Al tempo della dominazione austria-ca la strada che passava dalla Chiu-sa aveva una grande importanza stra-tegica che aumentò con l’avventodella ferrovia. Per questo, verso la

Verso la metà del XII secolol’esercito di Federico

Barbarossa viene bloccato allaChiusa da un gruppo di

veronesi che occupa la sommitàdella rupe. Per quattro giornil’imperatore rimane fermo e

inoperoso, poi altri due veronesiconducono Otto von

Wittelsbach e i suoi soldati sullamontagna alle spalle del nemico

che ben presto vienesbaragliato. La strada per ilrientro delle truppe imperialitorna, così, di nuovo libera.

metà del XIX secolo, sono stati co-struiti alcuni forti militari che poi,con l’avvento dell’Italia, sono statimodificati per far fronte a un attac-co da nord.Alcuni di questi forti sono ora diroc-cati, altri mantengono intatto il lorofascino a ricordo di un periodo in cuila zona era fortemente militarizzata.

Con lo spostamento del confine, tut-to è cambiato, la caserma del forte èdiventata un ristorante e pochi san-no che il piccolo edificio lì vicino eraun casello ferroviario. Un tempo itreni a vapore si fermavano semprea Ceraino per rifornirsi di acqua, oranon più, la stazione è stata chiusa ela ferrovia corre in una lunga galle-ria aperta da poco, di lei rimane solouna traccia suggestiva appesa allacosta della montagna.

Poco a nord della Chiusa c’è unaspiaggia stupenda dove noi di Cerai-no andavamo a fare il bagno – con-tinua Manzelli con un filo di nostal-gia – lì, nel 1948, Alessandro Blaset-

foto

Rob

erto

Con

zatt

i

foto

Ezi

o C

onso

li

5

ti ha girato i primi minuti del film“Fabiola” con Henri Vidal, MichèleMorgan e Gino Cervi. Io me lo ricor-do molto bene perché vi ho lavoratocome comparsa, remavo sulla barcadel romano Quadrato ed ero conten-to perché mi pagavano bene. Una vol-ta, però, l’imbarcazione si è spezzatain due e io sono dovuto tornare a rivaa nuoto. Per fortuna il fiume era quasiin secca.

Il nobile Benedetto del Bene nelsuo diario racconta che lastrada della Chiusa era in

pessime condizioni e che carri ecarrozze “si dovevano tirareall’insù a forza d’uomini e

condurre a mano i cavalli”. Cosìnel 1774 furono eseguiti dei

lavori per abbassarne lapendenza, sistemare il fondo e

costruire il muretto verso l’Adige.Il costo fu elevato e portò allalite Comuni, Provincia e Stato.

[da “La Valdadige nel cuore 2008”,p.19, El Casteleto]

foto

Rob

erto

Con

zatt

i

dio archeologico e il ripristino delcontesto ambientale.Il piano di lavoro è quindi ambiziosoe per essere realizzato ha bisogno dimolto entusiasmo e di altrettanto de-naro. Del primo ne abbiamo tanto, madel secondo siamo scarsi, ne abbia-mo per iniziare i lavori, ma non perportarli a termine. Urge quindi l’in-tervento di qualche nuovo amico chevoglia portare linfa vitale al nostroprogetto.

Sulla riva destra dell’Adige, appenaa sud della Chiusa, si apre uno slar-go con un prato e una piccola chiesadalla storia lunga e interessante. Èla chiesa di San Michele di Gaium,sorta nel lontano medioevo, più vol-te distrutta e riedificata e ora ogget-to di un importante progetto di re-stauro voluto dall’associazione Bal-dofestival.

L’idea ci è venuta nel 2005 assiemead alcuni amici di Legambiente – diceGiancarlo Dotti, responsabile orga-nizzativo del progetto – sembrava unsogno, ma poco alla volta siamo riu-sciti ad attirare l’attenzione su que-sto bene tanto prezioso, così ora il so-gno sta per realizzarsi.

Il progetto di recupero e valorizzazio-ne dell’area si articola in varie sezio-ni, prevede infatti il restauro archi-tettonico della chiesa di San Miche-le, quello delle sue pitture murali in-terne ed esterne, uno scavo e uno stu-

Per sostenere il progetto legatoalla chiesa di Gaium si può

versare un contributo sul contocorrente Unicredit di Rivoli

Veronese (Iban: IT 59 T 0200860040 000041252884)

o contattarel’associazione Baldofestival.

Tel. 333 [email protected]

Gaium

nati e morti gnanca un,

en matrimonio no s’è mai isto,

sia lodato Gesù Cristo

foto

Rob

erto

Con

zatt

ifo

to L

uca

Sart

ori

La Chiusa di Ceraino ha visto passa-re gente di ogni genere, militari coiloro eserciti, uomini di cultura e direligione, dignitari, commercianti esemplici viandanti, vale la pena diandarla a visitare per vivere il brivi-do di un ambiente ancora selvaggio,per oltrepassare una porta che untempo era chiusa e che ora lega ilmondo alpino alla pianura padana.

6

La fillossera,storia

di un flagellocon pochisuperstiti

Francia, da qui l’infestazione si al-larga a macchia d’olio. Due anni dopoè in Portogallo, poi arriva in Germa-nia e quindi in Austria e in Spagna.In Italia, nel 1879, viene trovata inLombardia, ma l’anno dopo è già aCaltanissetta, in Liguria e altrove.La prima comparsa dell’afide nel Ti-rolo meridionale – vicino a Merano ea Caldaro – risale all’estate del 1901,ma nel 1907 è già a San Michele, aFaedo e a Lavis. In 5 anni vengonocolpiti oltre 1.000 ettari di vigneto,pari quasi al 7 % del territorio vitatodel Trentino.Nel Veronese la situazione è simile,in Valpolicella il fitofago appare nel1907, ma lungo la valle dell’Adige fala sua comparsa solo nel 1910, a Co-stermano e a Rivoli.

Da subito i governi nazionali avvia-no ricerche e sperimentazioni perfermare il flagello, l’Istituto agrariodi San Michele all’Adige svolge in talsenso un ruolo molto importante.

Ma la diffusione non si ferma, l’in-setto è molto aggressivo ed è spessoaiutato dai contadini che non seguo-no alla lettera le disposizioni emanateper combatterlo. Molti, per esempio,acquistano pali di legno e verdura inluoghi infestati, consentendo all’afi-de di compiere lunghi salti e raggiun-gere nuove zone. Altri si rifiutano diestirpare le vigne malate ma ancoraproduttive, favorendo il contagio deicampi vicini…È in questo modo che il fitofago avan-za e invade ogni campo vitato delmondo.Alla fine si salveranno solo i vignetidel Cile e quelli piantati su terrenisabbiosi nei quali l’afide allo stadiogiovanile, la neanide, non riesce aspostarsi.

La fillossera della vite è un afide, unodei tanti parassiti fitofagi che infe-stano le nostre piante al pari dellatignola, del ragno rosso e di altri an-cora. Nell’opinione comune è un pi-docchio fastidioso e nocivo, ma untempo era molto più di questo, centoanni fa è stato il vettore di un’infe-stazione che ha distrutto quasi tuttii vigneti d’Europa, un flagello che haportato paura e miseria, che ha co-stretto intere popolazioni a migrare,a salire su un bastimento che porta-va in America.

Intanto l’uomo nonsta a guardare, compiestudi sull’insetto e avviaesperimenti per debellarlo.Ben presto però si rende con-to che l’unico modo per riuscirci èrinnovare totalmente i vigneti, pian-tando nuove viti che abbiano la radi-ce americana e l’innesto europeo.L’idea si basa sulla constatazione chel’insetto attacca le radici di vitis vi-nifera europea, ma non quelle dellavite americana, della rupestris e ri-paria, per esempio.

Con il lento ma progressivo rinnova-mento dei vigneti, la viticoltura mon-diale riprende forza, ma non è piùquella di un tempo, perché non tuttele varietà di vite europea attecchisco-no bene sulle radici americane, mol-te vanno perdute e altre modificanola loro produzione.

Anche nella Bassa Vallagarina e nel-l’Alto Veronese viene attuato il lentoe completo reimpianto dei vigneti.Ben presto tutte le vigne vengonosostituite con quelle su “piede” ame-ricano, solo nei terreni sabbiosi lun-go l’Adige si salvano delle piante dilambrusco a foglia frastagliata che untempo si chiamava ambrusca e oraenantio. Delle viti autoctone che rap-presentano un monumento alla viti-coltura precedente alla fillossera per-ché giunte a noi con radici proprie.

Col tempo queste vigne sono statesostituite quasi ovunque, qualche fi-lare esiste ancora, ma solo nella cam-pagna di Avio è possibile trovarne uncampo ancora integro e produttivo,quattro lunghe pergole più che cen-tenarie di “enantio storico franco dipiede” distese su quasi settemilametri quadrati di terreno.

Tutto è iniziato alla metà del XIX se-colo. A quel tempo la fillossera esi-steva solo in America dove una lun-ga coesistenza aveva permesso allavite di selezionarsi e sopravvivere.Lì, infatti, l’insetto attaccava solo lesue foglie e non le radici.Quando i grandi transatlantici han-no cominciato ad attraversare l’oce-ano in meno di dieci giorni, sono ap-prodate sulle coste europee delle fil-lossere ancora vive che hanno trova-to un ambiente ideale per la loro dif-fusione.

Nel vecchio continente nessuno cono-sceva l’afide americano che ha potu-to completare il suo ciclo di svilupponelle radici delle viti distruggendo, nelgiro di pochi anni, interi vigneti.Quando i contadini si sono accorti delproblema, era ormai troppo tardi.

Nel 1863 si ha il primo ritrovamentodi fillossera in Gran Bretagna e in

7

di piede realizzato con le tecniche egli attrezzi che si usavano all’iniziodel secolo scorso, quando l’afide nonera ancora arrivato in valle.L’uva è stata pigiata coi piedi, il mo-sto tenuto in un vecchio tino e il vinolasciato maturare in modo del tuttonaturale.Fra non molto sarà pronto e imbot-tigliato, chi lo berrà dovrà prestargliil rispetto che merita un prodotto cheviene dalla storia.

Il suo vero nome èDaktulosphaira vitifoliae, ma

molti la conoscono comePhylloxera vastatrix o Viteus

vitifoliae o meglio ancora comefillossera o filossera della vite,

termine che le è statoassegnato in America nel 1854

e che deriva dal greco fillon(foglia) e xeròs (secco). In

America era infatti l’apparatofogliare della vite a essere

infestato e devastatodall’insetto.

La Cantina sociale di Avio consideraquesto vigneto un patrimonio cultu-rale dell’intera comunità, per questovuole raccontarne la storia con unfumetto in quattro episodi che ricor-di l’impatto della fillossera sul nostroterritorio. Un modo per impararesorridendo, per capire e intanto di-vertirsi.

Sempre per valorizzare questo cam-po di viti centenarie, la Cantina neha raccolto l’uva per farne un vinospeciale, un Enantio Storico franco

L’Istituto agrario di San Micheleall’Adige viene fondato nel 1874

dalla Dieta regionale diInnsbruck che vi attiva una

Scuola Agraria con annessaStazione Sperimentale

per «cooperare sotto ogniaspetto al rialzamento

e al progresso dell’economiaagricola del Tirolo».Durante il periodo

dell’infestazione da fillossera èmolto attivo nella sua funzione

didattica, sperimentale e diconsulenza alle aziende viticole

e vivaistiche sia pubblicheche private. Nel 2008 sitrasforma in fondazione

adottando il nome del suo primodirettore, Edmund Mach.

Fillo de La Filloxeraalla conquista dell’Enantio Storico

Fillo è un colonnello dell’esercito fillos-serico che durante la visita al Distretto

di Grenzland in BassaVallagarina, scopre

che non tutto ilterritorio è colo-nizzato dai suoi

prodi. Lungo l’Adige, infatti, c’è unazona che pare impenetrabile, un’isolaverdeggiante che sembra un paradiso.

Lui decide di fermarsi per conquistar-la, ma non è detto che ci riesca.Al suo fianco c’è Fillis, una giovane

dalle idee stravaganti che intuisce quel-lo che sta succedendo nel campo lungoil fiume.È lei che andrà alla scoperta dei segretidell’Enantio Storico, disseminando in-dizi che sembrano un gioco.

8

In canoasul filo

dell’Adige

manifestazione non è stata un suc-cesso, è stata un trionfo.

Terradeiforti Sport è una società nataper mano di un gruppo di amantidella canoa che si riconoscono nel Ca-noa club di Pescantina e di Verona.A queste associazioni si è da pocounita quella omonima di Borghettoall’Adige, il piccolo paese trentino dalquale ogni anno prende il via l’Adi-gemarathon.

Siamo partiti nel 2004 con la speran-za di riunire attorno a noi almeno 150persone – dice Bruno Panziera, vul-canico presidente di TerradeifortiSport – ed è stato una grande soddi-sfazione ritrovarci in 400. Da subitoabbiamo avvertito un vivo interesseattorno a noi, così abbiamo cercatoqualcuno che ci aiutasse ad affronta-re le spese che ci venivano dall’orga-nizzazione e dalla promozione del-l’iniziativa. Il primo a darci unamano è stato il consorzio Terradeifortiche rimane per noi il punto di riferi-mento più importante, un partneramico e non solo uno sponsor.

Spesso ci si dimentica che il vero pro-prietario di una valle è il fiume chela percorre. L’idea vale per tutte levalli e per tutti i fiumi, anche perl’Adige e per la Vallagarina. Dal filodell’acqua cambia il paesaggio chescorre sulle rive, cambiano i contor-ni delle montagne, la disposizione deipaesi e dei campi che stanno loro at-torno. Tutto sembra diverso e unico,magnifico.

Quello di guardare la valle dal cen-tro del fiume è un’opportunità diffi-cile da realizzare, ma ormai alla por-tata di tutti. Una volta all’anno, in-fatti, è possibile percorrere i trentachilometri che separano Borghettoall’Adige da Pescantina pagaiando suuna canoa o gustando il paesaggio dalbordo di un gommone. Un’avventu-ra magnifica aperta a tutti, agli spor-tivi che la vivono come una sfida ago-nistica e alla gente comune, ai turi-sti o abitanti del posto, che voglionoriempirsi gli occhi e il cuore di unpaesaggio incantevole.

A offrire loro questa occasione è l’as-sociazione Terradeiforti Sport cheorganizza ogni anno l’iniziativa Adi-gemarathon, l’ultima si è svolta il 28ottobre scorso e ha messo sul fiumepiù di 1.400 persone. L’acqua era fre-sca e la giornata splendida, così la

A distanza di 5 anni la maratona èmolto cresciuta, la sesta edizione siterrà il 18 ottobre prossimo e, comele precedenti, avrà una risonanzamondiale. Sarà una grande festa del-lo sport e degli sportivi, ma non solo,perché coinvolgerà il territorio coniniziative culturali e sociali moltoimportanti.Uno spazio preciso sarà riservatoanche alla solidarietà. Quest’anno,infatti, verranno organizzati corsi di

Terradeiforti è un territorio che sitrova a cavallo tra il Veneto e ilTrentino, in una valle modellata

dai ghiacciai dell’era quaternariae scavata dal fiume Adige.

Chiusa tra il Monte Baldo e laLessinia, l’area si estende dal

comune di Avio a quello diDolcè, di Brentino Belluno e di

Rivoli Veronese, e prende ilnome dai tanti forti militari ecastelli che ne segnano il

paesaggio.Il territorio ha una lunga

tradizione vitivinicola che trovaconferma nel consorzio

omonimo che racchiude unbuon numero di aziende

agricole e di cantine locali.La denominazione Terradeiforti-Valdadige tutela e promuove i

due vini rossi autoctoni Enantioe Casetta, e i bianchi Pinot

Grigio e Chardonnay.www.terradeiforti.it

foto

Ezi

o C

onso

li

foto

Ezi

o C

onso

li

9

canoa e di rafting per donne operatedi tumore al seno, che avranno cosìl’opportunità di vivere sull’Adigeun’esperienza atletica altamente sa-lutare e socializzante.

Ci piace lavorare a un progetto comu-ne – dice Alviano Mesaroli, presiden-te del Canoa club di Pescantina e unodei direttori tecnici di TerradeifortiSport – vedere i giovani allenarsi conimpegno a fianco di campioni pluri-decorati come Vladi Panato. Tra diloro si avverte un entusiasmo e unapassione che vanno oltre la mera at-tività sportiva, nascono amicizie checoinvolgono intere famiglie e intantos’impara a conoscere e ad amare ilnostro territorio, quella valle dell’Adi-ge che è ricca di bellezze non ancoradel tutto valorizzate.

Non sono solo i giovani che coltiva-no la passione dell’andare sul filodell’onda, ci sono uomini e donnematuri, bambini coi genitori e i non-ni, intere famiglie e gruppi di amiciche si danno appuntamento a Bor-ghetto per ritrovarsi poi a Pescanti-na. E chi non ha voglia di entrare inacqua, partecipa alle varie iniziativeche precedono e seguono la marato-na. C’è posto per tutti.

Noi siamo molto attenti alla sicurez-za, abbiamo un ottimo servizio d’or-dine con personale della protezionecivile in grado di ricondurre nellanorma qualsiasi imprevisto – conti-nua il presidente Panziera – ma finoa ora siamo stati fortunati e non èservito un granché. Solo una voltasi è rovesciato un “dragon boot” e c’èvoluta un’ora per recuperare le ven-ti persone che galleggiavano sul fiu-me. In un’altra occasione ci siamopreoccupati per la mancanza di uncanoista che poi abbiamo scopertoessere tornato a casa senza avvisarenessuno.

Per il futuro Terradeiforti Sport siaspetta un’adesione sempre maggio-re alla sua maratona. Il numero deipartecipanti è in continua crescita,per questo intende potenziare le op-portunità di rafting, cioè di discesadel fiume in gommone, portando uncontributo attivo allo sviluppo turi-stico del territorio.

Adigemarathonè un importante strumento di

promozione in grado di conferireun respiro internazionale

al nostro territorio, non solosotto il profilo sportivo, ma

anche vitivinicolo in un contestodi progressiva valorizzazione

delle nostre produzioni, in primisi nostri vitigni autoctoni

Enantio e Casetta.

Francesco Amadori, presidente del

Consorzio Tutela Vini Terradeiforti

Allo stesso modo si propone di svi-luppare l’aspetto sportivo agonisti-co dei suoi associati, che fra non mol-to potranno giovarsi della nuova sededel Canoa club di Verona, dotata delleattrezzature e degli spazi più adattialla crescita atletica dei giovani ca-noisti.

Un progetto ambizioso che mescolalo sport alla solidarietà, la culturaalla valorizzazione turistica e am-bientale dell’Adige e della valle in cuiesso scorre.

foto

Ezi

o C

onso

li

10

Puntovendita,

spazio nuovo,vita nuova

tina di Nomi e delle Fattorie Azzoli-no che fanno parte della stessa com-merciale Athesia e che si possonodegustare appoggiati al bancone diun piccolo ed elegante bar.

Mi piace il rapporto con i clienti – dicePaola con sicurezza – ma ancor di piùmi piace osservare i soci anzianiquando entrano e si guardano attor-no soddisfatti, spesso si avvicinano emi raccontano un aneddoto sullaCantina, un pezzo della sua storia,poi comperano qualcosa ed escono colsorriso sulle labbra. Amo pensare chesi sentano a casa loro, perché così è o,almeno, così dovrebbe essere.

Con l’apertura del nuovo punto ven-dita, la Cantina sociale Viticoltori inAvio ha completato il suo percorsodi rinnovamento che l’ha portata aristrutturare il vecchio stabile sortonel 1957 e ad aprire spazi nuovi alcommercio e alla promozione delvino.

Maggiori servizi ai clienti e ai soci,sembra essere una parola d’ordinedello spaccio aziendale che è affida-to alla cura di Paola Fracchetti. Difatto è un nuovo ed elegante negoziodove si trova un po’ di tutto, pasta,farine, caffè, olio, aceto, sughi, mar-mellate, formaggi, salumi, piccoli og-getti regalo e perfino i libri… Pro-dotti di alta qualità, scelti con cura eofferti con il sorriso sulle labbra.I vini, ovviamente, la fanno da pa-drone, primi fra tutti quelli della Vi-ticoltori in Avio, ma anche della Can-

Ma il punto vendita non si rivolgesolo ai soci, offre servizi a tutta laclientela, l’ultimo e forse il più ap-prezzato, è la vendita del vino sfuso.

È un’iniziativa interessante che in-contra il favore di tutti – dice Stefa-no Libera, consigliere della Cantinae attivo frequentatore dello spaccio– è bello portarsi a casa il vino e an-dare a prenderne una brocca in di-spensa come si faceva un tempo incantina. Tanti contadini non si fan-no più il vino da soli e quello che ac-quistano allo spaccio glielo fa ricor-dare, lo vivono come se lo avesseroprodotto con le loro mani.

Arrivano allo spaccio con una picco-la tanica, un bottiglione o una dami-giana, qualcuno si porta due recipien-ti perché due sono i prodotti messiin vendita sfusi, c’è il bianco che èuno Chardonnay, e il rosso che inve-ce cambia, a volte è un Merlot, a vol-te un Teroldego. Poi passano alla cas-sa dove vengono tentati da un altroprodotto di successo della Cantina, iBaci tardivi, dei cioccolatini ripienidi crema alla Vendemmia tardiva.

Il buon cioccolato fa bene al morale,lo si sa, quando è unito a dell’ottimovino, può fare ancora meglio. Il pro-getto Baci tardivi è nato in collabo-razione con la pasticceria Millevogliee con il Fai che ha messo a disposi-zione l’immagine dell’affresco delbacio che si trova nel mastio del Ca-stello di Sabbionara d’Avio. Il pro-dotto è ottimo e ha incontrato il suc-cesso del pubblico nello spaccio e lad-dove è stato presentato. Venduto da

11

Premio nazionaleGrenzland - Terra di Confine

2009La seconda edizione del premio

ha come temaGrenzland - Terra di Confine

ed è divisa in due sezioni.

Concorso fotografico conscadenza 31 maggio 2009.

Ogni partecipante potràconcorrere con un massimo ditre opere stampate in bianco e

nero o a colori e di formato18 x 24 cm o superiore. Ogni

fotografia sarà anonima e dovràpresentare sul retro il titolo e unpensiero che la colleghi al tema.

Le opere ritenute dalla Giuriacoerenti con lo spirito del

concorso saranno esposte inuna mostra alla quale il pubblico

potrà accedere per votare lapreferita. Le tre fotografie

giudicate migliori dalla Giuria equella maggiormente scelta dalpubblico, riceveranno un premio

e saranno pubblicate sulnumero di settembre di Radici.

Concorso letterario conscadenza 30 settembre 2009.Ogni racconto dovrà essere

scritto in lingua italiana, avere lalunghezza massima di 6300

battute (spazi compresi)ed essere presentato in sei

copie dattiloscritte.A suo insindacabile giudizio la

Giuria sceglierà i tre testi miglioriche saranno premiati.

Il racconto vincitore sarà inoltrepubblicato sul numerodi dicembre di Radici.

Tutte le opere dovranno esserespedite a “Radici, Cantina

sociale di Avio, via Dante 14,38063 Avio, Tn” in plico chiusocontenente una busta sigillata e

anonima con all’interno i datipersonali, i recapiti dell’autore e

i titoli delle opere.

Per informazioni:www.luisapachera.it,[email protected]

Tel. 0464 684008.

solo è uno sfizio goloso, nel sacchet-tino da cinque è un piccolo regalo chesi presta bene per qualsiasi ricorren-za familiare e collettiva.

È un cioccolatino pensato per pro-muovere la Vendemmia tardiva equindi risponde all’obiettivo del pun-to vendita di favorire la conoscenzae la vendita dei prodotti dell’azien-da. Attorno a esso sono sorte nume-rose iniziative, è stato presentato consuccesso anche nella serata organiz-zata in Cantina per la Giornata in-ternazionale della donna.

Promuovere un’azienda vuol direpromuovere i suoi prodotti, ma an-che il territorio in cui essa opera. Èquesto lo scopo del secondo Premionazionale bandito dalla rivista Radi-ci, che quest’anno consta di due se-zioni ma di un unico tema, il concet-to di “Grenzland – Terra di confine”che può essere interpretato in modoampio e figurato.

La Bassa Vallagarina è una Grenzlandperché percorsa da un confine storicoe culturale che un tempo separaval’Austria dall’Italia e ora le provincedi Trento e di Verona che hanno incomune, tra l’altro, una grande pro-pensione per la viticoltura.Il termine nasce quindi in senso geo-grafico e storico, ma può essere este-so a molti altri campi. A quello socia-le, per esempio, ma anche a quellopersonale, psicologico ed emozionale.

C’è una Grenzland laddove convivo-no mondi e culture diversi, realtà edemozioni differenti o contrapposte checoesistono intrecciandosi assieme.Può essere una Terra di confine,quindi, l’adolescenza che è il momen-to in cui l’infanzia e l’età adulta s’in-contrano, una malattia, un inciden-te o un lutto che segnano un nettoconfine tra il prima e il dopo. Ancheuna gravidanza può essere vissutacome una Grenzland, ma pure unpaesaggio in cui si mescolano elemen-ti diversi.Sta ai partecipanti al concorso“Grenzland – Terra di confine 2009”trovare questi nessi ed esprimerliattraverso la fotografia o la narrazio-ne, o magari attraverso entrambe.

Delle due sezioni quella fotograficascadrà per prima, la sua premiazio-ne avverrà a fine giugno e offrirà lospunto per festeggiare l’amico e so-cio onorario della Cantina GiorgioGioco, grande cuoco e proprietariodel ristorante Dodici apostoli di Ve-rona, ma anche perfetto abitante diGrenzland per l’amore riservato allesue origini trentine e veronesi.Per l’occasione saranno consegnatea Giorgio Gioco le chiavi della cam-pagna dei Viticoltori in Avio, un ge-sto simbolico ricco di affetto e di fi-ducia che gli consentirà di visitare ivigneti dei soci per constatarne laqualità di produzione, degna di arri-vare, sotto forma di vino, sui tavolidel suo ristorante.

Baci tardivi...

valeva la pena di aspettare

12

La Cantina Viticoltori

in Avio è presente

al Vinitaly di Verona,

dal 2 al 6 Aprile 2009,

pad. 2 / stand B10


Recommended