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fotografia arti visuali spettacolo moda dicembre per sfogliami.pdf$364; nel 1988, il listino fu...

Date post: 06-Feb-2021
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0 fotografia arti visuali spettacolo moda curiosità attualità [email protected]
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  • 0fotografiaarti visuali spettacolo moda curiosità attualità

    [email protected]

  • PER INFO E ISCRIZIONICIRCOLO FOTOGRAFICO L’ ESPOSIMETRO

    LOREOCELL. 380 1453258

  • QUALCOSA E’ CAMBIATO

    Il titolo non significa che qualcosa si sia deteriorato e corrotto o guastato, ma che qualcosa è cambiato, si è trasformato. Utilizziamo dunque il termine senza alcuna coloritura negativa.Significa, nel caso della fo-tografia alla quale qui lo applichiamo, che un tipo di immagine, l’ immagine analogica che si costituisce con proce-dure fisico-chimiche, è storicamente trascorsa e,

    che un altro tipo di immagine, determinata da processi digitali, è so-praggiunta.Non c’è dubbio che è improbabile che l’ immagine digitale sostituisca la fotografia tradizionale come questa non riuscì a sostituire la pittura, o il cinema a sostituire la fotografia, o il video a sostituire il cinema ecc. Sia la fotografia analogica che l’ immagine digitale sono generate dalla luce, l’ una e l’ altra intrattengono con il reale visibile un rapporto stret-to che si esprime in un atto di registrazione mediato dalla tecnologia. Questo magazine vuole essere un riferimento, per gli appassionati e non, nel mondo della fotografia e, nelle Arti Visuali, che utilizzano di-versi media dalla reflex super accessoriata, alla compatta, all’ I-phone, dalla pellicola alla polaroid, dal trasferimento dell’ immagine acquisita alla pittura, dal super 8 alla videocamera.Non mancheranno tutorial specifici per il trattamento dell’ immagine, dalla grafica al fotoritocco.E’ un progetto ambizioso, aspettiamo vostri consigli che potrete invi-

    arci alla mail:

    Vorremmo creare anche una galleria fotografica con le vostre foto che ci invierete, magari per avere consigli o solo per mettervi in gioco.Moda Cultura Società, completeranno il magazine.Infine voglio ringraziare gli inserzionisti che hanno creduto in questo progetto e ci hanno dato un’ aiuto per far sì che questo magazine, as-solutamente gratuito, potesse essere pubblicato.Numero 0 ora aspettiamo le vostre reazioni, i vostri pareri. Il prossimo numero, il I° ufficiale, uscirà a marzo cercatelo e richiedetelo nei punti di distribuzione dove lo avete trovato. Sarà molto ricco di in-formazioni, immagini, tutorial e altro.

    Bokech

    Pag. 4 La prima fotografiaPag. 5Ritorno alle origini?Pag. 6 Fotografia analogicaPag.8Andy WharolPag.9Fotografia artisticaPag.10 Bokech incontra R. BenzoniPag. 15ControcorrentePag. 18Eve Arnold -fotografa -Pag. 19RiflessioniPag. 21Moda & pubblicitàPag. 24Scuola di fotografiaPag. 29Cinema e colorePag. 31Scuola di pittura

    hanno collaborato *Max Colombo, *Stefania Trotta, *Sara Ferrari, *Valentina Zambon, *Paola Ceruti*Circolo Fotografico l’ Esposimetro

    [email protected] pubblicità 380-1453258

    Max Colombo

  • La prima fotografia fu realizzata nel 1826 o 1827 dal francese Joseph Nicéphore Niepce (1765-1833).La macchina che utilizzò era realizzata con due cassette di legno, ed è attualmente conservata al Museo Denon, in Francia.

    La macchina era dotata di un diaframma ad iride. Per realizzare la foto fu necessario un tempo di esposizione di otto ore. Essa mostra la veduta che si godeva dalla finestra dello studio di Niepce.

    La lastra era di peltro ricoperta da bitume ed olio di lavanda.

    LA PRIMA FOTOGRAFIA

  • Tutto nacque dall'impazienza di una bim-ba di tre anni che voleva vedere subito la fotografia scattata. Da lì partì l'intuizione di Edwin Land per la Polaroid, un pion-iere della frenesia da era digitale della fotografia instantanea. Ne parla il libro di Christopher Bonanos 'Instant: The Story of Polaroid, citato nel blog Lens del New York Times.Dalle origini della 'start up' nel 1937 in un garage - non a caso Steve Jobs disse che modellò l'Apple sulla Polaroid - alla bancarotta del 2000, il libro racconta con una serie di immagini il percorso di Land e dell'azienda che rivoluzionò il mondo della fo-tografia e anticipò quella digitale. Un'ossessione per Land voleva mantenere alta qualità delle sue creature: dalla prima Polaroid la Land Camera fu introdotta nel 1947 al SX-/0 del 1972. Ora la Polar-oid ha una schiera di appassionati e nostalgici tanto che c'è anche chi tenta di divulgare il verbo anche con negozi ad hoc sparsi per il mondo come l'Impossible Project.Dopo il 2008, l'anno in cui è terminata la vendita delle pellicole, le macchine fotografiche istantanee sono diventate oggetto di culto.

    Dismessi, dimenticati, relegati per anni negli anfratti di case e can-tine come orpelli di un passato analogico di cui sbarazzarsi. Simboli di un’era antica e predigitale, i vecchi vinili come le gloriose Polaroid o le vetuste videocamere a pellicola sono di nuovo tra noi. Rimessi in circolo da uno dei più grandi business del nostro tempo: la nostalgia.

  • Come i precedenti modelli FM ed FE, questa macchina è costruita con una speciale lega di alluminio (copper silumin aluminum alloy) le cui caratteristiche sono: leggerezza, alta resistenza alla corrosione e all'urto. La FM2 è una macchina robus-ta, completamente manu-ale, nessun automatismo. L'unica batteria presente è quella dell'esposimetro; lo scatto è sempre possibile, la perdita di una foto è praticamente impossibile perché la FM2 si comporta egregiamente anche in situazioni estreme, dal polo all'equatore e al de-serto. Le tendine dell'otturatore sono in metallo (titanio nelle prime versioni, alluminio nei modelli FM2n dopo l'anno 1988), l'esposimetro è semplice e di buona qualità, il sistema di messa a fuoco manu-ale è preciso. Abbinata con il suo motore (MD-12) diventa una fotocamera altamente professionale.

    La Nikon FM2 è una reflex SLR 35 mm completamente meccanica ad ottiche intercambiabili.Fu prodotta dal 1983 fino al 2001 dalla Nikon (ex Nippon Kogaku K.K.) col corpo in due versioni: nero con bordi cromati o completamente nero. Le dimen-sioni sono: 90 mm (altezza), 142 mm (larghezza), 60 mm (profondità) per un peso di 540 g. Le veloc-ità dell’ottimo otturatore vanno da 1 secondo fino a 1/4000 s più la posa B. L’x-sync per il flash è il veloce 1/200 s Il prezzo introduttivo per il corpo cromato fu di $364; nel 1988, il listino fu incrementato a $525 fin-ché, nel 1995 il prezzo fu fissato a $745 e così rimase finché la FM2 uscì di produzione nel 2001.

    Otturatore al titanio a nido d'ape La tecnologia usata per questa fotocam-era permette di lavorare con temper-ature che vanno da -40 °C a +50 °C. La variante successiva, il modello FM2n, si distingue dalla precedente solo per il diverso tempo di sincronia del flash portato a 1/250 e marchiato in rosso sulla ghiera dei tempi. Nel 1998 uscì un'altra variante, il modello FM2/T, dove T sta per titanio. Il corpo mac-china presentava il top ed il fondo in titanio e veniva venduta come un modello ancora più resistente; cos-

    tava 1120 $ ed uscì di produzione nel 1997. Nell'anno 2000 seguì il modello commemorativo FM2n Dragon (millenium 2000).

    Bokech

  • Fotografare ancora in analogi-co… perchè? Bella domanda, alla quale posso rispondere così:Intanto perchè noi, esseri umani, ragioniamo, pensiamo e agiamo in

    “analogico” (per l momento). Tutti i nostri ricordi, vengono immagazzi-nati in analogico, proprio perchè non siamo macchine, e come per le opere analogiche, ogni opera è unica.Prendiamo per esempio due “LP” identici, dischi in vinile a 33 giri/minuto, (spiego, poichè magari qualcuno magari dei più giova-ni potrebbe non saperlo), e pro-viamo ad ascoltarli; nonostante siano stati fatti dalla stessa mac-china, e dalla stessa casa disco-grafica, ebbene, suoneranno in modo diverso. Magari saranno sfumature, ma non saranno mai identici. Il motivo potrebbe essere per la pressione della testina sul disco, l’usura stessa della testina, il segnale elettrico che passa nei cavi può subire influenze esterne, o magari il disco ha una rigatura che poi farà saltar fuori i famigerati

    “toc”… o anche il classico fruscio della testina che “scorre” sul disco.Tutto questo non potrà mai suc-

    cedere con un Cd, che essendo ap-punto in digitale, mancherà delle suddette sfumature.Stessa cosa per la fotografia: se prendiamo la stessa identica pel-licola, con due fotocamere uguali, otterremo foto diverse, e soprattut-to, non saranno mai esattamente riproducibili, perchè al variare anche di una sola delle molteplici variabili presenti, la pellicola rea-girà con un comportamento estre-

    mamente diverso da un sensore ccd o cmos.Eppoi ciò che mi affascina della pellicola è il non sapere cosa us-cirà, perchè anche se io ho visto lo scatto in un modo, c’è sempre il dubbio del risultato; ormai siamo schiavi del display, possiamo fare centinaia di scatti, tanto se non ci piacciono possiamo cestinarli…

    ma questo modo di fare non ce li renderà certo più affascinanti e piacenti.In analogico, lo scatto va “pensato”, soffermandosi a vedere la scena, chiedendosi se è il caso di farlo al momento, oppure conservare preziosa pellicola per un altro evento.

    Io adoro tutto questo, il fascino del “vecchio” direbbe qualcuno…

    Poi ormai che la fotografia è stata sdoganata con tutti i mod-erni “device” digitali, tutti son diventati fotografi; basta anche vedere quanti girano con la re-flex appesa al collo, che poi usa-no alla stregua di una compatti-na da 50 euro, sempre e solo in automatico, col flash che scatta su ogni foto, e lo sguardo perso nell’abbagliante display.

    Nella mia zona sono uno dei rari amatori dela fotografia analogica, e ancora mi sviluppo i rullini in B&N.Posso dire che mi sento fiero di appartenere alla “vecchia scuola”, e spero di poterlo fare ancora per tanto tempo… bye… alla pros-sima!

    Bokech

  • La sua attività artistica conta tantissime opere, che produceva in serie con l'ausilio dell'impianto serigrafico. Le sue opere più famose sono diventate delle icone: Marilyn Monroe, Mao Tse-Tung, Che Guevara e tante altre. La ripetizione era il suo me-todo di successo: su grosse tele riproduceva moltissime volte la stessa immagine alteran-done i colori (prevalentemente vivaci e forti). Prendendo im-magini pubblicitarie di grandi marchi commerciali (famose le sue bottiglie di Coca Cola) o immagini d'impatto come inci-denti stradali o sedie elettriche, riusciva a svuotare di ogni sig-nificato le immagini che rap-presentava proprio con la rip-etizione dell'immagine stessa su vasta scala.

    La sua arte, che portava gli scaffali di un super-mercato all'interno di un museo o di una mostra

    d'arte, era una provocazione nemmeno troppo ve-lata: secondo uno dei più grandi esponenti della Pop Art l'arte doveva essere "consumata" come un qualsiasi altro prodotto commerciale.

    Ha spesso ribadito che i prodotti di massa rappresentano la democra-zia sociale e come tali devono essere riconosciuti: anche il più povero può bere la stessa Coca Cola che beve Jim-my Carter o Liz Taylor. Fra i suoi assisten-ti, che successivamente divennero essi stessi famosi, figurò Ronnie Cutrone.

    Successivamente rivisitò anche le grandi opere del passato, come L'ultima cena di Leonardo da Vinci o ca-polavori di Paolo Uccello e Piero della Francesca: anche in questo caso cercò di rendere omaggio a delle opere d'arte al posto dei mass media che in alcuni

    casi cercarono di screditarlo, tuttavia la pop art fu una delle icone principali che accompagnarono il boom economico.

    Warhol ha sostenuto e sperimentato altre forme di comunicazione, come ad esempio il cinema e la mu-sica: ha prodotto alcuni lungometraggi e film, ha sostenuto alcuni gruppi musicali, tra cui i Velvet Un-derground con Lou Reed, per i quali ha disegnato la celebre copertina dell'album d'esordio The Velvet Un-derground & Nico, e numerosi artisti anche stranieri tra cui la cantante italiana Loredana Bertè, ha scritto libri e biografie. Il pensiero "commerciale" di Warhol spaziava in ogni campo. Blow Job (telecamera fissa per 35 minuti sul volto di un uomo che riceve una fellatio) e Lonesome Cowboys sono alcuni esempi di film che ritraggono la cultura gay newyorkese del tempo, censurati e distribuiti solo con il passaparola.

    Altri lavori, certamente d'avanguardia, mostrano ad esempio un uomo che dorme per cinque ore e venti (Sleep, 1963). Alcuni di questi film furono trasmessi al pubblico dopo trent'anni dalla data di pubblicazione dei lungometraggi, soprattutto in occasione di mostre ed antologie del pittore organ-izzate in molti musei del mondo.

    È stato anche fondatore della Factory, luogo in cui giovani artisti newyorkesi potevano trovare uno spazio collettivo per creare: qui sono nati o passati per un breve periodo altri famosi artisti come Jean-Michel Basquiat, Francesco Clemente, Keith Haring.

    Andy Warhol, l’artista pop per eccel-lenza sbarca, in grande stile a Milano.160 opere del maestro della pop-art, ca-paci di tratteggiare uno spaccato della produzione di Warhol, dalle celeberrime Marilyn alla Monna Lisa seriale, dalle Coke cans fino alle sperimentazioni video.

    Bokech

  • Bokech Le fotografie di Rodney Smith sono un magnifico esempio di surrealismo fotografico. Il surrealismo è un movimento cul-turale molto diffuso nella cultura del novecento che nasce in opposizione al Dadaismo. Il movimento ebbe come principale teorico il poeta André Breton, che canalizzò la vitalità distrutti-va del Dadaismo. Breton fu influenzato dalla lettura dell’interpretazione dei sogni di Freud; dopo averlo letto arrivò alla conclusione che era inaccettabile il fatto che il sogno (e l’inconscio) avesse avuto così poco spazio nella civiltà moderna e pensò quindi di fondare un nuovo movimento artistico e letterario in cui il sogno e l’inconscio avessero un ruolo fondamentale. Le foto di Rodney Smith si ispirano spesso a grandi artisti, in partico-lare al pittore surrealista René Magritte. Nelle sue immagini si mescol-ano sapientemente ricerca scenica e spontaneità. Il sottile confine tra reale e surreale si fa labile, fino a scomparire. Le immagini di Smith vanno alla ricerca di una bellezza che duri nel tempo, lontana dalle mode passeggere e temporanee. Le fotografie del fotofrafo statu-nitense guardono oltre, dentro, sotto, sopra e sottosopra. Giocano con la nostra percezione e la nosrtra razionalità inventando una visione onirica che ci indica un modo diverso di vedere. Smith studiò fotografia presso l’università di Yale (si laureò in Teologia), avendo come insegnante Walker Evans, uno dei fotografi che meglio ha riflesso la vita americana durante la depressione degli anni 20 e 30 del secolo scorso. Fu proprio Evans a far scoprire a Rodney Smith l’amore per la fotografia in bianco e nero (rigorosamente in pellicola). “Il bianco e nero è come una struttura architettonica”- spiega Smith-“che rispecchia le fondamenta del nostro essere, del nostro sentire. Potremmo paragonarlo alle travi portanti di un edificio. Evoca l’essenza dell’esperienza vissuta. E questo è un aspetto di fondamentale impor-tanza. Ma c’è di più: sul piano emotivo è, a mio parere, molto più in-tenso del colore. Non ne sono sicuro, ma credo che tragga la sua forza dalla nostra percettività visiva. Il colore si ferma all’apparenza delle cose. Può essere veramente bello, delicato, meraviglioso a suo modo, ma è totalmente diverso.” Attualmente Smith insegna fotografia nella città americana di Santa Fe, New Mexico. La creatività originale della sua opera è stata riconosciuta con numerosi premi. E’ considerato a livello internazionale come uno dei migliori professionisti contemporanei della fotografia in bianco e nero, Ha lavorato per aziende come American Express, BMW, Starbucks, Merrill Lynch, Morgan Stanley e Visa, per enti quali la Borsa o il balletto di New York. Ha anche fatto le fotografie per riviste come The New York Times Magazine, Vanity Fair , Esquire e marchi della moda come Ralph Lauren. Il suo lavoro è stato esposto in importanti gallerie e musei, per lo più americani. Nel 1975 ha ricevuto un assegno di ricerca della Fondazione Gerusalemme. Il frutto del suo soggiorno in Israele è stato il suo primo libro fotografico: “In The Land of Light”, pubblicato nel 1983. Dieci anni dopo ha pubblicato il suo secondo libro: “Il libro Hat”. Nel 2005 ha pub-blicato il terzo: “Il Libro dei Libri”. Infine, nel 2008 ha festeggiato 40 anni di attività pubblicato il suo quarto volume: “The End”.

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    Biglietto Rita 2.pdf 1 04/09/13 10:01

    La prima espressione di tecnica musiva risale alla civiltà Egea ma si deve arrivare al IV secolo a.C. per vedere le prime pavimentazioni a ciottoli con figure bianche su fondo nero. L’introduzione delle tessere di marmo avviene in periodo Ellenistico grazie alle meravigliose pavimentazioni romane mentre il mosaico parietale in pasta vitrea e oro arriva al suo massimo splendore in epoca Cristiana con i Bizantini. Attraverso il Romanico abbiamo una rifioritura dell’arte musiva pavimentale figurativa ma è so-prattutto l’intarsio geometrico che ha il sopravvento con i maestri Cosmati. Nel ‘700 si evolve una tecnica sempre più minuziosa, dove il mosaico assume quasi l’effetto del dipinto. Nel XIX sec. i mosaicisti seguono da una parte la via dell’industrializzazione mentre dall’altra accompagnano l’opera del pittore. I primi grandi artisti moderni a utilizzare l’arte musiva nelle loro opere saranno Gustav Klimt e Antoni Gaudì. Dopo gli anni ‘60 si riscopre il mosaico come vera disciplina artistica autonoma valorizzan-done la molteplicità di stili e tecniche tanto raffinate quanto diverse fra loro. Il mosaico contemporaneo, molto rappresentativo sia nell’artigianato tradizionale sia come arte indipendente, offre ricerca e progettualità moderna in sintonia con le attuali tendenze artistiche e di mercato.Da anni il nostro laboratorio si dedica al recupero delle differenti tecniche tradizionali antiche per proporle in chiave moderna. Utilizzando materiali pregiati quali marmo, pietre naturali, pasta vitrea e oro, realizziamo decorazioni intarsiate su marmo e legno abbinate al complemento d’arredo, mosaici pavimentali e parietali, lavorazioni spe-ciali del marmo e oggettistica d’arte. Realizziamo inoltre copie di mosaici romani, arte sacra, quadri d’autore e ritratti. Il mosaico inteso come ricerca espressiva di così ampio raggio d’impiego artistico e funzionale, rende ogni singola opera, un pezzo originale ma soprattutto unico.

    Un’ arte in continua evoluzioneMOSAICO

    Rita Benzoni Mosaici

    Bokech

  • Al contatto con la cultura cattolica, il caffè incontrò diverse opposizioni. Sic-come era una preparazione mussulma-na, il clero chiese formalmente a Clem-ente VIII di proibirla.Narra la leggenda che il Papa, famoso per aver mandato al rogo Giordano Bru-no e per la riforma dei costumi ecclesi-astici, sorseggiando la bevanda avreb-be prima sentenziato: “è così squisita che sarebbe un peccato lasciarla bere esclusivamente agli infedeli”, e poi pro-ceduto al suo battesimo per renderla in grazia cristiana.Beethoven, grande amatore del caffè forte, sembra si desse la pena di con-tare settanta chicchi per ogni tazza che avrebbe bevuto.Una storiella veneziana recita che Casa-nova, appena scappato dai Piombi, non resistette alla tentazione di fermarsi al caffè Florian per assaporarne una tazza.Il filosofo, scrittore e drammaturgo Vol-taire sembra bevesse fino a cinque caffè al giorno.Honoré de Balzac che dedicava anche un pomeriggio se doveva scegliere la miscela giusta per preparare la nera bevanda, precisava nel suo “Trattato sugli eccitanti moderni”:

    “il caffè mette in movimento il sangue, ne fa sgorgare gli spiriti motori, ecci-tazione che precipita la digestione, cac-cia il sonno e permette di utilizzare un po’ più a lungo le facoltà cerebrali”.

    V.LE STAZIONE, 20LOREO (RO)orario di apertura dalle 10.00 alle 2.00giorno di chiusura settimanale: martedì

    Bokech

    PANINI, PIADINE, TOAST, TRAMEZZINI

    SPRITZ dalle 18.00 alle 20.00

  • Mi chiamo Ferrari Sara, ho 23 anni e vivo a Loreo.Ho studiato arte presso il Liceo Artistico C.Roccati di Rovigo e, dopo la maturità e non pochi ripensamenti, mi sono iscritta nell’anno 2011 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, all’indirizzo Pittura.Prima del 2011 ho provato altre strade che non hanno però dato esito positivo: l’arte è l’unico mondo in cui mi sento me stessa.Nel corso di quest’ultimi anni la mia passione mi ha portato a intraprendere altre esperienze al di fuori di quelle pret-tamente accademiche.Ho frequentato corsi di fotografia e gra-fica, e dal Maggio 2013 sono socia e Consigliera del Circolo Fotografico Espo-simetro di Loreo.In tale veste ho partecipando a due mos-tre fotografiche organizzate dallo stesso Fotoclub, una nel mese di Giugno e una a Settembre 2013. La fotografia mi ha dato fin da subito, e continua a darmi molte soddisfazioni .Di recente mi sono divertita nel tentativo di sposare pittura e fotografia, matrimo-nio che però, per quanto mi riguarda, è ancora in fase di sperimentazione.Dipingo e fotografo principalmente per me stessa, per la sensazione che provo quando tocco il colore, o stampo una foto. Nell’arte mi sento libera, padrona di ciò che sono e faccio.

    Max Colombo incontra:

    Sara Ferrari

    CIRCOLO FOTOGRAFICO L’ ESPOSIMETRO INCONTRA I SOCI

    immagini di Sara Ferrari tutti i diritti riservati

    Bokech

  • Immaginails Nail Collection è una nuova realtà nell’ambito della cura e della ricostruzione unghie, che nasce dall’esperienza e dalla passione. Il negozio di Rosolina rappre-senta il centro pilota per tutti i centri estetici e le rivendite di tutta Italia, per questo motivo consiste nel fulcro e nell punto di partenza per tutte le novità di Immaginails in Italia. I prodotti Immaginails raccolgono tutto ciò che le nuove tecnologie pos-sono offrire, combinando un altissimo livello qualitativo ad un giusto prezzo. Immaginails offre inoltre corsi tenuti da personale altamente qualificato, in grado di trasmettere la passione per questo mondo ad altri amanti della bellezza delle unghie.

    I corsi di dicembre nel negozio di Rosolina:07.12 - Perfezionamento tecnica gel.09.12 - Nail art One Move 1 livello.13-14.12 - Corso Base Acrilico.16.12 - Decorazioni da Salone in Gel.18.19-12 - Corso Base Gel.23.12 - Nail art Mix.

    Nel mese di dicembre alle nostre clienti oltre allo sconto del 20% sui nostri prodotti verrà offerto un piccolo omaggio.

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    Immaginails Nail CollectionVia Santa Teresa, 89 - Rosolina (RO)www.immaginails.it - info: 392.7347339 - [email protected]

  • Mi chiamo Valentina Zambon, ho 23 anni e vivo ad Adria.Dopo essermi diplomata al Li-ceo Linguistico ed aver fatto un’esperienza di lavoro all’estero ero propensa allo studio delle lingue anche all’università, ma poi ho scoperto una scuola che mi avrebbe permesso di coniugare altre due passioni: il computer e l’arte, così mi sono iscritta alla facoltà di Nuove Tecnologie per le Arti di Venezia. Il mio intento è riuscire a comu-nicare attraverso le immagini digi-tali ciò che non mi è possibile con

    le parole, e a questo scopo spero di appro-fondire sempre più l’utilizzo dei software per la Grafica e dei nuovi mezzi tecnologici in genere.

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    Max Colombo incontra:

    Valentina Zambon

    immagini di Valentina Zambon tutti i diritti riservati

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  • Le proteine non si trovano solo negli prodotti di origine animale ma anche in molti alimenti veg-etali: cereali integrali come frumento, miglio, orzo, quinoa, amaranto e grano saraceno hanno un discreto apporto proteico; ci sono poi i legumi, primi fra tutti i ceci e senza dimenticare lenticchie, fagioli ,azuki, piselli, lupini, fave...Sia i cereali sia i legumi pos-sono essere consumati sia cotti che crudi sotto forma di germogli.I semi di canapa sono ec-cezionali sotto tutti i punti di vista infatti contengono tutti e otto gli amminoacidi essen-ziali oltre ad un elevato nu-mero di sali minerali e molte altre sostanze benefiche per il corpo.Non è da trascurare neanche l’apporto proteico degli ortaggi che ,come nel caso degli spinaci, può raggi-ungere livelli molto ragguardevoli.In cucina carne ,pesce, uova, latte e latticini possono essere egregiamente sostituiti dai prodotti lavorati:i “LATTI VEGETALI” di soia , riso, mandorle, canapa, il TOFU, il TEMPEH e il SEITAN.Tutti i prodotti vegetali hanno anche il vantaggio di non contenere colesterolo ,grassi saturi e lattosio, sostanze dannose per la salute umana.Il tofu o “formaggio di soia”è un alimento di origine orientale anche se ormai viene preparato anche negli altri continenti; si ricava dai fagioli di soia gialla,ammollati nell’acqua,frullati, per ottenere il “latte” che poi viene fatto cagliare con il Nigari, una sostanza minerale a base di magnesio e sale marino.Può essere consumato sia fresco che cotto , accom-pagnato da verdura, salse o alghe, come base per dol-

    ci, creme o salse; in commercio esistono diversi tipi di tofu: aromatizzato con spezie,grigliato, alle olive ai capperi , affettato, a cubetti, spalmabile...

    Il tempeh è un preparato ricavato dai fagioli di soia fatti fermentare; a differenza del tofu , il sapore è aro-

    matico, forte e vig-oroso. Lo si può assapo-rare da solo, cotto al vapore, al forno o fritto ,con con-torno di verdure o sminuzzato nei condimenti di pas-ta o riso.

    Il seitan viene pro-dotto dal glutine dei cereali in particolare dal grano tenero, pertanto non è un alimento adatto alle per-sone celiache.Ha un elevato apporto proteico ma non contiene colesterolo,in cucina si usa come il tofu o il tempeh, viene venduto al con l’aggiunta di salsa di soia, alla piastra ( il gusto è veramente simile a quello del pro-sciutto cotto), arrosto, affettato, piccante...

    Nei negozi specializzati e in alcuni supermercati si possono trovare molte pietanze a base di soia o sei-tan come ragù, wurstel, paté, cotolette, hamburger, yogurt, affettati per panini o tramezzini, arrosti, “ bistecche”, panna vegetale, latte di soia neutro da us-are per salse o besciamelle, dolcificato, al cacao, alla vaniglia, per il consumo fresco o per la preparazione di dolci.

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  • Esperienza, professionalità e cortesia, è quanto offre dal 1984 lo staff qualificato dell’erboristeria Efedra ai tanti che hanno scelto la medicina naturale come cura per la salute. L’esperienza di questi quasi 30 anni di lavoro ci ha permesso di fare un scelta accurata dei prodotti segliendone i migliori. In erboristeria usiamo erbe di prima scelta, abbiamo oli essenziali certificati, fitoterapici e pomate curative di tutti i tipi, e poi oligoelementi , fiori di Bach e alchemici, per i più esigenti tisane personalizzate. Non vendiamo dimagranti, regaliamo consigli per una sana alimentazione a cui abbiamo dedicato un ampio settore con prodotti dietetici severamente biologici, senza conservanti idonei per le diete in caso di intolleranze alimentari. Paste, biscotti e merendine, prodotti da forno, pane biscotto, pane fresco lievitato con pasta madre con farine biologiche di frumento, farro e kamut bianche e integrali, margarina e sughi vegetali, , oli di vari tipi, dadi vegetali, caramelle e cioccolatini senza zucchero e tanto altro. Prodotti anche per i vegetariani, vegani e macrobi-otici derivati dalla soia o dal seitan. Buonissimi i nostri the alla frutta per i momenti di relax e gioia del palato. Un terzo settore è dedicato alla cura, bellezza e igiene del corpo, creme senza al-cool e grassi animali non testate sugli animali, trucchi anallergici, burro di karitè, sali del mar morto, balsami e shampoo per la cura dei capelli, tinte vegetali. Non trascuriamo i prodotti dell’alveare, miele, propoli, polline e pappa reale e tantissimi altri integratori alimentari vegetali come il gin seng, il guaranà, il maca o l’oncaria utili nei cambi di stagione o nelle convalescenze, ma anche solo per uno spunto in più. Che dire, ne abbiamo per tutti, bambini, giovani e anziani, ringraziamo tutti coloro che da anni si servono da noi e invitiamo altri a venire per la prima volta.

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  • Ciò che ha reso maggior-mente famosa Eve Arnold sono quegli splendidi ri-tratti molto intimistici scattati a Marylin Monroe: nessun ritratto da vamp e poche immagini di scena; istantanee che mostrano gli aspetti più naturali e forse ancor più sensuali di un’attrice divenuta un’icona. Momen-ti estremamente spontanei catturati istante per istante, che raccontano l’immagine di una donna che non ha nulla di mondano e risulta per questo ancora più bella. Eve Arnold non amava la mondanità e frequentarla costituiva un problema non da poco per lei che era cresciuta nella parte po-vera di Philadelphia e aveva iniziato la sua carriera di fotografa nel ghetto dei neri e immortalando la gente più umile. Riteneva che fosse un esercizio troppo dif-ficile catturare la mondanità e renderla in quella forma “splendida” che il pubblico riteneva che avesse. Era un altro il mondo che le interessava, quello reale, lo stesso che appassionava tutti i più grandi foto-grafi del filone umanistico.

    Celebri i suoi scatti della vita dell’attrice, ma anche i suoi reportage dalla Cina e

    dall’Afghanistan.

    LA MAGNUM - Nata in Pennsylvania nel 1912, Arnold iniziò a lavorare in uno studio fotogra-fico a fine anni Quaranta, e alcuni suoi scatti alle sfilate di New York attirarono l’attenzione

    di Henri Cartier-Bresson. Così en-trò alla Magnum nel 1951 come freelance, prima donna a essere ammessa nel collettivo, e ne di-venne un elemento fisso nel 1957. I suoi scatti più celebri riguarda-vano la carriera della biondissima Norma Jane Baker, che si fidava solo della fotografa, e sono stati raccolti nel libro “Marilyn Monroe: An Appreciation”, oltre che esibiti negli anni Ottanta in una mostra itinerante.

    Arnold, Eve. - Fotografa americana (Philadelphia 1912 - Londra 2012). Al-lieva di A. Brodovitch alla New School for Social Research di New York, è stata la prima donna mem-

    bro della celebre agenzia fotografica Magnum Photos (1957). A. è conosciuta soprattutto per le fotografie scattate a M. Monroe, tuttavia ha saputo ritrarre persone di provenienza sociale diversa (dai lavoratori nomadi ai capi di Stato) con sguardo onesto e sensibile e con assoluta precisione tecnica. Pioniera del foto-giornalis-mo, per i suoi reportage A. ha vinto il National Book Award (1980) e il Lifetime Achievement Award dall’American Society of Magazine Photographers. Inoltre, è stata eletta Master of Photographer dall’International Centre of Photography di New York (1995) e membro del comitato consultivo del National Museum of Photography, Film & Television (1997, Reg-no Unito). A. ha pubblicato dodici libri foto-grafici e nel 2012 è uscito postumo All about Eve - The Photography of Eve Arnold, una rac-colta delle sue foto-icona e degli inediti. 

  • a cura di Stefania Trotta

    Bokech

  • Mi chiamo Stefania Trotta ho 39 anni e vivo a Loreo (RO).Diplomata in Perito in Telecomunicazioni pres-so l’I.T.I.S. “A. Righi” di Chioggia (VE) Mamma a tempo pieno di due stupendi bam-bini un maschio e una femmina rispettiva-mente di 9 e 4 anni. Mi piace molto cucinare e inventarmi piatti nuovi dove fantasia e creativ-ità non mancano, specialità torte. Amo molto la vita e tutto ciò che me la rende speciale mer-avigliosa e unica.Giorno dopo giorno l’apprezzo sempre di più rendendomi conto che non è eterna ma è breve… quindi perdono in fretta ma non di-mentico, amo davvero e cerco di ridere sempre di gusto e di non pentirti mai di qualsiasi cosa mi abbia fatto sorridere, oppure piangere.Faccio parte del consiglio direttivo del Cir-colo Fotografico l’Esposimentro e Presidente dell’Associazione Culturale Imagine Factory entrambe con sedi a Loreo (RO) due realtà stu-pende delle quali sono felice di fare parte.L’arte visuale, la fotografia … mondi stupendi in grado di regalarmi emozioni meravigliose dove poter mettere in pratica creatività e fan-tasia e riuscire così a catturare entusiasmo pri-ma in me stessa e regalare altrettanta enfasi in chi ammira e osserva.

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    Max Colombo incontra:

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  • ...ovvero la pubblicità non passa mai di moda

    Quando gli storici del futuro si troveranno a dover dare un nome al nostro periodo consiglierei loro di denominarla “Era C”. C, come consumo e comunicazione. Noi tutti ogni giorno siamo più o meno consapevolmente coinvolti in questa catena: per consumare abbiamo bisogno che le aziende ci comunichino la loro offerta e i consumatori comunicano alle aziende cosa necessitano consumare. Per questo motivo le aziende forti hanno capito che per vendere tanto è necessario comunicare bene. Ma come? – direte voi - in genere è il binomio alta qualità a prezzi competitivi la chiave del successo. A dire il vero, la formula vincente è comunicare attraverso i piccoli dettagli ori-entando la scelta del consumatore su un determinato marchio piuttosto che un altro. Questo processo è particolarmente interessante, anche se non così evidente come si potrebbe pensare, nel mondo della moda. Il mondo della moda, così apparentemente frivolo, nasconde in realtà meccanismi studiati appositamente a coinvolgere e condizionare ogni singolo consumatore.L’obiettivo principale di ogni azienda è, ovviamente, quello di vendere il più possibile. Per questo motivo una buona comunicazione è considerato, da un punto di vista economico, un vantaggio competitivo. L’immagine dell’azienda è un punto cardine del proprio suc-cesso in quanto si tratta di un aspetto più duraturo e poco vulnerabile. Ciò nonostante, è fondamentale dare un immagine di se limpida e veritiera, in quanto costruire un immagine forte è sinonimo di affermazione, riconvertire la cattiva opinione pubblica di un marchio è praticamente impossibile. Il consumatore scegliendo una determinata firma quindi, non solo compra un prodotto, ma porta a casa con sé uno stile di vita, un bisogno, un sogno. Ecco perché è fondamentale per l’azienda mettere a punto un’immagine di sé pronta a soddisfare in tutto e per tutto il suo cliente. Per far si che ciò ac-cada la strategia principale è generalmente quella di puntare sulla pubblicità. Le campagne pubblicitarie fanno parte della nostra vita quotidiana in maniera con-tinua. La pubblicità passa ogni giorno attraverso televisione, radio, internet, cinema. Le nostre città sono tappezzate di grandi affissioni sui palazzi, intere pagine dei nos-tri quotidiani sono occupati da inserti pubblicitari. Senza pensare che la pubblic-ità in senso stretto non è sicuramente l’unico modo che utilizzano le aziende di co-municare con i consumatori. Immaginate il numero delle sponsorizzazioni durante i piccoli e grandi eventi, le pubbliche relazioni ...Eppure ogni pubblicità non è totalmente efficace se non esercita un’emozione nel cliente. Per far si che ciò accada la pubblic-ità utilizza principalmente due tipi di comunicazione: quella iconica e quella linguistica. Deve colpire il maggior numero di pubblico possibile in maniera rapida ed efficace, in modo da dare il via alla vendite nel più breve tempo possibile. Bisogna saper leggere correttamente l’andamento del mercato e di conseguenza intuire l’attitudine del con-sumatore di fronte ai nuovi acquisti. Trattandosi di un processo d’acquisto veloce, è im-portante che il giusto messaggio venga indirizzato verso il giusto target di consumatori che, trasportati dall’onda dell’emotività, sceglieranno proprio quel determinato prodotto.

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  • Aggiungete un tocco grintoso al vostro look invernale con un cappellone oppure con una berretta graziosa. Grande vincitore per quest’inverno è il borsalino. Questo cappello tipicamente maschile e realizzato in feltro, conquista - in versioni un po’ più femminili - anche le donne. Vediamo poi anche cappelloni a falda larga con un nastro colorato oppure addirittura una catenina dorata lì dove inizia la falda.Più giocose e informali sono le cuffiette in lana. Abbin-atele con labbra rosse per un look allegro ma raffinato. Via libera anche ai cappelloni e ai colbacchi in pelliccia. Sono colorati, divertenti e hanno forme originali, tal-volta esasperate, come d’altronde anche le pellicce per quest’inverno. Ricordatevi però di assicurarvi che si tratti di pelliccia ecologica!

    Sì anche ai copricapo in velluto, un materiale che quest’inverno ha di nuovo pervaso la moda, non soltanto per pantaloni, giacche e abitini, ma anche per cappelli ul-trafemminili e raffinati.htt

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    Per “composizione” si intende il metodo con cui disporre al meg-lio un soggetto all’interno dell’area inquadrata, per valoriz-zarlo e focalizzare l’attenzione su di esso. Guardando le foto dei maestri fotografi difficilmente si notano i soggetti al centro dell’inquadratura. “Eppure sono foto così belle…” direbbe il pro-fano scoprendo con meraviglia che un soggetto non perfettamente centrato spesso è più accattivante di uno al centro dell’immagine. Ogni immagine trasmette sensazioni date non diret-tamente dal soggetto stesso, bensì dalla posizione che esso ha nello spazio, limitato, del rettangolo fotografico. Un bellissimo volto al centro del fotogramma resterà sì un bellissimo volto… ma l’eccessivo bilanciamento delle aree del fotogramma lo farà apparire un soggetto troppo statico e quasi insig-nificante. Oltre alla posizione del soggetto ci sono anche gli elementi di contorno nella fotografia, subito pronti a dare forza e vigore a ciò che più interessa. Chi è fortunato e già ha un gusto estetico sviluppato si preoccuperà rara-mente di studiare l’inquadratura poiché gli nascerà spontanea. Questo perché una fotografia non nasce nella macchina fotografica, ma prima: nella mente del fotografo. Esistono comunque alcune regole che aiutano chi vuole migliorare la propria tecnica. Come regola di base, derivata dalle proporzioni auree, si considera la cosiddetta “regola dei terzi” ossia si suddivide il rettangolo fotografico tracciando due linee verticali e due orizzontali in modo da dividere il ri-quadro in nove parti uguali.

    Applicando questa suddivisione si possono disporre al meglio i sog-getti lungo le linee stesse oppure a metà tra di esse. Alcune mac-chine propongono nel mirino o sul display questa griglia che aiu-ta, almeno le prime volte, a familiarizzare con questo sistema. Si potranno osservare meglio le inquadrature scoprendo così che in corrispondenza delle guide possono cadere le linee principali del sog-getto oppure le linee di divisione tra elementi diversi dell’inquadratura.

    La stessa suddivisione aiuta anche a distribuire gli spazi in base all’importanza che essi hanno. Fotografando in riva al mare, se il blu del mare è fondamentale per creare contrasto con i colori del soggetto si può enfatizzare il mare lascian-dogli più spazio; se nello stesso luogo si vuol ritrarre un tramonto si potrà dare più importanza al cielo e ai bagliori del sole, dando a questa porzione più spazio. Non bisogna però dimen-

    ticare le eccezioni. Vi sono soggetti che possono stare benissimo al centro dell’inquadratura e vi sono situazioni in cui un bilanciamento dell’immagine ottenuto distribuendo equamente gli spazi lascia un po’ di sconcerto in chi guarda la foto, creando così una nuova forma di attenzione. Sarà però sempre il senso estetico del fotografo a sug-gerire le migliori inquadrature; le regole servono solo come esercizio. A volte è piacevole lasciarsi andare a esperimenti creativi cercando sche-mi di inquadratura diversi dalla regola dei terzi che, infatti, non è così rigida. In fondo, la fotografia è una forma di espressione, quindi lascia libertà.

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  • La storia, piuttosto nota, sarebbe questa:“Siamo esattamene nel 1889.Quella estate il re Umberto I con la regina Margherita, la trascorsero a Napoli, nella reggia di Capodi-monte, come voleva una certa regola della monarchia, o per fare atto di presenza nell’antico regno delle due Sicilie. La regina era in-curiosita dalla pizza che non aveva mai mangiato e di cui forse aveva sentito parlare da qualche scrittore o artista ammesso a corte.Ma non poteva andare lei in pizzeria così la pizzeria andò da lei; cioè fu chia-mato a palazzo il più noto rinoma-to pizzaiuolo del tempo che si tro-vava alla salita Sant’Anna, a pochi passi da via Chiaia. Don Raffaele venne, vide e vinse, utilizzando i forni delle cucine reali, assistito dalla moglie donna Rosa, che era poi la vera maestra di pizze, la vera autrice di quelle classiche che fu-rono presentate ai sovrani (le cro-

    nache del tempo ci hanno infor-mato di tutto) una con sugna che è una sorta di strutto, formaggio e basilico; una con aglio, olio e po-modoro e una terza con mozzarel-la, pomodoro e basilico, cioè con i

    colori della bandiera italiana, che entusiasmò in particolare la regina Margherita, e non solo per motivi patriottici.Don Raffaele, da bravo uomo di pubbliche relazioni, colse al volo l’occasione e chiamò questa pizza ” alla Margherita”, il giorno dopo la mise in lista al suo locale ed ebbe, come si puo’ immaginare, innu-

    merevoli richieste...”

    Questa sarebbe la leggenda.Solo che la storia vera è un’altra“La pizza alla margherita o pizza margherita, come si incominciò a chiamarla, passava per una no-vità, una invenzione vera e propria, mentre si sa che esisteva già prima.Non era considerata tra le più clas-siche e importanti però a Napoli si faceva già. Per esempio, per un’altra regina, la borbonica Maria Carolina, che di pizze era ghiotta, tanto che aveva voluto a corte, nel palazzo di San Ferdinando, un forno apposito. Carolina amava molto quella pizza bianca, rossa e verde; ma forse, se avesse potuto immaginare che quelli sarebbero stati i colori dell’Italia unita sotto un’altra dinastia, che avrebbe cac-ciato la sua, non ne sarebbe stata più tanto entusiasta…”

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    Crisi o non crisi, quando arriva il Natale cresce sempre la voglia di fare e di ricevere i regali. E’ una tradizione immancabile che però non può prescindere purtroppo dai soldi che si hanno in tasca. In media ogni famiglia acquisterà quest’anno durante le festività quasi cinque regali a fronte però di un budget medio che si aggira sui 171 euro con un calo del 5% rispetto al Natale del 2012.

    Di origine pagana, poi cristiana, con la celebrazione, ogni anno, il 25 dicem-bre, della nascita

    di Gesù Cristo, la festa di Natale è oggi un momento unico di condivisione e di convivialità in famiglia, con tutte le generazioni.

    Le origini del NataleFesta cristiana fin dal IV se-colo, il 25 dicembre era la data della festa pagana del solstizio di inverno, chia-mata “Nascita (in latinoNa-tale) del sole”. A Roma, la Chiesa adotta quindi questo costume popolare dandogli un senso nuovo: quello del Natale (origine della pa-rola Noël) del Salvatore. La festa del Natale non è quindi strettamente parlando quel-la della nascita di Gesù, di cui non si conosce la data, ma quella della venuta del

    Figlio di Dio nel mondo.La messa di mezzanotteFedele ai racconti evan-gelici della nascita di Gesù a Betlemme, in cui i pel-legrini nella notte si recano presso la grotta della Nativ-ità, in Occidente si è sparso il costume di celebrare una messa, tradizionalmente a mezzanotte, che ormai è cel-ebrata sempre di più a inizio serata. D’altra parte, i cris-tiani di numerose regioni della Francia, rivivono la sera di Natale la storia della Natività mimando i Vangeli e mettendo in scena dei pre-sepi viventi.

    La veglia di NataleSi tiene in famiglia, la sera del 24 dicembre. Il simbolo forte della veglia di Natale è il suo pasto festivo, accom-pagnato dai tradizionali tac-chino e ceppo di Natale.

    L’albero di Natale e i regaliPer la prima volta in Europa, la tradizione dell’albero di Natale compare in Alsazia nel XII secolo. Verso la metà del XVI secolo, fu la città di Sélestat ad autorizzare per prima il taglio degli alberi verdi per la sera di Natale. Ai piedi dell’albero vengono deposti i doni per grandi e piccini.

    Babbo NataleIncaricato di portare i re-gali ai bambini del mondo intero nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, è ispirato al Santa Claus anglosassone, che deriva a sua volta da San Nicola, il santo patrono dei bambini che si festeggia il 6 dicembre.

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    AUTOSCUOLE CAMBIOLa nostra scuola offre diversi servizi.Oltre al conseguimento dei vari tipi di patente si or-ganizzano corsi di Recupero Punti per le diverse cat-egorie, anche per la CQC (patente supplementare per gli autisti professionali), Conversioni di patenti militari ed estere, Rinnovi patente, corsi di Conseguimento e Rinnovi delle Carte Qualificazioni Conducente. In merito a queste ultime vi informiamo che ci sono delle novità, infatti il Decreto Dirigenziale del 06/08/2013 ha provveduto a spostare le date di scadenza delle CQC ottenute per documentazione: quelle rilasciate per il trasporto persone valgono fino al 09/09/2015 mentre quelle rilasciate per il trasporto cose sono valide fino al 09/09/2016. I corsi di rinnovo dunque possono es-sere fatti anche prima dei 18 mesi antecedenti alla sca-denza presso le autoscuole .Facendo una precisazione: le CQC rilasciate per documentazione devono essere rinnovate , la prima volta, dopo 7 anni,ma la seconda volta e quelle successive dovranno rispettare la proce-dura usuale di rinnovo ogni 5 anni. Lo stesso rinnovo quinquennale vale per le CQC rilasciate a seguito di corsi di formazione iniziale. Potete trovare i riferimenti della circolare n. 20630 del 07/08/2013 su internet.

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  • IL CINema ed I CoLorI:eCCo Come fuNzIoNa La Nostra perCezIoNe Vi siete mai chiesti perche’ quando guard-ate un film ben fatto la vostra mente entra direttamente a contatto con quella realta’?E vi siete mai chiesti come mai in base alla se-quenza i colori cambino seguendo lo stato della trama?Ecco, a tutto cio’ potrebbe rispondervi un diret-tore della fotografia, personaggio sconosciuto ai piu’ ma fondamentale all’interno di una produzi-one.Egli e’ infatti il tecnico dell’arte registica e tra-duce, attraverso le sue palette, le emozioni che il regista vuole trasmettere.Tutto, ma proprio tutto, non e’ lasciato a caso in un film. Nemmeno la tazza appoggiata sul tavolo in penombra, due metri dietro il coprotagonista dell’inquadratura.Come un puzzle logico, atto a creare nello spet-tatore uno stato mentale preciso, dove il colore funge da legante tra gli elementi fisici.Ed il design puo’ attingere a piene mani da tutto cio’. Ammettiamo che si voglia scegliere il colore di un oggetto, di una app, di un packaging: come un direttore della fotografia il designer esamin-era’ le emozioni ed i mood da trasmettere e poi applichera’ la paletta al suo sistema prodotto.

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    “Pellicole super 8? Guardi signore che ora esistono le telecamere” (detto ahimè senza alcuna ironia).“Pellicole super 8? Oh signore! non si producono più. Anzi faccia attenzione perché se ne trova ancora qualcuna sono scadute da anni!”Espressioni di sufficienza, sorrisi di circostanza, aria di chi la sa lunga e deve illuminare il bifolco. Tutto questo ac-coglie il consumatore che, entrato in un medio negozio di fotografia, chiede di poter acquistare una pellicola super 8. Di solito si giunge a questi tentativi dopo aver trovato la vecchia cinepresa del nonno o del papà. L’oggetto è bello, alieno, e viene voglia di vedere se ancora funziona. Nor-malmente dopo un paio delle risposte sopra elencate si getta la spugna e si pensa “beh certo, con le telecamere digitali che ci sono in giro figuriamoci se ancora soprav-viveva il super 8”. Alcuni, poi, radicalizzano queste risposte e giungono all’intima conclusione (come se fosse una ver-ità innata, non bisognosa di dimostrazione) che è la stessa pellicola a non esistere più e che persino nei cinema si as-siste ad una proiezione elettronica.Ora: l’animo umano è insondabile ma continuerò sempre a domandarmi cosa spinge una persona normale a parlare per assiomi senza avere nessuna informazione su ciò di cui sta parlando. Il super 8, amici miei, non è per niente mor-to! Non è morta la pellicola ed entrambi godono di ottima salute! Al più posso concedere che il super 8 non è stato molto bene: durante gli anni ‘80 ha sofferto di qualche dol-orino, ma dopo qualche anno di convalescenza si è ripreso alla grande ed ora si diverte a suonarle al digitale.I fotografi pensano che il super 8 non si produca più in quanto non lo rinvengono in catalogo, ma ciò che non sanno è che la Kodak ha solo spostato il prodotto da un catalogo ad un altro: da quello “consumer” a quello… pensate un po’, “PROFESSIONAL”. Il super 8 è infatti rinato a nuova vita come prodotto per i professionisti. Nel sito della Kodak lo trovate qui:http://www.kodak.com/US/en/motion/products/index.jhtmlSe gironzolate nel sito trovate un mondo intero: ci sono le

    emulsioni negative destinate ai professionisti (da riversare in video col telecinema, ot-tenendo un look da vero film spendendo pochissimo, in confronto con gli altri for-mati); ci sono le pellicole in bianco e nero (per lavori ar-tistici).Bene e adesso che siete ancora frastornati da questa rivelazione vi do il colpo finale: nel mondo il super 8 si usa ancora persino per stampare film d’edizione (in copie pregiate di strepitosa nitidezza). Volete Spider Man? C’è! Volete Il gladiatore? C’è! E l’audio è in dolby surround.2. Ora probabilmente vi è venuta voglia di usare il super 8. Però forse vi starete domandando: “Chi me lo fa fare? I filmini che girava papà (o lo zio/nonno/cognato/ecc.) erano davvero scadenti... tutti sfocati e traballanti. Niente a che vedere con le belle immagini limpide del digitale”. La pellicola segna lo spartiacque tra chi sa davvero raccon-tare per immagini e chi no. La cinepresa ha il fuoco manu-ale, si comporta come una vera macchina fotografica in quanto è una macchina fotografica. E dunque il risultato è determinato dalla corretta messa a fuoco, dalla scelta della luce, dalla fissità dell’inquadratura. Devo ricordarvi che la telecamera lavora per voi, anzi al vostro posto?Il cinema professionale, quello in 35 mm, fornisce delle im-magini strepitose in quanto ogni volta che si gira una sce-na, un esercito di persone sta attento che tutto funzioni al meglio. C’è chi misura col metro (sì a mano!) la distanza tra la macchina da presa e gli oggetti e le persone da met-tere a fuoco; c’è chi carica la cinepresa e chi muove l’anello della messa a fuoco durante la scena e così via. Ora girare in super 8 non vuol dire avere un esercito con sé, ma ciò significa che queste cose dobbiamo farle da soli. Significa dunque che dobbiamo imparare a mettere a fuoco e dob-biamo conoscere i rudimenti della ripresa. Ma prima di tutto dobbiamo procurarci una cinepresa, le pellicole ed un proiettore.

    M.C.

  • Esiste una gran varietà di tecniche per dipingere su tela. Una delle più versa-tili e affascinanti è la pittura cosiddetta a spatola, con la quale cioè i colori vengo-no apposti sulla tela ricorrendo non all'usuale pennello o alle mani, ma ad un apposito at-trezzo, dalla forma simile ad una piccola cazzu-ola. La resa di questa tecnica è eccezionale, in quanto dona alle immagini una profondità ed corposità senza pari. Scopriamo insieme le car-atteristiche della pittura con spatola. Innanzitutto conosciamo la protagonista: la spatola. Si tratta di un piccolo attrezzo che chi dipinge forse già conosce, in quanto viene utilizzato spesso anche per miscelare i colori. Quando utilizzata come mezzo per dipingere, la spatola assume una forma leggermente allungata, con una punta assottigliata. Nella sua versione più clas-sica ricorda una piccola cazzuola, ma in com-mercio ce ne sono ormai di forme e dimensioni molto differenti, per adattarsi perfettamente all'esigenza dell'artista. Le migliori offrono una grande versatilità, grazie ad una superficie a tratti più piatta e larga e un'impugnatura er-gonomica, ma molto flessibile. Con la parte pi-atta sarà possibile stendere il colore, mentre la punta sarà perfetta per segni più netti o linee o per elaborare gli strati superiori della pittu-ra. Per tratti particolari, si può ricorrere anche a spatole dalla forma decisamente inusuale e affascinante: un esempio è la piccola spatola a rastrelliera, che ricorda appunto un rastrello con i denti arrotondati in punta e che è perfet-ta, ad esempio per riprodurre mazzi di fiori o le chiome di un albero.

    La tecnica a spatola permette all'artista di la-vorare sulla tela quasi come su una scultu-ra, perché il colore, pastoso e steso a strati e non in velatura, viene quasi plasmato con i movimenti della spatola. Può essere utiliz-zata sia con i colori ad olio, che con gli acrilici o la tempera. Chi ama la "pittura materica" potrà mis-chiare al colore della sabbia o le resine o gli stuc-chi ed accentuare l'effetto tridimensionale. Utiliz-zate spatole anche non per belle arti ma di uso

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    pre magnifici.Sempre a Loreo, a pochi metri, da ormai 5 anni vi è l’ Angolo Sport

    Outlet che mette a disposizione le collezioni precedenti, gli stock e le promozioni a prezzi scontatissimi tutto l’ anno... per non rinunciare

    mai alla moda e alla qualità con una particolare attenzione al prezzo.Come ultimo punto vendita più moderno l’ Angolo Sport Adria vi propone

    un nuovo settore Calcetto e tutto ciò che un pubblico attento alla moda può desiderare.

    Una cosa però rimane trasversale per tutti i punti vendita....l’ attenzione al cli-ente.

    Il nostro scopo non è vendere a qualsiasi costo ma, qualora lo desideriate, accompa-gnarvi e consigliarvi per farvi uscire dal negozio con il sorriso e la consapevolezza di

    aver acquistato un prodotto adatto a voi ad un prezzo sempre scontato.

    Riviera Guglielmo Marconi, 6145017 Loreo (RO)Tel. 0426 334343Mail [email protected]

    CorsoMazzini 112Adria (RO)Tel. 0426 42117

    Piazza Matteotti 14LOREO (RO) 45017Tel e Fax 0426 334343Mail [email protected]

  • Gran Canyon. L’oceano di nebbia regala questo spettacolo ogni dieci anni

    Al posto delle consuete gole, dei dirupi, delle rocce rosse e - in bas-so - del fiume Colorado con le sue acque verdi smeraldo, una distesa infinita di nubi. Un “oceano” così, nel Grand Canyon, si vede di raro. Merito dell’inversione termica, fenomeno atmosferico che si veri-fica quando all’irraggiamento del suolo pressoché minimo si accom-pagna un’assoluta calma di vento: in questi casi l’aria si raffredda più velocemente di quella che si trova ad altitudini supe-riori, andando così a formare uno strato molto stabile che annulla il rimescola-mento verticale. Il mare di nubi, testi-moniato dagli scatti pubblicati sulla pa-gina Facebook del Grand Canyon Na-tional Park, è stato osservato venerdì scorso. I turisti presenti - rac-contano i ranger della zona - erano dispiaciuti poiché il fiume Colo-rado era nascosto dalle nuvole. “Non hanno capito quanto fossero fortunati - ha riferito il ranger Erin Whittaker, autore di uno splen-dido scatto dall’osservatorio Mather Point - Gli abbiamo spiegato che questo fenomeno non si presenta abitualmente. Anzi, succede praticamente una volta ogni dieci anni”.

    c.so Vittorio Emanuele II, n° 4045011 AdRIA (RO)

    per info e prenotazioni393-2249441


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