D I R E T T O R I O D E L L E P I E O P E R A R I E
D E L L A
I M M A C O L A T A C O N C E Z I O N E
D E L L A C O N G R E G A Z I O N E
D I A S C O L I N E L L A M A R C A
I N T O R N O A L L E L O R O P R I C I P A L I F U N Z I O N I
D I S P O S T O E S T A B I L I T O
Da Monsignor Illustrissimo, e Reverendissimo
F R A N C E S C O A N T O N I O M A R C U C C I
D E L L ‘ I M M A C O L A T A C O N C E Z I O N E
VESCOVO DI MONTALTO, E VICEGERENTE DI ROMA
I N R O M A M D C C L X X V I I I
=================================== D A L L E S T A M P E D E L C A S A L E T T I
COL PERMESSO DE’ SUPERIORI
2
Trascrizione: Carlo Carloni
Revisione: Suor M. Paola Giobbi e Silvia Parrinello
F R A N C E S C O A N T O N I O M A R C U C C I
D E L L’ I M M A C O L A T A C O N C E Z I O N E
Patrizio Ascolano, per la Dio Grazia e della Santa Sede Apostolica
Vescovo di Montalto nella Marca, Abate di Monte Santo in Abruzzo,
Vescovo Assistente al Soglio, Prelato Domestico Partecipante di N(ostro) S(ignore)
E V I C E G E R E N T E DI R O M A
Alle dilettissime Pie Operarie dell’Immacolata Concezione
della Congregazione di Ascoli nella Marca
Salute e Pace nel Nostro Signor GESU’ CRISTO
1. Mie buone Madri e Figliuole. Sin da quando la Santità di N. S. Papa
PIO SESTO felicemente Regnante si degnò per somma sua Clemenza col
suo Breve Apostolico Ex quo Divina di Conferma del vostro Istituto, in
data de’ 6 Dicembre del prossimo scaduto anno 1777 commettermi la
moderazione delle vostre Costituzioni antiche, e farne una compilazione
nuova, fu mia intenzione, affinché il Libro non riuscisse troppo
voluminoso, separare da esse il vostro DIRETTORIO intorno alle
Funzioni principali della vostra Congregazione. Ciò vi promisi circa la
fine della Lettera a Voi diretta, in data de’ 27 Dicembre del sopradetto
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anno, e da me premessa alle Costituzioni vostre sovraccennate. Eccomi
ora pertanto, col favor di Nostra Immacolata Signora, mi appiglio ad onor
suo all’adempimento della promessa.
2. Questo Direttorio di bel nuovo da me disposto e stabilito, a riserva di
alcune cose moderate e variate, sarà in sostanza lo stesso che vi fu
prescritto nell’anno 1748 ed ampliato nel 1762. Quindi a tenore della
diversità delle Funzioni e delle materie, verrà esso distinto in tante Parti.
Resta, che voi con esemplarità e divozione vi portiate sempre in tutte le
accennate Funzioni, per glorificare la Regina del Cielo, ed esser partecipi
delle sue Benedizioni.
3. La M. Prefetta o sia Superiora della vostra Congregazione, e così la M.
Direttrice delle Novizie, avran la premura di ordinare, che prima di
ciascuna Funzione sia ben ponderato il Direttorio ad essa spettante.
4. Delle picciole mie fatiche altra rimunerazione non bramo, se non che vi
facciate a supplicare la prelodata Gran Madre di Dio, affin si degni
usarmi Misericordia: mentre io dall’altro canto supplico a benedirvi tutte,
ed a riempirvi di spirito della santa Osservanza.
Roma dalla Vicegerenza.
Sabbato 14 Marzo 1778
D E L D I R E T T O R I O P A R T E P R I M A
Dell’Ingresso dell’Educande, e delle Scolare.
1. Nella Ven. Congregazione delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione, oltre
alla pia caritatevole Scuola per le Fanciulle, che si portano ogni giorno in Monistero
a farsi istruire alle ore determinate nelle Dottrine, e ne’ Lavori dalle destinate
Maestre, vi sia ancora a parte la Scuola per le Alunne o sieno Educande, le quali
sono di permanenza in detta Congregazione, e convivono in Comunità con le
Religiose sotto una particolare Maestra nel loro Educandato. 2. Se il numero delle Fanciulle Scolare si lascia all’arbitrio prudente della M.
Prefetta o sia Superiora, il numero bensì delle permanenti Alunne Educande,
convien sia più moderato; talché per la loro pia e virtuosa Educazione usar si possa
tutta quella diligenza ed attenzione dall’Istituto richiesta. Or nella Congregazione di
Ascoli sembra, che il numero di dodici Educande possa esser proprio; eccettuando
qualche urgente caso, in cui la prudenza del Signor Presidente della predetta
Congregazione, comeppur della Superiora, disponesse talora di ammetterne
qualcuna in più; per esempio in una circostanza di due Educande Sorelle carnali,
che quanto al numero potrebbero per una sola Educanda noverarsi. 3. La condizione delle Fanciulle Scolare si estenda ad ogni sorta di Zitelle, che
concorrono ad essere istruite. Onde si ammettano Fanciulle nobili ed ignobili, ricche
e povere, colte e rozze, ad essere ammaestrate gratis con tutta carità nella Scuola
cotidiana. Questo è uno de’ principali e più essenziali fini dell’Istituto delle Pie
Operarie. La condizione bensì delle dodici Alunne Educande resti determinata per le
sole, che sono di Famiglia nobile, o almeno primaria del proprio Paese. Certamente
una Nobile virtuosamente e sodamente educata può apportare un bene assai
maggiore di quello, che una Ignobile arrecare ne possa. 4. Per ammettere o dimettere le Scolare basta l’arbitrio prudente della Superiora; da
cui anche dipende l’accordare l’ingresso nelle Domeniche stabilite alle Donne di
ogni condizione per assistere alle Dottrine e pie Esortazioni, che si fanno in tai
giorni. Ma trattandosi di ammettere o dimettere l’Educande, si richiede
l’accettazione e consenso dell’Adunanza Capitolare delle Religiose, ed anche del
Presidente della Congregazione. 5. Quanto poi all’età richiesta sì nelle Scolare, che nell’Educande per essere
ammesse, sia questa, cioè dagli anni cinque sino agli anni diciotto compiti:
dovendosi poi dimettere per dar luogo alle altre. 6. Nell’Ingresso delle Scolare novelle la Funzione consiste primieramente, che una
delle attuali Maestre di Scuola la porti subito a genuflettersi all’Altare dell’Oratorio,
ed ivi con la recita di tre Ave Marie la presenti a Nostra Immacolata Signora,
supplicandola a benedirla e proteggerla. Indi la porti a baciar la mano, ed a chieder
la benedizione dalla Superiora. Poi la faccia notare nel Libro grande del Registro
delle Scolare delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione di Ascoli (così
venendo intitolato); in cui per alfabeto si nota il Cognome, il Nome, e l’età della
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Fanciulla, con la specificazione de’ suoi Parenti, Parrochia, e Patria, e del Giorno,
Mese ed Anno, in cui fu ammessa. Per esempio alla lettera A.
“Aloisi - Marianna di età di anni …, Figlia di Giuseppe e di Giovanna Aloisi di
Ascoli, della Parocchia di N., fu ammessa per Scolara nel Giorno di…del Mese di
… dell’Anno….
Sotto tale annotazione si dee lasciar dello spazio per segnarvi a suo tempo la
dimissione, oppure la morte, in caso mai avvenisse in tempo ch’era Scolara. Ver.
Gr.
“Fu dimessa dalla Scuola (o morì) nel Giorno di .... del Mese di … dell’Anno…
Qualora ne’primi anni della Fondazione si fosse avuta in Congregazione
l’avvertenza di fare tal Registro delle Scolare, comeppure a parte quello delle Zitelle
Comunicande (che in pari guisa deve farsi), certamente il veder registrate centinaja e
centinaja di pie Zitelle cristianamente istruite, servirebbe per ravvivar nelle Pie
Operarie lo Spirito della esatta Osservanza di sì fruttoso Istituto; da cui dipende tutto
il bene della Congregazione.
7 Favellando poi dell’Ingresso dell’Educande, qualora sieno preventivamente
accettate dalla Comunità, e resti già accomodato l’affare de’ loro Alimenti, e del loro
Corredo o sia Acconcio, la Funzione è la seguente, cioè:
8 Giunta che sia l’Educanda co’ suoi Parenti all’Antiporto del Monistero, vi
scenderà a riceverla la M. Prefetta con altre due Religiose a suo arbitrio, e con tutte
le attuali Educande unitamente con la loro Maestra; ed ivi complimenterà
brevemente i Parenti od altri, che la conducono. Entrata che sia, procuri la predetta
Superiora con bella maniera di benedirla con la mano; ed indi in mezzo alle
Religiose deputate ed alle Educande la porti all’Oratorio superiore; potendo in tal
congiuntura dare il permesso ai Parenti ed altri Conduttori di salire anch’essi per un
congruo spazio di tempo: avvertendo bensì che l’Antiporto si chiuda.
9 Qualor la novella Educanda sia arrivata al detto Oratorio, si faccia genuflettere
nella Predella dell’Altare, ed allora dalle Religiose, ed attuali Educande, genuflesse
con buon’ordine, si cantino le sacre Litanie della Santissima Vergine, col ripeter tre
volte Regina Virginum, a cui si risponda Ora pro ea. Finite le Litanie si canti il
solito Inno Ave Virgo Deipara. Indi la Superiora dia a baciare alla Educanda i
Santissimi Piedi di Gesù Crocifisso. Poi postasi a sedere in una sedia, e con la mano
sinistra tenendo l’Educanda (che le sta in piedi al lato sinistro), chiami la Maestra
delle Educande (la quale prontamente si deve ivi portare e genuflettere), e nel
consegnarle la nuova Educanda, con una succinta Esortazione premurosamente glie
la raccomandi; benedicendole infine amendue genuflesse.
10 Compita tal Funzione, usi la M. Prefetta gli atti civili di urbanità Cristiana co’
Parenti e Conduttori della novella Educanda, dando loro tempo di trattenersi
alquanto; ed indi gentilmente pregandoli ad uscire dal Monistero, li accompagni con
le due Religiose deputate fino all’Antiporto; senza però permettere, che vi cali
l’Educanda.
11 Che se l’Educanda entrasse in tempo inopportuno; come potrebbe accadere
nell’arrivo ed ingresso di Educande forestiere; od in altri casi inopinati; allora la
Funzione nell’Oratorio potrà rimettersi nel giorno appresso, o ad altro tempo ad
arbitrio della Superiora.
12 Sia premura poi della stessa Superiora di far puntualmente notare ne’ Libri della
Congregazione il Giorno, Mese, ed Anno dell’Ingresso della novella Educanda;
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comeppure la sua età, e la convenzione fatta co’ suoi Parenti intorno agli Alimenti da
pagarsi anticipatamente da semestre in semestre.
13 Quanto dunque alla quota per tali Alimenti dell’Educande, dovendosi aver
riguardo a molte circostanze, non si può fissare uguale per tutt’i Tempi, per tutt’i
Luoghi, per tutte le Persone. Nella Congregazione di Ascoli sembra potersi stabilire
per li Alimenti di ciascuna Educanda la quota annua, che non sia maggiore di
ventiquattro Scudi Romani, né minore di quindici all’anno: rimettendosi alla
prudenza della Superiora il determinarla per ogni Educanda col consiglio del
Presidente e de’ Sindici deputati della Congregazione. Che se l’Educanda sia
forestiera, è duopo convenire co’ Parenti, oltre alla quota per li Alimenti, pagare un
tanto di più all’anno pel mezzo vestiario, cioè per l’imbiancatura de’ panni,
risarcimento di abiti, risolatura di scarpe, e simili, che far dovrebbe la propria Casa:
alla quale bensì resti sempre l’incarico il far di nuovo, come abiti nuovi, biancherie
nuove, scarpe nuove, e simili; comeppure medicinali in malattie gravi, funerali in
caso di morte.
14 Rispetto poi al Corredo o sia Acconcio, che portar deve ogni Educanda, questo si
regoli a tenor della discreta Nota stabilita in Congregazione dall’Adunanza
Capitolare, che sottoscritta dalla M. Prefetta si darà preventivamente ai Parenti
dell’Educanda. Una tal Nota non si possa mai alterare senza il consenso della
Comunità in Adunanza, eccettuandone qualche caso urgente, in cui abbia facoltà la
Superiora di poterla moderare o dilazionare nelle cose di poca importanza.
15 Inviolabile bensì resti sempre la Costituzione della Uniformità dell’Abito in tutte
l’Educande; dovendo ciascuna, a tenor dell’Istituto, andar modestamente vestita di
color torchino senza minima variazione di una dall’altra.
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Dell’Ingresso delle Candidate o sieno Religiose novelle, chiamate
per l’addietro col nome di Pretendenti
1. Premendo alla Ven. Congregazione delle Pie Operarie dell’Immacolata
Concezione, che ogni sua Religiosa abbia sempre a viver contenta dello Stato, che di
sua libera volontà ha eletto, senza che poi debba mai dar retta a maligne suggestioni
di pentimento qualor professa, sia perciò impreteribile la Costituzione di dare a
ciascuna Pia Operaria tre anni di tempo a pensare e provare bene l’Istituto, e lo
Stato, prima che passi a legarsi co’ Voti perpetui nella sua Professione.
2. Si chiami il primo Anno l’Anno di pruova, in cui col nome di CANDIDATA vada
modestamente vestita da Secolara senza vani abbigliamenti coll’Abito di forma e di
color torchino prescritto dalle Costituzioni. Questo Abito di Candidata non sia mai
lecito di deporlo e variarlo, se non nel Giorno della Vestizione Monastica, e non mai
prima. Dicasi il secondo Anno l’Anno del Noviziato, in cui prender debba l’Abito
Monastico o in qualità di Maestra o sia Corista, oppur in qualità di Compagna o sia
Conversa, col nome di NOVIZIA. Quanto al terzo Anno poi si chiami l’Anno di
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Preparazione col nome di PREPARANTE; e dentro tal’Anno, oppur compito che
sia, farà la sua Professione di sua libera volontà, ovvero con tutta quiete sen potrà
tornare in propria Casa.
3. Or nel primo Anno dell’Ingresso, cioè nell’Anno di pruova, veruna resti ammessa
come CANDIDATA in Congregazione, se oltre all’aver riportata l’Accettazione della
Comunità, con le debite licenze del Superiore, ed oltre all’aver fatto il Corredo o sia
Acconcio, e concertata la Dote, non abbia pagato liberamente in mano della
Superiora un tanto in contante per li Alimenti di quell’Anno.
4. La quantità di tal pagamento non potendo determinarsi uguale per ogni Luogo,
Tempo, e Persona, si è creduto che nella Congregazione di Ascoli possa esser
congrua per li Alimenti predetti la somma di due, o tre Scudi Romani al mese, cioè
ventiquattro o al più trentasei Scudi all’Anno, a tenore dell’equitativo prudente
giudizio della M. Prefetta o sia Superiora; al cui arbitrio ciò si lascia, qualor si tratti
di Maestre o sien Coriste. Che se poi si tratti di Compagne o sien Converse, sembrar
può per li accennati Alimenti congrua la somma di uno Scudo Romano o al più
quindici pavoli al mese, cioè Scudi dodici o al più dieciotto all’Anno, a giudizio
equitativo della medesima Superiora.
5. Accomodate dunque preventivamente tutte le cose, giunto il giorno e l’ora
dell’Ingresso della Candidata in Congregazione, scendano le Religiose tutte in
Abito con Candele accese in mano, e col S. Crocefisso inalberato a riceverla
nell’Antiporto del Monistero. Posta indi la Candidata in mezzo alla M. Prefetta, e
alla Dama Custode od altra Pia Operaria deputata, resti ferma, sinché si avviino
processionalmente le Religiose col S. Crocefisso innanzi, e si intonino le Litanie di
Nostra Signora. Col canto dunque si porti la Candidata all’Oratorio Superiore;
ripetendosi tre volte Regina Virginum: Ora pro ea. In tale occasione si potrà
accordare l’ingresso ai Parenti e Conduttori della sudetta; avvertendo che resti
chiuso l’Antiporto.
6. Terminate le Litanie, e recitato l’Oremus dalla Superiora, sia cura della M.
Direttrice o di altra deputata di prender la Candidata, e portarla fuori del sopradetto
Oratorio, potendo anche assisterla la Dama Custode, qualor vi sia presente. Chiusa
indi la porta dell’Oratorio, la Candidata bussi tre volte, dicendo a voce intelligibile:
Lodata l’Immacolata Concezione.
7. Non rispondendosi alle due prime picchiate, si risponde alla terza dalla Superiora,
dicendo: Sia sempre lodata l’Immacolata Concezione. Che cosa volete?
Risponder deve la Candidata: Io voglio esser Figlia di Maria Immacolata, e Sposa
di Gesù Crocefisso. Vi supplico ad aprirmi, e ad ammettermi. Ciò detto si genuflette
alla porta dell’Oratorio.
8. La M. Prefetta od altra deputata aprendo la porta, le presenta il S. Crocefisso, e le
dice: Baciate i Piedi Sacrosanti al vostro Celeste Sposo, e udite attenta le sue
Divine Voci, con le quali si degna invitarvi a vincere con generosità voi stessa, a
portar con pazienza la Croce, ed a seguitare con fedeltà il suo esempio.
9. Baciando divotamente la Candidata i Piedi al S. Crocefisso, risponde a voce
intelligibile: Col Divino ajuto propongo di far tutto. Prendendo indi essa il S.
Crocefisso, e tenendolo inalberato, entra nell’Oratorio, e si genuflette alla Predella
dell’Altare, avendo a lato due Religiose, una per parte, con candele accese in mano.
Così ivi stando, si canta il solito Inno: Ave Virgo Deipara: finito il quale si
restituisce dalla Candidata il S. Crocefisso alla Superiora; e questa lo fa riporre a
parte.
D E L L E C A N D I D A T E
10. Indi siedono tutte, cioè la Superiora in sedia, la Candidata dirimpetto in uno
sgabellino, e le Religiose a lor luogo; e si fa dalla predetta Superiora una brieve
Esortazione; finita la quale, si porta la Candidata a chiederle genuflessa la
Benedizione. Ed in tal guisa la Funzione resta compita. Si usino poi gli atti di
cristiana civiltà co’ Parenti e Conduttori, dando loro un congruo tempo a trattenersi;
ed indi venendo gentilmente pregati a riuscire dalla Congregazione, si
accompagnino urbanamente fino all’Antiporto; senza però che la Candidata vi
scenda.
11. Che se mai la Candidata giungesse in tempo ed ora inopportuna, come può ben’
accadere a qualche Forestiera; in tal caso sia in arbitrio della M. Prefetta rimetter la
Funzione nel giorno seguente, od in altro più proprio.
12. Non si arbitri però mai la Superiora di dispensar la Candidata dagli Esercizj
Spirituali, che far deve per dieci giorni dentro il primo mese dell’Ingresso; se non
quando un qualche urgente motivo richiedesse dilazionarli ad altro tempo: il che
però lo accordi di rado, e ne senta il parere della M. Direttrice; sotto la cui particolar
dipendenza viver deve la Candidata.
13. Eziandio una Candidata fosse di un lignaggio assai cospicuo, sia sempre
rigorosamente proibito in Congregazione l’uso di ammettere o permettere le
Cameriere od altre Donne Secolari di servizio per le Religiose. Alla Dama Custode,
che è la sola che ha la facoltà di poter convivere con le Pie Operarie, neppur ciò si
permette. A tal’effetto vengono ammesse in Congregazione le Compagne o sien
Converse. Oltrediché avendo l’Istituto per suo distintivo l’esercizio continuo di
carità cristiana, ogni sua Religiosa ambisce di servir l’altra con tutto amore e senza
interesse.
14. Dell’Ingresso di ogni Candidata se ne registri il giorno, mese ed anno ne’ Libri
della Congregazione; così la di lei età con altre particolarità necessarie. Del suo
Corredo o sia Acconcio portato sia cura della M. Viceprefetta farne l’Inventario,
dalla stessa Candidata sottoscritto, per conservarlo poi col suo Fascicolo in Archivio
della Comunità. Un tal Corredo dovrà essere sempre a tenor della Nota discreta, che
verrà stabilita dall’Adunanza Capitolare per le Candidate sì della classe delle
Maestre, che di quella delle Compagne; coll’individuazione a parte dell’Acconcio,
che sarà necessario per la Vestizione Monastica. Questa Nota, sottoscritta dalla
Superiora, si dovrà preventivamente mandare ai rispettivi Parenti delle Candidate:
dandosi facoltà alla Superiora predetta di poterla in qualche urgente caso moderare o
dilazionare in cose di poco rilievo.
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D E L D I R E T T O R I O P A R T E T E R Z A
Della Vestizione delle Pie Operarie
dell’Immacolata Concezione
1. Compito l’Anno di Pruova della Candidata in Abito secolare torchino, e fattane
la debita Esplorazione della Volontà, comeppure ottenuto il consenso dell’Adunanza
Capitolare, e del Superiore, si stabilisca il Giorno della Vestizione della novella Pia
Operaria, siasi della classe delle Maestre, o di quella delle Compagne: supposto che
la sua Dote spirituale sia stata già realmente depositata nell’Erario o sia Cassa forte
della Congregazione.
2. Egli è di impreteribile Costituzione, che qualora il Deposito della Dote di una Pia
Operaria non si fosse fatto prima dell’Ingresso della Candidata, come si stila in più
Monasteri, sia onninamente fatto dentro il primo anno dell’Ingresso; tantoché non si
dia l’Abito Monastico alla Candidata, se non sia seguito effettivamente il Deposito
nell’Erario del Monistero, e non altrove. Che se mai tal Deposito si differisse al
secondo anno, si differisca ancora la Vestizione: ed allora si paghino gli Alimenti
per quel secondo anno, come furon pagati pel primo.
3. Quanto poi alla somma della Dote sì per le Maestre, che per le Compagne, non
può determinarsi uguale per ogni Luogo, né per ogni Persona. Nella Congregazione
di Ascoli sembra per le Maestre non debba esser più alta di cinquecento Scudi
Romani, né più bassa di Scudi dugento, a tenor delle circostanze da ben riflettersi
dalla Superiora col consiglio de’ Sindici. Per le Compagne poi non sia più alta di
dugentocinquanta Scudi Romani, né più bassa di Cento.
4. Convien bensì avvertirvi, che siccome la Candidata vestita dell’Abito Monastico,
negli altri due anni che le restano prima di professare, non vien costretta a pagar gli
Alimenti, somministrandoglieli la Congregazione; perciò questa, seguito il Deposito
della Dote, abbia la libertà di poterla subito rinvestire a suo beneplacito; affinché
almeno lucrar ne possa i frutti in quei due anni, giacché somministra gli Alimenti
senza pagamento.
5. Or benché procurar si debba, che la Dote si dia in danajo contante; nientedimeno,
se in qualche urgente caso in luogo del danajo si fossero dall’Adunanza Capitolare
accettati Luoghi di Monte liberi, o Cenzi sicuri, o buoni Terreni fruttiferi, o
Botteghe, o Case in ottimo stato, da riconoscersi bene da’ Sindici; allora se ne debba
fare la Cessione al Monastero, parimenti prima che segua la Vestizione della
Candidata.
6. Affinché poi questa Vestizione riesca divota ed edificante, si procuri di farla al
possibile senza strepito e tumulto di Gente. Quindi se la Funzione si faccia
nell’Oratorio Superiore dentro il Monistero, coll’intervento de’ soli Parenti della
Candidata, così di qualche Dama, e Persona benefattrice, e degli Ufiziali della
Congregazione, riuscirà più quieta e senza tanto dissipamento. Si rimette ciò tuttavia
alla prudenza del Presidente, o del Superiore, il farla o nell’Oratorio, o in publica
Chiesa per qualche urgente motivo.
D E L L A V E S T I Z I O N E
7. L’ordinario Vestizionista sarà sempre il Presidente della Congregazione con due
Assistenti Ecclesiastici, uno dei quali potrà essere l’attuale Confessore del
Monistero. Che se il Vescovo far volesse la Vestizione, allora il Presidente potrà
assistere al Superiore. A tal Funzione si troveranno la Dama Custode, i Sindici, e
qualche altro Ufiziale della Congregazione, che si stimerà necessario.
8. Per fare che la Funzione riesca con buon’ordine, sieno tutte le cose ben disposte
per tempo. La Candidata, e le Religiose sieno ben istruite in tutto ciò, che avranno
da fare e rispondere. Onde la M. Prefetta, e la M. Direttrice ne abbian premura.
9. Nell’Oratorio (o nella Chiesa) dove si farà la Vestizione si tenga ben disposto e
preparato tutto il bisognevole. Vicino all’Altare sia in ordine una Sedia di appoggio
per il Vestizionista: così stieno pronti gli Sgabelli per li dui Assistenti; affinché,
quando verrà l’ora, possino prontamente accomodarsi sopra la Predella. Che se il
Vestizionista fosse il Vescovo, allora in luogo proprio in cornu Evangelii dovrà
alzarsi il Trono, e così prepararsi tutto l’altro, che suggerirà il Maestro di cerimonie.
10. Alla destra dell’Altare, dove riesca più comodo, si ponga un Tavolino col tappeto,
per ivi accomodar tutte le Vestimenta Monastiche, delle quali dovrà esser vestita la
novella Pia Operaria. Vi si porrà anche un Baccile o Sottocoppa con Forbici e con
asciugatoio pel taglio de’ capelli; e così ogni altro necessario, come la Corona di
Fiori finti, il Breviario o Diurno (se sia Maestra), le Vestimenta Monastiche, e
vadasi discorrendo.
11. Or queste Vestimenta Monastiche si disporranno sopra il Tavolino con ordine
inverso e contrario; talché resti al disotto ciocché nella Vestizione deve mettersi
all’ultimo. Quindi si disponga prima il Manto torchino di taffettà: sopra questo il
Velo bianco: indi lo Scapolare bianco di Scotto: poi il Cordone bianco del Serafico
di Assisi: in appresso la Tonaca bianca di Scotto, se per una Maestra (che se per una
Compagna il Cordone bianco manicato, con sopra la Veste bianca): finalmente
sopra la Tonaca (oppure Veste) il Soggolo; il quale nella Vestizione dev’essere il
primo a darsi alla novella Religiosa.
12. Stiano pur disposti alla sinistra dell’Altare gli Arcipanchi per le Religiose,
unitamente con la loro M. Prefetta, e con la Dama Custode; la quale ha luogo dopo
la Superiora o di chi vi assiste in sua vece.
13. Venendo nel giorno prefisso, e all’ora stabilita il Presidente co’ due Assistenti in
Congregazione per far la Vestizione (qualor si faccia nell’Oratorio Superiore) si
porterà in Abito la M. Prefetta con due Deputate a riceverlo e complimentarlo
nell’Antiporto, conducendolo nell’Oratorio sino all’Altare (ove si faran trovare
accese le Candele), ed ivi lo lascia genuflesso co’ suoi Assistenti. Sopra l’Altare si
faran trovare in ordine la Cotta (o Rocchetto) e la Stola pel Presidente, e le Cotte per
li Assistenti, così la Concolina dell’Acqua Santa coll’Aspersorio. Or finché si veste
il Presidente con gli Assistenti, partirà dall’Oratorio la M. Prefetta con le due
Deputate, e si trasferirà in quella Camera dove la Candidata con le Religiose in
Abito col S. Crocefisso grande innalberato starà aspettando. Ed indi
processionalmente verrà portata la Candidata in mezzo alla M. Prefetta, ed alla
Dama Custode nell’Oratorio col canto delle Litanie della SS. Vergine; le quali
finite, il Presidente (che si farà trovar genuflesso alla predella dell’Altare) si alzerà
in piedi recitando l’Oremus corrente.
14. Che se il Vestizionista nell’Oratorio sarà il Vescovo, allora scenderanno a
riceverlo e complimentarlo nell’Antiporto la M. Prefetta, e la Dama Custode con
altre due Religiose deputate; ed ivi anche si troveranno per lo stesso effetto il
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Presidente, e i Sindici. Verrà accompagnato il Prelato fino all’Oratorio; alla cui
porta si troverà il Confessore in cotta a dargli l’aspersorio. Indi partirà la M.
Prefetta con le altre, andando alla Camera della Candidata per unirsi con le
Religiose: le quali, quando il Vescovo sarà vestito in Trono, verranno
processionalmente, come si disse, cantando le Litanie; recitando poi il Vescovo
l’Oremus.
15. Avvertasi, che se per qualche urgente motivo la Vestizione si dovesse fare
publicamente in Chiesa, questa converrebbe che avesse un Presbiterio capace in
modo, che ivi il Vestizionista, gli Assistenti, e le Religiose con la Candidata
potessero far tutta la Funzione comodamente senza disturbo della Gente; la quale
star dovrebbe fuori del Presbiterio. In tal caso però né la M. Prefetta, né le altre
Religiose faranno il ricevimento al Vescovo o al Presidente; dovendo questi entrar
per la Porta della Chiesa: onde usciranno esse processionalmente al Presbiterio
predetto, quando il Vescovo sarà vestito in Trono, o il Presidente si troverà in Cotta
(o Rocchetto) innanzi all’Altare. Un tale avvertimento serva anche nel caso, che la
Professione si avesse a fare parimenti in publica Chiesa.
16. Ma tornando alla Funzione, recitatosi dunque l’Oremus dal Presidente si volge
indi verso le Religiose genuflesse (posato già il S. Crocefisso a suo luogo), e da loro
la Benedizione comune (così detta, perché data alla Comunità adunata), dicendo
come siegue:
V. Sit Nomen Domini benedictum.
R. Ex hoc nunc & usque in seculum, rispondono le Religiose.
V. Adjutorum nostrum in Nomine Domini.
R. Qui fecit Cælum & Terram.
V. Domine exaudi Orationem meam.
R. Et clamor meus ad Te veniat.
V. Dominus vobiscum.
R. Et cum Spiritu tuo.
O R E M U S
oMnipotens sempiterne Deus, qui propter tuam solitam Bonitatem, & per
Mortem Unigeniti Filii tui Domini nostri Jesu Christi Mundum restaurare
dignatus es, respicere dignare præsentem Congregationem Piarum Operariarum
Immaculatæ Conceptionis Beatissimæ semper Virginis Mariæ hic hodié ad
Honorem tuum devoté adunatam, ut tua Virtute ab omnibus hostium
incursionibus sit secura, in Mandatis tuis sit firma, ac tandem æterna Gaudia
consequi mereatur. Per eumdem Christum Dominum nostrum.
R. Amen rispondono le Religiose.
Indi il Presidente prendendo in mano l’Aspersorio, senza muoversi dal luogo,
le asperge coll’Acqua benedetta, dicendo:
Aspergat vos Dominus Sanguine suo, & lavet vos Aqua Lateris sui;
remittat vobis omnia peccata; benedicat & custodiat vos in æternum. R. Amen.
17. Fatta la Benedizione comune, il Presidente si pone in Sedia su la predella
dell’Altare, e così siedono su gli sgabelli laterali i suoi Assistenti. Intanto si portano
le Religiose a sedere ai loro arcipanchi, avvertendo di genuflettersi od alzarsi,
D E L L A V E S T I Z I O N E
secondo le occorrenze. La Candidata bensì se ne rimarrà avanti al Vestizionista; il
quale la chiamerà col suo proprio nome e cognome così:
NN. Assistavi la Grazia dello Spirito Santo, e la Protezione di Nostra
Immacolata Signora. Ditemi con ogni sincerità, che cosa Voi volete,
ed a qual fine siete quì venuta.
18. Qualora la Candidata abbia sincero animo di farsi Religiosa, deve risponder così:
Io sinceramente voglio esser Sposa di Gesù Cristo, e seguace della sua Croce;
e voglio daddovero essere Figlia di Nostra Immacolata Signora in questa sua
Congregazione. Tanto protesto di cuore qui alla presenza di tutti: e per questo
fine appunto son qui venuta.
Tale sua risposta la darà a voce intelligibile e distinta, e potrà tenerla scritta in
carta o libretto, con altre cose che avrà poi da dire.
19. Soggiunge il Presidente:
Si degni dunque Gesù Cristo di accettarvi per sua Sposa, e l’Immacolata sua
Madre per Figlia. Risponde la Candidata: Amen.
20. Indi il Presidente co’ suoi Assistenti si pone inginocchioni innanzi l’Altare, affin
di recitare le brevi Litanie de’ Santi per la Candidata; la quale in debita distanza
stando genuflessa, si curva appoggiando il capo sopra di un basso sgabellino, su cui
sia qualche cuscino; così trattenendosi sinché sien finite le brevi Litanie; nel cui
tempo, dove le Religiose rispondono Ora pro ea, o Libera eam Domine, essa potrà
dire Ora pro me, o Libera me Domine.
KYrie eleison,
Christe eleison,
Kyrie eleison,
Christe audinos nos.
Christe exaudi nos.
Pater de Cælis Deus.
R. Miserere nobis.
Fili Redemptor Mundi Deus.
R. Miserere nobis.
Spiritus Sancte Deus.
R. Miserere nobis.
Sancta Trinitas, unus Deus.
R. Miserere nobis.
Sancta Maria.
R. Ora pro ea.
Sancta Dei Genitrix.
R. Ora pro ea.
Sancta Virgo Virginum.
R. Ora pro ea.
Sancte Michael. R. Ora &c.
Sancte Gabriel. R. Ora &c.
Sancte Raphael. R. Ora &c.
Omnes Sancti Angeli & Bea-
torum Spirituum Ordines.
R. Orate pro ea.
Sancte Joannes Baptista.
R. Ora pro ea.
Sancte Joseph. R. Ora &c.
Sancte Joachim. R. Ora &c.
Omnes Sancti Patriarchæ&
Prophetæ.
R. Orate pro ea.
Sancte Petre. R. Ora &c.
Sancte Paule. R. Ora &c.
Sancte Andrea. R. Ora &c.
Sancte Joannes. R. Ora &c.
Omnes Sancti Apostoli & Evangelistæ.
R. Orate pro ea.
Omnes Sancti discipuli Domini
R. Orate pro ea.
Omnes Sancti Innocentes.
R. Orate pro ea.
Sancte Stephane. R. Ora &c.
Sancte Laurenti. R. Ora &c.
S. Pater Emidi. R. Ora &c.
Omnes Sancti Martyres.
R. Orate pro ea.
Sancte Silvester. R. Ora &c.
S. Gregori. R. Ora pro ea.
S. Augustine. R. Ora &c.
P A R T E T E R Z A
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Omnes Sancti Pontifices & Confessores.
R. Orate pro ea.
S. Benedicte. R. Ora pro ea.
S. Pater Francisce. R. Ora &c.
Omnes Sancti Monachi & Eremitæ.
R. Orate pro ea.
Sancta Anna. R. Ora pro ea.
Sancta Maria Magdalena. R. Ora &c.
Sancta Lucia. R. Ora pro ea.
Sancta Clara. R. Ora pro ea.
Omnes Sanctæ Virgines & Viduæ.
R. Orate pro ea.
Omnes Sancti & Sanctæ Dei.
R. Intercedite pro ea.
Propitius esto.
R. Parce ei Domine.
Propitius esto.
R. Libera eam Domine.
Ab ira tua. R. Libera eam &c..
Ab insidiis diaboli. R. Libera &c.
A morte perpetua. R. Libera &c.
Per Crucem & Passionem tuam.
R. Libera eam Domine.
Per gloriosam Resurrectionem tuam.
R. Libera eam Domine.
Per Gratiam Spiritus Sancti Paracliti.
R. Libera eam &c.
In die Judicii. R. Libera eam &c.
Peccatores.
R. Te rogamus audi nos.
Ut omnibus Fidelibus defunctis re-
quiem æternam donare digneris.
R. Te rogamus audi nos.
Qui si alza il Vestizionista, e
rivolto verso la Candidata, che se-
guita a star curva, dice:
Ut præsentem Ancillam tuam
benedicere & in tuo Sancto
servitio confortare digneris.
R. Te rogamus, audi nos.
Ut hanc Ancillam tuam in
sanctæ Religionis proposito
conservare & sanctificare
digneris.
R. Te rogamus, audi nos.
Qui il Presidente si rimette in-
ginocchioni, e prosiegue:
Ut nos exaudire digneris.
R. Te rogamus, audi nos.
Filii Dei.
R. Te rogamus, audi nos.
Kyrie eleison.
Christe eleison.
Kyrie eleison
Ciò finito, si alza il Presidente, e
dice la seguente Orazione, stan-
do rivolto alla Candidata.
O R E M U S
Exaudi Domine preces nostras, & super hanc Ancillam tuam N.N. spiritum tuæ
Benedictionis & Sanctificationis emitte, ut Cælesti munere ditata, & Gratiam
tuæ Majestatis possit acquirere, & sanctè vivendi aliis exemplum præbere. Per
Christum Dominum nostrum. R. Amen.
21. Terminato l’Oremus, si alza in piedi la Candidata, ed ivi si ferma, portandosi
intanto la M. Prefetta, e la Dama Custode od altra deputata a porsi a’ suoi lati; così
trattenendosi finché non è fatta la Benedizione dell’Abito Monastico.
22. Il Vestizionista dunque stando sulla predella dell’Altare, rivolto verso il
tavolino, ov’è l’Abito, ne fa la Benedizione, come siegue.
V. Adjutorum nostrum in Nomine Domini.
R. Qui fecit Cælum & Terram.
V. Domine exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
V. Dominus vobiscum. R. Et cum Spiritu tuo.
D E L L A V E S T I Z I O N E
O R E M U S
DOmine Jesu Christe, qui Habitum nostræ mortalitatis inducere dignatus es,
immensam Clementiæ tuæ largitatem suppliciter exoramus, ut hæc Indumenta
Monastica, quæ in honorem Immaculatæ Conceptionis Genitricis tuæ semper
Virginis Mariæ, Famula tua Beatrix Virgo, ad Innocentiæ, Puritatis, & Spei
Christianæ excitamentum, ac pro valida armatura contra Mundum, Carnem, &
dæmones instituit, ita benedicere & sanctificare digneris, ut hæc Ancilla tua
N. ea devote recipiens, Te intra se taliter induat, ut a Te numquam ullo vitio,
ullisque tentationibus valeat separari. Qui vivis & regnas per omnia sæcula
sæculorum.
R. Amen.
Qui il Presidente senza muoversi dal luogo, asperga coll’Acqua santa l’Abito
Monastico, e poi col turibolo lo incensi.
Avvertasi, che se le Religiose avessero Abiti monastici nuovi non benedetti, ver,
gr. le loro Tonichine domestiche; e bramassero di farle benedire potrebbero in tal
congiuntura porle a parte nel tavolino, affin restassero asperse e purificate.
23. Qualora si abbia a benedire per una Candidata Maestra il Breviario o Diurno,
prosiegue a dire il Vestizionista:
O R E M U S
DOmine Jesu Salvator & Præceptor Mundi, qui Apostolos tuos digne, attente, ac
devote orare docuisti, doce hanc Ancillam tuam N., ut sanctè oret; & suscipe
benignè Psalmos & Orationes ejus, atque exaudi, ut recitando Breviarum sive
Diurnum hoc, quod in Nomine tuo benedicimus , Misericordiam tuam pro se &
pro aliis consequatur. Qui vivis & regnas per omnia sæcula sæculorum. R. Amen.
Si asperga, e si incensi il detto Breviario o Diurno.
24. Genuflesso indi il Presidente, intuoni il Veni Creator Spiritus, e poi si alzi in
piedi. Le Religiose in seguito canteranno a vicenda con le debite pause tal’Inno
dello Spirito Santo.
Veni Creator Spiritus,
Mentes tuorum visita,
Imple superna Gratia,
Quæ Tu creasti pectora.
Qui diceris Paraclitus,
Altissimi Donum Dei,
Fons vivus, ignis, Charitas,
Et spiritalis unctio.
Tu septiformis munere,
Digitus Paternæ Dexteræ,
Tu rite Promissum Patris,
Sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus,
Infunde Amorem cordibus,
Infirma nostri Corporis
Virtute firmans perpeti.
Hostem repellas longius,
Pacemque dones protinus,
Ductore sic te prævio
Vitemus omne noxium.
Per Te sciamus, da, Patrem,
Noscamus atque Filium,
Teque utriusque Spiritum
Credamus omni tempore.
Deo Patri sit Gloria,
P A R T E T E R Z A
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Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito
In sæculorum sæcula
Amen.
V. Emitte Spiritum tuum, & crea-
buntur.
R. Et renovabis faciem Terræ
O R E M U S
Deus, qui corda Fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti, da nobis in eodem
Spiritu recta sapere, & de ejus semper Consolatione gaudere. Per Dominum
nostrum Jesum Christum &c.
R. Amen.
25. Ciò finito il Presidente co’ suoi Assistenti si pone a sedere, comeppure fanno le
Religiose. Intanto la M. Prefetta, e la Dama Custode, od altra Deputata,
incominciano a levar dalla Candidata i suoi Abiti secolari, porgendoli a qualche
Religiosa o Dama delegata. Nel mentre però, che la Candidata va così deponendo
i suoi Abiti del Secolo (giacché in tal Dì se le permette comparir vestita con
qualche onesta pompa), le va dicendo dalla sua sedia il Presidente come segue:
Exuat te Dominus veterem hominem cum actibus suis, & eripiat de corde tuo
sæculi pompas, quibus abrenunciasti, dum Baptismum recipisti.
La Candidata risponde Amen ognivolta che si dica l’Exuat dal Presidente; il quale
potrà ripeterlo nel principio, progresso, e fine della deposizione degli Abiti
Secolari.
26. Deposti dunque gli Abiti, e rimasta la Candidata in Busto manicato e in Veste
sottana, si genuflette, ed allora la Superiora od altra Deputata le deve accomodar
sulle spalle un Asciugatojo, che le copra anche il petto. Ed in tal guisa si presenta
ai Piedi del Vestizionista per farsi tagliare i Capelli. Somministrando intanto il
primo Assistente la Sottocoppa con forbici al Presidente, questi taglia alla
Candidata pochi Capelli in quattro luoghi in forma di Croce, cioè dinnanzi, e
dietro al capo, indi sopra l’orecchio destro, e sinistro; dicendo in quel mentre:
Jesus Christus Dominus Noster, & Deipara Virgo Immaculata, auferre
dignentur a Mente tua superfluas omnes cogitationes.
Risponde la Candidata: Amen.
Qualora il Vestizionista lavar si voglia le mani, si tenga in ordine il tutto. Diasi
indi la Sottocoppa con forbici alla Dama Custode, affinché la Superiora finisca il
taglio de’ Capelli all’uso Monastico, e poi accomodi la Retina bianca in capo della
Candidata, che seguita a star genuflessa.
27. Accomodata la Retina, incomincia subito il primo Assistente a porgere al
Presidente le Vestimenta Monastiche, e primieramente il Soggolo. Egli poi nel
darlo alla Superiora, affinché lo accomodi alla Candidata dice a questa.
Modestia pectus tuum cooperiat, ut Sancto Amore Jesu Christi in eternum
ardeat.
Essa risponde: Amen.
28. Sia incombenza della M. Prefetta, e della Dama Custode di ajutar la Vestizione,
giacché per loro mezzo verrà eseguita: attesoché il Vestizionista tre cose soltanto
porge a dirittura alla Candidata, cioè il Breviario, la Candela accesa, e la Corona di
Fiori, come si dirà in appresso.
D E L L A V E S T I Z I O N E
29. Ricevuto il Soggolo si alza in piedi la Candidata: e porgendo intanto il
Presidente la Tonaca Monastica alla Superiora; nel mentre che questa la impone
alla predetta Candidata, dice il preaccennato Vestizionista:
Induat te Dominus Veste candida nuptiali ; teque sibi desponset in Fide et
Charitate Spiritus Sancti.
Risponda essa Amen.
Porge indi il Presidente alla Superiora il Cingolo o sia Cordone bianco del
Serafico di Assisi, e dice nell’atto che gliel cinge:
Præcigat te Dominus Cingulo puritatis, ut maneat in te virus continentiæ et
castitatis
Risponde Amen.
In seguito porgendo il Presidente alla Superiora lo Scapolare o sia Pazienza
Monastica per imporla alla Candidata, dice:
Concedat tibi Dominus noster Jesus Christus, ut per donum obedientiæ et
observantiæ Scapulare istud tibi sit leve, atque ita portare valeas, ut consequi
possis vitam æternam.
Risponde Amen.
30. Si avverta, che qualora la novella Pia Operaria sia della classe delle Compagne o
sien Converse; allora dopo il Soggolo, invece della Tonaca se le deve imporre la
Veste bianca di Scotto o fanella, ed indi il Corpetto bianco manicato della stessa
roba; dicendo ogni volta il Presidente Induat te Dominus, come sopra. Poi al
Cingolo, ed allo Scapolare dirà Præcingat e Concedat, come fu notato.
31. Imposto dunque lo Scapolare, sì la Superiora, che la Dama Custode torneranno a
sedere a lor luogo, e la novella Pia Operaria si porrà genuflessa innanzi al
Presidente, il quale così le parla:
Figliuola, sono a darvi una grata nuova. Brama Gesù Cristo di esser da voi
eletto per Padre, e per Sposo. Volete voi accettarlo daddovero per tale?
Essa risponde: Sì, che col suo ajuto lo accetto ed eleggo di vero cuore per Padre,
e per Sposo, e come tale irrevocabilmente lo voglio.
Prosiegue il Presidente: Or bene. Vuol dunque il Divin Redentore, che per esser
egli tutto vostro, e voi tutta sua, vi dimentichiate del Mondo, e della vostra
Casa. Ne siete voi contenta?
Essa risponde: Ne son contentissima. E da qui in poi terrò Gesù solo in mezzo al
mio Cuore.
Soggiunge il Presidente: Lasciate dunque il Cognome del vostro Casato, ed
accettate in sua vece quel Cognome sacro di un Mistero o di un Santo, che
ora sarà per assegnarvi questa Congregazione dell’Immacolata.
Essa risponde: Lascio di buona voglia il Cognome del mio Casato, ed accetto quel
sacro, che mi darà l’Ubbidienza.
32. Qui la M. Prefetta, od altra deputata, dica dal suo luogo ad alta voce in piedi:
Questa nostra minima Congregazione brama, che codesta novella Pia
Operaria si chiami Suor NN. Di NN.
Dirà qui il proprio di lei Nome coll’aggiunta di quello di Maria, se non l’abbia; ed
unitamente quel sacro Cognome di Mistero o di Santo, che le viene assegnato in
luogo del Casato.
33. Ripigliando ora il Presidente, le dice:
Voi dunque da qui in poi, a disprezzo del Mondo, e ad onore del Cielo, vi
chiamerete Suor NN. di NN. (ripeta qui il Nome e Cognome sacro detto dalla
P A R T E T E R Z A
18
Superiora); e sotto tal Nome e Cognome sacro sarete registrata ne’ Libri
della Congregazione.
Essa risponde: Ne son contenta. Così si degni l’Immacolata Nostra Signora
registrarmi ne’ Libri del Cielo”.
34. Tornano indi la M. Prefetta, e la Dama Custode ad assistere al compimento della
Vestizione della novella Religiosa, che siegue a star genuflessa. Il Presidente
intanto porge il Velo Bianco alla Superiora, affin gliel ponga in capo, e dice:
Operiat Crines tuos, e vultum tuum, Velum hoc Modestiæ et Verecundiæ, ut
harum virtutum exercitio mortificationem pro Jesu Cristo in corpore tuo
circumferas.
Essa risponde: Amen; e poi si alza in piedi.
35. Prende intanto il Vestizionista dal suo primo Assistente il Manto torchino di
taffetà con tela bianca sotto, e porgendolo alla Superiora, affinché gliel ponga in
testa, dice:
Accipe Mantum Cæruleum in signum potentis Patrocinii Dæiparæ Virginis
Immaculatæ: quod si in ejus honorem sancte et fideliter portaveris, excitabit
in te, sub tanto Virginia Patrocinio, spem vivam Salutis æternæ: quam tibi
Dominus per Merita ejusdem Genitricis suæ concedere dignetur.
Essa risponde Amen; e si genuflette.
36. Indi il Presidente le dà in proprie mani il Breviario o Diurno, col dire:
Accipe Breviarium sive Diurnum. Concedat tibi Dominus, ut dignere attente,
ac devote Psalmos, et Preces Christianas tam in Choro, quàm extra, recitare
valeas.
Risponde Amen.
Si avverta, che nella Vestizione delle Compagne o sien Converse non si dà
Breviario o Diurno.
37. Le porge poi il Presidente la Candela accesa in mano, col dirle.
Accipe lumen Christi in signum immortalatatis tuæ, ut mortua Mundo, vivas Deo
in æternum.
Risponde Amen.
38. Ciò fatto, si genuflettono tutti, e il Presidente intuona l’antico Inno
dell’Immacolata: Ave Virgo Deipara, che sieguono a cantare alternativamente le
Religiose:
Ave Virgo Deipara,
Concepta sine macula,
Solari amicta lumine,
Stellarum serto rutilans.
Dignare Clementissima,
Ut qui Te pulchram prædicant,
Immaculatam recolunt,
Sint a peccato liberi.
Vere Deus Onnipotens
Te præservare potuit,
Imo et ut Matrem decuit,
A labe Originaria.
Dignare Clementissima,
Ut qui Te pulchram prædicant,
Immaculatam &c.
Gloria Patri, & Filio,
Et Spiritui Sancto.
Dignare Clementissima,
Ut qui Te &c.
V. In tua Conceptione, Virgo, Im-
maculata fuisti.
R. Ora pro nobis Patrem, cujus Fi-
lium peperisti.
O R E M U S
DEus, qui per Immaculatam Virginis Conceptionem dignum Filio tuo Habitaculum
præparasti, quæsumus, ut qui ex Morte ejusdem Filii tui prævisa Eam ab omni labe
præservasti, nos quoque mundos, ejus Intercessione, ad Te pervenire concedas. Per
eumdem Christum Dominum nostrum.
Rispondono Le Religiose Amen.
39. Recitatosi l’Oremus in piedi dal Presidente, si pone a sedere, come fanno tutte le
Religiose, fuorché la Superiora e la Dama Custode, che restano in piedi ai lati della
Novella Pia Operaria genuflessa; la quale rendendo la Candela accesa alla
Superiora o ad altra, riceve dalle Mani del Presidente la Corona di Fiori finti in
capo con tal formolario:
Accipe Coronam in signum Virtutum, quibus coronari debet Anima tua. Esto
fidelis Domino, usque ad mortem: et ipse tibi dabit Coronam Gloriæ.
Risponde Amen.
La M. Prefetta e la Dama Custode, dopo di aver bene appuntata la Corona de’ Fiori,
tornano a lor luogo, stando in piedi, conforme star debbono tutte le Religiose.
40. Si alza indi la novella Religiosa, e si porta innanzi alla Superiora a chiederle
genuflessa la Benedizione, dicendo a voce intelligibile:
Madre, Voi che mi siete in luogo di Nostra Immacolata Signora, accettatemi
per vostra benché indegna Figlia; e ad onore dell’Immacolata Concezione
della stessa Nostra Signora datemi la vostra Benedizione.
Risponde la Superiora:
Vi accetti e vi benedica dal Cielo Nostra Immacolata Signora, mentre io in
Nome suo vi accetto per Figlia, e vi benedico.
Qui non alza mano, a motivo ch’è presente il Superiore.
41. Alzandosi da terra la novella Religiosa, si presenta a velo alzato innanzi la M.
Prefetta; la quale senza uscir dal suo luogo le da l’abbraccio di pace, dicendo: Pax
tibi, Filia. Essa risponde Et cum Spiritu tuo. Ed indi si porta sola innanzi all’Altare
in cornu Epistolæ, rivolta verso la Porta dell’Oratorio, aspettando ivi ferma, che
vengano le Religiose a darle l’abbraccio di Pace.
Queste dunque uscendo da loro luoghi si portano una per una con ordine ad
abbracciarla, dicendole Pax tibi Soror; rispondendo essa a ciascuna Et cum Spiritu
tuo. L’ordine è, che prima va la Dama Custode, poi la M. Viceprefetta, indi la M.
Direttrice, e così secondo l’anzianità, incluse ancor le Compagne o sien Converse.
42. Datosi l’abbraccio di Pace, e tornate ai loro luoghi le Religiose, queste si
genuflettono, comanche fa la novella Pia Operaria (col velo ricalato) innanzi al
Presidente; il quale alzatosi in piedi dice:
V. Ora pro nobis Sancta Dei Genitrix .
R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
V. Confirma hoc Deus, quod in reverentiam Genitricis tuæ operatus es in nobis,
R. A Templo Sancto tuo, quod est in Jerusalem.
V. Salvam fac Ancillam tuam,
R. Deus meus, sperantem in te.
V. Domine exaudi Orationem meam:
R. Et clamor meus ad Te veniat.
V. Dominus vobiscum. R. Et cum Spiritu tuo.
P A R T E T E R Z A
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OREMUS
Domine Jesu Christe, Deus Misericordiæ & Pietatis, precibus nostris propitius
assiste; & hanc Ancillam tuam NN, cui in tuo Sancto Nomine Habitum Genitricis tuæ
Immaculatæ imposuimus, ab omnibus periculis & malis defende, in tuo sancto
proposito & devota Observantia confirma, ut tandem ad Electorum tuorum confortium
in Cœlis pertingere mereatur. Qui vivis & regnas Deus per omnia sæcula sæculorum.
R. Amen rispondono tutte.
43. Ciò detto, si pongono tutte a sedere a’ loro luoghi, e la novella Pia Operaria col
velo alzato e con occhi bassi si mette a sedere in uno sgabellino dirimpetto al
Presidente; il quale sedendo le fa una breve Esortazione familiare di un quarticello
di ora, rammentandole la Grazia da Dio ricevuta, oppur la Gratitudine da lei dovuta,
ovvero l’Obbligo intrapreso di attendere alla soda Perfezione; o lo zelo premuroso
che aver deve per la buona Educazione delle Fanciulle, od altro consimile punto
istruttivo e fruttuoso.
44. Finita la breve Esortazione, si genuflettono tutti, e le Religiose intonano l’antico
Inno Breatrix admirabilis della Beata Beatrice de Silva Portoghese, Fondatrice
dell’Ordine Concezionistico in Spagna, cantandolo alternativamente, come segue:
Beatrix admirabilis
In Christi amore fervido,
Virginitatis lauream,
Sertum modestiæ perferens,
Tu corda nostra dirige,
Flammas amoris excita,
Et castitatem corporis,
Modestiam nobis impetra.
Immaculata Virginum
Virgo a te sola voluit,
Ut novum dares Ordinem
Conceptionis titulo.
Tu corda nostra dirige,
Flammas amoris &c.
Gloria Patri & Filio,
Et Spiritui Sancto.
Tu corda nostra dirige,
Flammas amoris &c.
V. Ora pro nobis B. Mater Beatrix.
R. Ut digni efficiamur &c.
OREMUS
Domine Jesu Christe, Virginitatis & modestiæ amator, remunerator & custos, qui
Beatam Beatricem Virginem tuo amore succensam, in Virginitate & Modestia
mirabilem effecisti, & per eam Conceptionis Immaculatæ semper Virginis Mariæ
Genitricis tuæ novo Ordine Ecclesiam decorasti; concede, ut ejus meritis &
intercessione nos in castitate modestia, & caritate firmati, Immaculatam Conceptionem
Genitricis tuæ semper colamus, nullis a te tentationibus separemur, & gaudiis perfrui
mereamur æternis. Qui vivis & regnas Deus per omnia sæcula sæculorum.
Rispondono tutte Amen.
45. Recitato che abbia il Presidente l’Oremus sovranotato, dà la sua Benedizione a
tutte, dicendo:
Benedicat vos Omnipotens Deus, Pater , & Filius, & Spiritus Sanctus.
R. Amen.
D E L L A V E S T I Z I O N E
Se il Vestizionista sia il Vescovo, deve premettere Sit Nomen Domini &c., Adjutorium
nostrum &c.
E così finisce la Funzione della Vestizione, che dev’esser poi notata con tutta diligenza
ed esattezza nel Libro delle Memorie della Congregazione.
46. Spogliato il Vestizionista, si faccian con lui e con gli Assistenti i complimenti di
umile ringraziamento; e dopo alquanto di riposo; resti nel partire accompagnato
dalle Deputate fino all’Antiporto.
47. Quanto poi alla novella Pia Operaria, tuttoché mostrar debba umile gradimento di
tutti quegli atti uffiziosi di congratulazione, che in tal Dì sarà per ricevere;
nientedimeno, memore della generosa rinunzia del Mondo, e della irrevocabile
offerta fatta di tutta se stessa al Cielo, avverta di non dissipare il suo spirito.
Siccome ogni Pia Operaria, che abbia ricevuti i Sacramenti della Confessione e
Comunione, acquista nel Giorno della sua Vestizione l’Indulgenza plenaria e
remissione di tutti i peccati, in virtù del Breve di N. S. PIO Papa VI, deve perciò in
tal Giorno incominciare una nuova Vita; come se più non fosse per così dire in
questo Mondo, ed avesse l’Anima in Cielo, e il Corpo sotterra. Incomincerà il suo
Noviziato l’ottavo Giorno della Vestizione: che se questa cadesse di Autunno, cioè
sulla fine di Settembre, oppur dentro Ottobre, allora lo incomincerà nel Giorno dopo
la Commemorazione de’ Defonti.
48. Se due o più Candidate fossero entrate in Congregazione, circa il medesimo
tempo, ver. gr. in uno stesso mese, potranno anche unitamente far la Vestizione, ed
indi il Noviziato, com’eppure a suo tempo la Professione.
49. Il numero delle Pie Operarie per ogni Congregazione, benché sia fissato a
venticinque della classe delle Maestre o sien Coriste, e ad otto della classe delle
Compagne o sien Converse, in tutto trentatré, in onore degli Anni, in cui il Divin
Redentore degnar si volle viver mortale con noi su questa Terra; non si dien però il
Presidente, e la M. Prefetta, tanta sollecitudine di compier tosto il numero fisso; ma
vadano lentamente e con circospezione di presceglier senza rispetto umano soggetti
abili e propri pel santo fine dell’Istituto; ed abbiano anche l’occhio al peso della
perfetta Vita Comune; misurando l’entrate e le forze del Monastero, se possano
senza sbilancio esser sufficienti al congruo mantenimento di vitto e vestito di tutta la
Comunità.
50. Del rimanente si assicurino pure, che fintantoché nella Congregazione fiorirà il
fervore della santa Osservanza dell’Istituto, vi saranno di Religiose e nobili e civili
a sufficienza, e penserà Nostra Immacolata Signora a mandarvi de’ Soggetti di ogni
condizione secondo il suo Cuore. Quindi se mai le Pie Operarie, supposta la capacità
dell’entrate del Monistero, si vedessero prive di sufficienti Soggetti, ne incolpino
l’inosservanza; e ci dien pronto riparo, se pianger non vogliano la totale desolazione
della loro Comunità.
22
D E L D I R E T T O R I O P A R T E Q U A R T A.
Della Professione delle Pie Operarie
dell’Immacolata Concezione.
1. Nel terzo anno, che dall’Ingresso si concede di tempo alla novella Pia Operaria
per professare, e si chiama l’Anno di Preparazione, ha essa Preparante la libertà o
di aspettare il compimento dell’accennato terzo anno, oppure che sia dimezzato,
cioè ne sien passati sei mesi: con questo però, che se dopo dimezzato il terz’anno
richiegga di far la sua Professione (supposto sempre, ch’essa sia giunta allora
nell’età di anni dieciotto a tenor delle Costituzioni) tal sua richiesta debba darla per
iscritto alla M. Prefetta o sia Superiora, e questa confidar la debba con le Religiose
anziane, e col Presidente; e qualora convengano di parere, se ne potrà intimar
l’Adunanza Capitolare per proporre tal Richiesta in Capitolo.
2. In caso poi, che la Religiosa novella faccia istanza di non aver volontà di
professare, e di piuttosto voler riuscire dalla Congregazione, si contenti di far tale
istanza in iscritto, con darla segretamente alla Superiora, o al Presidente. Intanto se
le diano otto giorni di tempo per raccomandarsi a Dio, e pensar bene a tal passo.
Che se poi persista nella sua risoluzione, se le permetta l’uscita con tutta pace e
carità senza contrasto.
3. Per qualunque caso di riuscita e partenza di una Religiosa dalla Congregazione
(eziandio accadesse dopo la Professione per qualche dispensa Apostolica), nel
restituirsele il suo Corredo o Acconcio, che si portò, nello stato che si truova, si
intenda sempre ceduto alla Congregazione il suo Abito Monastico, cioè Tonaca,
Tonichina, Scapolare, Manto, Scapolaretti, Soprietti, e Soggoli; e cosippure tuttociò
che la Religiosa abbia donato alla Chiesa, Refettorio, e Monastero, dovendo tutto
questo restare in Congregazione, senza potersi ripretendere.
4. Che se riuscendo la Pia Operaria innanzi di professare, si truovi la Congregazione
di averne già rinvestita la Dote, ed intanto non abbia pronto il danajo per restituirla;
se le conceda il tempo e comodo di tre anni per trovar danajo, e restituir la Dote,
pagandone trattanto i frutti al tre per cento: non essendo cosa equa, che la
Congregazione per un bene che ha fatto alla novella religiosa col darle libertà due
anni a provare il suo stato dopo vestita, ed averle somministrati gli Alimenti senza
pagamento, debba poi con ingratitudine soffrirne in compenso un male, qual sarebbe
quello o di rivendere alla peggio il Fondo acquistato, o di prender tantosto a debito il
danajo occorrente. Che se la Dote si fosse ricevuta, non già in Danajo contante, ma
bensì in tanti Fondi stabili, allora questi stessi si debbono restituire; detratte però
tutte quelle spese necessarie od utili che vi si fossero fatte, e che dalla Religiosa
pagar si debbono alla Congregazione nel riaver la sua Dote.
5. Ma tornando alla Professione, supposto che la Pia Operaria Preparante sia
liberamente risoluta di farla, ne ottenga l’approvazione dell’Adunanza Capitolare, si
faccia esplorar la Volontà dal Vescovo o dal Presidente, e ne riporti anche la licenza
dallo stesso Superiore della Congregazione, innanzi a cui deve professare. Ne’
giorni precedenti alla sua Professione faccia il suo Sproprio.
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6. Alla Professione, qualor non voglia intervenire il Vescovo, presieder deve il
Presidente con due Assistenti Ecclesiastici, uno de’ quali potrà essere il Confessore
attuale del Monastero. Vi si debbon trovare la Dama Custode, i Sindici, ed anche il
Notajo della Congregazione. Qualora non vi sia un qualche urgente motivo di far la
Funzione in publica Chiesa, il che di rado si permetta, si faccia sempre privatamente
nell’Oratorio superiore; ove si potranno ammettere i Parenti della Professanda,
qualche Dama, ed altra Persona a giudizio prudente della Superiora, per iscansare
ogni confusione di concorso.
7. Affinché la Funzione riesca ben’ordinata e divota, sia cura della M. Prefetta, e
della M. Direttrice, che la Professanda, e le altre Religiose sappiano bene quel che
han da fare e da dire; e che tutte le cose sieno pronte e ben’accomodate per tempo
nell’Altare, e nell’Oratorio. Alla destra dunque dell’Altare, cioè in cornu Evangelii,
si accomodi un Tavolino col suo tappeto, sopra cui si tenga in un sottocoppa o
schifetta l’Ovato torchino con la sacra Effigie dell’Immacolata in esso cucita; ed in
un’altra sottocoppa o schifetta l’Anello di oro col suo Crocefisso, se la Professanda
sia Maestra, oppur l’Anello di argento col suo Crocefisso, se Compagna. A capo di
detto Tavolino si tenga Carta, calamajo, penna, e polverino pel Notajo; verso tal
parte si accomodino gli sgabelli pel detto Notajo, e per li Sindici; e vi si tengano in
ordine la Sedia e gli Sgabelli pel Presidente, e per li Assistenti, per poi porli sulla
predella dell’Altare: alla cui sinistra, cioè in cornu Epistolæ, vi sieno gli arcipanchi
per le Religiose e la Dama Custode.
8. Venendo dunque nel giorno prefisso, e all’ora stabilita il Presidente co’ due
Assistenti in Congregazione per la Professione da farsi nell’Oratorio superiore, si
porterà in Abito la M. Prefetta con due Deputate a riceverlo e complimentarlo
nell’Antiporto; conducendolo nell’Oratorio fino all’Altare (ove si faran trovare
accese le Candele), ed ivi lo lascia genuflesso co’ suoi Assistenti. Sopra l’Altare si
faran trovare pronte le loro Divise, cioè Rocchetto (o Cotta) con Stola, ed altre due
Cotte; e così la concolina con Acquasanta, e l’aspersorio.
9. Sinché si veste il Presidente con gli Assistenti, partirà dall’Oratorio la M. Prefetta
con le due Deputate, e si trasferirà in quella Camera, dove la Professanda si troverà
pronta in Abito con le altre Religiose, una delle quali avrà il S. Crocefisso
inalberato. Ed indi processionalmente verrà portata la Professanda in mezzo alla M.
Prefetta ed alla Dama Custode nell’Oratorio col canto delle Litanie della SS.
Vergine; le quali finite, il Presidente (che si farà trovar genuflesso alla predella
dell’Altare) si alzerà in piedi recitando l’Oremus corrente.
10. Che se la Funzione nell’Oratorio sarà fatta dal Vescovo; allora scenderanno a
riceverlo e complimentarlo nell’Antiporto la M. Prefetta, e la Dama Custode con
altre due Religiose deputate; ed ivi anche si troveranno per lo stesso effetto il
Presidente e i Sindici. Verrà accompagnato il Prelato fino all’Oratorio; alla cui porta
si troverà il Confessore in Cotta a dargli l’aspersorio. Indi partirà la Superiora con
le altre; andando alla Camera della Professanda, per unirsi con le Religiose: le quali,
quando il Vescovo sarà vestito in trono, verranno processionalmente, come si disse,
cantando le Litanie, il cui Oremus verrà recitato dal Vescovo.
La maniera poi da tenersi nel caso mai, che per qualche urgente motivo la
Professione si dovesse far publicamente in Chiesa potrà vedersi al n. 15 della
Vestizione.
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11. Recitatosi dunque l’Oremus dal Presidente, si volge indi verso le Religiose
genuflesse (posato il S. Crocefisso a suo luogo), e dà la solita Benedizione comune
alla adunata Comunità, dicendo:
V. Sit Nomen Domini benedictum.
R. Ex hoc nunc & usque in sæculam.
Vedasi tutto il num. 16 della Vestizione.
12. Data la Benedizione comune, ed asperse coll’Acqua santa le Religiose, il
Presidente si pone a sedere in sedia sopra la predella dell’Altare, e così siedono a’
suoi lati gli Assistenti su’ loro sgabelli. In tal guisa si portano a sedere le Religiose ai
loro luoghi destinati, avvertendo di genuflettersi od alzarsi alle occorrenze. La
Professanda bensì rimarrà genuflessa avanti il Presidente, aspettando con tutta
modestia, a velo però alzato, di esser da lui interrogata, come siegue:
Suor NN. di N. assistavi la Grazia dello Spirito Santo, e la Protezione di Nostra
Immacolata Signora. Ditemi con ogni sincerità, che cosa voi volete, ed a qual
fine siete qui venuta?
Se la Professanda abbia animo vero di professare, dar deve tal risposta a voce
intelligibile: Con ogni sincerità di cuore io voglio professar l’Istituto delle Pie
Operarie dell’Immacolata Concezione di questa Congregazione, approvato dalla
Santa Sede Apostolica; e voglio daddovero esser perpetua Figlia di Maria
Immacolata, e fedele Sposa di Gesù Cristo, e seguace della sua Croce. Tanto
sinceramente protesto qui alla presenza di tutti: e per questo fine appunto son qui
venuta.
Soggiunge il Presidente: Si degni dunque Gesù Cristo di accettarvi per sua Sposa, e
l’Immacolata sua Madre per sua Figlia.
Risponde la Professanda: Amen.
13. Indi il Presidente si pone inginocchioni co’ suoi Assistenti innanzi all’Altare, e
recita le brevi Litanie de’ Santi per la Professanda. Si veda tutto il num. 20 della
Vestizione.
Finite le Litanie coll’Oremus, si alza in piedi la Professanda, e così ivi si ferma,
finché non è fatta la benedizione dell’Ovato e dell’Anello. Intanto la Superiora, e la
Dama Custode si portano ai lati della Professanda.
14. Recitatosi dal Presidente l’Oremus dopo le Litanie, salisce sulla predella
dell’Altare, e si volta verso la Porta dell’Oratorio. Intanto il suo primo Assistente
prendendo la sottocoppa o schifetta coll’Ovato torchino, si pone genuflesso innanzi
al Presidente dicendo: Benedic Reverendissime Pater. Indi dal Presidente si fa la
benedizione così:
Adjutorum nostrum in Nomine Domini.
R. Qui fecit Cœlum & Terram, rispondono le Religiose.
V. Domine exaudi Orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
V. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
OREMUS
Omnipotens & Misericors Deus, hanc quæsumus devotam Effigiem Beatissimæ
Virginis Mariæ Immaculatæ Genitricis tuæ, in hac Ovali forma coloris cærulei aptatam,
bendicere & sanctificare digneris, ut hæc Ancilla tua NN. quum eam devote
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portaverit, Immaculatam ejusdem Virginis Conceptionem honorare & confiteri non
erubescat, ejusque Patrocinium semper experiatur, atque a Te, Salvator Mundi, Gratiam
in præsenti, & Gloriam obtineat in futuro. Qui vivis & regnas Deus per omnia sæcula
sæculorum. R. Amen.
Qui il Presidente asperga coll’Acqua santa l’Ovato torchino; indi lo prenda, lo baci, e lo
ponga intanto nella Destra della sacra Statua di Maria Immacolata, se vi sia, oppur
sopra l’Altare.
15. Passando poi alla Benedizione dell’Anello, questo pur gli vien presentato
inginocchioni dal primo Assistente in una sottocoppa o schifetta, dicendo: Benedic,
Reverendissime Pater: Onde il Presidente segue:
V. Adjutorum nostrum in Nomine Domini.
R. Qui fecit Cœlum & Terram.
V. Domine exaudi Orationem meam.
R. Et clamor meus ad Te veniat.
V. Dominus vobiscum. R. Et cum Spiritu tuo.
OREMUS
DOmine Jesu Christe, Fili Dei vivi & veri, qui Animas humanas a Te creatas, &
prætioso Sanguine tuo redemptas, Tibi sociare in Fide, Spe, & Caritate, ut Amicas,
Sponsas, Filiasque tuas, dignatus es; & evoluisti, ut Annulus benedictus in signum
sacræ hujus Desponsationis gestaretur; Te humiliter deprecamur, ut benedicas
Annulum istum, quem Tibi dicamus, atque hanc Ancillam tuam NN., quam cum eo
Tibi cupimus desponsare; ita ut sic desponsata, sit Tibi fidelis usque ad mortem,
intercedente Immacolata Virgine Genitrice tua, ac per merita tuæ Passionis. Qui vivis
& regnas Deus per omnia &c. R. Amen.
Asperga indi l’Anello coll’ Acquasanta; poi lo prenda, e lo ponga nella Destra del S.
Crocefisso, se vi sia, oppur sopra l’Altare.
16. Ciò fatto, voltato il Presidente alla Professanda, stando in piedi le fa l’Invito
cantando in modo di antifona, il versetto seguente:
Ecce venit Cælestis Sponsus, ac te expectat, ut secum in Fide, Spe, & Caritate,
tanquam Sponsa conjungaris.
Risponde stando in piedi la Professanda, e dice cantanto in modo di antifona:
Ecce venio obviam ei, ut consequar Misericordiam ejus & Desponsationem.
Siegue il Presidente: Surge igitur, pròpera, & veni, Christi Domini Sponsa.
La Professanda replica: Curram ad gratiosum Sponsum meum, ut consequar
Misericordiam ejus & Desponsationem. Indi si pone genuflessa; e sen tornano a lor
luogo la M. Prefetta e la Dama Custode.
17. Postosi a sedere il Presidente, le dice:
Se voi bramate il sacro Sposalizio con Gesù Cristo, egli è duopo, che di tutto cuore
rinunziate in perpetuo al Mondo, alla Carne, al Demonio, e a tutti i Nemici del
vostro Celeste Sposo.
Risponde la Professanda:
Di tutto cuore io rinunzio in perpetuo al Mondo, alla Carne, al Demonio, e a tutti i
Nemici del mio Celeste Sposo Gesù Cristo.
Prosiegue il Presidente col dire:
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Egli è duopo ancora, che la sacra Sposa di Gesù Cristo si leghi con le auree catene
di Povertà, di Castità, e di Ubbidienza. Or ditemi, siete voi bramosa di stringervi in
perpetuo con tai Vincoli soavi?”.
Risponde: Si, che lo bramo, e di buon cuore lo desidero.
Ripiglia il Presidente: Consoli Gesù Cristo le vostre brame, conforti il vostro
Spirito, e rimuneri coll’eterna Gloria l’Offerta che gli fate di tutta voi stessa.
Risponde: Amen.
18. Qui il Presidente intona genuflesso l’Inno dello Spirito Santo: Veni Creator
Spiritus, che sieguono a cantare in piedi le Religiose. Vedasi tutto il num. 24. della
Vestizione.
19. Recitato l’Oremus dello Spirito Santo, si pone il Presidente a sedere con suoi
Assistenti, e così dirimpetto a lui in uno sgabello siede la Professanda attenta a
risponder seriamente con voce intelligibile alla Esplorazione della volontà, che le fa
in publico lo stesso Presidente così:
Benché dubitar non si possa della buona vostra disposizione di professar l’Istituto
di questa Ven. Congregazione delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione,
approvata dalla Santa Sede Apostolica; contentatevi nientedimeno, che io qui
publicamente in nome di questa Congregazione vi faccia l’Esplorazione della
volontà, e vi obblighi a risponder sinceramente al cospetto di Dio, che vede e
conosce il vostro cuore, ed a palesare la vera risoluzione dell’animo vostro.
Risponde la Professanda: A qualunque interrogazione io risponderò sinceramente al
cospetto di Dio col suo Divino ajuto, in cui tutta confido.
20. Siegue il Presidente:
Sapete voi, se che cosa importa la Professione Religiosa delle Oblate co’ Voti
perpetui, ancorché semplici, di Povertà, di Castità, e di Ubbidienza, la quale seco
include la Permanenza nella Congregazione?
Risponde: Lo so abbastanza. Una tal Professione importa il donare
irrevocabilmente a Dio, per le Mani dell’Immacolata sua Madre, i propri Beni, il
proprio Corpo, la propria Volontà, e Libertà, e la propria Vita, per non più vivere a
se stessa, né al Mondo, né ai Parenti, né ad altro, fuorché a Dio, e al suo Divino
Servizio in Congregazione.
Presidente: Siete voi contenta di fare una tal Donazione irrevocabile a Dio, e di così
viver poi perpetuamente obbligata?
Risponde: Son contentissima col Divino ajuto.
Prosiegue il Presidente:
Al cospetto di Dio, ch’è qui presente, io protesto in nome di questa Congregazione,
che se mai vi induceste voi a professare o per allettamento di belle promesse fattevi
da Parenti o da altri, oppure per timor di minacce di qualche Persona; ovvero per
altri motivi terreni e rispetti umani; protesto, ripeto, che siccome Dio, sdegnato
contra chi ebbe tanta audacia di così forzarvi ed ingannarvi, non gradirebbe questo
sì forzato vostro sacrificio; così neppure questa Congregazione intenderebbe di
ammettervi a professare. Parlate dunque chiaro giacché avete ancora libertà e
tempo di palesar l’animo vostro.
Qualor sia vero, che la Professanda si muova a professare con piena libertà e santa
intenzione, deve così rispondere: Protesto anch’io al cospetto dell’Altissimo, che di
mia spontanea e libera volontà, senza essere subornata, né intimorita, né ingannata
da veruno, vengo per fare questa santa Professione; e per motivo di esser
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consecrata interamente e perpetuamente a Dio in Anima e Corpo, per le Mani
dell’Immacolata sua Madre.
22. Presidente: Sia lodato Dio. Prima dunque, che io vi ammetta alla Santa
Professione, contentatevi, che io vi spieghi succintamente la sostanza de’ Voti di
Povertà, di Castità, e di Ubbidienza; affinché su di ciascuno di essi palesiate
l’animo vostro.
Professanda: Ascolterò con gradimento; e paleserò su di ciascuno quel che io
sinceramente ne senta.
23. Presidente: Il Voto di Povertà adunque vi obbligherà di rinunziare per sempre ad
ogni proprietà e dominio de’ Beni temporali, cioè a dire, vi renderà perpetuamente
inabile ed incapace di poter possedere e disporre delle cose; talché voi non potrete
esser più padrona di dare, alienare, ricevere, e ritenere nulla, senza la dipendenza,
e la licenza generale o particolare della vostra Superiora, o del Presidente, o
dell’Ordinario della vostra Congregazione. Vi rimarrà il solo uso di quelle cose,
che vi accorderà il vostro Istituto, ove si professa la Vita Comune, ma un tal’uso
ancora dovrà liberamente dipendere dalla discreta Volontà de’ vostri Superiori.
Tanto importa il Voto di Povertà. Siete voi contenta di professarla?
Professanda: Son contentissima col Divino ajuto.
24. Presidente: Or bene. Giacché ora siete libera, fate il vostro Sproprio intorno a’
Beni temporali.
Professanda: Già l’ho fatto, e lo porto scritto in questo Foglio, che or consegno.
Qui si alza e si presenta genuflessa innanzi al Presidente per dargli il Foglio. Egli
però senza prenderlo, così le dice: Presentate voi stessa tal foglio di vostro Sproprio
alla vostra Superiora.
Si alza la Professanda, e si porta dalla M. Superiora e genuflessa le presenta in
mano il Foglio dello Sproprio, per conservarlo nell’Archivio del Monistero.
25. Presentato il Foglio dello Sproprio, tornerà la Professanda al suo sgabello, e si porrà
a sedere dopo di aver fatta la riverenza al Presidente; il quale proseguendo
l’Esplorazione della Volontà, soggiunge:
Se voi dunque col Voto di Povertà consacrerete a Dio la vostra roba, col Voto poi di
Castità perpetua gli consecrerete il vostro Corpo: talché voi con tal secondo Voto vi
troverete obbligata in perpetuo allo stato Celibe Religioso, col non poter mai
desiderare, e molto meno effettuare conjugio Umano: onde viver dovrete casta e
pura di mente e di corpo, come foste per così dire un’Angela in carne. Siete voi
risoluta di viver tale?
Professanda: Son risolutissima col Divino ajuto.
26. Proseguendo il Presidente, dice:
Col Voto poi di Ubbidienza, che seco include la Permanenza in Congregazione, voi
consecrerete a Dio il più nobile dell’Anima vostra, cioè la vostra Volontà e Libertà:
talché con tal terzo Voto verrete voi a contrarre due obblighi, cioè primo di
sottomettere la Volontà vostra a quella della Superiora di questa Congregazione,
così del Presidente, e dell’Ordinario, a cui questa Comunità è soggetta, e perciò di
ubbidire a loro in tutto ciò che non è contrario alla Legge di Dio, e della Chiesa
Cattolica, e delle vostre Costituzioni. Secondo, di permanere, finché vivrete, col
sacro Abito di Religiosa Pia Operaria dell’Immacolata Concezione in questa Ven.
Congregazione, dove ora vi trovate. Siete voi disposta a ciò fare?
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Professanda: Son dispostissima col Divino ajuto. La prego pertanto ad ammettermi
alla Santa Professione, persuadendomi, che abbastanza abbia ella esplorata ed
intesa la mia risoluta volontà di professare.
Presidente: Sia lodato Dio. Ora son soddisfatto; e perciò di buona voglia vi
ammetto alla santa Professione.
27. La Professanda si alza dal suo sgabello, e con tutta modestia si pone genuflessa ai
piedi del Presidente; il quale così la fa professare:
Figliuola, promettete voi a Dio la Povertà perpetua, a tenore dell’Istituto di questa
Ven. Congregazione?
Risponde la Professanda a voce intelligibile: Prometto di buon cuore a Dio la
Povertà perpetua, a tenore dell’Istituto di questa Congregazione, dove professo; e
ne fo voto a lui per le Mani dell’Immacolata sua Madre, che invoco in mio ajuto.
Presidente: Promettete voi a Dio la Castità perpetua?
Professanda: Prometto di buon cuore a Dio la Castità perpetua; e ne fo voto a lui
per le Mani dell’Immacolata sua Madre, che invoco in mio ajuto.
Presidente: Promettete voi a Dio l’Ubbidienza perpetua a tenore dell’Istituto di
questa Congregazione, con la Permanenza in essa?
Professanda: Prometto di buon cuore a Dio l’Ubbidienza perpetua a tenore
dell’Istituto di questa Congregazione, dove professo, con la Permanenza in essa; e
ne fo voto a Lui per le Mani dell’Immacolata sua Madre, che invoco in mio ajuto.
Presidente: Si degni Dio per sua Misericordia di accettare e benedire questa Santa
Professione, che gli avete offerta, e di darvi grazia essergli fedelissima Sposa fino
agli ultimi respiri di vostra vita.
Risponde: Amen.
28. Soggiunge indi il Presidente: Affinché la Santa Professione da voi fatta, non possa
mai rivocarsi in dubbio, egli è duopo, che sia registrata in un Foglio, e sottoscritta
di vostra mano.
Professa: Già l’ho scritta in questo Foglio, che or consegno.
Senza che il Presidente prenda il Foglio, le dice: Presentate voi stessa al Notajo qui
presente tal Foglio di vostra Professione, e sottoscrivetelo alla sua presenza, e di
due testimonj.
Alzandosi la Professa, va al tavolino destinato, e sottoscrive alla presenza del
Notajo, e de’ due Sindici, o altri deputati, il Foglio della sua Professione. Poi farà il
Notajo la sua ricognizione.
In fine di questa parte IV, si noterà il Formolario intorno alla Professione fatta.
29. Sottoscritto il Foglio, si porta la Professa al suo gabellino, e senza sedere fa
riverenza al Presidente, innanzi a cui poi si genuflette per ricever l’Ovato torchino
nel suo Scapolare, che tiene alzato con le mani.
Il Presidente dunque prendendo dalle mani del primo Assistente l’Ovato, nell’atto di
appuntarlo allo Scapolare con una spilla dice:
Accipe super pectus tuum Immaginem Deiparæ Virginis Mariæ semper
Immaculatæ, et glorifica tum verbo tum exemplo Immaculatam Matrem tuam, cui te,
ut Filiam, consecro in perpetuum. Amen.
Intanto la M. Prefetta, e la Dama Custode si portano ai lati della Professa, e dopo di
averle bene appuntato l’Ovato, la riportano al sito del suo gabellino, senza però farla
sedere.
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30. Dopo di ciò riceve la Professa dalla Superiora la Candela accesa con la destra, ed in
tal guisa si ferma, finché dal Presidente non le sia fatto il seguente Invito in aria di
antifona:
Veni Sponsa Christi cum lampade ardente ad sacras ejusdem Agni Immaculati
Nuptias.
Risponde sulla stess’aria di antifona la Professa:
Ecce venio: et ignem Amoris sui accendat Deus in corde meo.
31. Restituendo indi la Candela accesa alla Superiora, va a genuflettersi ai piedi del
Presidente per ricevere il sacro Anello, alzando la destra, e stendendo il Dito
anulare. Il Presidente intanto prendendo l’Anello benedetto dal primo Assistente,
nell’atto di porlo alla Professa, dice:
Accipe a Domino Jesu Cristo Annulum Fidei, Spei, et Cariatis: et ego Te in
perpetuum ei desponso. In Nomine Patris , et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
Esto Sponsa fidelis usque ad mortem, et dabit tibi Deus Coronam vitæ.
Risponde la Professa: Amen. Indi alzandosi, e facendo riverenza al Presidente, sen
torna al suo sgabello, ma senza sedere; e ripigliando con la destra la Candela accesa
dalle mani della Superiora, siegue a star così in piedi finché si canti il sacro Cantico
Epitalamico o sia Nuziale.
32. Alzatosi in piedi il Presidente con gli altri, intuona del sacro Cantico Epitalamico le
prime parole, dicendo: Amo Sponsum: il qual Cantico poi, a suono di Organo o di
Cembalo, cantano le Religiose a guisa di Salmo.
Amo Sponsum Jesum Christum, in cujus thàlamum introibo: * cujus Mater, Virgo
est; et cujus Pater fœminam nescit.
Jesum cum amavero casta sum, cum tetigero, munda sum, * cum accepero, virgo
sum.
Discedite a me omnes Inimici Animæ meæ; * quia ab alio Amatore præventa sum.
Annulo fidei, Spei, et Amoris sui subharravit me, * & coronam æternæ vitæ promisit
mihi.
Ipsi sum desponsata, cui omnes Angelorum Chori deserviunt, * & cujus
pulchritudinem Sancti omnes in Cœlis contemplantur.
Jesu Christo Creatori, Redemptori, & Sponso meo fidem servo, * & ipsi soli me tota
devozione in æternum committo.
Gloria Patri, & Filio, & Spiritui Sancto.
Sicut erat in principio, & nunc, & semper, & in sæcula sæculorum. Amen.
33. Finito il sacro Cantico, vien’affatto lasciata la Candela accesa dalla Professa, che si
porta ad inginocchiarsi innanzi al Presidente; il quale le dà a baciare i sacri Piedi di
una Statua o di una Immagine di Nostra Immacolata Signora, dicendo: Osculare, ut
Ancilla & Filia, pedes Dominæ, & Matris tuæ Immaculatæ, & certa esto, quod
propizia tibi erit omnibus diebus vitæ tuæ.
Risponde la Professa: Amen.
Le dà poi a baciare i sacri Piedi del Santo Crocefisso, dicendo: Osculare, ut Ancilla
& Sponsa, Pedes Domini & Sponsi tui Cœlestis: jacta super eum curam tuam, &
ipse te enutriet & salvabit in æternum.
Risponde: Amen.
34. In seguito il Presidente le pone in capo la Corona di Fiori finti (che la Superiora poi,
e la Dama Custode appuntano bene); e dice:
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Nunc tibi Cœlestis Sponsus mittit Coronam Virtutum, ut eam semper portes in
corde, ac in Sanctis operibus ostendas; atque ut scias, Perseverantiam in Fide, Spe,
& Caritate Dei & Proximi, esse sacræ Desponsationis coronam.
Risponde: Hanc Sponsus concedat. Amen.
35. Dopo di questo si porta la Professa al suo sgabellino, e siede, per ascoltar quei
Ricordi, che brevemente vorrà darle il Presidente (giacché la lunghezza della
Funzione non dà luogo a Sermoni). Sinché però il Presidente dà i suoi brievi
Ricordi, la M. Prefetta e la Dama Custode tornano a lor luogo, e non si riportano ai
lati della Professa, se non finiti gli accennati Ricordi: dopo i quali alzatosi il
Presidente, e rivolto verso l’Altare, intuona il Te Matrem Dei, solito a cantarsi in
Congregazione, ed è l’Inno di Ringraziamento alla Regina del Cielo a norma di
quello del Dottor Serafico S. Bonaventura.
36. Le Religiose in piedi canteranno vicendevolmente il sopradetto Inno Mariano. Che
se lo cantassero a suon di Organo o di Cembalo, allora un versetto va cantato, l’altro
va recitato sotto voce, purché non si lasci di cantare Te ergo poscimus, e l’ultimo In
Te, Maria, speramus.
TE Matrem Dei laudamus,*Te
Mariam Virginem profitemur.
Te Æterni Patris Filiam * omnis
Terra veneratur.
Tibi omnes Angeli, * Tibi Cœli, &
universæ Potestates.
Tibi Cherubim, & Seraphim *
incessabili voce proclamant :
Sancta, * Sancta, * Sancta Maria Dei
Genitrix, Mater & Virgo.
Pleni sunt Cæli e Terra * Majestatis
gloriæ, Fructus Ventris tui.
Te gloriosus * Apostolorum Chorus.
Te Prophetarum * laudabilis
numerus.
Te Martyrum Candidatus * Laudat
exercitus.
Te per Orbem Terrarum * Ecclesia
invocando concelebrat.
Matrem * Divinæ Majestatis
Venerandam Te veram * Regis
Cælestis Puerperam.
Sanctam * quoque Paracliti Spon-
sam.
Tu Regina gloriæ * Maria Mater
Christi.
Tu nobile Templum * Sanctissimæ
Trinitatis.
Tu Mundi Domina, * Tu Angelorum
& Sanctorum Regina.
Tu Mater Misericordiæ, * Tu Refugium
Peccatorum.
Tu terror Dæmonum, * Tu Advocata
Christianorum.
Tu lilium inter spinas Immaculatum, * Tu
Fons signatus, & Hortus Dei conclusus.
Tu ad liberandum exulem hominem, *
Filium Dei suscepisti in Uterum.
Per Te espugnato hoste antiquo, * sunt
aperta Fidelibus Regna Cœlorum.
Tu cum Filio tuo sedes * ad Dexteram
Patris.
Tu ipsum pro nobis ora, * quem ad
judicandum credimus esse venturum.
Te ergo poscimus, tuis famulis subveni, *
qui prætioso Sanguine Filii tui redempti
sumus.
Æterna fac, Maria, cum Sanctis tuis, * nos
gloria numerari.
Salvam fac Congregationem tuam, Domina,
* ut simus participes hæreditatis Filii
tui.
Et rege nos,* & custodi nos in æternum.
Per singulos dies * benedicimus Te.
Et laudare ac amare Te cupimus * usque in
sæculum sæculi.
Miserere nostri, Domina, * miserere nostri.
Fiat, Virgo Maria, misericordia tua super
nos, * quemadmodum speravimus in Te.
In Te, MARIA, speramus, *non defendas &
salves in æternum.
P A R T E Q U A R T A
37. Finito il canto de’ trentadue versetti del sovranotato Inno Mariano, il Presidente
seguitando a star rivolto all’Altare, dice:
V. Sit Nomen Domini benedictum.
R. Ex hoc nunc & usque in sæculum.
V. Adjutorium nostrum in Nomine Domini.
R. Qui fecit Cælum & Terram.
Indi rivolto alla Gente genuflessa dà la Benedizione, dicendo:
Benedicat vos Omnipotens Deus, Pater & Filius, & Spiritus Sanctus ”
R. Amen.
Ed in tal guisa si compie la Funzione della Professione, che debb’esser poi notata
con ogni diligenza ed esattezza nel Libro delle Memorie della Congregazione.
Spogliato il Presidente, si faccian con lui (e con gli Assistenti, e con altri) i
complimenti di umile ringraziamento; e dopo alquanto di riposo nel partire sia
accompagnato dalle Deputate fino all’Antiporto.
38. Anche la novella Professa dimostrar deve dell’umile gradimento a quelle
Persone, che l’han favorita; guardandosi però sempre da ogni dissipamento di
Spirito: tanto maggiormente, che coll’Indulgenza plenaria e remissione di tutt’i
peccati a Lei conceduta nella sua Professione in virtù del Breve Piàno, può
considerar la sua Professione quasi un secondo lavacro battesimale, per cui la sua
vita vien rinnovata in Dio.
39. Ha fatto ben’ vedere la sperienza, che quelle Religiose, le quali corrispondendo
nella loro Professione alla Divina Grazia, si portarono allora con particolar
divozione e raccoglimento, fecero poi in Religione un’ottima riuscita, e godettero
una gran contentezza e pace di cuore in punto di morte. Laddove quelle, che
professarono tutte dissipate, quasi avessero fatta una pura cerimonia secolaresca, per
lo più o cedettero poi alla tentazione di variar Monastero, o riuscirono di continuo
disturbo della Comunità, o morirono angustiate in seno di una inconsolabile
amarezza. La sola Mano onnipotente di Dio può fare, che una Religiosa
svogliatamente e indivotamente professa, divenga poi osservante, quieta, ed
esemplare.
40. Or se mai una Pia Operaria professa, indi a qualche tempo aderendo alle sue
tentazioni di pentimento, ottenesse qualche Pontificia Dispensa di traslazione o
secolarizazione, non se ne prendano gran pena le Religiose, ma ne lascino con pace
l’affare nelle benefiche Mani di Nostra Immacolata Signora. Non si curi allora ed in
tal caso la Congregazione di porre in lite o controversia, se il Monastero sia o no
tenuto a restituirle in sorte la sua Dote, oppure a pagarle i Frutti di essa al tre per
cento, finché sia viva. Ma si osservi la Costituzione di offerirle la restituzione della
sua Dote in sorte; ma però con obbligo indispensabile, che per tutti quegli anni, che
visse in Monistero dopo professa, paghi gli Alimenti ricevuti in ogni anno, a tenor
della tassa annuale, con cui li pagò il primo anno del suo Ingresso, quando era
Candidata, con questo però, che gli annui Frutti della sua Dote al tre per cento le
sieno computati in iscomputo di porzione di Alimenti, per averli già percepiti il
Monistero.
41. Si noti bensì, che siccome in Congregazione si osserva Vita Comune perfetta,
restando ad incarico della Comunità, oltre agli Alimenti, dare anche a tenore delle
proprie forze il Vestiario, l’Imbiancatura de’ panni, i Medicinali, e simili;
P A R T E Q U A R T A
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nientedimeno nel supposto caso, che la Professa riuscisse dal Monastero, si astenga
la Congregazione dal ripetere il preaccennato Vestiario, l’Imbiancatura, i
Medicinali, e simili; poiché tuttociò si intende compensato dalla Religiosa con le sue
fatiche fatte, e con la metà ceduta del suo annuo Livello, se lo aveva, e con altri suoi
impieghi esercitati in Congregazione: onde questa si contenti ripetere i soli annui
Alimenti dalla predetta: alla quale restituir debba il suo Corredo o sia Adobbo
portato nel suo Ingresso e nella sua Vestizione, nello stato e quantità, in cui si truova
quando riesce; eccettuato sempre l’Abito Monastico, ed altro, che si accennò in
questa Parte IV. al num. 3.
42. Che se mai la riuscita della Professa accadesse per istanza, che la Congregazione
istessa, coll’intelligenza del Vescovo, e del Presidente, e per risoluzione
dell’Adunanza Capitolare, ne avesse fatta per urgenti motivi alla Santa Sede; allora
ed in tal caso sia tenuta la Congregazione restituire alla detta Professa la sua Dote,
senza punto ripetere gli Alimenti dovendo questi condonarsi affatto; a motivo che la
partenza della Professa non sarebbe di suo capo, ma bensì per aderire alle istanze
della Comunità.
F O R M O L A R I O
Della Confessione della Professione fatta, memorata
al num 28. di questa Parte IV.
“ Benedetta sia la Santa ed Immacolata Concezione della Beatissima Vergine
“ Maria. Amen.
“ Ascoli (o altro Paese) questo dì……..del mese…………..ed Anno……....
“IO NN. (quì nome e cognome del secolo) Figlia di N. della Città (o Terra o Villa) di
N., al presente Religiosa Maestra (o Compagna) Pia Operaria dell’Immacolata
Concezione di questa Ven. Congregazione di Ascoli (od altro Paese) col Nome di
Suor N. di NN.
Essendo sana di Mente, ed avendo ben capito, se che significava ed importava il
professare Vita Religiosa, e l’obbligarsi in perpetuo coi Voti di Povertà, Castità, ed
Ubbidienza con Permanenza in Congregazione; comeppure dopo di essermi stata su
di ciò esplorata abbastanza la Volontà;
Senza che veruna Persona con arte mi abbia ingannata, o subornata, o minacciata;
ma di mia spontanea e libera volontà mi son mossa a fare pocanzi nel sopradetto
giorno, mese, ed anno, alla presenza delle Religiose la santa Professione, consistente
ne’ perpetui Voti sovraccennati, nelle mani del Reverendissimo Signor NN.
Presidente di questa Congregazione (o di Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo
nostro Vescovo N.)
Ed affinché non possa mai in verun tempo rivocarsi in dubbio questa mia fatta
Professione, sono quì a confessarla e contestarla io stessa per vera, spontanea,
libera, e valida; volendo, che ad ogni tempo si abbia per tale. In fede ec.
Io NN. (quì nome e cognome del secolo) ora chiamata Suor N. di N. già professa,
confesso e confermo quanto di sopra. Mano propria”.
D E L L A P R O F E S S I O N E
“Io N. (quì nome e cognome del testimonio) fui presente sì alla Professione fatta,
che alla sottoscrizione (o segno di croce) della sopradetta. Mano propria.
Così si sottoscrive il secondo testimonio. Indi seguir deve la ricognizione de’
Caratteri, fatta dal Notajo.
Che se la Religiosa per qualche impotenza non potesse soscriversi, farà almeno il
segno di Croce; ed il Notajo ne esprimerà la causa.
D E L D I R E T T O R I O P A R T E Q U I N T A
Della Elezione della Prefetta o sia Superiora
della Congregazione.
1. DIpendendo principalmente dai portamenti della Prefetta o sia Superiora della
Congregazione il buon’ordine e regolamento della Comunità Religiosa, così delle
Educande, delle Comunicande, e delle pie Scuole e Dottrine alle Fanciulle; perciò è
duopo, che le Pie Operarie dell’Immacolata Concezione pongano tutta l’attenzione
nell’eleggere, o confermare per via di voti segreti nella loro Adunanza Capitolare
in loro Prefetta e Superiora una loro Religiosa della classe delle Maestre o sien
Coriste, la quale per pietà, per prudenza, e per isperienza ed accortezza si riconosca
per la più atta alla Prefettura.
2. A tenore delle Costituzioni per essere ammessa alla Prefettura si richieggono
quarant’anni incominciati di età, e dodici anni di professione. Nel caso però, che in
Congregazione non vi fossero almeno tre Soggetti abili di tal’età ad esser mandati a
partito, si consulti su di ciò il Presidente e con la sua approvazione, basti anche l’età
di anni trentacinque compiti, e la professione di anni sette. Qualora si dovrà
eleggere una nuova Prefetta, allora quelle Maestre, che si troveranno nella età di
anni sessantacinque compiti, restino affatto esentate dall’esser messe a partito. Che
se si tratti di dover confermare al solito ogni settennio l’attuale Prefetta, questa si
possa e debba mandare a partito per la conferma in qualunque età provetta si truovi.
3. Per due motivi dunque si terrà l’Adunanza Capitolare in riguardo alla Prefetta,
cioè per motivo di confermar quell’attuale ogni settennio, e per motivo di eleggerne
una nuova, in caso che non fosse confermata l’attuale; o che col consenso in iscritto
del Vescovo o del Presidente rinunziasse in publica Adunanza; oppure nel caso che
l’attuale morisse. La prima delle due accennate Adunanze Capitolari, cioè quella di
Conferma, è delle solite Adunanze ordinarie; l’altra poi, cioè di nuova Elezione, è
un’Adunanza Solenne, come si vedrà in appresso. In quella di conferma si troverà
presente il Presidente, od in sua vece, quand’egli non possa, il Confessore del
Monistero. Nella solenne però di nuova elezione vi presiederà il Vescovo in persona,
oppure in Presidente, e vi si troveranno presenti anche il Confessore attuale, e i
Sindici della Congregazione: con questo però, che verun di loro, neppure il
Vescovo, né il Presidente, renderà voto, attesoché sì la Conferma, che la Elezione
P A R T E Q U I N T A
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della Prefetta dev’esser sempre libera delle sole Pie Operarie vocali convocate in
Adunanza Capitolare. Quanto al ricevimento sì del Vescovo, che del Presidente
all’Antiporto, comanche il riaccompagno, si dee fare come si disse in occasione
della Vestizione e Professione.
4. L’Adunanza Capitolare di Conferma dunque si dovrà convocare
indispensabilmente ogni sette anni in uno de’ tre Giorni di Pentecoste; talché a tenor
delle Costituzioni l’attuale Prefetta della Congregazione si deve rimandare a partito
con voti segreti nella Pentecoste del suo Settenario incominciato; senza però ch’essa
possa render voto (non potendo veruna votare per se). Se dunque l’attuale Prefetta
riporti in suo favore la maggior parte de’ voti, ver. gr. sette di dodici, allora
s’intenda confermata per un’altro settennio, da ricominciare, finito che sia quel
corrente. E così ancora s’intenda, confermata, se riporterà in suo favore la sola metà
de’ voti, ver. gr. sei di dodici; purché però in tal caso il Presidente (o in sua assenza
il Confessore) appruovi a voce una tal Conferma per metà; valutar dovendosi la sua
approvazione per un altro voto favorevole: e ciò debba specificarsi nel registro del
Libro delle Adunanze.
5. Che se poi l’attuale Prefetta nell’Adunanza predetta di Conferma riporterà
contrario un sol voto di più della metà, ver. gr. sette di dodici, allora per li sette voti
contrarj s’intenda riperduta, e cessi la sua Prefettura, eziandio non fosse compito il
suo Settennio; e s’intimi l’Adunanza Capitolare solenne di Elezione di una nuova
Prefetta, da tenersi nella Festa della Visitazione di Nostra Immacolata Signora: ed
intanto resti per interina Superiora della Congregazione col nome di M. Assistente
l’attuale Viceprefetta con tutte le facoltà della Prefettura, sino al tempo della
elezione di una nuova Prefetta (come appunto restar deve in caso di morte della M.
Prefetta).
6. Riperduta che sia l’attuale Prefetta, si mostri essa tutta umile e mansueta
ringraziando le Religiose di averla scaricata di un peso così superiore alle sue forze;
e dopo di aver chiesto loro perdono di tutte le sue comissioni ed omissioni contro
dell’Istituto, depositi in mano del Presidente (o in sua assenza, del Confessore) la
sua Croce pettorale, il Libro delle Costituzioni, indi le Chiavi del Monistero, poi il
Baculo prefetturale (le quali cose debbono star pronte). Il Presidente poi chiamando
innanzi a se l’attuale M. Viceprefetta, la dichiari interina M. Assistente con tutte le
facoltà della Prefettura, le consegni il Libro delle Costituzioni, e le Chiavi del
Monistero, e le raccomandi la vigilanza, la prudenza, e la carità nell’interino
Governo. Faccia poi premura a tutte le Religiose di far’orazione per la Elezione di
una nuova Prefetta secondo il Cuore della Regina del Cielo.
7. Prima che giunga il tempo di tenersi l’Adunanza Capitolare della Conferma, sia
cura dell’attuale Prefetta, che ne’ nove Giorni della Novena comune dello Spirito
Santo, si reciti in Coro ogni mattina dopo Terza l’Inno Veni Creator Spiritus, e nel
dopo pranzo dopo Vespro l’Inno Ave Virgo Deipara, per ottener lume dal Cielo per
tale Adunanza. Che se si tratti dell’Adunanza Solenne di nuova Elezione, sia peso
della M. Assistente di far recitare in Coro i sovraccennati Inni per tutto il tempo
della Prefettura vacante, affin di ottenere dal Cielo una nuova Prefetta secondo il
Cuor di Dio e dell’Immacolata sua Madre. Si rammentino bene tutte le Religiose ed
altre della Congregazione, esser proibito rigorosamente il parlar tra loro o con
persone estere intorno ai Soggetti abili alla Prefettura. Onde ciascuna ne tenga
rigoroso silenzio, si consulti coll’Orazione, e si regoli segretamente a tenor della
D E L L A P R E F E T T A
propria coscienza, dando senza scrupolo il suo Voto come meglio conosce. Sia
incombenza poi della Superiora, prima di ciascuna delle dette Adunanze, di far
avvisati, ver. gr. sei in otto giorni precedenti, tutti quei Soggetti esteri, che debbono
intervenirvi, come il Presidente, ec.
8. Per favellare a parte dell’Adunanza Solenne per la Elezione della nuova Prefetta,
si deve essa convocare, come si disse, nel caso che l’attuale Prefetta non venisse
confermata; ovvero col permesso in iscritto del Vescovo o del Presidente
rinunziasse spontaneamente la Prefettura, oppure morisse: con avvertir però, che se
l’Adunanza si convochi a motivo che l’attuale Prefetta non restò confermata, goda il
privilegio di esser unitamente con gli altri Soggetti abili riposta a partito nella nuova
Elezione.
9. La diligenza della M. Assistente sarà, che prima del giorno della solenne
Adunanza per la Elezione, si osservino insiem con lei da due più esperte Religiose i
Libri della Congregazione, per vedere se quali e quante sieno quelle Maestre o
Coriste, che abbiano il tempo richiesto della età e professione per la Prefettura. Ne
faccia indi estrarre una Nota col nome, titolo, età, e professione di ciascuna Maestra
abile, per farla poi leggere dalla Segretaria dell’Adunanza. Eccone un formolario:
Nota delle RR. MM. Maestre abili per la Prefettura della Ven. Congregazione
delle Pie Operarie dell’Immac. Concezione.
La M. Maestra Suor N. di N. si truova in età di anni…., e di professione anni…..
La M. Maestra Suor N. di N. si truova ec.
Così notandosi ciascuna in detto Foglio; nel cui fine si ponga la data del giorno,
mese, ed anno: e poi si sottoscriva la M. Assistente, e le due Deputate. Nell’atto poi
dell’Adunanza l’originale di tal Nota si terrà nel tavolino del Signor Presidente (o di
Monsignor Vescovo); ed una copia sarà nel tavolino della Segretaria.
10. Si convocherà tal solenne Adunanza di Elezione o nell’Oratorio superiore, od in
altro luogo decente e capace del Monistero. Innanzi l’Altare od altro sito proprio si
porrà uno strato in terra, sopra cui sarà un tavolino col suo tappeto, e con sedia di
appoggio pel Presidente in abito lungo (che se presieda il Vescovo in Mantellone,
avrà in terra una predella grande, sopra cui sarà il tavolino e la sedia; dovendo stare
allora il Presidente in uno sgabello a piedi del tavolino). Sopra del predetto tavolino
si debbono tenere le seguenti cose, cioè il Libro del Direttorio, la Nota delle
Maestre atte, i Cartoccetti corrispondenti al numero delle Maestre atte, la Borsa da
ricevere i Voti segreti, il Baccile o Cabarrè per contarli, il Calamajo con più penne,
con polverino e con Carta, e la Concolina coll’aspersorio, e la Stola. Questo
tavolino, in cui presiede il Presidente si chiamerà il Tavolino dello Scrutinio; a piedi
del quale sarà lo sgabellino pel Confessore; che avrà tal luogo, quando non vi
presieda il Vescovo: mentre allora dovrà stare co’ Sindici altrove.
11. Un secondo tavolino, detto il Tavolino delle Divise prefetturali dovrà tenersi in
altro sito convenevole, ver. gr. alla destra dell’Altare in cornu Evangelii, parimenti
col suo tappeto. Ivi si terranno in più baccili o cabarrè la Croce pettorale di argento
con cordone torchino, l’Ovato torchino coll’Effigie dell’Immacolata, il Libro delle
Costituzioni, e le Chiavi del Monistero; quanto poi al Baculo prefetturale si terrà a
lungo dello stesso tavolino. Quivi saranno gli sgabelli per li due Signori Sindici (ed
anche pel Confessore, quando il Vescovo presiede al tavolino dello Scrutinio).
P A R T E Q U I N T A
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12. Un terzo tavolino, ma più piccolo, col suo tappeto, detto il Tavolino della M.
Segretaria, si terrà quasi in mezzo dell’Oratorio, con sopra la Nota delle Maestre
atte, il Libro delle Adunanze Capitolari, il Calamajo con penne, polverino, e carta, il
Libro del Direttorio aperto, ed il Baccile delle fave da dispensare alle vocali. Quivi
in uno sgabello siede in Abito la Segretaria della Congregazione, con la faccia
rivolta verso il tavolino dello Scrutinio.
13. In altro sito a parte, dirimpetto al tavolino delle Divise, si terrà una Sedia di
appoggio vuota, dove a tempo debito si porrà a sedere la nuova Prefetta eletta per
ricevere all’ubbidienza tutte le Religiose e l’Educande. In altro lato poi
dell’Oratorio, ver. gr. in cornu Epistolæ dell’Altare, saran disposte le panche o sedie
per le Religiose vocali in Abito, cioè per le Maestre professe, e per le Compagne
professe (giacché nell’Adunanza solenne di nuova Elezione non sono mai escluse le
Converse che han professato). La prima mano l’avrà la M. Assistente, indi la Dama
Custode (giacché anch’essa ha il voto in ogni Adunanza Capitolare), poi la M.
Direttrice, e così da mano in mano le altre Maestre professe a tenore della loro
anzianità, poi le Compagne professe.
14. Così ben disposto il tutto, giunto che sarà il Presidente (o il Vescovo)
nell’Oratorio, od altro Luogo della solenne Adunanza, si genufletterà innanzi
l’Altare sopra un cuscino (e così s’inginocchieranno le Religiose alle loro panche); e
dopo brieve Orazione si alzerà in piedi e sarà l’Apertura dell’Adunanza in tal guisa
col dire:
“ V. Adjutorium nostrum in Nomine Domini:
R. Qui fecit Cœlum & Terram,
“ V. Domine exaudi Orationem meam:
R. Et clamor meus ad Te veniat.
“ V. Dominus vobiscum.
R. Et cum Spiritu tuo.
O R E M U S
“ VIsita, quæsumus Domine, Congregationem istam, & omnes insidias Inimici ab ea
longe repelle: Angeli tui sancti habitent in ea, qui nos in pace custodiant; &
Benedictio tua sit super nos semper”.
“ ACtiones nostras, quæsumus Domine, aspirando præveni, & adjuvando prosequere,
ut cuncta nostra oratio & operatio a Te semper incipiat, & per Te cæpta finiatur”
“ DEus, qui per Immaculatam Virginis Conceptionem dignum Filio tuo Habitaculum
præparasti, quæsumus, ut qui ex Morte ejusdem Filii tui prævisa, eam ab omni labe
præservasti, nos quoque mundos, ejus Intercessione ad Te pervenire concedas. Per
eundem Christum Dominum nostrum. R. Amen.
15. Passa indi il Presidente con la Stola al Tavolino delle Divise prefetturali a farne la
Benedizione, incominciando dalla Croce pettorale, dicendo:
“ V. Adjutorum nostrum in Nomine Domini:
R. Qui fecit Cœlum & Terram.
D E L L A P R E F E T T A
O R E M U S
OMnipotens sempiterne Deus, qui per Crucem Filii tui Domini nostri Jesu Christi
fraudes Serpentis superare, & Mundum sanctificare voluisti, Te suppliciter
exoramus, ut hanc Crucem pectoralem benedicere digneris; ita ut illa Famula
tua, quæ in signum Præfecturæ istius Congregationis Crucem hanc argenteam a Te
benedictam super pectus suum gestaverit, omnes diabolicas fraudes vincere, &
Donis Spiritus Sancti repleri mereatur. Per eundem Christum Dominum nostrum.
R. Amen.
Benedic Domine omnia hæc instrumenta Præfecturalia, ut illa Famula tua,
quæ iis utatur, Benedictionem & auxilium de throno Misericordiæ tuæ recipiat,
intercedente Immaculata Genitrice Filii tui Domini nostri, Qui tecum vivit & regnat
in unitate Spititus Sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. R. Amen.
Indi con l’Acquasanta asperge la Croce pettorale e tutte le altre Divise della
Prefettura. Poi levatasi dal collo la Stola, torna a sedere al suo Tavolino dello
Scrutinio.
16. Ciò fatto, la M. Assistente, che fa da Promotrice della solenne Adunanza, si alza in
piedi, e dopo la debita riverenza col capo all’Altare ed al Presidente, cava il Foglio
della sua Proposta, e senza partir dal suo luogo legge e dice:
“Reverendissimo Signore (oppur Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore).
Trovandosi la nostra minima Congregazione delle Pie Operarie della Immacolata
Concezione con la Prefettura o sia Superiorato vacante, e conseguentemente orfana
di Capo, Madre, e Prefetta; ho quì perciò convocate a suono di campana tutte le mie
Sorelle Religiose vocali in questa solenne Adunanza Capitolare; affinché alla
presenza e coll’approvazione di V. S. Reverendissima (o di V. S. Illustrissima e
Reverendissima) vengano capitolarmente con voti segreti alla Elezione di una
zelante, prudente, e caritatevole Prefetta e Superiora, a tenore delle nostre
Costituzioni e del nostro Direttorio. Quindi io, come interina Assistente della
Congregazione, ne fo la Proposta, e giudicherei, che prima di ogni altro si dovesse
mandare a partito la Massima; per vedere e fissare quante sieno le Vocali, e quanti i
Voti. Ricordo qui intanto a tutte, che in questa nostra Congregazione le fave nere
sono favorevoli, quelle bianche o rossiccie sono contrarie; e che quando la cosa non
riporti almeno la metà de’ voti in favore, non s’intende canonicamente inclusa, né
rivinta”.
Fatta indi la riverenza, si pone a sedere.
17. Dopo di ciò dica il Presidente (o il Vescovo): Si mandi a partito la Massima.
Si alza in seguito la M. Segretaria, esce dal suo tavolino, e fatta la riverenza
all’Altare, e al Presidente, si porta modestamente col Baccile delle Fave a passare
davanti alle Religiose vocali ed alla Dama Custode, affinché se ne provedano. Poi,
rifatta la solita riverenza, torna al suo tavolino. Dopo di che, ogni Religiosa, con
ordine retrogrado incominciando dalle Compagne, si porti con tutta compostezza,
una per volta, a votare copertamente nel Tavolino dello Scrutinio, ponendo tutta la
mano dentro la Borsa ivi pronta, con fare in tal’atto la genuflessione con un
ginocchio a terra: avvertendo ciascuna nel passare avanti l’Altare di far profonda
riverenza. La Segretaria anderà a votare quando le tocca, secondo l’anzianità.
P A R T E Q U I N T A
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18. Finita la votazione per la Massima, la quale sempre si rivince, il Presidente deve
contar tutte le Vocali, includendovi la Dama Custode; ed indi a voltar bene sossopra
in un Baccile o Cabarrè la Borsa, contando a voce alta tutt’i voti, e poi distinguendo
quei favorevoli, e quei contrarj, col notarli in un Foglio a parte, così disposto: Nella
solenne Adunanza Capitolare per l’Elezione della nuova Prefetta, convocata nel
Giorno………..Mese…………ed Anno………
Le Religiose Vocali, inclusa la Dama Custode, sono state di numero……..
La Massima mandata a partito fu di voti in tutti nel numero di………, compresi i
due voti che dà la M. Assistente.
Quindi furono favorevoli……….contrarj…………
Così è NN. Presidente della Congregazione.
Lo stesso noti la Segretaria nel suo tavolino in altro Foglio consimile e dopo di
averlo essa sottoscritto: Così è Suor N. Segretaria della Congregazione, lo legga
distintamente; affin di fare il confronto col Foglio del Presidente.
19. Indi si alza di bel nuovo in piedi la M. Assistente, e fatta la riverenza, come
Promotrice fa la seguente istanza:
“ Reverendissimo Signore. Egli è duopo, che sia letta la Nota di quelle nostre
Maestre o Coriste della Congregazione, che sono atte alla Prefettura, con la
distinzione degli anni della loro età e professione, a tenore delle nostre Costituzioni,
e del nostro Direttorio”.
Dica il Presidente: Si legga tal Nota.
Alzatasi in piedi la Segretaria, dopo la debita riverenza, legge ad alta voce e con
distinzione la Nota delle atte, secondo il Formolario segnato al nun. 9.
20. Dopo di questo, sorge in piedi la M. Assistente, ed in qualità di Promotrice fa tale
istanza:
“Reverendissimo Signore; Siccome qualcuna delle nostre Maestre segnate nella
Nota, potrebbe avere qualche vera impotenza di esercitare la Prefettura, perciò egli è
bene sentire, se ci sia chi far voglia una spontanea Rinuncia, affine di non esser poi
mandata a partito. Mi do quì intanto l’onore di rammentar due cose, comandate dalle
nostre Costituzioni, cioè che qualora restar dovesse una sola Maestra da essere
imbussolata, allora non si deve ammetter veruna Rinunzia; ed in oltre, che prima di
ammettersi qualsivoglia Rinunzia; si senta il parere dell’Adunanza, la quale lo
espone per mezzo della sua Assistente”.
Dica il Presidente. Se tra le Maestre notate per atte ci sia chi brami per vera
impotenza rimanere esentata dall’esser posta a partito per la Prefettura, porti
scritta la sua Rinunzia al tavolino della Segretaria. Questa la legga, ed indi la
presenti al nostro tavolino.
21. Chi dunque bramerà di fare la sua Rinunzia, si alzi, e dopo la dovuta riverenza,
porti al tavolino della Segretaria il suo Foglio di Rinunzia, e modestamente sen torni
al suo luogo. Un tal Foglio sarà così concepito.
“Io sottoscritta Maestra Suor NN. trovandomi in età di anni…..e di professione
anni….. , per esser soggetta a varie indisposizioni abituali e ad altri legitimi
impedimenti, mi riconosco inabile alla Prefettura di questa Ven. Congregazione
delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione. Prego perciò Sua Signoria
Reverendissima (o Illustrissima e Reverendissima) e tutta questa Adunanza
Capitolare, ad esentarmi affatto dall’essere imbussolata per la sudetta Prefettura, e
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ad ammettere questa mia spontanea Rinunzia: rimettendomi nientedimeno a ciò
che disporrà di me la santa Ubbidienza”.
“ Io Suor NN. rinunzio e supplico come sopra. Mano propria.
Ricevuti, che avrà la Segretaria tutti i Fogli di Rinunzia, li legga posatamente ad
alta voce l’un dopo l’altro; e poi modestamente si porti a presentarli al Tavolino
dello Scrutinio, ed ivi lasciandoli, sen torni al proprio tavolino.
22. In seguito il Presidente su ciascuna rinunzia senta il parere dell’Adunanza, a cui
rivolto dica : Che ne pare all’Adunanza Capitolare della Rinunzia della Maestra
Suor NN.?
La M. Assistente alzandosi risponda. La nostra Adunanza è di parere che si possa
ammettere (o si debba rigettare) la Rinunzia della Maestra Suor NN.
Inerendo a tal parere, dica il Presidente Si ammetta (ovvero si rigetti); e così scriva
respettivamente su di ogni Foglio di Rinunzia.
Dopo di che si porterà la Segretaria al Tavolino dello Scrutinio a ricuperar tali
Fogli co’ rispettivi Rescritti di ammissione o di rejezione, e seco li riporterà al suo
tavolino; avvertendo di non far imbussolar quelle maestre, la cui Rinunzia venne
ammessa
23. Disbrigato l’affare delle Rinunzie, si alzi di nuovo la M. Assistente, e come
Promotrice faccia la seguente istanza:
“ Reverendissimo Signore. Dovendosi ora venire alla Ballottazione delle nostre
Maestre atte alla Prefettura, egli è duopo premetterne il Consulto di una delle
nostre anziane: tra le quali sembra propria la M. Direttrice Suor NN. qui presente
(o altra deputata).
Dica il Presidente: Faccia il suo Consulto la M. Direttrice Suor NN. (od altra
nominata).
24. Si alzi poi la M. Direttrice, od altra nominata per Consultrice, e fatta la riverenza,
porti modestamente il Foglio del suo Consulto al tavolino della Segretaria, e con ivi
lasciarlo sen torni con silenzio al suo luogo. Questo Consulto sarà di tal forma;
“ Io Suor NN. nominata Consultrice per la Elezione della nuova M. Prefetta di
questa nostra Congregazione, son di sentimento, primieramente, che le Maestre
atte ad essere imbussolate si registrino una per una a parte in distinti Fogli, sotto
cui notar poi si possa la quantità e qualità de’ Voti da ciascuna riportati”.
“ Secondariamente, che quella la quale sopra la metà de’ voti ne riporterà un
numero maggiore di favorevoli, resti canonicamente eletta per nostra Prefetta e
Superiora; e che quella, che riporterà meno della metà de’ voti favorevoli, non
s’intenda inclusa”.
“ In terzo luogo, se due o più Maestre riportassero Voti favorevoli uguali di
numero sopra la metà, o nella stessa metà, sieno esse sole rimandate a partito.
Che se tale uguaglianza succedesse nella seconda ballottazione, allora se ne
formino tante palle o cartine, si pongano nel bussolo o borsa, e se ne estragga una
a sorte da sua Signoria Revendissima, e quella che verrà estratta la prima,
s’intenda canonicamente eletta per nostra Prefetta e Superiora”.
“ In quarto luogo, se mai tutte le Maestre imbussolate riportassero meno della
metà de’ voti favorevoli, allora, siccome veruna sarebbe inclusa, s’intenda sospesa
l’Adunanza Capitolare, e dilazionata al Giorno immediatamente seguente, in cui
debba di nuovo convocarsi, come non si fosse in quest’oggi convocata”.
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“ Finalmente, se mai occorresse un qualche Voto dubbio, abbia la facoltà sua
Signoria Reverendissima di contarlo per favorevole o contrario, come
prudentemente giudica”.
“Tal’è il debole mio Consulto, che umilmente soggetto ai voti di tutta l’Adunanza
Capitolare”.
“ Così è questo dì……del mese……dell’anno……
Io Suor NN. Consultrice confermo quanto di sopra. Mano propria”.
25. La Segretaria dunque dopo di aver letto distintamente il Consulto, lo porti
modestamente al Tavolino dello Scrutinio, ed ivi lo lasci col ritornarsene al suo
tavolino.
Dica poi il Presidente: Vada a partito il Consulto. In questo mentre alzatasi la M.
Assistente, dica: Reverendissimo Signore. Il Consulto fatto dalla nostra Consultrice
essendo così giusto, merita di esser dalla nostra Adunanza approvato e rivinto per
acclamazione a voce viva. Si alzino tutte le Religiose, e modestamente dicano: Lo
approviamo.
Indi il Presidente noti sotto il Consulto: Fu approvato e rivinto per acclamazione
a viva voce. Poi si porti la M. Segretaria a ricuperarlo dalle mani del Presidente.
26. Tornata la Segretaria al suo tavolino, noti in distinti Fogli le Maestre atte da esser
mandate a partito per la Prefettura: onde ciascuna in Foglio a parte si segni così:
“La Maestra Suor NN. di età di anni……e di professione anni……essendosi
mandata a partito nella solenne Adunanza Capitolare, convocata in
quest’oggi……del mese……dell’anno……
Ha riportati de’ Voti in tutti numero……
Favorevoli numero……contrarj numero……
Siccome di tai Fogli se ne deve presentar la copia al Tavolino dello Scrutinio, sarà
bene perciò che la Segretaria se li faccia a tempo, cioè sin da quando fu estratta la
Nota delle Maestre abili, di cui fu parlato al num. 9.
Disposti dunque gli accennati Fogli, si alzi la Segretaria, e ne porti la copia di
ciascuno al Presidente; ed indi tornata, dica:
Le Maestre atte ad esser mandate a partito per la Prefettura della nostra
Congregazione sono le seguenti, cioè
La Maestra Suor NN. di età anni……e di professione anni……(e così delle altre)
Vien perciò insinuato all’Adunanza d’invocar divotamente lo Spirito Santo,
affinché si degni di farci eleggere una Prefetta secondo il suo Divin Cuore.
27. Alzatosi in piedi il Presidente (e così ogni altro, senza uscir dal suo luogo) intuona
il Veni Creator Spiritus; che poi seguiteranno a cantare in piedi le Religiose;
recitandosi in fine l’Oremus dal Presidente. Vedasi al num. 24. della Vestizione alla
Par. III.
28. Dopo di che, posti tutti a sedere, dica il Presidente: Vada ora a partito la Maestra
Suor NN. Così replichi prima di ogni scrutinio di ciascuna Maestra abile a passar
sotto voti. La Votazione si faccia delle Religiose Vocali con quell’Ordine inverso e
con quel mettodo prefisso di sopra al num. 17., con questa avvertenza, che fatto lo
scrutinio per una Maestra, non si contino allora i suoi Voti riportati, ma si mettano
dal Presidente in un Cartoccetto pronto, segnandolo al di fuori col nome della
Maestra già messa a partito: ed in tal guisa si faccia dopo lo scrutinio di ciascuna.
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Finito poi lo scrutinio con la passata di tutte le Maestre abili sotto i Voti,
incominci lo stesso Presidente ad aprire il Cartoccetto di una, facendo cadere le
fave su del Baccile o Cabarrè, contandole, e dicendo a voce intelligibile:
Voti Riportati dalla Maestra Suor NN.
In tutti sono di numero……cioè favorevoli……contrarj……
Questo stesso segni a piedi del Foglio di quella Maestra. E così faccia la
Segretaria nel suo tavolino. E ciò scrupolosamente si pratichi da mano in mano sino
a tutto l’ultimo Cartoccetto.
29. Quì si avverta, che se mai in uno scrutinio o sia ballottazione si trovasse
l’escrescenza di qualche voto di più (poiché se ve ne fosse qualcuno di meno, il
mancante si prenderebbe per favorevole); allora quel particolare Scrutinio si abbia
per nullo, e si rifaccia di nuovo. Ciò potrebbe accadere, se ver. gr. una Maestra per
inavvertenza rendesse il Voto per se, quando va a partito: giacché allora il voto suo
deve mancare, e non si conta. Quindi si avvisino bene le Religiose Vocali, che una
può render voto per una Sorella ad altra sua Parente; ma non mai per se nel suo
Scrutinio.
30. Compito dunque lo scrutinio di tutte, contati e segnati i voti al Foglio di ciascuna,
si alzi la Segretaria, e legga la quantità e qualità de’ Voti di ogni Maestra, notati a
pié del suo Foglio, dicendo:
Voti riportati dalla Maestra Suor NN. sono in tutti di numero……cioè
favorevoli……contrarj……E così legga di ciascun’altra. Il Presidente intanto osservi
attentamente i suoi Fogli, e faccia il confronto. Indi vedendo, se chi delle Maestre
con la pluralità de’ voti favorevoli sia rimasta canonicamente eletta alla Prefettura,
si alzi in piedi, e ne faccia la publicazione con tale annunzio (stando in piedi anche
le Religiose):
Io vi annunzio, mie buone Madri e Figliuole, che Nostra Immacolata Signora si è
degnata di presceglier tra voi a tener le sue veci di Reverenda Madre Maestra Suor
NN., la quale dalla odierna vostra Adunanza Capitolare è stata canonicamente
eletta per Prefetta e Superiora di questa vostra Congregazione.
31. Finito tale annunzio, tutte stieno in silenzio, e si ripongano a sedere; e intanto si
sonino le Campane la prima volta per poco tempo; cioè sinché sotto il Foglio della
nuova Eletta noti il Presidente in tal guisa:
Restò canonicamente eletta alla Prefettura, e publicata in Adunanza Capitolare.
Così è NN. Presidente della Congregazione. Mano propria.
Lo stesso noti nel suo Foglio la Segretaria, e si sottoscriva; ed indi si porti al
Tavolino dello Scrutinio a raccorre e prendere tutti i Fogli ivi esistenti; e tornata al
suo Tavolino raccolga le sue Carte; ed unitamente co’ Fogli ne formi un Fascicolo,
legandolo con fittuccina, e lo consegni interinamente alla M. Assistente, per
conservarlo poi in Archivio. Dopo questo due o più Compagne o sien Converse
levino via sì il Tavolino dello Scrutinio, che quello della Segretaria, tirandoli in
disparte. Indi la predetta Segretaria (eziandio sulla sua persona fosse caduta la
Prefettura) sen vada modestamente al suo competente luogo tralle Religiose.
32. Ciò fatto, si alzano in piedi tutte le Religiose, eccettuata la nuova Eletta, che sen
resta seduta. In seguito la M. Assistente (od altra Maestra graduata) e la Dama
Custode vanno a prender la Eletta, e la portano a sedere nella Sedia per lei destinata,
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come fu notato al num. 13. ed ivi lasciandola sola, sen tornano a stare in piedi al lor
luogo.
Si alza dopo di ciò il Presidente e chiama la nuova Eletta così:
Veni Electa Christi ut accipias honorem, quem tibi Dominus destinavit.
Alzandosi essa tantosto dalla sua Sedia, si porta sola a genuflettersi a’ piedi del
precitato Presidente, che la interroga in tal guisa:
Visne acceptare Præfecturam hujus Congregationis Piarum Operariarum
Immaculatæ Conceptionis?
Risponda umilmente: Fiat in me Voluntas Dei. Accepto.
33. Prosiegue il Presidente: Profitére in primis Catholicam Fidem.
Facendo essa prontamente in compendio l’Atto di Fede, dice così a voce
intelligibile e distinta:
“Credo ac toto corde profiteor Unitatem Naturæ in Deo, ac Trinitatem
Personarum: Incarnationem quoque & Mortem Filii Dei Domini nostri Jesu
Christi: item septem Ecclesiæ Sacramenta, & sacrosanctum Missæ Sacrificium;
item Animæ immortatalitatem, Carnis resurrectionem, & Vitam æternam: atque
reliquas omnes veritates Catholicæ Fidei firmiter credo, & veraciter teneo, quas
tenet & docet Sancta Mater Ecclesia Romana. Eamdemque Fidem Catholicam
(extra quam nemo salvari potest) integram & inviolatam usque ad extremum vitæ
meæ spiritum, Deo adjuvante, constantissime retinebo & confitebor; atque ab
omnibus illis, quorum cura ad me in munere meo spectabit, teneri ac doceri
curabo. Amen”.
Siegue indi il Presidente: Promittisne Superioribus tuis debitam Obedientiam &
subjectionem?
Risponde l’Eletta:
“Promitto debitam Obedientiam et subjectionem in primis Summo Pontifici
Romano; deinde Episcopo meo Ordinario; tandem Præsidenti hujus Venerabilis
Congregationis, juxtà Legem Dei, et Sanctæ Matris Ecclesiæ, nec non justà
Constitutiones, quas sum professa”.
Dice il Presidente Deo gratias. Poi alzatosi in piedi, siegue:
Oremus. “Suppliciter te, Domine, rogamus, ut hanc præsentem Electam ad
“Prefecturam hujus Congregationis benedicere digneris, eique tribuas adeptam
bene gerere Dignitatem; et a te sibi præstitam, bonis operibus comprobare:
intercedente Immaculata Genitrice Filii tui, Qui tecum vivit et regnat Deus per
omnia secula seculorum. R. Amen”.
34. Dopo di questo, il Presidente siede; ma la Eletta rimane genuflessa per restare
autorizata.
Questo Autorizamento o sia Intronizazione si farà così. Primieramente la M.
Assistente (od altra Maestra graduata) e la Dama Custode si portano ai lati della
Eletta, e le levano dal Capo il Manto, affin se le possa porre la Croce Pettorale dal
Signor Presidente. Questi dunque nel mettergliela pendente, così dice:
Accipe super pectus tuum Crucem hanc benedictam in Cordis tui tutelam contra
diabolicas omnes fraudes, et in animi tui fortitudinem pro sanctè prudenterque
regenda hac Congregatione. In Nomine Patris , et Filii , et Spiritus Sancti. Amen.
Essa non risponde, ma bensì bacia la Croce, che le pende al petto. E quì avverta,
che benché nella Chiesa ci sieno Istituti, in cui le Religiose portano sempre scoperta
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la Croce pendente al petto; nientedimeno essa (eccettuata la funzione odierna) la
cuopri sotto lo scapolare alla presenza del proprio Vescovo o di altro Mitrato,
quando non le sia comandato di scoprirla: ed in simil guisa la porti coperta, qualora
si trovasse fuori dal Monastero.
Sia cura della M. Assistente e della Dama Custode, subito dopo messa la Croce,
riporle in Capo il suo Manto.
35. In oltre il Presidente si fa ad appuntare con una spilla sopra il Manto al Braccio
destro della Eletta l’Ovato torchino con la sacra Effigie dell’Immacolata, dicendo:
Accipe robur super brachium tuum, et ne zelari erubescas, ubi prudenter oportet,
pro Dei honore, Deiparæque Virginis Immaculatæ.
Le dà indi in mano il Libro delle Costituzioni con dirle: Accipe Constitutiones
hujus Congregationis ad promovendam earum Observantiam in Grege tibi
commisso.
La Eletta bacia il Libro, e lo dà a tenere a quella che le assiste a lato destro.
Passa poi il Presidente a darle in mano le Chiavi del Monastero, e le dice: Accipe
Claves hujus Monasterii, ut ipsum pro Domino nostro Jesu Christo, ejusque
Genitrice Immacolata cautè et bene custodias.
Prende essa le Chiavi, e le da a tenere a quella che assiste a lato sinistro.
36. Alzatasi in piedi la Eletta, il Presidente le da nella mano sinistra il Baculo
Prefetturale, dicendo:
Accipe Baculum prefecturalem, et cum eo simul auctoritatem regendi et
gubernandi Nomine Deiparæ Virginis Immaculatæ hanc ejus Congregationem, et
omnia quæ ad hujus regimen sunt pertinentia. In Nomine Patris et Filii et
Spiritus Sancti. Amen.
Prosiegue indi a farle in volgare la Imposizione del titolo Prefetturale, col dirle:
“Voi sola pertanto da quì in poi in questa Congregazione, come Prefetta e
Superiora, avrete l’onore di essere intitolata DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE: onde tutte le vostre Suddite si rammenteranno sempre, che Voi
nel loro Governo fate le veci della Gran Vergine Immacolata; alla quale perciò
sarà diretta tutta quella ubbidienza, e tutto quel rispetto, che vi presteranno”.
Risponde: Si degni la Gran Regina del Cielo darmi grazia di far santamente le sue
veci, e di regolare con spirito di Carità e di Osservanza le sue dilette Figlie.
Tutte le Religiose dicono: Amen.
37. Si pone il Presidente a sedere. La novella M. Prefetta poi si porta col suo Baculo a
sedere nella sua Sedia, accompagnata dalla M. Assistente (od altra Maestra
graduata) e dalla Dama Custode; le quali restano in piedi ai lati della Sedia, sinché
tutte le Religiose e l’Educande si portino una per una a prestarle Ubbidienza.
La prima a prestar tale Ubbidienza sia la M. Assistente (a cui in tale atto cessano le
sue facoltà e il titolo di Assistente della Congregazione): poi dà mano in mano si
presentano le Religiose, come la M. Direttrice, e le altre secondo l’anzianità del
Magistero: indi le Compagne; in fine l’Educande, ed altre Secolari che convivessero
in Congregazione. Se la Dama Custode conviva in Comunità, essa presta la sua
Ubbidienza dopo la M. Assistente; se poi non conviva, essa non si genuflette a
chieder la benedizione, ma soltanto dà l’amplesso di pace.
Or questa Ubbidienza si presta col genuflettersi a dimandar la Benedizione alla
novella Prefetta, dicendole: Madre mi benedica, ed a baciarle la Mano destra. La
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Prefetta però non alza mano a benedire, ma soltanto risponde a ciascuna: Vi
benedica la Gran Vergine Immacolata.
38. Ciò finito, si alza in piedi il Presidente, così la M. Prefetta (che siegue ad avere ai
lati le due, che le assistono), e seguitano a stare in piedi le altre Religiose nel loro
luogo (restandovi anche l’Educande). Indi il sudetto Presidente rivolto verso
l’Altare intuona il solito Inno di Ringraziamento Te Matrem Dei laudamus (notato
al num. 36. della Professione), che vien cantato poi a vicenda dalle stesse Religiose:
sonandosi intanto le Campane per la seconda volta. Finito l’Inno, ripiglia il
Presidente dicendo.
“V. Confirma hoc, Deus, quod operatus es in nobis,
R. A templo sancto tuo, quod est in Ierusalem.
“ V. Domine exaudi Orationem meam;
R. Et clamor meus ad Te veniat.
“ V. Dominus vobiscum. R. Et cum Spiritu tuo.
Oremus. ” Deus, cujus Misericordiæ non est numerus, et Bonitatis infinitus est
thesaurus, piissimæ Majestati tuæ pro collatis Donis gratias agimus, tuam semper
Clementiam exorantes, ut qui petentibus postulata concedis, eosdem non deferens,
ad præmia futura disponas.
Omnipotens et Misericors Deus, qui hodierna die huic tuæ Congregationis
Famulam tuam NN. præfecisti, supplices te rogamus, ut ipsa cum tota sua
Congregatione, et Superioribus ac Ministris ejus, salva possit esse in æternum.
Per Christum Dominum nostrum.
Rispondono tutte: Amen.
Così restando chiusa tutta la Funzione della Elezione della M. Prefetta, questa
lasci il suo Baculo Prefetturale, e si porti insieme con altre graduate a ringraziare e
complimentare modestamente il Signor Presidente (o Monsignor Vescovo), e tutti
quei che l’hanno onorata. Sia poi sua cura, e della Segretaria di conservare
nell’Archivio del Monistero il Fascicolo di tutt’i Fogli e Carte della solenne
Adunanza Capitolare tenuta; comeppure di far puntualmente registrare dentro tre
giorni ne Libri della Congregazione sì l’Adunanza, che l’Elezione seguita. In suo
cuore però registri a caratteri indelebili, che la Regina del Cielo con averla eletta
Superiora l’ha dichiarata umile e caritatevole Ministra e Serva delle sue Figlie.
D E L D I R E T T O R I O P A R T E S E S T A.
Della Dimissione e Riassunzione annuale
della Prefettura.
1. SIccome nella Congregazione delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione la
M. Prefetta, come Superiora, tiene le veci della Regina del Cielo MARIA
Santissima; perciò, a tenore delle Costituzioni, deve indispensabilmente due volte
D E L L A P R E F E T T A
all’anno, cioè nella Festa dell’IMMACOLATA CONCEZIONE, e in quella della
gloriosa ASSUNTA, portarsi processionalmente con tutta la sua Comunità
nell’Oratorio all’Altare di Nostra Immacolata Signora; ed ivi innanzi alla sacra di
Lei Statua dimettere e depositare le principali Divise della Prefettura, cioè Croce
pettorale, Libro di Costituzioni, Chiavi del Monistero, e Baculo prefetturale, in atto
di umile riconoscimento della prelodata Regina del Cielo in Prefetta e Superiora
della Congregazione; per poi riassumer le predette Divise nel Giorno posteriore alle
due Feste accennate.
2. La Funzione di tale Dimissione essendo molto tenera, si procuri di farla con tutta
divozione. Ogni anno pertanto sì nella Vigilia della Festa dell’Immacolata
Concezione ai sette di Dicembre, che nella Vigilia della gloriosa Assunta della SS.
Vergine ai quattordici di Agosto, nel Dopopranzo, sonato il Vespro (che potrà
accelerarsi alquanto) ed innanzi che vadano in Coro le Religiose, si portino tutte in
Abito coll’Educande a chieder genuflesse la Benedizione alla M. Prefetta nella sua
Camera. Si farà essa trovare in Abito seduta in una sedia; e terrà nel suo tavolino
sopra di un baccile o cabarrè la sua Croce pettorale di argento, il Libro delle
Costituzioni, e le Chiavi del Monistero; vicino poi al tavolino terrà appoggiato il suo
Baculo prefetturale. Questo suol conservarsi con sua Borsa in un angolo della
Camera della Superiora; e consiste in un’asta alta da sette in otto palmi, coperta di
velluto torchino bollettato, cerchiato di argento da piedi, in mezzo, a capo, dov’è
una sacra Statuetta dell’Immacolata.
3. Indi la M. Viceprefetta, o altra deputata, dirà alla Superiora così: Madre, dimani
ricorre la Festa solenne dell’Immacolata Concezione (o della gloriosa Assunta) di
Nostra Signora; ed oggi ne ricorrono i Vespri solenni. Ci dica dunque se che potrem
fare per onorarla?
4. Risponde la M. Prefetta:
“Figliuole mie, che mai far potremo noi misere per onorare la gran Regina del
Cielo? Le Lingue di tutti gli Angeli, i Cuori di tutt’i Serafini, gli affetti di tutt’i
Beati, non sono sufficienti per lodarla, amarla, ed onorarla, quanto essa merita. Quel
che può consolarci si è, che la prelodata Gran Madre di Dio ha un Cuore tutto pieno
di Benignità e di Clemenza, talché si degna gradire ogni tenue offerta anche di un
sospiro, che le tributano le Anime sue divote”.
“ Su dunque presentiamoci con viva fiducia ai suoi Santissimi Piedi nel nostro
Oratorio; ed ivi, dopo di averle chiesto perdono di tutte le nostre ingratitudini ed
inosservanze, supplichiamola in onore del suo ricorrente Mistero ad accettarci per
Suddite, per Clienti, per Figlie; giacché essa è la vera Superiora di questa sua
Congregazione; essa è la nostra potente Avvocata; essa la nostra amantissima
Madre. Come a nostra Superiora, tributiamole la nostra più fedele ubbidienza: come
a nostra Avvocata, dedichiamole i nostri più umili ossequj: come a nostra Madre,
consecriamole i nostri più teneri affetti. Su su, andiamo”
5. Dopo di che si alza in piedi la M. Prefetta, e dà il baccile o cabarrè con le Divise
prefetturali nelle mani di una Educanda più piccola (che ha in capo la Corona di
fiori): e se non sia in Monistero una Educandina, deputerà una picciola Fanciulla
Scolara. Prende indi con la sinistra il suo Baculo prefetturale; ed intanto si alzano in
piedi le Religiose ed altre, e si avviano processionalmente, due per due, verso
l’Oratorio (dove si deve far trovare esposta la sacra Statua di Nostra Signora con le
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candele accese). Ai lati della Prefetta va a destra la Viceprefetta, a sinistra la Dama
Custode od altra deputata. Davanti poi alla detta Superiora va l’Educandina sola
portando con amendue le mani il baccile con le sovraccennate Divise.
6. Nel tratto del cammino dalla Camera della Superiora fino all’Altare dell’Oratorio,
le due, che vanno avanti, reciteranno sottovoce le Litanie della SS. Vergine,
incominciandole da S. Maria; rispondendo le altre a voce bassa Ora pro nobis: che
se giunte all’Altare no sien finite, saltino a Regina Virginum: ed indi le Religiose
procurino subito far ala di quà e di là voltandosi di faccia, per far passare in mezzo a
loro l’Educandina, e la M. Prefetta, a cui col capo faranno riverenza.
7. Arrivata dunque la Superiora alla predella dell’Altare con le due Deputate, saluti
con una genuflessione la sacra Statua di Nostra Signora, e poi si alzi, e posi per
lungo sull’altare il Baculo prefetturale in di lei ossequio; prenda indi il baccile delle
Divise dalle mani dell’Educandina, e lo ponga innazi alla predetta Sacra Statua in
atto di offerta. Le Religiose intanto coll’Educande (tra le quali si mette
l’Educandina) faccian corona dietro la M. Prefetta in qualche debita distanza, e con
tale disposizione, cioè in mezzo restino le Maestre, ai lor lati si ripartino le
Compagne, e di quà e di là da queste sieno l’Educande.
8. Genuflessa pertanto con tutte le altre la M. Prefetta, dica unitamente con loro la
seguente Preghiera:
“Eccoci umilmente prostrate ai vostri Santissimi Piedi, o Gran Madre di Dio
MARIA sempre Vergine, in questo solenne Giorno della vostra IMMACOLATA
CONCEZIONE (o della vostra gloriosa ASSUNTA in Cielo). Noi vi adoriamo; ed
unendoci con tutta la Chiesa Celeste trionfante, e con la nostra Cattolica militante
quì in Terra, facciamo in vostro Nome de’ vivi Ringraziamenti alla Santissima
TRINITA’ di tutte le Grazie, e di tutt’i Privilegj singolarissimi a Voi meritamente
conceduti, particolarmente nell’odierno Mistero; e ne passiamo con Voi le più
sincere Congratulazioni del nostro Cuore per tutti gl’immensi Pregj di Dignità, di
Santità, di Potenza, di Sapienza, di Clemenza, e di Eccellenza, che godete sopra
tutte le pure Creature. Quindi giustamente vi veneriamo per Regina del Cielo e della
Terra, e per Sovrana di tutto l’Universo; ed in modo particolare
v’invochiamo, e vi riconosciamo per nostra gran Signora e vera Superiora, per
nostra possente Avvocata, e per nostra amantissima Madre. Vi supplichiamo poi in
riverenza del ricorrente Mistero ad impetrarci dal vostro Divin Figlio il plenario
perdono di tutte le nostre colpe ed ingratitudini, e ad accettarci per vostre Suddite,
per vostre Clienti, per vostre Figlie; talché così da Voi accettate e custodite, possiam
col vostro Patrocinio mantenerci sempre fedeli e perseveranti nel vostro Ossequio, e
nel fervore della santa Osservanza; la quale oggi ad Onor vostro intendiamo riporre
nel suo primiero lustro con nuovo spirito. Teneteci, o MARIA, con Voi sempre
unite, e da Voi sempremai dipendenti. Voi siate il nostro avere, la nostra ricchezza,
il nostro tutto. Fate, che con Voi sempre viviamo; e che dopo di avervi fedelmente
servita, godiam la bella sorte, per trionfo della vostra
Misericordia, di morire tralle vostre Santissime Braccia. Amen.”.
9. Prosiegue a dir sola la M.Prefetta:
“Io poi, che, benché indegnissima, sono stata eletta da Voi, o Gran Regina del
Cielo, a tener le vostre veci di Prefetta e Superiora di questa vostra Congregazione,
riconoscendovi per vera mia Prefetta e Superiora, dimetto e deposito ai vostri
D E L L A D I M I S S I O N E
Santissimi Piedi le principali Divise della Prefettura. Vi consacro la Croce pettorale,
supplicandovi d’imprimere in tutte noi la mortificazione di noi stesse, e l’amore alla
Croce del vostro Divin Figlio. Vi presento il Libro delle Costituzioni, chiedendovi
per me e per tutte il sodo Esercizio delle Virtù Cristiane, e lo stabile spirito della
Osservanza. Vi tributo le Chiavi del Monastero, pregandovi a custodire in noi tutte
la Modestia e la Pudicizia, ed a tenerci sempre lontane da tutte le vanità del Mondo
e da tutti gl’insulti de’ nostri Nemici. Vi offro il Baculo prefetturale, implorando
dalla vostra Misericordia, che vi degniate di sempre governare, reggere, e santificare
tutte noi, e tutto il nostro interno ed esterno, sino agli ultimi respiri di nostra vita.
Ecco, in somma, o Gran Madre di Dio MARIA, ecco tutta me stessa, e tutta questa
vostra Comunità, con tutti quei che per vostro riguardo ci governano, ci assistono e
ci servono, eccoci tutti nelle vostre Santissime Mani con quanto siamo ed abbiamo.
Glorificate in quest’oggi il ricorrente vostro Mistero col gradire e ricevere ad onor
suo le umili Offerte, e col santificarle con la vostra Benedizione: In Nomine Patris
& Filii & Spiritus Sancti. Amen.” Quì tutte chinano il capo, e si segnano con la
Croce, avendo viva fiducia, che la SS. Vergine le benedica dal Cielo.
10. Ciò fatto, si alza in piedi la M. Prefetta, così tutte le altre con silenzio e
raccoglimento; facendo poi ala di quà e di là, affinché passi la Superiora, a cui
daranno la riverenza col capo, senza però che la riaccompagnino alla Camera;
dovendo ciò farlo le sole due che l’assistono. In tal guisa finisce la funzione della
Dimissione; dopo la quale si va in Coro a cantare i Vespri solenni.
11. Questa Dimissione ad tempus della Prefettura durando, come si disse, tre Giorni
non compiti in ognuna delle due Feste accennate (cioè da’ primi Vespri de’ sette di
Dicembre fino ai Vespri de’ nove, e da’ primi Vespri de’ quattordici di Agosto sino
ai Vespri de’ sedici); perciò ne’ detti tre Giorni supponendosi, che la Regina del
Cielo si degni esercitare invisibilmente in Persona l’Ufizio di Prefetta e Superiora
della Congregazione, si ajuti ciascuna della Comunità di onorarla e di darle sul
genio coll’essere osservantissima e puntuale in tutte le cose.
12. Durante dunque tal tempo, sia sempre sopra l’Altare dell’Oratorio il Baccile delle
Divise, e il Baculo (eccettuando lo spazio di qualche Messa, che ivi si celebrasse).
Nel Coro, poi il Luogo della Prefetta si tenga vuoto, sulla fiducia che invisibile vi
assista in Persona Nostra Immacolata Signora; e perciò resti bene adobbato con
tappeti e cuscini. Lo stesso si faccia in Refettorio nel Luogo della Superiora: si
portino ivi bensì le solite vivande; le quali poi si dieno ai Poveri ad onor di MARIA:
per cui rispetto ancora ne’ detti giorni si terrà in Refettorio un rigoroso silenzio,
dandosi il permesso a chiunque volesse mangiar genuflessa. In oltre ne’ predetti tre
Giorni la Prefetta sì in Coro, che in Refettorio abbia luogo tra le Religiose prima
della Viceprefetta. Quella Benedizione poi, che sogliono dimandar mattina e sera le
Religiose ed altre della Comunità alla Superiora, si portino a chiederla a dirittura
alla sacra Statua della SS. Vergine nell’Altare dell’Oratorio. Quanto alle altre
Benedizioni, che suol dare la M. Prefetta, le dia come una semplice Ministra,
senz’alzar la mano; dovendo supporre che lo faccia la stessa Regina del Cielo, come
Superiora principale.
13. Giunto il terzo giorno della Dimissione, cioè ai nove di Dicembre, ed ai sedici di
Agosto, nel dopopranzo, sonato il Vespro (che potrà alquanto accelerarsi) si farà
l’altra consecutiva Funzione della Riassunzione della Prefettura in tal guisa. Si
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troverà in Abito la M. Prefetta nella sua Camera, stando in piedi appoggiata al suo
tavolino. Tutte le Religiose poi coll’Educande, parimenti in abito, si troveranno
nell’Oratorio genuflesse di quà e di là formando ala. Intanto la Viceprefetta, e la
Dama Custode, od altra delegata, si porteranno esse due sole dalla Superiora a
chiederle la Benedizione; ed indi con silenzio l’accompagneranno nell’Oratorio sino
all’Altare, dove si porranno genuflesse nella predella.
14. Indi alzatasi la Viceprefetta dice alla Superiora così: Madre, piace alla Regina
del Cielo, che Voi riassumiate totalmente le sue veci di nostra Prefetta e Superiora.
Risponde la M. Prefetta senza muoversi: Faccia pure di questa sua indignissima
Ministra, e disponga sì gran Signora quel che più le aggrada.
Dopo di ciò la Viceprefetta si pone inginocchio, e la M. Prefetta dice la seguente
Preghiera:
“Non ho io lingua bastevole, o Madre di Misericordia, a ringraziarvi quanto
meritate per la particolare amorosa Assistenza, che in qualità di nostra vera
Superiora, vi siete degnata di dare invisibilmente a questa vostra Congregazione in
questi santi Giorni. Confessiamo quì ai vostri Santissimi Piedi, che quella
particolare umiliazione di cuore da noi intesa, quella speciale compunzione e
divozione da noi sperimentata, quella più viva fiducia in noi riaccesa nella vostra
Clemenza, quella rinnovazione di spirito in somma in noi risvegliata della santa
Osservanza, sono pur tutti effetti veri, non già delle nostre deboli forze, ma del
vostro potentissimo Braccio, e del vostro amorosissimo Cuore, con cui ci avete
assistite. Vi ringraziino dunque per noi tutte le Angeliche Gerarchie: vi renda pur
mille lodi e benedizioni a nome nostro tutta la Corte Celeste.
E giacché vi degnate soffrirmi ancora per vostra Ministra, io vi ubbidisco
riassumendo in vostro Nome la Prefettura. Vi supplico soltanto, o mia Immacolata
Signora, che in seguitando io a far quì le vostre veci, vogliate voi diriggermi dal
Cielo in tutte le cose e per vostr’Onore, e per bene di tutta questa vostra Comunità,
che a voi di bel nuovo consacro”.
Rispondono tutte: Amen. Indi si canta il solito Inno: Ave Virgo Deipara. Vedi al
num. 38. della Vestizione.
15. Recitatosi l’Oremus dalla M. Prefetta, sen resta in piedi. Indi alzatesi le due, che
l’assistono, levano alla predetta Superiora il Manto; e subito la Viceprefetta le pone
la Croce pettorale pendente, dandogliela prima a baciare; e poi le rimette il Manto.
In seguito le consegna nella destra il Libro delle Costituzioni e le Chiavi del
Monistero, e nella sinistra il Baculo prefetturale. Fatta poi riverenza all’Altare, sen
torna la stessa Superiora in silenzio nella sua Camera, accompagnata dalle due
sopradette, e dalle Religiose, ed Educande, che la seguitano dietro. Giunta in
Camera, posando sul suo tavolino il Libro, e le Chiavi, e ritenendo con la sinistra il
Baculo si rivolta a benedir con la destra le Religiose e le altre, che ne ricevono
genuflesse la Benedizione, e poi partono in silenzio, disponendosi a portarsi in Coro
al Vespro: così terminando la Riassunzione della Prefettura.
16. Certamente non ha la Congregazione una Funzione forse più atta di questa per
rimostrare a MARIA Santissima la sua gratitudine, ed implorarne la continuazione
del particolar Patrocinio; comeppure per far rinnovare ogni anno nella Comunità lo
spirito della santa Osservanza, e per eccitare in tutte le Religiose ed altre quel
doveroso rispetto e quella ubbidienza dovuta alla Superiora, che tiene le veci della
D E L L A D I M I S S I O N E
prelodata Regina del Cielo. Quindi non fia meraviglia, se le Costituzioni insinuano,
che la Dimissione e Riassunzione annuale della Prefettura si faccia
indispensabilmente due volte all’anno nelle due Feste prefisse, eziandio la M.
Prefetta per malattia od altro grave impedimento non vi potesse assistere, o per
morte di Lei si trovasse vacante la Prefettura: sostituendosi in tai casi la M.
Viceprefetta, e non potendo questa, la M. Direttrice, o altra Maestra graduata, a far
la rappresentanza della Superiora, né più né meno che se fosse per tal’occasione
vera Prefetta: bastando, che precedentemente se ne renda avvisata di tal deputazione
la Comunità Religiosa.
D E L D I R E T T O R I O P A R T E S E T T I M A
Della Elezione del Presidente, del Confessore ordinario
della Congregazione
1. Concedendo le Costituzioni alla M. Prefetta ed alla sua Adunanza Capitolare
delle Pie Operarie il gius di nominare e presentare al proprio Vescovo il Presidente
della Congregazione, ed il Confessore ordinario del Monistero, per riceverne
l’approvazione dal predetto Prelato, perciò in questo Direttorio, oltre al toccarsi le
qualità principali richieste in tai Soggetti, se ne prescrive la maniera di far tal
nomina e presentata per via di Supplica, e di farne ancora la passata (che dicono) o
sia conferma in piena Adunanza Capitolare ad ogni settennio prescritto dall’Istituto.
2. Favellando per ora del Signor PRESIDENTE, questi è il principale Ufiziale della
Congregazione, a cui in luogo del Vescovo, e con autorità quasi ordinaria, presiede
in qualità di secondario Superiore. Certamente a tal geloso Incarico, da cui dipende
tutto il buon regolamento della Comunità nello spirituale e nel temporale, dev’esser
prescelto un degno Ecclesiastico, che oltre alla età almeno di anni quaranta, abbia
ancor maturità di prudenza e di saviezza, e sia fornito di soda dottrina e di buona
isperienza, e che goda un’ottimo concetto appresso del Publico e de’ Privati.
Procurar si deve in oltre, per quanto è possibile, che sia di Famiglia nobile,
supponendosi allora più gentilmente educato, e pieno di civiltà e di convenienza,
senza certe impulitezze e durezze di tratto, che son troppo disdicevoli in un
Superiore, particolarmente di una Congregazione assuefatta per tanti anni ad esser
regolata con buona grazia e con tutta civiltà e gentilezza.
3. In ciò egli è duopo di confessare, che la Congregazione delle Pie Operarie di
Ascoli nella Marca è stata dalla Provvidenza amorosa di Nostra Immacolata Signora
sempremai favorita, con farle presiedere degni e nobili Ecclesiastici Ascolani di
ogni riguardo; come appare dal seguente catalogo:
I. Francesco Antonio Marcucci dell’Immacolata Concezione ne fu il primo
Presidente, o piuttosto il primo Servo, di cui servir si volle la Regina del Cielo
per fondar la Congregazione agli 8. di Dicembre del 1744. Indi promosso al
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Vescovado di Montalto della Marca nel 1770, e poscia passato ad esser
Vicegerente di Roma, venne poi delegato sua vita durante per Vescovo
Superiore della prelodata Congregazione dal glorioso Regnante Pontefice PIO
VI. con suo Breve Apostolico de’ 6. Dicembre del 1777.
II. Anton Filippo Parisani Canonico della insigne Cattedrale di Ascoli, e già
Vicario Generale di varie Città Pontificie.
III. Alessandro Maria Marchese Abate Odoardi, indi degnamente promosso al
rispettabile Vescovado di Perugia.
IV. Giuseppe Maria Cruciani Canonico della prelodata Cattedrale di Ascoli.
V. Niccola Bastiani Canonico Penitenziere dell’anzidetta Cattedrale di Ascoli; il
quale di presente esercita con lode la sua prudente ed insiem vigilante
Presidenza.
4. Quindi vi debb’essere un santo vicendevole impegno tral Presidente e le Pie
Operarie, cioè di fare in modo, che il Presidente con la sua soda dottrina, accorta
vigilanza, e prudente condotta, e con altri suoi requisiti personali, serva di credito e
di lustro alla Congregazione; e dall’altro canto che la Congregazione con le sode
Virtù Cristiane di quelle che la compongono, e con l’esatta Osservanza delle pie
Scuole e di tutto l’Istituto, contribuisca alla stima e venerazione del Presidente. Che
però la M. Prefetta e la sua Adunanza Capitolare, qualora abbian da far la nomina e
presentata di un nuovo Presidente, procurino al possibile di non declinare e non
uscire dal Reverendissimo Capitolo della insigne Cattedrale Ascolana, che venendo
composto di degni Canonici e per dottrina e per prudenza e per nobiltà rispettabili,
potran sempre trovar fra loro un qualche proprio Soggetto pieno di carità, che
addossar si voglia la Presidenza della Congregazione.
5. Vacata dunque che sia la Presidenza per morte del Presidente, o per altro giusto
motivo, supplisca interinamente con tutte le sue facoltà il Confessore ordinario del
Monistero col titolo di Pro-Presidente. Intanto per una quindicina di giorni non si
parli in Congregazione di nuovo Presidente, ma si attenda alle orazioni per ottenerlo
da Dio, col recitarsi a tal’effetto ogni mattina in Coro dopo Terza l’Inno Veni
Creator Spiritus; e nel dopopranzo, finito Vespro, l’Inno Ave Virgo Deipara. Passati
i quindici giorni, sia cura soltanto della M. Prefetta, col consiglio ed ajuto del Pro-
Presidente, della Dama Custode, e de’ Sindici, di segretamente prender le necessarie
notizie de’ Soggetti più atti al governo della Congregazione, per isceglierne uno, che
secondo Dio si conosca più proprio. Scelto che sia, prima di fargli fare delle segrete
istanze, convochi le Religiose, e con alto segreto lo proponga loro per sentirne il
parere di tutte a voce: e qualora truovi, che la maggior parte ne sia contenta, faccia
fare al Soggetto le segrete istanze, con condizione se dal Vescovo ne resti
approvato. E qualora la Superiora ne abbia ricevuto dal Soggetto affermativa
risposta, umili al Vescovo la sua nomina e presentata con la seguente Supplica.
6. Illustrissimo e Reverendissimo Signore-------La Prefetta e le Pie Operarie
dell’Immacolata Concezione della Congregazione di N. (quì il nome del Paese),
umilissime Suddite di V. S. Illustrissima e Reverendissima con tutto l’ossequio le
rappresentano ritrovarsi la loro Comunità Religiosa senza il Presidente, che la
governi ed assista. E siccome per le notizie avute credono, che il Signor N.N.
sarebbe un degno Ecclesiastico ben proprio per presiedere alla loro
Congregazione, in qualità di Presidente e Superiore secondario; perciò atenore
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delle loro Costituzioni si danno l’onore di presentarlo a V. S. Illustrissima e
Reverendissima, supplicandola della sua approvazione. Che ec.
7. Essendo proprio della prudenza e benignità de’ Vescovi l’aderire alle ragionevoli
Suppliche delle Comunità delle Religiose, particolarmente quando sono coerenti al
loro Istituto; non è perciò da temersene mai una ripulsa; purché il Vescovo per
qualche occulta grave cagione a lui ben nota non fosse costretto a gentilmente
scusarsene, e di piuttosto caritatevolmente proporre egli stesso alla Congregazione
un altro degno Soggetto. Non concorrendovi dunque verun’ostacolo, il solito
Rescritto approvativo da farsi alla Supplica egli è il seguente:
Die……….Attentis Supplicationibus ab Oratricibus Nobis porrectis, eligimus et
approbamus Dominum NN. in Præsidentem earum Congregationis juxtà earum
Istitutum, cum omnibus facultatibus necessariis et opportunis.
8. Ricuperata la Supplica col suo Rescritto Vescovile, sarà incombenza della M.
Prefetta di farne dar parte al nuovo Eletto Presidente, con invitarlo a portarsi in
Abito lungo in un giorno determinato in Congregazione per essere investito dalla
nuova sua Presidenza. Sì la M. Prefetta in Abito, che la Dama Custode, od altra
Deputata, lo riceveranno e complimenteranno nell’Antiporto; e vi si troveranno il
Confessore, i Sindici, e il Ministro. Portatolo indi all’Oratorio superiore, e fatta
brieve Orazione all’Altare, si farà porre in Sedia sopra la predella. Intanto a suono
di campanello si convocherà l’Adunanza Capitolare detta di Partecipazione, dove
possono intervenire tutte le Religiose, anche non vocali, e l’Educande. Adunate
tutte, diranno genuflesse alla Ss.Vergine il Sub tuum præsidium. Poi ripostosi a
sedere il nuovo Presidente, e così gli altri, e le Religiose ed Educande, si alza in
piedi il Confessore, e partecipando alla Comunità la Elezione seguita del nuovo
Presidente in persona del Signor N. ivi presente, legge la Supplica umiliata al
Vescovo, e ne publica il Rescritto approvativo.
9. Dopo di ciò tutte le Religiose, incominciando dalla M. Prefetta, ed indi
l’Educande, si portano una dopo l’altra a prestargli Ubbidienza col dimandargli la
Benedizione (ma senza baciargli mano) dicendo Mi benedica. Ciò finito, se il nuovo
Presidente voglia dir due parole di Esortazione, sarà in suo arbitrio. Poi tutti
genuflessi, si canta l’Inno: Ave Virgo Deipara, recitando in piedi l’Oremus lo stesso
Presidente. Sinché si canta l’Inno si suonano le Campane. Ed in tal guisa finisce la
funzione del possesso della Presidenza. Sia poi cura della Superiora di dare a
leggere al sudetto nuovo Presidente un’esemplare delle Costituzioni, e di questo
Direttorio, pregandolo di poi di ritornarlo alla Congregazione. Indi, rinnovati i
complimenti di ringraziamento, passato alquanto di tempo; si riaccompagni
all’Antiporto, come fu ricevuto. Avvertasi poi di notar tutto dentro tre giorni ne’
Libri della Congregazione, cioè l’Adunanza di Partecipazione, la Supplica col
Rescritto, e la funzione del Possesso preso, individuando il giorno, mese, ed anno.
10. Benché in più luoghi delle Costituzioni resti pienamente descritto l’Ufizio del
Presidente, giova quì tuttavia accennare alcune principali Incombenze del suo
Superiorato. Primieramente egli debb’esser diligente in portarsi personalmente in
Congregazione ogni otto od almeno ogni quindici giorni, fuor di qualche caso
urgente che talora richiedesse altre volte la sua andata; avvertendo che tali sue
andate non sieno mai oziose, ma sempre per qualche bene e vantaggio della
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Comunità: de’ cui affari ne sia sempre segretissimo, non parlandone fuori di
Monistero.
11. Procuri in oltre con belle maniere d’informarsi dell’indole e portamenti di tutte,
particolarmente della M. Prefetta, della M. Viceprefetta, e di tutte le altre Ufiziali,
per vedere se adempiano al possibile ai loro doveri, animandole, o correggendole
con tutta carità, secondo le occorrenze. Rammenti spesso l’esatta Osservanza
dell’Istituto in ciò che riguarda DIO, come l’Orazione, gli Esami, il Coro, la Lezione
spirituale, la divota frequenza de’ Sagramenti, gli Esercizj spirituali, il Ritiro, e
simili: così in ciò che spetta a SE STESSE, come la Carità, l’Ubbidienza, l’Umiltà,
il Silenzio, lo Studio prescritto, i Lavori, la Vita Comune, l’Orario, e vadasi
discorrendo; comeppure in ciò che appartiene al PROSSIMO, come le Scuole e le
Dottrine all’Educande ed alle Fanciulle Scolare, le Istruzioni alle Comunicande,
l’Esortazioni alle altre Donne, e così di altre opere pie. Visiti da quando in quando la
Sagrestia, il Parlatorio, le Scuole, le Stanze de’ lavori, le Camere delle Religiose,
l’Educandato, il Refettorio, la Cucina, ed altre Ufficine, e veda se il tutto vada con
buon’ordine a tenor dell’Istituto; e dove truovi degli abusi, e delle inosservanze,
procuri con santo e prudente zelo di estirparle, anche in cose minute, affin non si
facciano poco a poco rimarchevoli.
12. Tratti poi ugualmente tutte con ogni carità e civiltà, senza mai usar parzialità con
veruna della Comunità, neppur sotto lo specioso pretesto di particolar bisogno di
spirito; e si guardi sempre rigorosamente dal pigliar confidenza con chicchesia; onde
nel suo tratto, eziandio mansueto e gentile, ritenga sempre la gravità di Superiore.
Quindi si astenga sempremai dall’accettar donativi e regali da particolari Religiose o
Educande.
13. E siccome le Costituzioni permettono discretamente alle Pie Operarie ed alle loro
Educande l’uscir più volte al mese, ad arbitrio prudente della Superiora, a far
camminate e prender’aria fuori dell’abitato; e così in certe stagioni dell’anno il
portarsi in Villa o per causa di salute, o per alquanto di Villeggiatura; ed in simil
guisa il far talora qualche divoto viaggio; sia perciò vigilantissimo il Presidente di
bene informarsi, in tempo di villeggiatura o di viaggi, se da chi sieno accompagnate,
e con chi abbiano da trattare; ed in occasione di uscire a prender’aria, se osservino
esse quella Costituzione, che loro proibisce rigorosamente il portarsi in altri
Monasteri, o in Chiese particolari dentro l’abitato, o in Case de’ proprj Parenti o di
altre Persone.
14. Ma ciò non deve bastare alla vigilanza del Presidente, essendo duopo ch’egli
abbia anche l’occhio agli Ufiziali della Congregazione, ed alle Persone estere che
talora trattar possono con le Religiose o con l’Educande sì nel Monistero, che fuori.
Pertanto s’informi de’ portamenti del Confessore, del Cappellano, de’ Sindici, del
Ministro, del Sagrestano, del Fattore, e della Mandataja; e così de’ Lavoradori, de’
Professori, e degli Operai che occorrono ne’ bisogni; ed essamini il modo, le
cautele, e le circostanze, con cui si trattano tali Persone; e dove conosca esservi o
abuso di troppa confidenza, o qualche pericolo, usi del prudente zelo per ripararlo a
principio senza umano rispetto. La stessa diligenza adopri in riguardo alla Porteria,
ed al Parlatorio; procurando dal canto suo, che la Congregazione per quanto sia
possibile vada sempre in tutte le sue parti ben ordinata e regolata come un
buon’Orologio.
D E L P R E S I D E N T E
15. E giacché si è fatta menzione di Persone estere, sia sopra tutto il Presidente
premuroso sull’osservanza esatta di due punti essenzialissimi delle Costituzioni,
cioè
Primo, che nella Congregazione delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione
non vi sieno né si ammettano mai per chicché sia Direttori particolari né in voce né
in iscritto, non ostante qualunque pretesto. Onde qualora si concedono per la
Comunità Confessori Straordinarj, o Predicatori, o Esercizianti, o simili, finito il
loro impiego, sia rigorosamente proibito a chicché sia della Comunità il più
comunicar con loro o per lettere o in voce; né sia mai lecito a veruna di usar o
penitenze o altre divote pratiche, più di quelle permesse e stabilite dall’Istituto, se
per a caso la poca riflessione di qualcuno de’ sudetti Padri spirituali lo avesse spinto
ad insinuarle, o lasciarle a titolo di Ricordi. Coll’esatta osservanza di tal rigorosa
Costituzione si è mantenuta nella Congregazione per trentaquattro anni, e seguiterà
sempremai a mantenersi in piedi la Vita Comune, la Unione e Pace della Comunità,
e la doverosa Dipendenza da’ suoi legitimi Superiori.
16. Secondo, che non si permetta mai l’Ingresso in Monistero a Persone estere di
qualunque condizione, fuorché alle Fanciulle Scolare, alle Comunicande, ed alle
altre Donne ne’ Giorni festivi delle Dottrine o Esortazioni od altre Funzioni sacre
nell’Oratorio superiore. Rispetto al Confessore, Sindici, Ministro, Medico, ed altre
Persone necessarie, s’intenda permesso il loro ingresso con le debite cautele ne’ casi
urgenti, a prudente giudizio della M. Superiora. Del resto, quanto all’Ingresso di
altri Uomini o di altre Donne, si abbia sempre per proibito, fuori de’ casi permessi
dalle Costituzioni e da questo Direttorio; ed eccettuato anche qualche caso urgente
straordinario, che, qualor sia di rado, si rimette al prudente arbitrio della M. Prefetta,
o del Signor Presidente, o di Monsignor Vescovo (quando né l’una, né l’altro
credano doversi arbitrare).
17. Passand’ora a notare alcune cose intorno al CONFESSORE ordinario, qualora il
Confessorato (come lo dicono) del Monistero sia vacante, o perché l’attuale
Confessore abbia finito il suo settennio senza conferma, o per motivo di sua
spontanea rinunzia, o di sua morte, procuri subito la M. Superiora di pregare il
Signor Presidente, affin si compiaccia o di assister’egli interinamente alla Comunità
in qualità di Confessore, o di provvederla di un’interino Straordinario prudente e
timorato (che sia già Confessore approvato). Intanto per otto giorni non si parli di
Confessore ordinario, ma si attenda a far’orazione per impetrarne da Dio e
dall’Immacolata sua Madre uno a seconda del lor Cuore. Quindi per tutti quei giorni
si reciti dalla Comunità in Coro nella mattina dopo Terza l’Inno Veni Creator
Spiritus; e nel dopopranzo, finito Vespro, l’Inno Ave Virgo Deipara.
18. Dopo tal tempo sia premura della M. Prefetta farne serio discorso col Presidente, e
con le Maestre anziane, intorno alla scelta da farsi di un sodo Ecclesiastico, che sia
maturo di età almeno di anni trentotto in quaranta, e ben fondato in dottrina, pietà,
ed isperienza, e che per lo meno da tre anni addietro si trovi approvato con buon
credito per Confessore attuale anche di Donne. Qualora siasi posto l’occhio su di un
qualche degno Soggetto, procuri il Presidente di fargli fare due o più giri di
Confessione a tutta la Comunità in qualità di Straordinario, affin di scoprire se
riesca di soddisfazione almeno alla maggior parte delle Pie Operarie; e quando
soddisfi, allora si potrà scoprir l’animo suo circa l’accettazione dell’impiego di
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Confessore ordinario della Congregazione. Avutone pertanto il consenso, sarà
incombenza della M. Prefetta darne avviso alle Maestre anziane, ed indi farne la
nomina e presentata al Vescovo con umile Supplica, affine di riportarne la sua
Approvazione, come si notò al num. 7 parlandosi del Presidente.
19. Ottenuta l’approvazione Vescovile, si farà invitare il novello Confessore a portarsi
in Monastero con veste talare in un giorno determinato, unitamente col Cappellano,
e Sagrestano della Chiesa. Scenderanno due Deputate a riceverlo nell’Antiporto, e
dopo complimentato lo introdurranno nell’Oratorio superiore, dove si troverà la
Prefetta, e il Presidente. Fattasi poi una breve orazione all’Altare, si reciterà il Sub
tuum præsidium. Indi si farà sedere in una Sedia in cornu Evangelii fuori della
predella. Intanto, convocata l’Adunanza Capitolare di Partecipazione, verrà letta
posatamente dal Cappellano la Supplica col Rescritto approvativo. Ciò finito si
canterà l’Ave Virgo Deipara, il cui Oremus bensì sarà detto dal Presidente. Poi
raccomandi la M. Prefetta al nuovo Confessore lo zelo per la santa Osservanza, la
Carità e pazienza con tutta la Comunità, e la vigilanza sulla Sagrestia e sulla Chiesa,
affin da per tutto spiri divozione, silenzio, e pulizia; e dopo i dovuti ringraziamenti
lo faccia riaccompagnare dalle due Deputate fino all’Antiporto. Si avverta di notar
tutto ne’ Libri della Congregazione.
20. Quanto alle incombense del Confessore ordinario, benché in più luoghi delle
Costituzioni e di questo Direttorio restino enunziate, tuttavolta giova quì
rammentarne alcune delle più importanti. Primieramente faccia egli ogni sforzo di
trattar tutte ugualmente con carità e civiltà, senza usar mai parzialità con veruna: ma
ciò non lo ritardi dal mostrare zelo prudente, affinché le Costituzioni e la Vita
Comune si osservino sempre con la più possibile esattezza, e ne restino estirpati gli
abusi e le inosservanze: onde animi spesso ed incoraggisca in ciò or l’una or l’altra;
e procuri che tutt’i suoi ben pesati consigli, e le sue ben ponderate insinuazioni
tendano e pendano sempre dalla parte della santa Osservanza. Quindi in ciò vada
sempre unito di sentimenti con la Superiora zelante, e col Presidente. Abbia perciò
spesso per le mani il Libro delle Costituzioni, e di questo Direttorio (che gli sarà
dato a leggere dalla M. Prefetta); e sia sempre segretissimo degli affari delle
Religiose e della Comunità, non parlandone, particolarmente fuori di Monistero.
21. Secondariamente, si guardi sempremai con ogni rigore dall’ammettere a
particolare sua confidenza chicchesia; e non ostante che mostrar si deve mansueto,
civile, e grazioso ugualmente con tutte, ritenga sempre un contegno sodo e grave sì
nel trattare che nel parlare, astenendosi sempre da certe espressioni affettate e
tenere, che sanno di debolezza femminile, perturbano la fantasia, e fanno perdere il
concetto di Uomo sodo. Con Donne eziandio sante, e particolarmente nel
Confessionale, ci vuol un misto di serietà e di grazia, e di sbrigarsi presto con poche
e ben pesate parole. Si astenga poi sopratutto dall’accettar limosine per Messe, o
donativi dalle particolari Religiose o Educande: spettando ciò alla sola Superiora il
farlo nelle occorrenze.
22. In oltre sappia egli sempre contenersi nel puro ufizio di amministrare il
Sagramento della Confessione, col non porre mai le mani in dispense di punti delle
Costituzioni o di Vita Commune, né accordar penitenze afflittive, o divote pratiche,
fuor di quelle prescritte dall’Istituto: non essendo ciò provincia del suo
dipartimento; ma spettando privativamente alla M. Prefetta, al Presidente, e al
D E L C O N F E S S O R E
Vescovo; ai quali soli si truova la Comunità obbligata di prestare Ubbidienza e
dipendenza nell’Osservanza dell’Istituto, e non già al Confessore, che non ha facoltà
di dispensarlo o accrescerlo in minima parte.
23. Nel tempo, che si assegna il Confessore straordinario alla Comunità, eziandio
fosse talora per uno o due soli giri (come accade più volte dentro l’anno), egli si
astenga affatto dal confessar chicchesia del Monistero, e si rammenti di ciò che
prescrivono le Costituzioni su di tal particolare, cioè primo, che non si possa mai
esentare veruna della Comunità dal presentarsi allo Straordinario, almeno per
chiedergli la benedizione; affinché non si risappia chi n’ebbe o nò bisogno di
andarvi. Secondo, che non si accordi mai ad una in particolare lo Straordinario. Che
se le occorresse un vero bisogno, in tempo che alla Comunità non si concede, ne
faccia una segreta richiesta alla M. Superiora, oppure al Presidente; ed allora in un
tempo opportuno, coll’onesto ripiego che il Confessore ordinario in un giorno di
confessione venir non possa, si farà fare un giro ad uno Straordinario, a cui tutte si
porteranno; ed in tal guisa senza publicità della bisognosa, e senz’alterazione in ciò
della Vita comune, si proveda alle occorrenze con tutta quiete della Congregazione:
la quale per anni trentaquattro così è stata regolata con pace e soddisfazione di tutte.
Di ciò dunque si rammenti il Confessore ordinario per suo regolamento.
24. Subentra egli ancora alle veci e facoltà del Presidente col nome di Pro Presidente
in tutto il tempo di Presidenza vacante: comeppur ha l’autorità di presiedere alle
Vestizioni, e Professioni delle Pie Operarie, ed alla Elezione della nuova Prefetta,
nel caso che né il Presidente, né il Vescovo presieder potessero. Di vantaggio,
qualora il Presidente non possa dar gli Esercizi spirituali alle Candidate, alle
Professande, ed a tutta la Comunità, spetta al Confessore il darli. Lo stesso dicasi del
Quaresimale, cioè a dire di quei Discorsi familiari in sedia o a tavolino, che due
volte o più alla settimana soglion farsi con tutta grazia e posatezza nell’Oratorio
superiore alla Comunità. Che se né il Presidente, né il Confessore potesse, allora
procuri la M. Prefetta col consiglio del Presidente di far supplire a qualche degno
Ecclesiastico, che sia stato straordinario, oppure (e sarà forse meglio) a qualche
Maestra più atta, come si è stilato più volte con profitto, per non introdurre in
Monistero altri Esercizianti o Predicatori, che non informati delle Costituzioni e
della Vita Comune, riuscissero piuttosto di sconvolgimento alla Osservanza.
25. Anche l’amministrazione del Santissimo Viatico, e della estrema Unzione alle
Inferme dentro il Monistero appartiene privativamente al Confessore: così la
Benedizione Papale in articulo mortis: purché però ciò far non voglia il Presidente.
Con la medesima condizione, al Confessore spetta l’Associazione delle Defonte
della Congregazione, e il far loro con Stola l’Esequie dentro la Chiesa del
Monistero; nella quale egli fa da Rettore, ed esercita tutte le Funzioni, che ricusi di
fare il Presidente. Onde dal Confessore debbon mostrar dipendenza i Cappellani, e
Sagrestani; dovendo egli invigilare sulla loro condotta, e far che in Chiesa ed in
Sagrestia il tutto vada con buon’ordine, con divozione, e col doveroso rispetto. E
per finirla, al Confessore pro tempore della Congregazione si è degnato il glorioso
Regnante Pontefice PIO VI. di accordare in perpetuo il privilegio di poter benedire i
Paramenti ed Arredi, che servir debbono per la S. Messa e per li Altari, purché
sieno del Monistero, e non vi entri sacra Unzione.
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26. E qui egli è duopo notare quali sieno le Sovrane Intenzioni del prelodato Pontefice
intorno alla Benedizione Papale in articulo mortis da darsi alle Inferme della
Congregazione. Degnossi dunque Sua Santità di meco esprimersi nell’Udienza del
Sabbato mattina de’ 17. Gennajo del corrente 1778, esser sua Sovrana Volontà, che
nel darsi la Benedizione sovraccennata non si usasse altra Formola in Monistero, che
quella approvata da Papa Benedetto XIV. di santa e gloriosa memoria: il cui
Formolario è il seguente.
27. Nell’entrare, che farà il Presidente, o il Confessore con la Stola nella Camera
dell’ Inferma per darle la sopradetta Benedizione dirà:
Pax huic domui, et omnibus habitantibus in ea.
Indi asperga coll’Acqua santa l’Inferma, la Camera, e le Astanti, col dire :
Asperges me hyssopo et mundabor, lavabis me, et super nivem dealbabor.
Poi seguiterà:
V. Adjutorium nostrum in Nomine Domini
R. Quì fecit Cælum & Terram.
Prosiegue, dicendo l’Antifona
Ne reminiscaris Domine delicta Ancillæ tuæ, neque vindictam sumas de peccatis
ejus.
Indi seguita
Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison.
Pater noster, che dice sotto voce
V. Et ne nos inducas in tentationem.
R. Sed libera nos a malo.
V. Salvam fac Ancillam tuam,
R. Deus meus, sperantem in te
V. Domine exaudi orationem meam:
R. Et clamor meus ad Te veniat.
V. Dominus vobiscum. R. Et cum Spiritu tuo.
O R E M U S.
“ CLementissime Deus, Pater Misericordiarum, et Deus totius consolationis, qui
neminem vis perire in te credentem atque sperantem, secundùm multitudinem
Miserationum tuarum respice propitius Ancillam tuam N., quam Tibi vera Fides et
Spes Christiana commendat. Visita eam in Salutari tuo, et per Unigeniti tui
Passionem et Mortem, omnium ei delictorum suorum remissionem et veniam
clementer indulge, ut ejus Anima in Hora exitus sui Te Judicem propitium inveniat,
et in Sanguine ejusdem Filii tui ab omni macula abluta, transire ad Vitam mereatur
perpetuam. Per eumdem Christum Dominum nostrum. R. Amen.
Recitato poi da qualcuna delle Astanti il Confiteor, passerà il Presidente o il
Confessore a dire:
Misereatur tui Onnipotens Deus, et dimissi peccatis tuis perducat te ad Vitam
æternam. R. Amen.
Indulgentiam, absolutionem, et remissionem peccatorum tuorum tribuat tibi
Omnipotens et Misericors Domini. R. Amen
D E L C O N F E S S O R E
28. Premesse tali divote preci passa a dar la Benedizione Papale in articolo di morte
coll’Indulgenza plenaria e remissione di tutt’i peccati, restituendo l’Inferma disposta
e contrita a quello stato, che ricevette col santo Battesimo. Onde dice come siegue:
“Dominus noster JESUS CHRISTUS Filius Dei vivi, qui Beato Petro Apostolo
suo dedit potestatem ligandi atque solvendi, per suam piissimam Misericordiam
recipiat Confessionem tuam, et restituat tibi stolam primam, quam in Baptismate
recepisti. Et ego, facultate mihi ab Apostolica Sede tributa, Indulgentiam, et
remissionem omnium peccatorum tibi concedo. In Nomine Patris , et Filii, et
Spiritus Sancti. Amen.
Per sacrosancta humanæ Reparationis Mysteria remittat tibi Omnipotens Deus
omnes præsentis et futuræ Vitæ pœnas, Paradisi portas aperiat, et ad gaudia
sempiterna perducat. Amen.
Benedicat Te Omnipotens Deus, Pater & Filius & Spiritus Sanctus. Amen.
29. Avverte il Sommo Pontefice, che se mai la Inferma si trovasse prossima a morire,
tantoché si giudicasse non esservi tempo a premetter le preci e il confiteor, allora il
Presidente o il Confessore le dia subito la Benedizione Papale, incominciando
Dominus noster Iesus Christus &c. Che se vi sia tempo, procuri di eccitar l’Inferma
ad una vera Contrizione delle colpe di tutta la sua vita, e le ravvivi la Fede e la
Fiducia nella Divina Misericordia per li Meriti infiniti di Gesù Cristo di ottenere col
mezzo di tal Benedizione in articulo mortis la plenaria remissione di tutte le colpe e
pene, come se di bel nuovo ricevesse il Santo Battesimo: onde così confortata con
tai sentimenti di verità, si disponga a morir contenta e rassegnata nella pietosissime
Braccia di Gesù e di Maria Immacolata.
30. Or quanto sin quì si è notato intorno a tutte le incombense del Confessore
ordinario, si deve applicare ed intendere anche per lo straordinario, sinché però
duri il tempo del suo straordinariato: talché egli allora e possa e debba esercitare
tutti quegli ufizi, che lo stesso Confessore ordinario avrebbe esercitati.
31. L’Ordinariato del Confessore della Congregazione a tenor delle Costituzioni suol
durare sette anni; non ostante che nelle Congregazioni aperte delle Religiose Oblate
non si soglia prefiggerne il tempo; potendo più o meno estendersi secondo la qualità
dei Soggetti. Ma siccome l’esatta Vita comune può dirsi la base fondamentale della
Congregazione delle Pie Operarie, poiché le mantiene unite in dolce vincolo di
carità e pace sotto la dipendenza della loro prudente Prefetta, e le fa star contente
del solo saggio Presidente, e del solo caritatevole Confessore ordinario, senza farsi
distrarre e dividere in tante fazioncelle di parziali Direttori e Straordinarj; non sia
perciò maraviglia, se le Costituzioni comandino espressamente alle Pie Operarie,
che ogni sette anni si convochino in Adunanza Capitolare per discutere e vedere, se
almeno la loro maggior parte resti soddisfatta, non solamente della loro Prefetta,
come altrove si disse, ma ancora del loro Presidente, e del loro Confessore
ordinario. Che se mai dentro il settennio occorresse qualche urgente bisogno di
riparo, debbono in quel caso convocarsi in Adunanza, non già per mandare a partito
il Soggetto necessitoso di moderazione, ma unicamente per farne al proprio lor
Vescovo le umili rappresentanze, e supplicarlo di opportuno interino rimedio. La
prudenza, la discretezza, e talora la necessità, concorrono a giustificare talmente sì
importante Costituzione, che se la Prefetta, il Presidente, e il Confessore abbiano
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spirito di carità debbono approvarla ed encomiarla, ed il Vescovo con tutto zelo
difenderla e sostenerla.
32. In ogni settennio adunque, dentro la settimana in albis o sia dentro l’ottava di
Pasqua di Risurrezione si dovran convocare, al solito uso ordinario, in tre distinti
giorni le Adunanze Capitolari, che chiamano Adunanze delle passate degli Ufiziali.
In un giorno si terrà l’Adunanza del Presidente, del Confessore ordinario, e del
Cappellano della Chiesa, in tre distinte ballottazioni: ed in tale Adunanza avranno
anche il voto le Compagne o sien Converse. In altro Dì l’Adunanza delle passate
della Dama Custode, de’ due Sindici, e del Ministro della Congregazione. In altro
giorno poi l’Adunanza delle passate del Sagrestano, della Mandatara, e di altri bassi
Ufiziali fissi che vi saranno. In tutti gli anni della Congregazione siccome è stata
sempremai confermata la M. Prefetta, così non si ha memoria, che sia stato mai
dimesso veruno de’ primarj Ufiziali, che sono il Presidente, il Confessore, la Dama
Custode, e i Sindici. Nientedimeno se mai ne’ posteri tempi succedesse, che di
qualcuno di loro la Comunità ne fosse così mal soddisfatta, che risolvesse in
Adunanza di ringraziarlo e dimetterlo; si abbia in tal caso per un punto di dovere e
di civiltà il farlo segretamente avvisare, affinché da se medesimo con una spontanea
rinunzia si spogli affatto del suo impiego. Che se di ciò se ne abusi, allora la
Comunità si vaglia con tutta prudenza del suo diritto, che giustamente le danno le
Costituzioni.
33. Per evitare poi la confusione, che ne verrebbe dal computare il settennio di
ciascun’Ufiziale dall’anno, in cui assunse il suo impiego, han providamente disposto
le Costituzioni, che del Settennio delle Adunanze delle passate degli Ufiziali della
Congregazione se ne debba incominciare il computo dall’anno della Fondazione,
contando l’anno seguente pel primo. Così incominciando dall’anno 1744., in cui fu
fatta la Fondazione, il primo anno è il 1745., e contandone sette, si troverà che
l’anno 1751. fu il primo Settennio della Fondazione. Indi ricominciando a contar
l’anno seguente cioè il 1752., si vedrà che l’anno 1758. fu il secondo Settennio. Così
l’anno 1765. fu il terzo. Nell’anno 1772. cadde il quarto: e che nel prossimo venturo
anno 1779. caderà il quinto Settennio della Fondazione, e per conseguenza l’anno
delle Adunanze delle passate. Ed in tal guisa nel futuro anno 1786. sarà il sesto; nel
1793. caderà il settimo; e così di altri settennj ne’ tempi venturi: avvertendo, che
poco importa, se qualche Ufiziale da porsi alla passata non avesse ancor compiti i
sette anni del suo Ufizio, e si trovasse per avventura sul primo anno; attesoché un
tale accidente non deve pregiudicare all’essenziale del tempo prefisso dall’Istituto
per le Adunanze delle passate. Egli è duopo bensì, che la Superiora, e la Direttrice,
all’ingresso che farà un settennio, diane avviso alla Comunità, affinché per tempo
pensi e si prepari con le orazioni alle Adunanze delle passate degli Ufiziali, per
regolarsi secondo il Cuor di Dio e dell’Immacolata sua Madre.
D E L D I R E T T O R I O P A R T E O T T A V A
Della Elezione della Dama Custode, e de’ Sindici,
e degli altri Ufiziali della Congregazione.
1. UN gran conto fanno con tutta ragione le Costituzioni di quella DAMA prescelta
ad esser vigilante CUSTODE della Congregazione; e considerandola come una
seconda Madre delle Pie Operarie, una principale Discreta e Consigliera della
Superiora, ed una zelante Promotrice della santa Osservanza, danno a lei delle molte
ingerenze, e le accordano non poche prerogative. Essa ha primieramente a guisa di
una Maestra professa la voce attiva in tutte le Adunanze Capitolari, e in tutti gli
Scrutinj, eccettuato quello della sua passata nelle Adunanze Settenniali, di cui fu
altrove parlato: e gode in oltre il privilegio di entrare e restare in Monistero quando
vuole, comeppure di conviver per sempre in Congregazione, qualor le piaccia; e di
aver dopo morte la sepoltura comune con le Religiose defonte.
2. A tale Dama Custode appartiene assistere alla Vestizione, e Professione delle Pie
Operarie, ed alla Elezione della nuova Prefetta. Così a lei spetta prendere estere
informazioni e delle Educande prima che sieno ammesse, e delle Candidate innanzi
che sien rivinte, e degli Ufiziali avanti che sien prescelti. Sua incombensa è (quando
possa) di associare e custodire le Pie Operarie o qualora escono a prendere aria, o
qualor si portano a qualche villegiatura, o qualora viaggiare dovessero. Di sua
ispezione in oltre è usar tutta la premura affin le Scuole si esercitino con tutta carità
e diligenza; i Lavori si facciano con tutta puntualità ed esatezza; e che tutto lo
spirituale e temporale del Monistero, particolarmente la Vita comune, proceda con
buon’ordine, e con ottimo regolamento, e che ne restino estirpati gli abusi e le
inosservanze, che mai s’introducessero. In somma essa dev’esser molto unita con la
Superiora, e darle sempre la mano, affinché tutte le lodevoli costumanze della
Congregazione stieno nel loro lustro, l’Osservanza si mantenga nel suo fervore, e il
buon nome dell’Istituto sempreppiù cresca a maggior Gloria di Nostra Immacolata
Signora.
3. Se dunque una tal Dama per la sollecita e diligente custodia e cura di tutta la
Congregazione, come se ne fosse Guardiana, Tutrice, e Curatrice, vien meritamente
dalle Costituzioni intitolata Custode, possono ben comprendere le Pie Operarie, se
qual diligenza usar debbano nel presceglierne una, che abbia le qualità
corrispondenti a sì geloso Ufizio. Essa deve esser una delle più accreditate nella
pietà, sodezza, prudenza, ed accortezza tra le Nobili Dame della Città. La sua età sia
matura almeno di anni quaranta: il suo portamento sia edificativo e grave; il suo
naturale sia ben circospetto ed amantissimo del segreto; talché rigorosamente
guardar sempre si possa dal riportare in Monistero fatti della Città e de’ Secolari, e
dal riferire fuori dal Monistero fatti della Congregazione; in somma la sua virtù la
sappia render docile, mansueta, e adattabile alla Comunità religiosa, di cui sarà per
intraprender la Custodia. Quanto poi al suo stato sia il Vedovile come più libero da
legami, ed in cui abbia dato ottimo saggio di buona e seria Dama Cristiana. Anche
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una Dama maritata o zitella di età matura, e di buone qualità sovraccennate,
potrebbe esser Custode, col consenso del Consorte per la prima, e de’ Parenti
domestici per la seconda; ma sarebbe poi alquanto difficile, che in ogni occorrenza
aver potesse la libertà di accudire alle sue incombense di Custode.
4. Qualora pertanto o per morte della Dama Custode esercente o per sua spontanea
dimissione, o per altro resti vacante la Custodia della Congregazione, per li primi
otto giorni non si parli di elezione di altra, ma dalla Comunità si attenda
all’Orazione per impetrarne una nuova secondo il Cuor di Dio, col recitare in
comune nella mattina in Coro dopo Terza l’Inno Veni Creator Spiritus, e nel
dopopranzo l’Inno Ave Virgo Deipara finito Vespro. Dopo tale Ottavario di preci
poi s’ incominci dalla M. Prefetta col consiglio ed ajuto del Presidente, e del
Confessore ad usarne le diligenze per l’ottima scelta. Trovata che sia, se le faccia
fare delle umili ed obbliganti istanze; e qualora si truovi disposta ad accettare la
carica, procuri la M. Superiora di convocare l’ordinaria Adunanza Capitolare affin
di proporla alla Comunità, e per mezzo de’ voti segreti sentirne il risultato. A tale
Adunanza per la elezione della nuova Dama Custode presieda il Presidente, o in sua
vece il Confessore.
5. Rivinta che sia, e stabilito il giorno del suo primo Ingresso in qualità di Dama
Custode, vadano due Religiose deputate a riceverla e complimentarla nell’Antiporto.
La M. Prefetta in Abito con le altre Pie Operarie e con l’Educande la riceva e
complimenti alla porta dell’Oratorio superiore; indi l’accompagni sino all’Altare,
ove si cantino le Litanie di Nostra Signora, e l’Inno Ave Virgo Deipara. Poi per
darle il Possesso la faccia metter in una sedia, un po’ distante dalla predella a pian
terreno: ed ivi si porti la più piccola Educanda coronata di fiori con baccile, in mano
sopra cui sieno le Chiavi del Monistero, e le dica in atto di consegnarle le dette
Chiavi:
Madama, ecco le Chiavi del Monastero, di cui Nostra Immacolata Signora la
dichiara Custode.
Essa nel prenderle dice: Si degni di assistermi la stessa Regina del Cielo a ben
custodir le sue Figlie.
Rispondono tutte le Religiose: Amen.
Così finita la Funzione del Possesso, sia in libertà della nuova Dama Custode
trattenersi in Congregazione quanto le piaccia. Non manchi poi la Superiora di far
notare il tutto ne’ soliti Libri del Monistero. Intanto basta, che vi stia registrata la
singolare Misericordia usata dalla SS. Vergine alle sue Figlie fin da’ primi anni
della Fondazione, con averle fin d’allora provvedute della loro prima Dama Custode
così amorevole e premurosa, così pia ed esemplare, che a tutta la Comunità
Religiosa è stata sempremai, e sarà finché vive, di specchio e di sprone per
l’esercizio delle sode Virtù Cristiane. Questa è la Nobile esemplarissima Vedova
Signora Anna Aurora Cori ne Picca di Ascoli.
6. Ma siccome anche pel buon regolamento degli affari temporali del Monastero,
vogliono le Costituzioni, ch’esso resti di più assistito da uno o due probi e prudenti
Cavalieri in qualità di SINDICI o sien Deputati della Congregazione, comeppure da
un sodo ed onorato Prete od altro Uomo timorato Secolare in qualità di MINISTRO;
ed in oltre, che la M. Prefetta col consiglio del Presidente e della Dama Custode
pensi a presceglierli e proporli all’Adunanza Capitolare per poi farne al Vescovo la
D E L L A D A M A C U S T O D E
nomina e la presentata (come fu accennato del Presidente e del Confessore), affin di
ottenerne per Rescritto l’approvazione Vescovile; perciò qualora succeda esser
vacante un Sindicato, o il Ministero procuri la Superiora di ordinar subito alla
Comunità di recitare in Coro per tre giorni dopo Terza il Veni Creator Spiritus, e
dopo Vespro l’Inno Ave Virgo Deipara, per ottener dal Cielo un’ottima elezione di
un nuovo Sindico o Ministro. Terminato poi tal Triduo di Orazione, incominci la
sovradetta Superiora a trattarne seriamente col Presidente e con la Dama Custode,
ed a riflettere le incombenze, e le abilità che aver debbono tali Ufiziali.
7. E primieramente, quanto ai Signori Sindici, essi oltre alla presenza, che prestar
sogliono alla Vestizione e Professione delle Pie Operarie, alla Elezione della nuova
Prefetta, ed alla Associazione ed Esequie delle Defonte della Congregazione, hanno
anche l’ingerenza di doversi alle occorrenze presentare ai Superiori per li affari del
Monistero, comeppure di assistere alla confezione degl’Istrumenti, al Deposito delle
Doti, all’acquisto de’ nuovi Fondi, alla costruzione delle Fabriche, al bonificamento
delle Case e Botteghe, al miglioramento delle Campagne, all’accomodamento di
qualche litigiosa Differenza, all’accompagno di qualche Viaggio delle Pie Operarie,
e vadasi discorrendo.
8. Quindi è, che i Sindici trattar debbono, secondo i bisogni, or con la M. Prefetta, or
con la Viceprefetta, or con la Camerlenga, e con altre Deputate ai temporali negozi,
e dar loro caritatevolmente la mano e l’ajuto. Consimilmente debbono invigilare,
affinché il Ministro sia diligente e rispettoso ne’ suoi doveri; così gli Affittuari,
Pigionanti, e Debitori non sieno troppo morosi; i Lavoradori, e gli Operai si portino
con onoratezza, con attenzione, e con rispetto: in somma fare in modo, che tutti gli
affari temporali della Comunità vadano con buon’ordine e regolamento. Che perciò
vengono essi incaricati a doversi convocare due volte all’anno in Monistero, cioè
dopo la metà di Gennaio, e dopo la metà di Giugno, in CONGRESSO
ECONOMICO, prescritto dalle Costituzioni, coll’assistenza del Presidente, della M.
Prefetta della Dama Custode, della Viceprefetta, della Camerlenga, e del Ministro
affin di esaminar lo stato della Congregazione nel temporale, far’il bilancio e
pareggio dell’annuale suo introito ed esito, e risolver l’occorrente su degli altri
negozj di un qualche rilievo. In fine di questa Parte VIII. si noterà un Metodo di tal
Congresso Economico.
9. Consideri bene dunque tuttociò la M. Prefetta avanti di prescegliere i Soggetti pel
Sindicato, ed abbia anche l’avvertenza alla loro Età, che sia matura almeno di anni
trentacinque in quaranta, comanche al credito che di loro corra in Città, cioè se di
Cavalieri morigerati, sodi, prudenti, ed accorti. Egli è vero che co’ Sindici sì la M.
Superiora che le altre Deputate all’azienda (giacché le altre non ci hanno
comunicazione) trattar debbono con un religioso contegno, e con una certa
rispettosa civiltà e pulitezza, senza mai dar loro confidenza, né restarci mai da solo a
sola: nientedimeno qualora essi non sieno sodi ed assai timorati e circospetti, a
lungo andare sempre si corre rischio che la confidenza non si generi, e poi
l’indecenza non trionfi. Chi ha buona pratica delle Storie, non tien bisogno che
succedano, guardi il Cielo, nuovi fatti, per poterne far de’ racconti.
10. Quanto poi alla condizion dello stato de’ Sindici, vale a dire se sieno Ecclesiastici,
o semplici Secolari, poco importa, purché sien maturi di età e di senno e timorati, ed
anche benestanti e segretissimi. Certamente se qualcun di loro sia semplice
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Secolare, sarà sempre di miglior requisito il trovarsi accasato. Egli è ben però da
desiderarsi, che ne’ posteri tempi la Congregazione resti sempre assistita da due
Cavalieri Ascolani, pieni di probità e di saviezza, come sono i due Sindici, che
presentemente con tutta premura l’assistono, cioè i Nobili Signori
Ferdinando Capitan Ferrucci, e
Lorenzo Maria Picca.
11. Non minore attenzione dovrà avere la M. Prefetta nella prescelta di un buono e
timorato MINISTRO, siasi Prete siasi pure Secolare. Siccome Egli deve far da
Agente di Città e di Campagna, comeppur da Esattore, e da Provvisore della
Comunità Religiosa, e per conseguenza trattar più spesso di ogni altro con le Pie
Operarie destinate all’azienda (giacché con altre comunicar non deve); duopo è
perciò, che sia un’Uomo di età soda di trentacinque in quarant’anni, di singolare
morigeratezza, e di tutta segretezza e fedeltà nel suo impiego, in cui abbia ancora
dell’abilità ed isperienza, e particolarmente in far le proviste ed altre cose a suo
tempo. Con tal Ministro mantenga sempre la Superiora, ed ogni altra un contegno
religioso, non trattandolo mai da solo a sola, né mai dandogli confidenza. In ciò sia
ognuna vigilantissima, e si faccia un pregio di osservare tal Costituzione con tutto
rigore.
12. Prescelti dunque che sieno i Sindici ed il Ministro, nominati e presentati al
Vescovo, e da questo approvati, la Funzione del loro Possesso consisterà
nell’invitarli a portarsi in Monistero, introdurli nell’Oratorio superiore; ed ivi dopo
brieve Orazione all’Altare, far loro sentire la Supplica della loro nomina e
presentata, e il benigno Rescritto dell’approvazion Vescovile, che leggerà la M.
Viceprefetta alla presenza del Presidente, che assisterà con la Superiora e con le
altre Pie Operarie convocate.
13. Venendo ora a favellare della elezione di altri Ufiziali della Congregazione, e
specialmente del CAPPELLANO della Chiesa, permettono le Costituzioni, che la
elezione di tal’Ufiziale resti in piena libertà della M. Prefetta e dell’Adunanza
Capitolare, purché sia convocata col previo consiglio del Presidente ed insiem del
Confessore intorno alle buone qualità del Soggetto. Convien certamente che debba
egli essere un Sacerdote (siasi Secolare, siasi Regolare, poco importa) di tutta
sodezza, e di molta edificazione nella divota Celebrazione della S. Messa, ed in altre
sacre Cerimonie. In oltre che sia quieto, rispettoso, e puntuale nel celebrare, ed
esatto nel registro delle Messe nella Vacchetta. Or affin d’impetrarne un buono, in
occasione che sia vacante, faccia la Superiora premettere il solito Triduo di
Orazione in Coro. Qualora dunque si sarà prescelto, venga proposto all’Adunanza
Capitolare per esser rivinto, ma sempre come amovibile ad nutum della M. Prefetta
coll’intelligenza del Presidente e del Confessore. Invigili poi la Superiora, che il
Cappellano dalle sole Deputate alla Sagrestia sia trattato (e non da altre), ma sempre
con contegno religioso; usandogli tutta carità e civiltà, ma non mai confidenza.
14. La medesima circospezione e lo stesso contegno faccia tenere la M. Prefetta per
rapporto del SAGRESTANO della Chiesa: E benché per l’elezione di questo non sia
duopo convocar l’Adunanza Capitolare (lasciandosi all’arbitrio della Superiora col
previo consiglio del Presidente e del Confessore), tuttavia è necessario far precedere
il solito Triduo di Orazione in Coro, affin d’impetrarne dal Cielo uno, che sia
rispettoso, divoto, ed assai onorato e fidato.
D E’ S I N D I C I
15. Ad ogni altra scelta poi di basso Ufiziale, che sia di servizio fisso, se la M.
Prefetta sarà diligente nel far sempre premettere il sovraccennato Triduo, potrà
sperare di rimanere illuminata ed assistita da Dio e dall’Immacolata sua Madre,
affinché non resti ingannata. Certamente siccome un buon’ Ufiziale timorato ed
accorto può molto contribuire al vantaggio e buon nome della Comunità Religiosa;
così al contrario un cattivo e vizioso Ufiziale può essere poco a poco cagione della
totale rovina del Monastero sì nello spirituale che nel temporale: conforme non
senza lagrime se ne leggono de’ funestissimi fatti.
16. Diasi l’esempio su di una MANDATAJA o vogliam dirla Fattora della
Congregazione. Se tale Donna sia di età e di giudizio matura e soda, timorata di Dio
e di buon credito, e dotata di una singolare onoratezza, fedeltà, e segretezza, non vi
è, per così dire, stipendio che possa corrispondere al merito del suo servizio. Ma se
mai fosse una Donna di poco buon nome, e d’indole vana, libertina, litigiosa, e
ciarliera, non vi sarebbe peste più contagiosa che quella pel Monistero, da tenersi
sempremai lontana. Quindi nel caso di vacante Mandatariato sia ben premurosa la
M. Prefetta di premettere il solito Triduo di Orazione in Coro, e di servirsi del
consiglio del Presidente, della Dama Custode, e de’ Sindici per averne le più esatte
informazioni, prima di proporla all’Adunanza Capitolare; alla cui libera elezione la
rimettono le Costituzioni, e così quella di ogni altro basso Ufiziale fisso, che si
credesse necessario.
M E T T O D O D E L C O N G R E S S O E C O N O M I C O
Da convocarsi due volte all’anno in Monistero,
memorato in questa Par. VIII.
al numero 8.
1. Pemendo alle Costituzioni, che gli affari, non solamente spirituali, ma ancor
temporali della Congregazione (i cui Beni sono tutti consecrati alla Regina del
Cielo) sieno sempre regolati con la maggior esattezza ed integrità possibile, hanno
perciò saggiamente prescritto, che due volte all’anno, cioè dopo la metà di Gennajo,
e dopo la metà di Giugno, indispensabilmente si congreghino in Monistero il
Presidente, i Sindici, ed il Ministro, ed indi coll’assistenza della M. Prefetta, come
Amministratrice de’ Beni della Congregazione, e della M. Viceprefetta, così della
M. Camerlenga, e della Dama Custode, tengano il CONGRESSO ECONOMICO,
affin di esaminare lo stato temporale del Monastero , fare il bilancio e pareggio delle
sue Entrate e Spese annuali, ed in ultimo discorrere e deliberare su degli altri affari
che vi fossero di qualche rimarco.
2. Che se un qualche negozio vi sia, su cui dovesse consultarsi una Persona legale,
abbia facoltà la Superiora d’invitare al Congresso un prudente Avvocato od altro
savio Giurista, affin suggerir possa quei lumi, che sembrano più opportuni, non già
per intentare o sostener liti; ma bensì per transigerle ed accomodarle, se mai vi
fossero, oppure per affatto scansarle, affinché non vi sieno. Imperciocché da due
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cose deve sempremai guardarsi la Congregazione, cioè dal far pompa e jattanza
de’ suoi Privilegj, e dall’intentare e sostener Liti, che possono evitarsi, o almeno
comporsi, eziandio con qualche piccolo discapito. Non è duopo, diceva l’Apostolo
al suo Timoteo, che i servi del Signore si pongano a litigare; ma bensì che si
mostrino pacifici e mansueti con tutti. Onde per quante mai istanze litigiose
facessero e Sindici, e Avvocati, e Ministro stia forte la Superiora nell’accennato
ricordo dell’Apostolo, e confidi, che penserà Nostra Immacolata Signora a premiar
la mansuetudine e l’umiltà delle sue Figlie, a disporre gli animi alla concordia, ed
indennizare qualche perdita che si facesse in ossequio della pace e della
moderazione religiosa.
3. Pel sudetto Congresso Economico dunque si accomoderà un Tavolino capace col
suo tappeto, e con sedie o sgabelli intorno per ivi sedere i Signori Congregati da una
banda, e le Religiose dall’altra. Sopra del Tavolino si terrà Calamajo con penne,
polverino, e carta, così i Fogli delle Note, che si avran da leggere, ed il Libro
de’ Congressi tenuti.
4. L’apertura di tal Congresso si farà col recitare divotamente in piedi l’Actiones
nostras, e il Sub tuum præsidium. La chiusa poi col dire in piedi l’Agimus tibi
gratias, e il Nos cum prole pia.
5. Quanto alle proposte le farà la M. Prefetta o la M. Viceprefetta in suo luogo. Indi
per non cagionar confussione parlerà uno dopo l’altro, incominciando dal
Presidente; poi ogni Sindico dirà il suo parere; in seguito ogni Religiosa, e la Dama
Custode. Che se sia stato invitato il Giurista, proporrà egli il suo sentimento. In fine
di tutti parlerà rispettosamente il Ministro. Si farà indi l’annotazione delle
Risoluzioni nel Libro de’ Congressi: il cui ufizio sarà della Viceprefetta o di altra
Pia Operaria deputata.
6. L’accennato Libro de’ Congressi sarà così intitolato: Risoluzioni del Congresso
Economico annuale della Ven. Congregazione dell’Immacolata Concezione. Ivi
ogni Congresso si noterà con distinzione numerica di primo, secondo, ec. Per
esempio.
P R I M O C O N G R E S S O E C O N O M I C O.
Congregato nel dì……………..del mese…………dell’ anno…………
Nel Nome santo di Dio, e di Maria Immacolata fu risoluto in primo luogo, che ec.
In secondo luogo, che ec. E così da mano in mano delle altre Risoluzioni prese:
con avvertenza poi, che ogni Congresso sia sottoscritto dalla Superiora o da altra
deputata in suo luogo.
In tal guisa si regoli il SECONDO CONGRESSO ECONOMICO, e
successivamente il TERZO, e gli altri, che si verranno tenendo. Con questa
attenzione, che nel Congresso seguente si rileggano le Risoluzioni dell’antecedente,
per vedere, se sieno state eseguite, e se chi ne fu incombenzato soddisfece al suo
incarico.
7. Congregati dunque tutti a Tavolino, e recitate le Preci dell’apertura del Congresso,
s’incomincerà dalla M. Viceprefetta la lettura de’ Fogli, uno dopo l’altro, che
contengono le Note spettanti allo stato temporale della Congregazione. Quelle Note
ordinariamente sono tre, cioè
I. La Nota de’ Fondi e Beni stabili della stessa Congregazione, col rispettivo
Fruttato annuo di ogni Corpo di Fondo.
II. La Nota de’ suoi Pesi annui.
III. La Nota dell’Entrate e delle Spese minute giornali di tutto l’anno prossimo
antecedente spirato, con la individuazione de’ Capitali rimasti per l’anno nuovo
allor corrente. Questa terza Nota si leggerà soltanto nel Congresso Economico che si
tiene di Gennaio.
Secondo poi le occorrenze vi potrebbero essere altre Note da esibirsi e
considerarsi, ver. gr. di un Rinvestimento da farsi, o di una Spesa rimarchevole per
Fabbriche, per Bonificamenti, per bastioni e simili.
8. Per dare intanto qualche mettodo nel doversi fare la prima Nota questa avrà tal
titolo a capo del suo Foglio, cioè
Nota de’ Fondi e Beni stabili della Ven. Congregazione dell’Immacolata
Concezione, col rispettivo Fruttato annuo di ogni Corpo di Fondo, estratta da, Libri
del Monastero, sotto il Dì……. Mese………ed Anno…….
Una tal Nota, finché non vi si debba aggiungere qualche altro Fondo, può
servire per molti anni.
Quanto ai Fondi da notarsi vanno distinti a tenore della loro specie, come
Terreni liberi, Terreni Enfiteotici, Case e Botteghe, Cenzi attivi e Luoghi di Monte,
Legatipii attivi, e simili. Rispetto poi al Fruttato annuo, specialmente de’Terreni, si
può ricavare dal considerare il ritratto di un decennio con ripartirlo uguale in dieci
anni. Ver. gr. un Podere in un decennio ha fruttato tremila scudi, si può dunque
calcolar di trecento scudi all’anno. Perciocché sebbene in un’anno avrà reso di più,
ed in un’anno meno; tuttavolta ragguagliato il più col meno, e sommato in un
decennio, si può ben ripartire uguale in ciascuno de’ suddetti dieci anni, e fissarsi un
tanto in circa all’anno. Dal Ministro si potrà facilmente fissare un tale annuo fruttato
a ciascun Podere.
9. Eccone un’ esempio della Nota de’ Fondi e Beni stabili, che potrà servire di norma.
Premesso dunque il titolo sovraccennato, siegue
T E R R E N I L I B E R I.
I. Campo grande in Contrada di………..nel Territorio di……….
Rende di annuo fruttato, franco di trasporti e di spese, Scudi Romani in circa --------
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
II. Campo di S. Anna in Contrada di………nel Territorio di………
Rende di annuo fruttato, franco ec., Scudi---------------------------------------------------
III. Possessione di…………….in Contrada ec.
Rende di annuo fruttato, franco ec., Scudi---------------------------------------------------
E così di altri Poderi, che vi saranno.
T E R R E N I E N F I T E O T I C I.
I. Villa………….Enfiteusi perpetua della……….in Contrada di……...
Rende di annuo Fruttato, franco di Canone, Scudi Romani------------------------------
II. Orto………..Enfiteusi perpetua della………...in Contrada di………
Rende di annuo Fruttato, franco di Canone, Scudi Romani------------------------------
66
III. S. Maria………Enfiteusi perpetua della…….in Contrada di………
nel Territorio di …………….
Rende di annuo Fruttato, franco di Canone, Scudi Romani------------------------------
Ed in tal guisa di altre Enfiteusi, che vi fossero.
C A S E E B O T T E G H E.
L’annuo Fruttato, che dicono delle Chiavi, in tutto ascende a Scudi Romani -------
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
C E N Z I A T T I V I.
I. Cenzo…………nella Somma di………..al……..per cento, rende di Frutti annui,
Scudi---------------------------------------------------------------------------------------------------
E così di ogni Censo (e di ogni Luogo di Monte) che vi sia.
L E G A T I P I I A T T I V I.
I. Legato pio………..rende ogni anno Scudi-----------------------------------------
E R A R I O.
Danajo da rinvestirsi depositato nell’Erario o sia Cassa forte della
Congregazione, esiste nella somma di scudi Romani---------------------------------------
Qualora non vi esista verun Danajo, tal’ annotazione non si mette in Foglio; ma
dopo i Legati pii, si calcola la somma di tutto l’intero Fruttato annuo, che rendono
alla Congregazione i suoi Fondi e Beni stabili: cosicché si viene a fissare quanto
all’incirca possa avere di Introito certo all’anno il Monistero.
10. Passando ora a dare una norma per formare la seconda Nota, cioè quella de’ Pesi
annui della Congregazione, avrà essa tal titolo.
Nota de’ Pesi annui della Ven. Congregazione dell’Immacolata Concezione,
estratta da’ Libri del Monistero, sotto il Dì……….Mese…………ed Anno……….
Questa Nota, sinché non vi si debba aggiungere qualche nuovo Peso fisso
annuale, potrà servire per più anni. Quanto ai Pesi annui fissi convien distinguerli
nelle loro specie, come Collette, Canoni, Chiesa e Sagrestia, Vitto e Mantenimento
della Comunità, Vestiario e Imbiancatura delle Professe, Uffiziali che servono, ed
altre occorrenze solite emergenti.
11. Un esempio di tal Nota potrà servire di norma. Dopo dunque il sopradetto titolo,
siegue
C O L L E T T E.
Per Collette annue Camerali, e per Riparti privilegiati, ci vogliono Scudi Romani-
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
C A N O N I.
Per annui Canoni Enfiteotici, Scudi-------------------------------------------------------
C H I E S A E S A G R E S T I A.
Per mantenimento di Chiesa e Sagrestia, cioè per Cera degli Altari, Olio delle
Lampadi, soddisfazione de’ Legatipii di Messe, risarcimento di sacri Utensili e
Paramenti; così per Confessore, per Cappellano, per Sagrestano, e per altri bisogni
soliti della Chiesa e delle Funzioni annue, ci vogliono in tutto circa Scudi------------
----------------------------------------------------------------------------------------------------
V I T T O E M A N T E N I M E N T O
D E L L A C O M U N I T A’.
Per spesa cotidiana in contante pel Vitto di Bocche in numero di……..ci
vogliono all’anno Scudi Romani-------------------------------------------------------------
Per annuo consumo di Grano per Bocche del numero sopradetto (ponendosi un
rubbio per Bocca fissa, che comprende anche le straordinarie e le limosine) ci
vogliono rubbia…………., che ragguagliate in danajo al prezzo medio, importano
all’anno scudi-----------------------------------------------------------------------------------
Per annuo consumo di Vino per le stesse Bocche fisse (mettendosi Barili sei
all’anno per ciascuna, e comprende anche, come sopra) ci voglio Barili………., che
ragguagliati in danajo ad un prezzo medio, importano scudi----------------------------
-----------------------------------------------------------------------------------------------
Per annuo consumo di Olio per la Comunità e per la Chiesa, ci vogliono
Caldarole (misura di libre sedici l’una) in numero………, che ragguagliate in
danajo al prezzo corrente, importano all’anno scudi--------------------------------------
Per annuo consumo di Legna, Fascine, Carbone, e torsi secchi di canape
(chiamati volgarmente ossi) ci vogliono scudi---------------------------------------------
Per annuo consumo di Minuti e Legumi, così di Amandole, ed altre Frutta secche
e fresche da Inverno, e simili, ci vogliono--------------------------------------------------
Così per altri soliti bisogni di Vitto--------------------------------------------------------
V E S T I A R I O E I M B I A N C A T U R A.
Per l’annuo Vestiario delle Professe in numero di……….e conseguentemente per
consumo di Lana, Lino, Canape, ec. Scudi-------------------------------------------------
Per l’annua Imbiancatura delle sudette Professe, e per Sapone, e simili, Scudi----
----------------------------------------------------------------------------------------------------
U F F I Z I A L I D I P A G A.
Per l’annuo stipendio al Ministro, alla Mandatara, e a qualche altro basso
Ufiziale della Congregazione, ci vogliono Scudi……………………………………
68
O C C O R R E N Z E E M E R G E N T I.
Sotto nome di Occorrenze emergenti solite ad esservi ogni anno, entrano le spese
per le Comunicande che sogliono tenersi gratis; così i premj e le limosine per le
Scolare nelle Domeniche delle Dottrine generali e delle Esortazioni; comeppure le
spese nelle gravi Malattie per li Professori e per la Speziaria e talora per qualche
Mortorio; ed in simil guisa per altre solite occorrenze della Comunità. In fine poi
di tal Nota si sommi tutto l’annuo importo de’ Pesi.
12. Fattasi dunque la lettura di queste due Note, cioè dell’annuo Fruttato ed introito
de’ Fondi e Beni stabili, e dell’annuo Esito ed Importo de’ Pesi fissi della
Congregazione, si faccia dai Signori del Congresso il Bilancio e Pareggio, per
vedere se vi sia lo sbilancio dell’Esito annuo, oppure l’Avvanzo dell’annuale
Introito. Ciò potrà servir di lume e di regolamento in avvenire per misurar le forze
del Monistero, ed a tenor di esse dare il mettodo alla discreta Economia.
13. Venendo poi a discorrer della terza Nota, cioè di quella delle Entrate e delle
Spese minute giornali di tutto l’Anno, egli è da avvertire primieramente, che
l’Entrate grosse delle Possessioni ed altri Terreni, come Grani, Granturchi, Fave,
ed altre Biade e minuti, così Mosto, Olio, Canape, Lino, ed altri generi all’ingrosso
ritratti da’ Poderi, non si debbono registrare nel Libro delle Entrate giornali
minute, ma bensì nel Libro de’ Terreni, ove su di ciascun Campo e Podere si dee
notar ogni anno il suo proprio Fruttato (il quale vien’esibito nella prima Nota,
come si disse). Secondariamente, che nel Libro dell’Entrate giornali minute
registrar si debbono i Danai ritratti da’ Cenzi, Affitti, Pigioni, Legati attivi, e da’
Lavori; così i Danai degli Alimenti dell’Educande, e delle Candidate, e de’ Livelli;
comeppure quei ritratti dalla vendita de’ Grani, Biade, Animali, ed altri generi di
cose; e finalmente le limosine, i donativi, e simili.
14. Da tal Libro pertanto si estrae la sovraccennata terza Nota, che porta il seguente
titolo, cioè
Nota delle Entrate e delle Spese giornali minute della Ven. Congregazione
dell’Immacolata Concezione di tutto l’anno intero…………., estratta da’ Libri del
Monistero. Indi siegue, come sotto.
E N T R A T E G I O R N A L I.
Dal primo di Gennajo sino all’ultimo di Dicembre dell’anno…………ascendono
alla somma di Scudi Romani-------------------------------------------------------------------
S P E S E G I O R N A L I.
Dal primo di Gennajo sino all’ultimo di Dicembre dell’anno…………..ascendono
alla somma di Scudi Romani-------------------------------------------------------------------
C A P I T A L I R I M A S T I.
Pel mantenimento della Congregazione nel nuovo anno corrente……….
In Danajo spendibile Scudi------------------------------------------------------------------
In Grano Rubbia………………
In Vino Barrili…………………
In Olio Caldarole………………
In Granturchi e Biade Rubbia………………
In Canape Rubbia………………
In Lino, e Lana Libre……………….
In Legumi e Minuti Quarte………………(ogni quarta è l’ottava parte di un
rubbio).
Di Carne Salata Libre……………….
Di Formaggio Libre………………
Bestie grosse vendibili num………………
Bestie minute vendibili num………………
E così di qualche altro genere di roba di considerazione.
15. Lettasi questa terza Nota, potranno i Signori del Congresso fare il bilancio e
pareggio delle minute Entrate, e Spese giornali di tutto l’anno, ed osservare dove
sia lo sbilancio, e dove l’avvanzo: ed in oltre dalla lettura de’ Capitali rimasti
avran lume maggiore per conoscer lo stato più o meno bisognoso della
Congregazione, ed in conseguenza far quelle risoluzioni, che giudicheranno più
opportune.
16. Intanto però si procuri di porre in pratica inalterabilmente ciò che per giusti
motivi comandano le Costituzioni, cioè che tutto il danajo dell’Entrate giornali,
come il ritratto da Cenzi, Affitti, Pigioni, Legati ec., e così dalla vendita de’ Grani,
Biade, Animali, ed altre robe, ed in tal guisa da altri proventi di qualunque sorta;
tutto il danajo, dissi, sia sempre consegnato puntualmente alla M. Superiora, e da
lei ritenuto (e non mai dal Ministro o da altri) per li bisogni del Monistero.
17. Nel rimanente la grande industria ed attenzione della M. Prefetta, e Viceprefetta,
e de’ Signori del Congresso, consister deve nel procurare poco a poco di porre lo
stato della Congregazione in tal sistema Economico, cioè che il Monistero giunga a
poter’onestamente mantenere la Comunità Religiosa coll’entrate arretrate
dell’anno antecedente, senza consumar quelle del corrente: poiché in tal guisa
restando sempre in avvanzo l’entrate di un’anno, queste potranno riuscire molto
opportune in un caso inopinato di carestia o di altro, oltre al porre in sicuro la
Congregazione di non indebitarsi.
18. Finita dunque la lettura di tutte le Note, e disbrigato tutto il bilancio e pareggio,
se poi vi saranno altri affari temporali di Città o di Campagna di qualche
conseguenza, ver. gr. di Fabbriche utili o necessarie, di Rinvestimenti di Danajo, di
Compre vantaggiose, di Bastioni, e Ripari indispensabili, d’insorte Differenze da
sopirsi, e simili, si potran proporre al congregato Congresso dalla M. Prefetta, o dal
Signor Presidente, per sentirne il saggio parere di ciascuno (di un dopo l’altro); e
così risolvere quel che, considerate bene tutte le circostanze, prudentemente si
crederà più opportuno: avvertendo di far notare in succinto tali Risoluzioni nel Libro
de’ Congressi, come si detto al num. 6. ove fu anche prescritto doversi leggere in
fine le Risoluzioni fatte nell’ultimo Congresso tenuto, per osservare se sieno state
eseguite da chi ne fu incombenzato, e particolarmente dal Ministro; il quale sarà
sempre l’ultimo a dire rispettosamente il suo sentimento (o che sia con altri a
Tavolino, qualor sia Sacerdote, o che se ne stia solo a parte in uno sgabelletto,
qualor sia semplice Cherico o Secolare). Disbrigato ogni affare, si alzino tutti in
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piedi, ed il Presidente dica l’Agimus tibi Gratias, ed indi il Nos cum prole pia. Sia
poi cura della M. Superiora complimentar tutti con uficiosi ringraziamenti, e col
solito accompagno servirli o farli servire sino all’Antiporto.
D E L D I R E T T O R I O P A R T E N O N A.
Del Mortorio delle Pie Operarie e delle altre
della Congregazione.
1. IL regolamento del MORTORIO o sia Funerale delle Pie Operarie e delle loro
Educande ed altre della Congregazione ha da incominciare dalle divote Preci da
recitarsi in tempo dell’ultima agonia. Trovandosi dunque qualcuna in Agonia, si dia
tantosto il segno con la Campana: ed allora, accadendo ciò prima del tempo della
Dormizione, si pongano le Religiose ed altre della Comunità a recitar con viva
fiducia la Salve Regina, e poi l’Inno Ave Virgo Deipara, ed indi le Litanie di Nostra
Signora coll’Ora pro ea; e perdurando l’Agonia, aggiungano con la stessa vivezza di
fede la terza parte del S. Rosario per l’Agonizante: la quale se persista ancora in
quel penoso stato, ne restino due a far’orazione per lei, coll’avvertenza che sieno
mutate ogni ora, sinché l’Agonizante non è passata all’altra vita. Che se l’Agonia
succeda dopo dato il segno della Dormizione della sera, allora non si suoni la
Campana, ma bensì le stesse Assistenti recitino con gran fiducia la Salve, l’Inno, e le
Litanie, come sopra, ed indi il Rosario se vi sarà tempo: la Comunità poi reciterà le
predette Preci nella mattina dopo la Destazione, eziandio l’Agonizante non fosse più
viva.
2. Qualora una morte non sia repentina, dopoche o il Medico o lo stesso male indichi
ritrovarsi l’Inferma in un grave pericolo, avantiche essa perda la parola e i sensi, sia
attenta e premurosa la M. Superiora (od altra graduata in suo nome) di portarsi al
suo letto; e dopo di averla animata a confidar grandemente in Nostra Immacolata
Signora, l’ajuti a recitare la Salve Regina, e l’Inno Ave Virgo Deipara; ed indi le dia
da parte della Regina del Cielo la Benedizione con imporle per santa Ubbidienza
“che ricevendo essa dalla Divina Misericordia luogo di eterna salvezza, non cessi
“ mai di supplicare Dio e l’Immacolata sua Madre pel Bene spirituale e temporale
“ della Congregazione, e per la salute eterna di tutte quelle Persone che la
“ compongono, che la governano, e che l’ assistono”. Gli ottimi effetti di una tale
Ubbidienza prestata dalle Pie Operarie defonte (alcune delle quali morirono in assai
buon concetto) l’ha purtroppo sperimentati, e tuttora li sperimenta la
Congregazione.
3. Morta dunque che sia una in Comunità, la prima avvertenza delle Assistenti
deputate sia di accomodarne il Cadavere con la più possibile modestia: piacendo a
Dio, che questa si pratichi co’ Defonti, che da se non possono custodirla. Il
Cadavere poi, se di una Pia Operaria, sia vestito a tenor della propria classe o di
Maestra o di Compagna, co’ calzetti ne’ piedi, ma senza scarpe: che se di una
Educanda o di altra della Congregazione, resti vestito a tenor della sua divisa, e con
le scarpe ai piedi.
4. Vestito e disposto che sia il Cadavere, prima che si porti via dalla sua Camera, si
mandi a darne parte ai Vicini, e a chi si deve della morte seguita. Indi venga
trasferito con due lumi nell’Oratorio del Monistero, e con la recita del Deprofundis.
Ivi si collochi sopra di una coltre o coperta in terra innanzi all’Altare, ma in
qualche congrua distanza; gli si ponga la Corona di fiori in Capo, e le mani
incrociate al petto con un S. Crocefisso di ottone: sull’Altare poi si tengano accesi
due lumini da olio. Che se il Cadavere sia della M. Prefetta attuale, allora sopra il
petto gli si accomodi il Libro delle Costituzioni, sopra le quali si metta la sua mano
destra; la sinistra poi si stenda per lungo, come in atto di tenere il Baculo
prefetturale, che gli si pone al finco sinistro; sull’Altare intanto, oltre ai due lumini
sovradetti, si tengano accese due candele.
5. Ciò fatto con tutto il buon’ ordine, si suoni a morto per la prima volta per lo spazio
di dodici Ave Marie divotamente recitate per la Defonta; ma a tal primo suono
lugubre si faccian precedere le tre stese di una sola campana, che dicono ad Ave
Maria. Servirà ancora tal primo segno per convocar le Maestre nell’Oratorio a
recitare a guisa di Coro, di quà e di là dal Cadavere, l’Ufizio de’ Morti in suffragio
della Defonta: il quale finito, nel partir le Maestre subentreranno le Compagne a
recitarvi parimenti in forma di Coro la terza parte del S. Rosario.
6. Avvertasi quì, che nel tempo, in cui le Maestre reciteranno l’Ufizio de’ Morti, si
farà portar la Bara o sia Cataletto proprio del Monistero, e collocar nell’Entrone
interiore, non in molta distanza dall’Antiporto; indi si manderà ad invitare ed
avvisare per un’ora determinata la Confraternita dell’Immacolata Concezione, se vi
sia, ovvero del Suffragio con individuar le coppie de’ Confratelli da intervenirvi;
così a provveder la Cera; e soprattutto a dare avviso a quei determinati Sacerdoti
per la divota Celebrazion delle Messe. Qualora poi il Cadavere dovrà incassarsi
(come quello della M. Prefetta, o di qualche Pia Operaria morta in gran concetto di
Santa vita o di una singolar Dottrina sacra, oppur di qualche Educanda, od altra
Secolara, i cui Parenti bramassero incassarne il Cadavere) converrà far avvisato il
Falegname del Monastero, affin si porti a prender le misure del Cadavere per
formarne la Cassa.
7. Ritornando all’Ufizio de’ Morti sovraccennato, che dovran recitar le Maestre
sopra il Cadavere, qualora ciò accada nella mattina, consisterà nella Recita del
PRIMO NOTTURNO del Matutino, che incomincia dall’Antifona Dirige che va
doppia, e dal Salmo Verba mea, premettendo bensì l’Invitatorio Regem, cui omnia
vivunt, e il Salmo Venite exultemus. Finito tal primo Notturno si passi alla recita
delle Laudi, e qualora si sarà detto il Benedictus coll’Antifona, si chiuda l’Ufizio
con un solo Oremus, ch’è il seguente:
O R E M U S
“DEus veniæ largitor humanæ salutis amator, quæsumus Clementiam tuam, ut
nostræ Congregationis Sororem N, (vel Matrem si fuerit Præfecta, vel Alumnam si
Æducanda aut alia), quæ ex hoc sæculo transivit, Beata Maria semper Virgine
P A R T E N O N A
72
intercedente cum omnibus Sanctis tuis, ad perpetuæ Beatitudinis consortium
pervenire concedas. Qui vivis & regnas in sæcula sæculorum”.
R. Amen.
Che se l’Ufizio de’ Morti debba recitarsi nel dopo pranzo, oppur nella sera, allora
consisterà nel solo VESPRO, chiudendolo coll’Oremus quì sopra disteso.
Non ostante però, che tutte le publiche Preci ed Orazioni sopra il Cadavero sien
finite o nell’Oratorio o in Chiesa, non sia mai esso lasciato senza la debita Guardia
di una o più Religiose (potendo in ciò servire anche le Mandatare od altre pie
Donne), sinché dal passaggio della Defonta dopo compite le ore ventiquattro, in
caso di seguita morte repentina, oppure ore dieciotto nel caso di morte per malattia,
non gli sia data Sepoltura nel Sepolcro delle Pie Operarie della Congregazione.
8. La celebrazion delle MESSE in suffragio di quell’Anima si procuri al possibile di
farla incominciar per tempo nella mattina. Sien perciò sollecite le Madri Sagrestane
di porre in ordine il tutto nella Chiesa e nella Sagrestia: in cui assister debba il
Ministro, od altr’Uomo sodo da lui deputato, affinché non nasca tumulto, e si dia
puntuale lo stipendio ai Celebranti dopo celebrata e segnata la loro Messa nel Foglio
o sia Lista ivi tenuta. Si avverta bensì di far celebrare qualche Messa in tempo che il
Cadavere sta ivi esposto in Chiesa.
9. Quanto al numero delle Messe da farsi celebrare resti fissato a ventiquattro per
ogni Religiosa professa defonta, senza distinzione di Maestra o di Compagna,
eccettuandone la M. Prefetta, per cui si farà cantare sopra il Cadavere la Messa
Conventuale di Requie, ma senza musica, con lo stupendio di tre pavoli pel
Celebrante (che sarà il Confessore esercente del Monistero, quando celebrar non
voglia il Presidente), ed un pavolo per ciascuno de’ due Assistenti con Cotta, ed un
carlino pel Sagrestano. Sotto nome di Messa cantata Conventuale quì s’ intende
quella, in cui un’Assistente con Cotta canta l’Epistola, il Celebrante canta da sé il
Vangelo, ed al Prefazio e a tutto l’altro risponde cantando il Convento o sia Coro
delle Religiose. Finita tal Messa cantata Conventuale, si porterà il Celebrante
co’ suoi Assistenti a far coll’aspersorio e col turibolo l’Assoluzione funebre al
Cadavere, a tenore del Rituale Romano. Che se tutte le ventiquattro Messe non si
potessero celebrar’ in quella mattina, si faran celebrare le rimanenti nelle seguenti
mattine.
10. Lo stesso numero di Messe si faccia celebrare per una Religiosa Pia Operaria non
professa, ma bensì a spese della sua borsa o roba, e così il resto del funerale. Dicasi
il medesimo intorno all’Educande defonte e ad altre Secolare che morissero in
Congregazione. Che se mai si dasse il caso, che né esse né le lor case avessero modo
di soccombere a tutto il funerale, allora il Monastero supplisca; facendo far loro un
Mortorio solito per le Compagne. Qualora poi i Parenti dell’Educande od altre
Secolare defonte volessero un numero maggiore di Messe, così di torce, e di coppie
solite de’ Confratelli, sia loro permesso, quando riuscir ciò debba con quella
moderazione propria e decente al luogo di una Comunità Religiosa.
11. Or tornando alle disposizioni del Mortorio, quando potrà mancar circa un’ora per
la venuta de’ Confratelli invitati, si prenda la Stuoja del Mortorio, e si faccia
accomodar bene nella Bara o sia Cataletto nell’Entrone interiore. Consiste questa
Stuoja del Mortorio, che usa la Congregazione, in una Stuoja lunga circa dieci palmi
e larga quattro, foderata in panno torchino cupo, e trapuntata a lista con stelle di
trina bianca; e in due Cuscinoni riempiti di fieno, foderati e trapuntati, come la
Stuoja, uno per li piedi e l’altro pel capo del Cadavere; con questo che nel
Cuscinone pel capo vi son tre Croci di circa mezzo palmo pur di trina bianca,
disposte ai lati e in mezzo. Fuori dunque di questa Stuoja del Mortorio, non si metta
nella Bara verun tappeto o coperta, dovendo essa Bara restar nuda senza ornamento.
Or così accomodato tutto, si levi dall’Oratorio il Cadavero e da quattro o più
Religiose si cali a collocarlo bene nella Bara, andando avanti con candele accese
due Religiose recitando il Deprofundis. Collocato ivi il Cadavero, vi ardano poco
distanti due lumini; e sinché non vengano i Confratelli a levarlo, vi restino di
guardia due Religiose, recitando sottovoce a sedere il Rosario per la Defonta. Si
avverta quì, che nell’atto, in cui si leva il Cadavere dall’Oratorio, si faccia sonare a
morto per la seconda volta, così durando sinché non sia accomodato nella Bara.
12. Rispetto poi alla Confraternita da invitarsi, qualor non vi sia quella de’ Confratelli
dell’Immacolata Concezione col sacco bianco e rocchetto torchino, si inviti quella
de’ Confratelli del Suffragio, come si accennò al num. 6., col sacco bianco e
rocchetto nero. Quanto al numero de’ Confratelli, questo resti fissato in sette coppie
per l’Associazione delle Compagne, o sien Converse, senza però computarvi i
quattro Confratelli della Bara, e quello della Croce, e il loro Cappellano: onde
saranno tutti diecinnove Confratelli, ed il Cappellano predetto. Per l’Associazione
poi delle Maestre, così dell’Educande, e di altre Secolare defonte della Comunità, il
numero sia di dodici coppie, senza quei della Bara e della Croce, cioè di ventinove
Confratelli. Che se si tratti dell’attuale Prefetta defonta, sia di quindici coppie, oltre
a quei della Bara e Croce, cioè di trentacinque Confratelli in tutti, e del loro
Cappellano.
13. Il numero delle torce per l’associazione delle Compagne sia di sole tre, cioè due
per li lati della Bara, ed una dietro: di cinque per le Maestre, per l’Educande, ed
altre Signore Secolare, che fossero in Comunità: e di sette per la M. Prefetta. Queste
torce (poco importa, che sien prese a lucro) tener si debbono accese per tutta
l’associazione, ed anche dentro la Chiesa, sinché il Confessore del Monistero non
abbia fatta con Cotta e Stola al Cadavero l’Esequie. Sia bensì cura del Ministro, e
de’ Sindici che le torce non sieno malmenate da’ Confratelli e dai Riparatori.
Intorno alla Bara in Chiesa, finite l’Esequie, invece delle torce, si terranno due
candele di mezza libra l’ una accese su de’ Candellieri per le Compagne; per le
Maestre poi quattro; e per la Prefetta se ne terranno cinque, cioè una al capo, e due
per ciascun lato: avvertendo di levar le vetti o stanghe della Bara (così essendo fatta
quella del Monistero) subito posata in Chiesa. Alla sovradetta Associazione ed
all’Esequie assisteranno la Dama Custode, i Signori Sindici (a’ quali spetta
dispensar la cera), ed il Ministro della Congregazione. Quanto al Signor Presidente,
sia in sua libertà l’ assistere, così il far l’Esequie, ed altro.
14. Ma ritoccando la venuta de’ Confratelli invitati, si debbono essi preventivamente
avvisare di portarsi a dirittura nel Portone ed Entrone esteriore del Monistero; e non
già nella Parrocchiale a prendere il Parroco (come son soliti in altri Mortorj);
attesoché il Parroco della Parrochia, dentro cui è situata la Congregazione, stanti i
privilegj e le esenzioni di questa per Breve Pontificio, non ha in Monistero, né in
Chiesa delle Pie Operarie veruna giurisdizione, né gius di associar le Defonte della
prelodata Congregazione, né di richiederne la quarta funerale. Giunti dunque i
Confratelli nell’Entrone esteriore, come si disse, sia incombenza del Confessore
P A R T E N O N A
74
esercente il ritrovarsi allora unitamente col Sagrestano al didentro dell’Entrone con
Cotta, e stola nera, comeppure l’ aprir l’Antiporto per far’entrare i quattro
Confratelli della Bara (ritirandosi subito in tal mentre le Religiose di guardia), ed
indi benedire coll’aspersorio il Cadavere, prima che sia levato. Quì si avverta, che
nell’atto, in cui si leva il Cadavero, si deve sonare a morto per la terza ed ultima
volta, così durando sinché non sia entrato in Chiesa, e non sien cantate l’Esequie.
Che se la defonta sia Prefetta, in tal caso se le deve sonare a morto per la quarta
volta cioè nel tempo che, finita la Messa cantata Conventuale di requie, se le fa dal
Celebrante l’Assoluzione funebre.
15. Nel trasporto della Defonta dalla Porta del Monastero sino alla Chiesa si
procederà recto tramite senza allontanarsi molto dalle mura della Congregazione, e
con tal’ordine, cioè dopo la Confraternita anderà il Sagrestano del Monastero con la
Croce inalberata in asta nera, poi anderà in Confessore con Cotta e stola bruna,
portando in sua compagnia con Cotta il Cappellano (se non sia Regolare) od altro
Sacerdote a suo arbitrio. Dentro la Chiesa poi, sinché si canta l’Esequie, si porrà il
Sagrestano con la sua Croce inalberata a capo della Bara. Che se invece di
procedere a dirittura dalla Porta del Monistero alla Chiesa, si bramasse far fare alla
Bara col Cadavere un giro ver. gr. nella piazza innanzi al predetto Monastero, se ne
debba prima chiedere il permesso al Parroco della Parrocchia dai Signori Sindici
con tutta la più uficiosa convenienza; poiché, sebbene non può il Parroco impedire
il trasporto del Cadavero a dirittura dalla Porta del Monistero alla Chiesa, intorno
alle mura della Congregazione; potrebbe bensì opporsi al giro della piazza, o di altri
luoghi di sua giurisdizione. Nella dispensa poi della Cera si avverta di dar due
candele al Confessore, una al Cappellano od altro Sacerdote suo Compagno, ed una
al Sagrestano portacroce, per la loro Associazione.
16. La Sepoltura sì di tutte le Religiose, che dell’Educande, che di altre che
convivessero in Comunità, sia quella destinata in Coro per le Pie Operarie. Ivi
ancora possa esser sepolta la Dama Custode, se voglia, qualor non conviva con le
Religiose. Quanto poi ad altre Donne di qualunque condizione, eziandio rispettabile,
non sia mai permesso il farsi ivi seppellire; seppure un espresso comando in iscritto
del proprio Vescovo per qualche urgentissimo caso non disponesse in contrario. Del
rimanente in qualunque caso inopinato e repentino, che dar si potesse della morte di
una Scolara, o di una Comunicanda, o di altra Donna in tempo che si trovasse in
Monistero o in Chiesa della Congregazione, si abbia sempre per regola di permettere
al proprio Parroco di mandare il suo Cataletto nell’Entrone esteriore del Monistero;
ed ivi collocata la Defonta, levare e trasferire il Cadavere alla sua Parrocchiale od
altra Chiesa, a cui spetti: giacché la Defonta non era di quelle accettate e rivinte in
Congregazione per convivere in Comunità. Abbiano bensì il proprio Vescovo, ed il
Presidente tutto il gius di farsi sepellire nella Chiesa delle Pie Operarie, a parte in
qualche sito decente.
17. Dandosi il caso, che una Pia Operaria, o Educanda, od altra Convivente in
Congregazione, morisse in tempo che si truova fuori di Monastero, allora a tenore
de’ privilegj della predetta Congregazione, dovrà farsi trasportare il Cadavere nella
Chiesa e Sepoltura del Monistero, associata da quei Parrochi, sotto la cui
giurisdizione morì la Defonta, sino alla Porta dell’accennata Chiesa; dove il
Confessore delle Religiose si troverà con Cotta e Stola a riceverla, e farla collocare
nella Bara della Congregazione. Che se il luogo, dove accadde la morte, fosse assai
lontano dalla Città, dov’è la Congregazione, né comodamente si potesse fare il
trasporto del Cadavere, allora potrà questo seppellirsi loco depositi nella
Parrocchiale di quel Luogo in qualche sito decente a parte.
18. Qualora consunta la Stuoja del Mortorio, descritta al num. 11., si rinnovasse,
procuri il Presidente o il Confessore di benedirla con la solita Benedizione data alle
altre, come siegue:
“ V. Adiutorium nostrum in Nomine Domini.
R. Qui fæcit Cœlum et Terram.
“V. Dominus vobiscum, R. Et cum Spiritu tuo :
O R E M U S
“DOmine Jesu Christe, qui Animarum es redemptio et salus, ac vera et æterna
requies, benedicere dignare Lectulum hoc, ut Immaculata Genitrice tua inter-
cedente, quæcumque Defuncta fuerit in eo collocata, veniam suorum peccatorum
obtineat, ac requiem æternæ Gloriæ in Te reperiat. Qui vivis & regnas per omnia
secula seculorum. R. Amen.
Indi l’asperga coll’Acqua santa.
19. La gran premura poi che si avrà da osservare in Congregazione consisterà
primieramente nel far notare con ogni diligenza dentro tre giorni nel proprio Libro
delle Defonte del Monistero la morte di ogni Pia Operaria, di ogni attuale
Educanda e di ogni altra Convivente in Comunità, con la distinzione del giorno,
mese, ed anno, comeppure della età, patria, malattia sofferta, qualità di morte, e
simile, ancorché per qualche caso fosse morta fuori di Monastero: e così la morte di
quelle Persone estere, che fossero sepolte nella Chiesa della stessa Congregazione.
Secondariamente, ma con premura maggiore, nell’ajutar le loro Anime con divoti
suffragj.
20. Morta dunque che sia una Pia Operaria, o attuale Educanda, od altra Convivente,
se le farà l’Ottavario de’ Suffragj, incominciando dal giorno della morte sino a tutto
l’ottavo. Consisterà esso in primo luogo nel porre mattina e sera per otto giorni nel
Refettorio al sito della Defonta il corrente pranzo e la cena, con dar poi il tutto per
limosina in suo suffragio ai Poveri, prescelti dalla Superiora. In secondo luogo
nell’applicar che farà la prelodata Superiora per otto sere il santo Rosario, che si
recita in Comunità in suffragio della Defonta, per cui farà anche fare dentro
l’Ottavario due volte in comune la Via crucis, ed altrettante volte la santa
Comunione Eucaristica: ordinando di più, che dentro gli otto giorni vi sieno ogni
giorno almeno tre Religiose, che nella mattina sentano una Messa per la Defonta, e
nel dopo pranzo facciano per suo suffragio la Via Crucis.
21. Oltre di tale Ottavario, si faccia in Monistero per le sole Pie Operarie defonte
anche l’Anniversario del giorno della morte per lo spazio di tre anni. Consisterà tale
Anniversario nel dare in limosina ai Poveri il corrente pranzo e la cena di quel
giorno; nell’applicar’ una Messa sentita nella mattina, ed il Rosario recitato in
comune nella sera; e nal fare in comune la Via Crucis nel dopo pranzo. Se il proprio
Vescovo, o il Presidente, o la Dama Custode sieno sepolti nella Chiesa del
Monistero, si faccia anche in loro suffragio il detto Anniversario per un triennio.
P A R T E N O N A
76
22. Nella morte del Sommo Pontefice, del proprio Vescovo, del Presidente,
dell’ attuale Confessore ordinario, della Dama Custode, e de’ Sindici si faccia nella
Congregazione in loro suffragio l’Ottavario del Rosario e della Via Crucis in
comune, come fu notato al num. 20. Lo stesso s’ intenda nella morte di qualche
Benefattore insigne (cioè di una Persona, che avesse lasciato qualche Legato od
altro a favore della Congregazione, o avesse eretta una Cappella, o fatta una
Fabbrica, o simile).
23. Qualora poi accaderà la morte di qualche altro Ufiziale del Monistero, ver. gr.
dell’attuale Ministro, o Cappellano, o Sagrestano, o Mandatara, od altro; così di
qualche attuale Scolara, o Comunicanda, si faccia in suo suffragio dalla Comunità
una volta la Via Crucis, si applichi una sera il Rosario in comune, ed ogni Religiosa
offra a Dio una Santa Comunione. Lo stesso si usi nella morte di un Parente in
primo o secondo grado di qualcuna della Comunità: ed in simil guisa nella morte di
una qualche Persona che in sua vita fu assai benaffetta verso la Congregazione.
24. E siccome la tenera divozione verso le sante ANIME DEL PURGATORIO sin da’
primi anni della Fondazione è stata una delle principali Caratteristiche della
Congregazione delle Pie Operarie dell’Immacolata Concezione, sia perciò
premurosissima la M. Prefetta di sempre mantenerla nel suo fervore, e di non far
mai tralasciare in ogni anno da tutta la Comunità nella mattina della
Commemorazione de’ Fedeli defonti ai 2. di Novembre, in Coro dopo Terza, la
recita di quella divota OFFERTA in suffragio delle prelodate Anime benedette; la
quale sin dal principio del Monastero si è sempre scrupolosamente, e non senza gran
vantaggio, praticata nella forma seguente, sotto il titolo di
S A C R A L E G A
Con le Anime del Purgatorio.
“ANime benedette del Purgatorio, in questo Giorno per voi solenne, come destinato
dalla Cattolica Chiesa ai vostri Suffragj, bramando anche noi tutte di questa minima
Congregazione darvi un qualche sollievo, come quelle che teneramente vi amiamo,
e grandemente compassioniamo le vostre acerbissime pene, ecco che offeriamo a
DIO in vostro suffragio per le mani degli Angeli nostri Custodi, primieramente tutti
i meriti, virtù e perfezioni de’ Santi Patriarchi e Profeti, de’ Santi Apostoli ed
Evangelisti, de’ Santi Martiri e Confessori, delle Sante Vergini e Vedove, e di tutti
gli altri Santi e Sante del Cielo. Offeriamo ancora in vostro sprigionamento tutti
gl’ immensi Meriti, e le singolarissime Virtù e Perfezioni della vostra e nostra
comune Regina e Madre MARIA. Offeriamo poi sopratutto in vostra liberazione
tutt’ i Meriti infiniti del vostro e del nostro comun Redentore GESU’ CRISTO.
Noi pertanto unendo con tai meriti infiniti di GESU’, di MARIA, e de’ Santi tutte
quelle Opere buone, che potrem fare col Divino ajuto; queste così unite e avvalorate
le offeriamo ed applichiamo di buon cuore per mezzo degli stessi Angeli nostri
Custodi in vostro suffragio. Quindi così intendiamo, che restino applicate tutte le
nostre orazioni, divozioni, mortificazioni, digiuni, penitenze, ubbidienze, fatiche,
dottrine, scuole, istruzioni, sofferenze, patimenti, dolori, malattie pazientemente
tollerate, e tuttociò in somma che con la Grazia di Dio farem di bene sino agli ultimi
respiri di nostra vita. E vogliamo ancora, che tutte queste applicazioni ed offerte
s’ intendano da noi rinnovate in vostro suffragio ad ogni Messa che divotamente
sentiremo, ad ogni Comunione che santamente faremo, e ad ogni Preghiera che
umilmente porgeremo a Gesù Sagramentato, ed a Nostra Immacolata Signora.
Care Anime benedette del Purgatorio, siete pur troppo degne di essere amate e
soccorse, perché così piace a Dio, che nelle Divine Scritture per animarci tanto, si è
degnato di assicurarci, esser cosa salutevole e santa l’aver di voi altre divota
memoria nelle nostre orazioni: perché cosippur piace alla Regina del Cielo, che più
volte si è protestata co’ Servi suoi esser di molto suo gradimento, che a voi altre
diasi ajuto: perché in oltre così piace a Santa Chiesa, che appunto ha istituito tal
giorno per li vostri universali suffragj: e finalmente perché così ancor porta il nostro
dovere e per titolo di compassione a tante pene vostre acerbissime, e per titolo di
gratitudine a tanti beneficj che da voi altre ha ricevuti questa minima nostra
Congregazione, e che continuamente noi tutte sperimentiamo.
Sia dunque in perpetuo tra voi altre e noi una indissolubile SACRA LEGA, con
cui noi intendiamo di rimaner sempre con voi caritatevolmente vincolate nella
esecuzione e rinnovazione delle sopralodate applicazioni ed offerte; e voi altre
dall’altro canto per vostra carità seguitate sempremai a proteggere e soccorrere
nello spirituale e temporale questa Congregazione sì strettamente con voi legata, ed
anche tutte noi presenti, e le postere nostre, comeppure tutti quei che ci governano,
ci assistono, e ci servono. Impetrateci sopratutto, Anime benedette del Purgatorio, il
pieno Perdono di nostre colpe, una perfetta Osservanza, una Vita divota ed
esemplare, ed una santa Morte. Vostro ne sia l’impegno, affinché poi possiam con
voi altre giungere al beato possesso dell’eterna Gloria in Cielo. Così sia”.
Quì si recitano in suffragio di quelle Sante Anime tre Ave Marie alla Vergine
Immacolata, col chiederle poi la Benedizione per loro.
25. Avvertasi non esser duopo, che ognuna reciti o risponda le parole della quì
sopranotata Sacra Lega; ma basta, che la Superiora, od altra Deputata la reciti
posatamente e con divozione; le altre poi stieno attente alla recita, e accompagnino
col cuore le Offerte e le Preghiere ivi contenute. Chi poi per qualche legitimo
impedimento non si potesse trovare in Coro a tal Recita, potrà indi a parte farla da
se, o sentirla da altra.
P A R T E N O N A
78
D E L D I R E T T O R I O P A R T E D E C I M A E D U L T I M A.
Dell’Orario delle Pie Operarie
dell’Immacolata Concezione.
L’ORARIO delle Pie Operarie porta due significati, uno comune a tutti, l’altro
particolare per loro. L’Orario comune è una designazione delle Ore secondo
l’Orologio Italiano nella distribuzione del Giorno in Aurora, Nascita del Sole,
Mezzo giorno, e Mezza notte, e si chiama comunemente Calendario.
L’Orario particolare è una designazione delle Ore secondo l’Istituto della
Congregazione nella distribuzione degli Esercizj ed Impieghi della Comunità
Religiosa. Che però quì dovendosi unire amendue, si noterà in ciascun Mese
dell’Anno, prima l’Orario comune, o sia Calendario, poi l’Orario
particolare. In questo bensì, affin riesca più succinto, verran soltanto notate
le Ore della Destazione e Dormizione, dell’Orazione e del Coro, degli Esami
e delle Scuole alle Fanciulle, del Pranzo e della Cena, del Silenzio, e della
Ricreazione, rimettendosi alle Costituzioni, ed in mano della Superiora, le
Ore della Messa, delle Visite al Santissimo, della Lezione spirituale, de’
Lavori, dello Studio, delle Dottrine, e simili. L’Ubbidienza farà che tale
Orario sia con ogni possibile esattezza osservato; e la Vita comune influirà,
affinché veruna della Comunità si faccia lecito sotto qualunque pretesto di
fare delle singolarità con alterar le Ore, o col non curarle: giacché la sola
Superiora ha facoltà in un caso di grave urgenza di far’anticipare o
posticipare qualche Ora, e talvolta dispensare o comutare per qualche altro
urgente caso un esercizio prescritto. Ecco pertanto lo stabilito.
79
O R A R I O
G E N N A J O1
Ha Giorni trentuno
AURORA Dal 1. sino agli 8. ad ore 12.
e minuti 44. (venend’ogni Ora divisa
in 60. Minuti).
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 12. min. 35.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 12. min. 30.
Dai 22. sino ai 28. ad ore 12. min. 20.
Dai 28. sino ai 31. ad ore 12. min. 5.
NASCITA DEL SOLE Dal 1. sino
agli 8. ad ore 14. e minuti 28.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 14. min. 20.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 14. min. 10.
Dai 22. sino ai 28. ad ore 13. min. 53.
Dai 28. sino al fine ad ore 13. min. 43.
MEZZO GIORNO Dal 1. sino agli 8.
ad ore 19.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 18. min. 57.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 18. min. 52.
Dai 22. sino ai 28. ad ore 18 min. 45.
Dai 28. sino al fine ad ore 18. min. 37.
MEZZA NOTTE Dal 1. sino agli 8.
ad ore 7.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 6. min. 57.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 6. min. 52.
Dai 22. sino ai 28. ad ore 6. min. 45.
Dai 28. sino al fine ad ore 6. min. 37.
D I S T R I B U Z I O N E
In tutto Gennajo.
MATTINA. Destazione2 ad ore 13.
1 Nel Settecento l’orario era conteggiato ancora con
le “ore italiche”, cosi chiamate perché usate quasi
esclusivamente nella nostra penisola. Esse si
contavano dal tramonto del sole, ed erano 24 in
tutto. 2 Tenendo conto che a Gennaio il tramonto del sole
avviene intorno alle ore 17.00, la sveglia
corrisponde alle ore 5 del mattino; la preghiera alle
Orazione ad ore 13. e mezza.
Scuola alle Fanciulle ad ore 15. il cui
Fine ad ore 18. e un quarto.
Terza in Coro ad ore 17.
Esame sulla Virtù corrente ad ore 18.
e mezza.
Pranzo ad ore 18. e tre quarti.
Indi la Ricreazione assegnata.
DOPOPRANZO. Silenzio ad ore 19.
e tre quarti.
Vespro; e la Scuola ad ore 20. il cui
Fine ad ore 22. e tre quarti.
Compieta in Coro ad ore 23.
SERA. Orazione, dopo sonata la
prima Ave Maria. Indi Matutino
nell’Oratorio.
Esame di Coscienza ad ore 2. e mezza
di notte.
Cena ad ore 2. e tre quarti. Poi Ricreaz.
Dormizione ad ore 4.
=============
F E B B R A J O.
Ha Giorni ventotto 28. e nel
bisestile ventinove.
AURORA Dal 1. sino agli 8. ad ore
11. e minuti 57.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 11. min 42.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 11. min. 25.
Dai 22. sino al fine ad ore 11. min. 4.
NASCITA DEL SOLE Dal 1. sino agli
ore 5.30; la Scuola alle Fanciulle dalle ore 7 alle
10,15; l’ ora Terza , in coro, alle ore 9; l’ Esame
sulla Virtù corrente alle ore 10.30; il pranzo alle ore
10.45; ore 11.45 Silenzio; Vespro ore 12; Scuola alle
Fanciulle dalle ore 12 alle 14.45; Compieta in Coro
ore 15; Esame di coscienza 18.30; Cena ore 18.45;
poi Ricreazione; Dormizione ore 20. Cfr. tabella
delle corrispondenze p. 95.
P A R T E D E C I M A
80
8. ad ore 13. min. 34.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 13. e min. 20.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 13
Dai 22. sino al fine ad ore 12. min. 32.
MEZZOGIORNO Dal 1. sino agli 8.
ad ore 18. min. 33.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 18. e min. 25.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 18. e min. 15.
Dai 22. sino al fine ad ore 18. min. 4.
MEZZANOTTE Dal 1. sino agli 8. ad
ore 6. min. 33.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 6. e min. 25.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 6. e min. 15.
Dai 22. fino al fine ad ore 6.
D I S T R I B U Z I O N E
Dal 1. di Febrajo sino ai 15.
MATTINA. Destazione ad ore 12. e
mezza.
Orazione ad ore 13.
Scuola alle Fanciulle ad ore 14. e
mezza, il cui Fine ad ore 17. quarti 3.
Terza in Coro ad ore 16. e mezza.
Esame della Virtù ad ore 18.
Pranzo ad ore 18. e un quarto.
Indi Ricreazione assegnata.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 19. e
un quarto.
Vespro in Coro, e Scuola ad ore 19 e
quarti 3. il Fine della Scuola ad
ore 22. quarti 3.
Compieta in Coro ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
Ave Maria.
Indi Matutino nell’Oratorio.
Esame di Coscienza ad ore 2. e mezza
di notte.
Cena ad ore 2. e quarti 3.
Dormizione ad ore 4.
* * * * * * * * * * * * *
Dai 16. di Febrajo sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 12.
Orazione ad ore 12. e mezza.
Scuola ad ore 14. il cui Fine ad ore 17.
e mezza.
Terza in Coro ad ore 16. e mezza.
Esame della Virtù ad ore 17. e quar-
ti 3.
Pranzo ad ore 18. Indi la Ricreazione
assegnata.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 19.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19. e
mezza, il cui Fine ad ore 22. quarti 3.
Compieta in Coro ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
Ave Maria.
Indi Matutino nell’Oratorio, che si re-
cita di sera per tutto il mese corrente.
Esame di Coscienza ad ore 2. e mezza
di notte.
Dormizione ad ore 4.
================
M A R Z O.
Ha Giorni trentuno.
AURORA Dal 1. sino agli 8. ad ore
10. e minuti 49.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 10. e min. 27.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 10. e min. 6.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 9. e min. 45.
Dai 29. sino al fine ad ore 9. e min. 25.
NASCITA DEL SOLE Dal 1. sino
agli 8. ad ore 12. min. 21.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 12. e min. 2.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 11. e min. 40.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 11. e min. 24.
Dai 29. sino al fine ad ore 11. e min. 2.
MEZZO GIORNO Dal 1. sino agli 8.
ad ore 17. min. 57.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 17. e min. 47.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 17. e min. 37.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 17. e min. 27.
Dai 29. sino al fine ad ore 17. e min. 18.
MEZZA NOTTE Dal 1. sino agli 8.
ad ore 5. e min. 57.
81
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 5. e min. 47.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 5. e min. 37.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 5. e min. 27.
Dai 29. sino al fine ad ore 5. e min.18.
D I S T R I B U Z I O N E
Dal 1. di Marzo sino ai 7.
MATTINA. Destazione ad ore 11. e
mezza.
Orazione ad ore 12.
Matutino in Coro ad ore 13. che si re-
cita di mattina sino ai 15. di Ottobre.
Scuola alle Fanciulle ad ore 13, e mez-
za, il cui Fine ad ore 17.
Terza in Coro ad ore 16.
Esame della Virtù ad ore 17. e un quar-
to.
Pranzo ad ore 17. e mezza. Indi la Ri-
creazione assegnata.
DOPOPRANZO. Silenzio ad ore 13.
e tre quarti.
Vespro in Coro; e la Scuola ad ore 19.
ed un quarto, il cui Fine ad ore 22.
quarti 3.
Compieta in Coro ad ore 23.
SERA. Orazione, dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza ad ore 2. di notte.
Cena ad ore 2. e un quarto.
Dormizione ad ore 3. e mezza.
* * * * * * * * * * * * * *
Dagli 8. di Marzo sino ai 15.
MATTINA. Destazione ad ore 11.
Orazione ad ore 11. e mezza.
Matutino in Coro ad ore 12. e mezza.
Scuola ad ore 13. il cui Fine ad ore 16,
e mezza.
Terza in Coro ad ore 16.
Esame della Virtù ad ore 16. e tre
quarti.
Pranzo ad ore 17. Indi la Ricreazione
assegnata.
DOPOPRANZO. Silenzio ad ore 18.
e mezza.
Vespro; e Scuola ad ore 19. e un quar-
to, il cui Fine ad ora 22. e tre quarti.
Compieta in Coro ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza ad ore 2. di notte.
Cena ad ore 2. e un quarto. Indi la so-
lita Ricreazione.
Dormizione ad ore 3. e mezza.
* * * * * * * * * * * * * *
Dai 16. di Marzo sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 10. e
mezza.
Orazione ad ore 11.
Matutino in Coro ad ore 12.
Scuola ad ore 12. e mezza, il cui Fine
ad ore 16. e mezza.
Terza ad ore 15. e mezza.
Esame della Virtù ad ore 16. e tre quar-
ti.
Pranzo ad ore 17. Indi la solita Ricrea-
zione.
DOPOPRANZO. Silenzio ad ore 18. e
mezza.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19. e
un quarto; il cui Fine ad ore 22. e
tre quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora e mezza
di notte.
Cena ad un’ora e tre quarti.
Dormizione ad ore 3. di notte.
=================
A P R I L E.
Ha Giorni trenta.
AURORA Dal 1. sino agli 8. ad ore 9.
minuti 17.
P A R T E D E C I M A
82
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 8. e min. 55.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 8. e min. 35.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 8. e min. 11.
Dai 29. sino al fine ad ore 7.e min. 52.
NASCITA DEL SOLE Dal 1. sino agli 8. ad ore 10. min. 55.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 10. min. 36.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 10. e min. 15.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 9. e min. 57.
Dai 29. sino al fine ad ore 9. e min. 39.
MEZZOGIORNO Dal 1. sino agli 8.
ad ore 17.e un quarto.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 17. e min. 4. Dai 15. sino ai 22. ad ore 16. e min. 54.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 16. e min. 45.
Dai 29. sino al fine, ad ore 16. min. 36.
MEZZANOTTE Dal 1. sino agli 8.
ad ore 5. e un quarto.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 5. e min. 4.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 4. e min. 53.
Dai 22. sino ai 28. ad ore 4. e min. 45.
Dai 28. sino al fine ad ore 4. e min. 36.
D I S T R I B U Z I O N E
Dal 1. di Aprile sino al 15
MATTINA. Destazione ad ore 10.
Orazione ad ore 10. e mezza.
Matutino in Coro ad ore 11. e mezza.
Scuola alle Fanciulle ad ore 12, il cui
Fine ad ore 16.
Terza ad ore 15.
Esame della Virtù ad ore 16. e un quar-
to.
Pranzo ad ore 16. e mezza. Indi la so-
lita Ricreazione.
DOPOPRANZO. Silenzio ad ore 18.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19., il
cui Fine ad ore 22. e quarti 3.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora ed un
quarto di notte.
Cena ad un’ora e mezza. Indi la Ri-
creazione assegnata.
Dormizione ad ore 2. e mezza.
* * * * * * * * * * * * * * Dai 16. di Aprile sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 9. e
mezza.
Orazione ad ore 10.
Matutino in Coro ad ore 11.
Scuola ad ore 12. il cui Fine ad ore 16.
Terza in Coro ad ore 15.
Esame della Virtù ad ore 16. e un quar-
to.
Pranzo ad ore 16. e mezza. Indi la so-
lita Ricreazione
DOPOPRANZO. Silenzio ad ore 18.
Vespro; e Scuola ad ore 19. il cui Fine
ad ore 22. e quarti 3.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora ed un
quarto di notte.
Cena ad un’ora e mezza. Indi la Ri-
Creazione.
Dormizione ad ore 2. e mezza.
=================
M A G G I O.
Ha Giorni trentuno.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore 7.
minuti 42.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 7. min. 22.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 7. min. 6.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 6. min. 48.
Dai 29. sino al fine ad ore 6. min. 30.
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino agli
8. ad ore 9. minuti 34.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 9. e min. 15.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 9. e min. 3.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 8. e min. 50.
Dai 29. sino al fine ad ore 8. e min. 39.
MEZZO GIORNO. Dal 1. sino agli
8. ad ore 16, minuti 33.
83
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 16. e min. 26. Dai 15. sino ai 22. ad ore 16. e min. 18. Dai 22. sino ai 29. ad ore 16. e min. 12.
Dal 29. sino al fine ad ore 16. e min. 6.
MEZZANOTTE. Dal 1. sino agli 8. ad
ore 4. minuti 33.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 4. e min. 26.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 4. e min. 18.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 4. e min. 12.
Dai 29. sino al fine. ad ore 4. e min. 6.
D I S T R I B U Z I O N E
Dal 1. di Maggio sino ai 10.
MATTINA. Destazione ad ore 9.
Orazione ad ore 9. e mezza.
Matutino in Coro ad ore 10.e mezza.
Scuola alle Fanciulle ad ore 11. e mez-
za; il cui Fine ad ore 15. e mezza.
Terza ad ore 14. e mezza.
Esame della Virtù ad ore 16.
Pranzo ad ore 16. e un quarto. Indi la
Ricreazione assegnata.
DOPO PRANZO. Silenzio, e Riposo
ad ore 17. e tre quarti.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19., il
cui fine ad ore 22. e quarti 3.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora ed un
quarto di notte.
Cena ad un’ora e mezza.
Dormizione ad ore 2. e mezza.
* * * * * * * * * * * * * * *
Dagli 11. di Maggio sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 8. e
mezza.
Orazione ad ore 9.
Matutino in Coro ad ore 11.
Scuola ad ore 11. e mezza, il cui Fine
ad ore 15. e un quarto.
Terza ad ore 14.
Esame della Virtù ad ore 15. e tre quarti
Pranzo ad ore 16. Indi la solita Ricrea-
zione.
DOPO PRANZO. Silenzio, e Riposo
ad ore 17. e mezza.
Vespro; e Scuola ad ore 19. il cui Fine
ad ore 22. e tre quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione, dopo sonata la prima
Ave Maria.
Esame di Coscienza a tre quarti di
notte.
Cena ad un’ora di notte. Indi alquanto
di Ricreazione.
Dormizione ad ore 2. di notte.
=================== G I U G N O.
Ha Giorni trenta3.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore 6.
minuti 24.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 6. min. 13.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 6. e min. 8.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 6. e min. 8.
Dai 29. sino ai fine ad ore 6. e min. 8.
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino
agli 8. ad ore 8. minuti 35.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 8. min. 27.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 8. e min. 23.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 8. e min. 22.
Dai 29. sino al fine ad ore 8. e min. 24.
MEZZOGIORNO. Dal 1. sino agli 8.
ad ore 16., minuti 4.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 16.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 16.
3 Tenendo conto che a Giugno il tramonto del sole
avviene intorno alle ore 21.00, la sveglia
corrisponde alle ore 4.30 del mattino; la preghiera
alle ore 5; la Scuola alle Fanciulle dalle ore 7.30 alle
11,30; l’ ora Terza , in coro, alle ore 10; l’ Esame
sulla Virtù corrente alle ore 11.45; il pranzo alle ore
12 a seguire la Ricreazione; ore 13.30 Silenzio e
Riposo; Vespro ore 15; Scuola alle Fanciulle dalle
ore 15 alle 18.45; Compieta in Coro ore 19; Esame
di coscienza 20.45; Cena ore 21; poi Ricreazione ;
Dormizione ore 22.
P A R T E D E C I M A
84
Dai 22. sino ai 29. ad ore 15. min. 58.
Dai 29. sino al fine ad ore 15. min. 59.
MEZZANOTTE. Dal 1. sino agli 8.
ad ore 4. minuti 4.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 4.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 4. meno due
minuti.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 4. meno due
minuti.
Dai 29. sino al fine ad ore 4. meno un
minuto.
D I S T R I B U Z I O N E.
Dal 1. Giugno sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 8. e
mezza.
Orazione ad ore 9.
Matutino in Coro ad ore 10.
Scuola alle Fanciulle ad ore 11. e mez-
za; il cui Fine ad ore 15. e mezza.
Terza ad ore 14.
Esame della Virtù ad ore 15. e tre quar-
ti.
Pranzo ad ore 16. Indi la Ricreazione
assegnata.
DOPOPRANZO. Silenzio, e Riposo
ad ore 17. e mezza.
Vespro in Coro; e Scuola alle Fanciul-
le ad ore 19., il cui Fine ad ore 22.
e quarti 3.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza a tre quarti di not-
te.
Cena ad un’ora di notte. Indi alquan-
to di Ricreazione.
Dormizione ad ore 2. di notte.
==================
L U G L I O.
Ha Giorni trentuno.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore
6. minuti 20.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 6. min. 24.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 6. e min. 30.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 6. e min. 48.
Dai 29. sino al fine ad ore 7. minuti 6.
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino
agli 8. ad ore 8. min. 20.
Dagli 8. sino ai 12. ad ore 8. e min. 31.
Dai 12. sino ai 22. ad ore 8. e min. 39.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 8. e min. 52.
Dai 29. sino al fine ad ore 9. e min. 5.
MEZZO GIORNO. Dal 1. sino agli
8. ad ore 16.
Dagli 8. sino ai 12. ad ore 16. e min. 2.
Dai 12. sino ai 22. ad ore 16. e min. 6.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 16. e min. 13.
Dai 29. sino alla fine ad ore 16. e
minuti 19.
MEZZANOTTE. Dal 1. sino agli
8. ad ore 4.
Dagli 8. sino ai 12. ad ore 4. e min. 2.
Dai 12. sino ai 22. ad ore 4. e min. 6.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 4. e min. 13.
Dai 29. sino al fine ad ore 4. min. 19.
D I S T R I B U Z I O N E
Dal 1. Luglio sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 8. e
mezza.
Orazione ad ore 9.
Matutino in Coro ad ore 10.
Scuola delle Fanciulle ad ore 11. e
za; il cui Fine ad ore 15. e mezza.
Terza in Coro ad ore 14.
Esame della Virtù ad ore 15. e 3. quarti,
Pranzo ad ore 16. Indi la Ricreazione
solita.
DOPOPRANZO. Silenzio, e Riposo
ad ore 17. e mezza.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19.,
il cui Fine ad ore 22. e 3. quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
85
Esame di Coscienza a tre quarti di
notte.
Cena ad un’ora di notte. Indi alquanto
di Ricreazione.
Dormizione ad ore 2. di notte.
===================
A G O S T O.
Ha Giorni trentuno.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore 7.
minuti 13,
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 7. e minu-
ti 32.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 7. e min. 53.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 8. e min. 15.
Dai 29. sino al fine ad ore 8. e min. 38.
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino
agli 8. ad ore 9. minuti 10.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 9. e min. 26.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 9. e minuti 43.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 10.
Dai 29. sino al fine ad ore 10. e min. 20.
MEZZOGIORNO. Dal 1. sino agli
8. ad ore 16. minuti 22.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 16. min. 30.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 16. min. 39.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 16. min. 47.
Dai 29. sino al fine ad ore 16. min. 56.
MEZZANOTTE. Dal 1. sino agli 8.
ad ore 4. e minuti 22.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 4. min. 30.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 4. min. 39.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 4. min. 47.
Dai 29. sino al fine ad ore 4. min. 56.
D I S T R I B U Z I O N E
Dal 1. di Agosto sino ai 15.
MATTINA. Destazione ad ore 9.
Orazione ad ore 9. e mezza.
Matutino in Coro ad ore 10, e mezza.
Scuola alle Fanciulle ad ore 11. e mez-
za.; il cui Fine ad ore 15. e mezza.
Terza ad ore 14.
Esame della Virtù ad ore 16.
Pranzo ad ore 16. e un quarto. Indi la
Ricreazione solita.
DOPO PRANZO. Silenzio, e Riposo
ad ore 17. e 3. quarti.
Vespro al Coro; e Scuola ad ore 19., il
cui Fine ad ore 22. e 3. quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione, sonata la prima
Ave Maria.
Esame di Coscienza a tre quarti di
notte.
Cena ad un’ora di notte. Indi alquan-
to di Ricreazione.
Dormizione ad ore 2. di notte.
* * * * * * * * * * * * * * * *
Dai 16. di Agosto sino ai 23.
MATTINA. Destazione ad ore 9. e
mezza.
Orazione ad ore 10.
Matutino in Coro ad ore 11.
Scuola ad ore 12. il cui fine ad ore 16.
Terza ad ore 14. e mezza.
Esame della Virtù ad ore 16. ed un
quarto.
Pranzo ad ore 16. e mezza. Indi la Ri-
creazione assegnata.
DOPO PRANZO. Silenzio,e Riposo
ad ore 17. e quarti 3.
Vespro in Coro, e Scuola ad ore 19.,
il cui Fine ad ore 22. e 3. quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione, dopo sonata la prima
Ave Maria
Esame di Coscienza ad un’ora di notte.
Cena ad un’ora e un quarto. Indi alquan-
to di Ricreazione.
Dormizione ad ore 2. e un quarto.
* * * * * * * * * * * * * * * *
Dai 24. di Agosto sino al fine.
P A R T E D E C I M A
86
MATTINA. Destazione ad ore 10.
Orazione ad ore 10. e mezza.
Matutino in Coro ad ore 11. e mezza.
Scuola ad ore 12. e mezza, il cui Fine
ad ore 16. e mezza
Terza ad ore 15.
Esame della Virtù ad ore 16. e mezza.
Pranzo ad ore 16. e 3. quarti. Indi la
Ricreazione assegnata.
DOPO PRANZO. Silenzio (e cessa il
Riposo) ad ore 18,
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19.,
il cui Fine ad ore 22. e 3. quarti
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione, dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora e un
quarto.
Cena ad un’ora e mezza. Indi alquan-
to di Ricreazione.
Dormizione ad ore 2. e mezza.
====================
S E T T E M B R E.
Ha Giorni trenta.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore
8. minuti 51.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 9.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 9. e min. 25.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 9. e min. 50.
Dai 29. sino al fine ad ore 10. e min. 6
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino
agli 8. ad ore 10. min. 26.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 10. min. 46.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 11. minuti 6
Dai 22. sino ai 29. ad ore 11. min. 24.
Dai 29. sino al fine ad ore 11. min. 45.
MEZZOGIORNO. Dal 1. sino agli 8.
ad ore 17.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 17. min. 10.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 17. min. 20.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 17. min. 29
Dai 29. sino al fine ad ore 17. min. 39.
MEZZA NOTTE. Dal 1. sino agli 8.
ad ore 5.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 5. min. 10.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 5. min. 20.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 5. min. 29
Dai 29. sino al fine ad ore 5. min. 39.
D I S T R I B U Z I O N E.
Dal 1. di Settembre sino ai 10.
MATTINA. Destazione ad ore 10. e
un quarto..
Orazione ad ore 10. e 3. quarti.
Matutino in Coro ad ore 11. e 3. quarti.
Scuola alle Fanciulle ad ore 12. e 3.
quarti, il cui Fine ad ore 16. e mezza.
Terza in Coro ad ore 15. e un quarto.
Esame della Virtù ad ore 16. e 3. quarti.
Pranzo ad ore 17. Indi la solita Ricrea-
zione.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 18.
e un quarto.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19. e
un quarto, il cui Fine ad ore 22. e
3. quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora e mezza
di notte.
Cena ad un’ora e tre quarti. Indi
alquanto di Ricreazione.
Dormizione ad ore 2. e tre quarti.
* * * * * * * * * * * * * * *
Dagli 11. di Settembre sino ai 20.
MATTINA. Destazione ad ore 10. e
mezza.
Orazione ad ore 11.
Matutino in Coro ad ore 12.
Scuola ad ore 12. e 3. quarti, il cui Fi-
ne ad ore 16. e quarti 3.
Terza ad ore 15. e un quarto.
87
Esame ad ore 17.
Pranzo ad ore 17. e un quarto. Indi la
solita Ricreazione.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 18.
e mezza.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19. e
mezza, il cui Fine ad ore 22. e
quarti 3.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora e mez-
za di notte.
Cena ad un’ora e tre quarti. Indi
alquanto di Ricreazione.
Dormizione ad ore 3. di notte.
* * * * * * * * * * * * * * *
Dai 21. di Settembre sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 11.
Orazione ad ore 11. e mezza.
Matutino in Coro ad ore 12. e mezza.
Scuola ad ore 13., il cui Fine ad ore
16. e 3. quarti.
Terza ad ore 15. e mezza
Esame ad ore 17.
Pranzo ad ore 17. e un quarto. Indi
la Ricreazione assegnata.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 18.
e mezza.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 19. e
mezza, il cui Fine ad ore 22. e
3. quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la pri-
ma Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora e mezza
di notte.
Cena ad un’ora e tre quarti. Indi
alquanto di Ricreazione.
Dormizione ad ore 3. di notte.
==================
O T T O B R E.
Ha Giorni trentuno.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore
10. minuti 14.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 10. min. 33.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 10. min. 55.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 11. min- 22.
Dai 29. sino al fine ad ore 11. min.30.
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino
agli 8. ad ore 11. minuti 49.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 12. min. 10.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 12. min. 28.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 12. min. 48.
Dai 29. sino al fine ad ore 13, min. 8.
MEZZO GIORNO. Dal 1. sino agli
8. ad ore 17. minuti 41
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 17. min. 51.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 18.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 18. min. 11.
Dai 29. sino al fine ad ore 18. min. 20.
MEZZA NOTTE. Dal 1. sino agli 8.
ad ore 5. minuti 41.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 5.min. 51.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 6.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 6. minuti 11.
Dai 29. sino al fine ad ore 6. min. 20.
D I S T R I B U Z I O N E.
Dal 1.Ottobre sino ai 15.
MATTINA. Destazione ad ore 11. e
mezza.
Orazione ad ore 12.
Matutino in Coro ad ore 13.
Scuola è vacante.
Terza ad ore 16.
Esame della Virtù ad ore 17. e mezza.
Pranzo ad ore 17. e 3. quarti. Indi la
Ricreazione solita.
DOPO PRANZO. Vespro ad ore 20.
Scuola è vacante.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
Ave Maria.
Esame di Coscienza ad un’ora e 3.
P A R T E D E C I M A
88
quarti di notte.
Cena ad ore 2. Indi la Ricreazione.
Dormizione ad ore 3. e mezza.
* * * * * * * * * * * * * * * *
Dai 16, di Ottobre sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 12.
Orazione ad ore 12. e mezza.
Scuola è vacante.
Matutino ad ore 13, e mezza. Indi s’in-
comincia la sera de’ sedici di Otto-
bre a recitar Matutino nell’Oratorio,
sino a tutto il mese di Febbrajo.
Terza ad ore 16. e mezza.
Esame della Virtù ad ore 17. quarti 3.
Pranzo ad ore 18. Indi la Ricreazione
assegnata.
DOPO PRANZO. Vespro in Coro ad
ore 20. Scuola è vacante.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
Ave Maria.
Esame di Coscienza ad ore 2. di notte.
Cena ad ore 2. e un quarto. Indi la Ri-
creazione.
Dormizione ad ore 3. e 3. quarti.
=====================
N O V E M B R E.
Ha Giorni trenta.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore 11.
minuti 39.
Dagli 8. sino ai 18. ad ore 11. min. 53.
Dai 18. sino ai 22. ad ore 12. minuti 7.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 12. min. 20.
Dai 29. sino al fine ad ore 12. min. 30.
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino agli
8. ad ore 13. minuti 15.
Dagli 8. sino ai 18. ad ore 13. min. 32.
Dai 18. sino ai 22. ad ore 13. min. 48.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 14. min. 5.
Dai 29. sino al fine ad ore 14. min. 15.
MEZZO GIORNO. Dal 1. sino agli 8.
ad ore 18. min. 24.
Dagli 8. sino ai 18. ad ore 18. min. 32.
Dai 18. sino ai 22. ad ore 18. min. 40.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 18. min. 47.
Dai 29. sino al fine ad ore 18. min. 53.
MEZZA NOTTE. Dal 1. sino agli 8. ad
ore 6. minuti 24.
Dagli 8. sino ai 18. ad ore 6. minuti 32.
Dai 18. sino ai 22. ad ore 6. minuti 40.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 6. minuti 47.
Dai 29. sino al fine ad ore 6. minuti 53.
D I S T R I B U Z I O N E
Dal 1. di Novembre sino ai 15.
MATTINA. Destazione ad ore 12. e
mezza.
Orazione ad ore 13.
Scuola delle Fanciulle ad ora 14. e mez-
za; il cui Fine ad ore 18.
Terza in Coro ad ore 16. e 3. quarti.
Esame della Virtù ad ore 18. e un quar-
to.
Pranzo ad ore 18. e mezza. Indi la Ri-
creazione solita.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 19.
e mezza.
Vespro in Coro, e Scuola ad ore 20.,
il cui fine ad ore 22. e tre quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione dopo sonata la prima
ma Ave Maria. Indi Matutino nel-
l’Oratorio.
Esame di Coscienza ad ore 2. e mezza.
Cena ad ore 2. e 3. quarti. Indi la Ri-
creazione.
Dormizione ad ore 4. di notte.
* * * * * * * * * * * * * * * *
Dai 16. di Novembre sino al fine
MATTINA. Destazione ad ore 13.
Orazione ad ore 13. e mezza.
Scuola alle Fanciulle ad ore 15. il cui
89
Fine ad ore 18. e un quarto.
Terza in Coro ad ore 17.
Esame della Virtù ad ore 18. e mezza.
Pranzo ad ore 18. e 3. quarti. Indi la
Ricreazione solita.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 19. e
3. quarti.
Vespro in Coro, e Scuola alle Fanciulle
ad ore 20., il cui Fine ad ore 22. e
3. quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione, dopo sonata la pri-
ma Ave Maria. Indi Matutino nel-
l’Oratorio.
Esame di Coscienza ad ore 2. e 3. quar-
ti di notte. Poi la Ricreazione.
Dormizione ad ore 4. di notte.
====================
D I C E M B R E.
Ha Giorni trentuno.
AURORA. Dal 1. sino agli 8. ad ore
12. e minuti 33.
Dagli 8, sino ai 15. ad ore 12. min. 43.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 12. min. 45.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 12. min. 48.
Dai 29. sino al fine ad ore 12. min. 46.
NASCITA DEL SOLE. Dal 1. sino
agli 8. ad ore 14. minuti 20.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 14. min. 25.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 14. min. 29.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 14. min. 30.
Dai 29. sino al fine ad ore 14. min. 29.
MEZZO GIORNO. Dal 1. sino agli
8. ad ore 18. minuti 55.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 18. min. 59.
Dai 15, sino ai 22. ad ore 19, minuti 1.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 19. minuti 2.
Dai 29, sino al fine ad ore 19. minuti 1.
MEZZANOTTE. Dal 1. sino agli 8. ad
ore 6. minuti 53.
Dagli 8. sino ai 15. ad ore 6. min. 59.
Dai 15. sino ai 22. ad ore 7. minuti 1.
Dai 22. sino ai 29. ad ore 7 minuti 2.
Dai 29. sino al fine ad ore 7. minuti 1
D I S T R I B U Z I O N E.
Dal 1. di Dicembre sino al fine.
MATTINA. Destazione ad ore 13.
Orazione ad ore 13. e mezza.
Scuola alle Fanciulle ad ore 15. il cui
Fine ad ore 18. e un quarto.
Terza in Coro ad ore 17.
Esame della Virtù ad ore 18. e mezza.
Pranzo ad ore 18. e 3. quarti. Poi la
solita Ricreazione.
DOPO PRANZO. Silenzio ad ore 19., e
3. quarti.
Vespro in Coro; e Scuola ad ore 20. il
cui fine ad ore 22. e 3. quarti.
Compieta ad ore 23.
SERA. Orazione, dopo sonata la pri-
ma Ava Maria. Indi Matutino nel-
l’ Oratorio.
Esame di Coscienza ad ore 2. e 3. quar-
ti di notte. Poi la Ricreazione.
Dormizione ad ore 4. di notte
A N N O T A Z I O N E A L L ‘ O R A R I O.
1. L’Anno Comune o sia civile è tutto quel lungo spazio di tempo, in cui il Sole scorre tutt’i
dodici Segni del Zodìaco, i quali ai 21. di ciascun Mese danno il nome al Sole, come Sole in ariete
ai 21. di Marzo, Sole in tauro ai 21. di Aprile, Sole in gemini ai 21. di Maggio, e così in altri Mesi:
e perciò si dice Anno Solare, che costa di dodici Mesi, o sia di 52. Settimane, ovvero di 365.
Giorni e sei Ore. E siccome queste sei ore di avanzo formano un Giorno in capo a quattro anni,
perciò fanno che quel quarto anno si dica Bissestile o Intercalare, in cui Febbraio ha 29. Giorni.
90
2. L’Anno Lunare poi è di tre sorti, cioè il picciolo, il medio, e il grande. L’anno lunare
piccolo è quello spazio di tempo, in cui la Luna scorre tutto il Zodìaco, mettendovi 27. Giorni ed
un’Ora in circa. Il medio è lo spazio che passa tra una congiunzione ed un’altra, che fa la Luna col
Sole, cioè tra una Luna nuova ed un’altra, passandovi 29. Giorni e 13. Ore in circa; dicendosi
perciò, che la Luna ai ventinove non fa, ed ai trenta non va. L’anno lunare grande poi è lo spazio
di tutte le Lune o Lunazioni, che corrono dietro il sopradetto Anno Solare comune. Or tal’ anno
lunare grande costa di 354. Giorni, cioè undici Giorni meno dell’Anno Solare (come si disse
costava di 365. giorni).
3. Or questi undici Giorni son quei per l’appunto che si accrescono alla Luna per formare la
sua Epatta o sia uguaglianza dei Giorni del suo Anno Lunare co’ Giorni dell’Anno Solare. Questa
EPATTA poi s’incomincia sempre a contare di MARZO (principio dell’Anno sì Lunare, che
Solare), coll’accrescerle ogni anno UNDICI Giorni come si è detto pocanzi. Con questo però, che
in quell’anno, in cui la Luna contar dovrebbe ventinove Giorni di Epatta, non ne conta veruno,
restando per quell’anno la Luna senza Epatta. In oltre, se il computo della Epatta sorpassi il
numero di trenta Giorni, allora il numero trenta si tralascia, e si computa soltanto il soprapiù.
4. Per raccorre poi il conto di quanti Giorni abbia la Luna, si computano insieme l’Epatta
corrente, il numero de’ Mesi della Luna (incominciando da Marzo), e i Giorni del Mese, di cui si
parla: e così sommati formano il computo de’ Giorni della Luna (che soglion corrispondere alla
Lettera annuale del Martirologio): avvertendo sempre di non contar mai il trenta, se v’incontri,
ma il solo soprapiù, come si disse.
5. Deve di più notarsi, che ogni Anno solare comune avendo tredici Lune, deve perciò un
Mese dell’Anno aver due Lune. Quindi qualora la Luna nuova entri ai cinque, o prima dei cinque
di un Mese, allora quella Luna appartiene al mese antecedente, ch’ è quello appunto che avrà due
Lune. Si noti infine, che la Pasqua di Risurrezione cade sempre nella Domenica più vicina al
Plenilunio di Marzo.
6. La regola poi per saper contar bene le None, gl’Idi, e le Calende, che occorrono in Coro nel
Martirologio, apprender la debbono le Pie Operarie, e l’Educande nello Studio che fanno della
Gramatica Latina .E quì egli è duopo notare, che sebbene l’ordinaria domestica Educazione avuta
dalle Donne nobili o civili, soglia portarle a far pochissimo conto dello STUDIO LETTERARIO,
ed a non aver’altra stima che dell’ago, del fuso, e del telajo, e per lo più le faccia viver paghe e
contente della loro ignoranza; nientedimeno si è affaticata sin dai primi anni la Congregazione di
educar le sue Figlie ed Alunne con sentimenti opposti alle loro domestiche massime, con cui
furono educate; e senza far loro diminuire la stima e la pratica dell’ago e del fuso e di altri
donneschi lavori, ha procurato di persuaderle (e l’è riuscito) della grande necessità ed utilità del
sodo e sacro STUDIO LETTERARIO, affin di soddisfare agl’Impieghi essenziali dell’Istituto,
cioè di far le Scuole, le Dottrine, e le Istruzioni alle Fanciulle Scolare, all’Educande, ed alle
Comunicande, e così gli Esercizi, e l’Esortazioni alle predette, e a tutte le altre Donne, che
concorrono per essere ammaestrate nelle Verità della S. Religione Cattolica, e nella Pietà
Cristiana.
7. Certamente la puntuale Ubbidienza, che han sempre scrupolosamente mostrata all’Istituto
le sue Figlie ed Alunne ha in loro prodotta una tale stima dello STUDIO LETTERARIO, che lo
han per loro riputato essenziale, quanto che l’Orazione, il Coro, e qualunque altro loro importante
Esercizio. La Regina del Cielo avendo benedetta tale Ubbidienza, si è degnata di far sempre in
tale sua Congregazione fiorir delle ottime Maestre di soda e sacra Letteratura, e di grande abilità
per vantaggio delle Anime. Basti quì far memoria della M. Suor MARIA PETRONILLA
DELL’ASSUNTA di sempre veneranda memoria, sì meritamente celebrata nella Marca ed in altre
Provincie da tutti quei Vescovi, Prelati, Teologi, ed altri gravi Letterati, che la trattarono, e con lei
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disputarono su di varie questioni teologiche e scritturali. Qualora essa cantando le Divine Lodi a
guisa di un Angelo, se ne volò al Cielo (come piamente si crede) nel Venerdì mattina del 1. di
Marzo del 1776, avendo sotto il Capezzale un Libro di S. Agostino, lasciò di se ai Posteri un
problema; cioè se fosse più dotta nelle Divine Scritture e materie Dommatiche, ovvero più
fondata nella soda Umiltà e Illibatezza di Costumi. Nella sua Vita, che si porrà in fronte ai suoi
Opuscoli sacri da lei in Latino ed in Italiano composti, si vedrà un tal problema dilucidato.
Imperciocché la sperienza ha dimostrata pur troppo vera l’osservazione, che faceva S. Ludovico
Bertrando, cioè che in una Comunità Religiosa quei Soggetti di ordinario erano più osservanti e
più esemplari, i quali erano più studiosi e più fondati nella soda e sacra Letteratura.
8. Invigilino pertanto la M. Prefetta ed il Signor Presidente, affinché la Costituzione dello
STUDIO sia esattamente e scrupolosamente osservata dalle Pie Operarie al pari di quella dell’
Orazione e di ogni altro essenziale esercizio. Non ammettano mai i soliti speciosi pretesti, che
l’ignoranza donnesca fa talora proporre in contrario. Si ajutino piuttosto a far ben capire a tutte,
che qualora in Congregazione manchi o decada lo studio, si darà anche un addio alle Scuole e
Dottrine, alle Istruzioni ed Esortazioni, e a tutto il Fine principale dell’Istituto in ajuto delle
Anime; e sarà lo stesso, che poco a poco chiudere affatto il Monistero.
9. Lo STUDIO dunque prescritto per le Maestre sia l’ apprender bene
I. La Gramatica della Lingua Latina, ed una tal quale perizia della Lingua Spagnuola per la
Lezione spirituale della Tavola in tutt’i Sabbati dell’anno, a tenore dell’Istituto, oriundo
della fioritissima Monarchia delle Spagne.
II. Un Saggio di Rettorica, comeppure di Logica, e di Ontologia.
III. Un Ristretto di Dommatica, in cui si han poi da fondar bene, particolarmente nel Catechismo
Romano fatto per ordine del Sacro Concilio di Trento, e nella Storia sacra delle Divine
Scritture.
Lo stesso Studio vien prescritto per l’Educande; alle quali ne’ Dì festivi e di vacanza si aggiunga
quello della Geografia, e della Musica di suono di Spinetta o Cembalo sulle note.
Quanto poi alle Compagne vien soltanto prescritto l’imparare di legger bene, e di scrivere
competentemente.
10. La Scuola Letteraria sia tenuta o nella Biblioteca della Congregazione od in altra Camera
a ciò destinata; ornata di Cattedra, tavolino, e panchi. La Maestra Letteraria sia una delle Maestre
Pie Operarie più abili da deputarsi dalla Superiora. Siavi ancora una Sottomaestra in ajuto,
particolarmente nell’insegnare il leggere e lo scrivere, ed i primi rudimenti delle Lingua Latina e
Spagnuola. Si potrebbe un tale incarico addossarsi ad una Educanda delle più abili. In oltre siavi
sempre pronta un’altra abile Maestra per supplire le veci della Maestra letteraria deputata, in
qualche caso in cui non potesse fare scuola, affinché per tale mancanza lo Studio non decada. Lo
stesso Presidente, oppure il Confessore potrebbe in un bisogno supplire. Io mi son fatto un punto
di gloria d’istruire ad onor di Nostra Immacolata Signora per vestissei anni le sue Pie Operarie, e
far loro la Scuola, per abilitarle al vantaggio de’ Prossimi.
11. La Scuola Letteraria si farà nella sola mattina quattro volte la settimana, cioè Lunedì,
Martedì, Giovedì, e Venerdì (purché non cada Festa di precetto o d’Istituto) per lo spazio di circa
due ore od almeno di una e mezza, a tenor dell’orologio a suono o a polvere. Incomincerà sempre
nell’ora in punto che si darà il segno della Scuola delle Fanciulle. Tutte le Discepole sieno
puntualissime; restando ciascuna dispensata da altro qualunque impiego, che cadesse in tempo che
sta nella Scuola. Le prime ad essere sbrigate sieno le Compagne. Poi le Discepole de’ primi
rudimenti della Gramatica; per le quali s’impiegherà la prima mezz’ora o più, a tenor del bisogno.
Il resto della Scuola sarà per quelle degli studj più alti. Le vacanze di settimana ordinarie sieno
nella Domenica, nel Mercoledì, e nel Sabbato, e in tutti quei giorni e tempi, in cui si dà vacanza
92
alle Scuole delle Fanciulle: e così in quei, ne’ quali il Superiore, o la Superiora desse qualche
vacanza.
12. Le Compagne anderanno alla Scuola Letteraria per tre anni, e saranno per lo più i tre
primi dal loro Ingresso, cioè in qualità di Candidate, di Novizie, e di Preparanti; con questo che
nel secondo e terzo anno reciteranno a mente un po’ per volta la Dottrina Cristiana del
Bellarmino. Che se mai avessero mancato qualche anno, lo rimetteranno dopo professe. Le
Maestre poi vi anderanno per sei anni, compresi gli anni prima e dopo la loro Professione: poi
seguiteran lo studio da se medesime, particolarmente ne’ giorni di vacanze e delle Feste. Quanto
poi all’Educande potranno seguitar la Scuola, sinché sono in Congregazione, qualor così creda
opportuno la loro Maestra, e la loro M. Prefetta.
13. Affin poi abbiano le Discepole, alquanto di sprone a profittar nello Studio, sarà cura della
Maestra Letteraria di far dare a quelle sue Discepole, che giudicherà proprie, qualche volta dentro
l’anno un Saggio o Sperimento del loro profitto, alla presenza della Superiora e di tutta la
Comunità, coll’intervento della Dama Custode, del Presidente, del Confessore, e de’ Sindici, e di
qualche altra timorata Persona, che si stimasse propria.
14. Del rimanente veruna Pia Operaria si deve perder di animo, né ritirarsi dallo STUDIO,
benché vegga che poco ci profitti. Già si sa, che Dio ha distribuiti i talenti secondo l’eterna sua
sapientissima Provvidenza, dandone a chi uno, a chi due, a chi cinque. La soda e vera Umiltà di
cuore, diceva S. Agostino, supplisce la scarsezza de’ talenti, e fa che talvolta chi ne abbia di meno
penetri ugualmente a lungo andare, e forse più di chi n’ebbe maggiori, ma senza umiltà. Oltre di
che in Congregazione le Pie Operarie non debbono studiare con la mira di divenire o comparir
dotte (il che sarebbe una solenne pazzia, da cui si guardò la nostra gran Petronilla sovralodata),
ma bensì col fine di ubbidire alla cieca alle Costituzioni, comeppure di poter’ajutare i Prossimi, e
sopra tutto di piacere a DIO ed all’Immacolata sua MADRE, che in eterno sia benedetta. Amen.
I L F I N E D E L D I R E T T O R I O.
93
D E C R E T U M A P P R O B A T I O N I S.
QUum SS. D. N. PIUS PAPA SEXTUS in suis Apostolicis Litteris in forma Brevis, incipien. Ex
quo Divina sub die 6. Decembris anni 1777. PIARUM OPERARIARUM IMMACULATÆ
CONCEPTIONIS CONGREGATIONIS Asculi Erectionem ac Institutionem approbaverit et
confirmaverit, illique perpetuæ ac inviolabilis Apostolicæ firmitatis robur adjecerit; necnon Nobis
ejus Constitutiones et Regulas moderari et approbare commiserit (præter alia quæ Nobis vivæ
Vocis Oraculo super hoc negocium benigne demandaverit), Nos utendo hujusmodi Apostolicis
Facultatibus, præter peculiarem approbationem et confirmationem præfatarum Constitutionum,
quam tulimus sub die 31. Decembris 1777. approbamus itidem et confirmamus hoc
DIRECTORIUM earumdem Piarum Operariarum, unacum eius DECEM PARTIBUS, tanquam
essentialiter adnexis predictis Constitutionibus; eique DIRECTORIO et PARTIBUS robur ac vim
Legis adjicimus; atque ita observari inviolabiliter mandamus. &c.
Datum Romæ ex Vicesgerentia
Die Sabbati 21. Martii 1778.
Loco Sigilli.
F. A. MARCUCCI AB I. C. EPISCOPUS MONTIS ALTI
ALMÆQUE URBIS VICESGERENS, AC SPECIALITER
DELEGATUS, UT SUPRA.
I M P R I M A T U R.
Fr. Thomas Augustinus Ricchini Ordinis Prædicatorum
Sancti Palatii Apostolici Magister.
94
I N D I C E D E L D I R E T T O R I O.
Parte Prima. Dell’ Ingresso dell’Educande, e delle Scolare. A
Carte 5.
Parte Seconda. Dell’Ingresso delle Candidate o sieno Religiose novelle,
chiamate per l’addietro col nome di Pretendenti. A carte 7.
ParteTerza. Della Vestizione delle Pie Operarie dell’Immacolata
Concezione. A carte 10.
Parte Quarta. Della Professione delle Pie Operarie dell’Immacolata
Concezione. A carte 22.
Parte Quinta. Della Elezione della Prefetta o sia Superiora della
Congregazione. A carte 33.
Parte Sesta. Della Dimissione e Riassunzione annuale della Prefettura-
A carte 44.
Parte Settima. Della Elezione del Presidente, e del Confessore ordinario
della Congregazione. A carte 49.
Parte Ottava. Della Elezione della Dama Custode, e dei Sindici, e degli
altri Ufiziali della Congregazion. A carte 59.
Mettodo Del Congresso Economico. A carte 63.
Parte Nona. Del Mortorio delle Pie Operarie, e delle altre della
Congregazione A carte 70.
Parte Decima ed ultima. Dell’Orario delle Pie Operarie dell’Immacolata Conce-
zione. A carte 78.
Annotazioni All’Orario sopra lo STUDIO. A carte 89.
I L F I N E D E L L’ I N D I C E.
95
CORRISPONDENZA TRA L’ ORARIO ITALICO IN USO NEL SETTECENTO E QUELLO IN USO NEL 2000
Nel Settecento l’orario era conteggiato ancora con le “ore italiche”, così chiamate perché usate quasi esclusivamente
nella nostra penisola. Esse si contavano dal tramonto del sole, ed erano 24 in tutto.
(nella prima riga della tabella troviamo le ore corrispondenti a quelle attuali, nella seconda riga le “ore italiche”)
Gennaio, il sole tramonta intorno alle ore 17.00
17 18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Febbraio, il sole tramonta intorno alle ore 18.00
18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Marzo, il sole tramonta intorno alle ore 19.00
19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Aprile, il sole tramonta intorno alle ore 20.00
20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Maggio, il sole tramonta intorno alle ore 21.00
21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Giugno, il sole tramonta intorno alle ore 21.00
21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Luglio, il sole tramonta intorno alle ore 21.00
21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Agosto, il sole tramonta intorno alle ore 20.00
20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Settembre, il sole tramonta intorno alle ore 19.00
19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Ottobre, il sole tramonta intorno alle ore 18.00
18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Novembre, il sole tramonta intorno alle ore 17.00
17 18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Dicembre, il sole tramonta intorno alle ore 17.00
17 18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24