numero 9ottobre 2011
Periodicoanno VIInumero 9
ottobre 2011
SOMMARIO
2 PARCO CORSINI
Ieri, oggi e domani?
3 PADULE DI FUCECCHIO
Conservazione dellepiante acquatiche
4 BOTTEGHE
Antica casa colonicaabbattutaCERRETO aUIDI
Rischio scempioa Poggio Tempesti
FUCECCHIO-TORRE > PROGETTO “PISTA CICLABILE DELLE CERBAIE”
Il sogno rimane nel cassettoSembra doversi arenare, almeno
per il momento, il progetto della “pi-
sta ciclabile delle Cerbaie”, forte-
mente sponsorizzato, da un anno a
questa parte, dalla Pro Loco di Torre
presieduta da Giuliano Frediani.
Nato da un’idea progettuale seguita
e sviluppata gratuitamente dai geo-
metri torrigiani Marco Battaglia e
Alessandro Testai, come è noto, esso
prevede la realizzazione di un per-
corso ciclo-pedonale lungo il lato
orientale di via Burello che colleghi
direttamente il centro abitato di
Fucecchio con i boschi delle Cerbaie,
attraversando il Padule per un tratto
di circa un chilometro e cento metri,
fino al ponte sul canale Usciana.
La volontà dei promotori è quella di
ottenere un più stretto legame tra il
tessuto urbano del capoluogo e il suo
“polmone verde” collinare: la pista
ciclo-pedonale promossa dall’asso-
ciazione torrigiana, infatti, per-
metterebbe di connettere la peri-
feria fucecchiese con gli itinerari
rurali che si affacciano sull’argine
nord del canale Usciana e che
conducono verso Porto di Cavallaia
(Massarella), verso il Ponte Mediceo
di Cappiano e, magari, prose-
guendo lungo il rio delle Stanghe,
anche verso i percorsi naturalistici
inaugurati poco tempo fa all’interno
dei boschi dell’ex Opera Pia. Il
progetto, fortemente sostenuto
anche dall’ex campione di atletica
fucecchiese Alessandro Lambru-
schini, consentirebbe a tutti coloro
– e non sono pochi – che solitamente
vengono a fare jogging o a pedalare
nella zona di via di Burello di
usufruire di un percorso estrema-
mente sicuro, perché completa-
mente al di fuori dalla sede stradale
e, dunque, al riparo dal transito dalle
auto; un percorso fruibile anche in
orari serali in quanto dotato di
apposito impianto di illuminazione.
Il costo dell’opera è stato stimato in
circa 150 mila Euro (escluse le due
passerelle all’altezza dei ponticini sui
canali, di cui, peraltro, da tempo è
richiesto il rifacimento). Si tratta di
una cifra tutto sommato piuttosto
contenuta, anche perchè a cal-
mierare i costi di realizzazione
interviene il non trascurabile fatto
che l’area su cui dovrebbe sorgere
la pista è già quasi totalmente di
proprietà comunale. Inoltre, il
progetto appare caratterizzato da
importanti potenzialità in tema di
reperimento di risorse finanziarie:
dai piani di sviluppo regionali, che
puntano molto sullo sviluppo della
c.d. mobilità dolce, ai canali co-
munitari, tradizionalmente sensibili
alle tematiche turistico-ambientali.
La proposta lanciata dalla Pro Loco
di Torre è stata illustrata a tutte le
forze politiche presenti sullo scena-
rio comunale. E tutte, singolarmente,
hanno apprezzato e lodato la pro-
posta. Il progetto è stato anche
portato in discussione in consiglio
comunale grazie all’iniziativa di Fabio
Calugi, consigliere delle Cerbaie
Citiamo anche un pensiero sulla questione rilasciato dal prestigiosomaratoneta fucecchiese, Alessandro Lambruschini:“Mi trovo ad appoggiare l’idea della ipotetica costruzione di unapista ciclabile che dovrebbe collegare Fucecchio con la zona delleCerbaie e con la possibilità di raggiungere Cavallaia e Ponte aCappiano. Sono tanti i motivi che mi spingono a credere alla realiz-zazione di questo percorso: primo su tutti la possibilità di granparte della popolazione di poterlo sfruttare, sia a piedi, di corsache in bicicletta; poi contribuisce a far conoscere alcune zone delnostro comune come il Padule ed infine può essere usata comeuscita didattica nei progetti ambientali per le scuole del territorio.”
Alessandro Lambruschini
eletto nelle file del centro-destra,
che di esso ha fatto il perno di una
mozione sulla valorizzazione del
territorio e sullo sviluppo della
green economy locale. Anche se la
maggioranza consiliare ha respinto
il contenuto della mozione, pre-
ferendo ampliare la discussione
sulla mobilità dolce in ambito comu-
nale su altre direttrici e indivi-
duando altre priorità, il progetto
torrigiano resta tra le proposte
maggiormente apprezzate dall’opi-
nione pubblica fucecchiese, come
dimostrato dai numerosi contatti
registrati settimanalmente dalla
pagina ufficiale su facebook dedi-
cata proprio alla “pista ciclo-pedo-
nale le Cerbaie”.
Per questo motivo, gli amici della
Pro Loco Torre, pur delusi dai man-
cati sviluppi amministrativi della
propria proposta, non abbando-
nano un sogno, che attualmente
resta relegato nel cassetto della
burocrazia e della politica, ma che,
come tutti i sogni che si manten-
gono vivi, non perde la possibilità
di avverarsi.
Alessandro Testai
consigliere e segretario
Pro Loco Torre
numero 9ottobre 20112
Fulcro della vita d’allora (nel MedioEvo) nonché di quella odierna, so-prattutto grazie alla biblioteca co-munale, al CIAF e al pub “La Limo-naia”, il Parco Corsini ha dietro disé una lunga e intensa storia, riccadi momenti drastici e intensi. Nediamo un breve spaccato, per giun-gere ai giorni attuali e ad alcuneproposte per il futuro.Già pienamente utilizzato in etàfeudale dai Conti Cadolingi per laprima costruzione del Castello “Sa-lamarzana” e quindi Rocca Fioren-tina nel XIV secolo (da notare l’inte-ressante plastico ospitato all’internodel museo civico per la ricostruzionedell’antica area), il parco vede tut-tora presenti alcune torri medievalied altre strutture di importanzaprimaria quali ‘Casa Banti’ sede dialcuni uffici comunali e dell’Infor-magiovani del Comune di Fucecchioe il grande, interessantissimo MuseoCivico ripristinato nel 2004. Fino alXV la storia ha visto sviluppi diffe-renti per l’area delle torri e per ilPalazzo Corsini: castello cadolingioe successivamente Rocca Fiorentinal’una, palazzo nobiliare in mano aiRosselmini l’altro. In particolare laRocca viene ricostruita nel 1322sull’antico nucleo cadolingio (danotare le antiche pietre tuttora invista alla base della Torre Grossa)durante la guerra contro CastruccioCastracani. La scelta del colle perla fortificazione non è casuale (siaper i Cadolingi che per i fiorentini)ma senza dubbio strategica: una po-sizione centrale, dominante e utileper frenare gli eventuali ‘riottosi’locali antifiorentini. Le torri (oggi nerimangono tre: la torre Grossa, latorre di Mezzo e quella del Soccorso)erano utilizzate sia come luogo diavvistamento che per comunicarecon i paesi vicini con canali quali isegnali di fumo e di fuoco. Questofino al XV secolo. A partire dal Quat-trocento le due aree hanno comin-ciato ad aver vita comune, grazieal passaggio di proprietà dell’interaarea in mano a una ricca famigliafiorentina qual era quella dei Medici.Nel 1460 infatti il palazzo funge dacentro amministrativo di fattoria eprima di pervenire sotto l’Ospedaledi Altopascio, lo troviamo in manoa Giovanni di Cosimo e quindi aLorenzo il Magnifico. Sono questi glianni in cui il palazzo subiscemutamenti e ristrutturazioni che lo
portano allo stato attuale (nel frat-tempo l’area militare viene usata ascopo di deposito agricolo). A partiredal 1643 entrano in scena i MarchesiCorsini che una volta acquistata lafattoria, nel 1864 divengono pro-prietari anche della Rocca acqui-standola dal Comune. Solo nel 1981il Comune rientrerà in pieno pos-sesso dell’intera area e come giàaccennato, dopo l‘inizio dei lavori direstauro, dobbiamo attendere il2004 per la inaugurazione ufficiale.Oggi l’area del Corsini è altamente(anche troppo?!) vissuta: il pratoneè stato ribattezzato “Parco dellapace e della libertà” e c’è da direche ha trovato una sua pubblica utili-tà grazie alla presenza di numerosiragazzi che giocano (a calcio, mapure a criquet!) e di persone che vifanno passeggiate. L’aia di frontealla Limonaia è utilizzata per concertie manifestazioni (non rientro nellaquestione ‘Eloisa’ su cui già a suotempo il nostro Consiglio spiego’ lesue valutazioni in merito a tale istal-lazione). La Limonaia poi è strari-pante di giovani praticamente ognisera, il Ciaf è praticato dai piu piccolie la biblioteca dagli studenti. Riman-gono per ora due nodi cruciali chemeriterebbero forse maggior atten-zione e visibilità: il Museo Civicoospitato presso Palazzo Corsini chenulla ha da invidiare ad altri impor-tanti e notevoli Musei del Compren-sorio o di alte città toscane, vista lasua enorme e completa collezione,che va dalla preistoria all’arte con-temporanea ma che, nonostantetutto continua a ricevere pochivisitatori (compensati comunque daun elevata presenza di scolareschedurante l’anno); e l’area compresatra le torri. In merito a quest’ultimazona si aprono a sua volta duequestioni: il tuttora mancato riusodei bastioni come possibile luogo di
piccole esposizioni o di un possibileMuseo dell’arte della guerra medie-vale e come punti per vedutepanoramiche; l’alto tasso di degradoin cui versa tale zona. Soprattuttoquest’anno infatti numerose sonostate le lamentele di vicini e testimo-nianze di chi ha praticato il Parcoper cui sono stati avvistate bandedi adolescenti lasciare segni inde-lebili (scritte, disegni assurdi) sulleantiche mura, nonché rifiuti e spor-cizia nei vari prati. A poco sono ser-vite le varie telecamere installateper ottener un maggior controllo.Tutto ciò è comprovato anche danumerosi articoli usciti nella cronacalocale. Noi di Italia Nostra neabbiamo discusso in più occasionidurante gli incontri mensili dell’asso-ciazione e non è certo facile trovare,soprattutto di questi tempi, unasoluzione senza dover attingere agrandi risorse. Ma forse una assiduapresenza di personale e un maggiorlivello di vigilanza e controllo po-trebbe ancora salvar il salvabile.In particolare, ci siamo confrontaticon l’architetto Luca De Lorenzo, leidee e proposte sono riassunte inquesta seconda parte del nostroarticolo.I nostri avi ben riconoscevano lepotenzialità intrinseche di un luogo,al contrario dell’ uomo di oggi ilquale sembra aver perso questo“talento”. Il castello della “Salamar-tana”, come in generale i centri sto-
FUCECCHIO > PARCO CORSINI
Ieri, oggi edomani?
rici, è uno spazio mal interpretato,risultato di progettualità e necessitàpoco compatibile. Il riuso a volte siferma ad una riqualificazione for-male che con il “talento” di cui par-lavamo ha ben poco a che fare:basti pensare che oggi lo spazio frale due torri altro non è che ungiardino “imbalsamato” senza alcu-na relazione fisica, visiva o funzio-nale col contesto.Leggendo cosa è stato il castello etutto ciò che gli ruota attorno,vengono alla mente spunti pro-gettuali facilmente condivisibili edeterminati per un sviluppo armo-nico della parte storica della città.Il tema del “recinto”, spazio de-limitato, integrabile ed accessibiledall’esterno, trasformerebbe il giar-dino in uno spazio a supporto perattività e piccole manifestazionistoriche promosse da attori fucec-chiesi e non. Al suo interno, le torri,contenitori più o meno flessibili(museo attivo sul territorio, spaziodibattiti, spazi espositivi) comple-terebbero la visione di un luogoreinterpretato e condiviso da atti-vità già presenti. Si potrebbe pen-sare a stanze verticali integrate alletorri, collegate al paesaggio, in cuimuoversi, sostare, conoscere eammirare.Pensare che il castello, come inpassato, “comunichi” ovvero mettain relazione persone e brani diterritorio è un ulteriore chiave dilettura: un domani le torri con ilgiardino potrebbero diventare unportale, uno spazio di sintesi dalquale osservare e conoscere luo-ghi, da approfondire in un secondotempo visitandoli (ad es. il padule).Infine l’aspetto emozionale, laverticalità: spazi al culmine, ver-so il cielo, spingono da semprel’uomo ad essere percorsi, vissuti,ricordati, come se non si finisse maidi scoprirli.Le torri quindi, oltre a diventarel’immagine della nuova Fucecchiocon l’apertura del nuovo pontesull’arno, diventerebbero luogo diapprendimento attivo sul territorioe, vissute ed utilizzate, non avreb-bero più necessità di essere “pro-tette e sorvegliate”.
numero 9ottobre 20113
PADULE DI FUCECCHIO > “RECUPERO” DEL PADULE
Conservazione dellepiante acquaticheGrazie al lavoro appassionato di
molti ricercatori la ricostruzione delle
vicende storiche del Padule di Fucec-
chio risulta oggi ben documentata.
Non altrettanto si può affermare
rispetto alle conoscenze relative al-
l’evoluzione delle caratteristiche eco-
logiche, della fauna e della vegeta-
zione, di quest’area nei secoli pas-
sati.
Paradossalmente risultano più nitidi
gli scenari vegetazionali di un lontano
passato, ricostruiti da alcuni autori,
come il Professor Tomei, sulla base
di ricerche palinologiche (cioè sul-
l’analisi del polline fossile) e su consi-
derazioni di carattere biogeografico,
rispetto alle testimonianze relative ad
epoche molto più prossime alla no-
stra. Quello che credo si possa affer-
mare con ragionevole certezza è che,
sotto questo profilo l’impronta uma-
na, nel bene e (soprattutto) nel male,
è stata ed è tuttora molto pesante.
Sono passati quasi trenta anni da
quando ho iniziato a frequentare il
Padule e dei marcati cambiamenti
che da allora si sono verificati nelle
comunità di piante e di animali posso
riportare una modesta testimonianza
diretta.
Semplificando brutalmente, per
quanto riguarda la fauna posso affer-
mare che:
- gli uccelli acquatici (salvo alcune
eccezioni, come la Marzaiola), per
effetto di una tendenza generale
e di alcune misure di conser-
vazione adottate in loco, sono no-
tevolmente aumentati rispetto agli
anni ’80, quando annotare sul tac-
cuino l’osservazione di un Airone
cenerino, un Falco di palude o un
Cavaliere d’Italia era un evento
importante.
- I tanti invertebrati acquatici che
popolavano le acque (libellule,
emitteri, come la Ranatra e lo
Scorpione d’acqua, coleotteri,
come il Ditisco e l’Idrofilo ed an-
cora molluschi, anellidi, come le
sanguisughe, crostacei ecc.) sono
praticamente scomparsi in conco-
mitanza con il dilagare del Gam-
bero rosso della Louisiana, arri-
vato verso la metà degli anni ’90.
- Stessa sorte è toccata agli anfibi
(anche se le rane verdi non sono
definitivamente perdute) ed alla
biscia d’acqua, che di essi si
nutriva. Anche in questo caso il
colpo di grazia è venuto dal cro-
staceo nordamericano (e non cer-
to dagli aironi come molti sosten-
gono. Ne è riprova il fatto che nelle
risaie piemontesi, che sono le
aree italiane a maggiore densità
di aironi, gli anfibi sono ancora lì
al loro posto).
- La fauna ittica è sul punto di
perdere due dei suoi rappresentati
più caratteristici: il Luccio (in pe-
ricolo critico di estinzione a livello
locale) e la Tinca, non più segna-
lata da oltre un decennio. Dilaga
in compenso una ricca comunità
di specie alloctone, spesso intro-
dotte per futili motivi, come le
immissioni che precedevano (mi
auguro che non accada più!) le ga-
re di pesca sportiva effettuate in
Arno.
Ma ciò che al pensiero del “Padule
com’era” più mi lascia esterrefatto
sono i tappeti di piante acquatiche
che da marzo a ottobre tappezza-
vano i chiari e i canali. Praterie gal-
leggianti e sommerse dove adat-
tamenti e strategie di competizione
per lo spazio e per la luce deter-
minavano mosaici ogni volta diversi:
le piccole foglie del Morso di rana e
le Lenticchie d’acqua saturavano gli
spazi che, (per ineludibile legge
geometrica) si creavano fra le gran-
di foglie rotonde della Ninfea bianca
e del Limnantemio; sott’acqua i fusti
verticillati, flottanti, del Miriofillo si
confondevano con le ampie foglie
increspate del Potamogeto. Per non
parlare delle fioriture spettacolari del
Ranuncolo d’acqua, che a marzo
segnavano l’arrivo della primavera…
La scomparsa (o per meglio dire
l’impoverimento di specie e l’estre-
ma rarefazione) della vegetazione
idrofitica, dovuta a molteplici fattori,
ma in primo luogo all’azione deva-
stante del “Gambero killer” e della
Nutria, mi ha sconvolto più di ogni
altra cosa, anche perché, oltre ad
essere un elemento fondante del
paesaggio palustre, agli habitat che
queste piante determinavano (lami-
neti e praterie sommerse) sono
intimamente legati molti dei gruppi
faunistici sopra menzionati. Non
solo, ma molte di quelle piante sono
in pericolo di estinzione su scala
regionale e nazionale, o rappre-
sentano popolazioni relittuali (di ele-
vato interesse ecologico e fitogeo-
grafico) di specie che posseggono
oggi areali di distribuzione assai
lontani da qua.
Per questo da tempo meditavo sulla
possibilità di dedicarmi, nell’ambito
delle attività che porto avanti con il
Centro di Ricerca del Padule di Fu-
cecchio, ad un progetto di conser-
vazione delle piante acquatiche.
L’occasione si è presentata grazie
ad un fortuito incontro con due
ricercatrici, rispettivamente della
facoltà di agraria dell’Università di
Pisa e della Scuola Superiore S.
Anna, a cui si è aggiunto in seguito
anche un botanico dell’Orto Botanico
di Pisa.
Il Progetto, finanziato dalla Cassa
di Risparmio di Pistoia e Pescia,
consiste nel creare una banca del
germoplasma (con materiale gene-
tico vitale), che consenta innan-
zitutto di mettere a riparo dalla de-
finitiva estinzione le piante acqua-
tiche provenienti dal Padule e dalle
zone umide immediatamente adia-
centi e ad esso ecologicamente
collegate. E’ prevista contestual-
mente la realizzazione nel Bosco di
Chiusi (a margine del Padule) di al-
cuni stagni, protetti con apposite
recinzioni, ove reinserire le piante
riprodotte con le tecniche della mi-
cropropagazione in vitro.
Si tratta insomma di una forma ibri-
da di conservazione in situ e ex situ,
con una componente di ricerca spe-
rimentale, perché non tutte le piante
interessate sono state fino ad ora
riprodotte e conservate con queste
tecniche (occorre ad esempio met-
tere a punto idonei substrati di
coltura).
Tutto questo grazie anche ad un
giovane studente di scienze natu-
rali, Roberto Pellegrini, che negli
anni passati, con passione e rigore
scientifico, ha raccolto e coltivato
a casa propria alcune piante acqua-
tiche del Padule ormai scomparse
in natura.
E’ ovvio che fino a quando non sa-
ranno rimossi i fattori che ne hanno
determinato la scomparsa, gli in-
terventi di reintroduzione in natura
di queste piante sono destinati al
fallimento, ma è altrettanto vero
che in questi venti anni di attività il
Centro ha messo a punto vari in-
terventi di ripristino ambientale e un
protocollo tecnico efficace di con-
trollo della Nutria. Quanto al Gam-
bero per adesso non c’è niente da
fare (se non monitorarne la dina-
mica di popolazione), ma occorre
considerare che sono in atto molte
attività di ricerca in vari paesi del
mondo sulle tecniche di controllo di
questa specie (che, per quanto “te-
nace”, avrà pure un tallone d’A-
chille).
In definitiva occorre un rinnovato
impegno di tutte le persone sensibili
alla conservazione delle biodiversità
(ed in primo luogo di coloro che han-
no responsabilità nella gestione del
territorio e delle risorse naturali)
perché, come dice molto poetica-
mente Francesco De Gregori, la sto-
ria siamo noi!
Alessio Bartolini
numero 9ottobre 2011
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Supplemento a ItaliaNostra Notiziariodella Sezione di Firenze, n. 25-26 luglio-dicembre 2005, anno X, reg. trib.Firenze n. 4679 del 20 marzo 1997.Direttore responsabile BenedettoAnnigoni.
Stampa Tipografia Nuova BonaféFucecchio (FI)
BOTTEGHE > CASA PALAVISINI
Antica casa colonicaabbattutaLa delibera di Consiglio N°46 del
24 maggio 2005 della Variante al
Piano Regolatore Generale
Comunale per il completamento e
la riqualificazione della zona
industriale di Botteghe e messa in
sicurezza e la risistemazione
funzionale approvava il PRG e
prevedeva per la vicina casa
“Palavisini” (all’epoca di proprietà
di Pozzolini Giorgio) un piano di
demolizione e ricostruzione con
spostamento di pochi metri, poiché
la vicinanza con le casse arrecava
un danno di valore, impedendo il
solo recupero strutturale come
sarebbe invece previsto dalla
normativa per “edifici in zona agri-
cola e per abitazione di rilevante
valore” (come era inquadrata nel
PRG la casa Palavisini).
L’amministrazione comunale nell’oc-
casione aveva precisato che ci fosse
“una ricostruzione precisa dell’e-
dificio perché ha bellissime carat-
teristiche sulla facciata, la scala,
ecc.; quindi una ricostruzione con i
medesimi materiali, e infine che ci
fosse lo stesso orientamento, ma in
più che venga mantenuto l’assetto
morfologico per cui non ci siano pre-
visioni di variazione, muri di cinta,
ecc. e che ci sia un mantenimento
morfologico e ambientale identico”
Oggi lungo la pista ciclabile vediamo
un muro di cinta imponente che
stravolge la percezione visiva del-
l’area, un cumulo di macerie per
l’abbattimento totale della vecchia
costruzione ormai pericolante e vasti
smottamenti di terreno che circon-
dano tutta l’area. Il cantiere appron-
tato non sembra rispettare né la
locazione né i volumi previsti dalla
variante al PRG, ma sicuramente
rispetta quanto previsto nella con-
cessione edilizia rilasciata all’attuale
proprietà Casa Bianca Srl.
Ci chiediamo se la difesa del pae-
saggio e delle caratteristiche storiche
delle case coloniche sia una priorità
della nostra Amministrazione com-
unale e se sia possibile un passo
indietro al consumo di suolo e allo
stravolgimento paesaggistico, ma-
gari cominciando a non inchinarsi alla
preminenza dell’espansione edilizia
a tutti i costi in nome della crisi e
della crescita economica e della pos-
sibilità di aumentare pochi posti di
lavoro nel settore.
Rischio scempioa Poggio Tempesti
Quando arrivi a Poggio Tempesti sembra che per incanto il temposi sia fermato: qui ritrovi l’atmosfera delle colline toscanemiracolosamente ancora intatte, e scopri un punto di vistaassolutamente unico sul padule e sulle montagne pistoiesi. Lesue dolci colline sono un esempio eccelso di paesaggio toscanocon le sue viti, i cipressi e gli ulivi, l’edilizia è contenuta e non èriuscita a oltraggiare un paesaggio.Buona parte del borgo e del suo territorio è vincolata quale benedi alta valenza paesaggistica: è tutelato il paesaggio per le suecolture, il borgo per l’impianto e anche il piccolo cimitero. Ciò sidovrebbe tradurre in una particolare attenzione nel garantireche queste sue caratteristiche vengano mantenute e valorizzate.Ma la realtà dei fatti ci ha messo di fronte ad una situazione chenon è coerente con le scelte fatte inizialmentedall’Amministrazione e dalla Soprintendenza alle Belle Arti.La Nostra Sezione si è occupata recentemente di questo territorioperché il Comune di Cerreto Guidi ha proposto un NuovoRegolamento che ha riguardato il piccolo borgo, e ha scopertoche per l’aia che da sulla piazzetta del centro era previsto unintervento assolutamente invasivo.Riguarda il piccolo pianoro posto sulla sommità del colle chemolti conosceranno per averci trascorso delle ore serene durantele feste paesane assai numerose.Il Nuovo Regolamento in adozione da aprile, ma non ancoradefinitivo, vorrebbe stravolgere l’assetto di questo borgo dandola possibilità di fare una nuova edificazione, camuffandola nellevesti di un parziale spazio per le feste al piano terra e una bellavilletta al piano primo.Considerato il valore dei luoghi, e il vincolo che lo tutela, cisiamo mossi per difendere il piccolo borgo ed evitare che diventiteatro di un ulteriore sopruso ai Nostri Territori, e abbiamo datoluogo ad un documento in forma di Osservazione.A breve sapremo se l’esito del Nostro lavoro è stato favorevolee che Poggio Tempesti continui ad essere una piccola perla diterritorio. E anzi, speriamo che l’Amministrazione Comunaleritorni a pensare ad una valorizzazione di questo borgo.
in pillole...
☺ RI-PROMOZIONE DEL CENTRO STORICOFinalmente delle occasioni per il rilancio del centro storico diFucecchio: la cena realizzata dalla Nobile Contrada Sant’Andrea invia Castruccio Castracani (l’antica via di Sant’Andrea), che ha vistoapparecchiare e mettere a sedere quasi trecento commensali, tracui molti ritorni degli antichi abitanti. Presente anche il SindacoClaudio Toni che ha promesso, per il futuro, la sostituzione dellevecchie, brutte e poco funzionali luci con un nuovo impianto.Al termine i lavori di rifacimento della pavimentazione di piazzaCavour (detta anche piazza de’ ferri). Un nuovo ampio spazio esperiamo maggiormente vivibile dopo la rinata via Cammullia.Saranno riutilizzate anche le stanze sotto la piazza, anticamentesotterranei del famoso Palazzo Lampaggi preesistente anticamentesulla piazza.
STAND BY DI GRANDI PROGETTI A SAN MINIATO ECASTELFRANCOSembrano scongiurati, almeno per ora, i timori per lo sviluppo deiprogetti che ad oggi spaventano due nostre comunità vicine: SanMiniato e Castelfranco di Sotto. La prima per la questione delfotovoltaico, per cui è stata instituita una commissione d’indagineche valuterà il “da farsi” e la seconda per il caso del pirogas-sificatore, il cui progetto di realizzazione è stato bloccato oltre chedalla Giunta Comunale di Castelfranco di Sotto anche dal ConsiglioProvinciale di Pisa.