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Galileo, uno scienziato umanista -...

Date post: 05-Aug-2018
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Galileo, uno scienziato umanista
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Galileo, uno scienziato umanista

Qualche immagine: una vetta, un prisma.

Iniziamo con qualche immagine, certi che non sarebbe dispiaciuto nemmeno a Galilei ricorre alla forza delle

immagini per comunicare idee e valori.

Roberto Filippetti

Galileo assomiglia ad una vetta a cui si può ascendere pertante diverse vie, avendo come capocordata l’insegnantedi Matematica o di Fisica, di Filosofia o di Storia, di Italianoo di Religione. Nelle antologie e nelle storie dellaLetteratura, quello di Galileo è l’unico nome di spicco delSeicento, secolo d’oro in Europa ma povero di grandeprosa o poesia in Italia. […] Galileo scrive non in latino main italiano perché intende fare “azione di propagandaculturale”, ovvero togliere agli specialisti il monopolio dellascienza, per rivolgersi piuttosto agli uomini di “ingegnovivace e curiosi di sapere molte cose”. (Maria Luisa AltieriBiagi). La sua lingua chiara, energica e aggraziata, siadegua ai gusti raffinati di un pubblico di letterati, fra iquali vuole diffondere il nuovo metodo scientifico come“germe fecondo, che non conosce confini, e tende, perintima energia, a pervadere il mondo e trasformarlo”(Ludovico Geymonat).

Professore e conferenziere (link)

Giuseppe Petronio 1/2

Ci sono intellettuali prismatici, dalle molte facce: hannosvolto attività differenti, hanno lavorato in più discipline,possono e devono essere studiati da più punti di vista,anche se non bisogna mai trascurare la loro sostanzialeunità. Uno di questi, fra i più grandi, è Galilei: fumatematico, fisico, astronomo, scienziato felicementeoperoso in più scienze; fu epistemologo, studioso deiproblemi di metodo, e quindi appartiene anche alla storiadella filosofia; fu letterato, e nessuna storia dellaletteratura, comunque impostata, lo potrebbe ignorare. Efu letterato non episodicamente, ma, diciamo così,costituzionalmente.

[…] Galilei e i suoi continuatori sono stati “letterati” – così come glistorici e i politologi del ‘500 e ‘600 perché, quale che fosse la lorospecializzazione, avevano ancora una base culturale comune assai piùlarga e più solida di oggi, e per esporre le loro tesi di scienza, difilosofia o di storia adoperavano i generi letterari definiti da una lungatradizione; non scrivevano più, insomma, nel linguaggio tecnico dellescuole medievali e non ancora in quello formalizzato della scienzamoderna, ma usavano la lingua e le tecniche proprie della letteratura.

Storico e critico letterario (link)

A questa ragione se ne aggiunge, per Galilei e i suoi, un’altra altrettantoessenziale. Galilei era uno scienziato grandissimo, profondamenteinnovatore non solo per singole tesi e scoperte, ma per la concezionegenerale che ebbe della scienza e della sua funzione culturale e sociale:perciò lui doveva, nello stesso tempo, lavorare scientificamente edesporre i risultati delle sue ricerche non al solo mondo accademico, maa una cerchia più larga di lettori colti non condizionati da pregiudiziaccademici e clericali, più in grado di apprezzare la portata innovatricedel suo pensiero.

Da ciò la scelta di un particolare tipo di esposizione: non il latinoaccademico, ma un elegante italiano letterario; generi chepermettessero una esposizione severa ma pure piacevole: il trattatodialogico e l’epistola, cioè il saggio sotto forma di lettera; la messa inscena, come avevano già fatto Platone e Cicerone, di personaggi noti lacui autorità convalidasse le tesi opposte; l’invenzione di personaggipolemicamente comici, come l’immortale Simplicio…; tutti artificiretorici per costituire attorno a sé una cerchia di lettori di altacondizione sociale e di buona cultura, e così isolare l’opposizione dellecerchie accademiche e clericali che gli erano furiosamente ostili.

Sono queste le ragioni delle scelte espressive di Galilei, uomo di larghe ebuone letture e dal gusto sicuro; è significativo per esempio che nelladisputa pro o contro Tasso egli si sia schierato per Ariosto: una sceltache dice tante cose sulla sua lingua e il suo stile.

Giuseppe Petronio 2/2

Galileo Scrittore

Leggere le opere di Galileo è un’occasione per ammirare direttamente, oltre alla profondità di pensiero del grande scienziato,anche il suo magnifico stile.

La vasta cultura del padre Vincenzo (umanista e musicologo, uomo d’affari fiorentino che consentirà al figlio di dotarsi di unacultura raffinata) e la frequentazione di ambienti culturali ricchi e vari contribuirono a formare ampi interessi non soloscientifici, ma anche filosofici e letterari, che lo accompagneranno per tutta la vita e faranno di lui uno scienziato umanista.

Così si esprime il critico Natalino Sapegno: «La sua opera, per ricchezza di contenuto umano e potenza di stile, si inseriva nellastoria futura della nostra prosa, come un fatto letterario e culturale di prima grandezza. E’ il più grande prosatore faMachiavelli e Manzoni, un periodo di 400 anni”.

Italo Calvino sottolinea: «Stile come metodo di pensiero e come gusto letterario: la rapidità, l’agilità del ragionamento,l’economia degli argomenti, ma anche la fantasia degli esempi sono per Galileo qualità decisive del pensar bene» (DalleLezioni americane. La rapidità).

Per approfondire: «La fortuna di Galileo nella critica e nella letteratura del Novecento» di A. Battistini

«Raccontare la scienza: da Galileo al web» di P. RossiDipartimento di Filologia Classica e Italianistica di BolognaDipartimento di Fisica a Pisa

UNA CONCLUSIONE ARDITA? POSSIAMO CONVIDERLA?


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