Date post: | 17-Feb-2016 |
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Numero 3IN QUESTO NUMERO:
Domeniche senz’auto: una scelta e!cace?
Il tuo paradiso... dov’è?
L’ultimo saluto a Je#rey.
Ed in�ne... Moto, una passione senza limiti.
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reCiao a tutti!
Il GaliluiGalilei è #nalmente, nuovamente,
incredibilmente nelle vostre mani! Ed è così
che, nel tentativo di dare un po' di luce e
colore alle giornate scolastiche, siamo riusci-
ti a fare un nuovo numero, con una nuova
intervista doppia, un paio di test e qualche
articolo un po' più serio.
Dovremmo ringraziare tutti i nostri cari
scrittori che hanno contribuito a questo
numero (che davvero sembrava non voler
uscire), soprattutto quelli di quinta che non
pensano che agli esami... ma non c'è tempo
per smancerie di questo genere. Stiamo già
lavorando al quarto e ultimo numero di
quest'anno e ci serve, come sempre, parteci-
pazione: se anche tu vuoi scrivere, dunque,
non esitare a contattare un membro della
redazione!
Prima di lasciarvi alla lettura, vi ricordo solo
che generalmente i nostri articoli non sono
campati per aria e che quanto riportato è
stato appuratamente controllato: se volete
anche voi controllare le fonti, mandate una
mail a [email protected] e vi faremo
sapere.
Buona lettura e hasta la vista.
Patrick Zecchin
INDICE
01 – Copertina
02 – Redazione
03 – Le domeniche senz'auto
04 – Homo erectus, ...
05 – I cancelli della morte
06 – Intervista doppia
07 – Io pretendo dignità
08 – Loghi
09 – Rappresentanti d’istituto
10 – Felicità
11 – Il paradiso... dov'è?
12 – L'angolo dell’artista
13 – Crazy teacher
14 – Assassinio sul Galilei-express
15 – Silenzio in sala: Avatar
16 – Non bisogna leggere
17 – Una passione senza limiti
18 – Fox Trot
19 – Mrs. Moda
20 – Test psicologico
21 – Test sociologico
22 – Fumetto
24 – Frasi famose
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EDITORIALE
Altri:
-Francesco Tommasi
Articoli
-Eleonora Filippi
Articoli
Collaboratori esterni:
-Jacopo Bissoli
Fumetto
03
Vengono dette anche domeniche ecologiche, domeniche a piedi, ma secondo me sono soprat-
tutto domeniche inutili.
Potreste dire che io non penso all’ambiente, che sono uno di quelli che usa la macchina anche
solo per fare 100 m, ma questo non è vero e, forse, sono più preoccupato del problema ambienta-
le di chi organizza queste domeniche.
Sul fatto che non facciano di molto diminuire il livello di inquinanti nell’atmosfera, possiamo
essere tutti d’accordo, perché che di�erenza può fare un giorno in meno con auto in circolazione
su tutti gli altri in cui le macchine si muovono liberamente? Ci vorrebbe un mese senza auto,
senza riscaldamenti e senza industrie per cambiare signi�cativamente la situazione, ma sappia-
mo tutti che questo è improponibile. Qualcuno sostiene che, anche se non incidono di molto
sulla quantità di polveri sottili, almeno istruiscono i cittadini sul problema e generano in loro una
coscienza civica che li porta a lasciare più spesso a casa l’auto per usare i mezzi pubblici: secondo
me, questo sarebbe vero se fosse un problema nuovo e di cui non si parla quasi mai, in più, se uno
volesse usare solo i mezzi pubblici, potrebbe riuscirci solo se questi mezzi fossero davvero utiliz-
zabili, se passassero frequentemente, se fossero meglio distribuiti, se fossero diversi�cati, ma
purtroppo nessuna delle due ipotesi è veri�cata.
A Padova, per esempio, sono state fatte per anni e anni le domeniche ecologiche e sono sempre
state un gran successo, ma il giorno dopo, quando ricominciava la settimana, tutto tornava come
prima e l’utilizzo dei mezzi pubblici non aumentava; tutto questo �nché, con un lampo di genio,
hanno deciso di costruire un sistema di trasporto più e�ciente, la tramvia: da quel giorno le auto
in città sono diminuite drasticamente, non perché i cittadini avessero �nalmente capito
l’insegnamento delle domeniche ecologiche, ma perché �nalmente potevano applicarlo!
Alla �ne, non mi sembra che siano molto utili queste bellissime (nessuno mette in dubbio che sia
bella la città libera dalle auto!) domeniche in cui si può usare la bicicletta, visto che il giorno dopo
tutto è ancora come prima, se non peggio, perché chi doveva fare qualcosa la domenica, la riman-
da al lunedì!
Davide Costanzi
LE DOMENICHE SENZ' AUTO
4
Ciao Galileiani! Per questo numero del GaliluiGalilei vorrei cercare insieme a voi lettori di
capire come mai l’uomo (inteso come di entrambi i sessi) abbia paura dei cosiddetti
“omosessuali”, anche detti “gay”, “froci”, “lesbiche” e quant’altro.
Intanto premetto che gli omosessuali nella storia dell’umanità sono sempre esistiti e
non è una “moda” degli ultimi secoli: l’omosessualità era una condizione di�usa e comu-
nemente accettata nel mondo greco, così come pure per gran parte della durata
dell’impero romano. E’ quindi un fattore proprio dell’uomo – come di molti animali – e
non solo una “tendenza” dei nostri giorni.
Tornando alla paura degli omosessuali, ci sono molti motivi per cui una persona può
averne paura e proverò ad elencarne alcuni:
- il primo motivo si può considerare di natura psicologica, cioè una persona può averne
paura perché crede che l’omosessuale lo possa contagiare, come una malattia, per cui fa
di tutto pur di stargli lontano (un po’ come avveniva nel medioevo con gli usurai ebrei)
- il secondo motivo è di natura religiosa, che tende a condannare i rapporti
sentimentali/sessuali tra individui dello stesso sesso.
- il terzo motivo è probabilmente l’incapacità di accettare il diverso, soprattutto in una
società sempre più omologata come la nostra.
Ci sarebbero molti altri motivi ma non vorrei risultare noioso. Tuttavia dico soltanto che,
secondo me, una persona può scegliere di essere omosessuale ma ne deve anche subire
le conseguenze, ad esempio non può godere di alcuni diritti, come quello di considerar-
si una famiglia – con tutto quello che comporta. Non voglio intendere che non abbiano
diritti, cosa che sarebbe una grande discriminazione, ma solo che alcuni di questi sono
propri di altre istituzioni.
Vi ringrazio per avermi ascoltato e un ringraziamento particolare a tutti i lettori della
classe 3I.
Federico Parezzan
HOMO ERECTUS, HOMO SAPIENS,
OMOSESSUALE
05
Durante le vacanze natalizie ho avuto la possibilità di trascorrere alcuni giorni a Monaco di
Baviera (München), in Germania, a un centinaio di chilometri dal con�ne austriaco.
Per la prima volta ho a�rontato, usando un termine piuttosto forte, la visita di un luogo molto
particolare. Ne avevo sentito parlare, ma non avevo mai approfondito le ricerche per un sincero
e innocente disinteresse; troppe sono le storie che si raccontano sui campi di concentramento
e troppe sono le immagini documentario che ho visto a scuola o in reportage televisivi.
Quello di Dachau fu il primo campo di concentramento costruito dai nazisti in Germania. Situa-
to a circa venti chilometri a nord di München, venne edi�cato e reso agibile dal 21 marzo 1933
(che termine inadatto pensando al contesto generale), per poi essere liberato dalla 45^ unità di
fanteria statunitense il 29 aprile 1945. Sono passate di lì circa 200.000 persone, tra le quali ebrei,
zingari, omosessuali, avversari politici, prigionieri di guerra, disabili e individui considerati
impuri e indegni della razza ariana: di questi circa 30.000 ne hanno trovato la morte violenta e
altre migliaia morirono di fame e di freddo. Trovandomi lì, immaginai quelle persone senza un
nome diventate improvvisamente dei numeri casuali, ridotti a pelle e ossa, senza cibo né acqua,
senza più un’identità, senza uno scopo se non quello di sopravvivere. Li immaginai varcare i
cancelli, spogliarsi dei pochi beni in loro possesso, immaginai l’insolito comportamento di
coloro che già erano presenti da tempo nel campo, i loro occhi scarni. Le donne insieme ai �gli
andavano in doccia, e che doccia… Anche se, a dire la verità a Dachau le camere a gas sono
state costruite senza alcuno scopo, perché non vennero mai utilizzate. Gli uomini recuperavano
una divisa a righe immatricolata e si mettevano al lavoro.
L’odore nauseabondo aleggia ancora oggi, si notano le sole due baracche ricostruite dopo il
bombardamento ad opera degli stessi tedeschi per eliminare più tracce possibili dello stermi-
nio; delle altre quaranta pressappoco rimangono solo le fondamenta. Tutto attorno il recinto di
�lo spinato fermava crudelmente chi tentava di fuggire. Vedendo i mattoni grigi immaginai
l’u�ciale capo urlare come un ossesso. Pensai all’arrivo di altri prigionieri, le grida di coloro che
tentavano quanto meno di avvertirli del pericolo che correvano. Due spari. Tutti che tornavano
al lavoro. Silenzio e lacrime calde. Immaginai un bambino che correva dalla madre in �la
all’entrata, lui che ruzzolava, si sbucciava un ginocchio e tornava piangente dalla madre. Lei lo
prendeva in braccio, a�ettuosa lo abbracciava e leccava delicatamente la ferita, disinfettandola.
Sentire un sapore amaro, di ferro, non fece altro che aggravare la situazione: anche la terra
sapeva di morte.
Ho immaginato tutto questo e l’ho visto chiaramente in quello spazio scon�nato, ma allo stesso
tempo as�ssiante. È così vicino alla città che mi sono chiesta come sia potuto accadere questa
madornale carne�cina.
Molti monumenti si ergono nel campo. Uno rappresenta le sagome contorte e avvizzite di corpi
neri privi di espressione in volto. Un altro riporta in varie lingue la scritta “MAI PIÙ”. Un altro
ancora contiene le ceneri di coloro che non potranno mai essere identi�cati.
Aver visto i binari dei convogli che portavano i prigionieri stipati come animali dalla libertà alla
detenzione, aver letto la scritta al cancello d’ingresso “ARBEIT MACHT FREI” (il lavoro rende
liberi), aver passeggiato in compagnia del mio silenzio; aver cercato con gli occhi qualche
spicchio di sole in quel deserto di neve e nubi grigiastre e aver guardato i monumenti eretti in
memoria di quello straziante genocidio solidi�cano nel cuore il ricordo di un errore passato che
non dovrà più essere commesso!
So�a Vincenzi
I cancelli DELLA mORTE
6
Nome:
M: Martina
S: Sandro
Soprannome:
M: non ne ho
S: Prof Pisto
Segno zodiacale:
M: Ariete
S: Bilancia
Gemma preferita:
M: za�ro
S: acquamarina
Sigla dei cartoni preferita:
M: gig robot
S: gig robot
L’anno della rivoluzione francese:
M: 1789
S: 1789
Di che nazionalità era l’atleta morto alle olim-
piadi di Vancouver?(giordana):
M: Ucraino?
S: Kazakistan?
Come si chiama/chiamerebbe il suo gatto?
M: Odio i gatti, non li chiamerei mai
S: ma che ne so…FUFFI!
Che macchina possiede?
M: una multipla blu
S: un Peugeot 306
Materia preferita (non vostra)?
M: Filo
S: �loso�a
Colore che odia di più?:
M: giallo
S: viola
Gelato sciolto o confezionato:
M: sciolto (al dattero)
S: per sciolto intendi a palline? (Sì) A palline
allora
Citi una regola del galateo:
M: pulirsi le mani prima di andare a tavola
S: in che ambito? (Ma quello che vuole!) Non
parlare con la bocca piena
Ultimo libro letto:
M: “la tempesta” e “the lightness of scones”
S: ne ho letti un paio contemporaneamente: io
uccido. (e il secondo?) io uccido e basta (??)
Intervista doppia
Salvagno-Pistori
Il �lm più premiato del regista peter jakson (il
ritorno del re):
M: non ne ho la minima idea
S: non saprei proprio.
Qual è il nome del guerriero dragone in kung
fu panda (po):
M: non lo so e ne sono orgogliosa
S: non lo so.
Cantante americano preferito:
M: alicia keys
S: bruce Springsteen
Dia un aggettivo a questi soggetti:
-yogurt:
M: acido
S: acido
-parlamento italiano:
M: confuso
S: creativo
-pistori:
M: non mi viene in mente niente
S: troppo buono (è un comparativo) buonissi-
mo (.!.)
-co#ee & cigarettes:
M: interessante
S: co#ee solo
-insu�cienza:
M: scon�tta
S: renale
-salvagno:
M: rompiballe
S: simpatica
-galiLui galiLei:
M: super�ciale
S: interessante
-Harry Potter:
M: Osceno
S: noioso
Dica qualcosa all’altro:
M: Per favore puoi fare il profe di mio �glio?
S: ci vediamo al prossimo gruppo di lettura
Saluti qualcuno:
M: ciao a tutti quelli che mi amano
S: ciao a tutti è stato bellissimo
GRAZIE AD ENTRAMBI, L’INTERVISTA E’ CON-
CLUSA
07
“Io pretendo dignità” è il nome dell’ultima campagna di Amnesty International, a cui è stato
dato il via il 30 aprile 2009. Quest’ultima battaglia intrapresa da AI si propone di portare avanti
la lotta contro la povertà, toccando soprattutto quei punti legati ai comportamenti e alle scelte
di chi detiene il potere:la povertà, infatti, non è né naturale né inevitabile ma è il risultato di deci-
sioni.
Le persone che vivono in povertà sperimentano la loro condizione come mancanza di reddito
ma anche, in modo molto forte, come una combinazione di deprivazione, insicurezza, esclusio-
ne e impotenza. Queste sono gravi violazioni dei diritti umani!
Almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire a�amate, un miliardo di persone vive
in insediamenti abitativi precari, ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla
gravidanza, 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all'assistenza sanitaria di base, 2,5 miliar-
di di persone non hanno servizi igienici adeguati e 20 mila bambini ogni giorno muoiono per
questo! Per ottenere un cambiamento profondo, occorre intervenire in tre aree che �nora
hanno impedito progressi nella lotta alla povertà:
Responsabilità dei governi, delle imprese e delle istituzioni �nanziarie internazionali: le grandi
imprese internazionali violano sempre più i diritti umani e trascinano le persone ancora più a
fondo nella povertà. Mancano però spesso strumenti e$caci per chiamare le aziende a rispon-
dere del loro operato o garantire riparazione alle vittime di abusi.
Attraverso la campagna “Io pretendo dignità”, Amnesty International sarà impegnata a porre
�ne all'impunità delle imprese, a garantire l'accesso alla giustizia per le persone i cui diritti sono
stati violati dalle aziende, ad assicurare che le comunità interessate dalle loro attività possano
partecipare delle decisioni che in%uiscono sulle loro vite.
Accesso ai diritti e ai servizi essenziali per la dignità umana senza discriminazione. AI
s’impone di: contrastare e modi�care leggi, politiche e prassi discriminatorie che pregiudicano
l’eguale accesso ai servizi e ai risarcimenti e di prendere misure concrete per superare i maggiori
ostacoli che le persone che vivono in povertà si trovano di fronte quando tentano di accedere
alle risorse, ai servizi e alla giustizia.
Partecipazione attiva delle persone che vivono in povertà e dei loro rappresentanti alla lotta
contro questa, che vengono ogni giorno ignorati. Per questo motivo Amnesty si è impegnata
a$nché, a livello internazionale, i processi e gli attori più direttamente impegnati nello sradica-
mento della povertà creino meccanismi di consultazione e partecipazione che consentano un
autentico coinvolgimento delle persone che vivono in povertà. Inoltre, a livello nazionale, si è
battuta perché lo spazio per i difensori dei diritti umani e per gli attivisti sociali sia protetto dalle
istituzioni, che sosterranno anche i diritti alla libertà d’espressione, d’associazione e di protesta,
e a$nché le persone che vivono in povertà siano messe nelle condizioni adeguate per rendere
la loro partecipazione realmente e$cace.
Con questa campagna Amnesty International intende porre i diritti umani al centro della lotta
contro la povertà, perché proteggere i diritti di chi vive in povertà non è solo un'opzione: è un
elemento essenziale di qualunque soluzione. Tutti hanno il diritto di possedere una casa acco-
gliente, un accesso alla sanità e la possibilità di poter parlare e poter raccontare la propria storia.
È proprio per questo che noi lottiamo ogni giorno.
Gruppo Giovani Amnesty International
Io pretendo dignità!
8
Siamo in Aprile. Ancora 2 mesi e poi si chiuderà un percorso durato 5 lunghi anni. Un percor-
so unico e irrepetibile che non tornerà. Un percorso in cui sono cresciuto: da 14 a 19 anni c’è
una bella di�erenza, di�erenza che alcuni sono soliti chiamare adolescenza. Quanto fatto in
questi anni… mi sento Vecchio: cose, parole, azioni dette, fatte, pensate, solo sognate e mai
realizzate... Siamo a Scuola.
E allora, avviandomi verso la �ne di questa strada non posso fare a meno di chiedermi cosa
è davvero questo posto. Abituati �no dall’età di 3 anni siamo cresciuti in asili, elementari,
medie, �no al liceo, senza, secondo me, capire il valore di tutto questo. Abbiamo ricevuto e
riceviamo istruzione ed educazione come se ci fosse dovuto, come qualcosa di scontato e
gratuito; avvertiamo l’andare a scuola come un obbligo oneroso che toglie tempo alle
nostre vite e il più delle volte vi è una concezione di quest’istituzione davvero sbagliata. Per
molti ragazzi e anche per alcuni professori, scuola è troppo spesso sinonimo di voti e
studio, con l’unico scopo della prestazione per una graduatoria di soli numeri.
E allora? E allora faccio il rappresentate. Molte volte mi sono domandato il perché di questa
mia “scelta”…
E quante volte ho maledetto quella dannata idea che mi venne in mente ancora l’anno
scorso!! Quell’idea riassumibile nella parola COINVOLGIMENTO… e poi i volantini, e poi le
prime riunioni e poi SHOCK LIST e poi il video e poi le elezioni e poi il successo e poi rappre-
sentante. E quindi, ancora riunioni per mantenere fede alle nostre promesse, assemblee
innovative, consigli di istituto, burocrazia, ballo, school day, magliette, �este, scontri,
responsabilità, tutte le ore “perse” di vita e di scuola, tutte le notti insonni e tutto ciò che
questo “titolo” ha comportato.
In parecchie occasioni mi è stata rivolta la fatidica domanda: “Ma chi o cosa te lo fare?”. Ci ho
ri�ettuto parecchio e ora so dare una risposta.
Lo faccio perché porto avanti un’idea diversa riguardo a questa scuola in cui tutti trascorria-
mo circa 220 giorni all’anno, un’idea che vede in questo posto qualcosa di insostituibile
dove, oltre alle immancabili nozioni, ci viene insegnato a stare al mondo e dove cresciamo
in�nitamente trascorrendo una parte notevole della nostra vita. Dove, se non qui, dovremo
costruire il nostro futuro, imparare ad essere cittadini italiani e a stare in una società? Dove,
se non qui, sviluppiamo noi stessi? Dove, se non qui, si possono cambiare le sorti di un
paese che va pian piano a rotoli? Dove, se non qui, possiamo acquistare ciò che ci farà
diventare adulti?
Faccio il rappresentante perché sono convinto dell’importanza che avranno per il nostro
futuro individuale e sociale questi anni passati.
Rappresento gli studenti, voi. Se voi non siete con noi, però, c’è ben poco da rappresentare.
È per questo che vi chiedo un impegno fatto dalla semplice parola PARTECIPAZIONE. È un
impegno fondamentale in realtà perché, se non riusciamo ad interessarci neanche adesso
dell’ambiente in cui viviamo, giammai lo faremo da adulti. Ed eccoci ad un 64,2% di a�uen-
za alle ultime elezioni regionali, dato che a me pare un poco preoccupante… E per questo
insistiamo così tanto con la storia di riunioni e presenze ad iniziative ed assemblee! Credete
davvero che ci importi qualcosa di beccarvi e farvi portare la giusti�ca? Certo, se intere
classi, a prescindere, boicottano ogni nostra iniziativa qualche provvedimento lo prendia-
mo volentieri, ma non crediate che siamo spinti da chissà quale sadismo.
IO RAPPRESENTO. NOI RAPPRESENTIAMO.
VOI RAPPRESENTATE. TU RAPPRESENTI?
9
Per coloro che ancora non se ne fossero accorti, per chi nonostante tutto vive tutto-
ra in un’altra dimensione diversa dalla nostra di comuni galileiani, ecco a voi un
incredibile annuncio: che vi piaccia o no, �nalmente il Galilei ha un nuovo logo.
Dopo settimane passate a raccogliere tutte le varie proposte degli studenti, la com-
missione preposta (costituita da Preside, Vicepreside, Rappresentanti di istituto ed
un esperto di gra�ca) ha scelto questo come nuovo simbolo che rappresenterà il
liceo Galilei: verrà quindi adottato nei documenti riguardanti la scuola e, soprattut-
to, verrà utilizzato sulle nuove magliette della scuola, acquistabili da ogni studente.
Non vi resta che correre a comprarne una, i banchetti apriranno a breve!
HABEMUS LOGO
Comunque i risultati di quest’anno direi che sono stati piuttosto incoraggianti con numeri
che variano dai circa 600 studenti partecipanti alla prima assemblea ai 300 della seconda e
ai 400 dell’ultima (school day escluso) e buoni numeri anche per le varie feste.
La nostra e anche vostra agenda è, però, ancora piena con assemblee, magliette, II school
day, festa dell’ultimo giorno nel parco e qualche altra �esta all’aperto più eventuale gita sul
lago. Vi chiedo perciò un ultimo sforzo e in generale di continuare così, con magari una
maggior a&uenza alle riunioni pomeridiane, che di solito si tengono settimanalmente,
nelle quali vi è una grande possibilità di confronto e di fornire il proprio contributo. Non
deludeteci e soprattutto non mancate a voi stessi e alla vostra scuola proprio verso la
conclusione di quest’anno speciale.
Eccoci quindi alla �ne della pagina e dell’articolo; vi ho svelato la personale motivazione che
mi ha spinto in questa grandiosa e gravosa “missione” che Vi ha visto, chi più e chi meno, al
mio �anco. Vi ringrazio perciò di cuore per la �ducia che ci è stata accordata, per il vostro
seguito e per il prezioso contributo fornitoci. Ragazzi, non rimanete mai fermi.
Sperando che l’anno prossimo questa linea adottata venga continuata dai futuri eredi, vi
lascio con il miglior augurio di buon proseguimento, buona conclusione e buona vita.
Il vostro Pedrotti Michele �ero di rappresentarVi.
10
FelicitàNiente invecchia come la felicità
(O. Wilde)
Premessa:
Premessa:
Ogni tanto attraverso un periodo nella mia
vita in cui sconvolgo completamente le mie
idee e concezioni.
Pezzo e disegno sono nati in questa fase,
ri�essioni personali che magari per alcuni
possono sembrare scontati.
L’uomo desidera una sola cosa: provare e
tenere stretti i propri sentimenti.
Basta leggi, basta morali, basta altruismo,
basta religione. Solo sentimenti: gioia e
rabbia, paura e voglia di vivere.
Le persona vanno al cinema e pagano per
provare dei sentimenti, a volte tristi, a volte
piacevoli,
perché nella vita non ci sono solo cose belle e
piacevoli, ma anche cose tristi.
Vivendo in questa società però si è costretti ad
a�rontare anche cose sgradevoli come un lutto o l’essere lasciati dalla persona che si ama.
Certa gente si ritrova a vivere solo situazioni sgradevoli e dolorose, in un modo tragico -
escludiamo per un momento i masochisti.
Mmm.. i conti non tornano. Non è vita quella di sole cose tristi come non lo è quella di sole
cose piacevoli. L’unico piacere è provare sentimenti e per farlo bisogna creare un equilibrio,
un’armonia - come dicono gli orientali - per riuscire a condurre un’esistenza vera.
Non possiamo rinunciare a determinati sentimenti; vorremo ma non possiamo perché auto-
maticamente elimineremmo il sentimento opposto.
Cosa sarebbe un mondo senza sentimento, fatto di persone candide,buone e sempre felici…
tranquillo insomma!?
Brutto se non pessimo, perché vorrebbe dire che esistono risposte a tutti gli interrogativi
dell’uomo; vorrebbe dire che esiste una verità assoluta e universale.
No non mi piace. Se così fosse perderei la voglia di vivere.
Ultimamente mi sento un po’ stanco, forse è la primavera che avanza o queste improvvise
nevicate e il freddo. Odio provare stanchezza perché mi frena. Non mi fa fare ciò che vorrei.
Voglio eliminare la stanchezza ma…
Francesco Tommasi
11
Mi sono domandata molte volte se credere davvero nel Paradiso. L’eco di questa domanda risuona ovunque:
in giro, all’aperto, nella mia cameretta distesa sul letto o davanti ad uno specchio ad osservare la mia imma-
gine ri�essa. Come note qualsiasi su un pianoforte ascoltate da un sordo, le risposte si susseguono e nessuna
si impregna da essere così signi�cativamente solida da dimostrarmi tutta la sua totale importanza. Un inizio
ambiguo, si può commentare a riguardo, rimanda alla forza con cui provo a crescere. Alla �ne riesco comun-
que a trarne un qualche teorema generale che dimostra il mio pensiero.
Quindi non so se sei d’accordo con me, ma io penso che il Paradiso sia diverso per ognuno di noi, credo che
ciascuno abbia il proprio Eden, il proprio luogo dei sogni dove riposare per l’eternità.
È un regno costellato da angeli che volano senza timore di essere osservati e colti in attimi di sorprese tanto
inattese da perdere il loro incessante equilibrio nell’aria, con le loro grandi ali bianche che si muovono in
completa sintonia con il battito del cuore di chi dal nostro pianeta li osserva contento e un tantino invidioso
della loro tranquillità, sperando che almeno una volta scendano sulla Terra per insegnare una lezione o due.
Permettimi di prenderti per mano e portarti dentro al mio mondo.
Nel mio Eden vive ogni sorta di creatura reale o incantata entusiasta per il solo fatto di vivere in un posto
tanto magni�co. Osservo ammaliata ciò che per ora, e solo per ora, mi è proibito avere.
È un pianeta solitario, sperduto in una galassia che mai sarà scoperta, dominato dalla bellezza più incontra-
stata e così nascosta che si può avvertire solo quando è lei stessa a guidarti nei suoi meandri. Una bellezza
che non è l’immagine che vuoi vedere e nemmeno una canzone che vuoi udire, ma piuttosto l’immagine che
vedi anche a occhi chiusi e la canzone che odi anche se ti ripari l’orecchio. Una terra insidiosa e a tutti scono-
sciuta, un mondo invaso dalla perfezione più illogica, irrazionale e magicamente assoluta. Un bosco in cui le
fate, tra risate argentine e leggeri batti d’ali dorate, si ritirano nelle grotte nascoste da gelide cascate. L’acqua
dei ruscelletti che scorrono qua e là, sbatte sul fondale di minerali rocciosi e, ferita, continua inerme il suo
corso per poi rilassarsi nelle fredde sostanze dell’oceano.
Il mare, un basalto cangiante, scintilla e con sé risplende tutto il suo fragile ecosistema, dai del�ni che si
esibiscono in esilaranti tu�, alle balene che tranquille pinnano in cerca di cibo, alle nobili sirene stabili sulla
scogliera; e misterioso osserva, anch’esso stupefatto, il resto del pianeta. All’orizzonte si fonde con il cielo, un
cielo in cui le aquile librano al delicato profumo dei �ori trasportato dal docile fruscio dell’aria che circonda
l’intero spazio incantato, un cielo in cui mai nessuno è riuscito a volare senza incanto.
Le farfalle, instancabili volatrici, ondeggiano e si posano sui petali dei �ori in tinta con il colore delle loro ali.
Sulle immense foglie verdi delle piante riposano in una leggera beatitudine le rosse coccinelle portatrici di
fortuna in quel regno già fortunato.
Un luogo tanto ammirato in cui le stagioni scorrono lente e sono una più meravigliosa dell’altra, la primavera
vede sbocciare i mille colori dei prati e delle distese �oreali, l’estate da spazio al sole di manifestare tutto il
suo calore alle creature sulle quali veglia, il vento è il protagonista dell’autunno che trasporta il secco foglia-
me che si disperde dai fragili rami, ed in�ne l’inverno ricopre tutta l’estensione di un bianco folgorante.
Una delle meraviglie dell’aldilà è che ogni singolo giorno ha un inizio diverso dall’altro, così da poter godere
di una beatitudine sempre di�erente, e sebbene tutti lassù abbiano la consapevolezza di vivere in eterno
questo non gli impedisce di gustare un giorno alla volta con calma e pazienza per assaporarne tutti i piaceri,
come se fosse sempre festa.
L'ultimo sole, in alto nel cielo, coperto di tanto in tanto da nubi s�lacciate che si alternano ad ampi tratti di
azzurro cristallo, è ormai spento. Ora il cielo comincia la sua metamorfosi: verde, blu, violetto, �n quando
solo l'orizzonte sembra in�ammarsi di una luce che tarda a morire mentre altrove già regnano le stelle.
Quando calano le tenebre e tutto viene avvolto dal buio, una cometa solitaria veglia sul dolce sonno delle
creature. Tutto si è fermato, immobile, un �ash in una ninna profonda. L’Eden si è addormentato, e sogna
anche lui, un altro giorno di magia.
Il sogno si avvera, giunge il momento in cui il sole è libero di fare la sua danza, e così tutti i colori riprendono
a illuminare il panorama. Pian piano inizia a svegliarsi, tra cinguettii di uccellini e canti delle onde del mare,
ricco di piccole sirene ballanti. Tutto si è ridestato e un altro giorno è cominciato.
Insomma, un paradiso fatato dove nessun sogno né è troppo grande né è troppo piccolo.
Chiara Brugnara
Il Paradiso… Dove e'?
14
Assassinio sul Galilei-express
In questo tripudio �oreale e sentimentale che inonda la scuola, dovuto all'arrivo della primavera, mi
sento il dovere di riportare sulla terra gli spiriti dei poveri galileiani, ricordando un lutto che ha subito
la scuola: è infatti tempo di ricordare un nostro caro amico scomparso ormai da un paio di mesi... Bene
o male lo conoscevamo tutti in quest'istituto, e anche se vi era da poco, si è presentato subito come
amico. Esatto, sto parlando del nostro Axolotl, conosciuto anche con il nome di "Je�rey, Gian Paolo
Ramon Pedro Alejandro, nobile absolon, Axi".
Io voglio ricordarlo con una piccola biogra�a del nostro caro amico...
Tutto inizia circa una decina di anni fa quando il piccolo amico venne al mondo, da una famiglia a�et-
tuosa e numerosa: la sua infanzia fu felice, gioioso di sguazzare del suo acquario. La madre gli voleva
bene e in più non si poteva lamentare del suo mantello candido cartilagineo, che lo rendeva non solo
in via di estinzione, ma anche più raro del consueto axolotl. Bisogna inoltre precisare che il suddetto
animaletto era consueto vivere nelle gelide zone tropicali del Messico... da qui spiegati i numerosi nomi
"latini" (in e�etti era solito fare lunghe sieste in panciolle nel suo acquario).
Dopo mille peripezie, tra cui una comparsa nel �lm "Alla ricerca di Nemo" nel ruolo di contro�gura e nel
�lm "Kill Bill" nel ruolo di sushi, raggiunse il famigerato Liceo scienti�co Galileo Galilei di Verona, sftatta-
to da altri acquari decisamente più sicuri e meno frequentati...
Qui fu accolto come un eroe, come un condottiero dopo una battaglia, un veterano vittorioso, con
l'applauso degli stimatori, il tifo dei fan e l'urlo "che carinoooo" delle fanciulle.
Ma ben presto il suo acquario divenne camera ardente, e l'aggettivo "ardente" è piuttosto azzeccato se
si pensa che il poveretto ha ricevuto uno sbalzo termico che l'ha stroncato. Esatto signori, l'autopsia, ha
rivelato che è morto per cause più o meno naturali, fonti piuttosto certe dicono che sia morto per
l'acqua troppo calda.
Abbiamo lessato un animaletto in via di estinzione.
Mettetevi il cuore in pace, nessuno è stato ammazzato come voci di corridoio informavano: ricordo di
una partita di cluedo school, fatta subito dopo il fattaccio, in cui della gente parlava di avvelenamento,
o addirittura di perforazione dell'animaletto per mezzo di un'arma appuntita, ma oimè non c'è nessun
colpevole, tranne forse il nostro "caloroso" benvenuto che ha scaldato troppo l'ambiente.
La sua salma è esposta in un barattolo di vetro stile marmellata ripieno di conservanti: lì resterà per i
posteri, che non hanno potuto conoscere quell'eroe che è stato"Je�rey, Gian Paolo Ramon Pedro
Alejandro, nobile absolon, Axi".
E adesso fai una siesta in pace
sguazzando nelle fangose pozze del paradiso,
ti vogliamo bene.
Giovanni Trento
15
James Cameron ha fatto una lavoro coi
�occhi, ha praticamente inventato una
civiltà, forse non l'ha proprio tirata su dal
nulla però c'è andato vicino. Ha voluto che
un team di professionisti scrivesse una
lingua dei Na'vi da insegnare ai suoi attori,
ha costruito delle creature fantastiche, ha
dato loro una religione e li ha fatti abitare
su un nuovo mondo, Pandora: un mondo
incontaminato dai terrestri appartenente
ad Alfa Centauri, ricco di giacimenti mine-
rari di unobtanium su cui l'RDA, compa-
gnia interplanetaria terrestre, ha messo gli
occhi.
I Na'vi sono creature alte tre metri con la
pelle blu striata. La loro cultura è fondata
su veri e propri legami indissolubili tra le
creature del pianeta: ogni Na'vi infatti crea
un legame con una creatura alata che
manterrà per il resto della sua esistenza.
Anche per quanto riguarda i sentimenti,
alla dichiarazione d'amore “Io ti vedo”, i
due Na'vi si promettono amore per
sempre.
Questo ricco giacimento di unobtanium è situato nel sottosuolo del principale insediamento
dei Na'vi, ma le tecniche di appropriamento della dottoressa Grace Agustine non si rivelano
e�caci e perciò lo spietato colonnello Quaritch progetta un disastroso attacco militare.
Avatar è stato il sogno nel cassetto di Cameron sin dal 1996, prima ancora dell'uscita di Titanic.
In quell'anno il regista stese 80 pagine di copione ma per la di�coltà delle riprese in digitale e
il costo altissimo fu costretto ad abbandonare l'allora chiamato Project 880. Basti pensare che
per la sua produzione sono stati stimati necessari 400.000.000 $ e per Titanic, il �lm più costo-
so di tutti i tempi, ne sono stati spesi circa la metà.
Il �lm sarebbe dovuto essere distribuito a �ne 2008 ma è stato deciso di posticipare la distribu-
zione nel 2009 per migliorare gli e�etti speciali. Avatar è stato girato interamente in 3D con la
Reality Camera System, altra innovazione del regista.
Insomma, Cameron ha dato una svolta positiva al mondo del cinema.
Evelline Jumolea
SILENZIO IN SALA: AVATAR
16
Quanto segue è delibera u�ciale del Comitato Centrale: pertanto è da applicarsi immediatamente
senza essere discussa in alcun modo.
Con la presente delibera il Comitato intende dare inizio ad una politica di aperto contrasto nei
confronti della di�usione della lettura. La lettura e tutte le attività a essa collegate sono state prese
attentamente in analisi durante gli ultimi mesi e, dopo una lunga consultazione, si è deciso di
procedere alla sua proibizione in tutte le forme che non siano strettamente necessarie. Ma perché
è indispensabile rendere la lettura illegale? Cari concittadini, i motivi sono numerosi e validi, e ci
apprestiamo in questo comunicato a darne solo una panoramica generale.
In primo luogo, la lettura è inutile. I libri occupano tempo per essere letti ma il loro consumo non
è in alcun modo produttivo. Abbiamo notizie di tempi in cui persone sottraevano ore e ore al loro
lavoro e alle loro attività ricreative per dedicarsi alla lettura; grazie al cielo ai nostri giorni queste
nefande abitudini non sono più molto di�use. Ma il problema non si ferma qui, i libri non sono solo
inutili, ma anche pericolosi.
Essi infatti sono causa di discordia e malcontento, portano le persone a pensare in maniere molte-
plici e imprevedibili, impedendo lo stabilirsi di un ordine. Facendo un semplice confronto con i dati
in nostro possesso, troviamo che c’è una chiara correlazione tra il consumo di libri e il giudizio
sull’operato del nostro governo: sinteticamente, dai nostri dati emerge che le persone che leggo-
no di più sono quelle che si dichiarano “scontente” dell’operato del Partito Unico e questo giudizio
approssimativo è imputabile alle informazioni maligne e faziose acquisite, per l’appunto, dai libri.
I libri informano le persone di cose che non dovrebbero sapere, e le persone concludono la lettura
di un libro convinte di averne tratto un insegnamento, e desiderose di trasmettere ora
quell’insegnamento ad altre persone. Purtroppo, nella quasi totalità dei casi questo “insegnamen-
to” si discosta pesantemente dalla Verità Unica che il Partito e i media u�ciali propongono. Così si
di�ondono silenziosamente numerose piccole “verità alternative” che insidiano la mente di quelli
che altrimenti sarebbero bravi cittadini. A ulteriore prova di questo, nella casa dell’autore del fallito
attentato che ha avuto luogo il mese scorso nel centro di New London sono stati trovati circa 200
volumi, quasi tutti scritti fra i 150 e i 300 anni fa. Quest’uomo si era in qualche modo convinto
leggendoli che la linea politica del Governo non fosse la migliore possibile, e che fosse necessario
fermarla con la forza. Inoltre era convinto che i media stessero mettendo in atto una cosa chiamata
“Controllo delle Menti”: un idea assurda frutto di una mente malata.
Per questi e numerosi altri motivi da questo momento in poi tutte le forme di lettura sono da
considerarsi proibite.
Si agirà con particolare severità nei confronti di tutta quella che si considera lettura d'evasione e di
tutti quelli che vengono considerati i classici del passato, veicoli di forme di pensiero antiche e
superate che potrebbero essere ispiratrici di qualche altro atto sconsiderato. Tutti i cittadini hanno
due settimane a partire da oggi per consegnare alle autorità tutti i libri di cui sono in possesso;
qualunque libro verrà trovato in possesso di un privato allo scadere del termine verrà immediata-
mente con�scato, e il suo proprietario sarà condannato a un periodo di permanenza compreso fra
i 2 e i 5 anni nel più vicino campo di rieducazione, per il bene suo e di tutta la comunità.
Ciò è quanto deciso dal Comitato Centrale in riunione oggi, 24 Aprile 2194, alle 21:53.
Il solo �ne di questa legge e assicurare il benessere di tutti i cittadini iscritti al Partito Unico.
Sia sempre lode al Partito Unico, sia sempre lode al Governo, sia sempre lode al Presidente A Vita.
Massimo Vareschi
non BisogNa Leggere
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Non sono capace di descrivere quanto sia bello per me quando, incrociando un altro motociclista, ci si
saluta con l’ormai noto cenno della mano: è il simbolo migliore per rappresentare una passione senza
limiti condivisa allo stesso modo da persone che magari neanche si conoscono, ma che nono stante
tutto si rispettano profondamente.
È una cosa inarrestabile, che viaggia su due ruote e qualche cilindro.
Non tutti sono capaci di capirlo in quanto sono sensazioni particolarissime che prima bisognerebbe
provare: non sempre sono piacevoli, ma se mettiamo insieme tutto otteniamo una miscela quanto mai
unica, di cui è impossibile non innamorarsi.
Il piacere di “essere” nel paesaggio e respirarne la vera aria, senza �nestrini e aria condizionata a farti
capire che esiste un limite, ma anche il gusto di poter condividere la tua passione, magari con la perso-
na che ami o con un tuo amico motociclista.
Tutto fa parte del gioco: anche il gusto di sentir scivolare le ruote fuori dalle loro normali traiettorie per
andare a disegnare qualche lungo apostrofo nero prima della curva, o quell’orribile/magni�ca sensa-
zione di essere arrivati dentro la curva troppo “a cannone” e di non starci dentro: le reazioni meccaniche
della moto, personalmente, sono le cose che più mi esaltano.
Amo quando, con una bella sfrizionatina, vedi il cielo; amo un po’ meno quando, ritornando sulla terra-
ferma, ti accorgi che una pattuglia ti fa un simpatico ed amichevole cenno con la paletta (e quello è il
momento in cui invochi ogni tipo di santo esistente per salvarti).
È di�cile descrivere come la moto sia una vera e propria droga: aspetto tutta la settimana per andare
in giro con qualche gruppetto improvvisato di amici, magari motardisti (la mia speci�ca categoria).
Le mete sono le più varie, anche se la strada per andare alla pista da Cross di Sant’Anna d’Alfaedo è
veramente imbattibile.
Spesso nel gruppo con cui giri non conosci quasi niente della vita degli altri, sono tutte persone cono-
sciute al semaforo o perché al bar vi siete fermati a commentare le rispettive moto: ma c’è rispetto per
la passione comune e riconosci ognuno di loro solo osservando lo stile con il quale stacca, piega, acce-
lera.
Non è facile da spiegare, raramente nella vita ho incontrato persone capaci di rispettare chi hanno di
fronte: magari nelle vita quotidiana si comportano in modo diverso, come me d’altronde, ma con un
casco in testa e guanti protettivi addosso si forma un legame a mio avviso profondo.
Spingere il motore come dei matti è bellissimo, ma attenzione: la testa ti può far andar forte, ti può
tenere in vita, la testa è tutto! Per quanto abbia il manico pesante non corro se ci sono dei bambini, non
corro se sono in città, non corro se so che ci possono essere imprevisti non valutabili, non corro quando
posso mettere a rischio la vita di chi ha il diritto di non condividere il mio folle amore per le due ruote;
piuttosto mi vado a sfogare nelle montagne e nelle colline veronesi della valpolicella: tra l’altro sono
così belle, che gusto c’è a farsi del male in città.
Se sei bravo e sai andare forte non parlare e non vantarti, ma dimostralo, magari in modo furbo: è facile
passare da bravo smanettone a stupido, stolto, pericoloso, incosciente e soprattutto assassino.
Un motociclista deve vedere il mondo con occhi diversi, sempre calcolando la presenza di altri: la strada
non è una semplice striscia di asfalto, ma diventa fertile terreno per le emozioni, per la vita.
La curva non è una semplice deviazione, è una gioia, un esercizio mentale che ti porta a ragionare
passo a passo la manovra corretta, i giusti giri del motore, la marcia perfetta da inserire ed è un esercizio
�sico che esprime il gesto che narcisisticamente vorremmo fosse e�cace e bello da vedere nello stesso
tempo.
La curva, a volte, è una s�da perché i parametri da valutare sono molteplici e tanti di questi imprevedi-
bili.
Ma noi ci siamo e ci saremo sempre per questa s�da, perché è il pane, perché nessuno di noi si chiederà
mai "ne vale la pena?"
Federico Ippoliti “Credo sia ora di accendere il motore e aspettare la curva che verrà.”
Un passione senza limiti
18
Ben ritrovati carissimi lettori!
Questa volta ho pensato di allontanarmi un po’ dal “SUEÑO LATINO” vero e proprio, per
presentarvi un po’ il mondo del ballo da sala e parlarvi in particolare di un ballo molto
di�uso, il Fox Trot. Il ballo da sala è una disciplina della danza sportiva che esiste sola-
mente in Italia e oltre, che in competizione, questi balli si danzano anche nei locali e
nelle balere, anche se i passi sono leggermente diversi. Le due danze che derivano dal
Fox Trot sono lo Slow Fox Trot e il Quick Step, che appartengono alle danze standard
(Valzer Lento, Tango, Valzer Viennese, Slow Fox Trot, Quick Step), le quali formano una
disciplina che viene ballata nelle competizioni di tutto il mondo. Le danze standard
sono balli tipicamente inglesi, ma i più grandi campioni di questa disciplina sono
soprattutto italiani.
Il Fox Trot deriva dall’ambiente musicale del ragtime (rag = fatto a pezzi, time = tempo).
Il ragtime e’ una musica basata sull'uso dei tempi sincopati all'interno di uno schema di
base abbastanza rigido e lo strumento principale di questo genere è il pianoforte.
Il ragtime non è un genere particolarmente importante di per sé, ma fu fondamentale
in quanto aprì la strada al Jazz. Nella fase intermedia della sua con�uenza nel Jazz esso
generò il Fox Trot che raggiunse il massimo successo intorno al 1915. Quando la musica
del Fox Trot si a�ermò come genere, si iniziò a costruirci sopra delle �gure di danza, che
consistevano in camminate, giri a destra e sinistra, salti e chassè.
Secondo gli studiosi di danza il nome del ballo deriva dall'attore Harry Fox che lo inven-
tò nel 1913. Il nome che egli diede al ballo era “Trotting Step”. Harry Fox e sua moglie si
esibivano in questa nuova danza in tutte le più importanti sale di New York e in pochis-
simo tempo coinvolsero tutti i più grandi ballerini americani con questa nuova moda.
In omaggio alla bravura di Harry Fox, il Trotting Step diventò Fox Trot e nel 1914 la
Società Americana dei Professori di Danza lo inserì tra le danze standard.
Nel 1915 il Fox Trot fu portato a Londra dal grande ballerino Oscar Duryea. Il ballo fu
subito molto apprezzato ma la Società Imperiale dei Maestri di Ballo gli apportò varie
modi�che: furono eliminati salti, chassè e bruschi movimenti, mentre vennero intro-
dotte �gure delicate prese in prestito dal Valzer Lento. Praticamente si costruì un ballo
tutto inglese, completamente diverso da quello americano, del quale i professionisti
inglesi della danza si presero il merito.
Dopo la prima guerra mondiale il Fox Trot inglese produsse due varianti: lo Slow Fox
Trot e Quickstep, che sono rispettivamente una variante più lenta e più veloce del Fox
Trot e hanno sviluppato diversi passi e una diversa tecnica.
Sulla musica del Fox Trot sono stati costruiti anche altri balli che, mantenendo la stessa
base ritmica, hanno introdotto uno stile particolare, come ad esempio il Flapper Fox
Trot, che è però un ballo pressoché sconosciuto.
In Italia il Fox Trot è molto radicato, al punto tale che lo si considera rientrante nella
nostra tradizione e si balla frequentemente, soprattutto nelle sagre di paese.
Jennifer Bona�ni
Fox Trot
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La Moda, signora indiscussa dell’apparenza,
diventa all’occasione un’abile venditrice di
mercato, un’icona intramontabile della
storia e della società, perennemente padro-
na egoista di individui soli.
Esprime l’umanità ma, a di�erenza dell’arte
che continua ad essere di moda, la sua
natura e�mera le impone di tramontare
rapidamente per il sorgere di una nuova
tendenza, impedendole di stabilizzarsi ed
essere così considerata arte.
Non è che una misura del gusto predomi-
nante che si impone nell’oggi, un modo di
vivere comune e apparente che azzera le
diversità, uniformando la massa e annichi-
lendo la personalità. Facendo tendenza,
ognuno contribuisce a creare una società
composta da tanti soggetti soli ma non
diversi che ricercano una soluzione alla loro
inconscia solitudine nell’omologazione. Ma
questa comporta l’estraniazione dal sé,
un’alienazione eliminabile solo con la de�ni-
zione e la consapevolezza di una propria
moda personale, che permette di relazionar-
si con gli altri e, attraverso il confronto con
Mrs. Moda
l’altro, di comprendere qualcosa di sé stessi e degli altri, giungendo all’autocoscienza di sé.
E’ il soggetto che deve riconoscere la propria moda d’identità che gli permetta di stabilire che cosa
assume signi�cato e cosa no in relazione al proprio essere. La moda non riguarda esclusivamente
l’abbigliamento, ma un modus vivendi che conduce l’intera massa ad agire, guardare, pensare in un
certo modo secondo tendenza. Per un certo tempo questa è stata innovativa, sempre alla ricerca di
qualcosa di nuovo che potesse portare un cambiamento all’interno della società e della sua divisio-
ne in classi (come già aveva notato Marx, la moda che si impone temporaneamente è sempre
quella della classe dominante).
Oggi invece vige il Vintage, una tendenza trasversale che ricicla il passato con libere interpretazioni
e una nuova moda si aggiunge alle precedenti convivendo con esse. Secondo alcuni il Vintage, nato
come fenomeno culturale negli anni ’70 in ri�uto ad un sistema che promuoveva bisogni indotti dai
beni di consumo, è un antidoto ad un mondo troppo assetato di nuovo.
Ma in questa caoticità di stili e tendenze che racchiude il tutto e il niente, la persona acritica e schia-
va dell’ipocrisia dell’apparenza nella società rischia di perdersi addentrandosi e omologandosi
all’ideologia che va per la maggiore o passando a casaccio da uno stile all’altro e diventa così indivi-
duo che va ad incrementare le �le della massa.
Proviamo dunque a suddividire la moda stabilita dalla corrente prevalente in numerose frazioni di
mode e poi distribuiamone una a ciascuna persona a cui spetta il diritto-dovere di personalizzare
con la propria creatività in funzione di sé. Ognuno di noi modelli la propria moda e la esprima
coraggiosamente nella società.
Eleonora Filippi
20
L’ultima volta avete visto alcuni curiosi meccanismi della mente umana. Oggi vi propongo un
piccolo gioco per saperne di più su voi stessi: osservate la griglia qui sotto e completate ogni
riquadro con un disegno.
Fatto? Ottimo! Questi sono i signi�cati di ogni disegno (vietato sbirciare prima di aver �nito,
altrimenti il test non funziona!)
Disegno intorno al cerchio: come vedete voi stessi;
Disegno intorno al triangolo: come credete che gli altri vi vedano;
Disegno intorno alla scala: come vedete la vita in generale;
Disegno intorno alla croce: come vedete la spiritualità;
Disegno intorno al quadrato: come vedete la famiglia;
Disegno intorno al 3 rovesciato: come vedete l’amore.
Questo test ha per unica ambizione quello di divertirvi durante un cambio dell’ora, tuttavia può
essere interessante…
PAURA
Questa, in base ad un sondaggio francese svoltosi
nel 1990 su 1000 soggetti, è la hit parade delle
paure umane:
1-i serpenti
2-le vertigini
3-i ragni
4-i ratti
5-le vespe
6-i parcheggi sotterranei
7-il fuoco
8-il sangue
9-l’oscurità
10-la folla
TEST PSICOLOGICO
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Secondo il sociologo Philippe Peissel i caratteri umani si dividono in quattro categorie: voi a quale
appartenete? Scopritelo con questo test!
TEST SOCIOLOGICO
1. Stanno picchiando una persona per
strada. Cosa fai?
a. chiami la polizia (VAI ALLA 2)
b. scappi: è pericoloso! (VAI ALLA 3)
c. difendi il malcapitato (VAI ALLA 4)
d. chiedi aiuto ai passanti (VAI ALLA 3)
2. Le decorazioni sul muro della tua stanza
a. sono sempre le stesse (VAI ALLA 4)
b. cambiano secondo il tuo umore (VAI ALLA 5)
c. non ti interessano molto (VAI ALLA 6)
d. le hai create tu (VAI ALLA 3)
3. Ti invitano all’improvviso per un’uscita:
a. ri#uti: preferisci i tuoi programmi (VAI ALLA 6)
b. accetti con entusiasmo (VAI ALLA 4)
c. accetti per non o$endere nessuno (VAI ALLA 7)
d. accetti solo se te la senti (VAI ALLA 5)
4. Per strada incroci una persona che piange…
a. prosegui senza lasciarti perturbare (VAI ALLA 6)
b. la guardi con compassione (VAI ALLA 5)
c. se non la conosci la ignori (VAI ALLA 8)
d. ti fermi per consolarla (VAI ALLA 7)
5. Un regalo romantico è…
a. una lettera d’amore (VAI ALLA 6)
b. un bacio (VAI ALLA 7)
c. un mazzo di #ori (VAI ALLA 7)
d. una scatola di cioccolatini (VAI ALLA 9)
6. Sei vittima di un’ingiustizia:
a. lasci perdere, arrabbiarsi non serve a nulla
(VAI ALLA 7)
b. protesti, ma poi lasci perdere (VAI ALLA 7)
c. fai valere i tuoi diritti (VAI ALLA 8)
d. protesti, non è giusto! (VAI ALLA 9)
7. La vacanza ideale…
a. su una spiaggia tranquilla (PROFILO 1)
b. in posti sempre nuovi (VAIL ALLA 8)
c. in campeggio (VAI ALLA 9)
d. in una baita in montagna (VAI ALLA 8)
8. Trovi una borsa piena di soldi:
a. la lasci dov’è (VAI ALLA 9)
b. te la tieni (PROFILO 2)
c. la porti alla polizia (VAI ALLA 9)
d. chiedi in giro se qualcuno l’ha persa
(PROFILO 4)
9. Nella vita contano di più…
a. la stabilità, avere dei progetti (PROFILO 1)
b. il cambiamento, la passione (PROFILO 2)
c. lottare, i propri ideali (PROFILO 3)
d. non lasciarsi abbattere (PROFILO 4)
PROFILO 1: MADRE/AGRICOLTORE
Ami la stabilità e che le cose vadano secondo i programmi. Quando ti si presentano situazione
nuove cerchi di evitarle per tornare alla normalità e all’ordine.
PROFILO 2: AMANTE
Ami il cambiamento e vivi la vita con passione. Le novità per te rappresentano un’avventura e non
ti piace restare nella stessa situazione per troppo tempo.
PROFILO 3: GUERRIERO/A
Sei una persona determinata che sa quello che vuole. Quando ti appassioni per qualcosa lotti #no
in fondo per i tuoi ideali e non demordi.
PROFILO 4: INIZIATRICE/COSTRUTTORE
Sei una persona creativa che ama godersi la vita attraverso i piccoli piaceri. Ti piace costruire nella
vita e ami la spiritualità.
Terza parte del secondo episodio
Whahaha… cosa credi di fare??? Non puoi far tornare in vita i morti sciocco eroe da
strapazzo… e tanto perché tu lo sappia nessuno può farla al
principe del crimine di Gotham:
Taci pagliaccio… appena ho finito qui ti verrò a prendere.
Sì… c’e l’ho fatta. Non immaginavo sarebbe stato così semplice controllare il
flusso di elettricità nella mie mani, per farla
rinvenire.
Mio dio… Chi sei?
Come hai fatto?
Sembrava morta…
insomma è stata
appena investita…
Signora, si sente bene? In teoria non dovrebbe
essersi rotta nulla… ha preso una bella botta!
Signori, qualcuno chiami l’ambulanza. Rapidi potrebbe non
essere ancora fuori pericolo!
Grazie, grazie di cuore -Koff-
Ma allora ci vuoi dire chi diavolo
sei? Il mio nome è: evon, fatelo sapere a tutti. C’è un nuovo sceriffo in città.
Hai bisogno di un
aiuto lassù? Insomma Joker ha ucciso
Batman e lui non era l’ultimo arrivato.
Lavoro da solo! E comunque Joker ha perso batman, e senza
di lui la sua vita è vacua… non mi ucciderà.
Scommetto che quel pazzo desidera colmare il
suo vuoto!
Jacopo Bissoli 5G
Diavolo… questo tipo ha la
capacità di farmi uscire di testa…
e ciò non va affatto bene.
devo rimanere lucido… è solo
un pazzoide!
è solo un pazzoide… è solo un pazzoide….
Oh… un tipetto
scintillante questo evon…
Mi stuzzica alquanto!
$&%¶Ðø !!
Ehi… già di ritorno? mi piaci sai... davvero. Tu mi ricordi qualcuno!
Non prendermi in giro pagliaccio!
PazzoideVediamo come se la cava con
una scarica elettrica ad alto
voltaggio.
Ah taci! Ques- to non ti ucciderà…
ma la tua pelle
biancastra non sentirà più nulla per
un po’…
… sarà una sensazione strana, ma ti
abituerai a tutto quel formico-
lio!
Oh-uh!
Ebbene, quali sono i tuoi poteri super-fesso? Agilità, forza… e questi
fulmini pure?
24
Prof.ssa Bacaloni: (Allo studente interrogato in
latino) Fammi una traduzione dall'italiano così
godo ancora di più.
Prof. Sabaini: Educazione Sessuale? Cioè fate
sesso in classe?
Prof. Barone: si chiama formula canonica perché
la trovate solo in chiesa
Prof. Vincoli: L'istante 0 non è la creazione del
mondo.
Prof. Pollini: Porca Miseria... stavo per dire
qualcosa di peggio.
Prof. Ferrari: Più che un'ora è un orina.
Prof. Brighenti: (Allo studente che sta disegnan-
do alla lavagna) Hai fatto un triangolo rettangolo
decisamente s�gato.
Prof.ssa Bacaloni: Imparatele ‘ste cose, magari fra
qualche anno nessuno le dirà più e voi le saprete.
Prof. Pollini: voi tre lì in fondo vi voglio davanti,
sono stufo di vedere che palpate non so cosa
sottobanco!
Prof.ssa Bacaloni: Checché ne diciate io venerdì
vi interrogo.
Classe: Venerdì abbiamo l'assemblea.
Prof. Bacaloni: Mapporca miseria.
Prof. Burro: La femmina ha la vagina più corta del
maschio.
Prof. Menini: (rivolgendosi ad un’alunna che era
già stata interrogata) stai guardando i nuovi
argomenti? pensi di vivere di rendita �no a
maggio? tu non sai povera piccola che ti farò
delle domande a bruciapelo.. così non devi nem-
meno farti la ceretta!
Stud. Bay: Ermione è la tipa di D'Annunzio.
FRASI FAMOSEProf. Sabaini: Tutte le balle che vuoi but in
english.
Prof. Brighenti: Ci è stato detto di mettere in atto
tutte le strategie per far sì che gli studenti studi-
no, che tradotto vuol dire: "Siate bastardi dentro".
Prof. Pistori: la forza che tiene su un oggetto non
è Chuck Norris… ma l’attrito di Chuck Norris!
Prof. Tubini: la di#erenza tra un monaco e un
frate è che il monaco è nel monastero e il frate
nella frateria…
Stud: perché ha tolto la radice?
Prof. Barone: Perché il dente era troppo cariato..
(parlando della statua di Abacuc di Donatello)
Classe: Profe! ma è bruttissimo!
Prof. Menini: NO! Lui è un �go… è bello dentro!
Prof. Pollini: devo darvi una terribile notizia: non
strappatevi i capelli, non laceratevi le vesti, ma c’è
la possibilità che venerdì ci salti un’ora…
Prof. Garzon (parlando della rivoluzione france-
se): e con i membri del Terzo Stato stanchi,
umiliati e poveri, cosa fece Luigi XVI? ‘sto
de�ciente li invita a Versailles!
Prof. Salvagno: l’’eroe dell’800 è il tipico bello e
stronzo, insomma…
Stud: profe, le ragazze a Cracovia, bellissime! se
devo trovarmi una ragazza vado la perché..
Prof. Pisani: perché costano meno!
Prof. Brighenti: Se d=2 abbiamo due soluzioni
uguali e distinte.
Prof.ssa Salvagno: Defoe descrive con azioni i
propri personaggi, non con aggettivi. Cioè voi
descrivete usando aggettivi o azioni? di solito
dite “La professoressa Salvagno è bellissima,
magra e simpaticissima”, giusto?!? (sbattendo le
ciglia e slanciando i capelli con le mani con
aspetto da modella)