Date post: | 02-Apr-2016 |
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Pagina 1 La Gazzetta di Amnesty Lazio
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All'interno
Editoriale 1
Donne vittime di violenza 2
Famiglia un diritto ma non
per tutti 4
Una “lingua” internazionale
è possibile. 5
Webattivismo 6
Interviste 8
L'angolo dei Gruppi 8
Amnesty Nel Mondo 10
Il 'punto di vista' di Max 11
I gruppi del Lazio 13
Recensioni 14
Editoriale
Con un po' di ritardo siamo
lieti di presentarvi il numero
di febbraio della Gazzetta di
Amnesty Lazio. La redazione
si fa sempre più ampia e
questo è certamente un buon
segno perchè significa che
l'idea piace e che si potrà
crescere e migliorare nei
prossimi mesi così come
cresce la nostra mailing list
di "iscritti". Dal prossimo
numero avremo uno spazio
dedicato alla musica e come
suggeritoci da alcuni lettori
una rubrica di taglio
"internazionale" è in
preparazione. Da subito
invece una nuova rubrica
curata da me che vi
racconterà ogni mese un
evento di successo e
d'impatto realizzato da
gruppi Amnesty di tutto il
mondo.
Questo è il mese delle
elezioni e come sapete
Amnesty ha lanciato la
campagna "ha lanciato la
campagna "Ricordati che
devi rispondere: l'Italia e i
diritti umani". Visto che non
abbiamo un articolo specifico
su tale campagna e che la
nostra gazzetta comincia ad
uscire dal circuito degli
attivisti, mi sembra doveroso
scrivere qui due parole.
La nostra associazione è da
sempre apolitica e l'intento
della campagna in corso non
è quello di giudicare gli
schieramenti politici ne tanto
meno quello di guidare
l'elettore verso una scelta.
Quella che abbiamo voluto
realizzare è una vera e
propria agenda per i diritti
umani, un programma di
riforme in 10 punti da
sottoporre ai candidati e
nato pensando alle numerose
violazioni dei diritti
fondamentali avvenute in
Italia e verificate da
Amnesty stessa negli ultimi
anni.
Ad ogni candidato di ogni
schieramento sottoporremo
questi 10 punti pretendendo
delle risposte. Il vostro aiuto
sarà fondamentale perché
più saremo a chiedere una
risposta, più sarà interesse
dei candidati darci un
feedback di qualche tipo. Vi
invito quindi a firmare la
petizione sul sito
www.ricordatichedevorispon
dere.it
Prima di lasciarvi alle
nostre rubriche vorrei
lanciare un appello:
cerchiamo un grafico per
darci una mano con
l'impaginazione in
particolare avremmo
bisogno di una "copertina"
che renda più accattivante
la nostra rivista online.
Chiunque se la senta di
dare il proprio contributo
può contattarmi
all'indirizzo
Buona lettura e al mese
prossimo.
Simone Marcacci
15 Febbraio 2013Numero 2
Pagina 2Numero 1
“Una società decente è una
società che non umilia i sui
membri” sono le parole
pronunciate dall’ex
presidente del governo
spagnolo Zapatero davanti
al proprio parlamento, il 22
Aprile del 2005, durante
l’approvazione della legge
che ha ampliato il diritto al
matrimonio, permettendo a
tutti i cittadini spagnoli di
sentirsi uguali e non
discriminati davanti allo
Stato e alle leggi del proprio
Paese.
La Spagna ha legiferato
questa modifica al proprio
ordinamento per non essere
fra quei paesi nel mondo che
umiliano gli omossessuali.
In quest’articolo raccontiamo
la vita di Antonio e Marteen,
entrambi nati nello stesso
giorno da famiglie
appartenenti alla media
borghesia, sostanzialmente
uguali in tutto. Antonio è
italiano, Marteen olandese,
e sono entrambi gay.
Antonio si accorge di essere
diverso intorno ai 10 anni,
quando inizia a provare
attrazione per un suo amico,
mentre i suoi compagni si
interessano alle ragazzine. Si
sente confuso e
particolarmente umiliato
mentre ascolta gli insulti
rivolti dai suoi coetanei alle
persone come lui. Ha
comunque bisogno di
appartenere ad un gruppo,
ha quell’età in cui gli amici
valgono più di ogni altra
cosa, perciò deve nascondere
quello che sente, deve celarsi
dietro una maschera per
sopravvivere. A casa le cose
non vanno meglio, i suoi
genitori cattolici hanno più
volte affermato che le persone
omossessuali sono malate.
Maturando, i sentimenti
verso le persone del suo
stesso sesso crescono. Ormai
adolescente inizia a
frequentare persone che
provano le sue stesse
emozioni ,si innamora di un
ragazzo e intraprende una
relazione di nascosto per
paura della reazione dei suoi
genitori e dei suoi amici.
Un giorno, dopo averne
parlato a lungo, Antonio e il
suo compagno prendono la
decisione di vivere la loro
relazione senza più
nascondersi: in fin dei conti
sentono che nonc’è nulla di
sbagliato nel loro rapporto, e
desiderano poter affermare
se stessi e il loro sentimento.
Così fanno la loro prima
passeggiata mano nella
mano in pubblico,
indifferenti agli sguardi
sdegnati di molti. Il primo
passo è stato fatto, ma
condividerlo con i propri
genitori è un’altra storia.
Antonio passa ore nella sua
camera a ripetere le parole
che dovrà pronunciare, ma
non sono mai quelle giuste.
Sa che, per chi lo considera
sbagliato, anzi malato, non
esistono parole giuste.
Ma deve dirlo alla sua
famiglia. Un giorno aspetta
l’ora di cena quando sono
tutti raccolti intorno alla
tavola,e pronuncia le uniche
due parole che gli vengono in
mente in quel momento:
“sono gay”. Il silenzio piomba
inevitabilmente, ma i volti
dei genitori parlano
chiaramente “a noi non può
capitare una cosa del genere:
abbiamo un figlio malato”.
La scelta di Antonio è quella
che fanno molti omossessuali
in Italia, lasciare la casa dei
genitori e allontanarsi da chi
si vergogna del proprio figlio.
E’ comunque felice perché ha
accanto la persona che ama e
insieme decidono di andare a
convivere, come fanno tante
coppie della loro età: ma la
loro unione non è
riconosciuta in Italia. Il
contratto di affitto deve
essere intestato soltanto ad
uno di loro due, perché per la
legge non c’è nulla che li
unisca e non esiste un modo
perché il loro legame possa
essere sancito. Ma si amano
e accettano il sistema, non
vogliono emigrare, amano
vivere in Italia e vogliono
costruire il loro futuro in
questo paese.
Antonio è laureato, ha un
lavoro che adora ed è molto
bravo.Purtroppo alle
continue battute dei suoi
colleghi, a cui sorride per
educazione, non riesce ad
abituarsi.
Con gli anni s’impara a
Due vite da omossessualiStefano Gizzarone
Caryl Chessman
e Serena Moro
Pagina 3 La Gazzetta di Amnesty Lazio
sopportarle le ingiustizie,
ma un giorno succede
qualcosa cui non si è mai
preparati. Al suo compagno
di vita viene diagnosticata
una grave malattia ed è
ricoverato in ospedale. Ha il
solo desiderio di stargli
accanto, ma per la legge
italiana lui è un estraneo e
non ne ha il diritto.
Nella sala d’attesa, dove
trascorre molti giorni, vede
passare i parenti del suo
compagno, gli stessi che lo
hanno disprezzato ed
hanno reso ad entrambi
la vita difficile. A loro è
concesso di stargli
vicino mentre a lui, il
compagno di una vita, è
concesso solo di
piangere su una
scomoda sedia.
Il dolore è
indescrivibile quando si
perde una persona
amata. E questo dolore
è accentuato dalla
famiglia di lui che lo
tiene lontano per paura che
possa pretendere qualcosa
dell’eredità del compagno.
Non sanno che non hanno
nulla da temere perché, per
la legge italiana, lui non è
mai esistito nella vita del
compagno.
Maarten inizia ad accorgersi
intorno ai 10 anni di essere
attratto da un suo compagno
di classe. È cresciuto
guardando la televisione,
dove la pubblicità mostra
coppie normali che
intraprendono insieme un
cammino, un progetto di
vita, attraverso le piccole
cose, arredare una casa,
comprare un’auto, fare la
spesa al supermercato.
Coppie normali, costituite
da un uomo e una donna,
oppure da un uomo e un
uomo, oppure da una donna
e una donna. Di fronte al
suo compagno si sente in
imbarazzo, allo stesso modo
in cui si sentono in
imbarazzo i suoi compagni
di fronte alla bambina di
cui sono innamorati. Le
dinamiche che si instaurano
sono le stesse che fra
bambini di sesso diverso.
Maarten si confida con gli
amici.
Sua madre e suo padre si
accorgono che sta crescendo,
e si augurano che sia sempre
sano e onesto. La famiglia e
la scuola fanno tutto il
possibile per fornirgli
strumenti adeguati ad
affrontare la vita: una
buona formazione scolastica,
un buon esempio morale.
Maarten cresce e i suoi
sentimenti verso le persone
del suo stesso sesso crescono
insieme a lui. È un
adolescente quando si
innamora di un ragazzo, ed
è ricambiato. Si incontrano
dopo la scuola, a volte a casa
di uno o dell’altro. I genitori
sanno della loro relazione,
non si preoccupano troppo:
sanno che i ragazzi sono
giovani e che dovranno fare
molta strada. Dopo qualche
anno la storia si esaurisce.
Anche un amico di Maarten,
che aveva conosciuto la sua
ragazza nello stesso periodo,
è stato lasciato. Si
sostengono a vicenda
nell’affrontare la delusione.
Maarten ha qualche
altra storia, finché, a
vent’anni incontra
quello che sembra essere
il ragazzo giusto. Lo
porta a cena a casa e lo
presenta a sua madre e
a suo padre. I genitori lo
vedono di nuovo felice.
Maarten, per caso, li
sente parlare. Suo padre
sta dicendo che quel
ragazzo gli ha fatto
davvero un’ottima
impressione, e che spera
davvero che si tratti
dell’uomo giusto. Sua madre
si commuove un poco.
Maarten e il suo fidanzato,
anche grazie alle
agevolazioni statali, vanno a
vivere insieme e dopo poco si
sposano. Maarten e suo
marito si amano e sono
sostenuti dalla famiglia,
dagli amici e dalla società
nell’affrontare al meglio le
difficoltà quotidiane.
Amnesty International lotta
ogni giorno affinché i diritti
di Maarten siano estesi ad
Antonio.
Pagina 4 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Non sono omofobo, ma…
Un’affermazione che si sente
pronunciare spesso e dietro
alla quale si nasconde, come
per tutte le forme di
discriminazione, un
bagaglio, di pregiudizi e di
paure, che porta ancora oggi
molte persone, semplici
cittadini o rappresentanti
politici poco importa, ad
aggrapparsi ad una idea
monolitica di famiglia,
quando tutto intorno a loro
cambia. Come sta avvenendo
in Francia con
l’approvazione del primo
articolo del disegno di legge
che dovrebbe permettere ai
gay di sposarsi e adottare
bambini. Un percorso in
salita, anche se sostenuto da
una vasta maggioranza dei
francesi con il 63%a favore
dei matrimoni gay, mentre il
49% lo è anche alle
adozioni. All'annuncio del
disegno di legge, infatti, il 13
gennaio scorso in piazza a
Parigi si sono riversate
centinaia di miglia di
persone, per manifestare il
proprio dissenso. Pochi
giorni dopo, altrettante
persone hanno manifestato
per sostenere questa svolta
importante basata su una
ridefinizione, che non
stravolge ma amplia, il
concetto di matrimonio: "Un
accordo tra due persone di
sesso diverso o del medesimo
sesso". Il vespaio di
polemiche e reazioni
entusiaste, suscitato dopo il
voto francese, è solo un
ultimo atto, ma non l’ultimo
sicuramente, che ha riacceso
le luci della ribalta sulla
questione. L'atteggiamento
verso l'omosessualità e la
transessualità varia
notevolmente da paese a
paese, ma ci sono poche
“isole felici”. In molti stati
europei alle persone lesbiche,
gay, bisessuali, transgender e
intersessuate (Lgbti) viene
negato il diritto alla libertà
di espressione, di riunione e
di manifestare in
pubblico. L'adozione della
direttiva europea
antidiscriminazione, che
permetterebbe alle persone
Lgbti di godere degli stessi
diritti umani riconosciuti a
ogni persona, continua a
essere lettera morta. Un
immobilismo che alimenta
un clima di intolleranza e
paura contro le comunità
Lgbti, di fatto discriminate
sia nella legislazione sia
nella prassi. Una situazione
che Amnesty International
ha più volte
documentato nell'evidenziare
casi di violazioni dei diritti
alla libertà di espressione e
di riunione in molti paesi
dell'Europa centrale e
orientale, dove troppo spesso
i Pride e le manifestazioni
pubbliche sono vietati o non
hanno una protezione
adeguata contro le
interruzioni violente di
gruppi omofobi. Ma ci sono
zone del mondo dove la
situazione è anche più grave.
In Afghanistan, Arabia
Saudita, Iran, Mauritania,
Qatar, Sudan, Yemen e negli
stati della federazione della
Nigeria che applicano
la sharia, i rapporti fra
persone dello stesso sesso
sono considerati reato e si
pagano a caro prezzo, con
la perdita della vita.
Famiglia, un diritto ma non per tuttiAlessandra Fabri
Pagina 5 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Cari lettori & Care lettrici,
vi pongo la seguente
domanda: “Secondo voi
esiste una lingua
internazionale per interagire
con il resto del mondo, senza
che questa contrasti con le
culture di ogni popolo?”
Non mi riferisco al solito
inglese o cinese la cui
egemonia mondiale si fonda
sulla potenza economica –
militare – politica degli
Stati che le parlano,
escludendo dalla
comunicazione
internazionale i popoli o
singole persone che non ne
conoscono alcuna.
L’uso di una lingua neutrale
favorirebbe l’eguaglianza e
l’equilibrio globali. La
lingua deve essere per l’uomo
non un fine ma SOLO uno
strumento e NON uno
strumento per dividere, bensì
per unire.
Lo sapevate che un “progetto
linguistico” simile venne
ideato nel 1887, ben 126
anni fa, dal Dottor Ludoviko
Lazaro Zamenhof ? Progetto
che si è trasformato in
lingua vivente, parlata da
decine di migliaia di donne e
uomini di tutti i continenti.
Fin dall’inizio, Zamenhof
cercò di collegare la lingua
“Esperanto” con un ideale
elevato. Secondo lui, la
lingua deve servire per
“destare il genio buono
dell’umanità”, cioè per
stimolare le energie di
ognuno per giungere alla
costruzione di un mondo
migliore attraverso una
intera dedizione operativa.
Tutto questo non vi sembra
una “mission” già sentita?
Mi rivolgo in particolar
modo a chi già conosce
Amnesty International,
l’Organizzazione Non
Governativa che difende i
Diritti Umani nel mondo, la
cui visione è quella di un
mondo in cui ad ogni
persona siano riconosciuti
tutti i diritti sanciti dalla
Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani e da altri atti
sulla protezione
internazionale dei diritti
umani.
Dichiarava Zamenhof nella
sua “Deklaracio pri
Homanarismo”
(Dichiarazione
sull’Homanaresimo):
«L’umanità è un’unica
famiglia e la separatezza
dell’umanità in diverse etnie
reciprocamente nemiche è
una delle più grandi
infelicità che presto o tardi
dovranno scomparire.» Egli
riteneva che ogni paese
appartenesse in egual diritto
e in egual misura a tutti i
suoi abitanti, qualunque
fosse la loro origine, lingua,
religione o ruolo sociale.
Milioni di persone sono
tuttora sottoposte ad
esclusione sociale, povertà,
maltrattamenti e violenza
per quello che sono, quello
che si presume siano o per
ciò in cui credono.
Amnesty International,
dall’anno della sua nascita,
si batte per ridurre ogni
forma di discriminazione.
Amnesty International
costituisce una comunità
globale di difensori dei
diritti umani che parla la
stessa “lingua” ovvero che si
riconosce nei principi della
solidarietà internazionale di
un’azione efficace in favore
delle singole vittime, della
copertura globale,
dell’universalità e
indivisibilità dei diritti
umani, dell’imparziabilità e
indipendenza, della
democrazia e del rispetto
reciproco.
Ebbene … una lingua
internazionale è possibile e
qui ne ho esposte ben due.
L’ideale sarebbe poterle
unire, non vi pare?
Vi invito a inviarmi le vostre
considerazioni a:
Risponderò nei prossimi
numeri de La Gazzetta di
Amnesty Lazio.
Una “lingua” internazionale è possibile.Viviana Isernia
Pagina 6 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Webattivismo Circoscrizione Lazio in Amnesty International
La storia di questo progetto risale al lontano novembre 2008. L’allora esecutivocircoscrizionale decide di istituire un gruppo di lavoro per indagare ed approfondire qualirealtà territoriali sviluppare o analizzare in merito all’attivismo nei gruppi. Comprendere leeventuali buone pratiche, analizzare come intervenire in caso di crisi. Tra le varie ipotesipresentate, mi prendo carico del progetto webattivismo modalità fino ad allora soloteorizzata ma mai concretamente sviluppata.
Lo specifico incarico mi porta a sviluppare il modulo di adesione e sottoscrizione alla rete
web attivismo Lazio applicando la Legge 31 dicembre 1996, n. 675 "Tutela delle persone e di
altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali"
Volendo prefigurare il lato metaforico della questione posso dire che mi sono rimboccato le
maniche ed ho lavorato come un bravo pescatore, intento a capire come, e in che modo, e con
quali mezzi “ poter lanciare la rete nel mare ” al fine di coinvolgere, nel senso di stimolare, le
potenzialità delle persone che potrebbero portare avanti, insieme a me, quello che a tutt’oggi
penso sia una ricchezza per tutti/e.
Mi è capitato più volte, sempre in modo metaforico di “ricucire la rete” le forti correnti e
l’ostruzionismo da parte di alcuni attivisti non troppo lungimiranti hanno determinato delle
“faglie” che prontamente riparate hanno prodotto un modesto risultato anche se penso che
molto ci sarebbe da fare. Quello che finora si è sviluppato è già qualcosa una base sulla
quale costruire una struttura in costruzione, gli aspetti relazionali sono emersi e si sono
concretizzati e completati con l’aspetto formativo, per un confronto costruttivo, relativo non
solo a tematiche amnistiane ma in generale sulle questioni di vita e del mondo in cui
viviamo.
Seppur contento di tutto questo, la sensazione che sperimento è quella di una leggera
amarezza per il sentimento di solitudine che l’idea viene alimentata sempre da chi la
produce e non c’è partecipazione corale. Ho espresso più volte un aiuto finanziario per la
stampa di 2.000 brochure da fornire a tutti i gruppi ma purtoppo quest’aiuto non è mai
arrivato.
Resto una persona tendenzialmente ottimista, penso che arriverà il momento propizio per
cui lancio l’appello a tutte le persone che condividono questa sensibilità di farsi avanti per
lavorare congiuntamente e sviluppare opportunità per il nostro lavoro di solidarietà
internazionale. Vi fornisco di seguito una sintesi e lo stato dell’arte di tale progettualità.
1.400 firme raccolte in 4 anni con cadenza mensile con 5 webattivisti “lo zoccolo duro”;nello specifico nel 2010 circa 360 firme, 2011 circa 300 firme, 2012 circa 240 firme. E’vero che c’è stato un calo fisiologico delle firme agli appelli online, ma occorre una cura perla crescita, quali e quante “medicine” sono necessarie allo sviluppo di questo progetto ?
3 ipotesi delle più accreditate alla domanda: perché aderire alla rete di webattivisti Lazio
1) La condizione di ingresso: per cui può accadere che una persona che vorrebbe
conoscere Amnesty ma non ha tanto tempo da dedicare, ma desidera contribuire fornendo il
supporto seppur minimo all’attività, per cui può essere propedeutica ad entrare nei gruppi
2) La condizione di uscita: ci possono essere situazioni tali che le persone che hanno fatto
attivismo nei gruppi per condizioni personali decidono di andare via ma vogliono mantenere
WebattivismoGiuseppe Meffe
Pagina 7 La Gazzetta di Amnesty Lazio
un seppur limitato impegno con Amnesty
3) La condizione di mezzo: è sicuramente la condizione di maggior consapevolezza per la
quale posso dire dopo 4 anni di 60 persone che hanno aderito posso contare su 5 persone che
rappresentano “lo zoccolo duro” della rete; grazie anche, ad un lavoro di formazione su Skype
che li ha visti partecipi su tematiche sui diritti umani nei paesi e su tematiche: Colombia,
Argentina, Pena di Morte, Modulo introduttivo: Essere attivisti in Amnesty con docenti
accreditati da Amnesty svolti comodamente da casa su Skype
Altri importanti vantaggi per chi entra nella rete web attivisti Lazio
Partecipazione ad incontri in presenza informali come andare a mangiare una Pizza
Partecipazione ad incontri in presenza per manifestare un dissenso scendendo in Piazza,(attività coordinate dalla sezione nazionale siamo scesi in piazza GUANTANAMO,PENA DI MORTE ecc..
Sviluppo di potenzialità che possono emergere all’interno di un gruppo dove il clima e
favorevole e l’approccio è costruttivo e gradevoleAlcune criticità che andrebbero risolte
Non è stata sviluppata una giusta comunicazione dell’iniziativa ai gruppi, potrebbe bastare
stampare la brochure da recapitare ai gruppi ?
Coloro che hanno avuto modo di conoscere il progetto hanno manifestato un pregiudizio
relativo al fatto che un nuovo attivista si tende a farlo entrare nel gruppo piuttosto che
proporgli di entrare nella rete dei web attivisti. Più volte ho spiegato le ragioni che le due
attività potevano in qualche modo sovrapporsi senza nessun pericolo, i risultati sono stati
che nessun gruppo ha presentato nuovi web attivisti, se non pochissimi su circa 60 è un dato
questo. Potenzialmente potrebbe crescere nella misura si sviluppi una comunicazione efficace
e produttiva ?
La sensazione di sapere di contare sulle proprie forze dovuta essenzialmente ad un attività
di ostruzionismo una visione ristretta degli stessi attivisti. Su una tematica raccolta delle
firme sugli appelli online ancora poco e spesso lasciato al caso ?
Pagina 8 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Fernando Vasco Chironda –
Staff, Ufficio Campagne e
Ricerca
Vedere Fernando e pensare
al sole, alla musica e al
mare è quasi una
conseguenza. Ma basta
conoscerlo un po’ per capire
che dietro questa facciata c’è
una persona solida e
determinata, un trentenne
che si impegna nel sociale
fino dagli anni
dell’adolescenza in
Mozambico.
Qual è il percorso che ti ha
portato ad arrivare alla
sezione italiana di Amnesty?
E’ stato un lungo viaggio:
dopo l’università a Maputo
in Mozambico, dove il mio
impegno per la democrazia e
contro la povertà mi rendeva
la vita difficile, mi sono
trasferito prima in Sud
Africa e poi in Brasile. Sono
arrivato in Italia alla fine
del 2006 per ricongiungermi
con la mia famiglia e per due
anni sono stato a Bologna,
dove mi occupavo di
cooperazione internazionale.
Nel 2009 ho risposto ad un
bando e sono entrato a far
parte dello staff di Amnesty.
Di cosa ti sei occupato in
particolare?
Il mio lavoro riguarda
soprattutto lo sviluppo e la
Interviste
L'angolo dei Gruppi
Patrizia Sacco
Il Gruppo 15 è nato nel 1977.
Nel corso degli anni ha
sempre avuto come
caratteristica quella di
riunire soci di età molto
diverse e spesso anche di
differenti nazionalità.
Abbiamo avuto infatti tra
noi attivisti che venivano da
Iran, Turchia,
Irlanda, Ungheria e
attualmente
dall’Inghilterra e
dalla Danimarca.
Attualmente il gruppo
può contare su una
dozzina di attivisti, di
cui qualcuno è a volte
meno presente per
motivi di lavoro e
studio, ma che ci
segue sempre con
attenzione e calore dato che
corso degli anni si è
cementata molta simpatia e
amicizia fra noi. Per le
riunioni godiamo
dell’ospitalità della
parrocchia dei Sacri Cuori,
nei pressi di Piazza Vescovio.
Un nostro appuntamento
fisso mensile è il tavolo di
raccolta firme presso la
Facoltà di Lettere della
Sapienza, l’altro, sempre
mensile, è alla libreria Tra le
righe di Viale Gorizia. Come
eventi di raccolta fondi
organizziamo una o due volte
l’anno serate musicali, grazie
ad artisti amici che si
esibiscono gratuitamente e ai
buoni rapporti con qualche
locale. Ci siamo anche
cimentati con successo
con i mercatini
domenicali di
brocantage raccogliendo
oggetti donati dai
simpatizzanti. Siamo in
rapporto con il
Coordinamento
America latina, ci
occupiamo di EDU e
siamo pronti ad
accogliere a braccia
aperte nuovi attivisti
che siano pronti a seguirci su
questi temi!
GGrruuppppoo 1155
Pagina 9Numero 1
Italo De Bernardis – Gruppo
02
La giovinezza non è solo una
condizione fisica ma
soprattutto uno stato
mentale, Italo ne è la
dimostrazione. Chiunque
legga i suoi interventi nel
forum di Iamnesty o lo
ascolti nelle assemblee a cui
spesso interviene non può
fare a meno di ammirarne la
lucidità e la pacata
razionalità.
Ricordi il tuo primo
incontro con Amnesty?
E’ stata una mia nipote a
farmela conoscere, lei era
attivista in un gruppo di
Verona e venne a Roma per
un’iniziativa contro la pena
di morte. Erano gli anni ’90,
stavo per andare in pensione
come generale della Guardia
di Finanza e cercavo proprio
un’associazione alla quale
dedicare parte del mio tempo
libero. Naturalmente dovevo
capire se era qualcosa in cui
potevo riconoscermi,
ritrovare i miei principi, così
prima di iscrivermi lessi lo
statuto, e nel ’94 feci la mia
prima tessera.
Da allora hai ricoperto
molti incarichi?
Nel Gruppo 105 e poi nel
Gr. 02 ho fatto un po’ di
tutto, da tesoriere a
responsabile, sono stato
anche vice responsabile
circoscrizionale, membro del
collegio dei garanti,
proboviro, membro del
Coordinamento Rifugiati e
ho fatto parte di un bel po’ di
gruppi di lavoro.
Attualmente partecipo a
quello per la riforma della
governance.
Di tutti gli eventi e le
manifestazioni a cui hai
partecipato ce n’è uno che ti
ha coinvolto di più?
Mi ha emozionato “Tutti
giù per terra”, era la fine
degli anni ’90 e ci
sdraiammo sul selciato di
Via dei Fori Imperiali per
ricordare le vittime del
commercio illegale di armi,
eravamo centinaia. Oggi
però non lo rifarei perché ci
vorrebbe qualcuno che mi
aiutasse a rimettermi in
piedi…
Forte delle tue numerose
esperienze quale consiglio
daresti ad un nuovo attivista
per mantenere vivo
l’entusiasmo?
Partecipare, nient’altro che
partecipare, a tutti i
momenti di condivisione:
assembllee, gruppi di lavoro
e tutti gli incarichi possibili!
messa in atto delle
campagne, coordinando tra
le altre la campagna contro
la discriminazione in
Europa.
Cosa ti piace di più di
quello che fai?
La cosa più bella del mio
lavoro è riuscire a spiegare
alle persone che i diritti
umani sono come i pilastri
delle nostre case,
interconnessi fra loro. Se si
abbatte anche soltanto un
pilastro viene giù l’intera
casa…
Tu hai un bambino; gli hai
spiegato cos’è e cosa fa
Amnesty?
Anche se ha solo 7 anni ho
cercato di fargli capire il
concetto di diritti umani. E’
fondamentale partire dai
bambini e spiegare loro quali
sono le fondamenta che
sostengono i diritti umani
perché solo in questo modo,
quando saranno grandi,
sapranno riconoscere e
abbandonare anche quel
sottile istinto di negazione
dei diritti che spesso si
nasconde all’interno di
ognuno di noi.
Pagina 10Numero 1
Questo mese voglio
raccontarvi di una iniziativa
della sezione australiana di
Amnesty già vista anche in
Italia che può essere pensata
anche come flash mob. I
nostri amici a sud
dell'equatore hanno scelto
come tema quello del traffico
di armi ma l'evento è
adattabile a tante altre
nostre campagne. In pratica
si tratta di realizzare delle
lapidi (solitamente si
utilizza il polistirolo ma
potete anche ingegnarvi con
altri materiali) sulle quali
potete scrivere nomi, slogan o
statistiche sulla campagna
scelta e poi alcuni attivisti
possono sdraiarsi ai piedi di
queste per ricordare chi ha
perso la vita nella causa di
cui si tratta. E' sicuramente
un' iniziativa d'impatto che
colpisce i passanti e può dare
la possibilità di avvicinarli
per trattare con loro in
maniera più approfondita i
temi della nostra
associazione. Vi consiglio di
procurarvi un telo sul quale
far stendere gli attivisti
oppure di realizzare il tutto
su di un prato magari in
zone non frequentate da
bambini. Una simile
iniziativa venne realizzata
qualche anno fa dalla
sezione italiana durante la
marcia della pace Perugia
Assisi per ricordare le donne
di Ciudad Juarez.
Amnesty Nel MondoSimone Marcacci
Pagina 11 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Il "punto di vista" di Max
In queste ultime settimane
l’azione di Amnesty Italia sul
rispetto dei diritti umani in
Italia è entrata nel vivo, con
l’iniziativa “Ricordati che
devi rispondere”.
A costo di sembrare uno di
quegli anziani reduci che
raccontano continuamente le
battaglie a cui hanno
partecipato (d’altro canto ho
pure l’età “giusta”), ripeterò
ancora una volta della mia
viva soddisfazione nel veder
realizzato quello che per
lunghi anni è stato solo un
“desiderata”, che in non
poche occasioni mi è apparso
neppure troppo condiviso.
La decisione di intervenire in
“campagna elettorale” è stata
coraggiosa, non solo per gli
stretti tempi di attuazione
legati all’anticipo della
scadenza elettorale,
ma anche perché attaccare
tutto insieme e
contemporaneamente lo
strato rappresentativo della
socialità del Paese in un
momento così critico,
esponeva al rischio di
trovarsi improvvisamente di
fronte a una sorta di
“cartello del no”; i “leader”
italiani sono infatti fin
troppo noti per essere divisi
su quasi tutto, tranne che
sulla loro concezione elitaria
del potere; la probabilità
d’incappare in un “fronte
comune” contro i
“disturbatori” era pertanto
tutt’altro che remota.
Per fortuna, in favore della
riuscita ha probabilmente
giocato l’attuale
frammentazione degli
schieramenti: non mi sembra
un caso che i primi ad
aderire siano stati Ingroia
(RC) e Vendola (SEL),
entrambi leader di partiti
“piccoli e nuovi”, quindi
meno condizionati (il primo
persino “nuovo di zecca”).
L’adesione, al momento solo
dichiarata, di Bersani,
unitamente al silenzio degli
schieramenti di centro e
destra è dimostrazione
palese di come, in Italia, la
politica radicata fatichi a
uscire da schemi di
convenienza spicciola che, è
ben triste concluderlo, solo
episodicamente hanno
incluso la tematica del
rispetto dei Diritti Umani.
La diffusione delle violazioni
ai D.U. in Italia ha sempre
potuto far buon conto sulla
banalizzazione, premessa
obbligata per
quell’accettazione collettiva
che a sua volta degenera
nell’omologazione: una
sindrome dilagante che sta
attaccando persino la Carta
del Patto Sociale: quella
Costituzione nella quale sono
scolpiti molti dei concetti che
la D.U.D.U avrebbe
parallelamente ripreso (i due
documenti, entrambi del ’48,
possono esser visti quasi
come dei “fratelli gemelli”). E
un processo entropico di
questa natura, ove non
prontamente intercettato e
interrotto, conduce
invariabilmente alla
corrosione dei principi base
del vivere che consideriamo
civile.
Se la nostra azione andrà in
porto, come le premesse
fanno sperare, Amnesty
potrà un giorno rivendicare
il merito storico di aver
forzato uno schieramento
non tanto “ostile”, quanto
“indifferente”, condizione la
seconda ben più reprensibile
e pericolosa della prima, a
mio avviso.
Un breve commento ora sulle
modalità operative
dell’azione: devo rilevare con
una punta di delusione che i
Gruppi non hanno potuto
avere parte alcuna nella
progettazione dell’iniziativa,
le cui non banali ricadute e
incombenze sono “piovute”
senza alcun preavviso,
interferendo pesantemente su
impegni pregressi e a volte
non differibili.
Rilevo in proposito due
aspetti negativi, che in
quanto responsabile di un
Gruppo assai impegnato mi
appaiono tutt’altro che
trascurabili: in primo luogo i
Gruppi sono composti da
volontari che debbono di per
sé conciliare tra loro tutta
una serie di fattori e vincoli:
i loro piani di lavoro non
possono che tenere conto di
questa specificità,
soprattutto nei confronti
della dimensione “tempo”;
ancor meno i Gruppi possono
essere considerati quali
entità in “stand by”, in
attesa cioè di “stimoli
Massimo Grandicelli
Pagina 12Numero 1
esterni”; progettare un piano
d’azione senza aver presente
preventivamente questo
scenario, può determinare
brutte sorprese in termini di
riuscita o meno delle
iniziative eventualmente
imposte.
Il secondo aspetto mi
richiama sul terreno dei
“principi”; il nostro ambiente
nasce fondamentalmente
democratico, ma
“democrazia” con riferimento
a strutture dotate di
autonomia implica
“collegialità”: questo aspetto,
il più qualificante, dovrebbe
essere costantemente presente
nell’immaginario di ciascun
attivista, indipendentemente
dalla sua collocazione. Posso
comprendere che la fretta
abbia giocato le sue “carte”,
tuttavia non mi riesce di
considerarla una
giustificazione.
Prima di concludere vorrei
segnalarvi la grave
situazione che sta vivendo la
Grecia: se ne parla poco,
come peraltro della Siria, del
Mali, del Congo, a conferma
che il nostro Paese sta
vivendo una lunga notte di
omertà informativa,
aggravatasi in questo
periodo preelettorale e che
trova conniventi tutti gli
schieramenti politici; chissà,
forse pure per una sorta di
“scaramanzia” da parte di
chi avverte come “vicina”,
troppo vicina, la situazione
di un paese che ha non pochi
punti di contatto con il
processo depressivo
avvertibile in Italia. Al “link”
qui sotto trovate un servizio
che traccia un quadro molto
duro della situazione sociale
e denuncia episodi di
violenza di cui si sarebbe
resa responsabile la Polizia
di Stato greca, sui quali il
Segretariato di Londra di
A.I. ha invocato un’inchiesta:
http://lospecchiodelpensiero
.wordpress.com/2013/02/11
/amnestyinternational
denunciailgovernoela
poliziagrecalagreciae
collassatamaanoinonlo
diconoperchesiamoin
campagnaelettorale/
Ma non posso accomiatarmi
da voi senza almeno un
cenno all’episodio epocale
che ci è stato dato in sorte di
testimoniare: la rinuncia del
Papa Benedetto XVI. Sono
un “libero pensatore” e non
posso essere accusato di
“ipersensibilità
confessionale”; tuttavia, mi
ha profondamente colpito la
scelta coraggiosa di un uomo
che ha dovuto vincere le
remore di una tradizione che
ha visto in due millenni solo
cinque eccezioni, dall’ultima
delle quali non più interrotta
per un ulteriore mezzo
millennio.
Egli ha inferto un duro colpo
soprattutto in “casa nostra”,
dove la gerontocrazia è
fenomeno in crescita
allarmante, soprattutto
perché quasi sempre
completamente disgiunta da
qualsiasi criterio di
funzionalità ed efficienza.
Non è questa la sede per
disaminare le cause di una
simile scelta: mi limito a
segnalare l’enorme effetto che
la notizia ha registrato in
tutto il mondo, più
segnatamente in Italia, dove
improvvisamente la
campagna elettorale in corso
ha assunto la dimensione di
un fastidioso brusio di
pettegolezzi.
Joseph Ratzinger non è
apparso come un Papa
mediatico nei confronti della
gente; la sua dimensione è
stata il mondo intellettuale e
questo ha fatto passare
praticamente sotto silenzio
molto del suo operato, come
il dialogo con l’ebraismo, le
relative aperture nei
confronti dei divorziati e
separati, la ferma intenzione
di applicare la “trasparenza”
nel discusso “banking”
vaticano, in completo urto
con il suo stesso Segretario
di Stato, il cardinale
Bertone.
Ma soprattutto vorrei
ricordare i numerosi
richiami al rispetto dei D.U.
che hanno contraddistinto il
suo Pontificato.
Ora che il suo gesto ne
consegna il nome alla Storia,
questi meriti non potranno
più essere sottaciuti.
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Ufficio regionale:
Telefono e fax: 06 64501011
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Kinkelbà
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Pigneto)
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002
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Torrevecchia
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056
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tutte le settimane, il martedì
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105
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bisettimanale, martedì h.
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Valmelaina, Montesacro,
Africano, Tiburtina
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Maggiolina via
Bencivenga, 1 (altezza
Batteria Nomentana)
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159
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Indirizzo web:
http://amnesty
gruppo221.blogspot.it/
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221
Quando si riunisce: tutti i
giovedì h. 20.00 (telefonare
per conferma)
Gruppo 251
Zona: Roma sud (Ardeatina,
Colombo, Ostiense)
Telefono: 349 1677272
Indirizzo: presso la Scuola
Elementare 75simo Circolo,
viale dell'Elettronica, 3
(Eur)
Indirizzo facebook: Amnesty
InternationalITA251
Scrivi un'email al Gruppo
251
Quando si riunisce: tutti i
martedì h.20.30
Gruppo Giovani 085
Gruppo universitario Roma
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Giovani 085
CASTELLI ROMANI
Gruppo 140
Telefono: 335 5742242
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140
Quando si riunisce: incontri
settimanali o quindicinali
I gruppi nel Lazio
Pagina 14 La Gazzetta di Amnesty Lazio
RecensioniPhiladelfia film
Mariacarla Indice
"Quando ti educano come
hanno educato me e la
maggior parte della gente in
questo paese, ti assicuro che
nessuno ti viene a parlare di
omosessualità, oppure come
dite voi di stile di vita
alternativo. Da bambino ti
insegnano che i finocchi sono
strani, i finocchi sono buffi, i
finocchi si vestono come la
madre, che hanno paura di
battersi, che sono un pericolo
per i bambini, e che vogliono
solamente entrarti nei
pantaloni. Questo riassume
più o meno il pensiero
generale, se vuoi proprio
sapere la verità."
Philadelphia è un film del
1993 diretto dal regista
Jonathan Demme, con Tom
Hanks e Denzel Washington.
Il tema principale è quello
dell'AIDS, trattato con
estremo realismo e cruda
sincerità. Accanto
all'evolversi della malattia,
all'epoca intesa come un
marchio di morte certa, c'è il
tema dell'omosessualità,
spesso erroneamente
associata ad uno stile di vita
dissoluto e sciolto da
qualsiasi morale per cui la
malattia diventa quasi un
castigo.
In una società piena di
preconcetti e paure, dove se
sei omosessuale e, per di più
malato di Aids, devi
considerarti emarginato,
sbagliato, pericoloso, non
meritevole di continuare a
svolgere il tuo lavoro, ci sono
comunque delle fiammelle di
umanità, di comprensione,
di amicizia, di amore e di
giustizia. Fiammelle labili, a
volte, ma capaci di
illuminare anche il buio più
fitto se si ha la costanza di
non lasciarle spegnere.
Lo spettatore si ritrova a fare
lo stesso percorso di Joe
Miller, giovane avvocato di
piccole cause, che all'inizio
non vuole avere nulla a che
fare con un caso difficile e
imbarazzante come quello di
Andy, ma che pian piano
impara a conoscere il
protagonista, la sua
famiglia, il suo compagno, il
suo modo di vivere e di
affrontare la malattia con
una dignità e un coraggio
inaspettato e, in alcuni
punti, estremamente
commovente.
I veli del pregiudizio, ma
soprattutto quelli della
paura, cominciano a cadere
uno dopo l'altro, strato dopo
nei giorni di lunedì, martedì
o mercoledì,
alle h. 21.00, in casa di
alcuni attivisti del gruppo, a
rotazione a Marino,
Grottaferrata e Frascati.
CIVITAVECCHIA (RM)
Gruppo 240
Telefono: 328 3378273
Indirizzo: presso la propria
sede
piazza Luigi Piccinato, 10
00053 Civitavecchia (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
240
Quando si riunisce: tutti i
martedì h. 21.00
FORMIA FONDI GAETA
SPERLONGA ITRI
Gruppo 277
Telefono: 3495457563
Indirizzo: sale della Chiesa
di S.Erasmo Formia
Indirizzo web:
www.amnestyformia.net
Scrivi un'email al Gruppo
277
Pagina Facebook: Gruppo
Amnesty 277 Formia (LT)
Quando si riunisce:
pomeriggio 2° sabato del
mese
FIANO ROMANO
MONTEROTONDO
MORLUPO
Gruppo 245
Telefono: 347 8467219
Indirizzo:Circolo Ricreativo
Culturale Ponte Storto
Piazza delle Terrazze, 6/a
località Ponte Storto a
Castelnuovo di Porto (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
245
Quando si riunisce: primo
martedì di ogni mese
h.18.00
LITORALE ROMANO
(OSTIA, POMEZIA,
FIUMICINO)
Gruppo 267
Telefono: 329 7870922
Indirizzo: Centro sociale
Affabulazione
piazza M.V. Agrippa, 7/H
00141 Ostia Lido (RM)
Scrivi un'email al Gruppo
267
Quando si riunisce:
quindicinale, il mercoledì
h. 21.00
Pagina 15 La Gazzetta di Amnesty Lazio
ALI’ HA GLI OCCHI
AZZURRI film
Claudio Pipitone
Nader è uno dei figli dei
figli, nato ed abitante ad
Ostia con i genitori egiziani
di prima generazione. Nel
contesto di povertà e degrado
in cui è cresciuto la
mancanza di punti di
riferimento lo spinge a vivere
di espedienti; ruba, usa in
modo “improprio” il coltello,
si mette nei guai con una
banda di rumeni
vendicativi. Nader si sente
occidentale, contesta i
genitori islamici che
vorrebbero impedirgli di
stare con la ragazza che
ama, va in discoteca, latita
spesso dalla scuola, scappa
da casa, maneggia una
pistola, vive insomma come
tanti altri coetanei sbandati
del suo ambiente. Ma la sua
anima originaria (cioè
islamica) emerge
prepotentemente quando il
suo migliore amico si
intromette nella famiglia
violando le regole ataviche
che lui stesso ha già
trasgredito; da quel
momento si fa rivedere in
moschea, i suoi rapporti,
d’amore e di amicizia,
s’incrinano, finchè il
precipitare degli eventi non
gli impone di scegliere tra il
campare alla giornata e
l’impostare una nuova vita
che guardi oltre i suoi 16
anni gravidi di sregolatezza
e di errori.
Giovannesi, nel
rappresentare uno spaccato
della società suburbana
marginalizzata e “meticcia”,
concentra l’attenzione non
tanto sui contrasti tra
diverse componenti culturali,
ma sulle contraddizioni dei
nuovi giovani immigrati nati
e cresciuti sul nostro suolo,
spesso combattuti tra
l’impronta formativa
d’origine che tendono a
rifiutare ed il terreno
rigoglioso di libertà (anche
di trasgredire) su cui
camminano ogni giorno. Il
regista si addentra in questo
mondo complesso senza facili
giustificazionismi ma anche
senza infierire, mettendo a
nudo la difficile adattabilità
dei nuovi postimmigrati ma
anche le condizioni ostative
di ogni periferia. Il finale
intelligentemente resta
aperto: la famiglia di Nader,
in pensoso silenzio, sfonda la
quarta parete, quasi a volerci
interrogare su ciò che potrà
succedere in futuro e non
solo al loro irrequieto figlio,
lanciando tra le righe un
grido di dolore contro la
latitanza delle istituzioni, il
degrado sociale, la
mancanza di lavoro, la
colpevole resistenza generale
verso l’integrazione
culturale.
“Omofobia. Storia e critica
di un pregiudizio” di Daniel
Borrillo Libro
Arianna Eberspacher
In questo libro, Daniel
Borrillo analizza, in quattro
densi capitoli, il fenomeno
dell’omofobia,
“l’atteggiamento di ostilità
nei confronti degli
omosessuali, uomini o donne
che siano. […] L’omofobia è
una manifestazione
arbitraria che consiste nel
definire l’altro come
‘contrario’, inferiore o
anomalo.” Nel primo
capitolo si affrontano le
definizioni e le questioni
terminologiche. Nel capitolo
secondo si passa poi ad
analizzare le origini
dell’omofobia, nel mondo
grecoromano, nella
tradizione giudaicocristiana
e nella visione attuale della
Chiesa cattolica. Nel terzo
strato, rivelando persone che
non hanno nulla di cui
doversi vergognare, che non
hanno commesso alcun
crimine per cui doversi
nascondere. Il cammino di
Joe potrebbe essere il
cammino di ciascuno di noi,
perché è normale essere
spaventati verso ciò che non
si conosce, ma è limitante
non volersi aprire alla
conoscenza dell'altro, alla
condivisione, al prezioso
scambio di esperienze.
L'omosessualità non è una
perversione né una
deviazione, la malattia non è
una punizione né
un'espiazione.
Joe supera i pregiudizi della
società, ma, soprattutto, i
propri.
La conoscenza alla fine
diventa tolleranza, la
tolleranza diventa rispetto, il
rispetto diventa affetto.
Pagina 16 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Claude Mary
Una voce argentina contro
l'impunità
Laura Bonaparte, una
Madre de Plaza de Mayo
Ed. 24marzo Onlus
€ 15 libro
Patrizia Sacco
La storia di Laura
Bonaparte è sicuramente
quella di una donna
straordinaria, come
straordinarie sono
tutte le Madres di
Plaza de Mayo. Donne
che durante la
terribile dittatura che
afflisse l’Argentina
come un morbo
devastante dal 1976 al
1983 videro
scomparire i propri
figli e parenti e da
allora non smettono
di reclamare la loro
restituzione. Laura
ebbe ben 7
desaparecidos nella
propria famiglia,
contando tre figli con
rispettivi coniugi e il
suo stesso marito, ed
anche lei dovette
abbandonare il paese per
non rientrare nel triste
elenco. Vengono i brividi a
guardare la foto di copertina
che ritrae la famigliola felice
in riva al mare e pensare che
presto sarà spazzata via
dalla violenza della
repressione. Fuggita in
Messico, Laura esercitò la
sua opera di psicoanalista
anche per aiutare altri
rifugiati e perseguitati e
collaborò con la sezione di
Amnesty in quel paese. In un
passo della sua biografia è
lei stessa a dichiarare: “La
mia attività in A. I. è stata
per me un aiuto
preziosissimo.” Più avanti,
sempre a proposito del suo
impegno nell’associazione
afferma: “ Senza
accorgersene si aiuta se
stessi aiutando gli altri.
Imparavo che la
solidarietà non solo
aiuta a rimettersi in
piedi, ma soprattutto
cura, per così dire, le
piaghe dell’anima.”
Questo agile racconto
biografico riassume gli
ultimi decenni di storia
argentina e le vicende
personali di Laura,
una persona che non si
è fatta annientare dagli
eventi ma ha saputo
trovare la forza per
sopravvivere nella
solidarietà e
nell’empatia. Un
esempio luminoso ed
un’iniezione di energia
per ogni attivista di
Amnesty…
capitolo si affronta
l’ideologia omofobica con
tutte le tipologie possibili:
omofobia antropologica,
liberale, clinica,
parossistica… Nel quarto
capitolo si affrontano le
cause dell’omofobia. Il libro
si conclude con una
postfazione di Stefano
Fabeni – direttore del
programma per i diritti glbti
di Global Rights – sull’Italia
delle omofobie.
Pagina 17 La Gazzetta di Amnesty Lazio
Amnesty International
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