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Gemona del Friuli (ud) - santantoniogemona.it · così importante quale è il prossimo Natale del...

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Gemona del Friuli (ud) Periodico del primo santuario antoniano del mondo Trimestrale - Poste italiane - Sped. in a.p. D.L. 353/2003, (conv. in L. 27.2.2004, n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Udine - Anno LXXXIII - N. 4 - 2009
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Page 1: Gemona del Friuli (ud) - santantoniogemona.it · così importante quale è il prossimo Natale del Signore. Gesù che nasce nel cuore di molti sia ancora il motivo di un tempo di fe-sta

Gemona del Friuli (ud)

Periodico del primo santuario antoniano del mondoTrimestrale - Poste italiane - Sped. in a.p. D.L. 353/2003, (conv. in L. 27.2.2004, n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Udine - Anno LXXXIII - N. 4 - 2009

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SOMMARIOLettera del Padre Rettore pag. 3Rifl essione sul Natale “ 4Conoscere Francesco “ 6S. Chiara D’Assisi “ 8Anno Scolastico 2009/10 10XI edizione del presepio 11Ven. P. Antonio Pagani 12Cronaca del Santuario 14

““““

i annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città Davide un salvatore che è il Cri-

sto Signore. Questo per voi il segno: trove-rete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,11-12). Un angelo viene inviato ai pastori per dare questo lieto messaggio: c’è un salvatore, fi nalmente! La grandezza di questo annuncio si ripete oggi, per noi; il Natale viene per noi. A nostra gio-ia, a nostra consolazione e salvezza, e poi certamente come messaggio di luce affi dato a noi, ma donato a tutti attraverso la gio-iosa testimonianza della nostra vita. Come i pastori anche noi andiamo senza indugio e incontriamo Gesù, il Vivente, e con gioia partiamo di là per dire a tutti che il Signore è nato, è per noi. Ecco, allora, avendo da-vanti agli occhi l’Evento di Betlemme, alcuni spunti per la nostra meditazione. Natale è una novità di cui dobbiamo stupirci. “Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano”, come pure “il pa-dre e la madre si stupivano delle cose che si dicevano di lui”. Tutta la liturgia di Natale è un invito allo stupore, perché Dio si è fatto uomo. Un fatto inaudito, impensabile per gli uomini, ma non per la benevolenza del Pa-dre, perché a lui “nulla è impossibile”. Per aprirci a questo mistero, abbiamo bisogno di soste contemplative, di fare silenzio, di pre-gare...

Natale è una certezza da annunciare. I pastori capirono che quell’annuncio dell’An-gelo era donato al mondo per essere portato a tutti. Per questo vedono il bambino, e poi parlano di lui dappertutto. Anche Simeo-ne ed Anna parlano del bambino a quan-ti incontrano, così Maria e Giuseppe, così

la Chiesa oggi. “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e annunciato” (At 4,20). Questo grande dono ossia la presen-za del Dio con noi, hanno diritto di riceverlo tutti. È di lui che dobbiamo parlare come un innamorato parla del suo amore. Non può non parlarne; e non può non parlarne con infi nita tenerezza. È il presepe che siamo in-vitati a vedere, come fu a Greccio, quando Francesco di Assisi rappresentò per la prima volta la Natività. È li che il semplice segno del presepe può conquistare i cuori e cambiare le persone, vale a dire cominciare a cambia-re il mondo. Infatti ritornando all’episodio di Greccio, il primo biografo di S. Francesco racconta: “Sembrava che il Bambinello gia-cesse privo di vita nella mangiatoia; France-sco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno. Per i meriti del Santo, Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e il ricordo rimaneva impres-so profondamente nella loro memoria” (FF 470). Sembra allora che ci venga chiesto di volgere l’attenzione alle nostre famiglie. Lì dovremmo desiderare di vedere rappresen-tata la scena del Natale. È in famiglia che siamo invitati a costruire il nostro presepio vivente con qualche segno di attenzione reciproca. Carissimi, a tutti vorrei giunges-se l’annuncio di gioia: Dio ancora oggi si fa uomo per me, per te, per ogni uomo, donna e bambino. Da ciascuno attende una rispo-sta d’amore. Attende pazientemente, se noi ci rendiamo disponibili, di potersi incarnare nella nostra vita e trasformarla con la forza del suo amore. Allora e solo allora sarà fi nal-mente Natale!

È l’augurio che di cuore, a nome dei frati Emidio, Umberto, Valeriano, Mariano e Gio-van Battista desidero far arrivare a tutti e ad ogni famiglia, in un momento particolare e così importante quale è il prossimo Natale del Signore. Gesù che nasce nel cuore di molti sia ancora il motivo di un tempo di fe-sta per tutti. Pace e Bene a tutti!

fr. Luigi Bettin

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V

è nato il nostro

“Io vi annuncio una grande gioia”, per-ché è nato il sorriso, perché è nato Cristo. Questo abbiamo udito oggi dall’angelo: “Chiunque lo sentirà, sorriderà insieme con me”. Sorridiamo dunque ed esultiamo insieme con la beata Vergine, perché Dio ci ha dato il sorriso, cioè il motivo di sorridere e di gioire con lei e in lei: “Oggi vi è nato il Salvatore”. Se uno si trovasse in punto di morte o fosse condannato all’ergastolo, e gli venisse annunziato: Ecco, è arrivato uno che ti salverà! Forse che non sorriderebbe, forse che non esulterebbe? Certamente! Esultiamo quindi anche noi, nella serenità della coscienza e nell’amore autentico per-ché oggi ci è nato il Salvatore, colui che ci salverà dalla schiavitù del diavolo e dall’er-gastolo dell’inferno (S. Antonio).

La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio dicembre 2009 dicembre 2009

LETTERA DEL PADRE RETTORELETTERA DEL PADRE RETTORE

Periodico del SantuarioANNO LXXXIII

Mensile - Trib. di Udine, 27.04.53 R.S. 16N. 4 - Ottobre - Novembre - Dicembre 2009

33013 Gemona del Friuli (UD) - ItaliaTel. 0432/98.11.13 - CCP 10542330

[email protected]

Redazionefr. Luigi Bettin, fr. Fabio Longo,

fr. Lorenzo Assolani e Clarisse di Moggio Udineseha collaborato fr. Gianfranco Gottardi

Direttore ResponsabileLuigi Secco

Stampa: Tipografi a OGV - Palmanova

Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

VIVE CON LE VOSTREOFFERTE

CCP N. 10542330 - Tel. 0432 981113

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natale 2009natale 2009

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natale 2009natale 2009

e, nel nominarlo, lo chiama, per tenerezza d’amore, il “bimbo di Bethlehem”. Così narra S. Bonaventura. Tommaso da Celano aggiunge che, pronunciando quel nome “Bethlem”. Francescosi riempiva la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora.

Il presepio viene oggi accolto e ammirato anche dalla cultura cosiddetta laica: diventa un momento religioso importante, che coniuga pietà e sentimento, devozione e folclore.

Eppure anche il presepio rimarrebbe una cosa bella ma morta, se non venisse animato dal canto e dalla musica. A Greccio, mentre il bosco risuonava di voci, la notte splendeva solenne e sonora di laudi armoniose.

Come a un santo italiano si deve la raffi gurazione plastica della nascita di Gesù, così a un santo italiano dobbiamo il canto che più comunemente viene eseguito davanti al presepio.

La memoria torna a quel mese di dicembre 1754, quando Sant’Alfonso Maria de’ Liguori predicava nel duomo di Nola. I fedeli stavano allestendo i loro presepi. Il santo predicatore

ebbe l’ispirazione di preparare a Gesù bambino un omaggio canoro.

Sant’Alfonso era un discreto musicista, dotato di bella voce tenorile. Aveva studiato contrappunto per un triennio con il celebre Gaetano Greco, successore di Alessandro Scarlatti nella direzione del conservatorio di Napoli. Una sera il Santo sale sul pulpito e attacca con estro un nuovo canto natalizio: “Tu scendi dalle stelle”…. Stupore dei presenti. I nolani sono famosi pel loro buon orecchio. Afferrano immediatamente il motivo e, usciti di chiesa vanno ripetendo in piazza e per le vie della città: “Tu scendi dalle stelle”…

Sono passati duecentoquarantacinque anni da quella sera nolana: la canzoncina di S. Alfonso è penetrata nel cuore, nella vita, nella storia degli italiani. Vi resterà ancora per secoli con la sua ingenua freschezza.

Giuseppe Verdi ne sperimentò l’incanto la notte di Natale del 1890, nell’oratorio

del palazzo D’Oria a Genova; Giovanni Joergenen si commosse fino alle lacrime, ascoltandola nella basilica della Natività a Betlemme. Continua a risuonare, dolce e devota, ai nostri giorni. Nella “Canzoncina a Gesù Bambino”, sant’Alfonso tocca tutti i sentimenti che un’anima pia esperimenta davanti al Culla di Betlemme: ammirazione, tenerezza, compassione, sofferenza, dolcezza spirituale…Ma la nota dominante, che ravviva quei quarantadue versi, è l’amore. “Quanto ti costò l’avermi amato – ti fece amor povero ancora – Dolce amore del mio core dove amor ti trsportò: - amor si poco amato – io t’amo, io t’amo!....

Il presepio è il più popolare canto natalizio italiano: San Francesco ci accompagna a ricreare la nascita di Gesù, Sant’Alfonso ci suggerisce le parole da rivolgere al Bambino di Betlemme.

fr. Emidio Papinutti

La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio dicembre 2009dicembre 2009

etlemme accoglie il cuore del mondo: “E il Verbo si è fatto carne”. Betlemme è sede del centro della storia: “Diede

alla luce il suo fi glio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”.

Betlemme ritorna ogni anno plasticamente nel presepio. Ricostruzione ingenua e giocosa, narrazione poetica e dai profondi signifi cati religiosi e umani, aggiornata con scene di vita attuale e perfi no sociale e politica, il presepio è insieme storia e teologia, realtà e fantasia. Spesso il presepio tocca alte vette di creatività artistica.

Il presepio di Greccio. “Frate Francesco, tre anni prima della sua morte, decise di celebrare vicino al paese di Greccio, il ricordo della natività del bambino Gesù, con la maggior solennità possibile, per rinfocolare la devozione. Ma, perché non venisse ascritto a desiderio di novità, chiese ed ottenne prima il permesso dal sommo Pontefi ce. Fece preparare una stalla, vi fece portare del fi eno e fece condurre sul luogo un bove e un asino. Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose. Il santo sacrifi cio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, levita di Cristo, canta il santo Vangelo.. Predica al popolo e parla della nascita del re povero

B

Se desideri divertirti in fraternità,cantando, pregando e lodando Dioti invitiamo alla veglia di preghieraa Fanna (PN)

per informazioni: frate Lorenzo, Diego, Flavio 0427 77037 • [email protected]

presso il convento dei frati ai piedi del monte Raut.Il ritrovo è previsto il giorno 30 DICEMBRE 09 al pomeriggioe si conclude con la messa del 01.01.2010 alle ore 9.15.Chi desidera può partecipare alla veglia comunitariadel 31 delle ore 21.30.

PROPOSTA GIOVANI

ndo:mmeiede se in

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dicembre 2009dicembre 2009

VIIIa Puntata VIIIa Puntata

conoscere i santiconoscere i santi conoscere i santiconoscere i santi

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solo chiesto di “riparare la sua casa”, ha un sacerdote che non accoglie il suo ricavato e che in qualche modo non si fi da del suo gesto “eclatante”, un padre che lo vaglia al setaccio, lo perseguita; una grotta dove si ri-fugia per pregare insistentemente senza più

poter riparare e dimorare nella chiesetta di S. Da-miano. Perché quando Francesco si propone di “servire Dio in tutti i modi possibili” egli sperimenta la prova? Quella che de-fi niamo prova in realtà la puoi sperimentare come persecuzione, incom-prensione, solitudine, de-lusione, angoscia, paura del fallimento. Tutto ciò è necessario per vedere se quell’amore che Dio ha acceso in te è solo un fuoco di paglia o un rove-to ardente che alimentato dalla Sua presenza mai si consuma. La prova met-te in luce che cosa c’è di autentico in te e che cosa c’è di passeggero, in che cosa veramente credi o in quale idea rimani aggrap-pato solo perché gli altri te l’hanno riferita. Dio non mette Francesco in un binario unico, lo lascia tra la parola e il silenzio, la ricerca e l’orientamen-to, tra la sicurezza di una direzione intrapresa e la

La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio

e le prove della vita

La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio 7 dicembre 2009dicembre 2009

cammino verso Assisi, vivace lesto e gaio. Armato di fi ducia in Cri-

sto e acceso da amore celeste, rinfacciava a se stesso la co-dardia e la vana trepidazio-ne, e con audacia decise di esporsi alle mani e ai colpi dei persecutori” (FF1417).

Francesco dopo essere en-trato nella grotta della pro-

pria interiorità se ne va “felice e gaio” perché ha ascoltato la sua

paura, quella di aver fallito di fronte al primo ostacolo. Il giovane si è dato il tempo nella preghiera di chiamare il suo problema per nome: “codardia, vana trepidazione”, sfi ducia nel progetto che il Signore gli ave-va rivelato. Egli ha accettato le sue paure e senza commiserarsi si è dato la possibilità di fare qualcosa di nuovo: alzarsi in piedi e ri-mettersi in cammino per affrontare la realtà; anche quella familiare, così come si presen-tava, accettandone le conseguenze. Egli nel suo atteggiamento di fede a Dio impara ad assumersi le sue responsabilità perché vuole vivere coerentemente con i valori in cui cre-de, sapendo che l’importanza dei suoi gesti non deriva da una approvazione sociale o familiare, ma unicamente dall’amore del suo impegno e dalla verità con cui si prefi gge lo scopo: “Cercare Dio in tutte le cose”. Di fronte a coloro che gli fanno sperimentare le diffi coltà egli pregherà in questo modo: “Amate i vostri nemici, e fate del bene a quelli che vi odiano e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano” (Cfr Mt 5,44; FF158).

ALCUNE DOMANDE PER TE:Di fronte alle diffi coltà scappi o le affronti?Ciò che fai è in sintonia con il volere di Dio o è solo un tuo modo di adattarti alle circo-stanze?Quale responsabilità ti è facile assumere, quale ti è facile dimenticarti?

fr. Lorenzo A.

F rancescorancesco aveva ascoltato le parole del crocifi sso che lo invitavano a riparare la sua casa. Egli gioioso per la visione e

le sue parole si alzò, si fece il segno della cro-ce e salito a cavallo prese con sé delle stof-fe di diversi colori, andò alla città di Foligno dove vendette il cavallo e tutta la merce che porta-va per ritornare subito a san Damiano. Qui trovò il sacerdote al quale voleva consegnare il denaro, ma il sacerdote rifi utò, forse per prudenza: temeva di essere preso in giro. Co-munque acconsentì che egli dimorasse con lui. Appena il padre seppe che era cambiato in quel modo cominciò a cercar-lo. Francesco andò allora a rifugiarsi in una caver-na segreta che aveva ap-positamente preparato dove rimase nascosto un mese intero “pregando senza interruzione e con abbondanti lacrime affi n-ché il Signore lo liberasse da quella persecuzione e si degnasse amorevol-mente di portare a com-pimento le sue aspirazio-ni” (Cfr FF1415-1416). Francesco dopo il dialo-go con il crocifi sso inco-mincia a sperimentare la prova. Vende i suoi beni quando la voce gli aveva

camme ga

st

trpria

e gaio

diffi coltà di superare i problemi del concreto. È nella scelta del quo-tidiano che egli rinvigorisce il suo spazio di libertà che affi na giorno dopo giorno con gli atteggiamenti di co-raggio, fi ducia, confronto, sacrifi cio ma anche umiltà nel riconoscere le proprie paure e i propri limiti. Inol-tre le diffi coltà gli permettono di verifi care non se ama Dio nella prova, ma se è disposto ad amarlo di più. Notiamo che la preghiera nella grotta diventa “insistente e con abbondanti lacri-me”. Ricordo, ad esempio, che un giovane imparò a pregare nel momento che la diffi -coltà della sua scelta raggiunse l’opposizione del padre. La sua timida preghiera divenne accorata, piena di fi ducia nel suo proposito, al punto da trasformare il suo cuore e quello del genitore. Anche se a volte può sembra-re che Dio può chiedere l’impossibile, egli ti dà sempre la forza necessaria nel sostenere la sua richiesta. Accettare il tuo cammino con umiltà ti permette di purifi care la mente (non sempre sarai compreso nelle tue idee e progetti), ed il cuore (non sempre sarai valorizzato da chi dovrebbe sostenerti). È importante che tu ti chieda: Ciò che faccio è ciò che sento nel profondo del mio cuore o è solo un mio modo per mostrarmi agli altri? Francesco sperimenta, ad esempio, che la vendita dei suoi beni non lo ha aiutato di certo nel suo progetto, visto che aveva tutti contro, tuttavia trovandosi nella situazione di dipendere da qualcuno si è aperto al dia-logo e al confronto. È in questa apertura che egli chiarisce se stesso nel suo progetto con Dio. Anche tu puoi incominciare a diffi dare di quelle voci interne che ti fanno deviare dalla “fede dritta” e dalla “carità certa” per confrontarti con le persone che Dio ha mes-so nel tuo cammino, nella tua Parrocchia, senza dover fuggire in una grotta- eremo. “Francesco lasciò la caverna e si mise in

F

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dicembre 2009dicembre 2009

La voce delle Sorelle Clarisse di Moggio Udinese La voce delle Sorelle Clarisse di Moggio Udinese

conoscere i santiconoscere i santi conoscere i santiconoscere i santi

8La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio 9 dicembre 2009dicembre 2009

mente da ogni cibo. Venuti a conoscenza S. Francesco e il Vescovo di Assisi di questo regime troppo aspro di penitenza, subito le consigliarono moderazione, proibendole i tre giorni di digiuno. Se si aggiungono a tutte queste dure macerazioni anche altre peni-tenze fi siche con cilici e strumenti penitenziali vari, (cfr. FF3192), non fa meraviglia che il fi sico di S. Chiara dovette risentirne ben pre-sto, ed ella si ammalò.Così S. Chiara, verso gli ultimi anni di ma-lattia, non potè più alzarsi dal letto, e perciò non potè associarsi al lavoro e alla preghiera delle sorelle. Ella, rimanendo nell’angolo del dormitorio di S. Damiano, non potè più far altro che accettare la sua croce di sofferenza e diventò così un’ostia di amore che si con-sumava poco a poco davanti al Signore come un perfetto sacrifi cio di lode. Era divenuta anche lei, come S. Francesco, “una donna fatta preghiera”.In S. Chiara preghiera – penitenza – sacrifi cio si fusero in un unico atto di lode e di adora-zione all’”Altissimo, bon Signore”.

Clarisse di Moggio Udinese

Sua vita, contemplazione della sua persona umana e della sua gloria nel Padre. Un itine-rario che sfocia nel Rgno: “convito in cui si aderisce con tutte le fi bre del cuore a Colui la cui bellezza è ammirazione instancabile delle schiere beate del cielo”(FF2901-Lett. IV^). Questa unione col Signore ha anche le sue “notti”: anche S. Chiara ha la sua lunga “notte” di sofferenza, di croce, in cui assa-pora fi no in fondo il signifi cato della parola “tribolazione”. Ventinove anni di infermità in cui impara il signifi cato della parola “pazien-za” e fa esperienza dello Sposo povero e cro-cifi sso. Ma la sua è anche la solare esperien-za dell’Essere di Dio, la pienezza del Bene, fontana di gioia donata agli amici: “anche tu proverai ciò che è riservato ai suoi soli amici, e gusterai la segreta dolcezza che Dio mede-simo ha riservato fi n dall’inizio a coloro che lo amano”(FF2889 – Lett. III^).S. Chiara non ha scritto molto ma, come per S. Francesco, tutto ciò che ha scritto è frutto della sua esperienza, del suo “stare” con Dio, della sua sponsalità nello Spirito Santo, cinta, come quella di Maria, da un velo di silenzio.Questo meraviglioso spirito di preghiera era sostenuto da una forte penitenza. Ci racconta il biografo Tommaso da Celano (Leg. n. 17) tutti gli espedienti escogitati dalla Santa per mortifi care il corpo. Cose che oggi suscitano un senso di ripulsa e suonano come anacro-nistiche ai nostri orecchi, abituati come siamo ad una visione edonistica della vita.Tommaso da Celano narra dunque che S. Chiara – pur abituata al benessere della casa paterna – quando si convertì al Signore ed entrò in S. Damiano si era adattata a una roz-za tonaca ed un mantello altrettanto povero. Ignorava completamente l’uso dei sandali. Per dormire, la terra nuda con un po’ di pa-glia era il suo letto. Come cuscino usava un legno. Aveva adottato un regime di digiuno quasi perpetuo: pane ed acqua nella Quare-sima e in Avvento. Per tre giorni la settimana (lunedì, mercoledì e venerdì) durante questi tempi penitenziali, si asteneva completa-

ita di preghiera: abbiamo parlato dif-fusamente della vita di S. Chiara: una vita di povertà-umiltà nella clausura di

S. Damiano, una vita di fraternità come so-rella, sposa e madre, sulla scia della madre di Gesù. Ma tutte queste dimensioni della vita di S. Chiara hanno un centro, un fulcro ed è la preghiera. La vita di preghiera sostenuta da una intensa penitenza. S. Chiara è nella famiglia francescana colei che, nel silenzio di S. Damiano, sostenne con la sua continua preghiera e penitenza l’intero edifi cio della Chiesa (cfr. Bolla di Canonizzazione di S. Chiara – FF 3284-3285). Come pregava S. Chiara? Emergono nelle Fonti francescane tre punti di esperienza essenziali nel cammi-no di preghiera della Santa.

la purità di cuore, per “pregare sempre con cuore puro”(FF 2811 – Regola), la difesa dello spirito di orazione e devozione. L’in-tera Regola di S. Chiara, nel suo aspetto di silenzio, di clausura, di penitenza ha di mira questa purità di cuore, perché esso divenga dimora di Dio. Il programma è già defi nito nella lettera del Card. Rainaldo di Ostia, nel 1252, introdotta nella Bolla della Regola, consegnata a Chiara due giorni prima della sua morte: “Avete scelto di abitare rinchiuse e dedicarvi al Signore in povertà somma, per potere con animo libero servire a Lui…”(FF 2748). La clausura del corpo risponde a un fi ne di liberazione e di purità dell’animo.Anche la Leggenda di S. Chiara, al n. 36, at-tingendo alle testimonianze dirette ed orali delle sorelle di S. Damiano, è maestra nel ri-levare in Chiara una forte, limpida coscienza

che la vita della preghiera e della comunione con Dio passa, come primo gradino, attra-verso la purifi cazione del cuore: “le istruisce (le novizie) anzitutto ad allontanare dall’abi-tazione della mente ogni rumore, per poter aderire unicamente alle profondità del miste-ro di Dio”(FF 3227).

è questo desiderio che dà anima alla pre-ghiera, che introduce nel mondo di Dio e fa stringere nell’amore a Cristo povero e cro-cifi sso, fi no a “trasformarsi nella immagine della divinità di Lui”(FF2888 Lett. III^ a S. Agnese). Gli scritti di S. Chiara, soprattutto le quattro lettere a S. Agnese di Praga, sono piene di questo desiderio che è il vero mez-zo francescano per rompere la barriera delle cose umane per slanciarsi verso il Signore.Nota in proposito l’autore della leggenda: “Aveva ormai fi ssato nella luce lo sguardo ardentissimo del desiderio interiore e, trasce-sa la sfera delle vicissitudini umane, spalan-cava in tutta la sua ampiezza il campo del suo spirito alla pioggia della grazia” (FF3197 Legg. 19).

un collocare occhi, mente, cuore in Cristo, per fare “pasqua” con Lui nel desiderio: una contemplazione attiva che in S. Chiara non è mai disgiunta dall’imitazione del Signore po-vero e umile. È un guardare, un contemplare per imitare e trasformarsi in Lui. Uno sguardo continuo a Cristo che si fa meditazione della

V

Un desiderio ardente delSignore, “la fame di Dio”:

S. Chiarala vita e il messaggio

Uno sguardo continuo della mente e del cuore verso Dio:

La custodia del cuore:1

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10 11La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio dicembre 2009dicembre 2009La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio dicembre 2009dicembre 2009

La celebrazione è stata allietata dai canti dei bambini e dei ragazzi della scuola, pre-parati dalle insegnanti di musica.

La chiesa, gremita come non mai, risuo-nava di dolci canti e melodie, apprezzatissi-mi da tutti. Al momento dell’offertorio sono stati portati all’altare i doni dai ragazzi della scuola media, dai bambini della scuola pri-maria e anche dai più piccoli della scuola dell’infanzia.

È stata una giornata di condivisione ma soprattutto di grande gioia per tutti!

SCUOLA S.M. DEGLI ANGELISCUOLA S.M. DEGLI ANGELI SCUOLA S.M. DEGLI ANGELISCUOLA S.M. DEGLI ANGELI

S N

Anno Scolastico 2009-10: XI EdizioneXI Edizione del Presepiodel Presepio

abato 3 ottobre tutti i bambini e i ra-gazzi della scuola Santa Maria degli Angeli, insieme con le loro famiglie e

tutti gli insegnanti, si sono riuniti presso il Santuario di S. Antonio per iniziare con una solenne celebrazione il nuovo anno scola-stico. La Congregazione delle Suore Fran-cescane, rappresentata dalla Superiora pro-vinciale Suor Luisangela, Suor Anna Maria e Suor Biancamaria, ha ricordato insieme a tutta la scuola con un giorno di anticipo la festa di San Francesco. Per ricordare la fi gu-ra straordinaria del Santo di Assisi nell’atrio della scuola è stata sistemata una meravi-gliosa immagine accompagnata dalle sue parole di lode a Dio: “Creature tutte, lodate il Signore”.

La Santa Messa è stata celebrata da don Gastone e da un ospite graditissimo, don Luca Calligaro, ordinato sacerdote quest’estate, che è stato un alunno della scuola “Santa Maria degli Angeli”. Durante l’omelia don Luca ha ricordato con gioia il periodo trascorso nella scuola ed ha augu-rato a tutti i ragazzi di trovare come lui la propria strada nella vita, lavorando sempre con impegno.

si parte con Dio

ella Scuola “Santa Maria degli Angeli” di Gemona del Friuli è visitabile la undicesima edizione del Progetto

Presepio. Il tema che lo ispira quest’anno è “Un mondo nel presepio”. Si tratta del nostro mondo così bisognoso di accostarsi al mistero del Natale, di immergersi in questa realtà così sublime e tanto vicina all’umanità. Il Figlio di Dio, che prende dimora in mezzo a noi, risvegli nel cuore di ciascuno la fede di Maria e di Giuseppe, la prontezza

e lo stupore dei pastori, l’armonia per la bellezza con la quale il cielo si inchina sul suo Creatore e, soprattutto, la bontà del Bambino Gesù venuto a portarci pace e amore. Accanto all’installazione principale, dominata da un grande mondo attraverso il quale i visitatori possono entrare a far parte della schiera dei pastori che si recano da Gesù, ci sono undici presepi realizzati dai ragazzi con le loro famiglie, che descrivono i valori

desiderati per la nostra società.

Questo originale presepio è visitabile fi no al 22 dicembre e dal 7 al 31 gennaio in orario sc

olasti

co

Si prevedono aperture straordinarie, dalle 15.00 alle 18.00 nelle seguenti date:

6,13,20,25,26,27 dicembre; 3,6,10,17 gennaio 2010

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13La voce del Santuario di Sant’AntonioLa voce del Santuario di Sant’Antonio dicembre 2009dicembre 2009

Gemonesi, nel corso dei secoli, bene-fi ciarono della presenza di celebri e santi frati, quali S. Antonio di Pado-

va, S. Giovanni da Capestrano, il venerabile Adriano Osmolowki, il servo di Dio Gregorio Fioravanti e, nel 1561, il venerabile Antonio Pagani, la cui presenza a Gemona è docu-mentata da una lettera “obbedienziale” (Ve-nezia S. Francesco della Vigna 30 gennaio 1561) del ministro provinciale p. Benedetto Bragadin, che inviava il Pagani, allora trenta-cinquenne, a predicare nel duomo di Gemo-na. L’originale è conservato nell’archivio del-la Vicepostulazione CCSS presso il convento di S. Giacomo a Monselice. Nella lettera, in lingua latina, sono messe in risalto le grandi doti intellettuali e morali del Pagani: la sua competenza teologica e la chiarezza di espo-sizione (in sacris litteris peritus facundia), la santità di vita (ac morum integritate), l’ar-dore apostolico (ac animarum zelo), doti già evidenziate un anno prima dal commissario generale fr. Angelo da Aversa nel mandare il Pagani a predicare a Campo San Pietro “nella nostra chiesa di S. Giovanni Battista”: de tua salutifera doctrina, morum gravitate, obedientiae promptitudine, vitaeque sancti-monia, dono predicationis. Tutti motivi che convinsero il Bragadin a scegliere proprio il Pagani per la cattedrale di Gemona: iungi-mus ire ad castrum Glemonis in ecclesia ca-thedrali, perché predichi e insegni il diritto canonico ai frati del luogo o che, passando per Gemona, vi dimoreranno per un po’ di tempo.

Ma chi era questo celebre predicatore e giurista, che nello stesso anno 1561 fu invia-to a predicare l’Avvento e la Quaresima an-che a Pirano in Istria e nell’autunno al Conci-

lio di Trento?Nato a Ve-

nezia, sestiere Cannaregio, nel 1526, bat-tezzato con il nome di Mar-co, il Pagani dimostra ben presto un in-gegno non comune che gli permetterà di laurearsi, a 19 anni, sia in Diritto cano-nico che civile all’Università di Padova ed essere assunto come avvoca-to dalla Nunziatura apostolica di Venezia. In prospettiva, una carriera assai promettente, ma che non soddisfa pienamente il giovane avvocato.

Affascinato dalla predicazione di Barna-biti e Angeliche, tra le quali emerge Paola Antonia Negri, Marco lascia tutto per entra-re, ventenne, tra i Barnabiti di Milano, ove è ordinato sacerdote il 20 dicembre 1550. Per impreviste incresciose situazioni, nel 1552 abbandona Milano e, dopo 5 anni di rifl es-sione e intensa preghiera, nel 1557 entra novizio, con il nome di Antonio, tra i Frati Minori Osservanti nel convento di S. Fran-cesco della Vigna a Udine.

Impossibile tracciare in poche righe i tratti essenziali della sua fi gura e della vasta e molteplice attività: docente di diritto (è tra i soci confondatori dell’Accademia veneziana della Fama in qualità di canonista), assistente

del Ministro generale p. Francesco Zamora impegnato nella sessione XXII del Concilio tridentino sulla riforma della Chiesa, l’ob-bligo di residenza dei vescovi e dei pasto-ri in cura d’anime, argomento per il quale Zamora aveva bisogno del Pagani teologo e giurista; predicatore, riformatore, fondatore di nuove congregazioni religiose, ottimo ma-estro di vita spirituale, amante del silenzio, della vita ritirata, della contemplazione, po-eta, scrittore. Nel 1565, il vescovo di Vicenza Matteo Priuli, che aveva conosciuto il Pagani a Pirano, lo invita a predicare il quaresimale in cattedrale. Da quell’anno la diocesi vicen-tina sarà prevalentemente il territorio del suo apostolato. Collabora con il vescovo Matteo (ne sarà anche il confessore) e il successore Michele Priuli nell’opera di riforma della dio-cesi, in qualità di teologo e consultore del S. Uffi zio. Uno degli obiettivi fondamentali della sua azione pa-storale è l’elevazione culturale e morale dei laici, obiettivo che rea-lizzerà anche attraver-so la riforma dell’Ora-torio di s. Girolamo e la fondazione di due nuove congregazioni: La Compagnia dei Fra-telli della Santa Croce e La Compagnia delle Dimesse. Obiettivo: ristabilire una vita re-ligiosa ispirata ai primi tempi della chiesa, in quel radicale rinno-vamento di mentalità che riteneva possibile la santità anche fuori le mura del monaste-ro; santità esercitata sia nella vita attiva ritirata, sia in quella solitaria contemplati-va, sia dedicata diret-

tamente alle opere di carità: insegnamento del catechismo, cura degli ammalati, visita ai carcerati, difesa gratuita nei processi della povera gente.

Novità introdotta dal Pagani, e approva-ta dal Visitatore apostolico Agostino Valier, è quella delle Dimesse, impegnate ad armo-nizzare contemplazione e attività apostolica, il cui campo di azione era identico a quello dei Fratelli della S. Croce, ma ora si tratta-va di donne. Esse incideranno soprattutto nell’apostolato catechistico e parrocchiale, nell’educazione delle ragazze. Sopravvissu-te alla soppressione napoleonica, in quanto non ritenute giuridicamente suore (lo saran-no all’inizio del XX secolo), sono tuttora atti-ve in Italia (notevole la loro presenza in terra friulana, veneto-giuliana e veneta), in Africa, India e Brasile. In tarda età può concretizzare la sua aspirazione alla vita eremitica, solitaria

e contemplativa “per poter più facilmente, con l’aiuto della gra-zia divina, conseguire la purezza della mente e del cuore, l’amicizia e l’unione con Dio…; per poter fuggire ogni vana e inutile occu-pazione e distrazione della mente e del cuore e così poter meglio ac-costarmi con la men-te, con il cuore e con le forze tutte a Dio” (Supplica al Ministro generale). E il ministro generale, p. Francesco Gonzaga, lo favorisce. E sui monti Berici tra-scorrerà il resto della sua santa vita. La sal-ma è venerata nella chiesa di S. Pancrazio di Barbarano VI.

fr. Fabio Longo

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VEN. P. ANTONIO PAGANIOFM (1526 - 1589)

Ritratto di padre Antonio Pa-gani, olio siu tela 97x75 cm, di pittore veneto, terzo de-cennio XVII secolo. Museo diocesano di Vicenza.

FRATI FRIULANI BENEMERITIFRATI FRIULANI BENEMERITI FRATI FRIULANI BENEMERITIFRATI FRIULANI BENEMERITI

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VITA NOSTRAVITA NOSTRAVITA NOSTRAVITA NOSTRA

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Gruppo della Parrocchia di S. Antonio di Padova, Casette di Legnago - Verona, con il parroco don Paolo Beltrame e il sindaco di Gemona in pellegrinaggio al Santuario il 15 settembre 2009. Parrocchia dove ha esercitato il ministero di Parroco il nostro Rettore, fr. Luigi Bettin.

Fam. LONDERO MICHELELONDERO MICHELE e FEDERICAFEDERICA con VITTORIAVITTORIA Battezzata il 20 settembre 2009 in Duomo a Gemonae affi data a S. Antonio lo stesso giorno.

50° di Matrimonio di MARCHETTIMARCHETTI PRIMOPRIMO ed EMILIAEMILIA celebrato in Santuario l’11 ottobre 2009 durante la S. Messa delle ore 11,00.

AVVICENDAMENTO DEI FRATI:AVVICENDAMENTO DEI FRATI:il mese di settembre ha segnato per la nostra fraternità il cambio dei frati:frate ASELMO PEDROLOASELMO PEDROLO efrate FLORINDO GUIDOLINFLORINDO GUIDOLIN rispettivamente al Santuario di Motta di Livenza e alla Parrocchia del Tempio Votivo di Treviso e sono arrivati frate EMIDIO PAPINUTTIEMIDIO PAPINUTTIfrate MARIANO FREITASMARIANO FREITASe frate GIOVAN BATTISTA RONCONIGIOVAN BATTISTA RONCONIrispettivamente da Motta di Livenza, da Vittorio Veneto e Padova.A chi è partito un grazie di cuore per il servizio svolto nel nostro Santuario e a chi è arrivato il Benvenuto con gli auguri più cari di buona permanenza fra noi!

GRUPPO CRESIMANDIdelle Parrocchie di S. Ambrogio e SS. Redentore di Monfalcone,venuto al Santuario per il ritiro in vista della Cresima.

La gemonese FERNANDA SINDICI FERNANDA SINDICI CURZICURZI ha compiuto 102 anni, con Alessandro ultimo nato in famigliaaffi dati a S. Antonio.

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Buon Natale eFelice Anno Nuovo

I fr ati del Santuario

augurano

Santuario di Sant’AntonioORARIO SS. MESSE

Festivo (per tutto l’anno):ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 17.00 (solare) - 18.00 (legale)

CANTO DEL VESPROore 16.00 (solare) - 17.00 (legale)

Feriale SS. Messe 8.00 e 9.007.40 lodi mattutine e 18.30 vespro


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