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GENNAIO 2011 Anno 1I° Numero 9 pagina 1 “L’eco della ... 2011.pdf · rocchiale all’inizio...

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GENNAIO 2011 Anno 1I° Numero 9 pagina 1 “L’eco della comunità parrocchiale di S.Giacomo Apostolo in Calvizzano - NA I l Dio della Speranza che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede, per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. E’ con questo saluto liturgico che formulo gli auguri dalle pagine di questo giornalino par- rocchiale all’inizio dell’anno civile 2011. La speranza, nella dottrina della Chiesa è una delle tre virtù teologali , insieme a fede e carità , definite da San Paolo apo- stolo nella Prima Lettera ai Corinzi (Cap.13). Nell'articolo 2090 del Catechismo della Chiesa Cattolica la speranza è definita come "l'attesa fiduciosa della benedizione divina e della beata visione di Dio" e anche come "il timore di offendere l'amore di Dio e di provocare il castigo". Nello stesso articolo sono definiti come "peccati contro la speran- za" la disperazione (che equivale alla cessazione della fiducia nella onnipotenza di Dio) e la presunzione (con la quale si pre- sume di potersi salvare senza Dio, o, viceversa, senza una personale conversione). Ne consegue che per il cristiano la speranza equivale alla certezza della divina Misericordia che si orienta verso il pec- catore convertito. Il nostro Cardinale Arcivescovo, almeno per tre volte nel suo magistero ufficiale fa riferimento alla speranza. Nella lettera pastorale per la festa di san Gennaro del 2006 a soli tre mesi dall’inizio del suo ministero pastora- le a Napoli, parla del Sangue e della Speranza dove per san- gue non si intende tanto quello di San Gennaro col suo pro- digio ricorrente, quanto piuttosto quello che spesso viene versato a causa di faide camorristiche anche da innocenti; ma Napoli è non solo terra di sangue, ma anche terra di spe- ranza; sangue e speranza sono, per fede e tradizione, le due colonne che sostengono la sua identità più profonda e carat- terizzano la sua storia millenaria. Nel 2008 egli pubblica un suo libro dal titolo .Non Rubate la Speranza dove racconta i suoi primi incontri con le varie realtà diocesane e si chiede: “Quante Napoli conoscete? Quella della camorra, della di- soccupazione, dei delitti sotto casa? Oppure quella dello scandalo della "monnezza"? Ebbene, Napoli non è solo que- sto. È un universo misterioso e poliedrico, una "città mon- do", con le sue facce doloranti e patetiche, la sua ricchissima umanità". L’otto dicembre scorso ci ha fatto dono di un’altra lettera pastorale dal titolo: non Chiudete le porte alla speranza Non è soltanto il titolo della lettera pastorale con la quale il nostro Cardinale Arcivescovo Crescenzio Se- pe, indice un GIUBILEO per Napoli per l’anno 2011, è il grido di un Pastore assillato dall’ansia per il bene del suo popolo. Sembra quasi un grido disperato, un appello a far di tutto per riportare Napoli, città e diocesi, a vivere, a non morire, a riscattarsi dalle ingiustizie e dalle persecuzioni. San paolo, nella lettera ai Romani (5,5)dice: La Speranza non delude e ancora (15,13) Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. Come segno di inizio dell’Anno Giubilare, c’è la consuetu- dine di Aprire le Porte. A Roma si aprono le porte delle quattro Basiliche Maggiori, che sono: San Giovanni in Laterano, segno della Chiesa U- NA, Santa Maria maggiore, segno della Chiesa SANTA, san Paolo fuori le mura, segno della Chiesa CATTOLICA, e san Pietro, segno della Chiesa APOSTOLICA. In occasione del Giubileo per Napoli si apriranno simboli- camente le quattro porte di Napoli: porta San Gennaro, porta Capuana, porta Nolana e port’Alba. Ognuna di queste porta ha in sé una sua simbologia: porta San Gennaro sarà la porta della condivisione e della solidarietà per difendere i deboli dalla fame e dalla povertà, sulle orme di San Gennaro che fermò la lava del Vesuvio per proteggere la città dall’eruzione; porta Capuana sarà la porta della legalità, in difesa della sana imprenditoria dell’artigianato e del commercio, era infatti snodo di grandi comunicazioni e attigua alla sede della Pretura e del primo carcere. (continua a pagina 2)
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GENNAIO 2011 Anno 1I° Numero 9 pagina 1 “L’eco della comunità parrocchiale di S.Giacomo Apostolo in Calvizzano - NA

I l Dio della Speranza che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede, per la potenza dello Spirito

Santo, sia con tutti voi. E’ con questo saluto liturgico che formulo gli auguri dalle pagine di questo giornalino par-rocchiale all’inizio dell’anno civile 2011. La speranza, nella dottrina della Chiesa è una delle tre virtù teologali, insieme a fede e carità, definite da San Paolo apo-stolo nella Prima Lettera ai Corinzi (Cap.13). Nell'articolo 2090 del Catechismo della Chiesa Cattolica la speranza è definita come "l'attesa fiduciosa della benedizione divina e della beata visione di Dio" e anche come "il timore di offendere l'amore di Dio e di provocare il castigo". Nello stesso articolo sono definiti come "peccati contro la speran-za" la disperazione (che equivale alla cessazione della fiducia nella onnipotenza di Dio) e la presunzione (con la quale si pre-sume di potersi salvare senza Dio, o, viceversa, senza una personale conversione). Ne consegue che per il cristiano la speranza equivale alla certezza della divina Misericordia che si orienta verso il pec-catore convertito. Il nostro Cardinale Arcivescovo, almeno per tre volte nel suo magistero ufficiale fa riferimento alla speranza. Nella lettera pastorale per la festa di san Gennaro del 2006 a soli tre mesi dall’inizio del suo ministero pastora-le a Napoli, parla del Sangue e della Speranza dove per san-gue non si intende tanto quello di San Gennaro col suo pro-digio ricorrente, quanto piuttosto quello che spesso viene versato a causa di faide camorristiche anche da innocenti; ma Napoli è non solo terra di sangue, ma anche terra di spe-ranza; sangue e speranza sono, per fede e tradizione, le due colonne che sostengono la sua identità più profonda e carat-terizzano la sua storia millenaria. Nel 2008 egli pubblica un suo libro dal titolo .Non Rubate la Speranza dove racconta i suoi primi incontri con le varie realtà diocesane e si chiede: “Quante Napoli conoscete? Quella della camorra, della di-soccupazione, dei delitti sotto casa? Oppure quella dello

scandalo della "monnezza"? Ebbene, Napoli non è solo que-sto. È un universo misterioso e poliedrico, una "città mon-do", con le sue facce doloranti e patetiche, la sua ricchissima umanità". L’otto dicembre scorso ci ha fatto dono di un’altra lettera pastorale dal titolo: non Chiudete le porte alla speranza Non è soltanto il titolo della lettera pastorale con la quale il nostro Cardinale Arcivescovo Crescenzio Se-pe, indice un GIUBILEO per Napoli per l’anno 2011, è il grido di un Pastore assillato dall’ansia per il bene del suo popolo. Sembra quasi un grido disperato, un appello a far di tutto per riportare Napoli, città e diocesi, a vivere, a non morire, a riscattarsi dalle ingiustizie e dalle persecuzioni. San paolo, nella lettera ai Romani (5,5)dice: La Speranza non delude e ancora (15,13) Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. Come segno di inizio dell’Anno Giubilare, c’è la consuetu-dine di Aprire le Porte. A Roma si aprono le porte delle quattro Basiliche Maggiori, che sono: San Giovanni in Laterano, segno della Chiesa U-NA, Santa Maria maggiore, segno della Chiesa SANTA, san Paolo fuori le mura, segno della Chiesa CATTOLICA, e san Pietro, segno della Chiesa APOSTOLICA. In occasione del Giubileo per Napoli si apriranno simboli-camente le quattro porte di Napoli: porta San Gennaro, porta Capuana, porta Nolana e port’Alba. Ognuna di queste porta ha in sé una sua simbologia: porta San Gennaro sarà la porta della condivisione e della solidarietà per difendere i deboli dalla fame e dalla povertà, sulle orme di San Gennaro che fermò la lava del Vesuvio per proteggere la città dall’eruzione; porta Capuana sarà la porta della legalità, in difesa della sana imprenditoria dell’artigianato e del commercio, era infatti snodo di grandi comunicazioni e attigua alla sede della Pretura e del primo carcere. (continua a pagina 2)

GENNAIO 2011 “Il Roveto Ardente “ Anno 11° Numero 9 pagina 2

Porta Nolana a cui si affiancano le torri della fede, sarà la porta della fiducia e dell’accoglienza per un rinnovamento nelle relazioni interpersonali, nei rapporti tra generazioni, tra le classi sociali, tra cittadini ed extracomunitari, in difesa di chiunque è diverso per età, ceto. sesso. razza, religione o cultura. Port’Alba, dove è ubicata la casa di Santa Caterina Volpi-celli, grande educatrice, amante della musica e del teatro, sarà la porta delle arti e delle scienze per difendere il valore della nostra cultura, nel senso più ampio del termine, dall’imbarbarimento delle mode del nostro tempo. E allora, tutti insieme, con grande sacrificio e impegno, lon-tani dai riflettori dei media, compiamo il vero miracolo: tra-sformare la terra dell'abbandono, della sofferenza e della disgrazia in un'oasi di pace, di accoglienza e di amore. Per-ché non si può in alcun modo "imbavagliare il Vangelo", perché la promessa diventa anche una sfida: "Non chiudiamo le porte alla speranza".

Buon anno 2011

Il Parroco

I l 17 gennaio 1871 a Pontmain un paesino a nord- est dell Francia, la Vergine apparve per una sola volta ad alcuni

bambini, restando in silenzio per circa tre ore. Attorno alla sua figura si formò una sorta di mandorla mistica, e il messag-gio si espresse tramite una scritta formatasi nel cielo. Il pen-siero va immediatamente a le Salette, per il silenzio e l’unicità dell’apparizione e a Rue du Bac, l’ovale e la scritta. In quei giorni la Francia, attraversava uno dei momenti più bui della sua storia. Nel luglio del 1870 l’imperatore francese Napoleo-ne III aveva dichiarato guerra alla Prussia (che si chiamerà Impero di Germania), guidato dal Re Guglielmo I e dal Cancel-liere Otto vàn Bismarck. I Prussiani che si stavano afferman-do come la potenza europea emergente, a settembre cattura-rono Napoleone III ed avanzarono fino a cingere d’assedio Parigi. La gente di Pontmain era angosciata, perché la mattina di quello stesso 17 gennaio, le truppe prussiane erano arriva-te a Laval, vicino Pontmain, ed il loro dilagare era inevitabile. Trentotto cittadini, su una popolazione di cinquecento abitan-ti, erano stati arruolati, nell’esercito francese ormai in disfat-ta, e di loro non si avevano notizie. Il parroco don Michel Guè-rin, un vero santo, la domenica 15 dopo i vespri, aveva into-nato come di consueto il cantico di Saint-Brieuc: «Madre della speranza, il cui nome è tanto dolce, proteggete la nostra Fran-cia e pregate per noi ». I parrocchiani avevano reagito con sentimenti di scoraggiamento: « Si ha un bel pregare, ma il

buon Dio non ci ascolta». Come già citato, l’inizio dell’apparizzione avvenne alle ore 17, del 17 gennaio in una fredda e buia sera invernale. Il dodicenne Eugène Barbedette e suo fratello Joseph di due anni più piccolo, avvistarono per primi la Madonna, posta sul tetto della casa posta di fronte al loro fienile. I genitori che non vedevano nulla, li rimprovera-rono, accusandoli di mentire: ma l’insistenza dei figli li con-vinse a raccogliersi in preghiera. Poco dopo si aggiunsero il parroco don Michel Guèrin e via via tutti i cittadini. Gli adulti però non scorgevano niente: soltanto altri bambini. Francoise Richer (undici anni) e Janne – Mane Le Bosse (nove anni) insieme con altri tre più piccoli, i quali a motivo della giova-nissima età (sei, quattro e due anni), non vennero riconosciu-ti ufficialmente come veggenti – affermarono che era real-mente apparsa la Vergine e videro l’intero sconvolgimento di ciò che era accaduto. Prima l’apparizione della Vergine, la cui figura fu contornata da un ovale blu con quattro candele spente ( due in prossimità delle ginocchia e due all’altezza delle spalle). Il suo vestito era azzurro scuro trapunto di stel-le d’oro le mani con le palme rivolte in avanti, in segno di ac-coglienza, «come nella medaglia miracolosa». ». Mentre tutti i presenti intonavano il Magnificat, le Litanie lauretane e la Salve Regina, uno striscione bianco ai piedi di Maria, si andò componendo la scritta (che oggi è riportata tutt’intorno all’abside della basilica): « Ma pregate figli miei: Dio vi esau-dirà in poco tempo; mio Figlio si lascia commuovere». Ella sembrava muovere le labbra per pronunciare queste parole, ma la voce non si udiva. Dopo un po’ le parole svanirono ed il volto della Madonna assunse un espressione di un immenso dolore. A questo punto le comparve sul petto una croce rossa, sulla quale c’era Gesù tutto sanguinante e sulla sommità la scritta « Gesù Cristo », anche essa rossastra. Intanto le candele vennero accese da una piccola stella e mentre spariva la croce rossa due croci bianche si mostrarono sulla spalla della Ma-donna. Infine un velo bianco apparve alla base dell’ovale e si innalzò lentamente fino a nascondere completamente la vi-sione. In sostanza quel che Maria ci dice a Pontmain è che anche

nelle situazioni più drammatiche, la via da percorrere per la sal-

vezza è quella della preghiera, sia personale che comunitaria

proprio così come ce lo ha dimostrato questo zelante e santo par-

GENNAIO 2011 “Il Roveto Ardente “ Anno 11° Numero 9 pagina 3

roco don Guèrin, nel radunare tutta la comunità dinanzi al luo-go in cui avveniva un evento che per tutti gli adulti era qual-cosa di misterioso ed inspiegabile.« Ma pregate figli miei: Dio vi esaudirà in poco tempo; mio Figlio si lascia commuovere». Il tempo fu veramente poco perché nella stessa nottata fra il 17 e il 18 fu ordinato dal comando prussiano l’arresto dell’avanzata verso ovest e il 19 furono avviati i negoziati di resa a Parigi e il 28 si firmò l’armistizio. Poco tempo dopo i trentotto soldati del paesino tornarono a casa sani e salvi. A Pontmain, già il 26 di gennaio si svolgerà il primo pellegri-naggio di cinquecento persone dal vicino paese di Landiry. Verso la fine dell’anno don Michel potrà scrivere al vescovo « Non mi è possibile contare il numero dei pellegrini che da ogni parte della Francia vengono qui a invocare Maria e ad iniziare una sincera vita cristiana, non ho mai visto nella mia lunga vita, qualcosa di più edificante. Tutti i giorni dalle cin-que del mattino fino al vespro si celebrano Messe senza inter-ruzioni sui tre altari della nostra Chiesa». Infatti questa appa-rizione, così particolare e quasi unica nella storia dlle appari-zioni mariane fu subito esaminata dalla Chiesa e approvata poco più di un anno dopo. Già il 29 giugno, cinque mesi dopo l’apparizione si registrò il primo miracolo a favore del piccolo poliomenitico Émile Gratièn che potè giungere con le proprie gambe fino alla statua della Madonna eretta tredici giorni prima sul luogo dell’apparizione, da allora tanti miracoli e grazie straordinarie di conversioni ci vengono tramandate dalle cronache del santuario che, fra l’altro, è una chiesa gran-de e bella, con una cappella aperta giorno e notte e con vetra-te artistiche sulle quali è raccontata l’intera sequenza delle apparizioni. Dei quattro veggenti i due fratelli Eugene e Jo-seph Barbedette divennero ambedue sacerdoti diocesani le due bambine Francoise Richer morì presto e Jeanne- Marie Lebossè si consacrò fra le suore della Santa Famiglia.

Candida Trinchillo

C onoscevo Antonio Socci

come giornalista e con-

duttore televisivo ma l’ho

scoperto come scrittore

nell’agosto 2005; mi trova-

vo in libreria alla ricerca di

una pubblicazione interes-

sante e mentre mi dibattevo

tra un autore di culto ed un reading raffinato notai

un libro dal titolo eloquente ma paradossalmente

intrinseco Com’è bello il mondo. Com’è grande Dio

di A. Socci. L’emozione che prometteva non mi ab-

Titolo: Caterina. Diario di

un padre nella tempesta

Autore: Antonio Socci

Editore: Rizzoli

bandonò mai durante la lettura ed oggi, dopo es-

sermi addentrato in tutta la sua bibliografia, posso

dire che i libri ed articoli di quest’ autore che si au-

todefinisce “una strano cristiano” sono di grande

aiuto nel mio percorso di fede. Il 12 settembre

2009 un dramma improvviso colpisce Caterina Soc-

ci, figlia di Antonio, una ragazza solare e aperta alla

vita che a soli 24 anni viene colpita da un arresto

cardiaco che la porta in coma. Il padre, disperato,

manda un messaggio a tutti i suoi amici e sul suo

sito per chiedere preghiere, supplica intercessioni

dal Cielo e da quel momento nasce intorno alla ra-

gazza una impensabile catena di solidarietà ed ami-

cizia che dura ancora oggi. Migliaia di persone,

commosse dalla condizione di umana sofferenza in

cui si trova una famiglia che sta per perdere la pro-

pria figlia, si raccoglie in preghiera. C’è chi si offre

al Signore per la vita di Caterina, chi si converte e

comincia a recitare il Rosario, chi ritrova la fede

perduta, chi si sveglia dal torpore della fede debole,

chi comincia a fare opere di carità, chi organizza

veglie di preghiera, chi aggiunge orazioni alla prati-

ca quotidiana, chi si confessa, chi ricomincia a fre-

quentare la Chiesa. Particolarmente commovente è

la lettera di ringraziamento di Antonio Socci pubbli-

cata il 17/09/2010 che ancora oggi mi commuove:

“ Amici carissimi, mi arrivano centinaia di mail ogni

giorno a cui, come potrete capire, faccio fatica a

rispondere, travolti come siamo dalla vicenda della

nostra dolce Principessa. Posso aprire la posta solo

raramente e a notte fonda. Quindi mi scuso con

tutti coloro a cui non potrò rispondere e soprattutto

ringrazio dal profondo del cuore per le tantissime

preghiere che un popolo intero, in Italia e nel mon-

do , nei posti più lontani, in queste ore sta alzando

al Cielo. E’ un popolo bellissimo e davvero commo-

vente. Ne abbiamo immenso bisogno perché in

queste ore Caterina è stabile, sul piano fisico gene-

rale, ma in una situazione drammatica e delicatissi-

ma dal punto di vista neurologico. Dobbiamo prega-

re ardentemente perché riesca a svegliarsi e possa

tornare fra noi senza avere gravi danni cerebrali. Vi

imploro ancora di pregare con noi per questo, con-

vinto che si debba fare come si ha insegnato la Ma-

donna a Cana, lei che per prima “vinse” la volontà

di suo Figlio, “forzandolo” a soccorrere quella pove-

ra gente. A Rue du Bac, rispondendo a santa Cate-

rina Labouré su alcuni anelli alle sue mani che non

emettevano raggi spiegò: sono le tante grazie che

mio Figlio è pronto a concedervi, ma che voi non

chiedete. In un’altra apparizione ha ripetuto: “il

Cuore di mio Figlio si lascia commuovere”. Vi assi-

curo che lo spettacolo di fede e amore che mi stan-

no dando in queste ore gli amici di Caterina, sem-

pre in preghiera lì da lei, e tantissimi di voi, con

tutte le vostre testimonianze, con l’amore che ave-

te per mia figlia anche senza averla mai incontrata,

commuove perfino me che sono cattivo, dunque è

sicuro che commuoverà Gesù che è la Bontà. Del

resto lui stesso ci ha insegnato a chiedere insisten-

temente, senza stancarci mai, senza mai perdere la

fiducia perché – dice in un passo del Vangelo, par-

lando della “donna importuna” – se non altro per la

GENNAIO 2011 “Il Roveto Ardente “ Anno 11° Numero 9 pagina 4

sua insistenza verrà accontentata. E dice anche che

“Il regno dei Cieli appartiene ai violenti” che ne sac-

cheggiano i tesori: ecco noi vogliamo farGli questa

dolce violenza con le nostre lacrime e le nostre pre-

ghiere, accompagnati da tutti i santi che abbiamo

avuto anche la grazia di avere come amici sulla ter-

ra. Poi, un giorno, quando potrò, racconterò quante

persone che si dicono atee o agnostiche, per tene-

rezza verso Caterina, in queste ore, hanno ricomin-

ciato a pregare. Ma siamo anzitutto noi, io, Alessan-

dra, i nostri amici che in queste ore ci stiamo con-

vertendo. Ed è una conversione veramente definiti-

va E per questo ancor più insistentemente chiedia-

mo al Signore la consolazione della guarigione di

Caterina. Amici cari, vi imploro di continuare con

noi in queste implorazione continua che ci sta già

cambiando e ci fa capire – perché è il Signore che ci

illumina così – quanto dipendiamo totalmente dalla

Sua Grazia. Totalmente. Vi abbraccio uno ad uno.”

Miracolosamente, dopo alcune settimane e quando

le speranze sono ormai quasi nulle, Caterina ritorna

dal coma pronunciando la parola «mamma» ed ora

sta faticosamente lottando per ritrovare tutto il re-

sto della sua vita. Caterina, diario di un padre nella

tempesta è il racconto di questa sofferenza dove

però l’angoscia non prevale mai grazie alla fede e

alla preghiera, dove i cuori battono all’unisono e

dove regna la ferma confidenza nella Madonna.

Scritto per ringraziare i moltissimi che hanno pre-

gato e pregano per Caterina questo diario ci inse-

gna come la fede e la preghiera possono aiutarci a

superare i momenti più tragici della vita. Il ricavato

sarà devoluto ai bambini di un lebbrosario del Terzo

mondo, all’Avsi che a Kampala accoglie le donne

malate di Aids, ai ragazzi poveri di Lima in Perù,

alle adozioni a distanza per le bambine cristiane del

Pakistan, a Radio Maria.

Domanda :

Quando si può annullare un matrimonio validamente

celebrato ?

Risposta : Il codice di diritto canonico (C.J.C.) recita

così al n° 1142:

Il matrimonio non consumato fra battezzati o tra una

parte battezzata e una non battezzata, per una giusta

causa può essere sciolto dal romano Pontefice, su ri-

chiesta di entrambe le parti o di una delle due, anche

se l’altra fosse contraria.

All’articolo 1141 diceva : il matrimonio rato e consu-

mato non può essere sciolto da nessuna potestà umana

e per nessuna causa, eccetto la morte.

Chiariamo i termini: rato significa valido, conforme

alla legge celebrato cioè senza alcun difetto, in piena

libertà e con l’assenza di qualunque impedimento;

consumato significa che alla celebrazione sacramen-

tale è seguita la convivenza con la presenza, anche se

di una sola volta, dell’atto coniugale che esprime in

pienezza l’amore dei coniugi. Ogni sacramento viene

celebrato validamente se il ministro (o i ministri, co-

me nel matrimonio, perché ministri sono gli sposi)

pongono in essere la materia e la forma; nel matrimo-

nio la forma è il consenso in qualunque modo espres-

so, mentre la materia è l’offerta di se stesso e del pro-

prio corpo al coniuge; se questa offerta è solo formale,

il matrimonio non è nullo, ma dà al Papa di interveni-

re, per giusta causa e su richiesta, per annullare un atto

di per sé valido. Spetta al Papa direttamente interveni-

re (anche se sicuramente si avvarrà della competenza

del tribunale della Sacra Rota). Ricorda il film “letto a

tre piazze” con Totò e Peppino: Totò si era sposato ma

la sera delle nozze fu fatto prigioniero e portato in

Russia, torna dopo venti anni e trova la moglie rispo-

sata con Peppino dopo regolare dichiarazione di morte

presunta. Anche se non fu consumato il primo matri-

monio era valido ed il secondo di conseguenza no. Ma

la moglie avrebbe potuto, se avesse scelto di rimanere

con Peppino, chiedere l’annullamento del primo..

T utta la mia vita è una continua ricerca di Dio, la mia esistenza è orientata verso il giorno

dell’incontro con Lui. Il mio cammino è lento, difficile, continuo, crescente ma “è meglio zoppicare sulla via che camminare a gran passi fuori strada. Perché chi zoppica sulla strada, anche se non va molto avanti si avvicina alla mèta, mentre chi cammina fuori dal giu-sto sentiero, più corre, più si allontana dalla mèta” (1), Questo è lo scopo “perché Dio ti ha fatto per sé e il tuo cuore sarà inquieto finché non riposi in lui”. Vive-re con entusiasmo il giorno presente, come se fosse l’ultimo! Perché per vivere un’anticipazione del cielo (3) non occorre aspettare la morte per morire.

Massimo, lettore di Melito 05/11/2010.

1. S. Tommaso d’Aquino, In evangelium B. Joannis, Expositio, c. XIV, lectio II n. 3 (citazione da S.Agostino, De Verbis Domini, sermone 54.

2. S. Agostino, Confessioni, 1. 3. Elisabetta della Trinità, Ricordi.

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Pompei e il pellegrinaggio alla Madonna

D omenica mat-tina 5 dicem-

bre si è disputata la gara podistica “Corsa per la Pa-ce”, un evento che è stato per la gran parte dei parteci-panti molto più di un’ordinaria com-petizione. Il percor-so di 28 Km con partenza da Piazza del Plebiscito a Na-poli ha seguito fe-delmente il tragitto che porta il quadro della Madonna da Napoli a Pompei

rappresentando quindi anche un vero e proprio pelle-grinaggio verso la città mariana. All’evento hanno par-tecipato anche i nostri concittadini Piero Izzo e Franco Cirillo che, oltre ad aver ottenuto un egregio risultato dal punto di vista competitivo, mi hanno espresso il loro entusiasmo per aver vissuto questa emozione del cuore e dello spirito. Ma perché il Santuario della Be-ata Vergine di Pompei è meta di pellegrinaggio per circa quattro milioni di fedeli l’anno? Tutto è nato per opera di Bartolo Longo il quale aveva maturato una forte devozione per il santo Rosario avendone trovato grande giovamento in periodi in cui versava in grave crisi spirituale e depressiva; recandosi nella Valle di Pompei intorno al 1872 sentì una voce che gli dice-va “se propaghi il Rosario sarai salvo!” e subito dopo una campana suonò l’Angelus di mezzogiorno. Si inginocchiò, cominciò a pregare per ore e trovandosi alla fine in uno stato di grande beatitudine capì che la sua missione era quella di diffondere la devozione al santo Rosario proprio in quella valle allora in stato di abbandono. Dopo qualche tempo capì che per il suo scopo aveva bisogno di un quadro e si recò a Napoli per acquistarne uso, per puro caso incontrò il suo confessore Padre Radente che gli propose di utilizzare una vecchia tela seicentesca della scuola di Luca Giordano dipinta su rame da Vincenzo Pa-liotti che aveva dato in custodia a Suor Maria Con-cetta De Litala. Alla vista del quadro Bartolo Longo rimase negativamente impressionato: esso era, in-fatti, in pessimo stato di conservazione e soprattutto la Madonna aveva un atteggiamento antistorico in quanto la Vergine porgeva la corona a Santa Rosa anziché a Santa Caterina da Siena come da tradizio-ne domenicana. Qualcosa gli diceva comunque che doveva perseverare ed il 13 novembre 1875 con un carretto ed avvolto in un lenzuolo il quadro fu portato

febbraio 1876, dopo un opportuno restauro, fu espo-sto per la prima volta alla pubblica venerazione. Pro-prio in quel giorno avvenne il primo di una lunga serie di miracoli e grazie: la guarigione di una ragazzina di nome Clorinda dichiarata inguaribile dal prof. Carda-relli e per la cui salvezza la zia Anna aveva chiesto l’intercessione alla Vergine. Da lì nacque l’impulso per la costruzione del Santuario che, ultimato nel 1891 con le offerte dei devoti, diventò la classica me-ta dei napoletani “per grazia ricevuta” con migliaia di ex voto esposti nelle sale interne. L’ 8 maggio e la prima domenica di ottobre viene recitata la Supplica alla Vergine del Rosario scritta dallo stesso Beato Bartolo Longo ispirato dall’Enciclica del 1873 “Supremi Apostolatus Officio” con cui Leone XIII consigliava la pratica del rosario per combattere i mali della società.

Angela Urzo

I l giorno dell’Immacolata (l’8 dicembre) per la nostra parrocchia e per il gruppo ministranti è stata una

giornata particolare, in quanto si è celebrato il rito del mandato e della vestizione. I candidati ministranti, ac-curatamente preparati per il servizio liturgico da don Ciro coadiuvato da Antonio Botta, sono entrati in chiesa portando una tunica bianca sulle braccia. Al termine della proclamazione della Parola di Dio sono stati pre-sentati alla comunità.

La celebrazione è stata particolarmente intensa ed e-mozionante quando il parroco, che ha presieduto il rito, chiedeva ai candidati : Volete davvero impegnarvi in

GENNAIO 2011 “Il Roveto Ardente “ Anno 11° Numero 9 pagina 6

questo servizio al Signore e alla nostra comunità parrocchiale? E loro, singolarmente, hanno risposto : SÌ, LO VOGLIO! Dopo pronunziato il SI LO VOGLIO i ministranti, posti in ginocchio davanti all’altare, sempre tenendo la tunica sulle braccia, ricevevano la benedizione. Successivamente, dopo aver professato l’impegno di servire con gioia le celebrazioni liturgiche, l’ hanno indossata, aiutati da Don Ciro e da Antonio Botta , e si sono posti attorno all’altare. La cerimonia della vestizione terminava con l’affidamento dei novelli ministranti, a cui veniva fatto dono un breviario, alla Vergine Immacolata che, come si vede nell’ultima foto, appare luminosa alle spalle di questi figli della nostra comunità.

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Colantuono Mario - Migliaccio Michele Gatta Emma - Agliata Raffaele

Aletto Emilio - Sergi Andrea Incoronato Maria Antonietta

GENNAIO 2011 “Il Roveto Ardente “ Anno 11° Numero 9 pagina 8

CALENDARIO LITURGICO PARROCCHIALE GENNAIO 2011

Domenica e Festivi

Feriali

1S MARIA SS. MADRE DI DIO P

2D II DOPO NATALE II°

3L SS. Nome di Gesù

4M Ss. Ermete e Caio

5M S. Edoardo Confessore

6G EPIFANIA DEL SIGNORE P

7V S. Raimondo

8S San Massimo

9D BATTESIMO DEL SIGNORE P

10L S. Gregorio di Nissa (1° sett. T.O.) I°

11M S. Igino

12M S. Cesaria

13G S. Goffredo

14V S. Felice da Nola

15S S. Mauro

16D II T.O. II°

17L S. Antonio abate

18M S. Margherita di Ungheria

19M S. Mario

20G S. Sebastiano

21V S. Agnese

22S S. Vincenzo Pallotti

23D III T.O. III°

24L S. Francesco di Sales

25M Conversione di S. Paolo apostolo P

26M Ss. Timoteo e Tito P

27G S. Angela Merici

28V S. Tommaso d’Aquino

29S Santa Gilda

30D IV T.O. IV°

31L San Giovanni Bosco - S. Ciro

Ore: 10,30 S. Pietro

( in Parrocchia)

Ore: 7,30 - 9,00 10,30 - 12,00

Ore: 18,00

( in Parrocchia)

Ore: 9,00 - 18,00

SE SIETE INFELICI NON

RIMPROVERATELO A

ME

IO SONO LA LUCE, E VOI

NON MI VEDETE

IO SONO LA VIA,

E VOI NON MI SEGUITE

IO SONO LA VERITA’,

E VOI NON MI CREDETE

IO SONO LA VITA,

E NON MI CERCATE

IO SONO IL MAESTRO,

E VOI NON MI ASCOLTATE

IO SONO IL CAPO,

E VOI NON MI OBBEDITE

IO SONO IL VOSTRO DIO,

E VOI NON MI PREGATE

IO SONO IL VOSTRO GRAN-

DE AMICO, E VOI NON MI

AMATE

S. BERNARDO

ABATE DI

CHIARAVALLE

- A cuntenta fila e tesse, a scuntenta trase e ghiesce - Meglio o ‘sorice ‘mmocca 'a jatta , ca n’u cliente ‘mmano all’avvucato


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