Date post: | 13-Mar-2016 |
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Curiosità, Cronache di Gara e News dal Mondo Western
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Ph. B. Straziuso
Oltre Il Fence Anno 1/ N. 0 in attesa di registrazionePubblicazione mensile / Gennaio 2013
RedazioneGiovanna Laguardia / [email protected] Coviello / [email protected] Filace / [email protected] Abascià / [email protected] Pianta / [email protected] Allegretti / [email protected]
Direttore EditorialePiero Coviello
Direttore ResponsabileGiovanna Laguardia
Progetto GraficoMarta Pianta
FotografiaGiovanni Allegretti
Hanno collaborato a questo numeroMariarosaria ManfredoniaNicola CarlomagnoLorella EspositoPer la foto di copertina: Beniamino Straziusol
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Piero
Giovanna
Emidio
Giovanni
Marta
Grazia
EDITORIALE Non solo equitazione
GRAN GALà DEL TEAM PENNINGLa cena dei Campioni
I CENTRIGio Ranch
BAREFOOTUn menu bilanciato per un piede sano
BASILICATA WESTERN STORYLa nascita di un campione
TREKKINGA Calvello ad un passo dal cielo
MASCALCIAManiscalco, duro lavoro e antiche tradizioni
CON GLI OCCHI DEL GIUDICEIl codice d’onore dei penner
RITRATTI WESTER LUCANIIntervista a Beniamino Straziuso
FIERA CAVALLI VERONA 2013Haflinger Folie alla maniera lucana
IPPOTERAPIA: OLTRE L’EQUITAZIONEUna medicina chiamata cavallo
TEAM PENNING Winter Special baciato dal sole
COUNTRY MUSIC La nascita del Bluegrass
CAVALLI CAMPIONISafari Zero: storia di una campionessa ritrovata
SOS CAVALLILa gestione del cavallo anziano
RADUNISuggestioni alla luce della luna
SOMMARIO
EDITORIALE
L’agonismo come “collante” di un movimento che sta diventando
sempre più vasto e che oggi abbraccia non soltanto il mondo del cavallo
a tutto tondo, ma anche altri apsetti della socialità che sconfinano nei
mondi della musica, della cultura, delle tradizioni.
Team Penning Basilicata è nato come un gruppo di lavoro con lo scopo
principale di organizzare il campionato regionale di team penning
della Basilicata, originato soprattutto dall’esigenza di riempire il vuoto
organizzativo lasciato dalla “dismissione forzata” da parte della Fise
delle attività equestri legate all’equitazione americana e da lavoro.
Un “working team” aperto alla collaborazione di tutti, senza voler
legare nessuno, che si è dato, comunque, fin da subito, dei traguardi
più ambiziosi rispetto all’agonismo puro e semplice. Traguardi che, a
circa un anno dalla nascita del movimento possono dirsi sicuramente
raggiunti. Tanto che oggi al team penning sono collegate in modo più
o meno stretto tutta una serie di attività che possono dirsi, a buon
titolo, un vero e proprio patrimonio culturale country-western lucano.
La passione per l’equitazione americana e per il team penning, ad
esempio, hanno fatto da catalizzatori per la nascita di una scuola di
line dance che oggi sta raccoglieendo entusiastici consensi da parte
di un gruppetto di ballerini, formato in egual misura da cavalieri e
amazzoni ma anche da ballerini che nulla avevano a che vedere con
il mondo del cavallo e che pian piano si stanno avvicinando al country
life style proprio in virtù della passione per la line dance. E pian piano
il gruppo cresce. Non solo. Mentre penner e barrellisti si cimentano in
campo alla ricerca di performance sempre migliori, l’interesse per il
pianeta cavallo conquista orizzonti sempre più ampi, anche letterari. Lo
Dall’agonismo, al ballo, alle traDizioni, alla letteratura
NoN solo equitazioNeCultura equestre e Country a tutto tonDo in basiliCata
dimostra il successo ottenuto dalla presentazione del
libro “addestrare giocando” dell’apprezzato stuntman di
Francavilla sul Sinni Antonio Di Santo, organizzata dal
circolo ippico Country Club di Satriano. Di Santo, forse
poco conosciuto in Basilicata, puer essendo l’unico
iscritto all’albo degli stunt man a cavallo da Roma in
giù, ha lavorato con grandi Maestri italiani come Marco
Stefanelli e Alvaro Prosperi e con stuntman irlandesi
e francesi, tra cui Manu Lafon che ha lavorato ai più
grandi colossal del cinema: Robin Hood, La spada
nella roccia; Re Artu’ , Sherlock Holmes, il Gladiatore.
Al circolo ippico Country Club il merito di aver aperto
la porta alle nuove tendenze dell’addestramento
etologico, guardando anche “oltre” l’equitazione, con
la speranza che simili inziative letterarie possano
ripetersi sempre più spesso. Nel frattempo, sono anche
i professionisti di altre branche dell’equitazione che
si avvicinano all’equitazione americana e alla cultura
country. Su questo fronte, non può che riempire di
orgoglio in maniera particolare la redazione di Oltre il
Fence la richiesta di collaborazione che ci è prevenuta
da parte di una terapista della riabilitazione equestre
che a partire da questo numero affronterà con noi i
temi dell’equitazione e della disabilità. Del resto la
nostra rivista si era già fatta interprete dei bisogni delle
categorie più deboli con l’iniziativa “Oltre il fence per il
sociale”, poi annullata a causa del maltempo. Insomma,
il tessuto sociale che in Basilicata si è coagulato
introno all’interesse per il cavallo e per l’equitazione
americana, si sta dimostrando sempre più vivo e vitale,
aperto a nuovi stimoli e a nuove contaminazioni, anche
non esclusivamente “cavallocentriche”. Una dote
indispensabile per continuare a vivere e a prosperare
malgrado la crisi.
Giovanna Laguardia
aGeNDa Del Mese
FoRMazioNe12/13 GeNNaio
CliNiC Di ReiNiNG Di Max RuGGeRi
HoRse PoiNt - FoReNza
18/19 GeNNaio
CliNiC Di teaM PeNNiNG CoN luCa saNtoRo
CeNtRo iPPiCo la ColliNetta - tito (Pz)
25/28 GeNNaio
CoRsi PaRelli CoN l’istRuttoRe CeRtiFiCato GiGi PiNi
25 e 26 GeNNaio livelli l1 e l2 (liNGuaGGio Dei Cavalli)27 e 28 GeNNaio livelli l2 e l3 (CavalCaRe iN aRMoNia)CoNtRaDa MaGliaNese - viGGiaNo
1 FebbRaio
CoRso PeR FoRMatoRi Di teCNiCa equestRe Di i livello seF italia
MilaNo (seDe Da DeFiNiRe)
eveNti 17GeNNaio
CoRsa saNt’aNtoNio abate 2014PiGNola
26 GeNNaio
PasseGGiata a Cavallo CoN la beNeDizioNe Di saNt’aNtoNio a villa D’oGNa.CiRColo iPPiCo “la PiNeta” ClusoNe (bG)
La cena dei campioniTanti amici in allegria al gran galà del team penning
.C’erano proprio tutti al gran galà del team penning, l’evento magistralmente organizzato
dal nostro “chef de piste” Piero Coviello per celebrare i campioni del 2013 del campionato
regionale Basilicata e della South Italy Master Cup ma anche per dire arrivederci a tutti, a
conclusione di una stagione 2013 che ha regalato tante soddisfazioni ma anche qualche
ombra, in attesa di una stagione 2014 che si spera sia ancora migliore. Atmosfera country
western e gastronomia tutta lucana, il 13 dicembre scorso alla Fattoria Sotto il Cielo di
contrada Petrucco a Pignola, per deliziare i circa 130 partecipanti all’evento. C’erano i
cavalieri lucani, quelli pugliesi e quelli campani. C’era la redazione di oltre Il Fence al gran
completo, c’erano tanti amici e simpatizzanti del mondo del cavallo. Ricco e goloso il menu
proposto nell’occasione da La Fattoria Sotto il cielo: dalle celebri cinque portate del pastore
al risotto alla murese, con salsiccia e zafferano, agli strascinati, fino al gustoso rollè di vitello
all’aglianico con polenta. E, fra una portata e l’altra le premiazioni con le fibbie, i buoni degli
sponsor, Officina Brindisi, Russo Ricambi, Mulino Eufemia e..., le coccarde ed i collari che,
in mancanza dei cavalli, sono state indossate dagli stessi cavalieri. Applausi a scena aperta
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La cena dei campioniTanti amici in allegria al gran galà del team penning
per i vincitori. Per la South Italy Master
Cup Cap Officina Brindisi 2, Luca Santoro,
Pierluigi Mollicone e Alvaro Di Renzo,
Cap Officina Brindisi: Luca Santoro,
Antonio Pietrafesa e Piero Coviello e
Horse Point Vittorio Avigliano, Michele
Zotta e Romeo Avigliano (quest’ultimo
assente, ha ritirato il premio la moglie
Carmen Caudia Borrelli). Per il campionato
regionale Basilicata: Cap Petrucco Inerti
(Piero Coviello, Antonio Pietrafesa e Fabio
Grieco), Horse Point (Vittorio Avigliano,
Carmen Claudia Borrelli e Michele Zotta)
e La Collinetta Fruit (Antonio Pietrafesa,
Rocco Laccertosa e Antonio Capece). E
applausi anche per gli organizzzatori della
stagione 2013: Piero Coviello e Antonio
Marmo per quanto riguarda la South Italy
Master Cup e il comitato organizzatore di
team penning Basilicata: Centro Agrippico
Petrucco, Country Club, Horse Point, La
Collinetta, La Corte Ranch, La Vaccariccia.
Ad allietare la serata anche le calde
note country della brava Donatella
Dores e, in conclusione di serata,
l’esibizione degli allievi della scuola
di Line dance dell’Asd Footloose di
Marianna Pianta, che hanno proposto
agli ultimi avventori rimasti un saggio
dei balli appresi durante il corso
iniziato lo scorso mese di settembre,
con l’apertura della “filiale” potentina
della scuuola, proprio nei locali della
Fattoria Sotto il Cielo: cappello in testa
e stivale con il tacco rigido, gli allievi si
sono esibiti in balli come Electric slide,
Cheyenne, Country walking e Country
as can be. Ora l’appuntamento è per
la serata inaugurale della stagione
agonistica 2014.
“Team penning Basilicata e South Italy master Cup insieme
”
Un centro ippico... formato famigLiaIl Giò Ranch di Tonino Pascale deve il nome alla moglie del titolare
.E’ uno tra i più “giovani” centri ippici della Basilicata, essendo nato soltanto
nel 2008, ma non si può dire certo che il suo titolare difetti di esperienza. Si tratta,
infatti, di Tonino Pascale, acclamato campione di barrel racing made in Basilicata.
Malgrado le tante vittorie, il nostro Tonino non è certo uno che si è montato la testa.
Anzi. Ha conservato intatta la voglia di lavorare e di migliorare e il suo attaccamento
ai valori veri della vita e alla famiglia. Proprio per questo ha voluto intitolare il centro
ippico alla moglie. In onore di Giovanna nasce il Giò Ranch. Già in altre occasioni
sulle pagine del nostro giornale il cavaliere satrianese aveva voluto rendere pubblico
il ruolo della moglie e dei suoceri (che hanno donato il terreno su cui sorge il centro
ippico), per la sua carriera di cavaliere e di trainer. Una carriera che continua a volare
in alta quota non solo grazie ai successi sportivi, ma anche al lavoro di istruttore e di
addestratore che svolge quotidianamente al Giò Ranch. Il centro ippico, che sorge
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nel cuore della cittadella sportiva di
Satriano, attualmente ha dieci box, con
previsione di portarli a 18, un campo
20 per 45 ed un tondino di quindici
metri. E’ un centro ippico affiliato Fise
e Fitetrec Ante, così come Tonino è
istrutttore di secondo livello Fise e
Fitetrec-Ante. Il centro funziona anche
come scuola di equitazione, portata
avanti dallo stesso Tonino con l’aiuto
di Salvatore Tangreda, un giovane
cavaliere lucano che ha la qualifica di
operatore tecnico dell’equitazione di
base Fise. “La scuola di equitazione
sta funzionando – dice Pascale
– soprattutto con i bambini. Proprio
per incrementare questa attività il mio
obiettivo è quello di costruire un tondino
coperto, per consentire ai bambini di
praticare l’equitazione tutto l’anno,
come si fa con il basket o con la piscina.
Quest’anno ho anche in programma
di organizzare delle settimane full
immersion per i bambini, con corsi di
equitazione e fattoria didattica”. Ma
il Giò Ranch è anche focalizzato sule
attività per i cavalieri che già montano,
in gara o meno, con l’organizzazione
di clinic. Tra gli altri ricordiamo quello
organizzato nel marzo del 2013 in
collaborazione con il circolo ippico
Country Club sempre di Satriano, al
quale hanno partecipato una decina di
cavalieri provenienti dalla Basilicata e
dalla vicina Campania e quello tenuto a
Torino nel week end della Befana al 3R
Ranch. “Per me – ha detto Pascale in
proposito – è una grande soddisfazione
mista ad un pizzico di emozione perché
la mia storia di cavaliere è iniziata con
un clinic tenuto in Basilicata da grandi
cavalieri piemontesi e oggi, dopo
dodici anni, io, un cavaliere lucano,
sono in Piemonte per trasmettere la
mia esperienza”.
“Il tempio del barrel racing e del pole bending
made in Basilicata
”
Un centro ippico... formato famigLiaIl Giò Ranch di Tonino Pascale deve il nome alla moglie del titolare
Un menU biLanciato per Un piede sanoLa gestione barefoot del cavallo inizia dalla mangiatoia
.GLI ALIMentI
Lo scorso numero, abbiamo visto come il Dr. Alberto Barozzi ci ha suggerito il modo d’identificare
i fabbisogni alimentari del nostro cavallo, ora non rimane che comporre la razione utilizzando gli
alimenti e cioè: i foraggi, le granaglie, i mangimi semplici, i mangimi complessi, le integrazioni.
Per poter valutare questi alimenti rispetto alle loro caratteristiche nutrizionali, si utilizzano metodi
diversi. Sono tutti metodi validi, ma con alcuni limiti; lo scopo è di avere un unico valore di
riferimento. Oggi, vista la complessità ed i molteplici elementi che concorrono ad una valutazione
più completa dell’alimento stesso, sono meno usati.
Un elenco:
• U.F.
Metodo delle “unità foraggere”, fa riferimento alla trasformazione di Kg 1 di orzo in latte o carne,
per i bovini, o carne per i suini (UFl, UFc). E’ un dato incompleto che non tiene conto, ad esempio,
della trasformazione dei cibi da parte di altre specie animali. Oggi questo metodo si e’ evoluto e
vi sono riferimenti per quanto riguarda i cavalli, le UFCv.
• T.D.N.
Metodo riferito all’energia contenuta negli elementi nutritivi digeribili, (total digestible nutriens),
un passo avanti rispetto al metodo precedente. Consiste nella somma delle quantità percentuali
baRe
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ilace
“I vari tipi di alimenti che entrano nella razione del cavallo
”
digeribili delle proteine, dei grassi,
delle fibre e degli estrattivi inazotati,
moltiplicati per un coefficiente. Non tiene
conto dell’energia spesa per la digestione
dell’alimento stesso. Ha comunque dato
lo spunto per determinare altri sistemi
che tengono conto dell’energia in
modo più completo: energia digeribile,
metabolizzabile, netta, produttiva.
• C.U.D.
Coefficiente di Utilizzazione Digestiva.
Altri sistemi si riferiscono alle “unità
amido” e altro; sono essenzialmente
sistemi di misurazione utilizzati
soprattutto per i ruminanti.
IL FIenO
Le piante foraggiere utilizzate sono
molte, fresche o essiccate, e sono divise
in grandi gruppi, i più conosciuti sono
“graminacee e leguminose”, altri sono
crucifere, solanacee, ranuncolacee, ecc.
ecc. Naturalmente ogni essenza ha sue
peculiari caratteristiche e sarebbe molto
utile avere la possibilità di sceglierne
alcune piuttosto che altre. Purtroppo
ciò è impossibile, è già buona cosa
avere un fieno sano senza muffe e poco
inquinato. Proviamo ad immaginare
un’erba tagliata lungo un’autostrada,
fino a 100-120 metri i vegetali sono
molto contaminati, e gli animali che si
cibano di questa erba hanno accumuli di
metalli pesanti in tutti gli organi fino a 20
volte più elevati del normale.
Che fare a questo punto? Poiché il
fieno è generalmente nelle mani dei
commercianti, che acquistano dai
produttori per poi rivendere, è molto
importante che si approvvigionino in
zone a basso tasso di inquinamento,
che siano sicuri della qualità del fieno
e delle tecniche di raccolta, e che,
possibilmente, la qualità sia costante
nel tempo. Se fosse possibile stoccare
il fabbisogno di fieno per 6 mesi, o più,
sarebbe molto utile un’analisi chimica;
questo renderebbe più semplice il lavoro
dell’alimentarista e soprattutto molto
più mirato. I fieno rimane in ogni caso la
base alimentare per ogni cavallo, svolge
funzioni di estrema importanza ed è
assolutamente insostituibile. In linea di
massima i fieni della fascia mediterranea,
Spagna, Francia, Italia, Slovenia, sono
tra loro abbastanza simili, nel senso che
la grande variabilità è più che altro nei
macroelementi, Ca, P, piuttosto che nei
microelementi. Differenze sostanziali
sono presenti, al contrario, nei fieni
americani o nord-europei.
GLI InSILAtI
Un breve accenno a questi alimenti.
L’insilaggio è un metodo di conservazione
dei foraggi che si basa su processi
fermentativi con produzione di acidi
diversi, lattico, propionico, che svolgono
una funzione di conservativi naturali.
Gli acidi si formano a spese degli
zuccheri. Molto usati nei bovini, meno
nei cavalli, almeno nel nostro Paese;
al nord, Olanda, Danimarca, vengono
utilizzati con buoni risultati. Oggi vi
sono alcuni tentativi sperimentali di
utilizzo dell’insilato anche per cavalli, è
necessario, però, fare molta attenzione
alle muffe che possono facilmente
prodursi all’interno della massa con
catastrofiche conseguenze soprattutto
riferite all’apparato immunitario del
soggetto.
LA PAGLIA
Ecco un altro alimento che è stato
pressoché abbandonato come tale. Un
vecchio proverbio dice “vale più una
buona paglia che un cattivo fieno”, ed
ha perfettamente ragione, la paglia è a
tutti gli effetti un alimento ottimo per il
cavallo. Ha la caratteristica di distendere
le membrane dell’intestino e di attivare
i succhi gastrici. Frammista all’avena,
dopo trinciatura, è utile per calmare
i cavalli ardenti ed irritabili. Il grosso
problema, nella paglia, sono i depositi di
sostanze altamente inquinanti derivate
dall’uso di diserbanti.
I MAnGIMI SeMPLIcI
Le granaglie, i loro sottoprodotti,
crusche, panelli, ecc., fettucce di
barbabietola, trebbie di birra, sono
tutti mangimi semplici. Sono molto
importanti e non sostituibili con
nessun altro tipo di mangime; hanno
molte caratteristiche positive: facile
reperibilità, alta concentrazione di
proteine nobili, alta digeribilità, discreto
contenuto di vitamine e sali minerali,
facile conservabilità.
Non hanno controindicazioni d’uso,
però devono essere ovviamente usati
con normale cautela; ad esempio un
eccesso di avena può portare, in alcuni
soggetti, ad eccessiva esuberanza,
eccesso di soia genera scompenso a
livello proteico, i semi di lino, se ingeriti
crudi, liberano un glucoside pericoloso,
e così via. In genere le problematiche
sono legate ad un eccesso di alimento,
o ad un deterioramento dello stesso.
Le granaglie da usare, Avena, Orzo,
Grano tenero, Mais, Soia. E’ buona
norma miscelare le granaglie tra loro
e non usare un’unica granaglia come
fonte proteica. Normalmente l’avena
deve entrare nelle miscele almeno per
il 40%, soprattutto per i puledri. Autori
moderni indicano, invece, l’avena come
il cereale per eccellenza del cavallo e
suggeriscono di somministrarlo come
unico alimento. Il segreto, pero’, sta nel
numero delle volte che l’alimento deve
essere assunto, anche 20 al giorno. Va
da se’ che diventa obbligatorio l’uso di
macchine automatiche.
Tre principi fondamentali:
Gli alimenti devono essere crudi, i
processi di trasformazione derivanti
dalla cottura (in acqua, vapore o altro)
non sono utili al cavallo.
Gli alimenti devono essere asciutti, ci
pensa la natura a far si che la saliva
inzuppi più che a sufficienza il cibo
ingerito. Gli alimenti devono essere
interi, così come sono stati creati,
senza inutili trasformazioni, anche in
questo caso la natura ha provveduto
a fornire il cavallo di grossi denti per
masticare il cibo. Una masticazione
convenientemente prolungata fa si che
il cavallo irrori di saliva la massa da
ingerire, che frantumi completamente
le granaglie, che mantenga in ordine
le tavole dentarie consumando i denti
che hanno la caratteristica di crescere
continuamente, e di soddisfare la
“fame” a livello psicologico, per cui il
cavallo è più tranquillo e rilassato. Tra
i mangimi semplici ve ne sono alcuni
meno conosciuti che potrebbero essere
vantaggiosamente utilizzati: Polpe di
barbabietola, notevole energetico, al
pari dell’avena, considerato adatto solo
a cavalli non sportivi, ponies o cavalli da
maneggio, in realtà sono ottime per tutti
i tipi di cavallo. Panello di cocco, molto
in auge all’inizio del secolo oggi messo
da parte, molto valido come ingrassante
per cavalli particolarmente debilitati o
fattrici lattanti.
Fave, contengono rame in buone
quantità, migliorano la resistenza alla
fatica, molto usate negli stalloni per
aumentare lo stimolo sessuale. Patate,
molto usate nei paesi nordici.
Pula e grana verde di riso ben accettata,
è molto valida come energetico,
facilmente deteriorabile (attenzione a
non confondere la pula con la lolla di riso
che viene usata come lettiera al posto
della paglia o del truciolo di legno). Olio
vegetale preferire quello di mais o soia,
ottimo energetico.
FIOccHI DI cereALI
Il termine si applica alle granaglie che
vengono schiacciate per laminazione
dopo aver subito un trattamento termico;
normalmente sono preventivamente
decorticate, avena e orzo, oppure
degerminate, mais. Il cereale viene
surriscaldato a vapore secco a
temperature diverse e per un tempo
più o meno lungo, quindi passato tra
cilindri rotanti che lo riducono a lamina.
I vantaggi della fioccatura sono molti:
la temperatura trasforma parzialmente
l’amido in destrine, e la maggior
superficie dopo la laminatura rende più
agevole l’intervento dei succhi gastrici.
Caratteristiche dei fiocchi: pochissima
fibra, maggiore digeribilità e maggior
valore nutritivo, glucidi in gran parte
destrinizzati, maggior capacità di
assorbimento d’acqua
Usi: utilizzati in miscele da svezzamento
per suinetti, antistress, ove siano
presenti disturbi gastro-enterici, nella
produzione del vitello a carne bianca,
ora fortunatamente, abbandonata, e
simili.
Controindicazioni: nessuna, in pratica,
purché la qualità della granaglia sia a
buon livello; sono di deperibilità molto
elevata mancando la protezione del
tegumento esterno. Vanno somministrati
molto freschi. Il fioccato inizia a deperire
nel momento stesso in cui viene prodotto;
è buona norma non somministrare un
fioccato più vecchio di qualche giorno.
Il fiocco non favorisce la masticazione,
i cavalli si abituano ad ingerirlo con
rapidità, essendo molle, e non irrorano
la massa con la giusta quantità di
saliva (un cavallo di 500 Kg dovrebbe
produrre circa 40 litri di saliva al giorno)
preferendo ingerire acqua. L’effetto
finale parrebbe lo stesso, ma, di fatto,
vi sono scompensi a livello digestivo.
L’alimento molle, fioccato e mangime
in pettets, è adatto ai ruminanti che
hanno la masticazione differita rispetto
all’ingestione, il cavallo, monogastrico
erbivoro, deve masticare prima di
ingerire l’alimento. La miscelazione con
sali minerali e vitamine non può essere
fatta a livello meccanico, soprattutto per
il diverso peso specifico degli elementi,
la manipolazione dei sacchi porta ad una
scissione delle parti più pesanti rispetto
a quelle leggere, la stessa cosa avviene
nei sili. Le integrazioni devono essere
quindi somministrate a parte.
I MANGIMI COMPLESSI
Il mercato offre una ampia gamma
di possibilità. I mangimi complessi,
denominati normalmente “composti
bilanciati” o anche “concentrati”, sono
miscele di diversi elementi, di origine
vegetale o animale, formulati e integrati
per fare fronte ai fabbisogni di una
determinata specie animale. Come ben
si sa, la quantità di mangimi offerta è
notevolissima, la pubblicità ci tiene ben
informati, con grandi variabili proteiche,
vitaminiche ed altro. Generalmente
hanno una bassa concentrazione di fibra
e valori nutritivi superiori ai foraggi; per
loro caratteristica dovrebbero essere
usati su animali ad alta produttività,
sempre come complemento della
razione base, cioè il foraggio.
.Un fiume scorre lento per molti anni, senza che nessuno faccia caso al suo pigro muoversi,
le acque si gonfiano, gli argini si allargano i terreni vengono conquistati dal fiume, è solo ora che
ci accorgiamo di lui della sua potenza e della sua forza devastante, della sua importanza vitale.
Io paragono Raffaele Buono ad un corso d’acqua, pacato ed educato come l’affluente del
Melandro, che inesorabile scorre al bordo della mia abitazione. Quando un fiume nasce, non è
altro che un rigagnolo d’acqua. Raffaele lo conosco da quando era giovanissimo, molto ordinato
in sella sin dai primi passi a cavallo, lui proprio come un corso d’acqua non perde la sua dignità,
col tempo si rafforza, e da piccolo rigagnolo d’acqua scendendo a valle conquista il suo alveo
riuscendo con la sua inesorabile calma a strappare il terreno alla vegetazione ed alle rocce, che
vengono erose dal suo indolente scorrere. Ormai Raffaele, proprio come l’affluente del Melandro,
ha delineato il suo percorso e come un fiume in piena sa essere molto temibile, lo dimostra in
gara e negli allenamenti, al Country Club di Satriano, dove sotto il sole cocente,o incurante del
freddo vento, indifferente alla pioggia, non curante del gelo e della neve in sella a Miss Holly Play
Boy, sa che per ottenere dei risultati deve essere determinato e costante, proprio come l’acqua
che riesce a levigare il duro e spigoloso granito solo con il suo lento discendere. Ricordo, quando
La nascita di Un campioneI primi successi e le successive conferme di Raffaele Buono
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tra il Millenovecentonovantanove ed
il Duemila, anno in cui in Lucania la
NBHAI Distretto Basilicata, si andava a
fondare ed a proporsi, con non pochi
sforzi da parte di tutti i Soci, caparbietà
e voglia di crescere e di far crescere
le nostre giovani promesse,vedevano
un Raffaele che allora faceva tanto
trekking, sulla dolce e tozza Luna,
interessato sin da subito dal mondo
delle gare ed è bastato davvero
poco a farlo diventare uno dei nostri.
L’acquisto della bella e brava Dakota,
la scoperta di lavorare un cavallo
in piano, la voglia di crescere con la
veloce cavalla grigia, ed eccolo pronto
a disputare le sue gare. Grandi risultati
dall’inizio della sua carriera agonistica,
costanza e passione in un crescendo
esponenziale, voglia di vincere, ma
mai senza perdere l’umiltà che lo
caratterizza e lo rende timidamente
singolare e quasi distaccato. Raffaele
Buono, come un affluente si immette
nei corsi d’acqua di maggiore
importanza e spessore, oggi è un
diamante incastonato nella corona
dei grandi campioni Italiani ed Europei
del Barrel Racing. In sella alla bella e
brava Miss Holly Play Boy, sono certo
che dopo il suo ultimo ed importante
risultato, vincitore del Futurity 2005,
ha dato dimostrazione all’intera
penisola che lui il nostro giovane
corso d’acqua, ha preso spessore
ed è riuscito a delimitarsi un preciso
alveo. Ed ora ci accorgiamo di lui,
cominciamo a temerlo come il fiume
che straripa e riesce con il suo impeto
a travolgere tutto e tutti. Non sono un
bravo cronista dei tempi, splendidi e
da brivido ottenuti all’Europeo ed allo
Special Event di Melfi (Melfi Western
Show 2005), alle finali del Campionato
Italiano a Braccino presso la Tenuta
Santa Barbara, in ogni tappa del
campionato regionale, nelle gare che
ha disputato tra Lucania e Campania.
Non me ne volere Raffaele se non
ho riportato i tempi, ho tralasciato i
numeri per far risaltare i sentimenti
quelli veri fatti di brividi ed emozioni,
che solo tu, mi hai saputo trasmettere.
Grazie green river.
“ Dagli allenamenti
al Country Club di Satriano
alla consacrazione
”
a caLveLLo ad Un passo daL cieLoNel parco dell’Appennino Lucano con Basilicata Country
.Faggete rigogliose, limpide sorgenti e altopiani erbosi dove pecore, vacche e cavalli convivono
felicemente: questa è la montagna di Calvello, nel cuore del parco dell’Appennino Lucano. Un
mondo incantato che riscopriamo grazie a Basilicata Cdountry, che lo scorso mese di ottobre ha
organizzato un trekking equestre sui sentieri del parco. Istituito alla fine del 2007, il Parco Nazionale
dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese è il Parco Nazionale più giovane d’Italia. I Comuni
compresi all’interno dei suoi frastagliati confini (scaturiti dall’esigenza di coniugare estrazioni
petrolifere e tutela ambientale). Tra le cime più significative, il Volturino, Pierfaone e la Maddalena,
fino al massiccio del Sirino, un perfetto corridoio ambientale tra le due grandi riserve naturali
del Parco Nazionale del Pollino e del Parco Nazionale del Cilento. Questo incredibile ambiente
naturale ha fatto da cornice al trekking voluto da Basilicata Country, che ha visto la partecipazione
di una decina di cavalieri provenienti da Potenza, Anzi, San Chirico Raparo. L’appuntamento
per la partenza è all’ex foro Boario di Calvello, dove i cavalieri sono attesi da un sole splendente
che fa capolino mentre si alza la nebbia e che preannuncia una giornata insolitamente calda
per il periodo. Siamo, infatti, a fine ottobre. Dall’ex foro boario si imbocca una stretta stradina,
all’inizio asfaltata che, una volta attraversata la fiumara La Terra, si trasforma in un vero e
tReK
KiNG
Giov
anna
Lag
uard
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proprio tratturo. Da qui inizia la risalita
verso gli altipiani. Unica difficoltà
tecnica, la pendenza del sentiero,
abbastanza accentuata, che consiglia
di fermarsi in una radura erbosa e
riparata per far rifiatare i cavalli e per
godersi il panorama. La prima parte
del sentiero, infatti, è tutta scoperta
(sconsigliabile, quindi, affrontare
questo trekking nei periodi più caldi
dell’anno). Dopo circa un quarto d’ora
si riprende a salire per sbucare su un
vasto altopiano dove pascolano placidi
cavalli, vacche, pecore, capre. Che
emozione l’incontro con un pastore
che ci mosrtra orgoglioso una pecora
che ha partorito da pochissime ore
due agnellini. La montagna di Calvello
ha due anime: una selvagga ed
incontaminata, l’altra plasmata dalla
mano dell’uomo. Questo è il regno delle
vacche podoliche e delle pecore Gentili
di Basilicata, dei branchi di cavalli
allevati allo stato brado o semibrado,
ma anche di predatori come il raro
Gatto selvatico, il lupo, presente nel
territorio con 3/4 nuclei, e, per quanto
riguarda l’ecosistema acquatico, la
Lontra, che proprio nel sistema dei
corsi d’acqua dell’area di intervento
ha il suo habitat ideale ed è presente
con una delle colonie più numerose
d’Italia. Lasciato il verdissimo altopiano
dopo aver abbeverato i cavalli alle
fresche sorgenti che lo attraversano,
l’avventura prosegue all’interno del
bosco. Gli altissimi faggi con i loro
tronchi argentrei lisci e diritti e le loro
foglie ancora verdissime nonostante
l’autunno alle porte, offrono ombra
e riparo ai cavalieri che stanno per
giungere al termine della loro fatica:
dopo una breve ma ripida salita si torna
nuovamente in cresta per proseguire
su un largo e pianeggiante sentiero
all’ombra dei faggi fino in località
Cugno del Salice dove ad attendere
il gruppetto c’è la calda ospitalità
della famiglia Biscaglia, proprietaria
dell’appezzamento. Sotto gli alberi, nei
pressi di un antico casone, ad attendere
i partecipanti al trekking, tanto per
finire in bellezza, c’è un principesco
ristoro a base, ovviamente, dei prodotti
tipici della zootecnia locale.a caLveLLo ad Un passo daL cieLoNel parco dell’Appennino Lucano con Basilicata Country
“ Tra altopiani,
limpide sorgenti e
rigogliosi boschi di faggio
”
maniscaLco, dUro Lavoro e antiche tradizioniL’arte del ferrare anticamente si sovrapponeva a quella del fabbro.In questo numero della rubrica che ci ha fatto conoscere quelli che sono i maniscalchi che operano
nella nostra regione e quelli che gravitano intorno alle scuderie dei nostri amici lettori, ho creduto
opportuno far conoscere l’etimologia della parola maniscalco, per aggiungere sempre più valore ad un
mestiere tanto nobile ed antico, che spesso da molti viene confuso con quello del fabbro.
Come vedremo in questo breve articolo, si tratta di un mestiere che ha in Italia, e non solo, delle radici
storiche molto antiche, e a tal proposito parleremo anche del Ce Mi Vet, Centro Militare Veterinario di
Grosseto, prestigiosa scuola di mascalcia della nostra penisola. Il maniscalco è l’artigiano che esercita
l’arte della mascalcia, ossia del pareggio e ferratura del cavallo e degli altri equini domestici (asino e
mulo). L’etimologia della parola è strettamente legata a quella di maresciallo (come dimostra anche la
vecchia variante sinonimica mariscalco), dalla radice mare (in inglese, giumenta) e dalla radice shall
(dovere, responsabilità); interpretazioni più accreditate indicano l’origine della parola inglese marshal
dall’antico germanico marah (cavallo) e schalh (servo), indicando quindi colui che si occupa/che è
responsabile/che si prende cura dei cavalli, parola che poi si è diffusa in europa. Storicamente, l’arte
del maniscalco si sovrapponeva in parte a quella del fabbro; i ferri venivano infatti forgiati al momento,
e su misura, secondo le necessità dei cavalli. Attualmente l’ampia disponibilità commerciale di ferri di
cavallo già pronti rende inutile il loro confezionamento, ma è comunque richiesta una certa competenza
nella lavorazione del ferro per i necessari adattamenti che vengono attuati a freddo o a caldo con i
tradizionali attrezzi del fabbro (fucina, incudine, mazza). L’atto dell’adattamento e dell’applicazione del
ferro non esaurisce il compito del maniscalco; infatti, un’importante fase della ferratura è il pareggio,
che consiste nell’asportazione dell’eccessiva crescita delle varie parti dello zoccolo rivolte verso il suolo
(muraglia, fettone, suola, barre). Recentemente, a seguito del diffondersi anche in Italia del barefoot
movement, l’arte della mascalcia ha trovato un nuovo impulso; nel cavallo scalzo, infatti, il pareggio ha
una particolare importanza e richiede l’apprendimento di nuove tecniche. Inoltre, l’uso del cavallo scalzo
Mas
CalC
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idio
Fila
ce
“Il centro militare di Grosseto e la storia della mascalcia italiana
”
richiede che il maniscalco sia anche
preparato a un’attività professionale
del tutto nuova, l’adattamento delle
scarpette usate nel periodo di transizione
(il periodo che intercorre fra la sferratura
e la completa riabilitazione dello
zoccolo, della durata di alcuni mesi),
durante il quale gli zoccoli (in genere,
solo gli anteriori) richiedono una certa
protezione per evitare al cavallo qualsiasi
disagio sui terreni difficili. Il maniscalco
collabora strettamente, nel suo lavoro,
con il proprietario (che gli fornisce tutte
le informazioni sull’uso abituale del
cavallo, su eventuali esigenze particolari,
su eventuali problemi dell’andatura) e
con il veterinario (con il quale concorda
gli accorgimenti opportuni in caso di
patologie della zampa o delle articolazioni
degli arti). È inoltre presente nel corso di
ogni manifestazione sportiva equestre,
insieme al veterinario e al personale di
assistenza medica di primo soccorso.
L’unica scuola italiana dove apprendere
il mestiere del maniscalco è la Scuola
di Mascalcia presso il Centro Militare
Veterinario in Grosseto, aperta anche
ai civili. Il Centro Militare Veterinario
(CeMiVet), in passato denominato Centro
Militare di Allevamento e Rifornimento
Quadrupedi e noto come Deposito
Allevamento Cavalli, è una struttura
dell’Esercito Italiano avente sede nel
comune di Grosseto. La sua ubicazione
è a circa 4 km dal centro cittadino, nella
parte nord-occidentale del territorio
comunale. La sede è all’interno di
una vasta area che, nei secoli scorsi,
era tenuta di caccia dei granduchi di
Toscana. La vasta area su cui sorge il
centro era una vasta tenuta che, nel
corso del Settecento, raggiunse il suo
massimo splendore divenendo tenuta
di caccia dei Lorena. Il luogo si trovava
precedentemente nei pressi di un’area
palustre, non lontano dalle sponde
nord-orientali del Lago Prile, che si
caratterizzava per un forte rischio di
diffusione della malaria, soprattutto
durante la stagione primaverile ed estiva.
Le opere di canalizzazione portate avanti
dai granduchi in epoca settecentesca
permisero di limitare al minimo i rischi
connessi alla temuta malattia, grazie
alle bonifiche apportate all’intera area
pianeggiante. Quando i Lorena scelsero
il luogo come loro principale sede di
caccia in Maremma, iniziarono i lavori
di costruzione dei primi fabbricati, che
comprendevano i palazzi padronali, le
scuderie ed una serie di annessi agricoli;
vi fu costruita anche una cappella
gentilizia, la Cappella della Natività
di Maria. Con l’Unità d’Italia, l’intero
complesso rurale passò allo Stato italiano
che, dopo vari studi di fattibilità, decise
di costituirvi una sede per la produzione,
l’allevamento e l’addestramento dei
cavalli destinati ai reparti di cavalleria
dell’Esercito Italiano. L’istituzione
ufficiale avvenne nel novembre del 1870,
quando l’area ereditata dai granduchi di
Toscana si estendeva su quasi 4.500
ettari. L’attività del centro si incrementò
notevolmente nel periodo della prima
e della seconda guerra mondiale,
quando vi era una forte richiesta di
cavalli da parte dei reparti specializzati
dell’esercito impegnati in operazioni
belliche. Negli anni cinquanta del secolo
scorso furono dismessi quasi tutti i centri
di rifornimento e allevamento presenti
nel territorio nazionale, tanto che nel
1955 risultavano ancora attivi soltanto
quello di Grosseto e quello di Persano.
La chiusura degli altri stabilimenti fu
decisa, in quanto il secondo conflitto
mondiale aveva portato alla ribalta nuovi
tipi di armi, di fronte alle quali il ruolo dei
cavalli era divenuto del tutto inefficace
e marginale. Nel 1972 vi fu la definitiva
chiusura anche del centro di Persano e,
così, il Centro Allevamento Quadrupedi
di Grosseto rimase l’unico sull’intero
territorio nazionale ed implementò le sue
attività ereditando tutte le funzioni, le
attività e le specialità dei centri oramai
dismessi: tra esse, vi fu trasferita anche
la famosissima razza governativa di
Persano. Da allora, il Centro Allevamento
Quadrupedi è divenuto il principale
allevamento equino a livello nazionale.
Tra le razze allevate attualmente spiccano
su tutti gli autoctoni maremmani e il
Persano, oltre ad un numero minore di
purosangue inglesi e di razze da sella
francesi. Vi ha sede anche la scuola
di mascalcia e la scuola di formazione
del personale veterinario militare.
La tenuta comprende spazi destinati
all’allevamento e all’addestramento dei
cavalli e aree adibite alla coltura per
soddisfare le esigenze alimentari degli
animali.
iL codice “d’onore” dei pennerIl comportamento e le sanzioni per chi è anti sportivo
.Durante le competizioni sportive il collegio giudicante, tiene in alta considerazione quello
che è il codice di comportamento, ed in alcun sport è sanzionato un atteggiamento anti sportivo.
Questa norma ovviamente è valida anche per il Team Penning, ed il regolamento SEF Italia a cui
noi facciamo riferimento durante lo svolgimento delle nostre competizioni, disciplina i seguenti
codici comportamentali.
cODIce DI cOMPOrtAMentO
Nell’intento di promuovere la specialità del team penning come uno sport spettacolare ed
assicurare che le competizioni risultino sempre più entusiasmanti e coinvolgenti per il pubblico,
si raccomanda ai penners quanto segue:
- il massimo rispetto e sportività verso gli animali, i partecipanti, il personale di gare, i Giudici ed
il pubblico;
- massima attenzione nel rispetto dei tempi, degli ordini di chiamata e di entrata in arena, massima
celerità nell’abbandono dell’arena al termine della propria prova;
- evitare l’eccessivo incitamento o richiamo vocale durante la competizione;
- segnalare con fiocco rosso, posizionato all’altezza dell’attaccatura della coda, l’eventuale
CoN
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CCHi
Del
Giu
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ilace
“Ecco le sanzioni previste dal regolamento Sef Italia
”
tendenza del proprio cavallo a calciare;
- tenere di conseguenza un
comportamento adeguato in accordo al
suo governo e alla sua custodia;
- non è consentito segnalare la posizione
dei capi da isolare ai Penners in gara
(Spotting) in modo palese.
In tutti i sopracitati casi, il Giudice, avrà
la facoltà di assegnare al Team in arena
un NO-TIME.
cOMPOrtAMentO AntI-SPOrtIvO
Un comportamento antisportivo di un
penner o di un team nell’intero ambito
di svolgimento della competizione
(compreso campo prova e tutte le strutture
annesse), determina la SQUALIFICA. Per
squalifica si intende l’allontanamento
dalla competizione per la sola giornata
di gara o per l’intera tappa del penner
o dell’intero team. In caso di squalifica
del singolo cavaliere, se il penner
facesse parte di più teams, questi ultimi
potranno terminare la gara con i due
membri restanti, ma esclusivamente nel
caso in cui si sia già disputato il primo
GO. Per comportamento antisportivo si
intende:
- atteggiamento volgare ed irrispettoso
verso i Penners, il pubblico, il Collegio
Giudicante, il personale di gara e lo staff
organizzativo
- l’uso di linguaggio scurrile ed offensivo
- eccessivo maltrattamento del proprio
cavallo o della mandria;
- palesi stati di alterazione psico-fisica.
Ogni azione di comportamento
antisportivo che comporti la squalifica
del singolo concorrente o dell’intero
team, dovrà essere necessariamente
segnalata dal Presidente di Giuria sulla
“Relazione di Gara”.
Ricordiamo che un cavallo ferito o
dolorante non può assolutamente
gareggiare. I giudici possono eseguire
controlli sulle imboccature utilizzate e
sulle condizioni fisiche dei cavalli, sia
in entrata che in uscita dall’arena. In
caso di gravi infrazioni (cavalli lesionati
nella bocca o sul costato, ecc..), se
comprovate dal veterinario di servizio e
dal presidente di giuria, verranno adottati
nei confronti del penner in questione,
immediati provvedimenti di squalifica
dalla gara in corso (e di conseguenza
anche dalla classifica e dagli eventuali
premi). I casi di squalifica sopra citati
potranno essere ulteriormente sanzionati
con una o più giornate di squalifica per
le tappe successive.
Tali provvedimenti sono presi in
via esclusiva dalla COMMISSIONE
DISCIPLINARE DEL DIPARTIMENTO
MONTA WESTERN e dovranno essere
comunicati ai diretti interessati entro e
non oltre 10 (dieci) giorni dal termine
della gara in questione, pena la
prescrizione.
Resta inteso che le squalifiche di cui sopra
daranno adito all’eventuale apertura di
apposito procedimento disciplinare con i
competenti Organi di giustizia. L’elenco
dei nominativi dei penners assoggettati a
Squalifica e scadenza del provvedimento
disciplinare è consultabile sul sito.
.Cavaliere, allevatore ed organizzatore di successo. Insomma, un vero e proprio uomo di cavalli a tutto tondo. Stiamo parlando di Beniamino Straziuso, inventore di Basilicata Country & Co., patròn dell’allevamento La Vaccariccia Quarter & Paint Horse di San Chirico Nuovo e penner di calibro nazionale. Una “carriera” che nasce da un’ancestrale passione per i cavalli. Tra i suoi maggiori successi in campo agonistico ricordiamo, in ordine di tempo, la vittoria nel campionato regionale di team penning del 2006, il secondo e terzo posto nella categoria intermediate ai campionati italiani 2007 a Verona, rispettivamente con il team Cap America Italica e con il team Cap America Horses, la vittoria a Basilicata Country 2008 con
il Donatone team e, sempre nello stesso
anno allo special Event di Capua. Nel
2009 ancora un centro a Basilicata
Country. Nel 2011 il primo posto alla
Vomano Cup a Teramo, con il team
Cap America-Palazzo Gattini Matera, la
vittoria nel campionato regionale lucano
e, dulcis in fundo, la conquista, a Verona
con il team Cap America Horses II del
primo posto nella categoria Champion,
riservata alle scuderie, e la vittoria
nel campionato nazionale Centro Sud
categoria 11 punti. Nel 2012 la piazza
d’onore all’America’s Best Vomano e la
vittoria di tappa del campionato italiano
Fise cat. 16 punti a Staffoli. Ma vediamo
come è iniziata la sua carriera equestre.
Un Uomo di cavaLLi a tUtto tondoBeniamino Straziuso, cavaliere, organizzatore, allevatore di successo
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luC
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“L’inventore di Basilicata Country oggi
punta tutto su La Vaccariccia
”
A che età hai iniziato ad andare a cavallo?Tecnicamente e in maniera regolare a 18 anni, ma il mio rapporto con i cavalli è iniziato molto prima. Abbiamo sempre avuto cavalli in azienda, che io ho sempre montato in maniera un po’ ruspante, spesso a pelo.
Parlaci del tuo primo cavallo...Come ho detto abbiamo sempre avuto cavalli in azienda, ma il primo cavallo veramente mio, acquistato da me, è stato lo stallone Appaloosa Ima Garson, che comprai all’Italian Ranch. Eravamo alla fine degli anni ‘90 e con questo cavallo mi sono dedicato principalmente ai trekking. Il mio primo cavallo da gara, invece, è stata una femmina quarter buckskin di nome Bee Jac Bonita, con la quale ho cominciato a fare le prime gare di team penning nel 2001, in occasione della prima edizione di Basilicata Country & Co.
A proposito di Basilicata country & co., come è nata l’idea di una rassegna dell’equitazione americana e del country life style?Basilicata Country nasce da un’esperienza che avevo fatto affiancando Otello Ugolini, titolare del maneggio dove montavo quando andavo all’università, nonché deus ex machina della nascita di tante associazioni western in Italia, nell’organizzazione di manifestazioni Country western. In quel periodo, inoltre, lavoravo con la Ck associati proprio nel settore dell’organizzazione di eventi. Fu quindi per me l’occasione di ritagliare nel mio lavoro uno spazio che coinvolgesse anche la mia passione, tentando qualcosa di assolutamente inesplorato al Sud Italia, visto che in quel periodo l’unico evento degno di nota più giù di Roma era la Corsa Longa di Staffoli,
dove però all’epoca le gare e gli eventi fieristici erano in secondo piano rispetto al trekking. E’ stata un’esperienza molto bella ed appagante, tranne per il fatto che l’obiettivo ultimo di aggregare l’intero mondo western lucano non è stato raggiunto.
continuerai nell’organizzazione di quest’evento?Diciamo che per il momento sono in una posizione di stand by, essendo anche venuta meno la “comodità” di poter coniugare lavoro e passione. Comunque è un evento che ho nel cuore e non nego che se trovassi qualche compagno di viaggio a sostenermi ci vorrei riprovare.
cosa vedi nel tuo futuro equestre a breve termine?In questo momento sono impegnato soprattutto a promuovere il mio allevamento. Sicuramente continuerò a fare team penning e mi piacerebbe anche provare il cutting e il cow horse, ma la mia priorità è portare avanti il nome de La Vaccariccia. Devo dire che i due cavalli che attualmente stanno calcando le scene nazionali e internazionali mi stanno dando grandissime soddisfazioni, al di là di ogni più rosea aspettativa. Lo stallone Deltas Pepto Dream, dopo essere rimasto fermo per due anni, è stato capace di un quinto posto open in cutting, gareggiando con i migliori quarter della specialità, il che vuol dire che attualmente è probabilmente il miglior paint in attività nella disciplina, mentre la puledra Vqh Foxy Cat, pur essendo arrivata al reining per caso, con un certifficato tutto da cutting, è stata capace di un reserve champion al pre futurity e un quarto posto ad Americana, il che è per me una conferma della mia filosofia di allevare
cavalli il più possibile versatili.
hafLinger foLie aLLa maniera LUcanaIncanta il free style di Nicola Carlomagno e Quintastella
.Anche quest’anno la Basilicata dice la sua alla Fieracavalli di Verona. La centoquindicesima
edizione della rassegna più famosa del Paese, ed in particolare il padiglione ItaliaAlleva,
dedicato alle eccellenze allevatoriali locali, è stata vetrina d’eccezione per i prodotti made in
Basilicata. E se è vero che i pur qualitativi soggetti presentati alle rassegne morfologiche non
hanno conquistato le primissime piazze, nonostante l’interesse suscitato nei compratori, è
anche vero che la Basilicata si è riscattata nello spettacolo Haflinger Folie, evento promozionale
dedicato ai biondi originari del Trentino Alto Adige. Due i soggetti lucani impegnati: lo stallone
Atem-O, di Rosa Postiglione, di Pignola, presentato in una ripresa di dressage, e la femmina
Quintastella, figlia del pluripremiato stallone Argan presentata dall’addestratore Nicola
Carlomagno in free style. Da notare che si è trattato dell’unico soggetto dell’intero spettacolo
che è stato esibito in libertà. Se, dunque, il pubblico è rimasto ammirato dalle qualità atletiche
dimostrate dagli haflinger impegnati nelle varie discipline, tradizionali e sportive, (prove di
esbosco, attacchi, gimkana western, dressage, salto ostacoli, alta scuola), le emozioni più
intense le ha suscitate senz’altro l’insolito “passo a due” di Carlomagno e Quintastella.
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2013
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L’addestratore lucano, fautore del
metodo Parelli, ha dimostrato insieme
alla giovane cavalla haflinger come,
senza costrizioni ma attraverso un
approccio etologico, si possa costruire
un rapporto uomo-cavallo basato
sulla fiducia e sulla collaborazione,
dove il piacere alla cooperazione è
reciproco. Quintastella ha risposto
di buon grado alle richieste del suo
partner umano, eseguendo una serie
di esercizi dimostrativi, come seguire
l’addestratore, allontanarsi e tornare a
comando, sdraiarsi, salire su un cubo,
eseguire passi laterali, passi indietro,
passi spagnoli, il tuto senza alcuna
costrizione. L’esibizione è culminata
poi nell’esercizio più suggestivo di tutti:
la monta in free style, ovvero senza
sella e senza testiera: la realizzazione
pratica del mito del centauro, la fusione
perfetta tra uomo e cavallo. Soddisfatto
al termine della manifestazione (quattro
gli spettacoli effettuati, dal giovedì alla
domnenica), Nicola Carlomagno. “Da
un punto di vista professionale – dice
– è stato molto gratificante partecipare
alkla Fieracavalli, soprattutto per aver
presentato l’unico cavallo in free style ad
Italialleva. Alla fine dello spettacolo ho
ricevuto anche i complimenti di Franco
Giani, che è un po’ il padre italiano del
metodo Parelli. Per un addestratore
è una vetrina molto importante. Per
me si tratta della seconda volta ad
Haflinger Folie, spettacolo al quale
avevo partecipato anche nel 2008
con due puledre, una figlia di Argan
e una figlia di Nobelmann. Dal punto
di vista allevatoriale, invece, devo
dire purtroppo che questa edizione
della Fieracavalli è stata piuttosto
deludente. I costi per gli allevatori sono
quasi insostenibili, nonostante l’aiuto
delle istituzioni, mentre i servizi sono
stati scarsi e la vigilanza contro i furti
“Significativa la presenza anche nelle prove morfologiche
”
vigilanza assai carente”.
Soltanto tre gli allevatrori lucani
che hanno affrontato la trasferta
veronese per partecipare alle rassegne
morfologiche, con l’assistenza tecnica
dell’Associazione regionale allevatori:
la scuderia 3H di Avigliano, di Vito Claps,
con tre soggetti in mostra, Vincenzo
Di Giacomo di Avigliano e Giuseppe
Muscio di Genzano di Lucania. I
soggetti in rassegna erano lo stallone
di tre anni Silas – Q (Scuderia 3H),
le puledre di 18 mesi Sally (Scuderia
3H) e Sinni (Vincenzo Di Giacomo), la
puledra di 30 mesi Raischia (Scuderia
3H) e la puledra di 3 anni Queen di
Cortese (Giuseppe Muscio).
Una medicina chiamata cavaLLoAlla scoperta delle virtù dei nostri amici a quattro zampe
.Considerata erroneamente soltanto come un momento ricreativo per il portatore di Handicap, la
Riabilitazione Equestre (R.E.) si configura come una vera e propria attività terapeutico-riabilitativa.
Utilizzando in vario modo il rapporto che si instaura tra persona e cavallo e il movimento stesso del
cavallo, secondo un programma terapeutico specifico, la RE è quell’insieme di tecniche che apportano
benessere psicofisico nel soggetto, migliorandone l’autostima e la qualità della vita.
Proprio perché coinvolge il soggetto globalmente, nella sua unicità di corpo e psiche, la terapia a mezzo
del cavallo è indicata nel trattamento delle più disparate patologie: dalle paralisi cerebrali infantili
a quelle centrali o periferiche, conseguenti a encefalopatie, poliomelite o ictus, dalle lesioni midollari
ai disturbi di equilibrio medo-lievi, dall’autismo alle psicosi infantili, a vari disturbi del comportamento.
L’utilizzo del cavallo a scopo terapeutico si può far risalire addirittura a migliaia di anni fa: già gli Ittiti,
intorno al 3000 a.C. utilizzavano la disciplina equestre quale strategia pedagogica. Tra il V e il IV secolo
a.C., Ippocrate di Coo (478-370 a.C.), considerato il padre della medicina “moderna”, consigliava
l’equitazione “per rigenerare la salute e preservare il corpo umano da molte infermità, ma soprattutto
per il trattamento dell’insonnia”, mentre Asclepiade di Prussia (124 - 40 a.C.) ne estese le applicazioni
raccomandando “il moto a cavallo nel trattamento di svariate patologie”. Abbandonata per lungo tempo,
tale pratica terapeutica fu ripresa dal medico Merkurialis (1569) nella sua opera “De arte gymnastica”,
in cui attribuisce all’equitazione una ruolo molto importante tra gli esercizi ginnici, in quanto essa
non esercita soltanto il corpo, ma anche i sensi. Nonostante le sue antiche origini, solo negli anni
iPPo
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Pia:
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rella
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osito
50 la Medicina riconosce ufficialmente
all’equitazione un valore di terapia,
dopo che la danese Liz Hartl, costretta
su una sedia a rotelle dalla poliomelite,
vinse la medaglia d’argento nei giochi
olimpici di Helsinki del 1952.
Attualmente la R.E. è largamente diffusa
a livello internazionale, specie nei
paesi di più elevata tradizione equestre
(Inghilterra, Danimarca, Belgio, USA,
Canada eccetera…) ed esiste, dal
1969, una Federazione Internazionale,
l’F.R.D.I ( Federation Riding Disabled
International), a cui fanno capo per la
R.E. circa 50 Paesi. In Italia una reale
attività di Ippoterapia inizia nel 1977
ad opera della Associazione Nazionale
Italiana di Riabilitazione Equestre
(A.N.I.R.E.) a Milano. Nel 1990, si è
costituita la F.I.S.D (Federazione Italiana
Sport Disabili), oggi C.I.P. (Comitato
Italiano Paralimpico) che avevano al
loro interno il dipartimento equitazione:
in tale ambito è stato compiuto
un ulteriore passo avanti, avendo
accorpato l’equitazione paralimpica
direttamente alla F.I.S.E. (Federazione
Italiana Sport Equestri). Dal 1993 inizia
la sua attività anche l’Associazione
Lapo, in stretta collaborazione con la
Cattedra di Neuropsichiatria Infantile
dell’Università Firenze, all’interno della
quale verrà istituito, nel 2003, un Master
Universitario in R.E. Tuttavia, a tutt’oggi,
non esiste una legge che regolamenti
questo tipo di attività e continuano a
susseguirsi negli anni disegni di legge
che non trovano mai approvazione
da parte dei nostri “indaffaratissimi”
parlamentari…
Ne consegue una confusione a livello
formativo e applicativo, in quanto molte
associazioni, anche federazioni sportive,
propongono corsi di formazione e attività
di equitazione per disabili. La R.E. è un
tipo di riabilitazione del tutto particolare
le cui radici sono da ricercare sia negli
sport equestri, che ne costituiscono
l’alveo e il presupposto tecnico portante,
sia nella componente riabilitativa vera
e propria. E’ da precisare, pertanto, che
trattandosi di attività riabilitativa, ovvero
di settore socio sanitario, la formazione
compete in primis all’Università, poi
al SSN (Servizio Sanitario Nazionale),
infine agli Enti riconosciuti dalla Univ/
SSN deputati a questa attività (in
questo caso (Lapo, ANIRE). Inoltre,
è un’attività che richiede strutture
adeguate e personale specializzato
multidisciplinare: tutti i componenti
dell’equipe di R.E. devono possedere,
pur se a differente livello, competenze
sul versante dell’equitazione e su quello
della riabilitazione.
Infine, non possiamo non parlare del
“protagonista” della R.E., cioè il cavallo:
occorre sottolineare l’importanza
della scelta del co-terapeuta cavallo
sia da un punto di vista morfologico
che comportamentale, ma anche la
rilevanza di un attento condizionamento
“Riabilitazione equestre: una storia iniziata
nel 3000 avanti Cristo
”
e di un continuo addestramento
dell’animale, che è chiamato a svolgere
un compito impegnativo, specie sul
piano psicologico. Con questo articolo
introduttivo sul tema della R.E. ho
toccato alcuni punti che spero di chiarire
ed approfondire nei prossimi articoli.
Non posso non sottolineare, prima di
chiudere, come la R.E. rappresenti una
opportunità concreta di recupero e una
prospettiva adattiva per soggetti spesso
non altrimenti trattabili o motivabili,
offrendo al disabile la possibilità di
sperimentare un ambiente naturale e
non medicalizzato.
Winter speciaL baciato daL soLeCap Petrucco Inerti al primo posto nell’arena di Latorre quarter horse
.Il caldo sole pugliese ha regalato una giornata quasi primaverile ai cavalieri partecipanti
al Winter Special Event di team penning che si è svolto il tredici dicembre scorso nell’arena
coperta del noto circolo ippico e allevamento Latorre Quarter Horse di Castellaneta. Numerosi
gli atleti giunti, oltre che dalla Puglia, dalla Basilicata e dalla Campania per dar vita alla gara
organizzata da Western Life Puglia, con la collaborazione dello staff della South Italy Master
Cup, e numeroso anche il pubblico di appassionati che non ha mancato di seguire i propri
beniamini anche in trasferta. Unica pecca, ma purtroppo è un male comune nel mondo del
team penning, il forte ritardo con cui è iniziata la gara, dovuto alla cattiva abitudine di alcuni
penners di iscriversi all’ultimo minuto (o anche oltre), costringendo la segreteria (nell’occasione
tenuta dalla brava Marta Pianta) a fare i salti mortali per stilare l’ordine di partenza. Alla
fine, passato mezzogiorno, tutto è pronto e si può partire. La speaker Lucia Buchicchio e
i giudici Emidio Filace e Carmine Buono prendono posto ed il primo team può fare il suo
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ingresso in campo. Si corre a sessanta
secondi, con regolamento Sef Italia.
Inizialmente la mandria è piuttosto
nervosa e tende a schizzare in avanti
al minimo movimento dei cavalieri
in campio: fioccano i no time. Man
mano che si va avanti, però, i vitelli si
rasserenano e per i penner diventa più
facile lavorarli. Cominciano ad arrivare
le chiusure e man mano i tempi si
abbassano. Alla fine del primo go la
mandria risulta un po’ stanca e per
questo motivo i giudici decidono di non
proseguire subito con il secondo go
ma di concedere una pausa di un’ora
per dar tempo ai vitelli di rifiatare,
anche se questo significherà correre
gli ultimi go con la luce artificiale.
Nel frattempo i cavalieri possono
rifocillarsi godendosi la bella giornata
di sole. Entusiasmante il secondo
go, con i team autori di una buona
prestazione nel primo che si giocano
il tutto per tutto per salire sul podio,
a volte incappando anche in clamorosi
errori. Ma questo è il nostro sport. Alla
fine bravura e fortuna determinano la
classifica, con i cavalieri venuti dalla
Basilicata che possono tornare a casa
con un buon bottino: i lucani riescono
infatti ad occupare, da soli o variamente
mischiati con i colleghi pugliesi, tutti
e tre i gradini del podio. Al primo
posto, grazie ad una condotta di gara
improntata alla grande regolarità, c’è
il team Cap Petrucco Inerti, composto
da Antonio Pietrafesa, Piero Coviello
e Sante Di Bono, che ha chiuso tutti
e sei i vitelli assegnati nei due go nel
tempo di 67”52. Ad Antonio Pietrafesa
“Team penning: trentasette le squadre in gara a Castellaneta campionessa europea pony
”
la giornata porta in dote addirittura una
doppietta: al secondo posto, infatti, si
piazza il team La Collinetta Fattorie
Donna Giulia, composto da Antonio
Pietrafesa, Donato Punella e Angelo
Gravina, con due go validi e sei vitelli
in 71”10. Anche sul gradino più basso
del podio c’è un po’ di Basilicata: il
team Free Horseman che si aggiudica
il bronzo con due go validi e sei vitelli
nel tempo di 79”13 è composto dai
pugliesi Angelo Gravina e Cesare
Franchini e dal lucanissimo Nicola
Ciani. Al quarto posto il team Western
Life 1, composto da Cesare Franchini,
Massimo Basile e Dino Cellammare,
con due go validi e sei vitelli nel tempo
di 80”06.
banjo, mandoLino e contrabbasso per Uno stiLe d’èLite Nasce il Bluegrass e il country diventa strumentale
« Quanti suonatori di Bluegrass servono per cambiare una lampadina?
Quattro: uno per cambiarla, mentre gli altri tre si lamentano del fatto che è elettrica.». .Mi piace iniziare questo articolo con questa curiosa storiella che racchiude tutto cio che il
Bluegrass esprime.
Un genere musicale, come dire, di nicchia, per colti, suonato con strumenti acustici e raramente
cantato. Che dà spazio e dignità ai singoli strumenti musicali con assoli strepitosi.
Basato su una forte presenza dell’improvvisazione, che coinvolge ogni elemento del gruppo,
lasciando spazio alla pura espressione ed improvvisazione del musicista. Molte canzoni,
spesso strumentali, con sonorità che riportano alla musica celtica lasciano posto a lunghi e
complessi assoli di ogni strumento. Quindi se il country per molti aspetti ricorda le sonorità
malinconiche del blues, il Bluegrass potrebbe essere paragonato ad un parente lontano del
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jazz. Chitarra acustica, banjo a cinque
corde, mandolino, violino (fiddle) e
contrabbasso: questi gli elementi
che formano quell’orchestra vivace
che è il Bluegrass. Un ritmo e una
sonorità veloce, squillante e piena di
vitalità, caratteristica accentuata dal
suono sincopato e grintoso del banjo,
e dal ritmato accompagnamento di
mandolino e chitarra dove il banjo ha
un ruolo fondamentale fino a diventarne
la “voce principale”.
Era il 1939 e un musicista di nome
Bill Monroe pubblica una versione
riarrangiata di un vecchio brano
di Jimmy Rodger “Muleskinner
blues” («il blues del mandriano») e
proprio l’esecuzione di quel brano da
parte di Bill Monroe viene indicata
comunemente come la «data di
nascita» del nuovo genere musicale:
il Bluegrass. Da dove deriva il suo
nome? Anche questo è molto curioso,
ma lo scopriremo assieme alla storia di
Monroe, padre e fondatore indiscusso
del Bluegrass. Nato nel Kentucky, il
13 Settembre 1911, da una famiglia
umile, impara a suonare dallo zio
Pendleton Vanderver (Uncle Pen), noto
fiddler, e dal bluesman Arnold Schultz.
A 17 anni emigra a Chicago, dove trova
lavoro come operaio in una raffineria:
comincia a suonare il mandolino, e
con i fratelli fonda il suo primo gruppo
musicale, i Monroe Brothers, che
ottiene un discreto successo. Dopo
la rottura con i fratelli costituisce nel
1939 un nuovo gruppo, i Bluegrass
Boys, in onore della sua terra di
origine, il Kentucky, dove si dice che
alcune erbe abbiano infiorescenze
dalla colorazione blu, dove anche la
luna pare abbia questo colore. Cosi il
Bluegrass, letteralmente “erba blu”,
diventa e si codifica come un genere
musicale vero e proprio. destinato a
rimanere eterno.
Monroe rivoluzionò lo stile del
mandolino facendolo diventare uno
strumento solista e non piu semplice
accompagnamento, rinnovando così
anche l’immagine del musicista
“Bill Monroe, fondatore indiscusso del nuovo genere
musicale
”
country. Negli anni ‘40, grazie anche
al supporto e al talento di grandi
musicisti come Earl Scruggs, Lester
Flatt, gli Stanley Brothers , questo
stile, cosi innovativo e sperimentale,
viene definitivamente codificato. Ormai
alle radio la parola “ Bluegrass” viene
pronunciata naturalmente. Attorno alla
metà degli anni ‘50, con la nascita del
rock ‘n roll, il bluegrass avverte una
sorta di declino e viene letteralmente
declassato. Non è da dimenticare però
come le sue sonorità straordinarie
per quell’epoca abbiano influenzato i
grandi del rock ‘n roll ( pensiamo ad
Elvis e la sua spledida cover di “Blue
moon of kentucky” di Monroe). Ma
il suo declino diviene la sua fortuna
perchè è destinato, così, a rimanere un
prodottO di nicchia, per orecchie fini e
colte.
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.Ha fatto vedere cose molto promettenti a inizio stagione. Poi un lieve infortunio ha
fermato la sua corsa al titolo Nbhai. Ma il suo proprietario Saverio Giuzio e il suo cavaliere
Tonino Pascale non si sono arresi. E alla fine l’aver saputo aspettare ha pagato. Perchè
Safari Zero è tornata da Pontedera con la coccarda di reserve champion del futurity di
barrel targato Fitetrec – Ante. Un titolo cfhe promette di essere solo il primo di una lunga
serie. Ma come è arrivata questa giovane campionessa in Basilicata? Ce lo racconta
il suo proprietario, Saverio Giuzio. “La cavalla viene da Torino. Ero alla ricerca di un
puledro Safari e mio fratello Antonio mi ha consigliato di visionare questa cavalla che lui
conosceva fin da piccolina. Diciamo che è stato il regalo di Natale che mi sono fatto nel
2012. Fin da subito la mia intenzione è stata quella di non montarla personalmente, ma
di affidarla ad un professionista. E siccome in Basilicata ci sono delle figure di assoluto
rilievo nazionale nelle discipline veloci dell’equitazione americana, l’ho affidata a Tonino
Pascale perchè la iniiziasse alla carriera agonistica”. Sotto la sella del campione satrianese
storia di Una campionessa ritrovataSafari Zero si riscatta al termine di una stagione un po’ sfortunata
Tonino Pascale Safari Zero si è subito
distinta con alcuni buoni piazzamenti al
campionato regionale di barrel racing.
Nel corso della sua preparazione per il
futurity Nbhai, però, c’è stato qualche
piccolo intoppo che ha sconsigliato la
partecipazione a Verona. Poco male,
però, perché una settimana dopo Safari
Zero ha ripagato Saverio Giuzio e Tonino
Pascale della fiducia, con un bel “botto”
al futurity Fitetrec Ante. Nell’arena del
circolo ippico Lo Scoiattolo di Pontedera,
in una kermesse che ha richianato una
settantina di binomi da tutta Italia per
contendersi il montepremi complessivo
di 30mila euro, arriva lo splendido titolo
di reserve champion nel futurity di barrel
racing, gara nazionale riservata ai giovani
soggetti di quattro anni, che Pascale
ha conquistato proprio in sella a Safari
Zero, in un parterre di una dozzina fra i
migliori puledri d’Italia. Ma, dopo questa
splendida performance quali sono i
progetti di Saverio Giuzio per la sua
bella Safari Zero? “Anche quest’anno
– spiega Saverio – la cavalla rimarrà
affidata alle cure di Tonino Pascale. Si
tratta di una cavalla molto promettente
e sarebbe un peccato sprecarla con in
sella un amatore come me. Il nostro
primo obiettivo per quest’anno è il
campionato europeo di barrel racing che
si terrà, come da tradizione, a maggio
a Reggio Emilia al Salone del Cavallo
Americano, e poi il Maturity”. Insomma,
la cavalla è destinata a rimanere in
Basilicata? “Diciamo – rispone Saverio
– che io l’ho acquistata come una
forma di investimento, anche perchè sul
mercato nazionale i cavalli addestrati
da Tonino Pascale hanno un grande
appeal, in quanto cavalli facili e adatti
“Barrel: La puledra
di Saverio Giuzio reserve champion
Fitetrec-Ante
”
un po’ a tutti. Se arriverà una grossar
offerta prenderò in considerazione l’idea
di venderla, altrimenti mi rimarrà una
super cavalla pronta per le mie esigenze
di amatore. Nel frattempo mi diverto
molto con l’altra mia cavalla, la paint
Melman Dream. Se la stagione andrà
come spero, inoltre, sto considerando
anche l’idea di farle fare un puledro con
la tecnica dell’Embryo Transfert. Si tratta
di una delle ultime figlie dirette di Safari
e sono convonto che incrociandola con
una linea americana da velocità si possa
ottenere un campione di domani”.
hai già pensato aLLa sUa pensione?Istruzioni per una corretta gestione del cavallo anziano.Cari Amici di Oltre il Fence, bentornati dopo feste che spero siano state
cariche di affetto e dolcezze (non solo di carattere familiare) come dovrebbero
sempre essere.
Di nuovo per me c’è che sono diventata lucana a tutti gli effetti, e non solo per
adozione professionale, avendo sposato Virgilio e vivendo adesso a Maratea.
Con l’approssimarsi dell’inverno e perciò, si spera, con l’avvicinarsi delle
nevicate, mi sembra giusto parlare di cavalli anziani e della loro gestione che,
alla stregua di quella di un puledrino, è tutt’altro che scontata.
«Invecchiare non sarà niente se nel frattempo saremo rimasti giovani.» lo ha
scritto la poetessa italiana Maria Luisa Spaziani alla fine degli anni 90: vale
per l’uomo ed anche per il cavallo, a patto che al cavallo pensi l’uomo! Con
l’andare degli anni, infatti, gesti quotidiani possono diventare improvvisamente
complicati ed è proprio in queste circostanze che l’uomo può fare la differenza,
sos
Cava
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Mar
iaro
saria
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fredo
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restituendo al suo amico a 4 zampe
tutto quello che gli è stato donato negli
anni appena trascorsi. Vi elencherò,
per comodità didattica, tutte le piccole
modificazioni che vive un cavallo che
diventa anziano per far sì che possiate,
conoscendole, prevenirne gli effetti.
La dentatura
Man mano che il cavallo cresce,
cambia sia l’inclinazione delle due
arcate, mandibolare e mascellare,
(come potrete bene distinguere dalle
illustrazioni qui riportate) sia la forma
stessa dei denti. Questo comporta che
il cavallo non tritura più i cibi nella
stessa maniera ed anche la prensione
dell’alimento, intesa come capacità
di strappare dal terreno l’erba, non è
ugualmente efficace. Guardiamo bene,
quindi, la qualità del foraggio che
stiamo somministrando: scegliamo il
più verde e tenero (sempre affienato,
ovviamente) ed avitiamo schiacciati o
concentrati troppo duri da rompere.
Anche da un punto di vista metabolico, il
cavallo anziano ha esigenze nutrizionali
diverse: diminuiamo il carico dei
concentrati (schiacciati, fioccati e/o
mangimi) ed a sua volta il carico di
proteine dei concentrati: il suo fegato
non ha la stessa efficienza digestiva
di quando era giovane e preferiamo
concentrati più ricchi di fibre. Non farò
cenno alle quantità, dal momento che
nell’anno appena trascorso ho fatto
più volte riferimento alla quantità di
concentrato corretta per un cavallo;
quella che cambia, nelle diverse fasi
fisiologiche della vita cui si correlano
differenti esigenze nutrizionali, in
assenza di patologie da correggere, è
solo la qualità dell’alimento concentrato
da somministrare.
L’artrosi.
Il primo sintomo che ci fa sentire vecchi,
parte dei cosiddetti “acciacchi”, è
proprio quel dolore alle giunture che
ci toglie l’elasticità del movimento:
l’artrosi. L’artrosi è una malattia
cronica che colpisce le articolazioni
(artropatia), di tipo degenerativo,
che porta alla progressiva perdita
delle componenti anatomiche che
formano le articolazioni. Interessa
le vertebre e le articolazioni degli
arti, ed è caratterizzata dalla perdita
della cartilagine articolare, che viene
sostituita da nuovo tessuto osseo;
ciò provoca dolore ed una limitazione
nei movimenti. Noi ben conosciamo
l’artrosi, dato che è legata all’usura
delle articolazioni e che spesso,
perciò, colpisce i nostri cavalli atleti,
anche se giovani. Tuttavia siamo
abituati a considerarla in riferimento
alle specifiche capacità atletiche; cosa
accade se prendiamo in considerazione
la postura di un cavallo mentre mangia,
ed i distretti anatomici che utilizza?
Il cavallo mangia in piedi, piegando il
collo per far arrivare il muso a terra
per strappare l’erba: per quanto meno
sfruttate, non sono sempre articolazioni
quelle che uniscono le vertebre del
collo? Se vogliamo fare in modo che
il nostro cavallo continui a mangiare,
sarà meglio modificare questa pozione
e quindi l’abitudine del foraggio
per terra o nelle rastrelliere in alto,
mettendo la mangiatoia all’altezza del
petto, in modo che debba sostenere il
minimo sforzo per nutrirsi. Così come
possiamo aiutare queste articolazioni
ad essere più fluide e, perciò, meno
dolenti, attraverso la somministrazione
di integratori a base di MSM, collagene
idrolizzato, glucosamina cloridrato e
cetilmiristoleato che, attraverso la loro
azione sinergica, conferiscono alle
cartilagini robustezza per contrastare
le forze di compressione con azione
positiva sulle cellule cartilaginee
responsabili della sintesi di collagene.
La temperatura.
Anche se si tratta di cavalli che hanno
sempre vissuto all’aperto, il passare
degli anni influenza anche la capacità
termoregolatoria e quindi la possibilità
di affrontare adeguatamente forti
sbalzi di temperatura.
E’ preferibile pertanto evitare lunghe
esposizioni al sole cocente, tipico delle
nostre latitudini, ma anche e soprattutto
al freddo dell’inverno e/o alla pioggia,
senza un’opportuna copertura.
Non dimenticate mai che i cavalli,
quando anziani, tornano cuccioli e
perciò bisognosi di cure ed affetto: non
deludiamoli.
sUggestioni aLLa LUce deLLa LUnaPasseggiata notturna a Bella sotto il cielo dell’estate lucana
.Nell’ambito dei raduni organizzati questa estate in Basilicata un fuori
programma davvero ben riuscito. Mercoledì 21 agosto presso la scuderia Di
Mauro, situata in località Serra di Muro, alle porte del paese di Bella, una serata
davvero speciale.Grazie ad Enzo Di Mauro ed al suo centro, cavalieri ed amazzoni
lucani provenienti dai paesi limitrofi, Baragiano, Ruoti e Picerno, hanno potuto
godere di uno spettacolo davvero straordinario, montare in sella nel cuore della
notte accompagnati dal silenzio e da una splendida luna piena. Una serata
davvero speciale. Il tempo sembrava volesse rovinare tutto ma i cavalieri e le
amazzoni non si sono fatti intimorire dalle iniziali avverse condizioni meteo.
L’organizzazione, che prevedeva la partenza dal centro intorno alle ore 20.00 e
rientro in scuderia per la cena, è stata ribaltata. All’ora prevista per la partenza,
il cielo era completamente scuro e di quella che doveva essere la compagna
di viaggio, la luna, non si vedeva nemmeno l’ombra. Ma la voglia di stare
i RaD
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insieme, la passione hanno sconfitto
ogni avversità.
Imbandita la tavola, i venti cavalieri
hanno cenato e ballato fino alla
mezzanotte quando finalmente sono
potuti salire in sella ai propri cavalli e
cominciare la loro avventura con una
splendida luna piena alta in cielo ad
illuminare il cammino. La passeggiata,
di circa 18 Km, si è svolta su un
percorso di stradoni sterrati aperti ed
ha toccato oltre i tre confini, Bella,
Muro e San Fele, anche il comune di
Castelgrande lungo la strada che porta
all’osservatorio. L’emozione per molti
è stata davvero tanta, era la prima
volta che affrontavano un percorso a
cavallo di notte. Sentire il rumore degli
zoccoli risuonare nel silenzio, guardare
“Grande successo per l’escursione organizzata
da Scuderia Di Mauro
”
i RaDuNi Dei lettoRi questa baCHeCa è DeDiCata ai vostRi RaDuNi. CoNtattateCi e RaCCoNtateCi le vostRe PasseGGiate a Cavallo. saRaNNo PubbliCate Nella NostRa RubRiCa CuRata Da GRazia. sCRivete a [email protected]
luoghi anche noti sotto una luce
diversa e soprattutto lasciarsi guidare
dal proprio compagno di avventura, il
cavallo, sono state sensazioni davvero
forti che tutti hanno provato e che a
dirle a parole perdono il senso ed il
fascino, che hanno riempito il cuore.
Rientrati intorno alle quattro e sistemati
i cavalli, i cavalieri e le amazzoni hanno
continuato fino all’alba a godere della
compagnia e a raccontarsi le forti
emozioni provate. Un grande grazie
ad Enzo Di Mauro che, sensibile a
questa passione, ha voluto donare e
condividere con i propri amici questa
bellissima avventura.