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Giordano Bruno - De Umbris Idearum (Traducción al italiano)

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5/13/2018 GiordanoBruno-DeUmbrisIdearum(Traduccinalitaliano)-slidepdf.com http://slidepdf.com/reader/full/giordano-bruno-de-umbris-idearum-traduccion-al-italiano 1/82 Giordano Bruno DE UM BRIS IDEARUM Proprietà letteraria riservata Le Ombre delle Idee A cura di Claudio D'Antonio Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e de ll' editore. 2008 I ristampa <CZOO4i Renzo Editore V i a e M anzoni , 59 00185 Roma Te. 06 77 20 90 20 Fax 06 70 47 40 67 E-Mal: direnzo@direnzo Internet: http://www.direnzo.it Di Renzo Editore
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Giordano Bruno

DE UM BR I S I D EA RUM

Proprietà letteraria riservata L e Ombre del le I deeA cura di Claudio D'Antonio

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi

forma o con qualsiasi mezzo senza l'autorizzazione scritta dei proprietari dei

diritti e dell' editore.

2008 I ristampa<CZOO4i Renzo EditoreViae Manzoni, 5900185 RomaTe . 06 77 20 90 20Fax 06 70 47 40 67E-Mal: direnzo@direnzoInternet: http://www.direnzo.it

Di Renzo Editore

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Introduzione

Le opere parigine

Nel 1582 videro la luce ben quattro opere di Bruno: I l Cande-laio, il De Umbr is Idearum, il Cantus Circaeus e il De Arch i-tectura Lul l iana.

I l Candelaio mostra con ironia, che spesso si fa sarcasmo, la stu-pidità el 'ignoranza dell 'uomo comune, il quale - perso nei sognidi potenza edi felicità riposti nella cultura, nel danaro, nell'amo-re o nelle arti magiche - diventa incapace di vedere la realtà. Inquesta condizione di letargo, coloro che dormono più profonda-mente interpretano la parte della vittime mentre coloro che dor-mono meno profondamente sono quelli che profittano di tale si-tuazione.

È evidente che a tutto ciò l'unica soluzione può derivare dal ri-sveglio dell' intelligenza, risveglio dell' intelligenza che possamettere a fuoco la situazione nel suo complesso e non solonell'immediatezza del rapporto con l'altro. "Svegliatevi - sem-bra dire Bruno agli spettatori - rendetevi conto che avete smarri-to la strada del ragionare e cominciate a cercare un Maestro. Enon un maestro come Manfurio' il quale è solo una bibliotecaparlante, maqualcuno che abbia già interiorizzato quanto appre-so e sappia contestualizzare nel tempo presente l'insegnamentodel passato, cioè uno che possegga l'arte del pensare."

Nel De Architectura Bruno espone la parte dell'i nsegnamentodella Clavis Magna che deriva dal Lullismo, vale a dire essen-zialmente la logica nell'aspetto combinatorio dei concetti, argo-mento che rientra nel terzo libro della Clavis Magna.

Abbreviazioni

CM I I l P rimo L ibr o del l a C lavi s Magna , Di Renzo Editore, Roma, 1998.CM II I l Secondo Libro del la Clav isMagna, Di Renzo Editore, Roma, 2003.

CM IV I l Qua rt o L ibr o del l a C lavi s Magna , Di Renzo Editore, Roma, 2002.

Ringraziamenti:

Ringrazio calorosamente la Gentile Prof.ssa Maria Semproni che ha

sapientemente collaborato alla traduzione del testo in latino e il Prof.Raffaele Mennella che ha rivisto le bozze.

v. I l Candelaio, passm.

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Nel D e U m br is I dear um e nel C a nt us C i r ca eu s Bruno esponealcune tecniche psicotrope? che mirano a trasformare la memo-ria naturale in memoria artificiale, altrettanto precisa e affidabi-le quanto i mezzi materiali impiegati nella registrazione e nellaconservazione dei dati, cioè la scrittura. Questa scrittura inter-na, chein termini greci si chiama engrafia, èutile ad ogni perso-

na e richiede solo l'adozione di alcune tecniche di rappresenta-zione per immagini di concetti normalmente consistenti in paro-le. L'adozione di questo tipo di memoria va accompagnatadall' acconcia sistemazione dei dati che si vogliono conservare equindi dall'arte di disporre in ordine le informazioni, di cercarlequando servono: dall'arte cioè di cercare, di trovare, di inventa-re.

La mnemotecnica classica

In appendice a I l P r i mo L ibr o d el la C lav i s M a gna sono riporta-

te, integralmente tradotte dal testo latino A d H e r en ni um , le po-che pagine in cui sono raccolte le regole della mnemotecnicaclassica. In buona sostanza la tecnica di memoria consiste nelrappresentare per immagini, il più vivaci possibili, quanto ci sipropone di ricordare sfruttando i vantaggi della memoria visivarispetto alla memoria delle parole. Le immagini di memoria van-no conservate poi in luoghi di memoria che rappresentano am-bienti ben conosciuti esuccessivamente vanno riconvertite in pa-role seguendo un ordine fisso.

La lingua imaginale

Impadronitosi fin daragazzo dell' arte della memoria, ben prestoBruno realizzò che era possibile trasformare in immagini qual-

2 Non s trattainfattidi accorgimenti per ricordare, madi procedureper aterarein modopermanentei process cognitivi e determinare il risveglio del'inteletto.

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siasi termine della lingua naturale e sostituire quindi il noema'sonoro con quello visivo. Un insieme di parole, però, non è an-cora una lingua perché occorre dare loro un ordine, cioè unagrammatica, per formare dei concetti e strutturarli in frasi eque-ste poi a loro volta andranno strutturate secondo le regole dellasintassi per formare un vero discorso. La grammatica della lin-

gua imaginale gli era familiare perché bastava completare, conopportuni accorgimenti, le immagini di memoria per avere i di-versi casi della declinazione latina esostituire ai l oc i che rappre-sentavano ambienti reali con altri l o c i geometrici di forma co-stante, idonei a contenere qualsiasi frase. Lo studio delle operedi Raimondo Lullo gli fornì alla fine anche la bramata sintassi,grazie alle ruote di logica elaborate daquesto suo predecessore.A questo punto era nata la lingua per pensare, svincolata dallepastoie della lingua naturale.

Retorica classica e retorica brunianaSi può notare che i termini impiegati per denominare le diversearti, sono gli stessi della retorica classica. I nven ti o, o rdo , m e-

mo r i a sono le diverse fasi del processo ideativo del discorso.Momento conclusivo della retorica classica è l 'o rnatus , sul qua-le convergono in definitiva i precedenti per perseguire l'obietti-vo di persuadere l'interlocutore, cioè legare la suamente edeter-minare il convincimento indotto dachi parla. La retorica brunia-na, invece, essendo arte del pensare, mira al risultato opposto,cioèasciogliere i legami che impacciano lamente del pensante ea determinare un percorso cogitativo in direzione della verità.

Questa consiste nella mimesi del concetto con l'oggetto reale,vale a dire la verosimiglianza. La realtà materiale per definizio-

3 Alla maniera di Husserl, con questo termine indichiamo l'oggetto consderato dalarifless one ne suoi vari modi di essere dato, distintoperciò dal'oggetto stesso che è lacosa.

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ne ripete le forme prime equindi è simile al vero. L'esame dellaverosimiglianza si impone invece per i contenuti della mente chealludono alle cose materiali, allo stesso modo delle ombre che ri-chiamano le figure degli stessi. La mimesi è il tema del judi-cium, termine che indica aun tempo l'iter dell'esame della vero-simiglianza del concetto e la meta dello stesso. Essa deve infatti

farsi talmente precisa daportare ascoprire per analogia i rappor-ti, i legami tra le cose, rimettendo così in moto tutto il meccani-smo perché anche la nuova verità raggiunta e accettata daljudi-cium, dovrà passare per l'ordinamento, per la memoria e per ilnuovo judicium. Si tratta, palesemente, di un circuito virtuosonel quale la scoperta di una verità si fa strumento per conoscerela verità affine, mentre una mente non organizzata da un errorededuce innumerevoli altri errori.

A differenza degli Illuministi che sarebbero venuti dopo un seco-lo emezzo, Bruno non hafede nella ragione, ma conosce le po-

tenzialità non espresse daquesta facoltà umana etrova il modo dimetterle in atto. Nel suo cammino verso la conoscenza si accom-pagna con S. Bonaventura, che pure aveva indicato il percorsodell'intelligenza umana verso la verità, ma da questo suo illustrepredecessore si distacca nel porsi come obbiettivo la conoscenzadella natura invece delle verità trascendenti, mostrando così tut-ta la modernità della sua ricerca.

Idee archetipiche, noemi e realtà materiale

Nel mondo delle idee esistono i prototipi del reale, le forme ar-

chetipiche di tutto quanto esiste. Queste forme prime imprimonouna loro orma nella materia e originano tutto ciò che cade sotto inostri sensi, costituendo così una realtà di secondo grado. Esat-tamente come l'ombra, che deriva dall 'incontro tra la luce el'oggetto materiale, così dall'incontro della luce dell'intelligen-zae dei dati sensibili nasce il mondo della psiche, con le suerap-

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presentazioni più o meno precise della realtà materiale. Il rap-porto tra parola e oggetto materiale è di significante a significa-to, ed è in qualche modo arbitrario perché dipende dalla conven-zione linguistica la scelta di una voce anziché di un'altra per de-signare la cosa materiale. Per contro, il rapporto tra oggetto ma-teriale e Idea Archetipica è immediato in quanto l'oggetto mate-

riale riporta l'impronta dell'Idea, mentre l'Idea stessa ne è lostampo.

Appare evidente che il punto debole di ogni ragionamento consi-ste nella rispondenza tra parola e oggetto, perché nessun discor-so può farsi sull' oggetto individuale ma occorre effettuare delleastrazioni per pensare alla specie, al genere, alla categoria ecc. equanto più si ampia la categoria tanto più si perdono dettagli im-portanti.

Per questo Bruno impiega diversi tipi di immagini, che corri-spondono alle differenti necessità descrittive della categoria

concettuale cui si riferiscono (specie, genere, razza, ecc.), prefi-gurando le classificazioni delle scienze naturali moderne.

- I l vero secondo Bruno

Quando si conosce la tecnica appropriata per avere delle rappre-sentazioni mentali che ricalcano fedelmente la realtà fisica, sisiede all ' ombra del vero. Non si conosce direttamente la veritàche ècostituita dall'Idea o forma prima, ma si ha una rappresen-tazione attendibile della stessa. Ecco quindi l'esposizione delleintenzioni delle Idee, cioè le regole secondo cui le forme prime si

fanno conoscere. Potremmo anche definire queste intenzionicome criteri di verità, precetti per una rappresentazione ottimaledella realtà, regole di ottica e di prospettiva psichica in analogiaall'ottica ed alla prospettiva studiate dai fisici del tempo.

Questi trenta precetti vanno compresi e memorizzati per esserepoi amalgamati nei trenta concetti di Idea in modo da ricavarne

Il

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una tavola di verità che serva come pietra di paragone per sag-giare la natura più o meno vera della rappresentazione mentale.Conseguentemente 1'impegno richiesto allo studioso ènotevole,ma i risultati che ne derivano sono straordinari; infatti questaoperazione èpreliminare all'acquisizione deII'A r te G en er a le p erl 'E d uc azi on e d el l ' I nt el l et to , d el la V ol on tà e d el l a Memoria'.

A questo punto ci si rende conto che il D e Um br i s I dea ru m non èun testo di mnemotecnica ma 1'introduzione a un insegnamentoben più importante e generale. Di sicuro chiunque si avvicini aquesto lavoro neritrarrà vantaggi pratici, non fosse altro che perle regole di memoria, dal momento che il vero obiettivo dell'au-tore è quello di i n i z i a re all' Arte di Pensare, Arte che verrà svi-luppata nella C l a vi s M a g na .

Ma è opportuno chiedersi - a questo punto - quale sia lo stru-mento che ha dato origine atutti gli altri, qual èl'arte che si poneall'inizio di tutte le altre. Indubbiamente questa è 1'intelligenza,essa stessa perfezionabile attraverso l'Arte di Pensare" in sensolato. È la ragione, figlia minore dell'intelletto, diffuso in naturaepresente in tutte le cose e, quindi, in tutti gli uomini. Ad Archi-

mede è attribuita l'espressione "Datemi un punto di appoggio evi solleverò il mondo" eBruno ampia il concetto trasportandolodalla fisica a qualsiasi altro aspetto della realtà e afferma come,con gli appropriati mezzi, sia possibile ogni impresa. Dotando ilpensiero dello strumento costituito daapposite tecniche è possi-bile indagare qualsiasi realtà, conoscerla e trasformarla median-te la creazione di strumenti adatti.

A tale scopo Bruno i nventa una lingua artificiale, fatta d'imma-gini che costituiscono i suoni delle parole emettono in grado disvolgere 1'attività cogitativa con efficienza eprecisione. Si trattadi una l i n g ua per pen sa r e , una lingua cheha le sue origini imme-diate nella mnemotecnica classica ma che da questa si distaccaperché l'arte della memoria è strumentale alla retorica, cioè al-l'arte di convincere esponendo le proprie idee in modo appro-priato mentre l'arte di pensare ricerca la verità e lo fa ripromet-tendosi di u ni r e l a r a pp r esen ta zi on e m en ta le, o en te d i r a gi on e,a l l' en te emp i r ic o' in un processo di mimesi.

Questo è l'obiettivo ambizioso della C l a vi s Ma g n a , alla quale ilD e U mbr is rinvia con numerosi richiami. In questo volume tut-tavia i modi in cui le Idee si fanno conoscere dall'intelligenzaumana rappresentano piuttosto la pluralità degli aspetti in cui il

contenuto della mente si atteggia.Dalla comprensione delle intenzioni e dei concetti emerge unaprima definizione della mente rispetto ai suoi contenuti, mentre

L'arte delamemoria ela lingua imaginaleLa seconda parte di questo volume reca il titolo di A r te d el la M e -

mo r i a , ma il respiro che viene dato al tema fa subito intendereche non è certo di una palinodia della mnemotecnica classicaquella di cui si vuol trattare. In essa Bruno illustra i fondamentidell' arte di pensare e in primo luogo esplicita il concetto di artecome tecnica per accelerare o correggere i processi naturali:" L 'a rt e . ... so ll eci ta l a so nn ol en ta n at ur a e l a p r eced e, l a g ui daq ua nd o t en der eb be a sb ag li ar e .... l a seg ue q ua nd o è p er f et ta e l ac or r eg ge q ua nd o sb ag li a. " 5

Per Bruno la tecnica imita il processo naturale ed è composta dadue elementi: il sapere e lo strumento. Senza strumento non esi-

ste arte, cioè tecnica: l'arte della pittura è nata dall'invenzionedei colori e dei pennelli, l'arte della scultura dall'invenzione delmartello e dello scalpello, l'arte della musica dall'invenzionedello strumento musicale, e si potrebbe continuare all'infinito.

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V. Cap, VI pago 65.

V. De A r c h i t ec t u r a Lulliana.

v. pago 62.V. pago 63.

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dalla combinazione di questi postulati derivano poi le considera-zioni che il lettore, se in grado di ragionare, può trarre diretta-mente.

Questo è il metodo espositivo bruni ano rispetto agli argomentidell'Intelligenza Artificiale, la quale consiste, come ben si puòvedere, nel dichiarare i principi, indicare il campo di applicazio-

ne e lasciare allo studioso il compito di dedurne le opportuneconclusioni; nel merito Bruno non spreca una sola parola piùdell'indispensabile anche dove sarebbe utile, ma, nel dimostrarenei fatti le difficoltà nel penetrare questa scienza da soli, invitaripetutamente a riferirsi a un Maestro, cioè a lui stesso.

Quanto sopra ci fa ritenere che non volesse rendere facile il com-pito dell'apprendimento, per due ordini di motivi: il primo per-ché, per suanatura, questo sapere non èalla portata di chiunque;il secondo perché, data la portata della sua creatura, con ogniprobabilità sognava la nascita di un'Accademia che ripetesse inItalia i fasti dell'antica Atene.

Giordano Bruno Nolano

LE OMBRE DELLE IDEEDE UMBRIS IDEARUM

Contenenti l'arte di Cercare,Trovare, Giudicare,Ordinare e Applicare:

Esposte per la scrittura interna, e operazioniinusuali tramite la memoria

A ENRICO III, SERENISSIMO RE

dei Francesi e dei Polacchi ecc.

DICHIARAZIONE

Ombra profonda siamo, non ci molestino gli inettiNon loro ma i dotti quest'opera grave attende

PARIGI

Presso Egidio Gorbino,all'i nsegna della Speranza,

dalla regione del ginnasio Cameracense.

M.D.LXXXIICON PRIVILEGIO DEL RE

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Fi loteo Giordano Bruno N olano

AL LETTORE

AMICO E STUDIOSO

È i n a lt o p ost o

d i D iana i n C hi o i l vo l to

C he t ri st e p ar e a ch i n el t em pi o' en tr a,I la re a c hi n e esce.

A nc he l a l et ter a d i P it ag or a, 9

E seg ui t a c on t r at to b i co r ne,A ch i i l t ru ce a sp ett o d el d estr o sen ti er o m ostr a,

U n ' ot ti m a f in e c on ced e.

D el l e o mb r e c he d al le p r of on de

Teneb re emersero ,Infine sa ra n g ra di ti , o ra pi ù a sp ri ,

E vo lto e l ett er a

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Il tempio in cui sarà iniziato a misteri dela mente(Diana, la luna).

La lettera Y.

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A ENRICO I II

SERENISSIMO RE DEI FRANCESIE DEI POLACCHI ECC

FILOTEO GIORDANO BRUNO NOLANODEVOTI SALUTI.

Chi ignora, o Santissima Maestà, che i doni prestigiosi sono dovuti ai perso-naggi di prestigio, i più prestigiosi ai più prestigiosi e quelli prestigiosissimiagli eccelsi? Nessuno dubiti perciò del motivo per cui quest'opera, degna diessere annoverata tra le più grandi sia per la nobiltà del soggetto trattato, siaper la singolarità dell'invenzione su cui si basa, sia per la profondità della di-mostrazione con la quale è comunicata, è stata dedicata a te, egregia meravi-glia dei popoli, ragguardevolissimo per il valore dell'animo prestante, cele-berrimo per l'altezza del sublime ingegno, eperciò degnissimo del giusto os-sequio di tutti gli uomini più dotti, magnanimi e famosi. Sta a te, che apparieminentemente generoso, potente esaggio, accogliere quest'opera con animocortese, proteggerla con grande favore ed esaminarla con maturo giudizio.

Addio.

MERLINO ALL'ARTISTAUn tale d ip inse gal l i da co rt il e,e non essendo del tut to imprudente,per non f ar c ri ti ca re duramen teir at ti imp rec isi , da a rt ist a i net to ,

o rd inò a ser vi e l acchè,d i t enere lon tani g li o ri gi na li .

Sapendolo non temere,quando t u Gal l o vero t 'avvi ci ni ai dipinti,

che orecchiuti paiono,i l ser vo impor tuno che ti vuol e cacci ar e vi a

MERLINO AL GIUDICE SOBRIO

Unfi ume v' è nel l a F ri gi a detto G al loche, se poco ne bev i,

imal i del corpo guar isce.

Se senza misu ra ne t rangugerai , t i i nghiot ti r àe deciderai

di non pi ù ber ne.

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Così la f i losofia sf iora ta appenag iova a ll a vi ta ci vi l e,

e d i let ta assai .

Se t roppa ne ingurgi ti , t i t ur berà,a l la pazzia t i condur rà,o a rovinosa notor ietà.

Perc iò fat ti accor to,non cor rere tanto r ischio ,con l 'approvazione dei maest r i

la sapienza solo assaggiar t i p iaccia ,col l e l abbra so lo sf io ra re

e co l naso odo ra re.

Per ci ò d ich ia ro che bene non f aise da g iudi ce qui t i a ff ret ti

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Filoteo Giordano Bruno Nolano

Dialogo introduttivo alla sua invenzione della memoriain difesa delle Ombre delle Idee

Interlocutori

Ermete, Filotimo e Logifero

Ermete: Va avanti tranquil lo, poiché riconosci che unico è ilsole!! e unica l'arte. L'identico sole magnifica le gesta di uno eespone al biasimo le azioni vergognose di un altro. Della suapre-senza si rattristano i notturni barbagianni, rospi, basilischi, gufi,tutti esseri solitari e notturni sacri a Plutone, invece esultano ilgal lo, la fenice, i l cigno, l 'oca, l 'aqui la, la l ince, l 'ariete e i l

leone. Quand'egli sorge chi opera nelle tenebre si rifugia nelletane, mentre l'uomo egli animali diurni escono per le loro attivi-tà. Questi invita al lavoro , quelli spinge all' ozio. Al sole si vol-gono illupino e l' ~litropia, mentre nella direzione opposta guar-dano erbe e fiori notturni. Innalza i vapori rarefatti in forma dinuvole, a terra invece rovescia quelli condensati in acqua. Di-stribuisce agli uni una luce perenne e continua, agli altri alterna-taa fasi di oscurità. L ' intel let to che non er ra insegna che esso stafermo, ma il senso fallace fa credere che si muova. Sorge sullaparte esposta della terra che gira, mentre tramonta su quella op-posta. In apparenza egli gira intorno ai circoli che dicono artici

per la distinzione in destra esinistra, ma amolti altri sembra per-correre un arco che passa sopra o sotto. Egli appare più grandealla terra che occupa il punto più alto del suo giro, ma sembra più

I l I l sole èunico ma dà v it aa una dicotomia ne regno vegetae eanimae determinando idivers comportamenti degli animai edele piante aregime diurno enotrumo, determinala var ietà de cl imi e de carat ter i degl i uomini.

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piccolo a quella regione che occupa il punto 'pi~ ba~so (~ropri~perché èpiù distante daesso). In alcune pOrZIOnIdel semlce~c~lviene amancare lentamente invece in altre velocemente. Egli I'I::sulta più boreale per la terra che si protende verso l'Austro, mapiù australe per la terra che volge verso Borea. Per chi ha unorizzonte ad angolo retto riceve una latitudine uguale dauna par-

te e dall'altra, ma disuguale per chi l'ha obliquo. A coloro cheabitano lo spazio tra i due paralleli mediani di questa mole distri-buisce tenebre sempre pari alla luce, agli altri invece con tempideterminati. Se la divina terra che ci nutre sul suo dorso gli mo-stra la nostra fronte, ci fa ricevere raggi obliqui, invece perpen-dicolari per quelli cui fa esibire la sommità del capo. Anche certivicini corpi di mondi (che molti considerano esseri animati edi-vinità secondarie sottoposte aun solo principe) ricevono luce dalui al cosiddetto auge o all'apogeo, invece gli altri che l'hanno inopposizione la ricevono amedie latitudini (così le chiamano) e aintervalli. Quando la luna (che molti filosofi considerano un'al-

tra terra) riceve in pieno la luce nel suo emisfero rivolto al sole,la terra, triste per l'interposizione di quel globo, mostra all'emi-sfero opposto della luna la faccia in ombra rivolta verso di lui.Perciò il Sole che rimane sempre uno e identico si presenta sem-pre diverso per gli uni e gli altri secondo come sono disposti.Analogamente dobbiamo ritenere che quest' a r t e so l a r e" sarà di-versa per gli uni e gli altri .

- Fi lotimo: Ermete, che vai dicendo fra te? Che libro è quelloche tieni in mano?

- Ermete: È il l ibro sulle Om br e d el l e I dee raccolte per la scrittu-

ra interna. Sono incerto sedebba essere pubblicato oppure resta-re in eterno nelle stesse tenebre in cui un tempo fu nascosto.

- Filotimo: Perché mai?

- Ermete: Perché l'autore (come dicono) mira a un bersaglio"ambito da Sagittari armati di molte specie.

- Filotimo: Ma se tutti dovessero temere ed evitare il pericolo,nessuno mai avrebbe tentato imprese importanti eniente di buo-no e di bello si sarebbe mai realizzato. Come dissero i sacerdotiegiziani, la provvidenza degli dei non smette di mandare agli uo-

mini alcuni Mercuri in tempi stabiliti, benché sappiano in prece-denza che l'accoglienza loro riservata sarà nulla o pessima.L ' in tel l et to t ut ta vi a n on c essa d i i l l um i na r e sem pr e, a so mi gl i an -

za d el so le sen si bi l e, b en ch é n é sem pr e n é t utt i c e n e a cco rg ia -

mo.

- Logifero: Mi troverei senz'altro d'accordo con chi pensa chequeste pagine non vanno divulgate, ma sento che Filotimo hadeidubbi a questo proposito. Se avesse udito con le sue orecchie ciòche noi abbiamo ascoltato, di sicuro preferirebbe gettarle sulfuoco piuttosto che pubblicarle. Infatti finora non hanno portato

altro che guai alloro autore. Ora non so cosa si possa sperare peril futuro, a parte quei pochi che da soli possono intendere questitemi, gli altri nonpotranno affatto dare ungiudizio obbiettivo.

- Filotimo: Senti cosa dice?

- Ermete: Sì, ma per potere udire di più, discutete tra di voi.

- Filotimo: Disputerò allora con te, Logifero, e per prima cosaaffermo che il tuo dire non genera alcuna convinzione che il lac-cio del tuo ragionamento non possa confermare piuttosto nel pa-rere opposto. Infatti quei pochi che avranno compreso questa tuainvenzione, e tra loro ci siamo Ermete ed io, l'esalteranno con

grandi lodi , mentre quel li che non l 'avranno capi ta non lapotranno né lodare né biasimare.

12 Arte solare, ar te che deve i l luminare l 'inte l igenza di chi la prat ichi, e r isvegl iame

l'inte letto.

13 S t rat ta de cont rol lo dela coscienza, obbiet tivo di ogni re igione o ideologia. Bruno fm

da 1582 sapeva eprevedeva lapropria fine determinata daque potere metà umano metàferino che incatenava le coscienze.

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- Logifero: Dici quello che dovrebbe essere, non quello che sarà, èefu. M o l ti q ua nd o n on c ap isc on o, p er i l fa tt o d i n on c ap ir e, e p erg iu nt a a nc he c on m al an im o, a mm assa no u na q ua nt it à d i c al un ni ec on tr o l ' ar t e e l ' au to r e st esso . Non hai forse sentito con le tueorec-chie il dottor Bobo quando diceva che non esiste un'arte della me-moria, macheessa vieneacquisita solo con l'uso econ la frequenteripetizione delle nozioni, cioè rivedendo molte volte le cose viste eriascoltando spesso le parole percepite con le orecchie?

- Filotimo: Se avesse la coda sarebbe un cercopiteco.

- Logifero: Cosa rispondi al Maestro Anthoc che considera ma-ghi, indemoniati o uomini di qualche genia affine quelli che sve-lano operazioni di memoria diverse dalle solite? Vedi quant'è in-vecchiato nelle lettere!

- Filotimo: Non dubito che sia nipote dell'asino che fu salvatonell'arca di Noè per conservarne la specie.

- Logifero: E poi i l maestro Rocco, arcimaestro delle arti e di

medicina, che preferisce la memoria empirica al posto dellao scientifi ca, terrebbe le tue regole per sciocchezze, non un'arte.

- Filotimo: Non vada oltre il pitale!! !

- Logifero: Un antico dottore disse chequest'arte nonpuò esserepraticata datutti ma solo dachi è dotato già d'una buona memo-ria naturale.

- Filotimo: Opinione da rimbecillito!

- Logifero: Farfacone, dottore u tr i u sq u e i u r i s e filosofo gram-matico, è dell'opinione che quest'arte sia più d'impaccio che diaiuto, infatti laddove si potrebbero richiamare le cose senzaalcuna arte, siamo invece obbligati a rivedere tante cose, luoghie immagini, da cui senza dubbio lamemoria viene confusa e im-pacciata.

- Filotimo: Sottigliezza degna di Crisippo e giudizio da cardarecon un grosso pettine di ferro!

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- Logifero: Il dottor Berling disse che dal discorso di costui an-che i più dotti nulla possono raccogliere, credo perché egli stessonon seppe cogliere nulla.

- Filotimo: Sotto quei ricci non c'è neanche una castagna?!

- Logifero: Mastro Maines disse: "Anche se piacesse a tutti ame non piacerà mai. "14

- Filotimo: Neanche il vino che mai gusterà!- Logifero: Quel tale che ti è stato amico, cosa credi che pensi diquesto insegnamento?

- Filotimo: L'inchiostro di seppia" aggiunto alla lucerna fa ve-dere neri tutti gli uomini, così pure una mente macchiata dall'in-vidia giudica turpi anche ciò che è indubbiamente bello.

- Logifero: Si racconta che anche l'eccelso Mastro Scoppet, digran lunga il primo dei medici della nostra epoca, disse all' auto-redi mostrargli prima dell'arte la suamemoria enon si saper su-perbia o per incapacità egli rifiutò di esibirsi.

- Filotimo: Segli avesse detto di mostrargli l'orina prima di far-o gli vedere gli escrementi solidi, forse il nostro autore lo avrebbeaccontentato etrattato con modi più cortesi, urbani epiù consonialla dignità, all'ufficio e all'arte sua.

- Logifero: Che dire di Mastro Clistere, dottore medico che nonsi pronuncia in materia perché, come quel tipo di cui parlano Ar-naldo e Tiberine, pretende che una lingua di upupa data a unosmemorato gli conferisca una memoria tenacissima?!

- Filotimo: Aristotele disse che suonando la cetra si diventa cita-risti. Solo dopo un trapianto di cervello questo disgraziato,medicandosi, potrebbe forse diventare medico.

14 Perché è cont rario a le nov ità, ma i l piacere de la scoper ta inebr ia come i l buon v ino,alora dovrà rifiutare per sempre anche il piacere di bere o

15 V. di Corne io Agri ppa, La F i l oso fi a Occul t a I , I L.

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- Logifero: Anche il dottor Carpoforo disse, secondo Proculo eSa-bino itacense, che la sede della memoria è divisa in tre parti. Nelmezzo tra fronte enuca c'è una pigna che èaperta quando cerchia-mo di richiamare qualcosa alla memoria, da prora a poppa offrel'accesso allo spirito vitale. Tuttavia lo spirito vitale non può passa-re senon è sereno, lucido, chiaro. Per questo quando è indebolitodal freddo eccessivo, rende la nostra memoria ebete e languida.D'altra parte se la freddezza è accompagnata da secchezza portaveglie interminabili e insonnia, se da umidità porta letargo. Per al-lontanare tali mali si sono escogitati i seguenti rimedi empirici:esercitarsi per stimolare ed eccitare i sensi equasi irrorare gli spiritiassopiti per la turpe insensatezza eper l'ozio Moderarsi nei rappor-ti sessuali. Scacciare la tristezza e richiamare la gioia col piacere.Pulire tutti gli orifizi del corpo. Sfregare il capo con un pettine d'a-vorio e con un panno ruvido. Bere vini piuttosto leggeri o annac-quati, affmché leveneaperte dall'ardore del vino non dissecchino ilsangue. Per la stitichezza bloccare lo stomaco con cibi naturali o ar-

tificiali, affinché i gas, evaporando dallo stomaco durante la dige-stione, non provochino il sonno che oscura la mente e l'ingegno.Niente cibi freddi eumidi, come il pesce in genere, il cervello e ilmidollo, eneppure quelli piccanti e quelli cheproducono gas, por-ri, ravanelli, aglio ecipolla crudi. Usare profumi. Lavarsi la testa ei piedi nell'acqua usata per bollire Melissa, foglie d'alloro, fmoc-chio, camomilla, cannella e simili. Fare l'esercizio pitagorico" alcrepuscolo della sera, è molto utile alla memoria, alla mente eall 'ingegno. Queste sono lecosechepossono potenziare lamemoria,cometestimoniano gli scritti di Democrito, Archigene, Alessandro edel peripatetico Andronico, non codeste arti futil i, chepretendono di

formare una memoria solida con non so quali immagini e figure.- Filotimo: Ha concluso un discorso altrui col proprio raglio, ilvenerabile dottore si è comportato da pappagallo e da asino.

- Logifero: Il maestro Arnofago, esperto di diri tto e di leggi, eassai lodato, afferma che lamaggioranza delle persone colte nonha quella preparazione", se esistesse ce l'avrebbe.

- Filotimo: La ragione èuna bambina che ancora non hamesso identi, perciò non le tiriamo un pugno sulla bocca.

- Logifero: Il dottissimo teologo e patriarca Psicoteo, maestrosottilissimo di lettere dichiara di aver conosciuto l'arte di Tullio,Tommaso, Alberto, Alulide e di altri oscuri autori senza avernepotuto spremere alcun succo.

- Filotimo: Giudizio da matricola!

- Logifero: E per riassumere in breve, ognuno halapropria opinio-ne, ognuno dice la sua, quante sono le teste, tanti sono i pareri.

- Fi lotimo: E tante le voci. Perciò i corvi gracchiano, i cuculifanno cucù, i lupi ululano, i maiali grugniscono, le pecore bela-no, i buoi muggiscono, i cavalli nitriscono, gli asini ragliano.

Aristotele disse che è vergognoso affrettarsi a r ispondere achiunque faccia una domanda, i buoi muggiscano ai buoi, i ca-valli nitriscano ai cavalli, gli asini raglino agli asini: a noi spettagiudicare l'invenzione di costui in un dialogo.

- Logifero: Benissimo! Dunque Ermete si compiaccia di aprire illibro così possiamo esaminare i pensieri dell'autore.

- Ermete: Lo farò assai volentieri. Ecco, leggo la prefazionedell ' opera.

Penso chenon sfugga anessuno (dice) chedaaltri sono statepubbli-catemolte arti della memoria, e tutte, usando in pratica le stesse re-

gole, fmiscono nelle solite identiche difficoltà. Per questo ci siamorisolti apresentare i f ru t t i di ques ta i nvenzione' " che tratta in modo

16 L'esame di coscienza o r icapitolazione dela giornata.

17 Obiezione ritenuta inoppugnabile anche oggi: la conoscenza vacertif icata dal'opinionedel a maggioranza!

18 I l test o presente è i l f rutt o de l 'invenzione, non l 'invenzione in sé che consst e ne lascoperta del'inteletto e ne Risveglio.

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serio, facile escorrevole una questione tanto il lustre, per apprende-reun'arte tanto desiderata. Le scuole più antiche, esigendo uneser-cizio quotidiano, distoglievano gli ingegni più fecondi dal prose-guirne lo studio, infatti gli ingegni meno costanti e, francamente,più impazienti sono i più sottili e pronti, alcuni poi tendono più asfiorare tutti gli argomenti che ad approfondirne uno solo.

-Filotimo: Quello chemi piacedi questo autore èchenon appartie-ne al gregge di coloro che vogliono guadagnare l'immortalità collavoro degli altri e siccome raccolgono qua e là pensieri altrui, simettono nel numero degli autori che lavorano per i posteri, eper lopiù si presentano comemaestri di discipline che non conoscono enon comprendono affatto; e spesso (dopo aver rivestito la pelle delleone con le invenzioni altrui) finiscono per rientrare nella propriacategoria quando se ne escono col proprio verso, o ardiscono diesprimere qualcosa di proprio, poiché è facile fare aggiunte allescoperte già fatte, o rigurgitarle senza averle assimilate. Ecco dun-que gli arieti dell'i ncapacità di esprimersi, le catapulte degli errori,

lebombarde delle sciocchezze, e i tuoni, i lampi, le folgori e le bu-fere di asinità.

- Logifero: Non vale lo stesso anche per i nostri compilatori diflorilegi e versificatori che propongono invenzioni, emistichi eversi altrui come propri e si spacciano per poeti?

- Filotimo: Lascia stare i poeti. Infatti come sappiamo che i rehanno mani lunghe per i luoghi, così i poeti sogliono avere vociprofonde e acute a tempo e luogo.

- Logifero: Ho detto i versificatori, non i poeti.

- Filotimo: Bene, allora solo qualcuno o addirittura nessunopenserà che ho parlato di lui. Ma che c'entra col nostro discorso?Basta capire che riguarda gli scrittori di mnemotecnica.

- Logifero: E non i poeti.

- Filotimo: Ma andiamo avanti: leggi.

ErmetePerciò, dice, avendo deciso di compiacere alcuni amici, dopo al-tre arti della memoria di genere diverso, che ho indirizzato per-sonalmente a diversi destinatari e comunicato per varie vie aciascuno secondo dignità e comprensione, ho composto que-st'arte" cheèpreferibile atutte lealtre per il valore dei prin-

cipi in essacontenuti enon èinferiore anessuna per i risulta-ti. In questa offro un procedimento senz'altro facile e unascienza per nulla faticosa da praticare, benché il libro con lesue tesi" non sia accessibile a tutti, contro la consuetudine dicoloro che sulla teoria hanno tramandato libri facili e brevimentre la pratica era difficile e prolissa. Basta che la com-prendano pochi eruditi, epoi la pratichino tutti quelli che lacomprendono, e che sia tale che tutti, ignoranti ed eruditi,possano facilmente saperla ed esercitarla ma, senza una dot-ta guida, la comprenda solo chi è versato nella metafisica enelle dottrine dei Platonici. Infatti quest'arte ha la caratteri-stica che, pur impiegando termini diffi cili presupponenti ca-pacità speculative, può tuttavia essere spiegata a chiunquepossieda normali capacità intellettive, perché contiene termi-ni molto appropriati e adatti a significare i concetti. Questad i sc i pl in a no n po rta a u na sem pl ic e a rte del la m em or i a, m aa vv ia e i n tr o du ce a l la sc op er t a d i m ol ti p ot er i 21 • Perciò data la

19 Le at re ar ti dela memor ia sono di genere diverso perché sono mnemotecniche, questainvece èl'avviamento al'arte di pensare, r ichiede quindi una teoria de penseri che nespieghi la natura, per cer ti vers organica per at ri meccanica. La par te r iservata alamemoria poi sembra contenere il completamento de discorso sulla logica espostonel'architettura lulliana. I l fatto è che la logica ha bisogno dela memoria e viceversa,

ecco perché il discorso sulle ruote dela logica viene fatto ne libro sulla memoria. Vistoche l'insegnamento dela memoria è fmaizzato ala logica rimandiamo al'introduzioneal'architettura lulliana per comprendere il disegno del'Inteligenza Artif iciae.

20 Chi aro invito a rivolgers a l'insegnamento persona e de Maestro. Il sognodel 'Accademia.

21 I l r isvegl io de l 'int e letto por ta tr adizionamente con sé i l possesso di capaci tà noncomuni, vedi p. es. Tommaso d'Aquino (CM I I, pago 131) .

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sua DIGNITÀ REGALE ricordino quell i cui sarà dato di co-gl ierne gl i intimi segreti , di non renderla famil iare a chic-chessia senza una selezione e di renderne esplicite le regolesolo ai singoli, sviluppando leo riassumendole secondo i meri-ti e le capacità di coloro ai quali deve essere comunicata".Sappiano inoltre quelli nelle cui mani è giunta quest'arte cheil mio ingegno non ètale da sentirsi vincolato a una data scuo-

la né da respingere in toto un qualunque indirizzo filosofico.In verità non sottovaluto nessuno che abbia edificato qualco-sa con arte emetodo dopo aver osservato la realtà basandosisul proprio ingegno. Non trascuro i misteri dei Pitagorici,non sottovaluto la fede dei Platonici né sminuisco i ragiona-menti dei Peri patetici , fin quando hanno un fondamento rea-le. Questo lo dico proprio per attenuare lapreoccupazione di co-loro che vogliono misurare l'ingegno altrui col proprio. Di talfatta èquel genere sventurato che, avendo faticato a lungo su ot-timi filosofi, ha portato il proprio animo fino al punto di esaurire

il proprio ingegno e impiegare solo quello altrui. Va tuttaviacompatito più di chi, ignorando la propria pochezza, osa quantonon dovrebbe, e, per un certo aspetto, è da lodare, se non persi-ste per negligenza. Simili persone piene di spirito aristotelico,sicché è ormai lecito vederli come libri parlanti e ambulanti,udendo o leggendo "ombre delle idee" si appiglieranno subitoalla parola dicendo che le idee sono sogni o fantasmi. lo li com-prendo. Mi chiedono se è corretto dire che quanto si conformaalla natura rientra nelle ombre delle idee? L'ammetto nuova-mente. Poi attaccando l'argomento dell'anima raziocinante:"Giordano," diranno, "ormai dici che l'anima tesse o fila."

Gonfiando le gote con altre simili sciocchezze, a causa di qual-che nemico interno non potranno partecipare ai frutti di questadisciplina. A costoro voglio dirlo apertamente: anch'io, quando

ne sapevo di meno avevo gli stessi dubbi, ma impiegavo la fede,com'era giusto, per conquistare le scienze. Ora invece che possoservirmi, con l'aiuto divino, dei mezzi scoperti eacguisiti per ul-teriori mie operazioni, al la pur giusta accusa di incoerenza, r i -spondo: "Se i l t ermine platonico è ut il e e il significato è ut il e, siaccet tano . " "Se anche le intenzioni per ipaiet iche" servono adesprimere quest 'arte, si ammettono fedelmente. " Analogamente

giudico gli altri casi. Infatti non ho mai trovato che un solo arti-giano possa fornire tutto quanto occorre ad un altro. Non sarà lostesso artigiano, intendo, che fonderà e foggerà l'elmo, lo scu-do, la spada, le lance, i vessilli, il tamburo, la tromba e tutti glialtri attrezzi militari. Ugualmente l a fuc i na del so l o P l atone e

d el so lo A r isto tel e n on b ast er à a c hi ten ti i mp rese m ag gi or i d el -

l e l or o sc op er t e" , Se poi qualche volta uso termini nuovi , èperché voglio significare concetti nuovi. D'altra parte mi ser-vo in generale degl i studi diversi di vari f ilosof i per megl ioesporre il tema della mia invenzione. Perciò non c'è nulla che

impedisca agli esperti in questi vari indirizzi filosofici di po-ter capire facilmente da soli questa ealtre mie arti, se vi pre-stano attenzione.

Tratto quest'arte sotto due aspetti per farne due metodi: unmetodo profondo e generale25, serve p er o rd in ar e tu tte l e o pe-

r a zi on i d el l ' 'animo", e a nc he c om e i nt ro du zi on e a m ol ti m eto di

co i qua li , com e co n str um ent i d ( f j er en t i , si pu ò sagg i ar e e sco-

23 Dovrebbe bastare questa espressone per smentire laleggenda di un Bruno neoplatonicoe antiaristotei co.

24 La scopert a de l 'I nt e ligenza Arti fi ciae è l 'unica " invenzione" che possa oscurare i

meriti di Patone e Aristotee.25 La parte de DV che va proprio sotto questo nome.

26 I l Sgi ll o de Sgi ll i, che costi tui sce i l secondo l ibro de l a Cl avi s Magna è " ad ornnesanimi dispostiones comparandas habitusque perf iciendos adcommodatus". I l DV

dunque fa parte del'insegnamento dela Clavis Magna sull'Inteligenza Artif iciae,neppure questo èun libro di rnnemotecnica, bizzarra, per non dire insana passone, mal'introduzione ala Clavis Magna.2 Ot timo principio deontologico, ameno fmché non s incontra un Mocenigo.

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p r i r e la memor ia " artificiale, Prima esamino trenta intenzio-ni del le ombre, poi trenta concett i del le idee, inf ine moltecombinazioni che si possono ottenere da intenzioni e concettitramite l'accorto collegamento delle lettere della prima ruotacon quelle della seconda. Il metodo successivo" èpiù limitatoal genere di memoria da acquisire con l'artificio.

27 Sneddocheper inteligenza.28 La parte de DV che vasotto il nomedi Ars Memoriae.

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T rcnta intenzioni delle ombre

Prima intenzione. A

Con l'assenso, dunque, del Dio unico, e col favore degli dei

grandi sudditi dell' Altissimo Principe, così iniziamo.Il più sapiente degli Ebrei, indicando n el l ' um a na p er f ezi o ne l ' ob -

b i et ti v o p i ù am bi zi o so c he si p ossa c on q ui st ar e a l m o nd o, faparla-rel a sua arnicacosì: "Mi sono seduta all'ombra di colui che avevodesiderato." La nostra natura infatti non può abitare con le suesole forze il campo stesso della verità, infatti è stato detto: "Vanitàèl'uomo vivente. Tutto èvanità." E ciò che èvero ebuono èl'u-nico e il primo. D'altronde come potrebbe accadere che ciò il cuiessere non èpropriamente vero e la cui essenza non èpropriamen-te la verità possieda efficacia eatto di verità? Gli basta dunque, edè molto, r ip osa re a ll 'o mbr a del bene e del ver o. Non parlo delconcetto del bene e del vero naturale e razionale, così infatti si di-rebbe il falso emale, mametafisico, ideale esovrasostanziale, chefa partecipare l'anima, come essa può, al bene e al vero. Benchénon nepossieda tanto daesserne l'immagine, tuttavia è fatta a suasomiglianza: se la trasparenza dell' anima, limitata dall' opacitàdel corpo, trasmette nella mente dell'uomo qualcosa dell'immagi-ne < del bene edel vero> giacché neavverte l'attrazione, appenane percepisce l'ombra nei sensi interni e nella ragione, dei qualisiamo prigionieri quando viviamo daanimali.

B. intenzione II

Dopo aver considerato tutto ciò, vorrei farti d i st i ng u er e l ' om b r ad al l a n at ur a d el l e t en eb r e. L'ombra non ètenebra", ma orma di

29 I l concetto non è l'oggetto.

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o 31' d'enebre nella luce , o orma di luce nelle tenebre , o partecìpe I

luce e di tenebre", o composto di luce e di tenebre, o miscugliodi luce e tenebre", o altro da luce e da tenebre e da ambedue se-parato". Questo perché la verità o non è piena di luce o è unaluce falsa", o perché non èné vera né falsa, ma orma di ciò che èvero o falso ecc .. Nel nostro caso invece va considerata orma diluce, partecipe di luce, luce non piena".

C. IIIintenzioneIn avvenire, se ti capita di cogliere una luce doppia, nell'ambitodella sostanza, e nell'ambito degli attributi che si basano sullasostanza o la riguardano, sicché si assume l'ombra secondo unadoppia opposizione, devi ricordare che l a l uce che ci r conda l asostanza p roviene come ul tima sua t raccia dal l a luce che chia-miamo A tto P rimo. Diciamo che pure l 'ombr a che ci r conda l asostanza emana dal l 'ombra del la sostanza. Proprio essa è i lpr i-

ma soggetto che i nostri fisici chiamano anche mater ia pr ima.Tutte le cose che partecipano di essa non ricevono una luce pura,ma diciamo che stanno e operano all'ombra della luce.

30 Traccia del'oggetto nelamente cioèsensazione.

31 Traccia del'Idea sullamateria, quando lamentes eevaa tanto.

32 Qua cosaa sé risultantedala combinazionedi informazionesensbilee interpretazionedel 'intel igenza.

33 Il concettopossedeun'esstenzapropria, unareatàpropria anaogaa lareatàmateria~edegli oggetti de sens . P.es. posso richiamare a lamemoria unoggettomentae propnocomeunomateria e.

34 Quacosadi intimamentediverso dala sensazioneedai' inteletto.

35 S pens alaveritàdi un fattoriportato inunromanzo.

36 S riferisce a concetto astratto, privo deledeterminazioni sensorir.li e dele aggiuntedel a fantasa.

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.D. IV intenzione

Di conseguenza non ti sfugga che, avendo l'ombra qualcosa del-la luce e qualcosa delle tenebre, accade che qualcuno stia sottodue ombre, cioè l 'ombra del le tenebre" e (come dicono) dellamorte, come quando le potenze superiori si indeboliscono eoziano, o sono vinte dalle inferiori, finché l'animo si dedica a

una vita solo corporale e ai sensi, e l ' ombra del la luce", quandole potenze inferiori obbediscono alle superiori e queste aspiranoamete eterne epiù elevate, come capita achi vive nei cieli e conlo spirito calpesta gli eccitamenti della carne. In un caso l'ombrasi stende nelle tenebre, nell'altro si stende nella luce. In verità inun orizzonte di luce e di tenebre nient'altro possiamo scorgereche ombra. Essa si trova nell'orizzonte del bene e del male, delvero e del falso. Essa è proprio ciò che può diventare buono ocattivo, falso o conforme averità: esetende di qua si diceche stasotto l'ombra di questo, setende di là sta sotto l'ombra di quello.

V intenzione E

Al nostro proposito prendiamo in considerazione soprattutto leombre" che sono meta deg li appet it i e del l a faco lt à cogn it iva ,concep it e so tt o l 'aspet to del vero e del bene, che degradandodall'unità sovrasostanziale passano dalla moltitudine crescentealla moltitudine infinita, per esprimerci da Pitagorici. Questeombre si distaccano dall'unità tanto quanto sallontanano anchedalla verità stessa. Il passaggio avviene infatti proprio dal so-vraessenziale alle essenze, dalle essenze alle cose stesse che esi-

37 Ombre dele tenebre, cioèdela materia, sono i contenuti dela ragionediscorsva.38 Ombre dela luce, cioè del'Inteletto onnipervadente, sono i contenuti del'inteletto

individua e, argomentode libro.

39 Non quasas tipo di pensero ma queli che sonocarichi d'energia emotiva e sonorazionaizzabili, cioèconoscibili, inoltredevono rientrarene le categorie de vero edebene, cioènon esserepuramentefantastici earbitrari, infinedevonopoter rientrarene lagriglia che interpreta il rea e.

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stono, da quelle alle loro orme, alle immagini, ai simulacri, ealle ombre: sia verso la materia, per essere prodotte nel suogrembo, sia verso i sensi e la ragione, per essere riconosciutetramite la facoltà sensibile e razionale.

VII intenzione G

Ma poiché in tutte le cose c'è ordine e collegamento, perché icorpi inferiori seguano i medi e i medi i superiori, i compostivanno uniti ai semplici, i semplici ai più semplici. I materialidevono aderire agli spirituali, gli spirituali ai materiali, affinchéil corpo dell'Ente universale sia uno solo, uno l'ordine, uno ilgoverno, uno il principio, una la fine, uno il primo, uno l'estre-

mo. E poiché, come i Platonici più autorevoli non ignorarono,c'è una migrazione continua dalla luce alle tenebre, quando alcu-ne menti convertendosi alla materia e separandosi dall'atto, sisottopongono alla natura e al fato, nulla impedisce che al suono

della cetra universale di Apollo gradatamente ciò che sta negliabissi sia richiamato ai cieli e le cose più basse attraverso leme-diane si accostino alle superiori; come ai sensi risulta che la terrasi scioglie in acqua, l'acqua in aria el'aria in fuoco, come il fuo-co si condensa in aria, l'aria in acqua e l'acqua in terra. Così ingenerale vediamo accadere alle cose che mutano, che la quieteconfina sempre col moto e il moto con laquiete. Certi Peripateti-

ci poi hanno assai bene osservato che ciò si verifica sempre an-che nel cielo, poiché affermano che il suo atto èsempre congiun-to alla potenza, (benché le ragioni di tale unione siano altre) capi-scono che alla fine il suo moto è rivolto al passato e al principioverso il futuro. Pertanto, qualunque cosa sia la discesa da un'al-tra specie", di cui deve giudicare la prudenza dei teologi, dob-biamo sforzarci con tutte le forze, avendo sempre la scala dellanatura davanti agli occhi nell' effettuare le più nobili operazionidell'animo attraverso operazioni mentali, di tendere sempre dalmoto e dalla moltitudine alla quiete eall'unità; se lo faremo, se-condo le capacità di ciascuno, non faremo che conformarci alleopere divine ammirate da tutti. A tale fine ci sia di aiuto ed esor-tazione il vincolo evidente delle cose e la serie dei collegamenti.Del resto gli antichi seppero e insegnarono come proceda il pen-s i er o d i sc o r si v o che risale dai molti individui alla specie e dallemolte specie aun solo genere. Sapevano inoltre che l'intelli gen-za più bassa percepisce distintamente le specie tramite tutte leforme, le intelligenze meno basse con molte più forme concepi-scono tutte le specie, le superiori con meno forme e la suprematramite una sola, mentre Quello che sta sopra ogni cosa com-prende senza bisogno di alcuna forma. Tuttavia anche segli anti-

chi conobbero in che modo la memor ia proceda muovendo damolte specie memorabili a una sola specie di molte cose memo-rabili, di certo però non lo insegnarono.

Intenzione. F

Nella materia o natura, nelle cose naturali stesse, nei sensi inter-ni ed esterni, l'ombra si trova come in movimento e in mutazio-ne. Invece nell'intelletto, e nella memoria che lo segue, è comein uno stato di quiete. Perciò quel sapiente" presenta la verginesoprannaturale esoprasensibile come una conoscenza raggiuntache siede all 'ombra del primo vero e bene da desiderare. Epoiché laposizione seduta o in piedi non dura molto nella vita na-turale, infatti subito o presto le sensazioni ci assalgono e turba-no, eproprio le nostre guide, i fantasmi, ci seducono circuendo-ci, lo star seduti è indicato dal tempo remoto o imperfetto, anzi-ché dal tempo presente. Infatti dice sotto l'ombra sedetti o sede-vo.

40 Saomone. 41 Una sor ta di Darwinismo, ma da punto di vist a metaf isco.

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VIII intenzione H

Sel acosavicina inferiore vienespintadalla stretta affi nitàallapros-sima superiore tramite alcuni gradi, certo quando li avrà saliti tutti,sarà ormai non simile ma identica ad essa. Che sia senza dubbiocosì e come accade l'apprendiamo proprio per mezzo del fuoco,chenon attrae l'acqua senon èstataprima assimilata in calore era-

refazione. Perciò con la comune somiglianza le ombre danno ac-cesso alleorme, le orme alle immagini speculari, queste ad altro.

inservibile al nostro proposito, per la percettibilità delle opera-zioni, sia in riferimento ai sensi interni che agli esterni. Accadeinfatti che il tatto non avverta sensazione né daun calore ugualené da uno poco diverso, ma registra solo la sensazione checontrasta col calore del soggetto senziente. Di qui puoi prevede-re? quale analogia adottare in pratica, perché i dati conservatinon impediscano l'ingresso ai nuovi.

IX intenzione I

Tuttavia, poiché ciò che è simile al simile è anche simile ai similidi quello, sia in salita che in discesa, sia in orizzontale, ne derivache, entro i suoi limiti, la natura può fare tutto da ogni cosa e l'in-telletto o ragione può conoscere tutte le cose daciascuna. Come lamater ia , dico, èmodellata in tutte le forme da tutte lecose ancheil cosiddet~o i n t el l e t t o pass i vo " può essere modellato in o~ni for-

ma da ogm cosa, anche la memor ia può essere modellata in tutti imemorabili da tutte le cose, perché ogni simile è fatto dal simileogni simile èconosciuto dal simile, ogni simile ècontenuto dal si-mile. D'altra parte il simile lontano tende al suo simile distantetramite il simile intermedio e vicino. Per questo motivo la mate-ria, spogliata della forma dell'erba, non riveste subito la formaanimale, ma passa per le forme di chilo, di sangue e di seme. Diconse~uenza se si conoscono i medi connessi agli estremi, si pos-sono ncavare naturalmente erazionalmente tutte le cose datutte.

XI intenzione L

Considera che questo mondo corporeo non potrebbe essere bellose le sue parti risultassero in tutto simili. Perciò labellezza delleparti si manifesta nell'unione dei diversi, anzi la vaghezza deltutto consiste nella varietà stessa. Ne deriva che la visione um-bratile di una cosa è imperfetta perché mentre l'immagine mo-stra le cose con varietà, l'ombra presenta quasi senza varietà ciòche sta entro i contorni, spesso falsati, della figura esterna. Que-sto direi per ciò che riguarda l'ombra come ombra, non certoquale l'assumiamo nel proposito.

X intenzione. K

Inoltre la somiglianza, detta equivalenza, confondibile con l'u-guaglianza e corrispondente all'uniformità, va ritenuta inutile e

XII intenzione M

Il vero caos di Anassagora è varietà senza ordine. Così dunquenella varietà stessa delle cose distinguiamo un ordine stupendoche, collegando le cose supreme con le infime e le infime con lesu pr em e,j a c on co rr er e t utte l e pa rt i a c om po rr e i l v ol to b el l i ssi -

m o d 'un so l o gr ande esser e an i ma to (qual è il mondo), poichétanta diversità richiede tanto ordine e tanto ordine tanta diversi-

tà. Infatti n on si r i nv ien e n essu n o r di ne d ov e n on a pp ar e n essu nad ivers i tà . Perciò non è corretto intendere il principio primo néordinato né in un ordine.

42 Int .e let to individuae, passvo r ispet to al ' inte let to est rinseco agente che .è causauniversae (v. De Arch.Lull.). 43 Anticipazione de discorso sugli atri, v. I l Pr imo Libro del la e/avis Magna.

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XII I intenzione'". NCerto, se una concordia pressoché indissolubile connette la finedel primo all' inizio del secondo e il calcagno di chi precede allatesta di chi immediatamente segue, sei capace di afferrare l'au-rea catena che si immagina tesa tra cielo e terra, e sepuoi garan-tirti la discesa dal cielo, sei capace di risalire facilmente al cielocon un'ascesa ordinata. Con questa connessione artificiale pos-siamo provare un grande sollievo della memoria, essa è capacedi presentare con ordine anche i dati che non serbano di per séuna sequenza reciproca. Proprio questo si manifesta nel carmeseguente nel quale si intende che l'Ariete agisce sul Toro, eque-sto, a sua volta spinto daun diverso genere di azione, agisce suiGemelli che, spinti daun'azione varia econseguente, si portanonel Cancro, similmente poi negli altri, in modo che dalla vista diuno ricaveremo subito l'incontro del successivo.Il duce del gregge levatosi su due piedi con iraimpetuoso ferisce il re dell'armento.Fuor di senno, per vendetta il Toro impetuoso

infuriato assale i fratelli Gemelli.I giovani parenti le onde subitoaccolgono. Il Cancro ai rugiadosi prati si dirige.Repentino il Cancro alunno delle onde obliquamenteassale il volto forte del villoso Leone.che irato si leva sulle crinite spalle,sicché una Vergine vagante appare alla fiera predace,l'assale, quella fugge, e nella corsa folle e veloceincontra un uomo che Bilancia con piatti persiani,egli arde e mentre incalza desiderando l'amplesso,il pungiglione adunco del Verme calpestato lo ferisceAppresso sente che savvicina un Sagittarioche, offeso per la vergine che crede stuprata,

con la freccia che gli scaglia ecco ferisce un Capricorno,appena sente il ferro a torto confitto,precipitoso fugge nel vorticoso Acquariocosì lo sventurato Capricorno trascinato dai gorghi delle acquesoffre inusuale esca ai Pesci immersi.

XIV intenzione. O

Tuttavia in tema di ombre ideali, l'ascesa tramite dati connessi econcatenati, non avviene con una catena fatta d'anelli simili, e ilmotivo si intende da quanto appena detto e da ciò che in seguitoancora spiegheremo. L'anello di questa catena non deve esserel'ombra sotto cui si sa che dorme Leviathan, non alludo infatti

alI ' ombra che allontana dalla luce, ma a quella che guida allaluce, che pur non essendo verità, tuttavia proviene dalla verità eporta alla verità, pertanto non devi supporvi errore, ma latenzadel vero.

44 v. CM I, cap. VI pag.187, Sgil lo Catena.

XV intenzione P

Perciò non confondere i significati del termine ombra per l' omo-nimia nascosta senon vuoi incappare nel genere di follia che sen-te, ragiona egiudica le ombre senza discernimento, infatti l'om-bra che lealtre ombre proteggono (di cui èdetto: "Le ombre pro-

teggono la sua ombra") si oppone aquella che si leva sopra l'al-tezza dei corpi al confine delle intelligenze, per cui è detto: "lasua ombra coprì i monti," da essa sono derivate ed emananoquelle che in noi guidano l'intelligenza e la memoria, e in essainfine sfociano quelle che salgono verso la luce. Quest'ombra ouna simile 1hanno figurata i cosiddetti Cabalisti perché il veloche per figura o in allegoria stasul volto di Mosè, eperciò anchesul volto della legge, non serve a ingannare ma a riparare gliocchi degli uomini, nei quali il repentino passaggio dalle tenebrealla luce provoca danni. E difatti la natura non sopporta il pas-saggio improvviso daun estremo all'altro, ma vuole che sia gra-duale, tramite le ombre e la luce adombrata. Alcuni salendo dal-le tenebre alla luce improvvisa hanno perso la naturale capacitàdi vedere invece di cogliere l'oggetto cercato. L'ombra perciòprepara la vista alla luce. L'ombra mitiga la luce. Tramite l'om-bra la divinità mitiga le apparenze delle specie annunciatrici del-

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le cose e le offre all'occhio offuscato dell'anima assetata e affa-mata. Devi riconoscere perciò le ombre che non spengono maconservano ecustodiscono la luce in noi e dalle quali siamo spin-ti e guidati all'intelligenza e alla memoria.

XVI intenzione. Q

Nel suo campo il Teologo disse: "Se non crederete non capire-te," enel campo loro i filosofi confermano che le scienze vannoconquistate sulla base di quei postulati su cui si dice di aver fede(questa per i Pitagorici riguardava i non dimostrati, per i Peripa-tetici gli indimostrabili e per i Platonici ambedue le categorie) ebisogna poi passare all'esplicazione delle forme, a partire daquelle che racchiudono le cose in virtù, radice e implicazionecon una ricerca naturale e razionale. La natura presenta specieinvolute" prima di mostrarcele sviluppate. Lo stesso fa Dio, lostesso fanno anche le ar t i che seguono in digni tà l 'ordine divinoe quello naturale. Ma se alcuni considerano arduo esercitarsi

sulle ombre esospettano sia inutile cercare loro tramite l'accessoalla luce, sappiano che tale difetto non deriva dalle ombre. Sap-piano anche sciogliere, oppure lasciare involuto ciò che non sipuò cogliere nudo.

XVII intenzione R

Riguardo alle ombre fisiche, ve ne sono alcune di alberi ed erbeche mettono in fuga i serpenti e proteggono gli animali più miti,e ve ne sono di contrarie ad esse. Riguardo al le ombre ideal ii nvece (se sono veramente ideal i ), poiché tut te si r i fer i scono

al i ' intel l igenza e a l senso interno pur i f icato, non ve ne sono chenonfacciano ott imamente da guida se loro tramite si compie l'a-scesa e non si dorme sotto di loro.

45 P. es. semi, uova, forme giovani l i , tensone diaet tica t ra involuto esvi luppato, spiegatoin mezzo sta il processo dela spiegazione, delo sviluppo.

42

,XVIII intenzione S

Non dormirai se dopo aver osservato le ombrefisiche procederaia l l 'osservazione proporzionale delle ombre ideali . Se un corpolontano dai nostri occhi saccosta a una luce distante, ai nostriocchi la sua ombra diminuisce, invece se sallontana maggior-mente dalla luce produce un'ombra maggiore e alla vista vienerecato un impedimento maggiore.

XIX intenzione. T

Più è intensa la luce e denso il corpo, più è definita l'ombra: in-tendo che è resa più nitida eprecisa, il che dipende dal fatto cheimita il corpo in densità erarefazione, continuità ediscontinuità.È vero però che tale imitazione si scopre tramite il corpo.

XX intenzione V

L'ombra segue contemporaneamente il moto del corpo e dellaluce. Si muove il corpo? L'ombra si muove. Si muove la luce?L'ombra si muove. Si muovono entrambi? L'ombra si muove.Contro le leggi fisiche l'identico soggetto (intendo il soggetto delmovimento) è sottoposto aspostamenti diversi e contrari. E per-ché? Forse che l'ombra non segue necessariamente il moto delcorpo verso la luce e il moto della luce verso il corpo? Forse que-sta necessità viene eliminata dal movimento di entrambi quandosi spostano in direzioni opposte? Inoltre osserva in che modol'ombra si sposta quasi fuggendo al moto della luce, invece quasiseguendo il moto del corpo, per cui non sembra ci sia contrarie-tà, ma concordanza nella fuga di uno e inseguimento dell'altraopposta e contraria. Del resto come sia in queste cose e in pro-porzione nelle altre lo puoi indagare econsiderare da solo, infattii l tema è da noi trattato più di quanto occorra a chi si dedica aquesto e ad altri argomenti.

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'1,

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XXI intenzione. X

Non ti sfugga infme l'affmità traombre e idee, infatti sia le ombreche le ideenon sono contrarie dei contrari. In questo genere tramiteuna sola specie si conosce il bello e il brutto, il conveniente e losconveniente, il perfetto e l'imperfetto, il buono e il cattivo. Infattii l c at ti vo , l 'i mp er feu o e i l b r utt o n on p ossi ed on o p r op r ie i dee c on l eq ua li so no c on osc iu ti , m a poiché si dice che sono conosciuti e nonignorati (e t ut to c i ò c he c on sa pev olm en te si c on osc e è conosciuto

t ra mi te l e i d ee) so no c on osc iu ti i n u na sp ec ie a lt ru i, n on n el l a p ro -

p r ia c he n on esi st e. Infatti ciò che è loro proprio è il non esistentenell'ente, o, per dirla più chiaramente, il difetto nell'effetto.

XXII intenzione. Y

Sedici che l'ombra è l'accidente del corpo da cui èproiettata, hail'accidente del solo soggetto dacui si può allontanare o a cui puòtornare, o secondo lamedesima specie o secondo il medesimo nu-

mero. Se affermi che essa èaccidente del soggetto su cui èproiet-tata ne fai già un accidente separabile dal soggetto, cosicché,identica per numero, passa su diversi soggetti, come quando per ilmoto della luce, o del cavallo, l'ombra del cavallo che prima eraproiettata sulla pietra ora è proiettata sul legno. Ciò è contrarioalla proprietà fisica dell'accidente: ameno che non finisci su Scil-la negando che l'ombra sia un accidente. Inoltre che diredelle om -

b r e i d ea l i ? Capisci chenon sono sostanze néaccidenti, manozionidi sostanze e di accidenti. Se uno volesse definirle accidentidell'animo e della ragione parlerebbe da inesperto, infatti nonsono conformazioni, disposizioni, o facoltà innate o acquisite, maciò tramite cui disposizioni, conformazioni e facoltà sono prodot-te e su cui si fondano. In realtà se esaminate rettamente sostanza eaccidente non dividono tutto ciò che si dice esistere nell 'universo ,come di solito riteniamo. Questa considerazione vale non pocoper farsi una conoscenza razionale delle ombre.

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"XXIII intenzione Z

L'ombra non è soggetta al tempo, ma al tempo della cosa, né alluogo, ma al luogo della cosa, né al moto, ma al moto della cosa.Analogamente bisogna capire riguardo agli opposti. È dunquestaccata da ogni verità, ma non esiste senza quella. E non rendeincapaci di intuirla (se è ombra ideale), infatti essendo una solacosa fa concepire i contrari e i diversi. Nulla infatti è contrariodell'ombra, e precisamente né le tenebre né la luce. Perciò l'uo-mo si rifugiò all'ombra dell' albero della scienza per conosceretenebre e luce, vero e falso, bene e male, quando Dio gli chiese:"Adamo dove sei?"

Intenzione XXIV PSI

Non bisogna neppure tralasciare di considerare che un corpoopaco opposto adue opiù sorgenti di luce, proietta due opiù om-bre. Capisci dunque come epresso cosa l'ombra segue il corpo,

ecome epresso cosa l'ombra segue la luce, econsidera comepiùluci producono da un solo corpo più ombre e l u ci i n n umer e vo l i

danno i nnumer evol i ombr e anche se non appai ono ai sensi .L'ombra perciò segue la luce in modo diverso, sebbene sembrifuggirla in senso proprio.

XXV intenzione A

Nota inoltre che l'ombra per sfuggire la luce falsa la quantità delcorpo, esolo auna determinata eunica distanza, luogo edisposi-zione, secondo una lunghezza e larghezza uguale al corpo, dallaluce opposta si produce un'ombra in modo che nulla sembrasfuggire alla luce medesima né introdurre una quantità di corpoattraverso l'ombra. Infatti il sole in certi luoghi non rende mail 'ombra uguale al corpo invece in altri più di rado e per pocotempo.

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XXVI intenzione E

Seladimensione del corpo opaco supera quella del corpo luminoso,produce un cono d'ombra <chehal'apice> nel corpo ma proiettalabase aunadistanza infinita o indeterminata. Se invece l'ampiezzadella lucesupera quella del corpo opacoproduce la base dell ' ombranel corpo ma determina un cono nella sua proiezione oltre il conostesso a tale e tanta distanza quant' è il rapporto proporzionale dellagrandezza del corpo luminoso sopra quella del corpo opaco. Perciòl'ombra che il corpo luminoso della luna produrrebbe sulla parteopposta della terra (posto che il sole fosse assente dall'emisfero in-feriore) avrebbe per apice del cono un certo profilo della terra, mala suabase, che crescerebbe fuori dalla terra quasi all'infinito, nonsarebbe determinabile. Invece l'ombra che il corpo del soleprodu-ce dalla terra hadeterminati confini della terra per base, mentre ilsuo cono non tocca l'orbita di Mercurio. Ormai puoi farti un'opi-nione analoga delle idee e delle loro ombre.

viamo la linea meridiana, einfallibilmente molte altre differenzedi tempi che nel giro notturno delle stelle polari conducono alledifferenze delle parti del circolo che la linea tracciata nella suacirconferenza manifesta coi numeri, così pure le ombre idealit rami te i corpi f isi ci t i pot ranno indicare propr ietà e di fferenzedelle cose per innumerevoli idee.

XXIX intenzione

E come il sole genera sei differenze fondamentali di ombre,quando sorge eproietta l'ombra aoccidente, quando tramonta laestende verso oriente, a mezzogiorno nella latitudine australeverso Borea, nella latitudine nord verso Austro, se non ammettealcuna latitudine, dallo zenith del cielo inviando i suoi raggi inperpendicolare produce l'ombra della terra verso il suo nadir,poi, dall'emisfero opposto diffonde verso l'auge un'ombra chedovrà attenuarsi al suo avanzare. Così per noi che ci troviamonell'orizzonte della natura e nella sua equilibrata e retta sfera,

sotto il circolo equinoziale del senso o equidiale dell'intelligen-za sotto le eterne idee si formano sei differenze di ombre, da cuipossiamo ricavare ogni tipo di trasformazione in luce.

XXVII intenzioneDi conseguenza nota come da luce e tenebra, chiamo tenebra in-fat ti la densi tà del corpo , nasce l'ombra cheha la luce per padre ela tenebra per madre, e non si presenta se non sono presentientrambi, esegue la luceper fuggirla, quasi vergognandosi di pre-sentare al padre lo stesso aspetto della madre, per dimostrare al-meno col pudore la regale progenie, come i nobili per nascita chenon potendo mostrare la nobiltà propria col solo comportamento,lamanifestano abbastanza col pudore del comportamento. Di con-seguenza, se la luce cresce, l'ombra si attenua, masequella dimi-

nuisce questa si allarga, per poi scomparire se la luce abbracciatutto il corpo.

XXX intenzione A

Ma se alla fine tutte le differenze delle ombre devono essere ri-condotte asei fondamentali, ugualmente tutte infine vanno ridot-teall'unica fonte più ricca egenerale delle altre. Nel nostro cam-po, ripeto, una sola può essere l' ombra" di tutte le idee, che fon-de, giudica epresenta tuttelealtrecon l'addizione, la sottrazione e

l'alterazione generalmente dette, comenell 'arte materialmente colsostantivo soggetto, formalmente invececon l'aggettivo, che acco-glie in sé ciò chealtera, traspone e in ogni maniera diversifica. LaXVIII intenzione

Se poniamo uno gnomone perpendicolarmente sopra un pianotra l'arsa Maggiore e l'occhio, dall'ombra immaginabile rica-

46 L'inte l igenza del 'uomo è l 'ombra del ' inte l igenza divina, che è luce assoluta ment rel'inteligenza umana è l'ombra di tutte le Idee.

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met af i si c a, l a l o gi c a e l a fi si c a, c io è g l i en ti p r et er n a tu r a li , n at ur a l ie r a zi o na l i p r ese nt an o u n a c er t a a na l og i a, c on l a v er i t à, l ' immag i -n e e l ' om b r a. D'altro canto l'idea nel l a ment e d i vi n a si trova al tem-po stesso in atto totale eunico, ne l l e i n tel l i genze le ideesi trovano inatti separati, nel c i el o in potenza attiva moltepli ce esuccessiva, nel -l a n a tu r a come orma quasi per un calco, nel l ' i n tenz ione enella r a -

g i one amodo di ombra. Ecco l'esempio d'una sola idea che ha in

atto infinite differenze di cose, e di una solaombra cheha in poten-zai nfinite differenze. La linea orizzontale AB incontra la lineaper-pendicolare CD eforma dueangoli retti. Ora selaperpendicolare siinclina verso B dàun angolo acuto dauna parte eottuso invecedal-l'altra. Più sarà inclinata verso E,F,G,H,I,K, ecc. formerà angolisempre più acuti ed ottusi da una parte e dall'altra.

con D che contiene innumerevoli differenze di angolo acuto eot-tuso tramite il modo di essere nella materia e nell' efficiente, e ilmodo che partecipa dell'atto edella potenza come appare chiaro.Riferisci quanto detto sulle differenze degli angoli alle differen-ze di specie, che dicono siano come numeri. Per cui è evidenteche qualsiasi cosa può essere raffigurata in ogni cosa e con ognicosa.

T Y pVS V ~IIUH.A RV M

Così risulta chiaro come due rette possano formare infinite spe-cie di angoli acuti e ottusi. Nella causa prima questa possibilitànon differisce dall'atto, e in essa tutto ciò che può essere è, poi-ché in essa essere epoter essere si identificano. Perciò nel puntoD le differenze degli angoli sono infinite e al tempo stesso unasola cosa. Nel motore celeste è in potenza attiva, come nel brac-cio che può muoversi ai punti E,F,G einnumerevoli altri e tutta-

via non si muove. Nel cielo come in un misto di attivo epassivo,come nella l inea CD che può spostarsi per formare questo equell' angolo: appunto secondo molte ragioni i Peripatetici inten-dono che il cielo ha l'atto misto alla potenza. Nei mobili che ven-gono appresso e nella materia è in potenza passiva significata

48 49

JI

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T renta concetti di idea

Accostiamoci ora ai trenta concetti di idea chedobbiamo coglie-re prima nella loro semplicità e poi in rapporto agli obbiettividelle ombre delle idee.

Primo concetto. A47

"Occhi luminosi, afferma Plotino, Dio creò sul volto, e li diedecome strumento agli altri sensi, affi nché lì fossero protetti natural-mente, sia perché ricevessero anche qualcosa dalla luce connatu-rata". In verità con queste parole manifesta che c'è qualcosa diparticolare che dal mondo intelligibile si diffonde fino a loro.

Il concetto. B

Non ci è lecito pensare che questo mondo abbia più signori eperconseguenza abbia più ordini oltre uno solo. Di conseguenza, seèordinato unitariamente, le sueparti sono collegate e subordina-tele une alle altre. Così come gli enti superiori si fondano su unessere più vero, le cose di questo mondo tendono verso la quanti-tà e la molteplicità, cioè verso la materia. In tal modo da quelloche per séè il massimo ente si apre l'accesso a quello che hami-nore entità e che giustamente èdetto quasi nulla. Chi è capace diconcepire quest' ordine coi suoi gradi ottiene un m od el l o d el l a

realtà" diverso daquello che secondo natura già possiede. In tal

modo quasi seguendo la natura è facile osservare tutte le cose.47 A bbi amo occhi fi sci per vedere e occhi menta i per capi re, tutti vol uti da Di o.

L 'inte l igenza r iceve luce dal 'esterno ma anche la dif fonde nela stessa direzione.L'inteletto individuae non è solo attivo ma anche passvo rispetto l'inteletto dif fuso.

48 L 'art e di pensare è l 'unica legi ttimazione a conoscere la rea t à perché ne fornisce unmodelo unitario, non frammentario.

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IIIconcetto. CPoiché su ciò che si fa sempre non c'è da decidere e dibattere, sesi dimostra che uno fa sempre l'identica azione, si esclude cheesso scelga e decida, ma compie la suaoperazione come una dataforma che si esprime quasi naturalmente o qualcosa che esplica lapropria natura e la manifesta. A questo modo di agire savvicinasoprattutto chi ripete sempre le medesime azioni. Accade infattiche, quanto meno pensa e giudica, tanto più savvicina all'attoperfetto eimpeccabile. Dunque c hi su ssi st en do i n u n t em po e i n u n

l uo go, l iber a l e r a gi on i del le i dee da tem po e luogo", s i c on f orma

a gl i en ti d i vi n i n el l e su e o per e, si a se esse r i g ua r da no l ' in tel l i gen -

za o l a vo l ontà . Forse proprio questo intendeva colui che disse:"Pur consistendo nella carne non viviamo secondo la carne."

IV concetto. DSeciò èpossibile evero, è lecito intendere che l ' an ima i n tel l et ti -va 50 non èveramente insita, fissa ebasata sul corpo, ma vi si tro-va come assistente e governante, tanto che può vantare una spe-cieperfetta separata dal corpo. A tale opinione (non smentita), ade-riscemassimamente il Teologo" che defrnendola con un nome piùpreciso la chiamò uomo interiore. Sepoi, a conferma di tutto que-sto, cerchi le operazioni ad essa possibili senza il corpo, ecco cheessa si unisce alle ideenon limitate daluogo etempo, ogni volta chel'uomo libero nellamente enell ' animo abbandona materia etempo.

V concetto EL'anima ha una sostanza che si comporta verso le intelligenzesuperiori come un corpo trasparente verso le luci (i Platonici

49 Cioè appl ica l amates o arte di pensare, v. I l Sec on do L i br o d el l a C l av is M a g na .

50 La Chi esa aveva respi nto i l concetto di i nte l etto, Bruno l o ri formul a come animaintelettiva seguendo S.Agostino.

51 S.A gosti no.

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preminenti l 'hanno ben capito), che per la suatrasparenza emanaunminimo di luminosità innata sempre in atto, quando èspoglia-ta del corpo, siccome abita la regione della luce. Quando invecegiace nel corpo, come un cristallo la cui trasparenza terminanell'opacità, ha apparenze sensibili vaghe che savvicinano esallontanano per attrazione e repulsione secondo le differenzedei luoghi e dei tempi.

VI concetto. FLe forme delle cose sono 1) nelle idee, e lì sono in certo modo insestesse, 2) in cielo, 3) nel volgere del cielo, 4) nelle cause pros-sime seminali, 5) nelle cause prossime eff icienti, 6) indivi-dualmente nell'effetto, 7) nella luce, 8) nei sensi esterni, 9) inquelli interni, secondo il loro modo.

VII CONCETTO G

Perciò la materia non viene colmata dalle forme che riceve(come essa dimostra con l'eterna ricerca di forme nuove) perchénon ospita quelle vere né riceve quello che sembra ricevere. Di-fatti le cose che esistono veramente non sono sensibili e indivi-due, come pensa chi le chiama in primo luogo principalmente esoprattutto sostanze. Infatti le cose che veramente sono duranoper sempre, mentre quelle che subiscono la generazione e la cor-ruzione sono dette non essere veramente. Il chenon solo piace achi filosofa rettamente, ma anche a certi Teologi che abbiamoudito chiamare vanità l'uomo esteriore sotto questa condizionenaturale. Altri invece pretendono che subisca un universale ca-

rattere di vanità tutto ciò che accade sotto il sole, cioè tutte lecose che abitano la regione della materia. Alle idee, perciò, di -r ettamente al l e i dee l 'anima chi eder à di f issar e i concet ti , sel ' intel letto è sveglio.

5 2

VIII concetto H

Plotino trattando dellaproprietà dellamolti tudine delle idee chiamaidea il primo uomo, anima il secondo, invece il terzo quasi nonpiùuomo. Il secondo dipende dal primo, il terzo dal secondo, se conl' ordìnamento", la contrazione e la composizione si dispone conordine all 'esistenza fisica. Secondo questa concezione metafisicaperciò il terzo salga al secondo e il secondo al primo.

IX concetto I

L'identico, il permanente e l'eterno coincidono. Infatti l'identi-co, essendo identico, è immobile ed èeterno. L'eterno essendoeterno, è immobile e identico. Il permanente, poiché è immobileè identico ed eterno. Ti devi perciò basare proprio sull'identico,o su ciò che ha laproprietà dell'identità, per acquisire una cono-scenza permanente edurevole. Se lo capisci, hai il principio concui fissare le specie nell'anima.

X concetto KQuest'affermazione è senz'altro degna di essere scolpita nellamente. L'intelletto primo è il mare della luce: dif fonde la sualuce dall'intimo delle cose all'esterno e l'attira dalle zone piùesterne, in modo che qualsiasi cosa possa trarre da esso ognicosa secondo la propria capacità etutte le cose possano, secondola loro capacità, tendere ad esso seguendo la direzione dellaluce. Forse è questo ciò che qualcuno intese dire affermando:"Si estende da estremo a estremo" e qualcun altro "Non v'è chi

si sottragga al suo calore." Per luce qui intendo l ' intel l ig ibi l i tàdelle cose che derivano da quello e a quello tendono, e ciò cheaccompagna l'intelli gibili tà. Queste cose quando sgorgano l'unadall'altra, diverse da diversi, si moltiplicano all'infinito, tanto

52 Sono trefas del'arte di pensare cheverranno spiegatein seguito.

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che solo chi può contare la moltitudine delle stelle può determi-narle, quando rifluiscono invece si uniscono fin proprio a quel-l 'unità che è fonte di tutte le unità.

perciò con tutte le tue forze di identificare, concordare eunire lespecie recepite, per non affaticare l'ingegno, turbare la mente econfondere la memoria.

XI concetto L

L'intelletto primo con la sua fecondità enel modo che gli è pro-

prio, propaga idee non nuove, né inmodo nuovo. La natura pro-duce cose nuove nel numero, tuttavia noninmodo nuovo, ma nelmodo che le èproprio, poiché opera sempre allo stesso modo. Laragione forma nuove specie e in modo nuovo all'infinito, com-ponendo, dividendo, astraendo, contraendo, aggiungendo,sottraendo, mettendo e togliendo ordine.

XIV concetto OQuando perverrai al principio secondo cui il cielo fu rappresen-

tato comeun corpo, che contiene con pregevole criterio forme dianimali inferior i anche vil i , non ti ci f issare, ma passa a con-siderare la sua conformità col cielo intellettivo, che possiede tut-te le forme del mondo in modo più evidente di quello celeste.

XI I concetto MLe forme delle bestie deformi in cielo sono belle. Le forme deimetalli che dasénon risplendono, brillano nei loro pianeti. Infatti

l'uomo, gli animali e i metalli non esistono lì comesono qui. Inve-ro ciò che qui scorre disordinatamente lì si trova in atto, aun livel-lo superiore. In realtà le potenze che in direzione della materia simoltiplicano, in direzione dell'atto primo si uniscono sempre più.Si dimostra così ciò che dicono i Platonici, che l ' id ea d i q ua l si a si

c osa a nc he n on v iv en te è u na v ita e u n ' in tel l ig en za . Analogamen-tenella mente prima l'idea di tutte le cose èuna sola. Pertanto illu-mina, vivifica eunisci, ecco come, conformandoti agli agenti su-periori, giungerai a concepire e a ritenere le specie.

XV concetto PDi sicuro riuscirai a fare davvero tale progresso, e lo proveraiquando ti si aprirà il passaggio dalla pluralità confusa all'unitàdistinta. Difatti non si tratta di affastellare gli universali logicitraendo dalle distinte infime specie lemedie confuse, eda queste

le supreme più confuse ancora. Invece è come organizzarsi daparti informi emolteplici un tutto unico e ben formato. Come lamano unita al braccio, il piede alla gamba e l'occhio alla fronte,quando sono composti diventano più riconoscibili di quandosono separati, così, dato che nessuna delle parti e delle speciedell 'universo è separata e sottratta all'ordine, che nella menteprima èsemplice, perfetto edi là del numero, se r a gi on ia mo c ol -

l eg an do un a co sa al le a ltr e e u nend ol e l ogi ca men te, co sa c 'è ch e

non po ssi am o i ntend er e, r i co rda re e fa re?

XIII concetto NLa luce, che è vita, intelligenza e unità prima, contiene tutte lespecie, le perfezioni, le verità, i numeri e i gradi delle cose.Mentre in natura le cose sono differenti, contrarie e diverse, nel-la luce risultano identiche, concordanti e un'unica cosa. Tenta

XVI concetto QL'uno è ciò che definisce tutte le cose. Uno è lo splendore dellabellezza in tutte le cose. Un solo fulgore brilla dalla moltitudinedelle specie. Se lo cogli interponi tra i tuoi occhi e l'universalitàdelle cose una tale lente che assolutamente nulla potrà sfuggirti.

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XVII concetto RCi capita di sbagliare e di dimenticare perché presso di noi vigela combinazione di forma e informe. Difatti la struttura apparen-te del mondo corporeo èuna forma inferiore poiché è compostadalla deformità? edall'orma del mondo stesso. Perciò ascendi làdove le specie sono pure, niente è informe, eogni cosa formata èla forma stessa.

XVIII concetto SPlotino, principe dei Platonici, notò: "Finché uno staa osservareuna figura manifesta solamente agli occhi, non èpreso ancora daamore, ma appena l'animo, allontanandosi da essa, concepiscein sestesso la figura indivisibile e ultravisibile, subito sorge l'a-more. " Il giudizio sugli intelligibili è simile aquello sugli appeti-bi l i. Prendendo perciò le mosse di qui , investiga e potraicontemplare come le specie vengano concepite con più immedia-tezza, vivacità e tenacia.

XIX concetto TPlotino comprese che è fatta di sette gradini (ai quali noi ne ag-giungiamo due) la Scala per la quale si ascende al principio.

I, la purificazione dell'animo,II , l'attenzione,III, l'intenzione,IV, la contemplazione dell' ordine,V, il confronto proporzionale secondo l'ordine,

VI, la negazione o la separazione,VII, il desiderio,VIII, la trasformazione di se stessi nella cosa,

53 La Materia prima, non ancora formata.

56

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l , . i J- - -

IX, la trasformazione della cosa in se stessi. Così si aprirà la via,l'accesso e l'ingresso dalle ombre alle idee.

XX concetto.VTutto ciò che sta dopo l'uno, di necessità èmolteplice enumero-so. A parte l'uno, dunque, e il primo, tutte le cose sono numero.

Ne deriva che sotto l'infimo grado della scala della natura sta ilnumero infinito, cioè la materia, al vertice, invece, l'unità infi-nita e l'atto puro. Pertanto la discesa, la dispersione e la divaga-zione va verso la materia, mentre l'ascesa, l'aggregazione e ladeterminazione va verso l'atto.

XXI concetto XTramite numeri, dicono, gli enti si rapportano a ciò che vera-mente è, o vero ente, come lamateria si rapporta alle forme collapreparazione delle forme.

XXII concetto Y

Devi considerare la forma in tre maniere.

Laprimaforma 54èquella che occasionalmente forma l'oggetto,quella cioè che produce l'atto, e questa non la chiameremopropriamente idea ma forma delle cose da prodursi.

La seconda forma" èquella che forma la cosa come suaparte, equesta non può essere detta somiglianza di ciò di cui è parte.

La terza" è quella che delimita e raffigura qualcosa, come una

qualità inerente, essa non può accogliere la proprietà dell'ideapoiché non si separa da ciò di cui è forma.

54 Lo str umento f isco, ad es. i l t eao che può produrr e inf ini ti tappeti t utti divers .

55 Es. l o stampo è l a f orma de l a moneta.

56 Es. i l contorno di una f igura, la f orma visbi le volgarmente dett a.

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La quarta èquella secondo cui qualcosa si forma e che qualcosaimita, equesta, secondo l'uso del parlare, suoleavere il nome diidea. E questo termine haquattro accezioni. Nelle cose artificia-li, prima dei manufatti. Nelle intenzioni prime, prima delle se-conde. Nei principi della natura, prima delle cose naturali. Nellamente divina prima della natura edi tutte leuniverse cose. Nelleprime è detta idea tecnica, nelle seconde logica, nei terzi fisica,

nella quarta metafisica.

XXIII concetto ZQualche forma imi ta per na tu ra, come l'immagine nello spec-chio imita la forma della cosa rit1essa. Certeper ricalco, come lafigura impressa imita il sigillo. E ancora, altre imitano d iper sé,come un dipinto che per intenzione del pittore rappresenta qual-cuno. Alcune in modo intermedio tra l'imitazione per caso e diper sé, come se viene fatto un dipinto per rappresentare i lpittore". Alcune invece imitano acaso comecapita, come succe-

dese un'immagine dipinta imita qualcuno in modo occasionale.Alcune né di per sé né per caso, perché non si possono riferiredirettamente all 'imitazione di nessuno, seèpossibile che tali for-me esistano. Nelle prime c'è unamaggior proprietà ideale, nelleseconde minore, nelle terze minima, nelle quarte nessuna.

Concetto XXIV ISeuno agisce per istinto o acaso, non secondo il dettato della vo-lontà, non serve presupporre le idee. Se tale fosse il primo effi-ciente non esisterebbero idee echi agisce opererebbe senza alcu-

na libertà. Per il resto si consultino Democrito, Empedocle edEpicuro. Se ritieni impossibile che la ragione di chi agisce sia se-parata dalle idee, e cercherai propr io ciò che è inaccessibile a

57 È un caso che i l sogget to de dipinto ne sa anche l 'autore, ment re è intenzionae larappresentazione del 'uomo.

58

t ut ti , al l ora se non t i di venterà possibi l e qualsiasi impresa, al -meno molt issime lo saranno.

Concetto XXV EUn nostro compatriota disse: "La forma esemplare ha natura difineeda essa l'agente riceve la forma con cui opera su ciò che sta

fuori di sè. Non dobbiamo credere tuttavia che Dio agisca per unfine diverso da sé ericeva da fuori ciò con cui èin grado di agire,perciò non ha idee fuori di sé." Noi invece dobbiamo cercarlefuori esopra di noi, poiché in noi abbiamo solo le loro ombre.

XXVI concetto ITramite la specie che ènell' intelletto si apprende meglio che noncon quella che sta nel soggetto fisico, perché è più immateriale.Similmente si conosce meglio qualcosa tramite la specie residen-te nella mente divina che tramite la sua stessa essenza. Due cose

si richiedono perché la specie sia mezzo di conoscenza, la rap-presentazione di una cosa conosciuta, che si unisce per contigui-tàal conoscibile, el 'essenza spirituale e immateriale secondo cuiesiste nel conoscente.

XXVII concetto OLe idee sono le forme prime delle cose secondo cui viene forma-to tutto ciò che nasce emuore, enon riguardano solo ciò che vie-negenerato e si corrompe, maanche ciò che può essere generatoe può morire. Ugualmente formiamo davvero in noi le ombre

delle idee, quando queste possiedono una plasmabilità tale daes-sere adattabili a tutte le strutture possibili. Noi abbiamo formatosecondo una certa somiglianza quelle che consistono in ruote chegirano. Tu se puoi tentare un'altra strada, tentala.

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XXVIII concetto VPlatone non pose le idee degli accidenti, proprio perché sapevache sono le cause prossime delle cose, sicché se qualcosa oltrel'idea fosse causa prossima della cosa, non lo voleva considerareidea, e pertanto non volle ammettere che ci fosse un'idea comu-ne nelle cose che sono individuate tramite il precedente o il suc-cessivo, ma pretese che il primo fosse l'idea del secondo. Donde

il filosofo Clemente affermava che negli enti le cose superiorisono idee delle inferiori. Difendono le idee degli accidenti i Teo-logi che capiscono che Dio è la causa immediata di ciascunacosa, benché non escludano secondi dei ecause seconde. In que-sto proposito perciò sosteniamo che ci sono idee di tutte le cose,poiché ad esse saliamo daogni pensabile. Infatti formiamo om-bre ideali daogni cosa. Né per questo miniamo la dottrina plato-nica com'è chiaro a chi capisce.

XXIX concetto A

Platone non pose idee di singole cose ma solo delle specie, siaperché le idee riguardano soltanto la produzione delle forme,non della materia, sia anche perché le forme sono fisse per natu-ramentre i generi egli individui non lo sono. I Teologi pongonoidee di singole cose perché asseriscono che Dio è causa totale,sia della materia sia della forma. Anche noi qui sosteniamo ideedi singole cose perché assumiamo la categoria dell'ideato entrola categoria universale del formato, e a somiglianza dell'appre-so, sia che quella sia prima della cosa, nella cosa, la cosa, oppuredopo la cosa, così pure nel senso o nell'intelletto, e in quest'ulti-mo sia nel pratico sia nello speculativo.

XXX concettoCertuni fanno nascere le idee meno comuni dalle più comuni einfine uniscono i generi di tutte le idee proprio neIl'ente primo

6 0

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"; che chiamano Sommo Intelligibile. Tu ricorda di collocare leombre delle idee meno comuni nelle più comuni e i loro soggettiesterni meno comuni in quelli più comuni.

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L A COM BIN A ZION E ORIGIN A T A DA L L 'IN CON TRO DEL L A

PRIM A RUOT A CON L A SECON DA .L'ARTE DELLA MEMORIA

di Giordano Bruno

PRIMA PARTE

Chi vuole conquistare da sé l ' ar te genera le per l ' educazionedel l ' intel let to , del la volontà e del la memor ia (per quanto al pre-

sente ci si limiti alle percezioni della memoria), da principiodeve impratichirsi del primo abbecedario coi suoi significati, poidel secondo, infine deve saper combinare il secondo col primo. Iprimi due li abbiamo forniti noi esono senz'altro accessibili achiè versato nelle dottrine peripatetiche e platoniche. Il terzo com-pito l'affidiamo alla sua diligenza.

I

<Arte e natura>L'arte riposa all'ombra delle idee" se sollecita la sonnolenta na-

tura e la precede; o la guida quando tenderebbe a sbagliare; o larinforza quand'è stanca o la corregge quando sbaglia, o la seguequand'è perfetta e ne emula l'industriosità.

Ora affrontiamo l 'appl i cazione prat ica e la concent razionedel l ' intenzione universa le a i f ini del l ' ar te del la memor ia .

II

<Mente divina emente umana>Un'arte siffatta per ricercare le cose in genere è senz'altro l'ar-chitettura discorsiva", che quando si fa tendenza dell'anima ra-ziocinante promana da Quello'" che sta all'origine della vita delmondo al principio della vita di tutti e di ciascuno. Non si appog-gia a nessun potere né scaturisce da una particolare facoltà: maabita l'intera psiche come suaessenza. Né temo che i fatti smen-tiscano lemie parole, difatti se <questo potere> risiedesse nel-la facoltà memorativa, in che modo deriverebbe dall'intelletto?Se risiedesse nella potenza intellettiva, come potrebbe passaredalla memoria, dai sensi, e dagli istinti? Invece siamo spinti eguidati suo tramite a capire, discorrere, ricordare, fantasticare,desiderare e, volendo, a sentire.

58 Cioè stanela mente del 'uomo, i l mondo dela reatà di terzo grado r ispet to ale at re duecostituite da mondo dele Idee - reatà di primo grado - edala natura - reatà di secondogrado (v. introd.).

59 Pa ese rinvio a De A r c h i te ct u r a pubblicato lo stesso anno.

60 I l pot ere creativo, in t eologia i l Padre.

62 63

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II I< Intelligenza e arte>

Piuttosto non è chiaro che qualità possieda il principio che muo-ve l'anima in generale rispetto a tutte e ciascuna funzione e inchemodo ciò avvenga. Ci si chiede infatti perché l'anima si rive-ste di un'arte? Con quale arte 1'anima si veste di un'arte? È forsegiusto non chiamare arte la tecnica con cui madre natura tramite

la ripetizione delle azioni si sforza di farsi esperta?

IV<Arte e strumento>

Poichémolti artisti usano uno strumento, e tuttavia la loro arte nonè lo strumento, ma viene eseguita con uno strumento, non è forselecito dire che prima delle molteplici arti esiste quella che definireia r t e s tr umen ta le? Non è forse giusto chiamare arte quella che fab-brica lo strumento delle arti"? Cosa sarà senon èun'arte? Ma selostrumento non hapreceduto ciò per cui eranecessario che fosse co-

struito, prova adirmi che funzione deveaver preceduto l'arte". In-fatti in cosa preesisteva 1'arte strumentale oltre che nello strumen-to? Fuor di dubbio nel soggetto fisico preesistente. Quello fu for-mato in una certa posizione perché fosse adatto all'i ntima domina-zionedel primo strumento". Sepoi al fil osofo grossolano piace de-nominare l'essenza di qualcosa in primo luogo da11'aspetto esterio-re, lasciamo correre, poiché è consuetudine porre la funzione dellecose artificiali nella loro forma esteriore, dato che l'arte non scendenell'intimo della materia. Ma costui è lontano dalla nostra intenzio-ne, sicché non può capire.

61 L'arte di pensarein senso lato.

62 Evidentemente la funzionecogitativa.

63 L 'i nte l etto.

64

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, ",

V<Definizione di arte, le conoscenze innate>

Ma selecose stanno così comepare acoloro che fil osofano meglio,non c'è altra definizione per quello che in primo luogo è l 'a r te: u na

fa co ltà n atu ra le n ata i nsi em e a ll a r ag io ne, co i sem i" d ei p ri nci pi

p r im i " . I n q uest e c on o sc en ze i n na te r i si ed e il potere di lasciarsi se-durre dalle lusinghe dei diversi oggetti esteriori, essi sono ill umina-

ti dall'i ntelletto agente comedaun soleradioso, e ricevono l'influs-so delle idee eterne quasi col concorso delle stelle, mentre tutte lecose sono fecondate contemporaneamente dall 'Ottimo Massimo esono ordinate per conseguire il proprio fme secondo capacità. Simostra così chiaramente chenon è azzardato voler chiamare la de-dalea natura fonte e sostanza di ogni arte.

VI<Clavis Magna, arte della memoria e arte di pensare>

Considera pertanto con quale possibile intendimento abbiamo

affermato che 1'arte in certe cose vince la natura, in altre daquel-la è superata. Questo infatti può accadere solo quando si vedache la natura mostra nelle conseguenze remote effetti maggioriche in quelle vicine. E si dice che essa stessa haperpetuato nellamedesima specie una forma sostanziale e non può averla perpe-tuata secondo il numero. In queste cose la facoltà dell'arte si ar-resta. La forma esteriore e la flgura dell'inventore della ClavisMagna66, tramite l'arte è affidata alla dura pietra, o al diamante.Ugualmente le condizioni, leprocedure ei l nome dell' arte dellamemoria e dell' arte di pensare vengono affidati agli oggetti

,\

I

64 I semi dele Idee sono le conoscenze innate che permettono di ri-conoscerela reatàmateria e.

65 LeIdeeplatoniche.

66 Appare quantomeno stravagante l'opinione che questo testo non sa stato ma scrittooppuresa andato smarrito, v. I l P ri mo L i br o d el la C la vi s M a gn a, pagoI l.

65

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perché siano perpetuati, siccome la natura non potrebbe conser-varli, giacché lo stomaco della mutevole materia a tempo debitodigerisce ogni cosa.

VII<Natura maestra d'arte>

Ma dadove deriva questo potere all'arte? Certo dadoveregna l'in-

gegno. A chi è più vicino l'ingegno? All'uomo. E l'uomo allora,con tutte le sue facoltà, dadove è scaturito in primo luogo? Dallanatura che l'ha partorito. Perciò se hai capito bene dall'inizio, evuoi svellere quest'albero con tutta la radiceper trapiantarlo, dedi-cati allo studio appassionato della natura. Certo lo farai quandoascolterai il principio cheparla egrida dal profondo enoi che spie-ghiamo. È la natura che adatta i corpi alle anime, è la natura chefornisce agli animi congrui strumenti (eccoperché si dicecheiPita-gorici e i maghi geniali sapevano dedurre lavita e il tipo dell' animadalla forma del corpo). La natura, senon tene discosti, ti assisterà

in ogni cosa: infatti la natura universale non si ritira per essercimeno utile, sopra ogni cosa Giove fa piovere i germi e su tutte lepiante Apollo sorge benigno. Ma non tuttele cose si imbevono diuguale vita dagli dei superi, poiché non tutte si rivolgono ugual-mente verso di loro, com' èmanifesto innoi chedanoi ci sottraiamoal rapporto con gli dei.

VIII<Operatore e strumento>

Poiché dunque la natura porge ogni cosa possibile sia prima delle

naturali, sia nelle naturali, sia con le naturali, puoi così capireche da tutte le cose naturali deriva un'azione: per non ignorarepiù che la natura opera tramite loro. Distingua pure la filosofiavolgare l 'agente posit ivo dal naturale, non contesterò. Voglioperò che a buon diri tto mi si conceda di disting uerli come si

6 6

distingue lo strumento di chi opera dall'operatore, come il mez-zo da chi ordina, come il braccio da chi l'agita.

IX<Natura il principio fisico diffusoe concentrato in ogni cosa>

Perciò capisci che non ci sentiamo affatto vincolati alla comunefilosofia non solo quando lega i termini diforma emateria allanatura, ma anche quando riconosce come efficiente il principiointrinseco, che lo si voglia comune atutti oppure messo a fonda-mento di uno, oppure ristretto all'altro. Ecco perché ascoltiamocosì volentieri gli idioti che discorrendo paragonano la natura diun uomo con quella di un altro: infatti non è leci to intendere lanatura come un universa le logico, o a sua somigl ianza , ma comeil pr incipio fisico", che si t rova si a di ffuso i n tutte l e cose checoncentrato in ciascuna.

X<L'arte della Clavis Magna>

È quest' arte che facendo da tramite rende presenti e visibili lecose passate eassenti: come rende percepibili alla vista le imma-gini passate tramite la scultura e la pittura, così colla scritturarende fisse e stabili le parole fluenti che paiono procedere versoil nulla. Per di più trasmette a distanza in ogni luog068 e tempoconcetti e taciti intendimenti appena comunicabili da vicino.

67 Energia, l 'Universo è sostanziato di energia diffusa in tutte le cose e concentrata inciascuna.

68 Poteri teepatici oltre chemnemonici. V. Tritemio, Steganografia.

6 7

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X I<Scrit tura ed engrafia >

Ciò che indifferentemente si usò chiamare fato, necessità, bene,demiurgo, anima del mondo, o natura, progredisce dalle cose im-perfette alle perfette per essere comunicato da loro alle inferiori:col moto ecol tempo procede il principio che èidentico in tutti einciascuno. Ecco perché si dice che l'arte che esso conduce per

mano progredisce col medesimo ordine. Così, aproposito del no-stro tema, si tramanda che l'antichità abbia scritto dapprima colcoltello su corteccia d'albero. A questa succedette l'età che scri-veva su pietre incise con sapienza, eaessa seguì quella del papiroscritto coi succhi delle seppie. Poi lemembrane di pergamena im-pregnate di inchiostro più artificiale. Infine la carta e l'inchiostro,e le lettere da imprimere col torchio, di gran lunga il più adatto ditutti i sistemi usati. Dai coltelli, dico, agli scalpelli, dagli scalpellialle spugne, dalle spugne ai calami, dai calami alle penne e dallepenne si è finalmente arrivati alla stampa. Non diversamente rite-niamo sia successo alle procedure che riguardano la scrittura in-

terna. Visto che questa ricerca ebbe origine in antico, o daSimo-nide Melico o da altri, che si sforzarono di scrivere nel libro inte-riore ogni specie di cose da ricordare sostituendo al posto dellacarta edella scrittura ogni sortadi luoghi edi immagini proporzio-nali e al posto dello scriba e della penna l'attività della fantasia edel pensiero. Cosa e quanto abbiamo aggiunto all'opera loro, po-tranno giudicare quanti paragoneranno il nostro lavoro con il loro.Ora è tempo di iniziare a trattare della nostra arte.

X I I<Classif icazione delle immagini >

Nel libro della Clavis Magna" hai 12 soggetti di involucri: Spe-cie, Forme, Simulacri, Immagini, Spettri, Esemplari, Orme,

69 v. I l Primo Libro dela Clavis Magna, pago59 riga 4, dove s trova il r ichiamo specularea testo presente.

6 8

Indizi, Segni, Note, Caratteri eSigilli. Di questi certi si riferisco-no al senso della vista (sia per le cose naturali che per le artificiali)tali sono la Forma esteriore, l'Immagine e l'Esemplare che descri-vono evengono descritte con lapittura el ealtrearti figurative emu-latrici della grande madre. Certi si riferiscono al senso interno nelquale sono ingranditi, guidati emoltiplicati in misura, durata enu-mero, com'è il caso di quelli che si offrono all'esame della fantasia.

Certi occupano lo stesso posto della similitudine poiché traggono illoro modello da una forma dello stesso genere e da una sostanzadella stessa specie. Certi si sottraggono alla sostanza propria delproposito, com'è manifesto ogni qual volta il sofista mendica dalreale esempre quando l'arte emulatrice mendica dallanatura. Certiinvecepaiono così adatti all 'arte, che in essi l ' a r t e semb ra sos tenu ta

t ot al men te d al l e c ose n at ur al i : c io è seg ni , n ot e, c ar at ter i e si gi l li : e

l 'a rt e h a t an to p ot er e i n q uest e c ose c he p ar e a gi r e o lt re n at ur a, so -pr a l a natur a e, se l a fa ccend a l o r i chi ede, con tr o n atur a.

X I I I< Sigilli, note e caratteri>L'arte viene in soccorso quando < lamemoria> non può rende-re figure e immagini perché < i suoi contenuti> non rientranonel genere degli immaginabili o figurabili. <Detti contenuti>mancano infatti degli accidenti coi quali sogliono bussare alleporte dei sensi, sono privi di differenza edisposizione delle partie senza che queste li precedano non si verifica l'atto di rappre-sentare. In questo genere rientrano per un verso certi <noemi >che si comportano damediatori, cioè quelli che direttamente ri-feriscono esono riferiti, edi questo tipo sono gli indizi. Intendia-

mo con ciò non solo i rappresentabili, immaginabili ed esempli-ficabili, come esempi, immagini e figure, ma pure le cose cheesprimono e sono espresse con s ig i l l i , note e caratteri. Per cuinon a caso in quell' elenco agli indizi toccò il posto di mezzo.

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XI V

< Le diverse categorie di immagini>Perciò la speciepresenta Mercurio, la forma nepresenta il simula-cro e l'esemplare lo spettro. Note, caratter i e sig i l l i presentanodunque la sostanza, l'essenza, la bontà, la giustizia e la sapienza diMercurio. Inoltre le cose che rendono presenti in modo confuso siaMercurio che tutti i predicati di Mercurio, più propriamente sono

chiamate indizi. Con loro indichiamo epresentiamo l'uno e l'altrocome col tronco comune a immagine e nota, com'è manifesto neipronomi dimostrativi, quando diciamo questo simulacro, questosegno, questa nota, questa similitudine di Mercurio e della virtù.

XV

< Le immagini sono indispensabili ma non sufficienti>Ciò considerato, ricorda che, per raggiungere il fine di questaarte, non si possono usare altri mezzi senon cose sensibili, figu-rate e determinate per tempo e luogo, come abbiamo palesato

che avviene in tutte le altre operazioni tecniche dell 'anima (vedii l Pr imo L ibr o del l a Cl avi s Magna'"). Né tanto meno si pensi diusare immagini per tutti gli scopi, poiché occorre molta memoriaper quanto non è immaginabile néeffigiabile, né inseribile in qual-cosa di simile, e di questo tipo sono i termini: cose viste, ipostasi,mente ealtre cose di tal genere: mavanno trattate comesimboli deisimboleggiabili, immagini degli immaginabili. E con questo nonbisogna dimenticare che le immagini non sono meno legate ai sim-boli di quanto i simboli siano uniti alle immagini.

XVI< Difficoltà di articolare la lingua imaginale >Dalla mancanza di connessione deriva l'inconveniente per cuispesso la specie collocata non si presenta a chi impiega questa

70 v. CM I Cap. I V eV , pago 61.

7 0

l'~ i arte, tuttavia non sembra che i nostri predecessori abbianosoppesato attentamente questo aspetto della cosa, eppure talvoltafiacca il senso della vista più della luce più forte, della più densaoscurità, di un grande affollamento, di una diversità dispersiva,e altre cose di tal genere, che accadono di solito a quelli che so-gliono far uso dei luoghi. Ecco perché, come i cani percossimordono la pietra o il bastone, accusano altri senza vedere la

vera causa del problema. Poiché tuttavia l'abbiamo potuta trova-re, ed eliminare, non ci servono più i luoghi materiali (vale adireverificati dai sensi esteriori), né limitiamo la serie alla successio-ne dei luoghi da ricordare, ma abbiamo f issa to l 'ordine dei luo-ghi appoggiandoci a una st rut tura di pura fantasia e al la ser iedelle cose da ricordare. Ecco perché osiamo affermare che qua-lunque cosa su questo argomento gli antichi hanno pensato, inse-gnato e ordinato (per quanto risulta spiegato nei loro scritti per-venuti in nostre mani), non èun elemento che si armonizza conla nostra invenzione, oltremodo fertile, cui è dedicato il librodella Clavis Magna7!. Ma nel frattempo prepariamoci a consi-

derarne l'importanza.

XVI I

<Il nesso>È noto e naturale che l'osservazione è proporzionata alla miopiadell' occhio di chi non osserva separatamente nél a forma nélama-teria chesono designate col nomedi natura, malamateria formata ela forma materiale adattata alla materia di cui è fatto ciò che pro-priamente èchiamato naturale. Ecco il nessosenza il quale lanatu-ra è assolutamente incapace di produrre qualsiasi opera, e ancor

meno può l'arte, suapedissequa seguace, ameno di sognare che cisia qualcosa al disotto del nulla. L'arte infatti non solopone lanatu-

71 Quando Bruno scriveva il DV essteva solo i l pr imo volume dela CM, dopo i l v iaggio aLondra ampliatas a due.

71

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ra stessa comeprimo soggetto, macomesoggetto prossimo la stes-sacosanaturale. Così dunquecomeogni arteper gli elementi di suacompetenza richiede il tipodimateria idoneo aciò che fa elapiù ac-concia alla forma (essendo un fine comune a tutti di rinnovare laforma in qualche soggetto) così anche quest'arte che soggiace allemedesime norme della grafica in genere e soprattutto alla propor-zionali tà, èrapportabile alleduenote specie dellamedesima. Infatti

la pittura è interiore quando produce le immagini di cose edi azionidaricordare. Anche la scrittura è interiore quando ordina eattribu-isce i segni, le note e i caratteri delle ragioni e delle parole, perchéesse si soggettivano anchenegli immaginabili, infatti non rifiuto ciòche alcuni parlando allabuona chiamano i mm ag in i p er l a m en w r ia

d el l e c o se oppuref or m e o r d in at e p e r l a c on ser v a zi o ne d el l e p a r ol e.

XVIII

< Il soggetto>La pittura hacome primo soggetto (per usare termini convenien-

ti a quest'arte), la parete, la pietra e cose simili. Come soggettoprossimo ha i l colore e come forma i tratti stessi dei colori .Anche la scrittura ha la carta per primo soggetto, come luogo,per soggetto prossimo l'inchiostro eper forma le linee delle let-tere. Così anche quest'arte ammette obbiettivamente un soggettoduplice, cioè il primo che è il luogo, e il prossimo, ossia l 'ag-giunto. Potenzialmente ammette anche un duplice soggetto, cioèlamemor ia e la fan tas ia in genere al posto di uno euna specie im -

mag inab i l e opensab i le al posto dell'altro. E ammette per formal'intenzione e la riunione delle specie esistenti in un soggetto conle specie esistenti in un altro soggetto. Come anche lapittura e la

scrittura dispongono di strumenti coi quali formano la propriamateria: così anche a quest'arte non fanno difetto gli strumentidelle sue figurazioni.

72

\ .

SECONDA PARTE

<Premessa>Pertanto è opportuno premettere tre considerazioni alla partepratica di quest'arte. La prima indaga chi equali devono essere isoggett i. La seconda insegna quali e di chemaniera siano le fo r -

me da apprestare. La terza insegna ad adattare lo strumento, ilmezzo tramite cui l 'anima opera più svelta. Di tutti questi si ètrattato in modo dettagliato e approfondito nel primo libro dellaClavis Magna"; tuttavia nell'interesse di questo libro affinchénon sia incompiuto emutilo (non sempre infatti ègiusto rinviarechi ricerca i principi dell'arte auna disciplina subalterna, alme-no finché i principi non si riducono con le loro differenze a unaspecie determinata e passano nella prima parte della scienza su-bordinata) adduciamo treordini di regole al posto di queste tre. Ilprimo concerne lamateria o soggetto, il secondo riguarda la for-ma oaggiunto, il terzo lo strumento chevanta la virtù della causaeffi ciente, cosicché cause, genere effi ciente e strumento tendono

a unirsi.

72 V. I l P ri mo L i br o del l a C la vi s Mag na , pago72, cap. XIII , I l Soggetto dele Immagini,per le forme degl i at ri , cubi l i ecc. v. da pago 77 a pago 120, per lo st rumento, cioè latecnica, V. i Sgilli, dapago 177 apago 196, nonché I l Secondo L i br o del l a C lav i sMagna .

73

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Ioggetti

Perciò il primo soggetto è lo spazio tecnico, un'area preparatanella facoltà fantastica, disseminata delle specie che abitano i ri-cettacoli dopo esservi affluite passando dalle finestre dell'ani-

ma. È distinta in diverse parti econserva tutte le cose viste eudi-te ricevendole secondo un proprio ordine e come l'anima vuole.Questa definizione riguarda il soggetto comune delle forme co-muni secondo l'arte comune che dall'antichità è stata riportatafino a noi. I l pr imo soggetto tuttavia deriva dai pr incipi dellaClavis Magna": i l caos" della fantasia si può trattare in modotale che la potenza cogitativa, bilanciando le cose viste e udite,può giungere auno spettacolo così ordinato che con le suemem-bra prime e con le ultime parti è in grado di presentare con gran-de abbondanza quanto percepito con orecchie e occhi, come seogni volta incontrasse un nuovo albero, animale o mondo. Nonaltrimenti tale caos sembra comportarsi di una nube spinta daventi esterni, che per le diverse nature degli impulsi è capace diassumere tutte le infinite figure delle specie. Di sicuro peròquanto questo soggetto sia fecondo enobile, si può giudicare me-glio con l'esperienza che con qualsiasi ragionamento. Tuttaviachi potrà penetrare laClavis Magna indaghi, infatti non atutti èconcesso di penetrare questa Corinto". Ma ègià tempo di torna-re al soggetto definito nella prima maniera.

73 V. CM, I cap XIV pago 7 3 e segg.

74 Per i dettagl i v.CM I V pago 2 4.

75 V . Aulo Gelio, Notti Att iche, I pago 125. Esplicito richiamo al'importanza del'opera eala necesstà de maestro.

74

1, "II

Il primo soggetto è certamente composto di parti materiali, anzitalmente materiali da non sfuggire alla facoltà visiva, sicché lafacoltà fantastica è in grado di contemplare le stesse cose dopoaverle messe in ordine, oppuse adoperandole come parti e prin-cipi può trasformarle in mostri e registrare nuove innumerevolimetamorfosi e osservare le cose ordinate come fissate sul globo

terrestre. Perciò nel loro gruppo non sono ammessi i soggetti piùimmateriali, dei quali si tratta nella ver a ar te del l e ar ti e nelp ot er e d ei p o ter f 6.

I I I

Nell'apprestare i luoghi bisogna mantenere la proporzione tragrande e piccolo rispetto alle dimensioni dell 'uomo e alla pro-spettiva, tra intensità massima eminima rispetto ai limiti senso-riali, tra presente e futuro, rispetto al presente, tra eccesso e di-

fetto delle parti rispetto alla totalità della cosa dapresentare, tradistanza e vicinanza rispetto al carattere del moto, tra punto ini-ziale e finale rispetto all'inerzia di ciò che viene mosso.

IV

Tra questi luoghi c'è l'universale che ècapace di estendersi tantoquanto il golfo della fantasia può contenere, esso può aggiungereapiacere alla quantità data del mondo manon sottrarne a volon-tà. Altro è il luogo comune", che è formato dall 'insieme delleparti del cosmo osservate. Il meno comune come a dire urbano.

Il proprio, cioè domestico. Il più proprio, divisibile per quattro oper cinque. Infine l'individuale, cioè l'atomo, atomo intendi a-

76 La Clav is Magna, a t ra def inizione che verr à poi ridott a ad Arte de le Arti , V. I l L i br odel la e/avis Magna.

77 V . C M I Pag.125-173.

75

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mocì non in astratto, ma in questo senso. E di tutti questi luoghiil primo si esclude da sé dall'impiego in quest'arte. Sappiamo in-fatti" in che modo cose inf inite si r iconducono in un atrio e simoltiplicano in esso.

V

Capita che anche le cose animate e inanimate tornino doppia-mente utili. Le animate quando appaiono soggetti sostantivi illu-stri e insigni ti con aggiunti che vengono spinti dal velocemovimento delle forme, le inanimate invece quando appaionovuote e inutili. Dunque non sfidare il detto: "Le cose vuote sonoper i vuoti", perché spereresti invano di praticare quest'arte. Lepareti grideranno e le pietre faranno sentire la loro voce.

V I

Unisci i luoghi comuni ai comuni, i meno comuni ai meno comu-ni, i propri ai propri, i più propri egli individuali ai più propri eagli individuali. Ora puoi renderti conto che non solo sarai liberoda ogni paura dell'oblio, ma diventerai più pronto e più sicuronel dipingere erappresentare perfettamente come pure nell' ordi-nare e nel ricercare il metodo dei metodi. E hai questo a suomodo nelle radici del primo libro della Cl avis Magna".

V I I

Devono essere tutte cose naturali eammettere una forma fisica otecnica. Devono essere proporzionate per quantità alle forme darappresentare per poter ricordare quel termine massimo eminimo che lanatura grida di aver disposto nelle specie, eall'ar-te, che èsuddita obbediente alla legge, non è lecito affidare qual-

78 V. CM I pago 77 - 89.

79 V. CM I pago 77 - 80.

76

siasi forma aqualsiasi quantità di materia. Le considerazioni theabbiamo svolto sopra aproposito della misura si devono rifeI'irecon gli antichi alle forme o aggiunti che spesso sono collegati aisoggetti. Non devono assolutamente essere maggiori delle cosevisibili per non disturbare con la loro mole, né essere ridotte al disotto dei loro limiti per rischiare di perdere la capacità di interes-sare l'occhio. Nell'engrafìa" si deve aver cura, come si fa nella

scrittura esteriore, di non sovrapporre i soggetti tra loro, per nonconfonderne i termini e gli intervalli e, mescolando una raffigura-zione all'altra, ostacolare il riconoscimento, mentre impedisconol'altrui. Infatti come le lettere messe sopra le lettere e i sigilli messisui sigilli si confondono avicenda o si cancellano, molto peggio af-fermo che succede non solo ai soggetti, agli annessi e ai connessima ancheai continui eai contigui, quando non sono distinti daunaintercapedine di ampiezza conveniente: ti accorgerai allora di in-correre in una confusione fastidiosa.

V I I I

Bisogna prendere i soggetti in modo che abbiano un'abitudinereciproca a determinati mezzi, lunghezze, altezze, ampiezze edifferenze di estremità. Infatti ogni virtù delle cose che si pre-sentano naturalmente, in primo luogo all'occhio esterno, e in se-guito muovono quello interno, non è tanto riposta nei colori enella loro fonte di luce, quanto nelle differenze delle estremità, edaquesto principio di prospettiva che chiamiamo ottico ecatotti-co derivano pure quegli altri che paiono operare miracoli. Sepoila costituzione del soggetto farà che esso non regga da sè, ilpensiero tenterà (come accennammo) di correre in suo soccorso,

o con l'aggiunta di qualcosa di esterno, o con l'aggiunta di sè, vi-

80 Engraf ia, scr it tura interna, fapensare a lavoro del 'abate Tri temio, ma s.ei l De U~br isriguarda solo la mnemotecnica, perché Bruno non ha usato questo terrmne come titolodel' intera opera?

77

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sto che con idonee procedure una delle due cose può accadereall a materia. P er so tt r azi on e" d al la p iet r a si fa u n M er cu r io . P era dd izi on e d al l eg no si co str u isce u na n ave. C on co mp r essi on e est ir amen to si fa u n ' imm ag in e d al l a c er a . P er t r azi on e d al le l i neesi f a u n d iseg no . C on l 'a lter a zi on e d al v in o si f a l 'a ceto . C osì a l-tr e co se si fan no con l a m escol an za, a lt r e co n l a sep ar azi one.

C on i l l egamento al tr e. C on l a so l uzi one a l t r e e a l tr e con l aco nseg uen za e co n l a co nt in ui tà ven go no ten ta te p er m ut ar e l a

for ma e i n o gn i caso l a na tu ra d el le co se m utevol i.

I X

Non vapoi trascurato il fatto che i soggetti si offrono allo sguardodel pensiero interno in proporzione alla penetrazione della vista.Infatti, comenon si sente il sensibile unito al senso, anchei l sensibi-le troppo distante dal senso manca dell'atto della sensibilità, giac-chénon si leggeun libro troppo vicino o lontano dagli occhi, così inquesto campo conviene regolare lo sguardo del pensiero interno in

modo che, posto secondo la suafacoltà auna distanza media dallapotenza che percepisce, raffiguri plasticamente 1'oggetto. Ma c'èunpericolo che dobbiamo temere sommamente, checredendo di ri-cordare riportiamo il soggetto piuttosto alla memoria naturale cheall 'esame della vista. Accade infatti che senza un'attenta valutazio-ne, uno pensi di raffigurarsi un soggetto, o di esaminarlo comeseloavesse figurato: e invecenon ècosì. Altro infatti èsoggettivare, al-tro scrivere come all'oscuro, sotto un mantello.

X

Per rimuovere invece ciò che favorisce la continuità dei soggettie la loro moltiplicazione, eostacola la distinzione, si deciderà di

81 I l paragone èt ra i l modo di lavorare lamater ia per r icavame una cosa diversa daciò cheeraprima eil modo di eaborare i process mentai tramite immagini. V. l'Introduzione aIV L ibro de la CM, pago 21.

7 8

j

considerare abolite edimenticate le cose interposte tra i soggetti.Al contrario, se si produce uno spazio troppo continuo e unifor-me, se la forte natura divise i suoi soggetti oltre il necessario, po-trai subordinare gli uni agli altri col tuo ordine e riunire le cosesegnate con aggettivi e soggetti. Cosa impedisce infatti alla fan-tasia antica di ritrarsi da qui e che la nuova possa rappresentarenuove cose con quelli? Inoltre le cose fantastiche che si sono vo-

lute aggiungere alle vere non vanno trattate con leggerezza sic-come si formano con facilità, bisogna starei sopra ariflettere fin-ché non siano divenute tanto familiari danon differire in nulla daquelle più vere. Con un piccolo sforzo riuscirai anche in questo,se lo vorrai.

X I

Certamente passare in rassegna i soggetti porta tanto vantaggioquanto può valere il presente metodo. Forse ignori che se uno èsolito leggere tantissimo, esamina e ritiene gli scritti composti di

lettere più velocemente di quanto si possa credere che abbia con-siderato le singole lettere? Di sicuro è 1'allenamento a spingerload agire meccanicamente con maggiore precisione di quanto ilpensiero puro epiù attento possa regolare eguidare il principian-te su ciascuna sill aba e lettera. Un esperto citarista suona la cetraalla perfezione senza pensare, solo per effetto dell 'allenamento.Un altro invece, pur avendo l'identica conoscenza teorica, semanca di allenamento, si mostrerà tanto più inesperto, quantopiù dovrà indugiare a pensare sul da fare. Abbiamo mostrato asufficienza quale sia la forza dell'abitudine. È abbastanza notoche la lieve acqua è capace di scavare il duro marmo e il ferro.

Ma a che serve dire altro di un fatto così noto? Non abbiamorisparmiato leparole, non perché non siano abbastanza esplicite,ma perché è grande pregio dell' opera che siano riportate a que-sto proposito. Quelli che faticarono secondo i canoni dell'arte

7 9

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antica conobbero soggetti al tempo stesso posti lontano l'unodall'altro e numerosi, e seppero esaminarli con un solo atto dipensiero per esprimerli non meno chiaramente e speditamenteche se li avessero letti su carta. Questo suole apparire poco credi-bile a chi non ne sa nulla o è all'inizio dello studio, l'esperienzaconvince però del contrario. Seciò si èverificato con le arti anti-che e ogni giorno vediamo che si verifica, allora che ne sarà di

questa che richiede un allenamento brevissimo? Certo sarannoinfinitamente più utili ate tre o quattro cicli lunari che ad un altrosei interi ricorsi del sole. Abbiamo trovato infatti un met od o p er

u ni r e i si ng ol i so gg et ti t r a d i l or o m an ten en do i nt at te l e est rem it à

d i ognuno, ed anche i n magg i or numer o, e p iù a l ungo, come sipuò vedere dagli arcani della Cl avis Magna". Quanto e in chemodo essa abbia trattato l'argomento, lo vedranno quelli chepo-tranno giudicare rettamente ambedue le opere.

XII

Vedi dunque quant'è grande la varietà offerta dall'eminente na-tura. Varie sono le membra del mondo. Varie sono nelle mem-bra le specie del mondo. Varie sono nelle specie le figure degliindividui. Un olivo non è configurato affatto in relazione all'al-tro olivo e un uomo non è affatto uguale all 'altro. Così tutte lecose sono distinte secondo la loro capacità con differenze, le sin-gole dai singoli e tutte datutte sono separate da differenze, quasicome dapropri confini. Tu che ti accingi a creare le forme cercain ogni cosa la diversità della natura, nel modo di sussistere, nel-la grandezza, nella forma, nella figura, nell'abito, nell'abitudi-ne, nel termine, nel sito, e rivestila di quanti più dettagli potrai,nell 'agire, nel patire, nel dare, nel prendere, nel sottrarre,nell'aggiungere e nell'alterare e negli altri modi come abbiamodetto. L'ente e l'uno sono termini intercambiabili: ciò che non è

82 V. CM, I Libro, cap. XIV, pago 114 e segg.

8 0

uno non è ente e perciò stesso sentiamo infatti che ogni cosa éuna, perché amodo suo viene limitata dalla propria differenza.In tutti i sensi l'uniformità genera la nausea, nessuno apprezzauna specie di qualità troppo frequente e continua, anzi perfinouna che resti uguale per un tempo non lungo la si sopporta senzadubbio nell 'identica maniera. I l che non è affatto sfuggito aquanti, considerando la velocità del fluire di tutte le cose natura-li, hanno pensato che è impossibile bagnare i piedi due volte nel-lo stesso fiume (anzi, anche una sola volta).

XIIIL'espressività dei soggetti, cioè il potere di impressionare, con unacerta varietà che seduce e incalza, deriva dalla intrinseca capacitànaturale o dalla posizione ragguardevole di cui sono insigniti. Poialcuni hanno deciso di aggiungere ai principali soggetti dei soggettiposticci, per poter acquistare, grazie all'aggiunta degli altri quasiinseriti in loro, l'influenza che dasoli non possiedono. Cosa nede-riva? Quanto più si affidano e rimettono all'espressività, con tantapiù effi cacia o lentezza possono muovere l'impressionabile fantasiaepenetrare nel cortile della memoria e rievocare. Di qui gli sproni,i sali, gli aculei, i condimenti, ecco perché gli smemorati mentretentano di ricordare ripetono, ricapitolano, riassumono, come secon l'incertezza, coi cambiamenti, o per meglio dire, con l'incer-tezzadei cambiamenti, sperassero di evocare lo spirito dellamemo-ria. Cosa checapita nella maniera più facile a quanti lo fanno conanimo sereno, mentre gli altri tendono aunaconfusione tanto mag-giorequantopiù cresce il turbamento. Q u an to si a g r an de i n g en er e

laforza d el l e em ozi on i e q ua li si an o i m od i d i p r ov oc ar l e, d i m an ie-

ner le e d i var ia r le vi ene sp i ega to ch i ar amente nel la C lav i s M a-gna".

83 V. CM I Libro, da pago 70 a pago 76.

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Gli aggiunti

I

Poi si chiama aggiunto o forma in questo senso ciò cheviene ap-plicato al soggetto fisico, tecnico o fantastico, con ingegnosa

preparazione del pensiero per presentare, raffigurare, annotareo indicare qualcosa da esprimere o significare amo' di scrittura edi pittura. Questo procedimento r iguarda le forme comun i t ra-mandate dal l 'ant ichi tàf ino ai nost r i giorni .

In realtà la forma si ricava dalle radici stesse della Cl avis Ma-gna: è l'ordine delle specie pensabili reso noto e spiegato nellestatue", o in un microcosmo, o disposto generalmente in altraarchitettura" per annotare mentalmente qualsiasi discorso oper raffigurare qualcosa deducendolo dall'infinito spazio dellafantasia che ammette ogni metamorfosi. Ne diamo qui un esem-

pio non per trattarlo, ma per averlo sott'occhio anche qui.

PRIMA FIGURA (mancante nell'originale")

84 V. I l QuartoL ibro del la e/av is Magna, Di Renzo Editore, Roma, 2002.

8S V. De Architectura Lulliana, ne III Libro delaClavisMagna.

86 Dala descrizione de paragrafo successvo s può ritenere molto smileala figura dipag.161.

8 2

§ I I

Nella tua natura primordiale c'è un caos che non esclude l'ordi-ne e la serie di numeri e di lettere, poiché non bisogna intendereciò che èinforme solo come formabile, ma lo si deve concepireformabile con ordine. Come vedi è diviso con intervalli diversiper ampiezza e caratterizzato nelle sue porzioni formali con fi-gure d'ogni genere, mentre il formatore designato dalla lettera

A passa attraverso informi circonferenze e raggi di numeri elettere. Esso stesso imprime una figura con l'Ariete, un'altracol Toro e anche le altre con le restanti immagini zodiacali.Successivamente ne imprime di nuovo un'altra tramite l'Arieteche ritorna con Saturno, un'altra tramite l'Ariete accompagna-to da Marte, un'altra con l'uno el'altro, un'altra senza l'uno esenza l'altro, di modo che possono venire formati e riformatiall'infinito, sia i numeri e le lettere, sia i motori ed efficienti ri-portati in modo diverso. Questo è dar forma al caos informe,si a r ipor tar e l e cose formate ai formanti , si a i f ormanti var i ediversi alle cose formate, non ha importanza. In verità tuttavia

ciò che resta immobile e subisce, per il fatto di subire ericeverela forma, va considerato come la femmina rispetto al maschio,l'informe può senza dubbio ricevere la forma da ogni parte. Acomune giudizio si avrebbe un caos più perfetto se si compo-nesse di elementi disordinati ed eterogenei ma così non sarebbedi alcun uso. È certamente necessario che per rispetto dellamemoria numeri e lettere siano disposti in un certo ordine af-finché intervenendo i motori e i formatori anche gli altri memo-rabili possano prendere forma. Infatti come vedi sono disposticosì ordinatamente che la stessa lettera o lo stesso numero nonpuò capitare mai nella stessa circonferenza o raggio. Con que-sta figura si possono studiare molte cose straordinarie, ma nonè questo il luogo. Che tuttavia sia posta con questo proponi-mento non lo voglio dimostrare ma solo affermare. Dico soloche se si studia con attenzione quest'arte coi principi qui spie-

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gati, si può acquisire un 'arte figurativa" tal e da fa~or~r e i ~modo st raordinar io non solo la memor ia ma anche tut ti gl i al tr ipoteri dell'anima.

§ I I I

Da principio dobbiamo notare che anche negli aggiunti v'è pro-porzione tra eccesso e difetto, addensamento e rarefazione, pas-

sato e futuro, distanza evicinanza, come dettagli riferiti alla mi-sura dell'uomo, o a una metà, alla vista, e al tempo presente incui deve essere la memoria.

§IV

Alcuni aggiunti sono animati, e possono intervenire come stru-menti, come agenti, circostanti e effetti; altri sono inanimati eservono semplicemente come arnesi adiacenti e azioni. Deglianimati però, alcuni sono partecipi di ragione eperciò adatti adogni azione epassione e aun comportamento neutro. Altri man-cano di ragione ea loro (com'è abbastanza manifesto) in genera-le le parole non si addicono.

§V

Ce ne sono di naturali, di artificiali e altri che dai sensi esternisono penetrati nei sensi interni. Certi si formano nei sensi internie le loro specie sono: Forma, Similitudine, Immagine, Figura,Esemplare Carattere eSegno, distinte secondo significati forma-li, com'è indicato nelle osservazioni esposte nella C lav is M a-

gna".

87 Artef igurativa, nomedeboleperi ndicarel'artede l'inteligenza artificiae. Eccoperchéintitolaa le immagini laCM.

88 V . CM I L ibro, cap. V Ie V II , pago64.

84

§VI

Per quanto riguarda la loro grandezza, conviene che gli aggiuntisiano commisurati ai soggetti come accade in natura altrimenti siperdono con facilità impedendo o disgregando la vista della fan-tasia. Non c'è dubbio che un carattere minuscolo richiede unalunga ricerca in unagrande pagina, ea stento si trova dopo che losi ècercato. Anche l'albero checon la suamole riempie lo spazio

non rende ben manifesta la sua figura. In questi casi, se si trattadi cose modeste eperciò sfuggenti alla vista della fantasia, si mo-stra assai utile l'accorgimento di alcuni artisti di aggiungerequalcosa ai soggetti, altri uniscono all'aggiunto la forma cui èsolito aderire eaccompagnarsi. L'arciere gli porge la freccia, loscrittore lapenna e il sarto l'ago. Nella connessione, annessione,antecedenza, concomitanza e conseguenza risiede tale forza darendere visibili le cose invisibili, pienamente sensibili le intelli-gibili, e comprese con facilità anche le cose di senso difficile.

§VI I

Per quanto riguarda la qualità, devono essere cose illustri, chesanno scuotere I'ìmmagìnazione e il pensiero in modo daprovo-care sentimenti d i meravig l ia, t imore, gioia, tr istezza, amicizia,inimici zia, or rore, speranza, stupore, sospet to e tut to ciò chescatena prepotentemente emozioni intime. Perciò si badi di nonsbagliare travisando il senso del nostro precetto per il fatto cheabbiamo elencato simboli, insegne, caratteri, e sigilli tra le spe-cie degli aggiunti, infatti tutti questi vanno integrati con quantoanzidetto sulla quantità, e fissando l'attenzione su quanto risultadalle osservazioni della Clavis Magna", che cioè nessun ingres-

so può apr i rsi da i sensi e dal la fantasia a lla facol tà memora tivase non trami te la cogi tat iva.

89 V. CM, I Librocap. XV, pago74 col rinvio specularea De Umbri s.

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§VIII

Per ciò che riguarda la relazione è opportuno che gli aggiuntinon siano accostati ai soggetti quasi a caso e come capita: si de-vono riferire come contenuto erecipiente, vestito ecorpo, pupil-lo e tutore, reciprocamente connessi in tal modo e fino al puntoche nessuna bufera li possa separare. Vanno collegati in ogniparte con ogni parte come cose pertinenti o estranee, ordinate o

disordinate, che stanno ferme o si radunano e deve accadere do-vunque che il concetto di uno si colleghi al concetto di un altro.Chi infatti saprebbe concepire l'aggiunto Dignità regale scissoda ogni soggetto? Vanno intesi pertanto insieme gli aggiunti coni soggetti e si faranno avanti come lettere scolpite sulla pietra,senza svolazzare comemossi dal vento né confondersi come ca-pita alle figure tracciate con linee di sabbia.

§IX

Si veda che gli aggiunti agiscono sui soggetti enei soggetti, o pa-tiscono dai soggetti o per i soggetti. Si devono ritenere comun-que vivificati da un'azione o passione per poter risvegliare lavista interna con unmovimento oun sussulto. Devono errare, at-traversare, passare sotto, andare verso, partire, accompagnare,salire, scendere, incontrare, deviare, evitare, tralasciare persmuovere qualcosa, spingere, tirare, escludere, cedere, girare,aborrire, raffrenare, vessare, scagliare, ritorcere, rovesciare,essere demoliti, distruggere, erigere, sollevare, estirpare, di-stendere, cancellare, asciugare, sottrarre, vuotare, attingere econ tutti questi movimenti gli aggiunti non si scollegano né spo-

stano, ma si fissano ancora di più, perché la facoltà della fissa-zione e della costanza risiede nello stesso movimento. Non deviperciò temere che queste cose non si stabilizzino, infatti il motocontinuo non manca di una sua stabilità per la quale è continuo,come dice il poeta quando chiama costante la sorte nella sua in-

8 6

costanza. Per il resto vamantenuta lamisura nella varietà, molti-tudine, velocità e lentezza, e non devono mancare le condizionipertinenti alla qualità degli aggiunti.

§X

In che modo si eviti l'uniformità nei soggetti e negli aggiunti equanto la varietà valga esia consona alla natura, si può desumere

da quanto sopra detto. Di qui quel verso famoso "Per tantovariar natura è bella", si possono peraltro collegare anche i me-desimi aggiunti a soggetti diversi, ma solo se sono lontani e conmolti intervalli di distanza, coinvolti in azioni diverse eatteggia-ti secondo diverse specie di abitudini.

§XI

Gli aggiunti hanno in comune coi soggetti anche il bisogno diconseguire quella distinzione per cui quelli che riguardano unsoggetto non abbraccino quelli che sono di pertinenza di un al-

tro, ma fuggano ogni continuità, connessione, affollamento emescolanza. Infatti, se gli aggiunti di soggetti diversi tolleranodaogni parte azionie movimenti, quasi tenendosi l'un l'altro permano e occupandosi di altre attività, invano li chiamerai al tuoservizio,

87

9) I l gi udi zi o dal quale si apprende che quella è la tendenza di

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Lo strumento

I

Ci resta ora daprecisare qualcosa sullo strumento di cui l'anima siserve a questo proposito. Infatti, per una completa conoscenza,

all'agente non basta possedere il metodo di imprimere la forma eformare il soggetto in particolare, ma anche, quando se ne offral' opportunità", èpregio dell' opera non omettere <di spiegare>cosa sia nella suaessenza il veicolo della forma dall'agente al sog-getto, e anche quale debba essere e come vada esaminato.

Il

Novemomenti concorronoa richiamareall amemoriaeamemorizzare.

1)L'attenzione precedente, per cui all'inizio un senso interno oesterno è in atto perché attivato da un oggetto.

2) L'appello dell ' immaginazione, quando il senso già attivato invia mediata o immediata risveglia l'immaginazione.

3) Il movimento passivo dell' immaginazione, dal quale questa ècostretta ad investigare.

4) I l movimento att ivo con cui l ' immaginazione subito investiga.

5) Lo scrut inio tendendo il quale l'immaginazione investiga.

6) L'immagine come specie memorabile

7) La tendenza dell ' immagine, vale adire il rapporto per cui ora,avendo escluse le altre, diventa memorabile.

8) La presentazione della tendenza di quella, che renda così pre-sente la tendenza.

90 Il concetto èripetuto, l'A. vuole giust if icare lesue affermazioni. Èun indizio di dettaturae mancata rilettura.

8 8

j

quell'immagine.

III

Da quanto esposto risulta facile ricavare la natura strumentale diciò chechiamiamo batacchio o scrutinio91 (vale a dire ciò con cuiil pensiero indaga ediscerne), che designiamo con unnome tantocomune perché non se ne è fatta alcuna menzione fino ai nostritempi, e perciò esso manca del nome proprio e noto. La man-canza del nome del la funzione e del la sua considerazione neprecluse la via ali ' invenzione, poiché la radice della remini-scenza e della memoria da formare si nascose nelle ciecheprofondità di dense tenebre. Questo strumento dunque, nellafacoltà del pensiero è paragonabile aun bastone tenuto in mano(donde puoi ricavare il senso del nome assegnato omeglio daas-segnare) col quale stando fermi muoviamo, butt iamo giù espargiamo un mucchio di castagne quando si cerca una data ca-

stagna in mezzo alle altre o tra i gusci.

IV

Anche questo strumento si riconosce dall'azione. Infatti le pro-prietà di conservare e di rimembrare sono due, pur essendo inrealtà una sola cosa, tuttavia vengono distinte secondo ragione, eambedue poi sono differenti dall'immaginazione, ancor più tut-tavia amio parere sono diverse tra di loro. La facoltà di conser-vare si trova al confine tra le facoltà della memoria e dell'imma-ginazione e quasi le tocca. Si distingue pertanto la memoria

dall'immaginazione, quando si cerca di cogliere l'intenzione diuna forma immaginabi le senza la forma, ma non si riesce aspogliare la forma della sua intenzione. Per questo accade che se

91 V . " Asta" § I de la L ampas L ogi corum.

8 9

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riteniamo molte cose insieme non possiamo nel contempo imma-ginarne molte. In questi casi pertanto ecco ciò chefa lo st rumen-to, D iscerne, Separa e Ordina ossia , se si prefer isce par lare p iùp ropr iamente è ciò con cu i si opera i l D i scernimento, l a Separa-zione e l 'Ordine. Perciò la cogitativa si riserva la presenza di unsolo immaginato tra i molti, cioè esamina un solo immaginato ol'immagine di uno solo tra lemolte conservate. E come l'imma-

ginazione prende qualcosa di quello che un pittore descrive inunaparete, anche lamemoria trattiene l'intenzione di quella pit-tura, così lo strumento ha ora laf unzione ora di attirare ora di al-lontanare, omeglio, di ciò con cui viene operato l' allontanamen-to e l'attrazione di questo a quello anche se sono collegati reci-procamente, come accade nell'i ntreccio degli anelli delle catenee simili. Perciò fino ai nostri tempi, quasi guidata dalla stessa na-tura, l'arte emulava questa connessione con l'ordine dei luoghi,cosicché se non sapeva collegare una cosa all'altra, ordinavaquello che era di uno dopo ciò che era dell'altro, di uno edell'al-tro, dico, non secondo ragione e proprietà, ma imposto dall'ef-

fettiva posizione e a questa condizione andava a caccia dell'ap-plicazione dell'immagine quasi tra cose estranee alla facoltà del-la memoria. Ecco quindi che i l compi to del lo scrut inio consistenel di spo rre in ordine le un it à ( così i nfat ti chiamo i mo lt i unoperconcedere qua lcosa ai censo ri del l e parole) per poi r adunar lecoi sigi l l i92• Ed ecco come accade: avendo marchiato cento peco-re ciascuna col proprio numero noto e diverso, come 1, 2, 3, 4,5,6,7,8,9, ecc., quando vengono avanti all'improvviso, tutteinsieme in gruppo, e ciascuna è di impedimento alle altre, comeil pastore col bastone separa le pecore, quelle fa girare, questebatte, quelle attira, per disporre ciascuna nel suo ordine, così il

pensiero, cacciate via velocemente le altre cose, sceglie e siste-ma una cosa dopo l'altra per merito dello scrutinio. Qui è illuo-go di considerare, secondo l '~sempio, fino a che punto e come il

92 V. CM I, pago 177 - 200 e CM II.

9 0

pastore dalla memoria dell' ordine dei numeri ricava l'ordinedelle pecore, che non avrebbe potuto ricavare dalle stesse. Cosìabbiamo inventato un'arte facile con cui plasmiamo le cose uditeo viste con numeri convenienti al genere, con l'ordine dei nume-ri, poi concepiamo l'ordine della cosa sentita in modo che sapen-do contare con facilità impariamo a ricordarli. Sulla formazionedei numeri con ogni cosa c'è qualcosa di nostro presso pochi. E

la suateoria

93

stanei libri della Clavis Magna

94

dove si tratta deinumeri semimatematici. Alle persone di genio credo che bastil'aver mostrato qui il luogo, e se ora non spieghiamo quanto oc-corre, forse rispetto al luogo abbiamo espresso più di quanto ba-sta. A noi in fa tt i spet ta pensare apochi (perché nesiano grat i95 ),

non a tut ti .

V

Lo scrutinio è dunque un certo numero ordinale con cui il pensierotocca amodo suo le specie conservate e le separa, disgrega, acco-glie, applica, trasforma, forma, ordina, e riporta all'unità. È dettonumero perché non può venire collocato più convenientemente inalcun genere. Inoltre è unnumero siffatto che nulla può rivestire oaverememorabilità tramite altro daesso benché non mi sembri chesia noto ad altri, né definito da loro in alcuna maniera: esso è unprincipio che interviene di necessità nel processo memorativo (iluoghi hanno forza non in quanto luoghi, néperché immaginati,ma perché hanno tale numero latente nel loro ordine) e spieghia-mo come meglio possiamo la natura delle due differenze, dellequali l'una comprende il solo genere, l'altra comprende la pri-ma. Numero senza dubbio denominato dalla quantità di volte e

93 V . L ampas L ogi corum, " Asta" , § I .

94 V . CM I L ibro, I II , cap. I V Terzo Sgi ll o Numeratore e segg. pago 180 esegg.

95 Trasparente r ichiesta di auti , forse i l sogno de! ' Accademia, ma poi i l Risvegl iatoredavvero sarebbe stato capace di vestire i panni del' Accademico?

91

detto secondo la differenza del numero denominato tramite la

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frequenza, con cosa risponderemo achi ci chiede quante sono lepecore? E numeri denominati tramite la frequenza con cosa ri-sponderemo a chi chiede quante volte le pecore sono venute alcospetto? Suo tramite soddisferemo l'interrogante. Quale postooccupa questa pecora? Che posto occupa quella pecora? E così sidice differentemente tramite la successione numerica. E che essasia assunta sin qui in due modi è evidente quando risponde conprimo, secondo eterzo quando corre o fa accorrere al suo primosecondo o terzo ordine, già nel proposito colla seconda si speci-fica laprossima differenza enon solo laprima. È infatti una seriepratica enon teorica quella che si basa non sulla ragione ma piùpropriamente sull'uso. E l'uso in verità si dà in due maniere, ecioè nella prima con una certa riflessione e una data abitudine,come nel caso di coloro che ricordano con l'ingegno, la ragionee l'intelli genza, sapendo che bisogna parlare di questo, emettereprima questo, e dopo di questo segue quello e dopo di quello lo-gicamente altro: in questi casi si dice propriamente che si ha re-

miniscenza, com' èpalese dalla famosa distinzione tra questa e lamemoria. Nella seconda senza apparente riflessione, mapiutto-sto con un criterio più libero (ma non si può dire in assoluto),come ci accade quando possiamo ricordare voci appena intese,come quelle parole di Caronte in Merlino.

"Est percor partes agrios labefacta ruinam" e in casi consimilinei quali non può esserci intervento della facoltà cogitativa nédella virtù distintiva eperciò non può darsi memoria di loro, re-miniscenza invece sì com'è chiaro achi sa la differenza tra l'unae l'altra. Poiché tuttavia questo esempio non si riferisce alla me-moria cui spetta ricevere e conservare, come abbiamo detto eprovato nella teoria della Clavis Magna", néalla fantasia intesain generale, nel cui ambito si include ciò che viene chiamato di

96 I rappor ti t ra fantasa, ragione ( facoltà cogitat iva) , memor ia e percezioni sensor ia iappartengono al a pscologia, non al emagie di cui sono esperte acune "studiose" di Bruno.

9 2

solito senso comune, essa non appartiene che alle cose che si se-gnalarono a loro modo o in toto o secondo leparti nei sensi parti-colari ed esterni". Né certamente tale esempio si riferisce allafacoltà cogitativa seessa èuna facoltà percettiva ecognitiva, in-vece dobbiamo ammettere che l'esempio addotto non è tale darientrare nel genere delle cose apprendibili e conoscibili. Qual èdunque mai la potenza interiore che può immettere nella memo-

ria le voci percepite dall'orecchio e riportate al senso comunesolo come nudi suoni? Se è la facoltà cogitativa (non volendosupporre un'altra potenza interiore altrettanto vicina alla memo-ria nell'inserire queste cose) certo non è la facoltà cogitativanuda, ma armata dello scrutinio, col quale immette nel casellariodella memoria non solo le cose che può quasi toccare con mano,ma anche quelle che con la mano non saprebbe raggiungere. Daquanto detto è chiaro chebisogna porre di necessità questo stru-mento, la cui mancanza precluse il cammino di molte invenzio-ni. I

I

V I

Il genere delle azioni compiute con lo scrutinio èdiviso in cinquespecie: Attenzione, Formazione, Mutazione, R i uni on e e O r -

dinamento, che invero sono note apochissimi, infatti come nontutti quelli che vedono eodono sanno bene in che modo vedono ein che modo odono, ecos èciò con cui vedono eciò con cui odo-no, così non tutti coloro che applicano, formano, mutano, riuni-scono e ordinano sanno come econ cosa queste operazioni si ef-fettuano. In genere e vagamente è a bb ast an za n ot o c he l 'a ni ma

r azi oci na ni e l e p r od uce, m a no n pr op ri o c on q ua li po ten ze, fa-

c ol t à e st r um en ti né, come sarebbe stato necessario, è apparsoprima di noi qualcuno che abbia condotto ricerche più profondedi alcuni Arabi che si sono dedicati alla disciplina peripatetica e

•••

97 Cenno a la memori a de corpo fi s co.

93

hanno già toccato alcuni punti. Ma se volessimo divulgare tutto

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nei dettagli, affronteremmo un'impresa troppo vasta e difficileda comunicare, soprattutto perché di questi tempi vedo po-chissimi veri filosofi, com'è significato nelle espressioni dell'in-troduzione, a parte che la novità di alcuni termini imposti dallenuove invenzioni e le relative osservazioni, disturberebbe molti.Per tale motivo "ho taciuto per buoni motivi" e anche perchécerti dettagli non competono strettamente aquesto lavoro cheè orientato specialmente alla pratica: bisogna pertanto faremassima attenzione a quello che sullo scrutinio diremo conquanto abbiamo elencato con ordine.

VII

Per l'Attenzione è da notare che si dice che queste facoltàmantengono tra di loro analogia e ordine sicché il senso ester-no riguarda i corpi, lafantasia i simulacri dei corpi, l' immagi-nazione le tendenze dei simulacri, l'intelligenza infine le na-

ture comuni e le proprietà incorporee delle tendenze. Da que-sta analogia deriva, come abbiamo altrove dimostrato, checome esiste un'arte che adesca il senso esterno, l'attrae e lolega, così ce n'è una che seduce e incatena il senso interno im-mobilizzandolo. Perché gli uccelli accorrevano alle uve di-pinte da Zeusi? Perché la Venere scolpita daPrassitele con dif-ficoltà veniva mantenuta pudica dagli amanti? Perché una certaforma creata dalla mente dell 'uomo applica la suaessenza al-l'oggetto dei sensi così dadistinguerlo con più certezza ecurae l'Installa" là donde le specie principalmente e, direi, acca-nitamente si insinuano nei sensi. Inoltre benché, come sopraabbiamo detto, questo principio sia comune a tutti, tuttavia chesia uguale in tutti non èproprio sicuro, infatti quelli che possie-

98 Ottimadescrizione de processo di proiezione che compiamo di continuo, spesso perrendere infeici.

9 4

do~o lo ~:ru~ento, cioè il corpo, più adatto e temperato, hannoanime pIUchiare.

VIIIL'anima più chiara, più esposta alle divine Idee, accoglie megliol~:or~e. d,egli og~e!ti, come chi èdi vista più acuta distingue con

pIUfacilità e precisione. Infatti le forme nei corpi non sono con-siderate altro che immagini di idee divine equelle che stanno neisensi interni degli uomini, come possono venire chiamate me-glio che ombre di idee divine, poiché sono tanto lontane dalla re-altà delle naturali quanto le naturali distano dalla verità delle me-tafisiche? Suppongo che l'ingresso delle specie nell' intellettoavvenga per conver si one al la l uce che i n noi muove l 'i ntel li -genza, piuttosto che con le forme delle cose fisiche entrate daisensi esteriori. Tuttavia talora abbiamo un tipo di esperienza talaltra l'altro. Perciò conviene accettare ambedue le opinioni sen-zaobiettare, e abbiamo altrove dimostrato che se conosci la filo-

sofia più comune tramite queste considerazioni tu da solo potraideterminare in che modo ciò avvenga. Ma se in te lavista non havigore con l' attenzione, come puoi sperare di conseguire suo tra-mite l'immissione nelle potenze interiori dell'anima delle cosecono~ci~ili? Cos ',altro ~no~ applica~e la mente se non avere gliOCChIChIUSI?Cos altro echiudere gli occhi se non aggirarsi nel-l'ombra della morte (come si dice)? Forse non è stata trasmessadalla verità delle cose fino alla bocca del volgo l'equivalenza trachiudere gli occhi e l'esser morto?

,. .• •• •

IXRiguardo i.nvece~aFormazione che segue l'attenzione, bisognaosservare mnanzi tutto che tutta la sua forza sta nel modo enellaspecie di attenzione. Il potere di apprendere in genere infatti haquesto in comune con lamateria, che in séeper sénon ènient'al-

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tro chegrembo ericettacolo: gli elementi non hanno ~ns~o.dore: materialità deriva azione, ma che dal più deriva il meno, dal

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colore o sapore, è risaputo tuttavia che incontrandosi nel diversiordini egradi fanno comparire tutto il colore, il sapore el 'o?or~.Il fuoco accostato a un corpo risplende, su e presso matene di-verse brilla in modi diversi, meglio epeggio. Il fuoco in sé c~rtonon ha corpo né l'altro corpo ha in sé il fuoco, ma en~ram?l cel'hanno per la virtù dell'attenzione. Ormai per ana.logla hai ~hel 'i ntel li genza seg ue l a fo r mazi on e com e l a m em or ia segue l a t -

tenzione, e tanto sarà migliore quanto migliore fu la precedenteattenzione e la suaefficacia dipende in massima parte dal maneg-gio dello scrutinio.

X

Alcuni pretendono che siano forme di facile richiamo alla virtùimmaginativa e al senso comune, quelle che, secondo loro, son~di grande materialità edi modesta spiritu~l.ità, ~~ntr~ le forme didifficile richiamo sarebbero di grande spiritualità edi pocamate-rialità. Certo ne sono persuasi perché le forme di materialità

grossolana indugiano mentre il ~e~s? comun~ tenta di distingue~re la spiritualità dalla loro materialità, per cm ~occaalla fo~madìrestare fissata in quella, soprattutto se ne nceve una di pocospessore. Di qui per reciprocità in~erisco~o ch~ ~'~omo di ~e?t~movimento nella cui anima si impnmono l sensibili trascorsi e dì

migliore memoria. Tutte queste cose inducono per c.osì dire unasottile persuasione e insieme con le parole che le splega?O sonosimili alle opinioni e ai discorsi di gente che sogna. ESSIcreanoinfatti certe specie memorative veloci, altre lente, alcune pronte,altre ritardate, certe rappresentate dal cavallo di Martino, altre

dal cavallo di Giorgio, ma dire esentire ciò non si adatta alla loroserietà. Checché intendano infatti, giammai si deve credere chela materialità agisca come materialità, ossia, per meglio ~ire, ilcorpo in quanto corpo: al contrario va affermato che mal dalla

9 6

massimo il minimo, che il corpo in quanto corpo non agisce maogni azione viene dalla qualità, maggiormente da ciò che è piùspirituale della stessa quali tà, emassimamente dall 'incorporeo.

Comunque siano intese dunque le parole di quelle celebrità nonpossono evitare di contraddirsi sempre e anche volendo conce-dere loro che le cose materiali agiscono più delle altre, perchédurano a lungo e sono veicolo degli accidenti dai quali sono pro-dotte informazioni che durano nei corpi durevoli, e il durevoleresta impresso meglio, questa spiegazione non si può accoglierenéprendere in considerazione perché è subito rigettata dalle loroparole edal parere di uno stomaco delicato. A parte il fatto che ipiù rozzi sono i più tardi ei più tardi più rozzi enon èd'ostacolol'esperienza di diventare più memori insistendo su una sola cosache passando oltre con un' osservazione sfuggevole, perché veri-fichiamo pure e con certezza non minore che ricordiamo persempre delle cose udite eviste o anche osservate senza insistere,mentre non conserviamo affatto cose viste e osservate più a lun-

go e con più attenzione. Pertanto la forza non sta nella duratadell'attenzione e nella corporeità, invece proprio nei contrari,soprattutto per quel che riguarda il corpo. Inoltre non è la duratache opera la fissazione ma l'azione dellaforma, tuttavia la duratasembra contribuire talvolta, perché qualche forma non èadatta ofatta per agire rapidamente, o per ricevere rapidamente il sog-getto, eperciò 1'azione si perfeziona con l'indugio, perciò quan-topiù la forma è spirituale tanto più èattiva. Per questo il fuoco èil più att ivo di tutti gli elementi perché è il più spirituale e il piùpotente nel cambiare tutte le cose in sestesso e, sehamateria, dasolo cresce all'infinito. Esso inoltre agisce molto non per quanti-

tà e dimensioni, come per la materialità ma per la qualità assaiintensa che suole conservarsi nella grandezza: e certo se talequalità (come notano alcuni Platonici) potesse essere ridotta allametà di quella grandezza si rinforzerebbe tanto che agirebbe con

9 7

potenza doppia, se in una quantità mi?ima, enormemente più unendo si fa la trasformazione. Così chiariamo la loro natura.

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potente. Infinitamente più potente se In ~n atomo. Da qu~stodunque si può considerare quanto sconsideratamente abbianoparlato i suddetti filosofi.

X I

Di qui èanche chiaro quanto asproposito i medici equini citino il

detto "Non qualità ma quantità"(e infatti lo notiamo non senzautilità per ciò che riguarda la presente disciplina), mentre ~a af-fermato tutto l'opposto della loro proposizione. Ammettiamopure che la qualità non conservi tanta virtù in una quantità sp.r?-porzionata e che in molta quantità sia conservata molta qualIt~:mai tuttavia l'attività deve essere riferita alla massa e a tutto CIOcheriguarda il principio della materia; anche per gli stessi giudi-ci infatti l'estensione è ordinata a ricevere la qualità e la forma.Tuttavia si può sopportare se lo dicono i loro farmacisti, perchériscuotono il prezzo secondo la quantità cheè nei pesi, nei nume-ri , e nel le misure, quale che sia la qual i tà dei sempl ici , dei

farmaci e degli altri preparati, eperciò, come credo, uno di lor.oaveva iscritto nella sua insegna, nel nostro paese, "Non la quali-tàma la quantità" , sebbene fosse noto che si riferiva aun porcodipinto al quale non si chiede come al cavallo di avere occhi re-golari, orecchie piccole, nuca stretta, petto ampio, fronte altera,testa allungata, zampe snelle, e altre cose di questo genere, masolamente di essere largo, lungo e pingue. Tuttavia non menobene poteva in seguito essere trasferito dal porco a quello che sitrovava dentro al negozio. "Non qualità ma quantità", come labuona madre che fece la dote alle figlie e laureò il figlio.

X I I

Benché la Riunione e la Trasformazione siano due atti distinti,pure si fanno insieme, infatti la riunione si fa tr isformando e

9 8

Eraclito disse: "Se tutti gli enti divenissero odori le narici li di-stinguerebbero tutti." Diciamolo più alla buona: se tutte le cosefossero convertite in polli eccetto le volpi, queste non avrebberofame invano, poiché per loro ogni cosa sarebbe commestibile.Unica apoter trasformare amodo proprio tutte le cose è la fanta-sia dell'uomo, unica a poter divorare e gustare tutto a propriomodo è la cogitativa dell'uomo. La fantasia potrà giungere a tale

genere di conversione (non senza l'azione del pensiero) affinchéla facoltà cogitativa, non senza l'atto della fantasia, renda possi-bile ricordare tutte le cose. Ma ci si può chiedere se la fantasiadeve convertire tutte le cose in un'unica specie o in molte: se leconvertisse e le riformasse in una sola, non ci sarebbe più memo-ria di molte cose ma d'una cosa sola; se infatti tutte le cose fosse-ro trasformate in pecore il lupo non moltiplicherebbe più le spe-cie delle cose commestibili in modo dapoter dire che qualcosa èper lui commestibile oltre una sola. Se le trasforma e riforma inpiù specie, saranno o finite o infinite. Se finite o determinate, oc-corre conoscere anche queste e determinarle, se indeterminateresteremo nello stesso punto in cui siamo, infatti è stolto tentaredi conoscere le cose infinite. Occorre dunque conoscere la tra-sformazione non per distruggere la diversità sostanziale, né pereliminare gli accidenti propri di ciascuna cosa, ma affinché ognicose diversa, con l'unica forma ad essa applicata, sia così forma-ta a modo suo da subire la ragione del memorabile da una solacosa e solo tramite essa. Così questo lupo ingoierà ogni cosacome se fosse una cosa sola, se tutte le sostanze e quelle che leseguono immediatamente avranno gli abiti d'un solo genere diaccidenti.

9 9

stono visibilità così nell'anima memorabilità? Noi lo lasciamo

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A

Come innumerevoli lettere, se si potessero immaginare riferitealla stessa vocale al centro del cerchio, senza escludere che ognilettera conservi la sua diversità, subiscono ciascuna 1'influenzadi una vocale, enon èpossibile che per l'applicazione d'una vo-cale una consonante perda la propria diversità essenziale dallealtre, che invece tramite quella può meglio presentare, propriocome daun solo fiato applicato apiù strumenti vengono prodotti

suoni diversi secondo la loro propria natura. Com'è dunque che,disperato, non ti decidi e accingi aprocurarti alcune delle innu-merevoli possibili specie, da situare nel condominio dell'artefantastica ecogitativa, con cui tutte le cose come in un libro riV'e-

10 0

allo zelo tuo, chiunque tu sia, lettore ingegnoso. Intuirai cometrionfò l'invenzione di Pan dio d'Arcadia quando per primo miseassieme le canne agresti: queste che suonate con diseguale capa-cità non solevano un tempo armonizzarsi facilmente, appena dalsolo fiato di lui le canne disuguali furono ridotte aun unico insie-me di componenti, rimossa la dispersione e fatta 1'unione, facil-mente primeggia solo.

X I I I

Per quel che riguarda l'Ordinamento sono state diffuse delle teo-rie, (benché poco i niente collegate con l'argomento) ma dipen-denti da questo, che possono assai bene essere utilizzate, con-siderato quanto abbiamo spiegato. Principalmente dunque sidice che la reminiscenza si dàquando unmovimento segue di ne-cessità l'altro, o un movimento accompagna l'altro, sia che ciòavvenga per concomitanza di luogo, di tempo, di ragione, di na-tura, di artificio o in qualsiasi modo altrimenti positivo econ se-quenza fissa. Allo stesso modo infatti passiamo dalla memoriadella neve alla memoria dell'inverno indi a quella del freddo diqui ancora aquella dell'antiperistasi, di qui aquella che riguardail calore nello stomaco poi a quella che riguarda la digestione eda questa all'appetito eaun cibo più ricco, alla forza, all'eserci-zio e così via. Similmente in tutte le altre cose. Se una cosa pernatura ècarente di ordine, variferita ad altro che sia ordinato evisi appoggi, certo deve sempre essere qualcosa di sensibile, percui è detto a ragione dal filosofo razionale che l'ordine appartie-ne ai sensibili per natura propria e che non lo conosce fuori dei

confini della natura. Perciò se gli chiedi: "Cosè l'ordine?" ri-sponde: "È il progresso della cosa secondo la via della natura.""Cosè lamancanza di ordine?" risponde: "Uscire dalla via del-la natura." Queste sono le cose che vogliamo sentir dire sullo

10 1

strumento e lo scrutinio in particolare, e se le contemplerai più TERZA PARTE

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attentamente, non c'è nulla che impedisca di progredire ulterior-mente, anzi rimuoverai con quelle ciò che ti sbarrava la stradaagli atti successivi. E certamente non potevamo evitare di espor-re in forma teorica le nozioni che di per sestesse possono integra-re la pratica.

102

j

I

Passiamo ora atrattare la forma dell'opera. Come si fanelle eserci-tazioni passiamo dalla descrizione degli elementi più semplici allostudio del composto integro eperfetto. Per prima cosa dunqueaso-miglianza di coloro che insegnano amuovere la mano sulla paginaprima di fissare gli occhi sui caratteri scritti, suggeriamo di prepa-

rare prima i soggetti da memorizzare per evidenziare in questomodo la loro virtù ed efficacia. Si p r en d a u n so g get to c om u ne e p er

p r im a c osa l o si d i vi da n el l e s ue p a rt i m ag gi o ri c he a lm en o sec on do

l a r eg ol a f issa ta d al l 'o per a to r e d ev on o su cc ed er si , e q uest e p ar t im a gg i or i so no d ef i ni t e i n p r ec ed en za so g get ti p i ù p r o pr i . Di qui sip ro ced a a ll a su dd iv isi on e p er d ef i ni r e l e p ar ti l 'u na c on l 'a lt r a e

c on o r d in e percepirle n el l a su cc essi o ne r e ci p r oc a, n el l u og o d el l a

c on ti gu it à v er a o sta bi l i ta si d ev on o d esc ri ver e l e a ltr e p ar ti c heso no so gg et ti p r op r i e i nd i vi du al i , e q uest i so gg et ti d ev on o v en ir e

m ol ti pl ic at i i n p ro po rzi on e a ll 'a mp iezza d ei so gg ett i p iù p ro pr i esec on do l 'o pp or t un i tà d i q uel l i c he c ap it an o, e d el l e sed i d el l e c ose

d a a g g i un g er e .

II

Dopo aver così disposto e ben memorizzato questi soggetti, siprenda un catalogo di diverse cose sensibili, che in primo temposono 25 di numero, poi cinquanta, poi cento: per acquisiregradualmente la disciplina desiderata grazie all'allenamentoquando si vedrà chiaramente in che modo il loro ordine fornisceuna memoria naturale, tramite i soggetti su cui sono disposte eapplicate, e ti si presenteranno non meno ordinatamente che suuna pagina scritta, in modo di poter risalire dall'ultimo al primocon la medesima facilità con cui dal primo si passa all'ultimo.Volendo, si può anche invertire l'ordine delle cose da riportare,cosa resa possibile dalla medesima percettibilità dei l u ogh i .

103

III quelli che ci sono sembrati più utili, li spieghiamo in modi diver-

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Vista dunque l'efficacia dei soggetti passiamo alla natura degli ag-giunti sui quali lamemoria naturale si appoggia come su basi sta-bili. V'è pertanto un duplice genere di memoria, cioèdei termini edelle cose, delle qua,li l'una ammette semplicemente la necessità,l'altra invece in un senso particolare cioè per il fatto che si ritieneche la facoltà mnemonica si acuisca tramite essa per sviluppare la

suafunzione. Infatti dopo aver sostenuto prove più pesanti di soli-tonon avvertiamo una difficoltà euna fatica minore, operché l'al-lenamento aqualche facoltà porta, capitando l'argomento e la fra-se, a ricercare nell'espressione le iniziali delle parole, o perchéalle cose capita di ottenere un solo nome proprio e questo non ab-bastanza immediato, come quelli delle erbe, degli alberi, dei mi-nerali?", dei semi edi altro genere dei quali basta avere un'idea su-perficiale, o infine perché spesso si offre l'occasione di profferireparole di cui appena conosciamo il significato.

IVDei generi con i quali le cose si sovrappongono, si spiegano e avicenda si presentano, tratteremo altrove. Per il genere di questafacoltà invece ti è stata abbastanza aperta la strada daquanto det-toprima, ecerto hai per ottima maestra eguida lanatura sia inte-riore che esteriore, che sempre ti illumina con la ragione dentrodi te e con gli oggetti presenti.

V

Ti si potranno presentare innumerevoli modi in cui più termini sigiustappongono, purché ti sia impratichito nell'uso della ClavisMagna'?", poi ché quel la è l 'or i gi ne di t ut te l e i nvenzi oni , e,

99 v. CM, I Libro, pago177e Ad Herennium XXIV.

100 Lalingua per pensare, di cui trattanele operelatine, non lamagia.

104

si secondo il luogo. Disapproviamo decisamente l'unico modoche gli antichi hanno impiegato fino ai nostri giorni, perché è la-borioso, richiede molto esercizio e non è di acquisizione sicurada parte di chiunque.

VI

Abbiamo perciò ristretto l'ampiezza e accorciato la lunghezzadella scelta intrinseca poiché disperdendo e distraendo lo sguar-do della fantasia, causava un impegno troppo grande, che con la

diff ico ltà del l 'arte e la prol issità del le eserc itazioni a l lontanava

g li ingegn i impegnat i in occupazion i p iù degne. Infatti cosa ac-cadeva? A ciascun soggetto si poteva collegare una sola lettera,di solito con un solo aggiunto pur avendo di certo innumerevolidifferenti combinazioni e composizioni. Per tale motivo quelloche sembra aver trasferito quest'arte dai Greci ai Latini'?, deri-delo sforzo di certi Greci chepretendono di elencare le immagi-

ni delle parole, e prepararsele in modo da non perdere tempo acercarle quando occorrano. Vedeva infatti che la moltitudinedelle parole è infinita e perciò è ridicolo volerla raggiungere.Noi tuttavia abbiamo scoperto che non solo èpossibile ma an-che faci le avere pronte immagini a ciascuna del le qual i e aciascun luogo applicare parole intere di ogni genere efarlo inmolte maniere, come manifestiamo in molti trattat i predi-sposti per intenti diversi. Al presente comunque si propone ilmodo seguente.

101 Cicerone, v .Ad Herenn ium XXIII, v. ancheCantus Circaeus.

105

Prima operazione sui suoni

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La fissazione delle ruote

§ I

Per preparare un' ordinata esercitazione in primo luogo si abbia

una concezione chiara delle lettere, delle lettere, dico, spiegabilicon le cose aggiungibili, che sono più idonee a produrre ogniazione nonché a ricevere tutte le alterazioni.

§II

Tra loro scegline trenta che concordano meglio col tuo sapereper fare l'espressione di 30 elementi che completano il numero,di quelle che servono in tre lingue diverse con diverse pronunce,enon ènecessario istituire un triplice abbecedario perché alla Aequivalgono l'alfa e l' alef, alla B la beta e il beth, e ugualmentemolte altre alle altre. Quando invece le lettere greche eccedonole nostre, come psi, omega, theta impieghiamo queste e oltre aloro ci sono quelle ebraiche scritte coi caratteri propri. E così unsolo abbecedario serve a tre lingue e a quelle che derivano daloro.

106

§IIICosì senza indugiare 30 aggiunti si offrono con grande visibilitàalla tua fantasia, mentre uno, tu ounaltro, si prepara arisponde-re prontamente che cosa si abbia secondo le singole lettereproposte ordinatamente e al contrario come pure progressiva-mente e disordinatamente.

§IV

Fatto anche questo, si proceda ad attribuire a ciascuna letterasingole operazioni appropriate: esse devono essere tutte percepi-

107

bili con gli occhi e incalzare col movimento del corpo. Tu ordi- In questi non si cerca che l'iniziale del nome dell' agente o dell' a-

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nerai e stabilirai come ti sembrerà più giusto, per ora proponia-mo agenti e azioni sotto figure di questa maniera.

Licaone nel banchetto

Deucalione nelle pietre

Apollo nel pitone

Argo nel bue

Arcade in Cali stoCadmo nei denti seminati

Semele nel parto

Eco in Narciso

Tirreno marinaio in Bacco bambino II

Piramo in EnseteMineo nel lanificio

Perseo nel capo della MedusaAtlante nel cielo

Plutone in ProserpinaCiane nello stagno

Araene nella telaNettuno nel cavallo

Pallade nell'olivo

Giasone nei toriMedea nel paiolo di Esone

Teseo in Scirone

Figlia di Niso nel crine paterno

Dedalo nella struttura delle ali

Ercole in Anteo

Orfeo nella lira

Ciconi in Orfeo

Esaco nel precipizioMennone nella sepoltura

Arione nel delfinoGlauco nell'erba

108

AABB

CC

DD

EEFF

GG

HH

KK

LL

MMNN

00

PP

QQRR

SS

TTVV

XX

yy

Z Z

\jJ \jJ

< p < p

(J) (J)

e eAyn Ayn

Tzaddi tzaddiShin shin

ciente infatti che entrambe siano tenute asignifi carla dopo averladeterminata.

Dappr ima si tuerai dunque una ruota immobi le dent ro un ' al tr a

immob ile in modo che quel la esterna mostr i g li uomini e l ' inter -

na invece le azioni appropriate.

l 1 l i

109

§ v

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Quanti hanno terminato con successo procedano all' operazioneseguente. Si attribuisca, intendo, all'uomo e all'azione dell'uo-mo lo strumento o l'insegna, però non tale che si debba riferireall'azione di quello solo, ma che sia adattabile a tutti, per quantopossibile, o almeno compatibile con tutte le operazioni da intra-prendere. Perciò queste ruote non vengono raffigurate fisse per-ché tali rimangano in perpetuo, maperché leproprietà di ciascunaggiunto si inchiodino nella nostra memoria affinché andando diqua e di là possano sempre e immediatamente venire riferite aquello (come chiariremo più avanti) alla cui presenza sono ordi-nate. Perciò Licaone ha la catena, Deucalione la benda, Apollola cintura, Argo il cappuccio, Arcade la bisaccia, Cadmo ilgrembiule, Semele la sedia pronta, così di seguito gli altri altrecose, che possono appartenere agli individui, tuttavia sono ap-propriabili da tutti secondo le proprie forze, il che è veramenteda curare di più. Infatti la natura e l'origine" dell'ultimo eserci-zio è più importante della natura dell'esercizio iniziale.

Colloca inoltre in secondo luogo una ruota immobile sotto le duealtre immobil i per ricevere due proprietà che si riferisconoall 'uomo in modo che siano costantemente nominate e possanopresentare la natura delle lettere dovunque siano poste ecomun-que vengano disposte. Le ruote fisse sono da contemplare conl'occhio della mente in questo modo.

102 L 'origine è lul l iana, v . i l De Architectura Lulliana, e riguarda la logica, l'esercizioiniziae invece le mnemotecnica.

110

j

li•

Ora l'esterna indica gli uomini, lamedia le loro azioni, l'internainvece le insegne in questo modo:

A Licaone A nel banchetto A incatenatoB Deucalione B nelle pietre B bendato

C Apollo C nel Pitone C con la cinturaD Argo D aguardi a dei buoi D col guinzaglioE Arcade E in Calisto E con la bisaccia

111

Il movimento delle ruote

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Similmente si faccia l'Istituzione, l'Ordinamento e il Giudiziodegli altri. Ora però va aggiunto lo strumento al significato dellaterza lettera (benché questo si mostri meno utile, capita infatti chel'azione propria o contingente non consenta di mantenere tale og-getto). Lo si immagini avolontà aggiunto o allegato o frapposto ~p-posta per ostacolare o facil itare 1'azione evenire gettato, rovescia-

to, spezzato, abbattuto, svuotato, oppure per precipitare, cadere, oin qualsiasi altro modo possa comportarsi in conformità all'opera-zione. Del resto è senz'altro più conveniente attribuire dei simboliche senza difficoltà possono essere riferiti e applicati a tutti.

§VI

A ragion veduta ci piacque demandare interamente alla tua crea-tività il compito di trovare azioni conformi e strumenti o simbo-li, come infatti aognuno sono più note ecelebri lepeculiari effigidi determinati uomini, così anche (siccome ognuno èattirato dal

proprio piacere) ciascuno ha opere, strumenti e simboli dai qualiviene maggiormente sollecitato esmosso negli affetti. Dai nostriantenati le porte della memoria erano chiamate affetti e più po-tenti erano più aperte venivano dette, essi tuttavia non sono iden-tici e non derivano dagli stessi principi in tutti gli uomini.

112

§ I

Se dapprima dunque hai operato con ruote già incise eben fissenella mente, perché conviene considerarle immobili e disponibi-

li, è ormai tempo di impratichirti in questo modo per giungere aun impiego più ampio e arrivare alla prima combinazione checonsta di due elementi qualsiasi. Vedi la prima figura che constadi 2 ruote fisse. Mentre l'esterna resta fissa si liberi l'interna lacui fissità riguardava il comportamento di ciò che vi va fissato:ora per l'operazione che va ripetuta all'infinito, date le innume-revoli cose da fare, occorre che sia girata da ogni parte.

I l movimento della ruota interna della prima figura perpresentare qualsiasi combinazione di 2 elementi.

§ I IL'operazione, dico, che era propria di uno ora si renda comuni-cabile a tutti nel cerchio. Successivamente venga adattata all'esi-genza di costituire qualsiasi combinazione. Licaone nel banchet-to ti rendeva l'elemento gemello AA, mentre la A della ruota in-terna si trova sotto la A della ruota esterna, ugualmente Deuca-lione nelle pietre BB. Appena la ruota si muove non hai una lette-ra gemella ma doppia appunto quando la B della ruota inferioresi muove sotto laA della ruota superiore, non hai più Licaone nelbanchetto AA, ma Licaone nelle pietre che si mutano. Deuca-lione nel pitone da uccidere, Apollo nel bue da custodire e cosìavanti ciascuno fa l'azione del vicino mentre nuovi elementi sisuccedono agli altri. Vuoi dunque ottenere la combinazione PA?Poni la A della ruota interna sotto la P della ruota esterna e ti sipresenteranno con Plutone nel banchetto. Vuoi la combinazione

113

RE? Metti la E della ruota interna sotto laR della ruota esterna, tisi presenterà con Nettuno che trafigge Calisto. Ugualmente la

Si presenta un'altra combinazione di 3elementi ordinati in altro modo.

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combinazione SI con Pallade in Bacco fanciullo, va con Medeanel ratto di Proserpina. Hai dunque il modo di procedere allacomposizione di due lettere da presentare ai sensi.

Il movimento delle ruote interne della seconda figura

e la presentazione di qualsiasi combinazione di 3 elementi.§ II I

Così nella seconda figura con due ruote interne libere epronte agirare potrai presentare qualsiasi composto di tre lettere. Comesu 3 ruote fisse Licaone incatenato nel banchetto ti presentavaAAA, ora Licaone che muove Medusa col simbolo di Plutone tipresenterà AMO. Arcade con l'azione di Semele e 1'insegna diPlutone presenterà EGO, Medea chemuove Tirreno con il sim-bolo di Perseo presenterà VIM e così variando le lettere dellaruota media e più interna in molti modi sotto le singole letteredella ruota esterna potrai produrre a piacere qualsiasi combina-

zione immaginabile di tre lettere.

La presentazione di qualsiasi combinazione di 4elementi in un solo modo

§IV

Se invece capitasse di mettere insieme un composto di quattrolettere non occorre aggiungere una quarta ruota, non a tutte lelettere ma solo a poche capita di avere il quarto posto in unacombinazione come la S che la combinazione MENS ha nelquarto eT che la combinazione DANT hanel quarto. Per segna-lare dunque la presenza del quarto elemento non serve un cer-chio, basta immaginare un accorgimento o assistente con qual-che abitudine al soggetto o all'aggiunto, dei quali "uno indichiquesto e 1'altro quello.

114

§V

C'è ancheun altro modo in cui la quarta lettera si aggiunge alla ter-za, sintende L, R edN chemediano tral'elemento superiore el ' in-feriore comenella prima combinazione del composto Truncus, nel-la seconda del composto Incrassatus enella terza del composto Per-

magnus. A denotare la presenza e la posizione di questi elementipotrai destinare alcuni modi di comportarsi o qualità sensibili nelsoggetto o col soggetto o al soggetto. A questo scopo solevo fornir-mi d'un aggiunto razionale che, seduto, indicava il terzo, appoggia-to il secondo o in piedi il primo. Se si presentassero altre lettere ol-tre a queste, cosa che raramente accade presso latini, greci, ebrei,caldei, persiani, arabi, italiani e spagnoli, provvedi a tutti gli altricon questa lucecon la quale vedi chenoi siamovenuti in aiuto ai tresuddescritti. Per quanto riguarda i Galli (infatti i Germani, Goti eSciti e popoli affini provvederanno dasé) che non per la rozzezzadella lingua, ma per non so quale uso o consuetudine alla distinzio-

neammettono certi elementi quiescenti: non èche ti dia imbarazzo,la scrittura resta integra senza quelle sovrabbondanze per la neces-sità della cosa dadire. Per questo non mancano certo tradi loro uo-mini di ingegno che si sforzano di liberarla dalla macchia di un'evi-dente incivil tà.

La presentazione di qualsiasicombinazione di 5 elementi.

§VI

Per una combinazione di cinque lettere non c'è nulla di nuovo daaggiungere ma dovremo usare o per meglio dire coimpiegare lecose già proposte. Non può infatti accadere diversamente cheunendo i due modi sopra detti. Come per la Se la T aggiunte nelquarto elemento el eLR eN chesi frappongono nel quinto, come

115

nella combinazione plebs, nella prima combinazione Tran-sactum e nell'ultima combinazione Stuprans.

Per ampliare il campo interno dei soggetti emoltiplicare il numero degli aggiunti

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Una combinazione qualsiasiformata da più elementi

§VII

E poi, per uno o due particolari, per niente importanti, che ne-cessità c'è di preoccuparsi se sono formati da più elementi? Conl'aggiunta di una minima variazione queste stesse quattro o cin-que lettere potranno essere facilmente inserite nella composizio-ne in discorso. In realtà non so se tali elementi siano più numero-si di questo unico scrobs, di cui tuttavia può costituire ricordo ilcomposto scrops formato di 5 lettere per l'affinità della sua pro-nuncia.

La U dopo la Q

§VIII

Non voglio neppure passare sotto silenzio ciò che è da notarenella scrittura interiore (èl ecito riporlo non tra le cose necessarieal proposito masolo tra quelle utili) cioè di non porre nel numerola U dopo la Q: perché la Q senza la U vale tanto quanto insiemecon essa. Infatti non suole essere usata mai separatamente daquella. Come la QU ottiene chiaramente forza da un solo ele-mento, così laddove capitassero elementi davendere gioverebbescrivere Quinto perché squassi il quinto quadro? Dove invecefosse necessario comprare non nuocerebbe scrivere Perché Qin-to sqassi il qinto qadro? Così anche coloro che di solito usano let-

tere inutili senza danno dell'integrità e di una maggiore culturaoffrirebbero un aiuto migliore agli stranieri invano amanti dellaloro lingua nella propria patria.

116

§IX

Dopo che avrai operato speditamente su pochi aggiunti e conqualche esitazione su molti soggetti, non aggiungerò nulla sullamoltiplicazione dei soggetti eccetto quanto riguarda la qualitàdei moltiplicandi. Considera, dico, quali di loro di solito riten-

gono gli aggiunti con più tenacia e quali con meno. Avendo ri-cercato i difetti e gli effetti studierai donde derivino mediante ladottrina da noi esposta: procacciati le altre cose a somiglianza diesse. Per la moltiplicazione degli aggiunti invece ti fornisco unanon piccola facoltà: sapendo infatti donde emana questo princi-pio potrai utilizzare il sistema noto in altre operazioni, poiché daun proporzionale possiamo passare a conoscere gli altri propor-zionali. Per il numero degli elementi avevi trenta aggiunti viva-cissimi che ti potevano servire nella scrittura veloce; ora, dopoaver dilatato la pagina all'infinito, se necessario, èutile moltipli-care innumerevoli volte l'addizione delle proposizioni, difatti

non conviene installare troppo spesso aggiunti di identica formanelle stesse posizioni dato che per la scrittura interna si richiedeuna varietà del tutto "Superfluaper l'esterna, com'è ben noto aco-loro che si allenano in questa pratica. Che fare allora? Se aveviun Licaone, un Deucalione, ecc., ora devi immaginarti due Li-caoni, Deucalioni e altri cosicché mentre prima ti assistevano intrenta ora è la prima pratica completa che peraltro, laddove l'o-perazione iniziale t i of friva la combinazione di let tere perl'esplicazione di termini completi, mostra la composizione dicombinazioni per apporre e subito ritenere il numero degli ag-giunti perfetti (che chiamiamo termini f aci l i e sempl ici ) al

numero dei soggetti.

117

Seconda operazione con termini semplici per presentare unaqualsiasi composizione da più combinazioni di elementi

§ I V

Così dunque quelli ate più noti siano riportati aquesto numero di

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§ I

È la grande operazione, alla quale conduce subito il primo meto-

do completo che peraltro, laddove quello iniziale ti offriva unacombinazione di elementi per l'applicazione dei termini comple-ti, mostra la composizione delle combinazioni per aggiungere esubito sottrarre il numero degli aggiunti perfetti (che si chiama-no termini facili e semplici) al numero dei soggetti.

§ I I

La si compie però aquesta condizione: come prima ti eri stabili-to trenta agenti, azioni, insegne, circostanze e assistenti, fino alnumero di trenta elementi, così ora disponine ordinatamente

centocinquanta, il che accade moltiplicando ciascuno degli ele-menti assistenti per i cinque sussistenti. Con le stesse regole dun-que con cui abbiamo insegnato a costituire l'abbecedario sicomprenda che abbiamo insegnato il combinatorio.

§ I I ITramite quanto abbiamo detto per l'ampliamento della scritturasono stati introdotti nomi famosi, affmché ciò porti alla varietà cheè soprattutto necessaria in codesta arte, riporterai anche i nomi diprincipi e celebrità che devi aggiungere come se riportassi delle

centurie all'ombra esotto l'ala di trenta vessill i 103. Ora per un' ope-razione più vasta sottoponiamo altri cinque vessill i ad ognuno deivessill i già sistemati da dedurre per i cinque elementi sottoposti.

103 v. CM I I, X II I sgi l lo, Vess l lo.

vessilli in modo che ciascuno abbia il posto che sembrerà piùconveniente secondo la propria qualità. Dai vessilli invece chepiù spesso sono soliti militare prendano le maggiori schiere traquesti, infatti vene sono alcuni con solo uno o due soldati. Biso-gna dunque agire opportunamente con tutti per l'uguaglianza di

proporzione e non per l'uguaglianza del numero.

§ V

Da solo dunque ti provvederai di centocinquanta nomi che dal pro-prio titolo o dall'azione consueta o dalla condizione propria sonodisposti secondo l'ordine degli assistenti e sono formati ordinata-mente da cinque sussistenti. Ciò fatto riconducili all'ordinamentodi parti earti di questi o di altri sussistenti (sene avrai di più adatti)affi nchéaderiscano ad essi con azioni enelle arti denominabili o ag-giungendo i nomi di oggetti a tenoti nell' ordine derivante dalla re-

gioneo disponendo altrimenti, com'è più giusto per te, gli elementidanoi proposti, usando certi subentranti in luogo di altri, riducendola serie incerta, di modo che insieme col rapporto con lemedesimeo altre circostanze ricevano identiche insegne e assistenti o altri.

§ V IPreparerai dunque, a somiglianza delle tre ruote suindicate cin-que ruote fisse ciascuna delle quali consti di 150 combinazioni didue elementi. La prima esterna indica chi agisce col nome diinventore; la seconda le azioni, la terza le insegne, la quarta gliassistenti e la quinta i circostanti. Nello stesso modo sono addot-tepoi le cose che senon servono in una propria operazione porta-no un motivo universale secondo un'altra facoltà.

118 119

Poiché è difficile contenere cinque ruote in un piccolo spazio, neponiamo una soltanto, a somiglianza della quale, non estesa ma

AA

AE

Rhegima pane di castagneOsi ri de in agri col tura

1

2

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ristretta, sono le altre, poiché nella circonferenza sono ordinati i30 vessilli importanti e i cinque subordinati sono ordinati a scaledalla circonferenza al centro 1 04 •

104 Notiamo che questa ruota differisce dale precedenti perché ne primi due settori esternipresenta lelettere già note, mane cinque interni r ipete solo levocai lat ine eforse quelegreche, senza fornire acun indizio delo scopo.

120

AI

AOAU

Cerere nei gioghi dei buoiTrittolemo seminaPi tumno concima

BA

BE

BIBO

BU

Erittonio

Glauco

ThraceMisa

Pirode

nel carro

allarga il ferro

nella falcecondisce col sale

34

5

6

7

89

con la selce fa scaturire il fuoco lO

trapianta

piantaa cavallo sull'asino

trebbia il frumento

cura le viti

ordina il vigneto

estrae il vino dall'orzonel vino annacquatonelle aiuole dei giardini

nell'oliva

EO Gebur nei lacci

EU Ramesse nell'amo

CA

CE

CI

CO

CU

Hasamon

Phega

BelhaiotPilumno

Oresteo

FA Regomer nella scala

FE Sargon nel canestro

DA

DEDI

DO

DU

Noè

LiberoStaphilo

IsideMinerva

EA

EE

El

Aristeo nel la fabbr icazione del miele

Nembrotte cacciatore

Phalla nella rete

FI DanaoFO DossioFU lobal

che scava il pozzoche edifica con l'argillache edifica collegno

Il

1213

14

15

16

1718

19

20

21

22

23

2 4

25

2 6

27282 9

30

121

GA Husbal nella fornace della calce 3 1 LA Emor balla 6 1

GE Ciclope nella torre 3 2 LE Anacarsi gpida i fol l i 6 2

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GI Teodoro nel letto 3 3 LI Delo gonfia il bronzo 6 3

GO Perdice nel cuncino 3 4 LO Lido nelle monete 6 4

GU TaIo nella sega 3 5 LU Api medico 6 5

HA Teodoto nella trivella 3 6 MA Chirone chirurgo 6 6

HE Parug nel martello 3 7 ME Circe fascinatrice 6 7

Hl Semeol nel torchio3 8 MI Farfacone negromante 6 8

HO Seusippo nella botte 3 9 MO Aigua nei cerchi 6 9

HU Luscinio nello stiletto (dolo-onis,m.?) 4 0 MU Ostane sfida i demoni 7 0

GA Corebo vasaio 4 1 NA Zoroastro nel la magia 7 1

GE Barca fi la la lana 4 2 NE Sua chiromante 7 2

GI Closter ordisce i fi l i 4 3 NI Caldeo piromante 7 3

GO Aracne tesse 4 4 NO Attalo nella idromanzia 7 4

GU Boezio Calzolaio 4 5 NU Prometeo immola i buoi 7 5

HA Frigio incantatore 4 6 OA Abele sacrifica i greggi 7 6

HE Caatar nei sandali 4 7 OE Enos costruisce l'altare 7 7

Hl Procon nel vetro dalle erbe 4 8 OI Zedecor costruisce nel l ' acqua 7 8HO Licarnasso nei forcipi 4 9 00 Cureta immola il bambino 7 9

HU Chari nei guanti 5 0 OU Abramo ci rconcide 8 0

lA Abas barbiere 5 1 PA Giovanni battezza 8 1

lE Stram nel rasoio 5 2 PE Emanuele scopreil capodell'uomodavantil eare 8 2

II Crati lucida l'oro 5 3 PI Imo velai l capodelladonnadinanziagli dei 8 3

IO Arfalo indora 5 4 PO Anf iarao augure 8 4

ID Dubitride nelle brocche 5 5 PU Orfeo nell'orgia 8 5

KA Hermahel nei pettini 5 6 QA Afare marso 8 6

KE Ramesse nel tappeto 5 7 QE Critone cerretano 8 7

KI M inosse nocchi ero 5 8 QI Belo nell'idolo 8 8

KO Dedalo nell'antenna 5 9 QO Diagora capovolge gl i al tari 8 9

KU Glicera corona 6 0 QU Chemi nella piramide del sepolcro 9 0

122 123

RA Mircane nei ceri 91 ZA Cleostrato nei 12 segni 121

RE Gige nella pittura 92 ZE Archita nel cubo geometrico 122ZI Senofane nei mondi innumerovoli 123

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RI Marsia flautista

RO Tubai citaredo 94 ZO Platone nelle idee e dalle idee 124

RU Anfione nelle note musicali 95 ZU Raimondo nei nove elementi 125

SA Amurio nelle fedi dei nervi 96 PsA Giordano nella Chiave e nelle Ombre 126

SE Baro nelle fedi aeree 97 PsE Protagora nelle 2 ragioni opposte 127

SI Venere nel postribolo98 PsI Alcmeone nella ragione della natura 128

SO Tubalcain in guerra 99 PsO Euclide che il male è nulla 129

SU Piseo nella tromba di bronzo 100 PsU 130

TA Birria nel timpano 101 AA Epicuro nella libertà dell' animo 131

TE Bellerofonte cavalca 102 AE Timone nella misantropia 132

TI Nettuno doma il cavallo 103 AI Crate nel pane delle fonti 133

TO Etolo nellelance 104 AO Cleante attinge alla filosofia 134

TU Perseo nella freccia 105 AU Menedemo prodigiosamente superstizioso 135

VA A rtemone nella testuggine 106 BA Polinnesto nel culto delle fiabe di Pitagora 136

VE Fenice nella balestra 107 BE Filolao nella patente armonia delle cose 137

VI Melete nel vessillo 108 BI Speusippo nella filosofia soave 138VO Gegar nello scudo 109 BO Anassagora nel caos 139

VU Ermo nella campanella 110 BU Archelao nella natura senza piatto 140

XA Marmitto nella corazza e nell' elmo 111 CA Pirro che cerca per non trovare 141

XE Thot nelle lettere scritte 112 CE Diodoro nella divisione involuta ecornuta 142

XI Corrado nelle letter da premere col 113 CI Simone che afferma tutto cenni 143torchio CO Eschilo nell e maschere 144

XO Talete nell' eclissi e nell' orsa 114 CU Diogene nei dotti che ignorano i propri mali 145XU Pitagora in Lucifero e Espero 115

DA Omero in Sofocle epico 146YA Naufide nel corso del sole 116 DE Sof ocle In Omero tragico 147

YE Endimi one nel corso della luna 117 DI Farmaco nel l'ot ti ca 148YI Ipparco il movimento funesto dello stellato 118 DO Tape nella prospettiva 149YO Atlante nella sfera 119 DU Melico nella memoria 150YU Archimede nel cielo areo 120

124 125

AA nodosoAE mentitoAI involuto

2

3

BA inerteBE indegnoBI i ndossato

678

NA appoggiatoNE ignoratoNI aggredito

6 1

6 2

63

OA assetatoOE mormoratoOI iterato

66676 8

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AO informeAU famoso

CA calpestante

CE inauditoCI incostanteCO sconditoCU i ncantato

EA percossoEE non onorato

El festivoEO portanteEU aspettato

GA brutaleGE i ndi sposto

GI pendenteGO indi gestoGU i ndi screto

lA sottopostolE sepoltoII resuscitato

IO vagoIV fluente

LA inventatoLE obbligato

LI intercalatoLO privatoLU perito

126

4

5

Il

12

13

1 4

1 5

21

2 2

2 3

2 4

25

313 2

3 334

35

4 1

4 2

43

4 4

45

5 1

52

535455

BO inettoBU f amoso

DA avvicinato

DE i rretitoDI giacente

DO orrendoDU impotente

FA fast idiosoFE radi catoFI fatale

FO toltoFU esanime

HA peregr inoHE bisognoso

Hl respintoHO scrupolosoHU turpe

KA i ncl inato

KE ingiuri oso

KI ingurgi tanteKO instaurato

KU inviso

MA rottoME tessuto

MI insolitoMO aspersoMU menti to

9

lO

1 6

1 7

18

1920

2 6

27

2 8

2 9

30

3637

3839

4 0

4 6

4 7

48

4 9

5 0

5657

58596 0

NO lesoNU sinistro

PA immondo

PE debolePI mendi cante

PO multif orme

PU opponente si

RA piantoRE impl acabi le

RI orbatoRO neglettoRU oppresso

TA impenetrabi leTE disseccato

TI duroTO infidoTU precipi toso

XA f lagrante

XE spalancato

XI inciso

XO torto

XU fumante

ZA gelido

ZE colpito

ZI funereoZO cruento

ZU livido

6 4

65

7 1

72737 4

75

818 2

838485

919 2

939 4

95

1 0 1

1 0 2

103

1 0 4

1 0 5

1 1 1

112

113

1 1 4

1 1 5

00 impeditoOU irremunerabili

QA strettoQE mister ioso

QI portentosoQO ignorato

QU ozi oso

SA operoso

SE nefastoSI nuovoSO oscuroSU osceno

VA venaleVE stimol ato

V I pusi ll animeVO sfrenato

VU spezzato

YA nauf rago

YE da col orare

Y I catenato

YO maci lento

YU errante

AA putrido

AE pest ifero

AI mordaceAO beone

AU i nqui eto

6 9

7 0

76777 8

7980

8 6

8 7

888 9

9 0

9 6

97

9 89 9

1 0 0

1 0 6

1 0 7

108

1 0 9

1 1 0

116

117118

1 1 9

120

127

AA obliquo 121 AA informe 126

AE tartareo 122 AE dissonante 127 aa oliva l aa palma 6

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A I tremulo 123 A I deserto 128 ae lauro 2 ae edera 7

AO non richiesto 124 AO silvestre 129 ai mirto 3 ai papavero 8

AU amaro 125 AU pigro 130 ao rosmarino 4 ao quercia 9

au cipresso 5 au ortica l O

AA stigio 131 AA tumido 136

AElacustre 132

AE armato 137 aa fiori 11 aa corona di re 16

A I sonnolento 133 A I insipido 138 ae spine 12 ae soffione 17

AO digiuno 134 AO pietroso 139 ai triplice tiara 13 ai canna canna 18

AU larvale 135 AU torvo 140 ao corno 14 ao salice 19

au corna 15 au corna di cervo 20

AA ambiguo 141 AA indicibile 146

AE lascivo 142 AE discorde 147 aa splendore 21 aa summascendente 26

A I rabbioso 143 A I mordente 148 ae cometa 22 ae lampade 27

AO fremente 144 AO recalcitrante 149 ai iride 23 ai cr iniere t isi fone 28

AU rapace 145 AU stupefacente 150 ao torre di Giunone 24 ao gemme 29

au nuvola sovrastante 25 au gigli 30

aa dico tomo di luna 31 aa sega 36ae fulmine 32 ae pioggia 37

ai gladiolo 33 ai amo 38

ao scure 34 ao freno 39

au saetta 35 au lingua vibrante 40

aa cono 41 aa pioggeondeggianti 46

ae mano che afferra 42 ae epitaffio 47

ai rostro dell' aquila 43 ai gufo ferale 48

ao testa di caprone 44 ao gallo 49

au bocca di leone 45 au colomba 50

128 129

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130 131

Immagini degl i aspetti dei segni che si possono ricavarecomodamente daTeucro Babilonese per l'uso della presente arte.

BA Nel terzo un uomo che porta un serpente nella sinistra e nella destrauna lancia o una freccia, davanti al quale v'è un braciere di fuoco euna brocca d'acqua.

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A r i e t e

AA Nel primo aspetto dell ' A riete ascende un neg~o ~i . sta~raspropositata, dagli occhi ardenti, dal volto severo, sta in piedi vestitod'una lunga sopravveste candida.Nel secondo una donna aggraziata, vestita di una bianca tunica e di unmantello intintodi coloreporpora, coi capelli sciolti eunacorona di alloro.

Nel terzo un uomo pall ido di pelo rosso, vesti to di abiti rossi, cheporta un braccialetto d'oro ne~lasinist~a e un ?as:one di r?vere nell~destra, emostra un volto inquieto eadirato poiché non puo ottenere l

beni desiderati né segnalarsi.

AE

AI

Toro

AA Nel primo aspetto del Toro un uomo che ara nUd?, i ndossa unberretto tessuto di paglia, di colore nerastro, un altro Villanolo segue

lanciando semi.AU Nel secondo un Clavigero nudo, e coronato, che porta un bal teo

d'oro sulle spalle e nella sinistra uno scettro.

132

G e m e l l i

BE Nel primo aspetto dei Gemelli, un uomo preparato a servire, che hauna verga nella destra, il volto è ilare e giocondo.

Nel secondo un uomo che scava la terra e fat ica: v icino a lui unflautista che danza a piedi nudi e a capo scoperto.

Nel terzo uno scimuni to che agi ta una tibia con la destra, nel lasini st ra un passero e a lui vi cino un uomo i rato che af ferra unbastone.

BI

BO

Cancro

BU Nel primo del Cancro una donna coronata, elegantemente vestita,che agita un ramo d'olivo nella destra e una fiala nella sinistra

Nel secondo un uomo con una donna seduti a mensa che giocanodavanti all'uomo ci sono capi di vestiario; davanti alla donna vasid'oro e d'argento.

Nel terzo un cacciatore che i cani precedono e seguono, porta uncomo e una balestra dal passo rapido e senza meta.

CA

CE

133

L eone Bilancia

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CI Nel pr imo aspetto del Leone un uomo di colore rosso, vest ito diindumenti gial l i , coronato d'oro, che tiene un gallo nella destra ecavalca un leone.Nel secondo una donna che cammina con le mani tese al cielo, evicino a lei un uomo quasi pronto alla vendetta, che ha una spadasguainata e uno scudo.Nel terzo porta una bisaccia o uno staffile; col volto triste, dimesso ebrutto, che un adolescente vestito di bianco segue.

CO

CD

Vergine

DA Nel primo aspetto della Vergine: una fanciul la inghirlandata di fiori eun uomo che sparge fiori e fronde davanti a lei, vestito di una vesteverde e discinto.Nel secondo un negro vesti to di cuoi o che porta i n mano unborsellino, e ha un mantello che gli scende dal capo.

Nel terzo un vecchio che si appoggia a due bastoni coi capelli incoltisulla fronte, la barba sparsa, vestito di colore scuro.

DE

DI

134

~

~

DOIl primo aspetto della bi lancia l 'occupa un uomo che esamina unlibro, eha unpugnale o stiletto nella destra. Incede con volto truce.

Il secondo due che li tigano e sono adirati dinanzi a uno che siedecome giudice e ha nella destra una verga rivolta contro di loro e lasinistra sollevata

Il terzo un feroce Sagittario, lo segue un uomo che porta in mano unpane e una coppa di vino e precede un uomo tutto nudo.

DD

FA

Scorpi one

Eo Avanza nel primo aspetto dello scorpione una donna formosa emeravigl iosamente vesti ta per la quale due giovani arrabbiati sicolpiscono reciprocamente con delle verghe allontanandosi.

Nel secondo una donna quasi nuda edue uomini quasi nudi di cui l'unostaaf ianco della donna e1'altro siedeper terra egioca con un cane.

Nel terzo un uomo presenta la schiena auna donna che lo percuote esi tiene ambo i piedi con entrambe le mani.

Ei

Eo

135

Sagittario Acquario

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Eu Il primo aspetto del Sagittario lo tiene un uomo tutto armato che agitalo scudo con la sinistra e nella destra impugna una grandissimasciabola, al cui incedere pare che la terra tremi.

Il secondo una donna triste, coperta di abiti luttuosi, che porta unbambino tra le braccia e conduce un altro per mano.I l terzo un uomo seduto per terra che agi ta per icolosamente unbastone, pallido in volto econ abiti miseri e gli staappresso un porcoche scava zolle di terra.

Fa

Fe

Capricorno

Fi Occupa il primo aspetto del Capricorno un uomo in vesti di mercante,dal voltobrutto etristeel o segueun giovane che saltaebatte lemani.

Il secondo un uomo che scaglia frecce contro una colomba in volo edue donne che si abbracciano a un unico uomo.

Il terzo una vergine vesti ta di bianco; che calpesta coi piedi unapiccola volpe e leggiucchia un libro.

Fo

Fu

136

Ga Il primo aspetto dell ' Acquario l 'occupa un padre di famigl ia e unamatrona in atteggiamento pensieroso; di questi quello ha in mano deisassolini e questa una conocchia.

Il secondo un uomo in abbigliamento di consigliere eseduto che tienein mano delle schede di promemoria, dal mento scende una barbaprolissa e sembra un uomo di aspetto piuttosto severo

Il terzo un giovane adirato il cui volto appare infiammato dall 'ira conle mani quasi pronte all'attacco e le dita contorte.

Ge

Gi

Pesci

I

~~ ., .. ,.> - ' . '·.'1~~·~Q:f't1\ii' "

~I ".,

Go Nel primo aspet to dei Pesci compare la f igura di un uomo chetrasporta i suoi beni ecerca una nuova abitazione; lo segue una donnache regge un tripode e una pertica.

Nel secondo un uomo quasi armato e con le vesti raccolte per poteragire econ lebraccia nude che mostra l'agilità del corpo e l'ilarità delvolto.

Nel terzo un adolescente che ama appassionatamente e abbraccia unafanciulla e presso di loro due uccelli di Giunone che si azzuffano.

Gu

Ha

137

Sebbene gli atteggiamenti e i gesti delle immagini predette di perse stessi non siano utili all'arte della memoria, tuttavia possonocompletare i significati delle immagini.

6

La prima della Vergine accumula ricchezze ma non con attività illecite.La seconda si impegna ad aumentare la sostanza con mol ta avidi tà einteresse.

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1

La prima immagine dell' Ariete èaudace, spudorata edi forte suggestione.

La seconda piuttosto superba, ambiziosa e di nobile animo.

La terza alquanto inquieta equasi disperata, di intelligenza abbastanza acuta,che attende la gioia.

2La prima immagine del Toro è fautrice dell'inizio delle opere e di operazionigeometriche.La seconda potente e nobile nella moltitudine delle genti.

La terza povera, miserabile e serva.

3La prima dei Gemelli, sapiente nelle matematiche enelle altre facoltà di cuinon c'è alcuna utilità.

La seconda impudente, ingannatrice edi attiva diligenza etuttavia di nessunautilità.La terza delirante smemorata e di grande loquacità.

4

La prima figura del Cancro èdi sottile contemplazione, di ingegno vigile edivolontà prona all'amore.

La seconda di modesto ingegno e di grande fortuna.

La terza di negoziazione plurima, di modico svi luppo a causa dei diffici l idettagli.

5

La prima figura del Leone èimpulsiva, lussuriosa, crudele eimplacabile.

La seconda veloce nel versare il sangue, traditrice e sospettosa.La terza compagna e amica che preferisce perdere piuttosto che avere eottenere con liti.

138

La terza debilita, fa ammalare, distrugge e consuma.

7

La prima della Bilancia è giusta, sottrae i poveri dalle grinfie dei potenti e deiviolenti.

La seconda è intollerante dell'ingiustizia e placa i tumulti.La terza ninfomane, adultera e divoratrice.

8La prima dello Scorpione bella e dolce, traditrice e nefasta.La seconda ugualmente infida e turpe.

La terza di ira manifesta, di indignazione e di violenza.

9

La prima del Sagittario audace, violenta che rifiuta il giogo di tutte le leggi.La seconda che concepisce tristezza dal timore e partorisce l'ossequio.

La terza cavillosa, rissosa e nemica della pace.

l O

La prima del Capricorno per il lusso disperde la sostanza.

La seconda pretende cose impossibili.

La terza troppo intenta nell' aumentare le ricchezze cercando la sapienzaimpazzisce.

Il

La prima dell' Acquario pensa e si affatica nella ricerca, essendo oppressadalla povertà e dalla viltà.

La seconda di grande intelligenza e sobrietà.

La terza di non poca impudenza e presunzione.

139

12La prima dei Pesci avvilita per l'indigenza materiale.

La seconda intenta a molteplici e grandi affari.

La terza sonnecchia in grande ozio e lusso.

Sette immagini di Giove

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Queste non devono essere impiegate come immagini: sono tutta-via necessarie per le forme e le qualità delle immagini, e inverosaranno raffigurate con qualche specie sensibile.

Seguono sette immagini di Satumo tratte dai filosofi egiziani epersiani: che possono venire utili anche per i luoghi ei soggetti

HE Prima immagine di Saturno. Unuomo dal volto di cervo sopra un dragoche nella destra ha un gufo che inghiotte un serpente.

Hl La seconda èun uomo che ha una falce nella destra e nella sinistra unpesce e cavalca un cammello.

HO La terza un uomo triste egemente, che ha lepalme tese al cielo evesteabiti scuri.

HU Quarta. Un negro che ha piedi di cammello e siede su un drago alato:nella destra porta un ramo di cipresso.

l A Qui nta. Vesti to di nere vesti e col vol to nero nel la cui destra unbasilisco avvolge il braccio con la coda.

lE Sesta. Uno vecchio e zoppo appoggiato aun bastone su un alto seggiosopra un carro trainato da un mulo e un asino.

II Settima. Un auriga sopra un carro che due cervi tirano; con una manoporta un pesce con l'altra una curva falce.

l o La prima immagi ne di Gi ove è un uomo decoroso su di un carrotrascinato dai draghi, la destra che scaglia una freccia sulla testa deldrago.

lu Laseconda immagine di Giove un uomo che siede suuna portantina, lotrasportano 4 adolescenti alati. Appoggiato a un faggio frondoso.

Ka La terza è uno che ha la testa di ari ete, siede su una ruota e porta inmano un vaso di unguento.

Ke La quarta èuno che ha latesta di leone ei piedi di aquila enella destra

un ramo di quercia; di fronte a lui si inchinano 2 giovani di bel l issimoaspetto vestiti di bianco.

Ki La quinta siede su un'aquila ornato di vesti smeraldine che ha in capouna corona di giacinti e uno scettro in mano

Ko La sesta èun uomo coronato, vesti to di abiti gial l i che porta unramo diolivo nella destra e cavalca un drago.

KU La sett ima è uno coronato con le mani levate e congiunte come sepregasse, la sua veste cerulea è cosparsa di stelle d'oro.

140 141

Sette immagini di Marte Sette immagini di Sole

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LA Laprima immagine di Marte èun uomo a~mato che cavalca un leone; i lcui elmo un avvoltoio colpisce col becco. Eunuomo di aspetto truce.

LE La seconda è un uomo armato di una spada piuttosto larga e di unalancia, nel cui scudo un qualcosa di simile a una chimera che emettedalla bocca scintille di fuoco.

LI Laterza che lancia fuochi sulfurei con lamano destra, con lasinistra haben preso il collo di un leopardo che cavalca non del tutto consenziente.

LO La quarta, un uomo che impugna una spada stretta nella destra e uncapo umano che stilla sangue nella sinistra, hail volto quasi bruciato dal

sole.

LU Quinta. Un uomo fulvo di colore, vest ito di abi ti rossi , che agi ta unoscettro di ferro, pesante e cavalca un lupo.

MA Sesta. Lo stupratore di una vergine bellissima che cerca di staccarsi dalui a vi va forza. Entrambi sono trainati su un carro di avorio da 2cinocefali.

ME Settima. Un leopardo euna tigre che lottano, due con l'elmo ele spadesfoderate che si minacciano a vicenda di qui e di l ì.

142

Mi ~a pr ima del sole èuna donna bel la e coronata, su di un carro d'oro,tirato da quattro cavalli rampanti.

Mo Seconda. Un giovane bel l issimo, nudo, che ha in testa una coronaintrecciata con molti fiori che abbraccia un pavone.

Mu Terza. Un giovane col diadema, dal cui capo splende un fulgore diraggi, che porta faretra e arco.

Na Quarta. Una donna che abbraccia e bacia un fanciul lo vesti to di unaveste talare, dai capelli rossi e il volto splendido che hanella destra unospecchio.

Ne Quinta. Una vergine che regge con lasinistra uno scudo e una lancia

con la destra un dardo e siede su un coccodrillo. 'NI Sesta. Un uomo che cavalca un leone in corsa ecaccia dalle narici una

nube di fumo, nella cui destra c'è un gallo.

No Settima. Un uomo in abi to di pontef ice che due uomini a capo nudoprecedono con abiti colore fulvo o giallo, ha un corvo in grembo esottoi piedi un cane d'oro.

143

Sette immagini di Venere Sette immagini di Mercurio

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Prima immagine di Venereo Una fanciulla coronata di mi:to, nuda, cheha i capell i che scendono fino ai tal loni e di fronte a lei una cagnetta

bianca che esulta.Seconda, un bel bimbo che porta con ambo lemani un cestino pieno difiori diversi e lo segue un uomo in sembianze di ortolano.Terza i l busto di una donna nuda su cui sembra inserita una testa dicolomba e piedi d'aquila, che un adolescente segue e un uomo cheprecede sembra fuggire. .

01 Quarta. Una donna che cavalca un toro, e che pettina con la destra I

capelli, hauno specchio nella sinistra a cui èpresso un adolescente che

ha in mano un uccello verde.Quinta. Un bimbo che una catena d'argento epresso di lui una fanciullanuda incoronata con bacche di alloro e balla.Sesta. Un bimbo alato che ha i capelli splendenti d'oro, con penne daimille colori, che lancia frecce di fuoco.Settima un adolescente e una fanciulla che lottano, entrambi nudi checontendono perché l'uno vinca l'altro, dei quali, questa hain mano unacatena di bisso e quello d'oro.

Nu

Oa

Oe

00

OU

Pa

144

PE Per indicare invero Mercurio e fissarlo, per primo viene effigiato ungiovane bellissimo che hauno scettro; due serpi che si guardano con leteste affrontate vi erano avvolte.

PI Seconda, un giovane con la barba e di bel l 'aspetto, coronato d'ol ivo,che ha uno scettro in mano e dinanzi a sé un fuoco acceso.

PO Terza, uno che ha l'elmo ei talloni alati, con la sinistra agita una verga,con la destra un dardo.

PU Quarta, immagine un uomo che ha labarba fluente sul petto, togato, losegue una fanciulla chehail volto seducente e bella in tutto il corpo, mache ha la coda di serpente.

Qa Quinta. Uno che trafigge Argo, ha nella destra un'asta e nella sinistrauna zampogna, ePresso di lui una vitella che pascola verdi erbe.

QE Sesta. Un uomo in abi to di mercante e di pel legr ino che ha gl i occhirivolti al sole e le mani tese.

QI Settima. Un bimbo che cavalca un ar iete, con la destra ne afferra lecorna con la sinistra regge un pappagallo.

145

Sette immagini di Luna 28 immagini delle case della lunautili zzabili nella presente arte

SE Prima. Su una sedia di ferro un Etiope che scaglia un dardo ed ècinto dauna fune.

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QO Prima immagine della Luna. Una donna cornuta che cavalca un delfinoe ha un camaleonte nella destra e gigli nella sinistra.

QU Seconda. Un contadino incappucciato che pesca con l'amo con ladestrae si appoggia all'asta, simile a una fiocina, che regge con la sinistra.

Ra Una donna adorna di moltissime perle; coperta di candide vesti , chenella destra ha un vaso di cristallo e nella sinistra un gatto.

RE Quarta, èuna donna su un'idra atre colli da ognuno dei quali si ergonosette teste e tende le mani vuote in avanti.

RI Quinta. Un bimbo che ha una corona d'argento euno scettro, montatosu un carro che due capre tirano.

RO Sesta, una donna che ha dei serpenti attorcigliati a ciascun corno, allebraccia e alle tibie; che cavalca una pantera.

RU Settima. Un cacciatore che aizza un cane contro una scrofa selvatica eavanza ricoperto di una veste di lino.

Immagine del drago della Luna

SA Un reche ha nella destra un drago; sul capo del reuna fiamma di fuocoe la testa del drago è simile alla testa di uno sparviero.

146

SI Seconda. Un rein trono: che sol leva con lo scettro un uomo disteso eprostrato a terra.

SO Terza. Una donna elegantemente vestita, seduta su una portantina conla destra levata sopra il capo: afferra con la sinistra i capelli di una pazzache fugge.

SU Un soldato che siede acavallo tenendo nella destra un serpente etirandocon la sinistra un cane nero.

TA Quinta. Un pr incipe su di un trono d'argento che ha una verga nel ladestra, abbraccia con la sinistra una fanciulla.

TE Sesta. Due uomi ni armati a testa scoperta e gettate le armi siabbracciano.

TI Settima. Un uomo supplice tende ambo le mani al cielo, riccamentevestito su di un trono d'argento.

TO Ottava. Un uomo che cavalca un'aquila, ha una palma nella destra, loseguono due in catene.

TU Nona. Un eunuco che si copre gli occhi con lemani davanti un letto indisordine.

VA Decima. Una donna partoriente, dinanzi alla quale staun leone d'oro eun uomo in aspetto di convalescente.

VE Undecima. Uno cavalca un leone tenendo con la sinistra la criniera econ la destra la lancia.

VI Dodicesima. In un ambiente plumbeo un drago che combatte con unuomo.

va Tredicesima. Un cavallo che monta una cavalla e un pastore sta conambo le mani appoggiato a un bastone col viso assorto.

VU Quattordicesima. Un uomo tiene un cane sospeso per la coda e il canerivolto alla coda morde la propria zampa.

XA Quindicesima. Un uomo che siede leggendo una lettera e accarezzandoil portalettere.

XE Sedicesima. Un mercante che ha in mano una bilancia d'argento e unaltro gl i tiene il conto.

147

XI Diciassettesima. Un uomo che porta uno scr igno e una scimmia losegue.

XO Diciot tesima. Un uomo che ha un serpente d'oro in mano e mol tiserpenti lo fuggono.

AU Terza. Un fabbro di Vulcano di colore scuro e coi capel l i crespi cheattende al suo lavoro, presso il quale sta un fanciullo nero, ben vestitoche ha una corona d'oro in mano.

AA Prima immagine della terza casa. Come una statua di Castore ePolluce

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XU Diciannovesima. Una donna che tiene le mani sul viso e partorisce.YA Ventesima. Un centauro cacciatore con faretra che ha l 'arco nel la

sinistra e nella destra una volpe morta.YE Ventunesima. Due uomini di cui uno r ivol to al l' indietro, l 'al tro che

guarda avanti e vicino a loro uno che raccoglie i capelli rasatigli.

YI Ventiduesima. Un uomo con l 'elmo e coi piedi alat i si mette al sicurofuggendo.YO Ventitreesima. Un gatto che ha latesta di cane oun cane che ha il dorso

di gatto che scava la terra e un uomo che cade a terra.YU Ventiquattresima. Una donna che allatta un bambino e ha afferrato un

corno di ariete che un gregge numeroso segue.ZA Venti cinque. Un uomo che pianta un f ico e un al tro che semina i l

frumento.ZE Venti sei . Una donna che pet ti na i capel li sciol ti e dinanzi a lei un

fanciullo alato.ZI Ventisette. Unuomo alato che immerge inun pozzo un secchio vuoto e

bucato.

ZO Ventottesima. Un uomo che getta in acqua un pesce di bronzo affinchémolti pesci vivi accorrano presso di esso.ZU Prima immagine della prima casa, un uomo che getta le fondamenta e

un altro che con una verga spinge una pecora e ne riconduce indietroun'altra assai vicino ad una sorgente.

AA Seconda immagine un uomo seduto atavola esua moglie che partoriscee presso di lei due levatrici.

AE Terza immagine. Una donna nuda che fa girare una ruota che ha unaveste dinanzi agli occhi, sta su un globo sotto il quale si agitano delleacque tumultuose.

AI Pr ima immagine del la seconda casa. Due servi con vasi d'argentocolmi d'oro e di gemme.

AO Seconda immagine, un uomo che seppellisce un tesoro e una vecchianuda e oltremodo macilenta lo sfugge.

148

AE Seconda immagine. Quasi una famigl ia che va via, trasportando ipropri beni da un luogo col volto triste e taciturna.

AI Terza immagine. Come un eremi ta con addosso un ci licio che ha unlibro in mano e lo segue il simulacro di Marte truculento.

AO Prima della quarta. Un uomo piuttosto vecchio con lamoglie vecchiettache guardano le ossa di un cadavere che sta in mezzo, stese su ungiaciglio d'oro.

AU Una bella donna che ha nella mano sinistra i l globo terrestre, in testauna corona a forma di torre e nella destra uno scettro col quale sembrache voglia scavare la terra.

AA Terza. Un uomo che stapresso una sepoltura circondata da cancelli diferro e presso di lui un bue che mangia i l fieno.

AE Prima del la qui nta. Un uomo canuto che ha una l unga barba,accompagnato da due figl i , che distribuisce doni ai suoi amici e dueguardacaccia li seguono.

AI Seconda. Un uomo che ha gli occhi fissi su di un l ibro eun portaletterevestito di bianco che si avvicina con un berretto verde in testa.

Ao Terza. Un uomo con lamoglie o un'altra donna siede atavola ela baciae le versa da bere.

Au Prima della sesta. Un ammalato che giace a terra gl i è vicino un canemacilento e nerastro che gli abbaia contro.

Aa Seconda. Una fanciulla in abiti regali, un moretto leregge lo strascico,e la precedono due damigelle che danzano con ghirlande in mano.

Ae Terza. Un uomo che nella sinistra ha un globo e nella destra una spadasguainata, e un uomo lo precede.

Ai Prima della settima. Due uomini che litigano con lemani sulle else dellespade da sguainare, e tra di loro un giovane che legge delle carte.

Ao Seconda. Un bell 'adolescente e una vergine coronata di fiori che unuomo più vecchio unisce perché si bacino.

Au Terza. Un uomo armato che un ladro quasi segue trasportandomercanzie.

149

Aa Prima dell 'ottava. Una donna nuda molto magra, davanti la quale lelepri fuggono, che chiama dall'atmosfera fulmini e tempeste.

Ae Seconda. Quasi un Sisifo che si sforza di far rotolare un grosso macignosul monte, lo segue una donna con latesta eil volto velato, con un pallio

Il buon uso delle immagini predette per lamemoria delle cose

Potrai ricavare grande utilità eun incomparabile vantaggio dalleimmagini suindicate se:

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scuro.

Ai Terza. Un contadino che porta della frutta etira una volpe legata aunacatenella.

Ao Prima immagine della nona casa. Una donna bell issima vesti ta d'unabito verde con una corona d'oro, la destra tesa al cielo sul cui volto

scende un lampo.Au Seconda. Un uomo inchinato che prega a mani giunte levate sopra i l

capo e davanti a lui un altare sul quale la vittima viene consumata dalfuoco.

Aa Terza. È una vergine che haun globo celeste nella mano sinistra eunospecchio nella destra, vestita d'azzurro, porta una corona e dei sandalid'oro splendenti.

Ae Prima immagine della decima casa. Un re che siede in trono, vicino alui dei consiglieri seduti e alcuni che gli si inchinano davanti.

Ai Seconda. Un uomo pio che siede su un seggio sostenuto dalla statua diuna donna che suona la tromba.

Ao Terza. Una colonna di bronzo sulla quale stal'immagine di un red'oro,

nudo, verso il quale un sacerdote, in piedi, tende le mani disgiunte.Au Prima immagine dell'undicesima casa. Una bella donna nuda, che ha ilcapo ornato di gemme e d'oro, e al col lo una col lana di l ucenticarbonchi e perle, e ha una faretra e un arco d'oro.

Aa Seconda. Una schiera serrata che trasporta un tesoro.

Ae Terza. Un repiuttosto vecchio che avanza in abito regale, lo segue unbambino in veste tal are e rossa, che reca una corona regale tra lemani,a capo nudo.

A i Prima immagine del la dodicesima casa. Un uomo con una manoaccarezza un amico, nell'altra nasconde un rasoio, vicino a loro unavecchietta sonnecchia al fuoco.

Ao La seconda ha un bue che pascola e vicino a loro un giogo e i l basto

Au Terza. Un uomo colpisce con un sasso i l petto nudo e vicino a lui unpazzo furioso rompe vasi di coccio e versa l 'ol io per terra.

150

I le forme aderiscono sempre a soggetti perpetui,

II i soggetti conferiscono ordine a loro o da loro ne ricevono,perché questo porta a serbare la memoria delle forme stesse

III volendo attribuire agli aggiunti la stessa natura dei soggetti e

viceversa, cosè che te lo può impedire?IV unisci perciò con ordine le parti della cosa da ricordare alleloro immagini vive, alle insegne, alle azioni e ai loro circostantiaffinché ciascuna parte con l'azione appropriata, il patire, l'al-terazione, la destinazione e tanti altri atteggiamenti, sia con leimprese compiute, sia con le modalità e circostanze delle impre-se, possa descr i vere in det tagl i o, come un sigi l l o, l e p ar ti del l a

d ivisione del la mater ia da r icordare. Tra tutte queste cose poinon ti sfugga che non devi scegliere specie indipendenti, ma fis-sate congli occhi della facoltà fantastica. Altrove infatti mostria-

mo come dobbiamo ghermire quelle che muovendo di più i sensiesterni si insinuarono con più forza nei sensi interni.

Le combinazioni in cui l'elementosussistente precede l'assistente

Dopo aver così disposto la folla af ormare le infinite combinazio-ni con gli elementi, non c'è altro da aggiungere agli ordini delleprime composizioni. Ora infatti, come hai 150 combinazionisemplici dove l'elemento assistente o il suo sostituto precede l' e-lemento sussistente o il sostituto, così con una facile operazione

hai 150 altri nei quali l'elemento assistente o il suo sostituto se-gue l'elemento sussistente o il sostituto. Dalla differenza dunquedel diritto o del curvo, del vestito o dello svestito, del diretto quio lì, dello stare seduti o in piedi, o da altri mille modi di compor-

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tarsi lo potrai adattare a tuo vantaggio in due modi. Il ceramistaCorebo seduto indica AM mentre in piedi significava Ma.

con le quali appaiono alcune lettere liquide medie: l r n. Le pri-me, volendo, sono sulla sua testa, le seconde sul dorso o anchedavanti. Darai ugualmente undici differenze di operazioni perindicare le finali e tre per le medie di cui le prime (se piace) sa-

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Le liquide e le finali tra e dopo le combinazioni sempliciPoi agli elementi mediani ei n sovrappiù eaquelli cadenti e sosti-tuentisi, pertinenti a ciascuna delle cinque combinazioni, potraiprovvedere, o amico, col tuo studio, difatti ti abbiamo già aperto

un'ampia strada con la quale ti abbiamo insegnato a formarequalsiasi combinazione che accresce il numero degli elementifino al quinario. Assegna dunque all'agente undici differenze

con cui indicare le lettere finali c g l m n p s t r , e tre differenze

152

ranno per la materia soggette all'azione, le seconde nelle bracciao nelle mani di chi opera. Similmente distinguerai dodici e trenel circostante. NelI' assistente invece potrai servirti delle stessedifferenze che usi nell' operante purché siano dello stesso gene-re. Dunque abbiamo comunicato queste cose con tanta semplici-tà che solo un modico sforzo resta affidato al tuo impegno.

Due egregie invenzioni in quest'arte e il suo encomio

Duesono le regole cheabbiamo scoperto per completare que-st'arte, ed entrambe permettono di ottenere risultati che tutti gliantichi ritenevano impossibili. Anzitutto, per il primo metodo,possiamo affidare a un unico soggetto105 la rappresentazione diogni equalsiasi combinazione; poi per il secondo metodo sappia-mo aggiungere e riferire comodamente qualsiasi termine a

un soggetto specif ico eparticolare di quest'arte, il che è inven-zionequasi divina.e comprensiva di altre invenzioni (manca

un so lo det tagl io perché ch iunque possa app lica r la da sé) . Lanostra invenzione dunque porta a operare una scrittura interioredi gran lunga più veloce e spedita e amaturare il frutto dell' eser-cizio. Mentre prima infatti balbettavamo lettere da collegare insillabe prima di essere successivamente trasformate in atti piùcompleti, ora noi insegniamo a riunire all'istante i termini in undiscorso. Perciò appena il discepolo di quest'arte apprende ilmio catalogo del primo o secondo metodo, può riferire le coselette e ascoltate aggiungendole ai soggetti ordinati. Quando sarà

pronto ad operare poi, presenterà anche ogni cosa lì per lì. Per-tanto quest'arte elimina tutte le altre che l'hanno preceduta in

105 La ruota, o megliole dueo più ruote concentriche.

153

questo genere enon teme di essere spazzata via da un'altra dopodi lei. Riteniamo infatti di averla portata a perfezione: se primafaceva guardare qua e là per cogliere o meglio spiare le letteredell' alfabeto noi attraverso i termini passiamo direttamente a

ognuna delle cose che sono dette temporali. Anche il luogo, sesecondo i filosofi logici si deve dire che la superficie del conte-nente è circostante.

Se il corpo nel linguaggio comune viene detto contenente, qui è

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completare un discorso e un'orazione.

Il metodo delle cose significabili con termini semplici

Accostiamoci ora al metodo della memoria delle cose. Dellecose che sono alcune vengono significate in modo esplicito, altrein modo implicito. Di quelle che rientrano in una complessità al-cune sono sostanze, altre invece accidenti. Di quelle che sonosostanze certe sono sensibili, altre invece sono intelligibili. Diquelle che sono sensibili certe sono sensibili per sé, altre inveceper accidente. Di quelle che sono accidenti, mentre certe sonoincluse nella sostanza come quantità equalità intrinseca, altre in-vece aderiscono alla sostanza come qualità estrinseche e di que-sto genere sono i colori e i contorni delle figure.

Certi accidenti invece sono in qualche modo intrinseci e in qual-chemodo estrinseci, come le abitudini che si ricavano da ciò cheè o daciò che si dice. Alcuni si basano sulla sostanza come attivicon passivi e passivi con attivi. Alcuni circondano la sostanza ele stanno attorno come quelli cui la sostanza è applicata; di que-sto tipo è il sito, altri invero stanno attorno alle cose che si appli-cano alla sostanza come quelle che si dice siano ritenute all'e-sterno e di queste alcune sono congiunte col soggetto attraversola stessa aggettivazione per cui uno è detto inanellato, calzato,vestito, sposato, altre sono aggiunte come casa, podere, femmi-na. Alcuni in un senso sono intrinseci e in altro senso estrinseci

come lo stesso "quando". È infatti sia al di fuori e sopra la cosa,individuale e generale, sia nella cosa ritienilo proprio di ciascu-no, i l che èvero anche per il tempo e il luogo. I l tempo infatt i èsoggettivamente uno in cielo e soggettivamente molteplice in

154

circostante. Se invece secondo molti fisici viene detto spazio edimensione di una materia più sicura e ricettacolo in tutte ledimensioni ormai è nella cosa e con la cosa a suo modo che èmanifesto a chi lo consideri.

Affinché si verifichi il ricordo di tutte queste cose occorre che siapreceduto dalla figurazione. Le sostanze intelligibili esplicitedunque sono rappresentate con la raffigurazione delle sostanzesensibili, come accadeva nelle ruote e nei fuochi di Ezechiele.Le sostanze esplicite sensibili sono rappresentate dai loro acci-denti come avviene nella retta disposizione delle membradell'uomo e nel vario star proni dei bruti sulla terra.

Le sostanze accidentalmente sensibili sono raffigurate con lecose che di per sé sono oggetti per i sensi. Gli accidenti inerentisono raffigurati dalle cose alle quali ineriscono come una dataquantità viene raffigurata attraverso ciò che ammette la quantitàcontinua o discontìnua.

Tale qualità <viene raff igurata> tramite ciò cui è insita conpiù proprietà, così le sostanze sono rappresentate tramite gli ac-cidenti cui sottostanno. Gli accidenti intrinseci sono raffi guraticon ciò in cui sono inseriti come anche dagli accidenti estrinsecicoi quali si manifestano le sostanze cui sono insiti. Gli acc ident i

.es t r insec i , a loro volta da ciò cui aderiscono, e viceversa. Glia cc id en ti c he si a sso ci a no con loro daquelli coi quali si associa-no, eviceversa. Gli a c ci d en t i c i r c os ta n zi a l i poiché non si posso-

no raffigurare di per se stessi sono raffigurati tramite le cose dicui sono le circostanze o attorno alle quali sono poste. Valgonoanche, quando sono state raffigurate, aguidare il senso recipro-camente, verso le cose con cui sono raffigurate. Così dunque,

155

quando il tutto èstato raffigurato ad opera delle cose che veniva-no ricercate per la sottoposizione e l'aggiunta, è reso memorabi-le e dimorante negli atri dei sensi interni.

tre unioni dafare secondo la capacità dei soggetti. Seun soggettonon può comprendere per intero una composizione tanto grande,si faccia per prima cosa la composizione d'un soggetto con l'al-tro oppure il collegamento di soggetti tra di loro affinché l'appli-

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Il metodo delle cose concepibili in termini involuti

Come la comp less ione si fa nella mente enella parola quando colvincolo del sostantivo si unisce un esplicito all'altro o oppure neviene diviso, così nell'engrafia che segue e annuncia tali unioni

si fa in primo luogo un'unione tra gli espliciti quando connettesostanza con sostanza, riporta sostanza a sostanza o adatta acci-dente ad accidente, l'insito con ciò in cui è incluso, l'assistentecon ciò che assiste e il circostante con ciò che circonda. E que-st'unione invero concorre in primo luogo a formare immagini didefinizioni, figure e simboli in genere (aparte che ad altri fini ledefinizioni sono considerate tra gli espliciti, mentre nell'engra-fia non sono concepite senza complessità, qui tuttavia non si pos-sono esprimere senza la semplicità dei termini più semplici). Insecondo luogo, per formare o completare le enunciazioni, cioèquando un termine o più vengono detti di uno o da uno o di o dapiù. In terzo luogo per ordinare i discorsi quando la complessio-ne si fa dai complessi come damembra proprie, quando i compo-sti vengono uniti in un composto ulteriore. Così i fisici nel primocaso dicono che la forma incontra la materia nella composizionedi un corpo semplice, epoi il corpo semplice nella composizionedel misto imperfetto. Tutti i semplici insieme di qui nella produ-zione del nervo perfetto, dell'osso perfetto, della carne perfettale quali si dicono parti omogenee. Tutte queste parti concordanonel costituire questo e quel membro diverso come la testa e lebraccia. Tutte le membra infine concorrono a completare il cor-

po animato di un individuo. Non diversamente avviene nelle for-me e negli aggiunti: dopo la formazione semplice passiamo allaprima, da questa alla seconda, da questa alla terza, edi qui ad al-

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cazione degli aggiunti segua l'applicazione di quelli coi quali av-viene l'aggiunta. Pertanto se le navi si uniranno in serie per for-mare un ponte, attraverserai l'Ellesponto a piedi asciutti.

ARTE BREVE E RAPIDADEDICATA AL CRISTIANISSIMO RE DELLE GALLIEDI GIORDANO BRUNO NOLANO

ENIGMA E PARADIGMA

U r a ni a c on du sse i l v at e n el l e d im or e su bl i mia ff in ch é sp in gesse v ia l e n ub i d el l a su a m en te

n el l'o rd in e i n c ui so n d isp ost i n el la ter r a g ra vi dai nd ic a co n l a m an o t esa l e si ng ol e c ose

q ui si ed e L eu ca di o i n t ro no e l a t ri st e v ec ch ia iaq ui v iven do p refer ì ta li r eg ni a l p a dr e

e M a r te p ot en te c ol g ia vel lo tto d i q ui l e r ap isce e r ap it e l e co nser va .L 'a ur eo T it an o a ll or a q ui l e r en de et er ne.

V en er e l a sed ucen te q ui l e r en de n um er ose co l g ra to a mo re

A r bi tr o d el la p ac e e d el le a rm i q ui q uesto a i sup er niq ui L uci na c ol v ol to e l a l uce i nc osta nt e g ri da

" C iò c he n asce e c resc e c on oscer à i l p r op ri o t ra mo nto "I n o rd in e so no i p al azzi d el c iel o d op o c on cep it i

p er l e d od ic i c ase o rm ai si deve passa reesci fu or i o vecc hi o ch e p en etr er ai n ei d iv er si a nfr at ti d ei l uo gh i

i nsi nu an do v ar i e n ot equi sa li o d i vo geni tor e. Sa l i o G rad ivon um e sm in teo . O Cnidia n ata d al m ar e

sa li n ip ot e d i A tl an te c il l en ia p r ol eo D el ia n on c al ar e o p ot en te i n ci el o e n el l'E r eb o.

Una spiegazione dell'enigmaDi qui (o serenissimo re) gli storici con un'operazione assai faci-le, potranno, dopo avere collocato ordinatamente le cose di cuiricercano i l ricordo (distinte come sono in volumi , l ibri e

157

capitoli) quasi portarle fuori dalle loro case passando per i cortilie, in questi diversi traffici, varie successioni di vite e di gesta sa-ranno poste in ordine in un istante e senza fallo con concettivisivi. Per la storia solenne epiù famosa di tutte le altre, occorreaver costruito una casa comune ad Adamo, Abele, Caino, Noè,

FIGURA FECONDA

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Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe Mosè eagli altri, divisa inspazi propri di ciascuno. Presto infatti tutti percorrendo in suc-cessione la stessa strada, o, essendo diversi, strade diverse, con-dotti attraverso un atrio o unico comune a tutti o diverso e pro-

prio di ciascuno, fanno ritenere sotto l'ordine dei soggetti dellastoria l'ordine di tutti gli accidenti. Così gli oratori potranno col-locare i periodi delle orazioni sotto le loro parti, i legali i t itol isotto i libri, le leggi sotto i titoli, le intenzioni sotto le leggi i ca-pitoli e sotto questi anche le intenzioni dei versi. I medici sotto il ibr i, le sezioni, i capitol i , le parti dei capitol i , gl i afor ismi contutte le intenzioni non meno ordinatamente di quanto potrannometterli nel libro stesso. Analogamente sarà lecito a tutti gli altridi adattare alla materia della propria professione la presente ope-razione più di quanto possa essere credibile agli ignoranti. Per iltipo di quest'arte ti sarà utile la seguente figura feconda la qualepuò essere adattata a innumerevoli usi. In essa è descritta unascala composta di sette caratteri mobili. Questa nei solidi gira in-torno al centro della sfera, e, nel piano intorno al centro della cir-conferenza, la fa ruotare in modo diverso con giri eparti di girodiversi.

158

Di Giordano Bruno Nolanoaltra arte breve

per riportare al proprio ordine figure di ordini diversi e fissarlecon chiarezza, cosa che difficilmente lealtre arti sanno offrire.

159

Enigma e paradigma

Di Giordano Bruno Nolano

D a l ch ia ro l um e p er eg ri na l a m en te n on va gh i,

per così dire, i diversi termini manifestano sicché non intendia-mo esattamente la stessa cosa per tunica, veste e indumento.Escludendo perciò la sinonimia, non avremo assolutamente nes-suna difficoltà in questa né in altre attività simili. Pertanto l'a-strologo potrà vedere raccolte nello stesso ordine in quattro atri

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c he i ng an ni t e v iv o n el T ar ta ro p ro fo nd o i nvi at o,m en t r e l a s et e a r de nt e l ' on da d es ia t af ug g e.

R ac co gl i ti , o C i r ce p ot en te, n eg li a tr i i set te v el en ie si a n el su o g en er e a da tt a o gn i sp ec ie.

Q u est e sc el l er a gg in i n el c am po d el l 'a nn oso p ad r e t r asp or t aed esse t r at ten ga no G i ov e c on G a ni m ed e n at o a ssi em e

e n eg li o cc hi a r den ti m in ac ci oso , M a r t e p r esen teq uest 'o r to g ua r di e i l t r uc e M u l ci ber o .

O t ti en i, d el v ast o m on do c el eb er r i ma l am pa da ,d ov e l a t ua p ro le m ul ti gen a g ua rd ar e

o V en er e, p uo i, c he so avem en te sp ir an do t ut ti g li a ni ma ti l eg hie d isp on il i o d iva i n l uo go r i pa ra to

e a t e v en ga a ff id at o o n un zi o d eg li d ei i l seg ret o.F em mi na c ol f em mi neo c r ed et el o e m asc hi o c ol m asc hi l e

d al l e si ep i d isc io lt e ( ch e iu oi d on i n on si an o t em ut i)O D el ia o per osa u ni sc i l e t ue c om pa gn e

Quest'arte si manifesta bene nello stesso incantesimo, special-mente per quell i che sanno far girare le ruote. Se il capo d'unesercito vuole riportare ai propri ordini i centurioni noti per l'a-spetto loro o del vice, deve averli osservati con l'occhio dellafantasia in varie e belle azioni o passioni o circostanze, in sedimoltipl icate secondo il numero degli ordini. Di qui la medicaCirce con pronto e facile studio della memoria ha iscritte e affis-se le qual i tà di tutt i i sempl ici e i gradi del le qual ità. Di qui ungrammatico potrebbe portare un bambino a ritenere i generi ditutti i nomi nello spazio di un solo giorno (capisci cosa propria-mente si intenda per nome). E poni attenzione a ciò che diciamo

significare in senso proprio poiché è opinione che la medesimacosa sia significata nella stessa lingua con diversi nomi, che siarticolano sotto differenti generi. Proprio per questo motivo dagran tempo non scrivo, infatti non so mai quale diversa enfasi,

160

48 immagini del cielo presso quattro parti del cielo riportate colcriterio dei siti, delle posizioni e delle stesse parti ultime, consi-derate della grandezza di una stella. Di qui infine tutte le altrescienze, arti ed esercizi ordinati o da ordinare potranno essere ri-portate alle proprie decadi, centurie o miriadi. Hai raffiguratamaterialmente codesta arte nello schema seguente di 12 case.

161

fronte alla fermezza degli apposti operare in modo audace conmolti soggetti piuttosto che con paura ed esitazione con pochi.Abbi quattro generi di strumenti. Adattane i primi adestra ea si-nistra. I secondi separatamente. I terzi all'ingiù. I quarti di fron-te ai quali l'animale razionale porti a termine le cose da fare.

Di Giordano Bruno Nolanoaltra arte breve per la memoria

delle parole e delle coseEnigma che comprende la scelta più artificiosa di soggetti e for-me utili all'arte.

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L 'i mm ob il e m ot or e t ra mi te c on u ni co u rt o

v ig or o so d à i l m ot o n el l 'et er n a i mmo bi l it àC o me l 'u ni co c en tr o si c on osc e a l c ir c osc r it to

c er c hi o c he m ai p uò a bb an do na r e

e co me un a r uota sul suo asse f er mo m ob il e g ir an é l a v ia p er co rr e c on r ett il in eo m oto

l a n at ur a sa ga ce n on v ar i er à d el l e o per e l 'a sp et tose i l d up li ce p ri nci pi o n on è s emp r e f ermo .P r ot eo n el c ar p at ic o v ast o v or t ic e d i N et tu no

d a b ip ed i c av al l i d iet r o f et id e g r eg gi t r asp or t at oi d en ti co si m an ti en e m en tr e t ut te a ssu me l e fo r me

ed et er no v iv e tr a in um i g ra nd i d el c iel o.N o n d iv er sa men te d ap per t ui to d ov e l a n at ur a è sov rana

et er na a pp ar e, e d un qu e a ll a b ase è l a M o n ad ee q uel l a c he so tt ost ar e v ed i n ess un a tt o si n eg her à

q ua nt o v en ga a t ut ti p iù c or t ese.V ol gi ti a d A na ssa go ra e a l C ao s e p a dr e a bb ia no

D em ocr i to g li a to mi , l a sel va i l su o P la to neI sem i c he r i ceve c on ser va , r i sc al da o rd in a e st ri ng eEsper ta è l a m adr e se i l padr e non è s en za m en t e

c o nv i en e e st en d er l a n el l a s er i e d i m i cr o c osmic he i l c osm o t ien e c hi us i d en tr o .

Credo dunque che il futuro effetto sia comodo edi maggior pron-tezza, se ciascuno avrà, per le cinque differenze suddette, unostrumento perpetuo che viene mosso al presentarsi delle nuovespecie. Per le lettere mediane dadesignare dalla regione spunte-ranno verso l'operatore forme tali che significhino L, R eN. Perle altre seguenti da designare invero ci siano quelle che ti renda-no presenti in latino, greco, italiano, spagnolo e francese comef inal i: B, P, M, L , R, S, N, C, T, G, D, F, A, E, I , Y, OeV . Co-mincino le altre arti dunque afar vagare gli animali, ea far rima-nere fermi gli strumenti: questa invece si compiace di impedirel'opposto. Inoltre se i soggetti animati noti ti fossero più noti de-gli inanimati com'è necessariamente vero: che cosa di grazia im-pedisce di attribuire allo stesso animato più inanimati (purchésiano staccati dal luogo) oppure di attribuire un'altra regione agli

stessi posti nel medesimo ordine? Così a te che indaghi possonofacilmente venire in aiuto i diversi climi, gli stessi aggiungibiliper la memoria delle cose più che delle stesse parole.

Spiegazione dell 'arteSi pongano dei soggetti animati tra gli inanimati e siano fissi af-finché non vadano qua e là. Dai soggetti inanimati ricevano cin-que differenze locali donde i muti animali emettano un verso.Assistano ciascun soggetto animato 24 o 30 specie di strumenti,

colle quali provvedano alle cinque suddette differenze locali deiversi e rappresenti così le cose da rappresentare secondo la ne-cessità e il bisogno. Ti basti poi che ciascuno emetté: un solo suo-no. Sappiamo certo bene che è preferibile e più ponderato di

Altro modo dell'arteSe si vuole attribuire ai soggetti animati azioni frequenti econti-nuate con le quali, per l'opportunità delle cose daesprimere, fin-gere che sopravvengano cento strumenti o le loro conseguenze ole concomitanze o le moventi o le turbanti o le distoglienti o lesopravvenienti, forse ti si dispiegheranno felicemente

162 163

Enigma e paradigma

che insegna amuovere l'elemento impercettibile verso la specienecessaria ed al numero della sensibilità esso apre una strada lar-ghissima ad altre innumerevoli funzioni se venga intesa la suaunica applicazione

INDICE

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

Le opere parigine 7

La mnemotecnica class ca 8

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R ug gi sc e se v ed e a o ri en te q ua lc os 'a lt ro d i r ossoD a pp ri ma l a f ro nte va p resen ta ta a i c av al l i d el so le

N on p ar im en ti g ri da q ua nd o su l t ar di l o sg ua rd o r i ch ia ma nd o d ov eiu oi q ua dr up ed i o F eb o d an no l e u lt i me t er ga

N on si mi le r i su on a, g ua rd an do i l vi gi le B oo teM e nt re i l R isv eg li ato re n ot te e d ì m ir a i l So le

N on p ar i men ti q uest a t er r a q ua nd o g ir ata c ol d en so su o co rp oL 'o pp ost a l uc e l 'O r sa t i o cc ul ta

a ll or a u n q ui nto i nt on a d iv er so n ei d et ti , i n séN on d im ent i ca d i sé qu and o l a f ier a tu tta si ed e

M a se l a su a voce u n sassoso a nt r o a vr à r acco l too nd e l 'a er e si f let te n el r est i tu ir e i l su on o

o a te l a voce r isuo na o se a bb ia ot tenu ti g li usig l i el em en ti r i to r na ti r en der a nn o u na n ot a r o vesc ia ta .

l

FINE

164 1

La lingua imagina e 8

Retorica class ca e retorica bruniana 9

Idee archetipiche, noemi e reatà materiae lO

Il vero secondo Bruno Il

L 'ar te de la memor ia e la l i n gu a im a gi n a le 12

DE UMBRIS IDEARUM 15

AI lettore amico e studioso 17

A Enrico III . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

Merlino a l' artista 18

Merlino a giudice sobrio 18

Merlino a giudice competente 19

Dia ogo introduttivo 21

Ermete 29

Trenta intenzioni dele Ombre 33

Trenta concetti di idea 50

La combinazione or iginata da l 'i ncont ro de la pr ima ruota con laseconda 62

L'arte della memoria 63

PRIMA PARTE

§ I Arte e natura 63

§ II Mente divina e mente umana 63

§ III Inte ligenza e arte 64

§ IV Arte e strumento 64

§V Definizione di arte, le conoscenze innate 65

§

VI CIavis Magna, arte de la memoria e arte di pensare 65§VII Natura maestra d'arte 66

§ VIII Operatore e strumento 66

§ IX Natura il principio fis co diffuso e concentrato in ogni cosa 67

165

§ X L'arte de la Clavis Magna, , , , 67

§ XI Scrittura ed engrafia 68

§ XII Class ficazione de le immagini 68

§ XIII Sgilli, note e caratteri 69

§ XIV Le diverse categorie di immagini 70

Seconda operazione con termini semplici per presentare una quas ascomposzione da più combinazioni di e ementi 118

§ I, § II, § III, § IV, § V, § VI. 118

Immagini degli aspetti de segni che s possono ricavare comodamente da

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§ XV Le immagini sono indispensabili ma non sufficienti 70

§ XVI Difficoltà di articolare la lingua imagina e 70

§ XVII Il nesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71

§ XVIII Il soggetto 72

TERZA PARTE

§ I, § II, § III, § IV, § V, § VI 103

Prima operazione sui suoni - La f issazione de le ruote 106

Il movimento de le ruote 113

§ I 113

§ II Il movimento dela ruota interna dela prima figura per presentarequa sas combinazione di 2 e ementi 113

§ III Il movimento dele ruote interne dela seconda figura e la presenta-zione di qua sas combinazione di 3 eementi 114

§IV La presentazione di quasas combinazione di 4 eementi in unsolo modo 114

§V S presenta un'atra combinazione di 3 eementi ordinat i in atro modo .. 115

§ V I La presentazione di qua s as combinazione di 5 e ementi 115

§ VII Una combinazione qua sas formata da più e ementi 116

§ V II I La U dopo la Q . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116

§ IX Per ampl iare i l campo interno de soggetti e moltipl icare i l numerodegli aggiunti 117

Sette immagini di Saturno 140

Sette immagini di Giove 141

Sette immagini di Marte 142

Sette immagini di Sole 143

Sette immagini di Vene re 144

Sette immagini di Mercurio 145

Sette immagini di Luna 146

Immagini de drago de la Luna 146

28 immagini de le case de la luna utilizzabili ne la presente arte 147

Il buon uso de le immagini predette per la memoria de le cose 151

Le combinazi oni i n cui l 'e emento suss stente precede l 'ass stente 151

Le l iquide e le f ina i tra e dopo le combinazioni semplici 152

Due egregie invenzioni in quest'arte e il suo encomio 153

Il metodo de le cose sgnificabili con termini semplici 154

Il metodo de le cose concepibili in termini involuti 156

Arte breve e rapida 157

Una spiegazione de l'enigma 157

Altra arte breve 159

Enigma e paradigma 160

Altra arte breve per la memoria de le parole e de le cose 162

Altro modo de l'arte 163

Enigma e paradigma 164

SECONDA PARTE

Premessa 73

I soggetti 74

Gli aggiunti 82

Lo strumento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88

166 167

&.


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