+ All Categories
Home > Documents > Giornalino2

Giornalino2

Date post: 01-Apr-2016
Category:
Upload: maria-rossoni
View: 214 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
Description:
 
58
SOMMARIO Mille e più gemme…. p. 2 La Parola della Fondatrice oggi p. 3 Noi … del Consiglio p. 4 Ministeri e Dimensioni p. 6 I Laici Canossiani p. 10 Nel Segno delle Missioni p. 14 L’Oggi di Dio per il Domani p. 17 Le “Montagne di Gemme” p. 19 L’educazione: radici e fiori p. 23 Provocazioni Laiche alla V.C. p. 26 Il Breviario del Prete p. 27 La Voce dei Territori p. 29 Parliamo di… p. 47 Prossimi Appuntamenti p. 57 Freschi di Stampa p. 58
Transcript
Page 1: Giornalino2

SOMMARIO Mille e più gemme…. p. 2 La Parola della Fondatrice oggi p. 3

Noi … del Consiglio p. 4 Ministeri e Dimensioni p. 6 I Laici Canossiani p. 10 Nel Segno delle Missioni p. 14 L’Oggi di Dio per il Domani p. 17 Le “Montagne di Gemme” p. 19 L’educazione: radici e fiori p. 23

Provocazioni Laiche alla V.C. p. 26 Il Breviario del Prete p. 27

La Voce dei Territori p. 29 Parliamo di… p. 47 Prossimi Appuntamenti p. 57 Freschi di Stampa p. 58

Page 2: Giornalino2

Un raggio di luce inatteso mi raggiunge quasi danzando. Mi avvicino alla finestra

socchiusa, che si apre sul chiostro interno del vecchio Monastero Agostiniano – ora Casa

Madre dell’Istituto – e ne spingo lentamente i battenti. La visione che accolgo mi riempie

di tenerezza…

Baciate dal sole, giovani gemme, turgide di vita, si tendono verso l’alto dai vecchi

rami dell’albero che, robusto e lieto, raggiunge le nostre finestre al terzo piano con

evidente soddisfazione. Le nuove gemme sembrano occupate a condividere l’un l’altra la

gioia di vivere insieme, il sogno di un futuro vicino, ricco di colori e di luce, da poter poi

raccontare … Anche se consapevoli di essere piccole e fragili, tutte sentono dentro di sè il

respiro dell’Amore infinito che le abita e le attrae, timide o coraggiose che siano, verso

l’azzurro profondo del Suo Sguardo, verso il calore di una vita intensa e significativa che

sempre trasforma l’esistenza in <puro dono>.

La tensione verso l’alto delle piccole gemme del nostro giardino gradualmente lascia

spazio ad una visione nuova, ad una realtà molto più preziosa e vicina al cuore di tutte

noi: la nostra Provincia Religiosa, affidata direttamente alla cura materna della Madre

Fondatrice: S. Maddalena di Canossa.

Le mille e più <gemme> che la compongono sono sparse su tutto il territorio

italiano: dalle Alpi nevose nel Nord alle torride estremità dello Stivale ove “il dolce <sì>

suona”. Pur dando spazio adeguato e rispettoso alla lingua nazionale, il vernacolo di

ciascuna Regione persiste nel tempo, quasi per affermare la significatività della sua storia

e la ricchezza dei suoi valori umano-spirituali, siano essi esplicitati o semplicemente

sottesi. Anche le persone – che siamo noi! – rivelano temperamenti differenziati e

caratteristiche somatiche assai diverse. Siamo <gemme> nate dallo stesso ceppo, ormai

lontano nel tempo, ma portatrici di differenze culturali inconfutabili, che esigono ancora

veri cammini di fraternità per raggiungere il traguardo da tutte desiderato: la comunione.

verso chi è diverso da noi, chi rivela una umanità inedita, un pensiero non collaudato, una

tensione verso il Bene che, da sola, nessuna di noi saprebbe gestire nello stile del Risorto.

Egli soltanto può aprire le nostre menti e condurre i nostri cuori alla libertà e alla

bellezza dei figli del Dio Vivente. Noi siamo certe che, camminando con noi, Egli lo farà …

ecco, già lo sta facendo …!

I.F.

2

Page 3: Giornalino2

La Parola della Fondatrice nell’oggi della storia

L’attuale numero, il secondo per la verità, di: “Una finestra sulla Provincia”,

esce a estate iniziata. Un’estate strana quella del 2010, caratterizzata da

un’alternanza di caldo e di fresco, di sole e di pioggia, in misura varia su tutta

la penisola.

E’ un po’ l’immagine anche del momento critico di discernimento che stiamo

vivendo, con momenti di luce e di ombra, di sollievo e di sospensione.

E’ la stagione che il Signore ci dà di vivere e noi l’accogliamo dalle sue mani,

cercando di fare nostri i sentimenti di fiducia, di confidenza e di speranza di

Maddalena, nostra Santa Madre.

“Mia cara figlia – scrive a m. Elena Bernardi – non vi fu mai istituzione novella se Dio degnasi di piantarla senza contrasti e nessun Istituto sarebbesi stabilito, se tutti i primi membri avessero appoggiata sulla base della vita di chi il Signore si degnava chiamare a cominciarlo, la loro risoluzione. Possono giustamente dire che quelli erano santi ed è verissimo, ed io non conosco neppure il nome della santità (…)”

E prosegue con trepidazione:

”Le dico che l’unica cosa che mi faccia temere si è le nostre miserie, e la poca corrispondenza alle Divine Misericordie (…). Nondimeno per impegnare il Signore ad assisterci in questo momento di maggior bisogno, raccomando anche a loro (…) un maggiore studio nell’esercizio delle due virtù predilette dal Signore, l’umiltà cioè, e la mansuetudine” (Madd. a Elena Bernardi, 01.31.1818 - Ep. III/1, Lett.1056)

Maddalena, dunque, ci incoraggia ad andare incontro a quanto il prossimo

futuro ci riserva, rimanendo alla scuola di Gesù che continuamente ci ripete:

“ Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).

Estate! Tempo di distensione fisica e spirituale, di ripresa e di preghiera più

prolungata.

Lasciamoci rinvigorire dagli stessi sentimenti di Gesù e dilatiamo il nostro cuore

nella carità e nell’unione fraterna.

Concludo con lo stesso augurio della nostra Fondatrice a M. Domenica Faccioli:

“ Il Signore vi conservi sempre unite in carità, questa bella unione fa provare un paradiso in questo mondo, ed un altro nell’altra vita” . (Verona – 9. 11.1825, Ep.

III/1, Lett. 1606 )

Coraggio, sorelle! “Dio ci assisterà essendo Egli colla santissima di Lui Madre l’unico nostro conforto”. M. Giovanna Radice

3

Page 4: Giornalino2

Noi … del Consiglio

Gratitudine

“ Se la gratitudine è la memoria del cuore, è con sconfinata gratitudine al Signore

e alle sorelle che ci hanno preceduto che vogliamo rileggere le impronte del suo

amore nel cammino della nostra storia…”

Con questo sentimento, celebrato anzitutto in un intenso momento di preghiera, il

Consiglio Provinciale ha vissuto la Consulta nazionale, svoltasi a Roma-Ottavia, dal

25 al 27 marzo u.s.

Eravamo presenti, oltre alla Madre Provinciale, m. Marilena Pagiato, sei

Consigliere; assente, per motivi di salute, m. Giovanna Ciusani. E’ parso, a noi del

Consiglio, di vivere, in modo singolare, una tre giorni di “consiglio allargato”,

durante il quale ci siamo arricchite di intuizioni e di suggerimenti pervenutici da più

parti.

Ascolto

Con le 25 superiore elette, rappresentanti i cinque territori, ci siamo fatte attente

uditrici della parola di P. Augusto Boscardin che ci ha ricordato i criteri carismatici

che hanno guidato Maddalena nella fondazione delle sue prime Case e lo stile di

gratuità e di amabilità che, come Figlie della Carità, Serve dei Poveri, ci deve

contraddistinguere anche oggi, unitamente al fuoco della carità.

Il realismo del Dott. Alberto Centurioni ci ha seriamente interpellate: “Come

prenderci cura, oggi, della complessa realtà canossiana in Italia?”

All’interrogativo inquietante non è facile rispondere, ma condivisa è stata

l’attenzione a coniugare la significatività carismatica delle opere con la loro

concreta sostenibilità.

L’aiuto di esperti e saggi laici diviene, perciò, indispensabile, specie per gli aspetti

tecnici e amministrativi.

Discernimento

La discussione in assemblea e le chiarificazioni offerte da M. Marilena ci hanno

preparato al discernimento successivo, attuato in un primo momento, a livello

territoriale e poi, interterritoriale. La presenza, in ogni gruppo di lavoro, delle

Consigliere territoriali (M. Adriana Sicilia ha sostituito M. Giovanna Ciusani) ha

permesso di facilitare la ricerca e di allargare lo sguardo – specie nel secondo

incontro -, oltre i confini territoriali per abbracciare interamente la Provincia

italiana, dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest.

Proprio perché “consulta”, non si è arrivate a prendere alcuna decisione concreta,

ma certamente a raccogliere nuove luci e a maturare un senso di maggiore

appartenenza alla Provincia “ S. Maddalena di Canossa”.

Come recita il documento “Vita consacrata”, tutte noi, Consiglio Provinciale e

Superiore locali, abbiamo avvertito con convinzione che davvero “de re nostra

agitur”, si tratta cioè della nostra realtà, della realtà italiana di cui prenderci cura

con saggezza e amore.

4

Page 5: Giornalino2

Noi … del Consiglio

Sintesi

L’esperienza di consulta nazionale che ci ha viste personalmente coinvolte, vivamente

partecipi e interessate, si è conclusa con l’intervento della nostra Madre Provinciale che

con quattro “parole chiave” ha sintetizzato il cammino percorso: conoscenza, futuro,

sguardo più ampio, carisma incarnato.

Conoscenza: Senza conoscenza è, ovviamente, impossibile discernere; ma

se non tutte possiamo avere una conoscenza diretta di ogni realtà, è sempre

possibile a ciascuna rimanere aggiornate, interessarci e ricorrere alla lettura

dei documenti della Chiesa e dell’Istituto.

Futuro: Il futuro, specie quello prossimo, ci coinvolge da vicino, chiamate

come siamo a coniugare insieme due processi: il ridimensionamento e la

rivitalizzazione. Il primo è certamente motivo di sofferenza per tutte, ma il

ridimensionamento è esigenza indilazionabile finalizzata alla vita, secondo la

legge evangelica del grano che muore per portare frutto. Quello che stiamo

insieme cercando è di essere nella Chiesa e per la Chiesa

“ il minimo Istituto” di Maddalena, animato dalla passione per i poveri e in

ricerca di nuove strade per “ soprattutto far conoscere Gesù”. Guardiamo al

futuro – ha invitato M. Marilena - con fiducia e con in cuore la speranza

teologale.

Sguardo più ampio: Siamo sollecitate a superare i nostri particolari confini.

Stiamo camminando insieme e ci è chiesto coraggio, trasparenza, libertà

interiore e tanta fiducia. Se vogliamo approdare ad essere veramente un’unica

Famiglia è necessario che dialoghiamo, che cerchiamo insieme “ciò che è

buono, vero e giusto”,alla luce dei criteri evangelici e carismatici che non sono

mai negoziabili.

Carisma incarnato: Non c’è carisma senza incarnazione e l’incarnazione vera

avviene tenendo conto del tempo storico che viviamo e dell’ambiente culturale

in cui operiamo. Essa poi si attua, per noi, pur nella povertà delle nostre

risorse, attraverso il dialogo intergenerazionale. E’ la passione per il carisma,

attinto alle Fonti, e per l’umanità del nostro tempo che può permettere al

“dono” che Dio ci ha fatto di conservare la sua significativa autenticità. Il

carisma autenticamente vissuto nell’oggi è la nostra “goccia” nel mare della

Chiesa, ma senza la nostra”goccia”, la Chiesa sarebbe più povera.

Conclusione Al termine, benedicendo il Signore che ci ha guidate con il suo Spirito, abbiamo scelto

tre atteggiamenti da vivere:

1. La solidarietà con il nostro Istituto in Italia, una solidarietà “critico-costruttiva”,

che non rinuncia ad esprimere le proprie intuizioni, ma che sempre le offre per

edificare.

2. L’investimento personale, cioè la messa in gioco di quello che siamo e il proposito

di crescere nella mentalità di cambiamento

3. La preghiera costante e l’ascolto della Parola di Dio per attingervi nuovo slancio e

vigore per la nostra vita personale, comunitaria e ministeriale.

La rivitalizzazione della nostra Provincia “S. Maddalena di Canossa” dipende

dall’apporto di ciascuna sorella e di ogni comunità.

5

Page 6: Giornalino2

Ministeri e Dimensioni

"OLTRE L'EMERGENZA: CONTINUITA' E PASSIONE EDUCATIVA"

Si è svolto sabato 29 maggio presso l'Aula Magna dell'Istituto "Matilde di Canossa" di

Como l'ottavo Convegno educativo canossiano, che quest'anno ha avuto come titolo "

OLTRE L'EMERGENZA: CONTINUITA' E PASSIONE EDUCATIVA".

Dopo il benvenuto della Preside, Marisa Gini, a nome

della comunità educante canossiana di Como, la

moderatrice, Vera Fisogni, del quotidiano "La

Provincia" ha introdotto i relatori, due figure di alto

livello nel campo dell'educazione e della vicinanza

alle giovani generazioni: S.E. Mons. Diego

Coletti, Vescovo della Diocesi di Como, e Madre

Marilena Pagiato, Superiora Provinciale

dell'Istituto Canossiano in Italia.

Come sintetizzato nel titolo, gli interventi dei relatori si sono

concentrati su "passione" e "continuità" nell'avventura educativa; il primo aspetto, come

ben delineato da M. Marilena, è la forte motivazione che spinge l'adulto ad impegnarsi

nell'educazione delle nuove generazioni, pur con fatica e non poche difficoltà, specie nella

complessità storico-culturale dell'oggi. Il secondo termine, quello di "continuità", ha

senso, secondo Mons. Coletti, se il tempo di educare viene vissuto gratuitamente,

consapevoli che "si educa solo insieme", riscoprendo la dimensione di prossimità della

persona umana e prediligendo il "tu" di una relazione interpersonale autentica e non

utilitaristica.

Entrambi gli interventi hanno saputo catturare l'attenzione del pubblico presente,

composto da educatori - genitori, insegnanti, religiosi - ma anche da parecchi alunni

dell'Istituto Canossa, i quali hanno colto i numerosi spunti forniti con grande

comunicatività da parte del Vescovo e di M. Marilena.

La moderatrice ha ricondotto ad una sintesi di ampio respiro le testimonianze udite e le

numerose domande giunte dalla platea, focalizzando l'attenzione sulla possibilità che

l'incontro possa essere il punto di partenza per "costruire ponti" con il mondo educativo,

laico e cattolico, affinché l'emergenza di cui si è spesso discusso passi in secondo piano

rispetto alla certezza di trasmettere ai bambini e ai giovani valori fondanti e il desiderio

di scoprire il senso della vita all’insegna della speranza.

Per gli educatori, il messaggio finale è stato quello di perseverare con coraggio

nell'educare, dando ai giovani fiducia e strumenti per conquistare la propria autonomia;

gli alunni, invece, sono stati invitati a domandarsi il perché delle cose, a pensare con la

propria testa, a non accontentarsi: a fare, cioè, della propria vita una destinazione e non

un destino.

6

Page 7: Giornalino2

Ministeri e Dimensioni

- FIDENZA

1912 – 2012

Ci stiamo avvicinando al cento anni di

presenza dell’Istituto Canossiano sul

territorio Fidentino.

In tutti questi anni, davvero tanti

sono stati i colleghi e le Madri che

hanno profuso la loro professionalità

nell’educazione, seguendo l’intuizione

di S. Maddalena di Canossa.

Essi hanno lasciato un’impronta molto

bella.

Capita spesso di incontrare persone

che, con riconoscenza ricordano tempi

della loro formazione presso l’Istituto,

sia essa stata presso il lontano

Oratorio e la Scuola di lavoro, il

Collegio, o la Scuola Elementare,

piuttosto che al Liceo e alla

Formazione Professionale.

Ora il testimone è passato a noi. Ora tocca a

noi, nel solco tracciato da Maddalena di

Canossa, dare vita ad uno stile educativo

nuovo, vero, capace di far emergere tutta la

positività e la ricchezza delle giovani

generazioni.

7

Apri il tuo sguardo allo stupore e alla

meraviglia. Renditi capace di vedere.,

analizzare, confrontare,...Guarda in

profondità le cose...Questo è conoscere

Istituto Canossa

Page 8: Giornalino2

Ministeri e Dimensioni

“Riuscirà la scuola di oggi a trasmettere alle nostre bambine «virtù» e «conoscenza», con

tutte le attenzioni e l’amorevolezza che la loro tenera età richiede?”. Questo

l’interrogativo che, in quanto papà e mamma, ci siamo posti nell’affidare alla scuola

primaria e dell’infanzia (delle Canossiane, nel caso specifico), le nostre figlie, Ginevra ed

Eugenia.

Un dubbio e un interrogativo forse, anzi, sicuramente illegittimi. Avevamo infatti “scelto”

questa scuola, fra tante, contravvenendo persino alla nostra storica predilezione per

l’istruzione pubblica perché sin dal primo momento in cui abbiamo messo piede

nell’Istituto ci siamo sentiti accolti - nell’accezione più profonda del termine - come solo

una autentica, rassicurante e sapiente famiglia sa far sentire. Accolti nella professionalità,

nell’umiltà, nella straordinaria intelligenza emotiva e cognitiva delle maestre (“prima

mamme e poi maestre”) e delle suore (molto presenti e vicine), degli assistenti, dei

volontari, e di quanti via via abbiamo imparato a conoscere e stimare. Per non parlare

dell’eccezionale interscambio che unisce, nelle varie classi di questo istituto, bambini

cosiddetti normodotati e ipoudenti; o della possibilità di fondamentali full immersion nella

lingua inglese, per la presenza di insegnanti madrelingua; o, perché no, della disponibilità

di tutta una serie di importanti supporti strutturali, quali ampie e luminose aule, laboratori

scientifici, informatici, linguistici, musicali, parco giochi, palestre, cappella, mensa,

giardino…

Ma, si sa, i dubbi e gli interrogativi sono indissolubili dallo statuto di genitorialità che ci

attribuiamo.

Ebbene, oggi, a distanza di un po’ di mesi, l’interrogativo iniziale “riuscirà la scuola…” si è

trasformato in “riusciremo noi, papà e mamma, a conservare e ampliare, nel cuore e

nelle menti delle nostre bambine, con altrettanta autorevolezza e amorevolezza, quel

patrimonio di sapere, atteggiamenti, comportamenti, sentimento religioso, amore per e

accoglienza dell’’altro, che la scuola ha dato (e continua a dare) alle nostre piccole? Ci

conforta non poco la consapevolezza che nello sconfinato mare dei tanti “professori” e

falsi profeti in cui oggi ci ritroviamo a navigare, le nostre piccole possono sempre contare

sull’approdo “morbido” e sicuro offerto dalle loro eccezionali “maestre” di scuola e di vita.

Piccoli e significativi scampoli di quotidianità, come ad esempio il sentirci rimproverati

perché, “mamma, papà, non abbiamo fatto le preghierine!” ci danno continui scossoni a

riguardo. E ci fanno credere che, forse, l’agognato “what a wonderful world” cantato da

Louis Armstrong, non sta soltanto nell’immaginario di ciascuno di noi. Se solo sappiamo

guardare oltre i confini delle nostre paure e dei nostri microcosmi, magari illuminati dallo

spirito di una comunità, come quella canossiana, che probabilmente Tolstoj avrebbe

dipinto con quel “come una candela ne accende un'altra e così si trovano accese migliaia

di candele, così un cuore ne accende un altro e così si accendono migliaia di cuori”, ci

accorgeremo che il miracolo è possibile. E poiché noi, papà Salvo e mamma Angela,

crediamo fortemente che se si accende un cuore, si accende anche la “strada maestra”

per l’apprendimento, allora non potremmo oggi immaginare per le nostre figlie un

contesto migliore di “questo”. D’altra parte, non è sempre Tolstoj a sottolineare “tutto,

ogni cosa che comprendo, la comprendo soltanto perché amo”?

Grazie, di cuore, alla grande famiglia delle Canossiane.

Salvo e Angela Gambino (genitori)

8

Page 9: Giornalino2

Ministeri e Dimensioni

Non posso nascondere di provare una certa difficoltà nel condividere una esperienza

“inedita” che ancora ora, non finisce di stupirmi.

Due anni fa pensavo che il mio servizio educativo, diretto, fosse finito, perché non più

adeguata per i limiti di età. Tuttavia il DONO di Maddalena “Soprattutto fate conoscere

Gesù”, lo sentivo vibrare ancora dentro di me, come se la strada nuova, indicata dai

miei Superiori, fosse solo momentaneamente interrotta. Infatti la proposta di fare

sostegno ai ragazzi stranieri del CFP in Casa Madre, Verona, mi ha offerto l’opportunità

di esprimere, in altra modalità, la “passione educativa”, viva e fresca, ancora presente

nel mio cuore.

E’ già il secondo anno che il mio servizio è rivolto

a giovani ed adolescenti stranieri dai 15 ai 18

anni, i quali hanno bisogno di apprendere la

lingua italiana e un metodo di studio, con orario

ben definito, dal team delle insegnanti incaricati:

mattino e pomeriggio, fuori dall’aula scolastica. Il

sostegno al giovane è individuale, perché i

prerequisiti sono diversificati; ciascuno segue il

proprio percorso, con esito positivo.

Lo scorso anno erano cinque i ragazzi seguiti, tre dei

quali hanno dovuto iniziare dalla prima alfabetizzazione. Quest’anno l’orizzonte si è

allargato e sono diventati dieci di diversa provenienza, cultura e religione: Brasile,

Romania, Marocco, Turchia, Sri-Lanka, Cina e Verona.

Con questa diversa colorazione di persone che abbraccia parecchi Paesi del mondo,

sento questo servizio come DONO e come un’opportunità di accogliere-difendere-

custodire questi giovani. (M.Canossa Rd.) che, oltre alla fatica d’imparare la lingua,

hanno sulle spalle gravi situazioni di disagio sia economico che affettivo.

Gli strumenti principali che uso con loro sono anzitutto: TESTA e CUORE, il resto viene

poi di conseguenza.

Non nascondo che inizialmente ho avuto un po’ di timore e smarrimento, ma debbo dire

che all’interno del team delle Insegnanti, ho avvertito, da subito: accoglienza,

comprensione, rispetto e stima. Tutto questo ha favorito la reciproca e cordiale

collaborazione e così ho trovato una ragione, del tutto inedita, per riprendere con

entusiasmo e passione questo nuovo servizio.

Avendo sulle spalle un bel tratto di vita, posso dire, con una certa dose di certezza, che

“l’inedito è sempre una sorpresa! Nell’insegnare, afferma Joubert, c’è sempre un duplice

vantaggio: mentre si insegna si impara e, insegnando, si impara due volte.

Quello che mi gratifica maggiormente è che la proposta mi si è presentata come una

nuova dimensione di completa gratuità.

Confesso che, con questa esperienza che abbraccia queste nuove forme di povertà,

“godo la vita”, ogni giorno più e ogni giorno meglio!

E’ proprio vero che quando si pensa che si chiuda una strada, ci accorgiamo che se ne

aprono altre, più larghe e più luminose. M. Dorina Vardenega

9

Page 10: Giornalino2

I Laici Canossiani

Nel cuore di noi Laici Canossiani dei Territori del nord Italia, la Domenica in Albis è

ormai divenuta una tradizione di famiglia, momento significativo di incontro e di

formazione ben consolidata e direi, desiderata e attesa.

Gli ultimi preparativi per il “grande incontro” si concludono alla mattina e, verso le ore

9 poi incominciano gli arrivi, i saluti, e le manifestazioni di gioia nel ritrovarsi e

nell’approfittare per condividere esperienze, notizie, informazioni, cammini percorsi…

Una novità tuttavia è presente, rispetto agli anni precedenti, novità che in un certo

senso interpella anche noi Laici, lascia intravedere spazi aperti di qualcosa di nuovo

che ancora non si conosce, ma che progressivamente si renderà visibile. Tutti noi

convenuti ora sentiamo di appartenere alla grande Provincia Canossiana Italia e,

accanto alle Madri, ci sentiamo proiettati verso un nuovo orizzonte, verso nuove

opportunità di incontro e di conoscenza nonostante la consapevolezza delle possibili

difficoltà che questo nuovo orizzonte e nuova sfida comportano.

Questo cambiamento viene testimoniato dalla presenza tra noi della Madre Provinciale,

M. Marilena Pagiato.

Un’altra novità che però non ci sorprende perché già conosciuta, è la presenza al

completo del nuovo Coordinamento L.C. Nazionale (Provinciale) i cui nomi e volti sono

già noti.

La giornata prende il via con un momento di preghiera che introduce in un clima di

riflessione e condivisione.

E’ infatti la tematica trattata da M. Marilena a catalizzare l’ascolto e l’attenzione di

tutti:

“Una risposta nuova a situazioni nuove”.

Attraverso la visualizzazione di espressioni, di slogan e di richiami tratti dagli scritti

originali di S. Maddalena, ai quali anche noi Laici facciamo riferimento, la Madre

conduce l’assemblea a scoprire la profonda attualità e modernità della spiritualità

canossiana, capace ancora oggi di parlare al cuore e alla vita di coloro che si sentono

attratti dallo stesso carisma dell’”Amore più grande”.

Punto centrale del Vangelo e del carisma canossiano, sottolinea M. Marilena, è l’Amore

il cui esercizio richiede costantemente capacità di ascolto e assunzione di un

coerente stile di vita. L’esperienza insegna che ci si pone in ascolto quando si

desidera conoscere e non si può amare se non si conosce. Ne consegue perciò che la

storia è il “luogo” ove è possibile incarnare la Parola. La nostra vita di ogni giorno

diventa così il “luogo” ove Parola e Storia trovano “casa”, ospitalità, generatività.

Ogni Laico Canossiano e quindi ciascuno di noi, per vocazione sua propria, è chiamato

ad assumere uno specifico stile di vita, contrassegnato da alcuni tratti della spiritualità

canossiana, tratti che M. Marilena descrive, con pennellate decise coniugando carisma

e vita quotidiana, come percorsi alternativi necessari ai comportamenti purtroppo

comuni che si contrappongono all’amore:

dove c’è aggressività siamo chiamati a rispondere con relazioni riconcilianti, con lo

spirito amabilissimo che ci propone Maddalena;

dove c’è individualismo deve entrare in gioco la condivisione, cioè lo spirito

generosissimo;

10

Page 11: Giornalino2

I Laici Canossiani

dove c’è fretta che mortifica la persona è la solidarietà che deve primeggiare

testimoniando lo spirito pazientissimo.

In tutti gli spazi della vita, siamo chiamati a testimoniare quel “di più” di amore che

Maddalena desidera anche da noi laici.

A conclusione del suo intervento Madre Provinciale ci lascia due domande molto semplici,

e allo stesso tempo molto coinvolgenti che ci offrono l’opportunità di confrontarci e di

riflettere dentro un cammino di ricerca continua.

Per vivere secondo il carisma di S. Maddalena, quali opportunità la vita ti presenta?

E quali sfide occorre affrontare oggi?

Quali risposte nuove diamo alle situazioni nuove di oggi?

Il momento del pranzo è sempre uno spazio prezioso per raccontarci la nostra piccola e

grande storia. Anche il “gioco della lotteria” contribuisce a creare un clima di festa e di

gioia nello stare insieme.

Significativo il momento della Celebrazione Eucaristica presieduta da Padre Claudio

Canossiano, missionario per tanti anni nelle Filippine. La sua parola suadente, ricca di

richiami al mistero della Risurrezione, alla dimensione della fede letta alla luce della

testimonianza dell’Apostolo Tommaso e al carisma della comune Madre Fondatrice,

conferisce ulteriore gioia e alimenta ancor più la passione di “far conoscere e amare

Gesù”.

Il gesto conclusivo di consegnare “un segno” ai Laici che hanno concluso il loro servizio

nei diversi Coordinamenti è stato molto bello e significativo e, soprattutto, voluto, per

dire la gratitudine a la stima che il laicato tutto ha nei loro confronti.

Non può mancare un grazie grande, grande alle Sorelle di casa madre per l’ospitalità, la

generosità nel donarsi, e soprattutto perché con il loro servizio testimoniano la reale

presenza di S. Maddalena, proprio nella sua casa.

Una laica C. del Territorio di Milano

Nella splendida giornata del 2 maggio, in un clima di festa e di fraterna condivisione, si è

svolta, ad Aci Bonaccorsi (Catania), la “Giornata Vocazionale” dei Laici Canossiani del

Centro-Sud d’Italia.

Per la circostanza sono stati invitati due Relatori: Mons. Paolo Urso, Vescovo di Ragusa

che ha presentato ai partecipanti “La missione del laico nella chiesa” e la M. Provinciale,

M. Marilena Pagiato, che, alla luce del carisma di Maddalena, ha parlato sul tema: “La

missione del laico canossiano: una risposta nuova a situazioni nuove”.

La missione dei laici nella Chiesa è un dono di grazia dello Spirito – ricorda Mons. Urso: I

Laici devono liberarsi dalla tentazione di rinchiudersi nelle chiese, dimenticando che il

loro impegno è nell’economia, nella scuola, nell’arte, nell’educazione, nella politica.

M. Marilena, dal canto suo, come a Verona, ha riproposto lo stile di vita del laico

Canossiano, invitando i presenti a contrapporre

- all’aggressività lo spirito amabilissimo di Gesù;

- all’individualismo lo spirito generosissimo;

- alla fretta lo spirito pazientissimo.

Una laica C. del Territorio di Catania

11

Page 12: Giornalino2

Nel segno delle Missioni

" Nel suo cuore, nelle sue ossa ardeva un fuoco incontenibile " (Ger.10,9 9)

Stiamo celebrando i 150 anni dalla prima spedizione ad gentes del nostro

Istituto e ci viene spontaneo il porci la domanda: quando è nata la missionarietà

nell’Istituto?

Nel 1860 quando Madre Grassi inviò le prime 6 sorelle italiane nella lontana Hong

Kong? No! Infatti il terreno era già pronto!

Nel 1808 quando Maddalena lasciò il suo palazzo e si fece “povera tra i poveri”? No !

Neppure questa è la data esatta. Bisogna risalire indietro nel tempo.

La dimensione missionaria appare con straordinaria

evidenza dagli scritti di Maddalena ancora prima di fondare

l’Istituto .

Siamo negli anni 1795. Maddalena è solo una giovane di 21

anni, nulla in lei è ancora chiaro. La strada che il Signore

vuole che percorra continua ad essere avvolta da fitte

tenebre … ma già delle piccole luci brillano nel suo profondo

e squarciano, per un attimo, il buio in cui è chiamata a

camminare…. Proprio in una di queste luci, segna la sua

chiamata. Così annota nelle Memorie:

“Ogni volta, o quasi, che ascoltando la Messa sentivo il

passo del Vangelo : Euntes in universum mundum”, senza

saperne il motivo, mi sentivo intenerire e riempire di

consolazione; benché non fossi facile al pianto, mi venivano

le lacrime agli occhi”.

Maddalena scrive queste parole quasi 20 anni dopo – quando le è stato ordinato dal

direttore spirituale Mons. Luigi Pacifico Pacetti di scrivere le “Memorie” - ma i termini

che usa, i sentimenti che esprime sono così freschi che, si direbbe, li rivive nel

momento in cui scrive e gli occhi le si riempiono davvero di lacrime…

“Andate nel mondo intero…” sono le ultime parole di Gesù Risorto ai suoi amici più cari.

Sembrano essere queste le parole che Maddalena ha meditato, ha conservato a lungo

dentro di sé, parole che l’hanno accompagnata lungo il resto della sua vita, parole mai

dimenticate anche se, in lei personalmente, mai realizzate.

Parole che forse, hanno fatto sorgere in lei il desiderio di :

Far conoscere ed amare Gesù, ridursi in polvere per poter raggiungere ogni fratello del

mondo e parlargli di Lui, far nascere nel cuore l’amore per questo Dio fattosi uno di

noi…

12

Page 13: Giornalino2

Nel segno delle Missioni

Dai suoi scritti è evidente l'anelito universale del suo cuore e della sua preghiera, ma

la vera “illuminazione” su consacrazione-missione, Maddalena l’ha ricevuta

contemplando il Crocefisso. E’ da Lui che ha compreso che non si può dare la vita per il

fratello se non lo si ama a tal punto da sentirlo come un altro "se stesso". Soltanto

Gesù è riuscito a realizzarlo pienamente, ed è proprio lì sulla croce che Gesù dà prova

del suo ardentissimo amore verso il suo Divin Padre e la di Lui Gloria.(RD pref.)

Maddalena vede, adora e diventa come Lui.

Non meno esigente è con le sue Figlie alle quali comanda l’inspice et fac. La misura

dell’amore è amare senza misura, non badando né alla provenienza delle persone,

ceto, o lingua.

“La vera Fondatrice dell’Istituto è Maria Santissima Addolorata” si preoccupa di

rivelarci Maddalena… e chi meglio di Lei conosceva i sentimenti del cuore del Figlio?

Nella misura in cui si penetra nel cuore di Gesù, unico e vero missionario del Padre, si

fa luce sul significato della missione.

In Gesù Crocefisso, Maddalena, non soltanto vede l'adempimento dell'amore per Dio in

uno spogliamento totale di sé, ma anche l'espressione più pura e perfetta della carità

verso il prossimo. E' lì sulla croce che Gesù dà prova del "suo ardentissimo amore

verso il Divin Padre e la di Lui Gloria" ( R.D. pref.), donando la Sua vita per salvare

quella dei fratelli.”

Nelle opere di Carità vuole che le sue Figlie s'impegnino " soprattutto a far conoscere

Gesù e ad impedire i peccati" e si dichiara disposta a rimanere in Purgatorio per tutta

la vita, pur di salvare tutte le anime.

Il vivere la missione come Gesù ce l'ha affidata, è un cammino che richiede una forte

ascesi ed un continuo ritorno alla sorgente. Maddalena ci ripete:

"Tenete gli occhi fissi su Gesù".

Così hanno fatto le nostre prime sei Sorelle dirette ad Hong Kong, che,

“per la Divina Gloria e per far conoscere Gesu’ ”in quelle terre lontane,

non hanno esitato ad esporre e a donare la vita.

C.B.

13

Page 14: Giornalino2

Nel segno delle Missioni

PARTENZA

Roma – Fiumicino, 8 maggio 2010, ore 12.40: l’imponente

aereo della Compagnia Cathay Pacific decolla puntualmente

per Hong Kong. Un volo diretto di 12 ore ci fa arrivare a

destinazione alle ore 5.57 della mattina seguente.

Siamo tre sorelle rappresentanti l’Italia, in visita a Hong Kong

in occasione dei 150 anni dall’arrivo delle prime madri

missionarie: M. Sandra Maggiolo del CAMIC - Roma, M.

Antonella Rocca da Pavia e la sottoscritta, in sostituzione della

Madre Provinciale, M. Marilena Pagiato.

All’aeroporto di Hong Kong, maestoso e munito dei più

moderni confort, ci attende M. Franca Bozzini che con cordiale

disinvoltura ci accoglie e ci accompagna alla sede

provincializia, in Caine Road.

Senza frapporre tempo, ci rechiamo alla S. Messa in Cattedrale, devotamente celebrata e

cantata in cantonese.

Dopo una visita, verso le ore 11, ad Honeyville, il centro di spiritualità della Provincia

canossiana, e il pranzo consumato con la piccola comunità, nel primo pomeriggio,

torniamo in Caine Road, dove una confortevole cameretta ci offre la possibilità di smaltire

un po’ di sonno. RICORDANDO

Mi piacerebbe farvi ripercorrere la nostra intensa visita, ma mi occorrerebbero troppe

pagine per poterlo realizzare. Mi soffermo solo su alcune significative esperienze che

spesso si riaffacciano alla memoria del mio cuore.

Anzitutto, la giornata precedente la celebrazione ufficiale, condivisa con M. Anne Tan,

rappresentante la Madre Generale e con le Madri della Conferenza asiatica (CCTAO),

giornata che ci introduce nel clima commemorativo.

Con una interessante relazione, ravvivata dalla

proiezione di immagini di archivio, esposta da m.

Theresa Chien in collaborazione con M. Anna Viganò,

ripercorriamo commoventi pagine di storia

canossiana, dall’arrivo delle nostre prime sei sorelle

nel 1860 ad Hong Kong, all’apertura delle prime

scuole e degli orfanotrofi, all’espansione in Cina, a

Macao e poi in Timor, in India, … Singapore,

un’espansione che ha del prodigioso se pensiamo al

numero ancora limitato di sorelle, alle difficoltà

materiali, al cambiamento di clima, di lingua, di

cultura, di tradizioni…

La storia della missione di Hong Kong scorre velocemente sotto i nostri sguardi ammirati e

sorpresi.

Coraggiose le nostre Madri, veramente intraprendenti nel rischiare anche la vita per

testimoniare l’amore del Padre e per diffondere il Vangelo di Gesù.

Toccante la vicenda dell’espulsione dalla Cina, un’espulsione trasformatasi poi,

provvidenzialmente, in occasione di nuove fondazioni: Australia, Filippine…Giappone,

un’autentica diaspora guidata dal vento dello Spirito E così, passando per i diversi

mutamenti storico – culturali, giungiamo alla storia attuale.

14

Page 15: Giornalino2

Nel segno delle Missioni

Una breve pausa e poi una doverosa sosta sulla

tomba delle nostre Madri. Una lapide con un lungo

elenco impressiona tutte noi, soprattutto constatando

come nei primi anni della fondazione giovani sorelle,

dai 20 ai 35 anni, hanno consumato velocemente la

loro vita, minate da malattie o pestilenze.

Tornate a Caine Road,

è M. Franca Bozzini che

ci guida all’<heritage>,

una specie di memoria-

le filmato in cui si

susseguono immagini

di sorelle, di alunni, di Case, di usi e costumi, di attrezzi di

lavoro o di mezzi di trasporto…, da poter poi visivamente

ammirare nel <museo canossiano>, allestito per i 200 anni

di fondazione dell’Istituto. Grandi pannelli appese alle

colonne ci fanno ripercorrere, ancora una volta, la nostra

presenza <missionaria> in Hong Kong.

LA CELEBRAZIONE COMMEMORATIVA

Nel cuore delle giornate commemorative, la solenne

celebrazione eucaristica, in cantonese, presieduta dal

Vescovo di Hong Kong e concelebrata da venti sacerdoti,

missionari e locali.

Una celebrazione contrassegnata da ordine, precisione,

dignitoso decoro: stile caratteristico della cultura cinese;

resa solenne dal coro delle alunne della scuola Sacro Cuore

e ravvivata da gruppi <colorati> di ragazze in divisa,

rappresentanti le diverse scuole canossiane della Provincia

cinese.

Il folto gruppo di persone

presenti nella Cattedrale

dice la vicinanza di genitori,

amici e simpatizzanti,

convenuti per esprimere

stima e riconoscenza alle

Madri Canossiane.

Il Vescovo ha parole di

gratitudine e di apprezzamento per il nostro Istituto che

tanto ha contribuito alla promozione umana, alla diffusione

del Vangelo e all’edificazione della Chiesa in Hong Kong.

Al termine della celebrazione, un ricco e variato buffet, permette ai presenti di esprimere

la loro gioiosa partecipazione alla singolare commemorazione storica.

A MACAO

Non posso non accennare alla visita a Macao, passata alla Cina nel 1999, un’ isola

raggiungibile da Hong Kong con una nave traghetto e che conserva ancora i segni del

governatorato portoghese.

E a differenza di Hong Kong, quante Chiese, quante testimonianze di presenza cattolica

facilitata dall’evangelizzazione da parte dei Gesuiti, in particolare di San Francesco

Saverio, di cui possiamo onorare le reliquie.

15

Page 16: Giornalino2

Nel segno delle Missioni

E a differenza di Hong Kong, quante Chiese, quante testimonianze di presenza cattolica

facilitata dall’evangelizzazione da parte dei Gesuiti, in particolare di San Francesco

Saverio, esposte alla devozione del pubblico nella Cappella St. Joseph del Seminario.

Alla <vecchia> Macao fanno da contrasto gli alti grattacieli e i numerosi casinò che

sorgono su un’altra isola collegata alla prima da un modernissimo e lunghissimo ponte.

LA PAGODA BUDDISTA

Torniamo a Hong Kong.

Vi invito ora a seguirmi, attraverso un giardino

mirabilmente tenuto, ricco di bonsai giganti e di piante

preziose, rallegrato da laghetti con ninfee rosa, bianche

e azzurre galleggianti sull’acqua.

E’ un angolo sorprendente e suggestivo che ha al suo

centro una grande Pagoda, dedicata a Budda, e un

monastero di monaci buddisti. Il silenzio vi domina,

interrotto solo dal cinguettio degli uccelli, e in

lontananza, dal canto corale dei monaci.

Vi garantisco che questa scoperta ha corretto in me

l’immagine che avevo di Hong Kong.

Essa non vive solo di intensa attività, di folla frenetica,

di negozi lussuosi dalle grandi insegne con le firme di

Gucci, di Armani e di altri imprenditori occidentali.

Essa ama certamente il lavoro, cerca il benessere e

l’efficienza, ma nasconde nel suo cuore, anche se celato agli occhi dei più, la ricerca di

Dio, di valori autentici, di armonia, di bellezza e di pace.

CONCLUSIONE

Uscire dal proprio Paese e incontrare una cultura diversa è sempre un’esperienza

arricchente e di apertura singolare: non posso che benedire il Signore!

Sono grata per tutto ciò che mi è stato concesso

di sperimentare, di ammirare e apprezzare in

questo piccolo-grande angolo del mondo, così

diverso dal nostro!

Soprattutto sono riconoscente verso tutte le Madri

di Hong Kong, non solo per la fraterna e calorosa

accoglienza riservataci, ma per la testimonianza

della loro passione apostolica e della dedizione

della loro vita a Dio e ai fratelli, nello spirito di

S. Maddalena.

M. Giovanna Radice

16

Page 17: Giornalino2

L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Qui S. Stefano!!! Ma sì, quella “famosa” comunità che, nell’ormai unica

Provincia d’Italia, sta godendo di un’attenzione speciale e di una curiosità

simpatica da parte di molte persone e Sorelle canossiane.

Direttamente o indirettamente, veniamo raggiunte da interrogativi, da stupore,

da desideri di capire qualcosa di più…”Ma chi siete? Cos’è ‘sta comunità

formativa? Cosa fate? Come viene proposta oggi la formazione ad una giovane

che ancora sente l’attrattiva per il nostro carisma?”.

Cerco, se ci riesco, di dare un pochino di luce.

Dall’Ottobre 2007 il Noviziato italiano è stato trasferito da Casa Madre nella

comunità di Santo Stefano (VR). Molte Sorelle chiedono di capire i motivi che

hanno portato a questo cambiamento… Non credo di essere la persona più

adatta per spiegare tali motivi, ma posso affermare che il passaggio è stato

frutto di ascolto, di ricerca, di un mettersi dalla parte delle giovani e tentare di

rispondere con maggior saggezza educativa alle loro esigenze di donne, di

cristiane in cammino verso una consacrazione a Dio dentro la nostra Famiglia

canossiana.

Si è sentita l’urgenza di far sperimentare, più profondamente, una vita

comunitaria quotidiana, con la sua passione di far conoscere il Signore e la sua

fatica a creare un equilibrio sano tra l’apostola e l’anacoreta che c’è in ogni

canossiana. Si è desiderato che le giovani in formazione avessero una maggiore

opportunità di responsabilizzarsi in prima persona nel cammino della loro

formazione.

Nessuno ha mai affermato che la scelta fatta sia stata quella più saggia…siamo

ancora “Ad experimentum”… Si è tuttora in ricerca, in discernimento. Il tempo,

nella sua saggezza oggettiva, ci dirà qualcosa di più. Per ora si può solo

affermare che la scelta di inserire il noviziato in una comunità apostolica si sta

realizzando giorno per giorno, nell’impegno comune di costruire comunione.

Non tutto è chiaro, non tutto è scontato, non tutto è facile nemmeno per noi,

membri di questa comunità.

Sappiamo di vivere un esperimento e questo, sinceramente, non è la nostra più

grande aspirazione, ma riteniamo che sia giusto così. Non sappiamo come

andrà a finire l’avventura, ma constatiamo che abbiamo avuto e continuiamo

ad avere la possibilità di “crescere dentro”, siamo più consapevoli del

nostro cercare di essere comunità che si forma e forma altre alla

luce del Vangelo e di un carisma affidatoci.

17

Page 18: Giornalino2

L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Credo non faccia male presentare un po’ della nostra storia…: per la durata di circa

due anni siamo state seguite, aiutate, accompagnate da una piccola équipe di laici

“esperti” (se lo si può essere) nel campo formativo ed educativo perché sempre a

contatto con giovani e realtà giovanili.

Anche su questo aspetto, molte domande e dubbi ci hanno raggiunte…: “Chi sono

questi? Perché mettersi nelle mani di laici? Che ne sanno della nostra vita

consacrata? Non è meglio fare tutto in casa?”.

Non abbiamo la pretesa di rispondere. Desideriamo solo condividere con voi che

questo cammino formativo, vissuto da tutta la comunità mensilmente, ci ha dato

molto, anche se, forse, ha solo risvegliato realtà che già ci appartengono ma che,

spesso, sono assopite sotto mille coperte di problemi quotidiani…

Abbiamo “riscoperto” che l’ascolto profondo della realtà che ci circonda, di noi

stesse, dell’altra che ci è accanto, è il primo, fondamentale, passo per crear

relazione.

Abbiamo toccato con mano che “perdere” del tempo (così prezioso per tutte) per

incontrarsi, sedersi, progettare insieme, rileggere fatiche comunitarie e difficoltà

relazionali, lasciar emergere i conflitti che covano nel cuore senza temerli ma

imparando a dare loro un nome e a gestirli… tutto questo ci ha aiutate a guardarci

in faccia come sorelle con un po’ più di comprensione e di disponibilità reciproca.

Ci siamo convinte che la responsabile della comunità (la Superiora) non può essere

lasciata da sola, non può farcela da sola; ha bisogno dell’apporto di ciascuna

sorella, di una solidarietà fiduciosa e di una corresponsabilità creativa.

Abbiamo capito che la formazione non può essere relegata alla sola Madre maestra,

che ella ha bisogno di sostegno, di collaborazione, di confronto.

Abbiamo compiuto alcuni, piccoli passi, abbiamo sofferto e gioito… siamo ancora in

ricerca… non abbiamo trovato soluzioni, solo strade aperte e possibili.

Di fronte alla grande sfida odierna della formazione non abbiamo soluzioni magiche.

Continuiamo il nostro cammino di ricerca, di confronto, di responsabilità condivisa,

dove ognuna ha un ruolo preciso.

Continuiamo a costruirci nell’ascolto delle giovani che vengono e che condividono

con noi la quotidianità.

Una convinzione ci sostiene: esse hanno qualcosa di fondamentale da portarci e

regalarci: la freschezza creativa per un’incarnazione del nostro carisma in questo

preciso momento storico. Hanno i limiti e le fragilità dei giovani di oggi ma sono

ricche di coraggio, di fede, di passione per Dio e per gli altri.

Siamo consapevoli di avere, anche noi, come comunità di “sorelle maggiori” molto

da regalare loro, ma il nostro dono sarà gradito e accettato se sarà accompagnato

dalla consapevolezza che il carisma di Maddalena ci supera,

che la sua verità più profonda non sta tutta nelle nostre

tradizioni, nel nostro “aver fatto sempre così”, che Dio ha in

serbo per noi e per l’Istituto una cosa nuova che, proprio ora

sta germogliando, di cui le giovani sorelle sono, con noi,

collaboratrici.

Ci tenga sveglie tutte, allora, pronte alla ricerca, disponibili al

confronto la grande domanda che può esserci rivolta da Dio

ora, in questo preciso istante: “Non ve ne accorgete?”

Sr. Rosa Maria Rota

18

Page 19: Giornalino2

Le “ Montagne di Gemme”

Esiste nel senso comune la tradizionale accezione di <Arte>, intesa come attività

capace di proporre, nella materia abilmente forgiata secondo criteri di bellezza e

qualità, un significato esistenziale valido per ogni persona.

Nelle opere d’arte (quelle ritenute tali) si intuisce la possibilità di essere liberati dal

limite della “individualità”, della “transitorietà”, della “fugacità” di ogni cosa e della

nostra persona.

Per mezzo della luce che emana dalla bellezza dell’opera, si avverte la profezia di

una futura, pacifica solidarietà fra tutti gli uomini, una reciproca appartenenza a

Qualcuno che ci salva dai nostri limiti.

L’arte è quindi il luogo dove l’uomo incontra se stesso e gli altri come un

dono di Dio. E’ una misteriosa sorgente di vita che non si costruisce umanamente,

solo perché la bellezza divina scaturisce dall’abilità personale con cui l’uomo tratta la

materia, ma perché risveglia in tutti, attraverso l’urto del cuore, la “nostalgia per

l’indicibile”. Solo allora ci si rende conto che ciò può nascere solo grazie alla forza

della Verità, che prende forma nell’ispirazione dell’artista.

S.S. Giovanni Paolo II così si esprimeva in una sua lettera indirizzata agli artisti il

4 aprile 1999: «Ogni autentica intuizione artistica va oltre ciò che percepiscono i sensi

e, penetrando la realtà, si sforza di interpretare il ‘mistero nascosto’… In ciò che (gli

Artisti ) dipingono, scolpiscono, creano, non è che un barlume di quello splendore che

è balenato per qualche istante davanti agli occhi del loro spirito.»

S.S. Paolo VI pure, anni addietro, aveva convocato gli artisti per condividere

quanto portava in cuore a questo riguardo:

«…e se noi mancassimo del vostro ausilio – egli disse – il ministero diventerebbe

balbettante e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare esso stesso

artistico, anzi di diventare profetico.»

Il grande universo delle arti può essere la risposta di vero e di reale che ciascun

uomo porta in sé. La vera arte può spezzare le catene degli slogans e delle mode,

toccarci nell’intimo e far emergere il lato profondo della nostra umanità.

Essa è come una scossa emotiva benefica che fa uscire l’uomo da se stesso, lo

affascina attirandolo verso l’ Altro da sé. Richiama l’uomo al suo Destino Ultimo, verso

tutta la Verità che ora, umanamente, conosce in modo velato.

La vera opera nasce dall’artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. Essa,

staccandosi da lui, assume una sua personalità e diviene un oggetto indipendente, con

un suo respiro spirituale ed una sua vita concreta. Ha in sé energie creative, attive;

vive e collabora alla creazione della vita spirituale, diventa profezia.

Il suo linguaggio parla all’anima con parole proprie di cose che sono il suo pane

quotidiano e che solo così può ricevere. L’artista ne diviene il Sacerdote, esorta ad

ascoltare la voce che sussurra un invito e che viene dall’Eterno: <Io sono qui>. E

l’opera ci rivela un frammento del divino che porta in sé.

L’infinito entra nel tempo, nella storia. Si costruisce un legame tra creazione e

creatività artistica, tra cielo e terra: colori, pietre, architetture, tutto diventa una

continua evocazione dell’Invisibile.

S.F. 19

Page 20: Giornalino2

Le “ Montagne di Gemme”

…scorgo che intorno è primavera!

Istintivamente spalanco la finestra. Il sole sta per spuntare ed il suo splendore si

riflette già su tutto il panorama.

Mentre contemplo estasiata, l’orizzonte si fa sempre più vasto: non è più il “mio”

stretto orizzonte che ogni mattina contemplavo, ciò che ora vedo è tutto il lungo

stivale dell’Italia.

Lo sguardo si sofferma su un piccolo punto dell’estremo Sud: nel mare riesco a

decifrare l’Isola di Favignana, dove tre Canossiane sono già all’opera. Sono

veramente preziose perché, a detta del Vescovo di Trapani, se la Famiglia Canossiana

(Padri e Madri) se ne dovesse andare, la Chiesa scomparirebbe dall’Isola.

Ma ecco che mi ritrovo quasi improvvisamente spinta ad Oriente della Sicilia,

circondata da una vegetazione lussureggiante: Aci Bonaccorsi, cuore di tutte le

Case della Regione. La Casa è abitata da 26 Madri di cui 22 anziane. Ci si entra in

punta di piedi, sapendo di incontrare tante nostre Consorelle a cui gli acciacchi

dell’età e la malattia hanno reso pesante la giornata. Diventa un incontro festoso

quando ci si trova in quel luogo. E’ una gioia per loro avere la possibilità di

raccontare: il segno della gratitudine che si sprigiona dal loro cuore nel ripensare ai

tanti doni ricevuti dal Buon Dio lungo il percorso della loro esistenza, doni che hanno

potuto mettere in azione. Quanti bambini hanno servito, fratelli consolato, poveri

soccorso, quante fraternità riuscite a costruire! Tutto è stato grazia! Anche le “croci”

non scelte, trasformatesi in benedizione, le ha rese più simili al Divino Esemplare. In

quei volti, segnati dal tempo e dalle fatiche, pur nella disarmonia, si può scoprire la

bellezza. Dice il Sl.91,15:

“Nella vecchiaia daranno ancora frutti,

saranno vegeti e rigogliosi”…

La luce del sole si fa sempre più viva, portando la Stella al luogo più alto del giorno;

essa mi aiuta a scorgere un altro punto luminoso, tanto caro al cuore dell’Istituto:

Vimercate: una finestra che si chiude e si apre sulla Provincia Italia. Qui 60 anni fa

una folta schiera di giovani ragazze, affrontando i disagi della guerra in atto, si

preparava a partire per le lontane Missioni. Tempi duri, ma ricchi di entusiasmo, e si

cantava: “Salpare i mari, salvare un’anima e poi morire…” L’attesa fu lunga,

finalmente si aprirono le frontiere e a gruppi iniziarono le partenze, prima con le Navi

dirette nei vari Continenti, poi arrivarono gli Aerei per accorciare le distanze.

La storia ha continuato a scorrere, lasciando dietro di sé tanti ricordi. Timidamente

busso alla porta per rivedere l’Oasi che ci aveva accolto: i muri sì, sono gli stessi, ma

il resto è tutto molto cambiato. Mi avvio in Cappella. Oh, il Grande Crocifisso! Quello

sì, è ancora Lui, mi guarda ed io lo saluto in ginocchio, poi mi addentro nei corridoi

della Casa, verso l’antico Noviziato, infine l’abbraccio fraterno con tante Consorelle

conosciute: ciascuna ha una lunga storia da raccontare, non più con la sua voce

squillante, ma come un nastro che scorre lentamente, dove sono rimaste impressi

lunghi, meravigliosi racconti: i vecchi “desideri” sono lì, trasformati in un vissuto che

sa di meraviglioso. Storie che una volta leggevamo sui libri dei primi Missionari. Per

un po’ rimango senza parola, tanta è la mia emozione, poi la conversazione si

trasforma in sentimenti di gratitudine al Signore, di supplica per questo breve tratto

che ci è rimasto da compiere.

20

Page 21: Giornalino2

Le “ Montagne di Gemme”

Consapevoli che il cammino verso Dio non è mai concluso, ci auguriamo reciprocamente di

poterlo vivere nel desiderio profondo di abbracciare Colui di cui abbiamo tanto parlato senza

averlo visto. Riparto felice. Ora non chiamerei più così il vecchio Noviziato, ma un Santuario,

e prego nel cuore perché il Signore mandi ancora operai alla sua Vigna.

Il salto dalla Sicilia alla Lombardia è stato chilometrico, la stanchezza si fa sentire e scende

ormai la sera. Dove fare una sosta che possa ristorarmi nel fisico e nello spirito? Adagiato su

una distesa di verde e incastonato tra un monte e l’altro, con lo sguardo verso la catena

dell’Adamello, trovo l’alto e ridente paese di Ponte di Legno: la “Betania” dove tante

Sorelle si ritrovano dopo le fatiche dell’anno, per riposare, contemplare, godere della

squisita accoglienza delle poche Madri che gestiscono la Casa e ospitano gruppi di famiglie,

giovani, anziane. Grazie, carissime Madri, il Signore ve ne renda il merito!

Rinvigorita nelle forze, lasciandomi alle spalle le cime innevate delle montagne alpine,

riprendo il cammino, ancora verso “oriente” fino a Trieste: città di confine, ieri con la

cortina di ferro, oggi ponte tra l’oriente e l’occidente; porta dei popoli slavi verso “la terra

promessa che è l’Italia”; punto di incontro e di dialogo tra cattolici, ortodossi, musulmani.

Trieste affonda le sue radici negli abissi del tempo, portando con sé una lunga storia

nell’amore inesauribile di un Dio che parla sempre e ovunque. Grande missione e sfida oggi

anche per le nostre Madri. E’ Cristo che diventa la porta, attraverso la quale si può passare

per camminare in comunione con gli altri. La pace, la gioia sono racchiuse nell’unità, nella

condivisione con tutti, in uno scambio di quella “sapienza” accumulata in secoli di una ricca

storia.

Sulla strada del ritorno verso il Sud non posso non varcare, solo per un attimo, un’altra

porta che mi fa spingere lo sguardo sul grande mare navigato dai popoli del Sud del mondo:

Nuova Ostia… ma nella parte più povera della città, dove trovano rifugio le persone senza

fissa dimora, i drogati, quelli che non trovano lavoro e, in questi ultimi decenni, hanno

trovato spazio i cosi detti extra-comunitari, i clandestini, coloro che, in cerca di una vita

migliore, hanno affrontato le intemperie del mare e i disagi di lunghi viaggi per ritrovarsi,

sfiniti ed affamati, sulle coste della sognata Europa. Eccoli con la difficoltà di esprimersi in

una lingua diversa, sprovveduti di tutto. Per questa variegata popolazione c’è una “Gerico”,

un luogo dove trovare ristoro, una medicina, un consiglio, un aiuto fraterno, un pane per

sfamarsi: è un Centro da tanti anni gestito da alcune nostre Madri, che infaticabilmente si

prodigano per ogni fratello bisognoso, sia pure egli italiano o straniero, buono o cattivo: è il

Comandamento nuovo di Gesù: “Non solo amare il prossimo, ma farsi prossimo” scrivendo,

ininterrottamente e silenziosamente, la pagina evangelica del Buon Samaritano.

Si è fatto tardi, è ora di ritornare. Mentre affretto il passo, ripenso al dialogo che quella sera

S. Agostino e sua madre Monica hanno fatto proprio lì, a Ostia. Li ascolto:

“Avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale

di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava,

dove ci stavamo preparando ad imbarcarci.

Parlavamo soli con grande dolcezza e,dimentichi del passato,

ci protendevamo verso il futuro…” (Confessioni, Libro 9,10-11)

“Madre mia, sono felice, parlami di Dio…”

Gli occhi di Monica…si dilatano di gioia,ma non risponde…

la mano nella mano, Agostino riprende: “Parlami del tuo Dio, o Madre mia! “.

E la Madre: “E’ anche il tuo!”.

Portando con me questi dolcissimi ricordi viaggio celermente verso Potenza, nella Comunità

dove da diversi mesi sono stata trasferita. Qui le Sorelle si prodigano nella Scuola

dell’Infanzia e Primaria e nelle varie attività apostoliche in diverse Parrocchie.

21

Page 22: Giornalino2

Le “ Montagne di Gemme”

Un piccolo gruppo di Madri Anziane vive il “dono della 3° età” nella consegna al Signore delle

semplici gioie e dolori quotidiani. Proprio su ciò vorrei brevemente soffermarmi per

raccontare la mia esperienza di questo tempo, e cioè la relazione intergenerazionale tra

Sorelle anziane e giovani di cui tanto si parla oggi nei Convegni e riviste religiose.

Mi è facile incontrare qualche Madre che, appoggiata al suo bastone, lentamente si avvia

verso la Cappella…ma dietro l’angolo del corridoio ecco spuntare, rapida come la freccia del

Sud, la giovane Sorella diretta verso la sua attività… Non c’è lo scontro frontale, ma una

pronta fermata: “”Madre, ha bisogno di aiuto? Grazie, cara! Vai pure e…che Dio ti

benedica!”. Oppure la Sorella che si fa premura a tavola di preparare la sedia o l’acqua già

versata nel bicchiere per la Madre che fa fatica a muoversi…

Certamente il dialogo generazionale va oltre tali esemplificazioni, esso è molto di più:

investe il sentire e il pensare, lo stile di vita di ieri e di oggi, la visione della stessa vita

religiosa e in particolare della vita comunitaria…ma pur nella diversità credo che sia possibile

se ha come condizione l’accoglienza rispettosa dell’altro senza preconcetti, l’ascolto

reciproco della propria esperienza di vita, se la relazione ha la sua sorgente nell’unico motivo

e riferimento che ci fa stare insieme: l’amore appassionato al Signore Gesù e lo stesso dono

carismatico.

Dalle esperienze vissute in questi anni e dalle comunicazioni che ci giungono dalla neo-

Provincia Italia colgo che il dialogo intergenerazionale è una sfida per le nostre Comunità

oggi e per il prossimo futuro.

Sarà proprio nel vivere tale sfida che si compierà la profezia di Isaia (31,13) che dice:

“I giovani e i vecchi gioiranno e insieme danzeranno”

E’ ormai sera. Mentre chiudo la finestra le campane della vicina Chiesa dei Frati

Francescani suonano “l’AVE MARIA”- Così La saluto e La invoco:

“Santa Maria, Vergine della sera,

Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa,

e si assapora la gioia di sentirsi

accolti da qualcuno,

e si vive la letizia indicibile

di sedersi a cena con gli altri,

facci il regalo della comunione.

Te lo chiediamo per il mondo intero,

perchè la solidarietà tra i popoli

non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali,

ma venga riscoperta come l’unico imperativo etico

su cui fondare l’umana convivenza.

E i poveri possano assidersi,

con pari dignità,alla mensa di tutti.

E la pace diventi traguardo

dei nostri impegni quotidiani. (Don T. Bello)

M. Gina Letardi 22

Page 23: Giornalino2

L’ Educazione: radici e fiori di vita

Spesso se si rivolge l’interrogativo riguardo ai ricordi più felici della propria infanzia, non

può che emergere il ricordo della scuola e del tempo dei giochi. Altrettanto spesso, però, il

ricordo appare sfocato, poco chiaro, lontano, a volte anche “tipizzato” sulla base degli

stereotipi sulla fanciullezza che si apprendono in realtà dopo aver vissuto quel periodo. Al

riguardo vorrei esporre la mia personale esperienza vissuta anni fa tra i banchi della

scuola “Maddalena di Canossa” di Catania, in quanto il mio è un ricordo nitido,

limpido e talmente vivo ancor oggi da poterne apprezzare gli effetti, attraverso una

riflessione interiore sulla mia persona che fortemente si alimenta di quel ricordo.

Se penso oggi a quella realtà che comunemente chiamiamo scuola, non mi sovviene in

mente la scuola vicino casa, la riforma scolastica del ministro Gelmini, il problema della

scolarizzazione ed educazione dei giovani oggi, ma immediatamente focalizzo il ricordo a

me più vicino: la “mia scuola”. La mia scuola elementare, che tanto ho amato e a cui oggi

sono infinitamente grata per ciò che ho ricevuto e per quello che ho imparato a dare. La

particolarità che la rende tanto vicina, dal mio punto di vista, è la sua struttura interna, il

suo cuore pulsante, caratterizzato dalla presenza di un’ampia ed accogliente comunità-

famiglia.

Era importante per me, in quegli anni, poter sentire l’affetto di casa all’interno di una

realtà che da molti bambini è vissuta come esterna e lontana dalla famiglia. Per “sapore di

casa” intendo quella serenità che gli insegnanti e la comunità delle Madri Canossiane

sapevano trasmettermi, attraverso una molteplicità di attività scolastiche ed

extrascolastiche vissute intensamente: il momento di preghiera la mattina nell’atrio, le

lezioni di vita che spesso ci venivano impartite a seguito del compimento di qualche

monelleria, i canti sulla pace e la serenità nel mondo in occasione delle feste natalizia e

pasquale. Si tratta di momenti pieni di significato e contenuto che ho saputo

comprendere ed apprezzare sin da quegli anni. Il frutto più importante di quella

esperienza è, infatti, stato per me il bagaglio di messaggi che ho acquisito.

In primis il messaggio cristiano della fede che contrariamente a quanto possa apparire è

intriso di forti significati laici, da cui hanno sicuramente tratto insegnamento anche molti

alunni della scuola di religione diverse da quella cattolica. Avere fede significa essere

disposti a condurre un’esistenza insieme a Dio e non soli con se stessi, impegnarsi giorno

per giorno a ricambiare, attraverso il sentimento, il prezioso dono della vita ricevuto da

ciascuno di noi. Si tratta di un messaggio che non avrei potuto apprendere se non da

quella comunità-famiglia di cui sopra, che tanto ancor oggi si impegna nel coltivare tali

significati.

Ma la “mia scuola" ha significato inoltre vivere con estrema naturalezza accanto al

“diverso” che viene spesso considerato anche dai bambini un soggetto distante, assente,

rispetto al quale è meglio essere “diversi”. Nessuna distinzione, nessuna barriera alla

piena integrazione, tanto affetto e tanta condivisione: gli ingredienti di questa speciale

miscela. Condivisione delle gioie e delle sconfitte, del sapere e dell’arte, delle speranze e

dei sogni: questo sicuramente il valore più importante che respiravo nella mia scuola.

Oggi riesco a sognare e a confidare nelle mie forze, a trovare conforto nella fede, a

regalare un sorriso al prossimo, nell’accezione propria del termine quale soggetto più

vicino (padre, madre, amico), perché è vivo in me quel ricordo, quale magnifica

esperienza scolastica: La “mia scuola”. Ester Difrancesco (21 anni, ex alunna)

23

Page 24: Giornalino2

L’ Educazione: radici e fiori di vita

Ricevo una testimonianza da Brescia, una affezionatissima ex-alunna, Anna Turra,

docente di latino e greco, studiosa e ricercatrice di alto livello, come risulta dal

seguente curricolo.

Bresciana di nascita, pavese d’adozione, laureata in lettere classiche all’Università di

Pavia, da vari anni insegna latino e greco al liceo Foscolo di Pavia. Studiosa della

cultura del mondo classico e della letteratura cristiana antica, collabora da tempo al

Seminario di Drammaturgia Antica presso il CRIMTA dell’Università di Pavia, diretto

dalla professoressa Anna Beltrametti.

È autrice, oltre che delle Storie dalla SNIA (edizione Ibis 2007), monologhi nati

appunto come esperimento di scrittura a margine del lavoro del Seminario sulle

Troiane di Euripide, di testi, in dialogo con passi agostiniani, del Recital “Per ribellione,

per nostalgia” rappresentato in S. Pietro in Ciel d’Oro nel 2006 e del racconto “Arsdorf,

Natale 1944”, presentato nel 2008 nel Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di

Pavia nella rassegna “La guerra, le donne, la vita. Racconti di sopravvivenza”.

In relazione alla ricerca ed esperienza didattica ha contribuito con i lavori: Quei versi di

Dante… Severino Boezio in Osservatore Romano, aprile 2007; Lessico dell’Io , Lessico

di Dio in Agostino in Agostino a scuola, Letteratura e didattica, ed. ETS Pisa 2009; Dai

saperi alla sapienza, Agostino d’Ippona, in Socrate al caffè, Pavia 2010.

Ecco come Anna ricorda il “suo Liceo classico”:

Ed è cominciata la grande avventura del Liceo Classico. Nella vita ne ho apprezzato il

valore e adesso che sono insegnante anch’io, e da molti anni, mi rendo conto di quanto

ho ricevuto. Gli anni del Ginnasio sono stati laboriosi: pagine di vocaboli e verbi greci e

latini da studiare, Virgilio a memoria in metrica, a memoria il Padre nostro, le

Beatitudini e altro in greco, con la Signora Metelli che ci voleva un bene tenace e

austero; ne abbiamo apprezzato nel tempo l’intensa umanità.

Avevamo per insegnante anche la terribile madame Gardellì, nerovestita, “ne dis pas

des bêtises, parceque les bêtises pèsent!”, ma il francese lo parlo ancora. Poi il liceo!

Ho ricordi nitidissimi di quella curiosità e di quell’amore del sapere che i miei insegnanti

mi hanno suscitato, delle inquietudini sofferte dell’adolescenza, dello spirito di ribellione

che rende i giovani che cercano se stessi così irritanti e a volte irriverenti.

Ora insegno latino e greco in un liceo statale e, poiché spesso si insegna come si è

imparato, trasmetto la lingua al modo implacabile ed efficace della Signora Metelli, ma

il tesoro della letteratura certo al modo di Don Benedetti. La letteratura greca era

meravigliosa nelle sue parole, ricordo benissimo le lezioni sui lirici greci o sulla

tragedia, senza censure, proprio come deve essere una scuola di vita. Dal mathein

pathos di Eschilo,” imparare la sofferenza”, alla inconsapevole terribile colpa di Edipo e

quelle parole che ci hanno accompagnato sempre: “Edipo vince il suo destino

abbracciandolo”, quando il re, dopo una lunga inchiesta sulla contaminazione della città

trova il colpevole, se stesso, in una sofferta discesa nella coscienza e, divenuto

mendicante e cieco, proclama la giustizia degli dei. Grande Sofocle e grande Don

Benedetti che ci faceva anche ridere, con le sue battute, ma ci sorprendeva sempre,

con le connessioni tra il latino, il greco e … il dialetto bresciano o con l’acutezza con cui

ci faceva capire le peculiarità della lingua greca: “L’aoristo, al di fuori del modo

indicativo, in cui ha valore di tempo, esprime il valore puntuale dell’azione o un

mutamento di stato, quindi, non “amò” ma “si innamorò”, capite, vero?”. Eccome,

Professore!

24

Page 25: Giornalino2

L’ Educazione: radici e fiori di vita

C’erano tante suore nella grande casa di Via S. Martino della Battaglia, alcune anziane

(non so quanto, a dire il vero, da ragazzi gli adulti sembrano tutti vecchissimi), altre e

numerose, giovani, alcune frequentavano addirittura con noi il liceo.

Noi avevamo contatto con la Preside, Madre Carmela Bonomi, coltissima e

ottocentesca, con Madre Irene, segretaria, diligentissima calligrafa, e Madre Vittoria,

allora giovane e lieta, che si curava di noi prima delle lezioni e ci faceva pregare col

salmo 26: “Anche la rondine trova il suo nido …” La seguivamo talvolta con fastidio, ma

le parole del salmo mi sono rimaste impresse: “dove deporre i suoi piccoli presso i tuoi

altari, Signore mio Dio” Quella preghiera era dentro di me quando sono nati i miei figli.

Semi, gettati con fiducia, con serena speranza.

Poi M. Chiara, matematica e fisica, ci piaceva, aveva pochi anni più di noi e ci

accompagnava, le si poteva esporre un problema, anche non di matematica, e ci

ascoltava. Quanto ho studiato anch’io fisica e chimica, soprattutto, le materie che mi

erano meno congeniali, mentre le altre si depositavano naturalmente e con leggerezza

nella memoria: latino, greco, italiano, filosofia … Madre Augusta è stata un vero

“maître a penser” per me, a partire dal lessico della logica, da Aristotele a Tommaso,

da Kant a Hegel, nel segno della formazione del pensiero e della ragione. Mi ha

accompagnato nelle scelte della vita quel suo insegnamento sulla libertà che è

conquista, “assenza di coazione intrinseca ed estrinseca, nel diritto della persona ad

autodeterminarsi”; diceva:”ricordate che non è l’occasione che fa l’uomo ladro,

l’occasione fa vedere se un uomo è un ladro o no”, e quelle parole dirette sul dubbio,

sulla ricerca, sull’amore. Mi è stata accanto, nella memoria, negli anni feroci e

disperanti del dubbio, del senso di inadeguatezza, della ricerca. Le ho voluto bene.

Erano gli anni della contestazione quelli del mio liceo, gli altri studenti scioperavano e

noi a scuola, col grembiule azzurro e le gonne della lunghezza giusta. Poi, con un gesto

quasi di sfida, alcune di noi hanno cominciato a portare i pantaloni e a truccarsi in

bagno, prima di uscire dalla scuola. Sembra preistoria, ora. Nel ricordo però abbiamo

apprezzato quella “società autogestita e autonoma” di donne intelligenti, colte e

serene, che si davano del ‘lei’, ma ci donavano il senso della comunità e della carità

senza troppe prediche.

Il sabato pomeriggio alcune di noi, con la Signora Metelli e Madre Chiara, andavano a

Casa Industria, a trovare le ‘vecchiette’ dell’ospizio e a far loro un po’ di compagnia. E

ricordo che Madre Luigina andava senza paura a cercare le donne del Carmine, un

quartiere allora non certo raccomandabile, e so che anche ora vi sono Madri che

costantemente lavorano nelle carceri. Anche questa è scuola che conta.

Le mie compagne? ”Care compagne dell’età mia nova …”: Ricordo ogni volto, ricordo la

sintonia e i conflitti, le confidenze e le discussioni, i terrori ciechi e le vittorie. Ci siamo

perse di vista perché io vivo in un’altra città, ma ogni tanto ne ho notizia, quando torno

a Brescia, quando torno al mio Liceo, ad abbracciare un’amica, a condividere un pezzo

della mia vita di adulta, a ritrovare una traccia di me adolescente fra gli adolescenti

ben più disinvolti e disincantati che vi studiano ora, con un po’ di nostalgia.

Anna Turra

25

Page 26: Giornalino2

Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata

Il mondo occidentale si sta oggi scristianizzando, per questo il Religioso o la

Religiosa è una figura importante, se la si riconosce immediatamente come tale, e la

sua presenza nella società dovrebbe costituire motivo di riflessione e punto di

riferimento.

Quando da un vecchio muro, da una sua crepa spunta un rametto verde, ci si ferma

stupiti: pochi granelli di terra, un seme portato dal vento e….sboccia la vita. Non si

può non fermarsi, ammirare e pensare.

Il vento dello Spirito chiama ancora e, finchè soffia, ci saranno anime generose, felici

di rispondere. Ma la loro risposta deve essere totale, senza riserve, deve investire

tutto il loro essere, le deve rendere docili e amabili, modelli da seguire.

Il laico è molto esigente nei confronti del Prete e della Suora; da essi pretende

limpidezza di vita, disponibilità grande, generosità nel servizio agli altri, pretende

insomma un’autenticità evangelica, vuole scorgere riflesso in ognuno di essi il volto

di Cristo la cui dolcezza infinita ha conquistato il cuore più duro.

Sarebbe bello incontrare una Suora capace di ascolto, sensibile alle tue miserie,

attenta ai tuoi bisogni, in grado di consolarti non solo umanamente, ma anche con

un pensiero che elevi lo spirito, che porti il tuo sguardo verso l’alto e, attraverso la

fede, ti additi orizzonti di speranza, perché niente accade per caso e nessuna

sofferenza offerta cade nel vuoto.

Proprio fra le Canossiane ho incontrato donne meravigliose, impegnatissime, ma

pronte a concederti tutto il tempo che ti era necessario, stanche, ma sorridenti,

come dopo una giornata di riposo, dolci come la carezza di una mamma.

Ne porto in cuore un dolce ricordo e…. perché no … anche un pizzico di nostalgia.

Una laica milanese

26

Page 27: Giornalino2

Il Breviario Sacerdotale

Ore 5.30, suona la sveglia, siamo ai primi di dicembre …

la gente attende ancor prima che il sacrestano apra le

porte della Chiesa. “Perché così presto? Perché non

attendere orari più comodi?” Il primo pensiero è questo …

un po’ prosaico; poi man mano che ci si risveglia, come

quando da bambini nostra madre ci chiedeva lo sforzo di

uscire dalle coperte per andare a scuola, si ritorna grandi

e si gusta la fragranza del caffè. Quindi ci si rade e ci si

prepara per uscire …

Solo ora, quando si è in strada, prima del Breviario

cantato o salmodiato nel silenzio, emerge prepotente il

salmo della vita.

Il pastore cammina per le viuzze e vede accese le case in

cui ci si prepara per andare a scuola, ci si prepara per

andare in montagna (un mestiere duro), e per le strade si

vedono gli uomini che fanno pulizia dei resti della nostra

civiltà sprecona, fumano i tetti e gli aliti allo stesso modo,

ma senza inquinare. Una pagina di poesia antica.

Ad ogni passo dentro si risente un Salmo, il Salmo della

domenica (62): ” O Dio tu sei il mio Dio, all’aurora ti

cerco!” .

27

Page 28: Giornalino2

Il Breviario Sacerdotale

Si riaccende anche il desiderio per cui vale la pena di alzarsi presto per andare a

pregare. “Il desiderio di te, Signore, come un bisogno insopprimibile di essere

nell’aurora del mondo, di pensare ai risvegli degli uomini e delle donne, dei ragazzi e

dei bambini, degli anziani e dei morenti.

Voglio essere io a darti il buongiorno per tutti coloro che si dimenticano, per tutti

coloro che hanno sete di te e non lo sanno, per tutti coloro che hanno fame e non

sanno dove trovare il cibo. Ecco, ha sete di Dio la mia anima. Una sete di vita che è

comune a quella di tutti coloro che tornano alla luce, uscendo dalle larve della notte,

una sete di luce che è diversa da loro, in quanto so dove cercarla”.

“Così nel Santuario ti ho contemplato e ti voglio contemplare”. Io sono un prete, colui

che partecipa del risveglio del mondo, guardando a Colui che ne è l’Autore e

ringraziando per questa nuova creazione che è l’inizio di una giornata, che ci viene

incontro. La mia bocca dice la tua lode, per il giornalaio, per il barista, per l’anziana

signora che stende i panni, per il postino, per il netturbino ….

“Lode a Te, perché mi fai partecipe

di questo mistero quotidiano di risurrezione!”

Don Emilio Salvatore

28

Page 29: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

I mesi di aprile e maggio sono stati segnati da momenti intensi di vita, in

particolare, vogliamo condividerne alcuni: l’Assemblea Territoriale, aperta a tutte le

Sorelle, la festa della Santa Fondatrice, la celebrazione giubilare per tredici Madri.

Si è svolta in Casa Madre il 24 aprile, con una larga partecipazione delle Sorelle del

Territorio che hanno risposto con gioia all’invito della Madre Provinciale. Dopo un

momento di preghiera e il saluto di M. Annamaria Babbini, Vicaria Generale, presente

a Verona per la formazione dei gruppi di volontariato, ha preso la parola M. Marilena,

Superiora Provinciale, richiamando il duplice scopo della convocazione: informazione

sul cammino fatto e ascolto delle sorelle (intuizioni, desideri, attese e altro…).

L’incontro è stato caratterizzato da un clima di libertà e di serena e attiva

collaborazione delle partecipanti. È sempre molto viva l’esigenza di una informazione

che arrivi a tutte e la modalità dell’assemblea è certamente un mezzo adeguato. Da

tutte un grazie a M. Marilena e alle sue Consigliere.

, S. Maddalena di Canossa, è sempre molto sentita non solo in Casa Madre, dove si respira la memoria delle

origini, ma in tutte le comunità dislocate nel Territorio.

, la festa è stata preceduta da un solenne triduo,

aperto a tutti, con il canto dei vespri e riflessioni sui tre aspetti dello Spirito di

Gesù: “amorosissimo, generosissimo, pazientissimo”, tenute dall’Abate di S.

Zeno, Mons. Giovanni Ballarini e da P. Augusto Boscardin. La festa è stata

celebrata con molta solennità nelle messe del mattino e soprattutto ,nel

pomeriggio, con una numerosa partecipazione delle varie componenti della

famiglia canossiana e del popolo di Dio. Tutto si è concluso con un gioioso

rinfresco in serena allegria.

Gli allievi del CFP di Casa Madre, pazientemente preparati dalle Madri

Letizia e M. e Maria Grazia B., nella mattinata del giorno 7, hanno animato la

celebrazione eucaristica, presieduta da P. Mauro Boscariol, continuando poi la

festa nel cortile davanti alla statua di S. Maddalena, con musiche e canti.

In questo festoso contesto è avvenuta la

consegna degli attestati di qualifica, da

parte di Madre Marilena, arrivata giusto in

tempo, per salutare i suoi amati allievi

che hanno concluso con lei il corso di

studi.

29

Page 30: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Una testimonianza: il dono di SANTA MADDALENA

Da tanti anni sono insegnante presso il Centro di Formazione Professionale

Canossiano di Verona e la figura di Santa Maddalena mi rivela sempre aspetti nuovi

e veri che mi toccano nel profondo del cuore e della mente.

Un momento particolare è la Festa dell’8 maggio che siamo soliti celebrare con tutta

la nostra gioventù scolastica, vivace e schioppettante…. di cui conosco tante

sofferenze e speranze.

Anche quest’anno abbiamo festeggiato solennemente, con la celebrazione

dell’Eucarestia preparata nei giorni precedenti, la consegna dell’Attestato agli allievi

usciti dal nostro Centro l’anno scorso, la musica, danze e infine gelato per tutti.

Di tutto mi ha colpito sentire il profondo silenzio con il quale i ragazzi hanno ascoltato

l’omelia di Padre Mauro, la passione con la quale hanno cantato e ho contemplato

tutti i colori e le nazionalità dei nostri allievi raccolti in armonia intorno all’altare. Ho

visto nei loro occhi la Bontà, quella che è nel cuore di ogni uomo e che spesso non ti

aspetti da questa generazione apparentemente molto superficiale e un po’ “bulla”.

Ho chiesto a Santa Maddalena di aiutarmi a essere suo degno strumento e ho sentito

che tutti noi dobbiamo continuare a interrogarci su che cosa possiamo fare di più e

meglio per loro; su che cosa si possa inventare di nuovo per aiutare questi ragazzi

fragili, frastornati e talvolta molto soli.

Che Santa Maddalena ci illumini!

Una mamma docente appassionata dei giovani

- Venerdì 7 maggio con un po’ di anticipo iniziano i festeggiamenti per S. Maddalena

in quel di Bologna.

L’appuntamento è iniziato alle ore 18.30 con la S. Messa della parrocchia in

“trasferta” in via S. Isaia 63, presieduta dal parroco, don Nicola.

Un gruppo di ragazze ha animato la celebrazione. Subito dopo il semplice buffet, tra

dolce e salato, è stato l’occasione che ha permesso di scambiare qualche chiacchiera

e ricordo legato alla casa tra parrocchiani, madri e le ragazze presenti.

Sicuramente è stato un prezioso momento di comunione e apertura della comunità

che conferma la gioia del ritrovarsi insieme.

L.S.

, insegnanti, genitori e alunni della Scuola Primaria e

della scuola dell’Infanzia si sono dati appuntamento in Duomo per una “speciale”

Liturgia della Parola, in onore di santa Maddalena, nel ricordo dei 150 anni delle

missioni canossiane nel mondo.

Il momento celebrativo, presieduto dal Parroco, Mons. Silvano Mantovani, è stato

guidato dalla responsabile della scuola, M. Anna Sartori, e animato dal coro dei

genitori e dalle voci squillanti dei bambini. Nella seconda parte dell’evento, si è svolta

una graziosa intervista da parte degli alunni alle Madri che avevano già incontrato nei

giorni precedenti: Madre Bruna incaricata delle missioni nel nostro territorio e Madre

Bernardette , cinese, proveniente da Hong Kong. Si è attivato così un dialogo

interessante, che ha contribuito ad allargare negli adulti e nei ragazzi la conoscenza

del mondo canossiano che continua l’opera di Maddalena a favore della promozione

dei poveri.

30

Page 31: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

, ha avuto luogo una Tavola Rotonda sul tema:

“Educare: una sfida!” con la partecipazione del Vescovo, Mons. Giuseppe Zenti,

la Madre Provinciale, M. Marilena Pagiato, il Sindaco, l’Assessore comunale alle

politiche Sociali e le tre Consulenti psico-pedagogiche del progetto “We Care” . Il

Vescovo ha poi presieduto la bella Celebrazione Eucaristica in Duomo, animata dal

coro formato da genitori e alunni, al termine della quale, presso l’Istituto

Canossiano è seguita la benedizione e inaugurazione ufficiale del progetto “We

Care”, realizzato con il patrocinio del Comune e dell’AGESC Provinciale.

ci siamo trovati tutti insieme nella Chiesa di S.

Paolo per ringraziare il Signore di averci donato S. Maddalena. Gli insegnanti e gli

alunni erano tutti presenti unitamente ai loro genitori in un clima di profondo

raccoglimento e di gioia. La S. Messa è stata celebrata da P. Mauro Boscariol. Il

messaggio che il padre ha voluto lasciarci è stato in sintesi questo: l’attenzione

agli altri, volerci bene, vincere l’indifferenza verso i più poveri e bisognosi del

nostro amore.

Al termine della celebrazione Eucaristica l’Associazione UCID (Unione Cristiana

Imprenditori e Dirigenti) ha consegnato la borsa di studio di 500 euro alla

studentessa Tatiana Azzali, allieva di terza Liceo che si è particolarmente distinta

nell’impegno scolastico. Il Cav. Rino Speroni, ha spiegato che con questa

iniziativa si è voluto ricordare la figura del Compianto Vescovo di Fidenza mons.

Maurizio Galli il quale amava molto i giovani.

Alle ore 12,30 la Comunità ha offerto il pranzo a tutti i Docenti e operatori della

nostra Scuola:Primaria, Liceo Enac (ER)

31

Page 32: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

che ricordano anni di consacrazione.

La celebrazione del gioioso evento ha avuto due momenti significativi.

Il primo si è svolto il 29 maggio, con il viaggio a Pavia per le Madri festeggiate che

hanno potuto parteciparvi. Dopo la visita alla Certosa e il pranzo, le Madri si sono recate

alla casa dove è vissuta Madre Luigia Grassi. La comunità di Corso Garibaldi ha

preparato per loro una calda e fraterna accoglienza ed è stato per tutte un festoso

momento di famiglia permeato di gratitudine a Dio per i molteplici doni del suo Amore.

Il secondo momento è stato vissuto in Casa Madre la domenica 30, dove le Madri

si sono felicemente ritrovate per “Cantare insieme l’Amore” incontrato 50, 60, 70 anni fa

nel momento del loro Sì a Dio. Nella solenne Eucaristia, il celebran-te, P. Adolfo

Antonelli, commentando la Parola di Dio dalla liturgia della SS.ma Trinità, ha affermato,

tra l’altro, che, fin dall’eternità, ognuna di queste sorelle “è DELIZIA della Sapienza di

Dio… posta nella Chiesa e nell’Istituto” ed ha augurato a tutte di essere “vere Figlie della

Carità Serve dei Poveri, icone luminose della SS.ma Trinità”.

Il pranzo, preparato

in modo “elegante” in

tutti i suoi particolari

dal Catering “Casa

Madre”, intercalato da

canti e auguri, ha

completato la festa

che si è protratta fino

al pomeriggio. È stata

una giornata vissuta

intensamente nella

lode a Dio che

custodisce tutte nella

fedeltà del suo

Amore.

A.G.

32

Page 33: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Ora è tempo di gioia. Ora è tempo di festa!

Il 2010 consegna a tutto il mondo Canossiano un significativo motivo di festa: fare

memoria dei 150 anni della Missione Canossiana ad

Gentes e lasciamo che….

“la missione si racconti”.

Nella grande gioia che pervade tutto l’Istituto, la

Comunità di Pavia gode un diritto ed un privilegio tutto

particolare. Infatti in questa Casa è maturato, nel

silenzio, nella preghiera e nell’offerta, l’ideale

missionario che S. Maddalena portava nel cuore e che

M. Luigia Grassi ha ereditato e concretizzato.

Venerdì 16 aprile: grande vigilia! Per i cortili ed i corridoi della casa c’è movimento! Un

brulicare di Sorelle impegnate a fare ordine, ad abbellire le pareti, a porre un fiore.

Ognuna collabora ed in cuor suo medita e si prepara all’evento del giorno successivo.

Come non pensare,tra una faccenda e l’altra,al ”cuore grande di Maddalena” come viene

definito dal Rosmini? Come non immaginare quel “cuore dilatato ai quattro venti “di cui

parla il Giordani? Cuore attento ad ogni bisogno della persona, perché

“la carità è un fuoco che si dilata e tutto cerca di abbracciare”.

Questa ampiezza di “sentire missionario” che un giorno ha portato Maddalena ad

esclamare in un grande impeto di zelo: ”Andiamo Sorelle per il mondo, in cerca di anime”,

si è fatto realtà nel lontano 1860!

A sera tutto è pronto: è già arrivata da Roma anche M. Giovanna Radice in

rappresentanza della M. Provinciale. Domani - qualcuna accenna a dire - “qualcosa non

funzionerà a dovere”, ma basta ascoltare alcuni aneddoti delle nostre Madri anziane per

capire quanto sia vivo in loro il ricordo e la partecipazione a questo evento di famiglia che,

qui a Pavia, ha lasciato un segno. Così ogni preoccupazione organizzativa passa in

seconda linea.

33

Page 34: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

E’ il mattino di sabato 17 aprile. Il cielo ha un aspetto

autunnale e lascia cadere la sua azione benedicente,

attraverso una pioggia sottile.

Per noi è la prima giornata di spiritualità che ha per tema

“Andate in tutto il mondo”.

Arrivano le Sorelle dalle varie comunità, arriva anche un gruppo di Sorelle del

territorio di Brescia ed un gruppetto di Laici Canossiani ci onora della sua presenza.

Il cortile si anima; l’incontro con le Sorelle, che non si vedevano da tempo, è

festoso. Poi ci si raccoglie in salone e la festa inizia con la preghiera il cui titolo è già

tutto un programma di vita missionaria:

”Il fuoco nel cuore, ai piedi le ali”.

Bellissima l’introduzione:

“C’è una storia da narrare:quella di un uomo Gesù.

C’è una storia da narrare: quella di un Crocifisso di nome Gesù.

C’è una storia da narrare: quella di un Risorto di nome Gesù.

C’è una storia da narrare: quella di un vivente per sempre di nome Gesù…..

E’ una storia che non finisce, che fa sognare sempre nuovi cammini.

Siamo afferrati da questa storia. Ne siamo narratori e testimoni.”

Il dinamismo della preghiera ci invita a coltivare la passione apostolica di

Maddalena, ci incoraggia a camminare nella storia con tutti, in una continua

conversione alla logica del Vangelo, disposte a non cedere alla tentazione del

conformismo, dell’omologazione, accettando il rischio di vivere in situazione di

marginalità significativa, sullo stile dei profeti.

La preghiera è continuata in un’alternanza di “andate“ ed “eccomi”, mentre nel

cuore di ciascuno sgorga fervida la preghiera:

”Signore, fa’ che sempre e dovunque io sia la tua lieta notizia”.

Prende poi la parola M. Carla Barberini che presenta e sviluppa il tema della

Missione. Partendo dall’invito di Gesù: ”Andate in tutto il mondo”, porta i presenti a

comprendere che la missione oggi deve essere vista anche come missione “inter

gentes” per il fatto che le “gentes” sono anche tra noi: possono essere la famiglia,

la persona che ci vive accanto, il giovane che occasionalmente incontriamo... La

relatrice parla di missione come dialogo con la gente, come incontro tra le persone,

una missione che trae il modello dalla missione di Dio, che pone la sua tenda in

mezzo a noi e stabilisce un dialogo con noi rendendoci possibile un incontro

fraterno, fino alla comunione con tutti i suoi figli.

Il momento “clou” della giornata è la Celebrazione Eucaristica nella cappella della

casa. Don Daniele, nella sua semplicità, ci fa gustare la gioia dell’incontro con Colui

che sempre “chiama e manda” nella sua vigna. Molto vivo è lo scambio della pace,

quando ognuno dei presenti è invitato ad accompagnare il gesto con una parola di

incoraggiamento da rivolgere a chi gli è vicino.

Al banchetto Eucaristico è seguito il momento conviviale del pranzo che si è

concluso sulle note del canto “Tocca a te!” eseguito da Arianna, una nostra alunna

di quinta elementare.

34

Page 35: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Dopo una breve pausa, è il momento delle testimonianze.

Ha esordito la veterana M. Maria Candiani che, dall’alto dei suoi 90 anni, con freschezza e

brio, ha scandagliato nel suo lungo vissuto e ci ha raccontato la storia della sua vocazione

missionaria.

L’ha seguita nel racconto M. Angela Scotti, anche lei missionaria e originaria, come M.

Maria di Milano, zona La Ripa, ambiente molto religioso, ricco di sane tradizioni e di

iniziative a carattere missionario E’ stato poi il turno di M. Maria Vezzoli che ci ha raccontato il suo impegno di “servizio

ponte” tra la sua esperienza di missione in Togo (un anno), le esperienze di volontariato

educativo per i giovani ed il loro evolversi nel tempo in un cammino di continua

sensibilizzazione e apertura di mente e di cuore.

Anche M. Antonella Rocca ha contribuito al racconto della missione presentando

l’esperienza dalla prospettiva dei giovani. Veramente efficaci i due ultimi interventi

supportati da comunicazione mediatica e - si sa - le immagini vanno dirette al cuore.

La testimonianza più eloquente, presentata attraverso un video, si è rivelata quella della

nostra Sorella Maria Ho, Canossiana cinese, passata attraverso difficoltà di ogni genere e

vissuta nella sua terra, in fedeltà al carisma di S. Maddalena e nell’amore costante per

l’Istituto, per moltissimi anni, fino alla fine della sua vita. A lei va il nostro vivo ricordo e

la gratitudine per il bene seminato nel silenzio e nel sacrificio.

La preghiera conclude la nostra giornata.

La guida ci congeda ricordandoci che il cammino della missione non è sempre facile. Il

missionario è chiamato ad essere l’uomo della fede, a credere in ciò che annuncia e nella

bontà dell’uomo… Anche nei momenti più difficili la fede del missionario deve essere luce,

segno di speranza, annunciatrice di un futuro ricco di amore e di pace.

Negli ambienti dove operiamo siamo chiamate ad essere ”missionarie” che accolgono il

pressante invito di Maddalena nostra Madre:

Un grazie alla commissione regista che congeda l’assemblea invitando tutti alla prossima

giornata di spiritualità missionaria che si celebrerà il 25 settembre.

M. Laura Invernizzi

35

Page 36: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Credo siano stati la tenacia e il coraggio di Madre Teresina Venturelli, allora

Provinciale, a ridare un po’ di vitalità all’austera casa di via S. Martino a Brescia: prima

ha fatto riaprire il portone al 13 A – chiuso da alcuni anni-, poi ha sognato di nuovo

voci di persone vive nel cortile ampio, ma troppo silenzioso per una casa canossiana,

dopo la chiusura dell’oratorio. E così, quando don Andrea, Parroco della vicina chiesa

di S. Alessandro, per lavori di manutenzione, ha chiesto di ospitare nella nostra casa il

doposcuola per i figli degli immigrati, la porta era già aperta… Al doposcuola, avviato

tre anni prima in Parrocchia con l’aiuto di due Sorelle canossiane, si sono affiancati

presto i corsi di lingua italiana.

Infatti, mentre il numero dei ragazzi si era stabilizzato sui 20/25, andava crescendo la

domanda di adulti per l’apprendimento della lingua italiana. In tal modo, con un avvio

molto graduale e non senza qualche difficoltà, sei anni fa è iniziato il progetto

“Emergenza Italiano”. La struttura è semplice: 7 corsi, con gruppi di 5-12 persone, di

mattina o di pomeriggio per due volte alla settimana, da settembre a maggio, con una

decina di insegnanti (tutte professoresse in pensione o disponibili) che si alternano.

Più difficile è presentare il lavoro didattico per i vari livelli - dagli analfabeti a ragazzi

che frequentano le superiori. Nel corso di questi anni, comunque, la piccola scuola si è

attrezzata di materiale sufficiente per aiutare i 100-130 alunni che ogni anno, con il

passaparola, vengono a imparare o a perfezionare la nostra lingua in vista del lavoro o

dello studio. Oltre al materiale di uso quotidiano, con il contributo che riceviamo dalla

Fondazione Banca S. Paolo, possiamo fornire a ciascuno i quaderni e le fotocopie

necessari per la prima fase di scuola; poi, normalmente, forniamo libri di testo

parzialmente rimborsati.

Devo dire che, in questo nuovo servizio, più che l’esperienza maturata come

insegnante di italiano agli italiani, mi sono stati di aiuto la collaborazione delle

insegnanti laiche, la passione per la storia e la geografia ( e quindi l’orizzonte del

mondo!) e soprattutto un’antica vocazione canossiana e missionaria. Questo è il mio

servizio specifico, ma tutta la comunità S.Maddalena è impegnata nell’aiuto agli

immigrati, chi in casa e chi fuori casa.

Ed è bello vedere i due portoni di via S. Martino spalancati: il 13B, dove ogni giorno

passa la fiumana degli alunni delle superiori, (seguiti dalla comunità S. Martino), e il

portone al n. 13A oltrepassato, pure ogni giorno, dagli alunni del doposcuola e dei corsi

di italiano, e da tante persone che cercano lavoro, aiuto, sostegno morale, conforto…

E’ bello perché questa osmosi tra il territorio e la casa canossiana attualizza anche oggi

qualcosa del sogno di Maddalena: la formazione e l’aiuto a chi ha bisogno.

Sinceramente, non so quanto potrà continuare la scuola di italiano per immigrati. Ma

non c’è problema. Il futuro, si sa, è in buone mani. Intanto lavoriamo.

M. Silvana Bettinelli

36

Page 37: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Cena multietnica a scuola. Che senso ha? Può avere una valenza pastorale?

Sto parlando della Scuola Audiofonetica di Mompiano, dove la presenza degli

extracomunitari diventa sempre più forte. Sono moltissimi infatti i bambini stranieri

sordi, un po’ forse per problemi di igiene legati alla povertà dei paesi di origine, un

po’ perché gli stranieri lontani dalla loro terra si sposano fra consanguinei per

mantenere la loro identità culturale e religiosa. Così ci vediamo arrivare questi bimbi,

spesso anche preadolescenti, a volte non scolarizzati, doppiamente stranieri in

quanto conoscono poco la loro lingua e non sentono l’italiano… Le difficoltà sono

grandi. E allora si inventano mille cose perché possano sentirsi a loro agio, accolti,

amati, capiti. Mentre insegnanti, logopediste, logogeniste, audiologa e psicologa

danno il meglio di sé, non disdegniamo iniziative come la cena multietnica in cui ogni

famiglia cucina qualcosa di tipico del suo paese e poi si condivide. Ormai sta

diventando una tradizione, ha sempre un grande successo e crea un bellissimo clima

familiare, di grande rispetto e accoglienza, anche se le religioni sono diversissime:

cristiani, musulmani, buddisti, induisti, sick, protestanti…

Ieri, in una splendida serata di maggio, eravamo quasi in 200 e abbiamo gustato cibi

del Marocco, Eritrea, Pakistan, Filippine, Thailandia, Argentina, Brasile, Equador, Kosovo, Ungheria e… altri ancora.

Lascio la parola a Patrizio, un genitore a cui avevamo dato l’incarico di coordinare la

cena, che ci ha appena inviato una mail, che mi pare esprima bene lo spirito della

nostra cena etnica.

“Il pensiero che posso esprimere sulla cena è: bello.

Le sensazioni che ho provato, sono state molto forti ed a volte commoventi. Sono

cose che, purtroppo non provo molto spesso e che fanno bene all’anima

(specialmente alla mia). Questi momenti di amicizia e di gioia comune, di poter fare

qualcosa per gli altri, l’essere tutti amici e dimenticare tensioni e problemi, ti fanno

capire che non sei solo.

La cena etnica tenta di unire varie culture e vari spiriti.

Ho visto la famiglia marocchina farsi in quattro per aiutare, ho visto negli occhi di una

ragazzina la felicità di essere parte di un gruppo senza differenza di colore,

abbigliamento e religione.

Ho visto i nostri “volontari” correre per noi senza nessun problema.

Ho visto vecchie tensioni svanire in un attimo.

Ho visto tanti amici contenti per una idea e li ho visti farlo con gioia e serenità.

Mi piacerebbe vedere sempre queste cose, e provare queste sensazioni, ma forse è

meglio così, si correrebbe il rischio di abituarcisi.

Queste ultime 2/3 settimane, in cui mi sono dato da fare per organizzare la cena,

sono state molto importanti per me, e quello che ho provato so che mi mancherà.

37

Page 38: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Ho potuto conoscere persone nuove (tu per prima) che mi hanno aiutato a capirmi e

con cui penso possa nascere una bella amicizia fondata sulla comprensione e sulla

gioia comune di fare qualcosa di buono per la scuola ed i nostri bambini.

Tutte cose che ho provato solo quando andavo in Africa a lavorare per l’ospedale a

Watamu o in Sudan a prendere Bakhita (NdR: Patrizio ha adottato Bakhita, una

bimba sudanese sorda di sei anni).

A volte ho proprio bisogno di fare queste cose.

Sono felice che mi abbiate dato la possibilità di fare tutto questo, e spero di

continuare a potervi aiutare.

Mi è piaciuto, mi sono divertito e sono contento.

Ti ringrazio molto, ti abbraccio e ti auguro una buona domenica.

Ci vediamo lunedì”. Patrizio.

Ho ricevuto un'altra breve e.mail:

“E’ stata una serata bellissima! Non avrei mai pensato che potesse essere una

iniziativa così stimolante e arricchente! Per me che sono al primo anno nel Direttivo

dell’Associazione dei Genitori è stata una occasione importante, che ha fatto cadere

vari pregiudizi. Ho conosciuto gente nuova con caratteristiche e abitudini diverse

dalle mie. Persone simpatiche e volenterose... Esperienza sicuramente da ripetere.

L’ amicizia è una bellissima cosa, così come il rispetto, da coltivare giorno per

giorno, creando le occasioni giuste . Grazie a tutti per il bel lavoro svolto” . Simona

E un’altra ancora:

“Serata di una bellezza commovente. La cosa che mi ha colpito di più è che nel

pomeriggio, nella grande cucina della scuola, con il passare del tempo si

mescolavano le voci, gli odori e aumentava la confidenza... in cucina gli odori

portano ricordi e si crea spesso qualcosa di magico che unisce perché la familiarità

che ne nasce fa sentire tutti a CASA....

Ah, per me è stato bello anche accompagnare a casa quella mamma kossovara,

ma soprattutto la ragazzina che per tutto il pomeriggio si è data da fare, credo che

anche lei si sia sentita a casa. Era davvero felice.

Di nuovo grazie a tutti, sono stata davvero contenta di esserci. Grazie!”

Sr. Piera Opizzi

38

Page 39: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Tre, due, uno e via si incomincia! Il fischio di inizio dà il via alla 2^ edizione della

“Partita del cuore”. Si tagliano i cordoni che legano stretti 50 palloncini, 25 gialli e 25

blu che, uniti, volano verso il cielo, verso l’immensità.. Due colori, due facce della

stessa medaglia, il giallo che rappresenta la Scuola dell’Infanzia e la sezione

Primavera e l’azzurro la Scuola Primaria, due realtà di un’ unica struttura consolidata,

la Scuola Canossiana di Potenza.

Vi chiederete: ma di quale partita stiamo parlando e chi la gioca?

E’ la partita di tutti i papà della scuola., un incontro di calcio il cui punto di forza è

stato la voglia di stare insieme, di conoscersi e di confrontarsi.

Tutto doveva essere perfetto per gratificare i papà, ringraziarli per la loro esistenza,

per quello che fanno per figli, per i sacrifici cui si sottopongono per assicurare un

tenore di vita dignitoso alle proprie famiglie in questi momenti così di ristrettezza per

tutti.

Per novanta minuti le due squadre si sono date da fare al massimo per difendere

ognuna i propri colori, mentre facevano da cornice alla gara spalti gremiti da bambini

e genitori che sono stati protagonisti indiscussi della festa, garantendo, per tutto il

tempo del “Derby del Cuore”,un supporto caloroso e sempre composto.

La radiocronaca è stata affidata all’ insegnante di Inglese, Giovanna Valente, arbitro

dell’incontro il docente di educazione motoria, Luigi Garramone.

Dopo novanta minuti tra falli, punizioni e fuori gioco, la partita si è conclusa con la

vittoria della squadra della Scuola dell’Infanzia con un lapidario 4-1 .

Il trofeo della manifestazione viene consegnato dal Parroco, Fra Leone, e dalla

Coordinatrice Didattica, M. Antonella La Porta.

La S. Messa, nella memoria liturgica di S. Giuseppe, e una zeppolata finale

concludono la bella giornata che ha visto riunite le oltre 300 famiglie della scuola.

Rosanna Giugliano

Presidente del Consiglio d’Istituto

39

Page 40: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Il viandante guarda la torta. Si vede che ha fame e si capisce che sono tanti giorni

che non mangia. Poi alza gli occhi e, guardando quella massaia, le chiede: “Scusi

signora, questa strada porta alla chiesa?”. La donna risponde: “Certo! Dove può

portare una strada se non alla chiesa?”.

Ma… noi sappiamo bene che non tutte le strade di questa terra portano a una

chiesa; è necessario percorrere molte strade prima di poter arrivare a una chiesa e

alla propria chiesa. E’ capitato qualche decennio fa ai nostri emigranti. Sono dovuti

partire dall’Italia dovendo lasciare, oltre la casa, anche la loro chiesa e hanno

dovuto percorrere molti chilometri prima di incontrare un’altra casa con qualcuno

che offrisse loro qualcosa da mangiare.

Questo oggi capita agli immigrati che sbarcano sulle nostre coste. Anche loro sono

gente che si è lasciata alle spalle una casa e spesso anche una chiesa. Il non poter

ritrovare nella terra ospitante forme e modi di pregare e celebrare il proprio rito

religioso, disorienta e rende più indifesi di fronte alle prove e alle sofferenze della

vita.

Sulla scia di questo

messaggio, ieri, presso

l’Istituto delle Suore

Canossiane di Cosenza, è

stata celebrata la

preparazione alla Pasqua

ortodossa con la presenza

di Padre Alexandru Toma,

mandato qui in Calabria dal

Patriarcato Rumeno per seguire i propri fedeli.

L’incontro è stato organizzato dal Centro di ascolto S. Bakhita delle Suore

Canossiane in collaborazione con l’Associazione Lavoratori Stranieri del

Movimento Cristiano Lavoratori di Cosenza. Molti i fedeli presenti e partecipi

alla preghiera che si è svolta rigorosamente in lingua rumena, qualcuno anche

visibilmente commosso perché, dopo tanti anni, ha potuto pregare secondo il

proprio rito.

Ci spiega il Padre, con un po’ di difficoltà nell’esprimersi perché da pochissimo in

Italia, che questo momento di preghiera, vissuto ogni sera, durante la Settimana

Santa, prepara i fedeli ortodossi alla celebrazione della Risurrezione di Cristo.

E la Pasqua Ortodossa è stata celebrata quest’anno, a Cosenza, sabato 3 aprile,

alle ore 23.00, presso la Chiesa di S. Agostino, nel centro storico della città.

Un grazie sentito a Mons. Nunnari, per aver concesso ai nostri fratelli ortodossi,

lontani dalla loro terra, la possibilità di ritrovarsi insieme a celebrare la loro Pasqua

e di potersi scambiare il tradizionale augurio pasquale:

Maria Pangaro

Associazione Lavoratori Stranieri MCL Cosenza

40

Page 41: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

L’ amore misericordioso di Gesù Crocifisso oggi si attua nella storia della

neonata Rom Maria Anisora.

Storia che si snoda in tappe:

° antefatto

Monalisa, una Rom di quindici anni, bella mora, alta, con un fisico da modella, viene

al Centro d’ascolto “Bakhita” per frequentare la scuola informale. Riesce a

conseguire la licenza media mentre, nello stesso tempo, tutta la famiglia dalla

capanna, lungo il fiume Crati, si trasferisce in una casa, in affitto, nel desiderio

d’integrarsi nel contesto sociale cosentino. A un certo momento la ragazza si

allontana dal Centro; la si ritrova più tardi ai semafori a chiedere l’elemosina.

Compare dopo un certo periodo nelle condizioni di ragazza in attesa e abbandonata.

° attesa: fantasia della carità

Mobilitarsi in équipe per dare un aiuto concreto alla ragazza è obbligo di fraternità

solidale quindi ci si mobilita per un intervento pastorale, psicologico, medico... Si

attende nella gioia e nei preparativi: corredino, culla, passeggino...Il tutto per

condividere le lacrime di un’ adoloscente in difficoltà e per testimoniare, con la

nostra vicinanza, la tenerezza di Dio Padre verso ogni sua creatura in necessità. I

nove mesi trascorrono tra le lacrime di chi è lasciata sola e la gioia della vicinanza

affettuosa e concreta dei genitori, del sacerdote della Parrocchia ortodossa calabrese

e dei laici volontari: suore, assistenti sociali, insegnanti, medici. amici...

° nascita

Il 1° aprile, GIOVEDI’ SANTO, nasce Maria Anisora un esserino di 1,700 Kg con

grossi problemi di salute, già annunciati dai medici. Messa nel reparto intensivo, si

aspetta il peggio. Non c’è tempo da perdere per assicurare alla piccola neonata la

figliolanza di Dio col Battesimo. Cosa fare? Si parla con la mamma, e poi di corsa

dal Primario. Avuto il permesso, il 2 aprile, VENERDI’ SANTO, entro in camera

intensiva insieme alla mamma e, commossa, con le lacrime agli occhi e la gioia nel

cuore, verso l’acqua e pronuncio le parole: “Maria Anisora, io ti battezzo nel nome

del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Il sangue e l’acqua versati dal costato del Crocifisso operano la salvezza.

SABATO SANTO Padre Alexandru Toma, Ortodosso cristiano rumeno, completa il rito

amministrando a Maria la Cresima.

La Passione, Morte e Risurrezione di Cristo continuano la loro efficacia nella Chiesa.

Grazie Signore, immensamente grazie.

° Epilogo felice per Maria

Maria fa tenerezza nell’ incubatrice, sembra migliorare, ma, improvvisamente,l’8

aprile entra nella Patria Celeste.

° La Storia continua...

Monalisa è da aiutare a continuare a vivere... si segue con particolare affetto, è

serena, comincia a rendersi utile e si sta provvedendo a iscriverla all’ Istituto

Alberghiero.

A Settembre frequenterà il primo anno. Affidiamo la sua crescita umana, spirituale,

culturale alla nostra Mamma celeste, Maria.

Sr. Serafina Martilotti 41

Page 42: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

“Siamo 67 ragazze universitarie, provenienti da

svariate città italiane e da altre europee, impegnate

in un progetto di formazione culturale: siamo qui

perché abbiamo deciso di condividere una parte del

nostro cammino in un contesto ricco di storia passata

e di ospitalità umana e cristiana.

Vorremmo ringraziarLa per avere accettato il nostro

invito, per essere venuto a farci visita e a

condividere con noi questo mercoledì sera!

Siamo sicure che il suo passaggio lascerà un segno e

sarà una pagina nuova di questa storia … !”.

E’ con queste parole che mercoledì - 14 aprile - una studente del Collegio, a nome di

tutte, ha accolto il Patriarca Angelo Scola, accompagnato da S.E. Mons. Beniamino

Pizziol – Vescovo Ausiliare - e da Mons. Valter Perini – Vicario Episcopale per

l’Evangelizzazione e la Catechesi.

Erano presenti anche il

nostro parroco, Mons. Silvano

Brusamento, e don Marco Scarpa,

quale responsabile della Pastorale

Universitaria.

La visita era stata

precedentemente preparata in un

momento assembleare, in cui le

studenti avevano approfondito il

significato della Visita Pastorale

alla città di Venezia – centro

storico, e della persona del Vescovo, lasciando poi emergere i molti interrogativi che

abitano il loro cuore, in relazione alla fede, alla Chiesa e a varie problematiche

sociali.

Così, dopo un primo momento di accoglienza e di presentazione, il Patriarca

Angelo si è posto in ascolto di alcune domande, scelte dalle studenti tra le molte

emerse.

42

Page 43: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Il dialogo, svoltosi in un clima di familiarità, è stato molto significativo, e ha

coinvolto le ragazze con entusiasmo e … un pizzico di curiosità!

Qual è il messaggio che il Patriarca ci ha lasciato?

“Ciò che ciascuno di noi ha in cuore è la felicità, intesa come compimento

buono di sé, come compimento dei desideri profondi costitutivi dell’io, e la libertà,

come condizione fondamentale per un percorso che realizza l’io secondo tutta la sua

pienezza.

Io credo che il criterio di fondo debba essere unitario, perché l’io non si

compie se non in unità, e deve essere un criterio con cui investire gli affetti, la

modalità di riposo, il lavoro, e - in questo momento per voi – soprattutto lo studio, la

ricerca …. Ci vuole praticamente un’ipotesi interpretativa della realtà, per non buttar

via questo tempo e per non rischiare di pregiudicare il futuro. Ci vuole cioè una

direzione di cammino, un senso da dare alla vita. Senso vuole dire significato e

direzione di cammino.

Questo senso della vita deve tenere dentro e rispondere alle domande ultime

che noi abbiamo nel cuore, che ogni uomo ha nel cuore, che lo dica o non lo dica!”.

Il Patriarca ha poi incoraggiato la nostra

piccola comunità a continuare con

entusiasmo e dedizione il servizio

formativo alle studenti universitarie, in

quanto la vita fraterna che noi viviamo “è

la forma voluta da Cristo stesso … per

testimoniare la bellezza del fatto cristiano

nel vivere gli affetti e il lavoro”. Ci ha

inoltre ricordato che compito della

comunità educante è “educare l’altra

persona a trovare la sua strada verso Dio

… perché cresca fino a raggiungere la

piena maturità di Cristo”.

Infatti, rivolgendosi alle studenti, così si è espresso: “Perché le Figlie di Maddalena di

Canossa si danno la briga oggi di costruire una comunità di studentesse universitarie

in questa città? Perché ci sia il luogo in cui si innesti uno stile di vita comunitaria,

nella tensione alla felicità, costruita in libertà, che voi avete nel cuore”.

La serata si è conclusa con un semplice

rinfresco, durante il quale le studenti hanno

avuto la possibilità di accostare personalmente il

Patriarca e i suoi collaboratori.

Con cuore grato abbiamo ringraziato il

Signore Gesù per la presenza fra noi del

Pastore della Chiesa di Venezia, che “si è

fermato a casa nostra … per vivere insieme la

gioia e la fretta comune per la presenza del

Risorto” (dalla “Lettera di indizione della Visita

Pastorale”- aprile 2005).

Comunità di San Trovaso - Venezia

43

Page 44: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

E’ sempre una festa incontrarci. Quando è tanto tempo che non ci si vede, ancor

di più. E poi... se si festeggia un anniversario, quello della propria

consacrazione, è una vera solennità.

Così è avvenuto nel nostro territorio domenica 9 maggio. Tredici Madri su 24,

che ricordavano il loro sì, sono giunte a Padova, accolte da Madre Adriana, per

vivere un intenso momento celebrativo.

Tutto si è svolto in un clima fraterno. Il momento di preghiera che ha elevato

l’anima e il corpo attraverso le immagini, la musica e il canto; l’Eucaristia come

nuova alleanza nel presente per un futuro ricco di speranza perché Lui solo è la

nostra vera vita.

Il pranzo, un vero banchetto nuziale... con tanto di torta augurale. Con la

proiezione delle immagini di Maria e il canto del Magnificat, ciascuna ha ripreso,

con tanta gioia, la strada verso la propria comunità portando con sé la

benedizione del Papa e l’icona di Maria.

44

Page 45: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

….. E’ il simpatico e propositivo tema, scelto per l’anno 2010, dall’Associazione

“Arcobaleno” che opera nell’area del volontariato feltrino.

L’attività dell’Associazione è complessa e variegata, include nelle sue attività il

“museo dei sogni”, e un museo di “pietre srotolate” provenienti da 168 paesi

presenti nei 5 continenti della terra quale segno di unità e fraternità umana.. Nella tre giorni (14 – 15 – 16 maggio 2010 ) dedicati all’approfondimento del

tema, attraverso varie e qualificate iniziative predisposte a dare corpo all’idea

del “colorare la Costanza” diamo spazio al racconto di due di queste iniziative

dove la scuola canossiana è stata coinvolta. 1. Sabato 15 maggio- Mostra dei lavori degli alunni delle scuole. I ragazzi della

scuola si sono fatti presenti con lavori di artistica: disegni colori su tavole e

in legno. Alla realizzazione del progetto hanno collaborato gli insegnanti di

religione, tecnologia e disegno.. I lavori molto curati e finemente realizzati

degli alunni delle classi di seconda media sono stati molto apprezzati per la

tecnica utilizzata, che ha richiesto un lavoro assiduo, paziente e costante

e ha portato a pregevoli risultati. 2. Domenica 16 maggio - Premiazione a persone che nella vita quotidiana

hanno coniugato volontariato e costanza. Fra i premiati, una ventina

provenienti da Bologna, Verona, Vicenza, Treviso e del feltrino, fra questi la

nostra Madre Itala Boscariol per il suo lungo impegno nell’area educativa a

Feltre.

Nel salone dell’Associazione gremito di persone vi è stata la consegna del premio.

In un clima vivo di intensa umanità e simpatia dopo la lettura della motivazione

per il premio, i rappresentanti degli enti segnalatori, sindaci, presidenti di

Associazioni, presidi hanno consegnato il premio costituito da una litografia di Vico

Calabrò.

45

Page 46: Giornalino2

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Durante la consegna sono state raccontate tante storie di persone che con

semplicità, umiltà e costanza hanno compiuto i loro normali servizi con grande

dedizione facendo del bene e divenendo nella quotidianità silenziosi maestri

per le giovani generazioni.

Madre Itala era stata segnalata così dal Preside della Scuola:

“Gentile direzione della Comunità San Francesco, in merito alla vostra richiesta di segnalare un docente spesosi per il bene comune, ci permettiamo di indicare il nome della prof.ssa M. Itala Boscariol, docente di Storia, Geografia e Latino, presso il nostro Istituto, da molti anni. Ha contribuito a formare diverse generazioni di educatori e cittadini del Feltrino, del Primiero e dell'alto Trevigiano, con dedizione e spirito di servizio, spendendo i propri talenti mossa dal desiderio di contribuire alla crescita culturale e al bene comune del territorio in cui si è trovata a vivere la propria missione educativa e religiosa. Grato per l'iniziativa mi auguro che la proposta possa essere accolta e mi rendo disponibile per ulteriori informazioni.

Stefano Serafin - Preside Istituto Canossiano Feltre

Ha concluso l’incontro il fondatore delle associazione “Arcobaleno”, sig Aldo

Bertelle con un significativo e appassionato discorso, nel quale brevemente ha

dato le ragioni del “colorare la costanza”, affermando che il mondo oggi ha

bisogno di tenerezza.

Piccolo gesto di tenerezza è il rito che ogni sera lui e i suoi collaboratori,

chiudendo il museo, fanno: una carezza al mappamondo per salutare chi

in quel giorno ha lasciato la Terra per il Cielo e una seconda carezza per

chi durante il giorno è venuto al mondo perché sia accolto, ascoltato e

accompagnato.

46

Page 47: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

Ci si può chiedere perché un Capitolo, come l’ultimo nostro, orientato alla

riflessione su Voti e Consacrazione, abbia sortito come dominante il tema del

cambiamento.

E’ noto come l’odierno contesto socio-culturale evidenzi chiaramente nelle

nostre pratiche di vita e di lavoro e negli stili che le contrassegnano l’ inadeguatezza

della nostra misura di contemporaneità alle esigenze dell’oggi e siamo consce delle

conseguenze che ne derivano, soprattutto nella relazione coi giovani, visti anche

sotto il profilo del loro orientamento vocazionale.

Una constatazione che purtroppo non coinvolge solamente noi e che,

comunque, per noi, Famiglia Religiosa che ha concepito la propria performance

istituzionale nell’ormai lontano Ottocento, assume una particolare rilevanza, dato

che il nostro Carisma apostolico ci chiama a militare, con la Chiesa, nella Storia.

Per decifrare all’insegna, come si suggerisce oggi, della marginalità il Kairos

che sta nel nocciolo della nostra situazione occorrerebbe sviluppare, come “Corpo“

e come “Singoli Membri”, una mistica dell’umiltà evangelica di stampo antico,

capace di tonificarci nelle acque delle origini e di esprimere, anche sul versante

testimoniale, il fascino di un messaggio significativo, almeno per chi lo voglia

ricevere.

Comunque sia, sta di fatto che noi siamo chiamate a cambiare, anzi, ad

assumere - visto che l’accelerazione culturale è la cifra del presente e del futuro-

una mentalità di Cambiamento. Ciò verrà, senz’altro, a chiederci molti adattamenti

istituzionali e strutturali che comporteranno, a loro volta, mutamenti di abitudini e

di prospettive. Dall’oasi relativamente tranquilla delle nostre consuetudini, dei nostri

riferimenti affettivi, ambientali e culturali all’inedito di nuove realtà.

Dall’autocentratura sui nostri vissuti, i nostri processi identitari, la nostra storia

all’apertura cordiale a st rie e vissuti diversi. Da un determinato spazio geografico

ad altri, diversi spazi.

Buon per quelle di noi – Italiane tutte, più o meno, abbastanza datate

(indipendentemente dall’età cronologica!) - che approdano a questo traguardo con

qualche grado ancora di plasticità. Perché non è per nulla facile, anche solo dal

punto di vista psicologico, morale, socio-culturale “rientrare nel seno della propria

madre” a meno che un po’ di ”inquietudo cordis”, di sana voglia di non abitare

impunemente il presente, non ci sia stata sempre un po’ ”di casa”!

Tornando al tema preposto al Capitolo (Voti e Consacrazione) E’ evidente che

ad un certo punto deve essersi imposto il quesito se, quella che emergeva

implicitamente dalla lettura delle risposte ai Questionari pre-capitolari (per quanto

poco rappresentative fossero), non fosse la denuncia di un vuoto, e la conseguente

domanda di ricomprensione profonda di alcune realtà fondanti la nostra vita, realtà

che giacciono, sotto le incrostazioni di formalismi, abitudini mentali e costumi

abusati, in attesa, senz’altro di un rinnovamento di Look, ma soprattutto di nuove e

vivificanti prospettive di vita.

L’usura minaccia ogni realtà umana, anche la più bella come quella dell’amore

e tutti, più o meno, se vogliamo essere sinceri, ne abbiamo qualche esperienza.

Lo leggiamo nei ritmi ripetitivi delle nostre pratiche di vita, nella qualità della

nostra preghiera e del nostro modo di essere sorelle, nella natura e nel tenore dei

nostri scambi interpersonali e comunitari. Ed è troppo sbrigativo addossare

responsabilità solo agli stili che hanno governato le nostre convivenze o alla qualità

47

Page 48: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

moralistica e formale della nostra formazione.

Molti indizi chiamano in causa anche noi: la insufficiente cura per la bellezza e la

crescita della nostra qualità di vita, l’inascoltata domanda del nostro bisogno di

autenticità , la non assunzione sincera delle nostre responsabilità missionarie, fuori e

dentro la Comunità, la verità e la determinazione della nostra volontà di convertirci.

Diciamo, allora che è, anche e prima di tutto, un altro e un più radicale

cambiamento quello che ci si aspetta e che si deve chiedere a noi stesse.

Ed ecco che nella solenne Ouverture del Documento finale del Capitolo ci si

prospetta una Visione che ci riporta, pari pari, al Progetto della Fondatrice e, al

contempo, alla scelta dei nostri vent’anni, quasi a ricordarci che il nuovo non può

essere che la proiezione in fuga di questo splendido antico.

Ed ecco, di seguito, ci vengono offerti alcuni suggerimenti pedagogici

(Paradigmi, Ambiti, Processi ecc) allo scopo di evitare che l’esito della ricerca di una

migliore qualità di Vita Consacrata non resti affidato ad una semplice rivisitazione

teorica di valori (quante cose ormai abbiamo mentalmente apprese e sappiamo anche

dire agli altri!) e neppure si limiti ad una rimonta emotiva di buoni propositi di cui

l’esperienza ci ha evidenziato ad usura la scarsa affidabilità.

Motivazioni socio-culturali, riferimenti di valore, paradigmi, ambiti ,

processi… Ecco, ci è proprio stato detto tutto. Ce n’è a sufficienza per rendere

complicata la lettura dell’Atto Capitolare e, va detto per completezza, la non facile

decodificazione pratica delle sue piste operative.

I due anni che ci separano dall’ultimo Capitolo stanno, comunque e chiaramente,

mettendo in evidenza che la difficoltà maggiore sta altrove ed è precisamente nella

domanda di fondo: vogliamo, veramente, cambiare?

Ovviamente, non cambiare tutto, non cambiare per cambiare. Chi non sa che

abitudini e tradizioni sane sono una grande riserva di energie e di prassi collaudate? E

chi non sa che il mondo ha potuto progredire grazie alle preziose eredità lasciateci da

chi ci ha preceduto?

Il cambiamento col quale ci si deve confrontare, oggi soprattutto, è una

domanda che ci abita da sempre, come umani, nomadi e rabdomanti di felicità. Esso

è - vista pure la nostra altrettanto forte propensione alla “sedentarietà”, nel senso

anche deteriore del termine, - un combattimento contro la pigrizia, il quieto vivere,

l’istinto a sotterrare il talento del nostro spazio vitale.

Un combattimento richiede obiettivi, un piano strategico, una militanza coraggiosa,

un buon livello di guardia ( paradigmi e processi, appunto! ) Il nostro combattimento

richiede, anzitutto, voglia di combattere, convinzione di doverlo e poterlo fare e,

pertanto, pressante istanza allo Spirito Santo sul cui potere di rigenerare ciò che è

arido, malato, freddo, fossilizzato.. sono state dette le cose più belle.

Gesù poneva come condizione per ricevere la sua acqua viva la sete di essa (Giov.

7,37 ), tuttavia sappiamo che Egli ha promesso anche di concedere tutto ciò che gli

si chiede con fede: e dunque l’acqua e la sete.

Dopo tutto il dono della sete è la prima e indispensabile condizione per chi ha per

missione specifica di affezionare altri al godimento dell’Acqua Viva. Ricorda un noto

adagio che: ”Per invogliare all’acqua un asino che si rifiuta ostinatamente di bere, si

deve mettergli accanto un altro asino che sia posseduto da una irresistibile

inesauribile sete”.

Per concludere. Può essere che più di una di noi, dalle sagge profondità della sua

lunga esperienza, possa bonariamente ritenere eccessiva tutta questa enfasi sul

Cambiamento. Chi è che non sa che “nulla è nuovo sotto il sole” e che sulla

raschiatura dei nostri palinsesti si tornano sempre a scrivere le cose che altri hanno

già scritto?

Ma sul nuovo dello Spirito non si può negoziare: come minimo (ma è poi cosi

“minimo”? ) ne andiamo di mezzo noi ed è un po’ sconfortante, visto che viviamo una

volta sola!

M. Isa Roda 48

Page 49: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

No

Non molto tempo fa l’ Unesco ha solennemente dichiarato le DOLOMITI “Patrimonio

dell’umanità”..

All’interno di questo patrimonio naturale è situato anche un pezzo del Territorio “San

Marco” : … allora, con un certo orgoglio, anche noi possiamo dichiarare che …. il

Territorio San Marco appartiene all’umanità….

Chi inizia a percorrere un viaggio per raggiungere le Comunità Canossiane situate oltre

la pianura padana, Caerano San Marco, Valdobbiadene, Feltre e Fonzaso, si avvicina

proprio ai piedi di questo “patrimonio”.

Le vette che si protendono al sole, i boschi, i prati con i loro fiori variopinti, i ruscelli, ci

parlano: dalla loro muta cattedra condividono saggi, preziosissimi consigli, invitano ad

aprire soprattutto gli occhi del cuore.

Bisogna accostarsi alla natura e amarla per imparare: ma, che cosa?

- Imparare a chiudere la porta del cuore a ciò che non edifica: così fa

la genzianella quando giunge il buio della sera, il freddo del vento,

l’oscurità delle nuvole.

49

Page 50: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

- Imparare a ricominciare sempre da capo, dopo che la nostra fragilità

ci ha dato segni di debolezza: così insegnano gli alberi del bosco travolti

da una valanga e colpiti dai sassi; piagati e piegati trovano ancora la forza

di tendere verso l’alto con nuovi germogli, di piangere silenziose lacrime di

resina che sanno cicatrizzare le ferite….e ricominciare.

- Imparare ad avere una grande attenzione, predilezione per chi è

più fragile: così fa la marmotta, sentinella al momento del pericolo che

rischia per avvertire le compagne: solo quando tutte sono al sicuro si

china, si nasconde e pensa sé.

- Imparare a ritessere, giorno dopo giorno, le relazioni fraterne:

così insegna il ragno quando qualcuno ha rotto il capolavoro della sua

ragnatela, magari con un gesto di sconforto.

Il mattino dopo la puoi ritrovare rifatta, perché il ragno ha perdonato e ha

riparato il tutto con lavoro fiducioso.

Anche chi vive tra i monti, senza far rumore, i veri montanari sanno insegnare alti

valori:

- il vivere in sobrietà, in silenzio.

- il custodire gelosamente quei tesori che sono lo spirito più alto del

montanaro: la Fede, la Speranza, per donare la Carità.

Essi vedono susseguirsi le stagioni.

Tutto passa anche lassù, tra le Dolomiti.

Sì, tutto passa…: resta solo ciò che ognuno ha saputo innalzare oltre le vette, oltre la

volta celeste…, oltre quel tremendo nostro quotidiano: i frutti della carità

nell’umiltà... e la gioia di appartenere ad una grande Famiglia Religiosa che porta in

sé il dono del

M. Giulia Gallocchio

50

Page 51: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

24 Marzo. L’arrivo delle Superiore dai vari Territori delle 13 Regioni d’Italia, delegate alla Consulta Nazionale, è una festa di baci ed abbracci

fra Sorelle che si rivedevano a distanza di anni, dopo numerose e diverse

esperienze apostoliche e svariati servizi.

La celebrazione della solennità dell’Annunciazione di Maria Vergine ci coinvolge nell’ “ Eccomi, io vengo…” di Gesù, confermato da quello di Maria, come commenta Padre Augusto Boscardin nella breve, ma viva

omelia della Santa Messa.

In assemblea, Madre Paola Canziani introduce il momento di preghiera

facendo memoria di quanto Dio ha operato attraverso le Sorelle che ci

hanno preceduto ed esprimiamo i nostri Grazie, ravvivando la speranza e la fiducia nell’aiuto del Signore e di Maria all’inizio dei nostri lavori.

La Madre Provinciale, Madre Marilena Pagiato, definisce la Consulta Nazionale come la tappa successiva alle Consulte Territoriali nelle

quali si sono coniugati i 2 processi, ridimensionamento e rivitalizzazione, con lo scopo di offrire elementi validi al raggiungimento

di una decisione. Ci invita alla disponibilità, all’ascolto, nella consapevolezza/fiducia che Dio è presente nella storia, e all’apertura/integrazione nei confronti dei

contributi offerti sia dalle Sorelle, sia dai relatori (P. Augusto e Dott. Centurioni).

L’intervento “sapienziale” di P. Augusto ricupera i criteri carismatici di Santa Maddalena per le sue fondazioni.

Egli puntualizza i destinatari (i miei amati poveri) e la “gratuità” come stile di servizio, principi che dovrebbero sostenere il nostro discernimento

sulle modalità di rivitalizzazione delle opere esistenti per renderle più adeguate e significative nel contesto storico odierno.

Il Dott. Alberto Centurioni chiarisce il tema della sostenibilità e della significatività delle nostre attività nella situazione attuale.

Il discorso si snoda nella esemplificazione della positiva collaborazione tra religiose e laici i cui ruoli e funzioni vanno riconosciuti e rispettati in un difficile equilibrio di concretezza e trasparenza.

51

Page 52: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

Viene ribadito più volte che il dialogo, il confronto aperto, la definizione dei

compiti con obblighi chiari e reciproci, concordati senza condizionamenti, promuovono una decisione condivisa che evita anche lo sperpero del

patrimonio dell’Istituto e rinvigorisce la significatività della testimonianza del carisma.

Successivamente, le Sorelle si impegnano nel laboratorio di studio e di ricerca ed esaminano il panorama delle opere presenti nei rispettivi Territori.

In Assemblea, dopo la preghiera dei Vespri, Madre Adriana Sicilia annuncia con gioia la nascita del Giornalino: “Una finestra sulla Provincia” che

viene accolto con entusiasmo da tutte le Sorelle che lo vedono un’utile opportunità di comunicazione e di scambio di notizie fra le 103 Comunità Canossiane d’Italia.

Il Venerdì di Passione ci richiama alla devozione di S. Maddalena per la

Vergine Addolorata e a lei Madre Giovanna Radice ci invita a rivolgerci perché ci aiuti nel discernimento.

Il lavoro svolto dalle Sorelle dei cinque TERRITORI per ridisegnare il futuro, tenendo presenti tutti i dati raccolti, viene esposto in Assemblea.

Emergono interrogativi, dubbi incertezze e… sogni ad occhi aperti. Si parte dall’esistente, cercando di individuare qualche ipotesi di realizzazione

significativa.

L’entusiasmo si mescola alle perplessità, alle paure di fronte alle numerose necessità, alle situazioni difficili di cui prendiamo atto allargando gli orizzonti ai Territori dell’intera Provincia Italia.

Come possiamo soddisfare tutti i bisogni, così impellenti, con le nostre deboli

forze ? Ma…

se rinnoviamo lo slancio fiducioso nel suo

aiuto.

Sr. Gabriella De Lorenzi

52

Page 53: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

Ventisei marzo, tardo pomeriggio. Tornando in aula si ha sentore che ci si stia

avvicinando al momento cruciale. M. Marilena incalza chiamando un “territorio”. Qualcuno

ci casca e chiede: “Ma quale?”.

Appunto, quale?

Il giorno precedente ci eravamo dedicate con tanto zelo e non senza qualche sofferenza

ad un esercizio che ci aveva appassionato:

“Ridisegnare il futuro per territorio tenendo presente:

o la realtà del territorio, o le richieste della Chiesa locale e della realtà civile e sociale, o la possibilità di attuare criteri di significatività, o i tre ministeri di carità, o le domande delle giovani sorelle,

o 4/5 realtà significative per il futuro.

Alla mattina avevamo ascoltato, non senza trepidazione, le relazioni dei gruppi territoriali.

Successivamente, rimescolati i gruppi (una per territorio), dovevamo “Costruire delle

ipotesi a livello italiano di specifiche comunità che rispondano ai criteri di significatività

di vita fraterna e ministeriale, caratterizzata dall’intergeneratività e aperta ai bisogni di

oggi”.

A ben notare le consegne erano le stesse. Cosa c’era di cambiato? Certo lo spazio, molto

più esteso; gli elementi, enormemente accresciuti; gli attori, pardon, le attrici, quante e

con quali differenze! Sottolineare questa evidenza può sembrare banale, ma per chi era

là, in aula, in quel momento, non è proprio stato così. La percezione che il gioco stia

veramente cambiando è stata forte e, condividerla, ci sembra doveroso. Cambiate le

condizioni bisogna riprendere le misure, modificare le mosse, inventare altre strategie,

ma sarà sufficiente?

Ieri, 17 aprile 2010, sono stata a Pavia per i 150 delle nostre Missioni e, con mia grande

sorpresa, ho scoperto che alle origini dell’opera di Madre Grassi ci sono stati dei sogni,

diremmo oggi, delle “visioni”, come, del resto, è accaduto alla nostra Madre Fondatrice e

a Bakita.

Cambiate le condizioni del gioco c’è bisogno di sogni! Ma forse ne basterebbe uno solo,

condiviso.

Quali sono gli elementi di un sogno? Tento di individuarne alcuni, guardando queste

nostre Madri:

Primo - il Signore, Lui c’è, è presente!

Secondo – i Suoi Interessi: quel che importa a Lui…

Terzo - un grande Amore per Lui, meglio, lasciarci amare da Lui, una buona volta!

Quarto - vivere in comunione: da sole valiamo una “cicca” e facciamo ben poco …

Quinto – prestare attenzione, tanta, incondizionata a chi non conta (povero) e dargli

quel che il Signore, per Grazia, ci ha dato!

L’elenco può continuare. L’ordine non ha valore gerarchico.

A tutte noi, a chi c’era alla consulta di Roma e a chi stava a casa, aspettando… “novità”,

un augurio e una preghiera: il gioco sta cambiando ma perché torni a funzionare c’è

bisogno di un Sogno. In poche parole che qualcuno torni a sognare...

Sr. Gabriella Oneta 53

Page 54: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

Sono giunta al termine della mia “esperienza sabbatica” e con piacere scrivo alcune

osservazioni.

Ho trascorso un periodo, circa otto mesi, presso la Comunità Canossiana di Via

Don Orione, a Roma. Mi sono sentita subito accolta con cordialità e simpatia dalle

Madri, simpatia che ho ricambiato in un rapporto di amicizia semplice, ma sincero.

Ho frequentato, per due semestri, alcuni corsi di teologia presso l’Università

Gregoriana: corsi di teologia biblica e morale, la rivelazione nelle tre religioni

monoteiste: cristiana, islamica ed ebraica, storia della chiesa, il cinema nella

ricerca religiosa. Tutti corsi guidati a livello eccellente da docenti, noti anche per

pubblicazioni, che molte di voi conoscono: la prof.ssa Costacurta, il prof. Brodeur,

il prof. Bonifacio, il prof. Bastianel, la prof.ssa Abignente, la prof.ssa Calduch, il

prof. Pani, il prof. Baugh, e tanti altri. Ma non solo le lezioni in sé sono state

importanti, anche il contesto: tanti, tanti studenti, sacerdoti, seminaristi, suore,

laici, di ogni provenienza ed etnia, con la ricchezza propria delle varie culture e

delle varie esperienze.

Devo dire che per me è stato importante, oltre che interessante, immergermi a

tempo pieno nell’approfondimento spirituale e culturale di queste tematiche; è

stata la possibilità di rivedere, da vicino e con continuità, il percorso fatto in tanti

anni di vita religiosa: la motivazione, l’impegno, la preghiera. Importanti le

occasioni di preghiera, in Comunità, in Università, o in alcune proposte a cui ho

liberamente partecipato.

Senza dire che il contesto della Città di Roma è affascinante: le basiliche, le chiese,

i palazzi, le fontane, i monumenti, le piazze, il colore caldo dei Fori Imperiali, le

mostre, i riferimenti storici che ad ogni passo si affacciano a ricordare le ferite, le

sofferenze, ma anche le positività della nostra vicenda storica italiana.

Forse c’è un po’ di enfasi nel mio scritto, perché sono molto contenta di questa

possibilità che mi è stata offerta. Voglio ringraziare tutte le persone che me l’hanno

resa possibile: M. Marilena, Provinciale, M. Antonietta, Territoriale, M. Marisa, la

mia Superiora, M. Rosangela, la Superiora di via Don Orione che mi ha accolta con

tanta premura e generosità. Grazie, di cuore!

A questo punto vorrei permettermi di dire che forse altre Sorelle, che hanno

lavorato una vita nel silenzio, senza chiedere nulla, forse sentendosi talvolta

ignorate, potrebbero trovare una occasione di ripresa spirituale e psicologica in una

esperienza di questo tipo. Non necessariamente secondo il modello che io ho

sperimentato, ma secondo i bisogni o le aspettative.

Penso che sarebbe importante, oltre che utile, per la nostra Provincia Italia,

investire sulle persone, oltre che nelle ristrutturazioni o ricostruzioni o soluzioni

tecniche. Senza la pretesa di dare consigli ….

Grazie per la pazienza se siete arrivate fino in fondo

Sr. Chiara Comini

54

Page 55: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

Dal 20 febbraio al 13 giugno 2010, è allestita presso le

Scuderie del Quirinale di Roma, una mostra dedicata al “genio

lombardo” Michelangelo Merisi detto il “Caravaggio”.

L'esposizione, ideata da Claudio Strinati e curata da Rossella

Vodret e Francesco Buranelli, presenta il percorso pittorico del

Caravaggio in luce del tutto dinamica ed innovativa.

Infatti, le opere si susseguono in ordine cronologico: dall'infanzia artistica del pittore

fino al raggiungimento della celebrità.

Il progetto, ideato per celebrare il IV centenario della morte del grande artista e

posto sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, nasce sotto l'egida e per

volere della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etno-

Antropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.

Tra le principali opere, presenti nelle sale delle Scuderie vi sono: la Canestra di

frutta (fiscella) dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, il Bacco dalla

Galleria degli Uffizi di Firenze, Davide con la testa di Golia dalla Galleria Borghese di

Roma, I musici dal Metropolitan Museum di New York, il Suonatore di liuto del

Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, l'Amor vincit omnia dallo Staatliche Museum

di Berlino e altri capolavori dai più importanti musei d'Italia e del mondo.

Percorrendo le sale, l'emozione del visitatore è grande nel soffermarsi sui colori e

sulle figure possenti di cui si coglie l'interiorità.

Da ciò si evince l'innovazione pittorica del Caravaggio, il quale lancia le basi, con il

suo genio artistico, per la pittura moderna.

La luce che squarcia la tela, i personaggi del quotidiano (il “Bacco”), la natura

ritratta nella sua decadenza tipicamente barocca (la “Canestra di frutta”), l'umanità

ed il realismo dei protagonisti anche delle tele a tema prettamente religioso,

l'autoritratto del pittore stesso in alcune raffigurazioni ( “Davide con la testa di

Golia”), rendono l'opera dell'artista lombardo unica nel suo genere.

Le opere catturano, coinvolgono, fanno rivivere l'umanità ed i sentimenti dei

protagonisti della scena, trascinano lo spettatore nel Seicento, nella sua

quotidianità, con i suoi abiti, con il suo arredo. Il tutto viene rappresentato

dall'Artista lombardo con una grande costruzione formale e scenica tipica della

rappresentazione barocca, scissa al suo interno tra una classicità tipicamente

rinascimentale e una tensione e partecipazione moderna.

Le tele trasmettono “pathos” grazie dall'uso della tecnica pittorica del chiaroscuro,

che raffigura la stessa contrastata personalità del Caravaggio.

Percorso sicuramente da seguire e da vivere, quello proposto nelle sale delle

Scuderie del Quirinale, che si pone, quindi, come un nuovo e appassionato

momento di riflessione, un'occasione unica per penetrare l'essenza dell'arte del

pittore "terribilmente naturale" e riflesso pulsante della realtà.

B.G.

55

Page 56: Giornalino2

Parliamo di … (notizie varie)

Volti e linguaggi nell’era crossmediale

Un’ esperienza di Chiesa

Ho partecipato con gioia al Convegno “Testimoni Digitali” che mi ha fatto rivivere

l’esperienza di Chiesa fatta a “Parabole Mediatiche” (7-9 Novembre 2002), dove la

Chiesa che è in Italia, per la prima volta aveva chiamato a raccolta le varie entità

presenti nel Paese nel mondo della comunicazione e della cultura.

A quest’ultimo Convegno (22-24 aprile 2010) però, non ero sola; tra i 1400

partecipanti, animatori delle comunicazioni sociali e della cultura, vi erano pure M.

Adriana Sicilia e Sr. Maria Carla Frison, in sostituzione di Sr. Chiara Comini, che

hanno partecipato con entusiasmo, mentre altre Sorelle erano presenti

all’affollatissimo incontro conclusivo col S. Padre nell’Aula Paolo VI.

Il Convegno, che ha pure mostrato il cammino fatto finora dalla CEI nel campo delle

Comunicazioni sociali, ha posto l’accento soprattutto sulla necessità di formare ill

soggetto, cioè l’animatore della comunicazione e della cultura. E’ risuonato in

molti modi che la “posta “ in gioco del “continente digitale”, dove la gioventù

naviga a suo agio per intessere relazioni, è troppo importante per lasciare i

giovani in balia di giochi di potere e dei colonizzatori della rete. Lo ha subito

fatto notare il Segretario generale della Cei, Mons. Mariano Crociata nel suo discorso

introduttivo, affermando che “ l’ambiente digitale – con il suo linguaggio ludico, fatto

di suoni, immagini e interattività – è emotivamente e affettivamente coinvolgente” e

quindi carpisce il cuore dei giovani.

Mons. Claudio Giuliodori, Presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e le

Comunicazioni Sociali della CEI ha affermato che “si tratta di abitare il nuovo

territorio … senza perdere di vista la natura propria della testimonianza

cristiana che non può in alcun modo prescindere dalla peculiarità dell’incontro e

della sequela di Gesù Cristo e da una concreta esperienza di vita nella fraternità del

suo corpo ecclesiale.”

E il Card. Angelo Bagnasco, Presidente della Cei, ha precisato: “La Rete, in un certo

senso, rappresenta per noi gli “estremi confini della terra” che il Signore Gesù

domanda di abitare in nome della nostra responsabilità per il Vangelo. La nostra è

anzitutto testimonianza di Gesù, cioè capacità di rimandare, di rinviare alla

trascendenza della sua opera e della sua missione”.

I vari Relatori, religiosi e laici, nei loro interventi, hanno fatto rimbalzare a più riprese

le parole “ fede, discernimento, decoder, educazione, confronto,

testimonianza, missionarietà” in relazione al soggetto e al contenuto.

Alla fine del Convegno Papa Benedetto XVI, confortato dalla

presenza di tanti animatori della comunicazione e della cultura,

convenuti nell’ Aula Paolo VI, ci ha invitato a “ qualificarci

abitando anche questo universo con un cuore credente,

che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso

comunicativo della rete… offrendo agli uomini che vivono questo

tempo «digitale» i segni necessari per riconoscere il Signore….

La rete potrà così diventare una sorta di "portico dei gentili",

dove "fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora

uno sconosciuto… Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella

programmazione pastorale.”

M.R.

56

Page 57: Giornalino2

Calendario dei prossimi Appuntamenti

26 – 28 giugno Consiglio Provinciale Verona - Casa Madre

3 – 10 luglio Settimana di Formazione e Esperienze

10 - 17 luglio Settimana di Volontariato per Adolescenti: 15-18 anni

(ROMA - Ist. Canossiano Via Don Orione)

8 - 10 luglio: Convegno !° Ministero – VENEZIA - S. Trovaso

17 - 24 luglio: Settimana di Servizio e Spiritualità per Adolescenti: 17-19 anni

(ROMA - Ist. Canossiano V. Don Orione)

23 – 27 luglio: Esercizi spirituali ex Allieve d’ Italia –Fonte Avellana - PS

24 – 31 luglio Campo Solidale per Giovani: 19–30 anni Servizio e Cammino di

Spiritualità - ROMA (Ist. Canossiano V. Don Orione)

6 – 8 agosto Scuola di Preghiera per Giovani 20–35 anni

ROMA (Ist. Canossiano Via Don Orione)

3 - 7 sett. Consiglio Provinciale – Roma - V. Don Orione

15 settembre Festa d’Istituto: Maria SS.ma Addolorata

25 settembre “La Missione si racconta” -2° Giornata di Spiritualità Missionaria.

4 – 8 ottobre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione

9 ottobre Convegno Giovani - Pavia C.so Garibaldi

16 ottobre: Incontro Ex Allieve Pavia C.so Garibaldi

2 – 6 novembre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione

13 – 14 nov. Seminario della Famiglia Laicale Canossiana - Verona – S. Fidenzio

57

Page 58: Giornalino2

Freschi di stampa

(documenti di Chiesa – Novità librarie)

Suggeriamo la lettura dei seguenti Testi:

1. Documento C.E.I., Annuncio e catechesi per la vita cristiana -

Lettera alle Comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del

Documento di Base “Il rinnovamento della catechesi”

2. Documento C.E.I., Vademecum per la pastorale delle parrocchie

cattoliche verso gli orientali non cattolici

3. Cattolici nell’Italia d’oggi – Un’agenda di speranza per il futuro del

Paese. Documento preparatorio per la 46^ Settimana Sociale dei Cattolici

d’Italia

4. Vincenzo Paglia, Franco Scaglia : “In cerca dell’anima”

Dialogo su un’Italia che ha smarrito se stessa

5. Luciano Regolo: “Natuzza Evolo” l miracolo di una vita, Ed. Mondadori

6. Joan Chittister (benedettina) “Il dono degli anni – Invecchiare con

grazia”

7. Agata Piromallo Gambardella, nel saggio "La comunicazione fra incanto

e disincanto” (FrancoAngeli)

8. GianCarlo M. Bregantini – Volti e Luoghi di una Chiesa Giovane

Ed. Isg

58