Date post: | 01-Apr-2016 |
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SOMMARIO Mille e più gemme…. p. 2 La Parola della Fondatrice oggi p. 3
Noi … del Consiglio p. 4 Ministeri e Dimensioni p. 6 I Laici Canossiani p. 10 Nel Segno delle Missioni p. 14 L’Oggi di Dio per il Domani p. 17 Le “Montagne di Gemme” p. 19 L’educazione: radici e fiori p. 23
Provocazioni Laiche alla V.C. p. 26 Il Breviario del Prete p. 27
La Voce dei Territori p. 29 Parliamo di… p. 47 Prossimi Appuntamenti p. 57 Freschi di Stampa p. 58
Un raggio di luce inatteso mi raggiunge quasi danzando. Mi avvicino alla finestra
socchiusa, che si apre sul chiostro interno del vecchio Monastero Agostiniano – ora Casa
Madre dell’Istituto – e ne spingo lentamente i battenti. La visione che accolgo mi riempie
di tenerezza…
Baciate dal sole, giovani gemme, turgide di vita, si tendono verso l’alto dai vecchi
rami dell’albero che, robusto e lieto, raggiunge le nostre finestre al terzo piano con
evidente soddisfazione. Le nuove gemme sembrano occupate a condividere l’un l’altra la
gioia di vivere insieme, il sogno di un futuro vicino, ricco di colori e di luce, da poter poi
raccontare … Anche se consapevoli di essere piccole e fragili, tutte sentono dentro di sè il
respiro dell’Amore infinito che le abita e le attrae, timide o coraggiose che siano, verso
l’azzurro profondo del Suo Sguardo, verso il calore di una vita intensa e significativa che
sempre trasforma l’esistenza in <puro dono>.
La tensione verso l’alto delle piccole gemme del nostro giardino gradualmente lascia
spazio ad una visione nuova, ad una realtà molto più preziosa e vicina al cuore di tutte
noi: la nostra Provincia Religiosa, affidata direttamente alla cura materna della Madre
Fondatrice: S. Maddalena di Canossa.
Le mille e più <gemme> che la compongono sono sparse su tutto il territorio
italiano: dalle Alpi nevose nel Nord alle torride estremità dello Stivale ove “il dolce <sì>
suona”. Pur dando spazio adeguato e rispettoso alla lingua nazionale, il vernacolo di
ciascuna Regione persiste nel tempo, quasi per affermare la significatività della sua storia
e la ricchezza dei suoi valori umano-spirituali, siano essi esplicitati o semplicemente
sottesi. Anche le persone – che siamo noi! – rivelano temperamenti differenziati e
caratteristiche somatiche assai diverse. Siamo <gemme> nate dallo stesso ceppo, ormai
lontano nel tempo, ma portatrici di differenze culturali inconfutabili, che esigono ancora
veri cammini di fraternità per raggiungere il traguardo da tutte desiderato: la comunione.
verso chi è diverso da noi, chi rivela una umanità inedita, un pensiero non collaudato, una
tensione verso il Bene che, da sola, nessuna di noi saprebbe gestire nello stile del Risorto.
Egli soltanto può aprire le nostre menti e condurre i nostri cuori alla libertà e alla
bellezza dei figli del Dio Vivente. Noi siamo certe che, camminando con noi, Egli lo farà …
ecco, già lo sta facendo …!
I.F.
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La Parola della Fondatrice nell’oggi della storia
L’attuale numero, il secondo per la verità, di: “Una finestra sulla Provincia”,
esce a estate iniziata. Un’estate strana quella del 2010, caratterizzata da
un’alternanza di caldo e di fresco, di sole e di pioggia, in misura varia su tutta
la penisola.
E’ un po’ l’immagine anche del momento critico di discernimento che stiamo
vivendo, con momenti di luce e di ombra, di sollievo e di sospensione.
E’ la stagione che il Signore ci dà di vivere e noi l’accogliamo dalle sue mani,
cercando di fare nostri i sentimenti di fiducia, di confidenza e di speranza di
Maddalena, nostra Santa Madre.
“Mia cara figlia – scrive a m. Elena Bernardi – non vi fu mai istituzione novella se Dio degnasi di piantarla senza contrasti e nessun Istituto sarebbesi stabilito, se tutti i primi membri avessero appoggiata sulla base della vita di chi il Signore si degnava chiamare a cominciarlo, la loro risoluzione. Possono giustamente dire che quelli erano santi ed è verissimo, ed io non conosco neppure il nome della santità (…)”
E prosegue con trepidazione:
”Le dico che l’unica cosa che mi faccia temere si è le nostre miserie, e la poca corrispondenza alle Divine Misericordie (…). Nondimeno per impegnare il Signore ad assisterci in questo momento di maggior bisogno, raccomando anche a loro (…) un maggiore studio nell’esercizio delle due virtù predilette dal Signore, l’umiltà cioè, e la mansuetudine” (Madd. a Elena Bernardi, 01.31.1818 - Ep. III/1, Lett.1056)
Maddalena, dunque, ci incoraggia ad andare incontro a quanto il prossimo
futuro ci riserva, rimanendo alla scuola di Gesù che continuamente ci ripete:
“ Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).
Estate! Tempo di distensione fisica e spirituale, di ripresa e di preghiera più
prolungata.
Lasciamoci rinvigorire dagli stessi sentimenti di Gesù e dilatiamo il nostro cuore
nella carità e nell’unione fraterna.
Concludo con lo stesso augurio della nostra Fondatrice a M. Domenica Faccioli:
“ Il Signore vi conservi sempre unite in carità, questa bella unione fa provare un paradiso in questo mondo, ed un altro nell’altra vita” . (Verona – 9. 11.1825, Ep.
III/1, Lett. 1606 )
Coraggio, sorelle! “Dio ci assisterà essendo Egli colla santissima di Lui Madre l’unico nostro conforto”. M. Giovanna Radice
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Noi … del Consiglio
Gratitudine
“ Se la gratitudine è la memoria del cuore, è con sconfinata gratitudine al Signore
e alle sorelle che ci hanno preceduto che vogliamo rileggere le impronte del suo
amore nel cammino della nostra storia…”
Con questo sentimento, celebrato anzitutto in un intenso momento di preghiera, il
Consiglio Provinciale ha vissuto la Consulta nazionale, svoltasi a Roma-Ottavia, dal
25 al 27 marzo u.s.
Eravamo presenti, oltre alla Madre Provinciale, m. Marilena Pagiato, sei
Consigliere; assente, per motivi di salute, m. Giovanna Ciusani. E’ parso, a noi del
Consiglio, di vivere, in modo singolare, una tre giorni di “consiglio allargato”,
durante il quale ci siamo arricchite di intuizioni e di suggerimenti pervenutici da più
parti.
Ascolto
Con le 25 superiore elette, rappresentanti i cinque territori, ci siamo fatte attente
uditrici della parola di P. Augusto Boscardin che ci ha ricordato i criteri carismatici
che hanno guidato Maddalena nella fondazione delle sue prime Case e lo stile di
gratuità e di amabilità che, come Figlie della Carità, Serve dei Poveri, ci deve
contraddistinguere anche oggi, unitamente al fuoco della carità.
Il realismo del Dott. Alberto Centurioni ci ha seriamente interpellate: “Come
prenderci cura, oggi, della complessa realtà canossiana in Italia?”
All’interrogativo inquietante non è facile rispondere, ma condivisa è stata
l’attenzione a coniugare la significatività carismatica delle opere con la loro
concreta sostenibilità.
L’aiuto di esperti e saggi laici diviene, perciò, indispensabile, specie per gli aspetti
tecnici e amministrativi.
Discernimento
La discussione in assemblea e le chiarificazioni offerte da M. Marilena ci hanno
preparato al discernimento successivo, attuato in un primo momento, a livello
territoriale e poi, interterritoriale. La presenza, in ogni gruppo di lavoro, delle
Consigliere territoriali (M. Adriana Sicilia ha sostituito M. Giovanna Ciusani) ha
permesso di facilitare la ricerca e di allargare lo sguardo – specie nel secondo
incontro -, oltre i confini territoriali per abbracciare interamente la Provincia
italiana, dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest.
Proprio perché “consulta”, non si è arrivate a prendere alcuna decisione concreta,
ma certamente a raccogliere nuove luci e a maturare un senso di maggiore
appartenenza alla Provincia “ S. Maddalena di Canossa”.
Come recita il documento “Vita consacrata”, tutte noi, Consiglio Provinciale e
Superiore locali, abbiamo avvertito con convinzione che davvero “de re nostra
agitur”, si tratta cioè della nostra realtà, della realtà italiana di cui prenderci cura
con saggezza e amore.
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Noi … del Consiglio
Sintesi
L’esperienza di consulta nazionale che ci ha viste personalmente coinvolte, vivamente
partecipi e interessate, si è conclusa con l’intervento della nostra Madre Provinciale che
con quattro “parole chiave” ha sintetizzato il cammino percorso: conoscenza, futuro,
sguardo più ampio, carisma incarnato.
Conoscenza: Senza conoscenza è, ovviamente, impossibile discernere; ma
se non tutte possiamo avere una conoscenza diretta di ogni realtà, è sempre
possibile a ciascuna rimanere aggiornate, interessarci e ricorrere alla lettura
dei documenti della Chiesa e dell’Istituto.
Futuro: Il futuro, specie quello prossimo, ci coinvolge da vicino, chiamate
come siamo a coniugare insieme due processi: il ridimensionamento e la
rivitalizzazione. Il primo è certamente motivo di sofferenza per tutte, ma il
ridimensionamento è esigenza indilazionabile finalizzata alla vita, secondo la
legge evangelica del grano che muore per portare frutto. Quello che stiamo
insieme cercando è di essere nella Chiesa e per la Chiesa
“ il minimo Istituto” di Maddalena, animato dalla passione per i poveri e in
ricerca di nuove strade per “ soprattutto far conoscere Gesù”. Guardiamo al
futuro – ha invitato M. Marilena - con fiducia e con in cuore la speranza
teologale.
Sguardo più ampio: Siamo sollecitate a superare i nostri particolari confini.
Stiamo camminando insieme e ci è chiesto coraggio, trasparenza, libertà
interiore e tanta fiducia. Se vogliamo approdare ad essere veramente un’unica
Famiglia è necessario che dialoghiamo, che cerchiamo insieme “ciò che è
buono, vero e giusto”,alla luce dei criteri evangelici e carismatici che non sono
mai negoziabili.
Carisma incarnato: Non c’è carisma senza incarnazione e l’incarnazione vera
avviene tenendo conto del tempo storico che viviamo e dell’ambiente culturale
in cui operiamo. Essa poi si attua, per noi, pur nella povertà delle nostre
risorse, attraverso il dialogo intergenerazionale. E’ la passione per il carisma,
attinto alle Fonti, e per l’umanità del nostro tempo che può permettere al
“dono” che Dio ci ha fatto di conservare la sua significativa autenticità. Il
carisma autenticamente vissuto nell’oggi è la nostra “goccia” nel mare della
Chiesa, ma senza la nostra”goccia”, la Chiesa sarebbe più povera.
Conclusione Al termine, benedicendo il Signore che ci ha guidate con il suo Spirito, abbiamo scelto
tre atteggiamenti da vivere:
1. La solidarietà con il nostro Istituto in Italia, una solidarietà “critico-costruttiva”,
che non rinuncia ad esprimere le proprie intuizioni, ma che sempre le offre per
edificare.
2. L’investimento personale, cioè la messa in gioco di quello che siamo e il proposito
di crescere nella mentalità di cambiamento
3. La preghiera costante e l’ascolto della Parola di Dio per attingervi nuovo slancio e
vigore per la nostra vita personale, comunitaria e ministeriale.
La rivitalizzazione della nostra Provincia “S. Maddalena di Canossa” dipende
dall’apporto di ciascuna sorella e di ogni comunità.
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Ministeri e Dimensioni
"OLTRE L'EMERGENZA: CONTINUITA' E PASSIONE EDUCATIVA"
Si è svolto sabato 29 maggio presso l'Aula Magna dell'Istituto "Matilde di Canossa" di
Como l'ottavo Convegno educativo canossiano, che quest'anno ha avuto come titolo "
OLTRE L'EMERGENZA: CONTINUITA' E PASSIONE EDUCATIVA".
Dopo il benvenuto della Preside, Marisa Gini, a nome
della comunità educante canossiana di Como, la
moderatrice, Vera Fisogni, del quotidiano "La
Provincia" ha introdotto i relatori, due figure di alto
livello nel campo dell'educazione e della vicinanza
alle giovani generazioni: S.E. Mons. Diego
Coletti, Vescovo della Diocesi di Como, e Madre
Marilena Pagiato, Superiora Provinciale
dell'Istituto Canossiano in Italia.
Come sintetizzato nel titolo, gli interventi dei relatori si sono
concentrati su "passione" e "continuità" nell'avventura educativa; il primo aspetto, come
ben delineato da M. Marilena, è la forte motivazione che spinge l'adulto ad impegnarsi
nell'educazione delle nuove generazioni, pur con fatica e non poche difficoltà, specie nella
complessità storico-culturale dell'oggi. Il secondo termine, quello di "continuità", ha
senso, secondo Mons. Coletti, se il tempo di educare viene vissuto gratuitamente,
consapevoli che "si educa solo insieme", riscoprendo la dimensione di prossimità della
persona umana e prediligendo il "tu" di una relazione interpersonale autentica e non
utilitaristica.
Entrambi gli interventi hanno saputo catturare l'attenzione del pubblico presente,
composto da educatori - genitori, insegnanti, religiosi - ma anche da parecchi alunni
dell'Istituto Canossa, i quali hanno colto i numerosi spunti forniti con grande
comunicatività da parte del Vescovo e di M. Marilena.
La moderatrice ha ricondotto ad una sintesi di ampio respiro le testimonianze udite e le
numerose domande giunte dalla platea, focalizzando l'attenzione sulla possibilità che
l'incontro possa essere il punto di partenza per "costruire ponti" con il mondo educativo,
laico e cattolico, affinché l'emergenza di cui si è spesso discusso passi in secondo piano
rispetto alla certezza di trasmettere ai bambini e ai giovani valori fondanti e il desiderio
di scoprire il senso della vita all’insegna della speranza.
Per gli educatori, il messaggio finale è stato quello di perseverare con coraggio
nell'educare, dando ai giovani fiducia e strumenti per conquistare la propria autonomia;
gli alunni, invece, sono stati invitati a domandarsi il perché delle cose, a pensare con la
propria testa, a non accontentarsi: a fare, cioè, della propria vita una destinazione e non
un destino.
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Ministeri e Dimensioni
- FIDENZA
1912 – 2012
Ci stiamo avvicinando al cento anni di
presenza dell’Istituto Canossiano sul
territorio Fidentino.
In tutti questi anni, davvero tanti
sono stati i colleghi e le Madri che
hanno profuso la loro professionalità
nell’educazione, seguendo l’intuizione
di S. Maddalena di Canossa.
Essi hanno lasciato un’impronta molto
bella.
Capita spesso di incontrare persone
che, con riconoscenza ricordano tempi
della loro formazione presso l’Istituto,
sia essa stata presso il lontano
Oratorio e la Scuola di lavoro, il
Collegio, o la Scuola Elementare,
piuttosto che al Liceo e alla
Formazione Professionale.
Ora il testimone è passato a noi. Ora tocca a
noi, nel solco tracciato da Maddalena di
Canossa, dare vita ad uno stile educativo
nuovo, vero, capace di far emergere tutta la
positività e la ricchezza delle giovani
generazioni.
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Apri il tuo sguardo allo stupore e alla
meraviglia. Renditi capace di vedere.,
analizzare, confrontare,...Guarda in
profondità le cose...Questo è conoscere
Istituto Canossa
Ministeri e Dimensioni
“Riuscirà la scuola di oggi a trasmettere alle nostre bambine «virtù» e «conoscenza», con
tutte le attenzioni e l’amorevolezza che la loro tenera età richiede?”. Questo
l’interrogativo che, in quanto papà e mamma, ci siamo posti nell’affidare alla scuola
primaria e dell’infanzia (delle Canossiane, nel caso specifico), le nostre figlie, Ginevra ed
Eugenia.
Un dubbio e un interrogativo forse, anzi, sicuramente illegittimi. Avevamo infatti “scelto”
questa scuola, fra tante, contravvenendo persino alla nostra storica predilezione per
l’istruzione pubblica perché sin dal primo momento in cui abbiamo messo piede
nell’Istituto ci siamo sentiti accolti - nell’accezione più profonda del termine - come solo
una autentica, rassicurante e sapiente famiglia sa far sentire. Accolti nella professionalità,
nell’umiltà, nella straordinaria intelligenza emotiva e cognitiva delle maestre (“prima
mamme e poi maestre”) e delle suore (molto presenti e vicine), degli assistenti, dei
volontari, e di quanti via via abbiamo imparato a conoscere e stimare. Per non parlare
dell’eccezionale interscambio che unisce, nelle varie classi di questo istituto, bambini
cosiddetti normodotati e ipoudenti; o della possibilità di fondamentali full immersion nella
lingua inglese, per la presenza di insegnanti madrelingua; o, perché no, della disponibilità
di tutta una serie di importanti supporti strutturali, quali ampie e luminose aule, laboratori
scientifici, informatici, linguistici, musicali, parco giochi, palestre, cappella, mensa,
giardino…
Ma, si sa, i dubbi e gli interrogativi sono indissolubili dallo statuto di genitorialità che ci
attribuiamo.
Ebbene, oggi, a distanza di un po’ di mesi, l’interrogativo iniziale “riuscirà la scuola…” si è
trasformato in “riusciremo noi, papà e mamma, a conservare e ampliare, nel cuore e
nelle menti delle nostre bambine, con altrettanta autorevolezza e amorevolezza, quel
patrimonio di sapere, atteggiamenti, comportamenti, sentimento religioso, amore per e
accoglienza dell’’altro, che la scuola ha dato (e continua a dare) alle nostre piccole? Ci
conforta non poco la consapevolezza che nello sconfinato mare dei tanti “professori” e
falsi profeti in cui oggi ci ritroviamo a navigare, le nostre piccole possono sempre contare
sull’approdo “morbido” e sicuro offerto dalle loro eccezionali “maestre” di scuola e di vita.
Piccoli e significativi scampoli di quotidianità, come ad esempio il sentirci rimproverati
perché, “mamma, papà, non abbiamo fatto le preghierine!” ci danno continui scossoni a
riguardo. E ci fanno credere che, forse, l’agognato “what a wonderful world” cantato da
Louis Armstrong, non sta soltanto nell’immaginario di ciascuno di noi. Se solo sappiamo
guardare oltre i confini delle nostre paure e dei nostri microcosmi, magari illuminati dallo
spirito di una comunità, come quella canossiana, che probabilmente Tolstoj avrebbe
dipinto con quel “come una candela ne accende un'altra e così si trovano accese migliaia
di candele, così un cuore ne accende un altro e così si accendono migliaia di cuori”, ci
accorgeremo che il miracolo è possibile. E poiché noi, papà Salvo e mamma Angela,
crediamo fortemente che se si accende un cuore, si accende anche la “strada maestra”
per l’apprendimento, allora non potremmo oggi immaginare per le nostre figlie un
contesto migliore di “questo”. D’altra parte, non è sempre Tolstoj a sottolineare “tutto,
ogni cosa che comprendo, la comprendo soltanto perché amo”?
Grazie, di cuore, alla grande famiglia delle Canossiane.
Salvo e Angela Gambino (genitori)
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Ministeri e Dimensioni
Non posso nascondere di provare una certa difficoltà nel condividere una esperienza
“inedita” che ancora ora, non finisce di stupirmi.
Due anni fa pensavo che il mio servizio educativo, diretto, fosse finito, perché non più
adeguata per i limiti di età. Tuttavia il DONO di Maddalena “Soprattutto fate conoscere
Gesù”, lo sentivo vibrare ancora dentro di me, come se la strada nuova, indicata dai
miei Superiori, fosse solo momentaneamente interrotta. Infatti la proposta di fare
sostegno ai ragazzi stranieri del CFP in Casa Madre, Verona, mi ha offerto l’opportunità
di esprimere, in altra modalità, la “passione educativa”, viva e fresca, ancora presente
nel mio cuore.
E’ già il secondo anno che il mio servizio è rivolto
a giovani ed adolescenti stranieri dai 15 ai 18
anni, i quali hanno bisogno di apprendere la
lingua italiana e un metodo di studio, con orario
ben definito, dal team delle insegnanti incaricati:
mattino e pomeriggio, fuori dall’aula scolastica. Il
sostegno al giovane è individuale, perché i
prerequisiti sono diversificati; ciascuno segue il
proprio percorso, con esito positivo.
Lo scorso anno erano cinque i ragazzi seguiti, tre dei
quali hanno dovuto iniziare dalla prima alfabetizzazione. Quest’anno l’orizzonte si è
allargato e sono diventati dieci di diversa provenienza, cultura e religione: Brasile,
Romania, Marocco, Turchia, Sri-Lanka, Cina e Verona.
Con questa diversa colorazione di persone che abbraccia parecchi Paesi del mondo,
sento questo servizio come DONO e come un’opportunità di accogliere-difendere-
custodire questi giovani. (M.Canossa Rd.) che, oltre alla fatica d’imparare la lingua,
hanno sulle spalle gravi situazioni di disagio sia economico che affettivo.
Gli strumenti principali che uso con loro sono anzitutto: TESTA e CUORE, il resto viene
poi di conseguenza.
Non nascondo che inizialmente ho avuto un po’ di timore e smarrimento, ma debbo dire
che all’interno del team delle Insegnanti, ho avvertito, da subito: accoglienza,
comprensione, rispetto e stima. Tutto questo ha favorito la reciproca e cordiale
collaborazione e così ho trovato una ragione, del tutto inedita, per riprendere con
entusiasmo e passione questo nuovo servizio.
Avendo sulle spalle un bel tratto di vita, posso dire, con una certa dose di certezza, che
“l’inedito è sempre una sorpresa! Nell’insegnare, afferma Joubert, c’è sempre un duplice
vantaggio: mentre si insegna si impara e, insegnando, si impara due volte.
Quello che mi gratifica maggiormente è che la proposta mi si è presentata come una
nuova dimensione di completa gratuità.
Confesso che, con questa esperienza che abbraccia queste nuove forme di povertà,
“godo la vita”, ogni giorno più e ogni giorno meglio!
E’ proprio vero che quando si pensa che si chiuda una strada, ci accorgiamo che se ne
aprono altre, più larghe e più luminose. M. Dorina Vardenega
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I Laici Canossiani
Nel cuore di noi Laici Canossiani dei Territori del nord Italia, la Domenica in Albis è
ormai divenuta una tradizione di famiglia, momento significativo di incontro e di
formazione ben consolidata e direi, desiderata e attesa.
Gli ultimi preparativi per il “grande incontro” si concludono alla mattina e, verso le ore
9 poi incominciano gli arrivi, i saluti, e le manifestazioni di gioia nel ritrovarsi e
nell’approfittare per condividere esperienze, notizie, informazioni, cammini percorsi…
Una novità tuttavia è presente, rispetto agli anni precedenti, novità che in un certo
senso interpella anche noi Laici, lascia intravedere spazi aperti di qualcosa di nuovo
che ancora non si conosce, ma che progressivamente si renderà visibile. Tutti noi
convenuti ora sentiamo di appartenere alla grande Provincia Canossiana Italia e,
accanto alle Madri, ci sentiamo proiettati verso un nuovo orizzonte, verso nuove
opportunità di incontro e di conoscenza nonostante la consapevolezza delle possibili
difficoltà che questo nuovo orizzonte e nuova sfida comportano.
Questo cambiamento viene testimoniato dalla presenza tra noi della Madre Provinciale,
M. Marilena Pagiato.
Un’altra novità che però non ci sorprende perché già conosciuta, è la presenza al
completo del nuovo Coordinamento L.C. Nazionale (Provinciale) i cui nomi e volti sono
già noti.
La giornata prende il via con un momento di preghiera che introduce in un clima di
riflessione e condivisione.
E’ infatti la tematica trattata da M. Marilena a catalizzare l’ascolto e l’attenzione di
tutti:
“Una risposta nuova a situazioni nuove”.
Attraverso la visualizzazione di espressioni, di slogan e di richiami tratti dagli scritti
originali di S. Maddalena, ai quali anche noi Laici facciamo riferimento, la Madre
conduce l’assemblea a scoprire la profonda attualità e modernità della spiritualità
canossiana, capace ancora oggi di parlare al cuore e alla vita di coloro che si sentono
attratti dallo stesso carisma dell’”Amore più grande”.
Punto centrale del Vangelo e del carisma canossiano, sottolinea M. Marilena, è l’Amore
il cui esercizio richiede costantemente capacità di ascolto e assunzione di un
coerente stile di vita. L’esperienza insegna che ci si pone in ascolto quando si
desidera conoscere e non si può amare se non si conosce. Ne consegue perciò che la
storia è il “luogo” ove è possibile incarnare la Parola. La nostra vita di ogni giorno
diventa così il “luogo” ove Parola e Storia trovano “casa”, ospitalità, generatività.
Ogni Laico Canossiano e quindi ciascuno di noi, per vocazione sua propria, è chiamato
ad assumere uno specifico stile di vita, contrassegnato da alcuni tratti della spiritualità
canossiana, tratti che M. Marilena descrive, con pennellate decise coniugando carisma
e vita quotidiana, come percorsi alternativi necessari ai comportamenti purtroppo
comuni che si contrappongono all’amore:
dove c’è aggressività siamo chiamati a rispondere con relazioni riconcilianti, con lo
spirito amabilissimo che ci propone Maddalena;
dove c’è individualismo deve entrare in gioco la condivisione, cioè lo spirito
generosissimo;
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I Laici Canossiani
dove c’è fretta che mortifica la persona è la solidarietà che deve primeggiare
testimoniando lo spirito pazientissimo.
In tutti gli spazi della vita, siamo chiamati a testimoniare quel “di più” di amore che
Maddalena desidera anche da noi laici.
A conclusione del suo intervento Madre Provinciale ci lascia due domande molto semplici,
e allo stesso tempo molto coinvolgenti che ci offrono l’opportunità di confrontarci e di
riflettere dentro un cammino di ricerca continua.
Per vivere secondo il carisma di S. Maddalena, quali opportunità la vita ti presenta?
E quali sfide occorre affrontare oggi?
Quali risposte nuove diamo alle situazioni nuove di oggi?
Il momento del pranzo è sempre uno spazio prezioso per raccontarci la nostra piccola e
grande storia. Anche il “gioco della lotteria” contribuisce a creare un clima di festa e di
gioia nello stare insieme.
Significativo il momento della Celebrazione Eucaristica presieduta da Padre Claudio
Canossiano, missionario per tanti anni nelle Filippine. La sua parola suadente, ricca di
richiami al mistero della Risurrezione, alla dimensione della fede letta alla luce della
testimonianza dell’Apostolo Tommaso e al carisma della comune Madre Fondatrice,
conferisce ulteriore gioia e alimenta ancor più la passione di “far conoscere e amare
Gesù”.
Il gesto conclusivo di consegnare “un segno” ai Laici che hanno concluso il loro servizio
nei diversi Coordinamenti è stato molto bello e significativo e, soprattutto, voluto, per
dire la gratitudine a la stima che il laicato tutto ha nei loro confronti.
Non può mancare un grazie grande, grande alle Sorelle di casa madre per l’ospitalità, la
generosità nel donarsi, e soprattutto perché con il loro servizio testimoniano la reale
presenza di S. Maddalena, proprio nella sua casa.
Una laica C. del Territorio di Milano
Nella splendida giornata del 2 maggio, in un clima di festa e di fraterna condivisione, si è
svolta, ad Aci Bonaccorsi (Catania), la “Giornata Vocazionale” dei Laici Canossiani del
Centro-Sud d’Italia.
Per la circostanza sono stati invitati due Relatori: Mons. Paolo Urso, Vescovo di Ragusa
che ha presentato ai partecipanti “La missione del laico nella chiesa” e la M. Provinciale,
M. Marilena Pagiato, che, alla luce del carisma di Maddalena, ha parlato sul tema: “La
missione del laico canossiano: una risposta nuova a situazioni nuove”.
La missione dei laici nella Chiesa è un dono di grazia dello Spirito – ricorda Mons. Urso: I
Laici devono liberarsi dalla tentazione di rinchiudersi nelle chiese, dimenticando che il
loro impegno è nell’economia, nella scuola, nell’arte, nell’educazione, nella politica.
M. Marilena, dal canto suo, come a Verona, ha riproposto lo stile di vita del laico
Canossiano, invitando i presenti a contrapporre
- all’aggressività lo spirito amabilissimo di Gesù;
- all’individualismo lo spirito generosissimo;
- alla fretta lo spirito pazientissimo.
Una laica C. del Territorio di Catania
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Nel segno delle Missioni
" Nel suo cuore, nelle sue ossa ardeva un fuoco incontenibile " (Ger.10,9 9)
Stiamo celebrando i 150 anni dalla prima spedizione ad gentes del nostro
Istituto e ci viene spontaneo il porci la domanda: quando è nata la missionarietà
nell’Istituto?
Nel 1860 quando Madre Grassi inviò le prime 6 sorelle italiane nella lontana Hong
Kong? No! Infatti il terreno era già pronto!
Nel 1808 quando Maddalena lasciò il suo palazzo e si fece “povera tra i poveri”? No !
Neppure questa è la data esatta. Bisogna risalire indietro nel tempo.
La dimensione missionaria appare con straordinaria
evidenza dagli scritti di Maddalena ancora prima di fondare
l’Istituto .
Siamo negli anni 1795. Maddalena è solo una giovane di 21
anni, nulla in lei è ancora chiaro. La strada che il Signore
vuole che percorra continua ad essere avvolta da fitte
tenebre … ma già delle piccole luci brillano nel suo profondo
e squarciano, per un attimo, il buio in cui è chiamata a
camminare…. Proprio in una di queste luci, segna la sua
chiamata. Così annota nelle Memorie:
“Ogni volta, o quasi, che ascoltando la Messa sentivo il
passo del Vangelo : Euntes in universum mundum”, senza
saperne il motivo, mi sentivo intenerire e riempire di
consolazione; benché non fossi facile al pianto, mi venivano
le lacrime agli occhi”.
Maddalena scrive queste parole quasi 20 anni dopo – quando le è stato ordinato dal
direttore spirituale Mons. Luigi Pacifico Pacetti di scrivere le “Memorie” - ma i termini
che usa, i sentimenti che esprime sono così freschi che, si direbbe, li rivive nel
momento in cui scrive e gli occhi le si riempiono davvero di lacrime…
“Andate nel mondo intero…” sono le ultime parole di Gesù Risorto ai suoi amici più cari.
Sembrano essere queste le parole che Maddalena ha meditato, ha conservato a lungo
dentro di sé, parole che l’hanno accompagnata lungo il resto della sua vita, parole mai
dimenticate anche se, in lei personalmente, mai realizzate.
Parole che forse, hanno fatto sorgere in lei il desiderio di :
Far conoscere ed amare Gesù, ridursi in polvere per poter raggiungere ogni fratello del
mondo e parlargli di Lui, far nascere nel cuore l’amore per questo Dio fattosi uno di
noi…
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Nel segno delle Missioni
Dai suoi scritti è evidente l'anelito universale del suo cuore e della sua preghiera, ma
la vera “illuminazione” su consacrazione-missione, Maddalena l’ha ricevuta
contemplando il Crocefisso. E’ da Lui che ha compreso che non si può dare la vita per il
fratello se non lo si ama a tal punto da sentirlo come un altro "se stesso". Soltanto
Gesù è riuscito a realizzarlo pienamente, ed è proprio lì sulla croce che Gesù dà prova
del suo ardentissimo amore verso il suo Divin Padre e la di Lui Gloria.(RD pref.)
Maddalena vede, adora e diventa come Lui.
Non meno esigente è con le sue Figlie alle quali comanda l’inspice et fac. La misura
dell’amore è amare senza misura, non badando né alla provenienza delle persone,
ceto, o lingua.
“La vera Fondatrice dell’Istituto è Maria Santissima Addolorata” si preoccupa di
rivelarci Maddalena… e chi meglio di Lei conosceva i sentimenti del cuore del Figlio?
Nella misura in cui si penetra nel cuore di Gesù, unico e vero missionario del Padre, si
fa luce sul significato della missione.
In Gesù Crocefisso, Maddalena, non soltanto vede l'adempimento dell'amore per Dio in
uno spogliamento totale di sé, ma anche l'espressione più pura e perfetta della carità
verso il prossimo. E' lì sulla croce che Gesù dà prova del "suo ardentissimo amore
verso il Divin Padre e la di Lui Gloria" ( R.D. pref.), donando la Sua vita per salvare
quella dei fratelli.”
Nelle opere di Carità vuole che le sue Figlie s'impegnino " soprattutto a far conoscere
Gesù e ad impedire i peccati" e si dichiara disposta a rimanere in Purgatorio per tutta
la vita, pur di salvare tutte le anime.
Il vivere la missione come Gesù ce l'ha affidata, è un cammino che richiede una forte
ascesi ed un continuo ritorno alla sorgente. Maddalena ci ripete:
"Tenete gli occhi fissi su Gesù".
Così hanno fatto le nostre prime sei Sorelle dirette ad Hong Kong, che,
“per la Divina Gloria e per far conoscere Gesu’ ”in quelle terre lontane,
non hanno esitato ad esporre e a donare la vita.
C.B.
13
Nel segno delle Missioni
PARTENZA
Roma – Fiumicino, 8 maggio 2010, ore 12.40: l’imponente
aereo della Compagnia Cathay Pacific decolla puntualmente
per Hong Kong. Un volo diretto di 12 ore ci fa arrivare a
destinazione alle ore 5.57 della mattina seguente.
Siamo tre sorelle rappresentanti l’Italia, in visita a Hong Kong
in occasione dei 150 anni dall’arrivo delle prime madri
missionarie: M. Sandra Maggiolo del CAMIC - Roma, M.
Antonella Rocca da Pavia e la sottoscritta, in sostituzione della
Madre Provinciale, M. Marilena Pagiato.
All’aeroporto di Hong Kong, maestoso e munito dei più
moderni confort, ci attende M. Franca Bozzini che con cordiale
disinvoltura ci accoglie e ci accompagna alla sede
provincializia, in Caine Road.
Senza frapporre tempo, ci rechiamo alla S. Messa in Cattedrale, devotamente celebrata e
cantata in cantonese.
Dopo una visita, verso le ore 11, ad Honeyville, il centro di spiritualità della Provincia
canossiana, e il pranzo consumato con la piccola comunità, nel primo pomeriggio,
torniamo in Caine Road, dove una confortevole cameretta ci offre la possibilità di smaltire
un po’ di sonno. RICORDANDO
Mi piacerebbe farvi ripercorrere la nostra intensa visita, ma mi occorrerebbero troppe
pagine per poterlo realizzare. Mi soffermo solo su alcune significative esperienze che
spesso si riaffacciano alla memoria del mio cuore.
Anzitutto, la giornata precedente la celebrazione ufficiale, condivisa con M. Anne Tan,
rappresentante la Madre Generale e con le Madri della Conferenza asiatica (CCTAO),
giornata che ci introduce nel clima commemorativo.
Con una interessante relazione, ravvivata dalla
proiezione di immagini di archivio, esposta da m.
Theresa Chien in collaborazione con M. Anna Viganò,
ripercorriamo commoventi pagine di storia
canossiana, dall’arrivo delle nostre prime sei sorelle
nel 1860 ad Hong Kong, all’apertura delle prime
scuole e degli orfanotrofi, all’espansione in Cina, a
Macao e poi in Timor, in India, … Singapore,
un’espansione che ha del prodigioso se pensiamo al
numero ancora limitato di sorelle, alle difficoltà
materiali, al cambiamento di clima, di lingua, di
cultura, di tradizioni…
La storia della missione di Hong Kong scorre velocemente sotto i nostri sguardi ammirati e
sorpresi.
Coraggiose le nostre Madri, veramente intraprendenti nel rischiare anche la vita per
testimoniare l’amore del Padre e per diffondere il Vangelo di Gesù.
Toccante la vicenda dell’espulsione dalla Cina, un’espulsione trasformatasi poi,
provvidenzialmente, in occasione di nuove fondazioni: Australia, Filippine…Giappone,
un’autentica diaspora guidata dal vento dello Spirito E così, passando per i diversi
mutamenti storico – culturali, giungiamo alla storia attuale.
14
Nel segno delle Missioni
Una breve pausa e poi una doverosa sosta sulla
tomba delle nostre Madri. Una lapide con un lungo
elenco impressiona tutte noi, soprattutto constatando
come nei primi anni della fondazione giovani sorelle,
dai 20 ai 35 anni, hanno consumato velocemente la
loro vita, minate da malattie o pestilenze.
Tornate a Caine Road,
è M. Franca Bozzini che
ci guida all’<heritage>,
una specie di memoria-
le filmato in cui si
susseguono immagini
di sorelle, di alunni, di Case, di usi e costumi, di attrezzi di
lavoro o di mezzi di trasporto…, da poter poi visivamente
ammirare nel <museo canossiano>, allestito per i 200 anni
di fondazione dell’Istituto. Grandi pannelli appese alle
colonne ci fanno ripercorrere, ancora una volta, la nostra
presenza <missionaria> in Hong Kong.
LA CELEBRAZIONE COMMEMORATIVA
Nel cuore delle giornate commemorative, la solenne
celebrazione eucaristica, in cantonese, presieduta dal
Vescovo di Hong Kong e concelebrata da venti sacerdoti,
missionari e locali.
Una celebrazione contrassegnata da ordine, precisione,
dignitoso decoro: stile caratteristico della cultura cinese;
resa solenne dal coro delle alunne della scuola Sacro Cuore
e ravvivata da gruppi <colorati> di ragazze in divisa,
rappresentanti le diverse scuole canossiane della Provincia
cinese.
Il folto gruppo di persone
presenti nella Cattedrale
dice la vicinanza di genitori,
amici e simpatizzanti,
convenuti per esprimere
stima e riconoscenza alle
Madri Canossiane.
Il Vescovo ha parole di
gratitudine e di apprezzamento per il nostro Istituto che
tanto ha contribuito alla promozione umana, alla diffusione
del Vangelo e all’edificazione della Chiesa in Hong Kong.
Al termine della celebrazione, un ricco e variato buffet, permette ai presenti di esprimere
la loro gioiosa partecipazione alla singolare commemorazione storica.
A MACAO
Non posso non accennare alla visita a Macao, passata alla Cina nel 1999, un’ isola
raggiungibile da Hong Kong con una nave traghetto e che conserva ancora i segni del
governatorato portoghese.
E a differenza di Hong Kong, quante Chiese, quante testimonianze di presenza cattolica
facilitata dall’evangelizzazione da parte dei Gesuiti, in particolare di San Francesco
Saverio, di cui possiamo onorare le reliquie.
15
Nel segno delle Missioni
E a differenza di Hong Kong, quante Chiese, quante testimonianze di presenza cattolica
facilitata dall’evangelizzazione da parte dei Gesuiti, in particolare di San Francesco
Saverio, esposte alla devozione del pubblico nella Cappella St. Joseph del Seminario.
Alla <vecchia> Macao fanno da contrasto gli alti grattacieli e i numerosi casinò che
sorgono su un’altra isola collegata alla prima da un modernissimo e lunghissimo ponte.
LA PAGODA BUDDISTA
Torniamo a Hong Kong.
Vi invito ora a seguirmi, attraverso un giardino
mirabilmente tenuto, ricco di bonsai giganti e di piante
preziose, rallegrato da laghetti con ninfee rosa, bianche
e azzurre galleggianti sull’acqua.
E’ un angolo sorprendente e suggestivo che ha al suo
centro una grande Pagoda, dedicata a Budda, e un
monastero di monaci buddisti. Il silenzio vi domina,
interrotto solo dal cinguettio degli uccelli, e in
lontananza, dal canto corale dei monaci.
Vi garantisco che questa scoperta ha corretto in me
l’immagine che avevo di Hong Kong.
Essa non vive solo di intensa attività, di folla frenetica,
di negozi lussuosi dalle grandi insegne con le firme di
Gucci, di Armani e di altri imprenditori occidentali.
Essa ama certamente il lavoro, cerca il benessere e
l’efficienza, ma nasconde nel suo cuore, anche se celato agli occhi dei più, la ricerca di
Dio, di valori autentici, di armonia, di bellezza e di pace.
CONCLUSIONE
Uscire dal proprio Paese e incontrare una cultura diversa è sempre un’esperienza
arricchente e di apertura singolare: non posso che benedire il Signore!
Sono grata per tutto ciò che mi è stato concesso
di sperimentare, di ammirare e apprezzare in
questo piccolo-grande angolo del mondo, così
diverso dal nostro!
Soprattutto sono riconoscente verso tutte le Madri
di Hong Kong, non solo per la fraterna e calorosa
accoglienza riservataci, ma per la testimonianza
della loro passione apostolica e della dedizione
della loro vita a Dio e ai fratelli, nello spirito di
S. Maddalena.
M. Giovanna Radice
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L’oggi di Dio per la Storia di Domani
Qui S. Stefano!!! Ma sì, quella “famosa” comunità che, nell’ormai unica
Provincia d’Italia, sta godendo di un’attenzione speciale e di una curiosità
simpatica da parte di molte persone e Sorelle canossiane.
Direttamente o indirettamente, veniamo raggiunte da interrogativi, da stupore,
da desideri di capire qualcosa di più…”Ma chi siete? Cos’è ‘sta comunità
formativa? Cosa fate? Come viene proposta oggi la formazione ad una giovane
che ancora sente l’attrattiva per il nostro carisma?”.
Cerco, se ci riesco, di dare un pochino di luce.
Dall’Ottobre 2007 il Noviziato italiano è stato trasferito da Casa Madre nella
comunità di Santo Stefano (VR). Molte Sorelle chiedono di capire i motivi che
hanno portato a questo cambiamento… Non credo di essere la persona più
adatta per spiegare tali motivi, ma posso affermare che il passaggio è stato
frutto di ascolto, di ricerca, di un mettersi dalla parte delle giovani e tentare di
rispondere con maggior saggezza educativa alle loro esigenze di donne, di
cristiane in cammino verso una consacrazione a Dio dentro la nostra Famiglia
canossiana.
Si è sentita l’urgenza di far sperimentare, più profondamente, una vita
comunitaria quotidiana, con la sua passione di far conoscere il Signore e la sua
fatica a creare un equilibrio sano tra l’apostola e l’anacoreta che c’è in ogni
canossiana. Si è desiderato che le giovani in formazione avessero una maggiore
opportunità di responsabilizzarsi in prima persona nel cammino della loro
formazione.
Nessuno ha mai affermato che la scelta fatta sia stata quella più saggia…siamo
ancora “Ad experimentum”… Si è tuttora in ricerca, in discernimento. Il tempo,
nella sua saggezza oggettiva, ci dirà qualcosa di più. Per ora si può solo
affermare che la scelta di inserire il noviziato in una comunità apostolica si sta
realizzando giorno per giorno, nell’impegno comune di costruire comunione.
Non tutto è chiaro, non tutto è scontato, non tutto è facile nemmeno per noi,
membri di questa comunità.
Sappiamo di vivere un esperimento e questo, sinceramente, non è la nostra più
grande aspirazione, ma riteniamo che sia giusto così. Non sappiamo come
andrà a finire l’avventura, ma constatiamo che abbiamo avuto e continuiamo
ad avere la possibilità di “crescere dentro”, siamo più consapevoli del
nostro cercare di essere comunità che si forma e forma altre alla
luce del Vangelo e di un carisma affidatoci.
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L’oggi di Dio per la Storia di Domani
Credo non faccia male presentare un po’ della nostra storia…: per la durata di circa
due anni siamo state seguite, aiutate, accompagnate da una piccola équipe di laici
“esperti” (se lo si può essere) nel campo formativo ed educativo perché sempre a
contatto con giovani e realtà giovanili.
Anche su questo aspetto, molte domande e dubbi ci hanno raggiunte…: “Chi sono
questi? Perché mettersi nelle mani di laici? Che ne sanno della nostra vita
consacrata? Non è meglio fare tutto in casa?”.
Non abbiamo la pretesa di rispondere. Desideriamo solo condividere con voi che
questo cammino formativo, vissuto da tutta la comunità mensilmente, ci ha dato
molto, anche se, forse, ha solo risvegliato realtà che già ci appartengono ma che,
spesso, sono assopite sotto mille coperte di problemi quotidiani…
Abbiamo “riscoperto” che l’ascolto profondo della realtà che ci circonda, di noi
stesse, dell’altra che ci è accanto, è il primo, fondamentale, passo per crear
relazione.
Abbiamo toccato con mano che “perdere” del tempo (così prezioso per tutte) per
incontrarsi, sedersi, progettare insieme, rileggere fatiche comunitarie e difficoltà
relazionali, lasciar emergere i conflitti che covano nel cuore senza temerli ma
imparando a dare loro un nome e a gestirli… tutto questo ci ha aiutate a guardarci
in faccia come sorelle con un po’ più di comprensione e di disponibilità reciproca.
Ci siamo convinte che la responsabile della comunità (la Superiora) non può essere
lasciata da sola, non può farcela da sola; ha bisogno dell’apporto di ciascuna
sorella, di una solidarietà fiduciosa e di una corresponsabilità creativa.
Abbiamo capito che la formazione non può essere relegata alla sola Madre maestra,
che ella ha bisogno di sostegno, di collaborazione, di confronto.
Abbiamo compiuto alcuni, piccoli passi, abbiamo sofferto e gioito… siamo ancora in
ricerca… non abbiamo trovato soluzioni, solo strade aperte e possibili.
Di fronte alla grande sfida odierna della formazione non abbiamo soluzioni magiche.
Continuiamo il nostro cammino di ricerca, di confronto, di responsabilità condivisa,
dove ognuna ha un ruolo preciso.
Continuiamo a costruirci nell’ascolto delle giovani che vengono e che condividono
con noi la quotidianità.
Una convinzione ci sostiene: esse hanno qualcosa di fondamentale da portarci e
regalarci: la freschezza creativa per un’incarnazione del nostro carisma in questo
preciso momento storico. Hanno i limiti e le fragilità dei giovani di oggi ma sono
ricche di coraggio, di fede, di passione per Dio e per gli altri.
Siamo consapevoli di avere, anche noi, come comunità di “sorelle maggiori” molto
da regalare loro, ma il nostro dono sarà gradito e accettato se sarà accompagnato
dalla consapevolezza che il carisma di Maddalena ci supera,
che la sua verità più profonda non sta tutta nelle nostre
tradizioni, nel nostro “aver fatto sempre così”, che Dio ha in
serbo per noi e per l’Istituto una cosa nuova che, proprio ora
sta germogliando, di cui le giovani sorelle sono, con noi,
collaboratrici.
Ci tenga sveglie tutte, allora, pronte alla ricerca, disponibili al
confronto la grande domanda che può esserci rivolta da Dio
ora, in questo preciso istante: “Non ve ne accorgete?”
Sr. Rosa Maria Rota
18
Le “ Montagne di Gemme”
Esiste nel senso comune la tradizionale accezione di <Arte>, intesa come attività
capace di proporre, nella materia abilmente forgiata secondo criteri di bellezza e
qualità, un significato esistenziale valido per ogni persona.
Nelle opere d’arte (quelle ritenute tali) si intuisce la possibilità di essere liberati dal
limite della “individualità”, della “transitorietà”, della “fugacità” di ogni cosa e della
nostra persona.
Per mezzo della luce che emana dalla bellezza dell’opera, si avverte la profezia di
una futura, pacifica solidarietà fra tutti gli uomini, una reciproca appartenenza a
Qualcuno che ci salva dai nostri limiti.
L’arte è quindi il luogo dove l’uomo incontra se stesso e gli altri come un
dono di Dio. E’ una misteriosa sorgente di vita che non si costruisce umanamente,
solo perché la bellezza divina scaturisce dall’abilità personale con cui l’uomo tratta la
materia, ma perché risveglia in tutti, attraverso l’urto del cuore, la “nostalgia per
l’indicibile”. Solo allora ci si rende conto che ciò può nascere solo grazie alla forza
della Verità, che prende forma nell’ispirazione dell’artista.
S.S. Giovanni Paolo II così si esprimeva in una sua lettera indirizzata agli artisti il
4 aprile 1999: «Ogni autentica intuizione artistica va oltre ciò che percepiscono i sensi
e, penetrando la realtà, si sforza di interpretare il ‘mistero nascosto’… In ciò che (gli
Artisti ) dipingono, scolpiscono, creano, non è che un barlume di quello splendore che
è balenato per qualche istante davanti agli occhi del loro spirito.»
S.S. Paolo VI pure, anni addietro, aveva convocato gli artisti per condividere
quanto portava in cuore a questo riguardo:
«…e se noi mancassimo del vostro ausilio – egli disse – il ministero diventerebbe
balbettante e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare esso stesso
artistico, anzi di diventare profetico.»
Il grande universo delle arti può essere la risposta di vero e di reale che ciascun
uomo porta in sé. La vera arte può spezzare le catene degli slogans e delle mode,
toccarci nell’intimo e far emergere il lato profondo della nostra umanità.
Essa è come una scossa emotiva benefica che fa uscire l’uomo da se stesso, lo
affascina attirandolo verso l’ Altro da sé. Richiama l’uomo al suo Destino Ultimo, verso
tutta la Verità che ora, umanamente, conosce in modo velato.
La vera opera nasce dall’artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. Essa,
staccandosi da lui, assume una sua personalità e diviene un oggetto indipendente, con
un suo respiro spirituale ed una sua vita concreta. Ha in sé energie creative, attive;
vive e collabora alla creazione della vita spirituale, diventa profezia.
Il suo linguaggio parla all’anima con parole proprie di cose che sono il suo pane
quotidiano e che solo così può ricevere. L’artista ne diviene il Sacerdote, esorta ad
ascoltare la voce che sussurra un invito e che viene dall’Eterno: <Io sono qui>. E
l’opera ci rivela un frammento del divino che porta in sé.
L’infinito entra nel tempo, nella storia. Si costruisce un legame tra creazione e
creatività artistica, tra cielo e terra: colori, pietre, architetture, tutto diventa una
continua evocazione dell’Invisibile.
S.F. 19
Le “ Montagne di Gemme”
…scorgo che intorno è primavera!
Istintivamente spalanco la finestra. Il sole sta per spuntare ed il suo splendore si
riflette già su tutto il panorama.
Mentre contemplo estasiata, l’orizzonte si fa sempre più vasto: non è più il “mio”
stretto orizzonte che ogni mattina contemplavo, ciò che ora vedo è tutto il lungo
stivale dell’Italia.
Lo sguardo si sofferma su un piccolo punto dell’estremo Sud: nel mare riesco a
decifrare l’Isola di Favignana, dove tre Canossiane sono già all’opera. Sono
veramente preziose perché, a detta del Vescovo di Trapani, se la Famiglia Canossiana
(Padri e Madri) se ne dovesse andare, la Chiesa scomparirebbe dall’Isola.
Ma ecco che mi ritrovo quasi improvvisamente spinta ad Oriente della Sicilia,
circondata da una vegetazione lussureggiante: Aci Bonaccorsi, cuore di tutte le
Case della Regione. La Casa è abitata da 26 Madri di cui 22 anziane. Ci si entra in
punta di piedi, sapendo di incontrare tante nostre Consorelle a cui gli acciacchi
dell’età e la malattia hanno reso pesante la giornata. Diventa un incontro festoso
quando ci si trova in quel luogo. E’ una gioia per loro avere la possibilità di
raccontare: il segno della gratitudine che si sprigiona dal loro cuore nel ripensare ai
tanti doni ricevuti dal Buon Dio lungo il percorso della loro esistenza, doni che hanno
potuto mettere in azione. Quanti bambini hanno servito, fratelli consolato, poveri
soccorso, quante fraternità riuscite a costruire! Tutto è stato grazia! Anche le “croci”
non scelte, trasformatesi in benedizione, le ha rese più simili al Divino Esemplare. In
quei volti, segnati dal tempo e dalle fatiche, pur nella disarmonia, si può scoprire la
bellezza. Dice il Sl.91,15:
“Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi”…
La luce del sole si fa sempre più viva, portando la Stella al luogo più alto del giorno;
essa mi aiuta a scorgere un altro punto luminoso, tanto caro al cuore dell’Istituto:
Vimercate: una finestra che si chiude e si apre sulla Provincia Italia. Qui 60 anni fa
una folta schiera di giovani ragazze, affrontando i disagi della guerra in atto, si
preparava a partire per le lontane Missioni. Tempi duri, ma ricchi di entusiasmo, e si
cantava: “Salpare i mari, salvare un’anima e poi morire…” L’attesa fu lunga,
finalmente si aprirono le frontiere e a gruppi iniziarono le partenze, prima con le Navi
dirette nei vari Continenti, poi arrivarono gli Aerei per accorciare le distanze.
La storia ha continuato a scorrere, lasciando dietro di sé tanti ricordi. Timidamente
busso alla porta per rivedere l’Oasi che ci aveva accolto: i muri sì, sono gli stessi, ma
il resto è tutto molto cambiato. Mi avvio in Cappella. Oh, il Grande Crocifisso! Quello
sì, è ancora Lui, mi guarda ed io lo saluto in ginocchio, poi mi addentro nei corridoi
della Casa, verso l’antico Noviziato, infine l’abbraccio fraterno con tante Consorelle
conosciute: ciascuna ha una lunga storia da raccontare, non più con la sua voce
squillante, ma come un nastro che scorre lentamente, dove sono rimaste impressi
lunghi, meravigliosi racconti: i vecchi “desideri” sono lì, trasformati in un vissuto che
sa di meraviglioso. Storie che una volta leggevamo sui libri dei primi Missionari. Per
un po’ rimango senza parola, tanta è la mia emozione, poi la conversazione si
trasforma in sentimenti di gratitudine al Signore, di supplica per questo breve tratto
che ci è rimasto da compiere.
20
Le “ Montagne di Gemme”
Consapevoli che il cammino verso Dio non è mai concluso, ci auguriamo reciprocamente di
poterlo vivere nel desiderio profondo di abbracciare Colui di cui abbiamo tanto parlato senza
averlo visto. Riparto felice. Ora non chiamerei più così il vecchio Noviziato, ma un Santuario,
e prego nel cuore perché il Signore mandi ancora operai alla sua Vigna.
Il salto dalla Sicilia alla Lombardia è stato chilometrico, la stanchezza si fa sentire e scende
ormai la sera. Dove fare una sosta che possa ristorarmi nel fisico e nello spirito? Adagiato su
una distesa di verde e incastonato tra un monte e l’altro, con lo sguardo verso la catena
dell’Adamello, trovo l’alto e ridente paese di Ponte di Legno: la “Betania” dove tante
Sorelle si ritrovano dopo le fatiche dell’anno, per riposare, contemplare, godere della
squisita accoglienza delle poche Madri che gestiscono la Casa e ospitano gruppi di famiglie,
giovani, anziane. Grazie, carissime Madri, il Signore ve ne renda il merito!
Rinvigorita nelle forze, lasciandomi alle spalle le cime innevate delle montagne alpine,
riprendo il cammino, ancora verso “oriente” fino a Trieste: città di confine, ieri con la
cortina di ferro, oggi ponte tra l’oriente e l’occidente; porta dei popoli slavi verso “la terra
promessa che è l’Italia”; punto di incontro e di dialogo tra cattolici, ortodossi, musulmani.
Trieste affonda le sue radici negli abissi del tempo, portando con sé una lunga storia
nell’amore inesauribile di un Dio che parla sempre e ovunque. Grande missione e sfida oggi
anche per le nostre Madri. E’ Cristo che diventa la porta, attraverso la quale si può passare
per camminare in comunione con gli altri. La pace, la gioia sono racchiuse nell’unità, nella
condivisione con tutti, in uno scambio di quella “sapienza” accumulata in secoli di una ricca
storia.
Sulla strada del ritorno verso il Sud non posso non varcare, solo per un attimo, un’altra
porta che mi fa spingere lo sguardo sul grande mare navigato dai popoli del Sud del mondo:
Nuova Ostia… ma nella parte più povera della città, dove trovano rifugio le persone senza
fissa dimora, i drogati, quelli che non trovano lavoro e, in questi ultimi decenni, hanno
trovato spazio i cosi detti extra-comunitari, i clandestini, coloro che, in cerca di una vita
migliore, hanno affrontato le intemperie del mare e i disagi di lunghi viaggi per ritrovarsi,
sfiniti ed affamati, sulle coste della sognata Europa. Eccoli con la difficoltà di esprimersi in
una lingua diversa, sprovveduti di tutto. Per questa variegata popolazione c’è una “Gerico”,
un luogo dove trovare ristoro, una medicina, un consiglio, un aiuto fraterno, un pane per
sfamarsi: è un Centro da tanti anni gestito da alcune nostre Madri, che infaticabilmente si
prodigano per ogni fratello bisognoso, sia pure egli italiano o straniero, buono o cattivo: è il
Comandamento nuovo di Gesù: “Non solo amare il prossimo, ma farsi prossimo” scrivendo,
ininterrottamente e silenziosamente, la pagina evangelica del Buon Samaritano.
Si è fatto tardi, è ora di ritornare. Mentre affretto il passo, ripenso al dialogo che quella sera
S. Agostino e sua madre Monica hanno fatto proprio lì, a Ostia. Li ascolto:
“Avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale
di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava,
dove ci stavamo preparando ad imbarcarci.
Parlavamo soli con grande dolcezza e,dimentichi del passato,
ci protendevamo verso il futuro…” (Confessioni, Libro 9,10-11)
“Madre mia, sono felice, parlami di Dio…”
Gli occhi di Monica…si dilatano di gioia,ma non risponde…
la mano nella mano, Agostino riprende: “Parlami del tuo Dio, o Madre mia! “.
E la Madre: “E’ anche il tuo!”.
Portando con me questi dolcissimi ricordi viaggio celermente verso Potenza, nella Comunità
dove da diversi mesi sono stata trasferita. Qui le Sorelle si prodigano nella Scuola
dell’Infanzia e Primaria e nelle varie attività apostoliche in diverse Parrocchie.
21
Le “ Montagne di Gemme”
Un piccolo gruppo di Madri Anziane vive il “dono della 3° età” nella consegna al Signore delle
semplici gioie e dolori quotidiani. Proprio su ciò vorrei brevemente soffermarmi per
raccontare la mia esperienza di questo tempo, e cioè la relazione intergenerazionale tra
Sorelle anziane e giovani di cui tanto si parla oggi nei Convegni e riviste religiose.
Mi è facile incontrare qualche Madre che, appoggiata al suo bastone, lentamente si avvia
verso la Cappella…ma dietro l’angolo del corridoio ecco spuntare, rapida come la freccia del
Sud, la giovane Sorella diretta verso la sua attività… Non c’è lo scontro frontale, ma una
pronta fermata: “”Madre, ha bisogno di aiuto? Grazie, cara! Vai pure e…che Dio ti
benedica!”. Oppure la Sorella che si fa premura a tavola di preparare la sedia o l’acqua già
versata nel bicchiere per la Madre che fa fatica a muoversi…
Certamente il dialogo generazionale va oltre tali esemplificazioni, esso è molto di più:
investe il sentire e il pensare, lo stile di vita di ieri e di oggi, la visione della stessa vita
religiosa e in particolare della vita comunitaria…ma pur nella diversità credo che sia possibile
se ha come condizione l’accoglienza rispettosa dell’altro senza preconcetti, l’ascolto
reciproco della propria esperienza di vita, se la relazione ha la sua sorgente nell’unico motivo
e riferimento che ci fa stare insieme: l’amore appassionato al Signore Gesù e lo stesso dono
carismatico.
Dalle esperienze vissute in questi anni e dalle comunicazioni che ci giungono dalla neo-
Provincia Italia colgo che il dialogo intergenerazionale è una sfida per le nostre Comunità
oggi e per il prossimo futuro.
Sarà proprio nel vivere tale sfida che si compierà la profezia di Isaia (31,13) che dice:
“I giovani e i vecchi gioiranno e insieme danzeranno”
E’ ormai sera. Mentre chiudo la finestra le campane della vicina Chiesa dei Frati
Francescani suonano “l’AVE MARIA”- Così La saluto e La invoco:
“Santa Maria, Vergine della sera,
Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa,
e si assapora la gioia di sentirsi
accolti da qualcuno,
e si vive la letizia indicibile
di sedersi a cena con gli altri,
facci il regalo della comunione.
Te lo chiediamo per il mondo intero,
perchè la solidarietà tra i popoli
non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali,
ma venga riscoperta come l’unico imperativo etico
su cui fondare l’umana convivenza.
E i poveri possano assidersi,
con pari dignità,alla mensa di tutti.
E la pace diventi traguardo
dei nostri impegni quotidiani. (Don T. Bello)
M. Gina Letardi 22
L’ Educazione: radici e fiori di vita
Spesso se si rivolge l’interrogativo riguardo ai ricordi più felici della propria infanzia, non
può che emergere il ricordo della scuola e del tempo dei giochi. Altrettanto spesso, però, il
ricordo appare sfocato, poco chiaro, lontano, a volte anche “tipizzato” sulla base degli
stereotipi sulla fanciullezza che si apprendono in realtà dopo aver vissuto quel periodo. Al
riguardo vorrei esporre la mia personale esperienza vissuta anni fa tra i banchi della
scuola “Maddalena di Canossa” di Catania, in quanto il mio è un ricordo nitido,
limpido e talmente vivo ancor oggi da poterne apprezzare gli effetti, attraverso una
riflessione interiore sulla mia persona che fortemente si alimenta di quel ricordo.
Se penso oggi a quella realtà che comunemente chiamiamo scuola, non mi sovviene in
mente la scuola vicino casa, la riforma scolastica del ministro Gelmini, il problema della
scolarizzazione ed educazione dei giovani oggi, ma immediatamente focalizzo il ricordo a
me più vicino: la “mia scuola”. La mia scuola elementare, che tanto ho amato e a cui oggi
sono infinitamente grata per ciò che ho ricevuto e per quello che ho imparato a dare. La
particolarità che la rende tanto vicina, dal mio punto di vista, è la sua struttura interna, il
suo cuore pulsante, caratterizzato dalla presenza di un’ampia ed accogliente comunità-
famiglia.
Era importante per me, in quegli anni, poter sentire l’affetto di casa all’interno di una
realtà che da molti bambini è vissuta come esterna e lontana dalla famiglia. Per “sapore di
casa” intendo quella serenità che gli insegnanti e la comunità delle Madri Canossiane
sapevano trasmettermi, attraverso una molteplicità di attività scolastiche ed
extrascolastiche vissute intensamente: il momento di preghiera la mattina nell’atrio, le
lezioni di vita che spesso ci venivano impartite a seguito del compimento di qualche
monelleria, i canti sulla pace e la serenità nel mondo in occasione delle feste natalizia e
pasquale. Si tratta di momenti pieni di significato e contenuto che ho saputo
comprendere ed apprezzare sin da quegli anni. Il frutto più importante di quella
esperienza è, infatti, stato per me il bagaglio di messaggi che ho acquisito.
In primis il messaggio cristiano della fede che contrariamente a quanto possa apparire è
intriso di forti significati laici, da cui hanno sicuramente tratto insegnamento anche molti
alunni della scuola di religione diverse da quella cattolica. Avere fede significa essere
disposti a condurre un’esistenza insieme a Dio e non soli con se stessi, impegnarsi giorno
per giorno a ricambiare, attraverso il sentimento, il prezioso dono della vita ricevuto da
ciascuno di noi. Si tratta di un messaggio che non avrei potuto apprendere se non da
quella comunità-famiglia di cui sopra, che tanto ancor oggi si impegna nel coltivare tali
significati.
Ma la “mia scuola" ha significato inoltre vivere con estrema naturalezza accanto al
“diverso” che viene spesso considerato anche dai bambini un soggetto distante, assente,
rispetto al quale è meglio essere “diversi”. Nessuna distinzione, nessuna barriera alla
piena integrazione, tanto affetto e tanta condivisione: gli ingredienti di questa speciale
miscela. Condivisione delle gioie e delle sconfitte, del sapere e dell’arte, delle speranze e
dei sogni: questo sicuramente il valore più importante che respiravo nella mia scuola.
Oggi riesco a sognare e a confidare nelle mie forze, a trovare conforto nella fede, a
regalare un sorriso al prossimo, nell’accezione propria del termine quale soggetto più
vicino (padre, madre, amico), perché è vivo in me quel ricordo, quale magnifica
esperienza scolastica: La “mia scuola”. Ester Difrancesco (21 anni, ex alunna)
23
L’ Educazione: radici e fiori di vita
Ricevo una testimonianza da Brescia, una affezionatissima ex-alunna, Anna Turra,
docente di latino e greco, studiosa e ricercatrice di alto livello, come risulta dal
seguente curricolo.
Bresciana di nascita, pavese d’adozione, laureata in lettere classiche all’Università di
Pavia, da vari anni insegna latino e greco al liceo Foscolo di Pavia. Studiosa della
cultura del mondo classico e della letteratura cristiana antica, collabora da tempo al
Seminario di Drammaturgia Antica presso il CRIMTA dell’Università di Pavia, diretto
dalla professoressa Anna Beltrametti.
È autrice, oltre che delle Storie dalla SNIA (edizione Ibis 2007), monologhi nati
appunto come esperimento di scrittura a margine del lavoro del Seminario sulle
Troiane di Euripide, di testi, in dialogo con passi agostiniani, del Recital “Per ribellione,
per nostalgia” rappresentato in S. Pietro in Ciel d’Oro nel 2006 e del racconto “Arsdorf,
Natale 1944”, presentato nel 2008 nel Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria di
Pavia nella rassegna “La guerra, le donne, la vita. Racconti di sopravvivenza”.
In relazione alla ricerca ed esperienza didattica ha contribuito con i lavori: Quei versi di
Dante… Severino Boezio in Osservatore Romano, aprile 2007; Lessico dell’Io , Lessico
di Dio in Agostino in Agostino a scuola, Letteratura e didattica, ed. ETS Pisa 2009; Dai
saperi alla sapienza, Agostino d’Ippona, in Socrate al caffè, Pavia 2010.
Ecco come Anna ricorda il “suo Liceo classico”:
Ed è cominciata la grande avventura del Liceo Classico. Nella vita ne ho apprezzato il
valore e adesso che sono insegnante anch’io, e da molti anni, mi rendo conto di quanto
ho ricevuto. Gli anni del Ginnasio sono stati laboriosi: pagine di vocaboli e verbi greci e
latini da studiare, Virgilio a memoria in metrica, a memoria il Padre nostro, le
Beatitudini e altro in greco, con la Signora Metelli che ci voleva un bene tenace e
austero; ne abbiamo apprezzato nel tempo l’intensa umanità.
Avevamo per insegnante anche la terribile madame Gardellì, nerovestita, “ne dis pas
des bêtises, parceque les bêtises pèsent!”, ma il francese lo parlo ancora. Poi il liceo!
Ho ricordi nitidissimi di quella curiosità e di quell’amore del sapere che i miei insegnanti
mi hanno suscitato, delle inquietudini sofferte dell’adolescenza, dello spirito di ribellione
che rende i giovani che cercano se stessi così irritanti e a volte irriverenti.
Ora insegno latino e greco in un liceo statale e, poiché spesso si insegna come si è
imparato, trasmetto la lingua al modo implacabile ed efficace della Signora Metelli, ma
il tesoro della letteratura certo al modo di Don Benedetti. La letteratura greca era
meravigliosa nelle sue parole, ricordo benissimo le lezioni sui lirici greci o sulla
tragedia, senza censure, proprio come deve essere una scuola di vita. Dal mathein
pathos di Eschilo,” imparare la sofferenza”, alla inconsapevole terribile colpa di Edipo e
quelle parole che ci hanno accompagnato sempre: “Edipo vince il suo destino
abbracciandolo”, quando il re, dopo una lunga inchiesta sulla contaminazione della città
trova il colpevole, se stesso, in una sofferta discesa nella coscienza e, divenuto
mendicante e cieco, proclama la giustizia degli dei. Grande Sofocle e grande Don
Benedetti che ci faceva anche ridere, con le sue battute, ma ci sorprendeva sempre,
con le connessioni tra il latino, il greco e … il dialetto bresciano o con l’acutezza con cui
ci faceva capire le peculiarità della lingua greca: “L’aoristo, al di fuori del modo
indicativo, in cui ha valore di tempo, esprime il valore puntuale dell’azione o un
mutamento di stato, quindi, non “amò” ma “si innamorò”, capite, vero?”. Eccome,
Professore!
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L’ Educazione: radici e fiori di vita
C’erano tante suore nella grande casa di Via S. Martino della Battaglia, alcune anziane
(non so quanto, a dire il vero, da ragazzi gli adulti sembrano tutti vecchissimi), altre e
numerose, giovani, alcune frequentavano addirittura con noi il liceo.
Noi avevamo contatto con la Preside, Madre Carmela Bonomi, coltissima e
ottocentesca, con Madre Irene, segretaria, diligentissima calligrafa, e Madre Vittoria,
allora giovane e lieta, che si curava di noi prima delle lezioni e ci faceva pregare col
salmo 26: “Anche la rondine trova il suo nido …” La seguivamo talvolta con fastidio, ma
le parole del salmo mi sono rimaste impresse: “dove deporre i suoi piccoli presso i tuoi
altari, Signore mio Dio” Quella preghiera era dentro di me quando sono nati i miei figli.
Semi, gettati con fiducia, con serena speranza.
Poi M. Chiara, matematica e fisica, ci piaceva, aveva pochi anni più di noi e ci
accompagnava, le si poteva esporre un problema, anche non di matematica, e ci
ascoltava. Quanto ho studiato anch’io fisica e chimica, soprattutto, le materie che mi
erano meno congeniali, mentre le altre si depositavano naturalmente e con leggerezza
nella memoria: latino, greco, italiano, filosofia … Madre Augusta è stata un vero
“maître a penser” per me, a partire dal lessico della logica, da Aristotele a Tommaso,
da Kant a Hegel, nel segno della formazione del pensiero e della ragione. Mi ha
accompagnato nelle scelte della vita quel suo insegnamento sulla libertà che è
conquista, “assenza di coazione intrinseca ed estrinseca, nel diritto della persona ad
autodeterminarsi”; diceva:”ricordate che non è l’occasione che fa l’uomo ladro,
l’occasione fa vedere se un uomo è un ladro o no”, e quelle parole dirette sul dubbio,
sulla ricerca, sull’amore. Mi è stata accanto, nella memoria, negli anni feroci e
disperanti del dubbio, del senso di inadeguatezza, della ricerca. Le ho voluto bene.
Erano gli anni della contestazione quelli del mio liceo, gli altri studenti scioperavano e
noi a scuola, col grembiule azzurro e le gonne della lunghezza giusta. Poi, con un gesto
quasi di sfida, alcune di noi hanno cominciato a portare i pantaloni e a truccarsi in
bagno, prima di uscire dalla scuola. Sembra preistoria, ora. Nel ricordo però abbiamo
apprezzato quella “società autogestita e autonoma” di donne intelligenti, colte e
serene, che si davano del ‘lei’, ma ci donavano il senso della comunità e della carità
senza troppe prediche.
Il sabato pomeriggio alcune di noi, con la Signora Metelli e Madre Chiara, andavano a
Casa Industria, a trovare le ‘vecchiette’ dell’ospizio e a far loro un po’ di compagnia. E
ricordo che Madre Luigina andava senza paura a cercare le donne del Carmine, un
quartiere allora non certo raccomandabile, e so che anche ora vi sono Madri che
costantemente lavorano nelle carceri. Anche questa è scuola che conta.
Le mie compagne? ”Care compagne dell’età mia nova …”: Ricordo ogni volto, ricordo la
sintonia e i conflitti, le confidenze e le discussioni, i terrori ciechi e le vittorie. Ci siamo
perse di vista perché io vivo in un’altra città, ma ogni tanto ne ho notizia, quando torno
a Brescia, quando torno al mio Liceo, ad abbracciare un’amica, a condividere un pezzo
della mia vita di adulta, a ritrovare una traccia di me adolescente fra gli adolescenti
ben più disinvolti e disincantati che vi studiano ora, con un po’ di nostalgia.
Anna Turra
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Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata
Il mondo occidentale si sta oggi scristianizzando, per questo il Religioso o la
Religiosa è una figura importante, se la si riconosce immediatamente come tale, e la
sua presenza nella società dovrebbe costituire motivo di riflessione e punto di
riferimento.
Quando da un vecchio muro, da una sua crepa spunta un rametto verde, ci si ferma
stupiti: pochi granelli di terra, un seme portato dal vento e….sboccia la vita. Non si
può non fermarsi, ammirare e pensare.
Il vento dello Spirito chiama ancora e, finchè soffia, ci saranno anime generose, felici
di rispondere. Ma la loro risposta deve essere totale, senza riserve, deve investire
tutto il loro essere, le deve rendere docili e amabili, modelli da seguire.
Il laico è molto esigente nei confronti del Prete e della Suora; da essi pretende
limpidezza di vita, disponibilità grande, generosità nel servizio agli altri, pretende
insomma un’autenticità evangelica, vuole scorgere riflesso in ognuno di essi il volto
di Cristo la cui dolcezza infinita ha conquistato il cuore più duro.
Sarebbe bello incontrare una Suora capace di ascolto, sensibile alle tue miserie,
attenta ai tuoi bisogni, in grado di consolarti non solo umanamente, ma anche con
un pensiero che elevi lo spirito, che porti il tuo sguardo verso l’alto e, attraverso la
fede, ti additi orizzonti di speranza, perché niente accade per caso e nessuna
sofferenza offerta cade nel vuoto.
Proprio fra le Canossiane ho incontrato donne meravigliose, impegnatissime, ma
pronte a concederti tutto il tempo che ti era necessario, stanche, ma sorridenti,
come dopo una giornata di riposo, dolci come la carezza di una mamma.
Ne porto in cuore un dolce ricordo e…. perché no … anche un pizzico di nostalgia.
Una laica milanese
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Il Breviario Sacerdotale
Ore 5.30, suona la sveglia, siamo ai primi di dicembre …
la gente attende ancor prima che il sacrestano apra le
porte della Chiesa. “Perché così presto? Perché non
attendere orari più comodi?” Il primo pensiero è questo …
un po’ prosaico; poi man mano che ci si risveglia, come
quando da bambini nostra madre ci chiedeva lo sforzo di
uscire dalle coperte per andare a scuola, si ritorna grandi
e si gusta la fragranza del caffè. Quindi ci si rade e ci si
prepara per uscire …
Solo ora, quando si è in strada, prima del Breviario
cantato o salmodiato nel silenzio, emerge prepotente il
salmo della vita.
Il pastore cammina per le viuzze e vede accese le case in
cui ci si prepara per andare a scuola, ci si prepara per
andare in montagna (un mestiere duro), e per le strade si
vedono gli uomini che fanno pulizia dei resti della nostra
civiltà sprecona, fumano i tetti e gli aliti allo stesso modo,
ma senza inquinare. Una pagina di poesia antica.
Ad ogni passo dentro si risente un Salmo, il Salmo della
domenica (62): ” O Dio tu sei il mio Dio, all’aurora ti
cerco!” .
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Il Breviario Sacerdotale
Si riaccende anche il desiderio per cui vale la pena di alzarsi presto per andare a
pregare. “Il desiderio di te, Signore, come un bisogno insopprimibile di essere
nell’aurora del mondo, di pensare ai risvegli degli uomini e delle donne, dei ragazzi e
dei bambini, degli anziani e dei morenti.
Voglio essere io a darti il buongiorno per tutti coloro che si dimenticano, per tutti
coloro che hanno sete di te e non lo sanno, per tutti coloro che hanno fame e non
sanno dove trovare il cibo. Ecco, ha sete di Dio la mia anima. Una sete di vita che è
comune a quella di tutti coloro che tornano alla luce, uscendo dalle larve della notte,
una sete di luce che è diversa da loro, in quanto so dove cercarla”.
“Così nel Santuario ti ho contemplato e ti voglio contemplare”. Io sono un prete, colui
che partecipa del risveglio del mondo, guardando a Colui che ne è l’Autore e
ringraziando per questa nuova creazione che è l’inizio di una giornata, che ci viene
incontro. La mia bocca dice la tua lode, per il giornalaio, per il barista, per l’anziana
signora che stende i panni, per il postino, per il netturbino ….
“Lode a Te, perché mi fai partecipe
di questo mistero quotidiano di risurrezione!”
Don Emilio Salvatore
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
I mesi di aprile e maggio sono stati segnati da momenti intensi di vita, in
particolare, vogliamo condividerne alcuni: l’Assemblea Territoriale, aperta a tutte le
Sorelle, la festa della Santa Fondatrice, la celebrazione giubilare per tredici Madri.
Si è svolta in Casa Madre il 24 aprile, con una larga partecipazione delle Sorelle del
Territorio che hanno risposto con gioia all’invito della Madre Provinciale. Dopo un
momento di preghiera e il saluto di M. Annamaria Babbini, Vicaria Generale, presente
a Verona per la formazione dei gruppi di volontariato, ha preso la parola M. Marilena,
Superiora Provinciale, richiamando il duplice scopo della convocazione: informazione
sul cammino fatto e ascolto delle sorelle (intuizioni, desideri, attese e altro…).
L’incontro è stato caratterizzato da un clima di libertà e di serena e attiva
collaborazione delle partecipanti. È sempre molto viva l’esigenza di una informazione
che arrivi a tutte e la modalità dell’assemblea è certamente un mezzo adeguato. Da
tutte un grazie a M. Marilena e alle sue Consigliere.
, S. Maddalena di Canossa, è sempre molto sentita non solo in Casa Madre, dove si respira la memoria delle
origini, ma in tutte le comunità dislocate nel Territorio.
, la festa è stata preceduta da un solenne triduo,
aperto a tutti, con il canto dei vespri e riflessioni sui tre aspetti dello Spirito di
Gesù: “amorosissimo, generosissimo, pazientissimo”, tenute dall’Abate di S.
Zeno, Mons. Giovanni Ballarini e da P. Augusto Boscardin. La festa è stata
celebrata con molta solennità nelle messe del mattino e soprattutto ,nel
pomeriggio, con una numerosa partecipazione delle varie componenti della
famiglia canossiana e del popolo di Dio. Tutto si è concluso con un gioioso
rinfresco in serena allegria.
Gli allievi del CFP di Casa Madre, pazientemente preparati dalle Madri
Letizia e M. e Maria Grazia B., nella mattinata del giorno 7, hanno animato la
celebrazione eucaristica, presieduta da P. Mauro Boscariol, continuando poi la
festa nel cortile davanti alla statua di S. Maddalena, con musiche e canti.
In questo festoso contesto è avvenuta la
consegna degli attestati di qualifica, da
parte di Madre Marilena, arrivata giusto in
tempo, per salutare i suoi amati allievi
che hanno concluso con lei il corso di
studi.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Una testimonianza: il dono di SANTA MADDALENA
Da tanti anni sono insegnante presso il Centro di Formazione Professionale
Canossiano di Verona e la figura di Santa Maddalena mi rivela sempre aspetti nuovi
e veri che mi toccano nel profondo del cuore e della mente.
Un momento particolare è la Festa dell’8 maggio che siamo soliti celebrare con tutta
la nostra gioventù scolastica, vivace e schioppettante…. di cui conosco tante
sofferenze e speranze.
Anche quest’anno abbiamo festeggiato solennemente, con la celebrazione
dell’Eucarestia preparata nei giorni precedenti, la consegna dell’Attestato agli allievi
usciti dal nostro Centro l’anno scorso, la musica, danze e infine gelato per tutti.
Di tutto mi ha colpito sentire il profondo silenzio con il quale i ragazzi hanno ascoltato
l’omelia di Padre Mauro, la passione con la quale hanno cantato e ho contemplato
tutti i colori e le nazionalità dei nostri allievi raccolti in armonia intorno all’altare. Ho
visto nei loro occhi la Bontà, quella che è nel cuore di ogni uomo e che spesso non ti
aspetti da questa generazione apparentemente molto superficiale e un po’ “bulla”.
Ho chiesto a Santa Maddalena di aiutarmi a essere suo degno strumento e ho sentito
che tutti noi dobbiamo continuare a interrogarci su che cosa possiamo fare di più e
meglio per loro; su che cosa si possa inventare di nuovo per aiutare questi ragazzi
fragili, frastornati e talvolta molto soli.
Che Santa Maddalena ci illumini!
Una mamma docente appassionata dei giovani
- Venerdì 7 maggio con un po’ di anticipo iniziano i festeggiamenti per S. Maddalena
in quel di Bologna.
L’appuntamento è iniziato alle ore 18.30 con la S. Messa della parrocchia in
“trasferta” in via S. Isaia 63, presieduta dal parroco, don Nicola.
Un gruppo di ragazze ha animato la celebrazione. Subito dopo il semplice buffet, tra
dolce e salato, è stato l’occasione che ha permesso di scambiare qualche chiacchiera
e ricordo legato alla casa tra parrocchiani, madri e le ragazze presenti.
Sicuramente è stato un prezioso momento di comunione e apertura della comunità
che conferma la gioia del ritrovarsi insieme.
L.S.
, insegnanti, genitori e alunni della Scuola Primaria e
della scuola dell’Infanzia si sono dati appuntamento in Duomo per una “speciale”
Liturgia della Parola, in onore di santa Maddalena, nel ricordo dei 150 anni delle
missioni canossiane nel mondo.
Il momento celebrativo, presieduto dal Parroco, Mons. Silvano Mantovani, è stato
guidato dalla responsabile della scuola, M. Anna Sartori, e animato dal coro dei
genitori e dalle voci squillanti dei bambini. Nella seconda parte dell’evento, si è svolta
una graziosa intervista da parte degli alunni alle Madri che avevano già incontrato nei
giorni precedenti: Madre Bruna incaricata delle missioni nel nostro territorio e Madre
Bernardette , cinese, proveniente da Hong Kong. Si è attivato così un dialogo
interessante, che ha contribuito ad allargare negli adulti e nei ragazzi la conoscenza
del mondo canossiano che continua l’opera di Maddalena a favore della promozione
dei poveri.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
, ha avuto luogo una Tavola Rotonda sul tema:
“Educare: una sfida!” con la partecipazione del Vescovo, Mons. Giuseppe Zenti,
la Madre Provinciale, M. Marilena Pagiato, il Sindaco, l’Assessore comunale alle
politiche Sociali e le tre Consulenti psico-pedagogiche del progetto “We Care” . Il
Vescovo ha poi presieduto la bella Celebrazione Eucaristica in Duomo, animata dal
coro formato da genitori e alunni, al termine della quale, presso l’Istituto
Canossiano è seguita la benedizione e inaugurazione ufficiale del progetto “We
Care”, realizzato con il patrocinio del Comune e dell’AGESC Provinciale.
ci siamo trovati tutti insieme nella Chiesa di S.
Paolo per ringraziare il Signore di averci donato S. Maddalena. Gli insegnanti e gli
alunni erano tutti presenti unitamente ai loro genitori in un clima di profondo
raccoglimento e di gioia. La S. Messa è stata celebrata da P. Mauro Boscariol. Il
messaggio che il padre ha voluto lasciarci è stato in sintesi questo: l’attenzione
agli altri, volerci bene, vincere l’indifferenza verso i più poveri e bisognosi del
nostro amore.
Al termine della celebrazione Eucaristica l’Associazione UCID (Unione Cristiana
Imprenditori e Dirigenti) ha consegnato la borsa di studio di 500 euro alla
studentessa Tatiana Azzali, allieva di terza Liceo che si è particolarmente distinta
nell’impegno scolastico. Il Cav. Rino Speroni, ha spiegato che con questa
iniziativa si è voluto ricordare la figura del Compianto Vescovo di Fidenza mons.
Maurizio Galli il quale amava molto i giovani.
Alle ore 12,30 la Comunità ha offerto il pranzo a tutti i Docenti e operatori della
nostra Scuola:Primaria, Liceo Enac (ER)
31
La Voce dei TERRITORI: notizie flash
che ricordano anni di consacrazione.
La celebrazione del gioioso evento ha avuto due momenti significativi.
Il primo si è svolto il 29 maggio, con il viaggio a Pavia per le Madri festeggiate che
hanno potuto parteciparvi. Dopo la visita alla Certosa e il pranzo, le Madri si sono recate
alla casa dove è vissuta Madre Luigia Grassi. La comunità di Corso Garibaldi ha
preparato per loro una calda e fraterna accoglienza ed è stato per tutte un festoso
momento di famiglia permeato di gratitudine a Dio per i molteplici doni del suo Amore.
Il secondo momento è stato vissuto in Casa Madre la domenica 30, dove le Madri
si sono felicemente ritrovate per “Cantare insieme l’Amore” incontrato 50, 60, 70 anni fa
nel momento del loro Sì a Dio. Nella solenne Eucaristia, il celebran-te, P. Adolfo
Antonelli, commentando la Parola di Dio dalla liturgia della SS.ma Trinità, ha affermato,
tra l’altro, che, fin dall’eternità, ognuna di queste sorelle “è DELIZIA della Sapienza di
Dio… posta nella Chiesa e nell’Istituto” ed ha augurato a tutte di essere “vere Figlie della
Carità Serve dei Poveri, icone luminose della SS.ma Trinità”.
Il pranzo, preparato
in modo “elegante” in
tutti i suoi particolari
dal Catering “Casa
Madre”, intercalato da
canti e auguri, ha
completato la festa
che si è protratta fino
al pomeriggio. È stata
una giornata vissuta
intensamente nella
lode a Dio che
custodisce tutte nella
fedeltà del suo
Amore.
A.G.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Ora è tempo di gioia. Ora è tempo di festa!
Il 2010 consegna a tutto il mondo Canossiano un significativo motivo di festa: fare
memoria dei 150 anni della Missione Canossiana ad
Gentes e lasciamo che….
“la missione si racconti”.
Nella grande gioia che pervade tutto l’Istituto, la
Comunità di Pavia gode un diritto ed un privilegio tutto
particolare. Infatti in questa Casa è maturato, nel
silenzio, nella preghiera e nell’offerta, l’ideale
missionario che S. Maddalena portava nel cuore e che
M. Luigia Grassi ha ereditato e concretizzato.
Venerdì 16 aprile: grande vigilia! Per i cortili ed i corridoi della casa c’è movimento! Un
brulicare di Sorelle impegnate a fare ordine, ad abbellire le pareti, a porre un fiore.
Ognuna collabora ed in cuor suo medita e si prepara all’evento del giorno successivo.
Come non pensare,tra una faccenda e l’altra,al ”cuore grande di Maddalena” come viene
definito dal Rosmini? Come non immaginare quel “cuore dilatato ai quattro venti “di cui
parla il Giordani? Cuore attento ad ogni bisogno della persona, perché
“la carità è un fuoco che si dilata e tutto cerca di abbracciare”.
Questa ampiezza di “sentire missionario” che un giorno ha portato Maddalena ad
esclamare in un grande impeto di zelo: ”Andiamo Sorelle per il mondo, in cerca di anime”,
si è fatto realtà nel lontano 1860!
A sera tutto è pronto: è già arrivata da Roma anche M. Giovanna Radice in
rappresentanza della M. Provinciale. Domani - qualcuna accenna a dire - “qualcosa non
funzionerà a dovere”, ma basta ascoltare alcuni aneddoti delle nostre Madri anziane per
capire quanto sia vivo in loro il ricordo e la partecipazione a questo evento di famiglia che,
qui a Pavia, ha lasciato un segno. Così ogni preoccupazione organizzativa passa in
seconda linea.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
E’ il mattino di sabato 17 aprile. Il cielo ha un aspetto
autunnale e lascia cadere la sua azione benedicente,
attraverso una pioggia sottile.
Per noi è la prima giornata di spiritualità che ha per tema
“Andate in tutto il mondo”.
Arrivano le Sorelle dalle varie comunità, arriva anche un gruppo di Sorelle del
territorio di Brescia ed un gruppetto di Laici Canossiani ci onora della sua presenza.
Il cortile si anima; l’incontro con le Sorelle, che non si vedevano da tempo, è
festoso. Poi ci si raccoglie in salone e la festa inizia con la preghiera il cui titolo è già
tutto un programma di vita missionaria:
”Il fuoco nel cuore, ai piedi le ali”.
Bellissima l’introduzione:
“C’è una storia da narrare:quella di un uomo Gesù.
C’è una storia da narrare: quella di un Crocifisso di nome Gesù.
C’è una storia da narrare: quella di un Risorto di nome Gesù.
C’è una storia da narrare: quella di un vivente per sempre di nome Gesù…..
E’ una storia che non finisce, che fa sognare sempre nuovi cammini.
Siamo afferrati da questa storia. Ne siamo narratori e testimoni.”
Il dinamismo della preghiera ci invita a coltivare la passione apostolica di
Maddalena, ci incoraggia a camminare nella storia con tutti, in una continua
conversione alla logica del Vangelo, disposte a non cedere alla tentazione del
conformismo, dell’omologazione, accettando il rischio di vivere in situazione di
marginalità significativa, sullo stile dei profeti.
La preghiera è continuata in un’alternanza di “andate“ ed “eccomi”, mentre nel
cuore di ciascuno sgorga fervida la preghiera:
”Signore, fa’ che sempre e dovunque io sia la tua lieta notizia”.
Prende poi la parola M. Carla Barberini che presenta e sviluppa il tema della
Missione. Partendo dall’invito di Gesù: ”Andate in tutto il mondo”, porta i presenti a
comprendere che la missione oggi deve essere vista anche come missione “inter
gentes” per il fatto che le “gentes” sono anche tra noi: possono essere la famiglia,
la persona che ci vive accanto, il giovane che occasionalmente incontriamo... La
relatrice parla di missione come dialogo con la gente, come incontro tra le persone,
una missione che trae il modello dalla missione di Dio, che pone la sua tenda in
mezzo a noi e stabilisce un dialogo con noi rendendoci possibile un incontro
fraterno, fino alla comunione con tutti i suoi figli.
Il momento “clou” della giornata è la Celebrazione Eucaristica nella cappella della
casa. Don Daniele, nella sua semplicità, ci fa gustare la gioia dell’incontro con Colui
che sempre “chiama e manda” nella sua vigna. Molto vivo è lo scambio della pace,
quando ognuno dei presenti è invitato ad accompagnare il gesto con una parola di
incoraggiamento da rivolgere a chi gli è vicino.
Al banchetto Eucaristico è seguito il momento conviviale del pranzo che si è
concluso sulle note del canto “Tocca a te!” eseguito da Arianna, una nostra alunna
di quinta elementare.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Dopo una breve pausa, è il momento delle testimonianze.
Ha esordito la veterana M. Maria Candiani che, dall’alto dei suoi 90 anni, con freschezza e
brio, ha scandagliato nel suo lungo vissuto e ci ha raccontato la storia della sua vocazione
missionaria.
L’ha seguita nel racconto M. Angela Scotti, anche lei missionaria e originaria, come M.
Maria di Milano, zona La Ripa, ambiente molto religioso, ricco di sane tradizioni e di
iniziative a carattere missionario E’ stato poi il turno di M. Maria Vezzoli che ci ha raccontato il suo impegno di “servizio
ponte” tra la sua esperienza di missione in Togo (un anno), le esperienze di volontariato
educativo per i giovani ed il loro evolversi nel tempo in un cammino di continua
sensibilizzazione e apertura di mente e di cuore.
Anche M. Antonella Rocca ha contribuito al racconto della missione presentando
l’esperienza dalla prospettiva dei giovani. Veramente efficaci i due ultimi interventi
supportati da comunicazione mediatica e - si sa - le immagini vanno dirette al cuore.
La testimonianza più eloquente, presentata attraverso un video, si è rivelata quella della
nostra Sorella Maria Ho, Canossiana cinese, passata attraverso difficoltà di ogni genere e
vissuta nella sua terra, in fedeltà al carisma di S. Maddalena e nell’amore costante per
l’Istituto, per moltissimi anni, fino alla fine della sua vita. A lei va il nostro vivo ricordo e
la gratitudine per il bene seminato nel silenzio e nel sacrificio.
La preghiera conclude la nostra giornata.
La guida ci congeda ricordandoci che il cammino della missione non è sempre facile. Il
missionario è chiamato ad essere l’uomo della fede, a credere in ciò che annuncia e nella
bontà dell’uomo… Anche nei momenti più difficili la fede del missionario deve essere luce,
segno di speranza, annunciatrice di un futuro ricco di amore e di pace.
Negli ambienti dove operiamo siamo chiamate ad essere ”missionarie” che accolgono il
pressante invito di Maddalena nostra Madre:
Un grazie alla commissione regista che congeda l’assemblea invitando tutti alla prossima
giornata di spiritualità missionaria che si celebrerà il 25 settembre.
M. Laura Invernizzi
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Credo siano stati la tenacia e il coraggio di Madre Teresina Venturelli, allora
Provinciale, a ridare un po’ di vitalità all’austera casa di via S. Martino a Brescia: prima
ha fatto riaprire il portone al 13 A – chiuso da alcuni anni-, poi ha sognato di nuovo
voci di persone vive nel cortile ampio, ma troppo silenzioso per una casa canossiana,
dopo la chiusura dell’oratorio. E così, quando don Andrea, Parroco della vicina chiesa
di S. Alessandro, per lavori di manutenzione, ha chiesto di ospitare nella nostra casa il
doposcuola per i figli degli immigrati, la porta era già aperta… Al doposcuola, avviato
tre anni prima in Parrocchia con l’aiuto di due Sorelle canossiane, si sono affiancati
presto i corsi di lingua italiana.
Infatti, mentre il numero dei ragazzi si era stabilizzato sui 20/25, andava crescendo la
domanda di adulti per l’apprendimento della lingua italiana. In tal modo, con un avvio
molto graduale e non senza qualche difficoltà, sei anni fa è iniziato il progetto
“Emergenza Italiano”. La struttura è semplice: 7 corsi, con gruppi di 5-12 persone, di
mattina o di pomeriggio per due volte alla settimana, da settembre a maggio, con una
decina di insegnanti (tutte professoresse in pensione o disponibili) che si alternano.
Più difficile è presentare il lavoro didattico per i vari livelli - dagli analfabeti a ragazzi
che frequentano le superiori. Nel corso di questi anni, comunque, la piccola scuola si è
attrezzata di materiale sufficiente per aiutare i 100-130 alunni che ogni anno, con il
passaparola, vengono a imparare o a perfezionare la nostra lingua in vista del lavoro o
dello studio. Oltre al materiale di uso quotidiano, con il contributo che riceviamo dalla
Fondazione Banca S. Paolo, possiamo fornire a ciascuno i quaderni e le fotocopie
necessari per la prima fase di scuola; poi, normalmente, forniamo libri di testo
parzialmente rimborsati.
Devo dire che, in questo nuovo servizio, più che l’esperienza maturata come
insegnante di italiano agli italiani, mi sono stati di aiuto la collaborazione delle
insegnanti laiche, la passione per la storia e la geografia ( e quindi l’orizzonte del
mondo!) e soprattutto un’antica vocazione canossiana e missionaria. Questo è il mio
servizio specifico, ma tutta la comunità S.Maddalena è impegnata nell’aiuto agli
immigrati, chi in casa e chi fuori casa.
Ed è bello vedere i due portoni di via S. Martino spalancati: il 13B, dove ogni giorno
passa la fiumana degli alunni delle superiori, (seguiti dalla comunità S. Martino), e il
portone al n. 13A oltrepassato, pure ogni giorno, dagli alunni del doposcuola e dei corsi
di italiano, e da tante persone che cercano lavoro, aiuto, sostegno morale, conforto…
E’ bello perché questa osmosi tra il territorio e la casa canossiana attualizza anche oggi
qualcosa del sogno di Maddalena: la formazione e l’aiuto a chi ha bisogno.
Sinceramente, non so quanto potrà continuare la scuola di italiano per immigrati. Ma
non c’è problema. Il futuro, si sa, è in buone mani. Intanto lavoriamo.
M. Silvana Bettinelli
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Cena multietnica a scuola. Che senso ha? Può avere una valenza pastorale?
Sto parlando della Scuola Audiofonetica di Mompiano, dove la presenza degli
extracomunitari diventa sempre più forte. Sono moltissimi infatti i bambini stranieri
sordi, un po’ forse per problemi di igiene legati alla povertà dei paesi di origine, un
po’ perché gli stranieri lontani dalla loro terra si sposano fra consanguinei per
mantenere la loro identità culturale e religiosa. Così ci vediamo arrivare questi bimbi,
spesso anche preadolescenti, a volte non scolarizzati, doppiamente stranieri in
quanto conoscono poco la loro lingua e non sentono l’italiano… Le difficoltà sono
grandi. E allora si inventano mille cose perché possano sentirsi a loro agio, accolti,
amati, capiti. Mentre insegnanti, logopediste, logogeniste, audiologa e psicologa
danno il meglio di sé, non disdegniamo iniziative come la cena multietnica in cui ogni
famiglia cucina qualcosa di tipico del suo paese e poi si condivide. Ormai sta
diventando una tradizione, ha sempre un grande successo e crea un bellissimo clima
familiare, di grande rispetto e accoglienza, anche se le religioni sono diversissime:
cristiani, musulmani, buddisti, induisti, sick, protestanti…
Ieri, in una splendida serata di maggio, eravamo quasi in 200 e abbiamo gustato cibi
del Marocco, Eritrea, Pakistan, Filippine, Thailandia, Argentina, Brasile, Equador, Kosovo, Ungheria e… altri ancora.
Lascio la parola a Patrizio, un genitore a cui avevamo dato l’incarico di coordinare la
cena, che ci ha appena inviato una mail, che mi pare esprima bene lo spirito della
nostra cena etnica.
“Il pensiero che posso esprimere sulla cena è: bello.
Le sensazioni che ho provato, sono state molto forti ed a volte commoventi. Sono
cose che, purtroppo non provo molto spesso e che fanno bene all’anima
(specialmente alla mia). Questi momenti di amicizia e di gioia comune, di poter fare
qualcosa per gli altri, l’essere tutti amici e dimenticare tensioni e problemi, ti fanno
capire che non sei solo.
La cena etnica tenta di unire varie culture e vari spiriti.
Ho visto la famiglia marocchina farsi in quattro per aiutare, ho visto negli occhi di una
ragazzina la felicità di essere parte di un gruppo senza differenza di colore,
abbigliamento e religione.
Ho visto i nostri “volontari” correre per noi senza nessun problema.
Ho visto vecchie tensioni svanire in un attimo.
Ho visto tanti amici contenti per una idea e li ho visti farlo con gioia e serenità.
Mi piacerebbe vedere sempre queste cose, e provare queste sensazioni, ma forse è
meglio così, si correrebbe il rischio di abituarcisi.
Queste ultime 2/3 settimane, in cui mi sono dato da fare per organizzare la cena,
sono state molto importanti per me, e quello che ho provato so che mi mancherà.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Ho potuto conoscere persone nuove (tu per prima) che mi hanno aiutato a capirmi e
con cui penso possa nascere una bella amicizia fondata sulla comprensione e sulla
gioia comune di fare qualcosa di buono per la scuola ed i nostri bambini.
Tutte cose che ho provato solo quando andavo in Africa a lavorare per l’ospedale a
Watamu o in Sudan a prendere Bakhita (NdR: Patrizio ha adottato Bakhita, una
bimba sudanese sorda di sei anni).
A volte ho proprio bisogno di fare queste cose.
Sono felice che mi abbiate dato la possibilità di fare tutto questo, e spero di
continuare a potervi aiutare.
Mi è piaciuto, mi sono divertito e sono contento.
Ti ringrazio molto, ti abbraccio e ti auguro una buona domenica.
Ci vediamo lunedì”. Patrizio.
Ho ricevuto un'altra breve e.mail:
“E’ stata una serata bellissima! Non avrei mai pensato che potesse essere una
iniziativa così stimolante e arricchente! Per me che sono al primo anno nel Direttivo
dell’Associazione dei Genitori è stata una occasione importante, che ha fatto cadere
vari pregiudizi. Ho conosciuto gente nuova con caratteristiche e abitudini diverse
dalle mie. Persone simpatiche e volenterose... Esperienza sicuramente da ripetere.
L’ amicizia è una bellissima cosa, così come il rispetto, da coltivare giorno per
giorno, creando le occasioni giuste . Grazie a tutti per il bel lavoro svolto” . Simona
E un’altra ancora:
“Serata di una bellezza commovente. La cosa che mi ha colpito di più è che nel
pomeriggio, nella grande cucina della scuola, con il passare del tempo si
mescolavano le voci, gli odori e aumentava la confidenza... in cucina gli odori
portano ricordi e si crea spesso qualcosa di magico che unisce perché la familiarità
che ne nasce fa sentire tutti a CASA....
Ah, per me è stato bello anche accompagnare a casa quella mamma kossovara,
ma soprattutto la ragazzina che per tutto il pomeriggio si è data da fare, credo che
anche lei si sia sentita a casa. Era davvero felice.
Di nuovo grazie a tutti, sono stata davvero contenta di esserci. Grazie!”
Sr. Piera Opizzi
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Tre, due, uno e via si incomincia! Il fischio di inizio dà il via alla 2^ edizione della
“Partita del cuore”. Si tagliano i cordoni che legano stretti 50 palloncini, 25 gialli e 25
blu che, uniti, volano verso il cielo, verso l’immensità.. Due colori, due facce della
stessa medaglia, il giallo che rappresenta la Scuola dell’Infanzia e la sezione
Primavera e l’azzurro la Scuola Primaria, due realtà di un’ unica struttura consolidata,
la Scuola Canossiana di Potenza.
Vi chiederete: ma di quale partita stiamo parlando e chi la gioca?
E’ la partita di tutti i papà della scuola., un incontro di calcio il cui punto di forza è
stato la voglia di stare insieme, di conoscersi e di confrontarsi.
Tutto doveva essere perfetto per gratificare i papà, ringraziarli per la loro esistenza,
per quello che fanno per figli, per i sacrifici cui si sottopongono per assicurare un
tenore di vita dignitoso alle proprie famiglie in questi momenti così di ristrettezza per
tutti.
Per novanta minuti le due squadre si sono date da fare al massimo per difendere
ognuna i propri colori, mentre facevano da cornice alla gara spalti gremiti da bambini
e genitori che sono stati protagonisti indiscussi della festa, garantendo, per tutto il
tempo del “Derby del Cuore”,un supporto caloroso e sempre composto.
La radiocronaca è stata affidata all’ insegnante di Inglese, Giovanna Valente, arbitro
dell’incontro il docente di educazione motoria, Luigi Garramone.
Dopo novanta minuti tra falli, punizioni e fuori gioco, la partita si è conclusa con la
vittoria della squadra della Scuola dell’Infanzia con un lapidario 4-1 .
Il trofeo della manifestazione viene consegnato dal Parroco, Fra Leone, e dalla
Coordinatrice Didattica, M. Antonella La Porta.
La S. Messa, nella memoria liturgica di S. Giuseppe, e una zeppolata finale
concludono la bella giornata che ha visto riunite le oltre 300 famiglie della scuola.
Rosanna Giugliano
Presidente del Consiglio d’Istituto
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Il viandante guarda la torta. Si vede che ha fame e si capisce che sono tanti giorni
che non mangia. Poi alza gli occhi e, guardando quella massaia, le chiede: “Scusi
signora, questa strada porta alla chiesa?”. La donna risponde: “Certo! Dove può
portare una strada se non alla chiesa?”.
Ma… noi sappiamo bene che non tutte le strade di questa terra portano a una
chiesa; è necessario percorrere molte strade prima di poter arrivare a una chiesa e
alla propria chiesa. E’ capitato qualche decennio fa ai nostri emigranti. Sono dovuti
partire dall’Italia dovendo lasciare, oltre la casa, anche la loro chiesa e hanno
dovuto percorrere molti chilometri prima di incontrare un’altra casa con qualcuno
che offrisse loro qualcosa da mangiare.
Questo oggi capita agli immigrati che sbarcano sulle nostre coste. Anche loro sono
gente che si è lasciata alle spalle una casa e spesso anche una chiesa. Il non poter
ritrovare nella terra ospitante forme e modi di pregare e celebrare il proprio rito
religioso, disorienta e rende più indifesi di fronte alle prove e alle sofferenze della
vita.
Sulla scia di questo
messaggio, ieri, presso
l’Istituto delle Suore
Canossiane di Cosenza, è
stata celebrata la
preparazione alla Pasqua
ortodossa con la presenza
di Padre Alexandru Toma,
mandato qui in Calabria dal
Patriarcato Rumeno per seguire i propri fedeli.
L’incontro è stato organizzato dal Centro di ascolto S. Bakhita delle Suore
Canossiane in collaborazione con l’Associazione Lavoratori Stranieri del
Movimento Cristiano Lavoratori di Cosenza. Molti i fedeli presenti e partecipi
alla preghiera che si è svolta rigorosamente in lingua rumena, qualcuno anche
visibilmente commosso perché, dopo tanti anni, ha potuto pregare secondo il
proprio rito.
Ci spiega il Padre, con un po’ di difficoltà nell’esprimersi perché da pochissimo in
Italia, che questo momento di preghiera, vissuto ogni sera, durante la Settimana
Santa, prepara i fedeli ortodossi alla celebrazione della Risurrezione di Cristo.
E la Pasqua Ortodossa è stata celebrata quest’anno, a Cosenza, sabato 3 aprile,
alle ore 23.00, presso la Chiesa di S. Agostino, nel centro storico della città.
Un grazie sentito a Mons. Nunnari, per aver concesso ai nostri fratelli ortodossi,
lontani dalla loro terra, la possibilità di ritrovarsi insieme a celebrare la loro Pasqua
e di potersi scambiare il tradizionale augurio pasquale:
Maria Pangaro
Associazione Lavoratori Stranieri MCL Cosenza
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
L’ amore misericordioso di Gesù Crocifisso oggi si attua nella storia della
neonata Rom Maria Anisora.
Storia che si snoda in tappe:
° antefatto
Monalisa, una Rom di quindici anni, bella mora, alta, con un fisico da modella, viene
al Centro d’ascolto “Bakhita” per frequentare la scuola informale. Riesce a
conseguire la licenza media mentre, nello stesso tempo, tutta la famiglia dalla
capanna, lungo il fiume Crati, si trasferisce in una casa, in affitto, nel desiderio
d’integrarsi nel contesto sociale cosentino. A un certo momento la ragazza si
allontana dal Centro; la si ritrova più tardi ai semafori a chiedere l’elemosina.
Compare dopo un certo periodo nelle condizioni di ragazza in attesa e abbandonata.
° attesa: fantasia della carità
Mobilitarsi in équipe per dare un aiuto concreto alla ragazza è obbligo di fraternità
solidale quindi ci si mobilita per un intervento pastorale, psicologico, medico... Si
attende nella gioia e nei preparativi: corredino, culla, passeggino...Il tutto per
condividere le lacrime di un’ adoloscente in difficoltà e per testimoniare, con la
nostra vicinanza, la tenerezza di Dio Padre verso ogni sua creatura in necessità. I
nove mesi trascorrono tra le lacrime di chi è lasciata sola e la gioia della vicinanza
affettuosa e concreta dei genitori, del sacerdote della Parrocchia ortodossa calabrese
e dei laici volontari: suore, assistenti sociali, insegnanti, medici. amici...
° nascita
Il 1° aprile, GIOVEDI’ SANTO, nasce Maria Anisora un esserino di 1,700 Kg con
grossi problemi di salute, già annunciati dai medici. Messa nel reparto intensivo, si
aspetta il peggio. Non c’è tempo da perdere per assicurare alla piccola neonata la
figliolanza di Dio col Battesimo. Cosa fare? Si parla con la mamma, e poi di corsa
dal Primario. Avuto il permesso, il 2 aprile, VENERDI’ SANTO, entro in camera
intensiva insieme alla mamma e, commossa, con le lacrime agli occhi e la gioia nel
cuore, verso l’acqua e pronuncio le parole: “Maria Anisora, io ti battezzo nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Il sangue e l’acqua versati dal costato del Crocifisso operano la salvezza.
SABATO SANTO Padre Alexandru Toma, Ortodosso cristiano rumeno, completa il rito
amministrando a Maria la Cresima.
La Passione, Morte e Risurrezione di Cristo continuano la loro efficacia nella Chiesa.
Grazie Signore, immensamente grazie.
° Epilogo felice per Maria
Maria fa tenerezza nell’ incubatrice, sembra migliorare, ma, improvvisamente,l’8
aprile entra nella Patria Celeste.
° La Storia continua...
Monalisa è da aiutare a continuare a vivere... si segue con particolare affetto, è
serena, comincia a rendersi utile e si sta provvedendo a iscriverla all’ Istituto
Alberghiero.
A Settembre frequenterà il primo anno. Affidiamo la sua crescita umana, spirituale,
culturale alla nostra Mamma celeste, Maria.
Sr. Serafina Martilotti 41
La Voce dei TERRITORI: notizie flash
“Siamo 67 ragazze universitarie, provenienti da
svariate città italiane e da altre europee, impegnate
in un progetto di formazione culturale: siamo qui
perché abbiamo deciso di condividere una parte del
nostro cammino in un contesto ricco di storia passata
e di ospitalità umana e cristiana.
Vorremmo ringraziarLa per avere accettato il nostro
invito, per essere venuto a farci visita e a
condividere con noi questo mercoledì sera!
Siamo sicure che il suo passaggio lascerà un segno e
sarà una pagina nuova di questa storia … !”.
E’ con queste parole che mercoledì - 14 aprile - una studente del Collegio, a nome di
tutte, ha accolto il Patriarca Angelo Scola, accompagnato da S.E. Mons. Beniamino
Pizziol – Vescovo Ausiliare - e da Mons. Valter Perini – Vicario Episcopale per
l’Evangelizzazione e la Catechesi.
Erano presenti anche il
nostro parroco, Mons. Silvano
Brusamento, e don Marco Scarpa,
quale responsabile della Pastorale
Universitaria.
La visita era stata
precedentemente preparata in un
momento assembleare, in cui le
studenti avevano approfondito il
significato della Visita Pastorale
alla città di Venezia – centro
storico, e della persona del Vescovo, lasciando poi emergere i molti interrogativi che
abitano il loro cuore, in relazione alla fede, alla Chiesa e a varie problematiche
sociali.
Così, dopo un primo momento di accoglienza e di presentazione, il Patriarca
Angelo si è posto in ascolto di alcune domande, scelte dalle studenti tra le molte
emerse.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Il dialogo, svoltosi in un clima di familiarità, è stato molto significativo, e ha
coinvolto le ragazze con entusiasmo e … un pizzico di curiosità!
Qual è il messaggio che il Patriarca ci ha lasciato?
“Ciò che ciascuno di noi ha in cuore è la felicità, intesa come compimento
buono di sé, come compimento dei desideri profondi costitutivi dell’io, e la libertà,
come condizione fondamentale per un percorso che realizza l’io secondo tutta la sua
pienezza.
Io credo che il criterio di fondo debba essere unitario, perché l’io non si
compie se non in unità, e deve essere un criterio con cui investire gli affetti, la
modalità di riposo, il lavoro, e - in questo momento per voi – soprattutto lo studio, la
ricerca …. Ci vuole praticamente un’ipotesi interpretativa della realtà, per non buttar
via questo tempo e per non rischiare di pregiudicare il futuro. Ci vuole cioè una
direzione di cammino, un senso da dare alla vita. Senso vuole dire significato e
direzione di cammino.
Questo senso della vita deve tenere dentro e rispondere alle domande ultime
che noi abbiamo nel cuore, che ogni uomo ha nel cuore, che lo dica o non lo dica!”.
Il Patriarca ha poi incoraggiato la nostra
piccola comunità a continuare con
entusiasmo e dedizione il servizio
formativo alle studenti universitarie, in
quanto la vita fraterna che noi viviamo “è
la forma voluta da Cristo stesso … per
testimoniare la bellezza del fatto cristiano
nel vivere gli affetti e il lavoro”. Ci ha
inoltre ricordato che compito della
comunità educante è “educare l’altra
persona a trovare la sua strada verso Dio
… perché cresca fino a raggiungere la
piena maturità di Cristo”.
Infatti, rivolgendosi alle studenti, così si è espresso: “Perché le Figlie di Maddalena di
Canossa si danno la briga oggi di costruire una comunità di studentesse universitarie
in questa città? Perché ci sia il luogo in cui si innesti uno stile di vita comunitaria,
nella tensione alla felicità, costruita in libertà, che voi avete nel cuore”.
La serata si è conclusa con un semplice
rinfresco, durante il quale le studenti hanno
avuto la possibilità di accostare personalmente il
Patriarca e i suoi collaboratori.
Con cuore grato abbiamo ringraziato il
Signore Gesù per la presenza fra noi del
Pastore della Chiesa di Venezia, che “si è
fermato a casa nostra … per vivere insieme la
gioia e la fretta comune per la presenza del
Risorto” (dalla “Lettera di indizione della Visita
Pastorale”- aprile 2005).
Comunità di San Trovaso - Venezia
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
E’ sempre una festa incontrarci. Quando è tanto tempo che non ci si vede, ancor
di più. E poi... se si festeggia un anniversario, quello della propria
consacrazione, è una vera solennità.
Così è avvenuto nel nostro territorio domenica 9 maggio. Tredici Madri su 24,
che ricordavano il loro sì, sono giunte a Padova, accolte da Madre Adriana, per
vivere un intenso momento celebrativo.
Tutto si è svolto in un clima fraterno. Il momento di preghiera che ha elevato
l’anima e il corpo attraverso le immagini, la musica e il canto; l’Eucaristia come
nuova alleanza nel presente per un futuro ricco di speranza perché Lui solo è la
nostra vera vita.
Il pranzo, un vero banchetto nuziale... con tanto di torta augurale. Con la
proiezione delle immagini di Maria e il canto del Magnificat, ciascuna ha ripreso,
con tanta gioia, la strada verso la propria comunità portando con sé la
benedizione del Papa e l’icona di Maria.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
….. E’ il simpatico e propositivo tema, scelto per l’anno 2010, dall’Associazione
“Arcobaleno” che opera nell’area del volontariato feltrino.
L’attività dell’Associazione è complessa e variegata, include nelle sue attività il
“museo dei sogni”, e un museo di “pietre srotolate” provenienti da 168 paesi
presenti nei 5 continenti della terra quale segno di unità e fraternità umana.. Nella tre giorni (14 – 15 – 16 maggio 2010 ) dedicati all’approfondimento del
tema, attraverso varie e qualificate iniziative predisposte a dare corpo all’idea
del “colorare la Costanza” diamo spazio al racconto di due di queste iniziative
dove la scuola canossiana è stata coinvolta. 1. Sabato 15 maggio- Mostra dei lavori degli alunni delle scuole. I ragazzi della
scuola si sono fatti presenti con lavori di artistica: disegni colori su tavole e
in legno. Alla realizzazione del progetto hanno collaborato gli insegnanti di
religione, tecnologia e disegno.. I lavori molto curati e finemente realizzati
degli alunni delle classi di seconda media sono stati molto apprezzati per la
tecnica utilizzata, che ha richiesto un lavoro assiduo, paziente e costante
e ha portato a pregevoli risultati. 2. Domenica 16 maggio - Premiazione a persone che nella vita quotidiana
hanno coniugato volontariato e costanza. Fra i premiati, una ventina
provenienti da Bologna, Verona, Vicenza, Treviso e del feltrino, fra questi la
nostra Madre Itala Boscariol per il suo lungo impegno nell’area educativa a
Feltre.
Nel salone dell’Associazione gremito di persone vi è stata la consegna del premio.
In un clima vivo di intensa umanità e simpatia dopo la lettura della motivazione
per il premio, i rappresentanti degli enti segnalatori, sindaci, presidenti di
Associazioni, presidi hanno consegnato il premio costituito da una litografia di Vico
Calabrò.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Durante la consegna sono state raccontate tante storie di persone che con
semplicità, umiltà e costanza hanno compiuto i loro normali servizi con grande
dedizione facendo del bene e divenendo nella quotidianità silenziosi maestri
per le giovani generazioni.
Madre Itala era stata segnalata così dal Preside della Scuola:
“Gentile direzione della Comunità San Francesco, in merito alla vostra richiesta di segnalare un docente spesosi per il bene comune, ci permettiamo di indicare il nome della prof.ssa M. Itala Boscariol, docente di Storia, Geografia e Latino, presso il nostro Istituto, da molti anni. Ha contribuito a formare diverse generazioni di educatori e cittadini del Feltrino, del Primiero e dell'alto Trevigiano, con dedizione e spirito di servizio, spendendo i propri talenti mossa dal desiderio di contribuire alla crescita culturale e al bene comune del territorio in cui si è trovata a vivere la propria missione educativa e religiosa. Grato per l'iniziativa mi auguro che la proposta possa essere accolta e mi rendo disponibile per ulteriori informazioni.
Stefano Serafin - Preside Istituto Canossiano Feltre
Ha concluso l’incontro il fondatore delle associazione “Arcobaleno”, sig Aldo
Bertelle con un significativo e appassionato discorso, nel quale brevemente ha
dato le ragioni del “colorare la costanza”, affermando che il mondo oggi ha
bisogno di tenerezza.
Piccolo gesto di tenerezza è il rito che ogni sera lui e i suoi collaboratori,
chiudendo il museo, fanno: una carezza al mappamondo per salutare chi
in quel giorno ha lasciato la Terra per il Cielo e una seconda carezza per
chi durante il giorno è venuto al mondo perché sia accolto, ascoltato e
accompagnato.
46
Parliamo di … (notizie varie)
Ci si può chiedere perché un Capitolo, come l’ultimo nostro, orientato alla
riflessione su Voti e Consacrazione, abbia sortito come dominante il tema del
cambiamento.
E’ noto come l’odierno contesto socio-culturale evidenzi chiaramente nelle
nostre pratiche di vita e di lavoro e negli stili che le contrassegnano l’ inadeguatezza
della nostra misura di contemporaneità alle esigenze dell’oggi e siamo consce delle
conseguenze che ne derivano, soprattutto nella relazione coi giovani, visti anche
sotto il profilo del loro orientamento vocazionale.
Una constatazione che purtroppo non coinvolge solamente noi e che,
comunque, per noi, Famiglia Religiosa che ha concepito la propria performance
istituzionale nell’ormai lontano Ottocento, assume una particolare rilevanza, dato
che il nostro Carisma apostolico ci chiama a militare, con la Chiesa, nella Storia.
Per decifrare all’insegna, come si suggerisce oggi, della marginalità il Kairos
che sta nel nocciolo della nostra situazione occorrerebbe sviluppare, come “Corpo“
e come “Singoli Membri”, una mistica dell’umiltà evangelica di stampo antico,
capace di tonificarci nelle acque delle origini e di esprimere, anche sul versante
testimoniale, il fascino di un messaggio significativo, almeno per chi lo voglia
ricevere.
Comunque sia, sta di fatto che noi siamo chiamate a cambiare, anzi, ad
assumere - visto che l’accelerazione culturale è la cifra del presente e del futuro-
una mentalità di Cambiamento. Ciò verrà, senz’altro, a chiederci molti adattamenti
istituzionali e strutturali che comporteranno, a loro volta, mutamenti di abitudini e
di prospettive. Dall’oasi relativamente tranquilla delle nostre consuetudini, dei nostri
riferimenti affettivi, ambientali e culturali all’inedito di nuove realtà.
Dall’autocentratura sui nostri vissuti, i nostri processi identitari, la nostra storia
all’apertura cordiale a st rie e vissuti diversi. Da un determinato spazio geografico
ad altri, diversi spazi.
Buon per quelle di noi – Italiane tutte, più o meno, abbastanza datate
(indipendentemente dall’età cronologica!) - che approdano a questo traguardo con
qualche grado ancora di plasticità. Perché non è per nulla facile, anche solo dal
punto di vista psicologico, morale, socio-culturale “rientrare nel seno della propria
madre” a meno che un po’ di ”inquietudo cordis”, di sana voglia di non abitare
impunemente il presente, non ci sia stata sempre un po’ ”di casa”!
Tornando al tema preposto al Capitolo (Voti e Consacrazione) E’ evidente che
ad un certo punto deve essersi imposto il quesito se, quella che emergeva
implicitamente dalla lettura delle risposte ai Questionari pre-capitolari (per quanto
poco rappresentative fossero), non fosse la denuncia di un vuoto, e la conseguente
domanda di ricomprensione profonda di alcune realtà fondanti la nostra vita, realtà
che giacciono, sotto le incrostazioni di formalismi, abitudini mentali e costumi
abusati, in attesa, senz’altro di un rinnovamento di Look, ma soprattutto di nuove e
vivificanti prospettive di vita.
L’usura minaccia ogni realtà umana, anche la più bella come quella dell’amore
e tutti, più o meno, se vogliamo essere sinceri, ne abbiamo qualche esperienza.
Lo leggiamo nei ritmi ripetitivi delle nostre pratiche di vita, nella qualità della
nostra preghiera e del nostro modo di essere sorelle, nella natura e nel tenore dei
nostri scambi interpersonali e comunitari. Ed è troppo sbrigativo addossare
responsabilità solo agli stili che hanno governato le nostre convivenze o alla qualità
47
Parliamo di … (notizie varie)
moralistica e formale della nostra formazione.
Molti indizi chiamano in causa anche noi: la insufficiente cura per la bellezza e la
crescita della nostra qualità di vita, l’inascoltata domanda del nostro bisogno di
autenticità , la non assunzione sincera delle nostre responsabilità missionarie, fuori e
dentro la Comunità, la verità e la determinazione della nostra volontà di convertirci.
Diciamo, allora che è, anche e prima di tutto, un altro e un più radicale
cambiamento quello che ci si aspetta e che si deve chiedere a noi stesse.
Ed ecco che nella solenne Ouverture del Documento finale del Capitolo ci si
prospetta una Visione che ci riporta, pari pari, al Progetto della Fondatrice e, al
contempo, alla scelta dei nostri vent’anni, quasi a ricordarci che il nuovo non può
essere che la proiezione in fuga di questo splendido antico.
Ed ecco, di seguito, ci vengono offerti alcuni suggerimenti pedagogici
(Paradigmi, Ambiti, Processi ecc) allo scopo di evitare che l’esito della ricerca di una
migliore qualità di Vita Consacrata non resti affidato ad una semplice rivisitazione
teorica di valori (quante cose ormai abbiamo mentalmente apprese e sappiamo anche
dire agli altri!) e neppure si limiti ad una rimonta emotiva di buoni propositi di cui
l’esperienza ci ha evidenziato ad usura la scarsa affidabilità.
Motivazioni socio-culturali, riferimenti di valore, paradigmi, ambiti ,
processi… Ecco, ci è proprio stato detto tutto. Ce n’è a sufficienza per rendere
complicata la lettura dell’Atto Capitolare e, va detto per completezza, la non facile
decodificazione pratica delle sue piste operative.
I due anni che ci separano dall’ultimo Capitolo stanno, comunque e chiaramente,
mettendo in evidenza che la difficoltà maggiore sta altrove ed è precisamente nella
domanda di fondo: vogliamo, veramente, cambiare?
Ovviamente, non cambiare tutto, non cambiare per cambiare. Chi non sa che
abitudini e tradizioni sane sono una grande riserva di energie e di prassi collaudate? E
chi non sa che il mondo ha potuto progredire grazie alle preziose eredità lasciateci da
chi ci ha preceduto?
Il cambiamento col quale ci si deve confrontare, oggi soprattutto, è una
domanda che ci abita da sempre, come umani, nomadi e rabdomanti di felicità. Esso
è - vista pure la nostra altrettanto forte propensione alla “sedentarietà”, nel senso
anche deteriore del termine, - un combattimento contro la pigrizia, il quieto vivere,
l’istinto a sotterrare il talento del nostro spazio vitale.
Un combattimento richiede obiettivi, un piano strategico, una militanza coraggiosa,
un buon livello di guardia ( paradigmi e processi, appunto! ) Il nostro combattimento
richiede, anzitutto, voglia di combattere, convinzione di doverlo e poterlo fare e,
pertanto, pressante istanza allo Spirito Santo sul cui potere di rigenerare ciò che è
arido, malato, freddo, fossilizzato.. sono state dette le cose più belle.
Gesù poneva come condizione per ricevere la sua acqua viva la sete di essa (Giov.
7,37 ), tuttavia sappiamo che Egli ha promesso anche di concedere tutto ciò che gli
si chiede con fede: e dunque l’acqua e la sete.
Dopo tutto il dono della sete è la prima e indispensabile condizione per chi ha per
missione specifica di affezionare altri al godimento dell’Acqua Viva. Ricorda un noto
adagio che: ”Per invogliare all’acqua un asino che si rifiuta ostinatamente di bere, si
deve mettergli accanto un altro asino che sia posseduto da una irresistibile
inesauribile sete”.
Per concludere. Può essere che più di una di noi, dalle sagge profondità della sua
lunga esperienza, possa bonariamente ritenere eccessiva tutta questa enfasi sul
Cambiamento. Chi è che non sa che “nulla è nuovo sotto il sole” e che sulla
raschiatura dei nostri palinsesti si tornano sempre a scrivere le cose che altri hanno
già scritto?
Ma sul nuovo dello Spirito non si può negoziare: come minimo (ma è poi cosi
“minimo”? ) ne andiamo di mezzo noi ed è un po’ sconfortante, visto che viviamo una
volta sola!
M. Isa Roda 48
Parliamo di … (notizie varie)
No
Non molto tempo fa l’ Unesco ha solennemente dichiarato le DOLOMITI “Patrimonio
dell’umanità”..
All’interno di questo patrimonio naturale è situato anche un pezzo del Territorio “San
Marco” : … allora, con un certo orgoglio, anche noi possiamo dichiarare che …. il
Territorio San Marco appartiene all’umanità….
Chi inizia a percorrere un viaggio per raggiungere le Comunità Canossiane situate oltre
la pianura padana, Caerano San Marco, Valdobbiadene, Feltre e Fonzaso, si avvicina
proprio ai piedi di questo “patrimonio”.
Le vette che si protendono al sole, i boschi, i prati con i loro fiori variopinti, i ruscelli, ci
parlano: dalla loro muta cattedra condividono saggi, preziosissimi consigli, invitano ad
aprire soprattutto gli occhi del cuore.
Bisogna accostarsi alla natura e amarla per imparare: ma, che cosa?
- Imparare a chiudere la porta del cuore a ciò che non edifica: così fa
la genzianella quando giunge il buio della sera, il freddo del vento,
l’oscurità delle nuvole.
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Parliamo di … (notizie varie)
- Imparare a ricominciare sempre da capo, dopo che la nostra fragilità
ci ha dato segni di debolezza: così insegnano gli alberi del bosco travolti
da una valanga e colpiti dai sassi; piagati e piegati trovano ancora la forza
di tendere verso l’alto con nuovi germogli, di piangere silenziose lacrime di
resina che sanno cicatrizzare le ferite….e ricominciare.
- Imparare ad avere una grande attenzione, predilezione per chi è
più fragile: così fa la marmotta, sentinella al momento del pericolo che
rischia per avvertire le compagne: solo quando tutte sono al sicuro si
china, si nasconde e pensa sé.
- Imparare a ritessere, giorno dopo giorno, le relazioni fraterne:
così insegna il ragno quando qualcuno ha rotto il capolavoro della sua
ragnatela, magari con un gesto di sconforto.
Il mattino dopo la puoi ritrovare rifatta, perché il ragno ha perdonato e ha
riparato il tutto con lavoro fiducioso.
Anche chi vive tra i monti, senza far rumore, i veri montanari sanno insegnare alti
valori:
- il vivere in sobrietà, in silenzio.
- il custodire gelosamente quei tesori che sono lo spirito più alto del
montanaro: la Fede, la Speranza, per donare la Carità.
Essi vedono susseguirsi le stagioni.
Tutto passa anche lassù, tra le Dolomiti.
Sì, tutto passa…: resta solo ciò che ognuno ha saputo innalzare oltre le vette, oltre la
volta celeste…, oltre quel tremendo nostro quotidiano: i frutti della carità
nell’umiltà... e la gioia di appartenere ad una grande Famiglia Religiosa che porta in
sé il dono del
M. Giulia Gallocchio
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24 Marzo. L’arrivo delle Superiore dai vari Territori delle 13 Regioni d’Italia, delegate alla Consulta Nazionale, è una festa di baci ed abbracci
fra Sorelle che si rivedevano a distanza di anni, dopo numerose e diverse
esperienze apostoliche e svariati servizi.
La celebrazione della solennità dell’Annunciazione di Maria Vergine ci coinvolge nell’ “ Eccomi, io vengo…” di Gesù, confermato da quello di Maria, come commenta Padre Augusto Boscardin nella breve, ma viva
omelia della Santa Messa.
In assemblea, Madre Paola Canziani introduce il momento di preghiera
facendo memoria di quanto Dio ha operato attraverso le Sorelle che ci
hanno preceduto ed esprimiamo i nostri Grazie, ravvivando la speranza e la fiducia nell’aiuto del Signore e di Maria all’inizio dei nostri lavori.
La Madre Provinciale, Madre Marilena Pagiato, definisce la Consulta Nazionale come la tappa successiva alle Consulte Territoriali nelle
quali si sono coniugati i 2 processi, ridimensionamento e rivitalizzazione, con lo scopo di offrire elementi validi al raggiungimento
di una decisione. Ci invita alla disponibilità, all’ascolto, nella consapevolezza/fiducia che Dio è presente nella storia, e all’apertura/integrazione nei confronti dei
contributi offerti sia dalle Sorelle, sia dai relatori (P. Augusto e Dott. Centurioni).
L’intervento “sapienziale” di P. Augusto ricupera i criteri carismatici di Santa Maddalena per le sue fondazioni.
Egli puntualizza i destinatari (i miei amati poveri) e la “gratuità” come stile di servizio, principi che dovrebbero sostenere il nostro discernimento
sulle modalità di rivitalizzazione delle opere esistenti per renderle più adeguate e significative nel contesto storico odierno.
Il Dott. Alberto Centurioni chiarisce il tema della sostenibilità e della significatività delle nostre attività nella situazione attuale.
Il discorso si snoda nella esemplificazione della positiva collaborazione tra religiose e laici i cui ruoli e funzioni vanno riconosciuti e rispettati in un difficile equilibrio di concretezza e trasparenza.
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Parliamo di … (notizie varie)
Viene ribadito più volte che il dialogo, il confronto aperto, la definizione dei
compiti con obblighi chiari e reciproci, concordati senza condizionamenti, promuovono una decisione condivisa che evita anche lo sperpero del
patrimonio dell’Istituto e rinvigorisce la significatività della testimonianza del carisma.
Successivamente, le Sorelle si impegnano nel laboratorio di studio e di ricerca ed esaminano il panorama delle opere presenti nei rispettivi Territori.
In Assemblea, dopo la preghiera dei Vespri, Madre Adriana Sicilia annuncia con gioia la nascita del Giornalino: “Una finestra sulla Provincia” che
viene accolto con entusiasmo da tutte le Sorelle che lo vedono un’utile opportunità di comunicazione e di scambio di notizie fra le 103 Comunità Canossiane d’Italia.
Il Venerdì di Passione ci richiama alla devozione di S. Maddalena per la
Vergine Addolorata e a lei Madre Giovanna Radice ci invita a rivolgerci perché ci aiuti nel discernimento.
Il lavoro svolto dalle Sorelle dei cinque TERRITORI per ridisegnare il futuro, tenendo presenti tutti i dati raccolti, viene esposto in Assemblea.
Emergono interrogativi, dubbi incertezze e… sogni ad occhi aperti. Si parte dall’esistente, cercando di individuare qualche ipotesi di realizzazione
significativa.
L’entusiasmo si mescola alle perplessità, alle paure di fronte alle numerose necessità, alle situazioni difficili di cui prendiamo atto allargando gli orizzonti ai Territori dell’intera Provincia Italia.
Come possiamo soddisfare tutti i bisogni, così impellenti, con le nostre deboli
forze ? Ma…
se rinnoviamo lo slancio fiducioso nel suo
aiuto.
Sr. Gabriella De Lorenzi
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Ventisei marzo, tardo pomeriggio. Tornando in aula si ha sentore che ci si stia
avvicinando al momento cruciale. M. Marilena incalza chiamando un “territorio”. Qualcuno
ci casca e chiede: “Ma quale?”.
Appunto, quale?
Il giorno precedente ci eravamo dedicate con tanto zelo e non senza qualche sofferenza
ad un esercizio che ci aveva appassionato:
“Ridisegnare il futuro per territorio tenendo presente:
o la realtà del territorio, o le richieste della Chiesa locale e della realtà civile e sociale, o la possibilità di attuare criteri di significatività, o i tre ministeri di carità, o le domande delle giovani sorelle,
o 4/5 realtà significative per il futuro.
Alla mattina avevamo ascoltato, non senza trepidazione, le relazioni dei gruppi territoriali.
Successivamente, rimescolati i gruppi (una per territorio), dovevamo “Costruire delle
ipotesi a livello italiano di specifiche comunità che rispondano ai criteri di significatività
di vita fraterna e ministeriale, caratterizzata dall’intergeneratività e aperta ai bisogni di
oggi”.
A ben notare le consegne erano le stesse. Cosa c’era di cambiato? Certo lo spazio, molto
più esteso; gli elementi, enormemente accresciuti; gli attori, pardon, le attrici, quante e
con quali differenze! Sottolineare questa evidenza può sembrare banale, ma per chi era
là, in aula, in quel momento, non è proprio stato così. La percezione che il gioco stia
veramente cambiando è stata forte e, condividerla, ci sembra doveroso. Cambiate le
condizioni bisogna riprendere le misure, modificare le mosse, inventare altre strategie,
ma sarà sufficiente?
Ieri, 17 aprile 2010, sono stata a Pavia per i 150 delle nostre Missioni e, con mia grande
sorpresa, ho scoperto che alle origini dell’opera di Madre Grassi ci sono stati dei sogni,
diremmo oggi, delle “visioni”, come, del resto, è accaduto alla nostra Madre Fondatrice e
a Bakita.
Cambiate le condizioni del gioco c’è bisogno di sogni! Ma forse ne basterebbe uno solo,
condiviso.
Quali sono gli elementi di un sogno? Tento di individuarne alcuni, guardando queste
nostre Madri:
Primo - il Signore, Lui c’è, è presente!
Secondo – i Suoi Interessi: quel che importa a Lui…
Terzo - un grande Amore per Lui, meglio, lasciarci amare da Lui, una buona volta!
Quarto - vivere in comunione: da sole valiamo una “cicca” e facciamo ben poco …
Quinto – prestare attenzione, tanta, incondizionata a chi non conta (povero) e dargli
quel che il Signore, per Grazia, ci ha dato!
L’elenco può continuare. L’ordine non ha valore gerarchico.
A tutte noi, a chi c’era alla consulta di Roma e a chi stava a casa, aspettando… “novità”,
un augurio e una preghiera: il gioco sta cambiando ma perché torni a funzionare c’è
bisogno di un Sogno. In poche parole che qualcuno torni a sognare...
Sr. Gabriella Oneta 53
Parliamo di … (notizie varie)
Sono giunta al termine della mia “esperienza sabbatica” e con piacere scrivo alcune
osservazioni.
Ho trascorso un periodo, circa otto mesi, presso la Comunità Canossiana di Via
Don Orione, a Roma. Mi sono sentita subito accolta con cordialità e simpatia dalle
Madri, simpatia che ho ricambiato in un rapporto di amicizia semplice, ma sincero.
Ho frequentato, per due semestri, alcuni corsi di teologia presso l’Università
Gregoriana: corsi di teologia biblica e morale, la rivelazione nelle tre religioni
monoteiste: cristiana, islamica ed ebraica, storia della chiesa, il cinema nella
ricerca religiosa. Tutti corsi guidati a livello eccellente da docenti, noti anche per
pubblicazioni, che molte di voi conoscono: la prof.ssa Costacurta, il prof. Brodeur,
il prof. Bonifacio, il prof. Bastianel, la prof.ssa Abignente, la prof.ssa Calduch, il
prof. Pani, il prof. Baugh, e tanti altri. Ma non solo le lezioni in sé sono state
importanti, anche il contesto: tanti, tanti studenti, sacerdoti, seminaristi, suore,
laici, di ogni provenienza ed etnia, con la ricchezza propria delle varie culture e
delle varie esperienze.
Devo dire che per me è stato importante, oltre che interessante, immergermi a
tempo pieno nell’approfondimento spirituale e culturale di queste tematiche; è
stata la possibilità di rivedere, da vicino e con continuità, il percorso fatto in tanti
anni di vita religiosa: la motivazione, l’impegno, la preghiera. Importanti le
occasioni di preghiera, in Comunità, in Università, o in alcune proposte a cui ho
liberamente partecipato.
Senza dire che il contesto della Città di Roma è affascinante: le basiliche, le chiese,
i palazzi, le fontane, i monumenti, le piazze, il colore caldo dei Fori Imperiali, le
mostre, i riferimenti storici che ad ogni passo si affacciano a ricordare le ferite, le
sofferenze, ma anche le positività della nostra vicenda storica italiana.
Forse c’è un po’ di enfasi nel mio scritto, perché sono molto contenta di questa
possibilità che mi è stata offerta. Voglio ringraziare tutte le persone che me l’hanno
resa possibile: M. Marilena, Provinciale, M. Antonietta, Territoriale, M. Marisa, la
mia Superiora, M. Rosangela, la Superiora di via Don Orione che mi ha accolta con
tanta premura e generosità. Grazie, di cuore!
A questo punto vorrei permettermi di dire che forse altre Sorelle, che hanno
lavorato una vita nel silenzio, senza chiedere nulla, forse sentendosi talvolta
ignorate, potrebbero trovare una occasione di ripresa spirituale e psicologica in una
esperienza di questo tipo. Non necessariamente secondo il modello che io ho
sperimentato, ma secondo i bisogni o le aspettative.
Penso che sarebbe importante, oltre che utile, per la nostra Provincia Italia,
investire sulle persone, oltre che nelle ristrutturazioni o ricostruzioni o soluzioni
tecniche. Senza la pretesa di dare consigli ….
Grazie per la pazienza se siete arrivate fino in fondo
Sr. Chiara Comini
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Dal 20 febbraio al 13 giugno 2010, è allestita presso le
Scuderie del Quirinale di Roma, una mostra dedicata al “genio
lombardo” Michelangelo Merisi detto il “Caravaggio”.
L'esposizione, ideata da Claudio Strinati e curata da Rossella
Vodret e Francesco Buranelli, presenta il percorso pittorico del
Caravaggio in luce del tutto dinamica ed innovativa.
Infatti, le opere si susseguono in ordine cronologico: dall'infanzia artistica del pittore
fino al raggiungimento della celebrità.
Il progetto, ideato per celebrare il IV centenario della morte del grande artista e
posto sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, nasce sotto l'egida e per
volere della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etno-
Antropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.
Tra le principali opere, presenti nelle sale delle Scuderie vi sono: la Canestra di
frutta (fiscella) dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, il Bacco dalla
Galleria degli Uffizi di Firenze, Davide con la testa di Golia dalla Galleria Borghese di
Roma, I musici dal Metropolitan Museum di New York, il Suonatore di liuto del
Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, l'Amor vincit omnia dallo Staatliche Museum
di Berlino e altri capolavori dai più importanti musei d'Italia e del mondo.
Percorrendo le sale, l'emozione del visitatore è grande nel soffermarsi sui colori e
sulle figure possenti di cui si coglie l'interiorità.
Da ciò si evince l'innovazione pittorica del Caravaggio, il quale lancia le basi, con il
suo genio artistico, per la pittura moderna.
La luce che squarcia la tela, i personaggi del quotidiano (il “Bacco”), la natura
ritratta nella sua decadenza tipicamente barocca (la “Canestra di frutta”), l'umanità
ed il realismo dei protagonisti anche delle tele a tema prettamente religioso,
l'autoritratto del pittore stesso in alcune raffigurazioni ( “Davide con la testa di
Golia”), rendono l'opera dell'artista lombardo unica nel suo genere.
Le opere catturano, coinvolgono, fanno rivivere l'umanità ed i sentimenti dei
protagonisti della scena, trascinano lo spettatore nel Seicento, nella sua
quotidianità, con i suoi abiti, con il suo arredo. Il tutto viene rappresentato
dall'Artista lombardo con una grande costruzione formale e scenica tipica della
rappresentazione barocca, scissa al suo interno tra una classicità tipicamente
rinascimentale e una tensione e partecipazione moderna.
Le tele trasmettono “pathos” grazie dall'uso della tecnica pittorica del chiaroscuro,
che raffigura la stessa contrastata personalità del Caravaggio.
Percorso sicuramente da seguire e da vivere, quello proposto nelle sale delle
Scuderie del Quirinale, che si pone, quindi, come un nuovo e appassionato
momento di riflessione, un'occasione unica per penetrare l'essenza dell'arte del
pittore "terribilmente naturale" e riflesso pulsante della realtà.
B.G.
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Volti e linguaggi nell’era crossmediale
Un’ esperienza di Chiesa
Ho partecipato con gioia al Convegno “Testimoni Digitali” che mi ha fatto rivivere
l’esperienza di Chiesa fatta a “Parabole Mediatiche” (7-9 Novembre 2002), dove la
Chiesa che è in Italia, per la prima volta aveva chiamato a raccolta le varie entità
presenti nel Paese nel mondo della comunicazione e della cultura.
A quest’ultimo Convegno (22-24 aprile 2010) però, non ero sola; tra i 1400
partecipanti, animatori delle comunicazioni sociali e della cultura, vi erano pure M.
Adriana Sicilia e Sr. Maria Carla Frison, in sostituzione di Sr. Chiara Comini, che
hanno partecipato con entusiasmo, mentre altre Sorelle erano presenti
all’affollatissimo incontro conclusivo col S. Padre nell’Aula Paolo VI.
Il Convegno, che ha pure mostrato il cammino fatto finora dalla CEI nel campo delle
Comunicazioni sociali, ha posto l’accento soprattutto sulla necessità di formare ill
soggetto, cioè l’animatore della comunicazione e della cultura. E’ risuonato in
molti modi che la “posta “ in gioco del “continente digitale”, dove la gioventù
naviga a suo agio per intessere relazioni, è troppo importante per lasciare i
giovani in balia di giochi di potere e dei colonizzatori della rete. Lo ha subito
fatto notare il Segretario generale della Cei, Mons. Mariano Crociata nel suo discorso
introduttivo, affermando che “ l’ambiente digitale – con il suo linguaggio ludico, fatto
di suoni, immagini e interattività – è emotivamente e affettivamente coinvolgente” e
quindi carpisce il cuore dei giovani.
Mons. Claudio Giuliodori, Presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e le
Comunicazioni Sociali della CEI ha affermato che “si tratta di abitare il nuovo
territorio … senza perdere di vista la natura propria della testimonianza
cristiana che non può in alcun modo prescindere dalla peculiarità dell’incontro e
della sequela di Gesù Cristo e da una concreta esperienza di vita nella fraternità del
suo corpo ecclesiale.”
E il Card. Angelo Bagnasco, Presidente della Cei, ha precisato: “La Rete, in un certo
senso, rappresenta per noi gli “estremi confini della terra” che il Signore Gesù
domanda di abitare in nome della nostra responsabilità per il Vangelo. La nostra è
anzitutto testimonianza di Gesù, cioè capacità di rimandare, di rinviare alla
trascendenza della sua opera e della sua missione”.
I vari Relatori, religiosi e laici, nei loro interventi, hanno fatto rimbalzare a più riprese
le parole “ fede, discernimento, decoder, educazione, confronto,
testimonianza, missionarietà” in relazione al soggetto e al contenuto.
Alla fine del Convegno Papa Benedetto XVI, confortato dalla
presenza di tanti animatori della comunicazione e della cultura,
convenuti nell’ Aula Paolo VI, ci ha invitato a “ qualificarci
abitando anche questo universo con un cuore credente,
che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso
comunicativo della rete… offrendo agli uomini che vivono questo
tempo «digitale» i segni necessari per riconoscere il Signore….
La rete potrà così diventare una sorta di "portico dei gentili",
dove "fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora
uno sconosciuto… Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella
programmazione pastorale.”
M.R.
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Calendario dei prossimi Appuntamenti
26 – 28 giugno Consiglio Provinciale Verona - Casa Madre
3 – 10 luglio Settimana di Formazione e Esperienze
10 - 17 luglio Settimana di Volontariato per Adolescenti: 15-18 anni
(ROMA - Ist. Canossiano Via Don Orione)
8 - 10 luglio: Convegno !° Ministero – VENEZIA - S. Trovaso
17 - 24 luglio: Settimana di Servizio e Spiritualità per Adolescenti: 17-19 anni
(ROMA - Ist. Canossiano V. Don Orione)
23 – 27 luglio: Esercizi spirituali ex Allieve d’ Italia –Fonte Avellana - PS
24 – 31 luglio Campo Solidale per Giovani: 19–30 anni Servizio e Cammino di
Spiritualità - ROMA (Ist. Canossiano V. Don Orione)
6 – 8 agosto Scuola di Preghiera per Giovani 20–35 anni
ROMA (Ist. Canossiano Via Don Orione)
3 - 7 sett. Consiglio Provinciale – Roma - V. Don Orione
15 settembre Festa d’Istituto: Maria SS.ma Addolorata
25 settembre “La Missione si racconta” -2° Giornata di Spiritualità Missionaria.
4 – 8 ottobre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione
9 ottobre Convegno Giovani - Pavia C.so Garibaldi
16 ottobre: Incontro Ex Allieve Pavia C.so Garibaldi
2 – 6 novembre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione
13 – 14 nov. Seminario della Famiglia Laicale Canossiana - Verona – S. Fidenzio
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Freschi di stampa
(documenti di Chiesa – Novità librarie)
Suggeriamo la lettura dei seguenti Testi:
1. Documento C.E.I., Annuncio e catechesi per la vita cristiana -
Lettera alle Comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del
Documento di Base “Il rinnovamento della catechesi”
2. Documento C.E.I., Vademecum per la pastorale delle parrocchie
cattoliche verso gli orientali non cattolici
3. Cattolici nell’Italia d’oggi – Un’agenda di speranza per il futuro del
Paese. Documento preparatorio per la 46^ Settimana Sociale dei Cattolici
d’Italia
4. Vincenzo Paglia, Franco Scaglia : “In cerca dell’anima”
Dialogo su un’Italia che ha smarrito se stessa
5. Luciano Regolo: “Natuzza Evolo” l miracolo di una vita, Ed. Mondadori
6. Joan Chittister (benedettina) “Il dono degli anni – Invecchiare con
grazia”
7. Agata Piromallo Gambardella, nel saggio "La comunicazione fra incanto
e disincanto” (FrancoAngeli)
8. GianCarlo M. Bregantini – Volti e Luoghi di una Chiesa Giovane
Ed. Isg
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