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Giornalino8

Date post: 01-Apr-2016
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Page 1: Giornalino8
Page 2: Giornalino8

2 Sommario

Poesia p. 3

La Parola della Fondatrice oggi p. 4

Noi … del Consiglio p. 6

Ministeri e Dimensioni p. 7

“Dalla parte degli ultimi” p. 13

L’Oggi di Dio per il Domani p. 14

I Laici Canossiani p. 16

Le “Montagne di Gemme” p. 17

Provocazioni Laiche alla V.C. p. 24

L’educazione:radici e fiori p. 25

L’Anno della Fede p. 26

La Voce dei Territori p. 28

Parliamo di… p. 40

Semi di Riflessione p. 56

Prossimi Appuntamenti p. 59

Freschi di Stampa p. 59

Page 3: Giornalino8

Poesia 3

“Signore, io sono rinato con te nel battesimo, ma spesso mi comporto come uno che ha ancora due abiti: quello nuovo e quello vecchio”.

“Ma se sei stato battezzato, ormai sei nuovo, sei risorto con me.”

“Nel mio guardaroba non ho mai eliminato quell’abito logoro,

pieno di macchie e di rattoppi, che è l’uomo vecchio. A volte mi accorgo che è un mantello ormai consunto eppure ci ricasco sempre, me ne rivesto come di un cencio. Il fascino dell’usato, dello stantio, del fango… mi prende, come se ci stessi dentro bene, ci stessi a mio agio…”

“Ma io sono venuto a fare nuove tutte le cose… Per te io ho vinto la morte…. Per te ho riaperto le porte del cielo… Per te io ho tracciato un sentiero di speranza… Non ti voltare indietro… guarda avanti a Te, guarda la novità di Dio”.

“Aiutami, Signore, con la forza del tuo Spirito a bruciare nel fuoco della notte di Pasqua gli ultimi brandelli di peccato, per sentire fresca sulla pelle la veste bianca della vita nuova”. E.S.

Page 4: Giornalino8

4 La Parola della Fondatrice

Carissime Madri,

carissimi fratelli, sorelle e amici

che condividete il carisma

di S. Maddalena:

buon cammino!

Il 2 febbraio u.s., la Madre Generale ha annunciato la composizione dei nuovi

Consigli Provinciali di tutto il mondo Canossiano.

A tutte le Madri, che compongono i 18 Consigli Provinciali, il nostro augurio e la

nostra preghiera.

Desidero ora “raccontarvi” gli inizi del cammino che caratterizza la vita del

Consiglio Provinciale d’Italia.

Per descriverli, uso un’immagine che è diventata a noi particolarmente familiare:

il treno veloce che sfreccia lungo la nostra stupenda penisola.

Siamo salite in otto, sette delle quali avevano già viaggiato assieme negli ultimi tre

anni.

Infatti, una di noi, M. Giovanna Ciusani, ha preso un altro mezzo perché inviata

dai Superiori in Albania a condividere vita e missione con le Sorelle che vivono a

Kruje. A lei il nostro grazie per quanto ha donato, con animo missionario, alla nostra

Provincia Italia, in particolare al nostro Territorio del Centro Sud. L’accompagniamo

con la preghiera.

E’ salita sul nostro treno M. Elda

Boninsegna che, mentre stava vivendo con

gioia il suo essere canossiana nella comunità di

Bologna, è stata chiamata al servizio di

Consigliera Provinciale, con particolare

attenzione al territorio del Centro Sud. A lei il

nostro grazie e l’augurio che, il “viaggiare” con

noi porti a promuovere la santificazione

personale e quella di tutti i membri della

Provincia Italia.

Page 5: Giornalino8

La Parola della Fondatrice 5

Ora, noi del “C8” abbiamo già iniziato il viaggio lasciandoci guidare dallo Spirito

e chiedendo “occhi” per vedere quanto il Signore sta operando nelle nostre

92 Comunità sparse in 14 regioni italiane, supplicando il dono della Sapienza

affinché la nostra “mente” si apra alla conoscenza delle sfide e delle opportunità che

la storia di oggi presenta, e chiedendo un “cuore grande”, capace di comprendere e

di promuovere vita.

Con questi sentimenti nel “cuore”, viaggiamo per incontrare Sorelle e laici che, in

specifici territori, operano per essere “profezia” di quell’Amore più grande che Cristo

ci ha manifestato con il dono totale di sé. Ogni incontro diventa opportunità per

ascoltare, comprendere, discernere e condividere il tratto di strada che il Signore ci

chiama a percorrere assieme. Ogni mese “scendiamo” dal treno per vivere una

settimana di condivisione, nella responsabilità del compito di governo a noi affidato.

Durante quella settimana “viaggiamo” con la mente e con il cuore per condividere

quanto abbiamo visto, toccato, vissuto e, in clima di corresponsabilità e di preghiera,

facendo tesoro di ogni consiglio emerso dalle Sorelle, condividiamo l’ultima fase del

processo di discernimento che è quella della decisione temporanea, situata nel

tempo e ritenuta la più idonea per il “bene” di ogni Sorella, delle Comunità e della

missione a noi affidata.

In questa “avventura” di governo Italia, ci è di grande conforto la preghiera delle

Madri e delle Comunità, la corresponsabilità e il contributo di coloro che, in modi e

tempi diversi, offrono il loro apporto in termini di ricerca, di riflessione e di proposta

critico-costruttiva.

Che ne sarà di questo “sfrecciare” veloce perché il tempo si è fatto breve? Affidiamo

al Signore ogni “germe” di bene che, con l’aiuto di tutte, potremo far sorgere in

questa nostra terra italiana affinché ci sia dato di vivere nell’oggi quanto la RdV, al

n° 6, ci invita ad essere:

“…anche noi… (oggi) siamo chiamate ed abilitate per carisma a contemplare l’Amore Crocefisso e a comunicarlo,

non cercando che la gloria del Padre e la salvezza di ogni uomo, in una vita di consacrazione, di comunione e di umile servizio”.

Grazie della condivisione e dell’impegno di tutte voi, e preghiamo affinché in ogni

Comunità, in ogni ambiente ministeriale si “respiri” la Carità di Cristo che genera

vita.

Superiora Provinciale

Page 6: Giornalino8

6 Noi … del Consiglio

L’uno e l’altro: si inizia e si continua!

Il Consiglio Provinciale al completo inizia ufficialmente il secondo triennio di governo

della Provincia “S. Maddalena di Canossa”, proprio nella festa della Presentazione del

Signore, il 2 febbraio 2012, giornata dedicata alla vita consacrata.

Si presenta alla Provincia minimamente modificato – a Madre Giovanna Ciusani, che

ringraziamo per il suo generoso servizio al territorio di Catania, subentra Madre Elda

Boninsegna che, da Bologna, ritorna al Sud della Provincia –ed è sostenuto dalla

preghiera delle 92 comunità italiane.

Si continua …

Che cosa? Un cammino iniziato tre anni fa, ma non certamente con lo stesso sentire e la

medesima conoscenza. Si continua con una maggiore comprensione della complessità

della situazione provinciale, con un’accresciuta consapevolezza delle problematiche

territoriali e non solo, ed anche – e questo è l’elemento più positivo! – con una

conoscenza maggiore delle Sorelle e delle Comunità i cui nomi ora rimandano a volti

concreti e personalmente incontrati.

Si attuano gli incontri già a calendario

Primo fra tutti il Consiglio Provinciale che si riunisce a Roma dal 13 al 16 febbraio 2012.

L’inizio è nel segno dell’Eucaristia, celebrata da Padre Flavio Peloso, Superiore Generale

dei Padri di Don Orione, nostri vicini di casa, il quale rivolge al Consiglio parole di

incoraggiamento e di speranza.

Durante le giornate lavorative seguenti, il Consiglio, mentre ripercorre il vissuto

triennale, offre a Madre Elda uno sguardo sintetico sul prossimo impegno del governo,

specie in vista del futuro.

La morte di Madre Ilva Fornaro, avvenuta nell’intervallo tra i due Seminari formativi per

le sorelle dai 71 agli 80 anni, a Caprino e a Ottavia, vede il convenire a Verona della

Madre Provinciale e di cinque Consigliere per i suoi funerali.

La sua partenza per il Cielo: un lutto per tutto l’Istituto, un vuoto difficilmente

colmabile.

Il futuro preme…

Il secondo triennio, appena iniziato, impegna il governo della Provincia a progettare un

futuro più vivibile, alleggerito di alcuni pesi e aperto ad un inedito che, con il

coinvolgimento di Superiore, Sorelle, Comunità, spera di avviare.

L’incalzare dei cambiamenti culturali, politici, sociali chiede un procedere al passo con i

segni del tempo, senza però dimenticare che “ se il Signore non costruisce la casa,

invano si affaticano i costruttori” (Sl. 127).

La fatica non spaventa. Il Signore costruisca con noi e ci sostenga con la sua grazia e

la sua benedizione.

M. Giovanna Radice

Page 7: Giornalino8

Ministeri e Dimensioni 7

Istituto Canossiano- Verona

SLOGAN

......ppeerrcchhèè ddaarree ssaappoorree aallllaa vviittaa èè ssppeennddeerrllaa ccoonn iill ccuuoorree ee ccoonn llee mmaannii

Se non tu, chi...

Se non ora, quando...

DESTINATARI Rivolto a: ragazzi-e dai 14 anni ai 19 anni

EDUCATORI Un’equipe nell'ottica della corresponsabilità, esercitata nella fase di progettazione,

verifica, accompagnamento. L’equipe è composta da laici, suore (canossiane e

orsoline) e seminaristi canossiani

SERVIZIO DI VOLONTARIATO: presso case di riposo, comunità di disabili,

mense,...in città e periferia

- Casa di riposo Città di Verona, S. Massimo

- Mensa S. Vincenzo

- Comunità don Calabria

- Mensa del don Calabria

- Casa di riposo Villa Monga

FORMAZIONE

1. per comprendere ciò che abbiamo ascoltato, visto, toccato

2. per acquisire competenze relazionali perché il volontariato è espressione del

valore della relazione e della condivisione con l’altro

Con la metodologia: a gruppi di servizio e grande gruppo per favorire la

socializzazione

TEMPI E LUOGHI

1 sabato al mese e 2 residenziali

ORGANIZZAZIONE

15.15: ritrovo e partenza per i diversi servizi

16.00-18.00: servizio

18.30: arrivo presso la comunità canossiana di S. Stefano, piazzetta Carbonai, 10

18.30-20.00: formazione

20.00-21.00: possibilità della cena insieme

Page 8: Giornalino8

8 Ministeri e Dimensioni

Spesso a noi, piccoli volontari, viene chiesto cosa per noi sia il volontariato.

Io, con il mio gruppo adolescenti di Marzana, è il secondo anno che aderisco ad un

progetto di volontariato con alcune Sorelle e Fratelli Canossiani di Verona, e non penso di

avere ancora una risposta a questa domanda così importante.

Questo volontariato è speciale. Siamo gruppi

molto ristretti di giovani che si ritrovano una

volta al mese a portare il loro sorriso e la loro

piccola forza per dare coraggio a chi è più

sfortunato di noi.

Il volontariato è molto vario perché con diversi

gesti si fa qualcosa per qualcun altro. Siamo

suddivisi tra case di riposo, mense per

persone senza fissa dimora e gruppi di

ragazzi disabili a cui cerchiamo di offrire piccoli

servizi, dando la possibilità di parlare con

qualcuno, confrontarsi, ridere, …

Questi nostri gesti così piccoli, ma così grandi, credo che valgano molto, oltreché per i

destinatari, anche per noi in prima persona, perché è quasi magica la sensazione di vuoto

e pienezza allo stesso tempo che ti senti dentro.

Quando li incontri sei una persona, quando te ne vai sei un’altra: arrivi come una qualsiasi

persona normale con le solite preoccupazioni, i soliti pensieri e il resto, ma quando esci

hai qualcosa dentro che è un misto tra amarezza per l’ingratitudine nei confronti della vita

e per la propria impotenza, e un’adrenalina che ti fa sentire felice e soddisfatto di aver

allietato qualcuno solamente con la tua presenza.

Ci si scontra con delle realtà quasi surreali

perché, nonostante vengano viste in

televisione e più semplicemente in prima

persona per strada, ci sembrano così lontane

ed impossibili che lo stupore che ci prende e

la rabbia nei confronti di un mondo che isola,

rifiuta, punisce, abbandona e dimentica, è

indescrivibile.

Penso che nessuno sia in grado di definire

cosa davvero sia il volontariato, ma sono

certa che la soddisfazione per un gesto di

bene è una vera emozione pienamente

umana e pienamente cristiana, che mi porta a domande e riflessioni davvero importanti e

alla fine inevitabili.

Siamo tanti al mondo, ma se ognuno di noi trovasse il tempo per qualcun altro, nessuno

sarebbe solo.

Anna Moser

Page 9: Giornalino8

Ministeri e Dimensioni 9

..

… in compagnia della Parola ... per umanizzare le relazioni, la fragilità, lo studio e il lavoro, il riposo, la cittadinanza,...

Rivolta a ragazzi-e dai 19 anni ai 30 anni

Tempi: 5 domeniche nel corso dell'anno, dalle 16.00 alle 18.30

Luogo: comunità di S. Stefano

Modalità: interattiva, seguendo le fasi: proiettiva (dove sono?), approfondimento

(proposta), riappropriazione (tempo di silenzio guidato e accompagnato), riespressiva

(preghiera)…attraverso la forma espressiva dell'arte per favorire la comprensione e il

cammino di fede.

La fede, quando è genuina, incrocia tutto il vissuto dell'uomo. Diventa cultura, arte.

Si esprime con i colori, i volumi, gli sfondi, le linee. Noi abbiamo tante splendide

testimonianze di questo incontro tra fede e cultura. I nostri padri hanno trasmesso e

consegnato così a noi la loro attestazione di fede al Dio vivente, al Cristo, al Vangelo.

Intendiamo attingere a questo patrimonio. La nostra però non è una rivisitazione

archeologica. Noi ci confrontiamo con questa eredità, la interroghiamo alla luce del

dato biblico, in vista di una nostra riespressione e reinterpretazione personale.

Le rappresentazioni

Abbiamo scelto 5 rappresentazioni della rivelazione cristiana. Sono degli orizzonti

attraverso i quali si può rileggere ogni aspetto della fede. Eccole:

- La creazione, un continuo divenire. Tocca il nodo della vita. Dice l'inizio, ma

anche la destinazione di persone, cose, eventi.

- La dignità più alta, quella dei figli. Rivela il "chi siamo". Afferma il valore delle

persone agli occhi di Dio.

- La responsabilità, uno spazio senza limiti. Pone al centro l'agire. Sottolinea la

firma dell'uomo. Mette a tema l'etica.

- La croce, segno di capovolgimento. Non è semplicemente strumento di morte;

per i cristiani è un simbolo. Indica il modo di porsi di Dio. Rappresenta un

capovolgimento per tante logiche secondo cui si può vivere e puntare solo ad una

propria realizzazione.

- La Trinità, unità della comunione. La rivelazione cristiana presenta un volto

singolare di Dio. Mette a tema la relazione. Ci induce a parlare di "Persone", di

"comunicazione", di "comunione". Sottolinea la differenza o singolarità, ma anche la

relazione. Questo sia in Dio come anche negli uomini.

Page 10: Giornalino8

10 Ministeri e Dimensioni

Dopo un invito di un’amica, abbiamo partecipato ad una esperienza di spiritualità

veramente intensa e molto ricca. L’esperienza è quella offerta dalle suore Canossiane

presso la comunità di S. Stefano in Verona e noi siamo una giovane coppia di fidanzati

che ha accolto questa proposta per caso,, rivelatasi poi molto particolare pur nella sua

semplicità. I diversi incontri s’incentrano sulla giusta commistione tra fede e arte,

perché, a partire dall’analisi di un’opera d’arte e la lettura di un passo del Vangelo o

della Bibbia, vengono offerti molti spunti di riflessione, da approfondire nel momento di

silenzio. Si conclude, solitamente, in cappella, in uno spazio

dedicato alla condivisione e alla preghiera di gruppo,

accompagnata da diversi canti. Tra le opere che più hanno

lasciato il segno vi sono il Crocefisso dell’anonimo del Trecento,

attraverso il quale lo stesso S. Francesco ha avuto la sua stessa

conversione, e la Natività di Giotto conservata nella Cappella

Scrovegni.

Assieme a questa serie d’incontri, a cadenza mensile, sono state

proposte due visite, una a Padova, e l’altra a Venezia, in linea

con l’ascolto della Parola, nutrito dalla visione dei capolavori degli

artisti italiani. A Venezia, in particolare, abbiamo visitato la

Scuola Grande di S. Rocco, sotto l’esperta guida di don Antonio

Scattolini, vero esperto e lettore dei dipinti del Tintoretto e del

Tiepolo. Abbiamo avuto inoltre l’onore di conoscere uno dei membri della Scuola che ci

ha illustrato la millenaria storia della Scuola e l'importante ruolo che ancora oggi

ricopre nel tessuto sociale della città di Venezia.

Le opere conservate all'interno del palazzo sono di rara bellezza e lasciano il visitatore

a bocca aperta. La visita ha suscitato in noi un forte senso di contemplazione ed il

poter “vedere”, tradotti nell’arte, alcuni tra i più significativi brani della Bibbia ha

toccato il nostro cuore e reso più consapevole la nostra fede. Anna Maria e Gabriele

UN ESEMPIO D’ARTE

LA CREAZIONE: UN CONTINUO DIVENIRE

Sano di Pietro,

Dio creatore -

Prima metà del

secolo XV - Museo

Marmottan, Parigi

Dall’Inno alla Notte, scritto dal poeta francese Lamartine nel 1830:

Sono belli all’occhio della speranza

questi campi del firmamento ombreggiati dalla

notte.

Mio Dio, in questi deserti il mio occhio trova

e segue i miracoli della tua Presenza.

Questi cori scintillanti che il tuo dito solo conduce,

io li ammiro, Signore: tutto canta e mi istruisce.

E io per lodarti, Dio dei soli, che cosa sono?

Atomo dell’immensità, minuto dell’eternità,

ombra che passa non è più!

Io sono un nulla, Signore, ma la tua sete mi divora.

L’uomo è niente, mio Dio, ma questo niente ti adora,

in questi campi di azzurro che il tuo splendore

inonda

e in cui tu vegli su di me.

Page 11: Giornalino8

Ministeri e Dimensioni 11

Il Centro di formazione professionale “Istituto Canossiano”, Casa Madre, Verona, da due

anni, ha aderito al progetto “Piano di azioni educative sugli obiettivi di sviluppo del

millennio attraverso gemellaggi Nord-Sud”.

Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea rientra nel programma denominato

“Educazione allo Sviluppo”. Si pone come obiettivo centrale quello di educare i docenti, i

giovani e le loro famiglie allo sviluppo sostenibile e all’interculturalità attraverso dispositivi

di formazione, al fine di modificare i

loro comportamenti nei confronti delle

problematiche e difficoltà incontrate

dai paesi dell’Africa sub-sahariana,

coinvolgendo le scuole europee e

africane in un percorso di

cooperazione decentrata allo sviluppo.

Il progetto si articola in differenti fasi,

in particolare: indagine, formazione,

gemellaggi, microprogetti,

sensibilizzazione.

I dispositivi di formazione, ideati e

sperimentati nell’ambito del progetto

rivolti ai docenti e agli alunni, si

fondano su due pilastri: Educazione

allo sviluppo ed Educazione

Interculturale, che sono stati

affrontati con una doppia strategia: gli

8 Obiettivi del Millennio per lo

sviluppo e l’Agenda 21 scolastica.

Inoltre, attraverso i gemellaggi, il CFP

“Istituto Canossiano” ha creato una

rete con scuole di 5 Paesi: Bulgaria,

Camerun, Burkina Faso, Francia e

Portogallo, con le quali ha

approfondito un Obiettivo del Millennio

e ha ideato un microprogetto Nord-

Sud, a favore dello sviluppo dei

territori dell’Africa sub-sahariana.

Per gli alunni un valore aggiunto è stata l’occasione di prendere consapevolezza del

contesto veronese, caratterizzato da un forte binomio identità-diversità di etnie, religioni,

professionalità.

I ragazzi delle classi terze hanno raccolto dati statistici, visitato luoghi, incontrato

testimoni, elaborato riflessioni e aperto un altro spazio di interesse: mettere a confronto il

significato di famiglia nelle diverse culture.

A tal fine, sabato 5 maggio 2012, dalle ore 10.00 alle ore 12.00, è stata organizzata una

tavola rotonda per dibattere sul tema: "Istituzione e famiglia: insieme nella promozione del

dialogo interculturale e di un mondo migliore".

Il progetto è coordinato da un’equipe di insegnanti, le prof.sse Borghetti, Finotti, Tenero, in

collaborazione con tutti i docenti.

Page 12: Giornalino8

12 Ministeri e Dimensioni

Associazione Genitori Scuole Cattoliche Comitato Provinciale Lucca

Con il patrocinio di:

Comune di Forte dei Marmi

Arcidiocesi di Pisa

Convegno

SCUOLA E FAMIGLIA INSIEME PER

L'ALLEANZA EDUCATIVA

Il giorno 15 MARZO alle ore 17:00 si è svolto presso la nostra Scuola

Primaria questo Convegno - promosso dall’AGeSC – al quale hanno

partecipato, come relatori:

Mons. Giovanni Paolo Benotto - Arcivescovo di Pisa

Don Piero Malvaldi - Parroco di S. Ermete

Dr. Umberto Buratti - Sindaco di Forte dei Marmi

Leonardo Salerno - Presidente Regionale dell’AGeSC

Prof.ssa Michela del Carlo - Presidente provinciale dell’AGeSC

Dopo una preghiera comunitaria introduttiva, i relatori hanno posto in

evidenza l’importanza della condivisione di una linea educativa che veda la

Scuola e la Famiglia alleate nell’educazione dei giovani, specialmente ai

giorni nostri.

Al Convegno hanno partecipato molti genitori dei nostri alunni e delle

scuole del nostro territorio, un buon numero di insegnanti e catechisti.

L’iniziativa ha avuto successo proprio per l’interesse e la partecipazione

attiva, dimostrata dai presenti attraverso i diversi interventi risultati ricchi

e fruttuosi per tutti.

Il grazie rivolto ai relatori e a tutti i partecipanti si è fatto augurio, affinché

il vero bene, tradotto in molte proposte, venga assunto e testimoniato, e il

valore grande della comunione si renda sempre più visibile ed operativo per

il bene di tutti.

Le Sorelle della Comunità di Forte dei Marmi

Page 13: Giornalino8

“Dalla parte degli ultimi” 13

Leggo su Avvenire (mercoledì 7 dicembre, pg 2) un episodio attuale di dignitosa povertà che mi ha fatto riflettere e ora voglio condividere le mie riflessioni.

Una donna sui quarant’anni, modesta e dimessa, entra in una libreria cattolica. Con un sorriso spento saluta ed estrae degli accendini che vorrebbe vendere. Li offre ai due sacerdoti presenti nel negozio e alla commessa, ma nessuno dei tre fuma. La donna, sempre più triste e confusa, ripone gli accendini con un sospiro. Ma non si arrende e, arrossendo, da venditrice ambulante si trasforma in mendicante. A testa bassa e con voce insicura dice: “Vi prego, fatemi la carità, fatela in suffragio dei vostri morti.” Si capisce che non è abituata a mendicare e fa fatica. A questa sua invocazione il sacerdote avverte come un pugno nello stomaco; ora è lui che arrossisce.

Le fa scivolare furtivamente qualcosa tra le mani e per non umiliarla le dice: “Voglio l’accendino, mi servirà la notte di Natale per accendere le lampade davanti al presepio.” E conclude tra sè, “Mendicare non è facile come si crede: la propria dignità si ribella Nessuno ama l’umiliazione, anzi vorrebbe sfuggire lo sguardo altrui di commiserazione.”

Quella povera donna sconosciuta, senza saperlo, gli ha fatto ricordare le parole del Vangelo delle domeniche di Avvento. Parole che ha commentato ai suoi parrocchiani: “ State attenti….”

Attenti a chi? Attenti, perché? “Attenti” a riconoscere Gesù in chi ha bisogno, in chi soffre, in chi è straniero, emarginato… e dà fastidio. E’ Gesù che si fa mendicante anche oggi nelle nostre strade, specie dove l’attuale crisi economica si fa sentire più acuta. “Attenti”, perché riconoscere Gesù presente sotto certe spoglie non è facile. Ma è forse facile vederlo presente in un pezzo di Pane consacrato, anche se tra lumi e fiori? A volte, noi che stiamo bene, non riusciamo a metterci nei panni degli altri. A volte, passiamo oltre, dicendo: “Ma sono troppi; e poi c’è anche chi se ne approfitta”. E’ vero, ma… A noi Gesù non chiede di diventare poliziotti, di indagare maliziosamente e giudicare il vero grado di povertà altrui. “Dà a chi ti chiede”, dice, il Vangelo. I nostri pochi centesimi raggiungono direttamente Lui. Chi imbroglia, renderà conto alla sua coscienza e, soprattutto, a Dio. E’ capitato anche a me, non una sola volta, di essere stata imbrogliata proprio dopo essermi scrupolosamente accertata. Come quella volta che, venne un “fratello”, da poco uscito dal carcere, e mi mostrò la foto dei suoi bambini. Mancava poco a Natale e avrebbe voluto raggiungere la sua

famiglia nel Sud Italia. Ma non aveva i soldi per il biglietto del treno. Proprio per essere sicura della situazione e che non dicesse bugie, andai con lui appositamente alla stazione e glielo comperai.

La mattina dopo mi recai al dormitorio

pubblico per una commissione e,

inaspettatamente lo vidi passare con un

asciugamano al collo: andava a lavarsi. Non

solo non era partito, ma aveva anche

venduto il biglietto. Mi sentii stupidamente

offesa.

San Vincenzo De’ Paoli dice: “ Chi non ha

mai sbagliato a fare la carità, non ha mai

fatto la carità”.

E ho incontrato, nella mia lunga esistenza,

anche qualcuno maleducato e prepotente

che agitava il bastone verso la portinaia che

aveva paura ad aprirgli la porta.

Maddalena di Canossa scrive: “Venendo

poveri alla porta, tutti si trattino con carità,

dolcezza, riverenza, mai si mostri

impazienza o noia per la loro importunità,

né si facciano aspettare…, anzi essendo loro

i padroni, dobbiamo da essi sostenere ogni

sorta di trattamento aspro ed incivile e

sopportare umilmente anche gli stessi

strapazzi e rimproveri.” (cfr.RD.p.201,202,298).

L’articolo di Avvenire che ha sollecitato la

mia riflessione conclude: I poveri sono

preziosi. Dovremmo cercarli invece di

scansarli e passare oltre. M. Maria Morazzoni

Page 14: Giornalino8

14 L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Il noviziato è un tempo forte di iniziazione integrale alla forma di vita proposta dal carisma canossiano e di esperienza della sequela radicale di Cristo Crocifisso, che anche Michela si dispone a porre al centro della propria esistenza, con la guida di Maria, discepola fedele del Figlio e Madre della Carità sotto la Croce. All’interno di questo processo formativo, la sapienza della Chiesa e dell’Istituto prevede, durante il 2° anno, un periodo apostolico in una comunità diversa dal noviziato, in cui l’esperienza sia proporzionata alle possibilità della giovane, sia preparata e accompagnata, poi condivisa e verificata. E’ l’opportunità formativa che Michela sta vivendo da gennaio nella comunità di Villafranca (Vr) ….

Sr.Miriam Campisi

E’ il pane che il Signore ti ha dato in cibo! (Es 16,15)

Il PANE che il Signore mi sta dando in

questo tempo per nutrire il mio cammino

si chiama Villafranca.

Dopo l’intensa estate, che mi ha vista

protagonista di numerosi viaggi, ora di

nuovo ho ripreso la valigia. Questa volta

però per un tempo più lungo, che mi

vedrà, per tre mesi, fuori dal contesto del

noviziato.

Questo mio pane ha un lievito particolare,

una frase di Maddalena:

“piantate il Crocifisso

nel cuore…” Mi chiedo: è esperienza di

sofferenza o di amore?

Oh Maddalena, questa è una meditazione

che dura da quando sono entrata in

noviziato, è un tormento che non mi ha

preso soltanto la testa, ma mi ha

attraversato la vita, tante volte

togliendomi il sonno, qualche volta

togliendomi anche la pace; aprendo

ferite, consolando attese, sostenendo

fatiche. Sempre c'è stato con te,

Maddalena, un rapporto nutrito dal

desiderio di “volerti capire”.

Troppo belle le tue parole, ma così alte!!

Mi fanno vibrare il cuore, ma anche

tremare di paura: che disegno stupendo il

tuo carisma!!

Perché quella frase? Cosa volevi dire,

Maddalena, alle tue novizie di allora, a

quelle di oggi tra le quali ci sono anch’io?

……… Il silenzio mi avvolge…

Non trovo risposte e, piano piano, mi

accorgo che tu non sei “da capire,” ma da

vivere e amare, così come il Signore.

Ti voglio raccontare di me oggi, Maddalena,

di come il tuo messaggio sta cambiando la

mia vita, modificandola … però non so come.

Che qualcosa si stia muovendo lo sento,

proprio perché avverto il bisogno di capire,

gustare, fare mie le tue parole… parole

imbevute dell’unica Parola che riempie e fa

Verità.

Da un mese e mezzo sono in esperienza

apostolica a Villafranca.

Sai, sono ormai quasi al termine del mio

cammino di formazione in Noviziato e, con

quest’esperienza, sto vedendo e vivendo la

vita canossiana “dentro” al suo cuore.

Insieme a 7 Madri, godo la vita comunitaria,

inserita in un’attività apostolica che è la

scuola. Qui ci sono 293 bambini: 168 della

scuola dell’infanzia e 125 della scuola

primaria. Offro la mia presenza ai bambini di

quest’ultima accogliendoli al mattino, stando

con loro durante la ricreazione e al momento

del pranzo.

E’ la prima volta che mi trovo a contatto con

questa realtà e assaporo la forza della vita che

traspare dai bambini, il loro stupore dinnanzi

alle cose più semplici, e rimango ammirata nel

vedere la loro creatività unica.

Sono inserita, inoltre, nel coro della

parrocchia dove, insieme ai giovani, animo la

celebrazione eucaristica domenicale e i diversi

momenti di preghiera.

Insieme alle madri vivo i tempi di preghiera,

gli incontri comunitari, la formazione alla

conoscenza dei salmi grazie ad un frate ... e la

gestione della casa. Pensando a questa

comunità ho l’immagine di 8 persone che,

sulla stessa barca, remano contemporanea -

mente, tenendo un occhio rivolto verso la

meta e uno verso la sorella che si ha in parte.

Sperimento una bella comunione tra di noi.

Page 15: Giornalino8

L’oggi di Dio per la Storia di Domani 15

Oltre alla vita della comunità villafranchese,

continuano i miei incontri con

l’internoviziato una volta al mese e,

soprattutto, sto mantenendo vivo il servizio

apostolico che avevo iniziato a novembre:

l’assistenza agli ammalati.

Grazie ai Padri Camilliani, che con fiducia

mi hanno accolto e con premura mi

seguono nella formazione all’ascolto, svolgo

questo servizio nell’ospedale di Borgo

Trento di Verona, nel reparto di

pneumologia. Stare accanto a chi soffre per

me è un grande dono, nonché una grande

occasione di crescita.

Inoltre, dai miei Superiori mi è stata data

una grande possibilità: poter partecipare al

corso di clown terapia.

Cara Maddalena, non penso che ai tuoi

tempi ci fosse, ma…. è una nuova modalità

di assistenza all’ammalato. Attraverso

quella che tu chiamavi “aria di

Montebaldo”, il clown di corsia trasmette

il vivere in positivo; cerca di far guardare il

paziente oltre ciò che sente e vive; accoglie

la sua malattia e la sua sofferenza con un

profondo ascolto, ma lo riporta, poi, al suo

essere prima di tutto persona. Il sorriso e

la gioia vogliono essere degli strumenti con

i quali il clown trasmette all’ammalato che

lui non è la malattia, ma che la malattia è

solo entrata a far parte di lui, e che la sua

capacità ancora di ridere è un segno

evidente della sua voglia di vivere.

Penso sia proprio l’esperienza a contatto

con loro che mi ha portato a riflettere su

quelle tue parole che si sono incise in me.

Il Crocifisso: esperienza di sofferenza o di

amore?

Tu hai detto che “durante un’orazione, ti si

rappresentò alla immaginazione Gesù con

la croce sulle spalle, coronato di

pungentissime spine, che ti disse: “IO

PURE ERO DEBOLE QUANDO PORTAVO LA

CROCE!”

Mi chiedo: che cosa vuole Dio in tutto

questo? Perché permette la sofferenza?

Come si fa a stare in piedi in certe

situazioni?

La 2° lettera ai Corinzi 1,3-7 mi ha aiutato

a dare una risposta: in mezzo alla nostra

afflizione, piccola o grande che sia, lo

Spirito ci consola… prova concreta è il fatto

che stiamo in piedi senza sapere come!

E…poi … possiamo consolare quelli che si

trovano nelle stesse afflizioni.

Questa è l’opera dello Spirito: portare

consolazione ai fratelli attraverso altri

che, a loro volta, sono stati messi alla

prova. E, quanto più le sofferenze sono

grandi, maggiore è la consolazione del

Signore che diventa potente in noi!

Significativo per me è stato vedere una

giovane paziente imboccare una nonnina;

attraverso quel gesto ho compreso come

l’esperienza personale della sofferenza

possa rivelarsi fonte di risveglio interiore

alla compassione e all’ empatia… e, piano

piano, ci porta ad avere quel cuore di

madre che tanto desideravi dalle tue

figlie!!

Ci hai dato una grande missione,

Maddalena: far conoscere Gesù … e

come farlo conoscere se non portando

conforto a chi è affranto, speranza a chi è

disperato, presenza a chi è solo e amore a

chi è rifiutato? Che chiamata incredibile!!

Diventare le mani consolatrici di Dio

verso gli altri, soprattutto verso i tuoi

amati poveri.

Nei tuoi scritti ci inviti alla preghiera

assidua e fervente, all’affidamento a Dio

solo e a Maria SSma. perché dobbiamo

uscire dal fuoco purificati e rafforzati, e con

la consapevolezza che solo Dio può aiutarci

a portare a compimento questa missione.

Solo Lui ha la “chiave” che rende il nostro

cuore capace di com-passione: l’AMORE.

Piantare il crocifisso nel cuore per me è:

- avere questa chiave ben fondata nel

cuore;

- è non abbandonare mai la convinzione di

essere amata anche nei momenti di

sofferenza e di non senso;

- è “abbracciare” la croce come

l’opportunità di creare le condizioni migliori

per guardare a chi e’ veramente il

crocifisso: GESU’. “Egli è il tesoro da

portare nel cuore!”

Piantare il Crocifisso nel cuore, quindi, è

un’esperienza dolorosa, ma allo stesso

tempo di grande gioia; è esperienza che ci

porta ad una pace profonda in ogni

situazione.

Grazie, che mi hai portato alla consapevo-

lezza che la mia vocazione non è di

“cercare piccoli comodi, ma la Gloria di Dio

ed il bene dei poveri”.

Michela Rota

Page 16: Giornalino8

16 I Laici Canossiani

La giornata non è splendida, il sole fa appena capolino tra le nuvole, ma l’entusiasmo e

l’attesa per l’arrivo degli amici rende il gruppo di Nova attento e sollecito fin nei minimi

particolari.

Quelli del posto, abitualmente numerosi agli incontri di Territorio, questa volta lo sono

ancora di più. Se ne capisce bene il motivo: ci sono anche quelli impossibilitati di solito

a muoversi.

Dopo una calda accoglienza e il saluto del Parroco, don Luigi Caimi, che dà il

benvenuto a tutti a nome della Parrocchia, ci si ritrova per riflettere sul tema che M.

Paola Canziani propone:

“La formazione dei laici nel pensiero di S. Maddalena

e nei documenti che ci ha lasciato”.

La riflessione pone l’accento sulla necessità della formazione per la crescita

individuale:

“La crescita è il nodo centrale nella formazione…

il cammino formativo è un processo per identificarci dal di dentro, per unificarci

nel nostro intimo, per far convergere ogni vissuto al cuore, centro di tutto l’essere”.

Sottolinea poi l’esigenza di mettersi in ascolto,

“di pregare in silenzio per permettere al nostro spirito di comprendere la

parola, che, giorno dopo giorno, plasma la nostra persona”

e guardare quindi alla meta,

“una meta di libertà che è frutto di un cammino graduale di grazia.”

M. Paola sintetizza infine i tre movimenti della vita spirituale da tenere presenti nel

processo di crescita:

rapporto con se stessi: stiamo bene con noi stessi?

rapporto con gli altri: non avvertiamo tutti una parte di ostilità e di fatica

nell’accogliere gli altri?

rapporto con Dio: come viviamo il nostro rapporto con Dio tra illusione e

preghiera?

invitando ad uno stile di vita che sia conforme alla scelta carismatica di laici

canossiani.

Nella celebrazione dell’Eucarestia, il sacerdote, don Andrea Cattaneo, continua la

riflessione coniugando molto bene formazione umana, cristiana e carismatica, come

momenti complementari per un’ armonica formazione permanente.

Il pranzo in Oratorio, con la presenza di laici, famiglie e bambini, conclude la bella

domenica di impegno e di gioia condivisa.

I Laici Canossiani di Nova Milanese

Page 17: Giornalino8

Le “ Montagne di Gemme” 17

La bellezza: il cuore stesso di Dio

Ciò che si prova, guardando la pittura del

Correggio, è un effetto suggestivo che continua a

manifestare la sua causa: l’immagine, percepita

dagli occhi, è subito trasmessa all’intelletto,

suscitando nello spettatore ammirazione,

entusiasmo non tanto per l’effetto in sé, quanto

per la volontà divina che compie il miracolo.

Il Correggio predilige forme umane morbide e

tornite, in ritmico movimento. La sua poetica

figurativa si fonda sull’immaginario che continua

nel vero, nel reale.

Nel dipinto proposto (Museo al Prado –Madrid) il

braccio alzato del Cristo indica la dimora dei santi,

la realtà soprannaturale, il Regno di Dio che lo attende, mentre il braccio destro,

soprattutto con la mobilità del dito indice, è rivolto al mondo reale, terreno. Il

perfetto parallelismo delle braccia segna un percorso direzionale unico, la via

maestra da percorrere.

Inginocchiata,tutta protesa a un ascolto e sorpresa dall’improvvisa chiamata del

Maestro, Maddalena sta come inchiodata al suolo; le braccia allargate, rivolte

verso il basso, la mano destra quasi planante, sono l’inizio di un cammino che

terminerà là dove è puntato l’indice del Risorto, lassù.

Le due realtà, l’umana- terrena e la celeste-divina sono congiunte. E’ l’infinito che

entra nel tempo, nella storia, nell’uomo che lo può accogliere. Un incontro da cui

fioriscono il gesto gratuito, il dono di sé, il pensiero che sonda il mistero, l’amore

che dura per la vita, l’ambiente familiare.

E’ un divino che si lascia prendere, oserei dire “ferire” dalle realtà dell’uomo, che

prende continuamente forma umana perché ha in sé una continua esigenza

d’incarnarsi, che accoglie in sé i drammi dell’esistenza, il mistero della

sofferenza,le immagini dei crocifissi.

Solo la Verità - Bellezza:Cristo, può spezzare le catene che vincolano l’uomo al

male, al rifiuto del bene, alla soppressione della sua originaria dignità.

Maddalena esprime tutta la profondità del suo amore col viso proteso verso

l’Amato perché Lui l’ha amata per primo e l’ha resa creatura nuova. Il suo è lo

sguardo di chi, attraverso l’urto del cuore, ha aperto gli occhi sulla sua fragilità;

così la dimensione umana del suo essere donna si è mossa verso la realtà

spirituale, verso il mistero ultimo di Dio. Colui che ora contempla estasiata è Colui

che si è lasciato colpire in volto, sputare addosso, incoronare di spine.

Ella ora capisce che, proprio in questo volto trasfigurato, le appare l’autentica

bellezza di un amore arrivato al suo traguardo: la bellezza e il cuore stesso di Dio.

S.F.

Page 18: Giornalino8

18 Le “ Montagne di Gemme”

La nostra Comunità di infermeria ha vissuto l’esperienza di tirocinio di tre studenti

di quinta Liceo che frequentano la nostra Scuola “Madonna del Grappa”

Sono venuti, per tre pomeriggi,

mettendosi a servizio delle Madri malate e

anziane. Sono stati accolti con grande

simpatia e gioia e loro si sono resi

disponibili ad aiutare, ascoltare, conoscere

la nostra realtà e la nostra storia di

persone consacrate al Signore, ricche di

anni e di esperienze.

Il vivere insieme ai giovani ha migliorato il

benessere fisico delle Madri: risvegliando

memorie assopite dalla malattia, donando

vitalità ed interesse, gioia e sorriso.

Terapia efficace come sono i nipoti con i

nonni. Esperienza positiva che si spera di

poter incrementare in futuro.

Alla fine dei tre giorni i giovani ci salutano così:

Un grazie di cuore per la vostra disponibilità.

Questa esperienza ci ha aiutato a crescere, anche spiritualmente, e ci lascerà per

sempre un bellissimo ricordo di voi.

Vi ricorderemo nelle nostre preghiere e rimarrete per sempre nei nostri cuori.

Grazie per averci reso partecipi del vostro passato e per averci raccontato le vostre

esperienze che ci hanno arricchito.

Con la speranza di avervi fatto passare dei momenti felici e con la promessa di

ritornare….un abbraccio…

Le Madri dell’Infermeria di Treviso

Page 19: Giornalino8

Le “ Montagne di Gemme” 19

La nostra cara M. Ilva se n’è andata più velocemente di quanto pensassimo. Dopo gli innumerevoli viaggi per il mondo canossiano, ha compiuto il suo ultimo viaggio per il Cielo, lasciandoci in regalo: il suo articolo per questo numero del Giornalino. Ci mancheranno, con la sua presenza, il suo ottimismo e la sua gioia di vivere; ci mancheranno anche i suoi articoli che preparava, come quest’ultimo, con una buona “dose” di anticipo per non arrivare in ritardo. Per lei il nostro ricordo e la nostra preghiera.

Riportiamo l’ultima parte della presentazione che la Madre Provinciale, M. Marilena, ha fatto il giorno del suo funerale nella Basilica di S. Zeno.

“In questi ultimi anni tre anni, vissuti in Casa Madre, e nell’ultimo periodo a Poiano, M.

Ilva ha desiderato molto dialogare e “raccontare”; amava scrivere e condividere i suoi

pensieri. E mentre il suo corpo lasciava trasparire i segni della sofferenza e della malattia, il

suo pensiero diventava sempre più essenziale e poneva l’accento su ciò che per lei era

irrinunciabile.

Ha intensificato la sua relazione con Dio, ha accolto il silenzio come possibilità per udire la

sua voce, la sua Parola che sostiene; ha rivisto la sua esistenza e ha costatato la presenza del

Signore come Compagno di viaggio.

Ha chiesto al Signore di aiutarla a comprendere e vivere nella fede la nostalgia delle molte

relazioni interrotte o ormai lontane, dei legami intensi che le hanno permesso di donare e di

ricevere. Ha intensificato la preghiera per tutti e ha chiesto al Signore di trasformare in tanta

energia nelle Sorelle la sua impossibilità di continuare ad operare e ad incontrare persone.

Ha invocato il dono della salute perché era forte in lei il desiderio di vivere, ma,

contemporaneamente, si è abbandonata alla Volontà del Padre e ha vissuto con tanta forza e

serenità anche la prova, il dolore.

Ha amato la fraternità, la possibilità di scambio e di condivisione dell’esperienza personale di

fede. Il suo sguardo era rivolto al mondo intero, al mondo canossiano presente nei cinque

continenti. Quando ci sentiva parlare della Provincia Italia, ricordava a noi di tenere aperti gli

orizzonti alla realtà europea, a tutto l’Istituto, perché rimanesse vivo l’anelito missionario.

M. Ilva ha vissuto riconoscendo le sue risorse e i suoi limiti; ha

amato la vita e manifestato la sua gioia e gratitudine per essere

nata e chiamata ad essere canossiana.

Mi pare di poter dire che ella se ne va dalla scena di questo

mondo come un saggio che può dire:” Ora lascia, o Signore, che

il tuo servo vada in pace” perché ha contemplato la Sua

Presenza, ha assaporato la gioia del donare e del ricevere, ha

sperimentato anche la via della croce ed ha intuito la verità della

Resurrezione come esperienza di incontro definitivo con il

Signore. M. Ilva ha fatto sintesi con quelle ultime parole che ha

sussurrato fino a quando le è stato possibile:

“I love you, my God! Ti amo, o mio Signore! “

Grazie, Signore per avercela donata come Sorella e Madre! “

Page 20: Giornalino8

20 Le “ Montagne di Gemme”

<< IO CAMMINO CON VOI FINO ALLA FINE DEI TEMPI >> (cfr. Mt. 28, 29)

<Beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio>. (Sl. 84,6)

Sto riordinando le mie carte, raccolte durante questo ultimo decennio, quando mi

trovo tra le mani, con sorpresa, le annotazioni fatte sul grande pellegrinaggio ecclesiale

a Santiago de Compostela (Spagna) al quale anche la sottoscritta ebbe la grazia di

partecipare. L’iniziativa, (aprile 17-21, 2004) era promossa dalla Commissione

Episcopale della Comunità Europea (COM. E. C. E) per la Pace nel mondo e

specialmente in Europa.

Mentre rileggo le prime annotazioni personali, scritte subito dopo le comunicazioni

orientative sul Pellegrinaggio, mi ritorna alla memoria l’obiettivo fondamentale e

concreto dl tutti noi pellegrini – complessivamente 300 persone tra Vescovi,

Religiosi/Religiose e Laici impegnati - consegnatoci dal rispettivo Team Direttivo. Siamo

chiamati ad essere soprattutto imitatori di Cristo e quindi

<membri della famiglia di Dio,

che riconoscono le proprie infedeltà e dal Padre ne ottengono il perdono;

testimoni credibili di unità fra noi ;

promotori di accoglienza e di vera pace ovunque ci troviamo>.

Indimenticabile rimane la preghiera del mattino seguente, che ci introduce al

Pellegrinaggio vero e proprio, nel bellissimo chiostro benedettino di <San Domingo de

Silos>, uno dei più belli d’Europa.

Ancora viva nella memoria, la parola vibrante di Mons. Van Luyn, Vice Presidente

della COM. E. C. E., ci offre una lettura sapienziale del bassorilievo di Gesù Risorto, in

cammino con i due Discepoli in fuga verso Emmaus. I tre volti, finemente cesellati,

sembrano rispecchiare tutto il dolore, ma anche tutta la speranza di Israele e dell’intera

umanità.

<Io sarò sempre con voi – dice Gesù – (Mt 28, 20) Guardando con attenzione i tre personaggi, immortalati con maestria nell’antico

bassorilievo, ciò che colpisce, prima di ogni altra cosa, è la vicinanza tra le tre figure:

quella del Maestro e quelle dei due Discepoli. Questa vicinanza fisica sembra ricordarci

che la Prima Chiesa, nonostante la tragica esperienza del Golgota, è la testimone più

credibile del valore grande della Fraternità, alla quale il Divino Maestro l’ha addestrata e

con la quale avrebbe continuato a camminare … Egli, il Figlio di Dio, è effettivamente

con i due Discepoli sulla via che conduce ad Emmaus, anche se non viene da loro

riconosciuto … (cfr Lc 24, 13-25).

Molto significativa è pure l’espressione diversificata dei nostri tre personaggi. Gesù è

la prima figura di destra. Il suo Volto è sereno, attento più al cammino del cuore di chi

gli è accanto che alla destrezza dei suoi passi. I suoi occhi sono penetranti e benevoli,

illuminati da un sorriso tranquillo che comunica speranza e fiducia amicale.

Il Maestro viene presentato come un vero e proprio pellegrino medioevale, munito di

bisaccia, di bastone e della rinomata conchiglia di S. Giacomo: strumenti semplicissimi,

questi, ma anche strettamente necessari al pellegrino di ogni tempo per poter

rispondere ai propri bisogni quotidiani e, allo stesso tempo, incoraggiare la condivisione

con altri pellegrini che incontrasse per via. Con fraterna sollecitudine, Egli incoraggia

ben presto i due Discepoli a condividere le motivazioni della tristezza che portano in

cuore e sul volto.

Page 21: Giornalino8

Le “ Montagne di Gemme” 21

Il primo discepolo di sinistra la rivela con uno sguardo che non conosce speranza,

mentre ostenta tutta la sua fiducia per il Libro delle Scritture antiche che stringe a sé,

quasi proteggendolo con il suo stesso corpo.

Il compagno, invece, porta in cuore un ricordo vivo del Maestro Gesù, nonostante il

grande fallimento da Lui vissuto, e porge un orecchio attento alle chiarificazioni bibliche del

pellegrino sul Messia crocifisso e risorto che lo aprono a nuovi orizzonti.

Tutta la nostra attenzione viene ben presto captata dalla posizione dei piedi dei nostri

tre personaggi. Quelli dei due Discepoli sono rigidi e sicuri, diretti verso la nuova meta:

Emmaus. Gesù si accomuna a loro con il piede sinistro, quasi per rassicurarli che

continuerà a camminare con loro ovunque andranno. Il suo piede destro, tuttavia, indica la

direzione opposta: quella di Gerusalemme: Luogo sacro, Tenda dell’Incontro che i suoi

Amici sembrano aver abbandonato per sempre.

La piccola Comunità Cristiana acquisisce, quasi senza accorgersene, una nuova energia

interiore che la spinge ad invitare il terzo Pellegrino a rimanere con loro per la Cena.

Gesù accoglie l’invito con tanta fraternità e rinnova con gli Amici l’Alleanza della

<comunione>, offrendosi come buon Pane spezzato. Il grande dono dell’Eucarestia viene

riconosciuto con gioia dai due discepoli fuggiaschi, che, senza preoccuparsi della scomparsa

del Maestro, immediatamente si alzano e ritornano a Gerusalemme. Nella Città santa, essi

saranno nuovamente testimoni credibili del Signore Gesù, condividendo la Sua Parola …

L’intero universo è dimora di Dio.

I giorni che seguono, un vento glaciale ed una pioggia violenta tentano in tutti i modi

di distoglierci dal cammino verso la meta che ci siamo prefissi: Santiago de Compostela.

Stralcio dalle mie note personali:

<Dopo una grande celebrazione ed il sobrio picnic rituale> in Burgos, la pioggia

sembra acquietarsi, ma non così il vento, che, pungente e caparbio, mette alla prova la

nostra determinazione. Si cammina per 12 Km circa da Castrojeriz. La salita è ripida

e il vento ci spinge indietro con forza. I piccoli di statura, come la sottoscritta, talvolta

si sentono spinti con violenza fuori strada e, solo intrecciando saldamente le braccia

con un altro pellegrino, si riesce a procedere verso la meta, mescolando lacrime di

fatica, di fragilità, ma anche di speranza…

Le conversazioni degli inizi sono ormai avvolte di silenzio e la riflessione prende il

sopravvento… Personalmente, vivo questi momenti come un saggio delle prove che

l’esistenza terrena può offrire: la malattia, la tentazione, le imposizioni senza senso, le

differenze; prove che il Signore lascia sul nostro cammino e su di esse vigila perché

diventino occasioni di purificazione, di consapevolezza profonda della Sua Signoria

nell’universo, di vera crescita in umanità e nello Spirito in : ciascuno di noi>.

A compimento di questa conquista parziale, baciamo il terreno intriso di pioggia, con

una gioia indescrivibile, grazie a Colui che ogni giorno ci nutre con il Suo Pane spezzato,

mentre il Pellegrinaggio continua sotto il Suo sguardo di Amico e di Padre…

ll ricordo dell’esperienza mi ritorna spesso alla mente e sempre diviene profonda

preghiera del cuore:

“O Signore, insegnami, con la Tua quotidiana vicinanza, a camminare umilmente con Te

e a gettare ovunque i Tuoi semi di speranza” … (cfr. Mic. 6, 8)

Sr. Ilva Fornaro

Page 22: Giornalino8

22 Le “ Montagne di Gemme”

Vogliamo concludere con la bella testimonianza che ci ha fatto pervenire la figlia dell’amica più intima con la quale M. Ilva ha condiviso gli anni della giovinezza, della scuola, dell’università..

“la loro fu un’amicizia che non venne mai meno. Le distanze e le vite, vissute

altrove, non indebolirono l’affetto ed il bene reciproco. Ilva e Alessandra si

sentirono sempre sorelle. Vi era fra loro una profonda vicinanza di spirito”

Mi è difficile scindere il ricordo di Ilva da

quello di mamma.

Fin da bambina ho ascoltato il racconto

dell’amicizia, nata negli anni della

giovinezza, tra Ilva e Alessandra, mia

madre. Due giovani studentesse che

amavano chiamarsi sorelle ( Ilva me l’ha

ricordato anche qualche mese fa.). Gli

anni di scuola superiore a San Zeno, in

Casa Madre a Verona. Due amiche dal

tratto spigliato e generoso, di un’allegria

esplosiva e contagiosa, che hanno

lasciato il ricordo di

sé nelle insegnanti e nelle alunne di

quegli anni.

Due alunne così vivaci, creative e

intraprendenti che le Madri affidavano a

loro i momenti di intrattenimento delle

ragazze della scuola. E lo spazio del

teatro, quelle due, se lo prendevano

senza farsi pregare, improvvisando e

divertendo con la loro allegria comunicativa ed

i loro canti. Certo si sentivano arrivare in classe

la mattina … e, nell’intervallo, Ilva si precipitava

a distribuire alle ragazze le paste comprate alla

pasticceria all’angolo, destinandone il ricavato

alle missioni canossiane. La passione di Ilva per

l’inglese, quel suo tirarsi gli occhi a mandorla

interpretando spesso e volentieri le sembianze

di una giovane giapponese.

L’amore delle due amiche per le Dolomiti della

Val Gardena, per Ortisei e per i canti di

montagna.

Poi, le interrogazioni! E, se non si studiava, i

quattro le Madri non li risparmiavano a

nessuno.

Era una bella classe, la loro.La classe in cui le

insegnati entravano volentieri.

Il legame con madre Antonietta Marini.

insegnante severa, ma attenta a cogliere

l’animo generoso, lo sguardo intelligente e

soprattutto il cuore libero delle due alunne, che

(ci piace pensare) un po’ speciali. Sicuramente

per me lo furono. Il ricordo delle loro insegnanti

negli anni non è mai venuto meno: Madre

Antonietta, Madre Filomena, Madre Nicoletti, la

Preside Madre Natalina Porta, e così via. Quanti

racconti ho sentito! Insegnanti severe ed

esigenti, che tuttavia non mancavano di amare

quelle ragazze trasmettendo loro la curiosità

per il sapere e la ricerca del bene.

Furono anni di scuola che, nell’impegno e

severità, hanno permesso alle due amiche di

esprimere la gioia giovanile e di diventare le

donne che abbiamo conosciuto ed amato, nelle

differenti scelte e luoghi di vita. Seguì

l’università Cattolica a Milano. Non stupì la

scelta di Ilva di iscriversi alla facoltà di lingue.

Page 23: Giornalino8

Le “ Montagne di Gemme” 23

Il primo distacco per l’ingresso di Ilva nel

noviziato di Vimercate e quegli anni duri

di formazione, in cui Ilva rimase fedele

alla sua scelta.Era Lei che, non perdendo

mai il sorriso, rassicurava l’amica del

proprio percorso.Arrivò un altro

importante distacco, alla banchina del

porto di Genova: quante volte ho sentito

il racconto di mamma e papà a Genova

ad accompagnare ed abbracciare l’amica

Ilva, che, a ventisette anni, si imbarcava

per il Giappone.

Anni dopo, Ilva ci confidò che, mentre

salutava e sorrideva dal ponte della nave,

aveva il volto rigato di lacrime.

Dopo l’emozione e la fatica di quei saluti,

la preoccupazione di mia madre si

tramutava in serenità che davvero Ilva

aveva trovato la sua strada.

La loro amicizia non venne mai meno. La

distanza e le vite vissute altrove non

indebolirono l’affetto ed il bene reciproco.

Ilva e Alessandra si sentirono sempre

sorelle. Vi era tra loro una profonda

vicinanza di spirito. I genitori di Madre

Ilva furono per la nostra famiglia

“mamma Emma” e “papà Gigio”.

Quando Ilva arrivava a Verona non

mancava di venirci a trovare ed era ogni

volta un sentirci famiglia tutti insieme.

Ci portava il suo amore per il Giappone e

per le sorelle canossiane.

Ho imparato a conoscere e stimare il

grande rispetto che Lei aveva per le

culture più diverse e lontane, per il bene

che vedeva in ogni persona, per la

fiducia e speranza che incarnava per la

vita. In questi ultimi anni di Ilva a

Verona, fu Lei la voce narrante di

mamma, fu lei a mettermi partecipe del

cuore puro e generoso di mamma,

sensibile allo spirito canossiano.

Mi diceva: “la tua mamma è una persona

davvero speciale ed anche il tuo papà.

Quanto amava la tua mamma”.

Ma questo non fu il solo regalo che mi

fece in questi anni. Con discrezione mi

fece sentire tutto il suo affetto ed il suo

amore. Mi diceva “Noi siamo famiglia.

Ora che mamma è lassù, ci sono io”. Ed

il suo fu davvero un affetto di madre per

una figlia adulta.

Puntuali le sue telefonate verso le otto e

trenta della sera. Pronta a comprendere

la mia realtà, il mio lavoro, la mia vita

qui. Mi accompagnò con la sua

preghiera, con la sua grande fiducia in

Dio. Mi parlò di madre Bakhita,

dell’attenzione di Giovanni Paolo II per la

missione delle madri canossiane.

Conoscendo la mia professione, mi parlò

più volte del processo di Gesù.

Mai si è lamentata per la sua malattia

che minimizzava. Anzi, mi fece partecipe

del suo sguardo positivo e fiducioso per

l’età che lei chiamava della “tarda

maturità”. Mi parlò della sofferenza che

aveva visto negli ospedali e del bisogno

di presenza e di amore negli ammalati.

Mi disse “ho sempre creduto molto nella

formazione, ma quanto bene si può

portare negli ospedali…”.

Soprattutto mi ascoltò molto e mi

accompagnò in un momento particolare

della mia vita. Ora, chiamo tutto questo

“ il fiore della presenza ”. Nel dolore del

distacco ho compreso che ciascuno di noi

può scegliere se essere presente per gli

altri oggi stesso, senza rimandare al

domani.

Alla nostalgia prende il sopravvento un

altro pensiero: se fino a poco fa Ilva era

con me, ora è con mamma ! Che fanno

quelle due lassù ? Quante cose si

debbono raccontare? Ed il mio cuore si

riempie di gioia.

Maddalena Marchi (Verona)

Page 24: Giornalino8

24 Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata

Un errore molto diffuso, soprattutto fra noi laici, consiste nell'erigere un muro di

incomunicabilità fra la vita consacrata e il nostro vivere quotidiano. Emerge da questa

impostazione una concezione parziale e fuorviante del nostro essere Chiesa.

Il Concilio Vaticano II chiama la Chiesa a farsi pellegrina nella storia e il cristiano ad

avere l'umiltà dell'invito e la gioia della scoperta che ebbero i discepoli sulla via di

Emmaus.

Non sembri paradossale, ma la vita consacrata è una risorsa importante per vivere

coerentemente la nostra laicità: ci richiama a chinarci sull'ultimo dei nostro fratelli,

come ci viene ammonito nel discorso escatologico di Matteo, ma ci insegna anche a

respingere i tanti idoli che insidiano la nostra coscienza, a cominciare dalla nostra

immaturità di laici, che ci veniva tanto rimproverata da Giuseppe Lazzati.

Non è un caso che testimoni di una laicità senza compromessi abbiano avuto un

dialogo profondo, intimo, affettuoso con i tanti percorsi della vita consacrata. Penso

ad Alcide De Gasperi e al suo rapporto con la figlia Lucia, religiosa dell'Assunzione, o

alla lunga amicizia di Giorgio La Pira con le claustrali. Non sorprendano questi

esempi. Il loro impegno di cristiani nella storia non fu mai accondiscendenza gregaria,

non fu mai ricerca opportunistica del consenso. La loro laicità, che ha segnato la

nostra vita civile, nasceva e si nutriva di un contatto con il Vangelo, assicurato anche

dall'osservatorio particolare della vita consacrata. Se questa ultima rivendicasse la

propria autoreferenzialità rispetto alla storia, verrebbe meno la stessa immagine della

Chiesa, offerta dal Concilio, come "segno e strumento dell'intima unione con Dio" e il

secolo finirebbe in balia dei fondamentalismi di ogni risma.

Guardiamo allora alla vita consacrata sicuri di trovarvi un filo da tessere con la nostra

piena autonomia di laici nel mondo delle "cose penultime", per riprendere

un'espressione di Bonhoeffer.

Vorrei chiudere con un invito lasciato da Alcide De Gasperi poco prima di morire, un

testamento che richiama noi laici all'impegno per gli altri:

"dirsi cristiani nel settore dell'attività politica non significa

menare vanto di privilegi in confronto ad altri, ma implica

il dovere di sentirsi vincolati in modo particolare da un

profondo senso di fraternità civica, di moralità e di

giustizia verso i più deboli e i più poveri".

Andrea Fedeli Consigliere Parlamentare

Senato della Repubblica

Page 25: Giornalino8

L’educazione: radici e fiori 25

Che cosa è un ricordo?

Andare con la memoria negli anfratti del

tempo significa abbandonare

temporaneamente il contatto con il proprio

sé presente e dirigere attenzione e

coscienza su frammenti di vita vissuta che

ci sono appartenuti e che hanno poi

contribuito a formare l’io da cui

momentaneamente ci si allontana.

Ricordare non è mai operazione semplice,

né neutra. La nostra mente agisce filtrando

momenti e sensazioni che, all'epoca degli

eventi, abbiamo vissuto come

particolarmente significativi o portatori di

significato. Difficilmente ricorderemo cosa

è avvenuto quel dato giorno, di quel

determinato anno, se quel giorno non ha

avuto un significato particolare sulla nostra

coscienza o esistenza.

Ebbene, il ricordo degli anni vissuti presso

l’Istituto Magistrale canossiano “Maria

Immacolata” di Piedimonte Matese è

ancora oggi vivido in me.

Quegli anni furono decisivi per la mia

formazione culturale e per la mia

complessiva crescita interiore. Essi

determinarono totalmente le scelte di vita

che ho maturato in seguito.

Riassumere in poche righe anni di studio e

di esperienze non è cosa facile. Sollecito la

mia mente ad indugiare sulle impressioni e

sugli avvenimenti che caratterizzarono quel

periodo.

Ricordo ancora i timori del primo giorno di

scuola, la mia diffidenza nei riguardi di

un ambiente e di persone a me

completamente estranee, ma soprattutto lo

stupore nello scoprire di essermi sbagliata.

Contrariamente alle mie errate convinzioni,

mi sentii subito a casa.

L’accoglienza, la gioia, la fratellanza, ma

anche un gran senso di pace e di amore

era ciò che si percepiva nell’aria e ciò che

quotidianamente le “Madri” Canossiane ci

trasmettevano.

L’Istituto Magistrale non ha rappresentato

per me soltanto un luogo di apprendimento

culturale ed educativo, ma una vera e

propria palestra di vita.

Mi ha dato la possibilità di scoprire

me stessa, di migliorarmi, di far

fruttificare i doni che Dio mi ha

concesso. Mi ha permesso di vivere

esperienze significative sia dal punto

di vista formativo che spirituale.

Ripenso, per citarne qualcuna, agli

Esercizi spirituali effettuati nell’eremo

di Lecceto in provincia di Siena o

presso il Santuario francescano di

Santa Maria Occorrevole in provincia

di Caserta, agli Esercizi itineranti di

Assisi, alle difficoltà incontrate durante

il percorso, ma anche alla grande gioia

e serenità avvertite alla fine.

Rammento il viaggio in Polonia alla

scoperta della Madonna nera e dei

luoghi in cui ha vissuto Papa Giovanni

Paolo II.

Ricordo ancora con grande emozione

la XII Giornata mondiale della

gioventù tenutasi a Parigi, l’incontro a

Loreto nel 1996 tra il Santo Padre

Giovanni Paolo II ed i giovani, il

raduno di Potenza, il giorno della

beatificazione di Madre Bakhita e di

Gianna Beretta Molla; esperienze

davvero indimenticabili, di grande

comunione e spiritualità che mi hanno

plasmato e cambiato. Esse hanno

influenzato le mie successive decisioni

e, nello stesso tempo, si sono rivelate

di grande aiuto nei momenti difficili.

Terminati gli studi superiori i valori

trasmessimi dalle Madri Canossiane,

quali l’amore per il prossimo e verso

Cristo, la giustizia, l’umiltà, la

speranza, il rispetto del diverso, la

scoperta della santità nella

quotidianità, mi hanno sempre

accompagnato ed ancora oggi, nel mio

lavoro,, nell’ambito della mia famiglia,

nella vita di tutti i giorni, cerco di

mettere in pratica i preziosi

insegnamenti allora ricevuti.

A tutte le Suore canossiane, che ho

avuto la fortuna di incontrare, vada,

per il loro insostituibile operato, il mio

sincero ed affettuoso ringraziamento. Antonella Rossi

Page 26: Giornalino8

26 L’Anno della Fede

In cammino verso l’Anno della Fede

“Momento di grazia e di impegno”

deve essere l’Anno della Fede, annunciato

dal Papa con la Lettera Apostolica “La Porta

della Fede”, che sarà celebrato in occasione

del 50° anniversario dell’inizio del Concilio

Vaticano II e dei 20 anni della

promulgazione del Catechismo della Chiesa

Cattolica.

Tale anno, nelle intenzioni del Santo

Padre, mira a ravvivare la fede nei cuori ed a

suscitare

“un corale impegno per la riscoperta e lo

studio dei contenuti fondamentali della fede”

e, inoltre, deve portare alla crescita della

“testimonianza di vita dei credenti nella sua

credibilità”. Esso intende esprimere l’esigenza “ di riscoprire il cammino della fede

per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia e il rinnovato entusiasmo

dell’incontro con Cristo”.

In altre parole, l’obiettivo di questo anno di grazia è di rinnovare e fortificare la

fede in un momento di particolare crisi di identità e anche di responsabilità sociale.

Nella società secolarizzata di oggi, la fede in Dio è esposta a forti venti contrari e

tende ad affievolirsi come una fiamma che resta senza alimento. Correnti di

pensiero e stili di vita vanno in senso opposto alla concezione cristiana della vita e

della società, modificando pian piano mentalità, sensibilità e costumi, e mettendo a

dura prova la fede, i cui contenuti non sono più conosciuti e la partecipazione alla

vita sacramentale registra una notevole diminuzione.

Nella società che ci circonda notiamo infatti varie crisi: è vivamente sentita la

crisi economica e finanziaria che, da oltre 3 anni, pesa sulle famiglie, con

conseguenze a volte molto serie; la crisi morale che si insinua nei mezzi di

comunicazione e nelle menti; la crisi sociale con tanti problemi; la crisi educativa...

ecc...,ma al fondo di queste crisi ce ne sta un’altra, che è la radice di tutte: la crisi

della fede in Dio. Questo è il vero problema del nostro tempo. Ecco perché è

particolarmente felice l’iniziativa del Papa concernente l’Anno della Fede.

Già Papa Paolo VI°, due anni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, aveva

voluto un anno della fede, in occasione dei 1900 anni del martirio degli Apostoli

Pietro e Paolo. Un anno che voleva aiutare i cattolici a rendersi conto “dell’essenziale

importanza che il Concilio, coerente con la tradizione dottrinale della Chiesa,

attribuisce alla fede, alla vera fede, quella che ha per sorgente Cristo e per canale il

magistero della Chiesa”.

Page 27: Giornalino8

L’Anno della Fede 27

Anche ora è la stessa sollecitudine pastorale a guidare la scelta di Papa Benedetto

XVI° che, nell’indire l’Anno della Fede, vuole indicare ‘l’importanza essenziale della Fede”

alla luce del Concilio Vaticano II e chiama la Chiesa intera ad offrire una comune e

unitaria testimonianza della sua fede fiduciosa in Dio.

Per questo l’inizio dell’Anno della Fede avrà luogo l’ 11 ottobre prossimo, a 50 anni

esatti dall’apertura del Concilio (11 ottobre 1962). In pari tempo, coinciderà con i 20

anni della promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica, definito dal Santo Padre

Benedetto XVI° “sussidio prezioso e indispensabile” per approfondire, coltivare e

trasmettere la fede e la gioia di essere cristiani. Nel catechismo si trova infatti

“la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito e offerto nei suoi

duemila anni di storia”.

L’Anno della Fede intende rivolgersi anche alle persone che, nel nostro contesto

culturale, “pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in una sincera

ricerca del senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo.

Questa ricerca muove le persone sulla strada che conduce al mistero di Dio” (Porta

della fede, n. 10). Per questo, fra le numerose iniziative che saranno promosse durante

l’Anno della Fede, non mancheranno i dialoghi del “Cortile dei Gentili” che il Pontificio

Consiglio per la Cultura sta già programmando.

La fede è una porta sempre aperta per quanti vogliono entrarvi ed essere

introdotti alla vita di comunione con Dio. Per chi la possiede, la fede è un bene prezioso

da custodire, alimentare e trasmettere. Avere fede significa porre la propria fiducia in

Dio ed affidarsi al suo cuore grande. La fede apre orizzonti di una speranza che non

delude e indica un fondamento solido sul quale costruire la propria vita.

La fede non è un intralcio ad una esistenza felice, ma è promessa e garanzia di vita

che va oltre il tempo, e tuttavia aiuta anche ad affrontare con serenità le sfide del

cammino nel tempo della vita. Ugualmente il credere nella vita eterna non rende

insignificante la vita terrena. Al contrario, soltanto se la misura della nostra vita è

l’eternità, anche la vita su questa terra è bella e importante.

La fede si rivolge al cuore e alla coscienza delle persone, ma ha sempre anche

una dimensione pubblica inseparabile, che richiede la testimonianza nei vari ambiti e

nelle varie situazioni dell’esistenza.

“Il cristiano non può mai pensare che credere sia un atto privato. La

fede è decidere di stare col Signore per vivere con Lui. E questo

“stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si

crede”, ma porta anche ad una testimonianza “franca e coraggiosa”

(Porta della fede, n. 10)-

L’augurio è che il prossimo Anno della Fede aiuti tutti ad approfondire e

apprezzare il dono della fede e risvegli nei cuori il desiderio di coerenza con essa e di

rinnovamento della propria vita.

Card. Giovanni Battista Re

Page 28: Giornalino8

28 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Con il 1° gennaio 2012, siamo entrati nell’anno bisestile, un nuovo anno di grazia da

accogliere come il “tempo nuovo” che Dio concede ai suoi figli, tempo propizio per

“camminare secondo lo Spirito” e vivere la vita buona del Vangelo, cercando sempre

“nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui.” (Benedetto XVI)

Anche nelle comunità del nostro Territorio, ci troviamo tutte impegnate nel cammino

cercando di scoprire i piccoli passi che intensificano “la testimonianza della carità, per

conoscere il volto di Cristo”. Il desiderio personale di fedeltà al dono vocazionale è

sostenuto dall’impegno comunitario in un cammino formativo di progressiva presa di

coscienza della nostra identità canossiana, dentro la chiesa. Ognuna è responsabile nel

custodire il dono vocazionale mediante la carità vissuta e resa visibile nella vita fraterna e

nell’esercizio ministeriale, che invita alla creatività nel trovare sempre nuove strategie per

comunicare l’amore gratuito di Cristo e suscitare la gioia di vivere “la vita buona del

Vangelo. Tutto questo nella coerenza del vissuto quotidiano. In questo cammino si cerca

di coinvolgere anche i laici che collaborano con noi nei ministeri apostolici e all’interno delle nostre comunità.

Un momento forte, di riflessione e condivisione, è stato vissuto a Costermano nei

giorni 7-8 gennaio u.s., con la tappa annuale del seminario di formazione congiunta (laici

e suore), sul tema: “Coerenti in un mondo che cambia”, a cui hanno partecipato 19 laici e 21 sorelle, provenienti dalle nostre comunità.

La Madre Provinciale, M. Marilena Pagiato, nella prima mattinata, ci ha fatto dono

della sua parola presentandoci alcune “Immagini di coerenza secondo il pensiero di

Santa Maddalena”.

Nel pomeriggio, nella tavola rotonda, abbiamo ascoltato quattro esperienze a confronto, di tre laici e una canossiana i quali si erano preparati su una griglia di domande:

Quando nella mia vita quotidiana mi si pone la domanda della coerenza ……

Quali elementi entrano in gioco per elaborare la risposta?

A distanza di tempo, quali idee, valutazioni, riflessioni sono affiorate in me o nel mio ambiente?

Don Giuseppe Laiti ha trattato il tema della coerenza nella logica dell’Incarnazione,

partendo dal testo biblico della liturgia natalizia (Ebr 1, 1-4) “Dio ha parlato a noi per

mezzo del suo Figlio …”. Sono seguiti lavori di gruppo e l’assemblea di sintesi , la

Celebrazione Eucaristica a conclusione di tutto. Veramente il clima di fraternità, di

corresponsabilità e di festa, che si è creato nel gruppo, ha suscitato nei presenti

entusiasmo e desiderio di vivere veramente la coerenza dentro la vita quotidiana, in questo mondo che cambia, nello spirito di Santa Maddalena.

Un altro momento particolare di formazione è stato vissuto dalle sorelle che operano

nel Ministero del Malato, comprese quelle che si prendono cura delle “Montagne di

gemme” che sono nelle nostre infermerie. Si sono incontrate in Casa Madre il 4 febbraio

u.s. con don Roberto Vesentini, direttore dell’ufficio diocesano di Verona della Pastorale

della salute, il quale ha condiviso una riflessione sul messaggio di Benedetto XVI per la XX^ giornata mondiale del malato: “Alzati, la tua fede ti ha salvato”.

Il Papa invita a riflettere sull’importanza dei Sacramenti, in particolare: il sacramento

della Penitenza: Gesù è venuto per sanare, perdonare e dare speranza anche nel buio

più profondo; l’Unzione degli infermi: i gesti compiuti nel sacramento suscitano nei

presenti un modo nuovo di accostare e sostenere la persona nella sua situazione di

malattia;l’Eucaristia:Gesù si fa compagno di viaggio del malato, in particolare nel

tragitto del tunnel della morte e lo presenta al Padre. Tutto il messaggio porta a riflettere

sul nostro modo di vivere accanto alla persona in difficoltà a livello fisico, psicologico e

spirituale,nello spirito di Gesù Crocifisso, nella cui persona tutto trova compimento (n.13).

L’anno della fede è l’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità.

Sr. A. Garonzi

Page 29: Giornalino8

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 29

“Coraggio, disse Madre Moretta prima di morire, io pregherò per voi e, se <el

Paron> me lo permette, manderò giù tante belle grazie”. Queste parole sembra

ripeterle ad ognuno che viene a visitarla e sono molti i pellegrini che accorrono alla sua

Urna e che vogliono poi pregare nella sua stanza.

Cosa chiedono a Santa Bakhita?

Gli ammalati soprattutto chiedono la salute, molti implorano protezione, amore,

pace e unità nella famiglia, perché sanno che la famiglia è un bene da custodire e per

cui sacrificarsi.

C’è chi ha intuito la grandezza di scoprire cosa il Signore vuole da noi.

“Ti affido i miei figli, aiutali a comprendere il progetto di Dio nella loro vita. Solo così

potranno avere una vita felice”. “Grazie Bakhita per la tua testimonianza piena di

calore umano; fa’ che comprenda la volontà di Dio su di me e possa eseguirla con

amore”. “Chiedimi tutto ciò che vuoi, perché voglio accettare la volontà di Dio”.

Ecco cosa chiede una mamma per i figli: “Te li affido, aiutali a comprendere cosa

vuole il Signore da loro”.

I ragazzi scendono al pratico, vogliono migliorare i rapporti in famiglia: “Aiutami

ad essere generoso, a non litigare con i miei genitori, i miei fratelli, a non rispondere

male…” “Voglio da oggi ascoltare sempre i miei genitori…”

C’è anche chi vuol rompere con dipendenze facili e soprattutto i genitori lo

chiedono per i figli: “Ti affido mio figlio F. ; fa’che possa uscire da questo tunnel!”. E

un'altra mamma: “Via lo spinello da mio figlio!...”

Nella vita è molto importante amare Gesù, il resto viene da sé, questo è nel

cuore di molti: “Tu sai quanta necessità abbiamo di amare Gesù come hai fatto tu

Bakhita…” “Che nella mia vita ci sia un solo desiderio: “Amare Gesù e farlo

amare…” Qualcuno rompe con il passato: “Quando si prega col cuore c’è sempre

qualcuno che ascolta e viene in tuo aiuto. La mia vita è stata tutto uno sbaglio…e mi

sono trovata sola, triste e abbandonata in un mondo difficile…poi è arrivata mia Sorella

D., un vero angelo. Mi ha tirata fuori e mi ha riconsegnato la mia piccola da lei

custodita. Grazie, Bakhita! Ora inizio una vita nuova…”

“Nel mio silenzio ti lascio il cuore, donami conforto nei momenti in cui il pianto mi

soffoca, dammi coraggio quando le realtà tentano di spegnermi o di portarmi lontano

dalla fede. Ho bisogno di sapere che ci sei, Bakhita, per sentirmi una creatura nuova…”

La fede è un bene che molti chiedono per sè o per gli altri. Così un giovane:

“Non permettere, Bakhita, che butti via la mia vita. Aumenta la mia fede, rendimi più

disponibile per il prossimo, guarisci la ferita del mio cuore, fammi amare Gesù”.

“Dentro il mio cuore di mamma e di sposa c’è tanto dolore e anche un po’ di

disperazione. Oggi affido alla tua intercessione i problemi che mi soffocano: che i miei

figli maggiori ritornino a Dio. Considerali figli tuoi…”

C’è chi vuol seguire la via stretta: “Ti affido la mia quotidianità, fa’ che il mio

credo sia purificato dall’acqua uscita dal costato di Gesù e dal fuoco d’amore dello

Spirito Santo…grazie di avermi concesso più di quanto ti avevo chiesto”.

Queste sono espressioni scritte sui registri posti in chiesa o nell’atrio della stanza di

Bakhita, ma molte sono anche le testimonianze che vengono comunicate a voce per

telefono, per posta elettronica, da molti pellegrini che affluiscono da varie parti non

solo dell’Italia, ma anche dell’Europa,dell’Africa, dell’Asia, dell’America…

Bakhita per tutti Madre, Sorella, Amica.

Sr. Maria Teresa Stefini

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30 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Celebrazioni a FIDENZA La comunità di Fidenza sta vivendo il Centenario di presenza sul Territorio con diversi e interessanti momenti celebrativi, e si prepara all’allestimento di una mostra conclusiva dal titolo:

“Il futuro è oggi” Ne riportiamo l’annuncio, mentre assicuriamo la nostra vicinanza e la preghiera perché possa continuare a lungo, con la passione di Maddalena e lo stile canossiano, il suo servizio educativo alle giovani generazioni.

CENTENARIO del CANOSSA - MOSTRA "IL FUTURO E' OGGI"

COMUNICATO STAMPA

… La mostra verrà allestita nei locali della Chiesa di San Giorgio di Via Milani, antistante

l’edificio dell’Istituto Canossiano ed in pieno centro storico.

Scopo della mostra è fare memoria di quanto nel tempo le Canossiane hanno fatto a

Fidenza per le giovani generazioni, restituire alla città un patrimonio culturale, educativo e

religioso che si è andato costruendo nel tempo, far emergere alcune preziose opportunità

che il nostro tempo ci offre affinchè i nostri bambini e i nostri giovani crescano sereni.

La lanciamo oggi nella cornice della festa di Giuseppina Bakhita, la santa che Giovanni

Paolo II ha indicato a tutti come nostra sorella universale, perché abbiamo bisogno della

collaborazione di tutti; sappiamo infatti quanto nel tempo la cittadinanza ha apprezzato la

presenza delle madri canossiane.

In molti sicuramente, in tanti anni, hanno conservato un ricordo, una foto, del materiale

di interesse comune che intendono condividere.

Chiediamo, a chi ne avesse, di portare il materiale (foto, ricordi, manufatti, documenti,

ecc.) in questi mesi (da oggi fino alla metà del mese di maggio) presso l’Istituto

Canossiano di via Milani, 18 a Fidenza. Il materiale verrà selezionato e concorrerà a fare

memoria trovando spazio all’interno delle installazioni.

L’evento è reso possibile grazie al contributo di numerosi sostenitori (principalmente

aziende del nostro territorio) e in particolare l’Unione degli Industriali Parmensi.

Tutti gli eventi del centenario sono patrocinati da Provincia di Parma, Comune di Fidenza,

Diocesi di Fidenza.

Ringraziamo sin d’ora per la collaborazione che vorrete offrirci.

La comunità delle Madri di Fidenza

Page 31: Giornalino8

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 31

Pubblichiamo volentieri questa lettera che ci è arrivata da una delle nostre comunità. Nella sua stesura, semplice e familiare, rivela la complessità di un problema del nostro tempo: la crisi e la perdita del lavoro cui tanti sono costretti, espressione di quella crisi economica, che è solo la parte emergente di quell’iceberg la cui parte sommersa si chiama crisi antropologica, crisi di valori.

Bologna, 8 marzo 2012

Ciao, Madri,

grazie di cuore per aver pensato a me, dopo aver ricevuto quell’offerta.

Non mi sono offeso, l’ho presa come un segno della Provvidenza, che non manca mai di

manifestarsi nei modi più inaspettati.

Certo fa un effetto strano sentirsi tra “i bisognosi”; sotto l’aspetto economico non mi era mai

successo prima!

In ogni caso in questi giorni stavo proprio pensando a come ci si senta quando si vedono

terminate le proprie risorse economiche e si ha una famiglia da mantenere, cosa che, purtroppo,

succede molto spesso a tante famiglie, soprattutto negli ultimi tempi.

Personalmente però vivo questo momento come un periodo di prova da un lato e di grazia

dall’altro, perché sono certo che la nostra fede si rafforza, cresce e si purifica proprio nei

momenti più difficili, in cui ci sentiamo spogliati delle nostre sicurezze terrene e non possiamo

far altro che affidarci all’amore di Dio. E..guarda caso..questo periodo coincide proprio con la

Quaresima!

Dico spesso che spero di non diventare mai ricco, perché significherebbe che mi lascerei andare

all’accumulo dei beni, che danno un senso di sicurezza, ma che non permettono di vivere una

fede piena. Inoltre credo che se Gesù ha voluto nascere, vivere e morire povero è perché ci

chiede di esserlo e di condividere la povertà altrui….

Per concludere voglio dirvi che vi sono molto grato per avermi accettato come ospite, cosa per

nulla scontata; per me siete state un segno dell’amore di Dio, che mi ha confermato, ancora una

volta, di trovarmi su una strada da Lui tracciata, che, come sempre, ha continue salite e discese,

curve e porte strette, ma che non manca di lasciare indizi della sua presenza!

Tutto questo, e non solo, mi fa pensare che voi suore siete davvero preziose per la nostra Chiesa

e per la nostra società e, proprio nel giorno della “festa della donna”, faccio a tutte un grande

augurio per una vita in cui la manifestazione di Dio e della vostra vocazione siano sempre più

piene e vive. Grazie!

P.L.

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32 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Famiglia, Lavoro, Festa “La famiglia è la via maestra e la prima insostituibile “scuola” di comunione, la cui legge è il dono totale di sé. I cristiani, proponendola in tutta la sua bellezza, al di là delle loro fragilità, intendono testimoniare agli uomini e donne del nostro tempo, qualunque sia la loro visione della vita, che l’oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare. La famiglia così concepita è un patrimonio prezioso per l’intera società”.

Card. Angelo Scola)

Dal 30 maggio al 3 giugno 2012 la storia del nostro tempo

sarà segnata da un evento straordinario, unico, irrepetibile e, al

tempo stesso, saremo testimoni di un avvenimento estremamente ordinario, semplice,

familiare… perché il soggetto principale dell’incontro è la Famiglia, “piccola Chiesa

domestica” che vive ogni giorno l’ordinarietà della vita quotidiana, in un cammino che

segna la crescita e l’evoluzione di ciascun suo membro, dai più piccoli agli anziani.

Tre dimensioni della vita caratterizzano questo evento di Chiesa e di società: la

Famiglia che abita lo “spazio” sociale e “vive” il tempo umano. Infatti, il lavoro e la

festa sono intimamente legati con la vita della famiglia: ne condizionano le scelte,

influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della

famiglia stessa con la società e con la Chiesa.

Il Convegno, cuore del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, rappresenta il momento

di sintesi più alto e qualificato della riflessione ecclesiale sulla famiglia. Un grande

cantiere di elaborazione del pensiero e valorizzazione delle esperienze che a Milano, in

modo più accentuato che nelle edizioni precedenti, avrà anche un “sapore laico”,

perché sceglie di affrontare due temi che interpellano non esclusivamente i credenti: il

lavoro e la festa, i due ambiti in cui la famiglia si apre alla società e la società s’innesta

nella vita delle famiglie.

I valori e i percorsi che risuonano più forti in questo evento sono: celebrazione,

preghiera,servizio, accoglienza, ospitalità, condivisione, amicizia, fraternità…

Ai numerosi momenti formativi interverranno, tra gli altri, 4 cardinali, 7 vescovi, 24

professori universitari, tra cui sociologi, psicologi, demografi, economisti, teologi,

giuristi, agronomi….

Sono oltre 5 mila i partecipanti attesi. Questi numeri possono aiutare a dare la

proporzione dei tre giorni di studio che si appresta a vivere il capoluogo lombardo,

insieme alle altre sette città scelte come sedi decentrate, in attesa, poi, dell’arrivo del

Papa, previsto per l’1 giugno.

Per la Chiesa italiana offriranno il loro qualificato contributo il cardinale Gianfranco

Ravasi, il vescovo Giancarlo Bregantini, il priore di Bose ,Enzo Bianchi. Ci saranno inoltre

illustri

Page 33: Giornalino8

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 33

studiosi, ma i veri protagonisti saranno le 20 famiglie provenienti da Francia,

Irlanda, Argentina, Sud Sudan, Colombia, Germania scelte a rappresentare la

molteplicità di situazioni assolutamente quotidiane e ordinarie che le famiglie si

trovano oggi ad affrontare.

Diversi saranno gli argomenti che verranno toccati: la conciliazione dei tempi tra

famiglia e lavoro, il rapporto tra festa e tempo libero, la famiglia di fronte alle sfide

della comunicazione globale, dell’immigrazione, dell’educazione. Si affronterà la

tematica relativa alla condizione delle donne che lavorano. Si parlerà anche di

separazioni, divorzi e nuove unioni.

In queste intense giornate di riflessione sulla famiglia, il lavoro e la festa, non si

poteva dimenticare i più piccoli. Infatti, parallelamente al Congresso ufficiale, ne è

previsto uno «per i ragazzi» che lavoreranno, a loro misura, sugli stessi temi degli

adulti, suddivisi in cinque fasce di età da 3 a 17 anni con momenti di parola,

animazione, giochi, attività ludiche e istruttive. Le attività sono aperte a tutti, non

solo ai figli dei congressisti.

Tra gli eventi culturali significativi, offerti già da tempo, è da segnalare la mostra

fotografica, promossa dalla Fondazione “Milano famiglia 2012”, in collaborazione col

comune della città, già inaugurata dal Card. Angelo Scola, presso il Palazzo reale e

che rimarrà aperta fino all’1 aprile p.v. Tema della mostra: “Famiglia all’italiana”.

Questo VII evento mondiale, preceduto da una intensa e laboriosa preparazione, sia

in campo formativo e, in pari misura, in campo organizzativo, ha visto, già da alcuni

mesi, protagonisti molti giovani volontari che, con spirito missionario, generoso e

competente servizio, si sono messi a disposizione per provvedere a tutto ciò che

comporta l’attivazione di una “macchina organizzativa” di portata mondiale.

Da questo sguardo d’insieme, dalla ricchezza di contenuti e iniziative che verranno

proposte nascono precise domande: questo evento cosa dice a noi Canossiane?

Che sfida ci lancia? Che possibili strade ci lascia intravvedere? Il carisma di

S. Maddalena e nostro ha una “parola” da dire alle gente, alla famiglia di

oggi?

Se pensiamo all’opera e alla testimonianza di vita della Canossa, ancor prima di

dare vita alle sue Istituzioni, da giovane laica, ci rendiamo conto di quanto lei ha

fatto, con la “fantasia della carità”, per “promuovere” la vita delle famiglie del suo

tempo, in particolare del quartiere di S. Zeno, e ancor prima quanto si è data da

fare per accompagnare, custodire e proteggere la sua stessa famiglia Canossa, non

priva di problemi, di difficoltà, di incertezze….

La famiglia in genere e le numerosissime famiglie dei destinatari dei nostri ministeri

sono, per noi, il “luogo e il terreno privilegiato” per annunciare e comunicare,

con larghezza di cuore e creatività, la “vita buona del Vangelo”.

Affidiamo a Maria, Madre e Maestra di vita il nostro impegno, ogni nostro piccolo e

grande progetto rivolto a dire il nostro grande desiderio di “far conoscere e amare

Gesù” ad ogni nucleo familiare.

Sr. Milena Regazzoni

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34 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Febbraio 2012: mese della neve, mese del ghiaccio …

Neve e ghiaccio, due combinazioni della natura che hanno seminato dolore …

Ma, se guardati con l’occhio del cuore, osano pur anche loro scrivere una

parabola, osano anche loro confermarci una buona notizia : il Signore ci

precede, sempre e ovunque.

Egli è davvero un buon camminatore, viandante dall’alba al tramonto, anche con

le ciaspole, tra la neve…. per prepararci nuovi sentieri di vita.

Semplice Pellegrino procede sopra la coltre bianca, lasciando dietro di sé tracce

silenziose.

E’ il sentiero della giornata da Lui preparato per noi, nell’Eucaristia; proprio per

noi, già agitate alle prime luci, perché la corsa inizia … alla porta, in classe, in

cucina … in ….

Lui ci ha preceduto e … come brama che noi scopriamo le sue orme!

Sono facili da scoprire: la loro forma è fatta di discrezione e di essenzialità.

Appoggiando i piedi del nostro lavoro sulle sue orme, non affonderemo nella neve!

Perché … “L’unica cosa che dobbiamo salvare di questi tempi, è un piccolo

pezzo di Te, Signore, in noi stesse” (E. Hillesum)

Lui ha tracciato la strada del nuovo giorno con tre inestimabili e inconfondibili

coordinate, poco note alla scienza meteorologica: Provvidenza, Misericordia e

Tenerezza. Nutre, però, un amabile desiderio: che possiamo percorrere la strada

insieme, sorelle della Comunità. E, giunta la sera, prima di “dormire da

affaticate”, scopriremo che è stato un cammino d’amore….

Il ghiaccio poi …. quello che ha coperto i canali della Laguna di Venezia, i piccoli laghi montani incastonati tra le nostre Dolomiti…. Sì, ghiaccio: maschera insidiosa che nasconde una vitalità assopita, vinta solo con l’arrivo del tepore donato dal sole.

Con la pazienza, che solo la natura conosce, prima si ritrae, poi si annulla; e la vita si ridesta, l’acqua diventa specchio.

Specchio che riflette ciò che lo circonda e sempre con un silenzioso tremolio.

Page 35: Giornalino8

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 35

Così, anche il tepore della carità più fine, del gesto imbevuto di squisita umanità, è

capace di sciogliere qualche maschera di ghiaccio, dipinta da tocchi di orgoglio, di triste

sicurezza, da grigia superficialità.

Tutto può diventare specchio, a qualsiasi età, a qualsiasi latitudine e longitudine,

perché ….

siamo fatte per essere specchio di Dio…

Sr. Giulia Gallocchio

a guisa di uccelletti”

Noi, Sorelle della Comunità di Schio “ Casa Charitas “, raccontiamo una favolosa

esperienza che ha toccato le nostre vite.

La scarsità di sacerdoti ci ha fatto provare il non avere garantita la celebrazione

della S. Messa in casa.

Un giorno, il sacerdote di fragile salute che abitualmente viene da noi per la

celebrazione, chiama al telefono e annuncia: “Domani non vengo a celebrare perché

non ce la faccio più”.

La M. Superiora si è attivata chiedendo a tutti i sacerdoti della zona, alle comunità

religiose dei Padri Salesiani e dei Padri Cappuccini, la disponibilità, anche per un solo

giorno e tutti hanno dato il loro contributo nel mese di settembre. Poi, iniziato l’anno

scolastico e pastorale, ecco arrivare anche i “no”, seppur giustificati.

Gran movimento in Casa Charitas. Mai come ora abbiamo apprezzato ancora di più

il valore della celebrazione eucaristica.

Eucaristia! Sostegno della nostra vita e soprattutto di quella delle sorelle più

ammalate e sofferenti.

Che fare? Un gruppo di 10 Sorelle si sono recate in parrocchia o nelle chiese vicine.

La M. Superiora, dopo la preparazione con una paraliturgia, ha distribuito

l’Eucaristia al resto delle madri della Comunità. Un’esperienza sì, sofferta, ma che ci ha

aperto nel fare un passo… “fuori” …

E, piano, piano i cuori della M. Superiora prima e delle Sorelle poi si sono

abbandonati alla cura del Signore che “ci nutre.a guisa di uccelletti “.

E così di giorno in giorno, di settimana in settimana, il nostro telefono chiama per

trovare un sacerdote per la celebrazione; durante la cena comunitaria diventa

importante la domanda: “E domani abbiamo la Messa? Chi la celebra? A che ora?...

perché potrebbe anche non esserci”.

Dobbiamo anche sottolineare che, nella varietà di presenze, i sacerdoti ci hanno

donato la Parola spezzata in modo vario e ricco. Certamente chi viene a celebrare offre

la propria disponibilità oltre all’ordinario, esprimendo così l’attenzione per una

comunità d’infermeria che ha bisogno di attingere forza dal “Grande Esemplare”. E

se ci chiedono l’offerta della preghiera e della sofferenza non è tanto per se stessi, ma

per le persone che avvicinano, e noi ci sentiamo maggiormente impegnate in questo

anno di preghiera per le vocazioni ad gentes.

Le Sorelle della Comunità di Schio “ Charitas”

Page 36: Giornalino8

36 La Voce dei TERRITORI: notizie flash

E’ domenica mattina, una domenica come tante, e i fedeli si apprestano a varcare

la soglia della Duomo di San Pietro in Rogliano per assistere alla Messa domenicale

celebrata dal Parroco, don Santino Borrelli, e, come per incanto, nella splendida

cornice barocca, nella grande e immensa navata della Chiesa, i parrocchiani si

ritrovano ad essere accolti da una incantevole suora di colore che, con il suo

abbigliamento che richiama i tempi passati, quando le suore Canossiane indossavano

la classica cuffietta e il vestito nero, accoglie i fedeli.

La somiglianza e’ impressionante, chiunque la associa alla Santa Bakhita, chiunque

ricorre alla macchina fotografica per immortalare il momento che si riveste di una

misticità e di una tenerezza capace di emozionare. Un momento altro in una

espressione che nasce da un extra quotidiano

Cosi dunque il parroco, don Santino, e la sua Parrocchia hanno voluto ricordare la

figura di Santa Bakhita in occasione della giornata che la Chiesa le ha dedicato.

Santa Bakhita, la bella figura di colore delle Madri Canossiane, proveniente dal

Sudan, e’ stata cosi ricordata dalla Parrocchia roglianese e dal gruppo di Nigeriani,

ospiti del centro di accoglienza della cittadina; tra questi, Franca, con la sua

straordinaria somiglianza, ha vestito i panni della Santa, provocando meraviglia negli

occhi di quanti conoscevano Madre Moretta.

Un momento anche bello è stata la processione offertoriale di questi fratelli che,

ricoperti di un fular di Bahkita, hanno presentato i doni: il pane e il vino, i fiori,

espressione di vita, e le catene segno della schiavitù, spezzate dall’amore di Dio,

raggiungendo l’altare, a suon di tamburo.

Madre Giovanna, Superiora della comunità, ha voluto fortemente, insieme a don

Santino, che si realizzasse questo momento, per ricordare la figura di questa donna

africana che non ha avuto certamente un’esistenza facile, soprattutto nei primi anni di

vita in Sudan, e che ha riscoperto la sua dignità di persona nel momento in cui ha

incontrato Dio, al quale si è consegnata totalmente con il suo ingresso nella Famiglia

religiosa di S. Maddalena.

Una esperienza diretta dunque, un rapporto immediato, una visione che restituisce

non solo un effetto di mera somiglianza, ma che vuole essere momento di riflessione

nei confronti di chi, come Bakhita, si porta dietro una storia di sofferenza, di

maltrattamenti e violenze anche fisiche, che hanno forgiato certamente la sua gracile

personalità di ragazza, ma che di certo non l’ hanno piegata.

Affidandosi all’amore di Dio, Bakhita è riuscita a trovare la giusta dimensione del

vivere, portandosi sulle spalle il dolore di tanti momenti di prova e di sofferenza.

La nostra Santa è dunque un modello da imitare, una forza interiore che ci deve

aiutare a riflettere e ad agire di conseguenza, soprattutto di fronte ai mille problemi

che la vita, giorno dopo giorno, ci riserva.

Antonio Simarco

Page 37: Giornalino8

La Voce dei TERRITORI: notizie flash 37

I fiocchi di neve scendono dapprima piano, poi vorticosamente dal cielo imbiancato, e

si posano sulle larghe strade ormai non più percorribili. Le nevicate si fanno, lungo i giorni,

più intense, impedendo di vedere non lontano, mentre ogni cosa si copre di questa strana

e misteriosa polverina ghiacciata. Non si può evitare di guardare, rapite, il magico

paesaggio, contemplarlo ed elevarsi.

I PANORAMI, nella loro variegata bellezza, ci

sollecitano a stupirci, ma Dio, ancor più, ci riempie di

stupore per le meraviglie che opera nel nostro intimo.

I PINI, ricoperti da un manto bianco, si slanciano

verso il cielo in cerca di sole che alleggerisca i rami; ci

rallegrano con la loro maestosità e resistenza all’ infuriare

della tempesta, ci spingono ad innalzare lo sguardo verso

l’ alto, al di là, dove c’è il SOLE...

Un evento raro, secondo gli esperti, si è verificato nella notte del 14 febbraio: la neve

è scesa ghiacciata e, nel buio fitto, i fiocchi sono diventati cristalli brillanti.

POTENZA è ricoperta di neve, mai vista così alta, tanto da dover dire stop alle attività

scolastiche per ben 10 giorni.

Anche se questo spettacolo ci attira, non si può far finta di non vedere i disagi che la

neve ha procurato a tanta gente, rimasta isolata a causa delle strade chiuse al traffico,

soprattutto, nelle zone di campagna.

La protezione civile e i volontari si son dati da fare molto per aiutare anziani e malati,

provvederli di cibo e di altre cose necessarie.

E… intanto, proprio in questa settimana di neve sovrabbondante, , ha inizio la missione

popolare indetta e preparata dai frati francescani minori della nostra parrocchia.

Sorgono spontanee nel cuore e sulle labbra le parole

del salmo 147:

“ Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina. Getta come briciole la grandine, di fronte al suo gelo chi resiste?”

Eppure i missionari hanno resistito; con entusiasmo,

non intimoriti, hanno percorso ogni giorno le strade del

rione per visitare le famiglie e portare l’annuncio del Vangelo.

Anche la nostra Comunità ha partecipato ad alcune iniziative del programma, a

momenti di preghiera e di riflessione, ha offerto gli ambienti per l’ incontro delle famiglie

ed ha condiviso una cena con tutti i missionari.

Il giorno 12 ha avuto la gioia di una celebrazione eucaristica presieduta da alcuni di loro,

mentre il 14 i nostri alunni hanno incontrato i giovani missionari per l’ ascolto della

Parola.

La festa conclusiva è stato un momento di lode e di ringraziamento al Signore

dell’intera comunità parrocchiale per quanto ha operato nei cuori delle persone con la sua

grazia durante la settimana.

E’ proprio vero che gli ostacoli e gli imprevisti non impediscono il bene, non frenano la

corsa della Parola, quando si è mossi dall’amore e dal desiderio che il Regno cresca e si

diffonda.

M. Serafina Martilotti

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38 TERRITORI: notizie flash

Pubblichiamo , sia pure con un po’ di ritardo rispetto al tempo liturgico, questo articolo che ci è giunto dopo Natale, ma che ci è sembrato bello e, pertanto, da far conoscere.

“ Concettina Figliolia” è la scuola dell’infanzia di Foggia, ubicata nel quartiere S. Ciro, proprio di fronte all campo sportivo, alle cui partite si può tranquillamente assistere affacciandosi dal terrazzo di casa.

A trasformarla, per Natale, in una “piccola BETLEMME, ci hanno pensato le insegnanti insieme alle Madri e ai bambini con la preziosa collaborazione dei genitori.

Cinquantacinque bambini, circa trenta genitori, tra “attori” e comparse, sono stati impegnati nella rappresentazione della natività allestita in modo semplice e realistico, ottenendo un grande successo.

Nelle diverse aule, i genitori entusiasti hanno dato vita agli antichi mestieri: il calzolaio, il falegname, il bottaio, l'oste... tra la nostalgia di un passato in cui si vedeva battere il ferro rovente, lavare i panni con acqua e cenere, oppure filare la lana e ricamare.

Il presepe ha preso vita tra il vociare dei più piccoli, ben immedesimati nella parte a loro affidata.

Dalle botteghe si è giunti alla “Grotta illuminata” dove tutto era scrupolosamente vero, così come volle l'ideatore del presepe vivente, San Francesco d'Assisi, nell'anno 1223, a Greccio. San Francesco,nella Notte Santa, volle vedere, con gli occhi della carne, ciò che conosceva già con gli occhi del cuore:

"...vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme e, in qualche modo, vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per mancanza delle cose necessarie a un neonato.. come fu adagiato in una greppia..."

L’attenzione si è soffermata poi tra le strade della “piccola Betlemme” che sono state simbolicamente ripercorse, accogliendo il messaggio che ogni via suggeriva prima di arrivare alla Grotta, cioè all’incontro con il Verbo fatto carne che ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Ad iniziare dalla via “delle lavandaie” fino all’ultima, la “via degli angeli”, si è voluto sottolineare che il punto di partenza per incontrare il Signore è la purificazione “ solo i puri di cuore vedranno Dio”; il punto di arrivo è un nuovo inizio che, come per gli angeli, dà la gioia di annunciare il Signore incontrato.

Nel concreto il messaggio del nostro Presepe è stato un invito ad essere missionari nelle vie della nostra città, in quelle vie che percorriamo tutti i giorni, spesso tanto diverse dalle vie del presepe,

perché piene di ostacoli che fanno deviare verso percorsi che non sempre conducono a Gesù .

A noi il compito di trasformarle per renderle come quelle della piccola Betlemme.

La realizzazione del presepe vivente è stata vissuta non come un avvenimento folkloristico, ma come occasione per un momento di catechesi condivisa tra scuola e famiglia.

Ins. Ferro Gina

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TERRITORI: notizie flash 39

Continuiamo, anche in questo numero, il nostro viaggio, nel carcere di Rebibbia, dove la nostra sorella, M. Rita Del Grosso, si reca, puntualmente, da 8 anni per portare una parola di speranza ai nostri fratelli detenuti ed essere per loro presenza di consolazione che piange con chi piange, gioisce con chi gioisce.

È ancora forte il ricordo della visita di Papa Benedetto XVI a Rebibbia e

gli ospiti della Casa Circondariale romana continuano a parlarne e a rievocare i

momenti più belli.

Il ringraziamento per quell'abbraccio che il

Santo Padre ha voluto riservare loro prosegue

anche oggi attraverso diverse forme e

testimonianze. Tra queste anche il concorso dei

presepi che ha visto protagonisti, lo scorso 21

gennaio, 44 detenuti, cimentatisi in questa

antica arte.

Sei le rappresentazioni in gara, compresa

quella proveniente dal carcere di Civitavecchia

che, quest'anno, ha voluto partecipare con

un'opera tutta sua. Alla fine, l'ha spuntata la rappresentazione del "camerone" – così

la chiamano da queste parti – ovvero la cella dove vivono i 6 o i 9 detenuti costretti a

condividere uno spazio davvero angusto. “Il carcere è il luogo nel quale veramente si

assiste alla massima espressione dell’inventiva, della creatività dell’essere umano,

perché, con mezzi ridottissimi, si riesce a realizzare delle opere che richiederebbero

ben altre attrezzature per poterle costruire, come nel caso specifico dei presepi”. Ha

detto il Direttore della sezione penale di Rebibbia, Stefano Ricca.

Parlando della visita di Benedetto XVI, Ricca ha sottolineato: “E’ stato un evento

vissuto con grande attenzione, perché ci si è resi conto che il Santo Padre, attraverso

la sua presenza fisica all’interno di un istituto penitenziario, ha voluto affermare con

forza, con la fisicità della presenza, l’interesse, la vicinanza, la solidarietà, la

fratellanza, che in qualche maniera ha voluto esprimere al mondo del penitenziario.

“Sono convinto” ha aggiunto il Direttore “che la solidarietà espressa dal Pontefice

sicuramente sia andata in primis alle persone detenute, anche se il Papa ha voluto

anche essere vicino al personale penitenziario

il quale, anche in gravissime condizioni di

sofferenza, di organico, continua ad assicurare

tutti quei servizi che rendono la detenzione

più sopportabile, soprattutto in un momento

caratterizzato, come quello presente, da un

forte sovraffollamento delle strutture

penitenziarie”.

Ma Rebibbia è una realtà molto ricca di

energia, di idee, di operatori motivati e

capaci.

La situazione dei detenuti nelle nostre carceri molte volte è quella di mera

sopravvivenza. Qui non è così. Certamente il macroaggregato è coinvolto in una serie

di tematiche di carattere nazionale, perché vi arrivano detenuti da tutta Italia e di

tutte le categorie, ma le persone che vi lavorano sentono il peso della propria

responsabilità ed hanno un approccio diverso, più familiare, con il detenuto. Così

riescono a conoscere più da vicino l’uomo, nel suo mistero di bene e di male e a

riempire di senso il loro servizio e il loro ministero.

Davide Dionisi Giornalista Radio Vaticana

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40 Parliamo di … (notizie varie)

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI

Mercoledì, 11 gennaio 2012…”eravamo presenti anche noi!

Il Papa all'udienza generale:

“Nell'Eucaristia viviamo la preghiera di Gesù affinché il male non vinca”.

Nella solennità dell’Ultima Cena, “Gesù anticipa la sua morte e la sua risurrezione”. Lo

ha ricordato Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì 11 gennaio, spiegando che

in quel “convito in cui Gesù si congeda dagli amici” sente “l’imminenza della sua morte”:

“Gesù sa - ha aggiunto il Papa - che la vita sta per essergli tolta attraverso il supplizio

della croce, la pena capitale degli uomini non liberi”. Il nucleo di quella “cena di addio” di

Gesù ai suoi, nei giorni in prossimità della Pasqua ebraica, sta nei gesti - "del

capofamiglia, che accoglie alla sua mensa i familiari" - dello spezzare il pane, del

distribuirlo ai discepoli e del condividere il calice del vino con le parole che li

accompagnano e nel contesto di preghiera in cui si collocano: “è l’istituzione

dell’Eucaristia, è la grande preghiera di Gesù e della Chiesa”:

"Gesù guarda alla sua Passione, Morte e Risurrezione, essendone pienamente

consapevole. Egli vuole vivere questa Cena con i suoi discepoli, con un carattere del

tutto speciale e diverso dagli altri conviti; è la sua Cena, nella quale dona Qualcosa di

totalmente nuovo: Se stesso. In questo modo celebra la sua Pasqua, anticipa la sua

Croce e la sua Risurrezione".

Nella preghiera, Gesù mostra poi “la sua identità e la determinazione a compiere fino in

fondo la sua missione di amore totale, di offerta, in obbedienza alla volontà del Padre”.

"Egli offre in anticipo la vita che gli sarà tolta e in questo modo trasforma la sua morte

violenta in un atto libero di donazione di sé per gli altri e agli altri. La violenza subita si

trasforma in un sacrificio attivo, libero e redentivo".

Page 41: Giornalino8

Parliamo di … (notizie varie) 41

E nei gesti e nelle parole di quella notte, “vediamo chiaramente - ha detto il Papa - che il rapporto intimo e costante con il Padre è il luogo in cui Egli realizza il gesto di lasciare ai suoi, e a ciascuno di noi, il Sacramento dell'amore, il «Sacramentum caritatis»”. Quindi una riflessione proprio sulla profondità della preghiera di Cristo per i discepoli, che “sorregge la loro debolezza”, “la loro fatica di comprendere che la via di Dio passa attraverso il Mistero pasquale di morte e risurrezione, anticipato nell’offerta del pane e del vino”. D’altra parte, l’Eucaristia “è cibo dei pellegrini che diventa forza anche per chi è stanco, sfinito e disorientato”. Benedetto XVI si è quindi soffermato sull’attenzione di Gesù per ciascuno dei suoi, con una preghiera che “è particolarmente per Pietro, perché, una volta convertito, confermi i fratelli nella fede”.

"Cari fratelli e sorelle, partecipando all'Eucaristia, viviamo in modo straordinario la preghiera che Gesù ha fatto e continuamente fa per ciascuno affinché il male, che tutti incontriamo nella vita, non abbia a vincere e agisca in noi la forza trasformante della morte e risurrezione di Cristo. Nell’Eucaristia la Chiesa risponde al comando di Gesù: «Fate questo in memoria di me»".

Le tradizioni neotestamentarie dell’istituzione dell’Eucaristia, ricordate dal Pontefice con Paolo e Luca, Marco e Matteo, riportano - dal greco - un significato di

“eucaristia/ringraziamento” e “eulogia/benedizione”,

che rimandano direttamente alla berakha ebraica, grande preghiera della tradizione d’Israele. “La berakha - ha spiegato il Santo Padre - è anzitutto ringraziamento e lode che sale a Dio per il dono ricevuto: nell’Ultima Cena di Gesù, si tratta del pane – lavorato dal frumento che Dio fa germogliare e crescere dalla terra – e del vino prodotto dal frutto maturato sulle viti. Questa preghiera di lode e ringraziamento, che si innalza verso Dio, ritorna come benedizione, che scende da Dio sul dono e lo arricchisce. Il ringraziare, lodare Dio diventa così benedizione, e l’offerta donata a Dio ritorna all’uomo benedetta dall’Onnipotente”.

L’esortazione del Papa è stata quella di chiedere “al Signore che, dopo esserci debitamente preparati, anche con il Sacramento della Penitenza, la nostra partecipazione alla sua Eucaristia, indispensabile per la vita cristiana, sia sempre il punto più alto di tutta la nostra preghiera. Domandiamo che, uniti profondamente nella sua stessa offerta al Padre, possiamo anche noi trasformare le nostre croci in sacrificio, libero e responsabile, di amore a Dio e ai fratelli”.

"Fin dall’inizio, la Chiesa ha compreso le parole di consacrazione come parte della preghiera fatta insieme a Gesù; come parte centrale della lode colma di gratitudine, attraverso la quale il frutto della terra e del lavoro dell’uomo ci viene nuovamente donato da Dio come corpo e sangue di Gesù, come auto-donazione di Dio stesso nell'amore accogliente del Figlio (cfr Gesù di Nazaret, II, pag. 146). Partecipando all’Eucaristia, nutrendoci della Carne e del Sangue del Figlio di Dio, noi uniamo la nostra preghiera a quella dell’Agnello pasquale nella sua notte suprema, perché la nostra vita non vada perduta, nonostante la nostra debolezza e le nostre infedeltà, ma venga trasformata".

Al termine dell’udienza, alla quale abbiamo partecipato come Consiglio Provinciale, a conclusione del 1° mandato di governo della Provincia d’Italia, il Papa ha salutato, tra gli altri, un gruppo di 200 circensi e alcuni di loro - clown, acrobati e giocolieri - si sono esibiti ai piedi del palco offrendo un colorato e spiritoso spettacolo. Un saluto finale di Benedetto XVI è andato anche ai dipendenti del Bioparco di Roma che, nel centenario di fondazione dell’istituzione, hanno portato in Aula Paolo VI un piccolo e raro coccodrillo cubano di 40 centimetri, che, dopo un periodo di affidamento e cure presso l’ex Zoo della capitale italiana, - sarà restituito alla sua terra d’origine, in coincidenza con il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cuba, in marzo.

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42 Parliamo di … (notizie varie)

Alla fine di gennaio, dal 27 al 29, abbiamo vissuto una tre

giorni in “zattera”: protagoniste dell’incontro, proposto

dalla Pagic, una ventina di appartenenti alla fascia

verde accompagnate da M. Marilena, dal Consiglio e

guidate da don Laiti e da M. Eliana nella riflessione

e nel confronto.

Obiettivo del viaggio: raggiungere e aiutare

a raggiungere l’ altra riva ( arrivando dove? ),

attraversando l’impetuoso corso d’acqua della

vocazione, nostra e degli altri.

Costruire una zattera e viverci non è semplice: richiede

fatica, occorre intesa, cooperazione, equilibrio, esercizio, orientamento e una

direzione. I giorni vissuti a Brescia – Costalunga - sono stati un po’ tutto questo; ci

siamo esercitate e allenate a riscoprire il significato di vocazione nella nostra vita alla

luce di quattro espressioni:

la vocazione senza imbarazzo,

la vita che ci piace,

la vita scelta e obbedita come buona,

la ricerca di dove c’è vita per le

nuove generazioni.

Giorni faticosi, dunque, ma ricchi!

Tante sono state le attività e gli ambiti

di riflessione; ho deciso allora di non

farne un riassunto, ma di rendervi

partecipi di quanto mi sta lavorando

dentro.

Abbiamo avuto la possibilità di riscoprire la passione della nostra chiamata a pensare

e ad agire con il Signore, nella nostra missione, secondo il dono particolare

testimoniatoci da Maddalena, e di prendere nuovamente coscienza del fatto che siamo

protagoniste di una relazione ricca che, pian piano, illumina la nostra piccola libertà

facendoci intuire la realtà alla quale non possiamo e vogliamo rinunciare.

La vocazione è una qualità relazionale che rende bello, buono e prezioso ciò a cui

si applica:

- la vita come promessa di bene e di abbondanza.

- la fede come “sequela” per vedere cosa può accadere seguendo e inseguendo

il Signore che continua a muoversi, ad andare avanti, a cambiare;

- la vita religiosa intesa anche come “rottura”, cioè come segno di qualcosa che

“rompe con il mondo” e che è metafora di un Oltre.

Siamo state incoraggiate a chiederci come possiamo aiutare i giovani ad accorgersi

che Dio desidera instaurare una relazione con loro perché possano vivere una vita

buona, possano trovare senso e gusto nel rispondere ad una Sua chiamata secondo

le modalità proprie di ciascuno.

Page 43: Giornalino8

Parliamo di … (notizie varie) 43

Favorire l’esperienza vocazionale è allora aiutare a costruirsi una mappa grazie alla quale orientarsi nella vita e nella fede, è offrire una bussola per affinare una coscienza che si lascia interrogare, è orientarsi ad una passione “là dove si trova il cuore”.

Promuovere l’esperienza vocazionale è incontrare l’altro con racconti di vita e fede, usando il linguaggio adatto, e per questo è essenziale conoscere il vocabolario corrente nel quale, ad esempio, la parola vocazione è intesa generalmente come competenza, professione, abilità. È premessa necessaria, dunque, conoscere la realtà, avere una visione del mondo dei giovani e saperlo leggere per poter evocare qualcosa che abita la vita: il Signore sta nella loro vita!

Consegnare una promessa, ecco, credo che questa sia la cosa più intelligente che

possiamo cercare di fare per le nuove generazioni, renderle consapevoli che, come noi, sono destinatarie di una promessa, da qui l’importanza per noi e per loro di cercare e di scoprire quale promessa il Signore abbia pensato per ciascuno e adoperarsi per realizzarla. Abramo, nostro padre nella fede, ci ha creduto e si è messo in cammino, lui è stato addirittura il destinatario di una triplice promessa: discendenza, terra, vita in abbondanza!

Il Dio di Abramo è un Dio capace di aprire agli uomini un futuro davvero inaudito, umanamente impossibile. Le sue promesse sono garantite dall’ alleanza, ovvero dal patto che ha stipulato con Abramo (Gen 15 e 17) impegnandosi unilateralmente a mantenere le promesse fatte. E il “Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe” è lo stesso Dio, Padre di Gesù Cristo. E’ il Dio che, nel Vangelo, continua a promettere ai credenti la salvezza. Il Vangelo di Luca si apre proprio ricordando le promesse fatte “ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre” (Lc 1,55).

In questi tre giorni abbiamo vissuto l’esperienza di chiederci e “riscrivere” che tipo di vita vogliamo vivere, che tipo di persone vogliamo diventare e con quale disponibilità, quale Dio vogliamo raccontare, e tutto ciò ci ha permesso di esplicitare le nostre qualità, le paure, i freni, ma anche i sogni.

Io credo sia allora importante tenere presente l'obiettivo della nostra traversata: raggiungere l'altra riva! Quella che il Signore desidera per noi.

“Basta seguire, essere gioiose, essere leggere e, soprattutto, non essere rigide” ( Madeleine Delbrel).

La bellezza di una farfalla ci motivi ad allargare le ali e a soffiare sulla vela della zattera insieme allo Spirito!

Buona traversata! sr. Zita Morandi

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44 Parliamo di … (notizie varie)

12° CAPITOLO GENERALE dei PADRI CANOSSIANI

“In cammino davanti a Dio, nella fedeltà sino alla fine”

E’ il tema sul quale rifletteranno i 28 delegati,

espressione della presenza canossiana maschile in

Italia e nel mondo, e i membri del Consiglio Generale

dei Padri Canossiani nel 12° Capitolo Generale che

sarà celebrato, dal 16 aprile all’8 maggio, nella nuova

sede di Poiano (Verona), ristrutturata e da poco

ultimata.

E’ un evento di famiglia e di chiesa che seguiamo con

una particolare vicinanza; un momento importante

perché si tratta di fare sintesi del cammino fatto fin

qui e della necessità di prospettare scelte, intuizioni,

spinte nuove per il futuro.

Un’icona accompagnerà i Padri Capitolari: la figura di Abramo,”figura del credente di

ogni tempo, chiamato da Dio ad una esperienza particolare di Lui, nella difficoltà di

un cammino che non sempre è chiaro, e incaricato di una missione particolare:

trasferire la benedizione di Dio a tutti i credenti.

Invitiamo le comunità ad accompagnare questo evento con la preghiera che riportiamo di seguito.

PREGHIERA PER IL 12° CAPITOLO GENERALE 2012 Padre Santo, nella tua infinita bontà, con la voce dello Spirito, ci hai chiamato a seguire le orme di Cristo Tuo Figlio.

Ci hai donato gli uni agli altri come fratelli per essere nella Chiesa, memoria viva del Vangelo, segno del Tuo Regno e profeti di Speranza. Guarda e sostieni il cammino della nostra Congregazione. Vogliamo essere fedeli al carisma di S. Maddalena,

lasciarci animare dallo stesso spirito

umile e generosissimo di Gesù Crocifisso. In preparazione al Capitolo Generale ci consegniamo a Te, o Padre. Sorreggi il nostro cammino. Effondi il Tuo Spirito.

Illuminaci.perché facciamo scelte secondo la tua Volontà, come Canossiani coraggiosi e fedeli. Ti affidiamo coloro che ci guideranno: dona loro forza, sapienza e audacia. Per l'intercessione di Maria Addolorata, della Fondatrice S. Maddalena di Canossa,

di S. Giuseppina Bakhita,

dei Servi di Dio Fr. Giovanni e P. Angelo.

Nel nome di Gesù Cristo Nostro Signore. Amen.

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Parliamo di … (notizie varie) 45

Caprino Bergamasco, 18 – 20 febbraio 2012

Un quieto parlare, una gioia sommessa, raccolta e serena, è stato il primo impatto

all’arrivo a Caprino per il seminario della nostra fascia d’età.

L’accoglienza premurosa, puntuale e calda da parte della Madre Provinciale, di

M Giovanna, di M Natalina e di tutte le Madri della comunità e il ritrovarsi fraterno,

con un volto diverso dipinto dagli anni, reso forse più calmo e più dolce, hanno

creato i presupposti per entrare nel cuore dell’impegnativo e suggestivo tema del

Seminario.

La preghiera iniziale dal significativo titolo: “La Vita.

un mistero da svelare”, ha dato un tono d’intensa, vivace

spiritualità. Ha fatto seguito il saluto di Madre Marilena

che, con cordialità e passione, ci ha presentato gli

obiettivi del Seminario:

1. Riscoprire che la vita è stata un dono, la chiamata

alla Vita Religiosa un modo di esser per Cristo e

per i fratelli

2. Accogliere il cambiamento dentro di noi, come possibilità inedita di amore.

Simpatica la spiegazione del significato del melograno, immagine scelta per il

depliant di invito al seminario, che rappresenta la fecondità, l’abbondanza, la vitalità e

l’energia. Significato riconosciuto anche dall’Islam e dagli Ebrei che vedono nel

numero dei semi del melograno maturo le 613 prescrizioni della Torah.

Il mattino seguente, dopo la Celebrazione Eucaristica, abbiamo avuto la grazia di

due interventi, ricchi e stimolanti, da parte di un biblista, don Patrizio Rota

Scalabrini, che ha trattato il tema: “La sazieta dei giorni: l’età anziana” e di un

medico, dott. Edoardo Morandi, che ha svolto il tema: “Le trasformazioni psicofisiche

nella vita”.

Sintetizzare le ricche, articolate e corpose relazioni ci pare sia svuotarle della loro

intensità. Solo qualche piccola perla che può far pensare: “ Il quadro della concezione biblica della vecchiaia è quanto mai complesso e quasi

dialettico – “Diventare vecchi “ appare una cosa buona, un traguardo degno di essere

perseguito, perché la vita è un bene impareggiabile, dato da Dio e il cui prezzo l’uomo

non potrà mai pagare – L’anziano è il custode della speranza – tema sviluppato attraverso

i personaggi biblici: Abramo, Geremia, Eleazaro, Simeone, Anna, Zaccaria ed Elisabetta,

e con detti sapienziali dei Salmi- L’anziano consegna al giovane quel patrimonio di

speranza di cui ha bisogno per vivere, ma d’ altra parte il vecchio ha bisogno del giovane

perché la vita gli appaia sensata. La vecchiaia interpella la fede soprattutto quando la

sofferenza e la debolezza sembrano negare la benedizione divina. Nella vecchiaia si

coglie l'essenzialità delle cose- La Bibbia chiede di essere letta, ma è lei che legge noi…. e

così tante altre stimolanti riflessioni.

Alcuni flash della seconda relazione: “L’unico modo per vivere è trasformarsi- La trasformazione indica che la vita è un percorso. Nella nostra cultura vige il mito della potenza e dell’eterna giovinezza. Limite e fragilità

spaventano, ma diventano un valore, se ci fanno passare dalla indipendenza all’interdipendenza che arricchisce l’umanità di ciascun soggetto. Compito dell’anziano è la testimonianza Testimoniare l’esperienza e la storia come luoghi di verità attraverso la lentezza, la tolleranza, la memoria, la misura del tempo, la contemplazione e la pazienza. –

Testimoniare il valore della quotidianità come luogo in cui trovare vita e senso - La

vecchiaia inizia nel momento in cui perdo la capacità di sorprendermi e di apprendere. – La religiosa trova un valido sostegno alla vecchiaia nella vita comunitaria, nel ritmo della giornata ,nella rete di relazioni e nella voglia di senso e in tanto altro…”

Page 46: Giornalino8

46 Parliamo di … (notizie varie)

Nel pomeriggio la Madre Provinciale ci ha fatto dono di una relazione dal-

l’incoraggiante titolo: “Una preziosa risorsa per l’Istituto” (la nostra fascia d’età

rappresenta il 32% delle Sorelle della Provincia S Maddalena) svolta da un’angolatura

esperienziale- carismatica, quindi tanto vicina alla vita quotidiana. Raccogliamo

alcune preziose suggestioni.

La vostra stagione vi chiede di essere:

Testimoni significative di un dono ricevuto gratuitamente. “Avendo Dio fattovi

un gran dono...” (Prefazione alla Regola Diffusa)

Presenza adulta, capace di “raccontare” l’esperienza di fede vissuta, integrata e

gioiosa che richiede

“accoglienza di sé” e permette l’apertura all’altro

“ responsabilità” che richiede capacità di uscire da sé per essere con e per gli

altri nella ricerca di favorire un clima di pace e giustizia

“consapevolezza” personale che si fa desiderio di affidare totalmente al

Signore la propria vita. E il Signore che comprende la nostra fragilità può darci la

grazia di trasformare le “ferite” immancabili della vita in “feritoie “

attraverso le quali è possibile comprendere meglio il progetto di Dio.

Donne di fraternità: è l’esperienza della comunione vissuta e sperimentata. S.

Maddalena nei suoi scritti ci ha tracciato le linee portanti e pratiche che

favoriscono il vivere la fraternità:

- amore gratuito, non calcolato

- condivisione per promuovere la serenità

- stile relazionale costruttivo capace di discernere ciò che non è sano

- sentimenti di empatia per comprendere e non giudicare

- capacità di accogliere e donare il perdono

Appassionate per la missione con alcune scelte tipiche della persona adulta-

anziana:

- donarsi con ritmi e compiti possibili all’età

- consegnare alle più giovani funzioni e responsabilità, lasciando libertà di

movimento

- condividere e manifestare apprezzamento

- sostenere con la preghiera, la condivisione e l’empatia il lavoro di quanti

operano nell’Istituto e nella Chiesa per il Regno.

La Madre ha concluso il suo intervento con un delicato pensiero di Pio XII “…la donna nasce con i palpiti di madre e con il senno nel cuore: quel senno che, se riceve amarezze, non vuol dare che gioie;

se riceve umiliazioni, non vuol rendere che dignità e rispetto”

E Santa Maddalena ci dice:

“Fatevi chiamare madri per ricordarvi di avere un cuore di Madre”.

Nella seconda parte del pomeriggio ci sono stati i lavori di gruppo, nei quali è stato

possibile uno scambio sereno ed arricchente di esperienze e di desideri.

Il mattino seguente, dopo aver accolto la ricchezza emersa nei gruppi, la Madre

Provinciale ha risposto alle varie domande emerse, ci ha incoraggiate a vivere e a

dimostrare la contentezza della nostra scelta di vita e pensare al futuro all’insegna

della speranza .

Siamo profondamente riconoscenti al Signore e alla nostra Famiglia religiosa per la

possibilità che ci è stata data di vivere in fraternità questa bella esperienza. In cuore

abbiamo il desiderio di esprimere, con l’aiuto del Signore, quanto, con intensità e gioia,

abbiamo vissuto in queste giornate di grazia.

Il nostro grazie si fa preghiera e augurio cordiale di bene.

Le sorelle di Feltre

Page 47: Giornalino8

Parliamo di … (notizie varie) 47

Brevi Annotazioni

“Il Signore tuo Dio ti ha benedetto…

Ti ha seguito nel tuo viaggio…

È stato con te.

Non ti è mancato nulla” (Dt. 2,7)

L’essere convocate a livello Italia per un momento di formazione – a 71 /80 anni - è

stato per noi una gioia. Il sapere poi dalla Madre Provinciale che rappresentiamo il 32%

delle Sorelle della Provincia ci ha fatto sentire particolarmente responsabili dello stile di

vita della Provincia oggi e delle modalità con cui viene vissuta la missione apostolica

secondo il volere della Fondatrice.

Ci siamo chieste che impronta possiamo lasciare, oggi, nelle nostre comunità e

nell’Istituto, come in passato abbiamo lasciato un’impronta nell’opera. Abbiamo sentito

rivolta a noi l’esortazione di Maddalena a Domenica Faccioli:

“Fate vedere la contentezza del vostro stato e la felicità che si prova nel servire unicamente Dio, perché, mia cara figlia, la giovialità, uguaglianza, buona maniera, compostezza e modo rispettoso con tutte, ma che in questo non cerca altro che Dio, fa più frutto alle volte delle prediche. Vi dico ciò credendo di farvi piacere e m’intendo di dirvelo per aiutarvi come posso.”

Siamo, infatti, convinte che la vita è un bene inestimabile sempre e l’averla donata al

Signore nella nostra giovinezza, cercando di seguirlo nella quotidianità e affidandoci alla

sua misericordia per i nostri inevitabili errori, ci lascia serene e fiduciose, in attesa vigile

e attiva del grande abbraccio finale.

A parte il fatto che la maggioranza di noi non si sente “vecchia” ed è ancora in piena

attività, anche se le forze non sono più quelle di prima, pensiamo di poter fare ancora

molto, soprattutto nel favorire un clima alto e respirabile, di vita nella comunità,

attraverso atteggiamenti che diventano comportamenti di serenità, di gratitudine, di

ascolto, di accoglienza benevola e fraterna, di piccoli servizi comunitari, di accettazione

serena di cambiamenti e progetti, di sostegno e incoraggiamento a chi è più giovane di

noi. Avvertiamo, inoltre, la necessità di dare più spazio alla preghiera, alla

contemplazione, alla Parola di Dio. La Bibbia è una grande scuola di fede e di umanità,

per ogni età e per ogni generazione.

Ci preoccupa il passaggio generazionale attuale e il numero esiguo di Sorelle giovani

chiamate a far vivere, nell’evolversi della storia, il carisma dell’Istituto.

Siamo, però, ricche di speranza, certe che il Signore, che guida la storia, continuerà a

dare luce e a chiamare al suo seguito, avvalendosi anche di un piccolo gregge per

diffondere il suo amore.

A noi tocca testimoniare la gioia di vivere con e per il Signore e il calore di un’

umanità comprensiva, misericordiosa e accogliente che mostra come il dono della

vocazione, accolto con consapevolezza, dia senso alla vita e la conduca alla sua

pienezza, aprendola sempre più alla relazione con Dio e con gli altri, fino al momento

della comunione piena ed eterna.

Siamo molto grate alla Madre Provinciale che è stata sempre con noi e ci ha donato

contenuti carismatici significativi, esprimendo stima e fiducia, avvalendosi anche

dell’immagine del melograno per auspicare per tutte e per ciascuna energia vitale,

maturità, fecondità e abbondanza. Ci ha invitato ad

essere frutti maturi per il nostro Istituto, per la Chiesa e

per il mondo.

Un “Grazie” anche ad ogni Madre presente con cui

abbiamo condiviso questa bella esperienza e creato un

clima di condivisione, di fraternità, di serenità e di

speranza. Sr. Giovanna Re

Page 48: Giornalino8

48 Parliamo di … (notizie varie)

“Siamo arrivate da mille strade diverse…” così cantavamo e “in

mille momenti diversi…”

Ci siamo ritrovate dalle Alpi all’Etna, nate nello stesso

periodo,i… Era la prima volta forse, dopo la sorpresa di trovarci

nella graziosa e moderna fascia lilla, che facevamo il punto sulla

nostra vita. Caspita, come corre, possibile che siamo già anziane?

Una frase ci ha dato vigore all’inizio del nostro Seminario: la

nostra età è un’occasione unica, quindi da non perdere, da

valorizzare!

Ho imparato che l’anziano è il custode della speranza, che la

vecchiaia interpella la fede soprattutto nel momento del dolore,

che è il tempo del deserto in cui si tiene solo ciò che serve: la rettitudine, la pace del cuore,

la comunione con Dio e con i fratelli, la preghiera perseverante, la contemplazione, la

riconciliazione con la vita e con la morte.

Ho imparato che la vita non è un supermercato in cui passo col carrello a prendere dagli

altri ciò che mi serve, ma una piazza in cui valgono le azioni con il “con”: condividere,

collaborare, compatire…

E..poi…se è vero che la vita, negli ultimi decenni, si è prolungata, è anche vero, come dai

risultati di un’ inchiesta, che i religiosi sono i più longevi. E ne conosciamo bene le

motivazioni, ci sono tesori che solo noi possediamo: la vita comunitaria che vince la

solitudine,il ritmo delle nostre giornate, i piccoli incarichi affidati che ci fanno sentire ancora

utile, la rete di relazioni create nel tempo dell’attività, la voglia di “senso” che

immancabilmente ci accompagna.

Infine un ricordo significativo, che mi accompagnerà ogni giorno: l’invito ad affidare al

Signore le fragilità. Quanto bruciano le ferite di ogni genere! Affidandole al Signore, possono

trasformarsi in feritoie attraverso le quali guardare meglio l’intervento di Dio nella nostra

storia.

Grazie, Madre Provinciale, per le tue parole e per quelle delle lettere che leggiamo

sempre con piacere e col desiderio di farne tesoro.

Come api laboriose, dopo il pranzo, siamo sciamate verso le nostre comunità con tanta

riconoscenza in cuore. Durante il viaggio ci raggiunge la notizia: madre Ilva è andata in

cielo.

“Cara Madre, ci hai guidate e illuminate col tuo sorriso e la tua serenità, anche

durante la malattia, aiutaci ora a mettere in pratica i nostri propositi di bene”.

Ciao, Sorelle tutte. E’ bello vivere, è bello morire; sono tutte stagioni d’amore!

Certamente ci rivedremo.

Sr. Lucia Serafini

Page 49: Giornalino8

Parliamo di … (notizie varie) 49

Voglio primariamente ”ringraziare“ tutte le “ persone “ che si sono adoperate per

rendere l' incontro fruttuoso e gradevole.

“La vecchiaia inizia nel momento in cui perdo la capacità di sorprendermi e di apprendere” ( MARANDOTTI ) e allora mi metto all' opera per sottolineare la mia ( parziale ) non tramontata giovinezza.

E' la prima volta che mi permetto di esternare un mio sentire e ancor più esporlo per

iscritto, non per incapacità operativa, ma difficoltà comunicativa. Questa volta lo

stimolo interno è forte e lo devo assecondare: (forse è lo Spirito che soffia...o il senso

di responsabilità) per esporre una comunicazione di vita.

Apparentemente sono una persona gioiosa e sorridente “ una bella birra

spumeggiante“, ma nella verità “ un riccio “ben chiuso, dove : timidezza,paura,fobia

sociale fanno da collante , e il sorriso da barriera.

Nello sport, nell'esercito e anche nell'ambiente religioso dove molti sono gli individui

che convivono, si interpella, si quantifica o si qualifica la persona con un numero, la si

conteggia come forza lavoro o come professione esercitata, o ruolo svolto quindi la

“ PERSONA“, il “prestare attenzione “, “l' osservare “ o il “ rendersi conto dell' altro “

passano in seconda linea.

“L' attende tibi “ la “mortificazione “ ,il “ silenzio “ hanno prevalso per diverso

tempo sulla necessità di “ istaurare relazioni “ ecco perché, a mio parere, è

difficile, a una certa età, “ mutare rotta “ , ma ora , per evidenziare il senso di

responsabilità e la comunicazione di vita “, perforo “ la mia “ sfera privata” e mi

espongo alla “ lettura - comprensione “ delle lettrici.

Dopo simile lungaggine di “ cappello “, visualizzo a parole un piccolo evento a mio

parere significativo per testimoniare il valore della quotidianità , in cui poter trovare

vita e senso .

Martedì, 21 febbraio, ritorno “ al lavoro usato “, è il giorno del mio 75° compleanno,

per la valutazione numerica, molti: ‘settanta. ottanta per i più robusti‘ dice il salmo, ma

personalmente non mi sento “ vecchia “ ( tanto meno in senso biblico).

Colgo alcuni “ limiti operativi “ , ma in genere sono ancora “ abbastanza in

forma“, non dimostro l' età che ho,... comunque sono passata, dopo il cambiamento di

sede, dalla massima attività a quella “ più che ridotta “:crisi sentita, ma sopportata e

ben nascosta, con l'aiuto della positività del mio carattere, più che della fede.

Interpellata sul ruolo lavorativo svolto attualmente, mi proclamo “badante delle piastrelle”

- un po' di umor non fa mai male, ma ora : vengo al dunque...

Oggi, convalida piena del messaggio recepito al SEMINARIO :

“ importante è stare - esserci “certo che l'umanità vuole la sua parte, comunque, appena

oggi sono apparsa nel mio luogo di lavoro: un corridoio di una scuola superiore, i ragazzi gioiosi e festanti si sono raggruppati attorno a me, urlando : “Ci sei mancata”- “ Dove sei sparita ? “- “Non farlo più senza avvisarci“ e mi sono trovata sepolta, anche se non piccola di statura, da braccia, volti e teste: senza rispetto, senza educazione... verrebbe spontaneo dire a persone di una certa età, ma la carica giovanile, veramente, mi ha colmata di gioia, per non dire commossa...

Questo momento è stato - di ricarica dal punto di vista umano, ma per me avvertito

come “ dono di Dio, grande nell'amore...” risposta all’ atto di fede e di abbandono alla

Sua volontà.

Certi che siamo...” nel SENTIERO della CROCE

nella VIA delle BEATITUDINI al numero 66”(Se santa sei!)

“ Solo le RADICI danno FOGLIE nuove “

Importante è seminare. L V

Page 50: Giornalino8

50 Parliamo di … (notizie varie)

… a Roma - Ottavia 24 - 26 febbraio, 2012

Color lilla: incontro del rosa con l’azzurro Dalle ore 16 di Venerdì 24 febbraio 2012 alle 14 di domenica 26 febbraio, si è svolto a

Roma - Ottavia presso il nostro Centro Internazionale Canossiano il Seminario” “Una

stagione d’amore” per il II°gruppo di Madri dai

71 agli 80 anni.

Il Signore ha benedetto l’atteso incontro con tre

belle giornate di sole e un clima quasi

primaverile che ha favorito un’ottima, reciproca

accoglienza alle 65 madri provenienti dai vari

Territori della Provincia “Italia”: 2 da Brescia, 12

da Milano, 25 da Catania, 14 da Padova, 9 da

Verona con il Consiglio Provinciale, composto da

Madre Marilena Pagiato Provinciale , Madre

Giovanna Radice Vicaria, Madre Adriana Sicilia

Segretaria, alle quali va il nostro sincero e

sentito “ Grazie” per l’amore con il quale hanno organizzato e qualificato il Seminario.

La grande famiglia canossiana d’Italia è formata da 92 Comunità e da più di 900

Madri. Il gruppo dai 71 agli 80 anni ne rappresenta il trentadue per cento e viene

raffigurato con il color lilla che nasce dall’incontro del rosa, colore delle giovani, con

l’azzurro, colore delle più anziane. Questo gruppo è al centro, come il cuore.

Attingiamo all’entusiasmo giovanile con la

saggezza maturata dall’esperienza e all’ardore

delle più anziane per consolidare la nostra Fede

e nell’amore di Dio che ci accompagna in ogni

stagione della vita.

La gioia dell’ incontro di oggi è animata dal

desiderio di lasciarci coinvolgere dal

rinnovamento e dall’aggiornamento che

riceveremo per vivere in pienezza questa nuova

stagione di amore.. Ogni arrivo è salutato da

caldi, fraterni, abbracci e da una grande gioia .

Ci siamo sentite “ Un cuor solo e un’anima

sola” ed era impossibile identificare le singole per provenienza.

Alle ore 16 la grande aula capitolare è occupata per intero dal folto gruppo. Si attende

la Madre Generale che avanza verso l’Assemblea con vera, materna soddisfazione ed

afferma l’importanza di questi seminari generazionali che ci permettono di conoscere

ed affrontare positivamente le sfide del nostro tempo e ci rianimano nel rispondere alla

nostra vocazione.

La Madre ci richiama gli obiettivi dell’incontro:

riscoprire che la vita è un dono e lo è anche questo Seminario aiutarci a cogliere il passaggio da una vita attiva qual era la precedente ad una vita diversa,

ma altrettanto preziosa.

Riporta il nostro pensiero riconoscente alla nostra indimenticabile madre Ilva

Fornaro, ex-generale, accompagnata recentemente alla Casa del Padre da ben tre

celebrazioni: quella di Padre Adolfo, dell ‘ex abate di San Zeno e dei sacerdoti

concelebranti le Sante Esequie.

Al saluto della madre Generale segue la Prolusione della Provinciale.

Page 51: Giornalino8

Parliamo di … (notizie varie) 51

M. Marilena ci spiega perché è stato scelto come immagine significativa del Seminario il

melograno, simbolo di fecondità nel mondo islamico. Ricorda come ogni sorella di questa

fascia è chiamata ad essere:

- testimone significativa di un dono ricevuto

- presenza di persona adulta

- donna di fraternità

- appassionata per la missione.

Ci indica poi quali sono le modalità concrete per raggiungere ed esprimere queste

caratteristiche e ci esorta a rielaborare personalmente i contenuti affrontati nel Seminario

o emersi dai singoli interventi. Veniamo tutte da attività pastorali varie, da Comunità

animate dalla passione per la causa del regno. Non ci mancano difficoltà e sorprese

per il venir meno di energie, ruoli, sicurezze, ma procediamo il nostro cammino sui binari

della Carità e dell’Umiltà, purificate dallo Spirito che ci rende nuove e ci introduce

sempre in un’ottica di salvezza.

La mentalità del nostro tempo, che privilegia e valorizza

soprattutto i beni economici, non può tenerci in

considerazione, Non così nelle pagine bibliche - come

ci ha ben dimostrato suor Barbara Basamon

camaldolese con il Power point “ La sazietà dei giorni

nella visione biblica” dove l’anziano è simbolo della

Sapienza, maestro di vita, saggio consigliere, un

contemplativo, che irradia luce (vedi Isacco) Gli stessi

artisti hanno realizzato veri capolavori anche verso il

tramonto della loro vita.

Questa è l’età in cui splende ciò che siamo in

profondità: i nostri valori spirituali, le

nostre esperienze purificate e guidate dallo Spirito, i nostri sforzi per camminare disanco-

randoci dal passato e dai legami che ci possono imprigionare...nell’ascesa verso il Tabor.

Molto interessante, coinvolgente ed esauriente è stato anche l’intervento del dott. Claudio

Pedone su “Le trasformazioni psicofisiche della vita” che non si è fermato a descriverci

solo il decadimento progressivo delle capacità funzionali dell’organismo con

l’invecchiamento e con l’insorgere di varie patologie o di disabilità, ma ci ha dimostrato

come si può dare significato e valore a questo periodo con un saggio controllo della

nostra alimentazione, della nostra giornata e delle relazioni non solo per un

superamento dell’inerzia, ma per continuare ad essere dono di sé, come meglio ci è

possibile, nella nostra vita religiosa e comunitaria.

Con i lavori di gruppo e le rispettive relazioni le più anziane si sentivano ancora giovani, le

meno anziane in piena fase di attività e l’Assemblea aveva acquistato vitalità e

freschezza, tanto che ci siamo definite “le Juniores della fascia lilla” e abbiamo esclamato

al nostro Consiglio Provinciale “Potete contare su di noi! “

Non è stato difficile alla nostra Madre Provinciale

prendere atto che le condizioni suggerite per un santo

successo del Seminario sono state pienamente

soddisfatte da una rielaborazione personale e da una

disponibilità d’animo che ci ha aiutato ad ascoltare ed

accettare serenamente e consapevolmente le proposte

per il prossimo Futuro “ Pregare ed Essere testimoni

per nuove vocazioni - Vivere il Carisma e con umiltà

e Carità accettare i discernimenti necessari per

ridimensionare strutture ed opere, aprendoci ad una

collaborazione viva e fraterna con i nostri Laici Canossiani.

Più ricche e più nuove nel nostro essere, ripetiamo il nostro ringraziamento al Consiglio

Generale, al Consiglio Provinciale, al Centro che ci ha accolto con grande fraternità e a

tutte le Madri che hanno collaborato al buon esito di questo Seminario.

M. Orsolina Zanola

Page 52: Giornalino8

52 Parliamo di … (notizie varie)

Riprogettarsi e darsi obiettivi nuovi La nostra vita è grande perché ricca di potenzialità: l’impronta del Dio Creatore e

Padre ci rende capaci di creatività e di fantasia, forza per non soccombere di fronte alle

difficoltà che ogni giorno incontriamo nel nostro cammino.

Ci sono momenti della vita in cui avvengono fatti che a prima vista ci sconvolgono,

tolgono il fiato e soprattutto la“visione”: sembra che il nuovo, il diverso, l’imprevisto

paralizzi la mente, il cuore, le gambe e l’Orizzonte si faccia piccolo.

E’ l’esperienza che facciamo un po’ in tutte le fasi della vita, quando ci è richiesto di

cambiare rotta, o per età, o per salute, o per impegni, bisogni ecc..

Ho imparato anche dall’esperienza di altri - condivisa in semplicità e convinzione – a

riprogettare la propria esistenza secondo la nuova situazione, a darsi obiettivi

nuovi anche piccoli, ravvicinati nel tempo, che mettono in movimento pensieri,

desideri, decisioni. .

Lo Spirito Santo invocato fa da “motore” in questo esercizio e, piano piano, l’orizzonte si

illumina, la “Visione” torna ad accendere un’attrattiva e ad attivare il cammino.

Diventano allora vere le parole consegnateci dal Capitolo Generale 2008: La “Visione

custodisce il segreto che genera e rigenera la vita” (Delibere Capitolari pg. 1)

Ci conceda Santa Maddalena di prendere consapevolezza del valore racchiuso in questa

nostra fase di vita da mettere a disposizione degli altri nelle modalità più differenti; mai

smettere di imparare e di incuriosirci. Sr. Marialuisa Leggeri

Nell’autunno della nostra storia, dove il

profumo di eternità accarezza il

cammino della nostra esistenza, ci

sentiamo ancora immerse nei frutti

gustosi di un passato che ha reso bella

la nostra primavera, e..intanto

continuiamo a gettare semi che diano

vita a nuovi germogli nel frutteto di Dio.

“Nella vecchiaia daranno ancora frutti,

saranno vegeti e rigogliosi, per annunciare

quanto è retto il Signore” (Sl. 29).

Sì, daremo ancora frutti, perché non c’è

età che limiti l’amore e, allenate

dall’esperienza, vissuta tra gioie e

speranze, difficoltà e debolezze, senza

rimpianti, sapremo fare spazio al nuovo

di domani, sicure che la misteriosa

grandezza di Dio si chinerà su di noi e ci

condurrà verso terreni fecondi dove la

brezza accarezzerà l’alba e il tramonto

della nostra stagione verso la meta.

Sr. Imperia Concetta Panarese

UNA STAGIONE D’AMORE

E’primavera!

Semino cantando

in attesa

paziente

attiva

carica di speranza

contemplando

il seme gettato

che è seme divino.

Riscaldo il terreno

Invocando dall’alto

la Rugiada dell’umiltà

l’ Acqua della grazia

i Raggi dell’amore.

E il seme muore!

Ed ecco!

Il nuovo germoglia

cresce

si apre alla vita

donando il suo frutto:

Gesù!

Incontrato

amato

fatto conoscere.

Dal cuore

sgorga gioioso

un canto di lode

il grazie sincero.

Con passo di danza

dico ancora il mio ”sì”

al Dio della vita

per il dono

prezioso e perenne

del suo amore fedele. Sr. Ida Sicher

Page 53: Giornalino8

Parliamo di … (notizie varie) 53

“IL VALORE DELLA PERSONA NON DIPENDE

DA CIO’ CHE FA” (pr. 4,23)

Che bello ritrovarsi dopo parecchi anni!

L’incontro di Roma con le sorelle “settantenni e oltre…” è stato anche questo,ma non

solo.

L’accoglienza è stata semplice, ma sentita ed affettuosa, dalle

Madri della comunità e dai nostri superiori: GRAZIE!!!

Sono stati due giorni intensi, ma non stancanti, ben

organizzati.

La parola della Madre, sempre nuova, pratica ed evangelica, e

la preghiera ci hanno introdotto nel clima della “sazietà dei

giorni”.

I relatori, poi, mi hanno arricchita spiritualmente ed

umanamente, aprendomi mente e cuore ad accogliere prima

me stessa e poi le Madri della mia età e non.

Oggi viviamo nell’era del progresso che ci sembra migliore del

passato, ma il principio della Bibbia è diverso.

Lc 5,39 ci dice “nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il

nuovo, perché dice:Il vecchio è gradevole!”

Il valore della vita cresce con la sua esperienza ed il tempo di donare la vita è da

sempre. L’anziano è un dono gioioso, arricchente, fiducioso della bontà e misericordia

di Dio.

Tante sono le immagini che sono rimaste in me, ne voglio riportare una suggerita dalla

Madre Provinciale: “trasformare le ferite in feritoie”.

A tutte le Madri “su di età”, a chi legge

queste poche righe, auguro tante

“feritoie” e da lì “sparare” pace,

perdono, accoglienza ... per amore di

Gesù e dei fratelli.

Ciao a tutte

Sr. Renata Borghi

Page 54: Giornalino8

54 Parliamo di … (notizie varie)

A un anno dalla Beatificazione di Giovanni Paolo II Siamo prossimi al 1° anniversario della Beatificazione di Giovanni Paolo II. Che cosa è avvenuto in questo tempo?.

Lo abbiamo chiesto a Mons. Slawomir Oder, Postulatore della Causa di Canonizzazione, che ci ha risposto con l’articolo che di seguito pubblichiamo.

E’ la parola che più frequentemente ho sentito in questo anno,

il primo dopo la beatificazione. durante vari incontri di

preghiera, conferenze, ritiri.

La gente percepisce l’evento della beatificazione come un

dono di Dio, come un segno della Benevolenza Divina, segno

della presenza di Dio in mezzo al Suo popolo. “Emmanuele” –

Dio con noi, attraverso l’opera meravigliosa della Sua grazia

continua a visitare la terra e a plasmare i cuori dei suoi amici

– scruta e sente.

Il giovane Karol Wojtyła, quando aveva 18 anni, con un intuito

poetico parlava della sua vita come di un capolavoro scolpita

da un incisore di santi, in un tronco di tiglio. A distanza di 6

anni dalla sua morte, la Chiesa ha voluto proporre quel capolavoro al mondo per

riconoscere la maestria di Dio e per imitare la docilità e la generosità con la quale Karol

Wojtyła, Giovanni Paolo II, ha collaborato con il Divino Maestro.

Nel corso di quest’ anno ho avuto la possibilità di visitare molti luoghi. Invitato

soprattutto, in occasioni principali a parlare del Beato. In alcune circostanze il motivo è

stato quello di accompagnare e consegnare alle comunità locali la reliquia di Giovanni

Paolo II.

Quasi subito dopo la beatificazione, infatti, è sorto spontaneamente un enorme

movimento spirituale legato alla venerazione della reliquia del Beato. L’ultimo giorno

della sua vita terrena, gli fu prelevato del sangue in vista di eventuali altre cure con le

quali si sperava potergli recare qualche giovamento.

Dio ha disposto diversamente e quel sangue, quasi come il segno visibile del suo amore

per Cristo e per la Sua Chiesa, è venerato in mezzo a noi. Il giorno della Beatificazione

fu portato processionalmente per la venerazione del popolo di Dio e quasi all’indomani di

quell’evento, è stato racchiuso in un reliquario in forma di libro, ideato e realizzato dal

M° Carlo Balljana, chiamato scultore del vento. Infatti tutte le sue opere sono piene di

movimento e di espressività perché fermano in un momento come per incanto il soffio

del vento. Anche il reliquario, richiamando il libro dell’evangeliario, sfogliato sulla bara

del Pontefice il giorno dei funerali, sembra per un attimo fermare quel soffio per

sprigionarlo con le nuove forze di eloquenza di quel sangue, racchiuso ora nell’ampolla

di cristallo e incastrato all’interno del libro, sotto le ombre della croce. Quel sangue

continua a gridare: “ Nolite timere!”. Non abbiate paura! Quel sangue continua a

testimoniare la forza della parola con la quale Karol Wojtyła ha risposto a Cristo con il

suo “eccomi”! La forza del suo dinamismo e del suo entusiasmo evangelizzatore non

poteva rimanere ferma.

Page 55: Giornalino8

Parliamo di … (notizie varie) 55

La prima tappa del pellegrinaggio del sangue fu Madrid

dove il Beato Giovanni Paolo II fu presente nella sua

reliquia durante la Giornata Mondiale della Gioventù.

La tappa successiva fu il Messico, il primo paese che

Egli ha visitato durante il Pontificato. Da settembre a

dicembre la reliquia del sangue ha visitato tutte le

diocesi del paese martoriato dalla guerra contro le

bande dei narcotrafficanti.

La gente percepiva quell’evento come la sesta visita del Papa! Le lacrime di gioia e di

commozione, i gesti di pietà mostravano il desiderio di ascoltare nuovamente le parole

del suo insegnamento. Ci sono state tante consolazioni e ottenute tante grazie.

La seconda tappa di questo pellegrinaggio fu la Colombia, anch’essa stretta dalla morsa

della violenza e dalle sofferenze degli innocenti, dal dolore delle vittime del terrorismo

e dell’odio gratuito.

La presenza della reliquia del sangue è stata, in quel luogo, un forte richiamo alla

scoperta della profonda partecipazione di Cristo al dolore del mondo e di ogni uomo; è

stato un invito al perdono e un grido alla Misericordia per porre fine e limite alla

iniquità umana.

Il terzo paese che ospita la reliquia itinerante è la Nigeria, dove la comunità cristiana,

perseguitata dall’odio dei fanatici si stringe ai piedi del Crocifisso. La presenza della

reliquia è segno di vicinanza e di solidarietà. Anche a questi fratelli nella fede, il Beato

ripete “Non abbiate paura”!

L’occasione prossima di questa visita è stata la consacrazione del monastero

contemplativo “Mater Ecclesiae”, voluto a Lagos dal suo vescovo, il cardinale Okogie,

sull’esempio del Papa Giovanni Paolo II, che voleva in Vaticano la presenza delle

monache contemplative per sostenere la sua missione.

Come il sangue parte dal cuore per portare le forze vitali alle membra di tutto il corpo,

così dal giorno della consacrazione del monastero, la reliquia è partita in pellegrinaggio

all’interno della diocesi di Lagos e delle diocesi limitrofe per portare il messaggio di

consolazione, di pace e riconciliazione.

Contemporaneamente con i pellegrinaggi delle reliquie, i pellegrini continuano in

migliaia ad affluire ogni giorno alla tomba del Beato. E’ un momento di incontro con

una persona cara, vicina, amata. “Padre, Zio, Nonno, Fratello e Amico” sono gli

appellativi che più frequentemente sono presenti nelle lettere che continuano ad

arrivare all’ufficio della Postulazione. Così percepivano la sua presenza quando era fra

noi, così percepiscono la sua vicinanza dall’alto.

L’elemento comune di queste esperienze è il senso della presenza. I Santi non

muoiono! Rimangono con noi .

Durante la vita, i suoi viaggi apostolici erano segni di pace e di amore! E ancora oggi è

la “materializzazione” dell’Amore di Colui che è Amore per eccellenza. Amore eterno

perché eterno è Dio-Amore!

I santi come capolavori del Divino Maestro sono frutto di quell’Amore Eterno. Sono il

segno della presenza dell’Emmanuele.

Grazie a Dio per avercelo dato!

Grazie a Te, Magnifico Incisore di Santi “perché da un tronco di tiglio scolpisti una

forma robusta” il Beato Giovanni Paolo II .

Mons. Slawomir Oder Postulatore della Causa di Canonizzazione

Page 56: Giornalino8

56 Semi di riflessione

“Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. E’ in

ricerca di noi. Non è tranquillo finché non ci abbia trovato. Il cuore di

Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi”.

(Benedetto XVI – Omelia in occasione della festa dell’Epifania “012)

Sono le parole “divine” uscite dalla bocca e dal cuore dell’uomo che viene definito da una

grande santa: “dolce Cristo in terra”. Parole che non avevo raccolto nel momento in cui

sono state pronunciate, parole la cui meditazione mi è stata suggerita, parole che ho

ritrovato grazie ai mezzi di comunicazione odierni che conservano tutto nella loro

memoria; parole che oggi tento di accogliere nel cuore e nella mente; parole che

scendono in me come pioggia leggera su un terreno assetato; parole che raccontano il

mio Dio, quello che amo, quello in cui credo, quello che voglio annunciare a tutti; parole

che dicono una Verità che continua a stupirmi e perfino a commuovermi. Dio è

appassionato dell’uomo!

Dio è appassionato di me! Dio è, instancabilmente, alla mia ricerca!

E’ da poco iniziata la Quaresima e, nella Parola di questi primi giorni, ritrovo questa

verità, questa inquietudine, questa passione divina:

“Ritornate a me con tutto il cuore!

Io ti ho posto davanti la vita e la morte: SCEGLI, dunque, la VITA!”

Fin dall’alba dei giorni, Dio ha desiderato, amato, benedetto la vita della sua creatura più

bella. L’ha plasmata con il tocco lieve e deciso della Sue mani, l’ha vivificata con il soffio

dolce e forte del Suo cuore. Si è innamorato di lei fin dal primo istante in cui la vide:

“Ed ecco: era cosa molto buona!”. Contemplando la Sua opera, il Suo cuore si è

appassionato e la passione di Dio per l’uomo diventa inquietudine quando questi decide

liberamente di voltargli le spalle, di fare a meno di Lui. E Dio, per nulla deluso, per nulla

stanco, continua a cercare, a desiderare una relazione con questa creatura uscita dalle

Sue mani: “Adamo, dove sei?”. Lo va a scovare dietro a quel misero cespuglio nel quale si

è nascosto per paura di essere visto nella sua stupidità, lo pone semplicemente di fronte

alla sua responsabilità, lo riaccoglie così come si è ridotto, copre la nudità che lo rende

fragile e vergognoso e gli riconsegna tutta la sua opera: “Coltivate e custodite la terra!”.

E l’essere umano assaggia e gusta la passione di Dio per lui ma, lungo la storia, non si

rassegna ad accogliere ed amare un volto di Dio che ha le sembianze di un cuore

inquieto…preferisce crearsi un “dio” a sua immagine e somiglianza, un piccolo idolo

geloso, invidioso della grandezza e della bellezza dell’uomo. Un piccolo idolo che si

arrabbia e punisce, scaglia dardi e frecce contro i cattivi e premia con ricchezze e

benessere i cosiddetti giusti. In fondo, fa comodo un piccolo dio così. Assomiglia molto di

più a noi e noi cerchiamo sempre chi ci assomiglia. Per fortuna il Dio di Gesù non accetta

compromessi, si scrolla di dosso tutte le maschere che nei secoli si tenta di mettere sul

suo volto. Lui rimane fedele a Se stesso e alla Sua passione per l’uomo. Così il Suo cuore

inquieto non smette di cercare, di bussare, di manifestarsi, di donare, di amare…fino alla

fine.

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Semi di riflessione 57

E la Sua inquietudine diventa lacrime di fronte al rifiuto:

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono

mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la

sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!”;

diventa perdono che ricostruisce un’identità andata in frantumi:

“va’ in pace e non peccare più”;

diventa ricerca quasi “insensata” dell’unico che si è perso e non si riesce a trovare:

“Chi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e

va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?”;

diventa attesa sofferta e paziente fino al giorno del ritorno:

“Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si

gettò al collo e lo baciò”; diventa grida di gioia per il suo amato perduto e

ritrovato: “mangiamo e facciamo festa”;

diventa dolce rimprovero per chi non capisce l’amore:

“tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e

rallegrarsi”.

Il mio Dio è inquieto e questa è, forse, la sfaccettatura del Suo Volto che mi piace

di più. Potrebbe restarsene tranquillo nel Suo cielo, godendo ciò che è e ciò che

ha…invece, la sua fame e sete di me, del mio amore, del mio esistere in pienezza gli fa

tremare il cuore. Forse, è proprio questa Sua testarda inquietudine che oggi può

ancora scuotere la vita di tante Sue creature.

Ci ha regalato la libertà e non ha nessuna intenzione di rimangiarsi la parola anche

se questo significa mettere in conto il nostro rifiuto. Potremo sempre desiderare di fare

a meno di Lui, ma Egli continuerà a stare alla porta della nostra vita e a bussare. Non

forzerà mai la mano, non butterà mai giù la porta a spallate, non ci obbligherà mai ad

aprire con minacce o promesse, ma non riusciremo mai a farlo smettere di bussare, a

convincerlo ad andarsene, a lasciarci soli; non gli toglieremo mai il desiderio di sedersi

a tavola con noi, anzi di mettersi un grembiule e di servirci un banchetto di cibi

succulenti e di vini eccellenti.

Sì, il mio Dio è inquieto perché io sono una parte di Lui, perché ogni essere

umano porta impresso nel cuore il sigillo del Suo amore ed Egli non sarà mai tranquillo

finché non saremo tutti riuniti sotto le Sue ali. Perché “Questa è la volontà del Padre

mio: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato!”.

Nessuno! Neanche uno deve essere perso! Per questo Egli ci assicura che sarà con

noi fino alla fine del mondo, lotterà con noi, soffrirà con noi, riderà e amerà con noi,

starà dalla nostra parte fino a quando il Suo cuore potrà riposare e la sua inquietudine

essere colmata perché avrà detto all’ultimo essere umano perduto e ritrovato:

“Oggi sarai con me in paradiso!”.

Sr. Rosamaria Rota

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58 Semi di riflessione

“Si tratta di non dire parole senza assumerne la responsabilità, senza accompagnarle con una coerenza di vita”

(Del. Cap.Pag.89

Viene la Pasqua, ecco tra poco è qui: già i suoi riti e i gesti , le consuetudini e le

sequenze sono nell’aria. Tra poco saremo immersi in questo bagno di memorie

liturgiche con le quali ogni anno riviviamo il mistero della Passione, Morte e

Resurrezione di Gesù. Mistero centrale che ha sconvolto la vita dei primi Testimoni

ed ha costituito il nucleo fondamentale del primo annuncio: Gesù Cristo è Dio

perché Egli

” lo ha costituito Figlio suo, con potenza , quando lo ha resuscitato dai morti” (Rom.1,4).

E se Cristo è Dio ed è resuscitato dai morti, sentiamo - parafrasando S Paolo - che

non è vana la nostra fede e che noi siamo tra i più felici tra gli uomini.

Eppure può accadere che molti valori che noi diamo per scontati incidano relativamente

nella nostra vita concreta.

Diceva, con provocante realismo, Don Giussani:” Nella gerarchia di stima e di interesse

che governa la nostra giornata non c’è niente di più estraneo del Battesimo..e,

tuttavia, con quel fatto che prende il nome di “Battesimo” ha avuto inizio qualcosa di

irriducibilmente nuovo per noi, perché un evento reale,quando entra dentro una

situazione,la cambia, la determina in modo diverso. Questo inizio datato nel tempo

potrà anche essere stato sepolto sotto una coltre di terra , o in una tomba di

dimenticanza , ma ad esso si ancora, e deve necessariamente tornare ad ancorarsi,

ogni sviluppo reale del nostro destino”.

Il divenire della fede cristiana nei secoli fu inscindibilmente legato all’accoglienza

della inaudita scoperta della nostra vita nuova in Cristo. Quanti Santi, quanti

Testimoni hanno dimostrato di saper prendere sul serio la fede accettando , fino alle

conseguenze più estreme, l’impatto con Lui, cioè vivendo con coerenza la

consapevolezza della Sua presenza nella propria vita.

Perché, allora, non dire, ancora con Paolo,”Anche noi, dunque, circondati da un così

gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che

continuamente ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,

tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede” ( Eb.12,1-2).

Pasqua! Momento propizio per una riassunzione della nostra responsabilità di credenti,

per riafferrare la memoria vitale di quanto di immensamente grande ci è accaduto,

per rivestirci di Cristo , cioè per colorare della sostanza dei Suoi sentimenti la nostra

vicenda del mondo.

M. Isa Roda

Page 59: Giornalino8

Calendario dei prossimi Appuntamenti 59

Freschi di stampa (documenti di Chiesa – Novità librarie) 59

Suggeriamo la lettura dei seguenti Testi:

1. Amedeo Cencini “Formazione Permanente:

ci crediamo davvero”

2. Benedetto XVI “L’uomo in preghiera”

3. Benedetto XVI “Pregare i Salmi”

4. Zuccolini e Pietrolucci “Shahbaz Bhatti.Vita e martirio di un cristiano

in Pakistan “

5. Armando Matteo “ Nel nome del Dio sconosciuto

La provocazione di Gesù a credenti e non credenti” 6. Armando Matteo “Come forestieri” Il segreto degli uomini giusti

E.D.B

Libreria Editrice Vaticana

Libreria Editrice Vaticana

Ediz. Paoline

Edizioni Messaggero Padova

Ed. Rubbettino

15 Aprile Giornata della Vocazione Laicale a Verona e Catania

16 Aprile Inizio Capitolo Generale Padri Canossiani

21 Aprile Assemblea elettiva Enac Verona

22 Aprile Giornata della Vocazione Laicale Potenza

23-30 Aprile Consulta dei Consigli Provinciali di lingua italiana Ottavia-Roma

6 Maggio M. Generale e M. Provinciale al Capitolo Generale dei Canossiani – Poiano (VR)

11-13 Maggio Celebrazione Giubilei Ottavia - Roma

23-25 Maggio Consiglio Team Econome - Verona

26 Maggio Incontro con le Superiore e Sorelle Scuole Secondarie secondo grado - Verona

1-3 Giugno Consulta Nazionale Superiore - Ottavia

4-8 Giugno Consiglio Provinciale - Roma

24-30 Giugno Esercizi Spirituali - Ottavia

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“ Cristo e’ risorto, viviamo per Dio. Cristo passa da questo mondo al Padre: non si fissi qui il nostro cuore, ma lo segua nelle realtà di lassù.” (Origene Serm. 229)


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