Date post: | 01-Apr-2016 |
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2 Sommario
Poesia p. 3
La Parola della Fondatrice oggi p. 4
Noi … del Consiglio p. 6
Ministeri e Dimensioni p. 7
“Dalla parte degli ultimi” p. 13
L’Oggi di Dio per il Domani p. 14
I Laici Canossiani p. 16
Le “Montagne di Gemme” p. 17
Provocazioni Laiche alla V.C. p. 24
L’educazione:radici e fiori p. 25
L’Anno della Fede p. 26
La Voce dei Territori p. 28
Parliamo di… p. 40
Semi di Riflessione p. 56
Prossimi Appuntamenti p. 59
Freschi di Stampa p. 59
Poesia 3
“Signore, io sono rinato con te nel battesimo, ma spesso mi comporto come uno che ha ancora due abiti: quello nuovo e quello vecchio”.
“Ma se sei stato battezzato, ormai sei nuovo, sei risorto con me.”
“Nel mio guardaroba non ho mai eliminato quell’abito logoro,
pieno di macchie e di rattoppi, che è l’uomo vecchio. A volte mi accorgo che è un mantello ormai consunto eppure ci ricasco sempre, me ne rivesto come di un cencio. Il fascino dell’usato, dello stantio, del fango… mi prende, come se ci stessi dentro bene, ci stessi a mio agio…”
“Ma io sono venuto a fare nuove tutte le cose… Per te io ho vinto la morte…. Per te ho riaperto le porte del cielo… Per te io ho tracciato un sentiero di speranza… Non ti voltare indietro… guarda avanti a Te, guarda la novità di Dio”.
“Aiutami, Signore, con la forza del tuo Spirito a bruciare nel fuoco della notte di Pasqua gli ultimi brandelli di peccato, per sentire fresca sulla pelle la veste bianca della vita nuova”. E.S.
4 La Parola della Fondatrice
Carissime Madri,
carissimi fratelli, sorelle e amici
che condividete il carisma
di S. Maddalena:
buon cammino!
Il 2 febbraio u.s., la Madre Generale ha annunciato la composizione dei nuovi
Consigli Provinciali di tutto il mondo Canossiano.
A tutte le Madri, che compongono i 18 Consigli Provinciali, il nostro augurio e la
nostra preghiera.
Desidero ora “raccontarvi” gli inizi del cammino che caratterizza la vita del
Consiglio Provinciale d’Italia.
Per descriverli, uso un’immagine che è diventata a noi particolarmente familiare:
il treno veloce che sfreccia lungo la nostra stupenda penisola.
Siamo salite in otto, sette delle quali avevano già viaggiato assieme negli ultimi tre
anni.
Infatti, una di noi, M. Giovanna Ciusani, ha preso un altro mezzo perché inviata
dai Superiori in Albania a condividere vita e missione con le Sorelle che vivono a
Kruje. A lei il nostro grazie per quanto ha donato, con animo missionario, alla nostra
Provincia Italia, in particolare al nostro Territorio del Centro Sud. L’accompagniamo
con la preghiera.
E’ salita sul nostro treno M. Elda
Boninsegna che, mentre stava vivendo con
gioia il suo essere canossiana nella comunità di
Bologna, è stata chiamata al servizio di
Consigliera Provinciale, con particolare
attenzione al territorio del Centro Sud. A lei il
nostro grazie e l’augurio che, il “viaggiare” con
noi porti a promuovere la santificazione
personale e quella di tutti i membri della
Provincia Italia.
La Parola della Fondatrice 5
Ora, noi del “C8” abbiamo già iniziato il viaggio lasciandoci guidare dallo Spirito
e chiedendo “occhi” per vedere quanto il Signore sta operando nelle nostre
92 Comunità sparse in 14 regioni italiane, supplicando il dono della Sapienza
affinché la nostra “mente” si apra alla conoscenza delle sfide e delle opportunità che
la storia di oggi presenta, e chiedendo un “cuore grande”, capace di comprendere e
di promuovere vita.
Con questi sentimenti nel “cuore”, viaggiamo per incontrare Sorelle e laici che, in
specifici territori, operano per essere “profezia” di quell’Amore più grande che Cristo
ci ha manifestato con il dono totale di sé. Ogni incontro diventa opportunità per
ascoltare, comprendere, discernere e condividere il tratto di strada che il Signore ci
chiama a percorrere assieme. Ogni mese “scendiamo” dal treno per vivere una
settimana di condivisione, nella responsabilità del compito di governo a noi affidato.
Durante quella settimana “viaggiamo” con la mente e con il cuore per condividere
quanto abbiamo visto, toccato, vissuto e, in clima di corresponsabilità e di preghiera,
facendo tesoro di ogni consiglio emerso dalle Sorelle, condividiamo l’ultima fase del
processo di discernimento che è quella della decisione temporanea, situata nel
tempo e ritenuta la più idonea per il “bene” di ogni Sorella, delle Comunità e della
missione a noi affidata.
In questa “avventura” di governo Italia, ci è di grande conforto la preghiera delle
Madri e delle Comunità, la corresponsabilità e il contributo di coloro che, in modi e
tempi diversi, offrono il loro apporto in termini di ricerca, di riflessione e di proposta
critico-costruttiva.
Che ne sarà di questo “sfrecciare” veloce perché il tempo si è fatto breve? Affidiamo
al Signore ogni “germe” di bene che, con l’aiuto di tutte, potremo far sorgere in
questa nostra terra italiana affinché ci sia dato di vivere nell’oggi quanto la RdV, al
n° 6, ci invita ad essere:
“…anche noi… (oggi) siamo chiamate ed abilitate per carisma a contemplare l’Amore Crocefisso e a comunicarlo,
non cercando che la gloria del Padre e la salvezza di ogni uomo, in una vita di consacrazione, di comunione e di umile servizio”.
Grazie della condivisione e dell’impegno di tutte voi, e preghiamo affinché in ogni
Comunità, in ogni ambiente ministeriale si “respiri” la Carità di Cristo che genera
vita.
Superiora Provinciale
6 Noi … del Consiglio
L’uno e l’altro: si inizia e si continua!
Il Consiglio Provinciale al completo inizia ufficialmente il secondo triennio di governo
della Provincia “S. Maddalena di Canossa”, proprio nella festa della Presentazione del
Signore, il 2 febbraio 2012, giornata dedicata alla vita consacrata.
Si presenta alla Provincia minimamente modificato – a Madre Giovanna Ciusani, che
ringraziamo per il suo generoso servizio al territorio di Catania, subentra Madre Elda
Boninsegna che, da Bologna, ritorna al Sud della Provincia –ed è sostenuto dalla
preghiera delle 92 comunità italiane.
Si continua …
Che cosa? Un cammino iniziato tre anni fa, ma non certamente con lo stesso sentire e la
medesima conoscenza. Si continua con una maggiore comprensione della complessità
della situazione provinciale, con un’accresciuta consapevolezza delle problematiche
territoriali e non solo, ed anche – e questo è l’elemento più positivo! – con una
conoscenza maggiore delle Sorelle e delle Comunità i cui nomi ora rimandano a volti
concreti e personalmente incontrati.
Si attuano gli incontri già a calendario
Primo fra tutti il Consiglio Provinciale che si riunisce a Roma dal 13 al 16 febbraio 2012.
L’inizio è nel segno dell’Eucaristia, celebrata da Padre Flavio Peloso, Superiore Generale
dei Padri di Don Orione, nostri vicini di casa, il quale rivolge al Consiglio parole di
incoraggiamento e di speranza.
Durante le giornate lavorative seguenti, il Consiglio, mentre ripercorre il vissuto
triennale, offre a Madre Elda uno sguardo sintetico sul prossimo impegno del governo,
specie in vista del futuro.
La morte di Madre Ilva Fornaro, avvenuta nell’intervallo tra i due Seminari formativi per
le sorelle dai 71 agli 80 anni, a Caprino e a Ottavia, vede il convenire a Verona della
Madre Provinciale e di cinque Consigliere per i suoi funerali.
La sua partenza per il Cielo: un lutto per tutto l’Istituto, un vuoto difficilmente
colmabile.
Il futuro preme…
Il secondo triennio, appena iniziato, impegna il governo della Provincia a progettare un
futuro più vivibile, alleggerito di alcuni pesi e aperto ad un inedito che, con il
coinvolgimento di Superiore, Sorelle, Comunità, spera di avviare.
L’incalzare dei cambiamenti culturali, politici, sociali chiede un procedere al passo con i
segni del tempo, senza però dimenticare che “ se il Signore non costruisce la casa,
invano si affaticano i costruttori” (Sl. 127).
La fatica non spaventa. Il Signore costruisca con noi e ci sostenga con la sua grazia e
la sua benedizione.
M. Giovanna Radice
Ministeri e Dimensioni 7
Istituto Canossiano- Verona
SLOGAN
......ppeerrcchhèè ddaarree ssaappoorree aallllaa vviittaa èè ssppeennddeerrllaa ccoonn iill ccuuoorree ee ccoonn llee mmaannii
Se non tu, chi...
Se non ora, quando...
DESTINATARI Rivolto a: ragazzi-e dai 14 anni ai 19 anni
EDUCATORI Un’equipe nell'ottica della corresponsabilità, esercitata nella fase di progettazione,
verifica, accompagnamento. L’equipe è composta da laici, suore (canossiane e
orsoline) e seminaristi canossiani
SERVIZIO DI VOLONTARIATO: presso case di riposo, comunità di disabili,
mense,...in città e periferia
- Casa di riposo Città di Verona, S. Massimo
- Mensa S. Vincenzo
- Comunità don Calabria
- Mensa del don Calabria
- Casa di riposo Villa Monga
FORMAZIONE
1. per comprendere ciò che abbiamo ascoltato, visto, toccato
2. per acquisire competenze relazionali perché il volontariato è espressione del
valore della relazione e della condivisione con l’altro
Con la metodologia: a gruppi di servizio e grande gruppo per favorire la
socializzazione
TEMPI E LUOGHI
1 sabato al mese e 2 residenziali
ORGANIZZAZIONE
15.15: ritrovo e partenza per i diversi servizi
16.00-18.00: servizio
18.30: arrivo presso la comunità canossiana di S. Stefano, piazzetta Carbonai, 10
18.30-20.00: formazione
20.00-21.00: possibilità della cena insieme
8 Ministeri e Dimensioni
Spesso a noi, piccoli volontari, viene chiesto cosa per noi sia il volontariato.
Io, con il mio gruppo adolescenti di Marzana, è il secondo anno che aderisco ad un
progetto di volontariato con alcune Sorelle e Fratelli Canossiani di Verona, e non penso di
avere ancora una risposta a questa domanda così importante.
Questo volontariato è speciale. Siamo gruppi
molto ristretti di giovani che si ritrovano una
volta al mese a portare il loro sorriso e la loro
piccola forza per dare coraggio a chi è più
sfortunato di noi.
Il volontariato è molto vario perché con diversi
gesti si fa qualcosa per qualcun altro. Siamo
suddivisi tra case di riposo, mense per
persone senza fissa dimora e gruppi di
ragazzi disabili a cui cerchiamo di offrire piccoli
servizi, dando la possibilità di parlare con
qualcuno, confrontarsi, ridere, …
Questi nostri gesti così piccoli, ma così grandi, credo che valgano molto, oltreché per i
destinatari, anche per noi in prima persona, perché è quasi magica la sensazione di vuoto
e pienezza allo stesso tempo che ti senti dentro.
Quando li incontri sei una persona, quando te ne vai sei un’altra: arrivi come una qualsiasi
persona normale con le solite preoccupazioni, i soliti pensieri e il resto, ma quando esci
hai qualcosa dentro che è un misto tra amarezza per l’ingratitudine nei confronti della vita
e per la propria impotenza, e un’adrenalina che ti fa sentire felice e soddisfatto di aver
allietato qualcuno solamente con la tua presenza.
Ci si scontra con delle realtà quasi surreali
perché, nonostante vengano viste in
televisione e più semplicemente in prima
persona per strada, ci sembrano così lontane
ed impossibili che lo stupore che ci prende e
la rabbia nei confronti di un mondo che isola,
rifiuta, punisce, abbandona e dimentica, è
indescrivibile.
Penso che nessuno sia in grado di definire
cosa davvero sia il volontariato, ma sono
certa che la soddisfazione per un gesto di
bene è una vera emozione pienamente
umana e pienamente cristiana, che mi porta a domande e riflessioni davvero importanti e
alla fine inevitabili.
Siamo tanti al mondo, ma se ognuno di noi trovasse il tempo per qualcun altro, nessuno
sarebbe solo.
Anna Moser
Ministeri e Dimensioni 9
..
… in compagnia della Parola ... per umanizzare le relazioni, la fragilità, lo studio e il lavoro, il riposo, la cittadinanza,...
Rivolta a ragazzi-e dai 19 anni ai 30 anni
Tempi: 5 domeniche nel corso dell'anno, dalle 16.00 alle 18.30
Luogo: comunità di S. Stefano
Modalità: interattiva, seguendo le fasi: proiettiva (dove sono?), approfondimento
(proposta), riappropriazione (tempo di silenzio guidato e accompagnato), riespressiva
(preghiera)…attraverso la forma espressiva dell'arte per favorire la comprensione e il
cammino di fede.
La fede, quando è genuina, incrocia tutto il vissuto dell'uomo. Diventa cultura, arte.
Si esprime con i colori, i volumi, gli sfondi, le linee. Noi abbiamo tante splendide
testimonianze di questo incontro tra fede e cultura. I nostri padri hanno trasmesso e
consegnato così a noi la loro attestazione di fede al Dio vivente, al Cristo, al Vangelo.
Intendiamo attingere a questo patrimonio. La nostra però non è una rivisitazione
archeologica. Noi ci confrontiamo con questa eredità, la interroghiamo alla luce del
dato biblico, in vista di una nostra riespressione e reinterpretazione personale.
Le rappresentazioni
Abbiamo scelto 5 rappresentazioni della rivelazione cristiana. Sono degli orizzonti
attraverso i quali si può rileggere ogni aspetto della fede. Eccole:
- La creazione, un continuo divenire. Tocca il nodo della vita. Dice l'inizio, ma
anche la destinazione di persone, cose, eventi.
- La dignità più alta, quella dei figli. Rivela il "chi siamo". Afferma il valore delle
persone agli occhi di Dio.
- La responsabilità, uno spazio senza limiti. Pone al centro l'agire. Sottolinea la
firma dell'uomo. Mette a tema l'etica.
- La croce, segno di capovolgimento. Non è semplicemente strumento di morte;
per i cristiani è un simbolo. Indica il modo di porsi di Dio. Rappresenta un
capovolgimento per tante logiche secondo cui si può vivere e puntare solo ad una
propria realizzazione.
- La Trinità, unità della comunione. La rivelazione cristiana presenta un volto
singolare di Dio. Mette a tema la relazione. Ci induce a parlare di "Persone", di
"comunicazione", di "comunione". Sottolinea la differenza o singolarità, ma anche la
relazione. Questo sia in Dio come anche negli uomini.
10 Ministeri e Dimensioni
Dopo un invito di un’amica, abbiamo partecipato ad una esperienza di spiritualità
veramente intensa e molto ricca. L’esperienza è quella offerta dalle suore Canossiane
presso la comunità di S. Stefano in Verona e noi siamo una giovane coppia di fidanzati
che ha accolto questa proposta per caso,, rivelatasi poi molto particolare pur nella sua
semplicità. I diversi incontri s’incentrano sulla giusta commistione tra fede e arte,
perché, a partire dall’analisi di un’opera d’arte e la lettura di un passo del Vangelo o
della Bibbia, vengono offerti molti spunti di riflessione, da approfondire nel momento di
silenzio. Si conclude, solitamente, in cappella, in uno spazio
dedicato alla condivisione e alla preghiera di gruppo,
accompagnata da diversi canti. Tra le opere che più hanno
lasciato il segno vi sono il Crocefisso dell’anonimo del Trecento,
attraverso il quale lo stesso S. Francesco ha avuto la sua stessa
conversione, e la Natività di Giotto conservata nella Cappella
Scrovegni.
Assieme a questa serie d’incontri, a cadenza mensile, sono state
proposte due visite, una a Padova, e l’altra a Venezia, in linea
con l’ascolto della Parola, nutrito dalla visione dei capolavori degli
artisti italiani. A Venezia, in particolare, abbiamo visitato la
Scuola Grande di S. Rocco, sotto l’esperta guida di don Antonio
Scattolini, vero esperto e lettore dei dipinti del Tintoretto e del
Tiepolo. Abbiamo avuto inoltre l’onore di conoscere uno dei membri della Scuola che ci
ha illustrato la millenaria storia della Scuola e l'importante ruolo che ancora oggi
ricopre nel tessuto sociale della città di Venezia.
Le opere conservate all'interno del palazzo sono di rara bellezza e lasciano il visitatore
a bocca aperta. La visita ha suscitato in noi un forte senso di contemplazione ed il
poter “vedere”, tradotti nell’arte, alcuni tra i più significativi brani della Bibbia ha
toccato il nostro cuore e reso più consapevole la nostra fede. Anna Maria e Gabriele
UN ESEMPIO D’ARTE
LA CREAZIONE: UN CONTINUO DIVENIRE
Sano di Pietro,
Dio creatore -
Prima metà del
secolo XV - Museo
Marmottan, Parigi
Dall’Inno alla Notte, scritto dal poeta francese Lamartine nel 1830:
Sono belli all’occhio della speranza
questi campi del firmamento ombreggiati dalla
notte.
Mio Dio, in questi deserti il mio occhio trova
e segue i miracoli della tua Presenza.
Questi cori scintillanti che il tuo dito solo conduce,
io li ammiro, Signore: tutto canta e mi istruisce.
E io per lodarti, Dio dei soli, che cosa sono?
Atomo dell’immensità, minuto dell’eternità,
ombra che passa non è più!
Io sono un nulla, Signore, ma la tua sete mi divora.
L’uomo è niente, mio Dio, ma questo niente ti adora,
in questi campi di azzurro che il tuo splendore
inonda
e in cui tu vegli su di me.
Ministeri e Dimensioni 11
Il Centro di formazione professionale “Istituto Canossiano”, Casa Madre, Verona, da due
anni, ha aderito al progetto “Piano di azioni educative sugli obiettivi di sviluppo del
millennio attraverso gemellaggi Nord-Sud”.
Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea rientra nel programma denominato
“Educazione allo Sviluppo”. Si pone come obiettivo centrale quello di educare i docenti, i
giovani e le loro famiglie allo sviluppo sostenibile e all’interculturalità attraverso dispositivi
di formazione, al fine di modificare i
loro comportamenti nei confronti delle
problematiche e difficoltà incontrate
dai paesi dell’Africa sub-sahariana,
coinvolgendo le scuole europee e
africane in un percorso di
cooperazione decentrata allo sviluppo.
Il progetto si articola in differenti fasi,
in particolare: indagine, formazione,
gemellaggi, microprogetti,
sensibilizzazione.
I dispositivi di formazione, ideati e
sperimentati nell’ambito del progetto
rivolti ai docenti e agli alunni, si
fondano su due pilastri: Educazione
allo sviluppo ed Educazione
Interculturale, che sono stati
affrontati con una doppia strategia: gli
8 Obiettivi del Millennio per lo
sviluppo e l’Agenda 21 scolastica.
Inoltre, attraverso i gemellaggi, il CFP
“Istituto Canossiano” ha creato una
rete con scuole di 5 Paesi: Bulgaria,
Camerun, Burkina Faso, Francia e
Portogallo, con le quali ha
approfondito un Obiettivo del Millennio
e ha ideato un microprogetto Nord-
Sud, a favore dello sviluppo dei
territori dell’Africa sub-sahariana.
Per gli alunni un valore aggiunto è stata l’occasione di prendere consapevolezza del
contesto veronese, caratterizzato da un forte binomio identità-diversità di etnie, religioni,
professionalità.
I ragazzi delle classi terze hanno raccolto dati statistici, visitato luoghi, incontrato
testimoni, elaborato riflessioni e aperto un altro spazio di interesse: mettere a confronto il
significato di famiglia nelle diverse culture.
A tal fine, sabato 5 maggio 2012, dalle ore 10.00 alle ore 12.00, è stata organizzata una
tavola rotonda per dibattere sul tema: "Istituzione e famiglia: insieme nella promozione del
dialogo interculturale e di un mondo migliore".
Il progetto è coordinato da un’equipe di insegnanti, le prof.sse Borghetti, Finotti, Tenero, in
collaborazione con tutti i docenti.
12 Ministeri e Dimensioni
Associazione Genitori Scuole Cattoliche Comitato Provinciale Lucca
Con il patrocinio di:
Comune di Forte dei Marmi
Arcidiocesi di Pisa
Convegno
SCUOLA E FAMIGLIA INSIEME PER
L'ALLEANZA EDUCATIVA
Il giorno 15 MARZO alle ore 17:00 si è svolto presso la nostra Scuola
Primaria questo Convegno - promosso dall’AGeSC – al quale hanno
partecipato, come relatori:
Mons. Giovanni Paolo Benotto - Arcivescovo di Pisa
Don Piero Malvaldi - Parroco di S. Ermete
Dr. Umberto Buratti - Sindaco di Forte dei Marmi
Leonardo Salerno - Presidente Regionale dell’AGeSC
Prof.ssa Michela del Carlo - Presidente provinciale dell’AGeSC
Dopo una preghiera comunitaria introduttiva, i relatori hanno posto in
evidenza l’importanza della condivisione di una linea educativa che veda la
Scuola e la Famiglia alleate nell’educazione dei giovani, specialmente ai
giorni nostri.
Al Convegno hanno partecipato molti genitori dei nostri alunni e delle
scuole del nostro territorio, un buon numero di insegnanti e catechisti.
L’iniziativa ha avuto successo proprio per l’interesse e la partecipazione
attiva, dimostrata dai presenti attraverso i diversi interventi risultati ricchi
e fruttuosi per tutti.
Il grazie rivolto ai relatori e a tutti i partecipanti si è fatto augurio, affinché
il vero bene, tradotto in molte proposte, venga assunto e testimoniato, e il
valore grande della comunione si renda sempre più visibile ed operativo per
il bene di tutti.
Le Sorelle della Comunità di Forte dei Marmi
“Dalla parte degli ultimi” 13
Leggo su Avvenire (mercoledì 7 dicembre, pg 2) un episodio attuale di dignitosa povertà che mi ha fatto riflettere e ora voglio condividere le mie riflessioni.
Una donna sui quarant’anni, modesta e dimessa, entra in una libreria cattolica. Con un sorriso spento saluta ed estrae degli accendini che vorrebbe vendere. Li offre ai due sacerdoti presenti nel negozio e alla commessa, ma nessuno dei tre fuma. La donna, sempre più triste e confusa, ripone gli accendini con un sospiro. Ma non si arrende e, arrossendo, da venditrice ambulante si trasforma in mendicante. A testa bassa e con voce insicura dice: “Vi prego, fatemi la carità, fatela in suffragio dei vostri morti.” Si capisce che non è abituata a mendicare e fa fatica. A questa sua invocazione il sacerdote avverte come un pugno nello stomaco; ora è lui che arrossisce.
Le fa scivolare furtivamente qualcosa tra le mani e per non umiliarla le dice: “Voglio l’accendino, mi servirà la notte di Natale per accendere le lampade davanti al presepio.” E conclude tra sè, “Mendicare non è facile come si crede: la propria dignità si ribella Nessuno ama l’umiliazione, anzi vorrebbe sfuggire lo sguardo altrui di commiserazione.”
Quella povera donna sconosciuta, senza saperlo, gli ha fatto ricordare le parole del Vangelo delle domeniche di Avvento. Parole che ha commentato ai suoi parrocchiani: “ State attenti….”
Attenti a chi? Attenti, perché? “Attenti” a riconoscere Gesù in chi ha bisogno, in chi soffre, in chi è straniero, emarginato… e dà fastidio. E’ Gesù che si fa mendicante anche oggi nelle nostre strade, specie dove l’attuale crisi economica si fa sentire più acuta. “Attenti”, perché riconoscere Gesù presente sotto certe spoglie non è facile. Ma è forse facile vederlo presente in un pezzo di Pane consacrato, anche se tra lumi e fiori? A volte, noi che stiamo bene, non riusciamo a metterci nei panni degli altri. A volte, passiamo oltre, dicendo: “Ma sono troppi; e poi c’è anche chi se ne approfitta”. E’ vero, ma… A noi Gesù non chiede di diventare poliziotti, di indagare maliziosamente e giudicare il vero grado di povertà altrui. “Dà a chi ti chiede”, dice, il Vangelo. I nostri pochi centesimi raggiungono direttamente Lui. Chi imbroglia, renderà conto alla sua coscienza e, soprattutto, a Dio. E’ capitato anche a me, non una sola volta, di essere stata imbrogliata proprio dopo essermi scrupolosamente accertata. Come quella volta che, venne un “fratello”, da poco uscito dal carcere, e mi mostrò la foto dei suoi bambini. Mancava poco a Natale e avrebbe voluto raggiungere la sua
famiglia nel Sud Italia. Ma non aveva i soldi per il biglietto del treno. Proprio per essere sicura della situazione e che non dicesse bugie, andai con lui appositamente alla stazione e glielo comperai.
La mattina dopo mi recai al dormitorio
pubblico per una commissione e,
inaspettatamente lo vidi passare con un
asciugamano al collo: andava a lavarsi. Non
solo non era partito, ma aveva anche
venduto il biglietto. Mi sentii stupidamente
offesa.
San Vincenzo De’ Paoli dice: “ Chi non ha
mai sbagliato a fare la carità, non ha mai
fatto la carità”.
E ho incontrato, nella mia lunga esistenza,
anche qualcuno maleducato e prepotente
che agitava il bastone verso la portinaia che
aveva paura ad aprirgli la porta.
Maddalena di Canossa scrive: “Venendo
poveri alla porta, tutti si trattino con carità,
dolcezza, riverenza, mai si mostri
impazienza o noia per la loro importunità,
né si facciano aspettare…, anzi essendo loro
i padroni, dobbiamo da essi sostenere ogni
sorta di trattamento aspro ed incivile e
sopportare umilmente anche gli stessi
strapazzi e rimproveri.” (cfr.RD.p.201,202,298).
L’articolo di Avvenire che ha sollecitato la
mia riflessione conclude: I poveri sono
preziosi. Dovremmo cercarli invece di
scansarli e passare oltre. M. Maria Morazzoni
14 L’oggi di Dio per la Storia di Domani
Il noviziato è un tempo forte di iniziazione integrale alla forma di vita proposta dal carisma canossiano e di esperienza della sequela radicale di Cristo Crocifisso, che anche Michela si dispone a porre al centro della propria esistenza, con la guida di Maria, discepola fedele del Figlio e Madre della Carità sotto la Croce. All’interno di questo processo formativo, la sapienza della Chiesa e dell’Istituto prevede, durante il 2° anno, un periodo apostolico in una comunità diversa dal noviziato, in cui l’esperienza sia proporzionata alle possibilità della giovane, sia preparata e accompagnata, poi condivisa e verificata. E’ l’opportunità formativa che Michela sta vivendo da gennaio nella comunità di Villafranca (Vr) ….
Sr.Miriam Campisi
E’ il pane che il Signore ti ha dato in cibo! (Es 16,15)
Il PANE che il Signore mi sta dando in
questo tempo per nutrire il mio cammino
si chiama Villafranca.
Dopo l’intensa estate, che mi ha vista
protagonista di numerosi viaggi, ora di
nuovo ho ripreso la valigia. Questa volta
però per un tempo più lungo, che mi
vedrà, per tre mesi, fuori dal contesto del
noviziato.
Questo mio pane ha un lievito particolare,
una frase di Maddalena:
“piantate il Crocifisso
nel cuore…” Mi chiedo: è esperienza di
sofferenza o di amore?
Oh Maddalena, questa è una meditazione
che dura da quando sono entrata in
noviziato, è un tormento che non mi ha
preso soltanto la testa, ma mi ha
attraversato la vita, tante volte
togliendomi il sonno, qualche volta
togliendomi anche la pace; aprendo
ferite, consolando attese, sostenendo
fatiche. Sempre c'è stato con te,
Maddalena, un rapporto nutrito dal
desiderio di “volerti capire”.
Troppo belle le tue parole, ma così alte!!
Mi fanno vibrare il cuore, ma anche
tremare di paura: che disegno stupendo il
tuo carisma!!
Perché quella frase? Cosa volevi dire,
Maddalena, alle tue novizie di allora, a
quelle di oggi tra le quali ci sono anch’io?
……… Il silenzio mi avvolge…
Non trovo risposte e, piano piano, mi
accorgo che tu non sei “da capire,” ma da
vivere e amare, così come il Signore.
Ti voglio raccontare di me oggi, Maddalena,
di come il tuo messaggio sta cambiando la
mia vita, modificandola … però non so come.
Che qualcosa si stia muovendo lo sento,
proprio perché avverto il bisogno di capire,
gustare, fare mie le tue parole… parole
imbevute dell’unica Parola che riempie e fa
Verità.
Da un mese e mezzo sono in esperienza
apostolica a Villafranca.
Sai, sono ormai quasi al termine del mio
cammino di formazione in Noviziato e, con
quest’esperienza, sto vedendo e vivendo la
vita canossiana “dentro” al suo cuore.
Insieme a 7 Madri, godo la vita comunitaria,
inserita in un’attività apostolica che è la
scuola. Qui ci sono 293 bambini: 168 della
scuola dell’infanzia e 125 della scuola
primaria. Offro la mia presenza ai bambini di
quest’ultima accogliendoli al mattino, stando
con loro durante la ricreazione e al momento
del pranzo.
E’ la prima volta che mi trovo a contatto con
questa realtà e assaporo la forza della vita che
traspare dai bambini, il loro stupore dinnanzi
alle cose più semplici, e rimango ammirata nel
vedere la loro creatività unica.
Sono inserita, inoltre, nel coro della
parrocchia dove, insieme ai giovani, animo la
celebrazione eucaristica domenicale e i diversi
momenti di preghiera.
Insieme alle madri vivo i tempi di preghiera,
gli incontri comunitari, la formazione alla
conoscenza dei salmi grazie ad un frate ... e la
gestione della casa. Pensando a questa
comunità ho l’immagine di 8 persone che,
sulla stessa barca, remano contemporanea -
mente, tenendo un occhio rivolto verso la
meta e uno verso la sorella che si ha in parte.
Sperimento una bella comunione tra di noi.
L’oggi di Dio per la Storia di Domani 15
Oltre alla vita della comunità villafranchese,
continuano i miei incontri con
l’internoviziato una volta al mese e,
soprattutto, sto mantenendo vivo il servizio
apostolico che avevo iniziato a novembre:
l’assistenza agli ammalati.
Grazie ai Padri Camilliani, che con fiducia
mi hanno accolto e con premura mi
seguono nella formazione all’ascolto, svolgo
questo servizio nell’ospedale di Borgo
Trento di Verona, nel reparto di
pneumologia. Stare accanto a chi soffre per
me è un grande dono, nonché una grande
occasione di crescita.
Inoltre, dai miei Superiori mi è stata data
una grande possibilità: poter partecipare al
corso di clown terapia.
Cara Maddalena, non penso che ai tuoi
tempi ci fosse, ma…. è una nuova modalità
di assistenza all’ammalato. Attraverso
quella che tu chiamavi “aria di
Montebaldo”, il clown di corsia trasmette
il vivere in positivo; cerca di far guardare il
paziente oltre ciò che sente e vive; accoglie
la sua malattia e la sua sofferenza con un
profondo ascolto, ma lo riporta, poi, al suo
essere prima di tutto persona. Il sorriso e
la gioia vogliono essere degli strumenti con
i quali il clown trasmette all’ammalato che
lui non è la malattia, ma che la malattia è
solo entrata a far parte di lui, e che la sua
capacità ancora di ridere è un segno
evidente della sua voglia di vivere.
Penso sia proprio l’esperienza a contatto
con loro che mi ha portato a riflettere su
quelle tue parole che si sono incise in me.
Il Crocifisso: esperienza di sofferenza o di
amore?
Tu hai detto che “durante un’orazione, ti si
rappresentò alla immaginazione Gesù con
la croce sulle spalle, coronato di
pungentissime spine, che ti disse: “IO
PURE ERO DEBOLE QUANDO PORTAVO LA
CROCE!”
Mi chiedo: che cosa vuole Dio in tutto
questo? Perché permette la sofferenza?
Come si fa a stare in piedi in certe
situazioni?
La 2° lettera ai Corinzi 1,3-7 mi ha aiutato
a dare una risposta: in mezzo alla nostra
afflizione, piccola o grande che sia, lo
Spirito ci consola… prova concreta è il fatto
che stiamo in piedi senza sapere come!
E…poi … possiamo consolare quelli che si
trovano nelle stesse afflizioni.
Questa è l’opera dello Spirito: portare
consolazione ai fratelli attraverso altri
che, a loro volta, sono stati messi alla
prova. E, quanto più le sofferenze sono
grandi, maggiore è la consolazione del
Signore che diventa potente in noi!
Significativo per me è stato vedere una
giovane paziente imboccare una nonnina;
attraverso quel gesto ho compreso come
l’esperienza personale della sofferenza
possa rivelarsi fonte di risveglio interiore
alla compassione e all’ empatia… e, piano
piano, ci porta ad avere quel cuore di
madre che tanto desideravi dalle tue
figlie!!
Ci hai dato una grande missione,
Maddalena: far conoscere Gesù … e
come farlo conoscere se non portando
conforto a chi è affranto, speranza a chi è
disperato, presenza a chi è solo e amore a
chi è rifiutato? Che chiamata incredibile!!
Diventare le mani consolatrici di Dio
verso gli altri, soprattutto verso i tuoi
amati poveri.
Nei tuoi scritti ci inviti alla preghiera
assidua e fervente, all’affidamento a Dio
solo e a Maria SSma. perché dobbiamo
uscire dal fuoco purificati e rafforzati, e con
la consapevolezza che solo Dio può aiutarci
a portare a compimento questa missione.
Solo Lui ha la “chiave” che rende il nostro
cuore capace di com-passione: l’AMORE.
Piantare il crocifisso nel cuore per me è:
- avere questa chiave ben fondata nel
cuore;
- è non abbandonare mai la convinzione di
essere amata anche nei momenti di
sofferenza e di non senso;
- è “abbracciare” la croce come
l’opportunità di creare le condizioni migliori
per guardare a chi e’ veramente il
crocifisso: GESU’. “Egli è il tesoro da
portare nel cuore!”
Piantare il Crocifisso nel cuore, quindi, è
un’esperienza dolorosa, ma allo stesso
tempo di grande gioia; è esperienza che ci
porta ad una pace profonda in ogni
situazione.
Grazie, che mi hai portato alla consapevo-
lezza che la mia vocazione non è di
“cercare piccoli comodi, ma la Gloria di Dio
ed il bene dei poveri”.
Michela Rota
16 I Laici Canossiani
La giornata non è splendida, il sole fa appena capolino tra le nuvole, ma l’entusiasmo e
l’attesa per l’arrivo degli amici rende il gruppo di Nova attento e sollecito fin nei minimi
particolari.
Quelli del posto, abitualmente numerosi agli incontri di Territorio, questa volta lo sono
ancora di più. Se ne capisce bene il motivo: ci sono anche quelli impossibilitati di solito
a muoversi.
Dopo una calda accoglienza e il saluto del Parroco, don Luigi Caimi, che dà il
benvenuto a tutti a nome della Parrocchia, ci si ritrova per riflettere sul tema che M.
Paola Canziani propone:
“La formazione dei laici nel pensiero di S. Maddalena
e nei documenti che ci ha lasciato”.
La riflessione pone l’accento sulla necessità della formazione per la crescita
individuale:
“La crescita è il nodo centrale nella formazione…
il cammino formativo è un processo per identificarci dal di dentro, per unificarci
nel nostro intimo, per far convergere ogni vissuto al cuore, centro di tutto l’essere”.
Sottolinea poi l’esigenza di mettersi in ascolto,
“di pregare in silenzio per permettere al nostro spirito di comprendere la
parola, che, giorno dopo giorno, plasma la nostra persona”
e guardare quindi alla meta,
“una meta di libertà che è frutto di un cammino graduale di grazia.”
M. Paola sintetizza infine i tre movimenti della vita spirituale da tenere presenti nel
processo di crescita:
rapporto con se stessi: stiamo bene con noi stessi?
rapporto con gli altri: non avvertiamo tutti una parte di ostilità e di fatica
nell’accogliere gli altri?
rapporto con Dio: come viviamo il nostro rapporto con Dio tra illusione e
preghiera?
invitando ad uno stile di vita che sia conforme alla scelta carismatica di laici
canossiani.
Nella celebrazione dell’Eucarestia, il sacerdote, don Andrea Cattaneo, continua la
riflessione coniugando molto bene formazione umana, cristiana e carismatica, come
momenti complementari per un’ armonica formazione permanente.
Il pranzo in Oratorio, con la presenza di laici, famiglie e bambini, conclude la bella
domenica di impegno e di gioia condivisa.
I Laici Canossiani di Nova Milanese
Le “ Montagne di Gemme” 17
La bellezza: il cuore stesso di Dio
Ciò che si prova, guardando la pittura del
Correggio, è un effetto suggestivo che continua a
manifestare la sua causa: l’immagine, percepita
dagli occhi, è subito trasmessa all’intelletto,
suscitando nello spettatore ammirazione,
entusiasmo non tanto per l’effetto in sé, quanto
per la volontà divina che compie il miracolo.
Il Correggio predilige forme umane morbide e
tornite, in ritmico movimento. La sua poetica
figurativa si fonda sull’immaginario che continua
nel vero, nel reale.
Nel dipinto proposto (Museo al Prado –Madrid) il
braccio alzato del Cristo indica la dimora dei santi,
la realtà soprannaturale, il Regno di Dio che lo attende, mentre il braccio destro,
soprattutto con la mobilità del dito indice, è rivolto al mondo reale, terreno. Il
perfetto parallelismo delle braccia segna un percorso direzionale unico, la via
maestra da percorrere.
Inginocchiata,tutta protesa a un ascolto e sorpresa dall’improvvisa chiamata del
Maestro, Maddalena sta come inchiodata al suolo; le braccia allargate, rivolte
verso il basso, la mano destra quasi planante, sono l’inizio di un cammino che
terminerà là dove è puntato l’indice del Risorto, lassù.
Le due realtà, l’umana- terrena e la celeste-divina sono congiunte. E’ l’infinito che
entra nel tempo, nella storia, nell’uomo che lo può accogliere. Un incontro da cui
fioriscono il gesto gratuito, il dono di sé, il pensiero che sonda il mistero, l’amore
che dura per la vita, l’ambiente familiare.
E’ un divino che si lascia prendere, oserei dire “ferire” dalle realtà dell’uomo, che
prende continuamente forma umana perché ha in sé una continua esigenza
d’incarnarsi, che accoglie in sé i drammi dell’esistenza, il mistero della
sofferenza,le immagini dei crocifissi.
Solo la Verità - Bellezza:Cristo, può spezzare le catene che vincolano l’uomo al
male, al rifiuto del bene, alla soppressione della sua originaria dignità.
Maddalena esprime tutta la profondità del suo amore col viso proteso verso
l’Amato perché Lui l’ha amata per primo e l’ha resa creatura nuova. Il suo è lo
sguardo di chi, attraverso l’urto del cuore, ha aperto gli occhi sulla sua fragilità;
così la dimensione umana del suo essere donna si è mossa verso la realtà
spirituale, verso il mistero ultimo di Dio. Colui che ora contempla estasiata è Colui
che si è lasciato colpire in volto, sputare addosso, incoronare di spine.
Ella ora capisce che, proprio in questo volto trasfigurato, le appare l’autentica
bellezza di un amore arrivato al suo traguardo: la bellezza e il cuore stesso di Dio.
S.F.
18 Le “ Montagne di Gemme”
La nostra Comunità di infermeria ha vissuto l’esperienza di tirocinio di tre studenti
di quinta Liceo che frequentano la nostra Scuola “Madonna del Grappa”
Sono venuti, per tre pomeriggi,
mettendosi a servizio delle Madri malate e
anziane. Sono stati accolti con grande
simpatia e gioia e loro si sono resi
disponibili ad aiutare, ascoltare, conoscere
la nostra realtà e la nostra storia di
persone consacrate al Signore, ricche di
anni e di esperienze.
Il vivere insieme ai giovani ha migliorato il
benessere fisico delle Madri: risvegliando
memorie assopite dalla malattia, donando
vitalità ed interesse, gioia e sorriso.
Terapia efficace come sono i nipoti con i
nonni. Esperienza positiva che si spera di
poter incrementare in futuro.
Alla fine dei tre giorni i giovani ci salutano così:
Un grazie di cuore per la vostra disponibilità.
Questa esperienza ci ha aiutato a crescere, anche spiritualmente, e ci lascerà per
sempre un bellissimo ricordo di voi.
Vi ricorderemo nelle nostre preghiere e rimarrete per sempre nei nostri cuori.
Grazie per averci reso partecipi del vostro passato e per averci raccontato le vostre
esperienze che ci hanno arricchito.
Con la speranza di avervi fatto passare dei momenti felici e con la promessa di
ritornare….un abbraccio…
Le Madri dell’Infermeria di Treviso
Le “ Montagne di Gemme” 19
La nostra cara M. Ilva se n’è andata più velocemente di quanto pensassimo. Dopo gli innumerevoli viaggi per il mondo canossiano, ha compiuto il suo ultimo viaggio per il Cielo, lasciandoci in regalo: il suo articolo per questo numero del Giornalino. Ci mancheranno, con la sua presenza, il suo ottimismo e la sua gioia di vivere; ci mancheranno anche i suoi articoli che preparava, come quest’ultimo, con una buona “dose” di anticipo per non arrivare in ritardo. Per lei il nostro ricordo e la nostra preghiera.
Riportiamo l’ultima parte della presentazione che la Madre Provinciale, M. Marilena, ha fatto il giorno del suo funerale nella Basilica di S. Zeno.
“In questi ultimi anni tre anni, vissuti in Casa Madre, e nell’ultimo periodo a Poiano, M.
Ilva ha desiderato molto dialogare e “raccontare”; amava scrivere e condividere i suoi
pensieri. E mentre il suo corpo lasciava trasparire i segni della sofferenza e della malattia, il
suo pensiero diventava sempre più essenziale e poneva l’accento su ciò che per lei era
irrinunciabile.
Ha intensificato la sua relazione con Dio, ha accolto il silenzio come possibilità per udire la
sua voce, la sua Parola che sostiene; ha rivisto la sua esistenza e ha costatato la presenza del
Signore come Compagno di viaggio.
Ha chiesto al Signore di aiutarla a comprendere e vivere nella fede la nostalgia delle molte
relazioni interrotte o ormai lontane, dei legami intensi che le hanno permesso di donare e di
ricevere. Ha intensificato la preghiera per tutti e ha chiesto al Signore di trasformare in tanta
energia nelle Sorelle la sua impossibilità di continuare ad operare e ad incontrare persone.
Ha invocato il dono della salute perché era forte in lei il desiderio di vivere, ma,
contemporaneamente, si è abbandonata alla Volontà del Padre e ha vissuto con tanta forza e
serenità anche la prova, il dolore.
Ha amato la fraternità, la possibilità di scambio e di condivisione dell’esperienza personale di
fede. Il suo sguardo era rivolto al mondo intero, al mondo canossiano presente nei cinque
continenti. Quando ci sentiva parlare della Provincia Italia, ricordava a noi di tenere aperti gli
orizzonti alla realtà europea, a tutto l’Istituto, perché rimanesse vivo l’anelito missionario.
M. Ilva ha vissuto riconoscendo le sue risorse e i suoi limiti; ha
amato la vita e manifestato la sua gioia e gratitudine per essere
nata e chiamata ad essere canossiana.
Mi pare di poter dire che ella se ne va dalla scena di questo
mondo come un saggio che può dire:” Ora lascia, o Signore, che
il tuo servo vada in pace” perché ha contemplato la Sua
Presenza, ha assaporato la gioia del donare e del ricevere, ha
sperimentato anche la via della croce ed ha intuito la verità della
Resurrezione come esperienza di incontro definitivo con il
Signore. M. Ilva ha fatto sintesi con quelle ultime parole che ha
sussurrato fino a quando le è stato possibile:
“I love you, my God! Ti amo, o mio Signore! “
Grazie, Signore per avercela donata come Sorella e Madre! “
20 Le “ Montagne di Gemme”
<< IO CAMMINO CON VOI FINO ALLA FINE DEI TEMPI >> (cfr. Mt. 28, 29)
<Beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio>. (Sl. 84,6)
Sto riordinando le mie carte, raccolte durante questo ultimo decennio, quando mi
trovo tra le mani, con sorpresa, le annotazioni fatte sul grande pellegrinaggio ecclesiale
a Santiago de Compostela (Spagna) al quale anche la sottoscritta ebbe la grazia di
partecipare. L’iniziativa, (aprile 17-21, 2004) era promossa dalla Commissione
Episcopale della Comunità Europea (COM. E. C. E) per la Pace nel mondo e
specialmente in Europa.
Mentre rileggo le prime annotazioni personali, scritte subito dopo le comunicazioni
orientative sul Pellegrinaggio, mi ritorna alla memoria l’obiettivo fondamentale e
concreto dl tutti noi pellegrini – complessivamente 300 persone tra Vescovi,
Religiosi/Religiose e Laici impegnati - consegnatoci dal rispettivo Team Direttivo. Siamo
chiamati ad essere soprattutto imitatori di Cristo e quindi
<membri della famiglia di Dio,
che riconoscono le proprie infedeltà e dal Padre ne ottengono il perdono;
testimoni credibili di unità fra noi ;
promotori di accoglienza e di vera pace ovunque ci troviamo>.
Indimenticabile rimane la preghiera del mattino seguente, che ci introduce al
Pellegrinaggio vero e proprio, nel bellissimo chiostro benedettino di <San Domingo de
Silos>, uno dei più belli d’Europa.
Ancora viva nella memoria, la parola vibrante di Mons. Van Luyn, Vice Presidente
della COM. E. C. E., ci offre una lettura sapienziale del bassorilievo di Gesù Risorto, in
cammino con i due Discepoli in fuga verso Emmaus. I tre volti, finemente cesellati,
sembrano rispecchiare tutto il dolore, ma anche tutta la speranza di Israele e dell’intera
umanità.
<Io sarò sempre con voi – dice Gesù – (Mt 28, 20) Guardando con attenzione i tre personaggi, immortalati con maestria nell’antico
bassorilievo, ciò che colpisce, prima di ogni altra cosa, è la vicinanza tra le tre figure:
quella del Maestro e quelle dei due Discepoli. Questa vicinanza fisica sembra ricordarci
che la Prima Chiesa, nonostante la tragica esperienza del Golgota, è la testimone più
credibile del valore grande della Fraternità, alla quale il Divino Maestro l’ha addestrata e
con la quale avrebbe continuato a camminare … Egli, il Figlio di Dio, è effettivamente
con i due Discepoli sulla via che conduce ad Emmaus, anche se non viene da loro
riconosciuto … (cfr Lc 24, 13-25).
Molto significativa è pure l’espressione diversificata dei nostri tre personaggi. Gesù è
la prima figura di destra. Il suo Volto è sereno, attento più al cammino del cuore di chi
gli è accanto che alla destrezza dei suoi passi. I suoi occhi sono penetranti e benevoli,
illuminati da un sorriso tranquillo che comunica speranza e fiducia amicale.
Il Maestro viene presentato come un vero e proprio pellegrino medioevale, munito di
bisaccia, di bastone e della rinomata conchiglia di S. Giacomo: strumenti semplicissimi,
questi, ma anche strettamente necessari al pellegrino di ogni tempo per poter
rispondere ai propri bisogni quotidiani e, allo stesso tempo, incoraggiare la condivisione
con altri pellegrini che incontrasse per via. Con fraterna sollecitudine, Egli incoraggia
ben presto i due Discepoli a condividere le motivazioni della tristezza che portano in
cuore e sul volto.
Le “ Montagne di Gemme” 21
Il primo discepolo di sinistra la rivela con uno sguardo che non conosce speranza,
mentre ostenta tutta la sua fiducia per il Libro delle Scritture antiche che stringe a sé,
quasi proteggendolo con il suo stesso corpo.
Il compagno, invece, porta in cuore un ricordo vivo del Maestro Gesù, nonostante il
grande fallimento da Lui vissuto, e porge un orecchio attento alle chiarificazioni bibliche del
pellegrino sul Messia crocifisso e risorto che lo aprono a nuovi orizzonti.
Tutta la nostra attenzione viene ben presto captata dalla posizione dei piedi dei nostri
tre personaggi. Quelli dei due Discepoli sono rigidi e sicuri, diretti verso la nuova meta:
Emmaus. Gesù si accomuna a loro con il piede sinistro, quasi per rassicurarli che
continuerà a camminare con loro ovunque andranno. Il suo piede destro, tuttavia, indica la
direzione opposta: quella di Gerusalemme: Luogo sacro, Tenda dell’Incontro che i suoi
Amici sembrano aver abbandonato per sempre.
La piccola Comunità Cristiana acquisisce, quasi senza accorgersene, una nuova energia
interiore che la spinge ad invitare il terzo Pellegrino a rimanere con loro per la Cena.
Gesù accoglie l’invito con tanta fraternità e rinnova con gli Amici l’Alleanza della
<comunione>, offrendosi come buon Pane spezzato. Il grande dono dell’Eucarestia viene
riconosciuto con gioia dai due discepoli fuggiaschi, che, senza preoccuparsi della scomparsa
del Maestro, immediatamente si alzano e ritornano a Gerusalemme. Nella Città santa, essi
saranno nuovamente testimoni credibili del Signore Gesù, condividendo la Sua Parola …
L’intero universo è dimora di Dio.
I giorni che seguono, un vento glaciale ed una pioggia violenta tentano in tutti i modi
di distoglierci dal cammino verso la meta che ci siamo prefissi: Santiago de Compostela.
Stralcio dalle mie note personali:
<Dopo una grande celebrazione ed il sobrio picnic rituale> in Burgos, la pioggia
sembra acquietarsi, ma non così il vento, che, pungente e caparbio, mette alla prova la
nostra determinazione. Si cammina per 12 Km circa da Castrojeriz. La salita è ripida
e il vento ci spinge indietro con forza. I piccoli di statura, come la sottoscritta, talvolta
si sentono spinti con violenza fuori strada e, solo intrecciando saldamente le braccia
con un altro pellegrino, si riesce a procedere verso la meta, mescolando lacrime di
fatica, di fragilità, ma anche di speranza…
Le conversazioni degli inizi sono ormai avvolte di silenzio e la riflessione prende il
sopravvento… Personalmente, vivo questi momenti come un saggio delle prove che
l’esistenza terrena può offrire: la malattia, la tentazione, le imposizioni senza senso, le
differenze; prove che il Signore lascia sul nostro cammino e su di esse vigila perché
diventino occasioni di purificazione, di consapevolezza profonda della Sua Signoria
nell’universo, di vera crescita in umanità e nello Spirito in : ciascuno di noi>.
A compimento di questa conquista parziale, baciamo il terreno intriso di pioggia, con
una gioia indescrivibile, grazie a Colui che ogni giorno ci nutre con il Suo Pane spezzato,
mentre il Pellegrinaggio continua sotto il Suo sguardo di Amico e di Padre…
ll ricordo dell’esperienza mi ritorna spesso alla mente e sempre diviene profonda
preghiera del cuore:
“O Signore, insegnami, con la Tua quotidiana vicinanza, a camminare umilmente con Te
e a gettare ovunque i Tuoi semi di speranza” … (cfr. Mic. 6, 8)
Sr. Ilva Fornaro
22 Le “ Montagne di Gemme”
Vogliamo concludere con la bella testimonianza che ci ha fatto pervenire la figlia dell’amica più intima con la quale M. Ilva ha condiviso gli anni della giovinezza, della scuola, dell’università..
“la loro fu un’amicizia che non venne mai meno. Le distanze e le vite, vissute
altrove, non indebolirono l’affetto ed il bene reciproco. Ilva e Alessandra si
sentirono sempre sorelle. Vi era fra loro una profonda vicinanza di spirito”
Mi è difficile scindere il ricordo di Ilva da
quello di mamma.
Fin da bambina ho ascoltato il racconto
dell’amicizia, nata negli anni della
giovinezza, tra Ilva e Alessandra, mia
madre. Due giovani studentesse che
amavano chiamarsi sorelle ( Ilva me l’ha
ricordato anche qualche mese fa.). Gli
anni di scuola superiore a San Zeno, in
Casa Madre a Verona. Due amiche dal
tratto spigliato e generoso, di un’allegria
esplosiva e contagiosa, che hanno
lasciato il ricordo di
sé nelle insegnanti e nelle alunne di
quegli anni.
Due alunne così vivaci, creative e
intraprendenti che le Madri affidavano a
loro i momenti di intrattenimento delle
ragazze della scuola. E lo spazio del
teatro, quelle due, se lo prendevano
senza farsi pregare, improvvisando e
divertendo con la loro allegria comunicativa ed
i loro canti. Certo si sentivano arrivare in classe
la mattina … e, nell’intervallo, Ilva si precipitava
a distribuire alle ragazze le paste comprate alla
pasticceria all’angolo, destinandone il ricavato
alle missioni canossiane. La passione di Ilva per
l’inglese, quel suo tirarsi gli occhi a mandorla
interpretando spesso e volentieri le sembianze
di una giovane giapponese.
L’amore delle due amiche per le Dolomiti della
Val Gardena, per Ortisei e per i canti di
montagna.
Poi, le interrogazioni! E, se non si studiava, i
quattro le Madri non li risparmiavano a
nessuno.
Era una bella classe, la loro.La classe in cui le
insegnati entravano volentieri.
Il legame con madre Antonietta Marini.
insegnante severa, ma attenta a cogliere
l’animo generoso, lo sguardo intelligente e
soprattutto il cuore libero delle due alunne, che
(ci piace pensare) un po’ speciali. Sicuramente
per me lo furono. Il ricordo delle loro insegnanti
negli anni non è mai venuto meno: Madre
Antonietta, Madre Filomena, Madre Nicoletti, la
Preside Madre Natalina Porta, e così via. Quanti
racconti ho sentito! Insegnanti severe ed
esigenti, che tuttavia non mancavano di amare
quelle ragazze trasmettendo loro la curiosità
per il sapere e la ricerca del bene.
Furono anni di scuola che, nell’impegno e
severità, hanno permesso alle due amiche di
esprimere la gioia giovanile e di diventare le
donne che abbiamo conosciuto ed amato, nelle
differenti scelte e luoghi di vita. Seguì
l’università Cattolica a Milano. Non stupì la
scelta di Ilva di iscriversi alla facoltà di lingue.
Le “ Montagne di Gemme” 23
Il primo distacco per l’ingresso di Ilva nel
noviziato di Vimercate e quegli anni duri
di formazione, in cui Ilva rimase fedele
alla sua scelta.Era Lei che, non perdendo
mai il sorriso, rassicurava l’amica del
proprio percorso.Arrivò un altro
importante distacco, alla banchina del
porto di Genova: quante volte ho sentito
il racconto di mamma e papà a Genova
ad accompagnare ed abbracciare l’amica
Ilva, che, a ventisette anni, si imbarcava
per il Giappone.
Anni dopo, Ilva ci confidò che, mentre
salutava e sorrideva dal ponte della nave,
aveva il volto rigato di lacrime.
Dopo l’emozione e la fatica di quei saluti,
la preoccupazione di mia madre si
tramutava in serenità che davvero Ilva
aveva trovato la sua strada.
La loro amicizia non venne mai meno. La
distanza e le vite vissute altrove non
indebolirono l’affetto ed il bene reciproco.
Ilva e Alessandra si sentirono sempre
sorelle. Vi era tra loro una profonda
vicinanza di spirito. I genitori di Madre
Ilva furono per la nostra famiglia
“mamma Emma” e “papà Gigio”.
Quando Ilva arrivava a Verona non
mancava di venirci a trovare ed era ogni
volta un sentirci famiglia tutti insieme.
Ci portava il suo amore per il Giappone e
per le sorelle canossiane.
Ho imparato a conoscere e stimare il
grande rispetto che Lei aveva per le
culture più diverse e lontane, per il bene
che vedeva in ogni persona, per la
fiducia e speranza che incarnava per la
vita. In questi ultimi anni di Ilva a
Verona, fu Lei la voce narrante di
mamma, fu lei a mettermi partecipe del
cuore puro e generoso di mamma,
sensibile allo spirito canossiano.
Mi diceva: “la tua mamma è una persona
davvero speciale ed anche il tuo papà.
Quanto amava la tua mamma”.
Ma questo non fu il solo regalo che mi
fece in questi anni. Con discrezione mi
fece sentire tutto il suo affetto ed il suo
amore. Mi diceva “Noi siamo famiglia.
Ora che mamma è lassù, ci sono io”. Ed
il suo fu davvero un affetto di madre per
una figlia adulta.
Puntuali le sue telefonate verso le otto e
trenta della sera. Pronta a comprendere
la mia realtà, il mio lavoro, la mia vita
qui. Mi accompagnò con la sua
preghiera, con la sua grande fiducia in
Dio. Mi parlò di madre Bakhita,
dell’attenzione di Giovanni Paolo II per la
missione delle madri canossiane.
Conoscendo la mia professione, mi parlò
più volte del processo di Gesù.
Mai si è lamentata per la sua malattia
che minimizzava. Anzi, mi fece partecipe
del suo sguardo positivo e fiducioso per
l’età che lei chiamava della “tarda
maturità”. Mi parlò della sofferenza che
aveva visto negli ospedali e del bisogno
di presenza e di amore negli ammalati.
Mi disse “ho sempre creduto molto nella
formazione, ma quanto bene si può
portare negli ospedali…”.
Soprattutto mi ascoltò molto e mi
accompagnò in un momento particolare
della mia vita. Ora, chiamo tutto questo
“ il fiore della presenza ”. Nel dolore del
distacco ho compreso che ciascuno di noi
può scegliere se essere presente per gli
altri oggi stesso, senza rimandare al
domani.
Alla nostalgia prende il sopravvento un
altro pensiero: se fino a poco fa Ilva era
con me, ora è con mamma ! Che fanno
quelle due lassù ? Quante cose si
debbono raccontare? Ed il mio cuore si
riempie di gioia.
Maddalena Marchi (Verona)
24 Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata
Un errore molto diffuso, soprattutto fra noi laici, consiste nell'erigere un muro di
incomunicabilità fra la vita consacrata e il nostro vivere quotidiano. Emerge da questa
impostazione una concezione parziale e fuorviante del nostro essere Chiesa.
Il Concilio Vaticano II chiama la Chiesa a farsi pellegrina nella storia e il cristiano ad
avere l'umiltà dell'invito e la gioia della scoperta che ebbero i discepoli sulla via di
Emmaus.
Non sembri paradossale, ma la vita consacrata è una risorsa importante per vivere
coerentemente la nostra laicità: ci richiama a chinarci sull'ultimo dei nostro fratelli,
come ci viene ammonito nel discorso escatologico di Matteo, ma ci insegna anche a
respingere i tanti idoli che insidiano la nostra coscienza, a cominciare dalla nostra
immaturità di laici, che ci veniva tanto rimproverata da Giuseppe Lazzati.
Non è un caso che testimoni di una laicità senza compromessi abbiano avuto un
dialogo profondo, intimo, affettuoso con i tanti percorsi della vita consacrata. Penso
ad Alcide De Gasperi e al suo rapporto con la figlia Lucia, religiosa dell'Assunzione, o
alla lunga amicizia di Giorgio La Pira con le claustrali. Non sorprendano questi
esempi. Il loro impegno di cristiani nella storia non fu mai accondiscendenza gregaria,
non fu mai ricerca opportunistica del consenso. La loro laicità, che ha segnato la
nostra vita civile, nasceva e si nutriva di un contatto con il Vangelo, assicurato anche
dall'osservatorio particolare della vita consacrata. Se questa ultima rivendicasse la
propria autoreferenzialità rispetto alla storia, verrebbe meno la stessa immagine della
Chiesa, offerta dal Concilio, come "segno e strumento dell'intima unione con Dio" e il
secolo finirebbe in balia dei fondamentalismi di ogni risma.
Guardiamo allora alla vita consacrata sicuri di trovarvi un filo da tessere con la nostra
piena autonomia di laici nel mondo delle "cose penultime", per riprendere
un'espressione di Bonhoeffer.
Vorrei chiudere con un invito lasciato da Alcide De Gasperi poco prima di morire, un
testamento che richiama noi laici all'impegno per gli altri:
"dirsi cristiani nel settore dell'attività politica non significa
menare vanto di privilegi in confronto ad altri, ma implica
il dovere di sentirsi vincolati in modo particolare da un
profondo senso di fraternità civica, di moralità e di
giustizia verso i più deboli e i più poveri".
Andrea Fedeli Consigliere Parlamentare
Senato della Repubblica
L’educazione: radici e fiori 25
Che cosa è un ricordo?
Andare con la memoria negli anfratti del
tempo significa abbandonare
temporaneamente il contatto con il proprio
sé presente e dirigere attenzione e
coscienza su frammenti di vita vissuta che
ci sono appartenuti e che hanno poi
contribuito a formare l’io da cui
momentaneamente ci si allontana.
Ricordare non è mai operazione semplice,
né neutra. La nostra mente agisce filtrando
momenti e sensazioni che, all'epoca degli
eventi, abbiamo vissuto come
particolarmente significativi o portatori di
significato. Difficilmente ricorderemo cosa
è avvenuto quel dato giorno, di quel
determinato anno, se quel giorno non ha
avuto un significato particolare sulla nostra
coscienza o esistenza.
Ebbene, il ricordo degli anni vissuti presso
l’Istituto Magistrale canossiano “Maria
Immacolata” di Piedimonte Matese è
ancora oggi vivido in me.
Quegli anni furono decisivi per la mia
formazione culturale e per la mia
complessiva crescita interiore. Essi
determinarono totalmente le scelte di vita
che ho maturato in seguito.
Riassumere in poche righe anni di studio e
di esperienze non è cosa facile. Sollecito la
mia mente ad indugiare sulle impressioni e
sugli avvenimenti che caratterizzarono quel
periodo.
Ricordo ancora i timori del primo giorno di
scuola, la mia diffidenza nei riguardi di
un ambiente e di persone a me
completamente estranee, ma soprattutto lo
stupore nello scoprire di essermi sbagliata.
Contrariamente alle mie errate convinzioni,
mi sentii subito a casa.
L’accoglienza, la gioia, la fratellanza, ma
anche un gran senso di pace e di amore
era ciò che si percepiva nell’aria e ciò che
quotidianamente le “Madri” Canossiane ci
trasmettevano.
L’Istituto Magistrale non ha rappresentato
per me soltanto un luogo di apprendimento
culturale ed educativo, ma una vera e
propria palestra di vita.
Mi ha dato la possibilità di scoprire
me stessa, di migliorarmi, di far
fruttificare i doni che Dio mi ha
concesso. Mi ha permesso di vivere
esperienze significative sia dal punto
di vista formativo che spirituale.
Ripenso, per citarne qualcuna, agli
Esercizi spirituali effettuati nell’eremo
di Lecceto in provincia di Siena o
presso il Santuario francescano di
Santa Maria Occorrevole in provincia
di Caserta, agli Esercizi itineranti di
Assisi, alle difficoltà incontrate durante
il percorso, ma anche alla grande gioia
e serenità avvertite alla fine.
Rammento il viaggio in Polonia alla
scoperta della Madonna nera e dei
luoghi in cui ha vissuto Papa Giovanni
Paolo II.
Ricordo ancora con grande emozione
la XII Giornata mondiale della
gioventù tenutasi a Parigi, l’incontro a
Loreto nel 1996 tra il Santo Padre
Giovanni Paolo II ed i giovani, il
raduno di Potenza, il giorno della
beatificazione di Madre Bakhita e di
Gianna Beretta Molla; esperienze
davvero indimenticabili, di grande
comunione e spiritualità che mi hanno
plasmato e cambiato. Esse hanno
influenzato le mie successive decisioni
e, nello stesso tempo, si sono rivelate
di grande aiuto nei momenti difficili.
Terminati gli studi superiori i valori
trasmessimi dalle Madri Canossiane,
quali l’amore per il prossimo e verso
Cristo, la giustizia, l’umiltà, la
speranza, il rispetto del diverso, la
scoperta della santità nella
quotidianità, mi hanno sempre
accompagnato ed ancora oggi, nel mio
lavoro,, nell’ambito della mia famiglia,
nella vita di tutti i giorni, cerco di
mettere in pratica i preziosi
insegnamenti allora ricevuti.
A tutte le Suore canossiane, che ho
avuto la fortuna di incontrare, vada,
per il loro insostituibile operato, il mio
sincero ed affettuoso ringraziamento. Antonella Rossi
26 L’Anno della Fede
In cammino verso l’Anno della Fede
“Momento di grazia e di impegno”
deve essere l’Anno della Fede, annunciato
dal Papa con la Lettera Apostolica “La Porta
della Fede”, che sarà celebrato in occasione
del 50° anniversario dell’inizio del Concilio
Vaticano II e dei 20 anni della
promulgazione del Catechismo della Chiesa
Cattolica.
Tale anno, nelle intenzioni del Santo
Padre, mira a ravvivare la fede nei cuori ed a
suscitare
“un corale impegno per la riscoperta e lo
studio dei contenuti fondamentali della fede”
e, inoltre, deve portare alla crescita della
“testimonianza di vita dei credenti nella sua
credibilità”. Esso intende esprimere l’esigenza “ di riscoprire il cammino della fede
per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia e il rinnovato entusiasmo
dell’incontro con Cristo”.
In altre parole, l’obiettivo di questo anno di grazia è di rinnovare e fortificare la
fede in un momento di particolare crisi di identità e anche di responsabilità sociale.
Nella società secolarizzata di oggi, la fede in Dio è esposta a forti venti contrari e
tende ad affievolirsi come una fiamma che resta senza alimento. Correnti di
pensiero e stili di vita vanno in senso opposto alla concezione cristiana della vita e
della società, modificando pian piano mentalità, sensibilità e costumi, e mettendo a
dura prova la fede, i cui contenuti non sono più conosciuti e la partecipazione alla
vita sacramentale registra una notevole diminuzione.
Nella società che ci circonda notiamo infatti varie crisi: è vivamente sentita la
crisi economica e finanziaria che, da oltre 3 anni, pesa sulle famiglie, con
conseguenze a volte molto serie; la crisi morale che si insinua nei mezzi di
comunicazione e nelle menti; la crisi sociale con tanti problemi; la crisi educativa...
ecc...,ma al fondo di queste crisi ce ne sta un’altra, che è la radice di tutte: la crisi
della fede in Dio. Questo è il vero problema del nostro tempo. Ecco perché è
particolarmente felice l’iniziativa del Papa concernente l’Anno della Fede.
Già Papa Paolo VI°, due anni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, aveva
voluto un anno della fede, in occasione dei 1900 anni del martirio degli Apostoli
Pietro e Paolo. Un anno che voleva aiutare i cattolici a rendersi conto “dell’essenziale
importanza che il Concilio, coerente con la tradizione dottrinale della Chiesa,
attribuisce alla fede, alla vera fede, quella che ha per sorgente Cristo e per canale il
magistero della Chiesa”.
L’Anno della Fede 27
Anche ora è la stessa sollecitudine pastorale a guidare la scelta di Papa Benedetto
XVI° che, nell’indire l’Anno della Fede, vuole indicare ‘l’importanza essenziale della Fede”
alla luce del Concilio Vaticano II e chiama la Chiesa intera ad offrire una comune e
unitaria testimonianza della sua fede fiduciosa in Dio.
Per questo l’inizio dell’Anno della Fede avrà luogo l’ 11 ottobre prossimo, a 50 anni
esatti dall’apertura del Concilio (11 ottobre 1962). In pari tempo, coinciderà con i 20
anni della promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica, definito dal Santo Padre
Benedetto XVI° “sussidio prezioso e indispensabile” per approfondire, coltivare e
trasmettere la fede e la gioia di essere cristiani. Nel catechismo si trova infatti
“la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito e offerto nei suoi
duemila anni di storia”.
L’Anno della Fede intende rivolgersi anche alle persone che, nel nostro contesto
culturale, “pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in una sincera
ricerca del senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo.
Questa ricerca muove le persone sulla strada che conduce al mistero di Dio” (Porta
della fede, n. 10). Per questo, fra le numerose iniziative che saranno promosse durante
l’Anno della Fede, non mancheranno i dialoghi del “Cortile dei Gentili” che il Pontificio
Consiglio per la Cultura sta già programmando.
La fede è una porta sempre aperta per quanti vogliono entrarvi ed essere
introdotti alla vita di comunione con Dio. Per chi la possiede, la fede è un bene prezioso
da custodire, alimentare e trasmettere. Avere fede significa porre la propria fiducia in
Dio ed affidarsi al suo cuore grande. La fede apre orizzonti di una speranza che non
delude e indica un fondamento solido sul quale costruire la propria vita.
La fede non è un intralcio ad una esistenza felice, ma è promessa e garanzia di vita
che va oltre il tempo, e tuttavia aiuta anche ad affrontare con serenità le sfide del
cammino nel tempo della vita. Ugualmente il credere nella vita eterna non rende
insignificante la vita terrena. Al contrario, soltanto se la misura della nostra vita è
l’eternità, anche la vita su questa terra è bella e importante.
La fede si rivolge al cuore e alla coscienza delle persone, ma ha sempre anche
una dimensione pubblica inseparabile, che richiede la testimonianza nei vari ambiti e
nelle varie situazioni dell’esistenza.
“Il cristiano non può mai pensare che credere sia un atto privato. La
fede è decidere di stare col Signore per vivere con Lui. E questo
“stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si
crede”, ma porta anche ad una testimonianza “franca e coraggiosa”
(Porta della fede, n. 10)-
L’augurio è che il prossimo Anno della Fede aiuti tutti ad approfondire e
apprezzare il dono della fede e risvegli nei cuori il desiderio di coerenza con essa e di
rinnovamento della propria vita.
Card. Giovanni Battista Re
28 La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Con il 1° gennaio 2012, siamo entrati nell’anno bisestile, un nuovo anno di grazia da
accogliere come il “tempo nuovo” che Dio concede ai suoi figli, tempo propizio per
“camminare secondo lo Spirito” e vivere la vita buona del Vangelo, cercando sempre
“nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui.” (Benedetto XVI)
Anche nelle comunità del nostro Territorio, ci troviamo tutte impegnate nel cammino
cercando di scoprire i piccoli passi che intensificano “la testimonianza della carità, per
conoscere il volto di Cristo”. Il desiderio personale di fedeltà al dono vocazionale è
sostenuto dall’impegno comunitario in un cammino formativo di progressiva presa di
coscienza della nostra identità canossiana, dentro la chiesa. Ognuna è responsabile nel
custodire il dono vocazionale mediante la carità vissuta e resa visibile nella vita fraterna e
nell’esercizio ministeriale, che invita alla creatività nel trovare sempre nuove strategie per
comunicare l’amore gratuito di Cristo e suscitare la gioia di vivere “la vita buona del
Vangelo. Tutto questo nella coerenza del vissuto quotidiano. In questo cammino si cerca
di coinvolgere anche i laici che collaborano con noi nei ministeri apostolici e all’interno delle nostre comunità.
Un momento forte, di riflessione e condivisione, è stato vissuto a Costermano nei
giorni 7-8 gennaio u.s., con la tappa annuale del seminario di formazione congiunta (laici
e suore), sul tema: “Coerenti in un mondo che cambia”, a cui hanno partecipato 19 laici e 21 sorelle, provenienti dalle nostre comunità.
La Madre Provinciale, M. Marilena Pagiato, nella prima mattinata, ci ha fatto dono
della sua parola presentandoci alcune “Immagini di coerenza secondo il pensiero di
Santa Maddalena”.
Nel pomeriggio, nella tavola rotonda, abbiamo ascoltato quattro esperienze a confronto, di tre laici e una canossiana i quali si erano preparati su una griglia di domande:
Quando nella mia vita quotidiana mi si pone la domanda della coerenza ……
Quali elementi entrano in gioco per elaborare la risposta?
A distanza di tempo, quali idee, valutazioni, riflessioni sono affiorate in me o nel mio ambiente?
Don Giuseppe Laiti ha trattato il tema della coerenza nella logica dell’Incarnazione,
partendo dal testo biblico della liturgia natalizia (Ebr 1, 1-4) “Dio ha parlato a noi per
mezzo del suo Figlio …”. Sono seguiti lavori di gruppo e l’assemblea di sintesi , la
Celebrazione Eucaristica a conclusione di tutto. Veramente il clima di fraternità, di
corresponsabilità e di festa, che si è creato nel gruppo, ha suscitato nei presenti
entusiasmo e desiderio di vivere veramente la coerenza dentro la vita quotidiana, in questo mondo che cambia, nello spirito di Santa Maddalena.
Un altro momento particolare di formazione è stato vissuto dalle sorelle che operano
nel Ministero del Malato, comprese quelle che si prendono cura delle “Montagne di
gemme” che sono nelle nostre infermerie. Si sono incontrate in Casa Madre il 4 febbraio
u.s. con don Roberto Vesentini, direttore dell’ufficio diocesano di Verona della Pastorale
della salute, il quale ha condiviso una riflessione sul messaggio di Benedetto XVI per la XX^ giornata mondiale del malato: “Alzati, la tua fede ti ha salvato”.
Il Papa invita a riflettere sull’importanza dei Sacramenti, in particolare: il sacramento
della Penitenza: Gesù è venuto per sanare, perdonare e dare speranza anche nel buio
più profondo; l’Unzione degli infermi: i gesti compiuti nel sacramento suscitano nei
presenti un modo nuovo di accostare e sostenere la persona nella sua situazione di
malattia;l’Eucaristia:Gesù si fa compagno di viaggio del malato, in particolare nel
tragitto del tunnel della morte e lo presenta al Padre. Tutto il messaggio porta a riflettere
sul nostro modo di vivere accanto alla persona in difficoltà a livello fisico, psicologico e
spirituale,nello spirito di Gesù Crocifisso, nella cui persona tutto trova compimento (n.13).
L’anno della fede è l’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità.
Sr. A. Garonzi
La Voce dei TERRITORI: notizie flash 29
“Coraggio, disse Madre Moretta prima di morire, io pregherò per voi e, se <el
Paron> me lo permette, manderò giù tante belle grazie”. Queste parole sembra
ripeterle ad ognuno che viene a visitarla e sono molti i pellegrini che accorrono alla sua
Urna e che vogliono poi pregare nella sua stanza.
Cosa chiedono a Santa Bakhita?
Gli ammalati soprattutto chiedono la salute, molti implorano protezione, amore,
pace e unità nella famiglia, perché sanno che la famiglia è un bene da custodire e per
cui sacrificarsi.
C’è chi ha intuito la grandezza di scoprire cosa il Signore vuole da noi.
“Ti affido i miei figli, aiutali a comprendere il progetto di Dio nella loro vita. Solo così
potranno avere una vita felice”. “Grazie Bakhita per la tua testimonianza piena di
calore umano; fa’ che comprenda la volontà di Dio su di me e possa eseguirla con
amore”. “Chiedimi tutto ciò che vuoi, perché voglio accettare la volontà di Dio”.
Ecco cosa chiede una mamma per i figli: “Te li affido, aiutali a comprendere cosa
vuole il Signore da loro”.
I ragazzi scendono al pratico, vogliono migliorare i rapporti in famiglia: “Aiutami
ad essere generoso, a non litigare con i miei genitori, i miei fratelli, a non rispondere
male…” “Voglio da oggi ascoltare sempre i miei genitori…”
C’è anche chi vuol rompere con dipendenze facili e soprattutto i genitori lo
chiedono per i figli: “Ti affido mio figlio F. ; fa’che possa uscire da questo tunnel!”. E
un'altra mamma: “Via lo spinello da mio figlio!...”
Nella vita è molto importante amare Gesù, il resto viene da sé, questo è nel
cuore di molti: “Tu sai quanta necessità abbiamo di amare Gesù come hai fatto tu
Bakhita…” “Che nella mia vita ci sia un solo desiderio: “Amare Gesù e farlo
amare…” Qualcuno rompe con il passato: “Quando si prega col cuore c’è sempre
qualcuno che ascolta e viene in tuo aiuto. La mia vita è stata tutto uno sbaglio…e mi
sono trovata sola, triste e abbandonata in un mondo difficile…poi è arrivata mia Sorella
D., un vero angelo. Mi ha tirata fuori e mi ha riconsegnato la mia piccola da lei
custodita. Grazie, Bakhita! Ora inizio una vita nuova…”
“Nel mio silenzio ti lascio il cuore, donami conforto nei momenti in cui il pianto mi
soffoca, dammi coraggio quando le realtà tentano di spegnermi o di portarmi lontano
dalla fede. Ho bisogno di sapere che ci sei, Bakhita, per sentirmi una creatura nuova…”
La fede è un bene che molti chiedono per sè o per gli altri. Così un giovane:
“Non permettere, Bakhita, che butti via la mia vita. Aumenta la mia fede, rendimi più
disponibile per il prossimo, guarisci la ferita del mio cuore, fammi amare Gesù”.
“Dentro il mio cuore di mamma e di sposa c’è tanto dolore e anche un po’ di
disperazione. Oggi affido alla tua intercessione i problemi che mi soffocano: che i miei
figli maggiori ritornino a Dio. Considerali figli tuoi…”
C’è chi vuol seguire la via stretta: “Ti affido la mia quotidianità, fa’ che il mio
credo sia purificato dall’acqua uscita dal costato di Gesù e dal fuoco d’amore dello
Spirito Santo…grazie di avermi concesso più di quanto ti avevo chiesto”.
Queste sono espressioni scritte sui registri posti in chiesa o nell’atrio della stanza di
Bakhita, ma molte sono anche le testimonianze che vengono comunicate a voce per
telefono, per posta elettronica, da molti pellegrini che affluiscono da varie parti non
solo dell’Italia, ma anche dell’Europa,dell’Africa, dell’Asia, dell’America…
Bakhita per tutti Madre, Sorella, Amica.
Sr. Maria Teresa Stefini
30 La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Celebrazioni a FIDENZA La comunità di Fidenza sta vivendo il Centenario di presenza sul Territorio con diversi e interessanti momenti celebrativi, e si prepara all’allestimento di una mostra conclusiva dal titolo:
“Il futuro è oggi” Ne riportiamo l’annuncio, mentre assicuriamo la nostra vicinanza e la preghiera perché possa continuare a lungo, con la passione di Maddalena e lo stile canossiano, il suo servizio educativo alle giovani generazioni.
CENTENARIO del CANOSSA - MOSTRA "IL FUTURO E' OGGI"
COMUNICATO STAMPA
… La mostra verrà allestita nei locali della Chiesa di San Giorgio di Via Milani, antistante
l’edificio dell’Istituto Canossiano ed in pieno centro storico.
Scopo della mostra è fare memoria di quanto nel tempo le Canossiane hanno fatto a
Fidenza per le giovani generazioni, restituire alla città un patrimonio culturale, educativo e
religioso che si è andato costruendo nel tempo, far emergere alcune preziose opportunità
che il nostro tempo ci offre affinchè i nostri bambini e i nostri giovani crescano sereni.
La lanciamo oggi nella cornice della festa di Giuseppina Bakhita, la santa che Giovanni
Paolo II ha indicato a tutti come nostra sorella universale, perché abbiamo bisogno della
collaborazione di tutti; sappiamo infatti quanto nel tempo la cittadinanza ha apprezzato la
presenza delle madri canossiane.
In molti sicuramente, in tanti anni, hanno conservato un ricordo, una foto, del materiale
di interesse comune che intendono condividere.
Chiediamo, a chi ne avesse, di portare il materiale (foto, ricordi, manufatti, documenti,
ecc.) in questi mesi (da oggi fino alla metà del mese di maggio) presso l’Istituto
Canossiano di via Milani, 18 a Fidenza. Il materiale verrà selezionato e concorrerà a fare
memoria trovando spazio all’interno delle installazioni.
L’evento è reso possibile grazie al contributo di numerosi sostenitori (principalmente
aziende del nostro territorio) e in particolare l’Unione degli Industriali Parmensi.
Tutti gli eventi del centenario sono patrocinati da Provincia di Parma, Comune di Fidenza,
Diocesi di Fidenza.
Ringraziamo sin d’ora per la collaborazione che vorrete offrirci.
La comunità delle Madri di Fidenza
La Voce dei TERRITORI: notizie flash 31
Pubblichiamo volentieri questa lettera che ci è arrivata da una delle nostre comunità. Nella sua stesura, semplice e familiare, rivela la complessità di un problema del nostro tempo: la crisi e la perdita del lavoro cui tanti sono costretti, espressione di quella crisi economica, che è solo la parte emergente di quell’iceberg la cui parte sommersa si chiama crisi antropologica, crisi di valori.
Bologna, 8 marzo 2012
Ciao, Madri,
grazie di cuore per aver pensato a me, dopo aver ricevuto quell’offerta.
Non mi sono offeso, l’ho presa come un segno della Provvidenza, che non manca mai di
manifestarsi nei modi più inaspettati.
Certo fa un effetto strano sentirsi tra “i bisognosi”; sotto l’aspetto economico non mi era mai
successo prima!
In ogni caso in questi giorni stavo proprio pensando a come ci si senta quando si vedono
terminate le proprie risorse economiche e si ha una famiglia da mantenere, cosa che, purtroppo,
succede molto spesso a tante famiglie, soprattutto negli ultimi tempi.
Personalmente però vivo questo momento come un periodo di prova da un lato e di grazia
dall’altro, perché sono certo che la nostra fede si rafforza, cresce e si purifica proprio nei
momenti più difficili, in cui ci sentiamo spogliati delle nostre sicurezze terrene e non possiamo
far altro che affidarci all’amore di Dio. E..guarda caso..questo periodo coincide proprio con la
Quaresima!
Dico spesso che spero di non diventare mai ricco, perché significherebbe che mi lascerei andare
all’accumulo dei beni, che danno un senso di sicurezza, ma che non permettono di vivere una
fede piena. Inoltre credo che se Gesù ha voluto nascere, vivere e morire povero è perché ci
chiede di esserlo e di condividere la povertà altrui….
Per concludere voglio dirvi che vi sono molto grato per avermi accettato come ospite, cosa per
nulla scontata; per me siete state un segno dell’amore di Dio, che mi ha confermato, ancora una
volta, di trovarmi su una strada da Lui tracciata, che, come sempre, ha continue salite e discese,
curve e porte strette, ma che non manca di lasciare indizi della sua presenza!
Tutto questo, e non solo, mi fa pensare che voi suore siete davvero preziose per la nostra Chiesa
e per la nostra società e, proprio nel giorno della “festa della donna”, faccio a tutte un grande
augurio per una vita in cui la manifestazione di Dio e della vostra vocazione siano sempre più
piene e vive. Grazie!
P.L.
32 La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Famiglia, Lavoro, Festa “La famiglia è la via maestra e la prima insostituibile “scuola” di comunione, la cui legge è il dono totale di sé. I cristiani, proponendola in tutta la sua bellezza, al di là delle loro fragilità, intendono testimoniare agli uomini e donne del nostro tempo, qualunque sia la loro visione della vita, che l’oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare. La famiglia così concepita è un patrimonio prezioso per l’intera società”.
Card. Angelo Scola)
Dal 30 maggio al 3 giugno 2012 la storia del nostro tempo
sarà segnata da un evento straordinario, unico, irrepetibile e, al
tempo stesso, saremo testimoni di un avvenimento estremamente ordinario, semplice,
familiare… perché il soggetto principale dell’incontro è la Famiglia, “piccola Chiesa
domestica” che vive ogni giorno l’ordinarietà della vita quotidiana, in un cammino che
segna la crescita e l’evoluzione di ciascun suo membro, dai più piccoli agli anziani.
Tre dimensioni della vita caratterizzano questo evento di Chiesa e di società: la
Famiglia che abita lo “spazio” sociale e “vive” il tempo umano. Infatti, il lavoro e la
festa sono intimamente legati con la vita della famiglia: ne condizionano le scelte,
influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della
famiglia stessa con la società e con la Chiesa.
Il Convegno, cuore del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, rappresenta il momento
di sintesi più alto e qualificato della riflessione ecclesiale sulla famiglia. Un grande
cantiere di elaborazione del pensiero e valorizzazione delle esperienze che a Milano, in
modo più accentuato che nelle edizioni precedenti, avrà anche un “sapore laico”,
perché sceglie di affrontare due temi che interpellano non esclusivamente i credenti: il
lavoro e la festa, i due ambiti in cui la famiglia si apre alla società e la società s’innesta
nella vita delle famiglie.
I valori e i percorsi che risuonano più forti in questo evento sono: celebrazione,
preghiera,servizio, accoglienza, ospitalità, condivisione, amicizia, fraternità…
Ai numerosi momenti formativi interverranno, tra gli altri, 4 cardinali, 7 vescovi, 24
professori universitari, tra cui sociologi, psicologi, demografi, economisti, teologi,
giuristi, agronomi….
Sono oltre 5 mila i partecipanti attesi. Questi numeri possono aiutare a dare la
proporzione dei tre giorni di studio che si appresta a vivere il capoluogo lombardo,
insieme alle altre sette città scelte come sedi decentrate, in attesa, poi, dell’arrivo del
Papa, previsto per l’1 giugno.
Per la Chiesa italiana offriranno il loro qualificato contributo il cardinale Gianfranco
Ravasi, il vescovo Giancarlo Bregantini, il priore di Bose ,Enzo Bianchi. Ci saranno inoltre
illustri
La Voce dei TERRITORI: notizie flash 33
studiosi, ma i veri protagonisti saranno le 20 famiglie provenienti da Francia,
Irlanda, Argentina, Sud Sudan, Colombia, Germania scelte a rappresentare la
molteplicità di situazioni assolutamente quotidiane e ordinarie che le famiglie si
trovano oggi ad affrontare.
Diversi saranno gli argomenti che verranno toccati: la conciliazione dei tempi tra
famiglia e lavoro, il rapporto tra festa e tempo libero, la famiglia di fronte alle sfide
della comunicazione globale, dell’immigrazione, dell’educazione. Si affronterà la
tematica relativa alla condizione delle donne che lavorano. Si parlerà anche di
separazioni, divorzi e nuove unioni.
In queste intense giornate di riflessione sulla famiglia, il lavoro e la festa, non si
poteva dimenticare i più piccoli. Infatti, parallelamente al Congresso ufficiale, ne è
previsto uno «per i ragazzi» che lavoreranno, a loro misura, sugli stessi temi degli
adulti, suddivisi in cinque fasce di età da 3 a 17 anni con momenti di parola,
animazione, giochi, attività ludiche e istruttive. Le attività sono aperte a tutti, non
solo ai figli dei congressisti.
Tra gli eventi culturali significativi, offerti già da tempo, è da segnalare la mostra
fotografica, promossa dalla Fondazione “Milano famiglia 2012”, in collaborazione col
comune della città, già inaugurata dal Card. Angelo Scola, presso il Palazzo reale e
che rimarrà aperta fino all’1 aprile p.v. Tema della mostra: “Famiglia all’italiana”.
Questo VII evento mondiale, preceduto da una intensa e laboriosa preparazione, sia
in campo formativo e, in pari misura, in campo organizzativo, ha visto, già da alcuni
mesi, protagonisti molti giovani volontari che, con spirito missionario, generoso e
competente servizio, si sono messi a disposizione per provvedere a tutto ciò che
comporta l’attivazione di una “macchina organizzativa” di portata mondiale.
Da questo sguardo d’insieme, dalla ricchezza di contenuti e iniziative che verranno
proposte nascono precise domande: questo evento cosa dice a noi Canossiane?
Che sfida ci lancia? Che possibili strade ci lascia intravvedere? Il carisma di
S. Maddalena e nostro ha una “parola” da dire alle gente, alla famiglia di
oggi?
Se pensiamo all’opera e alla testimonianza di vita della Canossa, ancor prima di
dare vita alle sue Istituzioni, da giovane laica, ci rendiamo conto di quanto lei ha
fatto, con la “fantasia della carità”, per “promuovere” la vita delle famiglie del suo
tempo, in particolare del quartiere di S. Zeno, e ancor prima quanto si è data da
fare per accompagnare, custodire e proteggere la sua stessa famiglia Canossa, non
priva di problemi, di difficoltà, di incertezze….
La famiglia in genere e le numerosissime famiglie dei destinatari dei nostri ministeri
sono, per noi, il “luogo e il terreno privilegiato” per annunciare e comunicare,
con larghezza di cuore e creatività, la “vita buona del Vangelo”.
Affidiamo a Maria, Madre e Maestra di vita il nostro impegno, ogni nostro piccolo e
grande progetto rivolto a dire il nostro grande desiderio di “far conoscere e amare
Gesù” ad ogni nucleo familiare.
Sr. Milena Regazzoni
34 La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Febbraio 2012: mese della neve, mese del ghiaccio …
Neve e ghiaccio, due combinazioni della natura che hanno seminato dolore …
Ma, se guardati con l’occhio del cuore, osano pur anche loro scrivere una
parabola, osano anche loro confermarci una buona notizia : il Signore ci
precede, sempre e ovunque.
Egli è davvero un buon camminatore, viandante dall’alba al tramonto, anche con
le ciaspole, tra la neve…. per prepararci nuovi sentieri di vita.
Semplice Pellegrino procede sopra la coltre bianca, lasciando dietro di sé tracce
silenziose.
E’ il sentiero della giornata da Lui preparato per noi, nell’Eucaristia; proprio per
noi, già agitate alle prime luci, perché la corsa inizia … alla porta, in classe, in
cucina … in ….
Lui ci ha preceduto e … come brama che noi scopriamo le sue orme!
Sono facili da scoprire: la loro forma è fatta di discrezione e di essenzialità.
Appoggiando i piedi del nostro lavoro sulle sue orme, non affonderemo nella neve!
Perché … “L’unica cosa che dobbiamo salvare di questi tempi, è un piccolo
pezzo di Te, Signore, in noi stesse” (E. Hillesum)
Lui ha tracciato la strada del nuovo giorno con tre inestimabili e inconfondibili
coordinate, poco note alla scienza meteorologica: Provvidenza, Misericordia e
Tenerezza. Nutre, però, un amabile desiderio: che possiamo percorrere la strada
insieme, sorelle della Comunità. E, giunta la sera, prima di “dormire da
affaticate”, scopriremo che è stato un cammino d’amore….
Il ghiaccio poi …. quello che ha coperto i canali della Laguna di Venezia, i piccoli laghi montani incastonati tra le nostre Dolomiti…. Sì, ghiaccio: maschera insidiosa che nasconde una vitalità assopita, vinta solo con l’arrivo del tepore donato dal sole.
Con la pazienza, che solo la natura conosce, prima si ritrae, poi si annulla; e la vita si ridesta, l’acqua diventa specchio.
Specchio che riflette ciò che lo circonda e sempre con un silenzioso tremolio.
La Voce dei TERRITORI: notizie flash 35
Così, anche il tepore della carità più fine, del gesto imbevuto di squisita umanità, è
capace di sciogliere qualche maschera di ghiaccio, dipinta da tocchi di orgoglio, di triste
sicurezza, da grigia superficialità.
Tutto può diventare specchio, a qualsiasi età, a qualsiasi latitudine e longitudine,
perché ….
siamo fatte per essere specchio di Dio…
Sr. Giulia Gallocchio
a guisa di uccelletti”
Noi, Sorelle della Comunità di Schio “ Casa Charitas “, raccontiamo una favolosa
esperienza che ha toccato le nostre vite.
La scarsità di sacerdoti ci ha fatto provare il non avere garantita la celebrazione
della S. Messa in casa.
Un giorno, il sacerdote di fragile salute che abitualmente viene da noi per la
celebrazione, chiama al telefono e annuncia: “Domani non vengo a celebrare perché
non ce la faccio più”.
La M. Superiora si è attivata chiedendo a tutti i sacerdoti della zona, alle comunità
religiose dei Padri Salesiani e dei Padri Cappuccini, la disponibilità, anche per un solo
giorno e tutti hanno dato il loro contributo nel mese di settembre. Poi, iniziato l’anno
scolastico e pastorale, ecco arrivare anche i “no”, seppur giustificati.
Gran movimento in Casa Charitas. Mai come ora abbiamo apprezzato ancora di più
il valore della celebrazione eucaristica.
Eucaristia! Sostegno della nostra vita e soprattutto di quella delle sorelle più
ammalate e sofferenti.
Che fare? Un gruppo di 10 Sorelle si sono recate in parrocchia o nelle chiese vicine.
La M. Superiora, dopo la preparazione con una paraliturgia, ha distribuito
l’Eucaristia al resto delle madri della Comunità. Un’esperienza sì, sofferta, ma che ci ha
aperto nel fare un passo… “fuori” …
E, piano, piano i cuori della M. Superiora prima e delle Sorelle poi si sono
abbandonati alla cura del Signore che “ci nutre.a guisa di uccelletti “.
E così di giorno in giorno, di settimana in settimana, il nostro telefono chiama per
trovare un sacerdote per la celebrazione; durante la cena comunitaria diventa
importante la domanda: “E domani abbiamo la Messa? Chi la celebra? A che ora?...
perché potrebbe anche non esserci”.
Dobbiamo anche sottolineare che, nella varietà di presenze, i sacerdoti ci hanno
donato la Parola spezzata in modo vario e ricco. Certamente chi viene a celebrare offre
la propria disponibilità oltre all’ordinario, esprimendo così l’attenzione per una
comunità d’infermeria che ha bisogno di attingere forza dal “Grande Esemplare”. E
se ci chiedono l’offerta della preghiera e della sofferenza non è tanto per se stessi, ma
per le persone che avvicinano, e noi ci sentiamo maggiormente impegnate in questo
anno di preghiera per le vocazioni ad gentes.
Le Sorelle della Comunità di Schio “ Charitas”
36 La Voce dei TERRITORI: notizie flash
E’ domenica mattina, una domenica come tante, e i fedeli si apprestano a varcare
la soglia della Duomo di San Pietro in Rogliano per assistere alla Messa domenicale
celebrata dal Parroco, don Santino Borrelli, e, come per incanto, nella splendida
cornice barocca, nella grande e immensa navata della Chiesa, i parrocchiani si
ritrovano ad essere accolti da una incantevole suora di colore che, con il suo
abbigliamento che richiama i tempi passati, quando le suore Canossiane indossavano
la classica cuffietta e il vestito nero, accoglie i fedeli.
La somiglianza e’ impressionante, chiunque la associa alla Santa Bakhita, chiunque
ricorre alla macchina fotografica per immortalare il momento che si riveste di una
misticità e di una tenerezza capace di emozionare. Un momento altro in una
espressione che nasce da un extra quotidiano
Cosi dunque il parroco, don Santino, e la sua Parrocchia hanno voluto ricordare la
figura di Santa Bakhita in occasione della giornata che la Chiesa le ha dedicato.
Santa Bakhita, la bella figura di colore delle Madri Canossiane, proveniente dal
Sudan, e’ stata cosi ricordata dalla Parrocchia roglianese e dal gruppo di Nigeriani,
ospiti del centro di accoglienza della cittadina; tra questi, Franca, con la sua
straordinaria somiglianza, ha vestito i panni della Santa, provocando meraviglia negli
occhi di quanti conoscevano Madre Moretta.
Un momento anche bello è stata la processione offertoriale di questi fratelli che,
ricoperti di un fular di Bahkita, hanno presentato i doni: il pane e il vino, i fiori,
espressione di vita, e le catene segno della schiavitù, spezzate dall’amore di Dio,
raggiungendo l’altare, a suon di tamburo.
Madre Giovanna, Superiora della comunità, ha voluto fortemente, insieme a don
Santino, che si realizzasse questo momento, per ricordare la figura di questa donna
africana che non ha avuto certamente un’esistenza facile, soprattutto nei primi anni di
vita in Sudan, e che ha riscoperto la sua dignità di persona nel momento in cui ha
incontrato Dio, al quale si è consegnata totalmente con il suo ingresso nella Famiglia
religiosa di S. Maddalena.
Una esperienza diretta dunque, un rapporto immediato, una visione che restituisce
non solo un effetto di mera somiglianza, ma che vuole essere momento di riflessione
nei confronti di chi, come Bakhita, si porta dietro una storia di sofferenza, di
maltrattamenti e violenze anche fisiche, che hanno forgiato certamente la sua gracile
personalità di ragazza, ma che di certo non l’ hanno piegata.
Affidandosi all’amore di Dio, Bakhita è riuscita a trovare la giusta dimensione del
vivere, portandosi sulle spalle il dolore di tanti momenti di prova e di sofferenza.
La nostra Santa è dunque un modello da imitare, una forza interiore che ci deve
aiutare a riflettere e ad agire di conseguenza, soprattutto di fronte ai mille problemi
che la vita, giorno dopo giorno, ci riserva.
Antonio Simarco
La Voce dei TERRITORI: notizie flash 37
I fiocchi di neve scendono dapprima piano, poi vorticosamente dal cielo imbiancato, e
si posano sulle larghe strade ormai non più percorribili. Le nevicate si fanno, lungo i giorni,
più intense, impedendo di vedere non lontano, mentre ogni cosa si copre di questa strana
e misteriosa polverina ghiacciata. Non si può evitare di guardare, rapite, il magico
paesaggio, contemplarlo ed elevarsi.
I PANORAMI, nella loro variegata bellezza, ci
sollecitano a stupirci, ma Dio, ancor più, ci riempie di
stupore per le meraviglie che opera nel nostro intimo.
I PINI, ricoperti da un manto bianco, si slanciano
verso il cielo in cerca di sole che alleggerisca i rami; ci
rallegrano con la loro maestosità e resistenza all’ infuriare
della tempesta, ci spingono ad innalzare lo sguardo verso
l’ alto, al di là, dove c’è il SOLE...
Un evento raro, secondo gli esperti, si è verificato nella notte del 14 febbraio: la neve
è scesa ghiacciata e, nel buio fitto, i fiocchi sono diventati cristalli brillanti.
POTENZA è ricoperta di neve, mai vista così alta, tanto da dover dire stop alle attività
scolastiche per ben 10 giorni.
Anche se questo spettacolo ci attira, non si può far finta di non vedere i disagi che la
neve ha procurato a tanta gente, rimasta isolata a causa delle strade chiuse al traffico,
soprattutto, nelle zone di campagna.
La protezione civile e i volontari si son dati da fare molto per aiutare anziani e malati,
provvederli di cibo e di altre cose necessarie.
E… intanto, proprio in questa settimana di neve sovrabbondante, , ha inizio la missione
popolare indetta e preparata dai frati francescani minori della nostra parrocchia.
Sorgono spontanee nel cuore e sulle labbra le parole
del salmo 147:
“ Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina. Getta come briciole la grandine, di fronte al suo gelo chi resiste?”
Eppure i missionari hanno resistito; con entusiasmo,
non intimoriti, hanno percorso ogni giorno le strade del
rione per visitare le famiglie e portare l’annuncio del Vangelo.
Anche la nostra Comunità ha partecipato ad alcune iniziative del programma, a
momenti di preghiera e di riflessione, ha offerto gli ambienti per l’ incontro delle famiglie
ed ha condiviso una cena con tutti i missionari.
Il giorno 12 ha avuto la gioia di una celebrazione eucaristica presieduta da alcuni di loro,
mentre il 14 i nostri alunni hanno incontrato i giovani missionari per l’ ascolto della
Parola.
La festa conclusiva è stato un momento di lode e di ringraziamento al Signore
dell’intera comunità parrocchiale per quanto ha operato nei cuori delle persone con la sua
grazia durante la settimana.
E’ proprio vero che gli ostacoli e gli imprevisti non impediscono il bene, non frenano la
corsa della Parola, quando si è mossi dall’amore e dal desiderio che il Regno cresca e si
diffonda.
M. Serafina Martilotti
38 TERRITORI: notizie flash
Pubblichiamo , sia pure con un po’ di ritardo rispetto al tempo liturgico, questo articolo che ci è giunto dopo Natale, ma che ci è sembrato bello e, pertanto, da far conoscere.
“ Concettina Figliolia” è la scuola dell’infanzia di Foggia, ubicata nel quartiere S. Ciro, proprio di fronte all campo sportivo, alle cui partite si può tranquillamente assistere affacciandosi dal terrazzo di casa.
A trasformarla, per Natale, in una “piccola BETLEMME, ci hanno pensato le insegnanti insieme alle Madri e ai bambini con la preziosa collaborazione dei genitori.
Cinquantacinque bambini, circa trenta genitori, tra “attori” e comparse, sono stati impegnati nella rappresentazione della natività allestita in modo semplice e realistico, ottenendo un grande successo.
Nelle diverse aule, i genitori entusiasti hanno dato vita agli antichi mestieri: il calzolaio, il falegname, il bottaio, l'oste... tra la nostalgia di un passato in cui si vedeva battere il ferro rovente, lavare i panni con acqua e cenere, oppure filare la lana e ricamare.
Il presepe ha preso vita tra il vociare dei più piccoli, ben immedesimati nella parte a loro affidata.
Dalle botteghe si è giunti alla “Grotta illuminata” dove tutto era scrupolosamente vero, così come volle l'ideatore del presepe vivente, San Francesco d'Assisi, nell'anno 1223, a Greccio. San Francesco,nella Notte Santa, volle vedere, con gli occhi della carne, ciò che conosceva già con gli occhi del cuore:
"...vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme e, in qualche modo, vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per mancanza delle cose necessarie a un neonato.. come fu adagiato in una greppia..."
L’attenzione si è soffermata poi tra le strade della “piccola Betlemme” che sono state simbolicamente ripercorse, accogliendo il messaggio che ogni via suggeriva prima di arrivare alla Grotta, cioè all’incontro con il Verbo fatto carne che ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Ad iniziare dalla via “delle lavandaie” fino all’ultima, la “via degli angeli”, si è voluto sottolineare che il punto di partenza per incontrare il Signore è la purificazione “ solo i puri di cuore vedranno Dio”; il punto di arrivo è un nuovo inizio che, come per gli angeli, dà la gioia di annunciare il Signore incontrato.
Nel concreto il messaggio del nostro Presepe è stato un invito ad essere missionari nelle vie della nostra città, in quelle vie che percorriamo tutti i giorni, spesso tanto diverse dalle vie del presepe,
perché piene di ostacoli che fanno deviare verso percorsi che non sempre conducono a Gesù .
A noi il compito di trasformarle per renderle come quelle della piccola Betlemme.
La realizzazione del presepe vivente è stata vissuta non come un avvenimento folkloristico, ma come occasione per un momento di catechesi condivisa tra scuola e famiglia.
Ins. Ferro Gina
TERRITORI: notizie flash 39
Continuiamo, anche in questo numero, il nostro viaggio, nel carcere di Rebibbia, dove la nostra sorella, M. Rita Del Grosso, si reca, puntualmente, da 8 anni per portare una parola di speranza ai nostri fratelli detenuti ed essere per loro presenza di consolazione che piange con chi piange, gioisce con chi gioisce.
È ancora forte il ricordo della visita di Papa Benedetto XVI a Rebibbia e
gli ospiti della Casa Circondariale romana continuano a parlarne e a rievocare i
momenti più belli.
Il ringraziamento per quell'abbraccio che il
Santo Padre ha voluto riservare loro prosegue
anche oggi attraverso diverse forme e
testimonianze. Tra queste anche il concorso dei
presepi che ha visto protagonisti, lo scorso 21
gennaio, 44 detenuti, cimentatisi in questa
antica arte.
Sei le rappresentazioni in gara, compresa
quella proveniente dal carcere di Civitavecchia
che, quest'anno, ha voluto partecipare con
un'opera tutta sua. Alla fine, l'ha spuntata la rappresentazione del "camerone" – così
la chiamano da queste parti – ovvero la cella dove vivono i 6 o i 9 detenuti costretti a
condividere uno spazio davvero angusto. “Il carcere è il luogo nel quale veramente si
assiste alla massima espressione dell’inventiva, della creatività dell’essere umano,
perché, con mezzi ridottissimi, si riesce a realizzare delle opere che richiederebbero
ben altre attrezzature per poterle costruire, come nel caso specifico dei presepi”. Ha
detto il Direttore della sezione penale di Rebibbia, Stefano Ricca.
Parlando della visita di Benedetto XVI, Ricca ha sottolineato: “E’ stato un evento
vissuto con grande attenzione, perché ci si è resi conto che il Santo Padre, attraverso
la sua presenza fisica all’interno di un istituto penitenziario, ha voluto affermare con
forza, con la fisicità della presenza, l’interesse, la vicinanza, la solidarietà, la
fratellanza, che in qualche maniera ha voluto esprimere al mondo del penitenziario.
“Sono convinto” ha aggiunto il Direttore “che la solidarietà espressa dal Pontefice
sicuramente sia andata in primis alle persone detenute, anche se il Papa ha voluto
anche essere vicino al personale penitenziario
il quale, anche in gravissime condizioni di
sofferenza, di organico, continua ad assicurare
tutti quei servizi che rendono la detenzione
più sopportabile, soprattutto in un momento
caratterizzato, come quello presente, da un
forte sovraffollamento delle strutture
penitenziarie”.
Ma Rebibbia è una realtà molto ricca di
energia, di idee, di operatori motivati e
capaci.
La situazione dei detenuti nelle nostre carceri molte volte è quella di mera
sopravvivenza. Qui non è così. Certamente il macroaggregato è coinvolto in una serie
di tematiche di carattere nazionale, perché vi arrivano detenuti da tutta Italia e di
tutte le categorie, ma le persone che vi lavorano sentono il peso della propria
responsabilità ed hanno un approccio diverso, più familiare, con il detenuto. Così
riescono a conoscere più da vicino l’uomo, nel suo mistero di bene e di male e a
riempire di senso il loro servizio e il loro ministero.
Davide Dionisi Giornalista Radio Vaticana
40 Parliamo di … (notizie varie)
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 11 gennaio 2012…”eravamo presenti anche noi!
Il Papa all'udienza generale:
“Nell'Eucaristia viviamo la preghiera di Gesù affinché il male non vinca”.
Nella solennità dell’Ultima Cena, “Gesù anticipa la sua morte e la sua risurrezione”. Lo
ha ricordato Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì 11 gennaio, spiegando che
in quel “convito in cui Gesù si congeda dagli amici” sente “l’imminenza della sua morte”:
“Gesù sa - ha aggiunto il Papa - che la vita sta per essergli tolta attraverso il supplizio
della croce, la pena capitale degli uomini non liberi”. Il nucleo di quella “cena di addio” di
Gesù ai suoi, nei giorni in prossimità della Pasqua ebraica, sta nei gesti - "del
capofamiglia, che accoglie alla sua mensa i familiari" - dello spezzare il pane, del
distribuirlo ai discepoli e del condividere il calice del vino con le parole che li
accompagnano e nel contesto di preghiera in cui si collocano: “è l’istituzione
dell’Eucaristia, è la grande preghiera di Gesù e della Chiesa”:
"Gesù guarda alla sua Passione, Morte e Risurrezione, essendone pienamente
consapevole. Egli vuole vivere questa Cena con i suoi discepoli, con un carattere del
tutto speciale e diverso dagli altri conviti; è la sua Cena, nella quale dona Qualcosa di
totalmente nuovo: Se stesso. In questo modo celebra la sua Pasqua, anticipa la sua
Croce e la sua Risurrezione".
Nella preghiera, Gesù mostra poi “la sua identità e la determinazione a compiere fino in
fondo la sua missione di amore totale, di offerta, in obbedienza alla volontà del Padre”.
"Egli offre in anticipo la vita che gli sarà tolta e in questo modo trasforma la sua morte
violenta in un atto libero di donazione di sé per gli altri e agli altri. La violenza subita si
trasforma in un sacrificio attivo, libero e redentivo".
Parliamo di … (notizie varie) 41
E nei gesti e nelle parole di quella notte, “vediamo chiaramente - ha detto il Papa - che il rapporto intimo e costante con il Padre è il luogo in cui Egli realizza il gesto di lasciare ai suoi, e a ciascuno di noi, il Sacramento dell'amore, il «Sacramentum caritatis»”. Quindi una riflessione proprio sulla profondità della preghiera di Cristo per i discepoli, che “sorregge la loro debolezza”, “la loro fatica di comprendere che la via di Dio passa attraverso il Mistero pasquale di morte e risurrezione, anticipato nell’offerta del pane e del vino”. D’altra parte, l’Eucaristia “è cibo dei pellegrini che diventa forza anche per chi è stanco, sfinito e disorientato”. Benedetto XVI si è quindi soffermato sull’attenzione di Gesù per ciascuno dei suoi, con una preghiera che “è particolarmente per Pietro, perché, una volta convertito, confermi i fratelli nella fede”.
"Cari fratelli e sorelle, partecipando all'Eucaristia, viviamo in modo straordinario la preghiera che Gesù ha fatto e continuamente fa per ciascuno affinché il male, che tutti incontriamo nella vita, non abbia a vincere e agisca in noi la forza trasformante della morte e risurrezione di Cristo. Nell’Eucaristia la Chiesa risponde al comando di Gesù: «Fate questo in memoria di me»".
Le tradizioni neotestamentarie dell’istituzione dell’Eucaristia, ricordate dal Pontefice con Paolo e Luca, Marco e Matteo, riportano - dal greco - un significato di
“eucaristia/ringraziamento” e “eulogia/benedizione”,
che rimandano direttamente alla berakha ebraica, grande preghiera della tradizione d’Israele. “La berakha - ha spiegato il Santo Padre - è anzitutto ringraziamento e lode che sale a Dio per il dono ricevuto: nell’Ultima Cena di Gesù, si tratta del pane – lavorato dal frumento che Dio fa germogliare e crescere dalla terra – e del vino prodotto dal frutto maturato sulle viti. Questa preghiera di lode e ringraziamento, che si innalza verso Dio, ritorna come benedizione, che scende da Dio sul dono e lo arricchisce. Il ringraziare, lodare Dio diventa così benedizione, e l’offerta donata a Dio ritorna all’uomo benedetta dall’Onnipotente”.
L’esortazione del Papa è stata quella di chiedere “al Signore che, dopo esserci debitamente preparati, anche con il Sacramento della Penitenza, la nostra partecipazione alla sua Eucaristia, indispensabile per la vita cristiana, sia sempre il punto più alto di tutta la nostra preghiera. Domandiamo che, uniti profondamente nella sua stessa offerta al Padre, possiamo anche noi trasformare le nostre croci in sacrificio, libero e responsabile, di amore a Dio e ai fratelli”.
"Fin dall’inizio, la Chiesa ha compreso le parole di consacrazione come parte della preghiera fatta insieme a Gesù; come parte centrale della lode colma di gratitudine, attraverso la quale il frutto della terra e del lavoro dell’uomo ci viene nuovamente donato da Dio come corpo e sangue di Gesù, come auto-donazione di Dio stesso nell'amore accogliente del Figlio (cfr Gesù di Nazaret, II, pag. 146). Partecipando all’Eucaristia, nutrendoci della Carne e del Sangue del Figlio di Dio, noi uniamo la nostra preghiera a quella dell’Agnello pasquale nella sua notte suprema, perché la nostra vita non vada perduta, nonostante la nostra debolezza e le nostre infedeltà, ma venga trasformata".
Al termine dell’udienza, alla quale abbiamo partecipato come Consiglio Provinciale, a conclusione del 1° mandato di governo della Provincia d’Italia, il Papa ha salutato, tra gli altri, un gruppo di 200 circensi e alcuni di loro - clown, acrobati e giocolieri - si sono esibiti ai piedi del palco offrendo un colorato e spiritoso spettacolo. Un saluto finale di Benedetto XVI è andato anche ai dipendenti del Bioparco di Roma che, nel centenario di fondazione dell’istituzione, hanno portato in Aula Paolo VI un piccolo e raro coccodrillo cubano di 40 centimetri, che, dopo un periodo di affidamento e cure presso l’ex Zoo della capitale italiana, - sarà restituito alla sua terra d’origine, in coincidenza con il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cuba, in marzo.
42 Parliamo di … (notizie varie)
Alla fine di gennaio, dal 27 al 29, abbiamo vissuto una tre
giorni in “zattera”: protagoniste dell’incontro, proposto
dalla Pagic, una ventina di appartenenti alla fascia
verde accompagnate da M. Marilena, dal Consiglio e
guidate da don Laiti e da M. Eliana nella riflessione
e nel confronto.
Obiettivo del viaggio: raggiungere e aiutare
a raggiungere l’ altra riva ( arrivando dove? ),
attraversando l’impetuoso corso d’acqua della
vocazione, nostra e degli altri.
Costruire una zattera e viverci non è semplice: richiede
fatica, occorre intesa, cooperazione, equilibrio, esercizio, orientamento e una
direzione. I giorni vissuti a Brescia – Costalunga - sono stati un po’ tutto questo; ci
siamo esercitate e allenate a riscoprire il significato di vocazione nella nostra vita alla
luce di quattro espressioni:
la vocazione senza imbarazzo,
la vita che ci piace,
la vita scelta e obbedita come buona,
la ricerca di dove c’è vita per le
nuove generazioni.
Giorni faticosi, dunque, ma ricchi!
Tante sono state le attività e gli ambiti
di riflessione; ho deciso allora di non
farne un riassunto, ma di rendervi
partecipi di quanto mi sta lavorando
dentro.
Abbiamo avuto la possibilità di riscoprire la passione della nostra chiamata a pensare
e ad agire con il Signore, nella nostra missione, secondo il dono particolare
testimoniatoci da Maddalena, e di prendere nuovamente coscienza del fatto che siamo
protagoniste di una relazione ricca che, pian piano, illumina la nostra piccola libertà
facendoci intuire la realtà alla quale non possiamo e vogliamo rinunciare.
La vocazione è una qualità relazionale che rende bello, buono e prezioso ciò a cui
si applica:
- la vita come promessa di bene e di abbondanza.
- la fede come “sequela” per vedere cosa può accadere seguendo e inseguendo
il Signore che continua a muoversi, ad andare avanti, a cambiare;
- la vita religiosa intesa anche come “rottura”, cioè come segno di qualcosa che
“rompe con il mondo” e che è metafora di un Oltre.
Siamo state incoraggiate a chiederci come possiamo aiutare i giovani ad accorgersi
che Dio desidera instaurare una relazione con loro perché possano vivere una vita
buona, possano trovare senso e gusto nel rispondere ad una Sua chiamata secondo
le modalità proprie di ciascuno.
Parliamo di … (notizie varie) 43
Favorire l’esperienza vocazionale è allora aiutare a costruirsi una mappa grazie alla quale orientarsi nella vita e nella fede, è offrire una bussola per affinare una coscienza che si lascia interrogare, è orientarsi ad una passione “là dove si trova il cuore”.
Promuovere l’esperienza vocazionale è incontrare l’altro con racconti di vita e fede, usando il linguaggio adatto, e per questo è essenziale conoscere il vocabolario corrente nel quale, ad esempio, la parola vocazione è intesa generalmente come competenza, professione, abilità. È premessa necessaria, dunque, conoscere la realtà, avere una visione del mondo dei giovani e saperlo leggere per poter evocare qualcosa che abita la vita: il Signore sta nella loro vita!
Consegnare una promessa, ecco, credo che questa sia la cosa più intelligente che
possiamo cercare di fare per le nuove generazioni, renderle consapevoli che, come noi, sono destinatarie di una promessa, da qui l’importanza per noi e per loro di cercare e di scoprire quale promessa il Signore abbia pensato per ciascuno e adoperarsi per realizzarla. Abramo, nostro padre nella fede, ci ha creduto e si è messo in cammino, lui è stato addirittura il destinatario di una triplice promessa: discendenza, terra, vita in abbondanza!
Il Dio di Abramo è un Dio capace di aprire agli uomini un futuro davvero inaudito, umanamente impossibile. Le sue promesse sono garantite dall’ alleanza, ovvero dal patto che ha stipulato con Abramo (Gen 15 e 17) impegnandosi unilateralmente a mantenere le promesse fatte. E il “Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe” è lo stesso Dio, Padre di Gesù Cristo. E’ il Dio che, nel Vangelo, continua a promettere ai credenti la salvezza. Il Vangelo di Luca si apre proprio ricordando le promesse fatte “ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre” (Lc 1,55).
In questi tre giorni abbiamo vissuto l’esperienza di chiederci e “riscrivere” che tipo di vita vogliamo vivere, che tipo di persone vogliamo diventare e con quale disponibilità, quale Dio vogliamo raccontare, e tutto ciò ci ha permesso di esplicitare le nostre qualità, le paure, i freni, ma anche i sogni.
Io credo sia allora importante tenere presente l'obiettivo della nostra traversata: raggiungere l'altra riva! Quella che il Signore desidera per noi.
“Basta seguire, essere gioiose, essere leggere e, soprattutto, non essere rigide” ( Madeleine Delbrel).
La bellezza di una farfalla ci motivi ad allargare le ali e a soffiare sulla vela della zattera insieme allo Spirito!
Buona traversata! sr. Zita Morandi
44 Parliamo di … (notizie varie)
12° CAPITOLO GENERALE dei PADRI CANOSSIANI
“In cammino davanti a Dio, nella fedeltà sino alla fine”
E’ il tema sul quale rifletteranno i 28 delegati,
espressione della presenza canossiana maschile in
Italia e nel mondo, e i membri del Consiglio Generale
dei Padri Canossiani nel 12° Capitolo Generale che
sarà celebrato, dal 16 aprile all’8 maggio, nella nuova
sede di Poiano (Verona), ristrutturata e da poco
ultimata.
E’ un evento di famiglia e di chiesa che seguiamo con
una particolare vicinanza; un momento importante
perché si tratta di fare sintesi del cammino fatto fin
qui e della necessità di prospettare scelte, intuizioni,
spinte nuove per il futuro.
Un’icona accompagnerà i Padri Capitolari: la figura di Abramo,”figura del credente di
ogni tempo, chiamato da Dio ad una esperienza particolare di Lui, nella difficoltà di
un cammino che non sempre è chiaro, e incaricato di una missione particolare:
trasferire la benedizione di Dio a tutti i credenti.
Invitiamo le comunità ad accompagnare questo evento con la preghiera che riportiamo di seguito.
PREGHIERA PER IL 12° CAPITOLO GENERALE 2012 Padre Santo, nella tua infinita bontà, con la voce dello Spirito, ci hai chiamato a seguire le orme di Cristo Tuo Figlio.
Ci hai donato gli uni agli altri come fratelli per essere nella Chiesa, memoria viva del Vangelo, segno del Tuo Regno e profeti di Speranza. Guarda e sostieni il cammino della nostra Congregazione. Vogliamo essere fedeli al carisma di S. Maddalena,
lasciarci animare dallo stesso spirito
umile e generosissimo di Gesù Crocifisso. In preparazione al Capitolo Generale ci consegniamo a Te, o Padre. Sorreggi il nostro cammino. Effondi il Tuo Spirito.
Illuminaci.perché facciamo scelte secondo la tua Volontà, come Canossiani coraggiosi e fedeli. Ti affidiamo coloro che ci guideranno: dona loro forza, sapienza e audacia. Per l'intercessione di Maria Addolorata, della Fondatrice S. Maddalena di Canossa,
di S. Giuseppina Bakhita,
dei Servi di Dio Fr. Giovanni e P. Angelo.
Nel nome di Gesù Cristo Nostro Signore. Amen.
Parliamo di … (notizie varie) 45
Caprino Bergamasco, 18 – 20 febbraio 2012
Un quieto parlare, una gioia sommessa, raccolta e serena, è stato il primo impatto
all’arrivo a Caprino per il seminario della nostra fascia d’età.
L’accoglienza premurosa, puntuale e calda da parte della Madre Provinciale, di
M Giovanna, di M Natalina e di tutte le Madri della comunità e il ritrovarsi fraterno,
con un volto diverso dipinto dagli anni, reso forse più calmo e più dolce, hanno
creato i presupposti per entrare nel cuore dell’impegnativo e suggestivo tema del
Seminario.
La preghiera iniziale dal significativo titolo: “La Vita.
un mistero da svelare”, ha dato un tono d’intensa, vivace
spiritualità. Ha fatto seguito il saluto di Madre Marilena
che, con cordialità e passione, ci ha presentato gli
obiettivi del Seminario:
1. Riscoprire che la vita è stata un dono, la chiamata
alla Vita Religiosa un modo di esser per Cristo e
per i fratelli
2. Accogliere il cambiamento dentro di noi, come possibilità inedita di amore.
Simpatica la spiegazione del significato del melograno, immagine scelta per il
depliant di invito al seminario, che rappresenta la fecondità, l’abbondanza, la vitalità e
l’energia. Significato riconosciuto anche dall’Islam e dagli Ebrei che vedono nel
numero dei semi del melograno maturo le 613 prescrizioni della Torah.
Il mattino seguente, dopo la Celebrazione Eucaristica, abbiamo avuto la grazia di
due interventi, ricchi e stimolanti, da parte di un biblista, don Patrizio Rota
Scalabrini, che ha trattato il tema: “La sazieta dei giorni: l’età anziana” e di un
medico, dott. Edoardo Morandi, che ha svolto il tema: “Le trasformazioni psicofisiche
nella vita”.
Sintetizzare le ricche, articolate e corpose relazioni ci pare sia svuotarle della loro
intensità. Solo qualche piccola perla che può far pensare: “ Il quadro della concezione biblica della vecchiaia è quanto mai complesso e quasi
dialettico – “Diventare vecchi “ appare una cosa buona, un traguardo degno di essere
perseguito, perché la vita è un bene impareggiabile, dato da Dio e il cui prezzo l’uomo
non potrà mai pagare – L’anziano è il custode della speranza – tema sviluppato attraverso
i personaggi biblici: Abramo, Geremia, Eleazaro, Simeone, Anna, Zaccaria ed Elisabetta,
e con detti sapienziali dei Salmi- L’anziano consegna al giovane quel patrimonio di
speranza di cui ha bisogno per vivere, ma d’ altra parte il vecchio ha bisogno del giovane
perché la vita gli appaia sensata. La vecchiaia interpella la fede soprattutto quando la
sofferenza e la debolezza sembrano negare la benedizione divina. Nella vecchiaia si
coglie l'essenzialità delle cose- La Bibbia chiede di essere letta, ma è lei che legge noi…. e
così tante altre stimolanti riflessioni.
Alcuni flash della seconda relazione: “L’unico modo per vivere è trasformarsi- La trasformazione indica che la vita è un percorso. Nella nostra cultura vige il mito della potenza e dell’eterna giovinezza. Limite e fragilità
spaventano, ma diventano un valore, se ci fanno passare dalla indipendenza all’interdipendenza che arricchisce l’umanità di ciascun soggetto. Compito dell’anziano è la testimonianza Testimoniare l’esperienza e la storia come luoghi di verità attraverso la lentezza, la tolleranza, la memoria, la misura del tempo, la contemplazione e la pazienza. –
Testimoniare il valore della quotidianità come luogo in cui trovare vita e senso - La
vecchiaia inizia nel momento in cui perdo la capacità di sorprendermi e di apprendere. – La religiosa trova un valido sostegno alla vecchiaia nella vita comunitaria, nel ritmo della giornata ,nella rete di relazioni e nella voglia di senso e in tanto altro…”
46 Parliamo di … (notizie varie)
Nel pomeriggio la Madre Provinciale ci ha fatto dono di una relazione dal-
l’incoraggiante titolo: “Una preziosa risorsa per l’Istituto” (la nostra fascia d’età
rappresenta il 32% delle Sorelle della Provincia S Maddalena) svolta da un’angolatura
esperienziale- carismatica, quindi tanto vicina alla vita quotidiana. Raccogliamo
alcune preziose suggestioni.
La vostra stagione vi chiede di essere:
Testimoni significative di un dono ricevuto gratuitamente. “Avendo Dio fattovi
un gran dono...” (Prefazione alla Regola Diffusa)
Presenza adulta, capace di “raccontare” l’esperienza di fede vissuta, integrata e
gioiosa che richiede
“accoglienza di sé” e permette l’apertura all’altro
“ responsabilità” che richiede capacità di uscire da sé per essere con e per gli
altri nella ricerca di favorire un clima di pace e giustizia
“consapevolezza” personale che si fa desiderio di affidare totalmente al
Signore la propria vita. E il Signore che comprende la nostra fragilità può darci la
grazia di trasformare le “ferite” immancabili della vita in “feritoie “
attraverso le quali è possibile comprendere meglio il progetto di Dio.
Donne di fraternità: è l’esperienza della comunione vissuta e sperimentata. S.
Maddalena nei suoi scritti ci ha tracciato le linee portanti e pratiche che
favoriscono il vivere la fraternità:
- amore gratuito, non calcolato
- condivisione per promuovere la serenità
- stile relazionale costruttivo capace di discernere ciò che non è sano
- sentimenti di empatia per comprendere e non giudicare
- capacità di accogliere e donare il perdono
Appassionate per la missione con alcune scelte tipiche della persona adulta-
anziana:
- donarsi con ritmi e compiti possibili all’età
- consegnare alle più giovani funzioni e responsabilità, lasciando libertà di
movimento
- condividere e manifestare apprezzamento
- sostenere con la preghiera, la condivisione e l’empatia il lavoro di quanti
operano nell’Istituto e nella Chiesa per il Regno.
La Madre ha concluso il suo intervento con un delicato pensiero di Pio XII “…la donna nasce con i palpiti di madre e con il senno nel cuore: quel senno che, se riceve amarezze, non vuol dare che gioie;
se riceve umiliazioni, non vuol rendere che dignità e rispetto”
E Santa Maddalena ci dice:
“Fatevi chiamare madri per ricordarvi di avere un cuore di Madre”.
Nella seconda parte del pomeriggio ci sono stati i lavori di gruppo, nei quali è stato
possibile uno scambio sereno ed arricchente di esperienze e di desideri.
Il mattino seguente, dopo aver accolto la ricchezza emersa nei gruppi, la Madre
Provinciale ha risposto alle varie domande emerse, ci ha incoraggiate a vivere e a
dimostrare la contentezza della nostra scelta di vita e pensare al futuro all’insegna
della speranza .
Siamo profondamente riconoscenti al Signore e alla nostra Famiglia religiosa per la
possibilità che ci è stata data di vivere in fraternità questa bella esperienza. In cuore
abbiamo il desiderio di esprimere, con l’aiuto del Signore, quanto, con intensità e gioia,
abbiamo vissuto in queste giornate di grazia.
Il nostro grazie si fa preghiera e augurio cordiale di bene.
Le sorelle di Feltre
Parliamo di … (notizie varie) 47
Brevi Annotazioni
“Il Signore tuo Dio ti ha benedetto…
Ti ha seguito nel tuo viaggio…
È stato con te.
Non ti è mancato nulla” (Dt. 2,7)
L’essere convocate a livello Italia per un momento di formazione – a 71 /80 anni - è
stato per noi una gioia. Il sapere poi dalla Madre Provinciale che rappresentiamo il 32%
delle Sorelle della Provincia ci ha fatto sentire particolarmente responsabili dello stile di
vita della Provincia oggi e delle modalità con cui viene vissuta la missione apostolica
secondo il volere della Fondatrice.
Ci siamo chieste che impronta possiamo lasciare, oggi, nelle nostre comunità e
nell’Istituto, come in passato abbiamo lasciato un’impronta nell’opera. Abbiamo sentito
rivolta a noi l’esortazione di Maddalena a Domenica Faccioli:
“Fate vedere la contentezza del vostro stato e la felicità che si prova nel servire unicamente Dio, perché, mia cara figlia, la giovialità, uguaglianza, buona maniera, compostezza e modo rispettoso con tutte, ma che in questo non cerca altro che Dio, fa più frutto alle volte delle prediche. Vi dico ciò credendo di farvi piacere e m’intendo di dirvelo per aiutarvi come posso.”
Siamo, infatti, convinte che la vita è un bene inestimabile sempre e l’averla donata al
Signore nella nostra giovinezza, cercando di seguirlo nella quotidianità e affidandoci alla
sua misericordia per i nostri inevitabili errori, ci lascia serene e fiduciose, in attesa vigile
e attiva del grande abbraccio finale.
A parte il fatto che la maggioranza di noi non si sente “vecchia” ed è ancora in piena
attività, anche se le forze non sono più quelle di prima, pensiamo di poter fare ancora
molto, soprattutto nel favorire un clima alto e respirabile, di vita nella comunità,
attraverso atteggiamenti che diventano comportamenti di serenità, di gratitudine, di
ascolto, di accoglienza benevola e fraterna, di piccoli servizi comunitari, di accettazione
serena di cambiamenti e progetti, di sostegno e incoraggiamento a chi è più giovane di
noi. Avvertiamo, inoltre, la necessità di dare più spazio alla preghiera, alla
contemplazione, alla Parola di Dio. La Bibbia è una grande scuola di fede e di umanità,
per ogni età e per ogni generazione.
Ci preoccupa il passaggio generazionale attuale e il numero esiguo di Sorelle giovani
chiamate a far vivere, nell’evolversi della storia, il carisma dell’Istituto.
Siamo, però, ricche di speranza, certe che il Signore, che guida la storia, continuerà a
dare luce e a chiamare al suo seguito, avvalendosi anche di un piccolo gregge per
diffondere il suo amore.
A noi tocca testimoniare la gioia di vivere con e per il Signore e il calore di un’
umanità comprensiva, misericordiosa e accogliente che mostra come il dono della
vocazione, accolto con consapevolezza, dia senso alla vita e la conduca alla sua
pienezza, aprendola sempre più alla relazione con Dio e con gli altri, fino al momento
della comunione piena ed eterna.
Siamo molto grate alla Madre Provinciale che è stata sempre con noi e ci ha donato
contenuti carismatici significativi, esprimendo stima e fiducia, avvalendosi anche
dell’immagine del melograno per auspicare per tutte e per ciascuna energia vitale,
maturità, fecondità e abbondanza. Ci ha invitato ad
essere frutti maturi per il nostro Istituto, per la Chiesa e
per il mondo.
Un “Grazie” anche ad ogni Madre presente con cui
abbiamo condiviso questa bella esperienza e creato un
clima di condivisione, di fraternità, di serenità e di
speranza. Sr. Giovanna Re
48 Parliamo di … (notizie varie)
“Siamo arrivate da mille strade diverse…” così cantavamo e “in
mille momenti diversi…”
Ci siamo ritrovate dalle Alpi all’Etna, nate nello stesso
periodo,i… Era la prima volta forse, dopo la sorpresa di trovarci
nella graziosa e moderna fascia lilla, che facevamo il punto sulla
nostra vita. Caspita, come corre, possibile che siamo già anziane?
Una frase ci ha dato vigore all’inizio del nostro Seminario: la
nostra età è un’occasione unica, quindi da non perdere, da
valorizzare!
Ho imparato che l’anziano è il custode della speranza, che la
vecchiaia interpella la fede soprattutto nel momento del dolore,
che è il tempo del deserto in cui si tiene solo ciò che serve: la rettitudine, la pace del cuore,
la comunione con Dio e con i fratelli, la preghiera perseverante, la contemplazione, la
riconciliazione con la vita e con la morte.
Ho imparato che la vita non è un supermercato in cui passo col carrello a prendere dagli
altri ciò che mi serve, ma una piazza in cui valgono le azioni con il “con”: condividere,
collaborare, compatire…
E..poi…se è vero che la vita, negli ultimi decenni, si è prolungata, è anche vero, come dai
risultati di un’ inchiesta, che i religiosi sono i più longevi. E ne conosciamo bene le
motivazioni, ci sono tesori che solo noi possediamo: la vita comunitaria che vince la
solitudine,il ritmo delle nostre giornate, i piccoli incarichi affidati che ci fanno sentire ancora
utile, la rete di relazioni create nel tempo dell’attività, la voglia di “senso” che
immancabilmente ci accompagna.
Infine un ricordo significativo, che mi accompagnerà ogni giorno: l’invito ad affidare al
Signore le fragilità. Quanto bruciano le ferite di ogni genere! Affidandole al Signore, possono
trasformarsi in feritoie attraverso le quali guardare meglio l’intervento di Dio nella nostra
storia.
Grazie, Madre Provinciale, per le tue parole e per quelle delle lettere che leggiamo
sempre con piacere e col desiderio di farne tesoro.
Come api laboriose, dopo il pranzo, siamo sciamate verso le nostre comunità con tanta
riconoscenza in cuore. Durante il viaggio ci raggiunge la notizia: madre Ilva è andata in
cielo.
“Cara Madre, ci hai guidate e illuminate col tuo sorriso e la tua serenità, anche
durante la malattia, aiutaci ora a mettere in pratica i nostri propositi di bene”.
Ciao, Sorelle tutte. E’ bello vivere, è bello morire; sono tutte stagioni d’amore!
Certamente ci rivedremo.
Sr. Lucia Serafini
Parliamo di … (notizie varie) 49
Voglio primariamente ”ringraziare“ tutte le “ persone “ che si sono adoperate per
rendere l' incontro fruttuoso e gradevole.
“La vecchiaia inizia nel momento in cui perdo la capacità di sorprendermi e di apprendere” ( MARANDOTTI ) e allora mi metto all' opera per sottolineare la mia ( parziale ) non tramontata giovinezza.
E' la prima volta che mi permetto di esternare un mio sentire e ancor più esporlo per
iscritto, non per incapacità operativa, ma difficoltà comunicativa. Questa volta lo
stimolo interno è forte e lo devo assecondare: (forse è lo Spirito che soffia...o il senso
di responsabilità) per esporre una comunicazione di vita.
Apparentemente sono una persona gioiosa e sorridente “ una bella birra
spumeggiante“, ma nella verità “ un riccio “ben chiuso, dove : timidezza,paura,fobia
sociale fanno da collante , e il sorriso da barriera.
Nello sport, nell'esercito e anche nell'ambiente religioso dove molti sono gli individui
che convivono, si interpella, si quantifica o si qualifica la persona con un numero, la si
conteggia come forza lavoro o come professione esercitata, o ruolo svolto quindi la
“ PERSONA“, il “prestare attenzione “, “l' osservare “ o il “ rendersi conto dell' altro “
passano in seconda linea.
“L' attende tibi “ la “mortificazione “ ,il “ silenzio “ hanno prevalso per diverso
tempo sulla necessità di “ istaurare relazioni “ ecco perché, a mio parere, è
difficile, a una certa età, “ mutare rotta “ , ma ora , per evidenziare il senso di
responsabilità e la comunicazione di vita “, perforo “ la mia “ sfera privata” e mi
espongo alla “ lettura - comprensione “ delle lettrici.
Dopo simile lungaggine di “ cappello “, visualizzo a parole un piccolo evento a mio
parere significativo per testimoniare il valore della quotidianità , in cui poter trovare
vita e senso .
Martedì, 21 febbraio, ritorno “ al lavoro usato “, è il giorno del mio 75° compleanno,
per la valutazione numerica, molti: ‘settanta. ottanta per i più robusti‘ dice il salmo, ma
personalmente non mi sento “ vecchia “ ( tanto meno in senso biblico).
Colgo alcuni “ limiti operativi “ , ma in genere sono ancora “ abbastanza in
forma“, non dimostro l' età che ho,... comunque sono passata, dopo il cambiamento di
sede, dalla massima attività a quella “ più che ridotta “:crisi sentita, ma sopportata e
ben nascosta, con l'aiuto della positività del mio carattere, più che della fede.
Interpellata sul ruolo lavorativo svolto attualmente, mi proclamo “badante delle piastrelle”
- un po' di umor non fa mai male, ma ora : vengo al dunque...
Oggi, convalida piena del messaggio recepito al SEMINARIO :
“ importante è stare - esserci “certo che l'umanità vuole la sua parte, comunque, appena
oggi sono apparsa nel mio luogo di lavoro: un corridoio di una scuola superiore, i ragazzi gioiosi e festanti si sono raggruppati attorno a me, urlando : “Ci sei mancata”- “ Dove sei sparita ? “- “Non farlo più senza avvisarci“ e mi sono trovata sepolta, anche se non piccola di statura, da braccia, volti e teste: senza rispetto, senza educazione... verrebbe spontaneo dire a persone di una certa età, ma la carica giovanile, veramente, mi ha colmata di gioia, per non dire commossa...
Questo momento è stato - di ricarica dal punto di vista umano, ma per me avvertito
come “ dono di Dio, grande nell'amore...” risposta all’ atto di fede e di abbandono alla
Sua volontà.
Certi che siamo...” nel SENTIERO della CROCE
nella VIA delle BEATITUDINI al numero 66”(Se santa sei!)
“ Solo le RADICI danno FOGLIE nuove “
Importante è seminare. L V
50 Parliamo di … (notizie varie)
… a Roma - Ottavia 24 - 26 febbraio, 2012
Color lilla: incontro del rosa con l’azzurro Dalle ore 16 di Venerdì 24 febbraio 2012 alle 14 di domenica 26 febbraio, si è svolto a
Roma - Ottavia presso il nostro Centro Internazionale Canossiano il Seminario” “Una
stagione d’amore” per il II°gruppo di Madri dai
71 agli 80 anni.
Il Signore ha benedetto l’atteso incontro con tre
belle giornate di sole e un clima quasi
primaverile che ha favorito un’ottima, reciproca
accoglienza alle 65 madri provenienti dai vari
Territori della Provincia “Italia”: 2 da Brescia, 12
da Milano, 25 da Catania, 14 da Padova, 9 da
Verona con il Consiglio Provinciale, composto da
Madre Marilena Pagiato Provinciale , Madre
Giovanna Radice Vicaria, Madre Adriana Sicilia
Segretaria, alle quali va il nostro sincero e
sentito “ Grazie” per l’amore con il quale hanno organizzato e qualificato il Seminario.
La grande famiglia canossiana d’Italia è formata da 92 Comunità e da più di 900
Madri. Il gruppo dai 71 agli 80 anni ne rappresenta il trentadue per cento e viene
raffigurato con il color lilla che nasce dall’incontro del rosa, colore delle giovani, con
l’azzurro, colore delle più anziane. Questo gruppo è al centro, come il cuore.
Attingiamo all’entusiasmo giovanile con la
saggezza maturata dall’esperienza e all’ardore
delle più anziane per consolidare la nostra Fede
e nell’amore di Dio che ci accompagna in ogni
stagione della vita.
La gioia dell’ incontro di oggi è animata dal
desiderio di lasciarci coinvolgere dal
rinnovamento e dall’aggiornamento che
riceveremo per vivere in pienezza questa nuova
stagione di amore.. Ogni arrivo è salutato da
caldi, fraterni, abbracci e da una grande gioia .
Ci siamo sentite “ Un cuor solo e un’anima
sola” ed era impossibile identificare le singole per provenienza.
Alle ore 16 la grande aula capitolare è occupata per intero dal folto gruppo. Si attende
la Madre Generale che avanza verso l’Assemblea con vera, materna soddisfazione ed
afferma l’importanza di questi seminari generazionali che ci permettono di conoscere
ed affrontare positivamente le sfide del nostro tempo e ci rianimano nel rispondere alla
nostra vocazione.
La Madre ci richiama gli obiettivi dell’incontro:
riscoprire che la vita è un dono e lo è anche questo Seminario aiutarci a cogliere il passaggio da una vita attiva qual era la precedente ad una vita diversa,
ma altrettanto preziosa.
Riporta il nostro pensiero riconoscente alla nostra indimenticabile madre Ilva
Fornaro, ex-generale, accompagnata recentemente alla Casa del Padre da ben tre
celebrazioni: quella di Padre Adolfo, dell ‘ex abate di San Zeno e dei sacerdoti
concelebranti le Sante Esequie.
Al saluto della madre Generale segue la Prolusione della Provinciale.
Parliamo di … (notizie varie) 51
M. Marilena ci spiega perché è stato scelto come immagine significativa del Seminario il
melograno, simbolo di fecondità nel mondo islamico. Ricorda come ogni sorella di questa
fascia è chiamata ad essere:
- testimone significativa di un dono ricevuto
- presenza di persona adulta
- donna di fraternità
- appassionata per la missione.
Ci indica poi quali sono le modalità concrete per raggiungere ed esprimere queste
caratteristiche e ci esorta a rielaborare personalmente i contenuti affrontati nel Seminario
o emersi dai singoli interventi. Veniamo tutte da attività pastorali varie, da Comunità
animate dalla passione per la causa del regno. Non ci mancano difficoltà e sorprese
per il venir meno di energie, ruoli, sicurezze, ma procediamo il nostro cammino sui binari
della Carità e dell’Umiltà, purificate dallo Spirito che ci rende nuove e ci introduce
sempre in un’ottica di salvezza.
La mentalità del nostro tempo, che privilegia e valorizza
soprattutto i beni economici, non può tenerci in
considerazione, Non così nelle pagine bibliche - come
ci ha ben dimostrato suor Barbara Basamon
camaldolese con il Power point “ La sazietà dei giorni
nella visione biblica” dove l’anziano è simbolo della
Sapienza, maestro di vita, saggio consigliere, un
contemplativo, che irradia luce (vedi Isacco) Gli stessi
artisti hanno realizzato veri capolavori anche verso il
tramonto della loro vita.
Questa è l’età in cui splende ciò che siamo in
profondità: i nostri valori spirituali, le
nostre esperienze purificate e guidate dallo Spirito, i nostri sforzi per camminare disanco-
randoci dal passato e dai legami che ci possono imprigionare...nell’ascesa verso il Tabor.
Molto interessante, coinvolgente ed esauriente è stato anche l’intervento del dott. Claudio
Pedone su “Le trasformazioni psicofisiche della vita” che non si è fermato a descriverci
solo il decadimento progressivo delle capacità funzionali dell’organismo con
l’invecchiamento e con l’insorgere di varie patologie o di disabilità, ma ci ha dimostrato
come si può dare significato e valore a questo periodo con un saggio controllo della
nostra alimentazione, della nostra giornata e delle relazioni non solo per un
superamento dell’inerzia, ma per continuare ad essere dono di sé, come meglio ci è
possibile, nella nostra vita religiosa e comunitaria.
Con i lavori di gruppo e le rispettive relazioni le più anziane si sentivano ancora giovani, le
meno anziane in piena fase di attività e l’Assemblea aveva acquistato vitalità e
freschezza, tanto che ci siamo definite “le Juniores della fascia lilla” e abbiamo esclamato
al nostro Consiglio Provinciale “Potete contare su di noi! “
Non è stato difficile alla nostra Madre Provinciale
prendere atto che le condizioni suggerite per un santo
successo del Seminario sono state pienamente
soddisfatte da una rielaborazione personale e da una
disponibilità d’animo che ci ha aiutato ad ascoltare ed
accettare serenamente e consapevolmente le proposte
per il prossimo Futuro “ Pregare ed Essere testimoni
per nuove vocazioni - Vivere il Carisma e con umiltà
e Carità accettare i discernimenti necessari per
ridimensionare strutture ed opere, aprendoci ad una
collaborazione viva e fraterna con i nostri Laici Canossiani.
Più ricche e più nuove nel nostro essere, ripetiamo il nostro ringraziamento al Consiglio
Generale, al Consiglio Provinciale, al Centro che ci ha accolto con grande fraternità e a
tutte le Madri che hanno collaborato al buon esito di questo Seminario.
M. Orsolina Zanola
52 Parliamo di … (notizie varie)
Riprogettarsi e darsi obiettivi nuovi La nostra vita è grande perché ricca di potenzialità: l’impronta del Dio Creatore e
Padre ci rende capaci di creatività e di fantasia, forza per non soccombere di fronte alle
difficoltà che ogni giorno incontriamo nel nostro cammino.
Ci sono momenti della vita in cui avvengono fatti che a prima vista ci sconvolgono,
tolgono il fiato e soprattutto la“visione”: sembra che il nuovo, il diverso, l’imprevisto
paralizzi la mente, il cuore, le gambe e l’Orizzonte si faccia piccolo.
E’ l’esperienza che facciamo un po’ in tutte le fasi della vita, quando ci è richiesto di
cambiare rotta, o per età, o per salute, o per impegni, bisogni ecc..
Ho imparato anche dall’esperienza di altri - condivisa in semplicità e convinzione – a
riprogettare la propria esistenza secondo la nuova situazione, a darsi obiettivi
nuovi anche piccoli, ravvicinati nel tempo, che mettono in movimento pensieri,
desideri, decisioni. .
Lo Spirito Santo invocato fa da “motore” in questo esercizio e, piano piano, l’orizzonte si
illumina, la “Visione” torna ad accendere un’attrattiva e ad attivare il cammino.
Diventano allora vere le parole consegnateci dal Capitolo Generale 2008: La “Visione
custodisce il segreto che genera e rigenera la vita” (Delibere Capitolari pg. 1)
Ci conceda Santa Maddalena di prendere consapevolezza del valore racchiuso in questa
nostra fase di vita da mettere a disposizione degli altri nelle modalità più differenti; mai
smettere di imparare e di incuriosirci. Sr. Marialuisa Leggeri
Nell’autunno della nostra storia, dove il
profumo di eternità accarezza il
cammino della nostra esistenza, ci
sentiamo ancora immerse nei frutti
gustosi di un passato che ha reso bella
la nostra primavera, e..intanto
continuiamo a gettare semi che diano
vita a nuovi germogli nel frutteto di Dio.
“Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi, per annunciare
quanto è retto il Signore” (Sl. 29).
Sì, daremo ancora frutti, perché non c’è
età che limiti l’amore e, allenate
dall’esperienza, vissuta tra gioie e
speranze, difficoltà e debolezze, senza
rimpianti, sapremo fare spazio al nuovo
di domani, sicure che la misteriosa
grandezza di Dio si chinerà su di noi e ci
condurrà verso terreni fecondi dove la
brezza accarezzerà l’alba e il tramonto
della nostra stagione verso la meta.
Sr. Imperia Concetta Panarese
UNA STAGIONE D’AMORE
E’primavera!
Semino cantando
in attesa
paziente
attiva
carica di speranza
contemplando
il seme gettato
che è seme divino.
Riscaldo il terreno
Invocando dall’alto
la Rugiada dell’umiltà
l’ Acqua della grazia
i Raggi dell’amore.
E il seme muore!
Ed ecco!
Il nuovo germoglia
cresce
si apre alla vita
donando il suo frutto:
Gesù!
Incontrato
amato
fatto conoscere.
Dal cuore
sgorga gioioso
un canto di lode
il grazie sincero.
Con passo di danza
dico ancora il mio ”sì”
al Dio della vita
per il dono
prezioso e perenne
del suo amore fedele. Sr. Ida Sicher
Parliamo di … (notizie varie) 53
“IL VALORE DELLA PERSONA NON DIPENDE
DA CIO’ CHE FA” (pr. 4,23)
Che bello ritrovarsi dopo parecchi anni!
L’incontro di Roma con le sorelle “settantenni e oltre…” è stato anche questo,ma non
solo.
L’accoglienza è stata semplice, ma sentita ed affettuosa, dalle
Madri della comunità e dai nostri superiori: GRAZIE!!!
Sono stati due giorni intensi, ma non stancanti, ben
organizzati.
La parola della Madre, sempre nuova, pratica ed evangelica, e
la preghiera ci hanno introdotto nel clima della “sazietà dei
giorni”.
I relatori, poi, mi hanno arricchita spiritualmente ed
umanamente, aprendomi mente e cuore ad accogliere prima
me stessa e poi le Madri della mia età e non.
Oggi viviamo nell’era del progresso che ci sembra migliore del
passato, ma il principio della Bibbia è diverso.
Lc 5,39 ci dice “nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il
nuovo, perché dice:Il vecchio è gradevole!”
Il valore della vita cresce con la sua esperienza ed il tempo di donare la vita è da
sempre. L’anziano è un dono gioioso, arricchente, fiducioso della bontà e misericordia
di Dio.
Tante sono le immagini che sono rimaste in me, ne voglio riportare una suggerita dalla
Madre Provinciale: “trasformare le ferite in feritoie”.
A tutte le Madri “su di età”, a chi legge
queste poche righe, auguro tante
“feritoie” e da lì “sparare” pace,
perdono, accoglienza ... per amore di
Gesù e dei fratelli.
Ciao a tutte
Sr. Renata Borghi
54 Parliamo di … (notizie varie)
A un anno dalla Beatificazione di Giovanni Paolo II Siamo prossimi al 1° anniversario della Beatificazione di Giovanni Paolo II. Che cosa è avvenuto in questo tempo?.
Lo abbiamo chiesto a Mons. Slawomir Oder, Postulatore della Causa di Canonizzazione, che ci ha risposto con l’articolo che di seguito pubblichiamo.
E’ la parola che più frequentemente ho sentito in questo anno,
il primo dopo la beatificazione. durante vari incontri di
preghiera, conferenze, ritiri.
La gente percepisce l’evento della beatificazione come un
dono di Dio, come un segno della Benevolenza Divina, segno
della presenza di Dio in mezzo al Suo popolo. “Emmanuele” –
Dio con noi, attraverso l’opera meravigliosa della Sua grazia
continua a visitare la terra e a plasmare i cuori dei suoi amici
– scruta e sente.
Il giovane Karol Wojtyła, quando aveva 18 anni, con un intuito
poetico parlava della sua vita come di un capolavoro scolpita
da un incisore di santi, in un tronco di tiglio. A distanza di 6
anni dalla sua morte, la Chiesa ha voluto proporre quel capolavoro al mondo per
riconoscere la maestria di Dio e per imitare la docilità e la generosità con la quale Karol
Wojtyła, Giovanni Paolo II, ha collaborato con il Divino Maestro.
Nel corso di quest’ anno ho avuto la possibilità di visitare molti luoghi. Invitato
soprattutto, in occasioni principali a parlare del Beato. In alcune circostanze il motivo è
stato quello di accompagnare e consegnare alle comunità locali la reliquia di Giovanni
Paolo II.
Quasi subito dopo la beatificazione, infatti, è sorto spontaneamente un enorme
movimento spirituale legato alla venerazione della reliquia del Beato. L’ultimo giorno
della sua vita terrena, gli fu prelevato del sangue in vista di eventuali altre cure con le
quali si sperava potergli recare qualche giovamento.
Dio ha disposto diversamente e quel sangue, quasi come il segno visibile del suo amore
per Cristo e per la Sua Chiesa, è venerato in mezzo a noi. Il giorno della Beatificazione
fu portato processionalmente per la venerazione del popolo di Dio e quasi all’indomani di
quell’evento, è stato racchiuso in un reliquario in forma di libro, ideato e realizzato dal
M° Carlo Balljana, chiamato scultore del vento. Infatti tutte le sue opere sono piene di
movimento e di espressività perché fermano in un momento come per incanto il soffio
del vento. Anche il reliquario, richiamando il libro dell’evangeliario, sfogliato sulla bara
del Pontefice il giorno dei funerali, sembra per un attimo fermare quel soffio per
sprigionarlo con le nuove forze di eloquenza di quel sangue, racchiuso ora nell’ampolla
di cristallo e incastrato all’interno del libro, sotto le ombre della croce. Quel sangue
continua a gridare: “ Nolite timere!”. Non abbiate paura! Quel sangue continua a
testimoniare la forza della parola con la quale Karol Wojtyła ha risposto a Cristo con il
suo “eccomi”! La forza del suo dinamismo e del suo entusiasmo evangelizzatore non
poteva rimanere ferma.
Parliamo di … (notizie varie) 55
La prima tappa del pellegrinaggio del sangue fu Madrid
dove il Beato Giovanni Paolo II fu presente nella sua
reliquia durante la Giornata Mondiale della Gioventù.
La tappa successiva fu il Messico, il primo paese che
Egli ha visitato durante il Pontificato. Da settembre a
dicembre la reliquia del sangue ha visitato tutte le
diocesi del paese martoriato dalla guerra contro le
bande dei narcotrafficanti.
La gente percepiva quell’evento come la sesta visita del Papa! Le lacrime di gioia e di
commozione, i gesti di pietà mostravano il desiderio di ascoltare nuovamente le parole
del suo insegnamento. Ci sono state tante consolazioni e ottenute tante grazie.
La seconda tappa di questo pellegrinaggio fu la Colombia, anch’essa stretta dalla morsa
della violenza e dalle sofferenze degli innocenti, dal dolore delle vittime del terrorismo
e dell’odio gratuito.
La presenza della reliquia del sangue è stata, in quel luogo, un forte richiamo alla
scoperta della profonda partecipazione di Cristo al dolore del mondo e di ogni uomo; è
stato un invito al perdono e un grido alla Misericordia per porre fine e limite alla
iniquità umana.
Il terzo paese che ospita la reliquia itinerante è la Nigeria, dove la comunità cristiana,
perseguitata dall’odio dei fanatici si stringe ai piedi del Crocifisso. La presenza della
reliquia è segno di vicinanza e di solidarietà. Anche a questi fratelli nella fede, il Beato
ripete “Non abbiate paura”!
L’occasione prossima di questa visita è stata la consacrazione del monastero
contemplativo “Mater Ecclesiae”, voluto a Lagos dal suo vescovo, il cardinale Okogie,
sull’esempio del Papa Giovanni Paolo II, che voleva in Vaticano la presenza delle
monache contemplative per sostenere la sua missione.
Come il sangue parte dal cuore per portare le forze vitali alle membra di tutto il corpo,
così dal giorno della consacrazione del monastero, la reliquia è partita in pellegrinaggio
all’interno della diocesi di Lagos e delle diocesi limitrofe per portare il messaggio di
consolazione, di pace e riconciliazione.
Contemporaneamente con i pellegrinaggi delle reliquie, i pellegrini continuano in
migliaia ad affluire ogni giorno alla tomba del Beato. E’ un momento di incontro con
una persona cara, vicina, amata. “Padre, Zio, Nonno, Fratello e Amico” sono gli
appellativi che più frequentemente sono presenti nelle lettere che continuano ad
arrivare all’ufficio della Postulazione. Così percepivano la sua presenza quando era fra
noi, così percepiscono la sua vicinanza dall’alto.
L’elemento comune di queste esperienze è il senso della presenza. I Santi non
muoiono! Rimangono con noi .
Durante la vita, i suoi viaggi apostolici erano segni di pace e di amore! E ancora oggi è
la “materializzazione” dell’Amore di Colui che è Amore per eccellenza. Amore eterno
perché eterno è Dio-Amore!
I santi come capolavori del Divino Maestro sono frutto di quell’Amore Eterno. Sono il
segno della presenza dell’Emmanuele.
Grazie a Dio per avercelo dato!
Grazie a Te, Magnifico Incisore di Santi “perché da un tronco di tiglio scolpisti una
forma robusta” il Beato Giovanni Paolo II .
Mons. Slawomir Oder Postulatore della Causa di Canonizzazione
56 Semi di riflessione
“Il cuore di Dio è inquieto in relazione all’uomo. Dio attende noi. E’ in
ricerca di noi. Non è tranquillo finché non ci abbia trovato. Il cuore di
Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi”.
(Benedetto XVI – Omelia in occasione della festa dell’Epifania “012)
Sono le parole “divine” uscite dalla bocca e dal cuore dell’uomo che viene definito da una
grande santa: “dolce Cristo in terra”. Parole che non avevo raccolto nel momento in cui
sono state pronunciate, parole la cui meditazione mi è stata suggerita, parole che ho
ritrovato grazie ai mezzi di comunicazione odierni che conservano tutto nella loro
memoria; parole che oggi tento di accogliere nel cuore e nella mente; parole che
scendono in me come pioggia leggera su un terreno assetato; parole che raccontano il
mio Dio, quello che amo, quello in cui credo, quello che voglio annunciare a tutti; parole
che dicono una Verità che continua a stupirmi e perfino a commuovermi. Dio è
appassionato dell’uomo!
Dio è appassionato di me! Dio è, instancabilmente, alla mia ricerca!
E’ da poco iniziata la Quaresima e, nella Parola di questi primi giorni, ritrovo questa
verità, questa inquietudine, questa passione divina:
“Ritornate a me con tutto il cuore!
Io ti ho posto davanti la vita e la morte: SCEGLI, dunque, la VITA!”
Fin dall’alba dei giorni, Dio ha desiderato, amato, benedetto la vita della sua creatura più
bella. L’ha plasmata con il tocco lieve e deciso della Sue mani, l’ha vivificata con il soffio
dolce e forte del Suo cuore. Si è innamorato di lei fin dal primo istante in cui la vide:
“Ed ecco: era cosa molto buona!”. Contemplando la Sua opera, il Suo cuore si è
appassionato e la passione di Dio per l’uomo diventa inquietudine quando questi decide
liberamente di voltargli le spalle, di fare a meno di Lui. E Dio, per nulla deluso, per nulla
stanco, continua a cercare, a desiderare una relazione con questa creatura uscita dalle
Sue mani: “Adamo, dove sei?”. Lo va a scovare dietro a quel misero cespuglio nel quale si
è nascosto per paura di essere visto nella sua stupidità, lo pone semplicemente di fronte
alla sua responsabilità, lo riaccoglie così come si è ridotto, copre la nudità che lo rende
fragile e vergognoso e gli riconsegna tutta la sua opera: “Coltivate e custodite la terra!”.
E l’essere umano assaggia e gusta la passione di Dio per lui ma, lungo la storia, non si
rassegna ad accogliere ed amare un volto di Dio che ha le sembianze di un cuore
inquieto…preferisce crearsi un “dio” a sua immagine e somiglianza, un piccolo idolo
geloso, invidioso della grandezza e della bellezza dell’uomo. Un piccolo idolo che si
arrabbia e punisce, scaglia dardi e frecce contro i cattivi e premia con ricchezze e
benessere i cosiddetti giusti. In fondo, fa comodo un piccolo dio così. Assomiglia molto di
più a noi e noi cerchiamo sempre chi ci assomiglia. Per fortuna il Dio di Gesù non accetta
compromessi, si scrolla di dosso tutte le maschere che nei secoli si tenta di mettere sul
suo volto. Lui rimane fedele a Se stesso e alla Sua passione per l’uomo. Così il Suo cuore
inquieto non smette di cercare, di bussare, di manifestarsi, di donare, di amare…fino alla
fine.
Semi di riflessione 57
E la Sua inquietudine diventa lacrime di fronte al rifiuto:
“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono
mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la
sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!”;
diventa perdono che ricostruisce un’identità andata in frantumi:
“va’ in pace e non peccare più”;
diventa ricerca quasi “insensata” dell’unico che si è perso e non si riesce a trovare:
“Chi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e
va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?”;
diventa attesa sofferta e paziente fino al giorno del ritorno:
“Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si
gettò al collo e lo baciò”; diventa grida di gioia per il suo amato perduto e
ritrovato: “mangiamo e facciamo festa”;
diventa dolce rimprovero per chi non capisce l’amore:
“tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e
rallegrarsi”.
Il mio Dio è inquieto e questa è, forse, la sfaccettatura del Suo Volto che mi piace
di più. Potrebbe restarsene tranquillo nel Suo cielo, godendo ciò che è e ciò che
ha…invece, la sua fame e sete di me, del mio amore, del mio esistere in pienezza gli fa
tremare il cuore. Forse, è proprio questa Sua testarda inquietudine che oggi può
ancora scuotere la vita di tante Sue creature.
Ci ha regalato la libertà e non ha nessuna intenzione di rimangiarsi la parola anche
se questo significa mettere in conto il nostro rifiuto. Potremo sempre desiderare di fare
a meno di Lui, ma Egli continuerà a stare alla porta della nostra vita e a bussare. Non
forzerà mai la mano, non butterà mai giù la porta a spallate, non ci obbligherà mai ad
aprire con minacce o promesse, ma non riusciremo mai a farlo smettere di bussare, a
convincerlo ad andarsene, a lasciarci soli; non gli toglieremo mai il desiderio di sedersi
a tavola con noi, anzi di mettersi un grembiule e di servirci un banchetto di cibi
succulenti e di vini eccellenti.
Sì, il mio Dio è inquieto perché io sono una parte di Lui, perché ogni essere
umano porta impresso nel cuore il sigillo del Suo amore ed Egli non sarà mai tranquillo
finché non saremo tutti riuniti sotto le Sue ali. Perché “Questa è la volontà del Padre
mio: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato!”.
Nessuno! Neanche uno deve essere perso! Per questo Egli ci assicura che sarà con
noi fino alla fine del mondo, lotterà con noi, soffrirà con noi, riderà e amerà con noi,
starà dalla nostra parte fino a quando il Suo cuore potrà riposare e la sua inquietudine
essere colmata perché avrà detto all’ultimo essere umano perduto e ritrovato:
“Oggi sarai con me in paradiso!”.
Sr. Rosamaria Rota
58 Semi di riflessione
“Si tratta di non dire parole senza assumerne la responsabilità, senza accompagnarle con una coerenza di vita”
(Del. Cap.Pag.89
Viene la Pasqua, ecco tra poco è qui: già i suoi riti e i gesti , le consuetudini e le
sequenze sono nell’aria. Tra poco saremo immersi in questo bagno di memorie
liturgiche con le quali ogni anno riviviamo il mistero della Passione, Morte e
Resurrezione di Gesù. Mistero centrale che ha sconvolto la vita dei primi Testimoni
ed ha costituito il nucleo fondamentale del primo annuncio: Gesù Cristo è Dio
perché Egli
” lo ha costituito Figlio suo, con potenza , quando lo ha resuscitato dai morti” (Rom.1,4).
E se Cristo è Dio ed è resuscitato dai morti, sentiamo - parafrasando S Paolo - che
non è vana la nostra fede e che noi siamo tra i più felici tra gli uomini.
Eppure può accadere che molti valori che noi diamo per scontati incidano relativamente
nella nostra vita concreta.
Diceva, con provocante realismo, Don Giussani:” Nella gerarchia di stima e di interesse
che governa la nostra giornata non c’è niente di più estraneo del Battesimo..e,
tuttavia, con quel fatto che prende il nome di “Battesimo” ha avuto inizio qualcosa di
irriducibilmente nuovo per noi, perché un evento reale,quando entra dentro una
situazione,la cambia, la determina in modo diverso. Questo inizio datato nel tempo
potrà anche essere stato sepolto sotto una coltre di terra , o in una tomba di
dimenticanza , ma ad esso si ancora, e deve necessariamente tornare ad ancorarsi,
ogni sviluppo reale del nostro destino”.
Il divenire della fede cristiana nei secoli fu inscindibilmente legato all’accoglienza
della inaudita scoperta della nostra vita nuova in Cristo. Quanti Santi, quanti
Testimoni hanno dimostrato di saper prendere sul serio la fede accettando , fino alle
conseguenze più estreme, l’impatto con Lui, cioè vivendo con coerenza la
consapevolezza della Sua presenza nella propria vita.
Perché, allora, non dire, ancora con Paolo,”Anche noi, dunque, circondati da un così
gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che
continuamente ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede” ( Eb.12,1-2).
Pasqua! Momento propizio per una riassunzione della nostra responsabilità di credenti,
per riafferrare la memoria vitale di quanto di immensamente grande ci è accaduto,
per rivestirci di Cristo , cioè per colorare della sostanza dei Suoi sentimenti la nostra
vicenda del mondo.
M. Isa Roda
Calendario dei prossimi Appuntamenti 59
Freschi di stampa (documenti di Chiesa – Novità librarie) 59
Suggeriamo la lettura dei seguenti Testi:
1. Amedeo Cencini “Formazione Permanente:
ci crediamo davvero”
2. Benedetto XVI “L’uomo in preghiera”
3. Benedetto XVI “Pregare i Salmi”
4. Zuccolini e Pietrolucci “Shahbaz Bhatti.Vita e martirio di un cristiano
in Pakistan “
5. Armando Matteo “ Nel nome del Dio sconosciuto
La provocazione di Gesù a credenti e non credenti” 6. Armando Matteo “Come forestieri” Il segreto degli uomini giusti
E.D.B
Libreria Editrice Vaticana
Libreria Editrice Vaticana
Ediz. Paoline
Edizioni Messaggero Padova
Ed. Rubbettino
15 Aprile Giornata della Vocazione Laicale a Verona e Catania
16 Aprile Inizio Capitolo Generale Padri Canossiani
21 Aprile Assemblea elettiva Enac Verona
22 Aprile Giornata della Vocazione Laicale Potenza
23-30 Aprile Consulta dei Consigli Provinciali di lingua italiana Ottavia-Roma
6 Maggio M. Generale e M. Provinciale al Capitolo Generale dei Canossiani – Poiano (VR)
11-13 Maggio Celebrazione Giubilei Ottavia - Roma
23-25 Maggio Consiglio Team Econome - Verona
26 Maggio Incontro con le Superiore e Sorelle Scuole Secondarie secondo grado - Verona
1-3 Giugno Consulta Nazionale Superiore - Ottavia
4-8 Giugno Consiglio Provinciale - Roma
24-30 Giugno Esercizi Spirituali - Ottavia
“ Cristo e’ risorto, viviamo per Dio. Cristo passa da questo mondo al Padre: non si fissi qui il nostro cuore, ma lo segua nelle realtà di lassù.” (Origene Serm. 229)