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GIORNATA INTERNAZIONALE Violenza sulle donne, dom ......glio dei Ministri) e la professo-ressa...

Date post: 03-Sep-2020
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G I ORNATA I NTERNAZ I ONALE Violenza sulle donne, dom 1 PISA Alla Scuola Normale si parlerà di "Violenza nelle relazioni di genere". Lo farà la magistrati e giudice Teresa Angela C e- lio, che torna dall'Aj a a Pisa per un incontro promosso dal tavo- lo di coordinamento dei Comi- tati Unici di Garanzia di Scuola Normale, Scuola Sant'Anna, Università di Pisa, Comune e Azienza Ospedaliera Universi- taria Pisan a. Con lei Francesco Spano, direttore dell'Unar (Uf- ficio arati-discriminazioni raz- ziali della Presidenza del Consi- glio dei Ministri) e la professo- ressa Tiziana Noce, che sul te- ma della violenza sulle donne ha scritto importanti saggi. Si tratta di una iniziativa legata al- la "Giornata Internazionale contro la violenza sulle don- conferenza alla Normale ne", indetta appunto domani, 25 novembre, e che avrà inizio a partire dalle ore 15 nella Sala Stemmi del Palazzo della Caro- vana. I relatori presenteranno dati e analisi di un fenomeno sempre più intenso e trasversa- le nella società come testimo- niano le cronache quotidiane. «Di fronte alla diffusione della violenza di genere - afferma Da- niele Menozzi , docente di Sto- ria contemporanea alla Norma- le - quasi tutte le istituzioni uni- versitarie della penisola hanno approfittato della ricorrenza del 25 novembre per promuo- vere iniziative indirizzate a con- trastare il fenomeno. Sono mosse dalla convinzione che il momento educativo, a partire dalle giovani generazioni, ne sia un aspetto decisivo». CIR I PRODUZIONE RISERVATA II magistrato Teresa Angela Camel lo
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G IORNATA I NTERNAZ IONALE

Violenza sulle donne, dom1 PISA

Alla Scuola Normale si parleràdi "Violenza nelle relazioni digenere". Lo farà la magistrati egiudice Teresa Angela C e-lio, che torna dall'Aj a a Pisa perun incontro promosso dal tavo-lo di coordinamento dei Comi-tati Unici di Garanzia di ScuolaNormale, Scuola Sant'Anna,Università di Pisa, Comune e

Azienza Ospedaliera Universi-taria Pisan a. Con lei FrancescoSpano, direttore dell'Unar (Uf-ficio arati-discriminazioni raz-ziali della Presidenza del Consi-glio dei Ministri) e la professo-ressa Tiziana Noce, che sul te-ma della violenza sulle donneha scritto importanti saggi. Sitratta di una iniziativa legata al-la "Giornata Internazionalecontro la violenza sulle don-

conferenza alla Normalene", indetta appunto domani,25 novembre, e che avrà inizioa partire dalle ore 15 nella SalaStemmi del Palazzo della Caro-vana. I relatori presenterannodati e analisi di un fenomenosempre più intenso e trasversa-le nella società come testimo-niano le cronache quotidiane.«Di fronte alla diffusione dellaviolenza di genere - afferma Da-niele Menozzi , docente di Sto-

ria contemporanea alla Norma-le - quasi tutte le istituzioni uni-versitarie della penisola hannoapprofittato della ricorrenzadel 25 novembre per promuo-vere iniziative indirizzate a con-trastare il fenomeno. Sonomosse dalla convinzione che ilmomento educativo, a partiredalle giovani generazioni, nesia un aspetto decisivo».

CIR I PRODUZIONE RISERVATA

II magistrato Teresa Angela Camel lo

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Politecnico e Cattolica nella top 100 al mondoolïteenïco di ,11 ?n> c c'ni 'c'rsità allet'atio`ïca con1tl<lilno nella st liuni tci) ;i Stan t) -d I'ni ti rsït:' e

dci j .ùRii ccnIo LI+,n,i ' tas"aclrtlscrts ln,titut+° ot'ìl monto con gAi sinlcnri jliìl T chnoi< (`<IÜ) sc giEiti dalla cilicsc

ric!_lc )ti dalle zic idc'. Lo srudio e T,,l.),hüa di Pcchl o . Ir_i le un i\ c.sitàp:- Pw,4o d;ìljTsiït).lto di le wilanesi sono le P .ilalc'in les, )s í( radti t Enlp' 7 ai ilit ' duc il I'ol tt c° lic`(7 occul?a laZ;J,1 .111 S:'7)1 ccI i i.d11:7 li,J Co)11 hU '_Zioni' < lll'lldli Lì C'1IiÉ(;lica

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Filippa Lagerbäckcon laprofessoressaMaria CristinaFossi, che haritirato il premioper il dipartimentodi Scienze fisichedi Siena

AiduiefiteSIetteGreen Awards,premio all'Ateneo di SienaSette, il settimanale del gruppo Rcs, per il sestoanno ha dedicato un riconoscimento a chi siimpegna per l'innovazione e la sostenibilità. Lacerimonia di consegna dei SetteGreen Awards2016 si è tenuta ieri alla Triennale di Milano con ildirettore di Sette Pier Luigi Vercesi. Tra i premiati,che hanno ricevuto 3 mila euro ciascuno, anche ildipartimento di Scienze Fisiche, della Terra edell'Ambiente dell'Università di Siena per ilprogetto anti-inquinamento del Mediterraneo«Plastic Busters» (azioni di rimozione dellaplastica). A ritirare il premio Maria Cristina Fossi,professoressa in Ecologia ed Ecotossicologia.

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N GIOVANE SU TRE VA ALUESTERO

Un piano Ira imprese e ateneiper fermare la fuga dei cervelli

ombattere la fuga deïcervelli avvicinandoatenei e aziende. Equesta l'ambizione diRegione Lombardia

che nella legge sulla ricerca,approvata il 15 novembre scor-so, ha inserito un piano speri-mentale contro la partenzadelle migliori teste. La normaprevede la creazione di un uffi-cio di raccordo che aiuti le im-prese a ingaggiare i ricercatorie allo stesso tempo promuovaper i dipendenti la formazionenei laboratori universitari.

Uno scambio di competenzee di capitale umano che neiprossimi tre anni sarà soste-nuto a livello economico dalPirellone. «Prevediamo -spiega Luca Del Gobbo, asses-sore all'Università, ricerca eopen innovation di RegioneLombardia - progetti a un co-sto minimo di 5 milioni di eu-ro e un aiuto medio del 5o percento a fondo perduto. Con unmassimo di 4,5 milioni periniziativa». Si tratta di un pri-mo sforzo per risolvere il para-dosso del brain drain ovverol'incapacità, tutta italiana, ditrattenere i talenti entro i con-fini nazionali e di attrarne dal-l'estero. Per la Lombardia, nel-lo specifico, il fenomeno deicervelli in fuga, secondo i datiEupolis, determina una perdi-

Con la valigia in manoLe province più colpitedal fenomeno sonoMilano, Como, Varese,Bergamo e Brescia

anche come rispetto ai padri imigranti economici di oggi si-ano protagonisti di una mobi-lità in itinere. Non esiste unprogetto definitivo ma l'interaesperienza all'estero si basasulle opportunità lavorative epuò quindi svilupparsi in città

la di circa i1 20 per cento dellaforza lavoro giovanile.

Un'emergenza denunciataanche dal rapporto «Italianinel Mondo 2016» di Fondazio-ne Migrantes. Nell'ultimo an-no i residenti lombardi che sisono spostati all'estero sonostati 20.080, in aumento del6,5 per cento. A colpire è il da-to anagrafico: la fascia 18-34anni rappresenta circa un ter-zo di chi sceglie di fare le vali-gie. Tra loro lavoratori qualifi-cati, ragazzi che si sono forma-ti nelle università locali, pro-fessionisti con troppecompetenze e poche opportu-nità. Il risultato è un mercatointerno impoverito che ognianno accoglie braccia e espor-ta cervelli. Ad andarsene perprimi sono infatti ingegneri,ricercatori, sviluppatori e tec-nici. «L'anno scorso - sottoli-nea monsignor Gian Carlo Pe-rego, direttore generale dellaFondazione Migrantes - so-no entrati in Italia 33 mila la-voratori e ne sono partiti al-l'estero 101 mila. Significa chead un arrivo corrispondono treitaliani che se ne vanno».

La novità è che negli ultimianni, sebbene sia la Sicilia laprima regione per expat con730 mila registrazioni all'Ana-grafe degli italiani residenti al-l'estero (Aire), sono aumentatele partenze al Nord. In partico-lare le province più colpite dal«fenomeno della valigia inmano» sono Milano, Varese,Como, Bergamo e Brescia. Madove si trasferiscono i residen-ti lombardi? Le mete privile-giate sono Svizzera, Germania,Francia, Regno Unito e Argen-tina. Dalle rilevazioni emerge

diverse nel giro di pochi anni.Dietro a questo nomadismo

atipico, che tocca anche le ric-che province del nord, non cisono evidentemente solo mo-tivi economici ma anche cul-turali: basta pensare al succes-so dei programmi ErasmusPlus tra i laureati, all'elevato

tasso di istruzione lombardo ealla generale apertura al mon-do della generazione Millen-nials, i nati tra gli anni Ottantae gli anni Duemila. Il problemasi pone quando partire diventafuga e non scelta. «La mobilitàdovrebbe essere una risorsa -dicono da Fondazione Mi-grantes - ma diventa danno-sa se a senso unico, quandogenera un'emorragia di com-petenza da un unico posto enon è corrisposta da una forzadi attrazione che spinge alrientro». E qui arrivano le notedolenti. Il report spiega chel'88,3 per cento dei nostri Mil-lennials ritiene di dover ab-bandonare il Paese per realiz-zarsi. Un disagio messo in evi-denza anche dal RapportoGiovani dell'Istituto Tonioloche parla della «prima genera-zione che non si chiede se siail caso di partire, ma se sia ilcaso di restare». La palla passaquindi alle policy che, comenel caso del progetto lombar-do, devono ancora dimostrarsiantidoto efficace allo sprecodel capitale umano.

Diana CavakoliRIPRODUZIONE RISERVATA

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I LOó4IäiAI:tDI LE PARTENZE LA LEGGERESIDENTI NEL 2015ALL'ESTERO

1 PAESI DI EMIGRAZIONE

96.786

------------------------------------------------------------------------------------- ------------------- ----------------------

GLI ESPATRIATI PER PROVINCIA

V•,,,,-.seNoi :,,

R rianZa50.319 20.499

Co io Les_. So ririo44.154', ', 11.776 ', 22.458

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ANA[ -...°S / 00

Italia piena di giovani talentiCome investire per trattenerliAl top nella ricerca scientifica, in coda per i sostegni

ur fra tante criticità che caratterizzano lasituazione del Paese, il settore della ricercascientifica risulta l'ambito nel quale, anchenegli anni di crisi, l'Italia è riuscita a dare uncontributo significativo a livello mondiale

grazie alla produttività dei propri ricercatori. Secondoil Programma nazionale per la Ricerca 2015-2020 cicollochiamo all'ottavo posto per numero dipubblicazioni scientifiche, con più di 1,2 milioni dipubblicazioni nel periodo 1996-2014, il livello dellecitazioni scientifiche è comparabile a quelli diGermania e Francia, e possediamo un bacino dipiccole e medie imprese tra le più innovative inEuropa. Dal punto di vista del rapporto trainvestimenti in ricerca e sviluppo e pubblicazioni,raggiungiamo il terzo posto dopo Regno Unito eCanada, ed i brevetti hanno raggiunto secondol'European Patent Office la quota di successo del 2%,che ha portato l'Italia al decimo posto in Europa.Molto meno brillante è la situazione dal punto di vistadegli investimenti e del sostegno dei giovaniricercatori. Per quanto riguarda gli investimenti, laspesa pubblica per ricerca e sviluppo tocca uno scarso1,3% del Prodotto Interno Lordo italiano, lontano dagliobiettivi posti dalla Unione Europea (3%) e a livellonazionale (1,53%).

Anche se va riconosciuto che tra 2012 e 2013 siamopassati da 20.502 milioni di euro a 20.983, ed i

ricercatori erano nel 2013 246.764, il 2,7% in piùrispetto al 2012. Ma è soprattutto la questione deigiovani che preoccupa, una situazione rispetto allaquale nel 2014 il Censis parlava di "capitale inagito". Lamancata ottimizzazione dei nostri talenti si riscontranegli oltre 3 milioni di disoccupati, quasi 1,8 milioni diinattivi perché scoraggiati, e 3 milioni di persone chenon cercano attivamente un impiego ma sarebberodisponibili a lavorare, di cui una fetta consistente èdata da giovani. In particolare i 15-34enni costituivanonel 2014 il 51% dei disoccupati totali, ed i Neet (i 15-29enni non impegnati né nello studio né nel lavoro)erano cresciuti da 1.832.000 nel 2007 a 2.435.000 nel

2013 . Una parte del capitale umano risulta sottoinquadrato ed il fenomeno dell'overeducation riguardaanche i laureati in scienze economiche e statistiche (il57,3%) e persino un ingegnere su tre. A ciò siaggiungono il tasso di istruzione terziaria nella fasciadi età 30-34 anni , pari al 23,9% (nel 2014), tra i piùbassi dell 'Ue e al di sotto dell 'obiettivo nazionale per il2020 (26-27%), ed il tasso di abbandono scolastico,pari al 23 ,9% sempre nel 2014.

ome analizzato nella recente pubblicazionedell'Istituto S. Pio V , un recente lavoro realizzato

dall'Università La Sapienza sugli sbocchi dei laureati diquell'Ateneo tra 2008 e 2013 ha permesso di verificare,rispetto ai 61 . 782 dei 105 .876 laureati tra 2008 e 2012, efino a fine 2014, una situazione di "incredibileprecarietà " e di grande adattamento . Per quantoriguarda il settore della ricerca, in particolare, i rapportidi lavoro più qualificati (le cosiddette professioniintellettuali e scientifiche) registrano un numeromedio molto elevato di contratti brevi , e dunque unavolatilità forte . Tra le 20 qualifiche previste, solo iricercatori e tecnici laureati nelle scienze della terracompaiono al 17° posto della graduatoria generale,solo il 32% ha goduto di una coerenza dei lavori svolticon gli studi effettuati, ed i lavori svolti dal 44,3%risultano nettamente incoerenti . Debolissime, dalpunto di vista della loro frequenza , le esperienzelavorative in altri ambiti della ricerca (dalla biologia,alle scienze mediche , matematiche , economiche, ecc.).

on meraviglia quindi che la carenza di posti dilavoro qualificati stia diventando un fattore

propulsivo per la mobilità in uscita di molti giovaniitaliani. Per quanto riguarda il Mezzogiorno,Confcooperative e Censis hanno segnalato nel maggio2016 il trasferimento in un anno di 31.000 laureativerso il nord (26.000) o verso l'estero (5.000), a frontedei 24.000 del 2013. Nell'anno accademico 2014-2015

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23.000 studenti universitari meridionali si sonospostati nelle medesime direzioni. La perdita intermini economici è stata stimata in 540 milioni dieuro/anno per i 5.000 trasferiti all'estero e in poco piùdi 2,8 miliardi di euro/anno per i 26.000 nel Centro-Nord. In totale 3,3 miliardi di euro come riduzione diopportunità per i territori meridionali, che pure hannocontribuito alla formazione di quei giovani. Per quantoriguarda in generale le migrazioni qualificate versol'estero, secondo l'Istat già nel 2011 risiedevanoall'estero il 2,6% dei neo-laureati italiani, il 4,1% deilaureati in materie scientifiche, il 3,8% dei laureati iningegneria ed il 3,6% dei laureati in materie politico-sociali, e la tesi di chi richiama l'attenzione sullacosiddetta "fuga dei cervelli" è confermata dal fattoche nel 32% dei casi si tratta di persone con livello diistruzione terziario e nella maggior parte dei casi (il51,6%, pari a 42.342 persone) di giovani tra i 18 e i 39anni, cioè tra la fase conclusiva della formazione el'inserimento lavorativo. Secondo il Censis, delle circa1.130.000 famiglie italiane (il 4,4% del totale) chehanno avuto nel corso del 2013 uno o più componentiresidenti all'estero (cui si aggiunge un altro 1,4% difamiglie in cui uno o più membri era in procinto ditrasferirsi), chi se ne è andato lo ha fatto per cercaremigliori opportunità di carriera e di crescitaprofessionale (il 67,9%), per trovare lavoro (51,4%), permigliorare la propria qualità della vita (54,3%) e perfare un'esperienza di tipo internazionale (43,2%), ed ildifetto più intollerabile dell'Italia è l'assenza dimeritocrazia.

Che il nostro sia un paese poco attento allapromozione e tutela della componente giovanile

della popolazione è cosa nota, e molti sono gli ambitinei quali sarebbe necessario attuare una chiarainversione di rotta, in termini di investimenti, misuredi sostegno, interventi formativi, ecc., come più voltesottolineato. La situazione particolarmente criticadelle professioni intellettuali e del ruolo dei giovaninella ricerca meriterebbe però di essere affrontata conparticolare incisività, in quanto collegata strettamenteanche alla ripresa dello sviluppo ed al superamentodella crisi. Il contributo che i giovani possono dare intermini di innovazione e creatività è molto consistente,ed al tempo stesso le attività imprenditoriali escientifiche innovative sono le uniche in grado disovrastare gli effetti negativi della saturazione deimercati e della crisi di liquidità. Le due dimensioni sicollocano quindi al crocevia delle scelte più urgenti dacompiere oggi, e la mancata attenzione nei loroconfronti rischia di perpetuare a dismisura il cortocircuito negativo dato dalla emorragia di risorse e dicapitale sociale, da un lato, e dall'arretramento delpaese nel contesto internazionale, dall'altro.

© RIPRODOBONE RISERVATA

Siamo all'ottavo posto in Europa perpubblicazioni, il livella delle citazioniscientifiche è comparabile a quelli diGermania e Francia, i brevetti hanno

una quota elevata di successoEppure la carenza di posti i lavoro

qualificati, la qualità della vita all'esterae la bassa meritocrazia sta diventando

una spinta forte a emigrare

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II rettore Gianmaria Ajani: «Dobbiamo formare nuovi profili per i lavori di domani»

sempre più matricole all'UniversitàII 71,4% trova un posto entro 3 anni

Con il completamento del po-lo di Grugliasco alle porte e ilcantiere per rinnovare PalazzoNuovo già previsto per il 2017 -«spero di concludere entro ilmandato» - il rettore dell'Univer-sità degli Studi, Gianmaria Ajanisi prepara ad inaugurare un annoaccademico, lunedì prossimo,forte delle nuove immatricola-zioni che superano l'8% e di untasso d'occupazione dei laureatiche, a tre anni dal titolo magistra-le o specialistico, va dal 71,4%nel campo giuridico al 100% inquello della difesa e della sicu-rezza. L'Università di Torino è incostante crescita di iscritti ed èpassata dai 67.043 del 2014 ai67.388 nel 2015, con un aumentodel 10% anche degli studentiprovenienti da altre regioni. Inoccasione della cerimonia a cuipartecipera il docente della Boc-coni e presidente dell'Inps, TitoBoeri, il discorso inaugurale diAjani si concentrerà sulle nuoveprofessionalità per cui l'Univer-sità si è data il compito di prepa-re le giovani generazioni.«Il nostro compito è formare

nuove competenze per il territo-rio» spiega il rettore. «La nostraparola chiave è innovazione.L'Italia deve creare nuovi lavori ele università ne formano i profiliprofessionali. Bisogna impararea leggere con attenzione l'artico-lo 33 sul diritto allo studio insie-me con l'articolo 1 della Costitu-zione, che definisce l'Italia unaRepubblica fondata sul lavoro».Altro fronte importante è quellodella ricerca che nel 2015 ha vi-sto l'Università di Torino aggiu-dicarsi 169 progetti su bandi eu-ropei, nazionali e regionali perun importo di quasi 17 milioni emezzo, pari al 59% in più rispet-to all'anno precedente.Ampi gli orizzonti cui guarda ilrettore per il futuro dell'ateneo.Sul progetto del polo di Biotec-nologie al Moi, defunto all'inizio

della gestazione, non nascondedi aver sempre avuto qualcheperplessità, ma nel suo "libro deisogni" Ajani, traccia diverse li-nee che potrebbero intercettaretanto l'interesse, quanto l'inizia-tiva della nuova amministrazio-ne. Dopo le prime interlocuzionicon Chiara Appendino, si diceben impressionato, specie«dall'idea di un assessoratoall'Innovazione» o di quanto fat-to per il Salone del Libro, «cisaremo e proporremo anche unaricerca scientifica sull'analisidell'impatto sulla città», ancordi più dalle prospettive che siaprono per nuove progettualità,come «l'apertura e la messa asistema del patrimonio archivi-stico e museale dell'Universi-tà».

Enrico Romanetto

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Università e Human Technopole, un modello virtuosoUN FORUM CON GIOVANNI AZZONE, L'UOMO DELL'INNOVAZIONE PER MILANO (E PER L'ITALIA)

H H a appena dismesso i panni di rettoredel Politecnico, che ha guidato dal 2010

il 17 novembre Ferruccio Resta lo ha so-stituito, scelta di continuità - ma sullo scor-cio del suo mandato accademico GiovanniAzzone ha debuttato in un altro paio di ruo-li di responsabilità, per Milano e non solo,diventando in un certo senso un uomo stra-tegico e di sistema sia per Beppe Sala, siaper Matteo Renzi. Per ciò che riguarda l'in-novazione. Milano e Italia. Lo scorso marzoè stato nominato presidente di Arexpo, so-cietà pubblica incaricata di gestire tutto ildopo Expo, a partire dal cruciale progettoHuman Technopole, la più grossa scommes-sa sul fronte dell'innovazione scientifico-in-dustriale in corso a Milano. A inizio settem-bre è stato nominato da Renzi, in coppia conl'architetto Renzo Piano; project manager di

bile a tutti. Negli anni della riforma Morat-ti l'università era stata messa al centro delpensiero di innovazione-sviluppo-investi-mento del sistema paese. Senza universitànon si trasfroma l'Italia. Poi c'è stato un ap-pannamento d'immagine: per anni si è par-lato soltanto di baroni econcorsopoli, l'ánti-casta in salsa acca-demica. Un erro-re, ne stiamouscendo anchegrazie all'auto-nomia. Anchese va dettoche se il si-stema mila-nese degliatenei- fun-

Casa Italia ; il team4ncaricato di studiare si- = ziona àbba- -- -stemi di prevenzione sismi ca d di ricostru- stanzä-benë,zinne delle aree a rischio terremoto.

Azzone ha accettato di sedersi a un tavo-lo del Foglio per un breve forum in cui spie-gare la sua visione dell'innovazione - tecno-logica, scientifica, industriale e di pubblicaamministrazione - ricavata dalla sua espe-rienza accademica (ingegnere delle tecnolo-gie industriali, 54 anni, di cui venti nell'inse-gnamento) e professionale. E come intendemetterle a frutto. Ne diamo un sintetico re-soconto. A partire dall'università e da Mila-no, dalle sue capacità di fare sistema. E dadue parole ricorrenti nel linguaggio di Gio-vanni Azzone, che sono appunto "sistema" e"concretezza".

Università. "Parto da un aspetto ben visi-

non ovunquenel paese ècosì". Milano ;ha circa 200 fmila studenti`universitari, per

anche stranieri, per un'università è data datre fattori: qualità, mercato del lavoro in pro-spettiva, qualità della vita in città. E città,per studenti stranieri, significa da Bergamoa Varese. Se l'università vorrà essere ele-

mento attivo e proattivo di un siste-ma.virtuoso deve puntare su

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numeri è la secondacittà d'Europa. Al "Poli" gliiscritti sono oltre 40 mila. Su cosa bisognapuntare? "Sulla capacità di fare sistema a li-vello di offerta, tra gli atenei e con le istitu-zioni - dal Comune ad Assolombarda, per fa-re due nomi. E questo lo stiamo facendo.L'altra questione è potenziare 'l'ecosistema'intorno. Noi sappiamo che la scelta (dunqueattrattività, dunque crescita) degli studenti,

partnership strategichecon l'industria e nella ri-

cerca di finanziamentiinternazionali, e ov-viamente sfruttandomeglio i fondi eu-ropei". E poi civorrebbero stra-tegie. precisesull'eccellenza."In Italia spal-miamo il bilancio.-per- l'uni9nzersità , -sr,'

molte istitu-zioni, è unascelta legitti-

ma, ma ciòpenalizza la ri-

cerca e la qua-' lità. Se il Poli, per

esempio, avesse sette vol-te più finanziamenti, o sette volte meno stu-denti, il suo ranlùng mondiale salirebbe dicento posizioni".

Post Expo e Human Technopole . Sono la-scommessa chiave di Milano nei prossimianni. Azzone li vede come "un punto d'atter-raggio del nord a Milano", un posto per fa-re sistema nazionale, non una questione di

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campanili. UHT di Genova sarà soggetto delprogetto assieme ai tre atenei milanesi Sta-tale, Politecnico e Bicocca. L'obiettivo è im-piantarvi un polo di qualità e attrattivitàcontinentale. Un "ecosistema multiplo": im-prese, università, un teatro, il residenziale.Non un quartiere da uffici o dormitorio. Iltema di Human Thecnopole "è molto "italia-no", salute, persona. In più la scienza. I fon-di ci sono, il masterplane sarà scelto su pro-getti che verranno presentati con caratteri-stiche già semi-operative entro primavera.Gli accordi con grandi gruppi internaziona-le dei settori interessati sono pronti.

Agenzia europea del farmaco . Davvero puòvenire a Milano? Non dipende da lui, ovvio.Ma aggiunge: "Palazzo Italia come sede del-l'agenzia è già pronto. Accanto allo. HumanTeclï bpolé sarebbe perfetto?':-' °',' "'

Trasferimento delle facoltà scientifiche. E-,sl'ält,°g8iñba del progetto post Expo. E'un'opportunità enorme, anche da un puntodi vista dello sviluppo didattico. C'è un im-pegno di massima di tutti i protagonisti, maper ora lo ha deliberato soltanto l'univer-sità. C'è qualche resistenza. Passi cauti.

Casa Italia . "Non interveniamo diretta-mente nelle aree terremotate. Stiamo met-tendo a fattore comune tutti i dati sulla si-smicità delle zone a rischio. Lo scopo è pro-porre soluzioni di intervento preventivo pra-ticabili, e replicabili in contesti diversi, anormativa vigente". Un lavoro che non è maistato fatto, é questo ha sempre reso difficilie a volte contraddittori gl interventi. "Nonelaboriamo teorie, suggeriamo interventiconcreti. Tra un anno il lavoro sarà finito".

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Tutto sul mondo delle startup del PolitecnicoStartup, incubatori, acceleratori sono solo alcune dellenuove realtà che legano il mondo delle imprese a quel-lo dell'innovazione. Si tratta di nuove forme di farebusiness, un modo di lanciarsi sul mercato dove a volteda un'idea si è passati anche a business da milioni dieuro. Ingredienti base per fondare una startup: al pri-mo posto c'è l'idea. Ma l'idea da sola non basta: civuole un team di lavoro pronto a realizzarla. Comesviluppare il lavoro? A chi chiedere consigli pratici econsulenze di diversa natura? Ecco che entra in giocol'incubatore, un luogo dove l'idea può essere accolta e

sviluppata insieme a esperti del settore. Ed è propriol'incubatore del Politecnico di Torino, l3P a far cono-scere al pubblico torinese questo mondo in continuofermento. E lofa attraverso "Startuppato", una serata-evento dove più di 100 espositori faranno conoscere inanteprima prodotti e servizi all'avanguardia: dall'ho-me&design al food&drink. L'appuntamento è previstoper domani dalle 18 alle 22 al Toolbox Coworking di viaAgostino da Montefeltro 2. Per partecipare è necessa-rio iscriversi su EventBrite. L'ingresso è gratuito.

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Sempre più matricole à Unrverstá45: trova un posto entro 3 aaul

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L'Università vuole Torino EsposizioniIl rettore Ajani"Al via Scienzea Grugliasco eCittà della salute"

JACOPO RICCA

U

N ATENEO in espansione, non solo nel numerodegli iscritti. «Siamo al lavoro per trovare nuovispazi per offrire una didattica adeguata agli

studenti che continuano a crescere. Abbiamo progettipronti a partire a Grugliasco, ma stiamo ragionandocon la città per un coinvolgimento nel nuovo polo aTorino Esposizioni». È l'annuncio del rettoredell'Università, Gianmaria Ajani, a pochi giornidall'inaugurazione del nuovo anno accademico dovelunedì interverrà il presidente dell'Inps, Tito Boeri.«Abbiamo scelto di invitarlo come docenteuniversitario esperto di innovazione - spiega Ajani - Ciparlerà di come creare "Nuove competenze e nuovilavori". Temi su cui stiamo investendo". L'Universitàha visto crescere dell'8 percento gli immatricolati,sfondando per la prima volta quota 15mila, con untasso di occupazione a 3 anni dalla laurea che supera il60 percento e picchi oltre il 90 a Lettere, Chimicafarmaceutica, Medicina e Agraria-veterinaria.Il rettore cita la Costituzione e l'importanza di dareattuazione all'articolo 33 sul diritto allo studio, poiparla in concreto: "Gli stipendi più alti nell'Universitàpubblica oggi sono quelli dei professori pensionati.Non è pensabile continuare così».L'edilizia universitaria sarà un capitolo fondamentaleper lo sviluppo di Torino: «Sul Parco della Salute cisiamo, sia per i fondi che per l'interesse, ma per noi èimportante lavorare anchesull'area delle Molinettedove potremmo trovare spazi». Dopo la querellesull'ex Moi, che Ajani liquida come "un progetto natoper fini diversi dall'essere realizzato, il rettore pensa auna sinergia con città e Politecnico su TorinoEsposizioni. Anche all'inaugurazione del festivaldell'educazione il rettore e la sindaca, ChiaraAppendino si sono incontrati e il dialogo con la nuovagiunta è avviato: «Il padiglione 5 può interessarci pernuove aule, ma abbiamo già in programmal'allargamento di piazza Nizza e il completamentodella ristrutturazione di Palazzo Nuovo entro la finedel mio mandato». Con il completamento del nuovopolo scientifico a Grugliasco (il cantiere partirà nel2017) si inizierà il trasferimento di laboratori e auleliberando l'assedi via Giuria: «Il 1 dicembre vedrò idirettori dei musei di Torino - dice -Abbiamo ilprogetto del sistema museale di ateneo, un museodella scienza e dell'uomo collegato con una Sciencegallery sul modello di Dublino. Il luogo ideale per tuttoquesto è via Giuria dove c'è già il Museo Lombroso".

U NIVRODULONE NISENVAIA

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Il ricercatore cosmopolitadi Dario Di Vico

sviamo in un regime di globalizzazione dellecompetenze e quindi in teoria dovremmo

fare (presto) due cose tra loro complementari:attrarre talenti dall'estero e impedire che i nostrisiano «costretti» ad andarsene . In realtà, bastafarne una: creare a Milano e in Lombardia unambiente friendly per i giovani più promettenti,qualsiasi passaporto abbiano in tasca.

continua a pagina 13

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Si imponela figuradel ricercatorecosmopolitadi Darlo Di Vico

SEGUE DA PAGINA 1

1 varo di HumanTechnopole nell'areaExpo di Rho dovrebbe

attirare r.6oo ricercatori ed èquindi un test di primagrandezza per misurarci coni problemi che abbiamoevocato. La prima lacuna dacolmare allora divental'assenza di una modernalegislazione che serva aregolare l'operato deiricercatori, la figura-chiave diquesti processo di mobilitàtransnazionale. Stiamoparlando di un insieme diquestioni che abbracciapercorsi di carriera, sistemadelle gratifiche economichee professionali, incentivi peri datori di lavoro che liassumono, la possibilità dilavorare alla dipendenze nondi un singolo imprenditore,ma di un distrettoindustriale. La figura delricercatore cosmopolita siimpone quindi all'attenzioneperché sovente è decisiva peril successo di un progettoscientifico, si tratta peròallora di liberarlo da schemiorganizzativi e proceduretroppo rigide - pensiamoagli orari - e figlie diun'altra epoca. Da questaconsiderazioni è maturatal'idea di Michele Tiraboschi,coordinatore scientifico diAdapt e docente di diritto dellavoro a Modena, di stendereun vero disegno di legge con9 articoli che servano aridisegnare l'identikit delricercatore. L'articolo i iniziaproprio così: istituendo la

figura professionale edefinendone lecaratteristiche. Il secondoprevede un'articolazione suquattro livelli: apprendistiricercatori, ricercatori junior,ricercatori senior ericercatori professionali.L'articolo 8 prevede ancheche venga istituita presso ilministero del Lavoroun'apposita anagrafe checontenga i dati deiricercatori assunti da datoridi lavoro privati per garantirein piena trasparenzamobilità professionale eoccasioni di lavoro. Quella diTiraboschi è un'idea e oltreal pregio di aver già fatto ilpasso successivo (un veroarticolato di legge) èutilissima per orientare iIdibattito in avanti. Menopiagnistei, più azioniconcrete.

© RiPRODUZ)ONE RSéRVATA

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Bicocca, il 77% deidottori trova lavoro1177% dei dottori di ricercadell'università di Milano-Bicocca a un anno dal titoloha un contratto e il 76%%, èsoddisfatto del percorsoformativo.A dirlo èl'Indagine occupazionale suidottori di ricerca Bicocca.Tra gli occupati a un annodal dottorato è emerso che il4i% lavora in università,mentre il 59% pressoaziende private ed entipubblici. I contratti di lavorosono per il 48% assegni diricerca e contratti aprogetto, per il 17% contrattia tempo indeterminato,mentre il restante 35% èrelativo a contratti a termineo lavoro autonomo. Inoltre,un dottore di ricerca su 6 hatrovato lavoro all'estero. A 3anni dal conseguimento deltitolo, la percentuale chelavora sale all'82%.

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VINTERVISTA

La preside di Scienzedella Comunicazionedifende la nuova scelta

Sovraffollamento in aula

errore è stato toglier-// lo, il numero chiuso».« Giovanna Cosenzacoordina il corso di laurea inScienze della comunicazione, fi-nito nell 'occhio del ciclone dopola decisione di tornare a soli 400posti. Mentre in Ateneo si discu-te, Lettere si divide e gli studentialzano le barricate , la semiologa,allieva di Umberto Eco, spiega leragioni della scelta . «Non siamodiventati improvvisamente clas-sisti», premette. Poi snocciola nu-meri e ragioni («non è solo unproblema di spazi» ). Scienze del-la comunicazione è partita nel1993 a numero chiuso: 150 postie un test difficilissimo , «perchèEco allora pensava di sfornare po-chi laureati eccellenti e in gradodi trovare lavoro». I posti furonosuccessivamente aumentati a400, poi si arrivò all'accesso libe-ro perchè erano calate le matrico-le. Infine la ripresa : da 261 nel2010-11 a 572 l'anno scorso: orale matricole sfiorano i 600.

SEGUE A PAGINA IX

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"Il numero chiuso favorirà i ragquando usciranno a cercar lavoro"

La preside Cosenza: "Non èsolo un fatto di aule piene,ma pure di qualità didattica"

"L'errore è stato aprire. Ecopensò a corsi che sfomasseropochi laureati eccellenti"

<SEGUE DALLA PRINIA PAGINAILARIA VENTURI

PROFESSORESSA Cosenza,partiamo dall 'aumento deinuovi iscritti che ha portato al-la decisione del numero chiu-so.«E' da alcuni anni che, alla vi-

sta dei numeri in crescita, ci tre-mano le vene ai polsi. La decisio-ne che abbiamo preso maturavada tempo».

Aule che non bastano a conte-nere tutti, è questo il punto?«Non tanto. Per recuperare

spazi si può organizzare diversa-mente la didattica, fare le lezionidalle otto del mattino a sera.Quello che ci preoccupa di più èl'inserimento nel mercato del la-voro. Scandalizzo qualcuno per-che pronuncio la parola merca-to? Mi interessa il futuro deimiei studenti, il provvedimentoè a loro favore».

Era la preoccupazione di Ecoquando fondò il corso?«Quando partimmo, c'erano

cinque corsi in Comunicazione

in Italia, ora più di cento. Era unaltro mondo. E fu scelto il nume-ro chiuso per dare occupazione alaureati formati al meglio. Ora ilmercato non riesce ad assorbiretutti. E noi, dentro Lettere, sia-mo il corso più professionalizzan-te. Se voglio tener fede al proget-

to del mio maestro, non devo tra-dire questa specificità. Non pos-siamo vendere illusioni ai nostristudenti. Semmai è stato un erro-re togliere il numero chiuso annifa, quando c'erano meno iscrittidei posti disponibili».

Come spiega questo boom aScienze della comunicazione?«Altri corsi di studi in Italia

hanno introdotto il numero pro-grammato. E poi Bologna è tor-nata ad essere una città attraen-te».

Lei ne fa anche un problemadi risorse umane.«Gli studenti aumentano e

noi professori siamo sempre glistessi, andiamo in pensione enon veniamo sostituiti. Non èpensabile affidare corsi con cen-tinaia di matricole a giovani concontratti malpagati. E comun-que non ci sono soldi nemmenoper i contratti di insegnamento.La colpa non è del nostro Ate-neo, mancano le risorse perchèquesto paese non ha investitosull'università. Invito gli studen-ti che contestano il numero chiu-so a protestare a Roma».

Non pensate così dì danneg-giare gli altri corsi a Lettere?«Intanto non è così escluden-

te mettere un limite a 400 posti,E comunque noi proponiamouna sperimentazione per un an-no, per poi andare a vedere dovesono finiti gli esclusi dal nostrocorso, se si sono create difficoltàda altre parti. Vogliamo poi met-terla sul piano ideologico?».

Non è un aspetto trascurabi-le.«L'area di Lettere, dove gli

iscritti aumentano, fa cassa. Masiccome i grandi numeri abbas-sano la qualità, i soldi vengonoredistribuiti premiando i virtuo-si, ovvero i corsi scientifici che

hanno il numero programmato.E' un rischio che corriamo. L'ef-fetto liberi tutti è questo. Così fa-cendo svalutiamo l'area umani-stica».

U NIVRODULONE NISENVAIA

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PÉ. SIDEGiovanna Cosenza,preside a ScienzedellaComunicazione

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L' ABJGI L'A i3ACCADEMCIy Nl3.,sIGIJIíIs L?M Cr i SI E1VIO

Al Master il nuovo giornalismo tra tradizione e digitaleL GIORNALISMO? «Sarà sem-pre più "tradigitale": dovràconservare i valori tradiziona-

li, la sua capacità di raccoglierestorie, e al tempo stesso dovrà es-sere digitale, dunque capire il ti-po di fruitore che ha di fronte, imeccanismi dei social network ecosì via», dice Sree Sreenivasan.Da meno di un anno e mezzo è ilcapo della comunicazione digita-le della città di New York, arrivadal Metropolitan Museum, dovericopriva lo stesso ruolo. Primaancora però Sreenivasan è statoper 21 anni tra i responsabili del-la scuola per reporter della Co-lumbia University. Naturale,dunque, che sia il suo discorso adaprire la settima edizione del Ma-ster in giornalismo "Giorgio Boc-

ca" dell'Università di Torino.Il corso biennale quest'anno

parte in versione rinnovata, an-che grazie al supporto dei quoti-diani Stampa e Repubblica. Gliallievi si spingeranno verso lenuove frontiere della professio-ne, dedicandosi ad esempio an-che al fact checking (il controllodei fatti), al coding, ai nuovi me-dia, come spiega la direttrice deilaboratori Anna Masera, che gui-da il master con la coordinatricescientifica Franca Roncarolo.«Difficile pensare a un corso piùintimamente connesso alla pro-fessione», dice il rettore Gianma-ria Ajani durante l'inaugurazio-ne, alla quale portano il salutopure l'assessora all'Innovazionedi Torino Paola Pisano e ii presi-

gno di essere aggiustato». Ecco,allora, una lunga serie di consigliper le giovani penne: «Il primopunto è la battaglia per l'atten-zione: oggi è la risorsa più scarsache ci sia», «servono professiona-lità e formazione», «bisogna spe-rimentare, ma prima di esserecostretti a farlo», «il futuro è lostorytelling, perché la gente è af-famata di storie», «dobbiamo farvivere i nostri contenuti ovun-que». Il futuro della professione,quindi, non è poi così nero: «IIgiornalismo può essere di gran-de aiuto in questo momento, masolo usando questi strumentipossiamo pensare di diventareancora più importanti nella vitadelle persone». (ste.p.)

dente dell'Ordine regionale deigiornalisti Alberto Sinigaglia.«Mai come oggi abbiamo biso-gno di trovare punti fermi nelcaos delle informazioni che rice-viamo», aggiunge il direttore diRepubblica Mario Calabresi.Maurizio Molinari, che è a capodella Stampa, concorda: «Siamodi fronte a un'accelerazione del-la storia, è ii momento in cui biso-gna studiare, faticare e fare sa-crifici».

I venti studenti iniziano l'av-ventura con una lezione di Sree-nivasan dal titolo "Non esiste mo-mento migliore per fare ii giorna-lista". Troppo ottimismo? Que-sto lavoro, dice l'esperto newyor-chese, «non morirà, è solo il suomodello di business che ha biso-

3 RIVRO[JNLIONENISENVAIA

COMUNICATORESree Sreenivasan e il capo della comunicazione digitaledi New Yorke ieri ha tenuto la lezione inaugurale del Master

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ateneo=q`a °

Eova-zioneAccordo con la Fondazione Golinelli, saranno selezionati 40 giovani per ricerche d'avanguardia

Nell'università ci sono i cervel-li, le energie fresche di giovaniricercatori, i laboratori, le bi-blieteche, i docenti con l'espe-rienza. Fuori c'è il mondodell'economia che corre sem-pre più velocemente e dove unprodotto in tre anni invecchia eva fuori mercato. È possibile fardialogare questi mondi per tro-vare soluzioni innovative?

L questa la scommessa a cuicercano di dare una rispostal'ateneo modenese e la Fonda-zione Golinelli che hanno sigla-to un protocollo d'intesa per fa-vorire un interscambio rapidotra aziende e giovani universita-ri, potendo contare su strumen-ti burocratici ridotti al minimoma con una velocità di realizza-

zione dei progetti inusuale perquello che riguarda il inondodegli atenei italiani. Un'espe-rienza in questo senso già av-viata e fiorente a Mirandolacon le aziende del biomediealema che con l'ultima iniziativadovrebbe avere un'accelerazio-ne per tutta la provincia.

Per l'occasione è venuto aModena Marino Golinelli, chedall'alto dei suoi 96 anni e dellagigantesca esperienza in cam-po farmaceutico, ha fondato efinanziato l'organismo che por-ta il suo nome, forse la maggio-re realtà italiana che ripercorrein Italia l'esperienza delle gran-di fondazioni scientifiche ame-ricane. Nato a a S.Felice sul Pa-naro nel 1920, Golinella fonda

II rettore Oreste And risano con Andrea Zanotti (Fondazione Golinelli)

nel 1948 a Bologna una piccolaazienda che negli anni è diven-tata un gruppo con 2.800 dipen-denti che oggi, dopo aver rileva-to la Wasserman e la Sigma Tauitaliana, è diventato il colossoAlfasigma con 900 milioni difatturato.

Il "grande vecchio" dell'indu-stria farmaceutica non si è peròdimenticato delle radici. Dopoaver messo in campo 51 milio-ni per la fondazione ha accoltodi buon grado l'invito di Mode-na. «Credo nella responsabilitàsociale delle aziende - ha detto- Ma soprattutto sono convintoche se vogliamo immaginareun futuro, oggi così imprevedi-bile, per i giovani nel futuroprossimo dobbiamo pensare aun mondo sostenibile dal pun-to di vista dell'ambiente. Fino-ra il mondo scientifico e quelloumanistico in Italia hannomantenuto una distanza cheoggi non può esistere. Sonopartito dalla mia esperienzapersonale e ho capito che etica,valori e innovazione sono unitea quella creatività che dobbia-mo raccogliere e accogliere conforza».

Soddisfatti pure il rettore An-drisano, che ha ricordato le tan-te esperienze di collaborazionetra l'ateneo modenese e leaziende, e il direttore della Fon-dazione, Andrea Zanotti.

Con la loro firma sul docu-mento entro tre mesi sarannoselezionati 40 giovani universi-tari (20 a Modena e 20 a Reggio)per interagire con un centroformato da imprenditori, acca-demici e specialisti immagi-nando soluzioni peri problemie gli obbiettivi delle aziende.

(s. c.)

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Campus, "accesHERA Inauguratoil sistema diteleriscaldamentodel polo universitariocon un avanzato impiantodi trigenerazione

Estato inaugurato ieri mattina alla pre-senza del sindaco Davide Drei, del de-legato edilizia e sostenibilità ambientaledell'Alma Mater Studiorum dell'Univer-sità di Bologna Riccardo Gulli e dell'am-ministratore delegato di Hera StefanoVenier, il sistema di teleriscaldamentoal servizio della città e del polo univer-sitario di Forlì che si avvale della nuovaGreen Energy House, situata a fiancodell'ingresso del Campus. Un investi-mento di 11 milioni di euro per il poloteleriscaldato di Forlì, che al 2020 ser-virà una volumetria pari a 2.200 appar-tamenti

LEnergyHouse è una centrale in gra-do di produrre energia elettrica, termicae frigorifera in maniera combinata (lacosiddetta trigenerazione), garantendouna significativa riduzione dell'uso deicombustibili fossili e delle emissioni diC02 equivalenti. Al servizio sia delCampus universitario sia di altre utenzecollegate alla rete urbana, la nuova cen-trale fa parte del più ampio sistema di

» a risparteleriscaldamento, progettato e realiz-zato da Hera, che si sta sviluppando alservizio della città di Forlì. In Viale Li-bertà, infatti, è già presente una rete cheallaccia al teleriscaldamento, attraversola centrale posizionata all'Itis, recente-mente rinnovata, alcuni importanti e-difici cittadini, quali lo stesso Istitutotecnico industriale, il Ginnasio, la scuolaprimaria de Amicis, il palazzo dell'Inps.Un polo teleriscaldato, quindi, che, en-tro i primi mesi del 2018, prevede il col-legamento con la nuova centrale delCampus universitario, che diventeràquindi l'impianto di produzione prin-cipale, mentre la centrale dell'Itis si at-tiverà solo in caso di necessità. A regi-me, nel 2020, il sistema di teleriscalda-mento di Forlì produrrà annualmente12.600 MWh termici, 2.680 MWh elet-trici e 758 MWh frigoriferi, con una vo-lumetria allacciata di 525 mila metri cu-bi, equivalenti a circa 2.200 apparta-menti di 240 metri cubi ciascuno.

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Ieri mattina il taglio del nastro al Campus di Forlì col sindaco della citta Davide Dei

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Corgresso w .7'nv A

` Gruppo oncotog icoScuola Sant'Anna

E' in programma il 24 e 25novembre nell'aula magna dellaScuola Sant'Anna il congressonazionale del Gruppo oncologicodel Nord Ovest (cono) promossodall'Accademia Nazionale diMedicina. A dirigerei lavorisaranno il professor AlfredoFalcone (foto) e il dottor MarcoMerlano. Leggi tutto su:

.tanazione.itlisa

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In manovra 30 min per la ricerca 4.0Legge di Bilancio stanzia 30 milioni di curo per la costruzioneai centricentri eli ricerca nell'ambito ciel piano Industria 4.0. Lo pre-

vede un emendamento alla manovra approvato in commissioneBilancio, che licenzierà il provvedimento entro domani. 1 fondisaranno destinati a realizzare centri di competenza ad alta spe-cializzazione, in partenariato pubblico privato, per fune ricercaapplicata, trasferimento tecnologico e lornmazione su tecnologieavanzata. Il finanziamento sarà di 20 milioni per il 2017 e 10milioni per il 2018, secondo modalità stabilite dal ministero perlo Sviluppo economico di concerto con quello dell'Economia.L'intervento rientra nelle misure per sostenere il passaggio alladigitalizzazione del sistema industriale italiano, facendo leva suincentivi per chi sostiene le startup e iper<ammortamenti al 150%per chi investe in beni utili all'innovazione tecnologica. Intantoper venerdì è attesa la richiesta del voto di fiducia del governosulla manovra. L'ok definitivo della Camera dovrebbe arrivarelnedì, per poi andare in Senato in seconda lettura.

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