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Giovani sulVespucci - marinaiditalia.com · degli ultimi giorni iniziò a farsi spazio tra la...

Date post: 18-Feb-2019
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delle papere; e qualche battutina si fa- ceva sempre... Ma nessuno ha mai gettato la spugna, nessuno ha mai abbandonato il proprio gruppo, nonostante i vari attacchi di nau- sea che portavano il morale a terra, o ad- dirittura le influenze prese che hanno co- stretto alcuni a letto. Si, perché purtroppo i primi giorni di navigazione non sono sta- ti dei migliori, quando il mare non divenne nostro alleato nel combattere la stan- chezza e le difficoltà, ma tentò spesso di azzerare la nostra volontà di ferro. Ma nessuno, o meglio quasi, ha evitato il la- voro che gli spettava, consapevole del fatto che a strappare un sorriso anche nel momento di difficoltà ci sarebbero stati sempre gli altri ragazzi. Spesso si dava una rapida occhiata al motto della nave, che cita ‘non chi comin- cia, ma quel che persevera’, e alcuni di noi si sentivano subito più motivati, e ritorna- vano all’opera con più costanza di prima. In uno dei pomeriggi di navigazione, il no- stromo ha acconsentito a farci salire sulla coffa, la piattaforma posta alla sommità dell’albero maestro. Alcuni di noi soffriva- no di vertigini e quindi hanno dovuto ri- nunciare, ma per la maggior parte, che era curiosissima ed impaziente di provare anche questa, è stata sicuramente una bellissima se pur piccola cosa. Arrampi- carsi e tenersi stretti al quadro, ben assi- curati con un cavo, per arrivare in cima, e Marinai d’Italia 33 da qui ammirare il panorama, l’immensità del mare che ci circondava: una cosa da togliere il fiato. Anche se riuscire a salire non è stato semplicissimo, per non parla- re della ridiscesa... Ne è valsa la pena. Dopo quattro giorni di navigazione ininter- rotta, in cui, alla fine, il motto della Ve- spucci è stato una sorta di supporto mo- rale un po’ per tutti, abbiamo finalmente attraversato lo stretto di Messina, arrivan- do nel pomeriggio del giovedì a Catania. Ammetto che molti di noi erano così con- tenti di toccare terra che quasi si china- rono per baciarla, ma dopo l’entusiasmo iniziale dovuto all’arrivo, la malinconia degli ultimi giorni iniziò a farsi spazio tra la felicità. Per questo le ultime due sere, nelle quali ci è stato permesso di visitare la città, le abbiamo passate nel migliore dei modi, cercando di sfruttare ogni sin- golo momento insieme; così come acca- deva una volta tornati a bordo, quando tutto si faceva fuorché andare a letto, se non dopo aver esaurito anche l’ultimo bri- ciolo di forza. Ecco le caratteristiche di queste espe- rienze: sono bellissime, insegnano tante cose (come il rispetto, la convivenza, lo spirito di gruppo...), sono divertenti ed in- teressanti sotto ogni punto di vista e,in particolare, ti fanno conoscere tante persone con le quali riesci a stringere le- gami più o meno forti. Il problema si crea quando devi salutarle... E lì speri con tut- to il cuore di poterle rivedere, un giorno, magari sulla stessa nave, magari per uno stesso fine, magari di nuovo tutti in- sieme, per rivivere ancora ed insieme quest’ avventura. Ringraziamo quindi, per l’opportunità of- fertaci, l’ANMI di Gaeta e il nostro istituto Nautico ‘Giovanni Caboto’, al Comandan- te della Vespucci e al suo equipaggio, con un grazie in particolare a tutti coloro i quali ci hanno accompagnato in questa splendida settimana di navigazione. mano nel mantenimento dell’ordine e della pulizia a bordo. Probabilmente sa- rebbe stato stancante e noioso svolgere queste attività singolarmente, ma si sa che in compagnia, anche la fatica più dura può rivelarsi un divertimento. E questa teoria si è rivelata esatta, quan- do, ad esempio, mentre lucidavamo gli ottoni, scattavano foto all’improvviso, in cui eravamo immortalati con le facce più strane, dalla più scocciata alla più buffa; oppure, durante il lavaggio del ponte, era divertente vedere tutti noi ra- gazzi con in mano delle ‘frattazze’ e ai piedi degli stivali troppo grandi, che pur- troppo ci facevano camminare come Vespucci, otto belle ragazze sulla nave più bella del mondo Fabiana Di Ciaccio U n’esperienza formidabile, ed otto ragazze del nautico di Gaeta a di- ventarne protagoniste. Si tratta della traversata a bordo della nave scuola Amerigo Vespucci, gioiello della Marina Militare Italiana, che ha coinvolto giovani ragazzi di età compresa tra i sedici e i ventidue anni, tra i quali noi studentesse di quarto e quinto superiore. Con un misto d’ansia ed eccitazione, sia- mo partite la domenica del 3 ottobre dal- la Stazione di Formia, con destinazione Livorno, nel cui porto era ormeggiata la nostra nave. Nelle cinque ore di viaggio, due di noi che avevano già completato l’imbarco sulla Palinuro hanno anticipa- to per grosse linee ciò che avremmo do- vuto affrontare a bordo. Certo, a quel punto non c’erano più tanti sorrisi sui nostri volti, perché si sa, sve- gliarsi in piena notte per fare dei turni di guardia non è la cosa più entusiasmante che un ragazzo possa sognare, ma ciò non toglie che, da ragazze forte d’animo quali siamo, eravamo tutte più che pronte per affrontare questa nuova avventura. Arrivate finalmente a Livorno, ci siamo di- rette quasi correndo al porto, impazienti di salire su questa splendida nave che sa- rebbe stata la nostra casa per i successivi sei giorni. Con un po’ di fatica siamo riuscite a cari- care le nostre valigie e a portarle nei nostri alloggi, dopodiché siamo salite sul ponte, dove abbiamo iniziato a prendere un po’ di confidenza con gli altri ragazzi. Ci volle po- co però per interrompere quella bella at- mosfera in favore del discorso introduttivo dei nostri tutor e degli ufficiali, i quali ci hanno diviso in squadre e ci hanno asse- gnato i posti per le manovre. Dopodiché, abbiamo iniziato a parlare delle nostre si- stemazioni, degli impegni e in generale di come si sarebbe svolta la vita a bordo, con i turni di guardia, le sveglie, gli orari dei pa- sti etc. Ma la cosa più divertente, fino a quel punto, è stata sicuramente scoprire dove avremo dovuto dormire: sulle ama- che, comode e dondolanti amache! Quel pomeriggio ci volle molta pazienza per montarle, ma tra uno scherzo ed una risata riuscimmo nell’intento; la sera uscimmo per una breve passeggiata pri- ma della partenza del giorno dopo, alla volta di Catania. Così, con la voce al megafono che urla- va ‘sveglia generale!’, iniziavano le nostre giornate. O meglio, iniziavano per i fortu- nati che durante la notte avevano potuto dormire! Dopo la partenza, infatti, abbiamo iniziato a fare i nostri turni di quattro ore, durante i quali oltre a manovrare le vele, per quanto possibile, dovevamo dare una 32 Marinai d’Italia Giovani sul Vespucci Ivanna Voytyuk, Fabiana Di Ciaccio, Gilda Santoro, Valentina Valente, Cristina Zabolotnic Michela Macone, Greta Piselli e Federica Saccone davanti al Vespucci
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Page 1: Giovani sulVespucci - marinaiditalia.com · degli ultimi giorni iniziò a farsi spazio tra la felicità. Per questo le ultime due sere, ... ragazze del nautico di Gaeta a di-ventarne

delle papere; e qualche battutina si fa-ceva sempre...Ma nessuno ha mai gettato la spugna,nessuno ha mai abbandonato il propriogruppo, nonostante i vari attacchi di nau-sea che portavano il morale a terra, o ad-dirittura le influenze prese che hanno co-stretto alcuni a letto. Si, perché purtroppoi primi giorni di navigazione non sono sta-ti dei migliori, quando il mare non divennenostro alleato nel combattere la stan-chezza e le difficoltà, ma tentò spesso diazzerare la nostra volontà di ferro. Manessuno, o meglio quasi, ha evitato il la-voro che gli spettava, consapevole delfatto che a strappare un sorriso anchenel momento di difficoltà ci sarebberostati sempre gli altri ragazzi.

Spesso si dava una rapida occhiata almotto della nave, che cita ‘non chi comin-cia, ma quel che persevera’, e alcuni di noisi sentivano subito più motivati, e ritorna-vano all’opera con più costanza di prima.In uno dei pomeriggi di navigazione, il no-stromo ha acconsentito a farci salire sullacoffa, la piattaforma posta alla sommitàdell’albero maestro. Alcuni di noi soffriva-no di vertigini e quindi hanno dovuto ri-nunciare, ma per la maggior parte, cheera curiosissima ed impaziente di provareanche questa, è stata sicuramente unabellissima se pur piccola cosa. Arrampi-carsi e tenersi stretti al quadro, ben assi-curati con un cavo, per arrivare in cima, e

Marinai d’Italia 33

da qui ammirare il panorama, l’immensitàdel mare che ci circondava: una cosa datogliere il fiato. Anche se riuscire a salirenon è stato semplicissimo, per non parla-re della ridiscesa... Ne è valsa la pena.Dopo quattro giorni di navigazione ininter-rotta, in cui, alla fine, il motto della Ve-spucci è stato una sorta di supporto mo-rale un po’ per tutti, abbiamo finalmenteattraversato lo stretto di Messina, arrivan-do nel pomeriggio del giovedì a Catania.Ammetto che molti di noi erano così con-tenti di toccare terra che quasi si china-rono per baciarla, ma dopo l’entusiasmoiniziale dovuto all’arrivo, la malinconiadegli ultimi giorni iniziò a farsi spazio trala felicità. Per questo le ultime due sere,nelle quali ci è stato permesso di visitarela città, le abbiamo passate nel miglioredei modi, cercando di sfruttare ogni sin-golo momento insieme; così come acca-deva una volta tornati a bordo, quandotutto si faceva fuorché andare a letto, senon dopo aver esaurito anche l’ultimo bri-ciolo di forza. Ecco le caratteristiche di queste espe-rienze: sono bellissime, insegnano tantecose (come il rispetto, la convivenza, lospirito di gruppo...), sono divertenti ed in-teressanti sotto ogni punto di vista e,inparticolare, ti fanno conoscere tantepersone con le quali riesci a stringere le-gami più o meno forti. Il problema si creaquando devi salutarle... E lì speri con tut-to il cuore di poterle rivedere, un giorno,magari sulla stessa nave, magari peruno stesso fine, magari di nuovo tutti in-sieme, per rivivere ancora ed insiemequest’ avventura.Ringraziamo quindi, per l’opportunità of-fertaci, l’ANMI di Gaeta e il nostro istitutoNautico ‘Giovanni Caboto’, al Comandan-te della Vespucci e al suo equipaggio,con un grazie in particolare a tutti coloroi quali ci hanno accompagnato in questasplendida settimana di navigazione.

mano nel mantenimento dell’ordine edella pulizia a bordo. Probabilmente sa-rebbe stato stancante e noioso svolgerequeste attività singolarmente, ma si sache in compagnia, anche la fatica piùdura può rivelarsi un divertimento. Equesta teoria si è rivelata esatta, quan-do, ad esempio, mentre lucidavamo gliottoni, scattavano foto all’improvviso, incui eravamo immortalati con le faccepiù strane, dalla più scocciata alla piùbuffa; oppure, durante il lavaggio delponte, era divertente vedere tutti noi ra-gazzi con in mano delle ‘frattazze’ e aipiedi degli stivali troppo grandi, che pur-troppo ci facevano camminare come

Vespucci,otto belle ragazzesulla navepiù bella del mondo

Fabiana Di Ciaccio

U n’esperienza formidabile, ed ottoragazze del nautico di Gaeta a di-ventarne protagoniste.

Si tratta della traversata a bordo dellanave scuola Amerigo Vespucci, gioiellodella Marina Militare Italiana, che hacoinvolto giovani ragazzi di età compresatra i sedici e i ventidue anni, tra i quali noistudentesse di quarto e quinto superiore. Con un misto d’ansia ed eccitazione, sia-mo partite la domenica del 3 ottobre dal-la Stazione di Formia, con destinazioneLivorno, nel cui porto era ormeggiata lanostra nave. Nelle cinque ore di viaggio,due di noi che avevano già completatol’imbarco sulla Palinuro hanno anticipa-to per grosse linee ciò che avremmo do-vuto affrontare a bordo. Certo, a quel punto non c’erano più tantisorrisi sui nostri volti, perché si sa, sve-gliarsi in piena notte per fare dei turni diguardia non è la cosa più entusiasmanteche un ragazzo possa sognare, ma ciònon toglie che, da ragazze forte d’animoquali siamo, eravamo tutte più che pronteper affrontare questa nuova avventura.Arrivate finalmente a Livorno, ci siamo di-rette quasi correndo al porto, impazienti disalire su questa splendida nave che sa-rebbe stata la nostra casa per i successivisei giorni.

Con un po’ di fatica siamo riuscite a cari-care le nostre valigie e a portarle nei nostrialloggi, dopodiché siamo salite sul ponte,dove abbiamo iniziato a prendere un po’ diconfidenza con gli altri ragazzi. Ci volle po-co però per interrompere quella bella at-mosfera in favore del discorso introduttivodei nostri tutor e degli ufficiali, i quali cihanno diviso in squadre e ci hanno asse-gnato i posti per le manovre. Dopodiché,abbiamo iniziato a parlare delle nostre si-stemazioni, degli impegni e in generale dicome si sarebbe svolta la vita a bordo, coni turni di guardia, le sveglie, gli orari dei pa-sti etc. Ma la cosa più divertente, fino aquel punto, è stata sicuramente scoprire

dove avremo dovuto dormire: sulle ama-che, comode e dondolanti amache!Quel pomeriggio ci volle molta pazienzaper montarle, ma tra uno scherzo ed unarisata riuscimmo nell’intento; la serauscimmo per una breve passeggiata pri-ma della partenza del giorno dopo, allavolta di Catania. Così, con la voce al megafono che urla-va ‘sveglia generale!’, iniziavano le nostregiornate. O meglio, iniziavano per i fortu-nati che durante la notte avevano potutodormire! Dopo la partenza, infatti, abbiamoiniziato a fare i nostri turni di quattro ore,durante i quali oltre a manovrare le vele,per quanto possibile, dovevamo dare una

32 Marinai d’Italia

Giovani sul VespucciIvanna Voytyuk,Fabiana Di Ciaccio,Gilda Santoro,Valentina Valente,Cristina ZabolotnicMichela Macone,Greta Pisellie Federica Sacconedavanti al Vespucci

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Giovani sul Vespucci

La nostra esperienzasul Vespucci

di Marika Fichera e Anna Stella

“N on chi comincia ma quel chepersevera”: questo è il mottodella nave scuola Amerigo

Vespucci. Tramite l’ANMI di Rovereto Anna ed ioabbiamo avuto la grande opportunità dipoterci imbarcare su questo meraviglio-so veliero varato a Genova il 22 febbraiodel 1931.Il 10 ottobre è stato il grande giorno:quello dell’imbarco. Alle 15 e 30 eravamogià pronte sulla banchina del porto diCatania con le nostre sacche da mari-naio in mezzo ad una grande folla ansio-sa di visitare la nave. Una volta salite, siamo state registrate albanco di guardia e quindi la nostra ac-compagnatrice Chiara ci ha accompa-gnate sotto coperta per presenziare allariunione introduttiva dove abbiamo co-nosciuto Dianora (l’altra accompagnatri-ce) e tutti gli altri ragazzi. Dato che durante gli orari di visita non ciera permesso andare sul ponte, siamorimaste sotto coperta dove, dopo esser-ci sistemate nella camerata, abbiamofatto amicizia con tutti gli altri.L’impatto con la parte “interna” della na-ve è stato strano, perché, rispetto all’e-sterno, è un po’ meno sfarzosa. In ognicaso non era tanto male, forse il bagno

lasciava un po’ a desiderare, ma ci sia-mo adattate!!! Una cosa che ci ha un po’sconvolte all’inizio è stato che doveva-mo dormire su delle amache!!! Comeabbiamo già detto, l’impatto è stato forte,anche per il fatto che, il giorno in cui sia-mo arrivate, ci hanno consegnato tazza,posate e salvagente con il numero, inmodo da non perderli e da riconsegnarliassolutamente e in buone condizioni!!!I primi due giorni di navigazione sonostati un po’ difficili, in quanto abbiamosofferto di mal di mare!!! Una volta pas-sato, però, è cominciata l’avventura!!!

In ogni singolo momento della giornatac’era qualcosa da fare: pulire ottoni, la-vare gamelle (dei piatti-vassoi), abbi-sciare cime, frattazzare, turni di guardia,lezioni varie, partecipare all’ammainabandiera, scartavetrare pulegge...Tra le tante fantastiche attività che sisvolgevano sulla nave, una delle più bel-le era il turno di notte (i turni notturnierano tre: dalle 20 alle 24, dalle 24 alle 04e dalle 04 alle 08), soprattutto quello damezzanotte alle quattro, perché, appenamontata la guardia, c’era la pizza!!! Du-rante il turno di notte andavamo a coppie

34 Marinai d’Italia Marinai d’Italia 35

Ma purtroppo tutto ha una fine e così an-che la nostra esperienza sul Vespucci ègiunta al termine; infatti il 16 ottobre sia-mo arrivati a Venezia per poi sbarcare il17. Un bella parentesi il giorno del nostroarrivo è stato il fatto di poter finalmentetoccare la terra ferma andando in fran-chigia!!!Citando dal nostro diario di bordo:“Esperienza fantastica, mitica, unica,strabiliante, sconvolgente, da ripeterefin quando ce n’è la possibilità!!!” Ogni singolo istante vissuto su questoveliero è stato bellissimo: un’esperienzaepica che ci ha cambiate nel profondo inmodo positivo! Sulla nave infatti abbia-mo imparato ad essere più socievoli, piùordinate, più puntuali, ma soprattutto... alucidare ottoni!!!

n

due ore in plancia ad imparare a timona-re. All’interno di questa struttura, posi-zionata a prora sul castello, oltre che altimone, c’erano anche radar e strumentivari per mantenere la rotta.Ovviamente non lavoravamo 24 ore su24, c’erano anche dei momenti di relax(pochi, ma vissuti intensamente!!!) checomprendevano il dormire, il mangiare,le chiacchiere e le lezioni sulla nave.Abbiamo fatto tre lezioni ufficiali (sicu-rezza e salvagenti, parti della nave eterminologia velica e “fischiese” - il lin-guaggio dei fischietti che usano i no-stromi per comunicare da una parte al-l’altra della nave) ma in ogni momentoera possibile imparare qualcosa dinuovo grazie ai marinai sempre gentilie disponibili a spiegarci i vari termininavali eccetera.Altre esperienze indimenticabili vissutesulla nave sono state l’arrampicarsi sul-l’albero di mezzana, mettere il punto sullacarta... la vita da marinaio in generale!!!

Marika,Annae il professore


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