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GITA A CREMONA: LE MIE - alvivaldi.it · meridionale della Lombardia e confina a nord con le ... a...

Date post: 18-Feb-2019
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GITA A CREMONA: LE MIE

IMPRESSIONI

Martedì 23 Aprile finalmente è arrivato il giorno della nostra gita scolastica tanto attesa e preparata: la visita di Cremona, un centro cittadino, neppure troppo distante dal nostro, che studiando avevamo scoperto ricco d'arte e di musica.

La sveglia anticipata non mi è affatto pesata, perché sentivo che sarebbe stata una giornata super divertente, e devo dire che la mia previsione non mi ingannava!

Durante la mattinata, partendo dal cuore della città, abbiamo visitato il Palazzo comunale e il Duomo dove mi ha davvero colpito molto il fatto che già all’epoca i pittori avessero utilizzato le tecniche tridimensionali, infatti abbiamo osservato un esempio vero e proprio DIPINTO IN 3D: il cavallo bianco al centro della scena sembrava correrci incontro e il signore col cappello aveva quasi l'aria di volersi aggregare alla nostra comitiva !!!!!!

Nel Palazzo comunale, invece, siamo entrati in una sala contenente alcuni violini costruiti dai famosissimi liutai: Stradivari, Amati e Guarneri.

Ho provato meraviglia al pensiero che quei violini così antichi e passati fra le mani di tanti suonatori e liutai potessero essersi

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conservati così bene. Ma soprattutto, quando in seguito abbiamo assistito ad un concerto di un violino Stradivari, è stato grande il mio stupore nel constatare che, oltre ad essere ancora perfettamente intatti, fossero anche in grado di produrre un suono tanto soave e dolce.

Nel pomeriggio, purtroppo non abbiamo potuto visitare il teatro, come avevamo programmato, ma in compenso siamo entrati nella magica bottega di un liutaio. Io non vi ero mai stata e mi è sembrata davvero un'esperienza magnifica dalla quale ho imparato ad essere più attenta nella cura del mio strumento perchè mi sono resa conto di quanta fatica e lavoro occorra per costruirlo. Penso che il lavoro del liutaio sia molto impegnativo e anche un po' magico, perchè riesce a trasformare un semplice pezzo di legno in uno strumento che crea suoni fantastici e ammalianti. Magico è un termine che non ho scelto a caso perchè l'atmosfera che si respirava mi infondeva proprio la sensazione che ci volesse un ingrediente soprannaturale per essere così ingegnosi e pazienti.

Per concludere in dolcezza il nostro tour siamo entrati in un negozio per comprare del torrone e lungo la strada sentivo già il profumo di uno dei miei dolci preferiti e mi arrovellavo per decidere che tipo scegliere, ma alla fine ho deciso di acquistarne uno tenero per i miei nonni, che lo avrebbero potuto gustare con maggiore tranquillità per il loro sorriso....

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A dire la sincera verità la prospettiva di una semplice gita a Cremona di un giorno, rispetto alle mete ben più lontane e famose di alcuni miei compagni delle elementari che frequentano altre scuole, all'inizio mi era apparsa un poco deludente, invece, ora che ci sono stata, penso proprio che la gita a Cremona sia stata forse la più interessante e bella che abbia mai fatto. A noi Italiani in realtà non serve fare centinaia di chilometri per scoprire tesori preziosi e divertirsi, basta saper scegliere e prepararsi per il meglio all'evento ... GRAZIE PROF., per la scelta e per la tecnica esplorativa che abbiamo iniziato ad imparare. Non vedo l'ora di perfezionarla: alla prossima!!!!!!!!

Annalisa Belloni

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Lo stemma della provincia di Cremona venne

creato nel marzo del 1938, unendo quelli delle tre città principali del territorio.

Vi si rilevano, però, notevoli libertà di interpretazione in quanto non sono state rispettate pienamente le caratteristiche di ogni stemma. Innanzitutto , il braccio di Giovanni Baldesio, simbolo cremonese, è stato disegnato sul campo fasciato (mentre nello stemma lo si trova su campo azzurro). Le armi di Crema sono state riassemblate mettendo il palco di corna e il braccio destro schiero ma non aggiungendo lo scudo argenteo che rappresenta il marchio dei marchesi Aleramici di Monferrato, antichi feudatari del Cremasco (territorio cremonese). Lo stemma meno manomesso è quello di Casalmaggiore, anche,se, in entrambe manca il cane posto al centro della fornice e rappresentato in antichi codici.

Nello stemma cremonese si può notare un braccio: quello di Giovanni Baldesio.

Zaneen de la Bala o Giovanni Baldesio, è famoso perché liberò Cremona dalla crudeltà del Sacro Romano Impero che obbligava la città a consegnare all’imperatore una tassa fatta da una palla di cinque chili d’oro. Il giovane gonfaloniere (colui che porta lo stemma di un paese) combattendo e vincendo il figlio dell’imperatore, Enrico IV, eliminò Cremona dall’onere della tassa in oro. Nel giro di qualche anno la città divenne libero comune e i cittadini, come riconoscimento, diedero in sposa a Giovanni la bella e ricca Berta de Zoli. Da quel giorno Giovanni Baldesio fu simbolo cremonese.

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E ora, vediamo se sei stato attento!

Lo stemma della provincia di cremona è stato creato nel……………………………………..unendo……………………………………………………………………………………………………………………………………………

I suoi colori sono……………………………………………………………………..e rappresentano………………………………………………………………………….

Il braccio che si vede e’di …………………………………………………………

Alessandria - Cremona: il tragitto

Ciao a tutti, siamo Sara Z. e Gaia e vi mostreremo come

arrivare a Cremona basandoci su quanto abbiamo

imparato durante il tragitto che ci ha portati in questa

magnifica città.

Per raggiungere Cremona, capoluogo di provincia della

Lombardia, partendo da Alessandria, abbiamo percorso

l’autostrada A21 che collega Torino – Piacenza e

Brescia. Questa autostrada attraversa una parte

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dell’Italia del Nord Ovest, passando per Piemonte,

Emilia e Lombardia.

Per arrivare a Cremona abbiamo impiegato meno di due

ore, passando nelle vicinanze delle città di Tortona,

Voghera, Broni, Castel San Giovanni e Piacenza. Il

nostro percorso per un lungo tratto ha coinciso con quello

del fiume Po, attraversando un territorio interamente

pianeggiante c coltivato.

E ora, un po' di geografia

La provincia di Cremona

La provincia di Cremona si trova all’estremità

meridionale della Lombardia e confina a nord con le

province di Bergamo e Brescia, a est con la provincia di

Mantova, a sud con l’Emilia-Romagna e a ovest con le

province di Lodi e Milano.

La provincia di Cremona e’ divisa in tre aree: una

dominata dal capoluogo, il cremonese, una fecente capo

alla città’ di Crema e un’altra con in testa la città’ di

Casalmaggiore.

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La città’ si estende sulla pianura lombarda entro un

perimetro delimitato dai fiumi Adda, Oglio e Po;

quest’ultimo ne segna il confine meridionale.

Cremona conta circa 70 000 abitanti, detti cremonesi, e

ha una superficie di 70,4 chilometri quadrati per una

densità abitativa di 986 abitanti per chilometri quadrati.

Il fiume Po

Il fiume Po permise il sorgere di Cremona in epoca

romana e rese la città potente in epoca comunale.

Dal fiume i contadini hanno tratto l’acqua per irrigare la

pianura circostante, coltivata a cereali e faggi.

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Un viale alberato collega la città al fiume attraversando

una zona residenziale realizzata come una città/giardino;

attorno al fiume c’è una grande area verde detta del parco

del Po, dove si trovano strutture sportive e comunali.

Adiacente a questa area si trova il parco Malfo Vialli,

dove c’è una pista ciclabile.

Più avanti c’è la zona del porto dove le motonavi da

crociera fluviale hanno l’accesso al fiume nella sua zona

navigabile.

La città ha numerosi itinerari ciclistici che permettono di

conoscere la vera natura della campagna padana. Il 29

di giugno si svolge la famosa “ Fiera di San Pietro”,

amata da tutti i cremonesi, con i tradizionali fuochi

d’artificio e le bancarelle lungo il viale che costeggerà il

Po.

La presenza del porto-canale è utile all’ approdo delle

chiatte che risalgono il fiume Po.

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E ora….mettiti alla prova!!!

Quale Autostrada abbiamo percorso per raggiungere

Cremona? ........

Quali regioni e quali città abbiamo

toccato?...........................................

................................................................................................

...............

Quali sono i confini della città di

Cremona?............................................

……………………………………………………………………

…………

Quali fiumi bagnano la

provincia?..........................................................

……………………………………………………………………

…………

Quale fu e qual è ora il ruolo del fiume Po per la città di

Cremona?....................................................................………

………….

Metta & Metta

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Attività economiche

Come abbiamo potuto notare man mano che ci avvicinavamo

alla città di Cremona, la zona circostante è interamente

pianeggiante e per questo nel passato era esclusivamente

agricola.

Le colture oggi più diffuse sono il frumento, il mais, le

barbabietole da zucchero, la soia, le zucche, i pomodori.

E' presente anche un notevole sviluppo industriale nel settore

meccanico, petrolifero e energetico; per la maggior parte le

industrie sono concentrate presso il capoluogo e presso i centri

maggiori, Crema in modo particolare.

Essendo molto sviluppato l'allevamento intensivo, bovino e

suino, vi sono numerose industrie alimentari di salumi

(Negroni) e di latticini (Auricchio), sempre più ricercati sul

mercato.

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Importante è anche la produzione di pasta e notissima è

l'industria del torrone (Sperlari e Vergani), i cui prodotti

vengono largamente esportati accanto ad altri dolciumi e alla

rinomata mostarda. Noi abbiamo contribuito ad incrementare

questo aspetto dell’economia cremonese assaggiando e

acquistando in un fornitissimo negozio proprio alcune delle

moltissime e gustosissime varietà di torrone!!!

Forse superiore a tutte per l'alto valore dei suoi prodotti, è

tuttavia l'industria della seta, specializzata nella tessitura.

Fondamentale per la città è poi l’attività legata alla liuteria,

ovvero l’arte di costruire strumenti musicali a corde, sia ad

arco sia pizzicate. Per estensione, la definizione indica la

bottega o il laboratorio in cui si costruiscono viole, violini,

violoncelli, contrabbassi, chitarre, tiorbe, mandolini.

Ora giochiamo insieme…

Inserisci le vocali mancanti in modo da ottenere il nome

di alcune tipiche marche di prodotti cremonesi.

N….gr….n….

……..r…..cch….

p…..rl……r…..

V…..rg…..n…..

Jolly & Baldu

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Flash sulla storia

Le origini e il periodo romano

All’inizio del nostro percorso, la guida ci ha

raccontato in modo chiaro e semplice com’è nata la

città e come è cambiata nel tempo. In seguito,

passeggiando, ci ha fatto notare numerose

testimonianze delle epoche più antiche.

Come tramanda lo storico latino Tacito, Cremona fu

fondata nel 218 a.C., al tempo in cui Annibale faceva

irruzione in Italia.

Il territorio prescelto è un terrazzo pianeggiante

formatosi nel corso dell'ultima glaciazione,

sopraelevato rispetto alla piana alluvionale del fiume,

molto più vicino alla città di quanto non sia ora.

Cremona fu fondata per essere abitata dai coloni

romani.

Dopo una fase di instabilità legata alle incursioni dei

Galli, la città conobbe un lungo periodo di prosperità,

grazie alla sua posizione strategica sul Po e lungo la

via Postumia, la strada consolare che attraversava

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l'Italia settentrionale collegando i porti di Aquileia e

di Genova.

Questa particolare floridezza è testimoniata da un lato

dagli scavi archeologici, che hanno portato alla luce

resti di lussuose abitazioni private e di imponenti

edifici pubblici, dall'altro dalle fonti scritte.

Sappiamo così che la città, sede tra l'altro della più

celebre fiera agricola della Padania centrale, univa la

ricchezza delle produzioni rurali, dell'artigianato e dei

commerci ad un prestigio culturale tale da richiamare

studenti dalle città vicine.

La prosperità di Cremona risulta dalla descrizione che

lo storico latino Tacito inserisce nel racconto della

distruzione che la città

subì in seguito alle

vicende belliche del 69

d.C.

In quell'anno, dopo la

morte dell'imperatore

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Nerone, scoppiò una violenta guerra civile per la

successione al trono imperiale, che vide come

contendenti Otone, Vitellio e Vespasiano.

Due sanguinose battaglie furono combattute nei pressi

di Bedriacum (una piccola città sorta lungo la via

Postumia, nell'attuale comune di Calvatone) e di

Cremona; la città, colpevole di aver accolto

trionfalmente Vitellio, fu messa a ferro e fuoco dalle

truppe del vincitore Vespasiano.

Dopo la ricostruzione voluta dallo stesso nuovo

imperatore, nei decenni finali del secolo e per tutto il

Medioevo, Cremona prosperò ma non entrò nelle

vicende della "grande storia", al pari di molte delle

città dell'Italia settentrionale.

Tra il III e il IV secolo la crisi generale dell'impero

romano interessò anche i centri della Pianura Padana,

anche se il ruolo eminente di Mediolanum (una delle

quattro capitali dell'impero tardoantico) riusciva a

portare effetti positivi anche sul territorio e le città

vicine.

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La rete viaria conobbe un degrado irreversibile e i

terreni coltivati furono in gran parte abbandonati.

Tipico di questo periodo è il sorgere di grandi ville,

residenza e sede "di rappresentanza" di potenti

possessores, ma anche centri religiosi dai quali il

cristianesimo si propagò nelle campagne.

Cremona mantenne anche per tutti i due secoli

successivi la propria struttura urbanistica e difensiva;

la fine della città antica, infatti, viene generalmente

fatta coincidere al 603 d.C., anno in cui fu espugnata

dal longobardo Agilulfo.

LE STRADE NELL’ANTICA CREMONA

A Cremona sono presenti resti delle antiche strade

romane.

Durante la nostra visita abbiamo potuto osservare

attraverso una vetrina un piccolo resto di basolata, si

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presume che sia un piccolo cardo, perché è orientato da

nord verso sud .

Bellissima e ancora conservata in ottimo stato! Ci

siamo accorti, però, che si trova più in basso della

strada attuale.

Strano, ma in

realtà normale,

perché la guida ci

ha spiegato che

con il tempo,

dopo ogni

distruzione, la

città è stata

costruita più volte su se stessa.

Per Cremona passava la via Postumia che collegava

Genova a Aquileia. Questo tratto è ancora

percorribile, tuttavia non è stato ristrutturato

modernamente ma è ancora visibile come era un

tempo.

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Strada basolata romana

La via costituisce uno dei cardines minori della città romana,

parallelo al cardo maximus, corrispondente all’asse degli

attuali corso Campi, via Verdi e via Monteverdi. Incrocia uno

dei decumani, che seguono a loro volta l’orientamento di

quello massimo, ricalcato dalle odierne vie Jacini, Cavallotti e

Cavour.

La scoperta di altri tratti stradali nell’area tra via

Monteverdi, piazza Stradivari e piazza della Pace, nonché in

via Cesari (a fianco del teatro Ponchielli) e in via Cavallotti,

consente di definire il modulo degli isolati, di forma quadrata

con lato di 80 m, analogo a quello noto per Piacenza, fondata

come Cremona nel 218 a.C.

Per la pavimentazione delle strade, all’interno del perimetro

urbano si usava la trachite, pietra proveniente dai Colli

Euganei; spesso, tuttavia, gli scavi portano alla luce soltanto

il sottofondo della massicciata stradale, in quanto nel

Medioevo le pietre furono frequentemente asportate e

riutilizzate per la costruzione di nuovi edifici.

Vie esterne alla città

Fuori città, anche le vie di comunicazione più importanti

potevano invece essere semplicemente glareate (pavimentate

con ghiaia), come è stato verificato nel caso di un tratto della

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via Brixiana (l’antica strada per Brescia) rinvenuto presso

l’odierna via Persico.

La via Postumia, partendo da Genova per raggiungere lo

sbocco sul Mare Adriatico ad Aquileia, costituiva per lungo

tratto il decumano massimo del territorio cremonese: uno

scavo in via Gerolamo da Cremona, a fianco della chiesa di

San Lorenzo, ha mostrato infatti che essa era basolata anche

nel suo percorso extraurbano.

Sia le strade basolate, sia quelle glareate, conservano spesso

sulla superficie le tracce ben visibili delle ruote dei carri che le

percorrevano. A differenza delle altre strade romane, scavate,

documentate e poi nuovamente coperte, è stato sempre

mantenuto visibile e aperto alla pubblica fruizione.

Recentemente restaurati, i resti della strada romana, sono

stati valorizzati dalla Camera di Commercio con un video

animato interattivo che consente di calarsi nella vita

quotidiana dell’età romana: la ricostruzione dei personaggi,

dei loro abiti, delle acconciature, delle suppellettili oltre che

degli ambienti è molto precisa e coinvolgente.

Camilla & Cecilia

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Alto Medioevo

Nel 603 Cremona fu conquistata dai Longobardi. Tra gli altri

si distinguono Liutprando, che fu chiamato alla corte

imperiale in Sassonia, pur rimanendo vescovo, e Olderico, che

riuscì ad ottenere importanti privilegi per la città

dall'imperatore Ottone III. Tra il novecento e il mille, la città

ingrandì il suo potere.

Sotto il regno dei vescovi Lamberto e Ubaldo, nacquero dissidi

con la popolazione cremonese per la gestione delle proprietà

del Monastero di San Lorenzo e per questo fu necessaria la

mediazione dell'imperatore Corrado nel 1037.

Dall’ XI al XIII secolo

Durante il regno dell'imperatore Enrico IV la città si

rifiutò di pagare le tasse che l'impero richiedeva e che il

vescovo conte imponeva ai cittadini. Nacque così la narrazione

del leggendario scontro tra il principe Enrico e Giovanni

Baldesio (soprannominato in dialetto “Zanén de la Bàla”),

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gonfaloniere maggiore

della città. Tradizione

vuole che Zanén riuscì

a disarcionare il

principe, risparmiando

alla città il pagamento

della palla d'oro (la

cosiddetta "bàla"), di circa tre chili, che tutti gli anni la città

doveva all'imperatore e che per quell'anno fu donata a Berta,

la fidanzata del cavaliere, come dote per il suo matrimonio.

Lo stemma cittadino ricorda questo episodio, col

braccio di Baldesio che sorregge la palla d'oro del tributo.

Nel 1093 Cremona si alleò con Matilde di Canossa, che

aveva numerosi possedimenti a cavallo del Po, cui

partecipavano Lodi, Milano, Cremona, Piacenza. Il conflitto

terminò con il giuramento di obbedienza dell'imperatore

Enrico IV a papa Urbano II e con la donazione nel 1098

dell'area di Crema.

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La città di Cremona con questo atto si costituì in libero

comune, diventando una delle più ricche, potenti e popolose

città dell'Italia Settentrionale.

Il Comune

A partire dal 1093 Cremona lottò con i comuni vicini per

ampliare e difendere il proprio territorio. Le guerre furono

numerose e spesso vittoriose, come nel 1107 per il possesso di

Tortona.

In quegli anni la città visse un periodo di forti divisioni

interne fra la fazione legata ai ghibellini, la città vecchia, e

quella legata a guelfi, la città nuova. Il conflitto giunse al

punto di creare due differenti palazzi comunali.

Con la discesa del Barbarossa, Cremona si alleò con

l'imperatore, che la appoggiò contro la rivolta di Crema,

sostenuta dai milanesi. La vittoria e la fedeltà all'impero

permise al comune di creare una zecca, autorizzata da una

bolla imperiale.

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Nel 1160 Cremona riconquistò Crema e diede l'assalto a

Milano, distruggendola nel 1162. Alla città fu affidata l'area di

Porta Romana in Milano.

Nel 1167 la città si schierò con gli altri comuni italiani contro

l'Impero, entrando a far parte della Lega Lombarda, che il 29

maggio 1176 sconfisse le truppe imperiali a Legnano.

Nel 1232 iniziò il legame tra Cremona e l'imperatore Federico

II, chiamato in causa in una disputa di potere interno alla

città. La nuova alleanza portò alla vittoria nella battaglia di

Cortenuova contro la Lega Lombarda.

Alberto, Carole & Edoardo

Il periodo delle Signorie

Il 1º novembre 1266 Umberto Pallavicino venne cacciato dalla

città e con lui cadde il governo ghibellino. In questo periodo

furono eseguite numerose opere edilizie, tra le quali

ricordiamo la cella campanaria del Torrazzo e la chiesa

romanica di S. Francesco. Si realizzarono, inoltre, importanti

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canali per l’irrigazione: un esempio per tutti fu la costruzione,

agli inizi del XIV secolo, del Dugale Delmona.

A partire dal 1311 la signoria dei Cavalcabò si alternò con

signori esterni alle famiglie cremonesi di partito guelfo.

La città fu retta dai Visconti in alternanza con importanti

figure politiche del panorama europeo del tempo sino al 1403.

Nel 1406 la signoria passò definitivamente a Filippo Maria

Visconti che la rese ereditaria. Cremona con questo atto entrò

definitivamente nel Ducato di Milano e ne seguì le sorti sino

all'unità d'Italia.

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Sotto i Visconti prima e gli Sforza poi, Cremona ebbe un

intenso sviluppo culturale e religioso.

Anche Ludovico il Moro finanziò importanti opere cittadine

per la cattedrale, come il sopralzo del frontone e la

realizzazione del porticato denominato la Bertazzola, il

battistero, rivestito parzialmente in marmo, il rifacimento

della facciata della chiesa di S.Agata e del Palazzo Comunale

Nel 1446, Cremona fu accerchiata dalle truppe di Francesco

Piccinino e di Luigi dal Verme. I Veneziani inviarono in suo

soccorso Scaramuccia da Forlì, che riuscì a superare l'assedio,

provocando il fallimento dell'impresa dei due condottieri e

portando alla liberazione della città.

Michela & Oliviero

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Passeggiando per Cremona:

la città romana e medievale

Il centro storico di Cremona mantiene l’antico impianto

urbano romano delineato dall’incrocio a perpendicolo dei due

principali assi

viari, il cardo

(gli attuali corso

Campi, via

Verdi e via

Monteverdi) ed

il decumano

(corso Cavour, via Cavallotti e via Jacini).

Quasi allo sbocco in piazza del Comune, è stato riportato alla

luce, in via Solferino, un tratto di basolato di uno dei cardini

minori.

Tracce della città romana, in particolare dei preziosi

pavimenti che decoravano alcune domus di un quartiere

residenziale dell’epoca, collocato tra le attuali vie Cadolini,

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Anguissola, Plasio ed il lato est di piazza Roma, sono visibili

nelle cantine della scuola elementare “Capra-Plasio”.

Il mosaico del minotauro,

Via Cadolini

Il resto della città romana è in parte ancora coperto dalla città

attuale, come dimostrato dai recenti scavi di Piazza Marconi,

ma importanti reperti epigrafici, musivi e statuari sono

visitabili sia nella sezione archeologica del Museo Civico 3 , in

corso di ristrutturazione sia, su richiesta, nel laboratorio di

restauro allestito nella ex basilica di San Lorenzo in via

Gerolamo da Cremona, eretta nel X sec. sul sito di un’antica

necropoli, in stretta prossimità dell’antico tracciato della via

Postumia.

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Ex basilica di San Lorenzo

La chiesa, attestata a partire dal X secolo, sorge su un’area

precedentemente occupata da una necropoli ad incinerazione

risalente al I secolo aC. In essa è stato collocato il museo che

espone, seguendo una linea tematica, i materiali emersi nel

corso degli anni e racconta così la storia della città e del

territorio in età romana. Per raggiungerlo si può imboccare il

cardo massimo (corso Matteotti) varcando così idealmente le

mura della città romana.

Museo archeologico San Lorenzo

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Restauro mosaici

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Reperti romani nel museo

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Domus Ninfeo

Dopo aver attraversato il foro collocato in piazza Stradivari,

anche oggi come in antichità area adibita al mercato

cittadino, si arriva in piazza Marconi. Qui, sotto teche di

vetro, sono visibili i resti della suntuosa e raffinata Domus del

Ninfeo (I a.C – I d.C). Una piscina monumentale era collocata

nel giardino con grande effetto scenografico, mentre una

pavimentazione a mosaico testimonia la ricostruzione dopo la

distruzione della città avvenuta nel 69 dC ad opera delle

truppe di Vespasiano.

Piazza Marconi

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Domus Ninfeo sito in Piazza Marconi.

by Marta

Passeggiando per la Cremona

rinascimentale

Cremona è un ottimo esempio di architettura, oltre

che Medievale, Rinascimentale, come tetimoniano le

chiese di S. Margherita, S. Agostino, S. Pietro al Po.

Particolarmente significativa è la chiesa di S.

Sigismondo, gioiello architettonico e pittorico del

Rinascimento lombardo, con gli affreschi e le opere

decorative dei più insigni artisti cremonesi e lombardi

del Cinquecento. E' stata costruita per volere di

Bianca Maria Visconti, sul luogo dove erano state

celebrate le sue nozze con Francesco Sforza. Si trova

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in largo Bianca Maria Visconti, presso l'Ospedale

Maggiore.

Il Duomo è un vasto tempio romanico,

continuamente riadattato con elementi gotici,

rinascimentali e barocchi.

L'interno della cattedrale è completamente in stile

rinascimentale, a tre navate separate da due serie di

massicci pilastri che sostengono severe volte gotiche a

sesto acuto. Al di sopra delle navate laterali, si aprono

i matronei, che guardano sulla navata principale

attraverso ampie bifore. Le campate della navata

maggiore sono coperte da volte a crociera, a sesto

acuto, impostate nel secolo XIV al posto delle

originarie volte romaniche.

La navata maggiore termina in una grande abside

semicircolare, nel cui catino fu realizzato un notevole

affresco raffigurante il Redentore. Anche le due

navate laterali terminano in absidi semicircolari, di

dimensioni più ristrette, entro le quali sono ricavate

due cappelle riccamente decorate: la cappella del SS.

Sacramento, al termine della navata destra, e la

cappella della Madonna del Popolo, al termine della

navata sinistra.

Sotto il presbiterio si apre l'ampia cripta, scavata in

epoca romanica ma rinnovata nel 1606. L'edificio

fonde le caratteristiche dell'arte romanica con gli

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stilemi del gotico lombardo, in particolare la

preferenza data alle mura spoglie e nude.

All'esterno, sulle pareti in cotto, si aprono finestre a

bifora o monofora.

Nel Cinquecento l’aspetto complessivo dell’ interno è

stato molto modificato, soprattutto a causa del

rivestimento marmoreo aggiunto a due lati

dell’edificio durante il restauro del 1553.

Iniziò i lavori Boccaccio Boccaccino.

Tornato a Cremona, tra il 1506 ed il 1507 il Boccaccino

affrescò il catino absidale con il Redentore tra i Santi

Marcellino, Imerio, Omobono e Pietro esorcista,

protettori della città, l'Annunciazione sull’arco

trionfale e due volte, purtroppo perdute. L’affresco

del Redentore sembra evidenziare l’assimilazione delle

novità veneziane non solo di Giorgione ma anche di

Durer, che hanno fatto ipotizzare un soggiorno

lagunare dell'artista.

Il programma pittorico degli arconi delle campate

della navata centrale prevedeva il ciclo delle Storie

della Vergine per la parete sinistra, e delle Storie della

Passione di Cristo per quella di destra. Spettò ancora

al Boccaccino intraprendere la decorazione dei primi

affreschi con episodi della vita di Maria nei primi

quattro arconi, completati tra il 1512 ed il 1516.

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L'artista fu affiancato da altri pittori a partire dal

1515, quando Giovanni Francesco Bembo iniziò a

dipingere l'Adorazione dei Magi e la Presentazione al

Tempio nel quinto arcone, mentre Altobello Melone,

dall'anno successivo, affrescava la Strage degli

Innocenti e la Fuga in Egitto nel settimo (la sesta

campata è occupata dalla monumentale

cinquecentesca cassa intagliata e dorata contenente

l'organo "Mascioni" del 1984), per poi affrescare sulla

parete di destra altre due campate a partire dal

presbiterio con episodi della Passione. Le novità

stilistiche introdotte dai due artisti impressero

un'evoluzione anche al Boccaccino, che mostra un

passaggio da un calmo stile narrativo ad una visione

meno simmetrica e centrata della composizione. La

decorazione del Duomo di Cremona è infatti di grande

interesse per l'apporto di alcuni dei maggiori degli

artisti 'eccentrici' dell'Italia settentrionale, che

sperimentano soluzioni formali alternative rispetto al

linguaggio del classicismo.

Dal 1519 vi lavorarono anche il Romanino , in seguito,

il Pordenone che, reduce da un'esperienza romana,

poté concludere la decorazione con un linguaggio

considerato più avanzato perché aggiornato sulle

novità di Raffaello e, soprattutto, Michelangelo. La

massima intensità stilistica raggiunta dall'artista

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appare nella controfacciata, dove il Pordenone dipinse

una drammatica Crocifissione e uno stupendo

Compianto, dipinto in uno spazio architettonico

fittizio, con il corpo del Cristo deposto in scorcio.

Il ciclo venne concluso nel 1529 da Bernardino Gatti

detto "il Soiaro", che dipinse la "Resurrezione di

Cristo" nella zona inferiore sinistra della

controfacciata.

Una curiosità: nell’angolo esterno sud-est sono incise

nella pietra le forme e le misure del mattone

e della tegola che dovevano rispettare quelli fabbricati

dalle fornaci cremonesi.

Suggeriamo di continuare la visita di Cremona

attraverso i molti palazzi rinascimentali della città:

il Palazzo Raimondi, costruito nel 1496, decorato in

marmi bianchi e rosa;

il Palazzo Affaitati, edificio cinquecentesco che ospita

il il Museo Civico “Ala Ponzone”, in cui sono racchiuse

testimonianze della pittura cremonese dal tardo

medioevo all’età contemporanea.

Altri monumenti cremonesi di epoca rinascimentale

sono la Loggia dei Militi, che fu sede delle riunioni dei

comandi delle milizie, dove abbiamo potuto amirare la

statua degli Ercoli e Il Torrazzo, un’ imponente torre

38

costruita tra Duecento e Trecento e, senza dubbio, il

monumento più conosciuto della città.

La sua architettura risulta insolita nel contrasto tra la

parte bassa, liscia e squadrata, con la terminazione a

cuspide gotica.

Salendo su per i suoi 487 scalini, si può godere di un

panorama senza uguali sui tetti rossi della città.

Una preziosa collezione di strumenti musicali, nella

Sala dei violini custodisce il violino detto “Cremonese”

costruito da Stradivari nel 1715 e pezzi degli Amati,

famiglia capostipite della raffinata produzione

cittadina.

Sara D.

Passeggiando per la Cremona

barocca, settecentesca e neoclassica

Dopo l’aurea stagione rinascimentale, Cremona

ripiega gradualmente su se stessa ed a testimonianza

di ciò più rari si fanno, in epoca barocca, i nuovi

interventi architettonici. Tuttavia, al 1602 data

l’apertura del grandioso cantiere della chiesa dei Santi

Marcellino e Pietro che, con l’annesso collegio (ancor

39

oggi utilizzato come scuola pubblica), divenne sede dei

potenti Gesuiti. Al 1629 risale il completamento della

facciata della barocca chiesa di San Vincenzo in via

Palestro.

L’unica chiesa parrocchiale della città realizzata in

pieno Settecento è la chiesa di Sant’Ilario la cui

edificazione, voluta dagli Eremitani Scalzi di S.

Agostino al posto di una chiesa preesistente, data tra

il 1714 e il 1766; ad una facciata incompleta, ma

impostata secondo i canoni dello stile barocchetto,

corrisponde un interno dinamico con stucchi e

decorazioni ed una ricca quadreria che ben esemplifica

la pittura cremonese tra ‘600 e ‘700.

A metà Settecento l’antica chiesa di Sant’Omobono,

nella quale il Santo Patrono era morto il 13 novembre

1197, venne scenograficamente affrescata da G. A.

Borroni e G. B. Zaist.

Tra gli edifici civili, il gusto ormai decisamente

avviato verso il pieno barocchetto sigla la bella

facciata del palazzo Stanga-Rossi di San Secondo di

corso Garibaldi ed in via dei Tribunali la lunga

facciata di palazzo Silva- Persichelli (oggi sede del

Tribunale) mostra le novità stilistiche proprie del suo

autore, l’architetto F. Rodi che lo eseguì nel 1784.

40

All’imperante stile neoclassico rimanda, invece, il

Teatro “A. Ponchielli”, posto su corso Vittorio

Emanuele e ricostruito dopo un rovinoso incendio da

Luigi Canonica nel 1806.

Al 1828 data, infine, palazzo Mina-Bolzesi in via

Platina, unico nel suo genere a Cremona in stile

Impero, attribuito all’architetto milanese Carlo Sada o

al ticinese Simone Cantoni.

Serafim

La cucina cremonese

Ciao a tutti da Roby e

Gesìa! Il nostro

compito è di farvi

viaggiare tra le tavole

imbandite di tutta

Cremona attraverso le

creazioni dei grandi

chef cittadini.

41

Terra dai mille sapori e dai gusti forti, il Cremonese

deve molti degli ingredienti dei suoi piatti tipici alla

presenza del Po.

L'uso delle mandorle, della frutta candita, utilizzata

nel cremonesissimo miele di trifoglio, il gusto per

l'agrodolce esaltato dalla tipica mostarda sono solo

alcuni dei lasciti degli scambi commerciali che, nel

corso dei secoli, caratterizzarono la Bassa, lasciando un

segno nella cultura culinaria del Cremonese.

E proprio di cultura con la C maiuscola bisogna

parlare quando si vuole intraprendere un viaggio sulle

tavole imbandite della terra di Stradivari.

42

La cucina cremasca

La cultura gastronomica del territorio cremasco

affonda le proprie radici, particolare abbastanza

comune tra le cucine della Pianura Padana, nelle

tradizioni contadine e trae spunti e vigore dalle varie

vicissitudini che questo territorio di notevole

importanza strategica ha vissuto a partire dall’epoca

dei Liberi Comuni.

A Crema troverete una cucina caratterizzata dalla

presenza di pregiati animali da cortile come l’anatra e

l’oca e dal largo uso del maiale, questi sono animali

che erano sempre presenti nelle grandi cascine del

cremasco e a cui ,seppur con tutti i limiti della

mezzadria, avevano accesso i contadini.

Dell’oca e dell’anatra, così come recita il famoso

proverbio sul maiale ,non si butta via niente, infatti

43

troviamo ricette sia per il collo che per il grasso di

questi pennuti.

La vera specialità ed al tempo stesso sorpresa per i

buongustai sono i tortelli cremaschi; i tortelli sono il

piatto delle feste e vengono preparati secondo una

ricetta che negli anni ogni famiglia ha provveduto a

personalizzare pur mantenendo gli ingredienti base; i

“turtei”, come vengono chiamati in dialetto, sono fatti

con una pasta povera di sola acqua e farina che,

pizzicati dolcemente, andranno a formare dei

sacchettini chiusi contenenti una pallina di ripieno.

La farcitura è alquanto particolare essendo composta

da cedro candito, amaretti scuri, uvetta, mostaccino

(speziato biscotto cremasco), formaggio grattugiato e

noce moscata.

Questi grandi protagonisti della tavola riflettono

appieno il significato di prodotto tipico, essendo

preparati solo ed esclusivamente nei 54 comuni che

compongo la Diocesi di Crema.

Per valorizzare i tortelli ogni anno nella settimana di

Ferragosto si tiene la Tortellata che attraverso la loro

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vendita raccoglie fondi per la beneficenza. Nei mesi di

Ottobre e Novembre alcuni ristoranti cremaschi danno

vita alla Rassegna “A tavola con la tradizione

cremasca”, quest’anno giunta alla decima edizione.

Essa permette a tutti i buongustai di conoscere i

sapori del cremasco, preparati ad arte da chef con una

passione particolare per tutto ciò che rappresenta la

propria terra.

Ricetta del torrone

Dosi per 1,500 Kg circa di torrone: 300 g di miele, 300

g di zucchero semolato, 100 g di acqua, 150 g di

nocciole pelate e tostate, 550 g di mandorle pelate e

tostate, 150 g di canditi tritati (scorze di arancia e di

cedro – 3 albumi d’uovo, 1 busta di vanillina, la

scorza grattugiata di 2 limoni, una trentina di grosse

ostie da pasticceria. Procedimento

Mettete il miele nella pirofila,

ponete il recipiente a

bagnomaria e

lasciatelo cuocere a

fuoco basso per un’ora

e mezzo o più,

mescolando in

45

continuazione con un cucchiaio di legno.

Il miele sarà pronto quando, versandone una goccia in

poca acqua fredda si solidificherà.

Poco prima che il miele sia cotto versate in una

casseruola lo zucchero e l’acqua e fatelo cuocere

sempre mescolando.

Anche lo zucchero sarà pronto quando una goccia

versata in un piattino formerà una perla bianca e

croccante.

Montate a neve ben soda gli albumi, quindi uniteli al

miele ormai pronto.

Con questa aggiunta il miele si gonfierà, diventando

bianco e spumoso, continuate a mescolare per altri

cinque minuti, quindi aggiungete anche lo zucchero e

mescolate ancora sino a quando il composto, dopo

essersi ristretto, comincerà a indurire.

Unite allora le mandorle, le nocciole, la frutta candita,

la scorza dei limoni grattugiata, la vanillina e

mescolate con cura e a lungo, in modo da riuscire ad

amalgamare tutto perfettamente.

Foderate con metà ostie lo stampo.

Versate il composto nello stampo, livellate bene la

superficie e coprite con le ostie rimaste.

Lo spessore del composto dovrebbe essere di circa 3

cm. Ponete sopra le ostie un tagliere o un’assicella di

46

legno e su questa dei pesi e lasciate riposare così per

circa mezz’ora.

Solo allora capovolgete lo stampo su un ripiano e, con

un grosso coltello, tagliate il torrone a pezzi della

misura desiderata.

Avvolgete i pezzi ottenuti prima in carta pergamena e

poi in fogli d’alluminio e conservateli in luogo fresco e

asciutto in una scatola o in un barattolo di vetro a

chiusura ermetica.

La preparazione del torrone è piuttosto difficile, ed è

necessaria la collaborazione di qualcuno perché sia il

composto di torrone sia lo zucchero vanno mescolati

senza interruzione durante la cottura. E’ importante

cuocere il miele a bagnomaria, anche se questo

richiede molto tempo, e non direttamente sul fuoco.

Durante la cottura l’acqua del bagnomaria tenderà a

evaporare e dovrete quindi aggiungerne altra, sempre

bollente, poco per volta. Potrete preparare anche un

torrone di sole mandorle, aumentando la dose a 700 g

ed eliminando nocciole e canditi.

Vi auguriamo una buona mangiata e speriamo

che questo articolo abbia deliziato i vostri palati!

Proprio un articolo da leccarsi i baffi!!! firmato da Gesìa e Lazza!

47

CURIOSITA’, FESTE E TRADIZIONI

Cremona è soprannominata anche città delle “tre t”,

ossia turòon, Turàs, tetàs (torrone,Torrazzo, tettone).

In questi anni, però,la terza “t” viene sostituita dal

nome di un celebre attore cremonese, Ugo Tognazzi.

L’ultima curiosità su Cremona riguarda il

Torrazzo,che è il campanile più alto d’Italia ed è stato

costruito in diverse epoche: dal 1200 al 1267 la parte

inferiore e, subito dopo, fino al 1300, la parte superiore

ottagonale.

Otto variazioni per Stradivari

La moda e l'arte contemporanea celebrano la liuteria

cremonese in un'originale proposta allestita presso la

sala delle Colonne della pinacoteca cittadina.

Francesco Ballestrazzi, Roberto Cambi, Alfred Drago

Rens, Sunghee Kim, Kobi Levi, Luigi Mariani, Paolo

Regis, Stefano Russo hanno realizzato - ispirandosi

agli strumenti ad arco, alle loro forme e all'anima che

posseggono - opere uniche, come unico è ogni violino

che il liutaio crea e la “voce” che riesce a produrre.

Dal 19 maggio al 30 settembre, da martedì a domenica

dalle 10 alle 17, in via U. Dati 4.

48

Una manifestazione in grado di coinvolgere tutta la

città di Cremona con le oltre 150 botteghe liutarie e

che, con il ricco repertorio musicale, consente di

ricreare il proficuo confronto tra musicisti e maestri

liutai, alla base della evoluzione della liuteria del

passato.

Anche quest’anno, la rassegna sarà ritmata da

concerti importanti: al Teatro Ponchielli si esibiranno

il Quartetto di Cremona, i solisti della Giuria e Marco

Fiorini, con lo Stradivari ex Bavarian. Sul palco di

Sala San Domenico, al Museo, per momenti di ottima

musica, saliranno invece i protagonisti di domani:

insegnanti e allievi di cinque Conservatori di tutta

Italia si succederanno in città anche per visitare la

mostra del Concorso e le collezioni storiche, per

incontrare i grandi solisti e gli abilissimi artigiani alla

ricerca dei segreti di manufatti cosi perfetti da

meravigliare.

By Chiara

49

Unisci i puntini e scopri…

… lo strumento nascosto

By Lazza

50

ANTONIO STRADIVARI

Antonio Stradivari è il liutaio più conosciuto al mondo.

Nacque a Cremona nel 1644 circa da Alessandro Stradivari e Anna Moroni. Lavorò inizialmente per l'architetto Francesco Pescaroli e dal 1667 al 1679 fu allievo di Nicola Amati..

Stradivari iniziò la sua attività di liutaio attorno al 1680 quando aprì la bottega con i figli Omobono e Francesco ed i suoi allievi in Piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti.

Dopo la morte di Nicola Amati, avvenuta nel 1684, divenne il liutaio più importante a Cremona.

Sin dall'inizio aveva modificato i modelli del suo maestro, intervenendo sulle bombature, la forma, le "f" e gli spessori. Probabilmente, fu proprio lui a compiere i primi studi sulla modifica dell'inclinazione del manico. Fino ad allora il manico era semplicemente appoggiato alle fasce e fissato con tre chiodi (metodo barocco), ma questi strumenti si potevano apprezzare solo in piccoli ambienti. Con l'avvento della musica moderna, che

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veniva eseguita nei teatri, fu deciso di dar maggiore tensione alle corde per avere più potenza di suono. Da qui la necessità di inclinare maggiormente il manico all'indietro e di eseguire l'"incastro", cioè incastrare e incollare all'interno dello zocchetto una parte del manico in modo che potesse resistere alla tensione creata. Fu poi necessario allungare la catena ed anche la tastiera in modo da poter accedere alle posizioni più alte, fu utilizzato un legno più resistente: l'ebano.

Era nato il violino moderno!

Nacquero così i Grandi Stradivari come il "Betts" (1704), l'"Ernst" ed il "Greffhùle" (1709), il "Parke" (1711), il "Boissier" ed il "Sancy" (1713), il "Cremonese" (ex "Joachim", 1715), il "Messia" (1716), ed il "Canto del Cigno" (1737). All'interno i suoi strumenti portano l'etichetta in latino: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat Anno [data] (Antonio Stradivari Cremonese ha costruito nell'anno ...). Le sue migliori opere furono costruite tra il 1698 ed il 1725. Raggiunse l'apice tra il 1725 ed il 1730. Dopo il 1730 molti strumenti portano la scritta nell'etichetta "Sub disciplina Stradivarii", probabilmente perché costruiti dai suoi figli. Oltre a violini, viole e violoncelli, Stradivari creò anche arpe, chitarre, liuti e tiorbe; si stimano in tutto oltre 1100 strumenti musicali.

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Per i suoi strumenti, Stradivari utilizzava l'acero dei Balcani nella realizzazione del fondo, delle fasce e del manico; l'abete rosso della val di Fiemme per la tavola. Antonio Stradivari era esperto nel riconoscere i legni migliori dal punto di vista dell'acustica. Andava personalmente in Val di Fiemme (una delle migliori al mondo, famosa ancor oggi per la qualità del legno) per scegliere gli alberi più adatti. La leggenda racconta che egli facesse rotolare i tronchi e che ne ascoltasse il suono per scegliere i migliori. Alcuni studiosi affermano che la buona riuscita dei suoi strumenti era dovuta ad un composto di silicato di potassio e di calcio da lui usato per la preparazione dei legni; altri studi indicano anche un secondo motivo che spiega l'alto pregio della sua produzione e cioè che in quel periodo, chiamato "piccola era glaciale", gli alberi crescevano in modo sano e con gli anelli particolarmente regolari. Grazie a ciò Stradivari ebbe la possibilità di usare legni privi di imperfezioni

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mentre oggi, con il clima irregolare, non possiamo più avere a disposizione legni così perfetti.

Antonio Stradivari morì il 18 dicembre 1737 a pochi mesi di distanza dalla sua seconda moglie.

Entrambi furono sepolti nella Basilica di San Domenico, che sorgeva nell'area degli attuali giardini pubblici di Piazza Roma e dove è posta una lastra tombale a ricordo.

I figli Francesco e Omobono continuarono a lavorare nella bottega con Carlo Bergonzi. Altri suoi allievi, tra i più significativi, furono Domenico Montagnana, Alessandro Gagliano, Lorenzo Guadagnini.

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Su circa 1100 strumenti da lui costruiti, 650 sono ora riconosciuti come sue opere e sono considerati i migliori strumenti ad arco mai creati. Quelli perfettamente integri (50 circa) sono stimati a prezzi altissimi e suonati dai migliori esecutori del mondo. Solo Giuseppe Guarneri del Gesù ha la stessa reputazione fra i musicisti e i collezionisti.

Il prezzo più alto pagato per uno Stradivari è stato di 1.790.000 sterline (oltre 3,4 milioni di euro) per il "The Hammer" al Christie's di Londra, nel 2006.

La più grande collezione di strumenti di Stradivari, che comprende due violini, due violoncelli ed una viola, appartiene al Re di Spagna ed è in mostra nel museo degli strumenti musicali del Palazzo Reale di Madrid. Nella U.S. Library of Congress statunitense si trova una collezione di tre violini, una viola ed un violoncello.

I periodi di produzione

Il primo periodo va dal 1666 al 1680 e lo stile è molto simile a quello di Nicolò Amati, gli strumenti riportano l'etichetta "Antonius Stradivarius Cremonensis alunnum Nicolò Amati", ma possiamo notare anche una somiglianza con il lavoro di Ruggeri (ad esempio nel Crysbi).

Il secondo periodo va dal 1680 al 1690, meglio definito periodo "amatizzato" perchè ha le caratteristiche tipiche di tutta la famiglia Amati. I modelli in questi anni sono più rotondi, i violini sono più ampi rispetto al periodo precedente e compaiono i primi violoncelli in forma grande, chiamata forma "A" lunghi 79 come il Mediceo Duport.

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Dopo la morte del suo maestro Stradivari cambiò le linee e le bombature, cambiò anche la vernice che prese tonalità più scure e rossicce a partire dal "1685".

Il terzo periodo, che va dal 1690 al 1700, è caratterizzato dagli strumenti lunghi che arrivano a misurare fino a 36 cm di lunghezza di cassa, le "C" sono meno curve e più lunghe, le punte diventano uncinate, il filetto più largo 3-6-3 e il nero aumenta di spessore. Le "effe" sono più larghe e più ravvicinate, la bombatura è più piena. Utilizzò una vernice un poco fragile, che si scheggiava facilmente. Il suono dei suoi strumenti cambiò diventando scuro, al contrario dello stile Amati. In questi anni progettò la forma di viola definitiva che costruì per molti anni.

Il quarto periodo è chiamato "periodo d’oro". Di questo periodo sono gli strumenti più costosi e ricercati, tra tutti ricordiamo il cremonese 1715, il violoncello Servais, il Messia, il Tiziano, il Soil.

Dal 1700 iniziò a lavorare nella sua bottega il figlio Francesco. In questa fase di produzione vennero usati legni veramente unici e bellissimi. L'intervento del figlio Francesco è ben evidente, quest'ultimo esegue l'occhio più largo, la vernice diventa ancora più rossa e i legni sono preparati con silicato. Il bianco del filetto diventa ancora più grande nei violoncelli 25-7-25. La sonorità è eccezionale.

Nel quinto periodo, che va 1720 al 1736, fu Francesco a lavorare quasi esclusivamente agli strumenti e si nota un netto peggioramento nella produzione.

Ian Wells

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Quiz a sorpresa

Chi è Antonio Stradivari?

Che strumento suonava?

In che anno nacque?

Chi furono i suoi genitori?

Per chi lavorò inizialmente?

In che anno iniziò la sua attività da liutaio?

In che anno morì Nicola Amati?

Che cosa successe di importante in quell'anno per Antonio Stradivari?

Di chi fu allievo Antonio Stradivari?

Ian Wells

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La bottega del liutaio

La bottega del liutaio di Cremona è una scuola per apprendisti liutai.

Quando siamo andati in gita a Cremona abbiamo visitato una famosa

bottega di un liutaio dove abbiamo osservato gli attrezzi del mestiere e

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dove abbiamo imparato le principali fasi della costruzione di uno

strumento ad arco.

Gli aspiranti liutai provengono da tutto il mondo e ogni giorno

costruiscono e riparano violini, viole, violoncelli e contrabbassi. Il

maestro Marco Nolli, che ha soddisfatto tutte le nostre curiosità, ha una

specializzazione per questi ultimi.

Si utilizzano moltissimi tipi di scalpelli per lavorare manico e fasce dello

strumento e per misurare lo spessore del legno si usa lo spessimetro; i

legni impiegati sono l’acero e il pino rosso per la cassa acustica di violini,

viole, violoncelli e contrabbassi mentre per il manico si usa l’ebano.

CARLO !

GITA A CREMONA …. DAL LIUTAIO

Uno dei più bravi liutai di Cremona fu Antonio Stradivari.

Adesso a Cremona sono rimaste solamente 150 botteghe di liutai mentre in passato erano molte di più perché gli strumenti musicali ad arco erano più utilizzati e se si era un bravo artigiano si poteva fare carriera.

Io e la mia classe siamo andati dal liutaio MARCO NOLLI.

Ci ha spiegato le varie fasi della costruzione degli strumenti ad arco.

La bottega era piccola ma accogliente, c’era un buon profumo che a me pareva sapesse di legno e di vernice.

C’erano molti strumenti in fase di completamento tra i quali un contrabbasso e un violino.

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L’artigiano ci ha raccontato le sue prime esperienze nella scuola di liuteria a CREMONA (ancora oggi presente). Ci ha raccontato di quando doveva sostenere l’esame per diventare professionista. Quel giorno gli successe un grave inconveniente: il legno del violino che aveva costruito per l’occasione era rovinato e non aveva più tempo di realizzarne un altro da proporre ai professori. Visse un momento da incubo pensando di aver sprecato tutti i suoi studi, invece passò l’esame perché la struttura del suo violino era perfetta e l’imperfezione era dovuta al materiale stesso.

Mi è piaciuto molto scoprire da che cosa sono formati gli strumenti ad arco, ad esempio che i pezzi vengono incollati con una colla apposta che fanno certi liutai e che non vengono uniti con delle viti …

Mi ha spaventato un po’ scoprire quanto impiega a costruire un violino o un contrabbasso . Per il violino di solito impiega 1 mese mentre per un contrabbasso almeno 4 mesi , viste le dimensioni maggiori.

Mi ha affascinato molto entrare in una bottega di un liutaio perchè non mi capiterà spesso di trovarne!!

CECILIA RAMMA

MUSEO STRADIVARIANO

Le vicende intorno al Museo Stradivariano di Cremona

cominciano nel 1893 quando Giovanni Battista Cerani fece una

donazione alla città di strumenti e modelli vari che erano stati di

60

proprietà di liutai cremonesi tra cui il famoso Antonio Stradivari.

In seguito però la porzione più rilevante del Museo derivò dalla

raccolta di Ignazio Alessandro Cozio conte di Salabue. Cozio, che

aveva acquistato tutto ciò che rimaneva del laboratorio di

Stradivari, è stimato il primo eminente studioso di liuteria in

Italia. La sua inestimabile raccolta di forme lignee e cartacee e

attrezzi vari per la realizzazione di violini, viole, violoncelli fu

poi rivenduta nel 1920 al liutaio bolognese Giuseppe Fiorini, il

quale la sottopose all’esame di Simone Fernando Sacconi allo

scopo di avere materiale prezioso per istituire una scuola di

liuteria italiana. Non riuscendo purtroppo nel suo intento, alla

fine il Fiorini nel 1930 diede in dono tutto al Museo Civico di

Cremona. Venne quindi inaugurata una Sala Stradivariana in

Palazzo Affaitati con l’intera collezione Salabue-Fiorini poi

temporaneamente trasferita a Palazzo dell’Arte e nelle sale

dell'Archivio di Stato e, infine, collocata nelle sale settecentesche

del Museo Civico e divisa in tre sezioni: la prima contiene il

percorso che riguarda la costruzione della viola contralto secondo

la scuola classica cremonese, la seconda strumenti appartenenti ai

liutai italiani operanti

dalla seconda metà

dell’Ottocento sino alla

prima metà del Novecento

ed, infine, la terza

composta da sedici teche

con gli oltre 700 reperti

della collezione Salabue-

Fiorini

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MUSEO CIVICO ALA PONZONE Il Museo Civico "Ala Ponzone” di Cremona è ospitato nella

splendida cornice di Palazzo Affaitati. In questo prestigioso

palazzo del Cinquecento ha sede la Pinacoteca della città che si è

andata man mano formando nel tempo a partire dal

Rinascimento, soprattutto grazie alle collezioni della famiglia

Ponzone. Diventato di utilizzo pubblico come da testamento del

marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone nel 1842, l’insieme di

dipinti e sculture accrebbe poi con le opere derivanti dalle chiese

cremonesi chiuse al culto. La prima sala, riservata al Medioevo e

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al XV secolo, ospita sculture e parti di affreschi oltre ad un vasta

gamma di lavori dei Bembo. Nella galleria della pittura

locale del XVI secolo troviamo una significativa raccolta dei

pittori che testimoniano il transito alla nuova maniera

rinascimentale, dal Boccaccino a Gian Francesco Bembo fino al

Caravaggio. Nella sala intitolata a San Domenico trovano spazio

le opere del Seicento, un tempo custodite nella omonima chiesa dei

frati ormai abbattuta. Nelle sale a seguire sono alloggiati i dipinti

della natura morta cremonese, tra cui il famoso Arcimboldi, i

ritratti della famiglia Ponzone e opere di pittori dal

Neoclassicismo al Romanticismo. Nell’ultima sala al primo

piano è presente una collezione di elementi di arti applicate: dalle

porcellane orientali alle ceramiche e maioliche lombarde ed

europee. Passando al secondo piano si può ammirare prima la

sezione destinata all'iconografia di Cremona, poi una panorama

della pittura locale dalla seconda metà del XIX secolo fino al

XX. Infine, al terzo piano vi ha sede il Gabinetto dei Disegni e

delle Stampe con circa seimila tra disegni e stampe.

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QUIZ cremonesi 1In che anno iniziano le vicende cremonesi sul museo

stradivariano? A 1893 B 1965

2 Chi in quel periodo fece una donazione? A GIOVANNI BATTISTA B STRADIVARI

3 Dove è ospitato il museo civico? A PALAZZO AFFAITATI

B PALAZZO COMUNALE

4 Che cosa ha in sede questo meraviglioso palazzo del

‘500? A UNA PINACOTECA B UNA BIBLIOTECA

5La pinacoteca in che anno è diventata un edificio

pubblico? A 1842 B 1675

GABRIELE

64

Risolvi il cruciverba

Davide M.


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