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Giu Dozza

Date post: 21-Feb-2018
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  • 7/24/2019 Giu Dozza

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    Giuseppe Dozza

    Da Wikipedia, l'enciclopedia

    libera.

    Non dobbiamo partire daci che abbiamo, ma da ciche vogliamo.

    (Giuseppe Dozza)

    Giuseppe DozzaGiuseppedozza.jpg

    Sindaco di Bologna

    Durata mandato 1945

    1966

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    Predecessore Mario Agnoli

    Successore Guido Fanti

    Dati generali

    Partito politico Partito

    Comunista Italianoon. Giuseppe Dozza

    Bandiera italiana Assemblea

    costituenteLuogo nascita Bologna

    Data nascita 29 novembre1901

    Luogo morte Bologna

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    Data morte 28 dicembre1974

    Professione impiegatoPartito Partito ComunistaItaliano

    Gruppo Comunista

    Collegio Bologna

    Giuseppe Dozza (Bologna, 29novembre 1901 Bologna,28 dicembre 1974) stato

    un politico italiano, sindaco diBologna per 21 anni dal 1945al 1966.

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    Indice [nascondi]

    1 Biografia

    1.1 Primi anni

    1.2 Le riforme: 1945-19561.3 La vittoria controDossetti e gli ultimi anni

    2 Note3 Collegamenti esterni

    Biografia[modifica | modificawikitesto]

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    Primi anni[modifica |modifica wikitesto]

    Giuseppe Dozza nacque nelcapoluogo emiliano il 29novembre 1901 da una

    famiglia modesta: il padreAchille era fornaio e la madreVirginia Mattarelli una

    casalinga[1]. Giovanesocialista, nei primi anni delNovecento, Dozza fu a

    Livorno, nel gennaio del1921, fra i fondatori delPartito comunista d'Italia.

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    Perseguitato dal fascismoespatri in Francia nella

    seconda met degli anniventi.

    Dall'esilio, vissuto fra Parigi,Mosca e le principali capitalieuropee come esponente dispicco del suo partito edell'antifascismo militante,rientr clandestinamente inItalia soltanto nel settembre1943. Dopo un annotrascorso a Milano, chiamato

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    a rappresentare il PartitoComunista Italiano nel

    Comitato di liberazionenazionale,arriv per lui ilmomento di partecipare

    all'organizzazione della lottaarmata. La scelta fu senzaincertezze: il suo posto era a

    Bologna.

    Quando part per la sua cittsapeva gi che, dal giornodella liberazione, ne sarebbedivenuto sindaco. Lo aveva

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    deciso il CLN: a Bologna ilsindaco avrebbe dovuto

    essere comunista. Le sueprime iniziative furono rivolteall'organizzazione della

    resistenza armata e aldialogo con le forze politiche.Mise a frutto l'esperienza

    maturata a Milano e trovlargo consenso, soprattuttofra i cattolici, che Dozza

    scelse come principaliinterlocutori, conun'attenzione che diventer

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    una costante della suapolitica.

    Il 21 aprile 1945 Bologna eraliberata, ma in ginocchio:solo l'entusiasmoincontenibile dei bolognesiper la sconfitta deinazifascisti nascondeva atratti le ferite di guerra. Conquelle ferite il primo cittadinoe la sua giunta, composta datutti i partiti del CLN,dovevano fare i conti.

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    Problemi igienici, abitativi,alimentari, sanitari, di ordine

    pubblico; tutto si scaricavasul suo tavolo.

    Le riforme:1945-1956[modifica |modifica wikitesto]

    Due sono le carte che ilsindaco gioca con abilit:

    infondere fiducia nei cittadinie incoraggiarli a parteciparealla ricostruzione, nella

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    trasparenza. Ed propriosulla partecipazione che la

    giunta della liberazione puntatutte le sue carte. Due sonogli strumenti di democrazia

    diretta che vengono messi adisposizione dei bolognesi: iConsigli tributari e le

    Consulte popolari cittadine.

    I Consigli tributari, primoesperimento in Italia,coniugavano il bisogno diautogoverno con il principio

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    di "tassazione progressiva" econ quello di controllo dei

    cittadini nel reperimentodelle risorse. In tutta la cittvenivano costituiti questi

    organismi decentrati,composti da uomini e donneeletti dal consiglio comunale

    in rappresentanza dellecategorie economiche esociali. C'erano l'imprenditore

    e l'operaio, il liberoprofessionista, l'insegnante,

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    l'impiegato, l'agricoltore,l'artigiano e il commerciante.

    Il loro compito era quello digestire l'applicazionedell'imposta di famiglia;quell'imposta che colpiva ilsuperfluo, cio la parte direddito complessivoeccedente il fabbisognofondamentale di vita delnucleo famigliare. Iconsiglieri tributaridisponevano poi di un corpo

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    di agenti tributari cheavevano il compito di

    indagare sulla massa deicontribuenti per scoprire glievasori totali o parziali.

    Tuttavia non ci si fermavaagli organi di controllo o direpressione. Il personale

    dell'assessorato venivacoinvolto in un lavorocollegiale che doveva

    stimolare la caricapartecipativa di ognunoesaltandone la capacit, il

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    senso di responsabilit,l'inventiva.

    Ma la "rivoluzione" nondoveva toccare soltanto le"carte" e gli uomini.Bisognava dare anche unsegnale di visibilit cherassicurasse i cittadini. Di quil'idea di trasformarel'assessorato ai tributi in un"casa di vetro", e non solo insenso metaforico. Cos gliuffici della ripartizione tributi,

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    compresa la stanzadell'assessore, venivano

    separati dagli altri e racchiusifra pareti trasparenti,attraverso le quali i cittadini

    potevano "vedere" come silavorava sui loro redditi. LeConsulte popolari cittadine

    volevano offrire ai bolognesiun surplus di democrazia.L'amministrazione era

    convinta che lapartecipazione non potesseesaurirsi al solo diritto di

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    voto, ma dovesse disporre diuno strumento di controllo,

    continuo e costantesull'operato degli eletti.

    In definitiva l'obiettivopolitico era quello diaccelerare le tappe dellaricostruzione e di fargiungere ai vertici municipalile domande, anche le piminute, che partivano dalterritorio. Le Consultenascono nel 1947, non sulla

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    base di un provvedimentoistituzionale, ma attraverso

    atti informali ispirati dallagiunta e dai partiti,comunista e socialista, che la

    componevano. Vengonochiamati a parteciparvi i"maggiorenti" del rione.

    Coloro, in pratica, cheavevano pi influenza evisibilit nella zona. C'

    l'industriale, l'artigiano,l'operaio, lo studenteuniversitario, il medico

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    condotto, la levatrice,l'edicolante, il parroco e il

    comandante dei carabinieri.All'ordine del giorno delleassemblee erano sempre i

    temi locali, da quelli pispiccioli a quelli checoinvolgevano l'intero assetto

    del territorio.

    Si parlava di manutenzionestradale, di punti luce, difontanelle, di assistenza, maanche di piano regolatore e

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    di sviluppo economico. Leistanze passavano poi alla

    giunta comunale che, conl'andar del tempo, cercava diaffinare i propri sensori sul

    territorio. Un assessore, cheveniva nominato tutor dellaConsulta, era incaricato di

    seguire passo, passo lerichieste del rione e ditenerne conto

    nell'elaborazione del bilanciocomunale. Nel corso deglianni il programma andava

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    avanti e all'ordinariaamministrazione si

    aggiungevano iniziatived'avanguardia, come quellasperimentata nel 1958;

    quando alcuni rioni furonocollegati con unatelescrivente agli uffici

    comunali per il rilascioimmediato di certificatianagrafici e di carte

    d'identit.

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    Tutto sommato le Consultepossono essere considerate il

    "primo tempo" dellapartecipazione bolognese.Volutamente non si mai

    nominata la parola"quartiere", proprio per nonevocare una figura

    istituzionale che comparirpi tardi nel panoramapartecipativo bolognese.

    Anche se Bologna sar laprima citt italiana a tagliareil traguardo del

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    decentramento, dovrannopassare ancora molti anni

    prima che i quartieri sianouna realt. Ci vorr il"ciclone" Giuseppe Dossetti,

    con la sua incalzante sfidaelettorale del 1956, arilanciare questi temi in casa

    comunista.

    Ma ormai siamo alla secondafase della partecipazione,quella della sua "maturit",che non era pi solo richiesta

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    del punto luce o dellafontanella, ma di spazi vivibili

    con servizi sociali, culturali,verde pubblico e luoghicollettivi di ritrovo: dalla

    parrocchia alla biblioteca, dalcentro civico ai campisportivi. Attraverso la

    partecipazione passataanche la politica dellealleanze. Terreno d'incontro

    fra operai, ceti mediproduttivi, intellettuali el'amministrazione di sinistra

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    fu la rivendicazionedell'autonomia. La lezione del

    fascismo parlava da sola. Lasottomissione delle istituzionilocali al potere centrale le

    aveva ridotte a un ruoloancillare.

    Dozza si spende in primapersona nella battagliaautonomista: Bologna, nelvolger degli anni, diventa ilsimbolo di questa offensiva alcentralismo. Pi poteri

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    decentrati significavanoconsolidamento della

    democrazia e allargamentodelle libert. Memorabile, inquesto senso, fu il contributo

    dato da Dozza, nella suaveste di costituente,all'abolizione del controllo di

    merito sugli atti degli entilocali e la rivendicazione dellaloro autonomia finanziaria.

    Ma a Bologna larivendicazione dell'autonomianon doveva fermarsi alle

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    parole. Coerentemente sidecise di presentare, per ben

    dieci anni, un bilancio nondeficitario.

    Oltre che una politica dibuona amministrazione iconti "in pareggio"rappresentavano una carta inpi in mano dei comuni"virtuosi" A differenza diquelli che erano costretti al"rosso", il loro bilanciostraordinario era sottratto al

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    controllo statale e quindierano pi liberi di compiere

    scelte indipendenti. Questofare appello all'identitmunicipale un tratto

    costante dei vent'anni diDozza-sindaco. Ma il richiamocontinuo alla Costituzione,

    alle radici della Resistenza edell'antifascismo gliimpedisce di cadere nel

    municipalismo. E proprionegli anni fra il 1951 e il

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    1955 si consolida il consensonei suoi confronti.

    Le ferite della guerra eranostate in parte risanate. Ora sipoteva guardare conmaggiore serenit allosviluppo della citt. Certo iproblemi non mancavano. Iltessuto produttivo bologneseperdeva colpi: fabbriche incrisi, migliaia di licenziamentie repressione nei reparti enelle piazze. Ma

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    l'amministrazione non vienetravolta. Da un lato Dozza

    porta la solidariet ailavoratori; ma da un altrolato attrezza le prime aree

    industriali che rappresentanole avanguardie di quel"ciclone" economico - fatto di

    piccole e medie aziende - cheesploder negli anni delboom economico. Anche la

    politica tributaria aiutava lacoesione sociale.

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    I consigli tributari lavoravanoa pieno ritmo con

    trasparenza e senzainfliggere carichi fiscalitroppo gravosi per i ceti medi

    e risparmiando le classipopolari. Si pu pensare che ilavoratori bolognesi

    sentissero questa"protezione" da parte del lorocomune e gli stessi piccoli e

    medi imprenditori, gli stessiartigiani - molti di loro eranooperai appena espulsi dalle

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    fabbriche - potevanoguardare con simpatia a chi

    dimostrava di voler staredalla loro parte nelrivendicare nuove regole di

    sviluppo: dal credito,all'apertura di nuovi mercati;dall'aumento del potere

    d'acquisto dei ceti popolari,al rispetto delle regoledemocratiche.

    Un altro attore socialedoveva attirare l'attenzione

  • 7/24/2019 Giu Dozza

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    dell'amministrazione Dozza:il mondo della cultura e in

    particolare l'Universit.Proprio nei primi annicinquanta sar firmata una

    convenzione con la quale sielargivano all'Alma Matersomme sostanziose e,

    soprattutto, si sottoscrivevaun accordo con l'Istituto difisica al quale si erogava un

    contributo decennale di 500milioni per ricerche sull'usodell'energia nucleare a scopi

  • 7/24/2019 Giu Dozza

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    pacifici. In un colpo solo siraccoglieva il consenso del

    mondo della cultura e quellodelle forze produttive, perchenergia significava nuove

    fonti di approvvigionamentoda offrire allo sviluppo diBologna e della sua

    economia.

    La vittoria contro Dossetti egli ultimi anni[modifica |modifica wikitesto]

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    Che il consenso avessemesso radici lo si pot

    verificare di l a poco. Dozza,nelle elezioni amministrativedel 1956, fu sfidato da un

    avversario temibile comeGiuseppe Dossetti, unbaciapile temibile non solo

    per la sua storia all'internodella Democrazia cristiana,ma soprattutto perch era

    riuscito a mobilitare unaparte importante di quelmondo cattolico, soprattutto

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    giovanile, che fino ad alloraaveva scelto di stare alla

    finestra. Ma Dozza aveva lacitt dalla sua parte: i voti alsuo partito erano cresciuti

    del 5%. La vittoria nonpoteva essere pi netta.

    Inizi in quegli anni la"seconda stagione" del Dozzasindaco. Le asprezze dellacampagna elettorale siattenuarono, e e si cercaronointese e partecipazione.

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    Attraverso mediazioni, anchefaticose, furono istituiti i

    quartieri, in accordo con lamaggioranza del consigliocomunale, compresa la DC

    che, su ispirazione diGiuseppe Dossetti, avevafatto proprio dei quartieri il

    cavallo di battaglia delproprio programmaelettorale.

    Nel 1962 avvenne unaclamorosa svolta contabile:

  • 7/24/2019 Giu Dozza

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    fu abbandonato il bilancio in"pareggio" e si dimise

    l'assessore alla ragioneria,che di quel pareggio avevafatto una bandiera. La buona

    amministrazione non bastavapi: se il comune volevacompiere un salto di qualit e

    rispondere ai bisogni ineditidei suoi cittadini,occorrevano finanziamenti

    straordinari che si potevanoreperire solo sfondando ilmuro del bilancio in pareggio.

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    Un'epoca era finita. L'austerapolitica che aveva realizzato

    la ricostruzione dovevacedere il passo al keynesiano"deficit spending" che

    avrebbe consentito diallargare la massa degliinvestimenti comunali,

    generando una ricadutapositiva sull'economiacittadina e creando, con la

    moltiplicazione dei servizi, undeciso miglioramento dellaqualit della vita.

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    Appartengono a quegli anni

    le progettazioni piambiziose: la tangenziale, ilquartiere fieristico, il rilancio

    della vita culturale. In quellostesso anno per Dozza siammal. Una malattia grave

    che non gli imped l'8dicembre 1965 di compiereun atto politico molto

    significativo: ricevere allastazione di Bologna ilcardinale Lercaro, che

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    tornava nella sua diocesidopo avere partecipato al

    Concilio Vaticano II. Questogesto fu il suo addio alla cittche avvenne formalmente il

    4 aprile 1966, con lapresentazione delledimissioni. Dozza mor il 28

    dicembre 1974. sepolto allaCertosa di Bologna.

    Note[modifica | modificawikitesto]

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    ^ Giuseppe Dozza nelDizionario Biografico degli

    Italiani


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