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GLI ELEMENTI DEL PROBLEMA - Il Figlio di Jorio Storia e ... · il padrone di S.Vidal e grosso...

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www.famigliecavalli.it Storia e documenti delle Famiglie Cavalli GLI ELEMENTI DEL PROBLEMA EX LIBRIS DI GEROLAMO CAVALLI BRESCIA 1665-1724
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GLI ELEMENTI DEL PROBLEMA

EX LIBRIS DI GEROLAMO CAVALLI BRESCIA 1665-1724

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STEMMA CAVALLI DATO DA CARLO V A GIANANTONIO CAVALLI BRESCIANO NEL 1548

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ULTIMA CONFERMA NOBITÀ 1928-29 DA VITTORIO EMANUELE III FIRMATO MUSSOLINI NEL 1929 COINVOLGE LA NOSTRA FAMIGLIA

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ULTIMA CONFERMA 1929

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STEMMA INCLUSO NELL’ULTIMA CONFERMA 1929 (MUSSOLINI)

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STEMMA INCLUSO NELL’ULTIMA CONFERMA 1929 (MUSSOLINI)

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STEMMA INCLUSO NELL’ULTIMA CONFERMA 1929 (MUSSOLINI)

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STEMMA INCLUSO NELL’ULTIMA CONFERMA 1929 (MUSSOLINI)

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ALBERO GENEALOGICO DELLA NOSTRA FAMIGLIA NEL 1929 CON AMPILAMENTO RECENTE ALLA BASE

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CODICE BARBARO 1700 ARCHIVIO STORICO DI VENEZIA

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CODICE BARBARO 1700 ARCHIVIO STORICO DI VENEZIA

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1422 A BRESCIA PERGAMENE CON FATTI CHIAVE PER IL NIPOTE DI JORIO CAVALLIarchivio di stato - brescia

BASILARI E IMPORTANTISSIMI i documenti che seguono, trovati da me all’Archivio di stato di Brescia, del 1422 che dimostrano la presenza a Brescia di Antonio, nipote naturale di Iorio(cioè figlio di un fratello di Jorio) . In tali documenti si chiede conferma, a BRESCIA!!!, che Antonio riceva i titoli appartenenti- al Conte di S.Orso, Jiorio! Coinvolgendo con ciò anche la ratifica dei titoli di Jorio a suo tempo avvenuta a Milano. Ne ha diritto in quanto nipote di Jo-rio. Ciò viene richiesto, conclamato ed approvato, dagli stessi giudici, bresciani, un anno dopo la richiesta!!! Antonio è un discendente diretto di Jorio. Antonio è nipote naturale di Jorio, e figlio legittimo e naturale di Filippo, fratello di Jorio .

DI TUTTO QUESTO SI CHIEDE CONFERMA AL CONSIGLIO DI BRESCIA!!!! NON A VENZIA, e la conferma viene accordata: vedi relativo documento. Vedere traduzione del Dol-cetti con miei importanti Commenti.

Attenzione, il documento è del 1422!!! Quindi quando ancora Brescia NON APPARTENE-VA A VENEZIA, dove Giorio e sua famiglia avevano ancora grandi amicizie CON MILANO , CHE ERA STATA L’ORIGINE DELLE FORTUNE DI JORIO TRAMITE L’IMPERATORE Venceslao IV.Nel 1426 Brescia passa a Venezia. Dunque nel1422 Giorio e i suoi, amici di Mila-no hanno piena libertà a Brescia. Si noti che Baldassarre risulta come nobile patrizio originario già nella Matricola Malatestiana del 1406.

Da notare anche che Jorio dovrebbe essere stato sepolto nel 1416 a S.Orso, ma non vi si trova la tomba

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Brescia 2001, luglio. La nostra bella famiglia, tre figli maschi e otto nipoti, mia moglie Camilla Valerio al cen-tro, defunta in settembre dello stesso anno

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ALBERO GENEALOGICO FAMIGLIA CAVALLI VENEZIASUNTO DA “CODICE AMADI” 1700 MUSEO CORRER

Da JACOPUS: GEORGIUS, nel 1396 è fatto dall’Imperatore Venceslao, Conte di S.Orso, poi Signore di Schio, con l’’appoggio dei Visconti di Milano. Passata poi Verona a Venezia, morto nel 1402 Galeazzo Visconti, Venezia vuole impossessarsi dei suoi beni : Viene bandito a Creta con condanna a morte del figlio Ludovico nel 1406 , 6 Maggio, (ho copia), che fugge a Milano per tentare di riacquistare Verona ai Visconti e poi non se ne sa più nulla. Ciò è abbondantemente provato dal codice Barbaro. Curioso che il codice Amadi chiama Nicolao il figlio di Georius, dicendolo condannato assieme al padre esule a CRETA dove muore. Di Georgius ho il testo della lapide tombale della chiesa di S. Orso del 1416. Ma la tomba a S.Orso non si trova. Molti autori dicono che il Capostipite di Brescia, Baldassarre, censito nobile nel 1406 dal Malatesta, fosse figlio di Georgius(Iorio). Che poi ci fossero figli illegittimi, è ampiamente provato da due documenti che ho, emessi a Brescia nel 1422, dove si prova che un Antonio Cavalli avesse diritto al titolo di Conte di S.Orso in quanto figlio di un Filippo fratello legittimo e naturale di Georgius! NB Il codice Barbaro fa Georgius figlio di Giacomo, solo alcuni autori sono con Amadi. Altri poi dicono che Baldassarre è fratello di Iorio… Inoltre il Codice Amadi dice che nel 1708 Federico Cavalli, cui è dedicato il Co-dice, si fregiava del titolo di Conte del Sacro Romano Impero, probabilmente ereditato da Georgius. E nel 1819 il Sacro Romano Impero Austriaco confermava il titolo ai Cavalli di Padova, che derivano da Brescia, di Conti di S.Orso….NB nel 1426 un Giorio Cavalli firma il patto degli ottimati Bresciani per l’adesione alla Repubblica Veneta e il 19 agosto 1438 un Giorgio Cavalli del Consiglio di Brescia(probabilmente lo stesso) si dichiara possessore di beni nel territorio Bresciano(Reg.489 provvisioni c.97-93- Archivo di stato Bs): potrebbe essere un figlio o nipote del Giorio Cavalli bandito da Venezia?

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Mia moglie Camilla Valerio, nata nel 1926 defunta nel 2001 madre dei nostri tre figli, Giovanni, Giuseppe, Fausto.Pittore Galanti - Brescia

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Dico subito che i Cavalli più importanti della nostra storia , sia appartenenti alla nostra grande fami-glia bresciana, sia a quelle dei predecessori o collaterali, Veronesi e Veneziani, sono sostanzialmente:Iacopo Cavalli , veronese, muore nel 1390, nominato conte da Venceslao IV, Marino Cavalli(1500-1573), il padrone di S.Vidal e grosso personaggio diplomatico : Veronese/Veneziano del 1500, Giovanni Antonio bresciano,1519-1588), nominato conte da Carlo V . Federico(1323 1390), il figlio Nico-lò(1351-1390), sempre dei Cavalli Veronesi /Veneziani. Francesco bresciano sepolto ai Carmelitani di Brescia(cercare) famoso scienziato medico del 1400 specializzato nella “teriaca”, Marin Antonio , Podestà di Brescia nel 1737 di cui ho una cinquantina di editti, il Capitanio Antonio Cavalli, sepolto a Brescia in Duomo vecchio nel 1601, di cui ho il ritratto trovato al Museo Correr di Venezia, Bal-dassarre capostipite dei Cavalli Bresciani (muore prima del 1470?). Importantissimo personaggio dei Cavalli bresciani fu poi nell’1800, il Senatore Ferdinando Cavalli di Chiari/Padova. Notissimo poi il Generale Giovanni Cavalli dell’800, inventore dei cannoni a retrocarica, del ramo dei conti Cavalli di Olivola , piemontesi. Vediamo alcuni documenti in proposito

GIOVANNI ANTONIO CAVALLI, BRESCIANO, INSIGNITO CONTE DA CARLO V. 1548Stralcio del testo originale della patente a firma Carlo V:

“CAROLUS QUINTUS” per divina clemenza augusto imperatore dei romani, re di Germania, re di Spagna, re di entrambe le Sicilie, di Gerusalemme di Ungheria , di Dalmazia, delle isole Baleari, di …………….AL NOSTRO SEMPRE DILETTO GIOVANNI ANTONIO DE CABALLIS BRESCIANOLa nostra grazia cesarea ed ogni bene.Poiché pensiamo che , con l’aiuto di Dio, noi siamo stati eletti ai fastigi del solio di Cesare, così quelli che traggono origine da un illustre antenato, ornati di preclare virtù e di peculiari doti di animo e di corpo, si distinguano per meriti ed ossequio verso il Sacro Romano Impero, con premi insigni al meri-to di valore e di impegno e con doni rendiamo più grandi, perché continuino nei loro doveri, e tutti gli altri spinti dall’esempio di quelli, per amore delle virtù ed invitati dai primi, tanto più siano infiammati dall’amore di patria.Considerando sovratutto l’onestà della sua gente, della famiglia che a Brescia è sempre stata tenuta in onore tra le altre famiglie, così dai nostri predecessori, Imperatori dei Romani e dai Re di augusta memoria, allo stesso Impero segnaliamo per particolare dedizione, devozione ed ossequio ed accettia-mo testimonianze degne di fede. Sovratutto segnaliamo le sue preclare virtù, le doti morali, la fedeltà e l’obbedienza verso di noi e verso il Sacro romano Impero, la continua e intensa opera che a noi e al S.R.I tu prestasti dalla giovinezza quasi per continui sedici anni in diverse nostre spedizioni e nelle nostre guerre nei Domìni meridionali per il possesso e la conservazione di quello Stato , nella nostra spedizione a Tunisi da qui nel Telemontano, per il recupero del nostro Ducato della Schelda e infine in questa nostra ultima spedizione intrapresa contro i ribelli del nostro impero, contro tutti i quali tu generosamente ti prestasti, non solo privatamente, ma anche con pubbliche funzioni, a prezzo delle tue fortune e della vita, soprattutto nell’ultima guerra di Sassonia, nella quale, prima inseguendo Giovanni Federico, Duca di Sassonia e poi combattendo con quello, anche se fosti ferito in viso vicino all’occhio e da quel medesimo colpo di fuoco, al braccio destro, tuttavia imperterrito, con animo invitto, mentre il sangue scorreva dall’occhio sul viso, portasti a termine l’impresa così che quello alla fine e quattro dei

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suoi, caddero nelle tue mani- il che poi fu dichiarato e ritenemmo degno di fede e per ciò ti donammo seicento denari d’oro- e perché di questa preclara impresa resti memoria e renda perpetua testimo-nianza ai posteri, perché altri, trascinati da questo esempio, siano spinti a dare quanto più possono.Spontaneamente, secondo il nostro parere e con animo deciso e con saggia e rapida decisione , per la nostra imperiale autorità confermiamo, illustriamo e approviamo che le tue insegne gentilizie(attuali) delle armi, longitudinalmente il tuo scudo è diviso in due parti uguali, delle quali l’anteriore di colore nero, la posteriore di colore rosso, attraversate da un cavallo di colore bianco o argenteo, bardato con sella nera, con freno dello stesso colore, con l’apparenza di marcia. (era lo stemma più antico dei Ca-valli)Per disposizione dei presenti confermiamo auguriamo e concediamo (le tue attuali armi) siano da portarsi (ora arricchite) in questo modo:

Uno scudo quadripartito( come illustrato in questa pergamena) sul quale, in alto a destra e in basso a sinistra vi siano le armi tue gentilizie(tradizionali) sopraddette. Le altre due parti dello scudo, cioè l’inferiore destra e la superiore sinistra, siano divise latitudinalmente in due parti uguali, delle quali l’inferiore sia bianca o ar-gentea e la superiore nera e in tutte e due vi sia una spada rossa inclinata obliquamente verso l’angolo. Sopra lo scudo un elmo chiuso , armato di delicate piume di color rosso, bianco e nero. Nel centro sopra l’elmo, vi sia una corona gentilizia degli stessi tre colori, tra altre gemme, avanti nere e poi rosse. E sopra un cavallo bianco bardato con morso e con le briglie di colore scuro. Con una spada al piede del cavallo di colore rosso, tenuta per l’elsa verso l’alto.……………………………… omissis

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Annunziamo e siamo mandanti, a tutti ed ai singoli Principi , agli ecclesiastici ed ai secolari, ai prelati ed ai duchi, ai marchesi, ai conti, ai baroni ed ai soldati, agli araldi, ai capitani, agli avvocati, ai prefetti, ai procura-tori………… GIOVANNI ANTONIO DE CABALLIS,ai tuoi figli, liberi, eredi e per i tuoi discendenti , concediamo e permettiamo, senza alcun divieto, di usare e godere oggi ed in perpetuo, delle insegne predette, delle armi, degli onori, delle libertà e degli indulti A testimonianza questa lettera sottoscritta di nostra mano e munita dell’applicazione del nostro sigillo Cesa-reo, e datato nella nostra città Augusta Videlicorum (Vandalici), il giorno 21 del mese di Febbraio , anno del Signore Iddio 1548, ventottesimo del nostro impero e trentatreesimo dei nostri regni. CAROLUSPer Marino Grimano, Pretore del dominio di Venezia in Brescia.

Nota fondamentale: lo stemma ivi descritto ed illustrato è identico a quello della nostra famiglia, recepito ed approvato nel 800 dall’Imperial Regio Lombardo Veneto e successivamente nel 1929 dal Re Vittorio Emmanuele e da Mussolini. Prima lo si trova ai Monti di Pietà di Brescia in un librone miniato del 1724 ( Vedi mie foto) nel “repertorio delle scritture del Sacro monte nuovo di Pietà(Piazza Loggia), fatto d’ordine di :PP. Crotta, A. Palazzi, LELIO MAURIZIO CAVALLI, A. Paratico, G. Luzzago, F. Capitanio. Nel 1684 si trova nel Beatiano alla Biblioteca Queriniana di Brescia.E questo è il, per ora, più antico stemma inquartato, trovato a Brescia dopo Carlo V. Identico stemma è stampato su un ex libris del 700 di Gerolamo Cavalli, nostro ascendente, che ho e che è servito, ingrandito, a fare la copertina delle memorie di casa Cavalli.

I RETTORI VENETI A BRESCIA: QUATRO CAVALLI E CINQUE VALERIOAntonio Valerio, Podestà 1548 e 1549Marin Cavalli, Capitanio, 1553Ottaviano Valerio, Podestà, 1583Antonio Cavalli, Podestà, 1600/1601Bernardo Valerio, Podestà, 1623, quello del nostro grande Dipinto.Giovanni Alvise Valerio, Capitanio, 1646/1647Pietro Valerio, Capitanio, 1672Marin Antonio Cavalli, Capitanio e Vice Podestà, 1737Alberto Cavalli, Presidente della Provincia di Brescia dal 1999 al 2008

NB Marin Cavalli , (il “vecchio”, per distinguerlo dal nipote assai importante anch’egli) è nella storia dei Cavalli una delle figure più importanti. Non tanto perché fu rettore di Brescia ma per un’altra serie di ben più impor-tanti incarichi, di cui parleremo poi.Marin Cavalli, è diventato figura emblematica di rilievo, dopo gli studi accurati del Bertelè, che premette alla pubblicazione di un suo trattatello circa “l’Offitio dell’Ambasciatore” una breve monografia lucida ed esauriente sulla vita e le opere del Cavalli, legato veneto in Francia, in Germania, a Costantinopoli ed altrove, magistrato e patrizio. La Relazione bresciana del Cavalli è purtroppo interrotta, forse per la negligenza dei copisti. Gli fu compagno di governo il Podestà Bernardo Zorzi, che lasciò Brescia il 28 ottobre 1554.Il Cavalli, il 4 gennaio del 1555 (indicato come 1554, more veneto, cioè con il sistema di datazione veneto spo-stato di un anno in anticipo) presentò al Senato alcune sue “note” in materia di sussidi, di confini e di banditi. Egli aveva un altissimo concetto del nome veneto.Marin Cavalli “il vecchio” è stato persona importante in VENEZIA ED ERA PROPRIETARIO DELLO STU-PENDO PALAZZO CAVALLI IN S.VIDAL , scendendo dal ponte dell’Accademia sul Canal Grande è la prima casa a destra, oggi museo. Oggi si chiama Franchetti Cavalli dal nome di un ultimo proprietario.Marin Cavalli

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(15OO-1573) discendeva da grossi personaggi veneziani: il Padre Sigismondo, fratello di Baldassarre il capo-stipite di Brescia, figli di Nicolò, figlio di Federico e siamo al 1300! Ma prima c’è Federigo, poi un altro Nicolò poi un altro Federico, e poi Giovanni(1250-1318) capitano dei Visconti nel 1274 e derivante dalla Baviera. In poche parole noi siamo discendenti da questo Giovanni Cavalli del 1200…

Palazzo Cavalli – Franchetti acquistato da Marin Cavalli, patrizio veneziano, Capitanio di Brescia nel 1573.Dove genera il figlio Sigismondo. Figlio di Marin è pure Antonio Capitanio a Brescia e viene sepolto a Brescia in Duomo vecchio nel 1601. Il bellissimo palazzo , secondo solo al palazzo ducale, ora è Museo al ponte dell’Ac-cademia , S.Vidal. Ci sono tre palazzi Cavalli sul Canalgrande tutti di stile gotico quindi 1400/1500: Sul lato sinistro andando verso S.Marco, 200 mt prima di questo( stessi stemmi). Sul lato destro un altro con gli stessi stemmi prima del palazzone Grimani

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Due palazzi Cavalli del 500 a Venezia, sulla sponda destra e sinistra del Canal Grande

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Bernardo Valerio, ascendente di mia moglie Camilla Valerio, Podestà di Brescia nel 1623

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www.famigliecavalli.it Storia e documenti delle Famiglie CavalliRELAZIONE DEL N. H. (NOBIL HOMO) MARIN CAVALLI CAVALIER CAPITANIO DI BRESCIA.

(PRESENTATA NEL 1554. UNICA COPIA IN: SENATO, RELAZIONI MISTE.COLLEGIO V SECRETA F. 32 VOL. II, CC. 48, 51)

(c.48r) Ser.ma P. la città de bressa et il suo Territorio per la grandezza, per la ricchezza et per il sito ove è posta è di tanta importantia a questo III.mo Stado, che merita che la Ser.ta V.a si degni di udir li ministri suoi, che da quel regimento di tempo in tempo ritornano alla sua presentia et tanto più quanto che parlandosi del Bressano et di quella citta per provedervi, diffenderla et sicurarla si difende, et sicura tutto il stato della Ser.ta V.a in Italia, essendo quello frontiera e propugnacolo a tutto il resto, pero essendo venuto io nuovamente da quel capitanato ove son stato mesi 17 giorni X. havendo considerato alcune cose degne a mia giudicio della diligentia Sua, la supplico ad esser contenta de udirle, et mi forzerò con quella debita reverentia (c.48v) et maggiore brevita possibile di esprimerlo et per coadiuvare la imperfettion del parlar mio, mi serviro con il demostrar ad occulum del dissegno di esso territorio et del modello della citta li quali ho fatto far con molta diligentia giustissimi, li quali resteran poi sempre qui al servitio della Ser.ta V.a, a fin che havendosi a parlar spese fiate de confini, de passi et de difese de quei loci, ella che cosi comodamente non puo andar sopra il loco con il disegno possi veder cosi bene e meglio che quelli che vi vanno in persona. [Tale disegno è irrepe-ribile, NdR.].Questo paese adonque come la Ser.ta V.a vede confina de tramontana con la Valtellina che e diocese di Como et pero soleva essere del stato di Milano ma da alquanti anni in qua e stata tutta occupata da Grisoni et parte e contermine con il trentino, A levante e il veronese mediante il lago di garda et questo poco di paese, poi e il mantuano mediante però castion Solferin Castel Zufrè, la Cavriana et la volta che sono dell’heredi del q. s. Alvise de gonzaga et del S.r Duca de Mantoa, le quali son diocesi bressana et solevano esser ancho sottoposti alla citta di Bressa, A mezzodi vi e il cremonese, se ben il S.r vespesian gonzaga possiede hostian, sabbioneda et volongo, che se enterponeno di mezzo, li quali loci anc’essi sono Diocese Bressana et solevano esser in tem-porale anche sottoposti a Bressa. A ponente vi e il cremonese et la Gerradada in parte nel resto il Bergamasco. La valcamonica e longa 50 miglia et larga nel piano uno et doi et in tal loco quasi tre miglia per la qual corre Oglio fiume equale, al sil se ben di sotto poi se augumenta assai. Questa valle e molto habitata. fa 45 m. anime le qual per un terzo o poco piu del anno, fra castagne et grano vive del suo, per il suo resto poi se provvede del Bressano et del Cremonese et di qua nasce un Datio sopra queste biave che si chiama el porto d’Ise che si affitta ducati 660 in circa all’anno, ha de industria questa valle molta ferrarezza, che si spazza in Franza, in Spagna, et pur tutta Italia et con le altre due valle ha quindese forni da colar vena de ferro che sempre lavorano et infinite fusine che fanno verghe de ferro et di azale et altra(c.49 r) ferramenta lavorada come padelle, badili, chiodarie, lamiere d’armature et altri exercitii una quantita per piu de 300 m. scudi ogn’anno computa valtrompia et val de sabio, et la natura ha dato principio a questa industria producendoli una vene di ferro miglior et piu pura che in alcun altro loco d’Italia, et tanto copiosa che se in Bressana vi sono quindeci forni che colano, nel resto d’Italia non ve ne son quatro che lavorino. Queste fusine fanno una carestia di legne per i carboni grandissima di modo che valeno tre et quatro volte piu che non costano in questa citta et e da veder chel pretio si debbia augumentar: perche i trentini che potrian soccorrer con sua legnami et carboni a queste fusine estrazeno la vena di quelle vallade nel suo paese che altrove non ne haven et fin hora fan lavorar doi forni facendo incarir li carboni di qua et levando il guadagno alli nostri, la qual cosa crederei io che meritasse qualche provision.Tutti li boschi di questa valle et delle altre due anchora che sono sopra le alpe et per i monti fin al basso son tutti della Ser.ta V.a, la qual per la sua munificentia come beni comunali li lassa goder a quei homini del paese et hora tra alcuni de loro e nasciuta differentia come debbano diveder et goder essi boschi et legne cioè sopra le teste over sopra l’estimo et la faculta. Io fatto qualche atto circa cio a favor della division sopra le teste, perche non credo che la Ser.ta V.a vogli donar il suo piu alli ricchi che alli poveri, ma equamente a tutti gli homini di questa valle non son molto belicosi et per non esser essenti come son quelli di valtropia et val de sabio non mostrano anche tanta devotion alla Ser.ta V.a come quei altri: pur non mostrano nanche il contrario, li passi di questa vallada non son molto sicuri, anzi verso il trentino et verso Valtellina si puo venir che saria quasi im-possibile prohibirlo et dalli canti vi son tante vallade piccole et sentieri che saria impossibile prohibir l’ingresso

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a nemici e vero che terminando questa valle nel luogo de Ise et non vi essendo strada commoda dal canto del(c.49v) Bressano, nemici sariano astretti andar nel bergamasco di la da olio et questa fu la via che fece l’Imp. Maximiliano del 1516 quando, ritornando da Milano passò per lover et andò a Trento.Questa seconda valle e Valtroppia per mezzo la qual corre la mella, ha molte bone terre e fa circa 18 m. anime et sono homini stimati piu feroci et piu bellicosi assai che tutti gli altri pe queste valate puioche entrano qui den-tro come vede la Ser.ta V.a se puo andar de una valle in l’altra a piedi, e ancho in tal loco a cavallo di modo che in tempo di guerra per queste valle et per questi laghi si puo scorrer non solo Bressa ma anche all’improvviso Asola. gli Orzi et Crema. Questi di Valtrompia sono affettionatissimi al nome della Ser.ta V.a et comme hanno fatto per il passato [CONTINUA]

credo che de novo besognando farriano 2 et 3 m. homini atti ad ogni faction, sono essenti del tutto dal sussidio in poi et (iam) come terre franche. governandose in civile fra se stessi, et possendo pigliar il sale cosi da Tho-deschi come a Bressa. La sua industria e come in le altre valle ferarezza, animali et li boschi. A Gardon si fa un mondo d’archibusi tra le altre cose et li fanno con tanta facilita che in duo o tre fusine se ne faria 400. cane al giorno. A collio si trova la Minera del ferro la qual si conduce in le altre due vallade et a lodron come ho detto. Solevasi antiquamente colar solamente questa vena che si chiama molle, perche non haveano li fochi cosi gagliardi, ne li mantici cosi grandi come al presente di modo che questa altra vena che chiaman ossi si cola come la prima et fa miglior ferro et miglior azzale assai che questi molli si cava medesimamente a collio la vena dell’argento et hora questa compagnia che lavora ha trovata questa vena che e pura, la quale senza altro pestar si cola et credo che ogni anno porteranno in la cecha della Ser.ta V.a per 3 m. et piu ducati d’argenti. Questa altra vena poiche ha del sasso la pestano et la lavano con un ingegno che han trovato loro et fano tanta opera con quatro soldi quanta per avanti si faceva con mezzo ducato, di modo che anche per questo rispetto haran da lavorar assai et faran guadagni molti, La V.a Ser.ta deve considerar ch’ella non ha la decima di questa vena che si pesta; perche (c.50v) prima che si trovasse questo inzegno da pestar era quasi tanta la spesa quanto l’util ma hora mo che questi fanno tanti guadagni mi par bene che seria honesto che anch’ella sentisse l’utile della sua decima. Io credo che se vi fusseno homini che facessero lavorar si troveria miniera de rame, de azuri et de ogn’altra cosa come la puo vedere per quegli pezzi che son qui inclusi. Questa valle non raccoglie grano di sorte alcuna per essere angustissima, ma vive tutto della pianura di Bressana et la compra ove li piace, et la conduce a casa sua senza pagar cosa alcuna, et tutti li beni che compra nel piano li reduce con la sua valle et sono essenti. Questa altra terza valle e detta di sabio, la qual ancho essa fa circa XX m. anime et e exente come valtrompia e fidelissima et oltra la ferrarezza animali et boschi ha il mestier della lana et delli panni et leva ogni anno bona quantita di lana salonichia di questa cita, questi homeni confinando con i Lodroneschi hanno molti travagli, perche li conti li voleno sempre passar avanti et con mille artifici li fanno far atti pregiudiciarii a se stessi et alla Ser.ta V.a et poi li fan lite. pero reverentemente reccorderia che fusse ben a tagliar tutti li contratti fatti per essi con li detti conti et nel avvenir preveder che niuna cosa fusse valida, se non fatta con l’assenso della Ser.ta V.a . Questi conti han levato il caffaro dal suo alveo come la vide con animo de tuor anche un giorno quelle pradarie alli Bagozzi che son restadi dalla banda sua, voleno levar la travata alla bocca del lago et hanno il contratto fatto con quei da Idro per exicar il lago et per penzer innanci li suoi confini pero saria ben metter li termini di pietra hora accio che quel che si ammunira nel avvenir si acquisti alla Ser.ta V.a et non a loro, vogliono esser padroni li conti del passo del cingol rosso non solo per andar nella sua val de vestino che per altrove li possono andar commodamente ma pur potere tempo di guerra scansando la rocha d’Ampho venir nel piano di bressana per via di gavardo come fecero del 26 Pero a tuto queste cose et anche alla diffesa della montagna di Daonino seria (c. 50v) ben provederli et repararvi. Questa e certa che loro hanno animo di passar avanti et per questo hanno fatta questa rocha nova per dominar al lago, affittavano le boche del Chiese a pescatori d’Idro come patroni, volevano occupar S.Iacomo et S. Antonio fin vicino alla Rocca d’Ampho et certo se non si trovavano alcuni

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istrumenti la cosa era fatta per loro, se li bagozzi che son de diocese Trentina, ma perho fidelissimi sudditi della Ser.ta V.a, havessero liberta fariano star li conti dentro dalli suoi confini, perche possono metter insieme mille et piu homeni da fatti, ma la tema che hanno della Ser.ta V.a li fa scorrer meglio che si puo. Questi conti scode-no sopra Bagolin duc. 60 all’anno della sua limitation che erano soliti a portare in Camera di Bressa, et io non so come la scodano, li fu levata la provisione altre volte, et come li sia rimasta, questa non la intendo. Scrissi alla S.ta V.a gia se la voleva che ne venesse in luce et non hebbi mai risposta alcuna. Possedono anche questi conti un castello in Valcamonica detto cimen et non so con che titulo, hanno anche alcune possesioni in Bressana per conto di suo madre che e de quei da S.to angelo, ma con tutto questo non portano quel rispetto alli suddeti della S.ta V.a che doverian portare et torno a dirgli che il lassar andar la vena de ferro da Collio a Lodron è una dannosissima cosa et un levar il pane alli proprii figlioli et darlo ad altri con incarir da nostra posta li carboni che per forza conduriano al basso a che pretio vogliamo noi, onde che facendo lavorare dui forni consumano gran parte di sui carboni et poco ne avanza de darne alli nostri. La Ser.ta V.a havera sopra cio quella conside-ration che li parera opportuna. Al mezo la riva di questo lago come vede la Ser.ta V.a vi e la rocca d’ampho la quale e inespugnabile passo per il sito di essa, ma perche queste montagne son tanti portice et hanno tanti traversi et sentieri quando nemici siano impediti di passar per questa via possono pigliar altra strada è vero che lo farà sempre con molta incom-modita et anderano a refferir in loci piu lontani da Verona et da Bressa che non fariano passando per qua. La Ser.ta V.a tiene in questa rocha (c.51r) et ponte vigo un tal numero de fanti che non manco se potria equalmente far perche le fortezze picole con cosi sicure con trenta homeni come con 200 a tempo di pace.La Quarta parte della Montagna e la riviera di Salò. la qual e tra il lago de Idro et di Garda fa circa 45 m. anime et concorre de pari con Valcamonica perche oltra la partita dell’anime fanno ognuna di esse nelle fattion di guerra una quintadecima per una de tutto bressano. Questa riviera parte nell’alpe et parte in le colline e giurid-dition separata ma li datii si portano a Bressa et ogn’altra sorte de danaro eccetto il sussidio che quelli M.ci Ret-tori de Salò li vogliono loro mandare in questa citta come facevan della x.me del clero ma hora vostra Serenita ha voluto che li eccliastici (sic) venghino a pagar a Bressa non gia con molto utile della S.ta V.a, perche oltra li altri desordini et de cavallari o messi non fidati et di nove spese extraordinarie non si puo mai veder quel che si scode, ne quel che si paga, perche in Bressa non si mena la scrittura, non si scodendo il denaro, ne manco in…

[Il resto non è trascritto nel volume esaminato; doveva essere una relazione lunghissima, perché furono lasciate in bianco tutte le carte dal paragrafo 51 al 56.]

Si noterà che non si usano gli accenti, poche sono le lettere maiuscole e scarsa è la punteggiatura.

Da Paolo Guerini, Monografia di storia Bresciana, riportiamo un episodio dove compare ancor più chiaramen-te la funzione dei Rettori, in particolare del Podestà. Trattasi dei soliti disordini ed omicidi tra famiglie nobili (Martinengo, Porcellaga, Maggi ecc.) e dell’uccisione di quattro meretrici (prostitute) – I Rettori infatti, con l’autorità ricevute per il caso Maggi, poterono condannare per il fatto Aimo Maggi (con lo stesso nome del fon-datore delle Mille Miglia!) e suo figlio Agostino, al bando perpetuo ed alla confisca dei beni: condanna di inau-dita severità di cui va merito al Podestà Antonio Cavalli. Ma il 13 dicembre 1600 il Podestà Cavalli era costretto a scrivere nuovamente al Consiglio dei Dieci per riferire nuovamente di gravi disordini e per chiedere istruzio-ni su come “castigare i delinquenti”. Il Podestà rinnovava la richiesta di “giudicare con l’autorità del Consiglio di Brescia” che, se fosse stata concessa a suo tempo, “avrebbe dato mezzo di conoscere i rei di mostruosi delitti”. “I delinquenti, vedendo invece il poco modo di poter castigare alcuno con l’ordinaria maniera di procedere, si fanno lecito ogni giorno di commettere nuove et crudelissime scelleratezze, et sapino le V.S. Sig. Illustrissime, che ormai la cosa è ridotta a tale che alcuno non si trova più sicuro né della propria vita, né della robba, veden-dosi ogni giorno per liegerissime suspitioni et con vilissimo premio, commettere crudeltà horrende”.

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Il Consiglio non ritenne giusto che siffatti eccessi passassero impuniti, e perciò delegava il 18 dicembre 1600 al Consiglio di Brescia la propria autorità, ma senza grandi risultati, a causa delle continue interferenze di Venezia e degli intralci legali che i nobili sapevano bene proporre. Sempre il Guerrini narra di un ulteriore scontro tra il Podestà e Venezia, di “come il Cavalli fosse stato accusato di debolezza nei confronti di Sansone Porcellaga per l’assasinio di Francesco de Muzzanis, condanna peraltro comminata dal Vicario dei Condomini di Urago”. Il vicario aveva preteso che tale causa fosse di sua competenza nonostante le proteste del Cavalli. Questi rispon-deva per iscritto a Venezia che se il ricorrente avesse raccontato la verità, “non avrebbe potuto insinuare che esso Podestà ed i notai del Maleficio non avessero fatto il loro dovere”. Il Podestà, seccatissimo per l’andamento generale della giustizia nel bresciano e principalmente per le continue e pretestuose difficoltà che gli “Avoga-dori” (avvocati) sollevavano a favore dei Porcellaga, aggiunge: “Né resteremo di dire che non habbiamo mai mancato di castigare li delinquenti per quanto grandi e potenti che siino sino a quando non ci sia stata levata tale potestà (da Venezia)”.Purtroppo dicono gli storici che il Podestà Cavalli a cui “il Consiglio dei Dieci, ben conoscendolo, aveva a suo tempo affrettata la sua destinazione al reggimento di Brescia, il 20 marzo 1601 improvvisamente moriva (spe-riamo per cause naturali, NdR.), con grande dispiacere del popolo e veniva sepolto nel Duomo Vecchio con grandi onori”. Non senza “aver provveduto il 12 febraio 1601 a condannare alla forca il nobile Lorenzo Occa-noni , reo di ammazzamenti ed altri”.

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RITRATTO DI ANTONIO CAVALLI PODESTà E V.CAPITANIO DI BRESCIA NEL 1600 E 1601, SEPOLTO A BRESCIA NEL DUOMO VECCHIO NEL 1601, VEDERE DI SEGUITO RITRATTO CINQUECENTESCO SCOVATO AL MUSEO CORRER DI VENEZIA. SI NOTI IL MOTTO “MATURA”

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Carlo Cavalli TRA IL SERIO ED IL FACETO:

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SCHEMA DI DIMOSTRAZIONE DEL COLLEGAMENTO TRA CAVALLI BRESCIANI E CAVALLI VENE-TI E PRIMA CAVALLI ROMANI INDI SASSONI E BAVERESI POI RITORNATI NEL 1200 IN ITALIA.

1) il collegamento dei Cavalli veneziani di roma antica con quelli Sassoni e Bavaresi è dimostrato ampia-mente dallo stupendo codice amadi riportato poi parzialmente.2) Il collegamento tra cavalli veneti e bresciani poggia sui seguenti indizi:3) Ci sono tre cavalli di origine veneta, podesta di brescia, uno di essi è sepolto in Duomo Vecchio(Antonio 1601). un altro , Marin Antonio sposa la dolfin bresciana a brescia, Sigismonddo inoltre nasce a Brescia, figlio del podesta marino , nel1530.4) Il codice di Altobello bresciano Iustificationes 1666 quivi riportato, utilizza ancora lo stemma Venezia-no antico, del cavallo bianco senza stelle, anche se Carlo V nel 1548 aveva dato al Bresciano Giovanni Antonio, lo stemma inquartato attual. anche i Cavalli bergamaschi utilizzano lo stemma veneto con cavallo e stelle.E il motto è sempre lo stesso Nil generosius, nulla di piu generoso del cavallo...5) Da notare che un tempo gli stemmi non erano rigidamente interpretati: per esempio nella indubitabil-mente nostra casa di via fratelli Bandiera in Brescia, sin dal 1500, sul poggiolo interno si vede un cavallo che cammina anziché rampante e per niente complicato come quello di Carlo V°: e in questa casa è abitato mio nonno, mio bisnonno , mio trisnonno ecc. In una sala interna su un pavimento ci era un enorme cavalli ram-pante...6) Ho allegato dei documenti del 1422 dove si verifica ed approva dal consiglio DI BRESCIA !!! che Antonio Cavalli bresciano nipote naturale del fu conte Jorio, che aveva un fratello naturale di nome Filippo, padre di antonio.E quindi ad antonio spettano e sono confermati dal tribunale di BRSCIA8!!!, i titoli e privilegi di suo zio Jorio, il conte di s.orso (Da notare che il codice amadi, assai attendibile, diversamente dal Codice Barbaro fa Federico padre di nicolo, questi padre di Jorio e di giovanni un misterioso fratello di Jorio e negli atti di chiari della epoca: proprio un giovanni). Si noti che nello stesso anno 1422(Visconti) Baldassarre viene confermato patrizio originario di Brescia. Attenzione che Venezia acquisisce brescia nel 1426 e nel patto degli ottimati che ratificano , figura Baldassarre cavalli e che Jorio era un nemico di Venezia dopo la sua condanna, frutto di gelosia, del 1406.Le dominazioni che interessano brescia sono: 1406-1419 Malatesta; 1419-1426 Vi-sconti;1426-1429 Venezia;1438-1441 Visconti.7) Ho un cartiglio di un Marino Cavalli veneto del1700, dove assieme si mostra un cavalluccio marino, lo stesso che il nostro conte gianantonio inalberava sulla sua galea alla battaglia di Lepanto,una delle due galee bresciane.8) praticamente tutti i genealogisti o storici dal 1600 in poi dicono che la nobil famiglia di patrizi bresciani cavalli deriva dal conte jorio o sono suoi collaterali.molti documenti del genere sono in mio possesso e quivi citati.9) In particolare il libro di dolcetti sulle famiglie venete. Dolcetti di cui ho molti dattiloscritti e manoscritti fatti per i cavalli di Padova(p es Marcantonio), che nel 1820 vengono confermati dall’impero austro ungarico, conti di s.orso. E i cavalli di Padova compreso il senatore Ferdinando, fanno parte del nostro albero genealogi-co, nel 1700 ci sono fratelli.10) Carlo v nella patente di conte al ,bresciano , gianantonio, che è di origine veneta, parla di un arricchi-mento dello stemma precedente, che sara per forza quello veneto del solo cavallo.11) Lo stemma bresciano di carlo v si trova in documenti bresciani dal 1600 e successivi, fino ad oggi12) La presenza massiccia di Baldassarre a brescia e a Chiari nel 1400 dove noi possedevamo un palazzo in localita Lumetti, ora diroccato, fa pensare ad una sua derivazione dalla potentissima famiglia cavalli di verona e Venezia.

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Stemma Cavalli di tipo Carlo V° che compare su un librone da me fotografato del “Repertorio delle Scritture del Sacro monte della nuova pietà di Brescia” intestato a LELIO MAURIZIO CAVALLI NEL 1724

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Ho un centinaio di proclami di Marin Antonio Cavalli, capitanio e v.podesta di brescia nel 1738. Nel 1758 un Marin Cavalli, forse lo stesso, sposa una Maria dolfin di brescia,parente del doge Dolfin con sommo sfarzo, a Brescia. In biblioteca Queriniana ci sono documenti gustosissimi con poesie , una delle Quali è del nostro Carlo Cavalli. Ho fotografato il tutto.

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TOMBA D MARIN CAVALLI,1500-1573, UNO DEI GRANDI CAVALLI DI VENEZIA, ANCHE PODESTA DI BRESCIA, FU SEPOLTO IN SS GIOVANNI E PAOLO, VICINO ALLO OSPEDALE ANTICO DOVE NEL-LA CAPPELLA A SINISTRA DELL ALTAR MAGGIORE VI è IL MAUSOLEO CAVALLI CON LA SPLEN-DIDA TOMBA FATTA DAL DALLE MASEGNE PER IL CONDOTTIERO FAMOSO JACOPO CAVALLI SEPELLITO NEL 1384. QUESTA TOMBA è DI FRONTE A QUELLA DI JACOPO. SI NOTI SOTTO LO STEMMA IL MISTERIOSO MOTTO “MATURA”

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Trattasi di due cartigli importanti: il primo più grande e rettangolare l'ho tratto dall'albero genealogico

di Altobello Cavalli che chiede la conferma della nobiltà a Bs nel 1666.Justificaztiones 1666 Archivio

di Stato di Brescia Via Galilei. Documento di un centinaio di pagine che riportiamo in apposito capi-

tolo. Ecco la trascrizione del testo a tentativo.

"Brixiensis nobilitatis ac utriusque Palladis Gloria aeque memorare Caballorum prosapiae (stirpe)

praecipuus inde'suaemet(?)actustatis supereminent honos q.d.Bonifacio, Paulo de Borellis et Archan-

gelo Curno de visu testibuerunt. Tibery adhuc Duci Vespasiano se se comitis adiecerint ducentis sin-

guli equitibus. Fabianus, Aemiliuss, Joannes, Andreanus Caballi,(X..pi ideo adventu superiora stirpis

hu.iusce ?tempora) Ad Brazamontae iuxta Capua perfidiae oppressione .. ex cuius insigni Victoriae

Laude ad aeternum Hiersolymitanae eversionis decus(Credo alluda all' assedio di Gerusalemme nel

70 dopo Cristo) se se foeliciter transtulerunt. Ulterius ad extimi MIDXVI ( 1416) a Pandulpho Mala-

testa confecti usque dies Familiae istius monimentum multiplices urbis clades,civiliumquoe librorum

amissio obliterarunt(Patricio pluriu.. Familiae splendoris communis olim eclipsis) Brixiense decretu

de origine estimi ab Anno MIDXXX (1430) posterius inde prudens Lector agnoscas et Heroicus Ge-

nus CABALLORUM; omnibus nobilitatis absolutum numeris venerare.

Mie note: si ritrovano in questo testo dei riferimenti abbondantemente sviluppati anche nel Codice

Amadi , per esempio l'origine romana dei Cavalli, la loro partecipazione all'assedio di Gerusalemme ,

l'appatenenza alla matricola malatestiana che cita Baldassarre membro del consiglio di Brescia(dunque

Altobello RICONOSCE DI DERIVARE DA BALDASSARRE!). ACCENNA POI CHE LA SUA FA-

MIGLIA HA DIMENTICATO PER BREVE PERIODO DI MANTENERE L'APPARTENENZA AL

CONSIGLIO DI BRESCIA , CHIEDENDO ORA CON UN CENTINAIO DI PAGINE DI DOCU-

MENTAZIONE, LA RIAMMISSIONE. Anche quì , come nel codice Amadi si parla di una dotazione

di centinaia di cavalli per una certa guerra.

CONCLUSIONI : IL CODICE AMADI è NATO NEL 1703, DOPO LE JUSTIFICATIONES DI AL-

TOBELLO, CHE SONO DEL 1666. mentre l'altro cartiglio poi riportato , di Marin Cavalli gli è stato

conferito dal Doge Corner nel 1714.

Appare evidente che circola un documento che magnifica le gesta dei Cavalli dal tempo dei Romani:

Prima del 1666. Non sappiamo quale sia. D'altra parte quasi tutti i genealogisti trovati accennano a

queste derivazioni, in particcolare quella dai Sassoni e Bavaresi e dal Castello di SHIARDINGH

I DUE CARTIGLI

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VEDIAMO ORA L’ALTRO CARTIGLIO BELLISSIMO A COLORI CON CORNICE SOVRASTA-

TA DA UN CAVALLO RAMPANTE E UNO SCUDO CON CAVALLO RAMPANTE E STRISCIA

AZZURRA CON TRE STELLE GIALLE. TRATTO DAL VOLUME “Tra Gotico e neogotico, palazzo

Cavalli Franchetti” del Giandomenico Romanelli , Venezia.

Con citazione “Commissione di Giovanni Corner doge , a Marin Cavalli, governador de’ condannati,

1714, Museo Correr. NB “condannati” sono anche gli addetti forzati alle galere anche da guerra per

remare e altre mansioni. Da ciò nasce il detto vai in galera...

Tento un sommario di traduzione da un originaale in latino, poco leggibile, devo trovare a Venezia

l’originale!

Si tratta in sostanza di una sorta di riconoscimento al lavoro di Marino da parte del Doge il quale gli

“regala” la storia antica della Famiglia Cavalli: essendo dato dal Doge non può essere una pagliaccia-

ta... Devono aver attinto a fonti serie, forse al Codice Amadi.

Principia dalle storie relative a BODICO re dei Sassoni, con legami all’Austria e alla Burgundia. Anni

540 DC che coincide con il passaggio da Roma ai Barbari di prigionieri illustri come i Cavalli, che

gradatamente tornano ad essere persone di rilievo in Sassonia, tolta loro la captività che venne can-

cellata specie dal Re Widikingo. Successe lo stesso ad altre illustri famiglie Romane , quali gli Anieli,

Statii,Lenica, Viarani, Magni, Platoni, i Verden, Von Anijs, I Caballi assumono il titolo di VON Ros,

e poi i Lancer,Sparn,Maximi, Maxen, Grosen Edien , Von Plato. Sotto Widikingo nasce una sorta di

emigrati Italiani Romani-Sassoni. I Cavalli risiedevano in Sassonia Superiore, ossia Westfallia e abita-

vano castelli. Siamo poi ai tempi di Ottone I (906), Ottone II ,Ottone III fino al 1004.

I Cavalli furono mai secondi nelle virtù militari e nelle guerre.

GIOVANNI VON ROS LASCIATA LA BAVIERA NEL 1200, RITORNANDO IN ITALIA, RECUPE-

RA L’APPELLATIVO DI CABALLIS,” felice inizio e fondamento di un nuovo futuro”, così si augura il

Doge di Venezia.

In conclusione nel 1714 la storia dei Cavalli di Venezia era immersa nella derivazione dei Cavalli da

Roma e poi dalla Sassonia: “parola di Doge!!!”

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AMALIA CAVALLLI CON FRATELLO FAUSTINO GEMELLO SULLE BARRICATE DI BRESCIA 1849

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