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Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni · La sequenza degli artisti all’interno...

Date post: 11-Sep-2018
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49 Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni MARCO LEONI* Gli artisti della famiglia Scotti, originari di Laino in Valle Intelvi, pur non avendo raggiunto la fortuna critica e la notorietà di altri artisti intelvesi che furono protagonisti di primo piano – si pensi ad esempio a Carlo Innocenzo Carloni o a Giovanni Battista Barberini – rappresentano un caso particolarmente interessante nel contesto delle migrazioni d’arte che hanno caratterizzato il territorio dei laghi lombardi. Oltre alle numerose opere sparse lungo gli itinerari dei loro spostamenti, che comprendono la Germania, la Boemia e la Russia, hanno infatti lasciato un’im- portante testimonianza nella loro residenza in Laino dove si con- serva, nel salone principale, un affresco raffigurante il Trionfo di Apollo che può essere considerato l’esempio più rilevante di de- corazione all’interno di un edificio civile nel territorio intelvese. Il palazzo 1 , un caso significativo di casa d’artista 2 , è destinato a diventare la sede di un centro studi dedicato al fenomeno delle migrazioni d’arte 3 e l’avvio del progetto di restauro diventa quin- di occasione propizia per dare nuova linfa alle ricerche sugli arti- sti di questa famiglia, attraverso la ricostruzione e la sistematiz- zazione dei dati disponibili, e per fornire alcune precisazioni sul- la loro attività 4 , segnalando alcune nuove acquisizioni. * Politecnico di Milano, Dipartimento BEST. La ricerca è stata sviluppata grazie alla disponibilità degli enti e dei parroci che han- no consentito la realizzazione di sopralluoghi, e dei funzionari degli archivi consul- tati. In particolare desidero ringraziare il rettore dell’Università degli Studi di Brescia per l’accesso a Palazzo Bettoni Cazzago, il personale dell’Archivio di Stato di Como, dell’Archivio di Stato di Milano, dell’Archivio Storico Diocesano di Como, della Bi- blioteca Ambrosiana, i responsabili dell’Archivio del Santuario di Oropa, il generale Alberico Lo Faso di Serradifalco, responsabile dell’archivio della Basilica Mauriziana, l’Istituto Italiano di Cultura di Praga, l’ordine di Malta di Praga, Pavel Zahradník, l’architetto Pietro Balzani, i parroci di Bovegno, Busca, Cernobbio, Cerveno, Dongo, Laino, Lonato, Mandello del Lario, Manerba, Preseglie, San Felice del Benaco, Ven- drogno, Villa Carcina. Per i preziosi suggerimenti nel corso della ricerca desidero rin- graziare Stefano Della Torre, Andrea Bonavita, Paolo Vanoli e Stefania Bossi. Abbreviazioni ABM: Archivio della Basilica Mauriziana, Torino; APBovegno: Archivio Parrocchiale di Bovegno; APBusca: Archivio Parrocchiale di Busca; APDongo: Archivio Parrocchiale di Dongo; APLaino: Archivio Parrocchiale di Laino; APMandello: Archivio Parrocchiale di Mandello del Lario; APPreseglie: Archivio Parrocchiale di Preseglie; APVendrogno: Archivio Parrocchiale di Vendrogno; ASCo: Archivio di Stato di Como; ASDMi: Archivio Storico Diocesano di Milano; ASMi: Archivio di Stato di Milano; ASO: Archivio del Santuario di Oropa. 1 Per informazioni sul palazzo Scotti di Laino si rimanda a M. SCHIAVETTI, Palaz- zo Scotti a Laino d’Intelvi: storia passata e recente, in «La Valle Intelvi», 2 (1996), p. 27; S. BOSSI - E. CASTELLIN - L. CATTONI - F. SACCHI, Palazzo Scotti: percorsi pro- pedeutici al restauro, tesi di laurea, facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, a.a. 2003-2004, rel. S. Della Torre, correl. M. Leoni e E. Rosina; S. BOSSI, Dallo studio di fattibilità al piano di manutenzione: percorso metodologico per la valorizza- zione di Palazzo Scotti, in «La Valle Intelvi», 11 (2006), pp. 66-74. 2 S. DELLA TORRE, Case d’artista: una chiave di lettura del patrimonio storico ar- chitettonico tra Lombardia e Canton Ticino, in Memoria e restauro dell’architet- tura, a cura di M. Dalla Costa e G. Carbonara, Milano 2005, pp. 107-115. 3 Il restauro dell’edificio, recentemente acquisito dal comune di Laino, è inse- rito nell’accordo quadro di sviluppo territoriale ‘Magistri Comacini’, al quale partecipano gli enti locali insieme a Provincia di Como, Regione Lombardia e Fondazione Cariplo. Cfr. S. DELLA TORRE - C. PESARO, Il progetto di Sistema Culturale Integrato, in Intorno all’Isola, atti del convegno (Tremezzo, 14 marzo 2002), Como 2002, pp. 4-14. 4 Preziosi riferimenti per ricostruire l’attività degli artisti della famiglia sono in P. CONTI, Memorie storiche della Vall’Intelvi: arte, ingegno, patriottismo degli in- telvesi, Como 1896, pp. 185-186; U. THIEME - F. BECKER, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, XXX, Leipzig 1936, pp. 409-411; E. BÉNÉZIT , Diction- naire critique et documentaire des Peintres, Sculpteures, Dessinateurs et Graveurs, VII, Parigi 1962, p. 685; F. CAVAROCCHI, Giovanni Domenico Orsi Orsini ed al- tre precisazioni su artisti intelvesi attivi Oltralpe, in «Arte Lombarda», XI (1966/2), pp. 207-215, in part. 210-211; F. CAVAROCCHI, Originalità e genio dei Magistri Intelvesi nella produzione artistica d’Oltralpe, in «Passauer Jahrbuch», 11 (1969), pp. 128-139; F. CAVAROCCHI, Comensi nella Mala Strana di Praga, in «Como», 4 (1970), pp. 34-39; Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e de- gli incisori italiani dall’XI al XX secolo,X, Torino 1975, p. 240; F. CAVAROCCHI, I pittori Scotti a Leningrado, in «Como», 4 (1977), pp. 39-43; F. CAVAROCCHI, L’architetto Giovanni Domenico Orsi Orsini ed alcuni contributi alla storia dell’arte intelvese, in «Como», 4 (1979), pp. 14-22, in part. 20; M. LAZZATI, La Valle In- telvi, Milano 1986, p. 74; F. CAVAROCCHI, Arte e artisti della Valle Intelvi con note storico geografiche, Milano 1992, pp. 185-188; B. CETTI, Vita ed opere dei magistri comacini, Como 1993, pp. 105-106; J. MILNER, A dictionary of Russian and Soviet artists: 1420-1970, Woodbrige 1993, p. 401; M. PFISTER, Reperto- rium der Tessiner Künstler, Rapperswil 1994, II; D. PESCARMONA, Carlo Inno- cenzo Carloni a Campione. Considerazioni sul suo destino di essere intelvese, in Carlo Innocenzo Carloni 1686/87-1775. Dipinti e bozzetti, catalogo della mostra (Rancate, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Campione d’Italia, Galleria Ci- vica, 14 settembre-30 novembre 1997), a cura di S. Coppa, P. O. Krückmann e D. Pescarmona, Genève-Milano 1997, pp. 51-60; A. FAPPANI, Enciclopedia Bre- sciana, XVII, Brescia 2001, pp. 27-28; F. BELTRAMELLI, Carlo Scotti. Laino 21/06/1747 - S. Pietroburgo 03/04/1823, in «Quaderni della Biblioteca del Con- vento Francescano di Dongo», 36 (2002), pp. 62-69; G. B. VASIL EVA, Giovanni Battista Scotti decoratore a San Pietroburgo, in Dal mito al progetto. La cultura ar- chitettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica, a cura di M. Fran- ciolli e L. Tedeschi, Lugano-Mendrisio 2003, pp. 803-814; BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, pp. 39-59; G. B. VASIL EVA, I decoratori Domenico Fe- lice Lamoni e Giovanni Battista Scotti a Pietroburgo, in La cultura architettonica italiana in Russia da Caterina II ad Alessandro I, a cura di P. Angelini, N. Navone e L. Tedeschi, Mendrisio 2008, pp. 275-286.
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Page 1: Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni · La sequenza degli artisti all’interno di questo asse familiare rivela infatti una iniziale diversificazione dei percorsi

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Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni

MARCO LEONI*

Gli artisti della famiglia Scotti, originari di Laino in Valle Intelvi,pur non avendo raggiunto la fortuna critica e la notorietà di altriartisti intelvesi che furono protagonisti di primo piano – si pensiad esempio a Carlo Innocenzo Carloni o a Giovanni BattistaBarberini – rappresentano un caso particolarmente interessantenel contesto delle migrazioni d’arte che hanno caratterizzato ilterritorio dei laghi lombardi. Oltre alle numerose opere sparselungo gli itinerari dei loro spostamenti, che comprendono laGermania, la Boemia e la Russia, hanno infatti lasciato un’im-portante testimonianza nella loro residenza in Laino dove si con-

serva, nel salone principale, un affresco raffigurante il Trionfo diApollo che può essere considerato l’esempio più rilevante di de-corazione all’interno di un edificio civile nel territorio intelvese.

Il palazzo1, un caso significativo di casa d’artista2, è destinatoa diventare la sede di un centro studi dedicato al fenomeno dellemigrazioni d’arte3 e l’avvio del progetto di restauro diventa quin-di occasione propizia per dare nuova linfa alle ricerche sugli arti-sti di questa famiglia, attraverso la ricostruzione e la sistematiz-zazione dei dati disponibili, e per fornire alcune precisazioni sul-la loro attività4, segnalando alcune nuove acquisizioni.

* Politecnico di Milano, Dipartimento BEST.

La ricerca è stata sviluppata grazie alla disponibilità degli enti e dei parroci che han-no consentito la realizzazione di sopralluoghi, e dei funzionari degli archivi consul-tati. In particolare desidero ringraziare il rettore dell’Università degli Studi di Bresciaper l’accesso a Palazzo Bettoni Cazzago, il personale dell’Archivio di Stato di Como,dell’Archivio di Stato di Milano, dell’Archivio Storico Diocesano di Como, della Bi-blioteca Ambrosiana, i responsabili dell’Archivio del Santuario di Oropa, il generaleAlberico Lo Faso di Serradifalco, responsabile dell’archivio della Basilica Mauriziana,l’Istituto Italiano di Cultura di Praga, l’ordine di Malta di Praga, Pavel Zahradník,l’architetto Pietro Balzani, i parroci di Bovegno, Busca, Cernobbio, Cerveno, Dongo,Laino, Lonato, Mandello del Lario, Manerba, Preseglie, San Felice del Benaco, Ven-drogno, Villa Carcina. Per i preziosi suggerimenti nel corso della ricerca desidero rin-graziare Stefano Della Torre, Andrea Bonavita, Paolo Vanoli e Stefania Bossi.

Abbreviazioni

ABM: Archivio della Basilica Mauriziana, Torino; APBovegno: Archivio Parrocchiale di Bovegno;APBusca: Archivio Parrocchiale di Busca;APDongo: Archivio Parrocchiale di Dongo;APLaino: Archivio Parrocchiale di Laino;APMandello: Archivio Parrocchiale di Mandello del Lario;APPreseglie: Archivio Parrocchiale di Preseglie;APVendrogno: Archivio Parrocchiale di Vendrogno;ASCo: Archivio di Stato di Como;ASDMi: Archivio Storico Diocesano di Milano;ASMi: Archivio di Stato di Milano;ASO: Archivio del Santuario di Oropa.

1 Per informazioni sul palazzo Scotti di Laino si rimanda a M. SCHIAVETTI, Palaz-zo Scotti a Laino d’Intelvi: storia passata e recente, in «La Valle Intelvi», 2 (1996), p.27; S. BOSSI - E. CASTELLIN - L. CATTONI - F. SACCHI, Palazzo Scotti: percorsi pro-pedeutici al restauro, tesi di laurea, facoltà di Architettura, Politecnico di Milano,a.a. 2003-2004, rel. S. Della Torre, correl. M. Leoni e E. Rosina; S. BOSSI, Dallostudio di fattibilità al piano di manutenzione: percorso metodologico per la valorizza-zione di Palazzo Scotti, in «La Valle Intelvi», 11 (2006), pp. 66-74.2 S. DELLA TORRE, Case d’artista: una chiave di lettura del patrimonio storico ar-chitettonico tra Lombardia e Canton Ticino, in Memoria e restauro dell’architet-tura, a cura di M. Dalla Costa e G. Carbonara, Milano 2005, pp. 107-115.

3 Il restauro dell’edificio, recentemente acquisito dal comune di Laino, è inse-rito nell’accordo quadro di sviluppo territoriale ‘Magistri Comacini’, al qualepartecipano gli enti locali insieme a Provincia di Como, Regione Lombardia eFondazione Cariplo. Cfr. S. DELLA TORRE - C. PESARO, Il progetto di SistemaCulturale Integrato, in Intorno all’Isola, atti del convegno (Tremezzo, 14 marzo2002), Como 2002, pp. 4-14.4 Preziosi riferimenti per ricostruire l’attività degli artisti della famiglia sono inP. CONTI, Memorie storiche della Vall’Intelvi: arte, ingegno, patriottismo degli in-telvesi, Como 1896, pp. 185-186; U. THIEME - F. BECKER, Allgemeines Lexikonder bildenden Künstler, XXX, Leipzig 1936, pp. 409-411; E. BÉNÉZIT, Diction-naire critique et documentaire des Peintres, Sculpteures, Dessinateurs et Graveurs,VII, Parigi 1962, p. 685; F. CAVAROCCHI, Giovanni Domenico Orsi Orsini ed al-tre precisazioni su artisti intelvesi attivi Oltralpe, in «Arte Lombarda», XI(1966/2), pp. 207-215, in part. 210-211; F. CAVAROCCHI, Originalità e geniodei Magistri Intelvesi nella produzione artistica d’Oltralpe, in «Passauer Jahrbuch»,11 (1969), pp. 128-139; F. CAVAROCCHI, Comensi nella Mala Strana di Praga,in «Como», 4 (1970), pp. 34-39; Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e de-gli incisori italiani dall’XI al XX secolo, X, Torino 1975, p. 240; F. CAVAROCCHI,I pittori Scotti a Leningrado, in «Como», 4 (1977), pp. 39-43; F. CAVAROCCHI,L’architetto Giovanni Domenico Orsi Orsini ed alcuni contributi alla storia dell’arteintelvese, in «Como», 4 (1979), pp. 14-22, in part. 20; M. LAZZATI, La Valle In-telvi, Milano 1986, p. 74; F. CAVAROCCHI, Arte e artisti della Valle Intelvi connote storico geografiche, Milano 1992, pp. 185-188; B. CETTI, Vita ed opere deimagistri comacini, Como 1993, pp. 105-106; J. MILNER, A dictionary of Russianand Soviet artists: 1420-1970, Woodbrige 1993, p. 401; M. PFISTER, Reperto-rium der Tessiner Künstler, Rapperswil 1994, II; D. PESCARMONA, Carlo Inno-cenzo Carloni a Campione. Considerazioni sul suo destino di essere intelvese, inCarlo Innocenzo Carloni 1686/87-1775. Dipinti e bozzetti, catalogo della mostra(Rancate, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Campione d’Italia, Galleria Ci-vica, 14 settembre-30 novembre 1997), a cura di S. Coppa, P. O. Krückmann eD. Pescarmona, Genève-Milano 1997, pp. 51-60; A. FAPPANI, Enciclopedia Bre-sciana, XVII, Brescia 2001, pp. 27-28; F. BELTRAMELLI, Carlo Scotti. Laino21/06/1747 - S. Pietroburgo 03/04/1823, in «Quaderni della Biblioteca del Con-vento Francescano di Dongo», 36 (2002), pp. 62-69; G. B. VASIL’EVA, GiovanniBattista Scotti decoratore a San Pietroburgo, in Dal mito al progetto. La cultura ar-chitettonica dei maestri italiani e ticinesi nella Russia neoclassica, a cura di M. Fran-ciolli e L. Tedeschi, Lugano-Mendrisio 2003, pp. 803-814; BOSSI - CASTELLIN -CATTONI - SACCHI, 2004, pp. 39-59; G. B. VASIL’EVA, I decoratori Domenico Fe-lice Lamoni e Giovanni Battista Scotti a Pietroburgo, in La cultura architettonicaitaliana in Russia da Caterina II ad Alessandro I, a cura di P. Angelini, N. Navonee L. Tedeschi, Mendrisio 2008, pp. 275-286.

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Arte Lombarda | MARCO LEONI

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Anna Barbara Cecilia

Paolo Frisoni

Francesca Ludmilla Clara Caterina Giovanni Pietro

Rivolta Giuseppe Gioacchino Caterina n. 1721, † 2.5.1754

Barbara Randorf Bernardino

Giovanni Pietro Orsola Giacobina† prima del 1733 n. 1692, † 21.5.1756

Giovanna Cecilia Carlo Retti Pietro Lorenzo Muttoni

Marta Beatrice Lucia Benedetto

Lucia Giovanni Paolo FlaviaPietro (P)n. 1695

† 19.12.1761 Giosuè (P) Elisabetta Giacomina

Brigitta Retti

MatildeCominelli

Giovanna Cecilia Amalia

Irene

Marta Maria PaolaRachele

Barbara Elenan. 6.3.1739

Maria Vittoria n. 27.4.1740 Masner

Carlo Giacomo

† 19.6.1746

Angela Maria Antonian. 19.11.1743

In neretto gli artisti della famiglia(A) architetto

Carlo (P)

(S) stuccatore

n. 21.6.1747

(P) pittore

† 3.4.1823

Giuseppe

Legenda

Elena Marian. 9.8.1749, Maria † 29.1.1750

Luisa Tardi

n. 6.7.1718, † 2.4.1737

n. 1729

Federica Schumaker

n. 13.9.1732

Maria Teresa

n. 1727, † 4.1.1772

Pietro (P)

† 22.2.1861

† 18.2.1799

n. 17.10.1814

† 1830 Maria Elisabetta

n. 1768, † 1838

Giuseppe Pusinelli

n. 28.5.1745Michele (P)

Bartolomeo (A)

Giuseppe Jurati

matrimonio

† data di morten. data di nascita

Gaetana Quaglio

Germano (P)† 1695

PietroGiacomo (S)

Giacomo Pessoni

Bartolomeo (P)

Santino De Giorgi

n. 1775, † 1818

Andrea Pescini

Giovanni Rossi

Giovanni Torriani

Battista (P)n. 18.11.1776

Domenico (P)

Teresa Ristorini

n. 1809, † 1884

Pietro (P)n. 14.10.1774

Giovanni

† 12.11.1825

n. 1801, † 1857

n. 5.9.1780

† 1.11.1830

n. 1685 (?), † 1.2.1737

n. 24.1.1735

n. 1727, † 1786

n. 1728, † 27.9.1734

† 26.5.1785

† 1.4.1778

1. Albero genealogico della famiglia Scotti di Laino.

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Lasciando ad altri il compito di una dettagliata analisi storicoartistica e di una lettura critica della loro opera, questo contributointende presentare i risultati di una ricerca che, facendo tesorodei dati documentari e archivistici raccolti, punta a mettere afuoco i diversi protagonisti, le loro opere e i contesti geograficientro i quali si è sviluppata la loro attività, offrendo le basi pernuovi studi che possano arricchire il quadro, sicuramente ancoraparziale, della loro produzione. Fino a oggi infatti non esistonostudi sistematici su questi artisti, ricordati principalmente per lapresenza in Germania5 e in Russia6, e buona parte della storio-grafia, soprattutto a opera degli studiosi di storia locale, è statacaratterizzata da sovrapposizioni e confusioni fra le diverse figu-re7 dovute in parte a una errata interpretazione del testo di Gio-van Battista Giovio8 che ricordava la carriera di uno «ScottiN.N. di Laino in Valle Intelvi», a servizio del duca di Stoccardaper sedici anni e partito nel 1784 per San Pietroburgo. In segui-to Giuseppe Rovelli9, Cesare Cantù10, Santo Monti11 e GiuseppeMerzario12 ripresero le parole del Giovio senza identificare loScotti e fu invece Piero Conti13 ad individuare erroneamente inquesta citazione la figura di Carlo in luogo del fratello Giosuè.

Prima di affrontare nel dettaglio le diverse figure è utile quin-di chiarire quali siano i protagonisti di questa vicenda fornendoun quadro delle relazioni parentali mediante la definizione di unalbero genealogico (fig. 1) costruito sulla base dei dati reperitinel corso della ricerca. Questo ci consente di mettere in evidenzache nell’arco di cinque generazioni è possibile individuare alme-no dodici membri di questa famiglia attivi nel campo delle arti,soprattutto come pittori anche se non mancarono artisti impe-gnati nel campo della scultura e dell’architettura. In questo con-testo le strategie familiari e i rapporti con altri artisti intelvesi (gliAliprandi, i Barberini, i Corbellini, i Retti, i Carloni, i Bolla) as-sumono un ruolo centrale per la costruzione delle carriere deimembri della famiglia e offrono un’interessante chiave di letturaper comprendere le dinamiche degli spostamenti, soprattutto interra straniera.

La sequenza degli artisti all’interno di questo asse familiarerivela infatti una iniziale diversificazione dei percorsi nella for-mazione e nella scelta della professione come testimoniano leesperienze di Giacomo, stuccatore, e di Bartolomeo, architetto,rese possibili anche grazie alle strette relazioni con importanti ar-tisti intelvesi attivi in quegli anni, lo stuccatore Giovanni BattistaBarberini e l’architetto Giovanni Battista Aliprandi. Nelle gene-razioni successive appare evidente invece un preciso indirizzoverso la pittura a partire dalla figura di Giovanni Pietro Scotti,noto come collaboratore di Carlo Innocenzo Carloni14 e nellacui scia si formarono i tre figli Bartolomeo, Giosuè e Carlo. Ul-timi rappresentanti di questa progenie, infine, sono gli artisti chesvolsero la propria attività in Russia: Pietro e Germano, figli diGiosuè, Pietro, Giovanni Battista e Domenico, figli di Carlo, eMichele, figlio di Giovanni Battista.

Giacomo Scotti

Le notizie di carattere biografico relative a Giacomo Scotti, atti-vo come stuccatore, sono scarne dal momento che nell’archivioparrocchiale di Laino non si sono conservati registri anagraficiprecedenti al 1736. Grazie ad alcuni atti notarili conservatinell’Archivio di Stato di Como è possibile ricavare alcune indi-cazioni utili: era figlio di Pietro Scotti e nel 1658 chiese la di-spensa15 per sposare Giacomina Barberini, sorella di Giovan Bat-tista Barberini16, il più noto scultore e stuccatore intelvese. Il te-stamento redatto nel 169417 documenta che Giacomo aveva trefigli e lasciò un legato per «la fabrica da farsi per la capelletta chesi fabrica nella detta terra di Laino» identificabile con l’oratoriodi San Giuseppe. Giacomo era malato al momento della stesuradell’atto, in cui viene definito «infermo di corpo», e morì proba-bilmente nel periodo immediatamente successivo, poiché risultagià deceduto in occasione del testamento del figlio Giovan Pie-tro18, redatto l’anno successivo.

Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni

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5 M. LAVAGNINO, Gli artisti italiani in Germania, III, Roma 1943.6 E. LO GATTO, Gli artisti italiani in Russia, III, Roma 1943, p. 108; D. SEVE-RIN, Vocazione e attività di artisti comensi: maestri orafi del XV-XVII sec., archi-tetti diocesani a Roma nel ’5-600, Appendice: costruttori lombardi in Russia (XV-XIX sec.), Como 1967, p. 91. 7 In particolare, come ricorda anche Marco Lazzati, spesso sono stati confusifra loro i due fratelli Carlo e Giosuè, entrambi impegnati a San Pietroburgoma in momenti diversi. Cfr. LAZZATI, 1986, p. 74. 8 G. B. GIOVIO, Gli uomini della comasca diocesi antichi e moderni nelle arti enelle lettere illustri, Modena 1784, pp. 464-465.9 G. ROVELLI, Storia di Como, III, 1803, p. 177.10 C. CANTÙ, Storia della città e della diocesi di Como, II, Firenze 1856, p. 253.11 S. MONTI, Storia ed Arte nell’antica Provincia e Diocesi di Como, Como1902, p. 382.12 G. MERZARIO, I maestri comacini: storia artistica di mille duecento anni (600-1800), Milano 1893, p. 576.13 CONTI, 1896, pp. 185-186.14 A. BARIGOZZI BRINI - K. GARAS, Carlo Innocenzo Carloni, Milano 1967, p.87; A. BARIGOZZI BRINI, Aggiornamenti e contributi allo studio di Carlo Inno-cenzo Carloni, in «Arte Lombarda», 49 (1978), pp. 52-54, in part. 54; S. A.

COLOMBO - S. COPPA, I Carloni di Scaria, Lugano 1997, p. 240; V. CAPRARA,Giovanni Pietro Scotti, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, II, pp.866-867; PESCARMONA, 1997, p. 57.15 H. HOFFMANN, Der Stuckplastiker Giovanni Battista Barberini (1625-1691),Augsburg 1928, p. 16. ASCo, Notarile 1673, notaio Giovanni Andrea Carloni,17 aprile 1658. Procura di Pietro Scotti e Giacomina Barberini a Livio Pirroper richiedere la dispensa matrimoniale in presenza di un’affinità di quarto gra-do. Tale procedura era stata introdotta a seguito del Concilio di Trento e fuampiamente utilizzata, soprattutto nel territorio delle valli comasche, per otte-nere il riconoscimento di unioni fra parenti e affini, pratica assai diffusa inquelle regioni come documenta lo studio di R. MERZARIO, Il paese stretto. Stra-tegie matrimoniali nella Diocesi di Como nei secoli XVI-XVII, Torino 1981.16 La parentela di Giacomo con Giovanni Battista Barberini era già stata se-gnalata da HOFFMANN, 1928, p. 16.17 ASCo, Notarile 2896, notaio Martino Luraghi, 16 marzo 1694 (Appendice,doc. 1). L’atto è riportato parzialmentei in BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SAC-CHI, 2004, pp. 208-215. 18 ASCo, Notarile 2896, notaio Martino Luraghi, 3 febbraio 1695. L’atto èriportato parzialmente in BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, pp.216-221.

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Poche fino ad oggi anche le informazioni sulla sua attivitàche comprende in primo luogo una presenza al Sacro Monte diOropa in collaborazione con Gerolamo Aliprandi19, anch’eglinativo di Laino, per le statue della XI cappella dedicata all’As-sunzione di Maria20. La costruzione della cappella era già stataavviata nel 165921 ma la realizzazione della decorazione plasticaè documentata a partire dal 1670 con la sottoscrizione del con-tratto con Gerolamo Aliprandi ricordato nel Libro delle Cappel-le22, conservato presso l’archivio del santuario, per l’esecuzionedelle statue che dovevano raffigurare la Gloria della Vergine, ov-vero la figura della Madonna attorniata da angeli. Nello stessoanno erano registrati anche i primi pagamenti in favore dell’Ali-prandi23, mentre la presenza di Giacomo Scotti è documentatada una successiva nota del 17 marzo 1674 nella quale si ricordache «il signor Gerolamo Aliprandi et Giacomo Scotto insino del-l’anno 1670 fecero in terra cotta la statua della Santissima conmolti Angioli, in ordine all’Asuntione della medesima santissi-ma»24. Probabilmente lo Scotti intervenne in fase esecutiva af-fiancando l’Aliprandi che aveva ottenuto la commissione di que-sto lavoro. Tuttavia, sebbene le statue in terracotta fossero giàstate realizzate nel 1670 non furono messe in opera a causa delmancato completamento della cappella. La situazione di stallo

Arte Lombarda | MARCO LEONI

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19 Per la figura di Gerolamo Aliprandi si rimanda a F. CAVAROCCHI - G. MES-SINER - D. TRIER, Aliprandi, in Allgemeines Künstlerlexikon: die bildenden Kün-stler aller Zeiten und Volker, II, Munchen Leipzig 1992, pp. 131-132; S. GA-VAZZI NIZZOLA - M. C. MAGNI, Gerolamo Aliprandi, in Scultura in Trentino: ilSeicento e il Settecento, a cura di A. Bacchi e L. Giacomelli, Trento 2003, pp.25-28; M. C. MAGNI, Breve nota su alcuni stucchi intelvesi in palazzo Benzoni aCrema, in «Arte Lombarda», 146-148 (2006/1-3), pp. 153-158.20 Sulla cappella dell’Assunzione o cappella di Mosso, in quanto eretta per vo-lontà e a spese del vicariato e della comunità di Mosso, si confronti M. TROM-PETTO, Storia del Santuario di Oropa, Biella 1974, pp. 277-279; G. C. SCIOLLA,Il Biellese dal Medioevo all’Ottocento, Torino 1980, p. 192; D. LEBOLE, Storiadella chiesa biellese. Il Santuario di Oropa, I, Gaglianico 1996, pp. 473-484; F.FONTANA - P. SORRENTI, Oropa Sacro Monte, Biella 1999; A. SPIRITI, GiovanniBattista Barberini. Un grande scultore barocco, Cernobbio 2005, pp. 183-184;GAVAZZI NIZZOLA - MAGNI, 2003, p. 25; L. ALIVERTI, Agostino Silva. plastica-tore (1628-1706). Il contesto, le opere, i materiali, le tecniche costruttive e la con-servazione, tesi di dottorato in Conservazione dei Beni Architettonici, Politec-nico di Milano, rel. A. Bellini, correl. S. Della Torre e A. Grimoldi, 2008, pp.317-327.21 Historia della Madonna Santissima d’Oropa ne’ monti della città di Biella, To-rino 1659, p. 71.22 ASO, Libro delle Cappelle 1669. «Capella presentante l’assompta della Bea-tissima Vergine fabricata a spese della Comunità di Mosso e cantoni di presentecoperta et aggiustata per mettere le statue, si è agiustato per le statue col signorGerolamo Liprandi in ducatoni 12 per ogni statua grande et delle picole duefaranno una, l’ornamenti a nuvole, colori et ogni altra cosa avuto le chiavi etoro o argento se farà bisogno». 23 ASO, Libro delle Cappelle 1669, 15 giugno 1670: «Per nolo di cavallo et unpasto fatto all’ostaria in tempo che è andato a pigliare le misure della capella ilsignor Girolamo Aliprando lire 1.15»; 6 agosto 1670: «in molte partite dalgiorno d’oggi in dietro in mano del signor Gerolamo Liprandi tra robba e da-nari lire 166.18».24 ASO, Libro degli Ordinati del Santuario (1670-1678), 17 marzo 1674. Inquesta occasione il canonico Boggio illustra una lettera di Gerolamo Aliprandiche chiede di poter mettere in opera le statue e ricorda anche i patti sottoscrittiper la realizzazione delle statue (Appendice, doc. 2).

2. Giacomo Scotti, decorazione plastica dell’altare. Vendrogno, chiesa diSant’Antonio Abate.

3. Giacomo Scotti, decorazione plastica dell’aula. Vendrogno, chiesa di Sant’An-tonio Abate.

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proseguì per diversi anni nonostante le richieste presentate daGerolamo Aliprandi alla congregazione della Madonna Santissi-ma d’Oropa nel 167125, nel 167226, nel 167527 e ancora nel168028 per poter collocare le statue, completare i lavori e ottene-re la ricompensa pattuita nel contratto. Appare probabile che lestatue non siano mai state inserite nella cappella dal momentoche pochi anni dopo la decorazione plastica fu affidata prima aGiovanni Battista Barberini e in seguito ad Agostino Silva29, au-tore del gruppo scultoreo che si conserva all’interno.

Negli anni successivi Giacomo è documentato in territorio la-riano con un primo intervento nel 1686 nella chiesa di Sant’An-

tonio Abate30, a Vendrogno in Valle Muggiasca, in cui realizzò glistucchi che decorano l’altare e le pareti dell’aula e del presbiterio31.L’altare (fig. 2) presenta un elegante disegno con timpano mistili-neo spezzato, sorretto da due colonne tortili disposte a 45 gradi,nel quale risaltano quattro figure di angeli a tutto tondo, posizio-nate sopra la cimasa, e due figure di angeli in bassorilievo ai latidelle lesene sulla parete di fondo. La decorazione in stucco dell’au-la e del presbiterio è costituita dal fregio che corre lungo le paretidella chiesa (fig. 3) e comprende figure di angeli e testine in rilievoalternate a cartigli mistilinei, collegati da una cordonatura a motivivegetali che corre lungo le pareti della chiesa, e teste di angeli nei

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25 ASO, Libro degli Ordinati del Santuario (1670-1678), 25 maggio 1671. «Piùil medesimo canonico Boggio presenta una lettera scrittali dal signor GerolamoAliprandi statuario quale avisa vole venir a metter in opera le statue fabricateper la capella di Mosso onde luoro signori devono delliberare quello si deve fare.Et detti signori visto la lettera sopra presentata hanno ordinato al sudetto signorcanonico Boggio di respondere al sudetto signor Aliprandi facendo sapere comela fabrica della capella non è ancora perfecionata per metter in oppera le statuee difficilmente per quest’anno si puotrà travagliare attorno alla medesima».26 ASO, Libro degli Ordinati del Santuario (1670-1678), 28 maggio 1672. «Poipresenta lettera del signor Gerolamo Aliprandi che diede principio alle statueche si devono fabricare per la capella di Mosso nella quale il medesimo Ali-prandi dice aver fato anche le statue che sono in casa dell’illustrissimo signorabbate Bertodano che devono servire alla Gloria in detta capella per questo di-ce esser pronto venire farli cuocer, collorire, mettere in opera e ricevendo allamaniera capitolata pretende la mercede agiustata perciò chiede responderli». 27 ASO, Libro degli Ordinati del Santuario (1670-1678), 28 settembre 1675.«Più propone come il signor Gerolamo Liprandi statuario che ha fabricato lestatue per la capella di Mosso avisa et fa instanza di voler mettere in oppera le

statue già per lui fatte et di esser sodisfatto di quello resta creditore e perciòdoversi respondere».28 ASO, Libro degli Ordinati del Santuario (1677-1681), 13 aprile 1680. «Piùpropone come il signor Girolamo Aliprandi statuario che ha fatto le statue chevanno in aria per la gloria nella capella di Mosso che si trovano serrate nellafornace nella Casa della Santissima del Piario chiede di venir a metterle a lavoroper conseguir sua sodisfatione pertanto chiede rispondersi».29 TROMPETTO, 1974, p. 278; LEBOLE, 1996, p. 480; FONTANA - SORRENTI,1999, p. 163; ALIVERTI, 2008, p. 320.30 La chiesa, fondata nel 1362, era decorata all’interno da un vasto ciclo di af-freschi cinquecenteschi, commissionato nel 1581 dai sindaci Emilio Vitali ePietro Musoni, e fu oggetto di un sostanziale rinnovamento nel corso del XVIIsecolo. Cfr. O. ZASTROW, Gli affreschi cinquecenteschi della chiesa di Sant’Anto-nio Abate a Vendrogno, in «Archivi di Lecco», 4 (1981), pp. 466-496.31 A. BORGHI, Chiesa e società nel territorio di Lecco alla metà del Quattrocentonelle relazioni dell’Arcivescovo Sforza, in «Archivi di Lecco», 3 (1981), pp. 352-360, in part. 360; A. ROVETTA, Vendrogno, in Lario Orientale, Como 1993, pp.157-162, in part. 158.

4-5. Giacomo Scotti, decorazione plastica della controfacciata, insieme e particolare. Mandello del Lario, chiesa di San Lorenzo.

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capitelli delle lesene. Nei registri contabili conservati nell’archivioparrocchiale è documentato il confesso di Giacomo Scotti in data3 settembre 168732 ma i lavori erano iniziati probabilmente nel1686, come testimonia un pagamento registrato il 17 gennaio33

per 206 lire. In data 3 settembre 1687, a decorazione ultimata,Giacomo ricevette un ulteriore pagamento di lire 22 e 5 soldi34,registrato anche nel giornale della fabbrica di Sant’Antonio redattoda Silvestro Gilio35.

Un’altra opera di Giacomo Scotti sempre in area lariana è ladecorazione della controfacciata (fig. 4) nella chiesa parrocchialedi San Lorenzo a Mandello del Lario, nella quale lo stuccatorerealizza la fastosa cornice per il quadro di Agostino Santagostinoche raffigura la Gloria di san Lorenzo, collocato sopra la portad’ingresso, e due cartigli laterali con simboli ecclesiastici attor-niati da figure di angioletti (fig. 5). La chiesa presenta una riccadecorazione a stucco anche nel presbiterio ma i pagamenti alloScotti, documentati dal mese di giugno del 1688 fino al mese dimaggio del 168936, fanno riferimento esplicito solo alla decora-zione della controfacciata. Non è escluso tuttavia che lo stessoGiacomo sia autore anche delle statue e delle cornici a stucco di-sposte sulle tre pareti del presbiterio, per le quali sono annotatealcune spese fra il 1684 ed il 168537 e che presentano forti asso-nanze con le decorazioni della controfacciata.

Il corpus delle opere note di Giacomo appare abbastanza esiguoma non è escluso che si possano mettere in luce collaborazioni afianco di altre botteghe di stuccatori intelvesi attive nella secondametà del XVII secolo. In questa direzione ad esempio si collocal’indicazione di Hoffmann38 di una presenza di Giacomo a fiancodi Giovanni Battista Barberini nel 1676 nella chiesa di San Michelea Rovenna per la quale però non sono stati trovati riscontri39.

Bartolomeo Scotti

Non esistono indicazioni sicure sulla data di nascita di Bartolo-meo, figlio di Giovan Pietro40 e nipote di Giacomo, ma nel regi-stro dello Status Animarum del 1733 della parrocchia di Laino41

viene indicata un’età di 41 anni, e questo lascerebbe supporreche possa essere nato nel 1692, mentre l’atto di morte in data 1febbraio 1737 nel registro della parrocchia di San Nicola di Pra-ga indica un’età di 52 anni42 che sposterebbe la sua data di na-scita al 1685.

Non si hanno notizie sulla sua formazione, e infatti sembraessersi trasferito in giovane età nella capitale boema dove ricoprìla carica di architetto civile e militare addetto alle fortificazioni,prese la residenza nel quartiere di Malá Strana43 e si sposò nella

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32 APVendrogno, Libro per scriver li conti et elemosine dell’Oratorio di Santo An-tonio, 1640-1811, f. 32v «Confesso io infrascritto Giacomo Scotti stuccatorehaver avuto, et ricevvuto da M. Silvestro Gilio quondam Antonio, et CarloFrancesco Vitali ambo sindici di Santo Antonio di Vendrogno lire cinquecentoimperiali dico lire 500 per il mio lavorerio fatto di stucco in detto oratorio persaldo, et compìto pagamento di detto mio lavorerio, et per fede. Io GiacomoScotti confeso come sopra».33 APVendrogno, Libro per scriver li conti et elemosine dell’Oratorio di Santo An-tonio, 1640-1811, f. 34r, 17 gennaio 1686: «speso in tanti dati al stucatore trarobba et altro da me come dal confesso apare in questo a f. 32 date per lireduecento e sei, soldi quindici denari 10». 34 APVendrogno, Libro per scriver li conti et elemosine dell’Oratorio di Santo An-tonio, 1640-1811, f. 36r, 3 settembre 1687: «speso per tanti dati al stucatorelire 22.5».35 APVendrogno, Oratorio di S. Antonio Abate in Vendrogno: libro giornale1683-1761, 1687: «per dinari dati al signor Giacomo Scoto stucatore di 3 se-tembre son lire venti doi 5 soldi».36 O. ZASTROW, La plebana di San Lorenzo a Mandello del Lario, Mandello delLario 1994, p. 290. APMandello, Libro mastro e cassa dal 1629 al 1691. In data7 giugno 1688, f. 272r, è registrato un primo pagamento di lire 14 «per tantipagati al signor Giacomo Scoti stucatore a conto dela fattura del stuco». Un ul-teriore acconto è registrato in data 16 luglio, f. 273r, «per tanti pagati a Giaco-mo Scoti stucatore a conto del stuco fato sopra la porta magiore della sudetagiesa sono lire 100 et quattro soldi 7 denari 6». Nel corso dell’estate sono anno-tate le spese di vitto in data 20 agosto 1688, f. 273r, «pagati al Belino per tantopane dato al signor Giacomo Scoti stucatore così d’ordine del sudetto stucatorequali anderà a sano conto nela fatura di deto stuco lire 29 e soldi 10». Il succes-sivo pagamento risale invece al 1689 in data 3 aprile, f. 276r, «per tanti pagatial signor Giacomo Scoti stucatore cioè consegnati al signor Andrea Rosati a con-to delle lire che manca a saldo della fatura fata al quadrone sopra la porta sonolire 70 soldi 8». Infine il saldo in data 9 maggio 1689, f. 276r, «pagati al signorGiacomo Scoti stucatore per mano di Domenicho Bianchi che abita argeno [Ar-gegno] lire 50 quali sono per saldo dela fatura fata sopra la porta».37 ZASTROW, 1994, p. 288. APMandello, Libro mastro e cassa dal 1629 al 1691.In data 3 maggio 1684, f. 255r, «deve dare per tanti spesi in la fatura fata fare

in li ornamenti deli tre quadroni laterali cioè il stuco cioè pagati ali stucatori»lire 688 soldi 11 denari 6. In data 7 maggio, f. 255r, «deve dare per tanti pagatia mastro Donato Moreli per le giornate fate da suo figliuolo a servir li stucatorial ultimo ornamento fato nela deta ciesa sono giornate 29 a soldi 14 l’una sonolire vinti dinari 6». In data 14 luglio, f. 256r, viene pagata «la ferareza data perfare il stuco ali quadroni», lire 76. Un altro pagamento agli stuccatori è in data5 giugno 1685, f. 260r, «et più deve dare per tanti pagati a diversi per ordinedeli stucatori» lire 32 denari 5.38 Il riferimento ad una presenza di Giacomo Scotti nel cantiere di Rovenna èin HOFFMANN, 1928, p. 16.39 Purtroppo non è stato possibile reperire l’atto del 1676 del notaio FrancescoColonna di Rovenna a cui si riferiva Hoffmann dal momento che nel fondo no-tarile dell’Archivio di Stato di Como è presente un unico atto di questo notaio ro-gato nel 1698; cfr. ASCo, Notarile 3239. Inoltre nell’archivio parrocchiale di Ro-venna non si conservano registri relativi agli anni in cui si colloca l’intervento delBarberini in San Michele e non è stato quindi possibile individuare documentiche possano confermare la partecipazione di Giacomo Scotti a questo cantiere.40 Allo stato attuale degli studi non è nota la professione di Giovan Pietro maè interessante notare che nel suo testamento istituì un lascito per far celebraredue messe nella chiesa di San Sebastiano a Bologna e nella chiesa della Steccatadi Parma. Tale richiesta potrebbe essere legata ad una presenza di Giovan Pietroin terra emiliana. Cfr. ASCo, Notarile 2896, notaio Martino Luraghi, 3 feb-braio 1695. 41 APLaino, Status Animarum Paraetiae Laini, 1733 (Appendice, doc. 3). 42 CAVAROCCHI, 1966, p. 215. Dai registri della parrocchia di San Nicola:«1737. 1 Feb. obiit in domo propria dominus Bartholomaeus Scottys civis, sa-cramentis provisus, phtysi.sep. ad hospitale italicum Ao.52». Dopo la mortesia Bartolomeo che la moglie Barbara furono sepolti nell’Ospedale Italiano.43 Secondo il Cavarocchi, Bartolomeo era residente a Praga in Malá Strana apartire dal 13 febbraio 1716 e abitò nella casa «Ai tre cuori rossi» al n. 361.Cfr. CAVAROCCHI, 1966, p. 211; CAVAROCCHI, 1970, p. 38. In questa abitazio-ne alloggiavano diverse famiglie di origine intelvese. Cfr. D. DE MEYER, I San-tini-Aichel: un caso di migrazione di architetti nella Praga barocca, in Magistrid’Europa, atti del convegno (Como 23-26 ottobre 1996), a cura di S. DellaTorre, T. Mannoni e V. Pracchi, Como 1996, pp. 237-248, in part. 241.

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cappella della Beata Vergine della Vittoria alla Montagna Biancacon Caterina Barbara Randorf44 da cui ebbe quattro figli45. APraga la comunità italiana era particolarmente numerosa fin dalXVI secolo e nel 1573 aveva fondato una congregazione che siera dotata di un proprio ospedale, dedicato a san Carlo Borro-meo e collocato nella Malá Strana lungo la Vlašská Ulice o viadegli Italiani, e anche di una cappella, Vlašská Kaple ovvero lacappella degli Italiani, eretta nella città vecchia presso il Clemen-tinum che era la principale sede dei gesuiti in città. Nel periodoa cavallo fra la seconda metà del XVII secolo e l’inizio del XVIIIfurono numerosi gli artisti, in particolare gli architetti, di origineintelvese che ottennero la residenza praghese e fra questi diversiesponenti della famiglia Canevale di Lanzo e della famiglia Lu-rago di Pellio46, che costituivano quindi un utile appoggio per igiovani apprendisti in arrivo dall’Italia.

Le prime informazioni sull’attività di Bartolomeo come archi-tetto riguardano una collaborazione in qualità di assistente nelladirezione dei lavori in un cantiere del suo conterraneo GiovanniBattista Aliprandi47 nella città di Praga: il palazzo Pr hořovsky48,meglio noto come palazzo Lobkowitz, in Malá Strana. L’edificio,realizzato su progetto dell’Aliprandi fra il 1702 ed il 1704, rap-presenta una delle più significative ed eleganti architetture baroc-che della città ed è caratterizzato da un’originale soluzione sullafacciata verso il giardino con pareti concave che convergono suun elegante corpo centrale cilindrico che richiama il progetto diGian Lorenzo Bernini per la facciata del Louvre.

Nello stesso periodo, fra il 1701 ed il 1704, Bartolomeo sem-bra impegnato anche nella realizzazione di palazzo Martinitz(fig. 6) nei pressi del castello. Per questo edificio il committente,il conte Jiři Adam Bořita di Martinitz, che era ambasciatore im-periale alla corte papale, aveva ottenuto un progetto da CarloFontana, forse modificato da Bartolomeo che si occupò della fa-se esecutiva49. L’edificio è stato successivamente trasformato ne-gli ambienti interni per farne la sede del corpo di guardia del ca-

stello di Praga ma conserva alcuni elementi nell’impianto plani-metrico, ad esempio l’ampio vestibolo di ingresso al piano terrae lo scalone, che corrispondono all’ultima versione predispostadal Fontana. Anche la facciata caratterizzata da disegno simme-trico e balcone centrale sembra testimoniare un preciso riferi-mento al gusto romano mentre l’attico terminale, che non è do-cumentato nell’unica proposta conservata per il prospetto, po-trebbe essere frutto di una modifica in sede di realizzazione50.

Negli anni successivi, fra il 1715 ed il 1718, Bartolomeo ècoinvolto nel rinnovamento del palazzo del principe di Collore-do o palazzo Schonbornsky51, in Malá Strana, eseguito su pro-getto di Jan Blažej Santini Aichel. Fra il 1716 ed il 1721 l’archi-tetto è impegnato insieme a un altro intelvese, Giacomo Anto-nio Lurago, per un secondo progetto di Santini Aichel ovverol’ampliamento del palazzo Thun Kolowrath52 in Malá Stranalungo la Nerudová Ulice. Un ulteriore intervento, completato

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44 CAVAROCCHI, 1966, p. 215. Dai registri della parrocchia di San Nicola:«1717. 7. Jun. extra Urbem in Albo Monte in Capela Beatae Mariae Virginisde Victoria cop. dominus Bartholomeus Scotti, civis et architectus Minoris Ur-bis Pragae, cum virgine Catharina Barbara filia domini Joannis Randorfer».45 Dai registri dei battesimi risulta che dal matrimonio nacquero due femmine,Anna Barbara Cecilia e Ludmilla Clara Caterina, e due maschi, Giuseppe Gio-acchino e Andrea. Cfr. CAVAROCCHI, 1966, p. 215.46 CAVAROCCHI, I Lurago quali stuccatori nei secoli XVII e XVIII, in Arte e artistidei laghi lombardi, a cura di E. Arslan, II, Como 1964, pp. 33-48; DE MEYER,1996, p. 247.47 Per un quadro dell’attività di Giovanni Battista Aliprandi si rimanda a E.LO GATTO, Giovanni Battista Aliprandi, in Dizionario Biografico degli Italiani,II, Roma 1960, p. 464; V. NAŃKOVÁ, G. B. Aliprandi, architetto di Laino inValle Intelvi, in «Arte Lombarda», XI (1966/2), pp. 135-142; J. KOFROŇOVÁ,Opus italicum. Architetti italiani rinascimentali e barocchi a Praga, Praha 2000,pp. 50-51.48 P. PREISS, Italští umelci v Praze, Praha 1986, p. 302; J. T. KOTALIK, Architec-ture of the baroque, Praha 2001, p. 88. Sul palazzo Lobkowitz si confronti ancheNAŃKOVÁ, 1966, p. 138; E. POCHE - P. PREISS, Pražskè Paláce, Praha 1977, pp.58-60; V. HLAVSA - J. VANČURA, Malá Strana, Praha 1983, p. 264; L. POŘIZKA

- J. PEŠEK - Z. HOJDA, Palazzi di Praga, Milano 2000, pp. 108-111.49 POCHE - PREISS, 1977, p. 49; PREISS, 1986, pp. 292-295; KOFROŇOVÁ, 2000,

p. 50; KOTALIK, 2001, p. 75; H. HAGER, Carlo Fontana, in Storia dell’architetturaitaliana. Il Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, Milano 2003, II, pp. 238-261, inpart. 254. Presso le collezioni del Castello di Windsor sono conservati undici di-segni di Carlo Fontana che si riferiscono a cinque diverse versioni del progettodi adattamento del palazzo e in particolare all’ala che corrisponde al fronte prin-cipale sulla via. Cfr. A. BRAHAM - H. HAGER, Carlo Fontana. The Drawings atthe Windsor Castle, London 1977, pp. 133-135, tavv. 317-327.50 Cfr. BRAHAM - HAGER, 1977, p. 134.51 CAVAROCCHI, 1966, p. 210; POCHE - PREISS, 1977, p. 42; PREISS, 1986, pp.324, 328; HLAVSA - VANČURA, 1983, pp. 260-261; POŘIZKA - PEŠEK - HOJDA,2000, pp. 122-123; KOTALIK, 2001, p. 82. Il palazzo era sorto alla metà delXVII secolo in sostituzione di alcuni edifici rinascimentali acquisiti da RodolfoColloredo Walsee, gran priore dell’ordine dei Cavalieri di Malta, ed era statooggetto nel 1711 di un primo intervento di rifacimento degli interni ad operadi Giovanni Battista Aliprandi.52 POCHE - PREISS, 1977, pp. 66-67; PREISS, 1986, pp. 320-321; HLAVSA -VANČURA, 1983, pp. 197-199; POŘIZKA - PEŠEK - HOJDA, 2000, pp. 128-131;KOTALIK, 2001, p. 83. Il conte Kolowrat aveva preso contatti con Santini Ai-chel nel 1706 per commissionare l’intervento sulla residenza di famiglia ma ilavori erano iniziati solo nel 1716. L’edificio è caratterizzato dal gruppo sculto-reo del portale, con figure monumentali di aquile, realizzato dallo scultoreMatthias Bernard Braun.

6. Praga, palazzo Martinitz, facciata.

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nel 1724, è la facciata della chiesa dell’Ospedale degli Italiani de-dicata alla Vergine Maria Assunta e a san Carlo Borromeo e col-locata lungo la Vlašská Ulice, la via degli Italiani53.

Il progetto più noto di Bartolomeo è però il palazzo del granpriore dell’ordine di Malta54 (fig. 7), posto in Malá Strana inMalostranské Nám sti, al quale lavorò fra il 1725 ed il 1726.L’antico edificio era stato modificato nel corso del XVI e poi nelXVII secolo ma dopo il trasferimento della sede del gran prioreda Strakonice a Praga fu necessaria una nuova sede la cui costru-zione fu affidata appunto a Bartolomeo, anche se i lavori furonoconclusi dopo la sua morte, mentre lo scultore Anton Braun ese-guì le decorazioni dei due portali e dello scalone interno.

A Bartolomeo vengono tradizionalmente assegnati anche al-tri interventi minori a Praga: attorno al 1710 la realizzazione del-

la casa al numero 267 della via delle Carmelitane, nel 1730 circala costruzione dell’edificio detto «U Kocku»55 al n. 147, fra la viaSant’Egidio e via Carlo nella città vecchia di Praga, e nel 1732l’esecuzione del sopralzo della casa al Leon d’Oro al n. 493, neipressi del ponte Carlo56.

Alla sua figura sono riconducibili anche alcune opere nelterritorio boemo. Nella cittadina di Lysa nad Labem gli vengo-no attribuite la realizzazione della chiesa di San Giovanni Bat-tista fra il 1719 ed il 172257, eseguita nei pressi del castello del-la famiglia Sporck progettato da Giovanni Battista Aliprandi ecompletato da Frantisek Maximilian Kanka, e l’ampliamentodel monastero agostiniano nel 173358. Ad Osov gli viene asse-gnata la chiesa di San Giovanni Battista, completata fra il 1734ed il 1738 da Anselmo Martino Lurago e decorata negli internidallo scultore lainese Giacomo Antonio Corbellini59. Infineviene ricordato come soprintendente ai lavori per la costruzio-ne della chiesa di San Giovanni Battista a Radomysl nel 1736e per la ricostruzione della chiesa parrocchiale di St. Martin suiniziativa di Gundakr Popp von Dietrichstein, gran prioredell’ordine dei Cavalieri di Malta60, probabilmente entrato incontatto con lo Scotti già in occasione della realizzazione dellasede dell’ordine a Praga.

Le informazioni finora disponibili su Bartolomeo ci consen-tono quindi di individuare una prima fase di attività in cui fuimpegnato prevalentemente come direttore dei lavori su progettirealizzati da colleghi, come Giovanni Battista Aliprandi e JanBlažej Santini Aichel, e una seconda fase in cui ottenne commes-se in prima persona. La figura di Bartolomeo risulta indagata so-lo in parte e per ricostruire in maniera puntuale la sua attivitàpotrebbe essere proficuo analizzare i suoi rapporti con gli altriartisti intelvesi presenti nella città boema, in primo luogo l’Ali-prandi ma anche Antonio Lurago, che fu padrino di battesimodei figli di Bartolomeo61, e Giacomo Antonio Corbellini.

Giovanni Pietro Scotti

Non è nota la data di nascita di Giovanni Pietro ma secondo leindicazioni dello Status Animarum del 173362 possiamo dedurreche sia nato nel 1695, come conferma anche l’atto di morte indata 19 maggio 176163 in cui è riportata un’età di circa 66 anni.

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53 HLAVSA - VANČURA, 1983, pp. 264-265; KOTALIK, 2001, p. 60; J. KO-FROŇOVÁ, L’Ospedale Italiano di Praga: genesi e storia dell’edificio, in La Congre-gazione italiana di Praga. Luoghi e memorie dell’Istituto italiano di cultura, a curadi A. Trezza Cabrales, Praha 2003, pp. 43-56, in part. 52.54 CAVAROCCHI, 1966, p. 211; O. J. BLAŽÍČEK, Contributi lombardi al Baroccoboemo, in «Arte Lombarda», 40 (1974), pp. 147-162, in part. 160; POCHE -PREISS, 1977, pp. 76-77; PREISS, 1986, pp. 320-321; HLAVSA - VANČURA,1983, pp. 240-241; POŘIZKA - PEŠEK - HOJDA, 2000, pp. 142-149; KOTALIK,2001, p. 91.55 R. SEDLÁKOVÁ, Praga: guida all’architettura, Venezia 1997, p. 83.56 CAVAROCCHI, 1966, pp. 210-211; CAVAROCCHI, 1992, p. 158.57 KOTALIK, 2001, p. 166.58 CAVAROCCHI, 1966, p. 211.

59 CAVAROCCHI, 1966, p. 211.60 KOTALIK, 2001, p. 221.61 Antonio Lurago fu padrino di Anna Barbara Cecilia, Ludmilla Clara Cate-rina e Giuseppe Gioacchino. Cfr. CAVAROCCHI, 1966, p. 215. Bartolomeo eb-be rapporti anche con altri membri della famiglia Lurago come documenta unatto notarile in cui fu nominato procuratore dei figli di Anselmo Lurago e diGiovanni Martino Lurago per riscuotere un credito presso l’ospedale di SanCarlo Borromeo a Praga. Cfr. ASCo, Notarile 3545, notaio Anselmo Luraghi,17 novembre 1727.62 APLaino, Status Animarum Paraetiae Laini (Appendice, doc. 3). 63 APLaino, Liber mortuorum, 19 maggio 1761: «Joannes Petri Scotti in co-munione Sanctae Matris Ecclesiae animam Deo reddidit aetatis suae circitersexaginta sex».

7. Praga, palazzo del gran priore dell’ordine di Malta, facciata.

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Si sposò con Giacomina Brigitta Retti, figlia di Lorenzo Retti,da cui ebbe dodici figli64.

Ad oggi non ci sono informazioni sui suoi primi anni di atti-vità e molto probabilmente la sua formazione avvenne pressouno dei numerosi artisti intelvesi attivi all’inizio del XVIII seco-lo. A tal proposito sono state avanzate ipotesi che vedono comesuo maestro Giulio Quaglio65 o lo stesso Carlo Innocenzo Car-loni66 di cui divenne fidato collaboratore. Le prime notizie rela-tive a suoi lavori come pittore si riferiscono a un periodo di atti-vità a Praga fra il 1727 ed il 172967 dove sembra che abbia colla-borato con il Carloni nella decorazione del palazzo Clam Gal-las68, edificio realizzato su progetto di Fischer von Erlach. Il ciclorealizzato dal Carloni comprende alcune sale del piano nobilema soprattutto il grande affresco sul soffitto dello scalone, in cuiviene rappresentato il Trionfo di Apollo.

Successivamente Giovanni Pietro si trasferì da Praga al castel-lo di Ludwigsburg in Germania meridionale, nell’attuale regionedel Baden-Württemberg, dove fu impegnato con una folta équi-pe di artisti intelvesi per la realizzazione della residenza del prin-cipe Eberhard Ludwig69. Nel 1731, a Giovanni Pietro fu affidatala decorazione della volta dell’Ordenssaal, la sala dell’ordine, poiutilizzata come sala del trono, in cui raffigurò le Virtù attorniatedalle divinità dell’Olimpo, inserite in un’architettura illusoria rea-lizzata dal quadraturista varesino Giuseppe Baroffio70. In seguitoall’ampliamento del palazzo, al quale furono aggiunte due ali la-terali, lo Scotti fu nuovamente impegnato insieme al Carloni: aCarlo Innocenzo fu assegnata la decorazione della galleria degliantenati, nell’ala est, mentre Giovanni Pietro fu incaricato delladecorazione della volta della Bildergalerie o galleria dei dipinti,nell’ala ovest, in cui eseguì, fra il 1731 ed il 1732, gli affreschiche rappresentano diversi episodi tratti dall’Iliade71. Le scene raf-figurate sulla volta non sono inserite in quadrature architettoni-che o cornici ma sono separate da rocce e alberi e sono focalizza-te sulla figura di Achille. Il ciclo inizia con le Nozze di Teti e Peleoe prosegue con il Giudizio di Paride, il Rapimento di Elena, il Ba-gno di Achille nello Stige, la Vittoria sull’eroe troiano Ettore e il Sa-

crificio di Polissena sulla tomba di Achille72. Per le opere realizzatea Ludwigsburg sembra che il compenso ottenuto da Carlo Inno-cenzo Carloni e Giovanni Pietro Scotti abbia raggiunto la som-ma considerevole di 20.000 fiorini73.

Negli anni successivi Giovanni Pietro ritornò nuovamente aPraga, dove poteva contare sul sostegno del fratello Bartolomeoche aveva da tempo ottenuto la cittadinanza ed era membro del-la congregazione italiana. Probabilmente fra il 1733 ed il 1735eseguì, insieme al parmense Giovanni Battista Pellizzuoli e al bo-lognese Giuseppe Saglione, la decorazione della Cappella degliItaliani74 nei pressi del Clementinum nella città vecchia. Le pa-reti dell’edificio sono scandite da una finta architettura, cui si ag-giungono figure di angeli e l’immagine di due Padri della Chiesaa lato dell’altare maggiore, mentre l’affresco della volta raffigural’Assunzione della Vergine Maria (fig. 8). Il 29 febbraio del 1736Giovanni Pietro entrò a far parte della corporazione dei pittoridi Staré Město75 e nello stesso anno fu impegnato nel palazzoColloredo Mansfeld, realizzato su progetto di Giovanni Battista

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64 Cfr. BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, p. 38.65 CAPRARA, 1990, pp. 866-867. I rapporti amichevoli con la famiglia Quagliosono testimoniati anche dalle presenze di Domenico Quaglio come padrino diPaola Maria Marta, figlia di Giovanni Pietro, il 24 gennaio 1735 (APLaino,Liber Baptizzatorum 1732-1837) e di Giulio Quaglio come testimone alle noz-ze di Cecilia Scotti, figlia di Giovanni Pietro, il 10 febbraio 1751 (APLaino,Matrimoniorum Liber ab 1733).66 COLOMBO - COPPA, 1997, p. 240.67 Cfr. POCHE - PREISS, 1977, p. 177; O. J. BLAŽIČEK, Carlo Carloni in Boemia,in «Como», 1 (1978), pp. 45-50, in part. 46.68 Sul palazzo Clam Gallas e sull’intervento del Carloni si confronti BARIGOZZI

BRINI - GARAS, 1967, pp. 57-59; BLAŽÍČEK, 1974, p. 162; POCHE - PREISS,1977, pp. 60-62, 174-177; PREISS, 1986, pp. 402-405; POŘIZKA - PEŠEK -HOJDA, 2000, pp. 118-121; H. SEDLMAYR, Johann Bernhard Fischer Von Erlacharchitetto, Milano 1996, pp. 252-254, 386.69 La costruzione della residenza di Ludwigsburg vide impegnati nell’arco dicirca trent’anni numerosi artisti provenienti dalla Valle Intelvi. Donato Giu-seppe Frisoni di Laino, divenuto capo architetto dal 1715, chiamò al suo fian-co il nipote Paolo Retti, proveniente da Vienna, seguito poi dai fratelli Carlo

Innocenzo e Diego Francesco Carloni, da Luca Antonio Colomba e RiccardoRetti. In un secondo momento si colloca invece l’arrivo di Giovanni PietroScotti che aveva rapporti di parentela con Paolo Retti di cui aveva sposato lasorella Giacomina. Cfr. CAPRARA, 1990, p. 867; BARIGOZZI BRINI - GARAS,1967, pp. 53, 60-63; COLOMBO - COPPA, 1997, pp. 270-275; Schloss Ludwig-sburg. Geschichte einer barocken Residenz, Tubingen 2004.70 M. WENGER, Ludwigsburg als Residenz des Hubertus-Jagdordens von 1702, inSchloss Ludwigsburg…, 2004, p. 119; M. WENGER, Ludwigsburg Palace. TheInterior, München 2004, p. 32.71 LAVAGNINO, 1943, p. 99; WENGER, Ludwigsburg als Residenz..., 2004, p.118; WENGER, Ludwigsburg Palace..., 2004, p. 88.72 WENGER, Ludwigsburg Palace..., 2004, p. 88.73 BARIGOZZI BRINI - GARAS, 1967, p. 63.74 P. NEVIMOVA, La cappella della Città Vecchia, in La Congregazione italiana...,2003, pp. 78-88, in part. 82. Nello stesso testo è riportata l’indicazione dei trepittori documentata nell’archivio gesuitico di Roma. L’attribuzione a GiovanniPietro Scotti degli affreschi nella Cappella degli Italiani era già stata avanzatain POCHE - PREISS, 1977, p. 177; PREISS, 1986, p. 405.75 POCHE - PREISS, 1977, p. 177; NEVIMOVA, 2003, p. 82.

8. Giovanni Pietro Scotti, Giovanni Battista Pellizzuoli e Giuseppe Saglione,Gloria della Vergine. Praga, Cappella degli Italiani.

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Aliprandi ma in cui forse fu coinvolto in fase esecutiva ancheBartolomeo Scotti76. In questo edificio l’artista intelvese eseguì,insieme al pittore cremonese Giovanni Battista Zaist, la decora-zione del grande salone ovale sulla cui volta raffigurò l’Assembleadegli Dei dell’Olimpo77. In seguito lavorò probabilmente nel mo-nastero di Santa Caterina nella città nuova che fu ampiamenterinnovato nel corso del XVIII secolo78.

Fra il 1736 e il 1737 Giovanni Pietro ritornò nel Württem-berg dove fu incaricato dell’esecuzione di diverse decorazioni,purtroppo perdute, nel castello della Residenza di Stoccarda79.Con questa commessa sembra chiudersi la carriera all’estero diGiovanni Pietro che negli anni successivi è documentato in ter-ritorio italiano, soprattutto nella città di Brescia.

Come già segnalato da Daniele Pescarmona80, è possibile ri-costruire la sua attività bresciana grazie alla descrizione di Gio-vanni Battista Carboni che ne ricorda gli interventi nelle chiesecittadine senza però fornire indicazioni cronologiche81. La pri-ma opera documentata è la decorazione nella cappella del Ro-sario nella chiesa di San Clemente così ricordata dal Carboni:«Tutto l’ornato a fresco della cappella della B. V. del Rosario èdi Gio. Batista Zaist; le figure poi sono di Gio. Pietro Scoti»82.La data di esecuzione di questi lavori è indicata nel manoscrit-to di Francesco Maccarinelli83: «e nell’anno 1741 Gio. BattaZaist lavorò l’architettura, che serve di ornamento a questo al-tare, eccettuate però le figure, che sono manufatte da PietroScotti». A conferma di queste notizie è possibile fare riferimen-to anche ai documenti d’archivio della parrocchia di San Cle-mente che riportano il pagamento eseguito a favore di Giovan-ni Pietro Scotti il 13 agosto del 1741 a saldo delle figure rea-lizzate nella cappella del Rosario84. Lo stesso Zaist85, pittore diorigine cremonese, era stato impegnato con Giovanni Pietro

anche a Praga nella decorazione di palazzo Colloredo Mansfelde quindi potrebbe avere avuto un ruolo determinante in questacommessa.

Un’altra opera di Giovanni Pietro a Brescia era nella chiesadi Santa Maria dei Miracoli, ampiamente rinnovata nel corso delSettecento ad opera di diversi artisti fra i quali anche GiulioQuaglio, altro pittore lainese, impegnato nel 1733 nella decora-zione del coro86. In particolare Giovanni Pietro aveva lavoratoalla decorazione del secondo altare destro, purtroppo perduta acausa dei bombardamenti subiti dall’edificio durante la secondaguerra mondiale: «Gli spazi della volta sopra l’altare di S. Nicco-lò contengono la Risurrezione di Cristo nel mezo; le tre Marieal Sepolcro da un lato, e le Anime de’ Santi Padri consolate dalSalvatore, dall’altro: pittura di Gio. Pietro Scoti»87. Secondoquanto indicato nella seconda stesura del testo di FrancescoMaccarinelli, risalente probabilmente al 1751, l’intervento delpittore intelvese si colloca nel 1747: «Li freschi poi che adornanoquesto altare sono fatiche di tre diversi penelli. Pietro Scotti la-vorò l’arco distribuito in tre vani, ne’ quali espresse il Misterodella Resurrezione di Cristo. Pietro Natali colorì l’Architettura,che rende maestosa la pala, e l’altare; ed Enrico Albrici faticò,come li due antecedenti nell’anno 1747, le due statue laterali almedesimo altare»88.

L’ultima opera dello Scotti elencata dal Carboni è nella chiesadi San Giovanni Evangelista dove Giovanni Pietro è ricordatocome autore delle figure nella volta della cappella della BeataVergine (fig. 9, tav. 20): «La volta è dipinta a fresco da GiovanniZanardi con le figure di Gio. Pietro Scotti»89. Purtroppo perquesto intervento non esistono riferimenti alla data di esecuzio-ne dell’opera e nemmeno indicazioni archivistiche, dato chebuona parte dell’archivio è andata disperso90.

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76 POCHE - PREISS, 1977, p. 115.77 Sul palazzo Colloredo Mansfeld e l’intervento di Giovanni Pietro Scotti eGiovanni Battista Zaist si confronti: F. CAVAROCCHI, Praga aurea urbs, in «Co-mo», 1 (1971), pp. 25-32, in part. 26; BLAŽÍČEK, 1974, p. 162; POCHE -PREISS, 1977, pp. 77-78, 177; PREISS, 1986, p. 405; SEDLÁKOVÁ, 1997, p. 83;POŘIZKA - PEŠEK - HOJDA, 2000, pp. 150-153; KOTALIK, 2001, p. 105.78 PREISS, 1986, p. 405.79 BARIGOZZI BRINI - GARAS, 1967, pp. 60-63.80 PESCARMONA, 1997, p. 58.81 G. B. CARBONI, Le pitture e sculture di Brescia che sono esposte al pubblico conun’appendice di alcune private gallerie, Brescia 1760.82 CARBONI, 1760, p. 129. Sulla scorta del Carboni anche gli studi successivihanno ricordato l’intervento di Giovanni Pietro Scotti. Cfr. R. LONATI, Cata-logo illustrato delle chiese di Brescia aperte al culto, profanate e scomparse: con unaappendice per cappelle, discipline e oratori, Brescia 1994, I, pp. 265-271; V. VOL-TA ET AL., La chiesa e il convento domenicano di San Clemente in Brescia, Brescia1993.83 F. MACCARINELLI, Le glorie di Brescia raccolte dalle pitture, che nelle sue chiese,oratori, palazzi, et altri luoghi pubblici sono esposte. Date in luce da me N. N. Sa-cerdote Bresciano. Nell’anno 1747, a cura di C. Boselli, in «Supplemento aiCommentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1959», 1959, p. 160.84 VOLTA ET AL., 1993, p. 69. L’indicazione del pagamento a Giovanni Pietro ètratta dalla documentazione conservata nell’Archivio di San Clemente, b. 35,Ricevute Rosario, secoli XVIII-XIX. 85 Per Giovanni Battista Zaist si rimanda a G. B. ZAIST, Notizie istoriche de pit-

tori, scultori ed architetti cremonesi, Cremona 1774, ed. anast. Roma 1965, pp.150-160; V. CAPRARA, Giovanni Battista Zaist, in La pittura in Italia…, 1990,II, pp. 899-900.86 LONATI, 1994, I, p. 636.87 CARBONI, 1760, p. 64. Sulla scorta delle notizie fornite dal Carboni e dalMaccarinelli l’intervento di Giovanni Pietro è ricordato nei principali studi sul-la chiesa: Catalogo delle cose d’arte e di antichità d’Italia, Brescia, a cura di A.Morassi, Roma 1939, p. 114; «Appartengono a Giampietro Scotti gli affreschi(Resurrezione, Le donne al Sepolcro, Cristo appare a Maria) della prima cappelladi destra», LONATI, 1994, II, pp. 633-643.88 F. MACCARINELLI, Le glorie di Brescia raccolte dalle pitture, che nelle sue chiese,oratori, palazzi, et altri luoghi pubblici sono esposte. Date in luce da me N. N. Sa-cerdote Bresciano, 1751, a cura di C. Boselli, in «Supplemento ai Commentaridell’Ateneo di Brescia per l’anno 1959», 1959, pp. 72-74. 89 CARBONI, 1760, p. 46. L’intervento di Giovanni Pietro Scotti è ricordatoanche in MACCARINELLI, 1959, pp. 114-115. «Li angioletti di fino marmoscherzanti intorno alla sudetta prodiggiosa imagine di Maria detta comune-mente della Pioggia furono travagliati da Giovanni Zanardi lavorò a fresco gliarabeschi che freggiano il volto, ed il prospetto della medesima capella e la glo-ria d’angioli intrecciata nelli arabeschi medesimi sono manifattura di PietroScotti». Negli studi più recenti sulla chiesa l’intervento di Giovanni PietroScotti è ricordato solo in LONATI, 1994, I, p. 461.90 Cfr. R. CROSATTI, Orientamenti per ricerche d’archivio in San Giovanni, inArchivio parrocchiale di S. Giovanni Evangelista. Note per ricerche storiche e in-ventario, Brescia 1998, p. 9.

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A Giovanni Pietro inoltre viene attribuita un’altra opera inuna chiesa bresciana ovvero la decorazione nella chiesa dei SantiCosma e Damiano, assegnata dal Carboni a Pietro Gatti. Secon-do le indicazioni di Paolo Brognoli invece Giovanni Pietro Scottifu coinvolto nel rinnovamento della veste decorativa della chiesache iniziò nel 1747: «Sino al 1747 le monache traslate nel nuovomonastero poche mutazioni fecero nella prima chiesa; ma in talanno pensarono di principiare a rinnovarla, e fu chiamato di poiCarlo Molinari per dipingerla. Essendo questi stato sorpreso dal-la morte, proseguì l’opera Pietro Ferrari assistito dall’Albrizzi ePietro Scotti»91.

Oltre alle opere realizzate all’estero e in territorio brescianoGiovanni Pietro Scotti fu sicuramente impegnato anche inarea lariana e in particolare a Laino ma ad oggi, in assenza di

precisi riscontri documentari, è possibile indicare solo alcuneattribuzioni che rappresentano comunque preziosi riferimentiper ricostruire la sua attività. In primo luogo, come già sugge-rito da Daniele Pescarmona92, è possibile fare riferimento allenote di Rocco Comanedi che nel Catalogo delle opere di pitturae scultura93 indica come opera di Giovanni Pietro l’affresco cheraffigura il Martirio di san Lorenzo nel presbiterio della parroc-chiale di San Lorenzo a Laino: «La volta del coro è opera a fre-sco dell’ultima età di Gio. Pietro Scotti». Nello stesso mano-scritto il Comanedi attribuisce allo Scotti anche alcuni affre-schi nell’oratorio di San Giuseppe a Laino: «Alla Cappellettacosì detto l’Oratorio di Campagna nella medesima terra vi so-no li stucchi della Madonna rappresentanti due bellissimi an-geli. Li due laterali dipinti a fresco sono di Gian Pietro Scotti».È caduta invece l’attribuzione a Giovanni Pietro della decora-zione della volta dell’abside nella chiesa di San Vincenzo aGravedona94 che, grazie alle indicazioni emerse da documentid’archivio, è stata riconosciuta come opera di Carlo InnocenzoCarloni95.

Alla figura di Giovanni Pietro è stato ricondotto invece undisegno pubblicato in un catalogo Finarte nel 198496, nel qualeè raffigurata l’Allegoria della Primavera, attribuito in forza diuna scritta antica con il nome «Scotti» nella porzione inferioredell’ovale.

Infine si segnala un’ulteriore pista di ricerca relativa a unapala d’altare raffigurante Maria Vergine col Bambino in gloria ele sante Orsola, Apollonia e Caterina, collocata nella cappella la-terale destra della Basilica Mauriziana di Torino e ricordata dalBartoli come opera di uno «Scotti milanese»97. Allo stato attualedelle ricerche, pur in assenza di riscontri documentari che con-sentano di precisare l’identità dell’autore della pala e di confer-mare l’attribuzione del Bartoli, è comunque possibile indicare

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91 P. BROGNOLI, Nuova guida per la città di Brescia, Brescia 1826, p. 153. L’in-dicazione è ripresa anche in LONATI, 1994, I, p. 277.92 PESCARMONA, 1997, p. 59.93 R. COMANEDI, Catalogo delle opere di pittura e scultura che meritano contem-plazione nelle chiese della Valsolda, Vall’Intelvi e Pieve di Porlezza, 1795, ms. inASMi, Amministrazione Fondi di Religione 213. Il manoscritto fu redatto daComanedi il «10 fruttidoro anno sesto», ovvero nell’agosto del 1795, peradempiere un obbligo dell’Amministrazione della Repubblica Cisalpina, ed èstato segnalato da Fabio Cani.94 Amalia Barigozzi Brini aveva ipotizzato che l’opera fosse il frutto di una pos-sibile collaborazione fra Carlo Innocenzo Carloni e Giovanni Pietro Scotti, cheavrebbe utilizzato cartoni del maestro di Scaria anche per la pala d’altare; BA-RIGOZZI BRINI, 1978, p. 54. L’attribuzione a Pietro Scotti era stata confermataanche in M. BONA CASTELLOTTI, La pittura lombarda del ’700, Milano 1986,p. 630, tavv. 153-154. Precedentemente la decorazione era stata riferita a CarloScotti da Santo Monti. Cfr. Atti della Visita Pastorale Diocesana di F. NinguardaVescovo di Como (1589-1593), a cura di S. Monti, Como 1892-1898, ed. cons.Como 1992, II, p. 159.95 F. CANI, Nuovi documenti su Carlo Innocenzo Carloni, in Carlo InnocenzoCarloni…, 1997, pp. 70-71. Nell’elenco manoscritto dei bozzetti (Nota de-gli sbozzi che tengo de opere fatte si in olio come a fresco) fra le pale d’altare èindicata «S. Vincenzo portato in Gloria per Gravedona». Fra le decorazioniad affresco «Gloria d’angioli Coro di Gravedona» e «S. Vincenzo portato inGloria con coro di Musica de Angioli Gravedona». Sulla base di questi dati

Fabio Cani e Daniele Pescarmona hanno ipotizzato che l’opera possa esserestata realizzata intorno al 1744. Cfr. F. CANI - D. PESCARMONA, Gloria diSan Vincenzo, in Carlo Innocenzo Carloni…, 1997, p. 166. L’indicazione delCarloni come autore della decorazione è confermata anche in una notadell’archivio parrocchiale recentemente segnalata da Andrea Comalini. Cfr.P. ALBONICO COMALINI - G. CONCA MUSCHIALLI, Gravedona paese d’arte,Gravedona 2006, p. 83.96 Asta Finarte 778, Milano 1991, lotto 104, p. 54. Il disegno è stato segnalatoin PESCARMONA, 1997, p. 58.97 F. BARTOLI, Notizia delle pitture, sculture et architetture che ornano le chiese egli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate città d’Italia, I, Venezia 1776,p. 33: «Nel primo altare alla destra, la tavola con M. V. col Bambino in gloria,e le Sante Corona, Serafina ed Orsola, è opera dello Scotti Milanese». In realtàla pala, raffigura la Vergine col Bambino, sant’Orsola, santa Caterina e santaApollonia, come conferma un inventario del 1735. «Più un quadro con picco-la cornice dorata liscia rapresentante Sant’Orsola, la Vergine, Santa Catarina,Sant’Apolonia, e San Domenico serviente d’ancona»; cfr. ABM, Cat. III, I,Inventario formato nel 1735. La citazione del Bartoli è stata ripresa anche suc-cessivamente in F. GANDINI, Viaggi in Italia per Francesco Gandini ovvero De-scrizione geografica, storica, pittorica, statistica, postale e commerciale dell’Italia,Cremona 1833, p. 207; M. MAROCCO, La Basilica Magistrale della sacra reli-gione ed ordine militare dei SS. Maurizio e Lazzaro - Sunti storico artistici, To-rino 1860, p. 57; L. TAMBURINI, Le chiese di Torino dal rinascimento al barocco,Torino 1968, p. 259.

9. Giovanni Pietro Scotti, volta della cappella della Beata Vergine. Brescia,chiesa di San Giovanni Evangelista.

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che l’opera fu eseguita probabilmente nel 1727, quando fu con-cesso a Caterina Apollonia Coglietto, vedova di Domenico Ga-liziano, di realizzare a sue spese il nuovo altare in marmo98. Ne-gli accordi con la confraternita di Santa Croce viene confermatala dedicazione dell’altare a sant’Orsola ma i confratelli si impe-gnano a mantenerlo in modo che si possa far celebrare decente-mente la messa soprattutto nei giorni di san Domenico, santaCaterina e sant’Apollonia che corrispondono appunto ai santiraffigurati nell’ancona, ma anche ai nomi della probabile com-mittente (Caterina Apollonia) e del defunto marito, DomenicoGaliziano, sepolto nella cappella e ricordato in un’epigrafe de-dicatoria collocata nella parte superiore dell’altare. Il riferimen-to cronologico dell’opera sarebbe dunque compatibile con l’at-tività di Giovanni Pietro, anche se finora non sono stati trovatiriscontri che possano confermare la presenza dell’artista intel-vese nella capitale sabauda.

Sulla base dei dati fin qui raccolti è possibile riassumere imomenti significativi della sua carriera: l’esperienza praghese afianco di Carlo Innocenzo Carloni dal 1727 al 1729, le operenel castello di Ludwigsburg dopo il 1730, il secondo soggiornoa Praga dal 1733, il ritorno presso la corte ducale del Württem-berg nel 1736 e infine le opere bresciane a partire dal 1741.Appare evidente che questo quadro, seppure incompleto so-prattutto in riferimento ai primi anni di attività, documentauna progressiva affermazione dell’artista, che può leggersi an-che nelle informazioni sulle sue presenze nel paese natio e inparticolare nella gestione delle sue proprietà immobiliari. Gio-vanni Pietro, che poté fregiarsi anche del titolo di capitano del-l’armata imperiale99, è infatti documentato nel 1732100 comedeputato della comunità di Laino, ruolo che svolse anche inoccasione delle operazioni di redazione del Catasto teresia-no101. Inoltre a partire dal 1732, spesso tramite procura allamadre Giovanna Cecilia Muttoni o alla moglie GiacominaRetti102, procedette ad una serie di acquisti di terreni e immo-bili in Laino che sembrano testimoniare un continuo investi-

mento nel paese natio delle somme di denaro guadagnate nellecommesse in terra straniera e possono forse essere messi in re-lazione con l’ampliamento e la sistemazione della residenza lai-nese in forme assimilabili a un vero e proprio palazzo. Comegià segnalato103, il 19 dicembre 1761 Giovanni Pietro, grave-mente ammalato, decise di annullare con un codicillo un lasci-to di 300 lire imperiali a favore della Beatissima Vergine delCarmine nella parrocchiale di Laino che aveva stabilito nel suotestamento in data 27 ottobre 1746104, riconoscendo «esserdetto legato di troppo pregiudizio a suoi eredi»105.

Bartolomeo Scotti

Bartolomeo è il secondo figlio di Giovanni Pietro, nato proba-bilmente nel 1727 secondo le indicazioni ricavabili dallo StatusAnimarum106. Nel 1781107 risultava ancora presente a Laino nel-la casa della madre Giacomina Retti e morì probabilmente nel1786108.

Poche sono le informazione a oggi note sulla sua attività esulla sua formazione, probabilmente nella bottega del padre.Secondo le indicazioni di Rocco Comanedi, Bartolomeoavrebbe eseguito in età giovanile la decorazione della cappelladella Via Crucis nel cimitero di Laino che raffigurava la Cro-cifissione109.

Le prime notizie relative a opere fuori dal territorio intelvesesi riferiscono all’area bresciana dove il Carboni110 lo ricorda co-me autore delle medaglie che rappresentano Scene della vita delcardinal Querini (fig. 10), sulle pareti dello scalone e dell’ingres-so all’interno della Biblioteca Queriniana a Brescia. Si tratta diventi medaglie a fresco entro cornici in stucco, eseguite fra il1751 e il 1753, forse in collaborazione con il pittore bergamascoEnrico Albricci111.

Dopo questa parentesi bresciana non si conoscono altre operedi Bartolomeo prima della partenza per la Germania meridionale,

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98 Cfr. ABM, Cat. IX, 4, rogito di Giovanni Battista Bellino, 19 febbraio 1727.L’atto è citato in TAMBURINI, 1968, p. 256 ed è stato trascritto in M. L. REVI-GLIO DELLA VENERIA - A. LO FASO DI SERRADIFALCO, La Basilica Mauriziana.Una chiesa torinese raccontata dai suoi antichi fedeli e frequentatori, Torino 2009,pp. 253-254.99 CAVAROCCHI, 1969, p. 138.100 ASCo, Notarile 3546, notaio Anselmo Luraghi, 17 aprile 1732.101 ASMi, Catasto 2557, fasc. 3. In un documento del 16 ottobre 1761 Gio-vanni Pietro Scotti risulta vice deputato dell’estimo.102 ASCo, Notarile 3549, notaio Martino Luraghi, 8 maggio 1739. Conquesto atto Giovanni Pietro nomina sua procuratrice generale la moglie peri successivi tre anni nel corso dei quali probabilmente è impegnato in areabresciana.103 PESCARMONA, 1997, p. 59.104 ASCo, Notarile 4024, notaio Isidoro Canevali, 26 aprile 1764 (Appendice,doc. 4). Si tratta dell’atto di apertura che contiene il testamento olografo del27 ottobre 1746, con cui Giovanni Pietro nominava come eredi i tre figli Pie-tro, Bartolomeo e Giosuè. L’atto è riportato parzialmente anche in BOSSI - CA-STELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, p. 227-238.105 ASCo, Notarile 4024, notaio Isidoro Canevali, 19 dicembre 1761 (Appen-dice, doc. 5).

106 APLaino, Status Animarum Paraetiae Laini, 1733 (Appendice, doc. 3). Nel-lo Status Animarum del 1753 nella casa del capitano Giovanni Pietro Scottiviene indicato «Bartolomeus eorum filius aettatis suae annorum 26».107 APLaino, Status Animarum Paraetiae Laini, 1781. Nella casa di GiacominaRetti vedova di Giovanni Pietro Scotti «Dominus Bartolomeus annorum 50».108 BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, p. 38.109 COMANEDI, 1795. «La pittura della cappella di Via Crucis nel cimiteriodella parrocchiale che rappresenta la Crocifissione di Cristo è opera che meritaattenzione di Bartolommeo Scotti in sua adolescenza».110 CARBONI, 1760, p. 9. «La vita del Cardin. Querini distribuita in vari Scudia fresco ha per autore Bortolo Scotti».111 M. A. BARONCELLI, Enrico Albrici, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIXsecolo. Il Settecento, III, Bergamo 1990, pp. 105-135, 198-199; V. TERRAROLI,La decorazione pittorica e plastica della Biblioteca Queriniana in Biblioteca Que-riniana, a cura di A. Pirola, Firenze 2000, pp. 57-65, in part. 64. Dalle me-daglie furono tratte incisioni in rame ad opera di Francesco Zucchi a partiredal 1753 per cui è presumibile che gli affreschi siano stati completati entroquella data. Cfr. B. PASSAMANI, Un momento della figurazione bresciana attornoalla metà del Settecento, in Cultura Religione e Politica nell’età di Angelo MariaQuerini, atti del convegno (Venezia-Brescia, 2-5 dicembre 1980), Brescia1982, pp. 547-550.

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dove si trasferì con il fratello più giovane Giosuè. Qui fu impe-gnato nella decorazione della chiesa di San Lorenzo a Daugen-dorf, sulla cui volta affrescò, insieme al fratello, la Storia della sal-vezza cristiana, e nell’abbazia di Zwiefalten112. Nella chiesa del-l’abbazia Bartolomeo eseguì, forse nel 1767, due pale d’altarenelle cappelle laterali: la prima raffigura i Quattordici santi ausi-liatori, la seconda il Martirio di sant’Orsola.

Un’altra opera di Bartolomeo, una tela raffigurante la Pre-dica di san Giovanni Battista, firmata sul retro dal pittore econservata in collezione privata, è stata segnalata da Marco Bo-na Castellotti113.

A questi dati si possono aggiungere ulteriori informazionigrazie a documenti d’archivio inediti. Due lettere autografe diBartolomeo, conservate nell’archivio parrocchiale di Preseglie, inValle Sabbia, ci confermano che fu in contatto con i deputatidella fabbrica per realizzare un quadro nella controfacciata dellachiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Nella primalettera, in data 2 agosto 1776114, il pittore, in attesa di una con-ferma sulla commessa, precisò che avrebbe dovuto rinviare l’ese-cuzione dell’opera, nella quale era prevista la raffigurazione dellaCrocifissione di Pietro, in quanto impegnato nella decorazionedella controfacciata della parrocchiale di Manerba, dove rappre-sentò la scena di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio (fig. 11),e ricordò, inoltre, di aver suggerito ai deputati di incaricare il fra-tello per una tavola della scuola. Nella seconda missiva, in data13 luglio 1777115, Bartolomeo riferì di aver ricevuto la richiestadi recarsi a Preseglie ma informò i deputati di dover differirel’opera in quanto impegnato nel Mantovano e chiese di avere nelfrattempo le misure del quadro inviando una risposta presso Vit-torio Bolla in Mantova.

Le lettere ci informano quindi su altre aree in cui Bartolo-meo è probabilmente coinvolto in quegli anni, a Manerba enel Mantovano, e forniscono spunti preziosi anche per rico-struire le relazioni con altri artisti. In primo luogo si possonoevidenziare i rapporti con Vittorio Bolla116, stuccatore e sca-gliolista di origine intelvese, e con il capomastro DomenicoCeresa, che risulta impegnato nel cantiere di Preseglie117 maanche nella parrocchiale di Manerba118. Inoltre è possibile sot-tolineare la familiarità con l’architetto Domenico Corbellini119

testimoniata in una lettera, in data 8 febbraio 1768120, conser-vata nell’archivio parrocchiale di Preseglie e probabilmente in-dirizzata al parroco o a un deputato della fabbrica. Purtropponei documenti contabili delle spese per la fabbrica della nuovaparrocchiale di Preseglie non sono registrati pagamenti relativi

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112 LAVAGNINO, 1943, p. 100; CAVAROCCHI, 1992, p. 185.113 BONA CASTELLOTTI, 1986, pp. 629-30, tav. 558.114 APPreseglie, Documenti chiesa, lettera del 2 agosto 1776 indirizzata a Fran-cesco Bazza deputato della fabbrica di Preseglie (Appendice, doc. 6). 115 APPreseglie, Documenti chiesa, lettera del 13 luglio 1777 indirizzata a Fran-cesco Bazza deputato della fabbrica di Preseglie (Appendice, doc. 7). 116 Paolo Vittorio Bolla è documentato come stuccatore e scultore a Mantovaper i fregi in terracotta della porta Dogana e a Guidizzolo. Cfr. THIEME - BEC-KER, IV, 1910, p. 245; S. PASQUINUCCI, Paolo Vittorio Bolla, in AllgemeinesKünstlerlexikon…, XII, 1996, p. 388; E. CAVALLARA, Le chiese e gli oratori dellaparrocchia di Cavriana, Cavriana 2000, p. 20.117 APPreseglie, Libro primo delle spese della fabrica della nuova chiesa paroc-chiale di Preseglie. In questo registro sono documentati diversi pagamenti alcapomastro Domenico Ceresa come direttore dei lavori di costruzione dellachiesa.118 G. LEALI, La Parrocchia di S. Maria Assunta, in L’Organo Marchesini nellaparrocchiale di S. Maria Assunta - Manerba del Garda, Manerba del Garda2002, pp. 30-33.

119 Sull’attività di Domenico Corbellini, indicato anche come probabile autoredel progetto per la chiesa parrocchiale di Manerba, si confronti FAPPANI, III,1978, p. 15; S. GUERRINI, Chiese bresciane dei secoli XVII e XVIII, Brescia 1981,pp. 33-34; A. RAPAGGI, Antonio, Carlo e Domenico Corbellini, in Le alternativedel barocco: architettura e condizione urbana a Brescia nella prima metà del Set-tecento, catalogo della mostra, Brescia 1981, pp. 118-119; R. BOSCHI, Dome-nico Corbellini, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXVII, Roma 1983, pp.724-726. G. DONNI, I Corbellini in Franciacorta, in Cultura, arte ed artisti inFranciacorta, atti del convegno (Provaglio d’Iseo, 14 settembre 1991), Brescia1993, pp. 115-117; S.W. STAPS, Domenico Corbellini, in Allgemeines Künstler-lexikon…, XXI, 1999, pp. 148-149.120 APPreseglie, lettera dell’8 agosto 1768 di Domenico Corbellini, indirizzataprobabilmente al parroco o a un deputato della fabbrica per segnalare lo scul-tore Santo Calegari, figlio di Antonio Calegari, per eventuali lavori di sculturada eseguire nella chiesa parrocchiale di Preseglie. «Il Signor Bortolo Scotti miha sempre ricordato la memoria che vostra reverenza conserva alla mia debolepersona, ed io riccordevole di tanta gentilezza ho sempre hauto presente la dol-ce di lei amicizia».

10. Bartolomeo Scotti, Episodi della vita del cardinal Querini. Brescia, Biblio-teca Queriniana.

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alla decorazione pittorica e non è quindi possibile confermarel’esecuzione dell’opera da parte di Bartolomeo Scotti121, anchein considerazione di un’evidente differenza stilistica con le po-che opere documentate. Risulta invece preziosa la descrizionedell’affresco da lui eseguito sulla controfacciata della parroc-chiale di Santa Maria Assunta a Manerba, che consente di do-cumentare una nuova opera relativa alla sua attività nell’areabresciana. Resta da indagare il possibile rapporto di collabora-zione nei cantieri del fratello Giosuè nell’area bresciana e so-prattutto l’attività nel Mantovano cui fa riferimento Bartolo-meo nel 1777.

Giosuè Scotti

Giosuè è il quarto figlio di Giovanni Pietro, nato probabilmentenel 1729 secondo le indicazioni reperite nello Status Anima-rum122. Ebbe due mogli, Federica Schumaker, sposata durante lasua permanenza a Stoccarda, e Maria Teresa Cominelli123.

Probabilmente si formò al seguito del padre e riscosse uncerto successo soprattutto all’estero, a Stoccarda e a San Pietro-burgo, come ricordò anche Giovanni Battista Giovio che sotto-lineò soprattutto i lauti compensi ottenuti presso la corte im-periale in Russia124.

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121 Antonio Fappani attribuisce a Pietro Scotti il Martirio di san Pietro in contro-facciata e al figlio Bartolomeo l’esecuzione delle quadrature fra il 1768 ed il 1769.Cfr. FAPPANI, XVII, 2001, pp. 27-28. Ugo Vaglia aveva semplicemente indicatouno Scotti come autore del Martirio di san Pietro sopra la bussola della porta mag-giore. Cfr. U. VAGLIA, La chiesa parrocchiale di Preseglie, in «Memorie storiche delladiocesi di Brescia», XX (1953), pp. 98-99. La decorazione interna della chiesa edella sacrestia, tradizionalmente assegnata a Pietro Scalvini, è stata recentementeattribuita a Carlo Innocenzo Carloni. Cfr. R. BARTOLETTI, Un inedito di Carloni

la decorazione settecentesca nella chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo a Prese-glie, in Tesori dipinti: cicli pittorici minori nelle valli Camonica, Sabbia e Trompiadal XV al XVIII secolo, a cura di B. D’Attoma, Brescia 2007, pp. 109-117.122 APLaino, Status Animarum Paraetiae Laini, 1733 (Appendice, doc. 3). Nel-lo Status Animarum del 1753 nella casa del capitano Giovanni Pietro Scottiviene indicato «Iosue eius filius aettatis suae annorum 24».123 BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, p. 38.124 GIOVIO, 1784, pp. 464-465.

11. Bartolomeo Scotti, Gesù scaccia i mercanti dal Tempio. Manerba del Garda, chiesa di Santa Maria Assunta, controfacciata.

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Le prime notizie sulla sua attività si riferiscono all’area bre-sciana. Gli viene infatti attribuita una collaborazione con Fran-cesco Monti in Val Trompia per la decorazione della nuova par-rocchiale di Villa Carcina, dedicata ai Santi Emiliano e Tirso,eseguita fra il 1750 ed il 1751125.

Successivamente fu impegnato per un intervento decorativonel santuario della Via Crucis a Cerveno, in Valle Camonica, dovecollaborò con un altro lainese, Paolo Corbellini126, documentatodal 7 giugno 1753127 e affiancato in un secondo momento daGiosuè. I due pittori furono pagati per l’esecuzione degli affreschidella volta e delle pareti del santuario128, ma vengono riferite alCorbellini anche le decorazioni di undici cappelle129 che illustranole stazioni della Via Crucis. Dall’esame degli affreschi sembra ve-rosimile indicare un intervento di Giosuè prevalentemente nellefigure lungo le pareti e in particolare sopra l’ingresso (fig. 12).

Dopo questa presenza nel bresciano non si hanno notizie diGiosuè fino al suo trasferimento in Germania meridionale insie-me al fratello maggiore Bartolomeo. Dal 1763 ricoprì il ruolo dipittore e scenografo di corte a Stoccarda e successivamente, dal1767, fu nominato professore all’Accademia di Belle Arti e poiall’Accademia militare130. Della sua attività come scenografo sipossono ricordare gli apparati per l’opera drammatica Calliroe diAntonio Sacchini che doveva essere rappresentata nel teatro diLudwigsburg nel 1770131.

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125 P. GUERRINI, Villa Cogozzo, 1936, p. 24; FAPPANI, XVII, 2001, p. 27.126 Paolo Corbellini, nato a Praga il 24 aprile del 1711, era figlio dello stucca-tore Giacomo Antonio Corbellini, originario di Laino e attivo anche nel can-tiere di Ludwigsburg, che nel 1716 aveva testimoniato a favore di BartolomeoScotti, zio di Giosuè, per l’ottenimento della cittadinanza di Praga. Cfr. O. J.BLAŽIČEK, Giacomo Antonio Corbellini e la sua attività in Boemia, in «ArteLombarda», XI (1966), pp. 169-176; F. CAVAROCCHI, Diego Francesco Carlonie Giacomo Antonio Corbellini nel tricentenario della nascita, in «Como», 4(1974), pp. 12-21; V. NAŃKOVÁ, Giacomo Antonio Corbellini, in DizionarioBiografico degli Italiani, XXVIII, Roma 1983, pp. 726-727. Gli stretti rapportidei Corbellini con la famiglia Scotti sono documentati anche dalla nomina diPaolo come tutore ed esecutore testamentario di Giovanni Pietro Scotti. Cfr.Appendice, doc. 4. Paolo Corbellini fu attivo come pittore soprattutto nel bre-sciano e morì il 12 luglio del 1769 a Doverio di Corteno in Valle Camonica.Per un quadro sintetico della sua attività si veda: FAPPANI, III, 1978, p. 16; G.PANAZZA, Corbellini Paolo, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXVIII, Ro-ma 1983, pp. 728-729; DONNI, 1993, pp. 121, 134; S.W. STAPS, Paolo Cor-bellini, in Allgemeines Künstlerlexikon…, XXI, 1999, p. 150; Arte in Valcamo-nica, a cura di B. Passamani, Gianico 2000, pp. 193-194, 370. 127 Cfr. G. GASPAROTTI, La chiesa parrocchiale e il Santuario della Via Crucis diCerveno, Breno 1959, pp. 29-30; G. GASPAROTTI, Cerveno e il suo santuario,Brescia 1992, pp. 32-33. 128 Nei registri del santuario è documentato un pagamento in data 13 agosto1753: «per aver pitturate le tre medaglie dell’involto e la medaglia della Risur-rezione sopra il sepolcro e la mezzaluna sopra la porta e tutto il resto fatto dinovo lire 572». Un successivo pagamento è registrato in data 26 novembre1753. Cfr. GASPAROTTI, 1959, p. 30.129 GASPAROTTI, 1992, p. 33. 130 LAVAGNINO, 1943, p. 100; CAVAROCCHI, 1992, p. 185.131 A. SACCHINI, Calliroe, dramma per musica da rappresentarsi nel Gran TeatroDucale di Louisbourg festeggiandosi il felicissimo giorno Natalizio di sua altezzaserenissima Carlo duca regnante di Wirtemberg et Teck, Stuttgart 1770. Il fronte-spizio indica che «Lo Scenario è di nuova invenzione del signor Giosuè Scotti,pittore della corte del Teatro di S.A.S».

12. Giosuè Scotti, affresco sulla parete d’ingresso. Cerveno, santuario della ViaCrucis.

13. Giosuè Scotti, Martirio di Santo Stefano. Zwiefalten, chiesa dell’abbazia.

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Nello stesso periodo insieme a Bartolomeo fu impegnato nel-la decorazione della chiesa di San Lorenzo a Daugendorf, sullacui volta affrescò la Storia della salvezza cristiana, e nell’abbaziadi Zwiefalten132. In quest’ultima chiesa Giosuè eseguì, forse nel1767, la pala d’altare del transetto sinistro, che raffigura il Mar-tirio di santo Stefano (fig. 13), e la pala d’altare in una cappellalaterale che rappresenta il Martirio di san Maurizio.

Giosuè si trattenne in Germania per circa sedici anni, secon-do quanto riferisce il Giovio che fornisce anche indicazioni rela-tive a un periodo di attività milanese, ricordando in particolare

lavori per il conte Pietro Venini: «Travagliò poscia a Milano, efra gli altri per D. Pietro Venini»133. A questo periodo risale l’in-tervento di Giosuè in palazzo Greppi citato nella guida di Mila-no del Bianconi134: «È degno di lode ancora il teatrale giudiziodi coprire la non piacevole vista di disuguali case dalla parte delgiardino con pittura fatta dallo Scotti, che ha dipinto ancora lavolta, e mura della gran scala, morto l’anno passato a Pietrobur-go con dolore di tutti». Il riferimento al prematuro decesso inRussia ha consentito di identificare l’artista citato dal Bianconicon Giosuè, morto effettivamente nel 1785 a San Pietroburgo.L’opera del pittore nel palazzo è documentata anche da una rice-vuta di pagamento del 5 novembre 1778135 che conferma l’ese-cuzione della decorazione sulla facciata verso il giardino, pur-troppo perduta, e dei parapetti nell’appartamento verso la strada.Sulla volta dello scalone si conserva anche un medaglione tradi-zionalmente attribuito a Giosuè136, nel quale è affrescato il Carrodell’Aurora. A quest’opera potrebbe riferirsi anche un disegnoconservato in Biblioteca Ambrosiana che Giulia Fusconi137 haindicato come possibile bozzetto preparatorio.

Successivamente Giosuè è documentato in area bresciana aLonato e a San Felice del Benaco. Il 6 dicembre del 1778138 ven-ne stipulato il contratto per la decorazione della cupola della ba-silica di San Giovanni Battista a Lonato, realizzata su progettodell’architetto Paolo Soratini139. Gli affreschi furono completa-tati entro il 1780, come indica un’iscrizione nel pennacchio dellacupola sotto la figura dell’Evangelista Marco140. Il pittore intel-vese raffigurò nei pennacchi della cupola i Quattro Evangelisti,nella calotta otto tondi con Scene dell’Antico e del Nuovo Testa-mento e nella volta del cupolino l’Arcangelo Michele. A Giosuèvengono attribuiti141 anche gli affreschi sulle volte della navata

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132 LAVAGNINO, 1943, p. 100; CAVAROCCHI, 1992, p. 185.133 GIOVIO, 1784, p. 464. Potrebbe trattarsi di un incarico per la decorazionedel palazzo Venini in via Chiaravalle a Milano, poco lontano da palazzo Grep-pi. Secondo quanto riferisce Giulio Scotti ci sarebbero affreschi di Carlo Scottinella Villa Giulia di Bellagio segnalati in un manoscritto di Giuseppe Bellini(G. BELLINI, La Valle Intelvi, note geologiche e storiche, 1898, pp. 156-157). Cfr.G. SCOTTI, L’antica famiglia varennate degli Scotti, in «Periodico della SocietàStorica Comense», 86-87 (1916), pp. 65-97, in part. 93. In realtà nel mano-scritto del Bellini, conservato nella Biblioteca Comunale di Como (Ms.2.4.31), non vi sono indicazioni relative ad affreschi nella villa di Bellagio maè significativo che l’edificio sia appartenuto proprio a Pietro Venini che avrebbecommissionato lavori a Giosuè Scotti in Milano.134 C. BIANCONI, Nuova Guida di Milano per gli amanti delle Belle Arti, Milano1787, ed. anast. Sala Bolognese 1980, p. 179. 135 ASDMi, Archivio Greppi, filza 50, Mandati di Cassa dal n° 1 al n° 150. Laricevuta di pagamento, cortesemente segnalata da Andrea Bonavita, consente didocumentare l’opera eseguita dal pittore: «Distinzione e conto del opere pro-spetiche da me sottoscritto fatte per ordine grazioso del illustrissimo signor donAntonio consigliere Greppi e dette opere sono dipinte verso il giardino, e poianche come sotto specificate anche nel apartamento verso strada. Primo per set-te facciate prospeticamente dipinte, e secondo acordo fatto giliati cinquanta di-co giliati 50. Secondo per li ulteriori acrescimenti fatti di facciate come si vedo-no pure verso il giardino, e più anche compreso il rifacimento di lamberie e pa-rapetti nell’apartamento nobile verso strada giliati ottanta dico giliati 80. Con-fesso io sottoscritto di avere ricevuto per saldo di detti lavori li sudetti giliaticento e trenta. Fede atesto Giosuè Scotti. Milano li 5 novembre 1778».136 G. MULAZZANI, Gli interventi figurativi, in Il palazzo di Antonio Greppi in

Milano: un’opera del Piermarini, Milano 1995, pp. 69-111, in part. 95-96; E.BIANCHI, Palazzo Greppi, in Milano neoclassica, a cura di F. Mazzocca, A. Mo-randotti e E. Colle, Milano 2001, pp. 189-206, in part. 190-191; E. BIANCHI,Giosuè Scotti, in Milano neoclassica, 2001, p. 633.137 G. FUSCONI, Giosuè Scotti, in L’artista e il suo atelier. I disegni dell’acqui-sizione Osio all’Istituto Nazionale per la Grafica, catalogo della mostra, a curadi G. Fusconi, Roma 2006, p. 133. Il disegno in Biblioteca Ambrosianacod. F. 283 inf n. 52 era stato assegnato a Giovan Angelo Borroni da Rossa-na Bossaglia. 138 In un manoscritto di Giacomo Attilio Cenedella è ricordata l’approvazionedel contratto nell’anno 1778: «Nel giorno 6 dicembre il Comune nel suo Con-siglio approvava il contratto dei Deputati della fabbrica della Chiesa col classi-co pittore Giosuè Scotti (non Giuseppe com’è scritto) per la dipintura dellaCupola coi quattro Evangelisti per la somma di 700 zecchini veneti pari a circalire 714 italiane». Cfr. J. A. CENEDELLA, Memorie storiche lonatesi, 1874, libro34, ms., Brescia, Biblioteca Queriniana. La citazione è riportata in G. GANDI-NI, Lonato, Lonato 2004, p. 185. La ratifica del contratto da parte della Co-munità di Lonato è ricordata anche in A. PIAZZI, Lonato. La Basilica di S. Gio-vanni Battista, Brescia 1980, p. 45.139 Per la figura dell’architetto Paolo Soratini si rimanda a N. PIRAZZOLI, Unacronaca di architettura di Giuseppe Antonio Soratini, in Il settecento a Ravenna enelle legazioni: fabbrica, progetto, società, atti del convegno (Ravenna, 2-3 di-cembre 1977), a cura di D. Berardi, Faenza 1979, pp. 16-43; GUERRINI, 1981,pp. 65-66; Paolo Soratini architetto lonatese (al secolo Giuseppe Antonio), catalo-go della mostra, atti del convegno (Lonato, ottobre 1980), Brescia 1982.140 «Josuè Scotti pinxit MDCCLXXX».141 GANDINI, 2004, pp. 171, 173, 177, 181, 203.

14. Giosuè Scotti, Gesù scaccia i mercanti dal Tempio. Lonato, basilica di SanGiovanni Battista, controfacciata.

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15. Giosuè Scotti, San Giovanni Evangelista, disegno preparatorio. Milano, Biblioteca Ambrosiana.

16. Giosuè Scotti, San Giovanni Evangelista. Lonato, basilica di San Giovanni Battista.

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(San Lorenzo distribuisce i tesori della Chiesa ai poveri; Assunzionee Incoronazione della Vergine; San Zeno che benedice la figlia diGallieno), sulla volta del presbiterio (Il Trionfo di san GiovanniBattista) e l’affresco sulla controfacciata, dove raffigurò la Cac-ciata dei mercanti dal Tempio (fig. 14, tav. 21), reinterpretandoun modello figurativo già utilizzato nel 1776 dal fratello Barto-lomeo nella chiesa parrocchiale di Manerba. Per la decorazionedella cupola di Lonato esistono anche due disegni preparatori re-lativi ai pennacchi (figg. 15-18, tavv. 22-23). Il primo, conser-vato in Biblioteca Ambrosiana a Milano, raffigura San GiovanniEvangelista (fig. 15) ed era stato indicato da Amalia BarigozziBrini142 come possibile decorazione di una chiesa tedesca ma èstato recentemente riconosciuto da Giulia Fusconi143 come di-segno preparatorio per la chiesa di Lonato, grazie al confrontocon l’altro disegno, proveniente dalla collezione Osio, che rap-presenta il pennacchio con l’Evangelista Marco (fig. 18, tav. 22).

142 A. BARIGOZZI BRINI, Giosuè Scotti, in Disegni del Settecento lombardo, catalogodella mostra, a cura di A. Barigozzi Brini e R. Bossaglia, Vicenza 1973, p. 67.143 FUSCONI, 2006, pp. 132-133.

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17. Giosuè Scotti, San Marco. Lonato, basilica di San Giovanni Battista.

18. Giosuè Scotti, San Marco, disegno preparatorio. Roma, Istituto Nazionaleper la Grafica.

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Mentre era impegnato a Lonato Giosuè fu contattato dai de-putati del Consiglio comunale di San Felice del Benaco per com-pletare la decorazione, iniziata da Carlo Innocenzo Carloni, dellachiesa parrocchiale dei Santi Felice e Adauto, costruita su pro-getto dell’architetto Domenico Corbellini144. Nel mese di lugliodel 1780 fece un sopralluogo nella chiesa e presentò la sua offer-ta che comprendeva gli affreschi delle volte delle cappelle, dellemedaglie sui fianchi, nell’architrave del presbiterio, in controfac-ciata e nel coro145. Il 22 ottobre del 1780 il Consiglio di San Fe-lice del Benaco approvò la proposta del pittore e nel mese di gen-naio del 1781 stabilì le modalità di pagamento146. Nel corso del1781 Giosuè dipinse i costoloni dei due altari laterali, dedicatial Santissimo Sacramento e alla Madonna del Rosario, completòla decorazione dell’arcone del presbiterio e della controfacciata erealizzò anche l’affresco sopra la porta d’ingresso in cui è raffi-gurato il Martirio di santa Flavia.

Pochi anni dopo, nel 1784, Giosuè fu chiamato da GiacomoQuarenghi per prestare la sua opera al servizio di Caterina II147,imperatrice di Russia. Dall’esame delle lettere del Quarenghiemerge che probabilmente conosceva lo Scotti già nel 1776148 esicuramente ne apprezzava le capacità. Nella lettera inviata aGiuseppe Franchi a Milano nel febbraio del 1784, in cui specifi-ca i termini del contratto che verrà offerto al pittore, il Quaren-ghi precisa di chiamare fra i tre fratelli Scotti proprio Giosuè cheaveva visto all’opera nella casa Fogaccia di Bergamo149.

L’offerta di 800 zecchini annui oltre a un compenso di 150zecchini per il viaggio di andata e altrettanti per il ritorno fu si-curamente allettante e spinse Giosuè, che all’epoca risultava re-

sidente a Milano in parrocchia di San Simpliciano, a partire perSan Pietroburgo, portando con sé il figlio tredicenne Pietro e la-sciando la cura degli altri figli a Maria Teresa Cominelli, sua se-conda moglie, nominata procuratrice generale150. Giosuè avevaquindi deciso di «trasferirsi all’Imperiale Corte della Russia perimpiegare colà l’opera sua di pittore figurista, ed ornatista»151 ela partenza da Milano avvenne il 19 maggio del 1784. L’indica-zione sottolinea la capacità del pittore intelvese di occuparsi nonsolo di figure ma anche di ornati; ne era una prova tangibile adesempio la decorazione della calotta della cupola di San Giovan-ni Battista a Lonato.

Il primo incarico per il quale il Quarenghi intendeva fare ri-corso a Giosuè era la decorazione del Teatro dell’Ermitage, comerisulta da un appunto sul disegno inviato a Caterina II nel qualechiese di poter impiegare per dipingere il plafone e il sipariodell’avanscena due pittori appena giunti a San Pietroburgo, loScotti e il Veneziano152. Successivamente Giosuè fu impegnatoin altri cantieri del Quarenghi: nel palazzo imperiale di CarskoeSelo, dove decorò il soffitto del padiglione per i concerti, e neicastelli di Gatchina e di Pavlovsk153. Fece testamento il 22 mag-gio del 1785, nominando il fratello Bartolomeo e la moglie Te-resa come tutori dei figli, e morì il 26 maggio del 1785154, circaun anno dopo il suo arrivo a San Pietroburgo.

Giosuè fu attivo probabilmente anche nel territorio della Val-le Intelvi, ma mancano documentazioni e riscontri in riferimen-to al suo operato. Alcuni studiosi155 gli assegnano due opere chevengono tradizionalmente attribuite anche al fratello Carlo156:l’affresco nel presbiterio della chiesa di San Michele a Pellio

144 GUERRINI, 1981, p. 34.145 P. MAZZOLDI, San Felice del Benaco e il suo territorio. Saggi di ricerca per una ri-costruzione storica, San Felice del Benaco 2000, p. 319. In riferimento al sopral-luogo e al contratto con Giosuè Scotti il Mazzoldi cita una nota conservata nel-l’Archivio Comunale di San Felice del Benaco, Ordinamenti, fald. 21, 31 luglio1780: «I signori eletti destinati a procurare la scielta d’un pittore per le pitture dafarsi nelle velle delle capellette, e quatro medaglie a fianchi di essa li quadrati, edornati nell’architrave di fassiata al presbiterio, come pure nella volta del presbite-rio, medaglie 4 ne fianchi di essa, e quadretti nel coro, avere trattato col GiosuèScotti pittore milanese condotto di presente dalla ragguardevole Comunità di Lo-nato per le pitture di questa chiesa nel occasione del sopraluogo fatto a questachiesa quale s’esibì a sua spese fare le pitture sudette nel prezzo ristretto di cechini175 coll’obligo alla fabrica del abitatione, di due letti, e della batteria di cucina».146 MAZZOLDI, 2000, p. 319. Le notizie sono ricavate dagli Ordinamenti delConsiglio comunale in data 22 ottobre 1780 e 7 gennaio 1781.147 Giacomo Quarenghi, a cura di S. Angelini, Milano 1984, p. 74.148 V. ZANELLA, Giacomo Quarenghi architetto a Pietroburgo. Lettere e altri scrit-ti, Venezia 1987, p. 32. Durante il suo soggiorno romano in una lettera a Tom-maso Temanza del 1776 indica: «gli raccomando il signor Scotti dal quale ri-ceverà una stampa dell’Arco di Susa».149 ZANELLA, 1987, p. 56. «Le avverto che dei tre fratelli Scotti il sig. Giosuè èquello da mandar qui, il quale io mi ricordo di averlo conosciuto in Bergamoin casa Fogaccia, e di aver veduto dei suoi lavori». La casa Fogaccia o casa del-l’Arciprete, edificio rinascimentale, fu infatti oggetto di rinnovamento degli ap-parati decorativi nel XVIII secolo e ancora nella prima metà del XIX secolo.Cfr. N. SACCHI, Il restauro della Casa dell’Arciprete, in «La Rivista di Bergamo»,10 (1977), pp. 5-8; V. ZANELLA, Bergamo Città, Bergamo 1971, pp. 46-47.150 ASMi, Notarile 47692, notaio Andrea Mojoli, 18 maggio 1784. «Il Sig.Giosuè Scotti figlio dellora fu signor Capitano Pietro, che abita in porta Co-

masina parrocchia di San Simpliciano di Milano, qui presente il quale doven-dosi portare al servizio della Imperiale Corte della Russia ed ivi rimanere perqualche anno volontariamente ed in ogni miglior modo ha fatto, e fa, ha creatoe crea, ha constituito e constituisce, ed ha solennemente deputato in di lui cer-ta attrice e procuratrice generale e generalissima e come meglio la signora Ma-ria Teresa Cominelli, di lui moglie». L’atto è riportato parzialmente anche inBOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, p. 244.151 Le notizie sulla partenza di Giosuè per la Russia sono contenute in un attonotarile. ASMi, Notarile 47663, notaio Natale Biella, 2 marzo 1803.152 «L’Architecte domande la permision d’employer pour peindre le plafond etaussi le rideau de l’avan scene les deux peintres dernièrement arrivé c.a.d. mon-sieur Scotti, et le Venitien»; cfr. Giacomo Quarenghi, 1984, pp. 114, 373.153 LO GATTO, 1943, p.108; CAVAROCCHI, 1977, p. 43; CAVAROCCHI, 1992,p. 186.154 ZANELLA, 1987, p. 412; CAVAROCCHI, 1992, p. 186; BOSSI - CASTELLIN -CATTONI - SACCHI, 2004, p. 38. La data di morte di Giosuè è anche in un attorelativo alla dote di Irene Scotti. ASMi, Notarile 47663, notaio Natale Biella,9 maggio 1804.155 CAVAROCCHI, 1977, p. 43; LAZZATI, 1986, pp. 74, 114, 162-163; CAVA-ROCCHI, 1992, p. 186; CETTI, 1993, pp. 105-106. Battista Cetti indica comepossibile opera di Giosuè anche un affresco che raffigura il Martirio di san Gio-vanni nell’oratorio di San Giovanni Nepomuceno a Ramponio sottolineandouna presunta somiglianza con l’opera nella parrocchiale di Laino.156 CONTI, 1896, p. 186; Onoranze ad Ercole Ferrata ed agli artisti intelvesi,Como 1910, p. 57; Mostra vallintelvese d’arte sacra antica, catalogo della mo-stra, Porlezza 1961, p. 9; F. CAVADINI, La Valle Intelvi, Como 1968, pp. 134,151; A. SPIRITI, Laino, in Da Cernobbio alla Valle Intelvi, Como 1997, pp.103-110, in part. 107; A. SPIRITI, Pellio Intelvi, in Da Cernobbio…, 1997, pp.129-134, in part. 130.

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Inferiore, nel quale è raffigurato l’Arcangelo Michele che vince ildiavolo157, e l’affresco che rappresenta il Martirio di san Lorenzonel presbiterio della chiesa di San Lorenzo a Laino158.

È stato indicato anche come autore di un disegno raffiguran-te una Figura allegorica pubblicato in un’asta Finarte nel 1984159

e attribuito in forza di una scritta antica con il nome «Scotti».Inoltre gli viene assegnato un autoritratto inserito in un catalogoSotheby’s nel 2002160 e successivamente passato in asta in unavendita della casa d’asta Tajan a Parigi nel 2003161.

La ricostruzione del corpus di opere di Giosuè, che purtroppodocumenta soprattutto gli ultimi anni di attività prima della par-tenza per la Russia, mette in luce una figura di sicuro valore, chepotrà giovarsi di ulteriori approfondimenti in relazione agli annidi formazione e al lungo periodo di permanenza in Germania.

Carlo Scotti

Carlo è l’undicesimo figlio di Giovanni Pietro, nato a Laino il21 giugno del 1747162. Il 13 gennaio del 1773 sposò GaetanaQuaglio163, da cui ebbe cinque figli. La sua formazione, più che

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157 Questo affresco è ricordato da Rocco Comanedi come opera di Carlo Inno-cenzo Carloni: «Pelsotto nella chiesa parrocchiale l’inconetta rappresentante lapurificazione della Madonna dipinta in tela ed il S. Michele dipinto a fresco nellavolta del coro sono di Carlo Carloni»; cfr. COMANEDI, 1795. Per la pala d’altareche raffigura la Purificazione della Vergine si rimanda a D. PESCARMONA, Purifi-cazione della Vergine, in Carlo Innocenzo Carloni…, 1997, pp. 162-163.158 In considerazione delle diverse ipotesi formulate e della mancanza di docu-menti che consentano di precisarne l’attendibilità Marco Lazzati ha indicatol’attribuzione dell’opera a uno degli Scotti. Cfr. M. LAZZATI, Chiese e oratori diLaino, Laino 2001, p. 15.159 Asta Finarte 1991, Milano, lotto 147, p. 66. Il disegno è stato segnalato inPESCARMONA, 1997, p. 58.160 Sotheby’s Catalogue WO 28O3, Londra 2002, lotto 379.161 Tajan Tableaux Anciens, Parigi 2003, lotto 29, p. 14. BOSSI, 2006, p. 66. Ildipinto ad olio su tavola di formato ridotto (cm 43 × 33) presenta sul retroun’iscrizione antica che precisa l’attribuzione.162 APLaino, Liber Baptizzatorum, 1747. «Anno Domini millesimo septingen-tesimo quadragesimo septimo die vero vigesima secunda mensis Iunii Lainii.Ego Antonius Laurentius Aliprandus parochus ecclesiae parochialis Sancti Lau-rentii martiris Laini, rite et solemniter in eadem ecclesia baptizzavi puerumnocte superiori natum ex domino capitaneo Ioanne Petro de Schottis filioquondam alterius Petri et domina Iacobina de Rettis filia Laurentii, legittimisiugalibus huius meae Pareciae, cui puero impositum fuit nomen Carolus An-tonius Ioannes Baptista Iulianus Paulinus. Patrini fuerunt dominus Bartolo-meus de Scottis filius supradicti domini capitanei et Teresa Corbellini filia Do-minici, omnes de Laino noti et idonei».163 Gaetana, figlia di Domenico Quaglio, era nipote del pittore Giulio Quaglio.APLaino, Liber Matrimoniorum, 1773. «Anno Domini suprascripto die decimatertia Ianuarii. Una denontiatione premissa inter missarum solemnia die 10ªmensis iam dicti, dispensatis a superiore alii diebus, probata apud eundem statuslibertate nulloque legitimo detecto impedimento ego reverendus Paulus Cane-vali reverendus parocus huius ecclesiae Sancti Laurentii Laini, in eadem ecclesiainterrogavi dominum Carolum Antonium Scotti filium quondam domini Petriet dominam Gaetanam Qualeam filiam domini Dominici huius meae paraetiae,eorumque mutuo consensu habito solemniter per verba de presenti matrimonioconiunxi. Testes fuerunt dominus Antonius Pinchetti de Blassanio et LaurentiusViscardi filius Antonii Mariae huius loci, omnes noti et idonei».

19. Carlo Scotti, Incoronazione della Vergine. Bovegno, santuario della Miseri-cordia.

20. Carlo Scotti, Sacrificio dell’Antica Alleanza. Villa Carcina, chiesa dei SantiEmiliano e Tirso, sacrestia.

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col padre, avvenne forse coi fratelli più grandi Giosuè e Bartolo-meo, che fu anche suo padrino di battesimo.

Le prime notizie sulla sua attività risalgono al 1767 e ri-guardano un intervento nel santuario della Misericordia a Bo-vegno in Valle Camonica, dove realizzò due medaglioni nellevolte degli altari laterali in cui raffigurò l’Incoronazione dellaVergine (fig. 19) e la Presentazione al Tempio della Vergine164.Nel libro contabile conservato nell’archivio parrocchiale diBovegno sono registrati nel 1767 pagamenti per i colori nelmese di settembre e un pagamento di 405 lire a «Carlo Scottipittore» il 10 ottobre165. In questo cantiere sono documentatidiversi artisti provenienti dall’area comasca166 e nello stessoperiodo è attivo anche un altro intelvese, lo stuccatore PaoloVittorio Bolla167, che Bartolomeo Scotti indicava nel 1777 co-me suo recapito in Mantova. Nello stesso territorio vengonoattribuite a Carlo alcune decorazioni realizzate sulla contro-facciata (Martirio di san Lorenzo) e sulla volta del presbiterio(Santissima Trinità con san Bernardo abate e Madonna Imma-colata con Bambino) nella chiesa di San Bernardo a Magno diBovegno168.

Forse a questi anni può risalire anche l’affresco che raffigurail Sacrificio dell’Antica Alleanza (fig. 20) eseguito nella sagrestiadella chiesa parrocchiale dei Santi Emiliano e Tirso a Villa Car-cina che riporta nella parte inferiore la firma169. Pur in assenzadi indicazioni dalla documentazione archivistica, a Carlo è stataattribuita anche una collaborazione con Francesco Monti nelladecorazione della chiesa ma appare impossibile ipotizzare un suocontributo negli anni in cui il Monti risulta attivo a Villa Carci-na (1750-1751)170.

Alcuni anni dopo, nel 1773, Carlo realizzò la decorazione delsalone di palazzo Bettoni Cazzago a Brescia in cui lasciò anche

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164 A. LODA, I dipinti, in Bovegno nell’arte, a cura di C. Sabatti, Roccafranca2006, pp. 47-100, in part. 81.165 APBovegno, Libro della Beata Vergine Maria della Misericordia di Bove-gno, 10 settembre 1767 «detto pagati al signor Giovanni Felrone per li coloriper il signor pittore della Beata Vergine lire 150», «detto pagati al signor Cas-setti di Brescia per li colori per il santuario della Beata Vergine per la pitturalire 236», 10 ottobre 1767 «detto conti al signor Carlo Scotti pittore et almedemo datogli debito lire 405». Questi dati d’archivio sono riportati anchein C. SABATTI, Documenti e regesti d’arte, in Bovegno nell’arte, 2006, pp. 137-317, in part. 265.166 V. VOLTA, Il Santuario della Misericordia, in Bovegno di Valle Trompia. Fontiper una storia, Brescia 1985, pp. 63-82. Oltre a Vittore Bolla vengono ricordatiAntonio Caprana (ma probabilmente si deve intendere Caprani), GiovanniSchera e Carlo Bianchi. 167 O. PIATTI, L’Apparizione della Beata Vergine della Misericordia di Bovegnoed il suo Santuario, Pavia 1913, p. 30. L’autore ricorda che secondo i dati degliAnnali di Bovegno nel 1768-69 furono eseguiti gli stucchi sui pilastri, le lesenee le volte delle cappelle, realizzati dal comasco Vittorio Bolla.168 LODA, 2006, p. 83.169 «CAR SCOTTI PINST». L’iscrizione è riportata in G. BARONIO - G. FUSARI, Lachiesa parrocchiale dei Santi Emiliano e Tirso di Villa Carcina, Manerbio 2004,p. 116.170 BARONIO - FUSARI, 2004, p. 116. In particolare gli è stata attribuita la fi-gura della Speranza in una medaglia della volta della navata.

21. Carlo Scotti, figura allegorica dell’Aritmetica con la firma del pittore. Bre-scia, palazzo Bettoni Cazzago.

22. Carlo Scotti, Divinità dell’Olimpo. Brescia, palazzo Bettoni Cazzago.

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la firma inserita in un filatterio171 (fig. 21) in cui si definiva in-ventore e pittore di figure e di architetture. In questo modo l’ar-tista sottolineava non solo la capacità di affrontare entrambe ledue specialità, superando il tradizionale ricorso ai quadraturistiche caratterizzava l’attività del padre specialista in figure, ma an-che un cambio di gusto nelle decorazioni che offrivano sempremaggior peso a una finta architettura la quale non doveva esseredisgiunta dall’edificio ma proseguirne gli elementi principali. In-fatti sulle pareti del salone Carlo raffigurò quadrature che si ac-cordano con l’impianto della sala, al cui interno sono dipinti dueriquadri con prospettive architettoniche, le figure allegorichedelle Arti Liberali (la Grammatica, l’Aritmetica, l’Astronomia e laMusica), inserite in finte nicchie, e due medaglioni con scene dibattaglia. Sulla volta invece sono affrescate le Divinità dell’Olim-po (fig. 22), disposte entro un finto loggiato prospettico, sorrettoda telamoni, nel quale si scorgono armi, trofei e figure di puttiin monocromo che animano la scena.

Non sono note opere di Carlo negli anni immediatamente suc-cessivi a questa parentesi bresciana mentre è particolarmente riccala sua attività nel decennio seguente. Nel 1780 è documentato aSondrio dove realizzò la decorazione della cappella dell’Annunzia-ta172 che doveva essere la prima di una serie di quindici cappellecollegate alla Madonna della Sassella. L’edificio a pianta ottagonalepresenta sulle pareti una partitura architettonica entro la quale so-no raffigurate cinque scene: la Fuga in Egitto, l’Adorazione dei pa-stori, la Presentazione di Gesù al Tempio, la Visitazione e Gesù tra idottori. Sulla volta, scandita in otto comparti a finta architettura, èrappresentata l’Immacolata con il Bambino che trafigge il drago.

È invece superata l’indicazione di un’altra opera nel 1780,proposta da Battista Leoni173 che aveva assegnato al pittore intel-vese una tela raffigurante la Gloria di san Lorenzo, collocata sul-l’altare maggiore della parrocchiale di San Lorenzo a Fusine174.

Nel 1782 Carlo fu impegnato ancora in Valtellina nella de-corazione del salone di palazzo Cattani Morelli a Teglio. I libricontabili della famiglia documentano in data 8 luglio 1781 l’ac-cordo fra Geronimo Cattani e il pittore intelvese.175. Come sot-tolineato da Enrico Noè176 e da Simonetta Coppa177 le quadra-ture architettoniche realizzate da Carlo nel salone a doppia al-tezza del palazzo rappresentano un momento significativo nelcorpus dell’artista in quanto testimoniano un deciso passaggioverso il neoclassicismo.

In quegli anni Carlo lavorò anche alla decorazione del pre-sbiterio della chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Dongo178

per la quale aveva sottoscritto un contratto con i fabbricieri dellacollegiata il 13 novembre del 1781179. Il ciclo comprende due ri-quadri sulle pareti del presbiterio in cui, secondo le indicazionidei fabbricieri, il pittore rappresentò la Predicazione di santo Ste-fano e il Martirio di santo Stefano (fig. 23) per il quale, come ave-va già segnalato Daniele Pescarmona180, reinterpretò il modellogià utilizzato dal fratello Giosuè per una pala d’altare con lo stes-so soggetto nel transetto nella chiesa dell’abbazia di Zwiefalten.Sulla volta del presbiterio raffigurò la Gloria di santo Stefano, at-torniato da figure angeliche, nei pennacchi i quattro Evangelistie sulla volta del coro il Sacramento dell’Eucaristia. L’opera, com-pletata nel 1782 secondo gli accordi del contratto, fu saldata il29 gennaio del 1783, come documenta la ricevuta rilasciata da

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171 «CAROLUS SCOTTI MEDIOLANENSIS FIGURUM ET ARCHITECTURAE INVENTOR

ET PICTOR FECIT ANNO SALUTIS MDCCLXXIII AETATIS SUAE XXVI». La firma eragià stata segnalata da Fausto Lechi che non aveva però individuato il pittoreintelvese come autore della decorazione. Cfr. F. LECHI, Le dimore bresciane incinque secoli di storia, VI, Brescia 1977, pp. 406-415. Il riferimento a Carlo co-me autore di questo ciclo, grazie anche alla corrispondenza dei dati anagraficiindicati nell’iscrizione, è stato messo in luce in BOSSI - CASTELLIN - CATTONI -SACCHI, 2004, p. 52. Recentemente Ivana Passamani Bonomi ha correttamen-te ricondotto quest’opera a Carlo Scotti indicandolo come possibile autore del-la decorazione di un’altra sala del palazzo. Cfr. I. PASSAMANI BONOMI, Il Palaz-zo Bettoni Cazzago: la prospettiva perduta, le prospettive recuperate, in La citta-della degli studi. Chiostri e palazzi dell’Università di Brescia, a cura di V. Volta,Milano 2006, pp. 141-152.172 La presenza di Carlo Scotti è documentata nel 1780 nella Nota delle spesefatte nella Capella dell’Anonziata eretta in cantone da Pietro Medeghino di Son-drio. Cfr. B. LEONI, Le cappelle del Rosario lungo la via Valeriana a Sondrio, in«Bollettino della Società Storica Valtellinese», 46 (1993), pp. 153-165; A. DEL-L’OCA FIORDI, Il ciclo pittorico di Carlo Scotti, in La Cappella dell’Annunziatain Sondrio, Sondrio 1997, pp. 19-21.173 LEONI, 1993, p. 159. L’attribuzione a Carlo Scotti è ricordata anche inDELL’OCA FIORDI, 1997, p. 19; G. VIRGILIO, Dipinti e sculture nel territoriodella Comunità Montana Valtellina di Sondrio tra il XV e il XVIII secolo, in Be-ni culturali della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, Sondrio 2004, pp.139, 143.174 Simonetta Coppa ha documentato che la tela è opera di Giovanni France-sco Cotta; cfr. S. COPPA, Giovanni Francesco Cotta, in Dizionario Biografico de-gli Italiani, XXX, Roma 1984, pp. 457-458.175 «Fatto accordo col signor Carlo Scotti quondam signor Pietro Scotti Co-masco della Valle Intelvi del luogo di Lajino, che nel mese di aprile dell’anno

1782 debba dar principio a pitturare la fabbrica nuova di mia raggione, cioè ledue stanze di dentro la sala, la sala stessa, la galeria avanti alla sala [è l’atrio deiritratti] e tutta la scala a norma dei dissegni, che saranno scelti, a patto e con-dizione che sia eseguita l’opera nella più lodevole maniera e forma a lui possi-bile e che debba dare terminata la sudetta opera l’anno sudetto per il prezzo dizecchini 50, dico numero cinquanta. Carlo Scotti mi obligo ed accetto il sud-detto contratto». Cfr. M. RAGGIANI RAJNA, Il crepuscolo dei Cattani, in «Bol-lettino della Società Storica Valtellinese», 25 (1972), pp. 23-32, in part 29-30;E. NOÈ, Teglio Palazzetto Cattani Morelli, in Civiltà artistica in Valtellina. IlSettecento, a cura di S. Coppa e F. Monteforte, Bergamo 1994, p. 239.176 NOÈ, 1994, p. 239.177 S. COPPA, Ligari, e altro: per un profilo della cultura artistica in Valtellinadal tardo Seicento al primo Neoclassicismo, in Civiltà artistica…, 1994, pp. 35-120, in part. 94, 97; S. COPPA, La pittura in Valtellina fra tardo barocco e rococò,in Pittura in Alto Lario e Valtellina dall’Alto Medioevo al Settecento, a cura di M.Gregori, Cinisello Balsamo 1995, pp. 56-61.178 L’intervento di Carlo Scotti, già ricordato da Santo Monti, è citato nelleprincipali descrizioni della chiesa. Cfr. Atti della Visita Pastorale ..., 1992, II, p.205; M. ZECCHINELLI, Le Tre Pievi: Gravedona, Dongo, Sorico, Milano 1951,Menaggio 1992, p. 95; M. ZECCHINELLI, Alto Lario, Como 1970, p. 63; G.VIRGILIO, Dongo, in Alto Lario Occidentale, Como 1992, pp. 48-57, in part.54-55; F. BELTRAMELLI, Carlo Scotti. Dongo - Chiesa Parrocchiale di S. Stefano.Dipinti del coro, del presbiterio e delle rispettive volte, in «Quaderni della Biblio-teca del Convento Francescano di Dongo», 40 (2003), pp. 80-87; F. BELTRA-MELLI, Carlo Scotti nella chiesa di S. Stefano di Dongo, in «La Valle Intelvi», 9(2003), pp. 19-27.179 Il documento, conservato nell’archivio parrocchiale di Dongo, mi è statofornito da Paolo Vanoli che ringrazio (Appendice, doc. 8). 180 PESCARMONA, 1997, p. 52.

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Carlo Scotti e conservata nell’archivio parrocchiale181, nel qualeinvece non esistono documentazioni che consentano di confer-mare l’attribuzione182, a Carlo della decorazione della prima cap-pella destra, dedicata a san Pietro e pesantemente alterata dai re-stauri eseguiti da Luigi Tagliaferri nel XIX secolo.

Sempre nel 1782 il pittore intelvese avviò un’altra opera, si-mile per impostazione, nella chiesa parrocchiale di Maria Ver-gine Assunta a Busca183 nel Cuneese dove nel corso degli annierano stati impegnati diversi artisti provenienti dalla regione deilaghi: i capimastri Giovanni Battista Nolfi e Andrea Piano, lostuccatore Cipriano Beltramelli, il pittore Giovanni FrancescoGaggini, i tagliapietre Antonio Maria Scala e Matteo Buzzi, il«marmorista» Giovan Battista Felice Goggi, che fu anche fide-iussore di Carlo Scotti. Gli accordi presi con la capitolazione del18 aprile 1782, sottoscritta con i rappresentanti della compa-gnia del Santissimo Sacramento, descrivono il progetto di de-corazione184, relativo alla zona del presbiterio e del coro, cheavrebbe dovuto concludersi nel mese di settembre del 1783. Èinteressante notare che nella capitolazione Carlo viene definitoprofessore e, come avvenuto per la chiesa di Dongo, nel proget-to viene assegnato un ruolo rilevante alla finta architettura co-me parte essenziale della decorazione che deve raccordarsi congli elementi dell’edificio e garantirne la grandiosità. Addiritturaviene indicato come modello al quale fare riferimento per la de-corazione una architettura «romana» a sottolineare una precisavolontà di gusto da parte delle committenza. Secondo gli accor-di, Carlo realizzò sulla volta l’Incoronazione della Vergine con lequattro Virtù teologali nei pennacchi, sulla parete del coro l’As-sunzione con le figure degli Apostoli e sulle due pareti lateralidel presbiterio la Presentazione della Vergine al Tempio (fig. 24)e le Nozze della Vergine (fig. 25), quest’ultima in realtà in sosti-tuzione dell’episodio della Nascita della Vergine previsto nel con-tratto. I lavori richiesero probabilmente tempi più lunghi ri-spetto a quanto previsto inizialmente e furono conclusi solo nel1785. In seguito il pittore avrebbe dovuto occuparsi di una ul-teriore fase, che avrebbe interessato la navata e le cappelle late-rali, documentata dal suo progetto di decorazione, presentatonel mese di gennaio del 1785185 quando stava ancora comple-tando gli affreschi del coro.

Tuttavia il progetto non ebbe seguito perché Carlo fu con-tattato dal Quarenghi per sostituire il fratello Giosuè presso lacorte imperiale a San Pietroburgo. Nel mese di settembre del1785 l’artista intelvese ottenne il pagamento186 dei lavori eseguitie inviò una lettera, firmandosi già come pittore dell’imperatricedi Russia, per informare della sua imminente partenza ma of-frendosi di completare l’opera al suo ritorno, nel 1792, e conce-dendo uno sconto sul prezzo in considerazione della dilazioneconcessa per il completamento dell’incarico187.

Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni

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181 Cfr. Appendice, doc. 9. Anche per questa cortese segnalazione ringrazioPaolo Vanoli. 182 F. BELTRAMELLI, Carlo Scotti nella chiesa parrocchiale di Dongo - L’altarelaterale a destra dedicato a S. Pietro (1771), in «La Valle Intelvi», 8 (2003),pp. 47-52.183 F. FINO, La vita a Busca nel ’700, Busca 1982, pp. 121-122; E. FILIPPI, Emi-grazione intelvese e luganese nella provincia di Cuneo, in «La Valle Intelvi», 4(1998), pp. 113-122, in part. 118.184 APBusca, Chiesa 1725-1800 (Appendice, doc. 10). 185 APBusca, Chiesa 1725-1800 (Appenice, doc. 11). Il progetto relativo a una

seconda campagna decorativa non realizzata è ricordato anche in FINO, 1982,p. 122.186 APBusca, Chiesa 1725-1800 (Appendice, doc. 12). 187 APBusca, Chiesa 1725-1800 (Appendice, doc. 13). In realtà Carlo non tor-nò mai da San Pietroburgo e la comunità di Busca nel mese di giugno del 1788incaricò l’architetto Giuseppe Rossi di verificare se le opere del pittore Berneria Fossano potessero accordarsi con l’opera di Carlo Scotti ed egli rispose nelmese di aprile del 1789 che a suo parere non era opportuno che la città di Bu-sca «si servisse del penello, ed opera del detto Signor Berneri». APBusca, Chiesa1725-1800, lettera dell’architetto Giuseppe Rossi del 7 aprile 1789.

23. Carlo Scotti, Martirio di santo Stefano. Dongo, chiesa di Santo Stefano.

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24. Carlo Scotti, Presentazione della Vergine al Tempio. Busca, chiesa di Santa Maria Assunta.

25. Carlo Scotti, Nozze della Vergine. Busca, chiesa di Santa Maria Assunta.

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I contatti con il Quarenghi risalgono al giugno del 1785, ilmese successivo alla morte di Giosuè, quando l’architetto berga-masco chiese a Carlo di sostituire il fratello, offrendogli le stessecondizioni contrattuali con decorrenza anticipata dal mese dimaggio come indennizzo per il viaggio e sollecitando con urgen-za la sua partenza188. Nelle sue lettere il Quarenghi ricordava an-che di essere rimasto particolarmente colpito dall’improvvisa eprematura scomparsa di Giosuè e di aver preso a cuore la sortedel figlio facendogli assegnare una pensione189.

Carlo accettò la proposta e decise di trasferirsi con la famiglia,la moglie Gaetana e i figli Pietro, Giovanni Battista e Domenico.A San Pietroburgo ricoprì la carica di pittore alla corte imperiale edall’8 maggio 1801 collaborò con il figlio Giovanni Battista, attivonel palazzo Pavlovsk190. Suo allievo in questo periodo fu il pittoreticinese Domenico Gilardi di Montagnola che il 2 febbraio del1800 scrisse di esser «presso Carlo Scotti pittore istorico bravo»191.Le opere che Carlo realizzò in Russia comprendono: un affresco nelsoffitto dello scalone del castello di Pavlovsk nel 1786; l’iconostasinella chiesa e un affresco del soffitto del padiglione italiano del pa-lazzo di Anickov fra il 1794 e il 1795; la decorazione di alcune salenel palazzo di Gatcina e gli affreschi nella Maison de Plaisance diDonaurov fra il 1796 ed il 1797; un affresco nel palazzo Kusov nel1797; la decorazione di alcune sale nel Palazzo d’Inverno nel 1798;alcuni affreschi nel palazzo Micurin nel 1799; alcune decorazioninella chiesa e nelle sale del castello di San Michele192.

Carlo non fece più ritorno a Laino, vendette la sua porzionedi beni nella terra natia mediante una procura a favore di Anto-nio Goggi193 e morì a San Pietroburgo il 3 aprile del 1823194.

Oltre alle opere documentate cui abbiamo fatto cenno, aCarlo vengono tradizionalmente attribuiti anche alcuni affreschi

in Valle Intelvi. In primo luogo la decorazione delle cappelledella Via Crucis a Ponna Inferiore195, che vengono fatte risalireal 1771196, il Martirio di san Lorenzo (fig. 26) nella chiesa di SanLorenzo a Laino197, che alcuni attribuiscono però al fratello

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188 ZANELLA, 1987, p. 78. Lettera di Giacomo Quarenghi a Carlo Scotti nelgiugno 1785: «Sua Maestà Imperiale in contemplazione dei servigi che era perprestarle il suo signor fratello mi ha fatto dire di scriverle che quando a lei piac-cia di venir qua nei piedi del suo defunto fratello, e con le di lui medesime con-dizioni. Essa si compiacerà di accordarle il di lui medesimo stipendio. QuandoElla dunque si trovi in grado di approfittarsi delle grazie e della clemenza diSua Maestà, bisogna che si metta subito in cammino e che venga con la mag-gior sollecitudine; e per quello che riguarda la spesa del viaggio Sua Maestà perrindenizzarla si contenta, che il di lei stipendio cominci a correre dal momentoche era principiato il terziale del fu signor Giosuè, cioè dal principio del mag-gio passato. Le trasmetto intanto la copia del contratto del signor suo fratello,il quale Ella deve sottoscrivere e poi deve subito partire. Dal signor Bolla Ellasentirà altre cose che io qui tralascio e le avverto solo, che quando sarà qui ar-rivato, se vuol passarsela bene, bisogna che chiuda le orecchie alle insinuazionidegli Italiani, che qui si trovano poiché così io le assicurò che viverà bene, met-terà insieme del danaro ed averà luogo di lodarsi della Russia».189 ZANELLA, 1987, p. 80, lettera di Quarenghi al signor Niccolai a Pietrobur-go nel mese di giugno del 1785: «Le notifico poi che io ho ottenuto una pen-sione per il figlio del signore Scotti, e la permissione di poter far venire il fra-tello del defunto, ancor esso pittore, e bravo colle medesime condizioni e colmedesimo stipendio del fratello»; ZANELLA, 1987, p. 85, lettera di Quarenghia Giuseppe Franchi a Milano del 24 agosto 1785: «Dalla sua a me sommamen-te cara del 12 dello scaduto sento quanto le sia dispiaciuta la morte del poverosignore Scotti. Il dispiacere che ne avevo provato ancor io, e la pena che mi da-va il vedere la desolazione in cui si trovava il di lui figlio mi hanno fatto risol-vere la prima volta che ho avuto luogo di farne il mio rapporto e di parlarne a

Sua Maestà Imperiale di pregarla a voler accordare una pensione a questo po-vero ragazzo, e a voler permettere che io possa far venire il di lui zio valentepittore ancor esso nei piedi del padre. Il che avendomi Ella conceduto conquella clemenza e benignità cui innamora ed incanta tutti quelli che hanno dafare con lei, non ho mancato subito scriverne al detto signore Scotti per sentirese egli si trova in grado di accettare le grazie di Sua Maestà, e ne sto attendendorisposta». 190 CAVAROCCHI, 1977, p. 42; CAVAROCCHI, 1992, pp. 186-187.191 G. MARTINOLA, I Gilardi a Mosca, Bellinzona 1944, p. 16; V. ANTONOV,Decoratori ticinesi a Mosca, in «Bollettino Storico della Svizzera Italiana», CXIII(1981), pp. 158-166, in part. 158; CAVAROCCHI, 1992, p. 186.192 CAVAROCCHI, 1992, p. 187.193 ASCo, Notarile 4736, notaio Ambrogio Gobbi, 5 giugno 1815 (Appendice,doc. 14). Nell’atto viene allegata la procura del 1814 a favore di Antonio Goggidi San Fedele, forse lo stesso Antonio Goggi che era attivo come capomastrocon Andrea Ceresa a Manerba del Garda. 194 CAVAROCCHI, 1992, p. 195.195 CONTI, 1896, p. 186; CAVADINI, 1968, p. 144. Precedentemente ancheSanto Monti aveva ricordato l’intervento di uno Scotti di Laino come autoredella Via Crucis ma senza fare riferimento alla figura di Carlo. Cfr. Atti dellaVisita Pastorale ..., 1992, II, p. 282.196 A. SPIRITI, Ponna, in Da Cernobbio…, 1997, pp. 138-144, in part. 143.197 Santo Monti ricorda Carlo Scotti come autore dell’affresco nel presbiteriodella parrocchiale. Cfr. Atti della Visita Pastorale ..., 1992, II, p. 280. Questaattribuzione è stata riproposta anche in CONTI, 1896, p. 186; CAVADINI, 1968,p. 134; SPIRITI, Laino, 1997, p. 107.

26. Martirio di San Lorenzo. Laino, chiesa di San Lorenzo.

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27. Trionfo di Apollo. Laino, palazzo Scotti, volta del salone.

28. Ritratto femminile e putti con gli strumenti dell’architettura e della geometria.Laino, palazzo Scotti.

29. Ritratto femminile e putti con gli strumenti della scultura e della pittura. Laino,palazzo Scotti.

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Giosuè, e soprattutto l’affresco con il Trionfo di Apollo (fig. 27)nel palazzo di famiglia198.

Per quanto concerne quest’ultima opera sono già state cor-rettamente evidenziate alcune incongruenze fra le datazionitradizionalmente indicate (1750 o 1771) e l’attribuzione aCarlo199, sottolineando anche che i temi iconografici raffigu-rati, il Trionfo di Apollo sulla volta, due figure femminili, forseritratti di famiglia, e le raffigurazioni delle Arti (figg. 28 e 29)sulle pareti, appaiono più coerenti con le vicende biografichedel padre Giovanni Pietro. In questa sede preme evidenziareche esiste un disegno (fig. 30), conservato in Biblioteca Am-

brosiana, tradizionalmente attribuito a Carlo Scotti200, nelquale è raffigurato proprio il Carro del Sole guidato da Apollo,preceduto dall’Aurora e attorniato da divinità dell’Olimpo efigure allegoriche disposte su nuvole. L’impostazione di questodisegno sembra dare maggior peso alle figure mitologiche,portando in secondo piano la scena del Carro di Apollo, emanca un riferimento a quadrature o elementi architettoniciche sono invece presenti nel palazzo lainese. Occorre precisaretuttavia che l’attribuzione, formulata sulla base di una scrittasul retro del foglio, è stata riferita a un pittore omonimo, do-cumentato nel XVII secolo a Venezia, Bologna e Modena201, e

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198 CONTI, 1896, p. 186; Onoranze ad Ercole ..., 1910, p. 57; F. CAVAROCCHI,Artisti della Valle Intelvi e della Diocesi Comense attivi in Baviera alla luce di car-te d’archivio del ducato di Milano, in «Arte Lombarda», X/2, (1965), pp. 135-148, in part. 144; CAVADINI, 1968, pp. 136-137; F. CAVAROCCHI, Testimonian-ze d’arte intelvese, in «Como», 3 (1977), pp. 33-41, in part. 41; LAZZATI, 1986,p. 74; CAVAROCCHI, 1992, pp. 195-196; CETTI, 1993, p. 106; SPIRITI, Laino,1997, p. 104.199 BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, p. 43; DELLA TORRE, 2005,p. 109; BOSSI, 2006, pp. 67-68.200 Il disegno conservato in Biblioteca Ambrosiana (F 283 inf. n. 115 recto)

riporta nella parte inferiore la seguente iscrizione «il carro del sole accompa-gnato dalle ore, preceduto dall’aurora quale scaccia la notte che adombera laterra, abelito di ninfe, Iride,/ Cometa, pioggia rugiada che formano gruppi ad-datati al sogetto, come pure li segni del zodiaco le tre grazie, il tempo, li mesi,le stagioni/ li Pianeti e le 4 parti del mondo». Sul retro del foglio sono riportatiinoltre calcoli matematici, piccoli schizzi e l’indicazione «Carlo Scotti».201 Cfr. THIEME - BECKER, XXX, 1936, p. 409. Allo stesso Carlo Scotti sonostati attribuiti due disegni che raffigurano una Madonna con Bambino e un an-gelo e Perseo e Andromeda, conservati nella Staatsgalerie di Stoccarda. Cfr. Ita-lienische Zeichnungen 1500-1800, a cura di C. Thiem, Stuttgart 1997, p. 127.

30. Carlo Scotti (attr.), Allegoria del Carro del Sole. Milano, Biblioteca Ambrosiana.

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dall’esame del disegno non sono emersi indizi che consentanodi ricondurre quest’opera alla bottega dei pittori intelvesi. Allaluce di quanto esposto potrebbe comunque essere opportunorimettere in discussione la tradizionale attribuzione dell’affre-sco di palazzo Scotti a Carlo, peraltro priva di documentazio-ne a supporto, e considerare l’opera forse come frutto dell’in-tervento di più mani, tenendo conto ad esempio della specia-lizzazione nella pittura di figure del padre Giovanni Pietro,che avrebbe potuto giovarsi del contributo dei figli per le partiarchitettoniche.

In questo senso possono essere interpretate anche le recentivalutazioni di Mariusz Karpowicz che, sottolineando la note-vole distanza della decorazione di palazzo Scotti con gli affre-schi di Dongo, opera sicura di Carlo, ha addirittura ipotizzatol’esistenza di un pittore omonimo proveniente da Laino202.Sulla base di raffronti stilistici con alcuni particolari degli af-freschi nel palazzo lainese lo studioso polacco ha infatti attri-buito a Carlo Scotti, o meglio all’autore della decorazione dipalazzo Scotti, un affresco che raffigura Elia sul carro di fuoconel presbiterio della chiesa di San Rocco203 e le quadrature edue figure di putti sulla parete del presbiterio nella chiesa dellaMadonnetta204 a Lugano. L’ipotesi, suggerita da Karpowicz,relativa a un omonimo pittore lainese, appare priva di riscon-tri documentari e sembra quindi più plausibile riconoscerenell’affresco del palazzo di Laino l’intervento di altri membridella famiglia.

A completamento del corpus di opere di Carlo occorre se-gnalare che sempre nel territorio lariano gli sono state attri-buite una pala raffigurante San Rocco nella chiesa di Santa Ma-ria delle Grazie a Gravedona205, gli affreschi nella cappella disan Giuseppe nella chiesa parrocchiale di San Giacomo a Pon-na Superiore206 e alcuni affreschi nella villa Giulia di Bella-gio207. Inoltre è stato proposto il suo nome come possibile au-tore di alcune decorazioni nella villa Della Porta Bozzolo aCasalzuigno208.

Come nel caso del padre e dei fratelli dall’elenco delle operedocumentate emerge la netta prevalenza di decorazioni ad affre-sco sulla pittura a cavalletto ma si deve ricordare che nell’esposi-zione del 1910, tenutasi a Pellio Intelvi in occasione delle cele-brazioni di Ercole Ferrata, era stata esposta una Deposizione, at-tribuita a uno Scotti di Laino209.

Pietro Scotti

Pietro, noto in Russia anche come Piotr Iwanowistch, è il fi-glio maggiore di Giosuè nato dalle prima moglie Teresa Schu-maker; si trasferì con il padre a San Pietroburgo il 19 maggiodel 1784 dove sposò Maria Elisabetta Masner210. Secondo leindicazioni del Thieme-Becker e di Cavarocchi sarebbe natoil 21 settembre del 1768, ma sembra più corretto spostare al1769 la sua nascita dal momento che nello Status Animarumdi Laino del 1781211 viene indicata un’età di 12 anni e all’epo-ca della partenza per la Russia era tredicenne. Fu soprattuttopittore di prospettiva e decoratore. Morì a San Pietroburgo il13 agosto del 1838212.

Germano Scotti

Germano è il secondo figlio di Giosuè, nato probabilmente nel1775213. Non ci sono informazioni precise sulla sua attività co-me pittore ma in un atto notarile del 1804 si ricorda che a 20anni, il 9 settembre del 1795, partì per la Russia per esercitare laprofessione di pittore e risultava residente nella città di Mosca214.Probabilmente raggiunse il fratello Pietro e lo zio Carlo, resi-denti a San Pietroburgo, e si trasferì successivamente a Mosca,città in cui fu attivo come decoratore e dove morì suicida nel1818215.

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202 M. KARPOWICZ, I pittori della Madonnetta, in «Arte e Storia», 27 (2006),pp. 98-105, in part. 101. Karpowicz fa riferimento anche alle indicazioni diMax Pfister che indica un Carlo Scotti nato in Laino e autore dell’affresco cheraffigura il Martirio di San Lorenzo a Laino e degli affreschi nella chiesa di SanVincenzo a Gravedona. Cfr. PFISTER, 1994.203 M. KARPOWICZ, Carlo Scotti in San Rocco in Lugano, in «Arte e Storia», 13(2002), pp. 46-52. L’affresco fu realizzato probabilmente dopo il 1759 quandorisulta un pagamento per gli stucchi della volta del coro. Cfr. P. VEGEZZI, Lachiesa e la confraternita di San Rocco in Lugano, Lugano 1903, p. 6.204 KARPOWICZ, 2006, pp. 100-101. Non sono noti documenti che consenta-no di datare gli affreschi nella cappella, tradizionalmente attribuiti alla bottegadi Giuseppe Antonio Torricelli.205 BELTRAMELLI, 2002, pp. 67-68; BELTRAMELLI, Carlo Scotti nella chiesa di S.Stefano..., 2003, p. 24.206 SPIRITI, Ponna, 1997, p. 140.207 Cfr. SCOTTI, 1916, p. 93. Secondo l’autore all’interno della villa ci sareb-bero affreschi di Carlo Scotti. Tali decorazioni potrebbero essere invece operadi Giosuè Scotti che lavorò a Milano per Pietro Venini, all’epoca proprietariodella villa di Bellagio.

208 A. SPIRITI, La pittura murale del XVIII secolo nella Valcuvia centrale: proble-mi e considerazioni, in Conservazione e valorizzazione degli affreschi nella Pro-vincia di Varese, atti del convegno (Varese, 21 aprile 1995), a cura di P. C. Ma-rani, Varese 1997, pp. 93-99, in part. 96.209 Onoranze ad Ercole..., 1910, p. 49. L’opera era stata prestata da Luigi Vi-scardi di Laino.210 CAVAROCCHI, I pittori Scotti..., 1977, p. 42.211 APLaino, Status Animarum Paraetiae Laini, 1781. Nella casa in cui abitaGiacomina Retti, vedova di Giovanni Pietro Scotti, con i figli Giosuè e Barto-lomeo è indicato anche il nipote «Petrus annorum 12».212 THIEME - BECKER, XXX, 1936, p. 411.213 APLaino, Status Animarum Paraetiae Laini, 1781. Nella casa in cui abitaGiacomina Retti, vedova di Giovanni Pietro Scotti, con i figli Giosuè e Barto-lomeo è indicato anche il nipote «Germanus annorum 6».214 ASMi, Notarile 47663, notaio Natale Biella, 9 maggio 1804: «partito dallacasa e patria nel 9 settembre 1795 il figlio Germano allora d’anni venti circaper trasferirsi in Russia ad esercitarvi l’arte di pittore [...] Germano dimorantein Mosca ivi parimenti coniugato».215 ANTONOV, 1981, p. 160; PFISTER, 1994.

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Pietro Scotti

Pietro è il primo figlio di Carlo, nato a Laino il 14 ottobre del1774216 e trasferitosi con il padre a San Pietroburgo nel 1785.Nel 1794 è ricordato da Caterina Georgi in un elenco dei pittoridella corte imperiale con il padre Carlo217. Insieme al fratelloGiovanni Battista fu impegnato nella decorazione del palazzo diTauride nel 1803218 e del palazzo del granduca Michele nel1825219. Morì a San Pietroburgo nel 1830220.

Giovanni Battista Scotti

Giovanni Battista, noto in Russia anche come Ivan Carlovich, èil secondo figlio di Carlo, nato a Laino il 18 novembre del1776221. Nel 1785 si trasferì con il padre a San Pietroburgo, do-ve rimase fino alla morte avvenuta il 1° novembre del 1830222.

Si distinse soprattutto come decoratore e iniziò la sua atti-vità nel 1799 lavorando con il padre nella decorazione dei sof-fitti del castello Michajlovskij. Dal 1801 iniziò a lavorare inautonomia, nel 1806 ottenne la cittadinanza russa, nel 1807gli fu conferito il titolo di «artista designato» dall’AccademiaImperiale di Belle Arti e nel 1823 fu assunto al servizio statalecon uno stipendio annuale di 3000 rubli. Lavorò agli apparatidecorativi dei palazzi Anickov, Kamennoostrovskij ed Elagin,del palazzo del granduca Michele, del Palazzo d’Inverno, delpalazzo di Pavlovsk223, del palazzo di Carskoe Selo, del TeatroGrande, del palazzo dell’Ammiragliato, delle scuderie impe-riali e dell’edificio del Ministero degli Esteri. Fu impegnatoanche nella decorazione di numerose dimore di famiglie ari-stocratiche (Lavalle, Suvalov, Bobrinskij, Voroncov, il mercan-

te F. Ill’in). Nel 1828 eseguì gli affreschi del cottage di Peter-hof224 e le decorazioni del palazzo di Vasilij V. Engel’gard. Lasua ultima opera furono i disegni preparatori per i bassorilieviin bronzo della colonna Alessandrina225, realizzati a partire dal1830. In una lettera spedita il 2 gennaio 1827 allo zar NicolaI si propose come direttore per la creazione di un’Accademiadi pittura226.

La produzione di Giovanni Battista, particolarmente ampiae variegata, comprende composizioni a soggetto paesaggistico estorico, decorazioni a imitazione dei soffitti in stucco oppureispirate a bassorilievi antichi e alla pittura greca227. Suoi disegnisono conservati nel Museo Statale della Storia di San Pietrobur-go, in particolare un disegno firmato per il soffitto della sala diCaterina nel palazzo di Tauride, nel Museo Scientifico di ricercadell’Accademia di Belle Arti, all’Ermitage e nella bibliotecadell’Università delle Vie di comunicazione228.

Domenico Scotti

Domenico, noto in Russia come Skotti Dementiy Karlo-vich229, è il secondo figlio di Carlo, nato a Laino il 5 settem-bre del 1780230. Nel 1785 si trasferì con il padre a San Pietro-burgo, dove si sposò con Teresa Ristorini. Si formò probabil-mente con il padre e fra il 1803 e il 1812 lavorò a Mosca: af-frescò gli interni delle chiese dell’ospedale Golizynskij, eseguìicone per la chiesa della casa Strannopriimhij del conte Niko-lay Petrovich Šeremetev e insegnò disegno alla scuola di archi-tettura. Lavorò anche a Tver negli affreschi del palazzo Pute-voj e dal 1813 ritornò a San Pietroburgo, dove preparò i dise-gni in onore delle vittorie delle armate russe su Napoleone, e

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216 APLaino, Liber Baptizzatorum, 1774: «Anno Domini supradicto die vero14 octobris. Ego P. Paulus Canevali Prepositus huius Ecclesiae Sancti Laurentijloci Laini baptizavi infantem hodie natum ex domino Carolo Scotti filio quon-dam domini Petri et domina Cajetana Qualea iugalibus huius mei Paraetiae,cui imposita fuerunt nomina Ioannes Petrus Baptista Alovisius. Patrini fueruntdominus Ioannes Bulla e loco Ramponii et domina Ursula Qualea e loco Blas-sanij, omnes noti et idonei». 217 I. ARTEM’EVA, L’Ermitage e la pittura italiana dei secoli XIII-XVIII, in DaLeonardo a Tiepolo. Collezioni italiane dall’Ermitage di Leningrado, Milano1990, p. 24. L’autrice cita un passo tratto da C. GEORGI, Opisanii rossijskogo-imperatorskogo goroda Sankt-Peterbourga, 1794 in cui sono elencati «Carlo ePietro Scotti, ambedue di Milano, pittori».218 VASIL’EVA, 2003, p 805; VASIL’EVA, 2008, p. 279.219 PFISTER, 1994.220 BOSSI - CASTELLIN - CATTONI - SACCHI, 2004, p. 38.221 APLaino, Liber Baptizzatorum, 1776: «Anno Domini supradicto die vero19 novembris ego P. Paulus Canevali prepositus baptizavi infantem heri natumex domino Carolo Scotti filio quondam domini Petri huius loci, et domina Ca-jetana legitimi iugalibus huius meae paraetiae, cui imposita fuerunt nominaIoannes Baptista Pontianus Alovisius Antonius. Patrini fuerunt Paulus Reti fi-lius quondam Leopoldi loco principali, domini Martini Qualei filius quondamdomini Ioannis Mariae et domina Marta Scotti Filia quondam domini IoannisPetri omnes huius loci noti et idonei». 222 CAVAROCCHI, I pittori Scotti..., 1977, p. 42.

223 Leningrad art and architecture, a cura di V. Schwarz, Leningrad 1985, p.299; Y. VITALIEVICH MUDROV, Pavlovsk, Paris 1993, pp. 9, 56.224 D. SHVIDKOVSKY, St. Petersburg architecture of the Tsars, New York 1996,pp. 333, 349. 225 Leningrad art..., 1985, p. 291; SHVIDKOVSKY, 1996, p. 150.226 «La Russia non ha una scuola per pittori, mio signore! Fatemi direttore diuna tale scuola, datemi degli allievi e vedrete se sono in grado di diffonderel’entusiasmo per la mia arte, insegnare il bello e l’alto gusto che sta unito alleregole dei migliori pittori d’Italia». Cfr. VASIL’EVA, 2003, p. 803.227 Per l’attività di Giovanni Battista si confronti CAVAROCCHI, I pittori Scot-ti..., 1977, p. 42; PFISTER, 1994; VASIL’EVA, 2003, pp. 803-814; VASIL’EVA,2008, pp. 277-286.228 VASIL’EVA, 2008, p. 285.229 THIEME - BECKER, XXX, 1936, p. 409; MILNER, 1993, p. 401.230 APLaino, Liber Baptizzatorum, «Anno Domini millesimoseptingentesimo octuagesimo die quinta Septembris ego P. Ioannes BaptistaCorbellini praepositus huius ecclesiae baptizavi puerum hodie mane natumex domino Carolo Scotti Filio quondam domini Ioannis Petri, et ex dominaCajetana iugalibus huius paraeciae. Cui puero impositum fuit nomenDominicus Laurentius Iacobus Antonius. Patrini fuerunt admirabilisreverendus dominus Antonius Qualeus parochus Galbiati in diocesiMediolanensi filius quondam domini Ioannis Mariae et domina BarbaraSalici filia quondam Ioannis Antonii et uxor relicta a quondam dominoDominico Qualeo».

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si occupò anche di commercio di opere d’arte231. Morì a SanPietroburgo il 12 novembre del 1825. Un suo disegno, firma-to e datato 1810, nel quale sono raffigurati Nesso e Deianira, èconservato nella collezione di disegni dell’Ermitage232. Secon-do le indicazioni di Milner233 anche la Galleria Nazionale Tre-tyakov di Mosca possiede opere di Domenico nella propriacollezione.

Michele Scotti

Michele, noto in Russia anche come Mikhail Ivanovich234, èfiglio di Giovanni Battista e nacque a San Pietroburgo il 17 ot-tobre del 1814235. Fu attivo come pittore di ritratti e di temimitologici. Dopo la formazione all’Accademia di San Pietro-burgo, all’età di venti anni si trasferì per circa un decennio inItalia, dove è documentato a Venezia nel 1839 e a Roma nel1843. Ritornò successivamente in Russia dove ebbe una bril-lante carriera accademica, fra il 1845 ed il 1855, e in tarda etàfu nuovamente in Europa occidentale; morì infatti a Parigi il22 febbraio del 1861. Recentemente sue opere sono state in-serite in aste: un’Allegoria dell’Amore presentata da Christie’s aLondra nel novembre del 2007 e una Scena italiana, realizzatanel 1841 a Firenze, presentata a Londra da Sotheby’s nel giu-gno del 2008236. Alcune opere di Michele sono conservate alMuseo Russo di San Pietroburgo e nella Galleria Tretyakov diMosca237.

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Con Michele si esaurisce la dinastia di artisti della famigliaScotti, le cui vicende attraversano un arco di quasi due secoli.La ricostruzione qui delineata, pur nei limiti di una ricerca incontinuo aggiornamento, consente di definire un primo inqua-dramento di questi artisti migranti, ma cerca anche di metterein luce indizi sulle strategie di relazioni, sulle dinamiche deglispostamenti e sui rapporti con la terra natia che aiutano a com-prendere il fenomeno delle migrazioni d’arte nella sua com-plessità238.

APPENDICE DOCUMENTARIA

1. Testamento di Giacomo Scotti.

16 marzo 1694. Archivio di Stato di Como, Notarile 2896, rogito di MartinoLuraghi.

In nomine Domini. 1694 Inditione 2ª die Martis 16 mensisMartij circa horam quartam noctis pluribus luminibus accensis.Essendo che la vita, e la morte dell’homo sijno nelle mani del-l’Omnipotente Iddio et che il più certo sii sotto il timore dellamorte lungamente vivere, et disponere delle sue cose, che sottosperanza di longa vita, piangere ad una morte impensata nonavendo di queste disposto, lasciando le cose inordinate. Perciò ri-flettendo a questo, il signor Giacomo Scotto figlio del quondamPietro del luogo di Laino Valle Intelvi Vescovato di Como, sanoper Dio gratia di mente, di senso, di loquella, vista, et intelletto,benché infermo di corpo temendo il caso della morte, et non vo-lendo decedere ab intestato per non lasciare a suoi posteri lite, etdiscordie, et ad ogni buon fine. Pertanto ha fatto, et ha procuratodi fare il presente, et infrascritto suo testamento nuncupativo chesi adimanda senza scritti, nel modo infrascritto cioè. Primiera-mente come buon catolico ha raccomandato, et racomanda l’ani-ma sua all’Onnipotente Iddio, alla gloriosa sempre Vergine Ma-dre Maria, a San Lorenzo suo protetore, et a tutta la corte cele-stiale. Parimente comanda che tutto il maltolto, se pure ve ne siidi robba altrui, il che non crede, quella sii restituita a chi si aspet-ta. Parimente il prefatto testatore cassa, et annulla qualunque suoitestamenti, codicilli, o altre ultime volontà da lui fatte, se pure neha fatto, volendo che il presente suo testamento a quelli prevalga,et sii derrogatorio. Parimente il prefatto testatore volle, et coman-da che le sue esequie siano fatte con l’intervento di dieci sacer-dotti con la loro messa, a quali il prefatto testatore li lascia la lorosolita elemosina, et cera, et questo in suffragio dell’anima sua. Pa-rimente il prefatto testatore aggrava l’infrascritto suo figlio et he-rede qui da basso da instituirsi a farli celebrare messe trenta da re-quiem nel termine di anni tre doppo la morte di detto testatoreper una volta tanto da celebrarsi nella chiesa parochiale di SanLorenzo di detto luogo di Laino, et queste in suffragio dell’animasua. Parimente il prefatto testatore aggrava l’altro et infrascritto

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231 Per le notizie sull’attività di Domenico si confronti I. GRIGORIEVA - A.KANTOR-GUKOVSKJA, Domenico Scotti, in I grandi disegni italiani delle collezio-ni dell’Ermitage, Milano 1983.232 GRIGORIEVA - KANTOR GUKOVSKJA, 1983.233 MILNER, 1993, p. 401.234 MILNER, 1993, p. 401.235 CAVAROCCHI, I pittori Scotti..., 1977, p. 42.236 Sotheby’s Catalogue, LO 8813, Russian Paintings, Londra, 2008, lotto121.237 BÉNÉZIT, 1962, p. 685.

238 Cfr. S. DELLA TORRE, L’emigrazione degli artisti: tradizioni, nuove questionistoriografiche e sentimento del luogo nella “regione dei laghi”, in Magistri d’Euro-pa, 1996, pp. 11-16.

Referenze fotografiche

1-14, 16-17, 19-29, tavv. 20-21, 23: foto dell’autore; 15, 30: BibliotecaAmbrosiana, Milano; 18, tav. 22: Roma, Istituto Nazionale per la Grafica.Per gentile concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

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suo figlio, et herede a dare et pagare per una volta tanto alla Scoladel Santissimo Sacramento, et del Carmine erette nella dettachiesa parochiale di San Lorenzo, lire sei imperiali per ciascunadelle sodette Scole in suffragio come sopra. Parimente il prefattotestatore lascia lire sei imperiali da darsi per il sudetto, et infra-scritto suo figlio, et herede per la fabrica da farsi per la capellettache si fabrica nella detta terra di Laino et questo in suffragio comesopra, et questi tre legati vole detto testatore che siino adempiutipiù presto sia possibile. Parimente il prefatto testatore ha lasciato,et in ragione di legato, et institutione lascia a Francesca sua figliamoglie abandonata dal quondam Giovanni Pietro Rivolta lirequattrocento imperiali alla medesima d’esserle datte per infra-scritto suo figlio, et herede o in tanti denari effettivi o in tanti be-ni stabili a suo arbitrio, et questo per tutto quello che la sodettaFrancesca sua figlia, possi, o potesse pretendere tanto dell’eredittàpaterna, quanto materna, et per tutto quelli che detta sua figliaper detta eredità potesse pretendere e tanto per raggione di legiti-ma quanto altrimente aggravando detta sua figlia a star tacita, etcontenta, aggravando inoltre la medesima nel ricevimento che fa-rà delle sopradette lire quattrocento imperiali in denari effetivi, oin tanti beni stabili a far fine, et vendita d’eredità generale pater-na, et materna a favore de sopradetto et infrascritto suo figlio, etherede per publico instromento da rogarsi da publico nodaro etquesto oltre la sua scherppa condecente avuta, et riceputa dal pre-fatto testatore suo padre e perché così è la sua voluntà, et disposi-tione. Parimente il prefatto testatore ha lasciato, et per raggionedi legato, et institutione lascia a Lucia altra sua figlia legitima, etnaturale ancora nubile lire quattrocento imperiali simili, nel tem-po che pervenisse al matrimonio temporale, o spirituale d’eserledate dal sopradetto et infrascritto suo figlio, et herede o in tantidenari effetivi, o in tanti beni stabili a suo arbitrio et questo oltrela sua scherppa condecente conforme il stile del paese, et gradodi detto testatore d’eserli soministrate et date dal sopradetto suofiglio, et herede, et questo per tutto quello che la sopradetta Luciasua figlia possa, o potesse pretendere tanto per ragione dell’ereditàpaterna, quanto materna, et per tutto quello che la medesima so-pra delle eredità potesse pretendere tanto per ragione di legitima,quanto altrimente, aggravando detto testatore la medesima a stardel sopradetto legato, et institutione e tacita, et contenta, volendoanche il medesimo testatore che la medesima Lucia sua figlia, nelricevimento che farà delle sopradette lire quattrocento o in denarieffetivi, o in tanti beni stabili sii tenuta a far fine, et vendita dieredità generale a favore del sopradetto et infrascritto suo figlio,et herede per publico instromento da rogarsi da pubblico nodarocome cosi l’aggrava, volendo però il medesimo testatore che lasopradetta Lucia sua figlia sii alimentata, vestita, et governata incasa del medesimo testatore unitamente col sopradetto suo figlio,et herede sino a tanto che pervenirà al sopradetto matrimoniotemporale, o spirituale, cooperando però anche la medesimaLucia con la sua industria et potere unitamente et a favore delmedesimo suo figlio et herede perché così è la sua voluntà etdispositione et non altrimente. Parimente il prefatto testatore inraggione di legato ha lasciato, et lascia alla detta Giovanna Ceciliasua nora moglie dell’infrascritto suo figlio, et herede scudi vinti-

cinque de lire sei imperiali per ciascun scudo d’eserle date per unavolta tanto e questo per amore, et titolo di gratitudine per la ser-vitù prestata per la medesima al medesimo testatore et perché cosìè la sua volontà, et dispositione. Parimente il prefatto testatore inraggione di legato ha lasciato, et lascia a Francesca Rangheria suanipote lire quindici imperiali per amore, et benevolentia d’eserledate per una volta tanto dal sodetto et infrascritto suo figlio, etquesto oltre il suo salario che avanza dal medesimo testatore perla servitù prestata in casa sua. In tutti puoi, et qualsivoglia delprefatto testatore beni mobili, immobili ragioni et attioni, etnomi di crediti, et debiti per il prefatto detto Giacomo testatoreda lasciarsi al tempo della sua morte, il prefatto testatore ha insti-tuito, et instituisce suo herede universale quello nominando conla sua bocca quale ha nominato, et nomina Giovan Pietro suo fi-glio legitimo et naturale, et di legitimo matrimonio, et provocato,con li carici sopra specificati, et non altrimente et questa asserisceil prefatto testatore essere la sua ultima volontà, et dispositione,quale vole che vaglia in raggione di testamento nuncupativo, etnon volendo valere per raggione di testamento nuncupativo, voleche vaglia per raggione di codicillo, o donatione in causa di mor-te, o per qualsivoglia sua ultima dispositione, et volontà, e inquello miglior modo che può valere purché sortischi il suo effet-to. Et de predictis. Actum in camera in qua iacet in lecto prefattotestator eius domi habitationis sita Laini predicti testes dominusIoannes Baptista Aliprandus filius quondam Caroli, Gulielmus,et Ioannes Baptista fratres Muttoni filis quondam Ioannis Bap-tistae, Petrus Comancinis filius quondam Caroli, Iulius de Co-mitibus filius quondam Caroli, Iacobus Aliprandus filius quon-dam Baptistae, et Lucius de Rubbeis filius quondam Georgijomnes habitantes in dicto loco Laini. Et pronotarij dominusGeorgius de Rubbeis filius dicti Lucij, Lucius Bulla filius quon-dam Michaelis, et Victor Barberinus filius quondam Baptistaeomnes de dicto loco Laino noti.

2. Ordinato del santuario di Oropa relativo al contratto con GerolamoAliprandi e Giacomo Scotti.

17 marzo 1674. Archivio del Santuario di Oropa, Libro degli Ordinati del San-tuario (1670-1678).

Nella quale il sudetto signor canonico Boggio propone che il si-gnor Gerolamo Aliprandi et Giacomo Scotto insino dell’anno1670 fecero in terra cotta la statua della Santissima con molti an-gioli, in ordine all’Asuntione della medesima Santissima sotto liinfrascritti patti. Primo detti signori promettono far detta stattuadella Santissima con gli angioli in atto dell’Asontione da mettersinella capella fabricata d’opere della Comunità di Mosso a luoroproprie spese, con questo però che al soprascritto luogo li somi-nistrasse la spesa cibaria tassata in lire trenta per ogni mese et iltempo del travaglio, et di mettere a lavoro dette statue a luorospese mediante però che il soprascritto luogo si facesse far li ponti

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et soministrasse li ferri per mettere a lavoro dette statue. Et quan-do queste siano stimate della buontà delle statue che sono nellacapella detta il Paradiso la Congregatione in tal tempo promisseducatoni dodeci per ogni statua grande et delle altre a proportio-ne. Et quando detta statua della Santissima et altre fossero stimatemigliori delle statue riposte nella capella detta il Paradiso in tal ca-so la Congregatione li promisse ducatoni quatordeci per ogni sta-tua grande et delle altre a proportione. Hora avendo detti signoriAliprandi e compagno fatto cocere la statua della Santissima etangioli che devono esser posti in opera in aria, et presentare il mi-stero dell’Asumpta fanno instanza che li sia prescritto il tempo dimettere in opera le sudette statue et indi farne far il giudizio peraver la sodisfattione promessali, quando l’opra riesca conformesperano. E quando detta opera non sia giudicata di buontà e bel-lezza eguale alle statue che sono nella capella detta il Paradiso intal caso resta patto espresso di non darli cos’alcuna et per ciò dettisignori pensando che il luoro travaglio debba esser di piena sodi-sfatione fanno instanza come sopra. Più in detta Congregationefanno instanza che li siano soministrati tutti i materiali necesariper detta opera come anche la casa per luoro abitatione con mo-bili grossi et in tempo del lavoro et come si trova descritto nel Re-gistro nel tempo che furono accordati detti signori et insieme ilmastro da muro, come anco la condotta delle medesime statue daBiella al soprascritto luogo. Et li sudetti signori sopra congregatiquanto alla prima proposta, hanno ordinato al sudetto signor ca-nonico Boggio d’inviar per espresso al luogo di Mosso per recarvii precisi sentimenti dalla Comunità per la spesa che si deve fareattorno la capella dell’Asumpta nel medesimo soprascritto luogod’Oropa per indi puoter delliberare e prescriver il tempo di metterin opra tali statue et quella avuta far avisati li sudetti signori ope-rarij per venir metter in opra detto lavoro sotto li patti sopra de-scritti, et a tal effetto detti signori si sono sottoscritti. Gerolamo Aliprandi statuario acetto quanto sopraIo Giacomo Scotti statuario acetto quanto sopraGioseppe Antonio BertodanoCanonico Gulielmo BoggioSebastiano Gromo.

3. Stato delle anime della parrocchia di Laino.

6 aprile 1733. Archivio Parrocchiale di Laino, Status Animarum Paraetiae Laini.

Domina Ioanna Cecilia de Muttonis uxor quondam domini Io-annis Petri de Scottis aettatis suae annorum 64 C. chr.Bartolomeus eius filius aettatis suae annorum 41 C. chr.Uxor eius ignorat nomen et etiam nomen filiorum eiusdem;eoque omnes sunt absentesPetrus filius eiusdem dominae Ceciliae aettatis suae annorum

38 C. chr.Iacobina de Rettis uxor Petri aettatis suae annorum 28 C. chr.

Petrus eorum filius aettatis suae annorum 6 Bartolomeus filius aettatis suae annorum 5 Paulus filius aettatis suae annorum 4 Iosuè filius aettatis suae annorum 3 Ioanna Cecilia filia aettatis suae mensium sex Rosaria de Rettis Ancilla eorum; aettatis sue 24 C. chr.

4. Testamento olografo di Giovanni Pietro Scotti.

27 ottobre 1746. Archivio di Stato di Como, Notarile 4024, rogito di Isidoro Ca-nevali, 26 aprile 1764.

In nome di Dio l’ano della Natività di Nostro Signore Gesù Cri-sto Millesettecento quarantasei adì ventisette di ottobre in giornodi giovedì. Io Giovanni Pietro Scotti di Laino figlio quondamGiovanni Pietro, sano per la Idio grazia di corpo e mente di ettàdi anni cinquantuno mesi sei, di propria mano scrivo et anoto lapresente mia ultima volontà, volendo che inviolabilmente siioservato doppo la mia morte et adempita da miei eredi infrascrit-ti sotto pena della privazione della mia eredità se contravenirano,e quelli maschi se contravenirano in qualche minima parte li la-scio sollo la legitima et del rimanente siano eredi queli figli ma-schi che non contravenirano a questa mia ultima volontà, e setutti li miei figli maschi mancasero, e non adempiano a quantosarà qui abasso notato, che non posino avere né pretendere altroche la pura legitima e voglio sucedi le figlie unitamente et adegual portione et in caso che li infrascriti miei figli et eredi nelaforma come sopra et come in apresso uno o più di loro morisse omorisero senza figli legitimi procreati da legitimo matrimonio,voglio sucedi li altri fratelli unitamente a suoi figli e questo vogliosii oservato inviolabilmente e questo testamento lo facio aciochédoppo mia morte non sucedino litigi fra miei eredi. Comincian-do primieramente col segno della Santa Croce, facio, statuisco,ordino, scrivo et anoto di propria mia volontà, e metto, facio,lego, statuisco, ordino il principio dell’infrascritto mio testamen-to quod in scriptis vocatur, in tal forma et modo quod sequiturvidelicet. In primo loco racomando la povera anima mia al om-nipresente Dio et alla Beatissima sempre Vergine Maria et al mioadvocato e titolare Santo Lorenzo, alli miei advocati Santi Giu-seppe, San Pietro, San Giacomo, San Giovanni, San Vittore,Sant’Antonio e specialmente dopo Idio e Beata Vergine al mioangelo custode et per fine a tutti li Santi del Paradiso, a quali ditutto cuore mi racomando alle loro intercesioni. In secondo dicodimando perdono a tutti in generale et in particolare di ogni of-fesa fatta in qualunque modo in tempo di mia vitta e specialmen-te a quelli della mia tera di Laijno a parenti e poi a tutti. Item co-mando alli miei heredi et esecutori testamentari che se alcuno, oalcuni sono o fossero mei creditori come da miei libri notati etanche non notati che sijno pagati, o per erore fatto ne contrati oper robba d’altri che mi fosse restata nelle mani o in qualche mo-do li obligo a sodisfarli il che se mi fosse posibile lo farei io per

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quello che so come pure per quello che non so che per altro in-tendo che tutti siano sodisfati. Item comando alli miei heredi etesecutori testamentari far la carità di far fare sepoltura al mio cor-po dopo fatto cadavere con l’intervento di dodeci reverendi sa-cerdoti con le respetiva santa Messa e per l’aniversario un officiopure con dodeci sacerdoti, con darci la solita elemosina e cera; etche il mio cadavere sepure aver la grazia da Dio di morire qui inLaijno sii messo in sagrato con far un buco avanti alla porta mag-giore della chiesa di Santo Lorenzo mediante il permesso delmonsignor prete signor curato che sarà di quel tempo. Item agra-vo li miei heredi a far fare un baldachino per la statua della Bea-tissima Vergine del Carmine, di rame inargentato quale ho sem-pre avuto in idea di farle fare io medesimo che pure se potrò lofarò fare io medesimo. Item agravo li miei heredi a farmi celebrareuna Santa Messa privilegiata in Roma. Item a far dispensare unalira di sale di onze trenta per ogni focolare di Laijno secondo ilconsuetto e tutto in sufraggio della povera mia anima. Item obli-go detti miei heredi a dare lire seicento a mia cara moglie BrigitaGiacoma Retti le qualli le ho ricevute per raggione di sua dotte evoglio che sia reintegrata dalli infrascritti miei heredi. Item agravodetti miei eredi di nominarsi a dare in raggion di legato et insti-tutione a Giovana Cecilia Maria Antonia simile a Marta MariaAntonia Pavola Giuseppina simile a Barbara Elena Vitoria Lud-milla Antonia simile a Maria Vitoria Giacomina Antonia similea Angela Maria Antonia Teodolinda tutte cinque mie figlie legiti-me e naturali avute e riceute dalla sudetta mia cara moglie Brigit-ta Giacomina Retti lire settecento imperiali per ciascheduna o indenari, o in tanti beni stabili nel tempo che pervenirano al ma-trimonio temporale o spirituale oltre la scherpa condecente con-forme al mio stato et in tanto che vengano in statto di matrimo-nio temporale o spirituale debano essere governate et alimentateunitamente con li detti miei eredi in mia casa con che facino lasua parte in lavorare a favore dela casa et questo per quello cheposano pretendere et avere della eredità paterna et miei beni conche però siano alevate tutte in casa come sopra, sino che sianofori della minorità. Item voglio che sì come da mia moglie sudet-ta mi è stato suposto che dubita di essere impedita con gravidanzase ciò fosse voglio che il postumo che nascerà della sopra dettamia moglie se sarà maschio debba sucedere herede unitamente al-li altri miei figli eredi di nominarsi, e nela forma già descritta enon altrimenti con un antifatto o sia prelegato di scudi cento perfarlo imparare una virtù come li altri figli e se sarà femina li si dij-no le lire settecento imperiali come sopra asegnate alle avute cin-que figlie con la sua scherpa condecente et in tutto et per tuttocome resta disposto nel legato fatto alle altre cinque figlie. Itemvoglio et asolutamente comando che sij fatto tutto il posibile incaso di mia morte che il mio figlio magiore già ideato di esseresacerdote et a tal fine tirato di me avanti con soma spesa che sijasistito sino al tempo esser consagrato sacerdote se si dovesse farequalunque impegno registrando però tutto quello che si spenderàper medesimo e vedere al libro vecchio tutte le spese da me fattesino a quel giorno che si troverà anotato et fare tutt’un conto ditutto quello da me speso e che si spenderà in avanti del quale de-trarassi quela spesa che sarà anotata per vestimenti, et il risultante

di tutte le altre spese di dozena et viaggi sij a conto di sua portio-ne asegnando altretanto alli altri frattelli come si averà speso perlui così se poi il sudetto mio figlio Pietro Lorenzo Donato Anto-nio arrivato che sarà di esser sacerdote sarà beneficio alla casa esuoi frattelli con asisterli tanto col personale quanto col dare insovenimento dela casa li suoi avanzi et che restituischi le spese fat-te come sopra, in tal caso sij anche esso erede come li altri; ma senon facesse la sua parte come sopra intendo e voglio che si asegnianche parte alli altri miei figli maschi altretanto quanto si saràspeso per il sudetto mio figlio come sopra. In tutti poi et qualsi-voglia de miei beni mobili, immobili, ragioni et attioni, et nomidi crediti et debiti che resteranno dopo mia morte ho istituiti etinstituisco miei heredi universali Pietro Lorenzo Donato Antonioet Bartolomeo Giuseppe Melchior Antonio con Pavolo AntonioGiosuè tutti tre miei figli legitimi et naturali ricevuti della sopradetta mia moglie Brigita Giacomina Retti sempre però con leconditioni come sopra e non altrimenti. Item agravo li sudettimiei heredi a dare per una volta tanto all’amata mia sorella unadoppia di lire venti cinque e questo per puro amore e che preghiper me. In curatori et tuttori delli sopra detti miei figli constitui-sco la sopradetta mia moglie Brigita Giacomina Retti et il moltoreverendo signor don Giuseppe Andreietti curato degnissimo diSanto Fedele unitamente con il signor Paolo Corbelini qualli ave-ranno la carità, come pure detti signor curato e Corbelini li con-stituisco esecutori testamentari. Volendo che la sudetta mia caramoglie Brigita Giacomina sij et debba essere inremovibilmentedonna madona padrona et usufrutuaria di tutti et qualsivoglia be-ni mobili immobili raggioni et ationi et crediti da lasciarsi da meinfrascritto al tempo della mia morte quale usufruto debba go-derlo senza contrasto unitamente con li sudetti miei figli et here-di, restando però in abito vidovile et custodendo l’onore maritalefacendoli anche per lei stessa tutti li suoi abiti et portagioie chesiano quelle sue proprie con facoltà anche alla medesima mia mo-glie di poter vendere et alienare delle mie facoltà in caso di biso-gno per potersi mantenere lei et miei figlioli perché così è la miavolontà perché l’ho sempre esperimentata fedele et amorevole perme e miei figli, e però se qualcun de miei figli eredi volesse con-tradire a quanto sopra adesso per alora lo privo lasciandoli sem-plicemente la legitima et voglio che detta mia moglie, in caso nonpotesse vivere con li figli che si dij un’abitazione in mia casa a suaelecione come pure tutti li mobili che sono nella camera dovedorme con il medemo letto gialdo come pure utensili di cucinaquelli li pò abisognare per la sua persona con una posata d’argen-to e biancheria di tavola e letto in egual portione con li figlij sopranominati eredi e che sij usufrutuaria di tutto il giardino et padro-na. È questa la mia ultima volontà come pure se uno o più demiei figli perdessero il rispetto alla sudetta mia moglie loro madreli privo adesso per alora della mia eredità lasciandoli sollo la legi-tima et questo e quanto sopra è l’ultimo mio volere. Et questamia ultima volontà voglio che vaglia per testamento in scritto etin caso non valesse per testamento scritto voglio che vaglia per te-stamento noncupativo et se non valesse per testamento noncupa-tivo voglio che vaglia per codicillo overo per qualsivoglia altra vo-lontà ultima et in ogni miglior modo che di raggioni potrà valere

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et questo l’ho fatto di mia propria mano et sottoscritto alla pre-senza delli infrascritti notaro et testimoni non avendo io fatto altrotestamento quale se fosse fatto anullo caso et comando sij casatoet anulato et sia di niun valore e forza perché così dispongo, anzimancando qualche clausula che potessero invalidare questa miaultima volontà li admetto come vi fossero. Item lascio di dare etpagare per una volta tanto al signor Gerolamo Canevale che ricevea dover aprire questo mio testamento lire venticinque imperiali equesto per la sua mercede. Io Giovanni Pietro Scotti figlio delquondam altro Giovanni Pietro del loco di Laijno protesto che inquesta scritura si contiene il mio testamento in scriptis e mi sonosottoscritto di mia propria mano e sigilato col mio solito sigillo didentro e di fori.

5. Codicillo di Giovanni Pietro Scotti.

19 dicembre 1761. Archivio di Stato di Como, Notarile 4024, rogito di IsidoroCanevali.

Nel Nome del Signore. L’anno di sua nascita 1761 Inditione 10il giorno di sabbato 19 del mese di decembre. Il signor GioanPietro Scotti figlio del quondam altro signor Gioan Pietro habi-tante nel luogo di Lajno Vall’Intellvi diocesi di Como quale hafatto il suo testamento in scriptis sino nel giorno 28 ottobre1746 prossimo scorso, ritrovandosi ora gravemente ammallatolibero però di mente, senso, loquella, vista, audito ed intelletto,e ricordandosi d’aver egli nel detto suo testamento fatto un lega-to di lire 300 imperiali a favore della Beatissima Vergine del Car-mine eretta nella parocchiale di Lajno sudetto, e conoscendo es-ser detto legato di troppo pregiudizio a suoi eredi attesa la varia-zione del di lui stato, ha fatto e fa il presente suo codicillo colquale il prefato Giovanni Pietro Scotti cassa, deroga ed annullail sudetto legato di lire 300 imperiali e come in fatti si troverà dalui fatto nel detto suo testamento a favore della Beatissima Ver-gine del Carmine e come sopra resta espresso; perché tale è l’ul-tima volontà e come tale vuole esso signor codicillante che siaosservata ed eseguita perché così et de predictis. Actum in Ca-mera superiori domus habitationis dicti domini codicillantis, inqua dictus dominus codicillans iacet in lecto sitae in dicto locoLajni. Testes S. admirabilis reverendus dominus don Petrus Ma-relli filius quondam domini Iacobi parochus et habitans in locoPonae Inferioris admirabilis reverendus dominus cannonicusdon Carolus Poddius filius quondam domini Silvestri habitansin loco Sancti Fidelis, dominus Marcus Bulla filius quondamIoannis Baptistae habitans in dicto loco Lajni. Dominus Ioan-nis Baptista Muttonus filius quondam Gulielmi habitans in lo-co Pili Inferioris et Baptista Prandi filius quondam Caroli An-dreae et pronotarij Ioannes Verri filius quondam Francisci e locoColdrerij Helvetici Iulius a Comite filius Iacobi et dominus Pau-lus Corbelino filius quondam domini Iacobi Antonij omnesquattuor habitantes in dicto loco Lajni, omnes noti.

6. Lettera di Bartolomeo Scotti a Francesco Bazza deputato dellaFabbrica di Preseglie.

2 agosto 1776. Archivio Parrocchiale di Preseglie, Documenti chiesa.

L’opportunità mi si presenta di ricapitare la presente, mi sti-mola alla libertà di disturbare Vostra Signoria Illustrissima conpoche righe affine in primis d’umiliarle ossequiosi miei rispettied in uno dirle unitamente alli altri signori deputati alla fabricache se risolvessero che io conchiudessi tutte le pitture a frescoin quella col far anche il quadro che mi dicono si sta preparan-do sopra la porta riuscirebbe a me comodo il farlo dopo termi-nato a Manerba ove ritrovomi a fare un’opera simile in cui rap-presento Gesù Cristo che caccia dal Tempio ementes ed ven-dentes; un cortese riscontro mi sarà norma, e se debba aver ilvantaggio di riverirla personalmente in questa stagione, cosache difficilmente mi potrà avvenire in seguito: e giacché sonoin atto voglio pur ramemorarle il discorso avuto per la tavoladella Scuola per cui le proposi mio fratello Tedescato, e pernon esserle soverchiamente nojoso chiuderò col protestarmisupplicandola de miei ossequi alli altri signori deputati di Vo-stra Signoria Illustrissima. Salò 2 agosto 1776. P.S. Se risolvessero per il sì potrebbero farmi aver le misure colsoggetto da esprimersi che potrei allestir qui in Manerba il dise-gno a vantaggio e speditezza dell’opera. Umilissimo obbligatissimo servitore Bortolo Scotti.

7. Lettera di Bartolomeo Scotti a Francesco Bazza deputato dellaFabbrica di Preseglie.

13 luglio 1777. Archivio Parrocchiale di Preseglie, Documenti chiesa.

Per lettera d’amico ricevuta in patria, che stavo per andarmenesul Mantovano mi viene proposto portarmi a Preselie chiamatoda loro signori a fare il quadro sopra la porta; e tanto mi vieneconfermato col nominare Vostra Signoria Illustrissima che de-gnasi farmi ricercare: comunque la cosa sia di presente devo pro-seguire per il Mantovano, ove sono atteso già da tempo notabile,e riflettendo che non può portare sconcerto il differire l’operadel preposto quadro se loro dispositione è che io venghi a farlopotrà Vostra Signoria Illustrissima favorire farmi avere le precisemisure ed accennarmi ciò che vogliono espresso che potrò fare ilpensiero, e quanto prima potrò con previo avviso sarò a conchiu-dere con piacere quest’ultima cosa a fresco nella loro chiesasenz’altro perché di viaggio passo a dirmi unitamente che all’altrisignori fabbricieri con piena stima e rispetto di Vostra SignoriaIllustrissima. Brescia 15 luglio 1777.

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Umilissimo servitore Bortolo Scotti. P.S. Se degnasi di farmi qualche risposta potrà raccomandarla inMantova al signor Vittorio Bolla cioè ricapito.

8. Convenzioni fra Carlo Scotti e i fabbricieri della collegiata di SantoStefano di Dongo.

3 novembre 1781. Archivio Parrocchiale di Dongo, Miscellanea.

1781 adì 3 9bre, Dongo.Colla presente, come se fosse fatta ogni più valida forma, inten-diamo noi infrascritti accordare, come di fatti accordiamo col si-gnor Carlo Scotti pittore del luogo di Laino Valle Intelvi l’operache deve essere fatta nel coro, e presbiterio comprese le due lese-ne, e contorno all’alto fuori della balaustra di questa chiesa col-legiata parochiale di Santo Stefano, e questa a norma de patti co-me seguono: 1° Dovrà il sudetto signor Scotti dipingere tutti iluoghi sudetti compresi li volti, e cornicione, e tutte le pareti si-no al piano di terra, eccettuato il poco spazio, che viene occupa-to dalle sedie de signori molto reverendi canonici, con figure anorma de soggetti, che verranno già sotto espressi, e nobilmenteornare di buona e perfetta architettura, onde venghi rimediatoal difetto dell’angustia del coro, con l’obbligo di presentare allasua venuta li dissegni per detta opera. 2° Li soggetti alludenti aSanto Stefano sono: nella tazza avvanti l’altare maggiore sotto ilvolto si dovrà rappresentare la Gloria di Santo Stefano ProtoMartire colle Virtù in figura ne’ quattro suoi angoli, che alludo-no al medesimo Santo; letteralmente nelle mezzelune sotto ildetto volto, e sopra il cornicione si dovranno fare li quattroEvangelista, il tutto oltre l’ornato dell’architettura secondo li de-corosi disegni da presentarsi; nelle pareti laterali del presbiteriosi dovranno fare due quadroni cioè alla dritta la Predicazione os-sia Disputa, che fece il medesimo Santo cogli Ebrei nella loroadunanza, alla sinistra il Martirio di detto Santo, tutti e due no-bilmente intrecciati ed ornati di buona architettura. 3° Dietrol’altare maggiore, ossia nel coro incominciando nel volto, cheforma scuffia per soggetto alludente al Santissimo Sacramentodovrà rappresentarsi la Visione di San Gioanni nell’Apocalisse,cioè li ventiquattro Vecchioni tutti vestiti da vescovo, che stava-no in adorazione dell’Agnello Divino con un ornato di perfettogusto d’architettura; nelle pareti poi, nel mezzo vi si deve fare lasua grande ancona architettata di buon gusto con dentro il suoquadro rappresentante Gesù Cristo, che communica gli Aposto-li; negli altri quattro campi più piccoli del medesimo coro dovràdipingere altri quattro soggetti del Testamento Vecchio, che fi-guravano il Santissimo Sacramento dell’Eucarestia, ed il tutto sa-rà ornato d’ottima architettura da presentarsi li disegni nel pro-gresso dell’opera prima però di darvi mano. 4° Tutto ciò espressodovrà essere eseguito dal sudetto signor Scotti, e non da altro as-sistente o compagno a sua spesa tante per la cibaria quanto perli colori, ed ogni altra occorrenza eccettuati sole due letti colli

utensili occorrenti per la cucina, e tavola che si obbligano pre-stargli li signori fabricieri. 5° Sarà d’obbligo del medesimo signorScotti far fare a sue spese tutti li ponti, e provvedere il legnameoccorrente con tutta la ferrarezza, restando solo a carico de si-gnori fabricieri il somministrare i soli assi, che al presso sarannobrazza cento ottanta circa, che da medesimi si daranno riposti indetta chiesa per il principio di genaio, e da medesimi, finital’opera, si faranno riportare a rispettivi padroni. 6° Sarà pured’obbligo del pittore mettere a sue spese calcina, sabia, e qualun-que altro materiale, ed attrezzo, come pure mantenere a sue spe-se la maestranza, e manovalanza per detta opera, che tutta deveessere fatta a fresco; eccettuato soltanto quattro secchie, due sec-chioni cioè uno per l’aquaja, l’altro per il bianco, ed una cordaper alzare il materiale, che si dovranno dare da signori fabricieri.7° Sarà pure d’obbligo nel medesimo signore Scotti pittore farea sue spese otturare le due finestre nel coro in faccia all’altaremaggiore, ed in vece farne due altre in buona forma, e stabilitenell’agone consecutivo e laterale col farvi riporre le loro ferate etelari dell’invetriata, e qualora li signori fabricieri volessero te-nerle più larghe delle presenti, sarà a loro carico il far rifare, seoccorre, le pietre di vivo, come pure le ferate e telari. 8° All’operacome sopra espressa dovrà il signore pittore mettere mano nelprossimo mese di genajo 1782 e continuarla fino ad opera finita,che si compromette abbia ad essere tutta, ed in ciascuna sua par-te di piena sodisfazione e degli intelligenti, e perfetta rapportoche ha fatto, e fa le più ampie esibizioni. 9° L’obbligo, che hannocontratto, e contraggono li signori fabricieri verso il sudetto si-gnore Scotti per la sudetta opera, spese, ed obblighi come sopradal medesimo assuntisi, si è di corrispondergli il prezzo che restacol medesimo accordato, e si accorda in lire mille ed ottocentoimperiali di Milano in buoni danari da pagarsi nel modo qui sot-to, e a brente quattro vino buono, e sano. Il sudetto danaro s’ac-corda di pagare in tre rate, cioè la prima, che sarà di lire seicento,si pagarà subito arrivato che sii il detto signore pittore, ed esa-minati i disegni, e questi ritrovati a sodisfazione, la seconda, chesarà di lire settecento, si sborsarà, finita l’opera sudetta, e la terza,che saranno de lire cinquecento restante prezzo come sopra pa-tuito accorda il sudetto signore pittore il respiro fino a Nataledel prossimo anno 1782; ed anche per tutta detta somma, o perparte fino all’altro Natale del 1783. Per rispetto poi ad unire det-ta somma l’infrascritto signore Gaspare Rumi fabriciere promet-te come priore della confraternita di Santa Marta aggregata aquella del Santissimo di sborsare per conto della medesima con-fraternita per tal opera lire mille imperiali restanti s’uniranno dasignori fabricieri compresi quelli, che l’Università de poveri diCristo di questo Comune ha a medesimi ceduti per convertirliad ornamento della chiesa medesima a loro beneplacito. 10° Perimpegnare poi maggiormente il medesimo signor Scotti a fare lasudetta opera eccellentemente promettono li signori fabricieriche, essendo tale, come punto non dubitano, gli sborseranno inregalo numero otto gigliati. 11° ed ultimo si riservano li signorifabricieri per la validità di questo contratto a ricorrere al magi-strato per l’opportuno assenso per tale spesa, così che non otte-nendo un tal assenso sarà come non fatta la presente. 12° E per

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segno della verità di tutta la sopradetta cosa, e ciascuna d’esse,obbligando l’una parte all’altra, e l’altra all’una, firmano la pre-sente di propria mano de sudetti ed in fede. Io prete Marco Polti fabriciere della chiesa collegiata parochialedi Santo Stefano prometto quanto sopra. Io Gaspare Rumi fabriciere di detta chiesa priore dell’annonciataconfraternita. Carlo Scotti afermo e m’obligo a quanto sopra.

9.Confesso di Carlo Scotti per la decorazione del coro della chiesa diSanto Stefano a Dongo.

29 gennaio 1783. Archivio Parrocchiale di Dongo, Miscellanea.

1783 adì 29 genaro, Dongo. Signore Carlo Scotti Pittore del luogo di Laino Valle d’Intelviavere per la pittura fatta nel coro della chiesa collegiata parochia-le di Santo Stefano di Dongo giusta il convenuto nella scritturadei 13 novembre 1781 lire 1916. E più per molti accrescimentifattegli fare di pittura compresi i colori, maestranza, ed ogni altracosa di sua pretesa e ricognizione de oro, e per riguardo alla mae-stranza procede oltre a quanto era il sudetto signore Carlo tenu-to per aumenti fatti fare cioè pilastri e varie altre fatture lire 659.Adì detto io sudetto, ed infrascritto Carlo Scotti pittore del luo-go sudetto ho ricevuto dal molto reverendo signore don MarcoPolti di Dongo durante l’opera della pittura sudetta compresouna somma antecipatomi prima del principio dell’opera sudettalire mille trecento quarantanove, e soldi undeci diconsi lire1349.11, che dice esser tutto suo danaro proprio diconsi lire1349.11 e più ho ricevuto dal signore Gaspare Rumi di Dongoparte in denaro, ed il resto per somministrazioni fatte per mioconto ai rispettivi mastri durante l’opera sudetta lire 847.14 epiù adì detto ricevo dal sudetto signore don Marco Polti in que-st’oggi in danaro suo proprio in saldo dell’opera sudetta, e diqualunque altra mia pretesa per accrescimenti fatti sì di pitturache di maestranza e qualunque altra cosa lire trecento settantasette, e soldi quindeci diconsi lire 377.15. In fede Carlo Scotti sudetto affermo come sopra.

10. Capitolazione fra la compagnia del Santissimo Sacramento e CarloScotti per la decorazione del presbiterio e del coro della chiesa del-l’Assunta di Busca.

18 aprile 1782.Archivio Parrocchiale di Busca, Chiesa 1725-1800.

Capitolazione da osservarsi tra la veneranda compagnia del San-tissimo Sacramento eretta nella chiesa parochiale di questa cittàin persona del signor barone Giovanni Franco rettore di detta

compagnia, e del signor Giovanni Romualdo Proalle fu signorPietro Andrea tesoriere di detta compagnia, e da questa special-mente elletti, ambi della presente città, et abitanti et il signorCarlo Scotti fu signor Pietro pittore comasco della Valle Intelvi.Primo sarà tenuto detto signor pittore Scotti di formare tutti lidissegni, oltre il già presentato, spiegando in quelli l’opera intie-ra, che colla presente si intendono detti signori elleti di accordareal medesimo signor pittore, e tali disegni dovranno esprimerequanto infra, cioè l’Assonzione di Maria Vergine con li Apostolinell’ancona ma che compaia l’istoriato anche nella scuffia del co-ro così che abbia a formare un solo sogetto, oltre l’ornato di buo-na architettura, come detti signori elletti, et altri congregati han-no proposto, e per magior loro sodisfatione; sarà tenuto a farealtro pensiero che nella congregazione medesima il predetto si-gnor professore ha proposto, purché esprima lo stesso mistero, equesti da scegliersi ad arbitrio di detti signori elleti; alla fabricalateralmente all’ancona oltre l’ornato di buona architetura sodae romana, dovrà introdurvi alcune virtù, simboli, che sieno allu-denti al mistero; nel bassino cioè del presbiterio sarà tenuto ese-guire il dissegno presentaneo, che esprime l’Incoronazione dellaVergine con tutto quell’ornato di buona architetura già ideatanel disegno, così nelli angoli di detto bassino dovrà rapresentarele quatro Virtù Teologali come dal disegno già ideate col suocontorno di buona architetura tutto correlativo, che non abbia anudare dissonanza ma magnificenza, e grandiosità; sotto il cor-nicione cioè nelle parti del bassino che sono due uguali, in unaoltre l’ornato di buona architetura e coornamento di gruppi distatue bassi rilievi tutto simbolico al mistero, che sarà espressonel quadrone, dovrà rapresentare la nascita della Beata Vergine,nell’altro che sarà dirimpetto nel quadrone dovrà rapresentare lapresentazione al Tempio, e puramente ornato di buona archite-tura, e coornato di statue, e bassi rillievi sarà pur tenuto di orna-re il cornicione del coro cioè il fregio di buon gusto romano ar-chitetonico, in somma dipingere tutti li volti e pareti del coro si-no alla balaustrata del medesimo a norma come sopra. Con darprincipio a detta opera nel principio d’agosto prossimo e termi-nata per tutto setembre mille sette cento ottantatre. 2° Sarà obli-gato detto signor Scotti professore a presentare prima li modellianche coloriti avanti di dar mano all’opera oltre li accennati dis-segni, e ciò tutto per dare quelle sodisfazioni convenienti, e con-venute con li detti signori elletti. 3° Sarà obligato il medesimosignor professore condurvi il mastro e quello a sue spese mante-nerlo durante tal opera come pure sarà tenuto a mettervi tutti licolori occorrenti di perfetta qualità, e fare la pittura a fresco, aperfezione d’arte, e tal opera da colaudarsi da chi sarà prescieltoda detti signori eletti. 4° Sarà pur a carico di detto signor profes-sore di mantenersi colla cibaria et allogio, viaggio, et ogni altracosa sua occorente. 5° Dovrà detto signor pittore Scotti eseguiretutto quello che si è sin qui espresso con la magior attenzione estudio possibile per render piena sodisfazione a questo publico,e città, e per esser dal medesimo approvato. Nel caso poi che det-ti signori elletti sul fine di detta opera fossero mancanti di liremille circa a fare il compimento del infrascritta somma stabilitaper detta pitura, sarà tenuto detto signor professore di aspettare

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un anno il pagamento di detto compimento senza pagamento dialcun provento, e mediante cauzioni in favor di detto signor pro-fessore. 6° In corrispondenza della fatura della sudetta opera lisudetti signori elleti si sono obligati, e si obligano in debita for-ma camerale di pagare al detto signor Scoti pittore per prezzodella sudetta pitura et ornati la somma di lire quattro milla diPiemonte da soldi venti caduna, oltre un regalo ad arbitrio deipredetti signori elleti però proporzionato alla fatica, ed al meritodi detto signor professore; in conto di qual somma ne sono stateivi pagate per detti signori elletti a titolo di anticipato a mani didetto signor Scoti, lire quattro cento in buone specie e valute co-renti, e precedente numerazione sono state da detto signor pro-fessore retirate, e ritornate per quali ha quitato, e quitta li sudettisignori elletti di quittanza in forma, sotto metendosi questi dicorispondere, e pagare la restante somma a norma de bisogni chepotranno occorere a detto signor Scotti nel tempo che farà la su-detta opera, ma per tal opera, il tutto in dinari contanti, ognioposizione cessante, et ove finita detta pitura, mancassero circalire mille a detti signori elleti per fare il saldo pagamento a dettosignor Scotti, in questo caso si starà al disposto del sudetto capoquinto. 7° Saranno obligati detti signori elleti a dare tutti li pontifatti a loro spese, e terminati per il prossimo mese di luglio, ac-cioché il predetto professore possa mandarvi il mastro a discro-stare l’infrescatura, come pure saranno obligati di soministraretutti li materiali cioè calcina e sabia della più perfetta, come puredi soministrare quelle mobiglie ocorenti, cioè corde per tirare limateriali sopra de ponti sechie secondo li bisogni, et altri vasigrandi occorenti per l’aqua, e bianco, come pure li stromenti permeschiare le malte, con dichiarazione che la calcina per la grani-tura debba essere vechia, e bagnata di un anno circa, e quella siapiutosto dolce, l’altra calcina che servir deve per il bianco, dovràesser bianca perfetta, e tanto potrà servire et essere buona quan-tunque fresca. Ultimo tutto quanto sopra le sudette parti dicen-do esser stato, et esser vero, e da esse acetato con mutue, e reci-proche stipulazioni, ne hanno promesso, e promettono l’intiera,et inviolabile osservanza, tutt’obligo de loro beni presenti e fu-turi cioè detti signori elletti di quelli di detta compagnia, e dettosignor Scotti de suoi propri colla clausola del constituto passag-gio in forma camerale in fede, Busca li diciotto aprile mille settecento ottanta due. In agionta il predetto signor Scotti presenta in sigortà solidarisper l’anticipata come sovra fatta delle lire quattro cento, il quipresente signor Giovanni Battista Felice Gogi del fu Simone mar-morista, quale si rende sigortà per detto signor Scoti in favore deisudetti signori elletti, constituendosi per esse principale debitorecolla rinuncia beneficio di divisione, escussione, et ordine, etaltr’autorità hoc ita, cerziorato per me sono della forza di dettaricevuta sott’obligo e constituto de suoi beni presenti e futuri,qual di tener rilevato da detta fidejussione, ha il predetto signorScoti promesso e promette sott’obligo de suoi beni come sopra. Giacomo Giuseppe Paoletti Barone del Melle Bettone. Giovan Romualdo Provale tesoriere. Carlo Scotti accetto quanto sopra. Giovanni Battista Felici Goggi sigurtà.

Don Carlo Amatij testimonio, Don Ignazio Pauletti del Mele testimonio. Vassallo Giuseppe Bernardi testimonio. Giuseppe Attilio Cella testimonio. Notaio Giosepe Antonio Guglielmone testimonio.

11. Progetto di Carlo Scotti per la decorazione della navata della chiesadell’Assunta a Busca.

31 gennaio 1785. Archivio Parrocchiale di Busca, Chiesa 1725-1800.

Progetti che da me sottoscritto si formano per il proseguimentodella pitturazione di tutta questa chiesa parrochiale. Primo. Nelbassino di mezzo rappresentarei una cupola composta di colone-te ne quatro angoli sopra le vele con finto praticabile nelle qua-tro mezerie delle arcate. Praticabile per quanto possa bisognareper la rappresentanza degli infrascripti sogetti, e questo sarà ra-gionato con quella possibilità capace d’essere eseguita in fabrica,così radunati in caduna di queste mezerie li seguenti sogetti nonlascerò d’avere principal prospetto la cupola come da abozettiche esibirò avanti di pormi all’opera. Siccome San Vitale si ritro-va già dipinto in gloria nell’ancona per non ripeterlo nella cupo-la ho pensato di dipingere il trionfo della Chiesa opera per medi maggior studio, e fatica, ma più conveniente e decorosa peruna parochiale di maggior rilievo. Il trionfo della Chiesa da nonaltro deriva se non dalla Divina Sapienza. Per rapresentare dettosogetto in una cupola finta di pittura io proporrei nel modo se-guente. Siccome per cagion del peccato originale fu di estremanecessità per nostra Redenzione che la divina sapienza operasse imezzi per porre in trionfo per mezzo di redenti la sua SantaChiesa, conviene in primo luogo rapresentare in mezzo dellavuolta cioè al di fuori del cupolino la Misericordia che fermandoil braccio minaccevole della Divina Giustizia contro de peccatoriab initio cioè di Adamo ed Eva, mostra per Divina Sapienza, egrazia i mezzi di nostra redenzione, e con ciò porre in trionfo laSanta Chiesa nel modo seguente: di prospetto alla cupola Dilec-tio Dei onorabilis Sapientia nell’Ecclesastico capitolo 1. Si rapre-senta la Sapienza così: donna di bellissimo e santissimo aspettosopra d’un quadrato di maestoso ornato, vestita con traversabianca, armata nel petto di corsaletto, e di cimiero in capo, sopradel quale stia un gallo, dalle cui tempia fra l’orechie, e l’elmetton’eschino i raggi della Divinità; nella man destra terrà uno scudorotondo collo Spirito Santo in mezzo, nella man sinistra il librodella Sapienza, dal quale pendono sette segnacoli con l’agnellopasquale sopra il libro annesso alla sudetta figura; più abasso visarà un gruppo d’angioli, che con due tronchi stiino in atto diformare la Croce, che col peccato l’uomo cagionò la morte delfigliuol di Dio fatto uomo per nostra redenzione. Ed alla destradella cupola si rapresenterà la Religione da Gesù Cristo Reden-tor nostro istituita. Donna di maestà, e di gravità vestita conmanto ricco fatto ad uso di piviale avrà velata la testa, sopra la

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quale lo Spirito Santo risplenda, la luce di suoi raggi in forma dicolomba; starà detta figura sopra una pietra riquadrata, che di-nota Cristo Signor nostro, il quale è la vera pietra angolare, chedisse il profeta riprovata dagli edificatori della vechia legge, ed èper essere posta nel principal cantone della sua Santa Chiesa,non v’è alcuno, che possa porvi altro fondamento come disseSan Paolo. A questa figura da una parte un fanciullo colle tavoledi Mosè, con alcune rose, ed alcuni rami sechi per mostrare lepassate cerimonie delli antichi, e dall’altra parte vi sarà un altrofanciullo, che sostiene il libro de’ Vangeli, perché in Cristo ter-minarono tutte le profezie, e le cerimonie della vechia legge. Tie-ne ella nella sinistra mano la verga del sacerdote Aron, e nella de-stra le chiavi della potestà ecclesiastica per aprire e serrare il cieloagli uomini conforme che loro meritano; dunque da questo veroe vivo ritratto è nata la nostra santa e vera religione, modello disalute fabricato da santi Dottori sopra le pietre riquadrate daquatro Evangelisti della legge piena di Spirito Santo di religione,di fuoco d’amore e di carità. Vi si può aggiungere altro gruppod’angioli che portino la corona di trionfo per chi se le sanno me-ritare. Di rimpetto alla religione si rapresenterà il Battesimo se-condo il sacro rito praticato dalla Santa Chiesa. E con lo stessorito si rapresenterà il sacramento della penitenza di rimpetto alprincipal sogetto della Divina Sapienza come sopra, cioè la con-fessione sacramentale, per mezzo della quale si manterrà intrionfo la Santa Chiesa. Alle quatro vele per concordare si do-vrebbe rapresentare i quatro Dottori, e quatro Evangelisti, a duecaduno gruppati insieme, e nel rimanente della navata si può al-ludere per ornamento con gerolifici bassi rilievi tutto simbolicoed alusivo al rimanente di sette sacramenti. Il tutto ben sittuatoa tenore che porterà l’ordine dell’architetonico ornamento. Tuttoil cornicione ed al di sotto i capitelli, e lesene con tutti que’ cam-pi, che vi sono lateralmente all’organo, quelli doversi tenere anorma de Sancta Sanctorum tutte le arcate a rosoni incassati. Alatere delle finestre vi si porranno que’ sogetti da fissarsi e. g. iProfetti. Nelle due finestre delle capelle di mezzo, cioè nellevuolte si può rapresentare numero tre medaglie in caduna capel-la da fissarsi li sogetti e bene coornate d’architettura, così al disotto altri due quadri con buon ornato d’architettura. Nelle qua-tro più piccole capelle vorrei pure introdurvi altre tre medaglieper caduna capella oltre l’ornato d’architettura e li sogetti da fis-sarsi per caduna capella, che aluda al tittolar della medesima.Questi sentimenti in iscorcio si ragioneranno con disegni, edabozetti più chiaramente intelligibili. Mi obbligo pure di faresbianchire li quatro piccoli altari, cioè le figure, e tutto quellopossa e debba esser bianco, come di dare le tinte ove possa oc-correre perché ogni cosa possa armonizare col rimanente dellacupola. E tutto ciò mi obbligo a dipingerlo a buon fresco nellospazio di tre anni, previa la continuazione della salute, da prin-cipiarsi subito terminato il Sancta Sanctorum, e li dissegni conabozetti occorrenti li comincerei subito stabilito il contratto. Peril prezzo non altrimenti, ancorché mi si sminuisce qualche cosail mio progetto, m’intendo che abbi d’essere lire seimila dico lire6000 di Piemonte da soldi venti caduna da pagarsi in sei anni,cioè lire mille all’anno, e queste lire mille divise in tre ratte ugua-

li per i primi tre anni da principiarsi il pagamento della primarata nel prossimo venturo aprile dell’anno andante 1785; accio-ché possa provedermi per tempo del colorario, e con maggiormio vantaggio il qual colorario resterà per mio conto. Le altretre mila lire per gli altri tre anni di mora, si pagheranno in dueratte l’anno, cioè mettà in giugno, e mettà in dicembre di cadunanno, come in tal tempo si pagheranno le sopra accennate rattede’ primi tre anni. Busca, a 31 gennaio 1785. Carlo Scotti. Al capo mastro Andrea Tarone poi per l’obbligazione che dalmedesimo assumerassi di prestar tutta la servitù al signor pittore,cioè di far a sue spese tutti li ponti, e disfarli all’occorrenza, discrostare, e rizzare tutti i vuolti, e pareti, e le sei capelle, attacarle carte, farvi la calcina, in somma far ogni cosa occorrente allasua servitù, e provedersi tutti i giornalieri occorrenti a sue spese,con l’obbligazione a signori direttori di provedere la calce, l’are-na, i vasi occorrenti d’ogni sorta, i legnami, cordaggi, e ferra-menta, e materiali. Ed il sopradetto capo mastro Andrea Taronefarà in lodevol forma il sternito del Sancta Sanctorum e del coroper quanto riguarda alla sua fattura, e questi farlo tutto con lepietre, che gli verran proviste, come pure disfatti i ponti dar fuo-ri di chiesa, cioè sul piazzale tutto il legname tavole di detti pon-ti. Mediante lire mille cinquecento di Piemonte da soldi venticaduna da pagarsi rispettivamente in tre anni, cioè in tre ratteuguali a misura de’ bisogni, e del tempo, che avrà impiegato.Busca, li 31 genajo 1785. Carlo Scotti a nome di mastro Andrea Tarone.

12. Confesso di Carlo Scotti per la decorazione della chiesa dell’Assuntadi Busca.

3 settembre 1785. Archivio Parrocchiale di Busca, Chiesa 1725-1800.

Personalmente constituto il sudetto signor Carlo Scoti fu signorPietro celebre pittore comasco, il quale per sé e suoi sponte di-chiara e confessa aver ricevuto d’ordine dell’illustrissimo signorbarone Giacomo Giuseppe Pauleti del Mole rettore della com-pagnia del Santissimo Sacramento di questa città per le manidell’illustre signor Giovanni Romualdo Proalle tesoriere di dettacompagnia e per conto di questo, la somma di lire quattromillasei cento di Piemonte cioè lire quatro milla portate dalla sudettacapitolazione 18 aprile 1782, e per le cause in essa espresse, e lemedesime aver consegnate da detto signor Proalle et a suoi dettitempi e le restanti lire seicento per regalo statali promesso in vi-gor di detta capitolazione incluso in queste lire 600 ogni ulteriorsua pretenzione onde dichiarandosi tacito, e ben contento, e pie-namente sodisfatto, ne rende d’ogni cosa ai sudetti signori baro-ne del Molle e Giovanni Proalle rettore e tesoriere deputati di-stinte grazie, e ne ha fatto e fa ai medesimi e chi altro spetti am-pla e finale quittanza in forma in fede, Busca, li tre settembre

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mille sette cento ottanta cinque. Presenti ivi detti signori depu-tati e quanto serva stipulanti et accetanti. 4 setembre Confesso io sotoscritto d’essere stato realmente come sopra so-disfato e contento in ogni maniera, in fede Carlo Scotti pitoredi Sua Maestà l’imperatrice della grande e tutta la Russia. Giacinto Forni testimonio. Luigi [...].

13. Lettera di Carlo Scotti ai rettori della chiesa dell’Assunta di Busca.

9 settembre 1785. Archivio Parrocchiale di Busca, Chiesa 1725-1800.

Vedendomi io sottoscritto in dovere l’avermi a dipartire da que-sta città per lontani paesi da dove probabilmente non ritorneròse non nell’anno 1792 piacendo al Signore e perciò non più ingrado d’intraprendere, e proseguire la pitturazione, che a secon-do del concertato stanno già per eseguire in questa chiesa paro-chiale ma essendo tuttavia in desiderio di ciò io stesso effettuarequando non sia disagradita la mia opera a dilazione sino a taltempo esibisco perciò all’illustrissimi signori aministratori, e ret-tori la mia servitù per l’eseguimento di sì fatta pitturazione, se-condo, ed uniformemente ai già presentati, e rimessigli progetti,che dai signori di città vengono trattenuti, e mi oferisco di rid-dure a sole lire cinque mille di Piemonte l’onorario mio, che’era-si a tal riguardo inteso in lire sei mille, ed in detto anno 1792dar principio a detta opera, e questa terminata fra due anni sus-secutivi, con che ripartitamente nel decorso dei medesimi mi sicorrispondano poi li lire cinque mille predette. Busca, a 9 settembre 1785. Carlo Scotti.

14. Procura di Carlo Scotti e Gaetana Quaglio a favore di AntonioGoggi.

1814. Archivio di Stato di Como, Notarile 4736, rogito di AmbrogioGobbi, 5 giugno 1815.

Procura che noi sotoscritti faciamo alla presenza de testimoni, eregalizata da publico notaro per ogni affare esterno, et autenti-cata, colla sosegnazione del reverendo padre Ignazio Pietro Boninostro paroco della Compagnia di Gesù. Adunque colla presenteprocura diamo ampia facoltà al nostro procuratore per nome ilsignor Antonio Goggi di San Fedele, cioè in Italia, stato di Mi-lano provincia di Como che possa e debba fare, et ultimare le di-visioni colli eredi della fu signora Barbara Quaglia, il tutto teno-re il testamento che fecce la sudetta defonta mia socera, e madredi mia moglie. Nota bene che le sudette divisioni devono seguirefra quatro sorelle, come dal testamento cioè per nome prima

Geatana Scotti mia legittima moglie, secondo la signora Giusep-pa de Giorggi sorella di mia moglie, terzo la signora Lucia mari-tata in Valsolda, pure sorella di mia moglie, quatro la fu signoraLuiggia, pure sorella di mia moglie, e questa fu maritata vicino aPorlezza e seguite le divisioni con ogni giustizia, e perfetta con-scienza, diamo facoltà al signor Antonio Goggi di ritirare il tuttoa sé, e procurarne una vendita generale in contanti danari; il tut-to tenore lo scritto che le uniamo alla presente procura, cioè ditutto ciò che deve esistere, per informarlo e per sua regola acciòpossa aggire col maggior favvore che sarà necesario al giudiziodel signor Antonio Goggi nostro procuratore; assicurando il si-gnor Goggi nostro procuratore, che le saremo memore in com-pensarlo, d’ogni sua giusta fatica di sua sodisfazione, prima checi rimetta il risultato di tuta la facoltà tenore il testamento. Inoltre alla sucenata procura le uniamo altra procura similmentenella persona del signor Antonio Goggi sucenato nella primaprocura; le diamo ampia facoltà e plenipotenza, di aggire et ulti-mare il tutto, raporto alli miei fondi propri paterni, e quelli si-milmente ereditati dal fu mio fratello don Bartolomeo Scotti.Nota bene il signor Goggi, che deve regolarsi di aggire tenoreil scritto che le uniamo per meterlo al fatto di tutto per sua re-gola come deve contenerssi e similmente quando il tutto saràaranggiato, dovrà pure passare e farne una vendita generale incontanti danari. Nota bene che noi infrascritti e sotoscritti anu-liamo la prima procura che abiamo spedita li 24 febraro del an-no scadente e replicata richiesta del signor Giuseppe de Giorggie della signora Giuseppa de Giorggi di lui moglie, ambedue no-stri cogniati e nipoti poiché sino da tutto il sudetto tempo nonanno fato niente e nemeno ci anno scritto alchuna risposta e pe-rò replichiamo di novo, che anuliamo la sudetta prima procura,e che in perpetuo non abbia d’avere alcun valore. Noi sotoscritiabiamo pure voluto che si sotosegniase li nostri due figli, il pri-mo per nome Giovanni Battista Scotti, il secondo DomenicoScotti acciò possono avere la medesima raggione sicome abiamonoi della sucennata facoltà cioè nel caso che Idio ci dimandasseal suo sacrosanto e giustissimo Tribunale colla nostra morte pri-ma che il tutto fosse ultimato, con obligo che debano pagare lidebiti che possono esservi tanto in Italia che a Santo Pietroburgocolla sudetta mia particolare facoltà e per fede alla presenzza deinfrascritti testimoni ciascheduno di propria mano si sosegniano. Io Carlo Scotti di mia propria mano ho sosegniata la presente.Io Gaetana Scotti nata Quaglia.Giovanni Battista legittimo figlio di Carlo e Gaetana.Domenico Scotti legitimo figlio di Carlo e Gaetana.Io per testimonio Pietro Scotti.Io per testimonio Barnaba Medici.Ignazio Pietroboni sacerdote della Compagnia di Gesù curatodegli Italiani in Pietroburgo.Moi soussignè notaire imperial public et iure pour les affairetrangeres dans sette residence certifie les signatures a l’autre partveritable et fait en ma presence. En fois de quas jai joint a monnom le sceau imperial de mon office a Saint Petersbourg actumut retro. Quod attestor George Thomas Pindar notarius publicus.

Gli Scotti di Laino: precisazioni e nuove acquisizioni

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