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GIANCARLO BRECCOLA MONTEFIASCONE GUIDA ALLA SCOPERTA
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GIANCARLO BRECCOLA

MONTEFIASCONEGUIDA ALLA SCOPERTA

Prima EdizioneLuglio 2006

ANNULLI EDITORI

Redazione e amministrazioneVia F. Bonaparte, 401010 Latera (VT)Tel. 328 9058094 - 329 9597635www.annullieditori.it

Finito di stamparenel mese di Luglio 2006da Graffietti Stampati - Montefiascone (VT)per conto di © ANNULLI EDITORI

Tutti i diritti riservati

Indice

5 LA FORMAZIONE DEL TERRITORIO8 PALEOZOLOGIA E PALEOBOTANICA10 PREISTORIA E PROTOSTORIA

10 - NECROPOLI ENEOLITICA DI RINALDONE(2500 - 1800 A.C.)13 - VILLAGGIO VILLANOVIANO DEL "GRAN CARRO"(900 - 800 A.C.)15 - CORNOS (VI-III SEC. A.C.)

17 ETRUSCHI E ROMANI19 EPIGRAFI ROMANE20 EPOCA ALTO-MEDIEVALE24 IL NOME E LO STEMMA

26 - LO STEMMA

28 FRAMMENTI ARALDICI29 I PAPI A MONTEFIASCONE

29 - INNOCENZO III30 - GREGORIO IX31 - URBANO IV32 - MARTINO IV33 - EGIDIO ALBORNOZ34 - URBANO V35 - GREGORIO XI36 - EUGENIO IV37 - PIO II38 - PIO VI39 - GIULIO II40 - LEONE X41 - PAOLO III

42 LA ZECCA PONTIFICIA43 VESCOVI E VESCOVI CARDINALI

43 - GUIDO ASCANIO SFORZA DI SANTA FIORA45 - UBALDINO BANDINELLI45 - ACHILLE E CARLO GRASSI (DE)47 - PAOLO EMILIO E LAUDIVIO ZACCHIA48 - PALUZZO PALUZZI DEGLI ALBERTONI-ALTIERI51 - MARCO ANTONIO BARBARIGO54 - SEBASTIANO POMPILIO BONAVENTURA55 - POMPEO ALDROVANDI57 - GIUSEPPE GARAMPI58 - JEAN SIFFREIN MAURY

60 MIRACOLI MARIANI E OLTRAGGI NAPOLEONICI

61 LE CHIESE: BASILICA DI SAN FLAVIANO78 - SAN FLAVIANO - DISEGNI A PENNA E CHINADI FRANCO TANGARI

79 LE CHIESE: CATTEDRALE DI SANTA MARGHERITA90 - SANTA MARGHERITA - DISEGNI A PENNA E CHINADI FRANCO TANGARI

91 LE CHIESE: CHIESA DI MONTEDORO96 L'IMPERATORE CARLO V

A MONTEFIASCONE97 SCHEDE STORICO-ARTISTICHE

97 - CORSO CAVOUR O BORGO MAGGIORE98 - CHIESA DEL DIVINO AMORE99 - PIAZZA VITTORIO EMANUELE99 - VIA BIXIO (BORGONICCHIO)100 - MONASTERO DELLE BENEDETTINE DI SAN PIETRO101 - CHIESA E CONVENTO DI S. FRANCESCO101 - SEMINARIO "MARCO ANTONIO BARBARIGO"103 - CHIESA DI S. ANDREA104 - EX CHIESA E CONVENTO DI S. AGOSTINO106 - SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE108 - MONTEFIASCONE - DISEGNI DICRISTIANO TABARRINI

109 ITINERARIO112 EVENTI E MANIFESTAZIONI117 L'AMBIENTE119 LA TRADIZIONE GASTRONOMICA120 BIBLIOGRAFIA121 STRUTTURE RECETTIVE E

PRODUTTORI

In basso: fasi della formazione dellago di Bolsena e del territorio di

Montefiascone

La formazione del territorio

Il territorio di Montefiascone fa parte deldistretto vulcanico volsinio, costituito da tre com-plessi principali: di Bolsena, di Latera e diMontefiascone.

Il complesso di Bolsena, nel settore NE del-l’area, comprende numerosi centri che sono statiattivi a partire da circa 600.000 anni fa, per unperiodo di almeno 350.000 anni. L’attività deicomplessi di Montefiascone e di Latera si inseri-sce, invece, nelle fasi finali del complesso diBolsena; le ultime eruzioni ascrivibili al vulcano diLatera, che segnanoprobabilmente la con-clusione dell’attivitànell’intero distrettovolsinio, sono databiliintorno a 150.000-100.000 anni fa.

Il complesso diBolsena è caratterizza-to, da un punto divista morfologico,dalla presenza diun’ampia conca lacu-stre circondata da unacinta di dolci rilievi,particolarmente svi-

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luppati nel settore nord-orientale, ove raggiungonoanche quote di circa 700 metri.

La particolare morfologia, ma soprattutto lageologia sia di superficie che di sottosuolo, sugge-risce la presenza di una vasta struttura caldericaformatasi a seguito dell’attività del complesso.

L’attività magmatica iniziale del distrettovolsinio è correlabile all’area nord-orientale del-

In basso: alcune delle caldereindividuate nel territorio diMontefiascone (in rosso)

(CARTA GEOLOGICA D’ITALIA)

A destra: mappa orografica delcomprensorio del lago di

Bolsena

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l’attuale lago ed è databile intorno a 590.000 annifa. L’attività apparentemente si interrompe (odiminuisce fortemente di intensità) fino a circa500.000 anni fa, quando riprende con una fase for-temente esplosiva.

A seguito di questa fase si ha un primosprofondamento calderico, che porta alla forma-zione di un bacino lacustre principale ed a nume-rosi altri piccoli bacini locali, disposti più o menolongitudinalmente rispetto ai suoi bordi.

I centri eruttivi attivi in questo periodo sonoancora disposti intorno all’area di Bolsena, anchese sono sicuramente presenti numerosi piccoli cen-tri e fratture eruttive nell’intero settore orientaledel lago. La caldera continua a crescere, riattivan-do ed ampliando le precedenti strutture come con-seguenza dell’estrazione di ingenti volumi dimagma, principalmente durante l’intervallo ditempo tra 500.000 e 300.000 anni fa.

Si individua, sempre nello stesso settore,un’altra fase di attività molto intensa, caratterizza-

ta dalla crescita di alcuni apparati lavici e pirocla-stici su uno dei quali è costruito il paese diBolsena. A partire da 320.000 anni fa, l’attività nelsettore orientale prosegue molto meno intensa, perun periodo di tempo probabilmente lungo(200.000 anni?) ed è caratterizzata da energie erut-tive minori.

Dopo questa fase parossistica, il vulcanismomigra verso ovest nella zona di Latera e, verso sud,nell’area di Montefiascone. Il cono di scorie diValentano ed alcuni altri piccoli vulcani si formanoalla fine della fase principale di attività del com-plesso di Latera, databile intorno a 120.000 anni.

L’area di Montefiascone si attiva in un perio-do di poco precedente all’inizio della fase principa-le di Latera, in coincidenza con l’ultima fase paros-sistica del complesso di Bolsena, ed è caratterizza-ta da numerosi piccoli centri eruttivi, molti deiquali probabilmente impostatisi direttamenteall’interno del lago. A quel periodo è riferibile lagrande caldera che costituisce la valle diMontefiascone, o valle perlata (lat. molto ampia).

A destra: particolareformazione geologica detta

“Pietre lanciate” esistentetra il territorio di

Montefiascone e quello diBolsena

In basso: il lago diBolsena e la valle di

Montefiascone o “perlata”

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Paleozoologia e paleobotanica

A Fonte Campanile, nei pressi di Montefiascone, sono statiritrovati, fra strati di farina fossile, un molare, un femore euna rotula di Elephas Antiquus. La specie, comparsa nellanostra penisolaa partire da800.000 anni fa,proveniva dalleregioni orientali.Alcuni esempla-ri dall’area ro-mana risalironoil corso del pa-leo-Tevere, tro-vando nel dis-tretto orvietanoe viterbese zo-ne temperatecon abbondanza di acqua, sia fluviale che lacustre, oltre aduna rigogliosa vegetazione in ambienti boscosi e prativi almargine di zone arborate.Tale ipotesi è stata confermata dal rinvenimento di varie ossadi proboscidati, in particolare nei giacimenti diatomeiferi inprossimità di Grotte S. Stefano.L’attività di estrazione delle farine fossili, concentratasisoprattutto a cavallo della seconda Guerra mondiale, ha con-

sentito il recupero di duescheletri interi di Ele-phas Antiquus, di cui ilmaggiore, alto al garrese4 metri, è attualmenteesposto al Museo Civicodi Storia Naturale “Gia-como Doria” di Genova.

A sinistra: molare di “elephas antiquus” rinvenuto nelle farine fossili di fonte Campanile

Sotto: Cranio di “bos primigenius”recuperato da Massimo Lozzi allafoce del fosso d’Arlena(FOTO MONACHELLO)

In basso: impronta di foglie su tufogrigio da poggio Falchetto(CAPODIMONTE)

Preistoria e protostoria

Il territorio di Montefiascone, certamentepovero di reperti archeologici apprezzabili, si rive-la, a una più attenta lettura, detentore di una sin-golare combinazione di presenze preistoriche eprotostoriche, le più cospicue delle quali sembranocircoscrivere l’area in una simbolica triangolazionearcheologica. Alludo alle tre particolari testimo-nianze di Rinaldone, del Gran Carro e di Cornosle quali, poste radialmente ai confini del territorio,gravitano attorno all’emblematico colle diMontefiascone, eloquente emergenza visiva del-l’intero comprensorio della Val di Lago.

NECROPOLIENEOLITICA DIRINALDONE(2500 - 1800 A.C.)

La prima diqueste località,Rinaldone, si trovaa 4 km. a S-E diMontefiascone aridosso del confi-ne di Viterbo. Nel-la località eponi-ma, all’inizio del

A destra: vaso eneolitico daRinaldone-Montefiascone

(MUSEO PIGORINI ROMA)

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XX secolo, fuscoperta unaprima, piccolanecropoli risalente all’età del rame, con inumatisistemati entro grotticelle in posizione rannicchia-ta.

Questa facies culturale, chiamata appuntoCiviltà tosco-laziale di Rinaldone, si era sviluppatanel territorio delimitato dal mar Tirreno e daifiumi Arno e Tevere, con una fortissima concentra-zione di ritrovamenti lungo la vallata del fiumeFiora nella maremma tosco-laziale; qui infatti siaddensano le necropoli, uniche testimonianze checi sono pervenute di tale cultura.

Le grotticelle scavate nella roccia tenera, checostituiscono le tombe definite “a forno”, eranodotate di un accesso a corridoio aperto in trinceaoppure a pozzo verticale a calatoia, con la portachiusa da una pietra naturalmente lastriforme.

A destra: vaso condecorazioni a pastiglie

da Rinaldone-Montefiascone

(MUSEO PIGORINI ROMA)

I defuntivenivano inumaticon il corpo ran-nicchiato, le braccia flesse, le mani presso il viso ele gambe piegate con le ginocchia al grembo; que-sto rituale funebre, assai diffuso dal neolitico inpoi, implicava l’uso di legacci messi in opera primadel sopraggiungere della rigidità cadaverica.

I corredi funebri delle sepolture riferibili aquesta facies consistevano in ceramiche d’impastoassai fine di colore nero lucido, di ottima cottura apareti più o meno sottili, dalle forme a ciotola oscodella, troncoconica o tondeggiante - con raris-simi ornati - e di vasi a fiasco le cui forme deriva-vano, probabilmente, da quelle naturali dellecucurbitacce. Abbondante si rivela anche la pre-

senza di pendagli, teste di mazza,pugnali, punte di freccia - ad alette epeduncolo di varia forma e dimensioni -e di asce in selce di diversi colori, conritocco finissimo. Il metallo è rappresen-tato da pugnali a tallone tondeggiante,da asce piccole e piatte e da corti aghi asezione quadrangolare, di rame puro,nonché da vezzi di antimonio.

I molti reperti rinvenuti nellanecropoli di Rinaldone furono portatinei musei (in particolare il Pigorini aRoma); un uso normale a quel tempo,

A destra: caratteristicovaso a fiasco da

Rinaldone-Montefiascone(MUSEO PIGORINI ROMA)

In basso: ascia amartello eneolitica da

Rinaldone-Montefiascone(MUSEO PIGORINI ROMA)

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ma che oggi potrebbeessere definito un sac-cheggio.

In effetti, neidecenni successivi si èaddirittura perduta latraccia del sito, delquale oggi si conoscela localizzazione soloin modo approssimati-vo.

VILLAGGIOVILLANOVIANO DEL“GRAN CARRO” (900 - 800 A.C.)

In località Gran-caro, in prossimitàdella spiaggia esistentetra il confine del terri-torio di Montefiascone e quello di Bolsena, si tro-vano i resti di un abitato villanoviano ormai som-merso da 5 metri d’acqua, detto del “Gran Carro”.

L’insediamento, sulla base della scoperta didue distinti livelli di calpestio, sembra aver cono-sciuto almeno due fasi all’asciutto, ciascuna con-clusa da un incendio, e probabilmente un’ultimafase su palafitte, come suggeriscono alcune parti-colari strutture lignee rinvenute sulla superficie del

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A destra: reperti ceramiciprovenienti dall’insediamento

del “Gran Carro”(TAMBURINI 1992)

giacimento. In termini di cronologia assoluta,comunque, il “Gran Carro” è stato fondato agliinizi del IX secolo a.C. ed è stato abbandonatoverso la fine dello stesso secolo o, al più tardi, agliinizi del successivo.

Tra i circa 4.000 reperti finora recuperatimolti sono quelli riferibili alle attività lavorativesvolte nel villaggio perilacustre.

Tra le ceramiche più pregiate, in generearricchite da una complessa sintassi decorativaottenuta ad incisione, si segnalano i vasi biconici,una delle forme più caratteristiche della culturavillanoviana, usati sia per contenere liquidi sia, insubordine, come urne cinerarie; le ceramiche damensa sono rappresentate soprattutto dalle broc-che a ventre biconico o globulare e dalle tazze convasca carenata ed orlo svasato oppure con vascaemisferica ed orlo rientrante.

La produzione delle ceramiche, effettuatanell’ambito stesso dell’insediamento, è direttamen-te documentata da un considerevole numero discarti di fornace, vasi deformati o frantumati dauna cottura difettosa.

A testimonianza della pratica agricola resta-no alcune macine di pietra lavica, con cui venivanosfarinati i cereali, mentre per la pesca si utilizzava-no grossi pesi da rete d’impasto, di forma tronco-piramidale, ed ami di bronzo simili a quelli ancorain uso ai giorni nostri.

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A sinistra: frammento di sima daCornos (MILIONI 2002)

A destra in alto: frammenti daCornos (BARBINI 1988-89)

In basso: Cornos, resti di un teme-nos di età ellenistica

CORNOS (VI - III SEC. A.C.)La località Cornos, o Cornossa, si è rivelata

particolarmente ricca di testimonianze riferibili,oltre che ad età etrusca arcaica, anche alla preisto-ria ed alla protostoria.

Le prime segnalazioni risalgono al 1927,quando vi furono effettuati dei rinvenimenti d’in-dustria litica musteriana. Successive attività diricognizione hanno portato al ritrovamento di unanotevole quantità di manufatti litici preistoriciattribuibili al paleolitico medio e superiore.

Dalla spiaggia di Cornos provengono anchedei manufatti riferibili al neolitico, quali cuspidi diselce, lamelle di ossidiana e un’accettina di pietraverde.

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All’eneolitico sono attribuibili alcuni mate-riali provenienti dalla vicina località Fondaccio, ealcune cuspidi provenienti dalla spiaggia diCornos.

Da un punto più interno della medesimalocalità, proviene un’ascia-martello trovata in unatomba ad inumazione, su un pendio orientatoverso nord-ovest.

L’età del bronzo, nella sua fase media erecente, è documentata solo sporadicamente alFondaccio, mentre materiali del bronzo finalesono stati rinvenuti lungo lapiana costiera a Cornos,Fondaccio e sull’altura dicasale Marcello. A valle del-l’altura di Cornos, sulle spon-de del lago di Bolsena, nel1987 venne effettuato loscavo di un’area di culto dietà ellenistica. Si tratta deiresti di un temenos all’inter-no del quale fu innalzato untempio a pianta rettangolare,con decorazione architettoni-ca fittile e colonne di tipo tuscanico.

Resti di ex-voto e monete attestano la fre-quentazione fino all’età tardo-repubblicana dell’a-rea, alle cui spalle sono presenti tracce di unanecropoli di età etrusco-romana.

A sinistra: frammenti di ceramicaprovenienti da Cornos(BARBINI 1988-89)

In basso: ceramica d’impastogrezzo decorata con piccole tac-che quadrangolari impresse ritro-vata a Cornos (MILIONI 2002)

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Etruschi e romani

Dalla complessa strati-grafia emersa sulla sommità del colle diMontefiascone, emerge un’interessante fase etru-sca. Oltre ad alcuni reperti ceramici pertinenti alperiodo, è stato rinvenuto un tratto murario inopera quadrata, riferibile al VI a.C., costituito dagrossi conci di tufo, attribuibile ad un’opera di for-tificazione. L’antico insediamento etrusco, sortosulla vetta, doveva costituire il baluardo più meri-dionale del sistema difensivo creato da Velzna

(Orvieto), in oppo-sizione alle lucu-monie limitrofe diVulci e Tarquinia.Con la conquistadel territorio etru-sco da parte deiromani, i conqui-statori, nel ridefini-re il percorso dellanuova strada con-solare Cassia, insi-stettero nel prece-dente tracciatoetrusco diretto allavetta, abbandonan-dolo, però, quando

A destra: tratto di muro etrusco del VI sec. a.C. emerso dagli

scavi alla Rocca (1989)

In basso: viabilità etrusca e romananel territorio di Montefiascone

Stazione diposta romana

Fortificazioneetrusca

ACQUAE PASSARIS

Bivio dellaStrada Croce

lo stesso non si rivelò piùadatto alle loro esigenze,cioè quelle di transito velo-ce. Nei pressi dell’attualebivio della strada Croceeffettuarono una deviazione che gli permise diaggirare il colle e di andare a toccare due delle piùimportanti sorgenti di acqua presenti nella zona,quella del Castagno e quella di San Flaviano.

Quindi, in prossimità di quest’ultima, collo-carono quella stazione di posta (statio) segnalatanella Tabula Peutingeriana, dopo le terme diAcquae Passaris (Bulicame) a nove miglia dallacittà di Volsinis (Bolsena), che, in epoca imperiale,dette impulso all’aggregazione di un piccolo borgoromano.

L’insediamento è testimoniato da alcuniframmenti di natura funeraria, o dedicatoria, pre-senti nella basilica di S. Flaviano.

Il piccolo nucleo abitativo, sorto nei pressidella statio, si consolidò dando vita ad borgo piùimportante, e cioè a quel vico Flaviano testimonia-to da vari documenti altomedievali.

A sinistra: l’antica strada consolareCassia in località Paoletti

In basso: particolare della“Tabula Peutingeriana”

copia medievale del XII-XIII sec. di un itinerario stradale romano

risalente al III-V sec. d. C.

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Epigrafi romane

La presenza romana nell’area del borgo di S. Flaviano èdocumentata dai resti di alcune tombe a grotticella e da treepigrafi - due collocatenella basilica e una ripor-tata nel C.I.L. - tra cui lapiù importante è quelladedicata a MARCOAURELIO MARCELLO,pontefice e giudice diSorrina Nuova, ora collo-cata nel piano superioredella chiesa (II o III sec.d.C.).

Traduzione: A MARCOAURELIO MARCELLO -FIGLIO DI ELAINO - PONTE-FICE E GIUDICE DI SORRI-NA NOVA - PROTETTOREDEL COLLEGIO DEGLI ARTIGIANI E DEI CENTONARI - A QUESTI- PRIMO TRA TUTTI PER I SUOI MERITI - IL NOBILE ORDINE (DEIDECURIONI) DECRETÓ DI INNALZARE UNA STATUA A PROPRIESPESE ED IN OCCASIONE DELLA SUA DEDICAZIONE EGLIOFFRÍ AI DECURIONI PANE VINO E VENTI DENARI - ED OLTREA CIÓ - PER L’ONORE A LUI CONFERITO - DONÓ 5000 SESTER-ZI ALLA POPOLAZIONE COME PROVVIGIONE IN PERPETUO -LA COLLOCAZIONE (DELLA STATUA) VENNE DECISA CONDECRETO DEI DECURIONI A CURA DI TITO VARIO SEVERO

A sinistra: epigrafe funebrecollocata all’ingresso delpalazzo comunale

Al centro: una delle tre epigrafiromane rinvenute presso labasilica di S. Flaviano

In basso: epigrafe celebrativacollocata all’ingresso delpalazzo comunale

Epoca alto-medievale

All’inizio del IX secolo vengono registrate,dal Codex Amiatino e dal Regesto Farfense, diver-se indicazioni relative ad un fundo, o vico, o gagioFlaviano, o Flabianus, che sembrano riferirsi alnostro borgo.

Dopo alcuni decenni, in un privilegio dipapa Leone IV redatto tra gli anni 847-853, oltrealla prima citazione conosciuta del toponimoMontefiascone, si trovano notizie più dettagliatesul borgo di S. Flaviano e sulla ecclesiam SanctæMarie ubi corpus Beati Flaviani martiris requiescit,cum casale et burgo suo in circuito et giro ejus...vallem episcopii, montem Flasconis inde inde...

In questa bolla, la chiesa di S. Maria, overiposa il corpo del beato Flaviano, appare comeuna delle tante sparse nel distretto plebano di S.Pietro e, anche se dotata di un suo borgo e casale,dipendente dalla Pieve di valle di S. Pietro.

A destra: papa Leone IV(ROMA, BASILICA DI S. CLEMENTE)

In basso: alcune delle chiesenominate nel documento di

papa Leone IV (IX sec.)

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Nel X secolo - in una memoria lasciataci dal-l’arcivescovo di Canterbury, Sigeric, in occasionedel viaggio di ritorno alla sua sede episcopale,avvenuto nell’estate dell’anno 990 - compare, tra lesettantanove submansiones de Roma usque admare (stretto della Manica) che il documento regi-stra, una località chiamata Sce. Flaviane (SanFlaviano). Il borgo segnalato prima era Sce.Valentine (presso Viterbo nei dintorni del ponteCamillario), quello dopo Sce. Cristina (Bolsena).

Da un documento del 1074, veniamo a sape-re che papa Gregorio VII incontrò la contessaBeatrice e la figlia Matilde di Canossa ad castrumSancti Fabiani, cioè presso il castello o fortezza diSan Flaviano. Ciò farebbe pensare ad una parziale

fortificazione delborgo.

In quel perio-do, comunque, ilfenomeno dell’inca-stellamento sullavetta del colle era giàavviato, agendo darichiamo sulle popo-lazioni circonvicine,e invogliandole a sta-bilirsi dentro o inprossimità della cer-chia fortificata.

A destra: sepolture altomedievalirinvenute nel sottosuolo

della Rocca di Montefiascone

In basso: Matilde di Canossa,l’abate Ugo di Cluny el’imperatore Enrico IV

(REGGIO EMILIA

BIBLIOTECA MUNICIPALE)

Nell’agosto dell’anno 1185, l’imperatoreFederico Barbarossa emanò un diploma a favoredel Comune di Montefiascone.

Un successivo documento dell’imperatoreOttone IV (settembre 1210), oltre a confermare ledisposizioni del Barbarossa, ne contempla altreemanate da Enrico VI per lo stesso Comune.

Questi diplomi dimostrano come aMontefiascone fosse stato insediato un castellanoimperiale a controllo del distretto amministrativopiù a sud del regno degli Svevi nell’Italia centrale.

Il possesso della Città ebbe quindi un ruolodeterminante nella lunga controversia fra l’imperoe il papato per il dominio di questa parte delPatrimonium Beati Petri. Il processo d’incastella-mento del castrum montis Flasconis venne

A destra: l’imperatore FedericoBarbarossa tra Enrico VI e

Federico duca di Svevia(ABBAZIA DI WEINGARTEN)

In basso: viabilità e situazioneurbanistica di Montefiascone

prima dell’anno 1187

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comunque acceleratoda un evento accadutonel 1187. In quell’an-no, il borgo circostantela chiesa di S. Flaviano venne distrutto dai viterbe-si in un’incursione contro un conte ghibellino.

Così Niccola della Tuccia ci descrive l’avve-nimento: “Poi Viterbesi, per favoreggiare dui car-dinali, ruppero il conte Altobrandino, e lo caccior-no sino a Montefiascone e arsero il borgo di S.Fiviano; e il detto conte per paura di Viterbesi sirese libero lui e la roba sua, e dettela aMontefiascone, e la rocca a detti cardinali: e iViterbesi tornorno a Viterbo. Per la qual vittoria ilpapa donò al leone, che era l’arme del Comune, labandiera con le chiavi.”

Fu questo uno dei tanti scontri fra guelfi eghibellini che Montefiascone dovette sopportare.In più occasioni, infatti, le rivendicazioni tempora-li della Chiesa si scontrarono con quelle Imperialiin un crescendo che favorì una significativa fortifi-cazione della Rocca.

Il castro di Montefiascone si sviluppò per-tanto con il doppio carattere di castello di popola-mento ed di castello militare.

Il nuovo borgo, consolidatosi in un primonucleo fusiforme circoscritto alla parte alta delcolle, aveva anche favorito e recuperato i tracciatidella viabilità pre-romana caduti in disuso.

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A destra: Lo stemma di Viterbo.Secondo Niccola della Tuccia ilvessillo venne aggiunto in occa-sione dei fatti del 1187, mentre,

una pergamena dell’archiviocomunale di Viterbo, da cui è trat-ta l’immagine, lo farebbe risalire a

un episodio analogo del 1316

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A destra: lo stemma diMontefiascone in una

epigrafe del 1333(ATRIO DEL PALAZZO COMUNALE)

Il nome e lo stemma

La prima citazione del toponimo MontemFlasconis compare, come abbiamo visto, versol’850 nel privilegio di papa Leone IV. La secondaricorrenza, nella forma MONTISFLASCONIS, si trovainvece nell’epigrafe datata 1032 che ricorda lacostruzione della nuova chiesa di San Flaviano.

Il termine flasco, già usato nel V sec. daEnnodio per indicare alcuni recipienti per il vino,certamente non strutturati come gli attuali fiaschi,appare in Gregorio di Tours (VI secolo) ed inGregorio Magno (VII secolo). Alla fine del VIIIsec. troviamo l’equivalenza flasconem = buticulamriportata dal Reichenau.

Dal glossario di latino medievale di PietroSella è possibile arguire la varietà delle forme e deimateriali che potevano caratterizzare questo conte-nitore, e ritrovare la corrispondenza tra i terminiflascones e botas (botte).

Nel XIII secolo, fra’ Salimbene, con più pre-cisione, specifica come il flasco sia un vasculum,quod illi de Tuscia flasconem dicunt, Lombardivero botacium, lasciando intendere che proprio nelnostro territorio la nuova parola di origine gotica,flasko, aveva iniziato la sua affermazione sui piùantichi cupa e dolium ad indicare il barilotto o ilcontenitore da vino. L’origine del fiasco come loconosciamo oggi, flasconibus de vitro cohopertis

de palea, sembra essere fiorentina e più tarda. Leprime indicazioni sulla sua fabbricazione risalgo-no, infatti, alle matricole dell’Ordine dei Medici,Speziali e Merciai di Firenze del 1328, periodo incui Domenico Cavalca scriveva ancora di un fiascodi legno pieno di vino.

Verso la metà del XV secolo, l’umanistaFlavio Biondo ipotizzò, nella sua “Italia Illustrata”,che il toponimo MONTEFIASCONE, corrupte dictusFlasconus, fosse derivato dall’antico MONS

FALISCORUM. La gratuita congettura, che soddisfa-ceva il mai sopito desiderio di origini magnilo-quenti, fu subito adottata da accreditati storici e

A destra: lo stemma diMontefiascone in una

maiolica del XVI secolo

In basso: il toponimo“MONTISFLASCONIS” comecompare nel rifacimento del-

l’epigrafe del 1032(BASILICA DI SAN FLAVIANO)

geografi tra cui Lendro Alberti, GiacomoGherardi, Giovanni Tarcagnota, Leonardo Bruni,Louis Moreri, Heinrich Pflaumern, fino al nostroFrancesco Maria Pieri. Da quel momento gli abi-tanti di Montefiascone furono arbitrariamentedetti “falisci”; appellativo che tuttora persiste e chegenera confusione con i legittimi falisci, gli omoni-mi abitanti di Civita Castellana.

LO STEMMACome la maggior parte dei comuni medieva-

li che avevano conseguito una certa autonomia,una personalità giuridica e un assetto politicoamministrativo, anche Montefiascone, verosimil-mente verso la metà del XII secolo, elaborò il suostemma.

Nella realizzazione dell’arma molte comu-nità ricorrevano, quando possibile, a stemmi par-lanti, ove la blasonatura si esprimeva con un lin-guaggio simbolico chiaro ed efficace.

Ciò in tempi in cui l’immagine aveva il gran-de valore di emblemadi una data entitàsociale e politica, costi-tuendone il contrasse-gno identificante.

L’originale stem-ma comunale diMontefiascone nacque

A destra: lo stemma di Montefiascone in una

maiolica del XVI secolo

In basso: lo stemma in unaepigrafe commemorativa del 1866

(PALAZZO COMUNALE)

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con l’esplicita intenzione di rappresentare in formadi figura parlante il nome del paese, sovrapponen-do cioè un flasco, in forma di barilotto, al simboloaraldico del monte. Il più antico simbolo comuna-le noto risale all’inizio del Trecento e si trova nellaparte superiore di una epigrafe in pietra, muratasulla facciata della chiesa di S. Andrea.

A partire dalla fine del XVI secolo, nel tenta-tivo di creare una versione magniloquente del bla-sone, si iniziò a modificarne la forma travisandone

il significato: l’originalebotticella venne distortafino a divenire un fascio lit-torio ed i colori furonoarbitrariamente interpreta-ti: d’azzurro al monte all’i-taliana d’oro, al fascio

romano dello stesso con la scure d’argento, pog-giante in sbarra sul colle più alto.

Le due forme del blasone convissero per varisecoli e soltanto dopo l’unificazione d’Italia lostemma con il fascio fu formalmente adottato dallaComunità.

Il recente recupero dell’an-tico stemma con la botte, scaturi-sce tanto da scrupoli filologiciquanto dalla volontà di identifica-re sempre più Montefiascone conil suo celebre prodotto.

A destra: il più antico stemmaconosciuto (inizio XIV sec.)

(CHIESA DI S. ANDREA)

Al centro: stemmi di epoca fascista

In basso: l’attuale stemma diMontefiascone

Frammenti araldici

ANTONELLICAVALIERI TEUTONICI

DELLA CASA

TARTARINO

PINIERI

GIUSTI

PENNONI

PIERI BUTI

CERNITORI

MONALDESCHIBISENZI

I Papi a Montefiascone

Le origini ufficiali della Rocca diMontefiascone, sorta agli albori dell’organizzazio-ne temporale della Chiesa, risalgono alla fine delXII sec. (1198-1199), quando Innocenzo III, nelgioco alterno della lotta al potere, la scelse comesede del rettore del Patrimonio di San Pietro.

Il Papa, dopo essere entrato trionfalmente inMontefiascone, fece fortificare il castello, demolirealcune delle costruzioni addossate allo stesso ecostruire, nei pressi del palazzo, una chiesa dedica-ta alla Madonna (Santa Maria in Castello). Daquel momento una moltitudine di Papi e di perso-naggi celebri animò, per secoli, la vita della città.

A destra: “Madonna conBambino e san Flaviano”

nella chiesa di Santa Mariain Castello fatta edificare

da Innocenzo III(particolare di un affresco

absidale dalle reminiscenzebizantine, XIII sec.)

Papa Gregorioperfezionò le fortifica-zioni della Rocca e nel1235 considerò il “castrum Montisflasconis” sedeApostolica speciale, ponendola al primo posto nel-l’elenco dei beni inalienabili del Patrimonio di S.Pietro.

Qui, nell’autunno del 1236, il Pontefice sog-giornò a lungo anche se, negli anni successivi, ulti-mi del suo pontificato, la Rocca sarà occupata dal-l’imperatore Federico II e dalle sue truppe.

A destra: nel 1240l’imperatore Federico II

occupa il castello diMontefiascone che utiliz-zerà come base logistica

durante l’assedio di Viterbo(1243-1244)

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Nel 1261 Urbano IV visitò la Rocca e neordinò il restauro, facendovi anche costruire unagrande torre. L’anno seguente, nel piano superioredell’antico tempio di S. Flaviano, fece innalzareuna cattedra in pietra ed un altare.

A Luigi IX, re di Francia, così scriveva:“Partiti poco fa da Viterbo, abbiamo intenzione divolgerci a Montefiascone, Castello speciale dellaChiesa, ed ivi fermarci per molto tempo per evita-re il caldo estivo”.

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A destra: fondamenta diuna grande torre cen-

trale, probabilmenteriferibili a quella voluta

da Urbano IV(ROCCA DEI PAPI)

A sinistra: Dante Alighieri, nella suaCommedia, dedica al “goloso”Martino IV questi versi“...ebbe la Santa Chiesa in le suebraccia: dal Torso fu, e purga perdigiuno le anguille di Bolsena e lavernaccia...”

Martino IV, a causa delle lotte tra gliAnnibaldi e gli Orsini, si rifugiò, a pochi mesi dallasua elezione, nella Rocca di Montefiascone rima-nendovi per molto tempo. In quella occasione lafece riparare, fortificare e abbellire.

Nel 1282 vi accolse Tommaso, vescovo diHereford, il quale invocava l’aiuto del ponteficeper la difesa dei suoi diritti. Martino IV lo ospitòbenevolmente promettendogli il suo aiuto; maTommaso, dopo una breve malattia, morì il 2 otto-bre 1282. La salma venne esposta per sei giorninella scomparsa chiesa di S. Severo aMontefiascone.

Il 18 novembre dello stesso anno, in rispostaalla sommossa dei “Vespri Siciliani”, Martino IV

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emanò dalla chiesa di S. Flaviano la scomunicacontro il re Pietro d’Aragona: “...il processo deveessere reso pubblico, su un documento di carta odi pergamena, affisso al fronte della chiesa di SanFlaviano martire e anche attaccato all’ingressosopra la porta...”

Nel 1353, durante l’esilio dei papi adAvignone, Innocenzo VI inviò il cardinale legatoEgidio Albornoz nello stato Pontificio, con l’inca-rico di riaffermare l’autorità della Chiesa su tuttele terre che si erano ribellate.

Nell’inverno del 1354, la Rocca diMontefiascone divenne, quindi, la più temibilecentrale operativa dell’esercito pontificio.

A sinistra: la bolla della scomunicacollettiva, al re Pietro d’Aragona eall’imperatore Michele VIII Paleologodi Costantinopoli, che fu affissa all’in-gresso della chiesa di S. Flaviano(PROCESSUS MARTINI P. IV, STANFORD

UNIVERSITY)

In basso: il cardinale Egidio Albornozriceve le chiavi delle città sottomesse(REGISTRUM RECOGNITIONUM, ASV)

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Nell’aprile del 1368,Urbano V, nel tentativo diriportare la sede papale a Roma, si trasferì con lacorte pontificia nella Rocca di Montefiascone pertrascorrevi l’intera estate. Vi ritornò nei periodiestivi degli anni 1369 e 1370, dopo la realizzazionedelle molte migliorie che, sul modello del palazzodi Avignone, lo stesso Urbano aveva voluto.

Nell’agosto del 1369, con la bolla “Cum illius”,conferì a Montefiascone il titolo di Città e la dotòdi una propria diocesi. Nel settembre del 1370,nonostante le sfavorevoli profezie di santa Brigida,Urbano ripartì dall’Italia per tornare ad Avignoneove morì alcuni mesi dopo.

A destra: santa Brigida, ricevutanella Rocca di Montefiascone

(estate 1370), implora Urbano V dinon lasciare l’Italia e lo minaccia

con profezie di morte(CATTEDRALE DI S. MARGHERITA,

MONTEFIASCONE)

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Nel 1377, dopo aver riportato la Sede papalea Roma, Gregorio XI si trasferì a Montefiasconeove, nello stesso anno, con una solenne cerimoniaconsacrò la nuova cattedrale di Santa Margherita.

Per premiare la devozione e la fedeltà deimontefiasconesi, che per lui avevano combattutocontro Francesco di Vico, donò a Montefiasconealcuni castelli ed un esteso territorio, tolto alla vici-na Viterbo, comprendente la Commenda dei SS.Giovanni e Vittore in Selva.

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A destra: disegnodella chiesa e delle

case dellaCommenda dei SS.

Giovanni e Vittore inSelva

(REGIA BIBLIOTECA

MELITENSIS 1625)

Eugenio IV, molto affezionato aMontefiascone, durante i suoi frequenti soggiorniamava andare a caccia sulle rive del lago diBolsena.

Lamentando le cattive condizioni del “cele-berrimo palazzo di Montefiascone” e non potendotollerare la “miserabile rovina dell’insigne edificioche Martino IV senza risparmio di spesa aveva consomma diligenza costruito” ordinò vari e impor-tanti interventi di restauro della fortezza papale.

A destra: le rivedel lago di Bolsena

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Pio II soggiornò per varie estati aMontefiascone, e menzionò nei suoi“Commentari” le sale, i triclini, i cubicoli della

Rocca, dichiarando il palazzo degna dimora disovrani. Durante la sua permanenza fece ripararela chiesa di S. Flaviano e ingrandire il palazzovescovile. Nel giugno 1462, essendo scoppiata lapeste a Viterbo, si trasferì prima alla Commendadei SS. Giovanni e Vittore in Selva e quindi aMontefiascone.

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A sinistra: la città diMontefiascone in unaincisione tedesca delXVI sec.(COSMOGRAPHIA

UNIVERSA DI SEBASTIAN

MÜNSTER)

Nel 1495 Alessan-dro VI Borgia si rifugiònella Rocca di Monte-fiascone.

La località, di alto valore strategico, eraambita soprattutto da suo figlio Cesare, alias “ducaValentino” che, nell’ambizioso disegno di conqui-

sta dell’Italia, voleva trasformare la fortezza nelcaposaldo inespugnabile del suo futuro regnonell’Italia centrale.

Antonio da Sangallo il Vecchio iniziò i lavoridi ristrutturazione, ma, con la morte del padre,Cesare dovette abbandonare i suoi grandiosi pro-getti di espansione.

A destra: pianta della Rocca diMontefiascone con il baluardo

voluto da Cesare Borgia(DISEGNO DI CARLO FONTANA

1670 CIRCA)

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Il 4 settembre 1506 papa Giulio II transitòper Montefiascone accompagnato da nove cardi-nali, 1500 fanti e 500 cavalieri. Il Papa, che avevafatto puntellare un solaio della Rocca ove era statoapprontato il banchetto, alludendo alla fama delvino di Montefiascone disse: “È giusto di prenderequesto provvedimento per non sprofondare e poila gente dica che in Montefiascone avevamo bevu-to troppo”. In quell’occasione affidò all’architettoAntonio da Sangallo il Giovane la direzione delleristrutturazioni avviate e la progettazione del por-tico del cortile interno. Tornò poi varie volte a sog-

giornare nel castello facendovi apporre, a memoriadei lavori finanziati, alcuni suoi stemmi papali.

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A sinistra: uno degli stemmi diGiulio II della Rovere esistentinella Rocca di Montefiascone

Leone X sog-giornò per diverseestati nella Rocca di Montefiascone, facendo ulti-

mare i lavori di ristrutturazio-ne avviati da Alessandro VI eGiulio II.

Della sua corte facevanoparte artisti e letterati comeMichelangelo, Antonio daSangallo il Giovane, PietroBembo, Jacopo Sadoleto.

I lavori terminarono nel1516, come attestano le iscrizioni scolpite sullabase di due pilastri del porticato sangallesco.

A destra: resti del porticosangallesco

In basso: base di pilastrocon la data di termine dei

lavori “ANNO DNI MDXVI”

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Prima di essere eletto papa, AlessandroFarnese fu vescovo amministratore della diocesi diMontefiascone (1501-1519). Nei suoi progetti c’erala volontà di nominarla capitale del ducato che

stava creando; ma l’opposizione della Comunitàmontefiasconese lo spinse a ripiegare sulla menoidonea città di Castro.

Tornò a Montefiascone nel settembre del1536, dopo l’elezione al soglio pontificio. Nel 1540fece progettare ad Antonio da Sangallo il Giovanela Rocca Paolina di Perugia, ove fece trasferireanche i cinque grandi cannoni della Rocca diMontefiascone. L’episodiò costituì l’inizio dellento declino della fortezza montefiasconese.

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A sinistra: la Rocca diMontefiascone in unastampa del XVII sec.

La zecca pontificia

Nel 1321 papa Giovanni XXII ordinò aGuittone, rettore del Patrimonio di San Pietro,di battere una nuova moneta paparina.La Rocca di Montefiascone fu scelta qualesede della zecca a causa del clima di insicu-rezza che permaneva a Viterbo per i rappre-sentanti del potere temporale pontificio.Nel 1337 il successore di Giovanni XXII,Benedetto XII, scrisse al Rettore ed alTesoriere in Montefiascone autorizzando

altre emissioni di monete paparine piccole e grosse in argen-to. L’attività della zecca proseguì fino ai primi anni ‘40 del XIVsecolo.

La piccola moneta in mistura detta paparino di Giovanni XXIIdel diametro di 17-18 mm e dal peso oscillante tra 0,60-0,70gr. aveva le seguenti caratteristiche

DRITTO - due chiavi appese in palo rivolte in fuori con anellirotondi in parte sovrapposti e la scritta “PATRIM BEI PE”ROVESCIO - croce patente, talvolta dalle estremità leggermen-te fiorite, e la scritta “IOS PAPA XXII”

Le monete fatte coniare da Benedetto XIIerano di due tipi: paparini in mistura, concaratteristiche simili a quelle di GiovanniXXII e grossi paparini in argento, condimensioni e peso leggermente maggiori(gr. 1,07-1.68). I paparini di Benedetto XII,si distinguono per le diverse iscrizioni

DRITTO “PATRIM S PETRI”ROVESCIO “PP BENEDITV XI”

Vescovi e Vescovi Cardinali

Tra i vescovi succedutisi alla guida delle dio-cesi di Montefiascone e Corneto (Tarquinia), uniteda papa Eugenio IV nel 1435, vi sono stati alcunipersonaggi particolarmente meritevoli e degni dimenzione.

GUIDO ASCANIO SFORZA DI SANTA FIORANacque a Roma, il 22 novembre 1518, da

Bosio II Sforza, quarto conte di Santa Fiora eCotignola, e da Costanza Farnese, figlia legittima

del cardinale Alessan-dro Farnese.

Per distinguerlodal fratello cardinaleAlessandro Sforza,dallo zio cardinaleFrancesco Sforza e dalprozio cardinale Fede-rico Sforza, fu comu-nemente detto “Car-dinale di Santa Fiora”.

Tra i tanti vesco-vadi, commende, inca-richi politico-religiosie diplomatici che rico-prì, ricordiamo lanomina, avvenuta il 12

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In basso: ritratto e cartigliodel cardinale Guido Ascanio Sforza(DALLA GALLERIA DEI VESCOVI UNA VOLTA

ESISTENTE PRESSO LA CURIA VESCOVILE DI

MONTEFIASCONE)

novembre 1528, a soli dieci anni, di vescovoAmministratore della diocesi di Montefiascone eCorneto; a questa rinuncerà ufficiosamente nel1548 e, definitivamente, il 20 dicembre 1555.

Mecenate di grande cultura, lo Sforza finan-ziò con 30.000 scudi la fabrica della cattedrale diMontefiascone che giaceva abbandonata da anni.

Nella primavera del 1546 la portò fino alprimo cornicione, facendo completare il coro del-l’altare maggiore, come attesta lo stemma Farnese-Sforza collocato sull’arco della stessa cappella.

Nel 1550, chiese alla Comunità una parteci-pazione finanziaria alla copertura della chiesa, mail Consiglio decise di concedere soltanto il carreg-gio.

Può apparire anacronistico l’intervento delloSforza che, nel 1548, aveva lasciato la diocesi perrinunzia fatta con diritto di regresso; ma bisognaconsiderare che lo stesso Cardinale non avevarinunciato al suo incarico di Amministratore per-petuo. L’architetto Antonio da Sangallo il Giovane,infatti, ancora il 5 gennaio 1557 veniva menzionatocome architectori fabrice sancte margarite alledipendenze del cardinale di S. Fiora.

Il 6 ottobre 1564, morì di febbre violenta,durante un viaggio da Venezia a Roma, a Cannetosull’Oglio nel mantovano. Il suo corpo fu traslato aRoma e sepolto nella cappella Sforza in SantaMaria Maggiore.

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A sinistra: stemmaFarnese-Sforza(CAPPELLA CENTRALE

DELLA CATTEDRALE DI

S. MARGHERITA)

UBALDINO BANDINELLIErudito fiorentino

(1494-1551). Fu maestro dimonsignor della Casa, chegli dedicò l’ode latina “Tamcaro capiti iam nimiumdiu”.

Nominato vescovo diMontefiascone e di Corne-to nel 1548, venne poi chia-mato a Roma da Giulio III

ACHILLE E CARLO GRASSI (DE)I due fratelli, nati a Bologna da Giovanni

Antonio, futuro senatore di Bologna, e da BiancaGrati si succedettero nella guida delle diocesi diMontefiascone e Corneto.

Achille (1498-1555), alla fine del 1545 fuinviato al concilio di Trentoin qualità di avvocato e coa-diutore dei legati papali.

La buona prova fornitaal concilio diede impulso allasua carriera.

Nel 1551 fu nominatovescovo di Montefiascone,ma non assunse alcun compi-to pastorale e anzi iniziòun’intensa attività nella

A destra: ritratto e cartiglio delvescovo Ubaldino Bandinelli

In basso: ritratto e cartiglio delvescovo Achille Grassi

(DALLA GALLERIA DEI VESCOVI UNA VOLTA

ESISTENTE PRESSO LA CURIA VESCOVILE

DI MONTEFIASCONE)

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diplomazia pontificia. Nel1555 abbandonò il vescovatodi Montefiascone al fratelloCarlo. L’8 agosto dello stessoanno mori a Roma e fusepolto in S. Maria in Trastevere.

Carlo (1519-1571), seguendo le orme del fra-tello maggiore, durante il pontificato di Giulio IIIsi trasferì a Roma dove, nel 1555, prese gli ordiniminori.

Il fratello Achille, nello stesso anno, rassegnòin suo favore il vescovato di Montefiascone.

Sin dall’inizio degli anni Sessanta si trovòimpegnato nel concilio di Trento, riaperto dal Papanel gennaio del 1562, dopo un lungo periodo diaggiornamento. In quell’occasione partecipò alladiscussione sul sacramento dell’Ordine.

Esemplare fu un suo intervento quando, inuna fase particolarmente tesa della vicenda conci-liare, la sua energica riaffermazione delle tesicuriali piacque molto all’episcopato italiano.

I legati al concilio riferirono al cardinaleCarlo Borromeo che “il vescovo di Montefiasconeha risposto in buona parte molto bene et pruden-temente a quel che disse hieri l’ambasciator diFrancia, et per ciò havemo ordinato che si copiisommariamente il voto suo…”

Rimasto a Trento fino al termine del conci-lio, fu uno dei sottoscrittori degli atti finali.

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A sinistra: stemma della famiglia Grassi

A destra: ritratto e cartigliodel vescovo Carlo Grassi

(DALLA GALLERIA DEI VESCOVI

UNA VOLTA ESISTENTE PRESSO

LA CURIA VESCOVILE DI

MONTEFIASCONE)

PAOLO EMILIO E LAUDIVIO ZACCHIACome i fratelli Grassi, anche i due cardinali

Zacchia, figli del genovese Gaspare e di Veronicade Nobili, signori di Vezzano, si succedettero nellaguida delle diocesi di Montefiascone e Corneto.

Paolo Emilio (1554-1605), eletto vescovo diMontefiascone e Corneto il 14 maggio 1601, dal1604 fu Prefetto del SacroCollegio del Consiglio tri-dentino. Partecipò ai dueconclavi del 1605 e morì aRoma il 31 maggio dellostesso anno. Fu sepolto nellachiesa di San Marcello aRoma.

Laudivio (1565-1637),sposato con Laura Biassa deNobili, ebbe due figli:Marcello, morto a 18 anni esepolto nella cattedrale diMontefiascone; Felice, natanel 1593, e sposata a 17 anni con AlessandroRondinini. Morta la moglie, andò a Roma presso ilfratello cardinale.

Consacrato sacerdote, fu nominato proteso-riere della Camera apostolica, commissario gene-rale, avvocato concistoriale nel 1600, e quindi, il 21gennaio 1603, protonotario apostolico. Il 17 agosto1605 gli fu affidata la diocesi di Montefiascone e

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A destra: stemma della famiglia Zacchia

In basso: busto del cardinalePaolo Emilio Zacchia

opera di Alessandro Algardi(VICTORIA AND ALBERT MUSEUM)

Corneto. Il 13 maggio1630, lasciò il governodella diocesi a suonipote Gaspare Cec-chinelli.

Membro dellacommissione cardina-lizia, composta da dieci porporati, nel secondoprocesso contro Galileo Galilei, fu uno dei tre car-dinali che non sottoscrisse la famosa condanna del22 giugno 1633; gli altri due cardinali che si asten-nero furono Gaspare Borgia e FrancescoBarberini.

PALUZZO PALUZZI degli ALBERTONI ALTIERIPaluzzo Paluzzi apparteneva all’antica fami-

glia degli Albertoni, una delle più illustri e nobili diRoma. Papa Urbano VIII, per censo e per meriti, loascrisse al clero della camera Apostolica e, succes-sivamente, Alessandro VII, dopo averlo nominatouditore generale della Camera, lo reputò degnodella sacra porpora. Il 28 marzo 1666, fu consacra-to vescovo di Montefiascone e Corneto.

Il 4 aprile 1670, quando il tetto della catte-drale di S. Margherita fu distrutto da un graveincendio, il cardinale Paluzzo si trovava a Romaper partecipare alle sedute del collegio cardinalizioche doveva eleggere il successore di Clemente IX.Il lungo conclave si concluse il 29 aprile 1670 con

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A destra: busto del cardinaleLaudivio Zacchia

opera di Alessandro Algardi(BERLINO, STAATLICHE

MUSEEN)

l’elezione di Clemente X, al seco-lo Emilio Bonaventura Altieri.

Nel 1699, Emilio Altieri, considerando chenella propria famiglia l’elemento maschile eraormai assente, vi aveva aggregato i PaluzziAlbertoni, facendo sposare la nipote Laura conGaspare Paluzzi Albertoni e convincendo il padredi Gaspare, Angelo Albertoni, e lo zio Paluzzo adacquisire il cognome ed il blasone degli Altieri.

Al momento del-l’elezione l’Altieri aveva80 anni e per questomotivo aveva pregato glielettori di sollevarlo dallapesante incombenza.

La sua richiestanon fu accolta e così,anche per il suo caratteremite e generoso, affidò ilgoverno dello Stato pon-tificio nelle mani del car-dinale Paluzzo.

In questo nepote -che essendo dotato diottime capacità organiz-zative e di intraprenden-za riuscì ad accentrare tutte le funzioni della segre-teria di Stato - il vecchio pontefice ripose ogniaffetto e fiducia.

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A sinistra: stemma del cardinalePaluzzo Paluzzi Albertoni Altieri(DISEGNO DI LORENZO BALDUINI)

In basso: il vescovo cardinalePaluzzo Paluzzi Albertoni Altieri(SAGRESTIA DELLA CATTEDRALE

DI MONTEFIASCONE)

In un sonetto di Gregorio Leti, intitolato“Chi fosse papa Paluzzo Paluzzi o Emilio Altieri”,si legge: “Qual di loro fosse papa, io non so bene,/ che il primo ebbe il potere e l’altro il nome”.

Ed anche Pasquino ironizzò sulla situazionedicendo che a Roma esistevano due papi, uno “perbenedire e santificare, e quell’altro per reggere egovernare”.

L’opera più importante di Paluzzo nella dio-cesi di Montefiascone fu, comunque, la realizzazio-ne della cupola della cattedrale.

Il suo tempestivo interessamento permised’iniziare i complessi lavori di ricostruzione apoco più di due mesi di distanza dal disastroso

incendio. Il Cardinale,infatti, grazie al suopotere era riuscito adottenere con facilità ilcospicuo finanziamentonecessario alla ricostru-zione, incaricando delprogetto il giovanearchitetto Carlo Fonta-na. In seguito dichiaròcon il Papa: “D’ora inpoi la chiesa dei monte-fiasconesi mai più verràdistrutta da incendio”.

A destra: stemma di EmilioBonaventura Altieri

In basso: la cupola della cattedrale diSanta Margherita come venne

progettata dall’architetto Carlo Fontana(BIBLIOTECA ESTENSE DI MODENA, FONDO

GIUSEPPE CAMPORI, 379)

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MARCO ANTONIO BARBARIGOTra tutti i vescovi della diocesi montefiasco-

nese, Marco Antonio Barbarigo fu quello che mag-giormente operò, spiritualmente e materialmente,nella realtà sociale della città. Nato a Venezia il 6marzo 1640, da Agostino e Chiara Barbarigo, a 25anni entrò nel Maggior Consiglio.

La sua inclinazione per la vita religiosa, lospinse, nel 1671, ad entrare nel sacerdozio.

Fu lo stesso san Gregorio Barbarigo a volereaccanto a sé, a Padova, ilgiovane parente, seguen-done gli studi fino allalaurea in utroque iure.

Nel 1676, dopoaverlo iscritto fra i cano-nici della cattedrale dellacittà, lo volle con sé,quale accompagnatore econfidente, nel suo viag-gio a Roma per il concla-ve allora in corso.

Da Padova, dov’eraritornato dopo la elezio-ne di Innocenzo XI al

pontificato, lo stesso papa lo chiamò nel 1678 pernominarlo arcivescovo di Corfù. Per alcuni anniMarco Antonio vi condusse fruttuosamente la suamissione religiosa; ma nel 1685 un incidente diplo-

A destra: stemma del cardinaleMarco Antonio Barbarigo

In basso: ritratto giovanile del cardinaleMarco Antonio Barbarigo

(SAGRESTIA DELLA CATTEDRALE DI MONTEFIASCONE)

matico mise improvvisamente fine alla sua profi-cua vita pastorale.

Successivamente, sia che le vere circostanzedell’incidente fossero venute alla luce, sia che ilPontefice avesse superato un primo momento didiplomatica diffidenza, il Barbarigo si vide insigni-to della porpora cardinalizia, e nel 1687 fu elettovescovo di Montefiascone e Corneto.

Nel ritrovato favore della curia romana e delpontefice, trovò nuove energie.

Le sue doti di governo gli meritarono la famadi altro Carlo Borromeo, e il suo nome è ancoroggi affidato a due grandi realizzazioni religiose: laprima è il celebre seminario, intitolato al suonome, nel quale promosse i buoni studi del clero,seguendone con particolare attenzione la discipli-na e gli indirizzi, donando con munificenza del suoper ampliarne i mezzi e le possibilità e dotandolodi una ricca biblioteca; la seconda è la fondazione

A sinistra: Lucia Filippini, la santa collabo-ratrice del Barbarigo (CASA MPF MF)

In basso: rocca dei Papi e seminario“Barbarigo”

A fronte: salone delle Accademie nelseminario “Barbarigo”

A fronte in basso: cenotafio del cardinaleBarbarigo (CHIESA DI S. BARTOLOMEO)

dell’istituto delle Maestre Pie, da lui concepita infunzione di organico aiuto e di efficace assistenzaalle fanciulle del popolo; progetto che realizzòmagnificamente servendosi, tra l’altro, della colla-borazione della santa maestra Lucia Filippini, conla quale riuscì ad aprire numerose scuole nei prin-cipali centri della diocesi.

Nel 1689 partecipò al conclave in cui risultòeletto Alessandro VIII; nel 1691 a quello finito conl’elezione di Innocenzo XII, nel quale il suo nomecomparve tra i papabili; e nel 1700, a quello con-clusosi con l’elezione diClemente XI, nel quale fuproposto come uno fra i seicandidati del potente cardi-nale Albani.

Morì il 26 maggio1706, nella sua sede pasto-rale di Montefiascone, ed èoggi sepolto nella criptadella Cattedrale. Attual-mente è in corso la suacausa di santificazione.

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SEBASTIANO POMPILIO BONAVENTURANato ad Urbino da nobile famiglia, completò

gli studi laureandosi in utroque iure. Il 15 novem-bre 1706, Clemente XI lo nominò vescovo delladiocesi di Montefiascone e Corneto.

Nella nuova diocesi Bonaventura si mosseseguendo le direttive tracciate dal cardinale MarcoAntonio Barbarigo, suo predecessore: perfezionò estabilì le regole e le finalità degli istituti religiosiche il Barbarigo non aveva potuto portare a com-pimento, primo tra tutti quello del Divino Amore;favorì la scuola delle Maestre Pie.

Il primo settembre del 1719, su richiesta delPapa, unì in matrimonio a MontefiasconeGiacomo III Stuart, pretendente al trono inglese, ela principessa polacca Clementina Sobieska; il 31dicembre dell’anno successivo ne battezzò, aRoma, il primogenito. Il 10 maggio del 1734, a 84anni, morì improvvisamente durante una visitapastorale a Piansano.

A sinistra: stemma delvescovo Bonaventura

A destra: il vescovo Bonaventurabenedice le nozze Stuart-Sobieski

In basso: le nozze di Giacomo III Stuart edi Clementina Sobieska a Montefiascone

(SAGRESTIA DELLA CATTEDRALE)

POMPEO ALDROVANDINato da una famiglia di antica nobiltà bolo-

gnese, assunse le insegne prelatizie nel 1696 e daquel momento rivestì innumerevoli, importanticariche, tra cui quella di Uditore di Rota,Arcivescovo di Neocesarea, Nunzio in Spagna,Patriarca di Gerusalemme, Governatore di Roma,cardinale con il titolo di S. Eusebio.

Il 9 luglio 1734 gli fu affidata la diocesi diMontefiascone e Corneto; nel settembre dello stes-so anno si dimise dalla carica di Governatore diRoma e si ritirò nella sua circoscrizione vescovile.

La sua attività pastorale fu caratterizzata daun intenso fervore rivolto alla riorganizzazione ter-ritoriale e urbana di una diocesi afflitta dalla stasidi ogni rilevante iniziativa economica.

I suoi progetti, oltre ad interessare gli edificirappresentativi delladignità vescovile, siestesero ad interventiurbanistici e di viabilitàtra cui, il più ambiziosoe non realizzato, fuquello relativo alla navi-gabilità del fiume Martae al conseguente inseri-mento dell’approdo diCorneto in un contestoterritoriale più ampio.

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A destra: stemma delcardinale Aldrovandi

(CATTEDRALE DI S. MARGHERITA)

In basso: il cardinalePompeo Aldrovandi

(SAGRESTIA DELLA CATTEDRALE DI

MONTEFIASCONE)

Furono molti gli inter-venti urbanistici e architetto-nici che l’Aldrovandi, comun-que, realizzò a Montefiasco-ne: la deviazione del percorso della strada romanaper farla transitare nei pressi della Città e la relati-va costruzione della nuova porta del Borgo; laristrutturazione del vecchio palazzo vescovile; lacostruzione di un nuovo palazzo per gli uffici dellaCuria; la sistemazione di una parte del giardinodella Rocca con la relativa collocazione di un cen-tianio di statue; la sistemazione della cappella mag-

giore della cat-tedrale com-pletata da unastatua marmo-rea della Pa-trona; la co-struzione dellacappella del-l ’ o r g a n o ;ingenti lavoridi ristruttura-zione nellabasilica di SanF l a v i a n o ;interventi allastruttura delSeminario.

A destra: la porta di Borgo voluta dalcardinale Pompeo Aldrovandi

In basso: la basilica di S. Flaviano chel’Aldrovandi fece ristrutturare; tra i lavo-ri realizzati si notano la casa dei Curati

addossata sulla sinistra, la finestrasopra il portale, il restringimento del

portale, la loggia coperta e lo stemma(FOTO INIZIO ‘900, ASR)

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GIUSEPPE GARAMPIStorico, numismatico,

bibliofilo, prefetto dell’archivio vaticano, GiuseppeGarampi, nominato cardinale nel 1758, fu inviatocome diplomatico in Germania e nunzio inPolonia e a Vienna.

Avendo progettato una monumentale storiadei vescovadi di tutto il mondo, raccolse un vastoschedario in 124 volumi dei fondi documentaridell’archivio Vaticano, che ancora oggi costituiscel’indice più completo dello stesso archivio.

Durante i sedici anni di episcopato monte-fiasconese trasformò il palazzo vescovile in unaimmensa biblioteca e dovette, per il peso straordi-nario, rinforzarne le pareti ed il pavimento cheminacciavano di cadere, tanto che era nato il detto:“Dio ti salvi dai tuoni, dai lampi e dalla bibliotecadel cardinal Garampi”. Questa biblioteca privata, el’altra ricchissima che aveva raccolto a Roma, furo-

no spartite alla sua morte fra la Vaticanae la Gambalunghiana di Rimini.

Tra le molte donazioni librarieche in vita fece alla Biblioteca delSeminario di Montefiascone vi sono deipreziosi codici, alcuni fogli membrana-cei miniati, due Salteri, molte opere diteologia e di Filosofia, la Bibbia poli-glotta del Walton e la celebre e rarissi-

ma opera dell’Ugolini, il Thesaurum Hebraicum.

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A destra: il cardinaleGiuseppe Garampi

(SAGRESTIA DELLA CATTEDRALE DI

MONTEFIASCONE)

In basso: stemma della famigliaGarampi

JEAN SIFFREIN MAURYDi origini francesi,

iniziò la sua carriera ecclesiastica come rappresen-tante del clero agli Stati Generali del 1789.

Nel 1792 Pio VI l’invitò a risiedere a Roma,nominandolo arcivescovo in partibus di Nicae, enunzio apostolico.

Tornato a Roma, nel 1794 fu nominato car-dinale e poi vescovo di Montefiascone e Corneto.

Entrato in diocesi, prese a cuore le sorti delseminario, che si trovava in uno stato di decaden-za, ripristinando le più importanti direttive delBarbarigo. Ma negli anni successivi lo stato dell’i-stituto tornò a peggiorare e molto pregiudizio sem-brò recare la predilezione del Cardinale per i com-patrioti ed amici francesi, ai quali, per salvarli dalleviolenze che si compivano in Francia contro i cat-tolici, i sacerdoti ed i vescovi, il Maury aveva offer-to rifugio.

Il 15 febbraio 1798 fu proclamata laRepubblica romana. Contro il Maury, per i suoitrascorsi politici, fu emessa una specifica ordinan-za d’arresto e di confisca dei beni. Quando i drago-ni francesi giunsero a Montefiascone per catturar-

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A destra: il cardinaleJean Siffrein Maury

(SAGRESTIA DELLA CATTEDRALE DI

MONTEFIASCONE)

In basso: stemma delcardinale Maury

lo, il Maury era già scappato, trave-stito da cocchiere. I soldati francesi,per sfogare la rabbia, saccheggiaro-no il palazzo vescovile e mutilaronole numerose statue di marmo che sitrovavano nel giardino.

All’inizio del 1804, il Mauryricevette una nuova intimazione daRoma che contribuì alla sua decisione di abbando-nare la monarchia per accostarsi alla repubblica.

Il suo voltafaccia meravigliò sia i fautori diNapoleone che gli avversari. Il primo luglio 1805,invitato dallo stesso Bonaparte, il Maury si recò aGenova ed i due si incontrarono per la prima volta.Alla fine dell’aprile 1806, partì da Montefiasconeper rientrare, dopo 14 anni d’assenza, in Francia.

Il 26 maggio, accolto con grandi festeggia-menti, entrò a Parigi con la nomina di Arcivescovo.

Al momento della restaurazione del vecchiogoverno, il capitolo della cattedrale di Montefia-scone destituì il Maury, che si trovò costretto a tor-nare a Roma e a condurre una vita ritirata.

Tuttavia, quando Pio VII abbandonò la cittàper il passaggio delle truppe napoletane, ebbe l’im-prudenza di esprimere il suo consenso e il suo desi-derio di tornare in Francia.

Questa manifestazione gli costo due mesi diprigione a Castel Sant’Angelo. Completamentescreditato, morì di scorbuto il 10 maggio 1817.

A destra: ritratto e cartiglio delcardinale Jean Siffrein Maury

(DALLA GALLERIA DEI VESCOVI UNA

VOLTA ESISTENTE PRESSO LA CURIA

VESCOVILE DI MONTEFIASCONE)

Miracoli mariani e oltraggi napoleonici

Il 12 luglio 1796 il torpido procede-re dell’estate montefiasconese vennescosso da una notizia straordinaria:“L’immagine della Madonna Addoloratadel Divino Amore ha pianto!”.

E di rimbalzo, quasi in controcanto:“Anche la Madonna dell’Arco ha versatolacrime!” Gli episodi rientravano in un con-testo fenomenologico molto ampio e cioè

quello dei miracoli mariani che a partire dal 25giugno 1796 avevano iniziato a manifestarsi adAncona, diffondendosi poi a Roma e in moltealtre località dello Stato della Chiesa, certa-mente in significativa concomitanza con l’ag-gravarsi della situazione politicomilitare.

Il 19 febbraio 1797, infatti, Pio VI firmòla disastrosa pace di Tolentino e nel febbraiodel 1798 fu deportato prigioniero in Francia.

Al suo passaggio per Montefiascone“...il popolo mosse in folla a contemplarlo l’ulti-ma volta e fece gran raduno presso l’albergo

suburbano della posta. Vedutolo non frenò le grida né il pian-to. - Beatissimo Padre la santa benedizione per l’ultimavolta!... In un carrozzinocon pochi seguaci vecchioridotto allo stremo; potenzadel mondo scaduta; coicapelli bianchissimi, collatesta incurvata sotto il pesopiù ancora del suo doloreche dell’età... il povero vec-chio benedisse: ma lamano tremava e due rivi dilagrime corsero... nelleguancie pallide e floscie...”

A destra: foto con la dicitura “Primo centena-rio che la Vergine SS. Addolorata sudò eaprì gli occhi nell’oratorio del Monastero delDivino Amore in Montefiascone il 12 Luglio1796”

Al centro: particolare della Madonna miraco-losa (ISTITUTO DEL DIVINO AMORE)

In basso: Pio VI parte per l’esilio(STAMPA DELL’EPOCA)

LE CHIESE

Montefiascone non conserva importantitestimonianze artistiche relative alla vita civile; alcontrario, il suo passato religioso ci ha tramandatopregevoli e caratteristiche opere. Tra queste emer-gono tre chiese, ognuna delle quali si distingue pertipo di committenza e peculiari caratteri stilistici.

BASILICA DI SAN FLAVIANOL’attuale basilica di S. Flaviano costituisce il

prodotto di un percorso architettonico iniziato inepoca romana. Notizie certe sull’edificio si hannoin un privilegio di papa Leone IV, redatto intornoall’anno 850, che nomina la chiesa di S. Maria,dove riposa il corpo del beato martire Flaviano,con il suo casale eborgo.

Purtroppo lepoche testimonianzearchitettoniche diquesto primitivo edi-ficio non permettonodi ipotizzarne laforma e le dimensio-ni. Si sa soltanto che il livello della chiesa era piùbasso di ottanta centimetri circa e che l’orienta-mento della stessa doveva essere ruotato di 15° -20°.

A destra: l’antica “fenestellaconfessionis” posta a protezione

delle reliquie del martire Flaviano

In basso: frammento di pavimento,della primitiva chiesa di S. Maria,

demolito nel corso dei lavori direstauro del 1980

Si ha inoltre testimonianza di un arredo pre-sbiterale carolingio da alcuni frammenti di pluteo,transenna o ciborio, rinvenuti durante dei lavori direstauro.

Nel 1032 la piccola chiesa di S. Maria, ormaiin rovina, fu completamente ricostruita e dedicataal martire Flaviano. Una lapide, oggi murata nellacontrofacciata, ci informa sull’avvenimento, attri-

buendone ilmerito al fervoredel popolo diMontefiasconeed alla munifi-cenza di un certoLando.

La costru-zione originalepresentava, oltrea evidenti legamicon l’ambientelombardo, dellesoluzioni archi-tettoniche parti-colari. Riuniva

infatti, con risultato di raro equilibrio, le due ten-denze morfologiche dell’architettura romanica, ecioè quella basilicale, longitudinale, delineata datre navate e dal perimetro esterno rettangolare, equella radiale, a pianta centralizzata, tipica dei bat-

A destra: frammento dipluteo di stile carolingio

In basso: inscriptio noviciaTrecentesca dell’epigrafe

romanica del 1032

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tisteri, rilevabile sia nellapianta interna, tenden-zialmente ovoidale, sianelle absidi raggiate enella conformazionedello pseudo - matroneoche si sviluppa comeambulacro perimetrico.

Bisogna inoltreconsiderare la particolare posizione che la chiesaaveva sull’itinerario sacro dei pellegrinaggi.L’edificio si trovava infatti sul punto di confluenzadi varie strade romee, tra cui quelle che avevanocome riferimento Bologna e Forlì.

Per coloro che intraprendevano il viaggioverso Roma, la strada costituiva lo strumento delpellegrinaggio, testimoniando, con le sue pie indi-cazione, quel processo di sacralizzazione dello spa-zio da essa attuato, in forza del quale gli elementicomponenti l’abitua-le realtà ambientalesi trovavano ad assu-mere un diversosignificato. Per que-sto motivo si incon-travano, lungo la via,diversi santuari che,rispondendo alla dif-fusa esigenza di “visi-

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A sinistra: in rosso il perimetrointerno della prima chiesa romani-ca; in grigio il prolungamento ‘tre-centesco

In basso: la chiesa di S. Flaviano(tondo giallo) sul punto diconfluenza di varie strade romee

bilità del sacro”, si ispiravano all’architettura delcomplesso del santo Sepolcro di Gerusalemmeriproponendone, talvolta, anche il nome, come lacripta del Santo Sepolcro di Acquapendente.

A questo punto risulta maggiormente com-prensibile l’insolita morfologia della prima chiesadi S. Flaviano quale derivazione, più o meno diret-ta, dello specifico modello gerosolimitano. Lacomponente centralizzata del piano inferiore,dovuta anche alla volontà di evidenziare architetto-nicamente la nuova dignità di ecclesia baptismalis,denota così la funzione che in origine avevano idue ambienti: di battistero e martyrium quelloinferiore; di basilica e cattedrale quello superiore.

A destra: frammento erraticoprobabilmente proveniente

dalla facciata romanicademolita

In basso: insieme della parteabsidale romanica della

chiesa inferiore

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Per quanto riguarda la particolare morfolo-gia dei due piani con ingressi contrapposti vannoconsiderate le effettive difficoltà di adattare l’edifi-

cio al dislivello del terreno.All’inizio del XIV secolo,

alla chiesa romanica fu aggiun-to un prolungamento cheimplicò la realizzazione di duepilastri gotici, delle relativecampate, e di una nuova faccia-ta. L’innesto di questo interven-to trecentesco è ben decifrabilenella struttura muraria dell’edi-ficio, mentre rimane scarsa-mente percepibile la cronologiadegli interventi precedenti, spe-

cialmente esterni, in quanto amalgamati in unpalinsesto architettonico oltremodo articolato e dicontroversa lettura.

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A destra e sotto: frammenti erraticiprobabilmente provenienti dalla

facciata romanica demolita

In basso: l’attacco tra la muraturaromanica (a sinistra) e quella

trecentesca (a destra)

Le tre cappelle esi-stenti sul lato sinistrodella chiesa sono stateedificate nel XV secolo.

La prima, eseguitasu committenza della famiglia Onofri, è detta degliInnocenti perché l’affresco di fondo rappresenta,appunto, la “Strage degli Innocenti”. I dipinti dellacappella sono attribuiti al pittore viterbese Antoniodel Massaro detto il Pastura.

Nella seconda si trova una epigrafe dedicataad un certo Luca, difensore della libertà diMontefiascone:

“A DIO OTTIMO E MASSIMO - COME BRUTO FUPATRIOTA FINCHÈ VISSE E PER LA SUA PROTEZIONE

A destra: particolare dell’affresco“La Strage degli Innocenti”

(CAPPELLA ONOFRI)

In basso: particolari dei committenti della Cappella Onofri

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ROMA DIVENNE LIBERA LA PRIMA VOLTA - TALE ERALUCA - IL CUI CORPO GIACE ESANIME IN QUESTO SEPOL-CRO - PER LA LIBERTÀ FALISCA - LA LIBERTÀ LA VIRTÙL’ELOQUIO E LA RELIGIONE FURONO CIASCUNA COMPA-GNE DELLA SUA VITA - BRIGIDA ARGENTINI MOGLIECARISSIMA POSE - VISSE 42 ANNI - NELL’ANNO DELSIGNORE 1504”.

Nella terza cappella è statacollocata la pietra tombale diDefuk, il famoso personaggioche ha dato vita alla storia delvino Est Est Est. Come moltealtre fantasie storiche, la leggen-da di Defuk nacque per il biso-gno di ordine innato nella menteumana e per la necessità dirispondere ad alcuni interrogati-vi determinati dal particolarecontesto storico e geografico diMontefiascone. La grande noto-rietà del vino, considerato persecoli il miglior vino moscatellod’Italia; il rilevante transito diviaggiatori assetati di mirabilia estravaganze; la presenza di una

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Sotto: epigrafe del “patriota” Luca (1504)

In basso: lastra tombale del personaggioconosciuto come Defuk (XIV SEC.)

figura giacente, ormai anonima, scolpita su unapietra tombale, costituirono le scaturigini di quel-l’immaginario racconto che tanto nutrimento tras-se dall’invenzione popolare e dal piacere di mera-vigliare.

La sculturaLa decorazione scultorea presente nella chie-

sa, essendo sostanzialmente costituita dai capitellie dalle modanature, segue un percorso cronologi-co parallelo a quello degli interventi architettonici.

Soprattutto nei capitelli della chiesa romani-ca inferiore, i legami con il contesto lombardo, evi-denti sia nel repertorio figurativo, sia nell’organiz-zazione compositiva, si precisano nella direzione diuna più stringente commistione tra elementi vege-tali e zoomorfi, di regola strutturati in una scansio-ne più fitta rispetto alle testimonianze milanesi.

A sinistra: capitello marmoreo cavo(acquasantiera) non appartenenteal corpus plastico originale dellachiesa; la difformità stilistica e i foripraticati nella zona dei genitalilasciano intendere una precedenteutilizzazione profana in funzione di fontanella

In basso: capitello “a paniere” diderivazione bizantina

Pilastri romanici verso il presbiterioI capitelli dei due pilastri compositi prossimi

alle absidi sono riferibili ad un romanico più anti-co risultando ispirati, con la loro fitta trama vege-tale, ai capitelli traforati di tipo bizantino (a pativ oa cesto). Quello di sinistra nasconde, tra gli intrec-ci, un piccolo animale.

Colonne centraliI capitelli cubici lombardi delle due colonne

centrali si caratterizzano per il loro stile corinzieg-giante. In quello di destra è scolpita una figura chetrasmette un messaggio articolato in due tempi.

Nella prima immagine, quella dell’estrados-so, l’omino, che cela il mento con la mano, invitachi si distrae ammirando la chiesa a guardare la suabarba nel capitello di lato; nella seconda, quelladell’intradosso, lo stesso personaggio, mostrando ilmento privo di peli, rivela la propria identità e ilcarattere beffardo:

“Sono il custo-de della chiesa scolpi-to per prendere in girogli sciocchi”. Nel pila-stro di fronte una figu-rina, affiorante dallefoglie stilizzate, sim-boleggia lo stolto eattonito spettatore.

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A destra: particolare del capitello sinistro difronte al presbiterio

In basso: capitello della colonna romanicadestra con l’ironico “custode” della chiesa

Pilastri romanici verso l’ingressoSul capitello di sinistra spiccano alcuni leoni

antropofagi la cui ambiguità iconografica, tra ilmangiare e il rigettare, simboleggia la morte chetutto distrugge, ma che fa anche rinascere alla vitaspirituale.

I semicapitelli distribuiti lungo il deambula-torio e lungo le navate non sono coevi; alcuni risul-tano non terminati, altri adattati come materiale direcupero. Due delle semicolonne che li sostengonosono scanalate, una è tortile.

Agli inizi del Trecento risalgono i capitelli deidue pilastri di fronte all’ingresso. Nel destro, quasimimetizzato dai motivi floreali, è scolpito un pelli-cano, figura allegorica del Cristo, che si squarcia ilpetto per nutrire con il proprio sangue i piccoli.

A sinistra: capi-tello del primopilastro romanicoa sinistra

In basso: capitel-lo con pellicanodel primo pilastrotrecentesco adestra entrando

Gli affreschiIl complesso pittorico

della chiesa è opera di pittori didiversa formazione ed è riferibileai secoli XIV-XVI, con stili e soluzioni di scuoledifferenti, anche se i temi trattati nel prolungamen-to trecentesco sono collegati ad un tipo di commit-tenza di carattere francescano. Un’immagine ace-fala del santo d’Assisi è visibile nella controfaccia-ta sinistra. I cicli affrescati della controfacciata, chepresentano reminiscenze bizantine, sono riferibili amaestranze romane formatesi alla scuola delCavallini.

Nella controfacciata di sinistra, sotto lalunetta della crocifissione, si trova il ciclo delle sto-rie di santa Caterina con scene tratte dalla

Legenda Aurea dellamartire d’Alessandria.Al disotto delle storieerano dipinti finti velaormai perduti a causadell’umidità.

In alto, a destradella crocifissione, sitrovano le figure ingi-nocchiate dei due offe-renti: lui in lucco nero,

A destra: a Montefiascone il beato Urbano Vaveva assegnato le spoglie di san Tommasod’Aquino all’ordine domenicano e per questomotivo la sua iconografia si arricchì del solesul petto, caratteristico simbolo dell’aquinate

(SECONDA CAMPATA A DESTRA)

In basso: santa Caterina sottoposta al supplizio della ruota dentata che, secondo la

leggenda, si spezzò al contatto del suo corpo(CONTROFACCIATA SINISTRA)

lei avvolta in ampia cappa azzurra a pieghe e con ilcapo velato di bianco zendado. Sopra il portaled’ingresso si trovano alcuni frammenti con aposto-li, residui di una “Dormitio Virginis” distrutta nelXVIII secolo per aprire un finestrone.

Nella controfacciata di destra scene dellaNatività di Cristo; nell’absidiola un Cristo in tronoe alcuni santi, tra cui san Pietro, san Paolo e sanGiovanni Battista; più in basso un corteo con iquattro Vescovi che riconsacrarono la chiesa dopoi lavori del XIV secolo.

Nella prima campata destra vi sono le storiedi S. Nicola di Bari di scuola toscana: il giovaneSanto dona anonimamente la sua eredità, sottoforma di tre palle d’oro, per la dote di tre ragazze

povere che ilpadre voleva farprostituire; ilSanto restituisceal padre unragazzo rapitodai pirati e ven-duto ad un restraniero; ilSanto salva unanave dal naufra-gio; il Santosalva tre ufficialibizantini con-

A destra: nel corpuspittorico risultano inserite

molte immagini di donatori

In basso: san Nicola salvatre ufficiali bizantini

condannati ingiustamentea morte per tradimento

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dannati ingiusta-mente a morte pertradimento. Neglialtri riquadri si evi-denziano le sante Lucia ed Elena, l’arcangelo sanMichele psicostata; san Flaviano fra santa Caterina

d’Alessandria e santaLucia.

Anche gliaffreschi della secon-da campata destra,più deteriorati deiprecedenti, sonoriferibili a maestran-ze toscane.

Nella primacampata sinistra sievidenzia la grandelunetta interamente

occupata dal modello iconografico de l’Incontrodei tre Vivi con i tre Morti: s. Macario, l’ammoni-mento nel cartiglio “PENSATE A QUELLO CHESIETE E A QUELLO CHE NON POTRETEEVITARE DI DIVENTARE”, i tre nobili, i trecavalli, il falcone, e i due cadaveri visibili raffigura-

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A destra: santa Lucia,sant’Elena, san Michele

Arcangelo

Al centro: santa Caterina,san Flaviano, santa Lucia

In basso: l’incontro dei trevivi e dei tre morti

ti a differenti livelli didecomposizione; purtroppo l’immagine del terzomorto, probabilmente giacente nella bara, è statadistrutta con la relativa parte d’affresco durante larealizzazione della Cappella degli Innocenti.

Nel registro inferiore della campata, si trovaun “Cristo della Domenica”, modello iconograficodiffusosi nel XV secolo, delegato a denunciare lanuova passione inflitta a Cristo dalle categorie dilavoratori che non santificavano le feste.

Gli attrezzi degli artigiani e dei contadini -una bilancia, una falce, unabotte, un coltello da innesti oda macellaio, un fuso, unachiave, una roncola, unapunta di vanga - diventanocosì gli strumenti di una inu-suale Passione.

L’inserimento occasio-nale nel corpus degli affre-schi della chiesa è testimo-niato dalla collocazione deldipinto che, sovrapponendosiall’originale decorazione difinti vela, dichiara la suaestraneità al primitivo pro-getto pittorico della basilica.

Altri affreschiSparse per la chiesa

A destra: l’anacoreta Macario(PART. DELL’INCONTRO DEI TRE VIVI

E DEI TRE MORTI)

In basso: Cristo della Domenica

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esistono altre pitturedi vario genere. Trala seconda e la terzacappella è raffigura-to un san Cristoforo con un anguilla tra i piedi.

Più avanti, inserito in quello che poteva esse-re un altare o una edicola funebre tardotrecente-sca, si trova una “Visita di Maria a santaElisabetta” con i santi Giuseppe e Gioacchino euna visione dell’Eterno Padre attorniato da angeli.

In prossimità dell’absidiola laterale sinistra sitrova una “Deposizione”; in quella centrale l’im-magine di san Flaviano proposto con una icono-grafia analoga a quella di san Giorgio; nel catinosovrastante un Cristo benedicente tra i santiGiovanni Battista e Paolo; i due affreschi delleabsidi laterali, opere di un pittore locale di scarsecapacità artistiche, rappresentano il “Battesimo delCristo” e “L’Annunciazione”.Il cimitero di S. Flaviano

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A destra: Dio Benedicenteparticolare dell’edicola della

Visitazione

In basso:Cristo Pantocratore

Nel medioevo quasi tutte le chiese avevanofunzione, oltre che di luogo di riunione per ceri-monie religiose e di punto d’incontro per contratticivili, anche di cimitero.

In occasione del totale svuotamento dellesepolture esistenti sotto il pavimento della chiesa,resosi necessario al fine di eliminare la forte umi-dità esistente all’interno della basilica, è stato pos-sibile un conteggio approssimativo delle camere disepoltura e dei resti ossei; si può quindi supporreche vennero sepolti in S. Flaviano non meno di3.000 cadaveri in un periodo di sette o otto secoli.

Durante gli scavi sono emersi i numerosi pic-coli oggetti che dovevano costituire lo scarno cor-redo funebre delle salme: si tratta di piccole crocidi rame, bottoni, anellini, medaglie, fibbie, cateni-ne e alcune collane in pasta vitrea, tutti oggetti dimodesto valore. La maggioranza dei defunti veni-va sepolta con un semplice sudario, pochissimi

nelle cassedi legno. Aib a m b i n i ,consideratisenza pec-cato, erar i s e r v a t auna posi-zione parti-

A destra: la facciataTrecentesca

In basso: alcune dellecamere di sepolturasvuotate e rimosse

negli anni ‘ottanta

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colare e privilegiata alla destra dell’altare maggio-re.

In una fossa, comerisulta da una lapide ancoraesistente tra la seconda e la

terza cap-pella, vennesepolto unadelle primev i t t i m edella terri-bile epidemia del 1657-1658.Purtroppo,per motivitecnici, si èdovuto pro-

cedere al completo smantel-l a m e n t odelle circaottanta camere, salvando soltantole pietre dic o p e r t u r ad e c o r a t econ stemmie simboli, edu n ’ u n i c a

particolare sepoltura.

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A sinistra: piccole crociprovenienti dagli essen-ziali corredi funebri

Sotto: alcune pietretombali di copertura

SAN FLAVIANO - GALLERIA

disegni a penna e china di Franco Tangari

CATTEDRALE DI SANTA MARGHERITAQuando nel 1369 papa Urbano V istituì la

diocesi di Montefiascone, la chiesa di SantaMargherita, essendo la più centrale e frequentata,fu scelta per essere elevata a ruolo di cattedrale.

Di questo precedente edificio, certamentemodesto in rapporto a quello imponente che oggiconosciamo, sappiamo che nel 1330 si stava com-pletamente ricostruendo. Della struttura, chedoveva essere a pianta basilicale, restano alcunilacerti murari, scanditi da lesene, inglobati nei latinord e sud dell’ottagono esterno inferiore, ed iltrecentesco portale d’ingresso che oggi consentel’accesso alla cripta. Lo spessore di queste muratu-

re le denuncia come nonpertinenti alla massicciasostruzione che sorreggel’attuale piano superioredella chiesa e la relativacupola; mentre il portaleogivale che vi è incluso,tipicamente trecentesco, ciautorizza a datarle al XIVsecolo, in piena concordan-za con la testimonianzadocumentaria.

Da queste considera-zioni ne consegue che la

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A sinistra: ipotesi di restituzione dellaprimitiva pianta della cattedrale (in blue nero) con il prolungamento rimastoincompiuto (pilastri rossi e gialli)

In basso: in evidenza il lacertomurario - non pertinente alla sostruzione ottagona - e il portaleogivale Trecentesco

primitiva chiesa doveva essere ubicata ad un livel-lo più basso e precisamente a quello dell’attualecripta. Ai primi anni ottanta del ‘400 risale un pro-getto di prolungamento dell’edificio trecentesco,voluto dal cardinale Domenico della Rovere, il cuiimpianto è rimasto per lungo tempo leggibile neiresti di alcuni pilastri (conosciuti popolarmentecome “colonne”) ormai demoliti.

Il modesto progetto di ampliamento, che fusoltanto iniziato, non doveva soddisfare le aspetta-tive del Cardinale, il quale, sospesi i lavori, impo-stò il più ambizioso piano di una chiesa che - sor-retta da una sostruzione ottagona inscritta nellospazio del precedente edificio rettangolare - sareb-be dovuta emergeresul più importanteasse viario superiore.

L’ampiezzadell’ottagono e dellacupola fu determinatadalla lunghezza delprecedente tempio.

Si iniziò quindia riedificare l’impor-tante edificio cheavrebbe caratterizzatoil panorama di Mon-tefiascone in mododeterminante.

A sinistra: i resti dei pilastri (le cosiddette “Colonne”) primadella demolizione avvenutanegli anni ‘60

In basso: la caratteristicasilhouette della cattedraledi S. Margherita

Cripta di Santa LuciaLa severa struttura centralizzata che costitui-

sce la chiesa inferiore, rivela l’impronta delle espe-rienze bramantesche, probabilmente mediate dal-l’architetto fiorentino Antico di Stefano che com-pare negli antichi documenti come fabbricatorecclesiae Sancte Margarite.

L’edificio, che nei secoli passati visse all’om-bra della sovrastante cattedrale, e quindi risultòpiuttosto trascurato, ha acquisito una nuovadignità grazie al recupero voluto dal vescovo LuigiBoccadoro nel 1962, che in quella occasione loconsacrò a S. Lucia Filippini.

Oltre al corpo della Santa, deposto nell’urnasottostante l’altare centrale, la cripta accoglie i restidel cardinal Marco Antonio Barbarigo, fondatoredel seminario di Montefiascone e dell’istituto delleMaestre Pie, vescovo della diocesi diMontefiascone-Corneto dal 1687 al 1706.

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A sinistra: chiesa inferiore ocripta di S. Lucia

In basso: altare con il corpo disanta Lucia Filippini; sul fondoil sepolcro del cardinale MarcoAntonio Barbarigo

Nelle nicchie perime-trali è stata collocata unamonumentale via Cruciscostituita da quindici grup-pi scultorei in terracotta, opera di Mario Vinci.

Nel vano laterale, sottostante al coro, si trovala cappella del Fonte battesimale.

Le tre vetrate, opera di padre Ugolino daBelluno, raffigurano, iniziando da sinistra, i simbo-li delle virtù teologali Fede, Speranza, Carità; ilbattesimo di Cristo, e le tre forme di battesimo: diacqua, di sangue e di desiderio. Le sculture bron-

zee del fonte, gli altorilievimarmorei dell’altare e latomba del vescovo Rosisono opera dello scultoreDante Ruffini.

Chiesa superioreIl primo progetto

della chiesa venne elabora-to dall’architetto MicheleSanmicheli, con la proba-bile collaborazione diAntonio da Sangallo ilGiovane. Il gravoso impe-gno della fabbrica proce-

dette a rilento e soltanto nei primi anni del ‘600 fupossibile coprire la costruzione, giunta all’altezza

A destra: una stazione della “ViaCrucis” opera di Mario Vinci

In basso: progetto della cupola mairealizzata (in seppia) e la provvisoria

copertura a tetto (in nero)

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del tamburo, con un tetto che sostituì la cupolaesterna prevista dal Sanmicheli.

L’occasione per ricominciare i lavori scaturìincidentalmente da un incendio che, nella nottedel venerdì Santo del 1670, distrusse l’internodella chiesa ed il tetto. La cattedrale esigeva lacopertura originale e la comunità decise di rispol-verare il vecchio progetto del Sanmicheli.

Il vescovo cardinale Paluzzo PaluzziAlbertoni Altieri ne dette incarico all’architettoCarlo Fontana ilquale, sensibile alleconquiste del baroccoe attento alle espe-rienze del Borromini,modificò il disegnooriginale e realizzòuna cupola più vicinaalle esigenze estetichedel proprio tempo.

La grande cu-pola, ricoperta dipiombo e caratteriz-zata dai costoloni sca-nalati, fu inaugurata il16 dicembre 1674.

Le torri campa-narie e la facciata

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A sinistra: la facciata di S. Margherita primadell’incarico assunto dall’architetto CarloFontana (1670)

In basso: il progetto di Carlo Fontana per lacupola e per la nuova facciata

(BERNARDO ANTONIO VITTONE DA DISEGNI ORIGI-NALI DI CARLO FONTANA, BIBL. ESTENSE

MODENA)

furono invece disegnatenel 1840 dall’architettopiacentino Paolo Gazola,incaricato dal cardinaleVincenzo Macchi di terminare l’importante edifi-cio. Il Gazola, con un intervento al limite fra neo-classicismo e romanticismo, realizzò una facciataostentatamente semplice, rielaborando elementitipicamente palladiani. Due nicchie laterali, conte-nenti le statue di S. Flaviano e S. Margherita,

patroni di Mon-tefiascone, e untimpano classico,sorretto da colon-ne ioniche e sor-montate dallostemma del car-dinal Macchi,sono gli unici ele-menti decorativiinseriti nel lineareprospetto.

Nel 1890,per volontà delvescovo Alessan-dro Spoglia, ven-nero realizzate,dal pittore LuigiFontana, le deco-

A destra: stemma del cardinaleMacchi, finanziatore dei lavori

della facciata

In basso: la nuova facciata diSanta Margherita in una incisione

dell’epoca (1841)

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razioni pittoriche e scultoree. Gli affreschi chedecorano gli otto spicchi della cupola rappresenta-no il trionfo dei patroni dei santi che ebbero rela-zione con Montefiascone. Nel tamburo sonodipinte alcune scene del martirio dei tre patronidella città e due avvenimenti storici accadutidurante il soggiorno di papa Urbano V a

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A sinistra: santa Brigida incontra Urbano Valla Rocca di Montefiascone e lo implora dinon abbandonare l’Italia (DIPINTO DI LUIGI

FONTANA)

In basso: interno della cupola con le deco-razioni scultoree e pittoriche opera di LuigiFontana (1890)

Montefiascone. Ai lati delle pitture trovano postole statue dei quattro Evangelisti e degli Apostoli,più in alto quelle di otto angeli simboleggianti leVirtù o le Beatitudini.

In basso, inseriti al lato delle arcate di quat-tro cappelle, i busti dei Padri della Chiesa alterna-ti ad altre decorazioni: al centro due angeli che sor-reggono lo stemma gentilizio del cardinale GuidoAscanio Sforza, a sinistra e a destra altri angeli sim-boleggianti le Virtù teologali e la Verità. La Fedecon la croce, la Speranza con l’ancora, la Caritàcon la fiaccola, la Verità con la tromba. Sopra l’ar-cata dell’ingresso è collocato lo stemma diClemente X, il papa che finanziò la costruzionedella cupola, e gli stemmi di Leone XIII e delvescovo Gentilucci.

Gli altariLa prima cap-

pella laterale, sulladestra entrando, èdedicata a san Mar-tino.

Nel dipintoSeicentesco sovra-stante l’altare, attri-

buito al pittore Bernardino Gagliardi, sono raffigu-rati san Martino vescovo di Tours, santa Felicita,san Flaviano e la Madonna tra gli angeli.

A destra: decorazioni diLuigi Fontana con stemmi di

Clemente X, Leone XIII edel vescovo Gentilucci

In basso: altare diS. Martino (PARTICOLARE CON

PANORAMA DI MONTEFIASCONE

SULLO SFONDO)

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Ai latidue lastretombali: unadi Valerio Tartarino, vescovo di Alatri, originario diMontefiascone; l’altra di mons. GirolamoBentivoglio, vescovo della diocesi dal 1580 al 1601.

Nella tela della successiva cappella troviamosanta Elena e san Vincenzo Ferreri. L’altare, origi-nariamente dedicato a san Giovanni Battista, fuintitolato a san Vincenzo nel XVIII secolo.

La terza cappella, quelladel Crocefisso, accoglie una pre-gevole e antica scultura ligneascampata miracolosamenteall’incendio del 1670 e divenutaoggetto di particolare devozione.

La grande cappella dell’al-tare maggiore è dedicata allamartire santa Margherita. Oltread alcune decorazioni pittorichedi carattere biblico, possiamoammirare una statua marmoreadella patrona inserita in una nic-chia sorretta da quattro colonnefatta realizzare dal cardinaleAldrovandi.

Le tele ovali ai lati sono opera del pittorePietro Gagliardi e raffigurano san Flaviano e santaFelicita compatroni della città.

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A destra: tomba delvescovo Valerio

Tartarino (CAPPELLA DI

S. MARTINO)

In basso: anticocrocifisso ligneo (ALTA-

RE DEL CROCIFISSO)

Segue la cappelladedicata alla Madonnadel Rosario e quella delSacramento, decorata dauna terracotta invetriatadi scuola robbiana prove-niente dal monasterobenedettino di San Pietro - attribuita a BenedettoBuglioni - raffigurante san Benedetto, la Madonnain trono e santa Bibiana. In basso piccole formellecon scene ispirate alla nascita di Gesù. Ai lati dellamaiolica due affreschi raffiguranti la visionedell’Angelo della Rivelazione a santa Margherita

Alacoque e l’apparizione diGesù alla stessa Santa.

Infine l’ultima cappella,dedicata a S. Giuseppe, nellaquale si trova una tela raffigu-rante la morte del Santo, operadel pittore Mattia Alessandri.

Il “tesoro”Nel corso dei secoli, gra-

zie alle donazioni, ai testamen-ti e agli acquisti, il Capitolodella cattedrale si è trovatodepositario di un autenticotesoro composto da quadri,sculture e arredi sacri.

A destra: terracotta invetriata discuola robbiana attribuita a

Benedetto Buglioni(ALTARE DEL SACRAMENTO)

In basso: “Morte di sanGiuseppe” di Mattia Alessandri

(ALTARE DI SAN GIUSEPPE)

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Particolarmente preziosisono i tre busti reliquiari inargento di santa Margherita, sanFlaviano e santa Felicita realizza-ti nel XV-XVI secolo; la statuamarmorea di santa Margheritaopera del XIII sec. attribuita adArnolfo di Cambio; una statualignea del Redentore che vieneesposta sull’altare maggiore nelperiodo pasquale, opera diIppolito Scalza (XVI sec.); unparato in quarto ricamato in orodono del cardinale Domenico

della Rovere e un parato inquarto di ermisino, detto dellaRegina, ricamato in oro dallastessa regina Sobieska che lodonò.

Dati tecniciL’altezza della chiesa dal

piano della piazza è di circa 48metri e dal piano della cripta èdi 57 metri. Il diametro internodella cupola è di 27 metri, lalanterna è alta 6 metri e le torricampanarie 35 metri. La cupo-la, compresa la lanterna e ilcupolino è alta 23 metri.

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A destra: statua di S. Margheritaattribuita ad Arnolfo di Cambio

(SAGRESTIA VECCHIA)

In basso: piviale ricamato in oro donodel cardinale Domenico della Rovere

(TESORO DELLA CATTEDRALE)

SANTA MARGHERITA - GALLERIA

disegni a penna e china di Franco Tangari

CHIESA DI MONTEDOROSul luogo ove oggi sorge la chiesa della

Madonna di Montedoro, anticamente detta diMonte Moro, esisteva una cappellina, o edicola,con un’immagine della Vergine divenuta famosaper le molte grazie concesse; l’affresco originale,che ancora oggi si trova incastonato nella pala del-l’altare centrale, presenta, ben chiari, i caratteri sti-listici del pittore viterbese Antonio del Massaro,detto il Pastura, e sembra risalire agli ultimi annidel XV sec.

Nei primi decenni del XVI secolo, sospintida questa devozio-ne, i priori, il cleroe il popolo diMontefiascone, inoccasione della ter-za festa di Pasqua,si recavano annual-mente in proces-sione a Monte Mo-ro portando offertedi cera. In quellostesso periodo s’i-niziò a costruireuna chiesa chedoveva sostituire, omeglio inglobare,l’edicola con l’im-

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A sinistra: la chiesa diMontedoro con i restidel cimitero coperto

In basso: immagine dellaMadonna di Montedoroattribuita ad Antonio delMassaro detto il Pastura

magine della venerata Madonna. Nel 1523 unagrave pestilenza colpì alcune città della Tuscia. Lacomunità di Montefiascone deliberò quindi diricorrere all’intercessione della gloriosa Vergine diMonte Moro, facendo voto d’offrire alla fabbrica70 o 80 ducati, colle opere e le altre cose necessa-rie. Purtroppo, a quattro anni dall’epidemia, un’al-tra sventura colpì i centri abitati della Tuscia postilungo la strada per Roma; fra il 30 aprile e il 1 mag-gio del 1527, l’esercito di Carlo di Borbone varcòindisturbato il confine del territorio pontificio e,dopo aver saccheggiato San Lorenzo, Bolsena eMontefiascone, che avevano loro negato il passo ele vettovaglie, proseguì verso la Città eterna. Laterribile devastazione fece piombare Montefiasco-ne nel lutto e nella miseria, lasciandola con menodella metà degli abitanti.

A sinistra: lanzichenecchi inmarcia verso Roma(GUSTAVE JACQUET)

In basso: il progetto originaledella chiesa e del convento diMontedoro(PLASTICO

MUSEO DEL SANGALLO)

I costruttori Giovanni Battista ed il fratelloSilverio abbandonarono il cantiere di Monte Moroe se ne andarono dalla città.

Solo il 10 luglio 1537, il camerario ed i prio-ri della Comunità di Montefiascone definirono unnuovo contratto con Bartolomeo Ambrosino,romano, il quale si impegnò ad eseguire l’operacon accuratezza, riprendendola dal punto in cui sitrovava. La forma del modello della chiesa dovevaessere quella progettata da Antonio da Sangallo ilGiovane - verosimilmente tra gli anni 1536-1537 -di cui abbiamo testimonianza in alcuni disegniconservati agli Uffizi.

Il lavoro proseguì per alcuni anni, ma poi,lentamente, l’entusia-smo cominciò a venirmeno e con esso imezzi occorrenti aportare a termine l’o-pera; il denaro, infatti,non bastava, e gli arti-giani si scioglievano daogni loro impegno.

Il grandiosoprogetto del Sangallo,che prevedeva ungrande convento rac-colto intorno ad unchiostro quadrato - ad

A destra: l’architettoAntonio da Sangallo il Giovane

(DA “LE VITE” DEL VASARI)

In basso: disegno del Sangallo relativo alla pianta e alla sezione

della chiesa di Montedoro(GABINETTO DISEGNI E STAMPE

DEGLI UFFIZI - FIRENZE)

un livello di 30 palmi più in alto della chiesa condue scaloni simmetricamente disposti ai lati ed ilrefettorio nel fondo - di cui la chiesa di Montedorodoveva essere la parte anteriore, fu realizzato par-zialmente.

Nel 1545, quando in data 13 aprile fu affida-ta ai maestri Gnosco e Simone la costruzione acottimo della cappella del coro e della sua copertu-ra, con il patto di risecare il più possibile, dovevaessere a buon punto soltanto la piccola chiesa otta-gona.

In data 5 dicembre 1547, Pietro Tartarino,architetto e sacrista della cattedrale diMontefiascone, si aggiudicò l’appalto per il com-pletamento della chiesa secondo l’ordine e ilmodello già approvato e iniziato; nel lavoro eranocomprese la messa in opera di tutti i conci delle

A sinistra: particolare dellemodanature interne della chiesa

In basso: prospetto di Monted’Oro con il piccolo cenobiocostruito in alternativa allagrande struttura progettatada Antonio da Sangallo(XVIII SECOLO)

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pareti e la realizzazione della cupola, come da pro-getto. Per completare l’edificio alla meglio, senza inogni modo realizzare la prevista cupola esterna, lecuspidi e gli altri elementi decorativi della copertu-ra, fu necessario vendere anche i beni stabili dellachiesa e gli argenti.

Gli ultimi documenti, che indirettamente ciragguagliano sulla conclusione dei lavori, sonoquelli relativi ad pagamento fatto il 18 gennaio1548 allo scalpellino Francesco di Verona e ad unadelibera comunale, del 19febbraio 1548, che prevedevala sistemazione della cupola.

Comunque la chiesa diMontedoro, iniziata contanto entusiasmo e terminatacon grandi difficoltà - anchese all’esterno accusa moltisegni di quel risecamentodovuto alla crescente ridu-zione dei finanziamenti - rie-sce a trasmettere, integri, ichiari stilemi architettonicidell’architetto Antonio daSangallo il Giovane.

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A sinistra: la cupola internacon struttura autoportante

In basso: seconda cappella adestra, Crocifissione e Pietà(seconda metà del XVI sec.);il committente, di cui compareil blasone sulla volticina abotte, dovrebbe essere uncerto Celso Petrucci che alsuo funerale non volle preti,ma soltanto frati

L’imperatore Carlo V a Montefiascone

Il 20 aprile 1536, l’imperatore Carlo Vtransitò per Montefiascone; al suoseguito erano i cardinali Carafa e d’Ivrea. I Priori fecero alle-stire in suo onore una fontanella dalla quale zampillava ilfamoso vino di Montefiascone, e cioè, come risulta da un“istantanea” dell’epoca, una Muscatelli Fons. Lo stesso tipodi accoglienza sarà riproposta nei primissimi giorni dell’otto-bre 1841 in onore di papa Gregorio XVI, ospite diMontefiascone.

A destra: l’imperatore Carlo V(PETER PAUL RUBENS)

In basso: la fontanella di vino allestita inpiazza S. Andrea in onore

dell’imperatore Carlo V(ARCHIVIO STORICO COMUNALE

DI MONTEFIASCONE,RIFORMANZE. VOL. V, F. 28)

SCHEDE STORICO-ARTISTICHE

PORTA DEL BORGOÈ la porta di ingresso ufficiale al borgo mag-

giore di Montefiascone. L’attuale arco monumen-tale venne fatto costruire nel 1744 dal cardinalePompeo Aldrovandi, vescovo di Montefiascone dal1734 al 1752, su disegno dell’architetto romanoDomenico Gregorini. La tipologia degli elementidecorativi, le caratteristiche formali e stilistichesono quelle tipiche del ‘settecento. In occasione diquei lavori fu deviato il percorso dell’antica stradaromana che, dalle adiacenze della basilica di SanFlaviano, fu portato a ridosso della nuova porta edel centro abitato.

CORSO CAVOUR O BORGO MAGGIORESorto sull’antico percorso di crinale che col-

legava il centro arroccato conil borgo di S. Flaviano e la viaCassia, corso Cavour, insie-me a via S. Lucia Filippini e avia Trento, costituisce l’asseintorno a cui si è realizzato losviluppo urbano del centrostorico.

È in questa via che,specialmente nell’800, la bor-ghesia locale ambiva abitare.

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A sinistra: la porta diBorgo (C. TABARRINI)

In basso: unavecchia foto di CorsoCavour (INIZIO ‘900)

Numerose, quin-di, le abitazioni signori-li e i palazzi nobiliaridelle varie famiglie:Ricca, Federici, Savi-gnoni, Volpini, Mauri,Vaggi, Cernitori.

CHIESA DELDIVINO AMORE

La chiesa di S.Giovanni in Borgo o S.Maria della Potenza,ristrutturata nel XVIIsecolo e dedicata allaVergine Assunta inCielo, è comunementedenominata del Divino Amore. Questa pregevolechiesa, situata a circa metà corso sulla destra salen-do, deve la sua attuale forma alla munificenza delvescovo Saverio Giustiniani (1753 -1771); l’annesso

monastero, dive-nuto di clausuranel 1722 e poisciolto all’iniziodel Novecento, èdal 1986 centro diformazione reli-giosa.

A destra: interno dellachiesa del Divino Amore

In basso: piazza VittorioEmanuele

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PIAZZA VITTORIO EMANUELEÈ il vecchio “cuore” della

città. Il lato alto della piazza,caratterizzato dalla cupola di S.Margherita, delineato dall’absidedella chiesa romanica di S. Andrea

e dal palazzo comunale, indica l’estensione del pri-mitivo nucleo di Montefiascone.

Gli altri prospetti sono costituiti da palazzimeno antichi e di varia natura. Il più recente èpalazzo Frigo, costruito in epoca fascista in luogodell’antica chiesa della Misericordia e del cinque-centesco ospedale. La fontana posta al centro dellapiazza - opera dell’ing. Cesare Tuccimei e inaugu-rata il 28 agosto 1898 in occasione del completa-mento dell’acquedotto proveniente dal Cimino - ècaratterizzata da un recupero di tipologie rinasci-mentali e si inserisce nellaproduzione tipica di fineOttocento.

VIA BIXIO(BORGONICCHIO)

Strada caratteristicadi Montefiascone che risul-ta interessante per lavarietà degli elementiarchitettonici. A metà via,scendendo sulla destra, è

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A sinistra: le aquile che decoranoll’ottocentesca fontana di piazzaVittorio Emanuele (C. TABARRINI)

In basso: portale rinascimentale invia Bixio

visibile il palazzo Antonelli dove visse MercurioAntonelli, illustre studioso della storia delPatrimonio di S. Pietro e del periodo avignonese.L’importanza urbanistica, ed il conseguente svi-luppo di questa via, si concretizzò in epoca medie-vale, come percorso privilegiato di accesso alla sot-tostante sorgente del Castagno, e cioè alla piùcomoda fonte d’acqua disponibile per gli abitantidel borgo prima della costruzione del pozzo inter-no alle mura, avvenuta nel 1368.

MONASTERO DELLEBENEDETTINE DI SAN PIETRO

L’ultima parte di via Bixio è dominata dalcomplesso benedettino di S. Pietro. Questo mona-stero, che ha origine molto antiche, è probabilmen-te una filiazione del pri-mitivo cenobio benedet-tino maschile di S.Pietro, documentato aMontefiascone in etàaltomedievale.

Attraversando ilpiccolo santuario dellaMadonna dell’Arco èpossibile giungere al-l’altro lato dell’edificio eaccedere così all’annes-sa chiesa di S. Pietro.

A destra: palazzettoAntonelli e monastero

benedettino di SanPietro (C. Tabarrini)

In basso: affresco delXIV secolo

(CORO DEL MONASTERO

DI SAN PIETRO)

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CHIESA E CONVENTO DI S. FRANCESCOL’antico convento di S. Francesco risulta

ormai quasi completamente mimetizzato dallemoderne strutture dell’ospedale civile ivitrasferito nel 1875. Rimangono tuttaviaevidenti le tracce della sua remota origi-ne, risalente agli albori della diffusionedel movimento francescano nel nostroterritorio. Alcune tracce di archi e volte,delle finestre bifore, il chiostro, e una pic-cola cappella interna all’ospedale, costi-tuiscono gli elementi superstiti dell’originale strut-tura edilizia. L’annessa chiesa, originariamentestrutturata a croce latina, venne ridimensionataverso la metà del ‘600 e ulteriormente consolidatanegli anni 1925 - 1931.

SEMINARIO “MARCO ANTONIO BARBARIGO”Il seminario di Montefiascone, costruito a

ridosso dell’anti-ca porta diB o r g h e r i g l i a ,costituisce unodegli episodi ar-chitettonici ca-ratterizzanti ilvecchio nucleoabitativo.

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A sinistra: affresco dei primi anni del XVI sec.attribuito a Giovanni Francesco d’Avanzaranoincorniciato in una tela del XVIII sec.(CHIESA DI S. FRANCESCO)

Al centro: particolare del capitello di una biforadella chiesa di S. Francesco

In basso: la porta di Borgheriglia e la chiesa delseminario in un acquerello di Mary Berry

Sorto nel 1666per volontà del cardi-nale Paluzzo Alberto-ni Altieri, venne rico-struito ed ingranditoverso la fine del ‘600dal cardinale MarcoAntonio Barbarigo, ilquale si prodigò per

realizzare una struttura adatta ad accogliere uncentinaio di alunni e convittori.

Assurto a fama internazionale, il seminarioannoverò tra gli alunni dei celebri personaggi; fratanti ricordiamo il teologo Mazzinelli, il poetaGiovan Battista Casti, Riccardo Howard duca diNorfolk, il pittore Pietro Aldi, lo scienziato archeo-logo Francesco Orioli, il latinista mons. AlessandroVolpini estensore dell’enciclica Rerum Novarum diPapa Leone XIII.

Il seminarioera dotato di unapropria tipografiae di una bibliote-ca ricca di incu-naboli, mano-scritti ed impor-tanti edizioni astampa del ‘600‘700.

A sinistra: il poetaGiovan Battista Casti(COMUNE DI MONTEFIASCONE)

In basso: la biblioteca delseminario “Barbarigo”

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CHIESA DIS. ANDREA

La chiesa diS. Andrea, unadelle più antiche di Montefiascone, si trova men-zionata già nell’anno 853 come ecclesiam S.Andreae in Campo.

La costruzione, situata a ridosso della primi-tiva cerchia di mura, doveva presentare in originela tipica conformazione a tre spioventi, e cioè conla copertura delle navatelle laterali più bassa rispet-to a quella della navata centrale.

Questo è riscontrabile anche dalle tracce diun cleristorio visibili all’interno. Successivamentele navate laterali vennero inglobate negli edifici cir-costanti ed oggi rimane libera solo la parte centra-le della facciata, caratterizzata dal portale, rielabo-

rato in stile gotico, edal rosone. La pareteopposta, absidata, èvisibile da piazza V.Emanuele. L’in-terno, delineato datre navate, scanditoda rudi colonne e dapilastri, presenta le

essenziali decorazioni di quattro capitelli che, per illoro vigore primitivo, aiutano ad ascrivere l’originedella costruzione al periodo preromanico.

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A destra: la facciatadella chiesa di

S. Andrea prima e dopo i recenti restauri

In basso: capitello conintreccio ornitomorfo

(S. ANDREA)

Alcuni storici dell’arte segnalano questa pic-cola chiesa come uno dei più antichi esempi cono-sciuti di architettura romanico-lombarda.L’edificio ebbe un suo momento d’importanza inepoca Comunale quando nella piazzetta antistante

veniva amministrata lagiustizia e si tenevanole assemblee. Le dueepigrafi con stemmi,poste sulla facciata inmemoria degli accordiraggiunti con i comunilimitrofi, documentanoil significato politico diquesto spazio dellacomunità. La realizza-

zione di un pozzo, unica fonte d’acqua all’internodelle mura cittadine, contribuì ad aumentare ilvalore strategico e simbolico della piccola piazzadetta del Plebiscito.

EX CHIESA E CONVENTO DI S. AGOSTINO L’antico convento, e l’annessa chiesa di S.

Agostino dedicata alla SS.ma Annunziata, venneabbandonato dagli agostiniani nei primi anni delXIX secolo e ceduto a privati. Dell’articolato com-plesso, già ristrutturato nel 1638 ed oggi quasicompletamente restaurato dai vari proprietari, èpossibile osservare alcuni dettagli esterni come il

A destra:piazza del Plebiscito

(C. TABARRINI)

Sotto: pozzo di Urbano V

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Trecentesco por-tale della chiesa,decorato da treinteressanti bas-sorilievi, e l’absi-de della cappella della Beata Maria dellaPestilenza. All’interno di quest’ultima esistonoancora degli affreschi eseguiti all’inizio del ‘500 dalpittore Giovan Francesco d’Avanzarano, detto IlFantastico, e da un altro pittore soprannominato IlSordo. Altri dipinti sono visibili all’interno dellachiesa e nell’ambulacro del chiostro.

Per tradizione si vuole che Martin Lutero nel1510, in occasione del suo viaggio a Roma, sia statoospitato dagli agostiniani di questo convento.

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A destra: particolare degliaffreschi di Giovan

Francesco d’Avanzarano

In basso: scorcio del con-vento di S. Agostino in un

acquerello del XIX sec.(COLL. FIORAVANTI)

SANTUARIO DELLAMADONNA DELLE GRAZIE

A poca distanza dallabasilica di S. Flaviano sorge l’antico santuario dellaMadonna delle Grazie. Le sue origini risalgono al1333 anno in cui, come risulta da una bolla di papaGiovanni XXII, la comunità di Montefiascone,stava costruendo un ospedale sotto l’invocazionedella Vergine Maria.

L’ospedale rimase presso la chiesa dellaMadonna delle Grazie per quasi due secoli, fino aquando, verso la fine del XV secolo, la comunitàdecise di costruire una nuova chiesa in sostituzio-ne di quella vecchia e malridotta. Abbiamo notiziache alla realizzazione del nuovo santuario collabo-rarono le stesse maestranze impegnate, proprio in

A destra: immagine della“Madonna delle Grazie”

In basso: esterno del santuariodella Madonna delle Grazie

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quel periodo, nella fabrica di S. Margherita. Sicostruì allora un edificio a croce latina, con crocie-ra coperta a cupola e lanterna, in rispetto alle esi-genze dell’architettura rinascimentale.

Purtroppo negli anni successivi, per risolverealcuni gravi problemi di statica, si resero necessaridrastici interventi sulla struttura dell’edificio. Nel

1579 la cupola emisfe-rica esterna. cheminacciava di crollare,venne demolita e sosti-tuita con una copertu-ra a tetto.

Nel 1695 la fac-ciata originale, ormaipericolante, venne ab-

battuta e frammentariamente ricomposta più arre-trata, riducendo così la lunghezza dell’aula; sonoancora visibili, all’esterno del Santuario, le nicchieoriginariamente situate all’interno.

A questo periodo risalgono i due stemmi. delComune e dei Servi di Maria, inseriti nelle lesenelaterali della facciata e le decorazioni barocche checaratterizzano l’interno della chiesa. Gli affreschivisibili sulle pareti dell’aula sono dei primi decen-ni del XVI secolo e quindi coevi all’architetturadella chiesa. Nel 1954, anno mariano, si realizzò ilmonumento dedicato alla Vergine collocato nelpiazzale antistante la chiesa.

A destra: interno della chiesadella Madonna delle Grazie

Sotto: i Santi protettoridei pellegrini san Sebastiano

e san Rocco (GiovanniFrancesco d’Avanzarano?)

CHIESA DELLA MADONNA DELLE

GRAZIE - INIZIO XVI SEC.

MONTEFIASCONE - GALLERIA

disegni di Cristiano Tabarrini

ITINERARIO

Si può iniziare la visita diMontefiascone inoltrandosi perla PORTA DI BORGO, puntonevralgico del paese che con-sente l'accesso alla parte storicadella città. Risalendo il Corso,una volta via del BORGOMAGGIORE, si transita difronte alla chiesa del DIVINO AMORE, per giun-gere alla PIAZZA DEL COMUNE, oggi piazzaVittorio Emanuele. Da qui è possibile scendere perVIA BIXIO, già via del Borgo minore.Oltrepassato il MONASTERO BENEDETTINO

DI S. PIETRO, che sitrova al termine della via,e usciti dalla PORTA DISANTA LUCIA, ci si puòindirizzare verso la chiesae CONVENTO DI S.FRANCESCO, attual-mente trasformato inospedale. Salendo per lavicina scalinata si giungeal livello della chiesa infe-riore di Santa Margherita,cioè alla CRIPTA DI S.LUCIA FILIPPINI.

A destra: chiesa del Divino Amore

In basso: atrio del palazzo Cernitori

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Proseguendoancora per la scali-nata si giunge nellapiazza compresa tra il PALAZZO VESCOVILE ela CATTEDRALE DI SANTA MARGHERITA.Inoltrandosi per via Trento è possibile visitare laparte più caratteristica del vecchio paese, mutatestimone di antiche storie e di tradizioni scompar-se. Oltrepassato questo rione, detto della PORTI-CELLA, si costeggia la grande costruzione delSEMINARIO BARBARIGO fino ad uscire dall'al-tra porta storica di Montefiascone, quella di BOR-GHERIGLIA, giungendo così al suggestivo belve-dere che si affaccia sulla valle del LAGO DI BOL-SENA. Dalla stessa porta, inoltrandosi per viadella Rocca, si sale al punto più elevato diMontefiascone ove l'antica fortezza papale dominal'ampio territorio. Scendendo per il giardino, siincontra la piccola chiesa di SANTA MARIA INCASTELLO, o della Neve, fatta costruire da papa

Innocenzo III.Dalla scalinatadel giardino, perVIA S. MARIA,si arriva al picco-lo LARGO DELPLEBISCITO,delineato a sini-stra dall'antico

A destra: palazzoAntonelli e monastero

benedettino di San Pietro

In basso: scorcio caratteri-stico di via della Viola

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PALAZZO COMUNALE e,di fronte, dalla CHIESAROMANICA DI S.

ANDREA; sulla destra, costruiti lungo via s. LuciaFilippini, alcuni interessanti PALAZZI DEL '500 e'600, uno dei quali era la sede dell’antico MONTEDI PIETÀ. Ripassando per piazza VittorioEmanuele e poi per via Nazionale, si scende all'exCONVENTO DI S. AGOSTINO, fino a tornareal piazzale della porta di Borgo.

Scendendo per la via opposta al Corso sigiunge alla BASILICA ROMANICO-GOTICA diS. FLAVIANO, il più importante monumento arti-stico di Montefiascone. Proseguendo lungo la stra-da orvietana, si arriva al SANTUARIO DELLAMADONNA DELLE GRAZIE, chiesa rinasci-mentale a croce latina, innestata in una preceden-te struttura Trecentesca.

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A sinistra: Monumento ai Cadutiopera dello scultore Uno Gera(1922)

In basso: giardino della Roccadei Papi

EVENTI E MANIFESTAZIONI

Febbraio: Carnevale montefiasconese21 marzo - 21 giugno “Primavera in

Etruria”: concerti, conferenze, proiezioni cinema-tografiche, spettacoli teatrali e mostre varie ditipo culturale

Periodo pasquale: Via Crucis, Processionedel Venerdì Santo e Sacre Rappresentazioni.

Aprile: Mostra Mercato di Antiquariato 26 aprile: Festività in onore del

Compatrono “San Flaviano” con fiera, lotteria,processione religiosa del Corpo Bandistico, garaciclistica dilettanti, spettacolo pirotecnico e Sagradel Biscotto dolce nel cortile antistante la Basilicadi San Flaviano.

1 maggio: Festa di “San GiuseppeLavoratore” nella frazione Le Mosse: festivitàlocale con fiera, lotteria, concerto bandistico efuochi d'artificio.

12 maggio: Festa di “San Pancrazio” nellafrazione Le Costecon sagra delRaviolo dolce nelcortile antistante lachiesa omonima,processione religio-sa, lotteria, tombola,concerto bandistico,

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teatro dialettale, fuochi d'artificioe corsa ciclistica dilettanti.

Quarta domenica dopoPasqua: Festa di “Santa Maria del Giglio” nellafrazione Zepponami: festività locale con fiera, lot-teria, concerto bandistico e fuochi d'artificio.

Giugno: Festa di “Santa Maria delleGrazie” nella frazione Le Grazie con processionereligiosa, fiera, lotteria, concerto bandistico esagra della ciambella dolce nel piazzale antistantela chiesa.

Giugno: Infiorata del Corpus Domini per levie del centro storico.

Giugno: Festa della ''Madonna SS.ma delBorgale” (località Borgale) con sagra del Raviolodolce, giochi popolari, celebrazione religiosa..

20 luglio: Festa della Patrona “SantaMargherita” con mercato dei fiori, tombola, pro-cessione religiosa, concerto bandistico, lotteria espettacolo pirotecnico.

Luglio: Manifestazione Biennale “GreenLife”. Vita all'apertocon cani, cavalli, ani-mali da cortile, spet-tacoli vari; tuttoall'insegna dellanatura nella valle delLago di Bolsena, su5 ettari di territorio.

Luglio:“Monte di Note Village” Rassegna diconcerti rock sulle rive del Lago di Bolsena.

1 - 15 agosto: “Fiera del Vino”: organizzataannualmente per propagandare il tipico vino EstEst Est di Montefiascone.

1 - 15 agosto:“In Cantina con Defuk”: itine-rario eno-gastronomico per le vie del centro stori-co di Montefiascone con degustazione del vino edei prodotti locali nelle cantine tipiche addobbateper l'occasione con oggetti di artigianato locale ecomposizioni floreali. Alcuni spettacoli di artevaria e manifestazioni sportive accompagnano losvolgimento della Fiera.

1 - 15 agosto: “Sfilata del Corteo Storico”:imponente sfilata composta da oltre 150 perso-

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naggi con costumi medioevali,rievocano l'arrivo e il soggiorno

del leggendario GiovanniDefuk. Di particolare attra-zione sono i giochi medioe-vali: la Corsa delle Botti insalita e la Gara dellaPigiatura, oltre ai ballettimedioevali e agli spettacolidei sbandieratori.

Seconda Settimana diagosto: “II Cantinone” setti-mana gastronomica organiz-zata dal Circolo MF 80 nellavia che porta alla Cattedraledi Santa Margherita (VialeTrento).

24 agosto: Festa di“San Bartolomeo” con rito religioso, fiera deiCanestri e pesca di beneficienza.

Ultima domenica di Agosto: Festeggiamentidi San Giovanni Battista alla frazione Poggeri-Commenda, con ballo, porchetta e giochi campe-stri.

Prima domenica disettembre: Festa della“Madonna SS.ma dellaValle” con giochi popola-ri, concerto della banda

musicale, cioccolata calda, Porchetta e Bistecca inlocalità Valle del Lago.

Seconda domenica di settembre: Festa“Madonna SS.ma della Vittoria” in localitàCappuccini con rito religioso, concerto bandisti-co, giochi popolari, degustazioni di biscotti tipicilocali e lotteria.

8 dicembre 2006 - 6 gennaio 2007: “UnNatale sereno nel cuore di Montefiascone”- ani-mazione per bambini con trampolieri e clowns,palloncini e spettacoli di burattini, degustazioni di“Vin brulé” e cioccolata calda nelle vie del centrostorico di Montefiascone ed altre forme di intrat-tenimento per adulti con concerti di musica clas-sica, della corale di Santa Margherita e dellabanda musicale cittadina. Completa lo scenarionatalizio una Rassegna dei Presepi all'internodelle parrocchie e dei centri di aggregazionesociale del paese tra cui la Biblioteca Comunale.

Fine Dicembre: alcune esibizioni sportiveed una seratadanzante pressoil Palazzettodello Sport diMontefasconecompletano ilquadro dellemanifestazioninatalizie.

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L’AMBIENTE

Montefiascone resta unluogo ideale per chi ama lavacanza tra natura, storia edarte. Un’economia prevalentemente agricola haconsentito la conservazione di un ambiente natu-rale pressoché intatto. II lago, proprio per le sueacque e per l’effetto mitigatore sul clima, favorisceuna vegetazione naturale assai ricca. Ai folti boschidi cerro e roverella della fascia lacustre subentrano,sopra i 500 metri, le più modeste distese dei casta-gni e nella stagione primaverile si possono ammi-rare, mescolate al verde, le macchie gialle dellaginestra dei carbonai.

I boschi sono il regno del picchio rosso mag-giore e del picchio verde, che nidificano nei buchidei tronchi secolari; dell’upupa, degli uccelli rapa-ci (poiana, gheppio, allocco, barbagianni, civetta),ma anche del cinghiale, dell’istrice, della volpe, deltasso, della faina, della donnola.

Sulle rive sono ancora rigo-gliosi i canneti, dove nidificano lafolaga, la gallinella d’acqua e il germano reale. Ilpioppo, il salice, l’ontano nero, alberi tipici del lun-golago che ombreggiano le rive, ospitano i nididello svasso, della rara garzetta e di varie specie diaironi.

Le acque del lago, che alimentano unabuona attività peschereccia, sono ricche di pesci:dal coregone, che originario dei laghi alpini ha tro-vato nella profondità di queste acque un ottimohabitat, all’anguilla, al luccio, al persico, ai piùmodesti, ma non per questo meno gustosi, lattari-ni, carpe e tinche.

In questo ambiente naturale così conservatosono possibili salutari e rilassanti passeggiate apiedi, a cavallo o in mountain bike, il nuoto, la vela,

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il surf, la pesca e per chi ama la campagna si offro-no ottime esperienze agrituristiche.

LA TRADIZIONEENOGASTRONOMICA

Montefiascone, da sem-pre apprezzata per la suagastronomia, è particolarmen-te famosa per l’olio d’oliva eper il vino Est Est Est che bens’abbina con gli antipasti, le“asciutte” e il pesce.

II tipo amabile ha colorepaglierino, profumo vinoso earoma dell’uva, adatto ai dessert.

Di questo vino BonaventuraTecchi scriveva: “Pochi vini, comequello di Montefiascone, con latriplice affermazione in crescen-do, come a dire c’e, c’e, c’e la

gioia del vino edella vita nellaterra del sole,s e m b r a n oadatti a risve-gliare, specie nella mente di chie lontano, un’immagine di alle-gria e di fiducia, di campagneluminose e sempre liete...”

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BIBLIOGRAFIA

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A destra: foglio mem-branaceo di codice

miniato dono del car-dinale Garampi(BIBLIOTECA DEL

SEMINARIO)


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