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HDS NOTIZIE - hdsitalia.org · “Ventimila leghe sotto i mari”, ne esalta i pregi (nota 1)....

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HDS NOTIZIE N. 28 Anno IX novembre 2003 Sped.in A.P. 45% - art.2, comma 20, lettera b, legge n.662/1996, DC - La Spezia 2,50 SCAFANDRO AUTONOMO DI FREMINET (1772) «Promuove la conoscenza della storia dell'immersione nella consapevolezza che la stessa è una parte importante e significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi, sulla strada del sapere umano».
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Page 1: HDS NOTIZIE - hdsitalia.org · “Ventimila leghe sotto i mari”, ne esalta i pregi (nota 1). Arriviamo poi all’ARAdel giapponese Riiki Watanabe del 1918 (vedi HDS NOTIZIE n.11),

HDS NOTIZIEN. 28 Anno IX novembre 2003

Sped.in A.P. 45% - art.2, comma 20, lettera b, legge n.662/1996, DC - La Spezia € 2,50

SCAFANDRO AUTONOMODI FREMINET

(1772)

«Promuove la conoscenza della storia dell'immersione nella consapevolezza che la stessa è una parte importante e significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi, sulla strada del sapere umano».

Page 2: HDS NOTIZIE - hdsitalia.org · “Ventimila leghe sotto i mari”, ne esalta i pregi (nota 1). Arriviamo poi all’ARAdel giapponese Riiki Watanabe del 1918 (vedi HDS NOTIZIE n.11),

HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 3

Soci sostenitori:

Soci onorari:FRANCESCO ALLIATA, RAIMONDO BUCHER, LUIGI FERRARO, ROBERTO FRASSETTO, ALESSANDRO OLSCHKI, FOLCO QUILICI

HDS, ITALIA AWARDS

HDS NOTIZIEPeriodico della The Historical Diving Society, Italia

Redazione: c/o Francesca Giacché Corso Cavour, 260 – 19122 La Spezia

Tel. 0187.711441 Cell. 349.0752475 Fax 0187.730759 [email protected]

Direttore ResponsabileIsabella Villa

CaporedattoreFrancesca Giacché

Hanno collaborato a questo numero:Federico de Strobel, Francesca Giacché, MaurizioMasucci, Gianluca Minguzzi,Faustolo Rambelli

Le opinioni espresse nei vari articoli rispettano le idee degli autori che possono non essere le stesse dell'HDS, ITALIA.

TraduzioniInglese: Barbara Camanzi

PubblicitàFrancesca Giacché

Tel.0187.711441 fax 0187.730759

Fotocomposizione e StampaTipografia Ambrosiana Litografia - La Spezia

Registrato presso il Tribunale di Ravenna il 17 marzo 1995

THE HISTORICAL DIVING SOCIETY, ITALIAViale IV Novembre, 86/A-48023 Marina di Ravenna (RA)

Tel. e fax 0544.531013 – cell. 335.5432810 www.hdsitalia.com

[email protected]

Presidente OnorarioM.O.V.M. Luigi Ferraro

Consiglio DirettivoPresidente: Faustolo RambelliVicepresidente: Federico de StrobelConsiglieri: Gian Carlo Bartoli

Danilo CedroneEmilio d’Ettore Roberto MolteniGian Paolo Vistoli

Revisori dei conti: Walter Cucchi, Claudio Simoni,Gianfranco Vitali

Coordinatori di settoreTecnologia Storica Gian Carlo Bartoli Web-master Enrico CappellettiBiblioteca Vincenzo Cardella Rapporti con le Editorie Danilo Cedrone Attività Culturali Federico de StrobelRedazione HDS NOTIZIE

e Pubblicità Francesca Giacché Videoteca Vittorio Giuliani RicciMuseo Nazionale delle Attività Subacquee

e Mostre Itineranti Faustolo Rambelli Stage Palombaro Gian Paolo Vistoli Concorso video Alberto RomeoEudi Show Fabio Vitale

ANCIP (Associazione Nazionale Centri Iperbarici Privati)ASSOSUB

CE.M.S.I. (Leonardo Fusco) CENTRO IPERBARICO RAVENNA

DIRANI MARINO s.r.l.FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee)

VITTORIO GIULIANI RICCI MARINE CONSULTING s.r.l.

GIUSEPPE KERRY MENTASTI (in memoria)PRO.TE.CO. SUB. snc

FAUSTOLO RAMBELLIVLADIMIRO SMOQUINA

1995 Luigi FerraroRoberto Frassetto

1996 Roberto Galeazzi (alla memoria)Alberto Gianni (alla memoria)

1997 Raimondo BucherHans HassFolco Quilici

1998 Alessandro OlschkiAlessandro Fioravanti

1999 Duilio Marcante (alla memoria)Enzo Majorca

2000 Victor De Sanctis (alla memoria) Luigi Bicchiarelli

2001 Gianni Roghi (alla memoria)Franco Capodarte

2003 Piergiorgio DataRaffaele Pallotta d’AcquapendenteDamiano Zannini

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SSEERRVVIIZZII SSPPEECCIIAALLII

Sulle maschere da sub, e qualcheautorespiratore, ante II G.M.di Faustolo Rambelli

On diving masks and some scuba,before 2nd world warAuthor: Faustolo RambelliTranslation: Barbara Camanzi

Elmi da palombaro secondo medi Maurizio Masucci

La grande guerra sul canale diPiombino. Il Relitto del piroscafoWashington.di Francesca Giacché

Luigi Ferraro a Ravenna in visi-ta al corso sommozzatori VV.F.di Faustolo Rambelli

RRUUBBRRIICCHHEE

Iconografia Storico - Subacqueaa cura di Federico de Strobel

Scafandro autonomo di Freminet(1772)

ATTIVITÀ HDSIUno stage a bordo dell’Isla Negradi Gianluca Minguzzi

NOTIZIE E COMUNICATI

Ustica - assegnati i Tridenti d’oro 2003Abissi, viaggio nei misteri del profondo“Il sommergibile italiano dal delfino alloSciré”Collana Video “Il mio mare” di Bruno VailatiMonografia sul “Museo Nazionale delleAttività Subacquee”Eudi Show 2004

LA BIBLIOTECA DELLA HDSIa cura di Vincenzo Cardella e Francesca GiacchéPremio Letterario “Il mio mare”Premio Letterario di Viaggio e d’Avventura

HDSI INTERNETa cura di Francesca Giacchéwww.museotecniconavale.itwww.scubadoo.it

HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 4

HDS NEL MONDO

The Historical Diving Society,UKLittle Gatton Lodge 25, Gatton Road, ReigateSurrey RH2 0HD - United Kingdom

The Historical Diving Society, DenmarkKirsebaervej, 5 - DK –8471 Sabro - Denmark

The Historical Diving Society, GermanyBrochbachtal 34D-52134 Herzogenrath NW - Germany

The Diving Historical Society, NorwayNUI A.S. - Gravdalsveien 245Pb.23 Ytre LaksevaagNO-5848 Bergen - Norway

The Historical Diving Society, USA2022 Cliff Drive 119Santa Barbara – California - U.S.A.

Diving Historical Society, ASEAP.O. Box 2064NormansvilleSA 5204 - Australia

The Historical Diving Society, MexicoBosque de Ciruelos 190-601BB de Las Lomas - Mexico D.F.

The Historical Diving Society RussiaGagarina Prospect 67, St. PetersburgRussia 196143

The Historical Diving Society, South Africa20,Esso Road –Montague Gardens,7441Cape Tawn – South Africa

The Historical Diving Society, Canada241 A East 1st Street RearNorth Vancouver B.C. V7L 1B4-Canada

Swedish Diving Historical Society Havrestigen, 15 SE-137 55 Vasterhaninge - Sweden

Histoire du Developpement Subaquatique en France39. rue Gaston Briand16130 Segonzac - France

Per i relativi siti consultare:www.hdsitalia.com

SOMMARIO……………………………………………………………………………………………………………………………

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IN COPERTINA:

SCAFANDRO AUTONOMODI FREMINET (1772)

L’immagine di figura è tratta da una brochure del1784 che descrive i vari esperimenti effettuatidall’inventore francese Freminet con la sua cosìchiamata “Machine hydrostatergatique” neglianni 1772-76.Si tratta senza dubbio di una prima raffigurazionedi uno scafandro autonomo a tutti gli effetti. Lariserva d’aria necessaria alla respirazione infattinon proviene dalla superficie ma da un conteni-tore di stoccaggio portato inizialmente a mano,poi successivamente sulle spalle del subacqueostesso.Freminet conosceva bene la necessità di fornirearia alla pressione ambiente per la respirazione

in profondità e per questo alloggiò nel con-tenitore una pompa a soffietto azionata daun motore a molla capace di pressurizzare efar circolare l’aria nel casco del palombaroattraverso due tubi di collegamento (manda-ta per l’aria fresca all’altezza della bocca–ritorno in alto per l’aria espirata). Il cascoera realizzato in rame e dotato di oblò invetro per la visione esterna e collegatoall’abito di cuoio attraverso un collaremetallico.Se il problema dell’immagazzinamento e

pressurizzazione dell’aria era stato risolto,non è chiaro come abbia affrontato quellodella sua purificazione non essendo ancoraconosciuto l’uso della calce sodata.Probabilmente credendo, come altri primadi lui, che tale effetto fosse ottenibile dallacondensazione dell’aria espirata sulle paretidel contenitore, a causa del salto di temper-atura con l’esterno.Pur se da un lato immaginiamo le difficoltàrespiratorie e l’autonomia limitata che neconsegue , dall’altro dobbiamo ammetteretuttavia che vi sono evidenze di numeroseattività subacquee condotte con tale appara-to , prima nelle acque della Senna nel ‘73 epoi in mare a Le Havre nel ’74 ed infine aBrest nel ’76 , come d’altronde è riportatonella stampa di figura.Notiamo in essa illustrati lavori in carena

(B-C) per riparazione di una falla così comerecuperi d’oggetti sul fondo (E) nonché la possi-bilità di usare tale apparato per soccorrerenaufraghi in difficoltà (G).Testimonianze dell’epoca parlano anche di un’o-ra d’immersione a 17 metri di profondità, cosache sembra difficile da credere, tuttavia non pos-siamo ignorare l’opera ed i tentativi dell’inven-tore francese quando si cerca di ricostruire il per-corso storico dello sviluppo dello scafandroautonomo, la cui nascita, per alcuni storicianglosassoni, si fa risalire ad un apparato brevet-tato dal britannico W.H. James nel 1825. Lamacchina Hydrostatergatique del signorFreminet, a mio parere, merita indubbiamente unposto prioritario nella storia della subacquea.

Federico de Strobel

HDS NOTIZIEN. 28 Anno IX novembre 2003

Sped.in A.P. 45% - art.2, comma 20, lettera b, legge n.662/1996, DC - La Spezia € 2,50

SCAFANDRO AUTONOMODI FREMINET

(1772)

«Promuove la conoscenza della storia dell'immersione nella consapevolezza che la stessa è una parte importante e significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi, sulla strada del sapere umano».

HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 5

ICONOGRAFIA STORICO - SUBACQUEAa cura di Federico de Strobel

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 6

SULLE MASCHERE DA SUB, E QUALCHEAUTORESPIRATORE, ANTE II G.M.

di Faustolo Rambelli

La libertà che ora abbiamo nel “volare” sott’ac-qua e muoverci in questo elemento a noi preclu-so fino a non molti anni fa, è, come tutti sappia-mo, il frutto di diverse tecnologie messe a puntodai nostri predecessori.Le attrezzature essenziali che normalmente orausiamo per immergerci sono un ARA (bomboled’aria con erogatore), un paio di pinne ed unamaschera. La cosa, detta così, sembra decisa-mente facile, ma dobbiamo anche considerareche i risultati della tecnologia moderna sono ilfrutto di intuizioni, studi e prove, alcuni con esitinefasti, cominciati molto tempo fa.

Ad esempio l’ARA: contrariamente a quantocredono i più non è un’invenzione di Cousteau-Gagnan. Già dai primi del 1800, come poi vedre-mo, sono stati messi a punto sistemi d’immer-sione autonoma che hanno permesso di immer-gersi e lavorare. Poi c’è l’invenzione dell’eroga-tore di Rouquayrol e dei fratelli Denayrouze nel1864, di cui lo stesso Capitano Nemo, in“Ventimila leghe sotto i mari”, ne esalta i pregi(nota 1). Arriviamo poi all’ARA del giapponeseRiiki Watanabe del 1918 (vedi HDS NOTIZIEn.11), così come prima della II^G.M. GeorgesCommeinhes (1911-1944) aveva messo a puntoun perfetto autorespiratore con cui era scesooltre i 50 m e che fu adottato dalla MarinaFrancese (vedi HDS NOTIZIE n.12), purtroppomorì in guerra. E’ solo dopo di questi che ci ful’avvento dell’erogatore Cousteau-Gagnan,quasi replica del Rouquayrol-Denayrouze, chetutti conosciamo.

Ad esempio le pinne. Sappiamo tutti delle intui-zioni di Leonardo da Vinci, tramandateci coisuoi disegni; così come del sommozzatore delBorelli (1680) munito di autorespiratore fanta-stico, ed equipaggiato con un paio di pinne,anche se non sono proprio come noi le intendia-mo ora, con la testa dentro un contenitore d’ariamunito di vetro; come pure alcuni disegni diun’opera del ‘500 conservata presso laBiblioteca Centrale di Zurigo (rif. HermannHeberlein “Le monde sous-marin – pag 52 e 56)

ON DIVING MASKS ANDSOME SCUBA, BEFORE 2NDWORLD WARAuthor: Faustolo Rambelli Translation: Barbara Camanzi

The freedom we have nowadays of “flying”under water and moving in this element preclud-ed to us until few years ago, is, as we all know,the result of different technologies put in placeby our predecessors.The essential equipment that we normally use todive is an ARA (air tanks with regulator), a pairof fins and a mask. The thing, said in this way,seems surely easy, but we have to consider thatthe results of the modern technology are theresults of intuitions, studies and tests, some withinauspicious outcomes, started sometime ago.

For example the ARA: contrary to what isbelieved by the many it is not an invention ofCousteau-Gagnan. Already at the beginning of1800, as we will see later, autonomous divingsystems have been put in place, that allowed thediver to plunge and work. After that there is theinvention of the regulator of Rouquayrol and theDenayrouze brothers in 1864, of which CaptainNemo, in “20000 Leagues Under the Sea”, exaltsthe merits (note 1). We then come to the ARA ofthe Japanese Riiki Watanabe of 1918, (see HDSNews N. 11), who as well as GeorgesCommeinhes (1911-1944), had before the 2ndWorld War developed a perfect rebreather withwhich he went down to below 50 m and that hasbeen adopted by the French Navy (see HDSNews N. 12). Unfortunately he died during thewar. It is only after these that there has been thecoming of the Cousteau-Gagnan regulator,almost a repetition of the Rouquayrol-Denayrouze one, that we all know.

For example the fins. We all know of the intu-itions of Leonardo da Vinci, passed on to us inhis drawings; as well as of the diver Borelli(1680) equipped with a fantastic rebreather and

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 7

che mostrano alcuni uomini che nuotano condelle particolari appendici applicate agli stivali.Eppure bisogna arrivare al 1923, per veder rea-lizzate le prime pinne da Le Corlieu, quellepinne che ci permettono di muoverci sott’acquacon estrema facilità nelle tre dimensioni e che,dobbiamo riconoscerlo, sono la vera, unica,grande invenzione, in campo subacqueo, del XXsecolo. Senza le pinne, ancor oggi, saremmocostretti a camminare sul fondale come i palom-bari. A completamento dell’equipaggiamento basemanca solo la maschera, un articolo che, attual-mente, è presente sul mercato in centinaia dimodelli diversi tra loro per gusto estetico,campo di applicazione e portafoglio.Nel n° 20, luglio 2001, di HDS NOTIZIE èapparso un articolo a nome di Fabio Vitale, sulleprime vecchie maschere, presenti sul mercatoitaliano nel primo dopoguerra. In queste righecercheremo, per quanto possibile, di percorrerela strada dell’evoluzione di questo oggetto, par-tendo dalle prime notizie di cui si è a conoscen-za (sicuramente parziali e non esaustive).Ovviamente si è presa in considerazione lamaschera in tutte le sue accezioni, dagli occhialialla maschera semplice o al granfacciale, conevidente esclusione di ogni tipo di elmo che rac-chiude in se tutta la testa del subacqueo. Dunquevediamo:

1331 – Ibn Battuta.Nel 1325 Ibn Battuta, nato in Marocco a Tangeri21 anni prima, da buon mussulmano inizia il suoviaggio di pellegrinaggio alla Mecca ma, evi-dentemente preso dallo spirito del viaggiatore inlui nascosto, protrae il suo viaggio per 29 annifino al 1354, durante i quali visita l’equivalentedi 44 Paesi attuali spingendosi oltre la Cina el’Indonesia, percorrendo così circa 75.000miglia per terra e per mare, attraverso difficoltàe pericoli di ogni genere. Al suo ritorno in patria,su richiesta del Sultano, Battuta racconta la sto-ria del suo lungo viaggio in un libro, ora cono-sciuto come “I viaggi (Rihala) di Ibn Battuta”.Durante il suo viaggio nel 1331 si trovò a passa-re per lo stretto di Hormuz, dove venne in con-tatto con i pescatori di perle. Così raccontaBattuta di questa esperienza:“… gli abitanti di Siraf sono Persiani di nobileceppo, e tra di loro c’è una tribù di Arabi, che siimmergono per le perle. L’attività della pesca

with fins, also if not exactly as we mean nowa-days, with his head in an air container equippedwith glass; as well as other drawings of a workof ‘500 kept at the Central Library in Zurich (ref.Hermann Heberlein “Le monde sous-marin –pages 52 e 56) that show men swimming withparticular appendixes attached to the boots.Still we have to wait for 1923, to see Le Corlieurealising the first fins, the fins that allow us toeasily move under water in three dimensions andthat, we have to recognise this, are the real, onlygreat invention of the XX century in the divingfield. Without the fins, even today, we would beforced to walk on the bottom like the hardhatdivers.In completion to the basic equipment the maskonly is missing, an article that today is presenton the market in hundreds of models differentamongst each other for aesthetic taste, applica-tion field and wallet.In HAS NEWS n° 20, July 2001, a paper ofFabio Vitale appeared on the first old masks,present on the Italian market of the first afterwar period. In these lines we will try, for howmuch is possible, to travel down the road of theevolution of this object, starting from the firstknown news (surely only partial and not exhaus-tive). Obviously the mask in all her meaningswas taken into consideration, from swimminggoggles to the simple mask to the full-facemask, with evident exclusion of every type ofhelmet that encloses al the diver head. We arethen going to see:

1331 – Ibn Battuta.In 1325 Ibn Battuta, born in Tangier, Morocco21 years before, as good Muslim starts his pil-grimage trip toward the Mecca but, obviouslycaught by the traveller spirit hidden in him, pro-longs his trip for 29 year until 1354, duringwhich he visits the equivalent of 44 currentcountries, going beyond China and Indonesia, inthis way travelling around 75000 miles via landand sea, through any kind of difficulties anddangers. Upon his return to homeland, follow-ing a request of the Sultan, Battuta tells the storyof his long trip in a book known today as “Thetravels (Rihala) of Ibn Battuta” (“I viaggi(Rihala) di Ibn Battuta”).During his trip in 1331 he found himself goingthrough the Hormuz strait, where he came incontact with pearl anglers. Battuta tells us about

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 8

delle perle si svolge tra Siraf e Bahrayn in unatranquilla baia come un ampio fiume. Durante imesi di aprile e maggio un gran numero di bar-che arrivano in questo posto con i sommozzatoried i mercanti da Firs, Bahrayn e Qathif. Primadi immergersi il sommozzatore mette sulla suafaccia una specie di occhiali in tartaruga ed unamolletta di tartaruga sul suo naso, dopo si legauna cima attorno alla vita e si immerge. I pesca-tori differiscono tra loro nella permanenza sot-t’acqua, alcuni di essi riescono a restare sottoper una o due ore (?) o meno. Quando raggiun-ge il fondo del mare trova le conchiglie confic-cate nella sabbia tra piccole rocce, e le tira fuoricon le mani o con un coltello che porta con sé, ele mette in un sacco di cuoio che porta appeso alcollo. Quando comincia a mancargli il respirotira la cima e l’uomo che la trattiene in superfi-cie lo recupera velocemente e lo tira in barca.Gli viene tolto il sacco e le conchiglie sono aper-te. Al loro interno si trova una specie di polpache è asportata con un coltello, e quando questaviene a contatto con l’aria solidifica e diventauna perla (?)…”

1542-1619 Leonardo da Vinci.Il grandissimo Leonardo, genio appartenenteall’Umanità, artista e scienziato per eccellenza,durante la sua esistenza si è occupato di tutto loscibile del suo tempo, precorrendo spesso evolentieri i tempi, schizzando e progettandomacchine od attrezzature che soltanto diversianni dopo, se non secoli, sarebbero divenuterealtà. Quasi tutti, conosciamo il suo disegno di“pinne” applicate alle mani del nuotatore perfacilitarne lo spostamento in acqua, così comeconosciamo il suo disegno che rappresenta unuomo completamente attrezzato per lavoraresott’acqua (nota 2). La sua opera relativa almondo subacqueo non si ferma comunque qui.In altri schizzi illustra il sistema per prenderearia dalla superficie; come deve essere costruitala manichetta di adduzione aria (tratti di cannacon interposti raccordi in cuoio rinforzati conspirale di ferro interna onde evitarne lo schiac-ciamento), come deve essere protetta la testa delguerriero subacqueo (con elmo dotato di acu-lei); come si può restare non visti sotto la super-ficie con un semplice tubo in bocca; come si puòrestare e vedere sott’acqua (con strane, indefini-te, macchine e con maschere od occhiali).I suoi schizzi non scendono nel dettaglio di que-

this experience in this way:“… The habitants of Seraph are Persians ofnoble family, and between them there is a tribeof Arabs, that are diving for pearls. The activityof fishing for pearls takes place between Seraphand Bahrayn in a quiet bay as a large river.During the months of April and May a big num-ber of boats arrives in this place with divers andmerchants from Firs, Bahrayn e Qathif. Beforegoing diving the diver puts on his face a sort oftortoiseshell goggles and a tortoiseshell clothespeg on his nose, after he ties a rope around hiswaist and he goes diving. All anglers differamong each other for their stay under water,some of them are capable of staying under waterfor one or two (?) hours or less. When he reach-es the bottom of the sea he finds the shells stuckin the sand between small rocks, and he takesthem out with his hands or with a knife that hehas with him, and he puts the shells in a bag hewears hanged on his neck. When he starts to beshort of breath he pulls the rope and the manwho holds it at the surface quickly gets him backand drags him to the boat. The bag gets removedand the shells get opened. In their inside there isa sort of flesh that gets removed with a knife,and when this gets in contact with air becomessolid and becomes a pearl (?)…”

1542-1619 Leonardo da Vinci.The great Leonardo, genius belonging to theHumanity, artist and scientist by excellence, dur-ing all his life occupied himself with all theknowledge of his time, often and willingly antic-ipating the times, sketching and designingmachinery and equipment that only many yearsafter, if not centuries after, would have become areality. Almost all of us knows his drawing ofthe “fins” attached to the hands of the swimmerto make easier moving in the water, as well aswe know his drawing that represents a man fullyequipped to work underwater (note 2). His workrelated to the diving world does not stop here. Inother sketches he illustrates the system to takeair from the surface; how the machine for thesupply of air has to be built (parts of reed with inbetween joints in leather reinforced with inneriron spiral to prevent the squeeze) how the headof the diving warrior has to protected (with hel-met provided with stings); how it is possible tostay unseen under the surface with simply a pipein the mouth; how it is possible to stay and see

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ste attrezzature, resta però il fatto inconfutabileche occhiali, che proteggono solo gli occhi, omaschere che oltre agli occhi includono nel lorovolume anche il naso, sono stati da lui disegnati(fig.1) anche se non c’è testimonianza che sianostati realizzati (nota 3).

Fine XVI secolo.Dopo la segnalazione degli occhiali in tartarugadei pescatori di perle tramandataci da IbnBattuta, e delle maschere schizzate da Leonardoda Vinci nei suoi disegni, troviamo la primaimmagine di occhiali per immersione, utilizzatida sommozzatori per la pesca del corallo, nellibro “Venationes ferarum, avium, piscium …”(“Le cacce delle fiere, degli uccelli, dei pesci….”), conosciuta meglio come “Le cacce delloStradano” in quanto questi è il disegnatore cheha illustrato l’opera, incisa ed edita da Ph. Galle,stampata ad Anversa verso la fine del 1500. La

under water (with strange, undefined machineryand with masks or goggles). His sketches do not go into much detail of thisequipment, but the irrefutable fact remains thathe designed goggles, protecting only the eyes, ormasks, that include in their volume the eyes aswell as the nose (fig. 1) even if there is no testi-mony that they have been realised (note 3).

End of XVI century.After the report of the tortoiseshell goggles ofthe pearl anglers passed on to us by Ibn Battuta,and the masks sketched by Leonardo da Vinci inhis drawings, we find the first picture of divinggoggles, used by divers for fishing corals, in the“Venationes ferarum, avium, piscium …” (“Lecacce delle fiere, degli uccelli, dei pesci ….”),better known as “Le cacce dello Stradano” forthe reason that he is the designer that illustratedthe work, engraved and published by Ph. Galle,printed in Antwerp around the end of the 1500s.The caption of the figure (fig.2) recites: Coralium Siculus soler’s cautusq& specillo Ante oculos fixo, placidum cum stat mare ventis, Piscatur: fit demptus aquis durusq& ruberq& Ramus; qui tenter, et viridis fuit ante colore(The keen and attentive Sicilian, with a specta-cles Fixed in front of the eyes, fishes the coralWhen the sea is quiet for (absence) the winds:The hard, red branch is extracted from the water; That before was tender and of a greenish colour.)

HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 9

1 – l. Riproduzione di un gruppo di tre disegni schizzatida Leonardo da Vinci sul recto “a” del folio 346 del“Codice Atlantico”, che include maschere e sistemiautonomi di respirazione subacquea (da “Curiosità vin-ciane”, 1905)

1 – l. Reproduction of a group of three drawings sketchedby Leonardo da Vinci on the “recto a” of the folio 346 of“Codice Atlantico” (“Atlantic Code”), that includes masksand autonomous system for underwater breathing (from“Curiosità vinciane”, 1905)

2 – fine XVI secolo - Un particolare della figura dei pesca-tori di corallo con gli “specilli” agli occhi disegnata daStradano per l’opera “Le cacce delle fiere, degli uccelli,dei pesci” ed. Ph. Galle, fine del XVI secolo.

2 – End of XVI century - A particular of the figure of coralanglers with the spectacles to their eyes, drawing byStradano for the work “Le cacce delle fiere, degli uccelli,dei pesci” Ed. Ph. Galle, end of XVI century.

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discalia della figura (fig.2) recita: Coralium Siculus solers cautusq& specillo Ante oculos fixo, placidum cum stat mare ventis, Piscatur: fit demptus aquis durusq& ruberq& Ramus; qui tener, et viridis fuit ante colore(Il Siciliano solerte ed attento, con uno specillo(occhialino)Fissato davanti agli occhi, pesca il coralloQuando il mare è placido per (assenza de) iventi:si estrae dall’acqua il ramo duro e rosso;che prima era tenero e di colore verdastro.)Dalla figura si nota che gli “specilli” sono utiliz-zati da tutti i pescatori e non solo da alcuni.Evidentemente a quel tempo sono di uso corren-te tra i “corallari” dell’epoca. Non sappiamoperò né con quali materiali fossero costruiti, néper qual motivo se ne siano perse le tracce. Fattosta che quest’attrezzo d’immersione non apparepiù, nè se ne parla, in nessun’altra posteriorepubblicazione. Possiamo solo ipotizzare che lasua scomparsa sia dovuta al fatto che il corallosiciliano era sparito dalle basse profondità e,forse, i pescatori siciliani non avevano le apneeo la tenacia dei pescatori di perle del Mar Rossoo di quelli di spugne greci, per scendere a pro-fondità più elevate. Si è chiuso così il primoperiodo storico della pesca del corallo effettuatada sommozzatori.

1828 – Lemaire D’Augerville.In questo anno M. D’Augerville, un dentista diParigi, inventa e brevetta un perfetto e funzio-nante autorespiratore ad aria a cui da il nome di“Appareil Pneumato-nautique” . Forma unaditta di recuperi e con i suoi palombari effettuadiversi lavori. (vedi HDS NOTIZIE n° 7ott.1997 e n° 8 gen. 1998). L’aria è contenuta inuna bombola sulla schiena, tramite valvola passaad un sacco polmone sul petto, da cui il som-mozzatore respira tramite un tubo che gli arrivaalla bocca. Quando l’aria nel sacco è viziata ilsommozzatore apre un rubinetto di spurgo,svuota il sacco e vi immette aria fresca. E’ dota-to inoltre di piombi e “cintura natatoria”, questaun vero e proprio GAV.La maschera utilizzata dal palombaro diD’Augerville è anch’essa disegnata nell’elabo-rato che accompagna il brevetto. E’ in rame conuna guarnizione di uno speciale mastice sulbordo, munita di due vetri, sagomata sul voltoinclude anche il naso, lasciando libera la bocca

It is noticed from the figure that the spectaclesare used by all fishermen and not only by some.Obviously at that time they were of current useamong the coral hunters of that age. We do notknow however of which material they weremade, nor for which reasons their signs havegone lost. The fact remains that this diving pieceof equipment does not appear any longer, nor ismentioned any longer, in any other later publica-tion. We can only hypothesise that its disappear-ance is due to the fact that the Sicilian coral hasdisappeared by shallow depths and, maybe, theSicilian anglers did not have the apnoea and thetenacity of the pearl anglers of the Red Sea or ofthe Greek sponge anglers, to descend to greatestdepths. The first historical period of coral fish-ing carried out by divers is then ended.

1828 – Lemaire D’Augerville.In this year M. D’Augerville, a dentist in Paris,invents and patents a perfect working airrebreather that he names “Appareil Pneumato-nautique”. He creates a recovery enterprise andtogether with his hardhat divers carries out dif-ferent works. (See HDS NEWS n. 7 Oct 1997and n. 8 Jan 1998). The air is contained in a tankon the back, through a valve it goes to a lung-sacon the breast, from which the diver breathesthrough a pipe that arrives to his mouth. Whenthe air in the sac is polluted, the diver opens apurge tap, empties the sac and introduces freshair. It is also provided with leads and a “swim-ming belt”, which is a real and proper jacket.The mask used by the D’Augerville hardhatdiver is designed in the work that goes with thepatent. She is in copper with a trimming madewith special mastic along the edge, equippedwith two glasses, and shaped on the face itincludes the nose too, leaving free the mouth(fig. 3). A pipe coming from the sac for breath-ing through the nose is connected to the mask,provided with a purge valve too. A second pipe,still coming from the sac, allows oral breathing.The equipment by Lemaire D’Augerville,including the mask, then disappears withouthaving found the ample consensus that wouldhave deserved. Due to the poor availability of airand lacking of the fatidical fins, the hardhatdiver has a limited operating period and theadvent during that time of the hardhat diver suit,that does not give problems of air autonomy, hasfor sure helped its disappearance.

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(fig.3). Alla maschera è collegato un tubo prove-niente dal sacco per la respirazione nasale, dota-to anche di valvola di scarico. Un secondo tubo,sempre proveniente dal sacco, permette la respi-razione orale. L’attrezzatura di LemaireD’Augerville, compreso la maschera, scomparepoi senza trovare quell’ampio consenso cheavrebbe meritato. La scarsa disponibilità d’ariae privo delle fatidiche pinne, il palombaro haun’operatività limitata e l’avvento in quel perio-do dello scafandro da palombaro, che non poneproblemi di autonomia d’aria, ne ha senz’altrofacilitato la scomparsa.

1860-65 – Benoit Rouquayrol and AugusteDenayrouzeBenoit Rouquayrol is a young mine engineersvery sensitive to the human problems of peopleexposed to the hard work of the carbon minesand to the danger coming from the presence ofthe methane gas CH4 bags. These problemsreflect on the rescuers as well in case of acci-dent, as they are not provided with adequate andeffective protection equipment. He then dedi-cates himself into finding a solution to this prob-lem and in 1860 he invents and patents a ”regu-lator for the flux of compressed gases” to beused both in toxic and underwater environments.The air arrives through a hose to a horizontaltank placed on the back of the person. On the topof this is placed the ”regulator” that is a real andproper single stage regulator.In 1863 he invents and patents a new balancingpump for air as well, with fixed pistons andmoving cylinders, constantly covered with a jetof water to avoid overheating of air. In 1864 he starts his collaboration with the ShipLieutenant Auguste Denayrouze, which patentsin the same year a natural rubber suit for hardhatdivers that leaves free the head and is provided

3 – 1828 – La maschera costruita da Lemaire D’Augervillea completamento del suo ARA. Il corpo, sagomato, era inrame e copriva anche il naso, era dotata di due vetri edelastici per il fissaggio alla testa. La tenuta era garantitada una specie di mastice posto sul bordo. Alla mascheraera collegato uno dei due tubi di alimentazione per la res-pirazione nasale. (da “HDS NOTIZIE” n° 8, 1998)

3 – 1828 – The mask built by Lemaire D’Augerville in com-pletion to his ARA. The shaped body was in copper tocover the nose as well and it was provided with two glass-es and rubber bands for the holding to the head. The airtightness was guaranteed by a kind of mastic placed on theedges. One of the two feeding pipes for nose breathingwas connected to the mask. (From HDS NEWS n. 8, 1998).

4 – 1864 – maschera granfacciale in caoutchouc, con duevetri e, all’altezza della bocca, l’innesto per il tubo ingomma proveniente dal “regolatore”, utilizzata per lavorisubacquei in abbinamento con l’autorespiratoreRouquayrol-Denayrouze (da “Trois inventeurs méconnus”,1980).

4 – 1864 – Full-face mask in natural rubber, with two glass-es and, at the height of the mouth, the insertion for the rub-ber pipe coming from the “regulator”, used for underwaterworks in combination with the Rouquayrol-Denayrouzerebreather (from “Trois inventeurs méconnus”, 1980).

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1860-65 – Benoit Rouquayrol e AugusteDenayrouzeBenoit Rouquayrol è un giovane ingegnereminerario molto sensibile ai problemi umanidelle persone esposte al duro lavoro delle minie-re di carbone ed al pericolo derivante alla pre-senza delle sacche di grisù. Problemi checomunque, in caso d’incidente, si riflettonoanche sui soccorritori i quali non sono dotati diadeguati ed efficaci mezzi di protezione. Si dedi-ca quindi alla ricerca di una soluzione a questoproblema e nel 1860 inventa e brevetta un “rego-latore per il flusso dei gas compressi” utilizzabi-le sia in ambienti tossici che subacquei. L’ariaattraverso una manichetta arriva ad un serbatoioorizzontale posto sul dorso della persona. Sopradi questo è applicato il “regolatore” che è unvero e proprio erogatore monostadio.Nel 1863 inventa e brevetta inoltre una nuova

pompa a bilanciere per aria, con pistoni fissi ecilindri mobili, costantemente ricoperti da ungetto d’acqua per evitare il surriscaldamentodell’aria. Nel 1864 inizia la sua collaborazione con ilLuogotenente di Vascello Auguste Denayrouze,che nello stesso anno brevetta un vestito perpalombari in caoutchouc che lascia libera latesta del palombaro dotato di stringinaso. Ilpalombaro può servirsi o di un paio di occhiali odi una maschera granfacciale. Questa è in caout-chouc con due vetri ed all’altezza della boccal’innesto per il tubo in gomma proveniente dal“regolatore” (fig.4).Il “regolatore” viene in seguito migliorato eprende il nome di “Rouquayrol-Denayrouze” edil vestito del palombaro modificato fino a copri-re mezza testa. La maschera diventa un mezzoelmo in rame con quattro vetri che si collega alvestito, in maniera stagna , lungo la circonferen-za gola-orecchie-testa.

1913-1920 – Riiki Watanbe.Sulla rivista “La Marina Mercantile Italiana” delmaggio1921, appare un articolo dell’alloraAddetto Navale in Giappone Umberto Cugia diSant’Orsola dal titolo “Il fondo esplorato”.In quest’articolo Cugia descrive l’autorespirato-re messo a punto dal giapponese Riiki Watanbeed informa che con detto apparecchio si sonoeffettuate immersioni fino a 100 metri. .Riiki Watanabe è il Presidente di una società che

with a nose-squeezer. The hardhat diver can useor of a pair of goggles or of a full-face mask.This is made in natural rubber with two glassesand the clutch for the rubber pipe coming fromthe ”regulator” at the mouth height (fig. 4).The ”regulator” is after improved and takes thename of “Rouquayrol-Denayrouze” and thehardhat diver suit modified to cover half head.The mask becomes a copper half helmet withfour glasses connected to the suit, in an airtightway, along the circumference throat-ears-head.

1913-1920 – Riiki Watanbe.On the magazine “La Marina MercantileItaliana” of May 1921, a paper appears, writtenby at that time Naval Attaché in Japan UmbertoCugia from Sant’Orsola and with title “Il fondoesplorato”. In this paper Cugia describes thescuba invented by the Japanese Riiki Watanbeand he informs us that with this device divesdown to 100 m have been performed. Riiki Watanabe is the President of a society thatlooks after pearl growing. Together with the helpof his technician Kinzo Ohgushi, he finalisesand uses a first system for supply of air fed, viaa hose by high-pressure air tanks placed at thesurface. This is after improved and already in1918-1920 it becomes a real and proper ARA,tested and operative and that Watanabe names“OHGUSHI”, in honour of his technician. TheARA is patented in Japan, where it is adopted bythe Japanese Navy, in the United Kingdom, inthe USA and, accordingly to what UmbertoCugia affirms, in Italy as well. In the first version the ARA of Watanabe is com-posed of three elements: the bi-tank charged at150 atm, a lung-sac, a mask-regulator group. Inthe second version the lung-sac disappears sincea pressure adaptor is inserted between the tanksand the mask-regulator. The mask (fig. 5) ismade of an oval glass and a rubber body, thatencloses eyes and nose leaving free the mouth,with the edge shaped to adapt to the face. Ametallic covering shaped as well as the mask isplaced above the rubber body, and in adhesionto it, but less deep, in order to leave free the rub-ber edge that is then leaned against the face.Small straps are attached on this covering.In the lower part of the mask, outside to this, it isclamped a valve for the air supply, provided withtwo levers one fixed and one moving, that the

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si occupa della coltivazione delle perle. Conl’aiuto del suo tecnico Kinzo Ohgushi, mette apunto ed utilizza un primo sistema di erogazionearia alimentato, tramite manichetta, da serbatoid’aria ad alta pressione posti in superficie.Questo è poi perfezionato e già nel 1918-1920diventa un vero e proprio ARA, collaudato eoperativo e a cui Watanabe da il nome di“OHGUSHI” in onore del suo tecnico. L’ARA èbrevettato in Giappone, dove è adottato dallaMarina Giapponese, nel Regno Unito, inFrancia, negli USA e, secondo quanto affermaUmberto Cugia, anche in Italia. Nella prima versione l’ARA di Watanabe sicompone di tre elementi: il bibombola caricato a150 atm., un sacco polmone, un gruppo masche-ra-erogatore. Nella seconda versione il saccopolmone scompare in quanto un riduttore dipressione viene inserito tra bombole e masche-ra-erogatore. La maschera (fig.5) è composta da un vetroovale ed un corpo in gomma con il bordo sago-mato per adattarsi al viso, che racchiude occhi enaso lasciando libera la bocca. Sopra il corpo ingomma, ed in aderenza a questo, è posto un rive-stimento metallico sagomato anch’esso come la

operator keeps in the mouth and activates withthe teeth. The feeding whip and a joint that goesto the mask are connected to the valve. In orderto breathe, the operator pushes with the teeth onthe levers, air then flows into the mask, it isinhaled through the nose and exhaled throughthe mouth.

1925 - Vincent FernezPerhaps pushed by the desire of finding alterna-tive solutions to the diving suit for sponge fish-ing up to that moment carried out by skin diversor by hard hat divers, Vincent Fernez plans andrealises the first effective diving system that dif-fers completely from the diving suit, but that hassome analogy to the one by Rouquayrol andDenayrouze. We do not know in which year thissystem that takes the name of “Fernez” wasinvented and built, but we know that it has beenpresented to the Paris Exposition in 1925, whereit was also noticed by the C.mder Le Prier. Hemakes contact with Vincent Fernez and their col-laboration will bring, the following year, to therealisation and presentation of the autonomousbreathing system “Fernez-Le Prieur”.In the issue “Pesca sui banchi di spugne” of1938 the three systems for the fishing of spongesused at that time are described: “… the first ofthe fishing systems is the one with dip and nakedbody … some fisherman is able to stay underwater even up to 4 minutes … the second systemis the one with the diving suit with which ablehardhat divers dive deeper than 70 meters … thethird is With the “Fernez” … with the “Fernez” it ispossible to go down even to 50 meters...”

The Fernez showed in Paris in 1925 is very sim-ple. The diver has a pair of goggles, a nose-squeezer and a mouthpiece in his mouth con-nected, on one side, to the hose through whichair is arriving from the pump at the surface andon the other side is equipped with an exhaustvalve. Vincent Fernez later brings substantial modifi-cations to the system. The new “Fernez” is pro-vided with a lung-sac clamped to the angler kid-neys that acts as a tank and as pressure equili-brator. This is connected via a hose to the pumpat surface and via another hose to the rubber full-face mask that is in all similar to a military gas-mask, with two round glasses and five small

5 – 1918 - Maschera-erogatore “OHGUSHI” con valvolaerogatrice, in basso, dotata di due leve attivabili dall’oper-atore con i denti. L’aria affluisce alla maschera, è inspiratadal naso ed espulsa dalla bocca (da un depliant giap-ponese PADI-NAUI).

5 – 1918 – Mask-regulator “OHGUSHI” with demandvalve, at the bottom, provided with two levers that can beactivated by the operator with his teeth. The air flows tothe mask and it is inhaled through the nose and exhaledthrough the mouth (from a Japanese brochure PADI-NAUI).

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maschera, ma meno profondo, in modo dalasciare libero il bordo in gomma che va inappoggio sul volto. Su questo rivestimento sonoattaccati i cinghioli. Nella parte inferiore della maschera, ma esternaa questa, è fissata la valvola di erogazione del-l’aria dotata di due leve una fissa ed una mobileche l’operatore tiene in bocca ed aziona con identi. Alla valvola sono collegati la frusta di ali-mentazione ed un raccordo che va alla masche-ra. Per respirare l’operatore preme coi denti sulleleve, l’aria che affluisce alla maschera è inspira-ta dal naso ed espulsa dalla bocca.

1925 - Vincent FernezForse spinto dal desiderio di trovare soluzionialternative allo scafandro nella pesca delle spu-gne fino a quel momento effettuata con tuffatorio con palombari, Vincent Fernez progetta e rea-lizza il primo efficace sistema d’immersione chesi differisce totalmente dallo scafandro, ma cheha qualche analogia a quello di Rouquayrol eDenayrouze. Non conosciamo in quale anno siastato inventato e costruito questo sistema cheprende il nome di “Fernez”, ma sappiamo che èpresentato alla Esposizione di Parigi del 1925,dove è notato anche dal C.te Le Prier . Questicontatta Vincent Fernez e la loro collaborazioneporterà, nell’anno seguente, alla realizzazione epresentazione del sistema di respirazione auto-nomo “Fernez-Le Prieur”.Nel fascicolo “Pesca sui banchi di spugne” del1938 sono descritti i tre sistemi di pesca dellespugne allora in uso: “…il primo dei sistemi dipesca è quello col tuffo a corpo nudo … qualchepescatore riesce a stare sott’acqua anche 4minuti … il secondo sistema è quello con lo sca-fandro col quale abili palombari superanoanche i 70 metri … il terzo è col “Fernez” …col “Fernez” si raggiungono anche profonditàdi 50 metri …”.Il “Fernez” esposto a Parigi nel 1925 è moltosemplice. Il sommozzatore ha un paio d’occhia-li, uno stringinaso ed in bocca un boccaglio cheda un lato è collegato alla manichetta, da cuiarriva l’aria dalla pompa a mano in superficie e,dall’altro, è munito di una valvola di scarico.Vincent Fernez apporta in seguito delle sostan-ziali modifiche al sistema. Il nuovo “Fernez” èdotato di un sacco polmone fissato alle reni delpescatore, che fa da serbatoio e da equilibratore

straps, four lateral ones and a front one. On theside opposite to the arrival of air the mask isequipped with an exhaust valve. (Fig. 6).It is a real shame that Vincent Fernez is almostnever quoted in the texts. It is in fact evident andunquestioned that his “Fernez” was the first stepon the road that took to the European Diving,through the ARA “Fernez-Le Prier”, the one byCommehines, after the one by Cousteau-Gagnan and after the one by all the others.

1928-32 – Siebe GormanAs we all know, in 1878 the famous physiologistHenry Fleus reinvents the ARO realising, in col-laboration with Siebe Gorman, his first oxygenrebreather (ARO) adapting it to a diving suit. Hemoves then on to completely different equip-ment suitable for toxic environments, that withthe time assume, in his lines and basic compo-nents, the ARO conformation that we all nowknow. The first model for toxic environmentswas provided with full-face mask; in the follow-ing models this mask was substituted with a pairof airtight goggles and a nose-squeezer. When atthe beginning of the XX° century the ARObecomes standard equipment in the submarinesfor the crew emergency exits, the goggles andthe nose-squeezer are integrating part of theequipment (fig. 7).

6 – anni 1920 - Il “Fernez” usato per lavori subacquei maprincipalmente per la raccolta delle spugne. La suamaschera è del tutto simile ad un maschera antigas dellaprima guerra mondiale. (da “La pesca nei mari e nelleacque interne d’Italia”, 1931 – per g.c. ICRAM)

6 – 1920s years - The “Fernez” used for underwater worksbut mainly for the collection of sponges. Its mask is in allsimilar to a 1st world war gasmask. (From “La pesca neimari e nelle acque interne d’Italia”, 1931 – for g.c. ICRAM)

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di pressione. Questo è collegato con una mani-chetta alla pompa in superficie e con un’altramanichetta alla maschera granfacciale in gommache è del tutto simile ad una maschera antigasmilitare, con due vetri rotondi e 5 cinghioli, 4laterali ed uno frontale. Dalla parte oppostaall’arrivo dell’aria la maschera è dotata di valvo-la di scarico. (fig.6).E’ un vero peccato che Vincent Fernez non siaquasi mai citato nei testi. E’ infatti evidente edindiscutibile che il suo “Fernez” è stato il primo

1933 – Yves Le Prieur (1885-1963)The Captain Le Prier was an exceptional man,the French Navy and Air Force benefited fromhis various inventions and the chance and hisinventiveness brought him to take interest indiving. Many believe him the precursor ofautonomous diving, even if, as we already saw,it is not really the case. But his moment inEurope coincides with the appearance of the finsand with a global ferment in the discovery, in theyears 1930s, of a new sport: “spear fishing”.In 1925 at the Paris Exposition he sees for thefirst time the “Fernez”, of which we have spo-ken before, and having used the diving suitbefore, he immediately appreciates its innova-tion and he matures the idea of making itautonomous. He makes contacts with the inven-tor and the following year he performs diveswith the ARA “Fernez-Le Prieur” in sequencemade of: a small 3 litre, 150 atm Michelin tankplaced on the shoulders, high-pressure pipe, apressure adaptor in the front, low-pressure pipe,mouthpiece with exhaust valve, nose-squeezer,goggles. Once the tank is opened, air flows con-tinuously allowing dives of logically only fewminutes. Considering the trouble of the mouthpiece, thepain caused by the goggles that under pressuredrive in the eye-sockets, Le Prieur looks for newsolutions. After various tests, in 1993 he realisesa new mask with round glass that covers eyes,nose and mouth (fig. 8).He modifies the conformation of his ARO aswell. The tank is placed in the front and the low-pressure whip that starts from the adaptor fixedto the tank is directly connected to the mask.Once the tank is opened, air always flows to themask in a continuous way, defogging the glassand exhausting from the upper edge. The FrenchNavy adopts this ARA in 1935 (note 4).

(19??) Japanese gogglesUnfortunately we do not have information onthe evolution of the Japanese masks, also if it isalmost certain that Japan was more advance inrespect to Europe. This is demonstrated by theARA and the mask “Oghushi” by RijkiWatanabe and what affirmed by RaymondPulvénis in his book of 1940 when he writes thatin 1933 a mask on the type of the one used bythe fisherwomen Ama was built.

7 – anni 1928-32 – Gli occhiali in dotazione all’ARO Davisper l’uscita in emergenza dai sommergibili. Si nota nellaparte bassa del sacco polmone il telo che, tenuto disteso,avrebbe rallentato la velocità di risalita (da Deep Divingand submarine operations, 1935)

7 – 1928-32 – The goggles of which the Davis ARO isequipped for emergency exit from submarines. It is possi-ble to notice in the lower part of the lung-sac the cloththat, kept stretched out, would had slowed down thespeed during ascent (from “Deep diving and submarineoperations”, 1935)

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passo sulla strada che ha portato la subacqueaeuropea, attraverso l’ARA “Fernez-Le Prieur”, aquello di Commehines, poi a quello di Cousteau-Gagnan e poi a quello di tutti gli altri.

1928-32 – Siebe GormanCome tutti sappiamo, nel 1878 il famoso fisiolo-go Henry Fleus reinventa l’ARO realizzando, incollaborazione con la Siebe Gorman, il suoprimo autorespiratore ad ossigeno (ARO) adat-tandolo ad uno scafandro. Passa poi ad un equi-paggiamento totalmente diverso idoneo perambienti tossici, che col tempo assume, nellesue linee e componenti di base, la conformazio-ne dell’ARO che tutti ora conosciamo. Il primomodello per ambienti tossici era dotato dimaschera granfacciale, nei modelli successiviquesta maschera fu sostituita da un paio diocchiali stagni ed uno stringinaso. Quando aiprimi del XX secolo l’ARO diviene dotazionedei sommergibili per le uscite in emergenza del-l’equipaggio, gli occhiali e lo stringinaso sonoparte integrante dell’equipaggiamento (fig.7).

1933 – Yves Le Prieur (1885-1963)Il Comandante Le Prier è stato un uomo eccezio-nale, Marina ed Aeronautica francesi hanno bene-ficiato delle sue molteplici invenzioni ed il caso ela sua inventiva lo hanno portato ad occuparsid’immersione. Molti lo ritengono il precursoredell’immersione autonoma, anche se, come abbia-mo visto, non è proprio così. Ma il suo momento,in Europa, combacia con l’apparizione delle pinnee con un fermento globale nella scoperta, neglianni 1930, del nuovo sport: “la caccia subacquea”.Nel 1925 all’esposizione di Parigi vede per laprima volta il “Fernez”, di cui abbiamo primaparlato, ed avendo precedentemente utilizzato loscafandro, ne apprezza subito l’innovazione ematura l’idea di renderlo autonomo. Contattal’inventore e l’anno dopo fa immersioni conl’ARA “Fernez-Le Prieur” composto, in sequen-za, da: una piccola bombola Michelin da 3 litri x150 atm sulle spalle, tubo alta pressione, unriduttore di pressione sul davanti, tubo bassapressione, boccaglio con valvola di scarico,stringinaso, occhiali. Aperta la bombola l’ariaaffluisce in continuazione permettendo immer-sioni, logicamente, di pochi minuti.Considerando il fastidio del boccaglio, il maleprovocato degli occhiali che sotto pressione si

In 1960 Fosco Maraini publishes his book“L’isola delle pescatrici” in which he tells us ofhis trip to Japan, carried out few years before, todiscover places where the Ama fisherwomenwere still carrying out their hard work of collect-ing seaweeds and molluscs. He describes theircustoms, habits and the diving system: withnaked body, only wearing the progenitor of themodern trunks (made of a twine tied up aroundthe waist, with a back branch to which a fabricscarf is sewn, that, covering the pubis, is thenbrought back to the front and rolled up to thetwine around the waist). To detach the molluscsthey bring with them an iron semi curved deviceand on the eyes a pair of goggles provided withtwo lateral little enema to compensate for theexternal pressure during the dive (fig. 9).Maraini unfortunately does not tell since whenthis type of goggles was used. We can onlyhypothesise that having been spear fishing theAma main activity for centuries, such systemwas in use since long time.

1935 – I.A.C.I.A.C. was an Italian firm, consociated with

8 – 1933 - La maschera granfacciale realizzata da Le Prieura completamento del suo ARA. La foto ritrae la piccolaMicheline Merle, di cinque anni, accompagnata da LePrieur stesso, durante una dimostrazione del suo apparec-chio d’immersione nel 1936 all’acquario del Trocadero diParigi (da rivista “SAPERE” del 30 settembre 1936).

8 – 1933 – The full-face mask realised by Le Prieur in com-pletion to his ARA. The picture portrays the small MichelineMerle, age of 5, during the demonstration of his divingapparatus in 1936 in the Aquarium at the Trocadero in Paris(from the magazine “SAPERE”, 30 September 1936).

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piantano nelle orbite, Le Prieur cerca nuovesoluzioni. Dopo diverse prove, nel 1933 realizzauna nuova maschera con vetro rotondo checopre occhi, naso e bocca (fig.8). Modifica inoltre la conformazione del suo ARA.La bombola è posta sul davanti e la frusta bassapressione che parte dal riduttore fissato alla bom-bola, è collegata direttamente alla maschera.Aperta la bombola l’aria affluisce sempre in conti-nuazione nella maschera, disappannando il vetro escaricandosi dal bordo superiore. Questo ARA, nel1935, è adottato dalla Marina Francese (nota 4).

Pirelli that was building equipment for hardhatdivers. In 1935 the firm was awarded the firstsupply to the Italian Marine Navy of the firstoxygen rebreathers made in Italy. These AROwere provided with rubber shaped full-facemask, with two round glasses, six small strapsand, in the lower part, the lodging for the mouth-

piece (fig. 10).

1925-38This is the period during which the diving activitymeant mainly as spear fishing starts and spreadsaround. Many start to move, with big ferment,especially along the French Blue Coast. Somewith the Polynesian spear, the famous “patià”,others with the just invented gun, but anywayeverybody with goggles or mask and aerator.Only few use initially the fins recently inventedby Corlieu. At this point it becomes difficult tosay about the masks because everyone that waspracticing this sport was moving in a autonomousway and was building his tools artisanally Manybooks on this period that appeared on later stagegive information, sometimes in contrast, whichwitness anyway the numerous initiatives.

9 – 19?? – Occhialini utilizzati dalle pescatrici Ama com-pleti delle perette che, in immersione, ne compensano loschiacciamento nelle orbite (da “L’isola delle pescatrici”,1960).

9 – 19?? – Small goggles used by the fisherwomen Amacomplete of the little enemas that, during the dive, com-pensate for the squeeze of the eye-sockets (from “L’isoladelle pescatrici”, 1960).

10 – 1935 - Maschera granfacciale in gomma della I.A.C.che in quell’anno fece la prima fornitura di ARO per usobellico, di produzione nazionale, alla Marina MilitareItaliana (da “I mezzi d’assalto”, 1992)

10 – 1935 – Rubber full-face mask from I.A.C. that duringthat year realised the first supply to the Italian Military Navyof ARO of national production for military use (from “Imezzi d’assalto”, 1992)

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(19??) occhiali giapponesi Purtroppo non si hanno notizie sull’evoluzionedelle maschere giapponesi, sebbene è quasi certoche il Giappone, rispetto all’Europa, fosse piùprogredito. Lo dimostrano l’ARA e la maschera“Oghushi” di Rijki Watanabe e quanto affermatoda Raymond Pulvénis nel suo libro del 1940quando scrive che nel 1933 si costruisce unamaschera sul tipo di quelle usate dalle pescatriciAma. Nel 1960 Fosco Maraini pubblica il suo libro“L’isola delle pescatrici” in cui racconta del suoviaggio in Giappone, effettuato qualche annoprima, alla scoperta di luoghi ove ancora lepescatrici Ama svolgevano il loro duro lavoro diraccolta di alghe e molluschi. Ne descrive icostumi, le abitudini ed il sistema d’immersio-ne: a corpo nudo, con addosso il progenitore delmoderno tanga (formato da una sagolino legatoattorno alla vita, con una diramazione posteriorea cui è cucito un fazzoletto di stoffa che, a coper-tura del pube, viene riportato sul davanti ed arro-tolato al sagolino attorno alla vita). Per staccarei molluschi portano con sé un attrezzo di ferrosemicurvo e sugli occhi un paio di occhiali dota-ti di due perette laterali per compensare la pres-sione esterna durante l’immersione (fig.9).Non dice purtroppo Maraini da quanto tempoquesto tipo di occhiali fosse utilizzato. Noi pos-siamo solo ipotizzare che essendo da secoli lapesca subacquea l’attività principale degli Ama,tale sistema fosse in uso già da molto tempo.

1935 – I.A.C.La I.A.C. era una ditta italiana, consociata dellaPirelli che costruiva attrezzature per palombari.Nel 1935 vince la gara per la prima fornitura allaMarina Militare italiana dei primi autorespirato-ri ad ossigeno costruiti in Italia. Questi AROerano dotati di una maschera granfacciale ingomma sagomata, con due vetri rotondi, 6 cin-ghioli e, in basso l’alloggiamento per il bocca-glio (fig.10).

1925-38E’ il periodo in cui inizia e si diffonde l’attivitàsubacquea sportiva intesa soprattutto come cac-cia subacquea. Si muovono in tanti, con grandefermento, specialmente nella costa azzurra fran-cese. Chi con la lancia polinesiana, il famoso“patià”, chi col fucile appena inventato, macomunque tutti con occhiali o maschera e aera-

And it is so that Raymond Pulvénis (note 5) inhis book “La chasse aux poissoins” in 1940writes he was performing his first dives 15 yearsbefore (in 1925 then) with goggles and 7 yearsbefore (in 1933 then) he substituted them with amask made by himself based on the drawing ofthe ones used by the Ama fisherwomen. This is amask that covers eyes and nose, the glass isglued to an almost cylindrical body in copperthat has glued on its shaped edge a strip of natu-ral rubber Two rubber bands that go one aboveand one below the ears are fixed to the copper

11 – 1933 – la maschera costruita da Raymond Poulvenisripresa come egli stesso afferma da quelle usata dallepescatrici Ama, dotata di perette per la compensazione. Ilche dimostra come il “soffiare nella maschera” non eraancora stato scoperto (da “La chasse aux pois-sons”,1940).

11 – 1933 – The mask built by Raymond Poulvenis,resumed as he himself affirms from the one used by thefisherwomen Ama, provided with the little enemas for thecompensation. This demonstrates how blowing in themask was still to be discovered (from “La chasse aux pois-sons”, 1940).

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tore. Pochi inizialmente usano le pinne recente-mente inventate da Corlieu. Diventa a questopunto difficile dire delle maschere perché chiun-que praticava questo sport si muoveva in modoautonomo e costruiva i suoi attrezzi artigianal-mente. Dai diversi libri apparsi in seguito chetrattano questo periodo si attingono informazio-ni, a volte contrastanti, che testimoniano comun-que la molteplicità delle iniziative.

Ed è così che Raymond Pulvénis (nota 5) nel suolibro “La chasse aux poissoins” (La caccia aipesci) del 1940 scrive che le prime immersionile faceva 15 anni prima (quindi nel 1925) con gliocchiali e che sette anni prima (quindi nel 1933)li sostituisce con una maschera da lui realizzatasul disegno di quelle usate dalle pescatrici Ama.E’ questa una maschera che copre occhi e naso,il vetro è incollato ad un corpo quasi cilindricoin rame sul cui bordo sagomato è incollata unastriscia di caoutchouc. Sul corpo in rame sonofissati due elastici che passano uno sopra ed unosotto le orecchie. L’aeratore è fissato sul davantidella maschera e finisce sopra la testa rivoltoall’indietro, come si usa ora nel nuoto pinnato.In sommità applica poi due perette laterali percompensarne lo schiacciamento in immersione(fig.11).

Ed è così che Gilbert Doukan nel suo “Lesdécouvertes sous-marines modernes” (Le sco-perte sottomarine moderne) scrive che già nel1927-30 Jacques O’Marchal si immerge con unaprima maschera ed un tubo e che nel 1931 utiliz-za anche le pinne di Le Corlieu. Che nel 1930,nella regione di Marsiglia, il polinesianoCanaldo caccia con la lancia polinesiana ed unpaio di occhiali e che nella regione di NizzaRaymond Poulvenis caccia col fucile, da luiinventato.

Ed è così che Luigi Miraglia, nella prima partedella sua relazione apparsa sul “Bollettino dipesca, piscicoltura ed idrobiologia” del 1935,racconta dei tre giapponesi che praticavano aNapoli la caccia subacquea così come la si prati-cava nel loro Paese. Di come, dopo le compren-sibili diffidenze iniziali, è accolto nel loro grup-po diventando, nel 1932, il primo cacciatoresubacqueo italiano. Descrive inoltre le attrezza-ture usate (gli occhiali con corpo di legno(fig.12-13) e le canne di bambù di varia lunghez-

body. The aerator is fixed in the front of themask and it ends above the head facing back, asit is used nowadays in swimming whit fins. Hethen applies at the top two lateral little enemasto compensate for the squeeze during the dive(fig. 11).

And it is so that Gilbert Doukan in his “Lesdécouvertes sous-marines modernes” writes thatalready in 1927-30 Jacques O’Marchal diveswith a first mask and a pipe and that in 1931 heuses the fins by Jacques O’Marchal as well. Thatin 1930, in the region of Marseille, thePolynesian Canaldo hunts with the Polynesianspear and a pair of goggles and that in the regionof Nice Raymond Poulvenis hunts with a guninvented by him.

And it is so that Luigi Miraglia, in the first part ofhis report appeared on “Bollettino di pesca, pisci-coltura ed idrobiologia” of 1935, tells about threeJapanese that were practicing spear fishing inNaples in the same way as it was practiced in theircountry. About how, after the understandable ini-tial suspicions, he is welcomed in their groupbecoming, in 1932, the first Italian spear fisher-

12 – 1932 – Occhialini in legno giapponesi utilizzati daLuigi Miraglia per le sue prime immersioni di caccia nel1932, così come appaiono nella sua relazione sul “Nuovosistema di osservazione e di caccia subacquea” del 1935.

12 – 1932 – Japanese small wooden goggles used by LuigiMiraglia for his first dives for hunting in 1932, as theyappear on the report “Nuovo sistema di osservazione e dicaccia subacquea” of 1935.

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za con il puntale in acciaio senza ardiglione odaletta mobile di ritenuta) e della tecnica di cac-cia adottata completandola con piccoli disegni.Nella seconda parte descrive invece i pesci piùcomuni dei mari italiani e le loro abitudini. Ciòfa sì che questa “relazione”, di ben 62 pagine,sia in realtà il primo manuale sulla pesca subac-quea mai apparso al mondo.

Ed è così che Trevor Norton nel suo “I pionieridegli abissi” scrive che Guy Gilpatric già dal1929 pescava con occhiali e fiocina e che inol-tre “…Gilpatric ed il suo compagno riscopriro-no il tubo respiratore ed inventarono la masche-ra. Di più Kramarenko fece un calco della suafaccia, in modo da adattare l’aggeggio ai suoicontorni …e …nel 1937 mise sul mercato la sua

man. He describes the used equipment too (thegoggles with wooden body (fig. 12-13) and thebamboo reed of different length with steel pointwithout barb or moving holding-back small wing)and of the hunting technique completing it withsmall drawings. In the second part he describesinstead the most common fish in the Italian seaand their habits. This makes in reality this“report”, of good 62 pages; the first manual on thespear fishing ever appeared in the world.

And it is in this way that Trevor Norton in his “Ipionieri degli abissi” writes that Guy Gilpatricalready in 1929 was fishing with goggles and har-poon and that more “… Gilpatric and his partnerrediscover the breathing pipe and invented the

13 – 1932 – Il primo pescatore subacqueo italiano, il Prof.Luigi Miraglia, con gli occhialini in legno giapponesi ed unsarago infilzato nella lancia di bambù con puntale in ferro(dalla sua relazione sul “Nuovo sistema di osservazione edi caccia subacquea” del 1935).

13 – 1932 – The first Italian underwater fisherman, Prof.Luigi Miraglia, with the Japanese small wooden gogglesand a garfish pierced in the bamboo spear with iron point(from his report on the “Nuovo sistema di osservazione edi caccia subacquea” of 1935).

14 – 1937 – La maschera “Monogoggle” realizzata ebrevettata da Wilem e Kramarenko. Inizialmente lamaschera era priva delle perette aggiunte in un secondomomento per compensarne lo schiacciamento in immer-sione e l’effetto ventosa in risalita (da “Initiation a la chas-se sous-marine”, 1947).

14 – 1937 – The mask “Monogoggle” realised and patentedby Wilem and Kramarenko. Initially the mask was withoutthe little enemas added in a later stage for compensating forthe squeeze during the dive and the sucker effect duringascent (from “Initiation a la chasse sous-marine”, 1947)

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invenzione…” e Gianni Roghi a pagina 31 nelsuo “Caccia Subacquea” “…Già conosciuta daipescatori di perle, la maschera è stata inventata ebrevettata nella sua forma moderna col nome diMonogoggle dai francesi Wilhem e Kramarenkonel 1937, ed ha fatto la sua comparsa in Italia nel’38 …” Infatti in quell’anno, Malagamba di Genova,dopo aver assistito ad una battuta di caccia sub-acquea all’isola di Bergeggi, firmò un accordocommerciale con Whilem e Kramarenco per lavendita in Italia della maschera Monogoggle edel loro fucile subacqueo.La Monogoggle non copriva il naso ed inimmersione si inchiodava alla faccia con conse-guente effetto ventosa sugli occhi in risalita.Kramarenko per ovviare allo schiacciamentosugli occhi della Monogoggle applica ai due latidella maschera, come già aveva fatto Poulvenis,due perette di gomma che in immersione immet-tono la loro aria nella maschera (fig.14). L’inconveniente della Monogoggle fu eliminatoda Maxine Forjod nel 1938, che brevettò unamaschera che copriva anche il naso.

Dopo questo periodo si entra nella storia, dicia-mo, contemporanea. Le pinne diventano pianpiano di uso corrente, gli occhiali non vengonopiù utilizzati per l’immersione e le maschere,che qualcuno comincia a produrre in modo indu-striale, assumono le forme più diverse, ma sem-pre nell’insieme occhi-naso oppure coprentitutto il volto, con un unico vetro rotondo o sago-mato. L’innovazione che ha poi cambiato la con-cezione di maschera , come tutti sappiamo, èapportata da Egidio Cressi con la “Pinocchio”nel 1954-56.

Note 1 – Il “ Musèe du Scaphandre” a Espalion, in Francia, pos-siede un “regolatore di pressione” con semielmo originaliRouquayrol-Denayrouze che sono stati restaurati e tuttorautilizzati per immersioni dimostrative.2 – Una replica di questi progetti di Leonardo (pinne perle mani e scafandro con manichetta per la respirazione)sono esposti al Museo della Scienza e della Tecnica“Leonardo da Vinci” di Milano.3 – Mario Baratta, autore di “Curiosità vinciane “, editonel 1905 dai Fratelli Bocca di Torino, analizza nellaprima parte del libro la scrittura e gli enigmi di Leonardoe nella seconda parte, quelle che sono state le sue intui-zioni “…nella invenzione dei palombari e degli apparec-chi di salvataggio marittimo”. Completa poi il tutto con la

mask. More Kramarenko took a mould of his face,in order to adapt the contraption to his contours…and … in 1937 he puts on the market his inven-tion…”and Gianni Roghi in page 31 of “CacciaSubacquea” “…Already known by the pearlanglers, the mask was invented and patented inher modern form with the name Monogoggle bythe French Wilhem and Kramarenko in 1937, andit appeared in Italy in 1938…”As a matter of fact during that year, Malagambaof Genoa, after having attended an underwaterhunting beating in the island of Bergeggi, signeda commercial agreement with Whilem andKramarenco for selling in Italy the Monogogglemask and their underwater gun.The Monogoggle was not covering the nose andduring the dive was getting nailed down to theface with the consequent sucker effect on theeyes during ascent. Kramarenko in order toobviate to the squeeze on the eyes by theMonogoggle applies on the two sides of themask two-rubber little enemas as Poulvenis didalready, that during the dive introduce their airinto the mask (fig. 14).Maxine Forjod, who patented the mask that wascovering the nose as well, eliminated in 1938 theinconvenience of the Monogoggle.After this period we are entering in the let saycontemporaneous history. The fins slowlybecome of everyday use, the goggles are notused for diving any longer and the masks, thatsomebody starts to industrially produce, take alldifferent shapes, but always eyes-nose on thewhole or covering the whole face, with only oneround or shaped glass. Egidio Cressi brought theinnovation that after changed the idea of mask,as we all know, with the mask “Pinocchio” in1954-56.

Notes1 – The “ Musèe du Scaphandre” in Espalion, France,owns an original Rouquayrol-Denayrouze “pressure regu-lator” with half-helmet, that has been restored and it is stillused for demonstrative dives. 2 – A replica of this Leonardo projects (fins for hands anddiving suit with breathing hose is displayed in the“Leonardo da Vinci” Science and Technology in Milan.3 – Mario Baratta, author of “Curiosità vinciane “, editedin 1905 by Fratelli Bocca in Turin, analyses in the firstpart of his book the writing and the enigmas of Leonardoand in the second part what have been his intuitions “…ininventing the hardhat divers and the devices for the mar-itime rescue”. He then complete the whole with the first

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prima ampia storia delle invenzioni nel campo della sub-acquea assai dettagliata, circa un centinaio di pagine,anticipando,si potrebbe dire, l’opera del Pesce del 1906 edel Davis del 1935.4 - Per la cronaca: nel 1935, Le Prier ed un altro grandedella subacquea Jean Painlevé fondano il “Le Club desScafandres et de la Vie sous-marine” da molti ritenuto ilprimo club subacqueo al mondo. Sembra però che non siacosì. Trevor Norton, nel suo libro, riporta che un gruppo diammiratori americani di Guy Gilpatric, abbiano fondato ilclub dei “Setacciatori degli Abissi” a S. Diego, nel 1933.5 – Poulvénis è ritenuto il capostipite della caccia subac-quea avendo inventato nel 1930 il primo fucile subacqueo,il cui uso era permesso dalle Autorità, che sostituì rapida-mente l’uso della lancia polinesiama (il “patià”).

Ringraziamenti:Per la collaborazone alla realizzazione di quest’articolodesidero ringraziare: Cressi Sub Ufficio Vendite diGenova; Tetsu Nosawa di Tokio (socio HDSUSA);Michele Romanelli dell’ICRAM di Roma; Fabio Vitale diVerona (socio HDSI).

bibliografia:1870 – Louis Figuier – “Les merveilles de la science”:1905 – Mario Baratta – “Curiosità vinciane”;1906 – L. Pesce – “ La navigation sous-marine”;1921 – Umberto Gugia di S.Orsola – “Il fondo esplorato”articolo apparso su la “Rivista Marittima”; 1931 – Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste,Ispettorato dei Servizi Tecnici della Pesca – “La pesca nei mari e nelle acque interne d’Italia”;1935 – Luigi Miraglia – “Nuovo sistema di osservazionee di caccia subacquea” relazione apparsa sul “Bollettino dipesca, piscicoltura ed idrobiologia” del marzo-aprile;1936 – Lo Luca – “Il circolo dei subacquei” articoloapparso sulla rivista “SAPERE” del 30 settembre;1936 (?) – A.M. Gobbi Belcredi – “Le perle coltivate” arti-colo apparso su “Le vie d’Italia e del mondo”;1938 – R. Osservatorio di Pesca Marittima – “ La pescasui banchi di spugne”; 1940 – Raymond Pulvénis – “ La chasse aux poissons”;1947 – Robert Devaux – “Initiation a la chasse sous-marine”;1948 – Gianni Roghi – “Caccia Subacquea”;1954 – Gilbert Doukan – “Les découvertes sous-marinesmadernes”1959 - Hermann Heberlein – “Le monde sous-marin”;1960 – Fosco Maraini – “L’isola delle pescatrici”;1977 – Gaetano “Ninì” Cafiero – “Vita da sub”;1980 – Jacques Michel – “Trois inventeurs méconnus”;1986 – Duilio Marcante e Maria Teresa Muccioli – “Storiadelle attività sportive subacquee”;1989 – Patrick Mouton – “Les héritiers de Neptune”;1991 – Le Prieur – “Premier de plongée” (I^ edizione 1956)1997 – HDS NOTIZIE, n° 7, ottobre - Daniel David –“Lemaire D’Augerville” 1^ parte;1998 – HDS NOTIZIE, n° 8, gennaio - Daniel David –“Lemaire D’Augerville” 2^ parte;1999 – HDS NOTIZIE, n° 11, febbraio – FaustoloRambelli – “L’ARA Ohgushi di Riiki Watanabe”2000 – Trevor Norton – “I pionieri degli abissi”;www.altavista.com (Ibn Battuta)

ample very detailed history of the inventions in the divingfield, around one hundred pages, anticipating, so to speak,the work of Pesce in 1906 and of Davis in 1935.4 – For the news: in 1935, Le Prier together with anotherbig of the diving Jean Painlevé found “Le Club desScafandres et de la Vie sous-marine”, considered by manythe first diving club in the world. It does not seem so onthe other end. Trevor Norton, in his book, writes that agroup of American fans of Guy Gilpatric, founded the club“shewer of Abysses” in S. Diego, in 1933.5 – Poulvénis is believed the forebear of spear fishing,having invented in 1930 the first underwater gun, whichuse was permitted by the Authorities, and that rapidly sub-stituted the use of the Polynesian spear (“patià”).

Acknowledgements:For the collaboration in realising this article I want tothank: Cressi Sub Ufficio Vendite in Genoa, Nosawa in Tokyo (HDSUSA member); MicheleRomanelli of ICRAM in Roma; Fabio Vitale in Verona(HDSI member).

Références:1870 – Louis Figuier – “Les merveilles de la science”:1905 – Mario Baratta – “Curiosità vinciane”;1906 – L. Pesce – “ La navigation sous-marine”;1921 – Umberto Gugia of S.Orsola – “Il fondo esplorato”paper published in “Rivista Marittima”; 1931 – Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste,Ispettorato dei Servizi Tecnici della Pesca – “La pesca neimari e nelle acque interne d’Italia”;1935 – Luigi Miraglia – “Nuovo sistema di osservazionee di caccia subacquea” report published in “Bollettino dipesca, piscicoltura ed idrobiologia” of March-April;1936 – Lo Luca – “Il circolo dei subacquei” paper pub-lished in “SAPERE” of 30 September;1936 (?) – A.M. Gobbi Belcredi – “Le perle coltivate”paper published in “Le vie d’Italia e del mondo”;1938 – R. Osservatorio di Pesca Marittima – “ La pescasui banchi di spugne”; 1940 – Raymond Pulvénis – “ La chasse aux poissons”;1947 – Robert Devaux – “Initiation a la chasse sous-marine”;1948 – Gianni Roghi – “Caccia Subacquea”;1954 – Gilbert Doukan – “Les découvertes sous-marinesmadernes”1959 - Hermann Heberlein – “Le monde sous-marin”;1960 – Fosco Maraini – “L’isola delle pescatrici”;1977 – Gaetano “Ninì” Cafiero – “Vita da sub”;1980 – Jacques Michel – “Trois inventeurs méconnus”;1986 – Duilio Marcante e Maria Teresa Muccioli – “Storiadelle attività sportive subacquee”;1989 – Patrick Mouton – “Les héritiers de Neptune”;1991 – Le Prieur – “Premier de plongée” (I^ edition 1956)1997 – HDS NOTIZIE, n° 7, October - Daniel David –“Lemaire D’Augerville” 1^ part;1998 – HDS NOTIZIE, n° 8, January - Daniel David –“Lemaire D’Augerville” 2^ part;1999 – HDS NOTIZIE, n° 11, February – FaustoloRambelli – “L’ARA Ohgushi di Riiki Watanabe”2000 – Trevor Norton – “I pionieri degli abissi”;http://www.altavista.com (Ibn Battuta)

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Ho avuto modo in alcuni numeri della nostrarivista di scrivere delle mie costruzioni “ fatte incasa “, anzi, in garage. Dall’elmo da soggiorno agrandezza naturale all’ elmo in miniatura ridottodel 50%, alla camera Butoscopica Galeazzi sem-pre in miniatura in scala 1:6 usata dai palombaridell’Artiglio. Non a caso, eccetto il mio primoelmo, ho parlato di miniature, intendendo conquesto termine la riduzione di un oggetto adimensioni che lo rendono simile a un giocattoloo a un sopramobile, non necessariamente inscala, o meglio, non rigorosamente in scala. La colpa di tutto quello che è successo dopo è diGiancarlo Bartoli……gran brava persona inten-diamoci, ma fu lui a suggerire a Luca Gattidell’Associazione Nazionale Palombari eSommozzatori di contattarmi. …(….grazieGiancarlo). Da quell’approccio con Luca sononati dopo quasi un anno di lavoro 3 piccoli elmida palombaro in scala 2.75:1. Desidero ora, conun esempio far notare la differenza che c’è trauna miniatura e un “piccolo elmo “ come amodefinire le mie costruzioni. La miniatura è unariduzione non necessariamente in scala perfetta,esternamente è uguale all’originale mentre all’in-terno solitamente è vuota, esattamente come ilmio elmo ridotto del 50%, completo fuori maquasi vuoto dentro, tanto per allietare gli occhialla sua vista. Altra cosa sono i miei piccoli elmi.Ho cominciato la costruzione dei primi tre pezziintendendo fare ancora una volta delle miniatureanche se i dubbi mi hanno assalito quasi subito.Come ho già avuto modo di scrivere le sfide mihanno sempre stimolato, l’esperienza accumula-

ta con le precedenti costruzioni mi indicava chesi poteva fare meglio e io sono convinto chebisogna sempre migliorarsi. Con questi presup-posti ho deciso che avrei fatto degli elmi piccolima completi. Credo che ora sia chiaro perchè ciho messo un anno a finire i primi tre esemplari.Il desiderio, o meglio, la speranza che questoprogetto avesse un seguito mi hanno spinto aprogrammare il lavoro in modo da poter ripro-durre altri pezzi, quindi costruendo stampi, pic-cole sagome per le lavorazioni e tanti arnesi “strani “ che uso durante la costruzione dei mieielmi. Un esempio banale: per fare la cupola di unelmo basta battere la lastra di rame dello spessoreopportuno su una grossa sfera di metallo e, se sideve fare un unico esemplare questo è sufficiente,ma se intendiamo produrre altre cupole bisognaprocurarsi uno stampo in legno delle giustedimensioni per modellare lo spessore del ramealla forma voluta,……purtroppo questi arnesi nonsi trovano in ferramenta, e non c’è nessuno che liproduce….quindi bisogna farseli da soli. Non stoa tediarvi con le disavventure che capitano cer-cando di sapere qualcosa di un’arte così antica;non ne sa niente nessuno. L’arte di arrangiarsi, lafantasia, la manualità sviluppata in anni di lavoro,e un pò di “ pallino “ per certe cose portano a rea-lizzare quello che occorre. Sicuramente FrancescaGiacché resterà delusa dal fatto che questa voltanon ho utilizzato vecchi raccordi da lavandino opezzi di radiatore recuperati tra i rottami. Gli elmidovevano essere degli elmi nati da pezzi costruitiper fare elmi, e non simulacri o oggetti che somi-gliano a scafandri da palombaro.

ELMI DA PALOMBARO SECONDO MEdi Maurizio Masucci

Lotto di vari modelli

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Recentemente ho discusso con Giancarlo Bartolidella Pro.Te.Co, Sub a Viareggio la sequenza diassemblaggio dei miei e suoi elmi, e ho avutomodo di notare che eccetto alcune piccole diffe-renze dovute a scelte personali in sostanza usia-mo la stessa sequenza di lavoro, evidentementegli elmi si fanno in un modo solo…..Tenterò senza dilungarmi troppo di spiegarecome nasce uno dei miei “ragazzi” e altrettantobrevemente di descrivere i problemi che siincontrano con questo tipo di realizzazione.Con i primi esemplari montavo i pezzi mano amano che li costruivo, molto pratico ma sbaglia-to. Il problema e che dal momento che la testa eil collare sono stati stagnati e i pezzi in ottonetorniti e puliti cominciano ad ossidarsi, e perquando l’elmo è finito bisogna rifarsi da capo aripulire tutto….con la stagnatura interna che siriga alla prima abrasione. La soluzione è quelladi costruire tutti i pezzi e poi assemblare i varicomponenti. C’è stata una svolta nelle miecostruzioni, l’incontro con la Nautiek. Il rappor-to di collaborazione con questa ditta ha fatto inmodo che potessi organizzarmi a costruire alcu-ne piccole serie, con notevole vantaggio per lavelocità di esecuzione e la possibilità di organiz-zare il lavoro con un programma abbastanzadefinito. Il primo vantaggio si è concretizzatocon la costruzione delle teste non più in duepezzi saldati ma realizzate con un unico foglio dirame girato su uno stampo di legno con il tornioa lastra di un amico con il risultato di evitare chesi vedesse la giunzione al centro.. Ho fatto unostampo con tasselli di legno in verticale, cosìlavora di testa, dove batto ( circa 800 martellate) i collari di rame con lastra di 0.6 mm,….. oravengono tutti uguali. Non ci si rende conto dei

piccoli problemi che continuamente si presenta-no, ad esempio i 12 bulloni del collare ridotti inscala sono di 4X10 mm ma si trovano solo contesta cilindrica. Queste viti erano nella realtà contesta semisferica molto bassa…..ma non esisto-no più sul mercato da 1960 ..e allora ? Nessunosi lamenterà mai del fastidio che queste vitipotrebbero dare sulle spalle del palombaro, maproprio perché sono piccoli elmi io tornisco leteste delle viti una ad una per farle uguali a quel-le originali. Durante l’esposizione tenutasi aViareggio in occasione del Premio Artiglio unasignora mi ha chiesto a quale scopo fare deglielmi così piccoli e praticamente funzionanti semai nessuno li userà; potevano essere delle belleminiature con un costo decisamente più basso.Dopo aver risposto alla signora con una battuta,e cioè che il mio gatto si immerge regolarmentecon i suo piccolo Siebe Gorman, le ho spiegatoche molto probabilmente nessuno userà mai unmio elmo, ma il poter giocare o soltanto gustarsila vista di un oggetto in tutto identico ad un ori-ginale ma di dimensioni ridotte, per gli appas-sionati del settore è sicuramente molto appagan-te. Veniamo ora alla realizzazione vera e propria.Ricavo la bandella di rinforzo del collare rita-gliandola da una lastra di ottone di 1.5 mm e dalpezzo ovale che avanza all’interno ritaglio lasagoma della valvola di scarico, i cono della val-vola di immissione aria e l’innesto telefonico .ealtri spiccioli come i ganci laterali alla testa.

Dopo aver limato la bandella la fisso al collaredi rame con i 12 bulloni e stagno la parte interna,poi saldo il collare alla bandella sostenendolocon una morsa “ sempreimpiedi “ che ho inven-tato a mio uso e consumo.Lo stagno va messo siasul perimetro interno che in quello esterno aven-do avuto cura di fare il collare di rame più largodi circa 2 mm all’esterno, così posso poggiare lostagno di saldatura comodamente e poi pareggiotutto con il disco di carta vetrata. Il passo suc-cessivo vede il montaggio della flangia di accop-piamento al collare, badando di centrare benel’asola della sicurezza. Una bella sabbiata, poitocca ai pioli dei piombi con i loro bravi rivetti eil logo. Una lucidata con pasta per carrozzieriche fa brillare il colletto ma mi imbratta tuttomentre schizza via dal disco di feltro. L’ultimocomponente sono i settori, ricavati da strisce diottone di15x 3 mm piegate in piano con unaapposita “ macchinetta” che mi sono costruito,forati, asolati, punzonati e lucidati.

Siebe Gorman 2.75: Marina Olandese + 1:4

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Una passata di vernice trasparente e poi si mon-tano gli strettoi con i galletti.La testa richiede molto più lavoro, dovuto aimolti pezzi presenti. I primo passo consiste nellostagnare la testa all’interno tenendola in manocon un apposito “ granchio “ che ho costrui-to……e l’antica arte dello stagnino che mi hainsegnato dopo molte insistenze un vecchiopaiolaio ( costruttore di paioli ) di Firenze. Aquesto punto saldo la parte superiore della flan-gia con la vite settoriale e stringendo il pezzo altornio, con le tazze dentate pratico i fori dell’o-blò anteriore e dei laterali. A questo punto inseri-sco la croce di diffusione dell’aria, che va mon-tata con molta attenzione; con le dimensioni cosìridotte è fondamentale che lo stagno non penetriall’interno e occluda il passaggio dell’aria, nonvorrei che qualcuno si lamentasse che scorrepoca ventilazione all’interno dell’elmo: questipalombari moderni sono incontentabili….Questa operazione va fatta dopo la foratura deglioblò in modo che la fiamma dentro alla testariceva ossigeno attraverso i fori, altrimenti sispegne di continuo. Monto gli oblò, le valvole,l’attacco telefonico, i ganci di sospendita e i duegolfari e termino con il rubinetto. Particolarecura pongo nel montaggio della valvola di nonritorno sull’innesto dell’aria……la vita delpalombaro è legata a questo particolare…! Dopola lucidatura e verniciatura monto i trasparenticon gli anelli di tenuta e per ultime le guarnizio-ni di cuoio sulle tenute della flangia e dell’oblòanteriore. L’elmo è dotato di un appoggio inlegno verniciato con il mio logo sul fianco sini-stro. Naturalmente ci sono i numeri progressivisull’oblò anteriore, sulla flangia e sul logo..

Questa in sintesi la procedura della costruzionedei piccoli elmi. Recentemente ho realizzato iSiebe Gorman, anche nella versione della MarinaOlandese con 6 bulloni e 4 oblò. Non sono poimolte le varianti di assemblaggio rispetto aglielmi Italiani, anche se le differenze sono molte,la più evidente riguarda gli oblò laterali realizzatiin fusione e non al tornio come gli italiani. Nonsono saldati ma stretti con 6 viti da 3 mm e ilvetro con il tipico stucco rosso che mi fa danna-re quando usandolo nei montaggi con delle buf-fissime siringhe mi imbratta tutto quello che glistà vicino. Una fesseria ripulire gli sbaffi di stuc-co in un elmo normale ma dentro una riduzionedi 2.75:1….ci vorrebbero le mani di un Elfo.Unodei problemi costanti in questi lavori è che se c’è

un errore di un millimetro in un elmo classiconessuno se ne accorge, nel mio caso è un grossoerrore e spesso il pezzo sbagliato finisce nel rot-tame.Recentemente mi sono preso la briga disoddisfare una richiesta della Nautiek, fare unelmo Siebe Gorman in scala 1:4 mantenendo lostandard di produzione dei miei 2.75:1….è statauna bella faticata, ma a Viareggio dove questoelmo è stato esposto sono stato ripagato dai com-plimenti ( quelli più graditi ) degli addetti ai lavo-ri. Comunque, giocando giocando ( questa è lamia filosofia…) costruisco cinque modelli di pic-coli elmi. Certe volte mi chiedo chi me lo fa faredi starmene tante ore in garage, allora ripenso aquello che mi disse Bartoli a proposito di comin-ciare una attività:…. in garage…? Tu sei fortuna-to mi disse, io ho cominciato in cucina….! Lasfida più grande sarà realizzare tra qualche tempoi Mark V….ho dato uno sguardo ad alcuni esem-plari full size….quanto sono complicati….! Sonosicuro che il divertimento sarà proporzionato allecomplicazioni.Ho cercato di essere sintetico per quanto possi-

bile, e ho anche scherzato sulla mia caparbietànella ricerca della precisione dei particolari edelle proporzioni. Non so se, vista la strutturapraticamente identica, sia più agevole costruireelmi full size o in scala 2.75:1, spesso i problemivengono amplificati proprio dalle piccoledimensioni. Ho cominciato per gioco, e stoancora giocando, ma credetemi, si entra in unmondo e in una atmosfera senza tempo realiz-zando elmi da palombaro; io non so mai cheanno è fuori dal garage, dentro è il tempo delleteste di rame….vero Giancarlo ??

Siebe Gorman2.75:1

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 26

La Sezione Subacquea della Lega NavaleItaliana di Piombino ha voluto ricordare con unamostra documentaria ed una conferenza, che siè tenuta dal 18 ottobre al 2 novembre 2003 pres-so il restaurato castello mediceo di Piombino, unimportante avvenimento bellico della primaguerra mondiale: l’affondamento del piroscafoWashington da parte di un U-Boote austriaco.Il piroscafo Washington.Varato il 26 maggio 1880 presso i cantieri ingle-si di Glasgow, lungo 107 m, largo 11,60 m, conuna velocità di crociera di circa 12,5 nodi, unaportata di 43 passeggeri di prima classe, 44 diseconda e 971 di terza, nel 1881 entrò in servi-zio sulla linea Palermo, Messina, Napoli, NewYork per conto della siciliana Società FlorioValori Postali. Nel 1908 fu la prima nave adentrare nel porto di Messina, dopo il fortissimoterremoto che aveva distrutto la città, in soccor-so alla popolazione. Acquistato nel 1910 dallaSocietà Nazionale di Servizi Marittimi per servi-re la linea Genova, Livorno, Napoli, Catania,Canea, Pireo, Costantinopoli, Odessa, nel 1915fu requisito dalla Marina Italiana per il trasferi-mento delle truppe.

L’affondamento.Il piroscafo Washington, partito la sera del 22maggio 1916 da Genova per Napoli, Pireo,Salonicco, con a bordo 62 persone di equipaggio,14 passeggeri di terza classe, la guardia di finan-za di scorta e trecento tonnellate di merci varie,era giunto alle ore 6.45 del mattino successivo acirca tre miglia N-NW dell’isolotto di Palmaiola. Intanto nello stesso momento un sommergibileaustriaco, tipo U-Boote, denominato U-39, diritorno da un attacco ai danni delle acciaierie di

Portoferraio, si dirigeva in immersione versonord, quando, alla distanza di circa due migliaemergeva e incrociava il piroscafo. Tre colpi dicannone e la nave fu obbligata a fermarsi…La storia dell’affondamento di questo piroscafo,come è testimoniato dalle relazioni dei duecomandanti, è un esempio di umanità e rispetto deicodici di comportamento stabiliti (e purtroppo nonsempre rispettati) che, in caso di incontro con unanave nemica, prevedevano appunto di sparare trecolpi davanti alla prora della nave per fermarla,lasciando poi il tempo di evacuare la nave, primadi sparare il siluro decisivo che l’avrebbe affonda-ta. Nell’affondamento del Washington non ci sonostate infatti perdite di vite umane.Il primo ritrovamento.Nel secondo dopoguerra, tra il 1953 ed il 1961,operarono sul relitto i palombari della zona chedopo aver recuperato gran parte del carico(vetro, stoffe e merci varie), smantellarono ilrelitto per recuperare bronzo, rame e ferro desti-nato alle vicine acciaierie di Piombino.La riscoperta.Dopo ricerche negli archivi storici della MarinaMilitare e numerose immersioni, i subacqueidella Lega Navale Sezione di Piombino, hannoindividuato i resti della nave a circa 40 m di pro-fondità. Oltre ad una ricca documentazionefotografica, i subacquei hanno raccolto alcunireperti che hanno permesso di garantire l’identi-tà della nave, e dimostrare ancora come il mare,anche a distanza di lunghi anni (86), sappia con-servare i reperti come un museo.La mostra.La mostra dedicata a “L’affondamento del piro-scafo Washington” si è articolata in due diversesezioni. Nella prima è stato ricostruito il fatto sto-rico con l’esposizione di foto e copie di documen-ti dell’epoca, i diari di bordo dei due comandanticoinvolti, la storia completa del piroscafo fino alsuo affondamento. La seconda sezione è statadedicata al ritrovamento del relitto con esposizio-ne di foto subacquee e degli oggetti rinvenuti abordo e la testimonianza di uno dei palombari cheper primo è sceso sul relitto nel successivo dopo-guerra. A lui e al suo lavoro è stato dedicato unapposito spazio della mostra con l’esposizione delvestito ed elmo da palombaro utilizzati.

LA GRANDE GUERRA SUL CANALE DI PIOMBINOIL RELITTO DEL PIROSCAFO WASHINGTON

di Francesca Giacché

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 27

La conferenza.La mostra è stata inaugurata con una conferenzatenutasi presso la Sala Conferenze del Castellodi Piombino, è intervenuto il dott. Pablo Gorini,Assessore alla Cultura del Comune di Piombino,mentre il sig. Romano Bastianini, presidentedella Lega Navale di Piombino, ha introdotto larelazione del sig. Alessandro Dondoli sulle tec-niche navali dei sommergibili tedeschi in MarTirreno nel periodo della prima GuerraMondiale. Per la seconda parte, dedicata al lavo-ro dei palombari, sono stata invitata a ricostruirela storia dell’attività palombaristica in Italia e ariproporre alcune foto storiche riguardanti irecuperi effettuati dai nostri palombari tratte dalmio libro Teste di rame. In viaggio con i palom-bari (ed.Ireco, 2000). Il palombaro.Aladino Simoni, 90 anni, palombaro di originielbane, si è immerso per lavorare con lo scafan-dro per oltre 40 anni. Nel dopoguerra fu tra iprimi palombari a scendere sul relitto del piro-scafo Washington; il giorno dell’inaugurazionedella mostra era presente in sala con la suanumerosa famiglia tra cui i tre figli, due deiquali, come spesso accade nelle famiglie dipalombari, hanno continuato l’attività paterna,vincendo la resistenza del padre che avrebbevoluto per loro un lavoro meno pericoloso. Ilcapostipite Aladino ricorda come nonostantel’origine contadina, la passione per il mare loabbia accompagnato per tutta la vita fin da bam-bino: “ Il mare è stato sempre un grande sogno,m’incantavo a veder passare i velieri e, spesso,marinavo la scuola per giocare sulla spiaggia,costruendo delle barchette improvvisate”. Anove anni era imbarcato come mozzo su unabarca da pesca, il Fortunato. A diciassette otten-

ne la qualifica di “giovanotto di prima” navigan-do sul Letizia, un tre alberi a vele quadre nelcompartimento di Genova, ultimo veliero dellamarineria italiana che impiegava più di novantagiorni per coprire la sua rotta: Genova-Giamaica. Fu durante il servizio militare, con ilcorso alla Scuola Palombari della Spezia, cheSimoni scoprì che “quella sott’acqua era la suavera vita” e per questo continuò l’attività palom-baristica come civile anche dopo il congedo. Neldopoguerra il lavoro fu duro ed intenso: c’erano iporti da liberare dai relitti, nuove banchine dacostruire, carene delle navi da tamponare, metalloda recuperare con le demolizioni subacquee e conla raccolta delle munizioni sperse sui fondali. Delpiroscafo Washington il palombaro ricorda il rac-conto dei genitori, che dal paesino del Cavosull’Isola d’Elba avevano assistito alle varie fasidell’affondamento: i colpi di cannone sparati dalsommergibile davanti alla prua per fermare lanave, lo sbarco dei passeggeri e dell’equipaggio,il siluro che l’affondò. Ed è a questo racconto cheripensò quando nel dopoguerra, con il permessoministeriale, iniziò le ricerche nel canale che divi-de l’isolotto di Palmaiola dal paesino del Cavosull’Elba. Il relitto era proprio nel mezzo delcanale : per otto anni Simoni s’immerse con loscafandro a 40 m di profondità (subendo ancheun’embolia), e prima di passare alla demolizionedel piroscafo, portò a galla tutto ciò che potevaessere recuperato: i suoi figli andavano a scuolacon i grembiuli ricavati dalle stoffe trovate nellastiva ed oggi, ormai nonni a loro volta, s’immer-gono ancora col vecchio scafandro nel porto diPiombino per realizzare l’ampliamento dell’at-tuale diga.

Un angolo della mostra storico-fotografica con l’attrezza-tura da palombaro messa a disposizione dalla società“Lavori Subacquei F.lli Simoni - Piombino”

Piombino, 18 ottobre 2003. Da sin.: i palombari Piero eAladino Simoni, Francesca Giacché (HDSI), SandroLeonelli (L.N.I. Piombino - sez. Subacquea), Corrado Neri(F.lli Neri S.p.A. - Livorno), il palombaro Guido Simoni.

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 28

Da sempre i corsi per sommozzatori VV.F. sisono svolti a Roma, per la parte in acque delimi-tate, e a Genova per la parte in acque libere. Quest’anno il XXI corso basico per sommozza-tori (smz) VV.F. ed il IX corso per istruttori som-mozzatori VV.F. ha visto, per la prima volta,coinvolta anche la città di Ravenna.La nuova configurazione del corso smz VV.F. èdurissimo, molto selettivo ed è stato program-mato suddiviso in quattro fasi: • la 1^ fase della durata di sette settimane, dal

09.06.2003 al 26.07.2003, si è svolta pressola piscina della Scuola per la Formazione diBase sita a Capannelle - Roma dove gli allie-vi hanno appreso i fondamentali di acquatici-tà, di utilizzo delle attrezzature e delle appa-recchiature subacquee;

• la 2^ fase della durata di sette settimane, dal2 settembre al 17 ottobre, si è svolto aRavenna, dove gli allievi hanno appreso letecniche di intervento di salvataggio in acqua,di primo intervento sanitario, di recupero e dirisoluzione di emergenze in ambito acquati-co; inoltre in questa fase sono state apprese

anche le tecniche per l’utilizzo di attrezzatureper immersioni in alto e basso fondale (sistemidi alimentazione dalla superficie), si sono svol-te lezioni sulla sicurezza ed immersioni simu-late presso il Centro Iperbarico di Ravenna e,logicamente, gli allievi hanno effettuato unavisita al “Museo Nazionale delle AttivitàSubacquee” di Marina di Ravenna, posto a 300metri dal campo base VV.F.

• la 3^ fase della durata di tre settimane, dal20.10.2003 al 7.11.22003, si svolgerà aNapoli e gli allievi apprenderanno le tecnichedi immersione profonda con la tecnica scuba;

• la 4^ fase della durata di due settimane,dall’11.11.2003 al 22.11.2003, si svolgeràpresso le cascate delle Marmore (TR) e nellago di Castel Gandolfo (Roma) dove gliallievi apprenderanno la tecnica di soccorsoin ambiente fluviale e lacuale.

Durante il corso sono utilizzate nuove attrezza-ture d’immersione e di lavoro subacqueo e ciòrappresenta evidentemente un cambio di orienta-mento del Ministero dell’Interno sull’addestra-mento dei smz VV.F. al fine di elevare al massi-

LUIGI FERRARO A RAVENNA IN VISITAAL CORSO SOMMOZZATORI VV.F

di Faustolo Rambelli

Un allievo smz VV.F. con un casco integrale Kirby-Morgan ed ombelicale in fase di immersione tramite basket movimen-tato da gru. (foto Sergio Gambi).

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mo livello il grado di sicurezza, in fase operati-va, che per questi uomini si svolge generalmentein condizioni estreme.A Marina di Ravenna è stato realizzato un effi-cientissimo campo base alla radice della digaforanea sud, mentre le esercitazioni pratichesono state effettuate nell’ultimo tratto a mare(circa 900m) della diga lunga in totale 2.600 m.Sappiamo tutti che la MOVM Luigi Ferraro, pre-sidente onorario HDSI, assieme all’ing. CarloMalagamba, è lo storico fondatore dei corsi persmz VV.F. Il primo, non solo in Italia, ma nelmondo, fu realizzato nel 1952 (1) e tra i 32 par-tecipanti vi era anche Giuseppe “Pippo”Casadio”. Pippo, figura storica del corpo smzVV.F. di Ravenna, insegnò, pochi anni dopo,l’uso dell’ARO al primo gruppo di subacqueisportivi del “Gruppo Sportivo Sub Delphinus”sorto a Ravenna nel 1954.Luigi Ferraro è giunto a Ravenna per vedere dipersona questa nuova realtà didattico-operativaapplicata per la prima volta in Italia, complimen-tandosi poi, per il lavoro svolto, con i direttoridei due corsi, sig. Nicola Monetti di Salerno esig. Sergio Gambi di Ravenna, entrambi funzio-nari tecnici sommozzatori dei VV.F., con il capodegli istruttori sig. Angelo Guarnaschelli di

Milano, capo reparto sommozzatore VV.F. e contutto lo staff istruttori e supporto tecnico.Fatto sta che alla base di detta diga c’è la sededella Associazione Nazionale Marinai d’Italia(ANMI) Sezione di Ravenna, intitolata allaMOVM Primo Sarti ed il suo presidenteCavalier Vidmer Brunetti ha voluto offrire unacena in onore di Luigi Ferraro e di benvenutoallo staff istruttori dei corsi smz VVF.. La cenasi è svolta venerdì 19 settembre e vi hanno presoparte anche il C.te dei VV.F. di Ravenna ing.Roberto Lupica ed il Contrammiraglio LucianoLucchi consigliere nazionale ANMI.Durante la serata un momento di particolareemozione si è verificato quando la vedova di“Pippo”, signora Dardera Galletti, ha desideratostringere la mano a Luigi Ferraro, istruttore disuo marito al corso smz VV.F. nel 1952.

Nota 1 – Lo stesso anno Ferraro diresse anche ilprimo corso per subacquei sportivi presso ilcampeggio del Touring Club Italiano all’isolad’Elba, dando vita alla didattica sportiva.

Ringraziamenti: un grazie a Sergio Gambi, delcorpo VV.F. di Ravenna, per i dettagli fornitirelativi ai corsi smz dei VV.F.

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La serata conviviale del 19 settembre 2003, presso la sede della Sezione ANMI “Primo Sarti” (da sn a ds seduti: l’ingRoberto Lupica C.te VVF di Ravenna, la Dott.sa Mancini in rappresentanza del Prefetto di Ravenna, la MOVM LuigiFerraro, il Cavalier Vidmer Brunetti presidente della Sezione ANMI di Ravenna, il Contrammiraglio Luciano Lucchi consi-gliere nazionale ANMI – in piedi: il Dott. Roberto Bertini e il Dott. Roberto Molducci rispettivamente vicepresidente e con-sigliere della Sezione ANMI di Ravenna) (foto Faustolo Rambelli)

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UNO STAGE A BORDODELL’ISLA NEGRA(4/5 ottobre 2003)

Scrutando il cielo ed annusando l’aria (si fingeva edatteggiava così ad esperto e navigato marinaio)Gianluca si rese conto che il tempo non promettevanulla di buono per il week-end. I meteo televisiviavevano già annunciato l’arrivo di una perturbazioneatlantica che avrebbe investito, nel giro di poche ore,i mari nord-occidentali della penisola. Aveva giàcaricato nella station-wagon la scala, tutta l’attrezza-tura da palombaro e le sue masserizie. Temeva sareb-be stato uno stage pieno di ostacoli, soprattutto acausa del maltempo. Ma li attendevano, lui e Marino,a Cala Galera, nel promontorio dell’Argentario, dovequattro sub volevano provare l’emozione di vestirelo scafandro da palombaro, e questo a loro bastava.Contemporaneamente, a Bologna, Marino partecipa-va ad un corso della sua Ditta, durante il quale tenta-va di affrancarsi quanto prima per raggiungere ilcompagno di avventure e disavventure. Aveva salu-tato la moglie di buon’ora, promettendole di riguar-darsi e di badare a quel pallinato...Il loro rendéz-vous fu degno del migliore agganciofra navicelle spaziali. Non altrettanto il viaggio. Iltraffico, incidenti e deviazioni li costrinsero ad unviaggio che durò pressoché il doppio del previsto.Nonostante l’orario d’arrivo furono i primi ad imbar-carsi sull’Isla Negra di Moreno Soldi, accolti dalmarinaio… Alexandra. Tanta fatica a trasbordaretutto il bagaglio e l’attrezzatura e, di lì a poco, arriva-no gli allievi: due uomini e due donne. Le consuetepresentazioni, quattro chiacchiere, la naturale rinun-cia di uno di loro e … tutti a nanna: domani ci saràtanto da lavorare, per tutti.Il risveglio avvenne al suono delle stoviglie.Gianluca e Marino si alzarono all’istante ed indossa-

rono le loro tute di un rosso fiammante. Durante lasostanziosa colazione arrivò il comandante: Renato.Dopo le presentazioni, due chiacchiere, le considera-zioni sul mare (molto) mosso, fu ovvio che la pro-grammata Giannutri non rispondeva alla bisogna. Sidecise quindi di doppiare l’Argentarola e di ripararead est di Porto S. Stefano, dove si poteva inoltre tra-scorrere la notte.Durante la traversata Consuelo svelò di essere unistruttore velista, collaborando attivamente allemanovre alla velatura. Gli istruttori invece, qualedeludente spettacolo, mostrarono di soffrire, chi piùchi meno, il mal di mare.La vista dell’Argentarola rappresentò per qualcunoun libro di ricordi.In vista della meta fu spiegato agli allievi il funzio-namento dello scafandro ed in particolare dell’elmo.Furono inoltre illustrati i primi esercizi che sarebbe-ro stati eseguiti, una volta in acqua. Finalmenteapprodarono in acque a ridosso, in cui si avvertivasolo parzialmente l’infuriare del vento e delle onde.Fu subito apprestata la scala per il palombaro che,con enorme fortuna, sembrava fosse stata costruitadirettamente in loco, tanto era su misura. Fu peròchiaro che necessitava di qualche adeguamento all’u-so in barca, tipo l’allungarle i piedi. Fu quindi mon-tata tutta l’attrezzatura e gli accessori per la vestizio-

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ATTIVITÀ HDSI

La vestizione. Gli allievi, nel ruolo di guida ed aiutante,sotto l’attento sguardo di Marino

Si avvita l’elmo. Gli istruttori eseguono personalmente unadelle fasi più delicate

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ne e la discesa dei palombari.Gli istruttori impartirono brevi ma chiare istruzioni,e molte spiegazioni, ai tre allievi palombari, per altroesperti sommozzatori, e quindi avvezzi al MondoSilenzioso (come lo chiamava il comandanteCousteau). In breve il primo allievo fu vestito e pron-to ad entrare in acqua. Il fondale scelto era a circacinque metri, ma la corrente aveva un po’ intorbidatola proverbiale acqua limpida dell’Argentario. E final-

mente il primo lento, pesante tuffo, giù per la scala,lungo la cima dello scandaglio, fino al fondo, in unadimensione ancora più distante del solito mondo anoi così amato ma che non ci appartiene. Maurizio,Leonardo e Consuelo si alternarono mattina e pome-riggio, nei ruoli di palombaro, guida ed aiutante,impratichendosi e quindi sostituendosi in breve agliistruttori nella fase della vestizione. Le loro piacevo-li fatiche furono interrotte dal pranzo e terminaronoverso l’ora di cena. Dopo una passeggiatina per PortoS. Stefano, con tanto di gelato-premio e miriadi dichiacchiere, i nostri eroi trovarono la via delle len-zuola, per una meritata ed indispensabile notte diriposo. Più che meritata!Il giorno dopo tutto si ripeté fino all’ora di pranzo.Gli allievi, alla loro terza immersione, si reseroconto, come già avevano preannunciato Gianluca eMarino, che avevano ora un buon controllo dell’ap-parato e riuscivano facilmente nei loro intenti didomare l’enorme peso dello scafandro. Un fortissi-mo vento purtroppo sbandò alternativamente l’im-barcazione, senza soluzione di continuità, rendendopericolosi alcuni esercizi. Si decise quindi di farrecuperare a marzo, nella piscina della MarineConsulting, le parti non completate dello stage.Arrivarono poi le parti più odiate del bel gioco: lava-re, far asciugare e riporre in macchina il tutto.Il pranzo non fu un addio, ma un piacevole arriveder-ci, in una crescente mescolanza di progetti per il futu-ro, alcuni dei quali in comune.

Gianluca Minguzzi

Finalmente verso gli abissi

La foto ricordo. Da destra a sinistra: Leonardo, Gianluca, Renato il comandante, Alexandra il marinaio, Consuelo, Marinoe Maurizio.

Stage del 11-12 ottobre 2003:Navigando il loro sito, e rimirando il link relativo al loro stage, mi sono chiesto se sono piùbravi (anzi bravissimi!) come allievi-palombari o come web-master.Mi sarebbe quindi sembrato di rubargli un po’ qualcosa, e contemporaneamente mi sarei senti-to a mia volta allievo…(ehm), descrivendo a mia volta il loro stage.Il bellissimo sito che vi consiglio caldamente di visitare è: www.scubadoo.it .Cliccate su Teste di Rame ed applauditeli: Luca, Fabrizio ed Antonio se lo meritano.

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USTICA - ASSEGNATI I TRIDENTI D’ORODurante la 44° Rassegna delle Attività Subacqueedi Ustica sono stati conferiti i “Tridenti d’Oro”,(una sorta di Oscar del mare che ha visto negli annitra i premiati molti nomi di spicco della scienza edella storia del mare, primo fra tutti il comandanteCousteau) e gli “Ustica Awards”.

Il Tridente d’oro è stato assegnato a:

Manuel Martin Bueno (Spagna) - cattedra diarcheologia e epigrafia presso l’Università diSaragozaMOTIVAZIONE: Figura di prestigio internaziona-le, per l’attività didattica e scientifica svolta nelcampo dell’archeologia subacquea, ha promossoin Europa, in America Latina e nella CMAS le atti-vità scientifiche subacquee con alta professionalitàe con generosa dedizione.

Lamberto Ferri Ricchi (Italia) - subacqueo e geo-logoMOTIVAZIONE: Ha svolto la professione di geolo-

go nel campo della speleologia subacquea, dell’ar-cheologia, della divulgazione naturalistica e dell’atti-vità subacquea sia sui periodici nazionali che interna-zionali. Ha acquisito particolari meriti nel campo del-l’attività tecnica applicata alla speleologia subacquea,all’archeologia e all’attività turistica sottomarina.

Andrea Ghisotti (Italia) - scrittore, giornalista efotografoMOTIVAZIONE: Ha svolto con alta professiona-lità l’attività di fotografo subacqueo, dedicandosiin particolare alla documentazione dei relitti pro-fondi. Ha pubblicato numerosi libri di successo inItalia e all’estero, diffondendo la conoscenza delmare e promuovendo il turismo subacqueo con lavalorizzazione del patrimonio naturale e culturalecustodito dal mare e comune a tutta l’umanità.

L’Ustica Awards è stato assegnato a:

Insula Unesco (International Scientific Council forIsland Development) Organizzazione Mondiale perla tutela dell’ambiente e lo sviluppo compatibiledelle piccole isole dei cinque continenti.

Comitato pro Arsenale Borbonico di PalermoPer la notevole attività di recupero dell’arsenaleBorbonico di Palermo, componente della rete degliarsenali storici del mediterraneo, e per la creazionedel museo del mare di Palermo.

The Historical Diving Society, Italia si congratu-la con gli amici e soci Lamberto Ferri Ricchi edAndrea Ghisotti che hanno ricevuto il prestigio-so Tridente d’oro, andando così ad arricchire ilfolto gruppo di soci HDSI già insigniti negli annipassati.

NOTIZIE E COMUNICATI

Da sinistra: Claudio Ripa, i tre premiati Andrea Ghisotti,Lamberto Ferri Ricchi, Martin Bueno e Franco Capodarte

Consegna del Tridente d’Oro a Lamberto Ferri Ricchi

I tre Tridenti d’Oro al momento della premiazione: da sini-stra Andrea Ghisotti, Lamberto Ferri Ricchi e Martin Bueno

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 33

Gli abissi marini: l’ultima frontiera del PianetaTerra. Un ambiente affascinante dove a rigidetemperature e pressioni enormi vivono straordina-rie creature dall’aspetto inquietante. Globo divulgazione scientifica in collaborazionecon l’Acquario di Genova e il Museo di StoriaNaturale di Milano ha proposto presso lo SpazioBiolab (ex Serre di Palazzo Dugnani, in viaManin 2/a) “Abissi, viaggio nei misteri del pro-fondo”, una mostra sulle profondità marine persecoli rimaste inesplorate e che da sempre hannosuscitato la curiosità degli uomini.Dall’11 ottobre al 30 novembre 2003, l’esposizio-ne ha condotto i visitatori in un viaggio nello spa-zio e nel tempo alla scoperta dei segreti degliabissi: dalle difficili condizioni di vita delle pro-fondità oscure, fredde e inospitali alle tappe chehanno segnato l’avventura dell’uomo nel mondosommerso; dai leggendari mostri marini alle risor-se energetiche che i fondali custodiscono.“Abissi, viaggio nei misteri del profondo” si èarticolata in tre sezioni in uno spazio espositivo dimille metri quadri. I sezione – TRA MITO E REALTA’Il mistero che per secoli ha avvolto le profonditàabissali ha ispirato racconti leggendari. Le creature marine, infatti, hanno alimentato findall’antichità saghe e leggende in bilico tra il fan-tastico e il reale diventando esseri mitici. Le bale-ne sono così divenute isole semoventi mentre ilcalamaro gigante si è trasformato a seconda deicasi in un inquietante serpente o in un enormepappagallo. La prima sezione della mostra ha presentato ilmondo sommerso nella dimensione fantastica.Spettacolare il modello dell’Architeuthis, il cala-maro gigante che in natura può raggiungere i 20metri. Singolari i denti incisi di capodoglio, protagonistadi numerose leggende, provenienti dal Museod’arte marinaresca “Ugo Mursia” di Milano: ilcapodoglio è munito di numerosi denti che posso-no raggiungere la rispettabile lunghezza di 45 cm,alcuni marinai inglesi del XIX secolo hanno tra-sformato i denti in pregevoli oggetti artigianali.Una carrellata d’immagini di mostri marini è stataproposta da stampe e testi d’epoca, tra cui alcuniesemplari seicenteschi della Biblioteca civica di

Trieste e un’edizione di “Ventimila leghe sotto imari” di Jules Verne.II sezione - SENZA LUCECi s’immerge nelle oscurità degli abissi alla sco-perta dei sorprendenti adattamenti messi in attodalle creature abissali per sopravvivere nellaquasi oscurità, a pressioni enormi e temperaturebassissime. L’acqua assorbe con molta rapidità laluce del sole, tanto che già oltre i 200 metri l’e-nergia luminosa non è più sufficiente per la foto-sintesi. In questo mondo caratterizzato dall’assen-za di luce, il 96 per cento delle creature è biolumi-nescente, cioè produce luce grazie a reazioni chi-miche che avvengono direttamente nell’organi-smo o per mezzo di batteri bioluminescenti ospi-tati in organi chiamati fotofori. L’emissione diluce è utilizzata per la ricerca del cibo, comeforma di comunicazione, per difendersi dai preda-tori, per mimetizzarsi.Una parete rocciosa in vetroresina ha ospitatoalcuni bassorilievi di creature abissali dai caratte-ristici organi bioluminescenti.I fondali marini al di sotto dei 1800 metri si esten-dono per 341 milioni di chilometri quadrati corri-spondenti al 67% della superficie terrestre: si trat-ta dell’ultima frontiera del Pianeta Terra dovevivono creature affascinanti. Alcuni scienziati ritengono che la vita abbia avutoorigine proprio negli abissi, intorno alle sorgentiidrotermali, dove le condizioni erano propizie allaformazione delle prime molecole organiche.Malgrado le difficili condizioni ambientali, que-ste sorgenti sono popolate da organismi dallastraordinaria somiglianza a forme di vita antiche.Il visitatore ha potuto passeggiare tra le ricostru-zioni delle sorgenti termali profonde dalla caratte-ristica forma a camino, ecosistemi così ricchi daessere paragonati alla foresta pluviale tropicale.Lungo le dorsali oceaniche, dov’è notevole l’atti-vità vulcanica, l’acqua che penetra attraverso lespaccature della crosta infatti si surriscalda e fuo-riesce carica di sostanze chimiche. Si tratta di verie propri geyser sottomarini che possono superarela temperatura di 400 gradi. Raffreddandosi, que-st’acqua deposita sul fondo i suoi minerali dandoorigine ai camini, che possono raggiungere i novemetri d’altezza. Una gigantografia tridimensionale di una testa di

Spazio Biolab del Museo di Storia Naturale ABISSI, VIAGGIO NEI MISTERI DEL PROFONDO

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 34

pesce vipera mostrava l’enorme bocca disartico-labile dai denti ricurvi che contraddistingue ilpesce vipera consentendogli di catturare prede digrandi dimensioni. Il pesce vipera è una dellestraordinarie creature che abitano le acque pro-fonde, vive oltre i 900 metri di profondità. E’ statopossibile ammirare anche i pesci abissali italianidello Stretto di Messina. Inoltre in acquari appo-sitamente allestiti per l’occasione è stato possibileosservare esemplari vivi di creature marine chevivono anche nelle alte profondità: dalle razze aicetrioli di mare.III sezione - SFIDA PROFONDALe profondità marine fin dalla notte dei tempihanno affascinato l’uomo. La terza sezione eradedicata all’avventura umana nel mondo sommer-so: dalla realizzazione di mezzi e attrezzature persopportare le proibitive condizioni delle alte pro-fondità fino alla scoperta delle preziose risorse deifondali marini.La sezione si è aperta con le imprese dei palom-bari, operatori subacquei tradizionalmente dotatidi elmo di rame, scafandro elastico e scarponizavorrati, che lavorano ad aria compressa fornita-gli dalla superficie mediante una manichetta.Disegni e progetti di scafandri (dalle primeimmersioni con la campana allo scafandro rigidoarticolato) della collezione dell’Antica Storia delMare di Genova ripercorrevano la storia dell’uo-mo attraverso l’evoluzione delle attrezzature uti-lizzate per sfidare le acque profonde.Già Leonardo aveva previsto le possibili attivitàdi un palombaro e il suo genio aveva intuito l’im-portanza di fornire l’uomo di uno scafandro perrisolvere le problematiche fisiologiche legateall’immersione. Dal Museo della Scienza e dellaTecnica ‘Leonardo da Vinci’ di Milano l’attrezza-tura per palombaro concepita da Leonardo: lo sca-fandro in cuoio, il cupolino per respirare e il guan-to palmato per agevolare i movimenti in acqua.Da The Historical Diving Society Italia il vestitoin tela gommata, le scarpe con suola di piombo eil caratteristico elmo WKS 57 del palombarorusso per immersioni fino a 100 metri di profon-dià. Così come riportato nel manuale d’immersio-ne della Marina Russa infatti, il WKS 57 operavafino a 60 metri attraverso l’utilizzo di una miscelaaria-ossigeno e fino a 100 metri attraverso unamiscela di aria-elio.In esposizione anche l’equipaggiamento comple-to per l’immersione subacquea del palombarodell’Antica Storia del Mare e i reperti dalla colle-zione di uno degli ultimi palombari, Fulvio

Loperfido, ingegnoso operatore subacqueo triesti-no. Degni di nota il modello in scala 1:10 dellaboratorio subacqueo realizzato da Loperfidonell’88 per fornire agli operatori in azione sott’ac-qua energia elettrica, aria per il riciclo dell’ossi-geno, assistenza telefonica e televisiva a circuitochiuso e il minisommergibile a due posti ideatonel 1983 per scendere a una profondità di 40metri.Hanno riicostruito un altro momento del viaggionel regno degli abissi i mezzi di profondità inesposizione: il modello del primo sottomarinodella storia il ‘Turtle’ che sferrò il primo attaccosottomarino durante la Guerra d’IndipendenzaAmericana; il modellino del sommergibileVassena, progettato da Pietro Vassena, che nel1948 raggiunse la profondità di 412 metri; ilmodello del batiscafo Trieste, progettato dallosvizzero August Piccard, che il 23 gennaio del1960 raggiunse con equipaggio a bordo la profon-dità record di 10 mila 912 metri nella Fossa delleMarianne e il prototipo della Soucoupe plongean-te di Jacques Cousteau. Ideata e costruita perseguire i banchi di pesce e comprendere il perchédelle loro migrazioni, consente a due persone dioperare fino a una profondità di 500 metri. Lapropulsione è assicurata da pompe ad alta pressio-ne, alimentate elettricamente, che risucchianol’acqua e la scaricano con violenza secondo ilmedesimo principio degli aerei a reazione.Dal passato al presente: l’evoluzione tecnologicapermette oggi di compiere campagne di esplora-zione in profondità attraverso mezzi sofisticati. Da Geo Sub Operazione di Bologna il ROVRecon IV, utilizzato fino a 1000 metri di profon-dità per ispezioni di condotte sottomarine: i ROVsono robot filoguidati che vengono impiegatisenza equipaggio a bordo.Lo sviluppo della tecnologia contribuisce anche atutelare il patrimonio storico e artistico conserva-to in fondo al mare. Da TE.S.I. SAS il minisotto-marino SHARK HUNTER per prospezioniarcheologiche e biologiche. In esposizione il modello della nave di perfora-zione Saipem 10000, ultima entrata nella flottaSaipem per salpare verso le acque di frontiera del-l’industria petrolifera, le acque profonde.Hanno concluso la sezione alcuni modelli di sot-tomarini della Marina Militare.Sala videoProiezione del documentario della BBC “Blueplanet: the deep”, presentato al Festival mondialde l’image sous-marine di Antibes.

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 35

La Marina Militare ed il Ministero per i Beni edAttività Culturali hanno organizzato, presso laBase Navale della Spezia nella giornata di venerdì7 novembre 2003, il convegno di studio sul tema“Sommergibili italiani: origine ed evoluzione” nelcentenario dell’impostazione della prima classe disommergibili in Italia.Lo scopo del convegno è stato quello di dare risaltoad una componente fondamentale per la MarinaMilitare, attraverso una serie di presentazioni ine-renti temi sull’evoluzione storica, tecnica ed opera-tiva dei sommergibili, con la partecipazione di rela-tori italiani ed internazionali. Il convegno è statoarricchito da una mostra storico/tematica con l’au-silio di documenti e cimeli, allestita presso ilMuseo Tecnico Navale della Spezia dal titolo: “IlSommergibile Italiano dal Delfino allo Scirè”, che,inaugurata nel pomeriggio di giovedì 6 novembre2003, resterà aperta al pubblico fino alla metà delmese di febbraio 2004. La mostra intende racco-gliere ed illustrare documenti e cimeli riguardantila storia dei sommergibili italiani. Il percorso espo-sitivo, predisposto negli spazi del Museo TecnicoNavale della Spezia, farà ripercorrere al visitatore imomenti salienti dell’evoluzione di queste unitànavali, delle loro operazioni militari e dei protago-nisti che le animarono. Il visitatore si troverà perciò“immerso” nei vari momenti di vita sottomarina, divolta in volta approfonditi ed analizzati all’internodelle varie sezioni tematiche.Sul sito ufficiale del Museo Tecnico Navale della

Spezia, www.museotecniconavale.it, (vedi HDSInternet pag. 28) è possibile trovare il programmadelle Manifestazioni nel primo centenario dei som-mergibili italiani classe Glauco 1903/2003. (fg)La mostra rimarrà allestita dal 7.11.03 al 7.02.04.Orario di apertura feriale: 8,30 – 18,00Orario di apertura festivo: 10,15 –15,45Ulteriori eventuali informazioni potranno essererichieste contattando il:Museo Tecnico Navale della SpeziaViale Amendola, 119100 LA SPEZIAal seguente indirizzo di posta [email protected], oppure al seguentenumero di telefono 0187-770750 o fax 0187-782908.

“IL SOMMERGIBILE ITALIANO DAL DELFINO ALLO SCIRÉ”7 novembre 2003 - 7 febbraio 2004

COLLANA VIDEO “IL MIO MARE” DI BRUNO VAILATISiamo lieti di comunicare che presso il book-shoopHDSI sono disponibili, fino ad esaurimento, alcu-ne serie complete della ormai storica ed introvabilecollana video “Il mio mare” di Bruno Vailati.La collana si compone di 12 cassette video a coloridi 90-100 minuti l’una con i seguenti titoli e dura-ta:

1 - L’ORO DEI FENICI - 91’2 - MAGIA E SOPRANNATURALE NEL

MONDO MARINO - 91’3 - IL VIAGGIO DELLA

BALENA BIANCA - 91’4 - PERICOLO NEGLI ABISSI - 80’ - 5 - MISTERO DELL’OCEANO PACIFICO

91’6 - “ANDREA DORIA” IL RELITTO

DEL SECOLO - 91’

7 - MAR DI CORTEZ - 91’8 - CARI MOSTRI DEL MARE - 100’9 - MEDITERRANEO SCONOSCIUTO - 91’

10 - DESERTO BIANCO - 91’11 - SEGRETO DEL MAR ROSSO - 91’12 - UOMINI E SQUALI - 100’

Il costo della collana completa di 12 cassette, sud-divise in tre eleganti cofanetti cartonati di coloreblu è: euro 120,00 soci HDSI – euro 150,00 nonsoci HDSI. In detti prezzi sono incluse le spese dispedizione in Italia.

Info: Angela (segreteria HDSI):[email protected] 0544.53.10.13 – fax 0544.53.10.13

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MONOGRAFIA SUL “MUSEONAZIONALE DELLEATTIVITÀ SUBACQUEE”La Provincia di Ravenna, Gestore del circuitomuseale della provincia, ha iniziato, alcuni anni fa,la pubblicazione di una serie di monografie relati-ve ai musei della Provincia di Ravenna, circa unatrentina. In settembre 2003 è stata pubblicata, coln° 13, la monografia relativa al “Museo Nazionaledelle Attività Subacquee” di Marina di Ravenna.Seguendo lo standard adottato il formato dellapubblicazione è 17x24 cm con 78 pagine ed uncentinaio di foto, quasi tutte a colori.Pensando di fare cosa gradita ai Soci, una copiadella monografia sarà inviata, gratuitamente, a tuttii soci HDSI, in regola con la quota 2003, fascico-lata al prossimo numero di HDS NOTIZIE.

EUDI SHOW 2004Comunichiamo che HDSI sarà presente con un suostand di ampie dimensione al prossimo EUDIShow che si svolgerà a Genova dal 12 al 15 marzo2004. Oltre ad una mostra di attrezzature storiche d’im-mersione sarà allestita una esposizione di antichitesti sulla subacquea. Sarà operativo, come sempre, il book-shop cheproporrà nuovi titoli e, riprendendo il positivoesperimento del 2003, sarà aperta anche la sezione“vecchi libri” in cui gli appassionati sub-bibliofilipotranno trovare alcune rarità di cui sono forse allaricerca da anni.E’ intenzione inoltre della Direzione HDSI offrireai propri associati un biglietto d’ingresso omaggioche sarà spedito fascicolato al primo numero diHDS NOTIZIE 2004.

HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 36

LA BIBLIOTECA DELLA HDSIa cura di Vincenzo Cardella e Francesca Giacché

LIBRI ACQUISTATI O RICEVUTI IN DONAZIONE PER LA BIBLIOTECA MUSEALE:

Autore Titolo Editore Anno AcquisizioneScienza e vita Anno IV n. 44 Settembre 1952 RIZZOLI 1952 A HDS Italia

Amsler K., Ghisotti A., Rinaldi R., Trainito E. Relitti del Mediterraneo White Star 2003 A HDS Italia

Bardi Marco Manuale di pesca in apnea Olimpia 2003 A HDS Italia

Di Donato Ferruccio L’orecchio in immersione La Mandragora 2003 A HDS Italia

Ecott Tim Assetto neutro Mondadori 2003 A HDS ItaliaLa storia e l’avventura delle immersioni subacquee

Hass Hans Uomini e squali Aldo Martello Ed. 1951 A HDS Italia

Mayol Jacques L’Uomo Delfino Storia e fascino dell’apnea Giunti 2002 A HDS Italia

Quilici Folco Avventura nel Sesto Continente Gherardo Casini Ed. 1954 A HDS Italia

Quilici Folco Sesto Continente e le altre avventure Leonardo da Vinci 1965 A HDS Italia

Gruppo Ricerche I parchi marini realizzazione Gruppo Ricerche Scient. 1989Scient. e Tecn. Sub. e gestione-Atti 21.02.89 e Tec. Sub. D Olschki Alessandro

Marcella e Alessandro Olschki (a cura di) -Bernardi Gianfranco Scritti di medicina subacquea G.R.S.T.S. Fi. 1968 D Olschki Alessandro

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 37

Santoro Giulio - F.M.S.I. Ass.ne Medico SportivaAss.ne Medico Sportiva Messina HOSTMessina HOST Nuove prospettive in medicina dello sport 1995 D Santoro Giulio

Atti del convegno Messina, 08 Aprile 1995

AA.VV. Siluri umani - Gli assaltatori della “X MAS” 2003 D Speciale ChristianFascicolo Ristampa

Premio letterario nel mondo dellasubacquea

L’iniziativaLa Casa Editrice La Mandragora, che da tempoopera nel mondo delle attività subacquee con lapubblicazione del Manuale Federale diImmersione e numerose altre pubblicazioni nelsettore, indice in collaborazione con:

Accademia del mareAssociazione C&RDEEP

la prima edizione di un premio letterario per rac-conti ambientati nel mondo delle attività subac-quee.Il premio, ideato e curato dall’associazione cul-turale C&R, si intitola “Il mio mare” e comeprincipale obiettivo si pone quello di raccoglieredirettamente dai soci delle Federazioni, dai letto-ri delle riviste e dagli utenti dei siti internet e piùin generale da tutti gli appassionati del settore,esperienze ed emozioni inerenti gli sport subac-quei, al fine di divulgarle il più possibile e, semeritevoli, premiarle, creando un importantemomento di confronto ed aggregazione.I racconti possono riguardare qualsiasi tipo diattività subacquea.I migliori tre racconti selezionati saranno premia-ti in occasione di un’importante manifestazionedel settore.Qualora la qualità ed il numero di racconti loconsentano, l’Editrice realizzerà con i migliori30/35 racconti una pubblicazione che verrà dis-tribuita e commercializzata su tutto il territorionazionale tramite librerie, riviste e siti di settore.I media e gli enti, partner dell’iniziativa, effettue-ranno una concreta e continua promozione delpremio e della pubblicazione.

La pubblicazione, oltre ad interessare gli appas-sionati del settore, si pone l’obiettivo di costitui-re anche un valido strumento di promozione peravvicinare al nostro meraviglioso sport altri pra-ticanti.Correlato al premio letterario, è indetto anche unpremio per immagini, del mondo delle attivitàsubacquee (foto, disegni, computer grafica). Letre migliori immagini saranno premiate, unasara’ scelta per la copertina del libro e 20/30 inse-rite in corso testo nella pubblicazione.Per partecipare a questi premi è necessario segui-re le modalita’ illustrate negli appositi Bandi dipartecipazione che possono essere richiestiall’Organizzazione del Premio:Patrizia Bassani – Gianfranco ScaramucciE-mail : [email protected].: 3478141651 – 3398971797 Fax : 1782258103

Premio Letterario Internazionaledi Viaggio e d’AvventuraDomenica 21 settembre sono stati assegnati i“Premi Internazionali Città di Gaeta, Letteraturadi Viaggio e d’Avventura”, che prevedevano tresezioni: Narrativa, Saggistica e Autori Stranieri.Tantissimi i libri pervenuti. Un vero successo dipartecipazione, sia per quanto riguarda le grossecase editrici che per quanto riguarda quelle mino-ri. Il Premio, fondato nel 1993 nell’ambito dellecelebrazioni per il V centenario dalla scoperta delCanada da parte di Giovanni Caboto, è inserito apieno titolo nell’elenco ufficiale dei più impor-tanti premi letterari italiani. La Giuria presiedutada Folco Quilici, noto documentarista e subac-queo, autore di saggi e reportage di viaggi straor-dinari, ha avuto molte difficoltà a stabilire i con-fini tra narrativa e saggistica, in quanto erano ingara moltissimi reportages di difficile collocazio-

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 38

ne. Ai finalisti è stata assegnata la "Maschera diOmero" per ricordare il grande libro di Omero,con l'incredibile ed intrigante storia delle impre-se di Ulisse. Da segnalare che tra i finalisti èstato premiato il nostro socio Lamberto FerriRicchi per il suo libro “Oltre l’Avventura” unicaopera tra quelle premiate dedicata alle avventuree alle imprese subacquee. Un invito, dunque, aitanti autori subacquei di partecipare al prossimopremio letterario. Per informazioni:www.gaeta.it; [email protected];tel.0771/745820 ; fax: 0771/745824.

HDSI INTERNETa cura di Francesca Giacché

www.museotecniconavale.itSito ufficiale del Museo Tecnico Navle dellaSpezia. Sito molto bene organizzato, ricchissimodi notizie storiche sul Museo e sui suoi cimeli,offre tra l’altro la possibilità di effettuare una visi-ta guidata virtuale alla scoperta dei pezzi piùimportanti che vi sono esposti. Oltre alla famosacollezione di polene, troviamo anche vari repertilegati alla storia subacquea, dal “maiale” ( slc,siluro a lenta corsa) allo scafandro rigido articola-to “Galeazzi”. Molte sono le sezioni a cui è pos-

sibile accedere, tra queste: I restauri e La biblio-teca. In particolare, in questo periodo, alla voceAttività del Museo, è possibile trovare il program-ma delle Manifestazioni nel primo centenario deisommergibili italiani classe Glauco 1903/2003(vedi pag. 25) e copia del relativo depliant consplendide immagini e notizie sulla mostra storico-tematica allestita presso il Museo stesso.

www.scubadoo.itÈ il sito dell’omonimo diving center che consede ad Arezzo offre corsi sub a tutti i livelli.Questo sito ci è stato consigliato dal nostroistruttore-palombaro Gianluca Minguzzi (vedipag. 2) in quanto la sezione intitolata Teste diRame è un vero e proprio reportage, con testo edimmagini, dello stage da palombaro sportivoorganizzato da HDSI e frequentato nell’ottobrescorso da Luca, Fabrizio ed Antonio dello Scubadoo Diving Center.

STANDARD DIVINGEQUIPMENT

Van Polanenpark 182, 2241 R W Wassenaar,

HollandTel. (+) 31 70 511 47 40Fax (+) 31 70 517 83 96www.nautiekdiving.nl

[email protected]

PREMIO CITTÀ DI GAETA – Ai finalisti del premio lettera-rio è stata assegnata la "Maschera di Omero" per ricorda-re l’autore del più famoso racconto di avventure dell’anti-chità.

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HDS NOTIZIE N. 28 - Novembre 2003 - pag. 39

Lo scopo dell'HDS, ITALIA, associazione senza fini di lucro, costi-tuita nel 1994, è sintetizzato all'articolo 3 dello statuto, in linea congli orientamenti internazionali, che recita: "L'associazione ha loscopo di: 4 - Promuovere la conoscenza della storia della subac-quea nella consapevolezza che la stessa è una parte importantee significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi,e che si compie tuttora, sulla strada della conoscenza umana" La nostra attività, per diffondere la cultura della conoscenza dellastoria della subacquea, consiste in:a) pubblicazione di 3-4 numeri all'anno della rivista HDS NOTIZIE;b) organizzazione annuale di un "CONVEGNO NAZIONALESULLA STORIA DELL'IMMERSIONE". Il primo si è tenutonel 1995 a La Spezia presso il Circolo Ufficiali della Marina, ilsecondo nel 1996 a Viareggio, il terzo il 31 ottobre 1997 a Genovapresso l'Acquario, il quarto a Marina di Ravenna il 15 novembre1998, il quinto a Milano il 6 novembre 1999 e il sesto a Rastignano(BO) il 25 novembre 2000, il settimo si è svolto a Roma il 10novembre 2001, l’ottavo si è tenuto sabato 3 maggio 2003 aViareggio, in concomitanza con la 3^ edizione del premioInternazionale Artiglio.c) formazione di una biblioteca e videoteca relativa all'attività sub-acquea;d) realizzare mostre ed esposizioni itineranti di materiale sub-acqueo;e) organizzare stage da palombaro sportivo;f) creare uno o più MUSEI dedicati all'attività subacquea.

Obiettivo questo, che, è stato realizzato a Marina di Ravennadove, con l'appoggio di Comune, Provincia, Enti ed Organiz-zazioni locali è nato il Museo Nazionale delle Attività Subacquee,inaugurato il 14 novembre 1998, al momento prima ed unica real-tà di questo genere in Italia ed una delle poche nel mondo.g) bandire con cadenza annuale il Concorso per filmati e video“Un film per un museo”. Questa iniziativa ha lo scopo di conservarenella cineteca museale, classificare e portare alla ribalta internaziona-le le opere e le documentazioni di tanti appassionati, molti dei qualihanno fatto la storia della cinematografia subacquea. Si vuole in que-sto modo evitare che, esaurita la momentanea glorificazione dei con-sueti premi e manifestazioni, lavori altamente meritevoli svaniscanodi nuovo nell’anonimato anziché entrare nella storia. L'HDS, Italianon è legata ad alcuna federazione, corporazione, scuola, didattica,editoria: vuole essere, semplicemente, il punto d'incontro di tutti gliappassionati della subacquea che hanno a cuore il nostro retaggio, lanostra storia, le nostre tradizioni e far sì che tutto questo non siadimenticato, ma sia recuperato, divulgato, conservato.Gli interessati/appassionati possono farsi soci, e sostenere cosìcon la loro adesione la nostra attività, compilando la "scheda diiscrizione" ed inviandola a:

HDS, ITALIA - Via IV Novembre, 86A48023 Marina di Ravenna (RA) - Tel. e fax 0544-531013Cell. 335 5432810 - e.mail: [email protected]. www.hdsitalia.com

PRESENTAZIONE “HDS, ITALIA”

SCHEDA DI ISCRIZIONE (fotocopiare)

Desidero e chiedo di associarmi alla HDS, ITALIA di cui accetto lo Statuto

Nome ……………………………………………………………………………………… Cod. Fisc. ……………………………………………

Indirizzo ………………………………………………………………… CAP ………………… Città …………………………………(……)

Tel. ab. …………………………………………… Tel. uff.…………………………………………… Fax ………………………………………

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