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HIRAM-2013_02.pdf

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HIRAM Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 2/2013 EDITORIALE Liberi di costruire 5 Free to build 10 Gustavo Raffi L’«Altro» e le alternative sociali: integrazione, assimilazione, esclusione e reazione etnica 15 Antonio Carile Nel nome dell’Arte 31 Fabrizio Alfieri Note a margine dei concetti di giustizia e libertà 37 Domenico Campisi Sogni e bisogni di un uomo che unì gli Stati Uniti d’America: Abramo Lincoln 42 Giovanni Greco Esoterismo nell’Essoterismo ed Essoterismo nell’Esoterismo 54 Antonio Panaino Tra moti risorgimentali e mitologia orientale 60 Paolo Delaini Centralità dell’Uomo tra ricerca medica e società civile 70 Alfredo Marinelli Costruire, il segreto del Maestro. Esoterismo ed essoterismo nella tradizione liberomuratoria 93 Gerardo Picardo Renzo Mantero 100 Mario Igor Rossello e Vinicio Serino • SEGNALAZIONI EDITORIALI 103 • RECENSIONI 105 HIRAM2_2013:HIRAM 7-06-2013 11:45 Pagina 1
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  • HIRAM

    Rivista del Grande Oriente dItalian. 2/2013

    EDITORIALE

    Liberi di costruire 5Free to build 10

    Gustavo Raffi

    LAltro e le alternative sociali: integrazione, assimilazione, esclusione e reazioneetnica 15

    Antonio CarileNel nome dellArte

    31Fabrizio Alfieri

    Note a margine dei concetti di giustizia e libert37

    Domenico CampisiSogni e bisogni di un uomo che un gli Stati Uniti dAmerica: Abramo Lincoln

    42Giovanni Greco

    Esoterismo nellEssoterismo ed Essoterismo nellEsoterismo54

    Antonio Panaino

    Tra moti risorgimentali e mitologia orientale60

    Paolo DelainiCentralit dellUomo tra ricerca medica e societ civile 70

    Alfredo MarinelliCostruire, il segreto del Maestro. Esoterismo ed essoterismonella tradizione liberomuratoria 93

    Gerardo PicardoRenzo Mantero 100

    Mario Igor Rossello e Vinicio Serino

    SEGNALAZIONI EDITORIALI 103 RECENSIONI 105

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  • HIRAM viene diffusa su Internet nel sito del G.O.I.:www.grandeoriente.it | [email protected]

    HIRAM 2/2013Direttore: Gustavo RaffiDirettore Scientifico: Antonio PanainoCondirettori: Antonio Panaino, Vinicio SerinoVicedirettore: Francesco LicchielloDirettore Responsabile: Giovanni LaniComitato Direttivo: Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bonvecchio,Gianfranco De Santis

    CCoommiittaattoo SScciieennttiiffiiccooPresidente: Enzio Volli (Univ. Trieste)Giuseppe Abramo (Saggista); Francesco Angioni (Saggista); Corrado Balacco Gabrieli (Univ. Roma La Sapienza); Pietro Battaglini (Univ.Napoli); Pietro F. Bayeli (Univ. Siena); Eugenio Boccardo (Univ. Pop. Torino); Eugenio Bonvicini (Saggista); Giovanni Carli Ballola (Univ.Lecce); Pierluigi Cascioli (Giornalista); Orazio Catarsini (Univ. Messina); Paolo Chiozzi (Univ. Firenze); Augusto Comba (Saggista); Franco Cuomo (Giornalista); Massimo Curini (Univ. Perugia); Marco Cuzzi (Univ. Statale Milano); Eugenio DAmico (LUISS Roma); DomenicoDevoti (Univ. Torino); Ernesto DIppolito (Giurista); Santi Fedele (Univ. Messina); Bernardino Fioravanti (Bibliotecario G.O.I.); Paolo Gastaldi(Univ. Pavia); Santo Giammanco (Univ. Palermo); Vittorio Gnocchini (Archivio G.O.I.); Giovanni Greco (Univ. Bologna); Giovanni Guanti(Conservatorio Musicale Alessandria); Felice Israel (Univ. Genova); Panaiotis Kantzas (Psicoanalista); Giuseppe Lombardo (Univ. Messina); Paolo Lucarelli (Saggista); Pietro Mander (Univ. Napoli LOrientale); Alessandro Meluzzi (Univ. Siena); Claudio Modiano (Univ. Firenze);Giovanni Morandi (Giornalista); Massimo Morigi (Univ. Bologna); Gianfranco Morrone (Univ. Bologna); Moreno Neri (Saggista); MarcoNovarino (Univ. Torino); Mario Olivieri (Univ. per Stranieri Perugia); Massimo Papi (Univ. Firenze); Carlo Paredi (Saggista); Bent Parodi(Giornalista); Claudio Pietroletti (Medico dello Sport); Italo Piva (Univ. Siena); Gianni Puglisi (IULM); Mauro Reginato (Univ. Torino);Giancarlo Rinaldi (Univ. Napoli LOrientale); Carmelo Romeo (Univ. Messina); Claudio Saporetti (Centro Studi Diyala); Alfredo Scanzani(Giornalista); Angelo Scavone (Univ. Bologna); Michele Schiavone (Univ. Genova); Dario Seglie (Politecnico Torino); Giancarlo Seri(Saggista); Nicola Sgr (Musicologo); Giuseppe Spinetti (Psichiatra); Ferdinando Testa (Psicanalista); Gianni Tibaldi (Univ. Padova f.r.);Vittorio Vanni (Saggista)

    CCoollllaabboorraattoorrii eesstteerrnniiLuisella Battaglia (Univ. Genova); Dino Cofrancesco (Univ. Genova); Giuseppe Cogneti (Univ. Siena); Domenico A. Conci (Univ. Siena);Fulvio Conti (Univ. Firenze); Carlo Cresti (Univ. Firenze); Michele C. Del Re (Univ. Camerino); Rosario Esposito (Saggista); Giorgio Galli (Univ.Milano); Umberto Gori (Univ. Firenze); Giorgio Israel (Giornalista); Ida L. Vigni (Saggista); Michele Marsonet (Univ. Genova); Aldo A. Mola(Univ. Milano); Sergio Moravia (Univ. Firenze); Paolo A. Rossi (Univ. Genova); Marina Maymone Siniscalchi (Univ. Roma La Sapienza);Enrica Tedeschi (Univ. Roma La Sapienza)

    CCoorrrriissppoonnddeennttii EEsstteerriiJohn Hamil (Inghilterra); August C.T. Hart (Olanda); Claudio Ionescu (Romania); Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca); Rudolph Pohl(Austria); Orazio Shaub (Svizzera); Wilem Van Der Heen (Olanda); Tamass Vida (Ungheria); Friedrich von Botticher (Germania)

    Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Cecconi, Guido DAndrea, Gonario GuaitiniComitato dei Garanti: Bernardino Fioravanti (Bibliotecario GOI), Antonio Calderisi (Avvocato), Giuseppe Capruzzi, Angelo Scrimieri, Pier Luigi Tenti

    AArrtt DDiirreeccttoorr ee IImmppaaggiinnaazziioonnee: Sara CircassiaSSttaammppaa: E-Print s.r.l., via Empolitana, km. 6.400, Castel Madama (Roma)DDiirreezziioonnee: HIRAM, Grande Oriente dItalia, via San Pancrazio 8, 00152 RomaDDiirreezziioonnee EEddiittoorriiaallee ee RReeddaazziioonnee: HIRAM, via San Gaetanino 18, 48100 RavennaRegistrazione Tribunale di Roma n. 283 del 27/6/1994EEddiittoorree: SSoocc.. EErraassmmoo ss..rr..ll.. PPrreessiiddeennttee MMaauurroo LLaassttrraaiioollii, via San Pancrazio 8, 00152 Roma. C.P. 5096, 00153 Roma OstienseP.I. 01022371007, C.C.I.A.A. 264667/17.09.62SSeerrvviizziioo AAbbbboonnaammeennttii: Spedizione in Abbonamento Postale 50%, Tasse riscosse

    AABBBBOONNAAMMEENNTTIIANNUALE ITALIA: 4 numeri 20,64; un fascicolo 5,16; numero arretrato 10,32ANNUALE ESTERO: 4 numeri 41,30; numero arretrato 13,00La sottoscrizione in ununica soluzione di pi di 500 abbonamenti Italia di 5,94 per ciascun abbonamento annualePer abbonarsi: Bollettino di versamento intestato a Soc. Erasmo s.r.l., C.P. 5096, 00153 Roma Ostiense; c/c postale n. 32121006Spazi pubblicitari: costo di una pagina intera b/n: 500

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  • Nella sommessa convinzione di interpretare i sentimenti di tutti i fratelli dellOrdine, indi-stintamente per anzianit, grado e funzione, delle loro famiglie, nonch di quanti sono stati vi-cini in questi anni allazione etica e sociale svolta dal Grande Oriente dItalia di PalazzoGiustiniani, esprimiamo il pi profondo cordoglio al venerabilissimo Gran Maestro GustavoRaffi per la tragica scomparsa di suo figlio Michele.

    Pur nella contezza dellabisso che tale perdita ha prodotto, del dolore straziante che ci hatolto la parola e lasciati nello sgomento, ci stringiamo tutti insieme intorno a Gustavo ed allasua famiglia, in particolare alla madre di Michele, a suo fratello Filippo ed allo zio Roberto,nonch a tutti i loro pi stretti congiunti, per manifestare anche attraverso le pagine di questoumile foglio lunanime sentimento di fraterna e accorata partecipazione al lutto che li ha colpiticos brutalmente.

    Ci piace ricordare di Michele non solo la sua grande professionalit, ma anche e soprattuttoquel profondo senso di giustizia che lo ha condotto a esercitare la difficile arte forense secondouna profondissima dirittura etica. A tale raro modo di sentire il suo compito e di interpretarela sua vita, ha corrisposto un altrettanto severo impegno accademico, sia come docente universi-tario, sia come storico del Medioevo e della tradizione templare, argomenti sui quali ha lasciatostudi di ragguardevole importanza che certamente resteranno come pietre di paragone per futurericerche.

    Possa questo piccolo gesto di fraterno cordoglio contribuire a consolidare tra chi resta ladolce memoria del compianto Michele, a ricordarlo soprattutto nei suoi giorni migliori, nel suosorriso, con la speranza che la luce al fine torni a vincere sulle tenebre e che, di nuovo, il sole ri-sorga in tutto il suo splendore.

    Possa il nostro Michele riposare in pace e trovare, insieme alla parola di vita che era statasmarrita, quella serenit che gli mancata.

    A Gustavo, messo dinanzi a tale prova straziante, testimoniamo la presenza di una fratel-lanza che condivide anche il dolore, e offriamo la forza di unamicizia che resta salda, anchenelle tempeste peggiori, come gli scogli nel mare.

    La Redazione della Rivista Hiram

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  • In the quiet conviction of interpreting the feelings shared by all the Brethren of the Craft, wi-thout distinction of age, rank and function, of their families, as well as the condolences of all thepeople who have supported the social and ethical actions carried out over the past years by theGrand Orient of Italy (Palazzo Giustiniani), we wish to express our deepest sorrow to themost worshipful Grand Master Gustavo Raffi for the tragic loss of his dear son, Michele.Before the abyss that such an event has brought about, of the heartbreaking sorrow that hasstopped our mouths and filled us with dismay, together we rally around Gustavo and his family,in particular Micheles mother, his brother Filippo and his uncle Roberto, as well as their closerelatives, in order to make clear through these humble pages the unanimous and fraternal sen-timents of sharing in the grief that they have so violently encountered.We would like to recall our Michele not only for his great and brilliant professional competence,for his deep sense of justice, which led him to carry out complex legal activities according to ri-gorous ethical standards. In line with his rare way of feeling his duties and carrying out hislife, Michele developed a corresponding academic involvement as a university professor and as ascholar of the Middle Ages and of the Templar traditions, the latter a subject on which he wroteremarkable works that will endure over time as studies that are surely fundamental for future re-search on the subject.May this humble expression of fraternal sorrow contribute to preserve and increase the sweet me-mory of the late and greatly missed Michele among the relatives and friends who now have to con-tinue without him. We would like to recall him in his best days, with his smile. Together we hopethat the light will shine again, winning over the darkness, and the sun will rise again with itswhole brightness.May our dear Michele rest in peace and find the serenity which he so missed.To Bro. Gustavo, who is facing the most tremendous trial of his life, we submit the living wit-ness of our brotherhood, sharing his distress and offering the strength of a friendship which willendure through the worst tempests, as rocks in the sea.

    The Editorial Staff of Hiram

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  • LLiibbeerrii ddii ccoossttrruuiirreeRReessppoonnssaabbiilliitt,, ppaarrtteecciippaazziioonnee ee rriinnnnoovvaammeennttoo..

    LLeettiiccaa ddeell cciittttaaddiinnoo:: iill ccoorraaggggiioo ddeellllee sscceellttee*

    di GGuussttaavvoo RRaaffffiiGran Maestro del Grande Oriente dItalia

    (Palazzo Giustiniani)

    EDITORIALE

    Autorit presenti,Signore e Signori,Fratelli Carissimi,

    IIIIl tema che abbiamo scelto que-stanno di proporre allattenzione ealla riflessione incentrato sui pro-cessi legati alla costruzione.

    Per noi Liberi Muratori, antichi costrut-tori di cattedrali, la simbologia e la prassicostruttive assumono una importanza cen-trale. I nostri Rituali esaltano lopera ar-chitettonica, il processo di edificazione,secondo una metafora che lega indissolu-bilmente lidea di perfezionamento percos dire edificatorio esterno con quellointeriore, perch pensiamo che non sipossa costruire un Tempio, tanto simbolicoquanto reale, se non attraverso lerezionedi un corrispettivo Tempio interiore, di unforo spirituale pi intimo che a sua voltariesca a sovrintendere ad un percorso di

    crescita condotto allinsegna delletica,della tolleranza e della ricerca di una civilearmonia.

    La costruzione per un Massone ,quindi, innanzitutto, una forma di educa-zione o, pi semplicemente, di auto-edu-cazione alla costruzione etico-morale dis: il Libero Muratore apprende a operareun continuo rinnovamento, un continuoperfezionamento. E per far questo deve ap-prendere ad essere un uomo libero.

    nella libert che luomo diventa sestesso; nella consapevolezza che pu di-ventare cittadino del mondo, non pi suc-cube della realt ma artefice del suodestino.

    E mai come oggi, a nostro avviso, c bi-sogno di uomini liberi.

    Lo vediamo ogni giorno: la societ con-temporanea, particolarmente quella ita-liana, sta attraversando una crisi morale edetica, che colpisce e talora mortifica sia la

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    * Allocuzione del Ven.mo Gran Maestro, Fr. Gustavo Raffi in occasione della Gran Loggia delGrande Oriente dItalia, Rimini, 5-7 aprile 2013.

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  • collettivit sia le soggettivit. Una realtche noi Liberi Muratori non possiamo ac-cettare passivamente: a noi spetta avanzaredelle proposte.

    La Massoneria regolare bene riba-dirlo subito chiaramente - non ha scopi di-rettamente politici, n tantomeno entranellagone della competizione partitica,anzi se ne astiene rigorosamente. Ma pro-prio grazie a questa sua condizione di neu-tralit istituzionale, deve cogliere tuttalopportunit derivante da tale specialeasimmetria; essere cio parte integrante eviva della societ con autorevolezza di giu-dizio, ma senza correre alla ricerca propa-gandistica di consensi elettorali e di faciliriconoscimenti. La nostra diversit deve in-vece risaltare attraverso la continua capa-cit di porre lattenzione su temi centrali,anche quando possano sembrare o peggiorisultare scomodi, di insistere sui temi del-letica e della sfera valoriale, quando altrinon hanno pi n tempo n voglia, n forseinteresse a farlo.

    Il tema della libert di pen siero e di in -tenti rientra tra i minima moralia del di-scorso massonico, al punto che la cer tezzadella libert danimo dei nostri Fratelli stata sin dal secolo decimo-ottavo il prere-quisito indi spen sabile per lam missione al-lOrdine. Il Mas so ne deve essere uomolibero nel suo status e ancor di pi nelle sueconvinzioni, nelle sue scel te, nelle sue de -ci sioni; quindi, cittadino nella pie nezzadella sua responsabilit, mai sud dito supi -na mente schiacciato agli interessi dei di-versi poteri, pronto a ser vire an cor primache gli sia ordinato. Uomini senza libertnon hanno vere responsabilit, sono servi.

    Pi grave per quando a tale libert essihanno rinunciato da soli.

    La nostra Istituzione mira perci ad en -fatizzare il raf for zamento di tutti quei sen-timenti capaci di riscattare lessere umanodallapatia della rassegnazione, dallo scon-solato abbandonarsi alla perdita di fi ducianelle co stellazioni valoriali che hanno fon-dato le moderne societ civili e che oggi,invece, sem brano ripiegarsi su se stesse, inuna sorta di drammatica eclissi del corag-gio ci vico, di crescente disim pegno e sco-ramento generale.

    La frequenza con cui nel mondo pro-fano si cerca di far prevalere la forza a di-scapito della ragione ci spinge non arinchiuderci in noi stessi, quanto a reagirecon la riproposizione di grandi argomentisui quali riteniamo che si stia giocando ilfuturo di una civilt intera.

    Il trinomio che abbiamo proposto: Re-sponsabilit, Partecipazione e Rin no -vamento si lascia declinare in formemolteplici. Alcune fuoriescono dal nostrocampo dazione, altre sono profondamenteintrinseche ad un processo di riflessioneetica e soprattutto spirituale.

    Con una certa sconforto ci tocca con-statare che la Responsabilit sembra pur-troppo la grande assente nel la realt deifatti. Le classi dirigenti, non solo nello sce-nario pubblico, sembrano preferire il mo-dello au to ritario del la deresponsa-bilizzazione, del privilegio fondato suunautolegittimazione che sca turisce daposizioni dominanti e privilegiate rispettoa scenari di profonda sofferenza. Chi or-dina sofferenze, spesso e la realt lo com-prova - non sarebbe capace neanche di

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  • soppor tarne la minima parte. E ci etica-mente inaccettabile. Nelle vecchie scuolemilitari si in segnava che per ordinare aglialtri di pulire le latrine, bisognava averlofatto in precedenza; allo stesso modo, perpoter pretendere da altri il sacrificio su-premo bi so gnerebbe essersi trovati nellacondizione di aver gi ricevuto ordini si-mili. Insomma lesempio e la dedizione sa-rebbero virt essenziali. Al contrario, lafilosofia spicciola dei furbetti i quali pen-sano che basti mandare i pi sfortunatiavanti, per poi passare a raccogliere un do-mani gli onori della vittoria, ma che nelfrattempo hanno gi pronta la via di fugain caso di sconfitta, una palese manife sta-zione di dispotismo e di abuso morale.

    Il potere senza responsabilit marcadi stin tiva della tirannide, non della demo-crazia. Maggiore la quantit di potere,maggiore la responsabilit dinanzi a sestessi, dinanzi agli altri, dinanzi allEsseresupremo, comunque lo denominiate, che figura di riferimento essenziale anche perla Libera Muratoria che lo riassume nellasigla GADU: Grande Architetto dellUni-verso.

    Molti non sanno che nelle fasi emozio-nanti che precedono liniziazione alla Mas -soneria il neofita si vede porre tredomande, che costituiscono il suo unico te -stamento massonico: gli si chiede, infatti,perentoriamente, di specificare quali sianoa suo avviso i propri doveri, in ordine:verso lEssere Supremo, verso se stesso everso lUmanit. Non si tratta di un gio-chino, n di un indovinello. Si desidera, in-vece, saggiare con tali questioni lacoscienza morale di chi si avvicina alla no-stra fratellanza su di un tema rispetto al

    quale tutte le istituzioni civili dovrebbero aloro volta interrogarsi e mettersi allaprova: quello della Responsabilit.

    Per questo, il tema della Responsabilitha costituito un filo rosso distintivo in que-sti anni di rinnovamento vissuti dalla Li-bera Muratoria; un rinnovamento che hari guar dato temi di natura diversa anche setutti legati tra loro. Per fare solo qualcheesempio, sul rapporto uomo-natura: pos-siamo lasciare ai nostri successori unmondo distrutto e violentato, senza pi ri-sorse utilizzabili? Sul rapporto tra etica ci-vile ed etica individuale: quale spaziolasciare alle scelte dei singoli dinanzi al finisvitae? In una societ che affronta la bioe-tica solo in modo strumentale, noi ci siamointerrogati sul dolore e sul rispetto della di-versit delle scelte. E ancora: quale dovereabbiamo nei confronti delleducazione edella formazione delle gio vani ge nerazioniattraverso la tutela e la valorizzazione dellascuola e della ricerca scien tifica? Un Paeseche vede i migliori cervelli in fuga versoaltri Paesi ci preoccupa, perch ci indicedi una morte annunziata per il nostro fu-turo. Cosa faremo quando ci saranno rima-sti i peggiori o i meno coraggiosi? Cosafaremo quando avremo regalato una liteprofessionale, intellettuale e scientifica perperdurare nel familismo, nella arrogantenoncuranza delle eccellenze? Dove an-dremo mai? Il futuro nelle scelte di oggi,nella nostra responsabilit.

    Oggi, ci troviamo nel mezzo di una crisidi proporzioni inedite e di portata globale,non solo economica, ma anche spirituale,destinata ad essere, in prospettiva, benpi dannosa per il futuro della democrazia:la crisi mondiale dellistruzione e della

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  • cultura. Queste le parole usate dalla filo-sofa Martha Nussbaum che prevede tintefosche per il nostro futuro: la modernit,a suo avviso, sta accantonando quei saperiche sono invece indispensabili a mante-nere viva la democrazia; se cos sar, alloraformeremo generazioni di docili mac-chine e non di cittadini: non pi in gradodi pensare autonomamente, di criticarela tradizione e comprendere il significatodelle sofferenze e delle esigenze delle altrepersone. In questa triste realt, il futurodella democrazia appare veramente ap-peso a un filo.

    La Massoneria non ha risposte ma inse-gna a fare domande, a creare uno spazio li-bero in cui voci diverse possanocon fron tarsi, in cui non domini un pen-siero unico, quanto piuttosto lincontro trapen sieri, religioni e filosofie diverse. E perquesto che dalla Re spon sa bi li t sca tu -riscono anche la Partecipazione e il Rinno-vamento: perch il cittadino diventasoggetto prota gonista delle scelte presentie delle conseguenze future.

    Ma la libert di coscienza non un donoche viene dallalto n una cosa che si pucomprare: una conquista. Perch esserecittadini un impegno. La patria di un cit-tadino dove lui suda, piange e ride, dovepena per guadagnarsi la vita, ha scrittoJorge Amado. Non si cittadini sulla cartama in una terra precisa, e lottando per giu-stizia sociale e diritti.

    Libert, per noi Liberi Muratori, fa bi-nomio con Laicit; entrambe sono compo-nenti essenziali di ogni democrazia liberalecostituita da cittadini che aderiscono a unapluralit di concezioni del mondo, nella

    bellezza della differenza e delle proprieidee civili e religiose. Vogliamo contribuire,come costruttori, a delineare un ethos civileche deve trovare il vincolo di una nuovaconvivenza, come incitava Giordano Bruno.

    Il modello della Libera Muratoria pue deve essere un modello di crescita, unostrumento di consapevolezza. E un molti-plicatore, unendo ci che disperso. Equesto il nostro compito, da sempre. IlMaestro dOpera ha un solo amore: co-struire. LLuummaanniitt,, ppeerr nnooii,, iinnffiinniittaa--mmeennttee ee ddeeffiinniittiivvaammeennttee ppii iimmppoorrttaanntteeddeelllleeccoonnoommiiaa.

    Per questo, proprio nelle difficolt delmomento presente, i Liberi Muratori delGrande Oriente dItalia ribadiscono solen-nemente tutto il loro impegno intellet-tuale, morale e materiale per fornire uncontributo che possa servire la societ ci-vile e il nostro Paese. E ci attraverso tuttigli strumenti formativi che con tribuiscanoad accrescere le istanze di maturazione delcittadino, a operare per rin saldare il vin-colo di fedelt alle istituzioni civili, allaCarta Costituzionale ed al Pre sidente dellaRepubblica, come autorit suprema ga-rante dellordine e della democrazia.

    Cos come abbiamo fatto in occasionedella nostra attivissima partecipazione allecelebrazioni per il CentocinquantenariodellUnit dItalia, con iniziative e manife-stazioni di altissimo livello, come ricono-sciutoci anche dalle Istituzioni pubbliche,oggi ci troviamo non solo a ribadire, ma arinsaldare quel patto di fratellanza strettotra gli eroi del Risor gimento, i Padri dellaPatria, e lItalia, che ora vediamo impe-gnata come parte in te grante di una pi

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  • vasta Comunit Europea, ove lidea di Fra-tellanza deve tornare a svettare comemarca distintiva.

    Alla Responsabilit, pertanto, vogliamoaffiancare anche la solidariet, un maggiorsenso di appartenenza comune, minori an-tagonismi nazionalistici e, soprattutto, lun-gimiranza. Le lites che hanno sbagliatopaghino, ma non ci sembra tollerabile cheun popolo intero come quello greco oquello cipriota sia ridotto alla fame. Do-vrebbe essere lidea stessa di Civilt Euro-pea a impedirlo.

    Non saremo noi a proporre ricette, masappiamo che tutti i nostri Fratelli sono at-tivamente impegnati, ciascuno secondo lesue convinzioni e la sua libera coscienza, aportare un contributo di ragionevolezza edi costruzione nelledificazione di una pigiusta casa comune.

    Libert di costruire significa proprioquesto: realizzare una storia comune. Nonsoffiare sulle braci del malinteso ma farestrada allincontro. Una prospettiva chenon si costruisce a colpi di leggi o di prati-che religiose ma con una sensibilit eticache deve essere promossa per avere citta-dini protagonisti e non sudditi, capaci di le-gami di autentica solidariet. Laicit,pluralit ed etica del dialogo sono i pre-supposti per costruire. Quello che dob-biamo cercare, per costruire il futuro, proprio il senso profondo dellesistenza. Enoi Liberi Muratori questo senso possiamotrovarlo nel nostro lavoro, sotto la voltastellata del Tempio massonico. E possiamopertanto proporlo a tutti gli uomini che vo-gliano, come noi, insieme a noi, cercarenuove strade.

    Il cammino massonico un camminoiniziatico, in cui il tema centrale quellodel passaggio simbolico attraverso il buiodella morte verso una nuova luce. Ci do-vrebbe servire ad aprire gli occhi a chi,nella sua immaturit, si crede im mortale eavanza con la cecit intollerante di troppeacritiche sicurezze. La pro vocazione pro-dotta dalla Iniziazione serve ad apprendereil senso profondo della Fratellanza, non perfarne uno strumento di prevaricazione, difavoritismo, ma una risorsa interiore, unaforza morale in pi da spendere quando sipotrebbe vacillare. Dovere massonico quello di contribuire al bene ed al pro-gresso dellUmanit. Non saprei come tro-vare una responsabilit collettiva maggioredi questa. Una re sponsabilit dinanzi allaquale ciascuno di noi ha assunto degli im-pegni verso lEssere Supremo, verso sestesso e lUmanit.

    La storia che noi vogliamo luogo di re-sponsabilit, e spazio di accoglienza. Nonbisogna avere paura: sui confini che sipromuove la ricerca. guardandosi negliocchi che cadono le ombre.

    Lo abbiamo fatto in questi 14 anni diGran Maestranza, continueremo a farlo conlorgoglio di essere uomini liberi e losguardo rivolto verso il futuro.

    Questa la nostra storia, questa lazione che porteremo avanti, nel Tempioe nellagor. Lo faremo con i labari e i libri,i convegni e i giovani che bussano nume-rosi alle nostre Logge. Lo faremo con intel-ligenza e passione, guardando con fiduciaal domani e continuando a pensare, a vo-lare alto e a costruire. La nostra storia lascegliamo noi.

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  • FFrreeee ttoo bbuuiillddRReessppoonnssiibbiilliittyy,, ppaarrttiicciippaattiioonn,, aanndd rreenneewwaall..

    CCiittiizzeennss eetthhooss:: tthhee ccoouurraaggee ttoo cchhoooossee

    by GGuussttaavvoo RRaaffffiiGrand Master of the Grande Oriente dItalia

    (Palazzo Giustiniani)

    EDITORIALE

    Distinguished Authorities,Ladies and Gentlemen,Dearest Brethren,

    TTTThe topic we chose for reflectionthis year focuses on the processesrelated to building. To us, as Freemasons, ancient builders

    of cathedrals, the symbols and practiceslinked with building have a central role.Our Rituals glorify architectural works, thebuilding process, according to a metaphorthat inextricably links the idea of externaland internal improvement, that is uplift-ing. Indeed, we believe that it is impossi-ble to build a Temple - whether symbolicor real if a corresponding internal Templeis not constructed a spiritual forumthat is more intimate and at the same timeable to monitor a path of growth that iscovered bearing in mind ethos, tolerance

    and a search for civil harmony. Therefore, to a Freemason, building is

    first of all a form of education or, putmore simply, self-education to the ethi-cal-moral building of the self : theFreemason learns to carry out a constantrenewal, a constant improvement. And todo so, the Freemason must learn to be afree man.

    It is in freedom that one becomes one-self; it is in the awareness that he may be-come a citizen of the world, no longersubject to the reality, but a maker of onesown destiny.

    In our opinion, today free men areneeded more than ever.

    We see it every day; contemporary soci-ety, and the Italian society in particular, is ex-periencing a moral and ethical crisis, whichhits and at times humiliates both the com-munities and the individuals. A reality that

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    * Address of the Most Worshipful Grand Master BroGustavo Raffi in the occasion of theGrand Lodge of the Grande Oriente dItalia, Rimini, 5th -7th April 2013

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  • we, as Freemasons, cannot accept passively we are in charge of making proposals.

    The regular Freemasonry Id like tostate it clearly and immediately does nothave direct political aims, nor does it takepart in the competition between politicalparties. In fact, it refrains rigorously fromengaging in political competition. Yet,thanks to its neutrality vis--vis the institu-tions, the Freemasonry must grasp any op-portunity originating from such a specialasymmetry; being an integral and living partof society, authoritative enough to judge, yetavoiding a propagandistic search for elec-toral consensus and easy appreciations.

    Our diversity must instead be enhancedthrough the constant ability to focus onkey issues, even though they may seem orbe uncomfortable (even worse), to insist onissue related to ethos and values, whenothers have no longer the time, the will-ingness, or maybe the interest, in doing so.

    The issue of freedom of thought and in-tents is included in the minima moralia ofthe Masonic discourse, so much so that thecertainty about our Brethrens freedom ofspirit has been, since the 18th century, theessential precondition to be admitted tothe Order. The Freemason must be a freeman as a human status, and even more inhis beliefs, choices, and decisions; there-fore, a citizen at the height of his responsi-bility; he is never a subject, a slave to thewill of the various powers, ready to serveeven before receiving an order. A manwithout freedom has no real responsibili-ties, he is a mere servant. Even worse is thecase in which men have decided to relin-quish freedom.

    Our institution aims therefore at em-phasizing the strengthening of all the feel-ings able to redeem the human beings fromthe apathy of submission, from the deso-late decision to accept a loss of trust in thegamut of values on which the modern civilsocieties were founded. Today, such soci-eties seem instead to turn in upon them-selves, in a sort of dramatic eclipse of civiccourage, of growing disengagement andgeneral despondency.

    The frequency with which - in the pro-fane world attempts are being made tohave strength prevail over reason spurs usnot to turn in upon ourselves, but react byputting forward the key issues that we be-lieve are at stake for the future of an entirecivilization.

    The trio that we proposed - Responsi-bility, Participation, and Renewal may bedeveloped in multiple forms. Some of themare out of our scope, whereas others aredeeply rooted in the process of reflection,ethical and above all spiritual.

    With a fit of despondency we are forcedto realize that unfortunately - Responsi-bility seems to be absent in our current sit-uation. The ruling classes, not only in thepublic scenario, seem to prefer the dicta-torial model based on the unwillingness toassume responsibilities, on privilegesbased on self-legitimization emerging fromdominant and privileged positions as op-posed to situations of profound suffering.As the reality shows, those who order sac-rifices and sufferings, would not be able tobear even a minimum amount of those suf-ferings and sacrifices. And this is ethicallyunacceptable. In the old military schools,

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  • conscripts were taught that to be able toorder other people to clean the lavatories,one should have previously performed thesame task. Similarly, in order to ask otherpeople to make sacrifices, one should haveexperienced the same situation, beingasked to make sacrifices. At the end of theday, setting an example and ensuring de-votion are essential virtues. On the con-trary, the banal philosophy of the so-calledcunning fellows, who think it is sufficientto hide behind the most disadvantaged, soas to be awarded the honour of victorylater on, and having a way out ready in caseof failure, is an evident expression of des-potism and moral abuse.

    Power without Responsibility is thehallmark of tyranny, not of democracy. Thegreatest the power, the greatest the re-sponsibility before oneself, before the oth-ers, before the Supreme Being - whateverhis name - who is also a key reference forthe Freemasonry we call him by theacronym G\A\O\T\U\ - Grand ArchitectOf The Universe.

    Many people do not know that in theexciting stages before Initiation to Freema-sonry, the neophyte is asked three ques-tions, which mark his only MasonicTestament: he is asked imperatively tospecify, in his view, what his duties are, vis--vis the Supreme Being, himself, andMankind, in this precise order. This is nogame or riddle.

    The aim of such questions is to test themoral conscience of those who approachour Brotherhood, regarding Responsibility,an issue that should be considered by allcivil institutions, which ought to be testedon such an important topic.

    For this reason, the issue of Responsi-bility has been a distinctive fil rouge overthe last years, marked by a renewal ofFreemasonry; a renewal that concerneddifferent but interlinked issues. Just tomake some examples, concerning the rela-tionship between man and nature; can weleave to our successors a destroyed, vio-lated world, without usable resources?Concerning the relationship between civiland individual ethos; which room shouldthere be for individual choices vis--vis thefinis vitae (the end of life)? In a society thattackles bioethics only in an instrumentalway, we reflected on pain and on the re-spect for the diversity of choices. Anotherexample: what is our duty when it comesto the education of young generationsthrough the protection and the enhance-ment of school and scientific research? Weare very much concerned about a countrythat witnesses a constant brain drain, be-cause this means an announced death forour future. What shall we do once we areleft with the worst or least courageous peo-ple? What shall we do once we have givenaway a professional, intellectual, and sci-entific lite, to continue fostering familismand the arrogant negligence towards ex-cellence? Where shall we ever go? Our fu-ture lies in the choices that we make today,in our Responsibility.

    Today, we are in the middle of a globalcrisis of unprecedented proportions, notonly in economic, but also in spiritualterms. Such a crisis is bound to be ac-cording to the outlook far more harmfulfor the future of democracy: it is the worldcrisis affecting education and culture.These are the words used by the philoso-

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  • pher Martha Nussbaum, who envisages adull future for us. According to thisphilosopher, modernity is setting aside allthe know-how that is essential to keepdemocracy alive; if this situation persists,we will create generations of docile ma-chines, not citizens. People will no longerbe able to think for themselves, to criti-cize tradition and understand the meaningof other peoples sufferings and needs. Inthis sad reality, the future of democracy re-ally seems to be hanging by a single thread.

    Freemasonry has no answers, but itteaches to ask questions, to create a freespace in which different voices may becompared, in which there is no predomi-nance of a single thought, but rather a con-fluence of different thoughts, religions,and philosophies. This is why Participationand Renewal originate from Responsibility,because citizens become the key players incurrent choices and future consequences.

    However, freedom of conscience is nota gift coming from above, nor is it a thingthat can be purchased; it is a conquest. Be-cause being a citizen is an engagement. Acitizens country is the place where hesweats, cries and laughs, a place where hestrives to earn a living, Jorge Amadowrote. Nobody is a citizen in theory, but ina certain land, and real citizens fight for so-cial justice and rights.

    Freedom, to us as Freemasons, goeshand in hand with Laity; both are essentialcomponents of every liberal democracy es-tablished by citizens who participate inmultiple conceptions of the world, in thebeauty of difference and their civil and re-ligious ideas. We want to contribute, asbuilders, to outline a civil ethos that must

    find the bond of a new coexistence, asGiordano Bruno exhorted.

    The Freemasonry model can and mustbe a model of growth, a tool for raisingawareness. And a multiplier, by unitingwhat is dispersed. This is, and has alwaysbeen, our task. The Master of Work onlyhas one love: building. MMaannkkiinndd,, ttoo uuss,, iissiinnffiinniitteellyy aanndd ddeeffiinniitteellyy mmoorree iimmppoorrttaanntttthhaann tthhee eeccoonnoommyy..

    For this reason, right in this very diffi-cult moment, the Freemasons of the GrandOrient of Italy solemnly reiterate their fullintellectual, moral and material engage-ment to provide a contribution that may beuseful for civil society and our Country.And all this through all the educational in-struments that contribute to foster theneeds of citizens to become ripe, to workso as to strengthen the bond of loyalty vis--vis civil institutions, the Constitution,and the President of the Republic, as thesupreme authority guaranteeing order anddemocracy.

    As we did on the occasion of our activeparticipation in the celebrations for the150th Anniversary of the Unification ofItaly, with top-level initiatives and events as acknowledged by public institutions today, not only do we reiterate, but we alsostrengthen, the pact of Brotherhood be-tween the heroes of the Italian Risorgi-mento the Fathers of our Country andItaly. Today Italy is engaged as an integralpart of a wider European Community,where the idea of Brotherhood must onceagain be a distinctive element.

    Along with Responsibility, therefore, wealso want to stress the concept of solidar-ity, a greater sense of common belonging,

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  • less nationalistic antagonism, and aboveall, far-sightedness. The lites who mademistakes are called upon to pay for theirwrong-doings, but it does not seem toler-able to us that a whole people - such asthe Greeks and the Cypriots are nowforced to live with hunger. The very ideaof European Civilization should preventsuch situations.

    We are not going to propose recipes, butwe know that all our Brethren are activelycommitted each one according to his ownbeliefs and his free conscience to bring-ing their contribution based on reason-ableness and willingness to build, in theconstruction of a fairer common home.

    Freedom to build means exactly this:accomplishing a common history. Notblowing on the embers of misunderstand-ing, but rather paving the way for conver-gence. A prospect which is not built withlaws or religious practices, but with an eth-ical sensitivity that must be promoted, ifwe are to have citizens who are key play-ers and not subjects, citizens able to estab-lish real ties of solidarity. Laity, pluralism,and the ethics of dialogue are the precon-ditions to build something. What weshould search, in order to build our future,is the profound sense of life. And we, asFreemasons, may find this sense in ourwork, under the starry vault of the MasonicTemple. Thus, we can make such a proposalto all the men who like us and with us -are willing to look for new pathways.

    The Masonic pathway is initiatory, andits core element is the symbolic passagethrough the darkness of death towards a

    new light. This should open the eyes ofthose who, in their immaturity, believethey are immortal and move forward withthe intolerant blindness of those who havetoo many uncritical certainties. The provo-cation originated in the Initiation is usefulto learn the profound sense of Brother-hood, with the aim not to turn it into ameans for abuse of power, favoritism, butinto an inner resource, an extra moralstrength to use in difficult times, when onecould falter. A Freemason has the duty tocontribute to the well-being and progressof Mankind. I would not be able to find agreater collective Responsibility than this.A Responsibility before which each of ushas committed himself vis--vis theSupreme Being, himself and Mankind.

    The history that we want is a place ofResponsibility, with room for acceptance.We must not be afraid; the search is bestfostered along the borders. Shadows fallwhen one looks into the eyes of the others.

    This is what has been done in the last 14years of work as Grand Master, this is whatwill be done in the future, taking pride be-cause we are free men, and we look to-wards the future.

    This is our history, this is the action thatwe shall bring forward, in the Temple andin the agora. We shall do it with labara andbooks, the meetings and the many youngpeople knocking on our doors. We shall doit with intelligence and passion, lookingwith confidence to the future, and contin-uing to think, to fly high and to build.

    We choose our own history.

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  • LLAAllttrroo ee llee aalltteerrnnaattiivvee ssoocciiaallii:: iinntteeggrraazziioonnee,, aassssiimmiillaazziioonnee,, eesscclluussiioonnee ee rreeaazziioonnee eettnniiccaa1

    di AAnnttoonniioo CCaarriilleeUniversit di Bologna

    This Herculean editorial enterprise (77 scholars debate the problem in a diachronicperspective) is a great achievement of the Rumanian University thanks to EdituraMuzeului Tarii Crisurilor. But at the same time it is a kind of cultural monument thatwe owe to Gianfranco Giraudo, and to the Rumanian Institute of Culture andHumanist Research (Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica) in Venice,thanks to their directors (professor Pop in later years and now professor Dinu),scholars and members of the staff (dr. Ciure Cret, dr. Nosilia). Venice is a true centerof international research thanks to its libraries and archives but thanks also to thepresence and activity of the Mechirarists Island, of the Hellenic Institute of Byzantineand Post-byzantine Studies, (the Armenian community and the Hellenic one areactive in Venice from the XV century), of the German Institute and of the RumanianInstitute, with their young scholarship holders, who anchor to Europe the ItalianCultural Heritage and live a fruitful experiment of cohexistence among others. Oneof the lessons that we can receive from these Acts is the subjection of the smallerstates in every time to the huge imperial makings, so that these Acts enter inside thedebate of empire in the todays political culture: the conflicts among the othersdeserve perfectly the interests of the empires.

    GGGGianfranco Giraudo studioso be-nemerito2 anche per la pluride-cennale sua opera volta alla integrazione degli studiosi romeni nel pa-norama accademico italiano ed europeo, eper essere stato ed essere fautore dellIsti-1 Presentazione degli Atti del Congresso Internazionale di Venezia, 23-25 novembre 2006,Universit di Ca Foscari, Integrazione, assimilazione, esclusione e reazione etnica, a cura di A. PAVAN e G.GIRAUDO. Postfazione di G. GIRAUDO, I - IV, Editura Muzeului Tarii Crisurilor, Oradea, 2012, I, pp.CCLIX-289; II, pp. 415; III, pp. 451; IV, pp. 332.2 Si veda la miscellanea Multa et Varia. Studi offerti a Maria Marcella Ferraccioli e Gianfranco Gi-raudo, a cura di FLORINA CRET CIURE, VIVIANA NOSILIA, ADRIANO PAVAN, I-II, Milano 2012, per valutare loperascientifica del Giraudo, iniziatore fra laltro degli studi su Vlad Dracul nellUniversit Italiana.

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  • 3 Il 30 aprile del 311 Galerio aveva emesso un editto, conservato in latino nel De mortibuspersecutorum di Lattanzio (Laktanz, De mortibus persecutorum, Die Todesarten der Vervolger, LateinischDeutsch, bersetzt und eingeleitet von A. Stdele, Turnhout 2003, 34, 1-4, pp. 180-182, Fontes Chri-stiani 43) e in greco nella Historia ecclesiastica di Eusebio (260-339) di Cesarea di Palestina (Eusebius,Historia Ecclesiastica, VIII, 17, 3-10), in cui, dopo aver motivato le finalit della Tetrarchia in camporeligioso, conferma il fallimento della grande persecuzione del 303. Molti cristiani sono stati sot-toposti a giudizio (multi periculo subiugati), molti sono stati uccisi (multi etiam deturbati), ma i pisono stati irriducibili. Si creata perci una situazione abnorme. Da un lato hanno rifiutato di ren-dere onore agli dei, dallaltro non hanno potuto rendere onore al loro dio, deus christianorum. Per-ci leditto proclama la concessione della indulgentia estesa a tutti i cristiani: si tratta dunque diuna concessione dellautorit politica che da sempre legava politico e civile nelle societ antiche,ma forse non solo in quelle. Lindulgentia, la tolleranza disposta a patto che ne quid contra discipli-nam agant, non compiano atti contro lordine stabilito, divenendo religio licita a patto che preghinoper la salute degli imperatori, della res publica e di loro stessi, in modo che la res publica permangaprospera et incolumis.

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    che le idee non si combattono assassi-nando le persone3.

    Giraudo ha ideato e voluto questo com-plesso congresso internazionale che af-fronta in maniera diacronica il temaattuale della integrazione/esclusione, tol-leranza/intolleranza.

    Il tema del Congresso Internazionale(2006), emblematicamente espresso in tre-dici lingue, (I, VII-XXXII) risponde alla sfidadella societ che si dice globale, secondolimmaginario giornalisticamente propa-lato, societ che sembra in realt unasomma discordante di circoscritte realtlocali, nazionali o regionali, siano sotto ilprofilo etnico compatte o composite, matenacemente abbarbicate al consolida-mento e alla difesa della propria autarchiaculturale, economica e politica. Storia ecultura sembrano talora utilizzate comeparavento di uno stile di operativit uni-forme sotto ogni cielo e nei tempi normal-

    tuto Romeno di Cultura e Ricerca Umani-stica, seminario di giovani studiosi romeni,che la Romania ha aperto a Venezia, a Pa-lazzo Correr nel Campo Santa Fosca. Il pa-lazzo sorge proprio di fronte alla statua difra Paolo Sarpi, onorato nel luogo in cui fupugnalato il 5 ottobre 1607 per disposi-zione della Curia Romana, un attentatoche lo ridusse in fin di vita ma cui soprav-visse continuando la sua opera di pole-mista anticuriale. Palazzo Correr era statoun acquisto voluto dal grande storico ro-meno Nicolae Iorga, studioso anche didocumenti veneziani che fu assassinatodalla Guardia di Ferro il 28 novembre 1940,per la sua attivit nel processo contro ildittatore Codreanu. Il paradigma della li-bert di pensiero e del coraggio nellazionepolitica remunerati con le aggressioni per-sonali varca i secoli e le societ: sembrapertenere alla natura umana, anche sepersino limperatore Galerio aveva capito

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  • 4 La analisi di L. CANETTI, Dal Nuovo Mondo alla riconquista del passato, in Bizantinistica. Ri-vista di Studi Bizantini e Slavi, 8(2006), pp. 349-362 ripercorre lucidamente la attuale sensibilitper le distruzioni culturali e la incomunicabilit fra civilt individuate che hanno caratterizzato laappropriazione occidentale del Nuovo Mondo, con buona pace del politically correct sulla coe-sistenza dei diversi.5 E.T. HALL, La dimensione nascosta. Il significato delle distanze tra i soggetti umani, Introduzionedi U. Eco, tr. it., Milano 1968, IV ed. 1976, ed. or. 1966, pp. 143-162.6 T. HENTSCH, LOrient imaginaire. La vision politique occidentale de lEst mditerranen, Paris 1988,p. 218 ss. riferito alle preoccupazioni politiche occidentali anteriori al 1992. Si veda anche Lorien-talisme, les orientalistes et lEmpire ottoman de la fin du XVIIIe la fin du XXe sicle. Actes du colloque in-ternational (Palais de lInstitut de France, 12 et 13 fvrier 2010), S. BASCH, N. SENI, P. CHUVIN, M. ESPAGNEet J. LECLANT diteurs, Paris 2011, pp. 334, XLVII pl. photo dont 23 en couleurs. Di significativo inte-resse culturale in senso colonialistico limmagine dellestremo Oriente in E. VON HESSE WARTEGG,Cina e Giappone. Il Celeste Impero e lImpero del Sol Nascente, versione e riduzione con note originaliper il capitano MANFREDO CAMPERIO, con 168 illustrazioni, 72 tavole colorate e facsimili, 1 carta dei pos-sedimenti delle zone dinfluenza e delle strade ferrate concesse e progettate nellAsia Orientale, Mi-lano 1900, pp. XIV-535.7 CHARITON, Le roman de Chairas et Callirho, texte tabli et traduit par G. MOLINI, Paris 1979,V, 1, p. 131-132 e VII, 6, pp. 168 ss. Cfr. Anche le traduzioni in italiano CARITONE DI AFRODISIA, Il romanzodi Calliroe, introduzione, traduzione e note di R. RONCALI, Milano 1996. CARITONE DI AFRODISIA, Storia diCherea e Calliroe, a cura di G. ANIBALDI, in Storie davventura antiche. Cherea e Calliroe, Storie etiopiche, Me-tamorfosi, Bari 1987, libro V, 1, pp.81-82. Il romanzo fu amato dalla societ grecofona per tutto ilMedioevo: basti dire che la famosa esclamazione di Teodora nel 535, decisa a morire a palazzo piut-tosto che fuggire davanti ai rivoltosi, La porpora un bel sudario, in realt citazione di un per-

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    livello di ricerca e di didattica: una semi-nagione che modeller il futuro.

    Il cosiddetto Oriente contraddittoriaespressione geografica ch lOriente, seperseguito fino in fondo, diventa Occidente da sempre il partito ideologico della as-similazione e della esclusione nella culturaoccidentale, salve le dilettazioni dellLOri-ent imaginaire. La vision politique occidentalede lEst mditerranen di Hentsch6, nella vi-sione esotica dellOriente. Lesotismo ori-entale una costante delle cultureoccidentali che corre dal romanzo greco diCaritone di Afrodisia (III secolo d. C.)7, al ro-

    mente conoscibili, cio gli ultimi 10.000anni, e comunque a salvaguardia della stra-tificazione acquisita e del ruolo dei ceti checontano4. Daltra parte gli studi sulla pros-semica e le distanze fra uomini, gruppiumani e circoli sociali anche in spazi rela-tivamente ristretti un elemento di analisidella psicologia sociale5.

    La tematica del Congresso rende onorealla funzione civile che il Centro Interdi-partimentale di Studi Balcanici dellUni-versit di Ca Foscari di Venezia (CISB) elAssociazione Italiana di Studi sullAsiaCentrale ed il Caucaso (ASIAC) svolgono a

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  • sonaggio di Caritone. A. CARILE, La talassocrazia bizantina VI-VIII sec., in S. LORUSSO, La tutela e valoriz-zazione dei manufatti di interesse storico in archeologia navale, con la collaborazione di M.T. GENTILE, A.NATALI, F. PRESTILEO, scritti di E. ACQUARO, P. BASCIANO, A. CARILE, S. MEDAS, C. MOCCHEGGIANI, A. PANAINO, F.TORRE, S. TUSA, Bologna 2004, pp. 236-252. E capitolo I in A. CARILE, S. COSENTINO, Storia della MarineriaBizantina, Bologna 2004, pp. 182 (Carile), 183-306 (Cosentino).8 Il romanzo di Alessandro, I, A cura di R. STONEMAN, traduzione di TR. GARGIULO, Trebaseleghe,2007, Fondazione Lorenzo Valla. Sul romanzo di Alessandro cfr. G. ORLANDI, Temi e correnti nelle leg-gende di viaggio dellOccidente alto-medievale, in XXIX Settimana di studio del Centro Italiano di StudisullAlto Medioevo, Popoli e paesi nella cultura altomedievale, II, Spoleto 1983, pp. 528 n. 12, 529 n. 15e nella sua lunga diacronia dal IV al X secolo almeno, il Romanzo di Alessandro dello Pseudo-Calli-stene ci fornisce laltro tocco dellimmaginario caucasico, peraltro connesso alla letteratura greca,latina e araba, come baluardo contro i popoli della steppa, i popoli di Gog e Magog. Diversit sim-boleggiata da un repertorio geografico di mostri e miti che approdano nella tradizione del romanzodi Alessandro dalle pi antiche tradizioni letterarie del mondo egiziano e del mondo iranico, se-condo la geografia reale dei tramiti culturali: dalle Amazzoni ai palazzi regali mobili trascinati daelefanti, da unicorni smisurati a uomini dal muso di cane a uccelli con faccia umana e a centaurigiganti (A.P. KAZHDAN, A.W. EPSTEIN, Change in byzantine Culture in the Eleventh and Twelfth Centuries,Berkeley-Los Angeles-London 1985, p. 168).9 Una delle varianti del nome del faraone Sesostri (in medio egiziano Senwosre) cfr. G. GAG-GERO, Considerazioni sulla leggenda di Sesostri nella tradizione greco-romana, in Serta Historica Antiqua,Roma 1986, pp. 1-19, cfr. n. 1 p. 1.10 Black Athena: the afroasiatic Roots of classical Civilization, London 1987 di M. BERNAL, ora in tra-duzione italiana (Parma 1994), II, Documenti e testimonianze archeologiche, 1, p. 338.11 cfr. E. BRESCIANI, Letteratura e poesia dellantico Egitto, Torino 1969 - II ed. 1990 -, pp. 642, 673.12 A. CARILE, Giovanni di Nikious cronista bizantino-copto del VII secolo, in Felix Ravenna, 121-122(1981), pp. 36-88, anticipazione di Giovanni di Nikius, cronista bizantino-copto del VII secolo, in Byzance,Hommage A.N. Stratos Byzantium Tribute to Andrea N. Stratos, II, Athens 1986, pp. 353-398.

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    tura egiziana ed ellenistica che tanto spazioaveva trovato nellattenzione allEgitto fa-raonico nella cultura bizantina11 a partireda Giovanni di Nikious12. Il mito di Alessan-dro percorre la storia dellimpero bizantinoin sintonia con la politica verso la Persia everso il Caucaso; non a caso la demonizza-zione del mito di Alessandro secondo loGnoli caratterizz i Sassanidi, a differenzadei Parti e dellIran islamico, in cosciente

    manzo di Alessandro8, vero spartiacquedellimmaginario classico e medievale. IlRomanzo di Alessandro sembra peraltro tro-vare il suo antefatto nellegiziano Romanzodi Sesonchosis9 di et tolemaica10 e nei rac-conti del Ciclo di Petubasti, (si veda ad esem-pio lavventura dellesercito egiziano nelpaese delle Amazzoni), risalenti forse alregno di Tolemeo II Filadelfo. Cio siamoprobabilmente di fronte allesito della cul-

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  • 13 A. CARILE, Materiali di storia bizantina, Bologna 1994, cap. III, p. 53; GH. GNOLI, The Idea of Iran.An Essay on its Origin, Roma, Serie Orientale Roma LXII, 1989, pp. 175, 178.14 Si veda lintervento di Ashtor alla lezione di Manselli, in R. MANSELLI, I popoli immaginari: Goge Magog, in XXIX Settimana di studio del Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, Popoli e paesinella cultura altomedievale, II, Spoleto 1983, pp. 489-497, p. 521.15 H.J. BERGMEISTER, Die Historia de preliis Alexandri Magni, in Beitrge zur klassischen Philolo-gie, LXV, 1975.16 MANSELLI, art. cit., p. 498. R. MERKELBACH, Die Quellen des griechischen Alexanderroman, Zetemata9, Mnchen 1954 (datazione discutibile secondo L. CRACCO RUGGINI, Il negro buono e il negro malvagionel mondo classico, in Conoscenze etniche e rapporti di convivenza nellantichit, a cura di M. SORDI, Contri-buti dellIstituto di Storia Antica, VI, Milano 1979, p. 110 n. 11. G. CARY, The Medieval Alexander, Cam-bridge 1954; D.J. ROSS, Alexander Historiatus. A Guide to Medieval Illustrated Alexander Literature, London1963). Cfr. anche D. BRAUND, Georgia in Antiquity. A History of Colchis and Transcaucasian Iberia 550 BC-AD 562, Oxford 1994, pp. 12-13 (Amazzoni) e pp. 12, 225 (il mito di Alessandro).17 A. VON DEN BRINCKEN, Presbyter Johannes. Dominus Dominantium ein Wunsch-Weltbild des 12.Jahrhundert, in Ornamenta Ecclesiae. Kunst und Kunstler der Romanik, I, Katalog zur Ausstellung desSchnuetgen-Museum in der Josef-Haubrich-Kunsthalle, Herausgegeben von A. LEGNER, Koln 1985,A. CARILE, Roma e Romania dagli Isaurici ai Comneni, in XXXIV Settimana del Centro Italiano di StudisullAlto Medioevo, Bisanzio e lItalia nellAlto Medioevo, Spoleto 1988, pp. 531-582, cfr. pp. 551-552.

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    scritto del romanzo di Alessandro dellopseudo-Callistene e lo tradusse come Histo-ria de preliis avviando una tradizione di rie-laborazioni in latino15. Si venne, cos,formando la convinzione che AlessandroMagno avesse creato uno sbarramento frai popoli Cis- e Transcaucasici secondo unageografia apocalittica che arabi e bizantini,conoscitori del Caucaso, tendono a far ar-retrare verso nord o verso oriente16. Leso-tismo orientale prospera nella culturaeuropea fino alla proiezione immaginariadel prete Gianni17, in regioni di incredibiliricchezze materiali e spirituali, la cui geo-grafia poggiava sulla fioritura nellimmagi-nario medievale del Paradiso sito adOriente, concretamente raggiungibile,quale mostravano i racconti della Vita di sanMaccario Romano e la Leggenda del viaggio dei

    antitesi politica e culturale con il mondogreco-romano come si presentava nellaforma dellimpero romano con capitalenella Nuova Roma e fu riflesso della elabo-razione politica religiosa ed etnica dellaidea di Iran nella prima met del III secolocome elemento portante della ideologiasassanide, la invenzione della tradizionedellrnahr, limpero ario e mazdeo cheavrebbe avuto radici nella remota anti-chit13. Ibn Fadlan, che il Caucaso aveva ef-fettivamente attraversato per giungere aBolgar la capitale del regno bulgaro delVolga nel 921, si trover costretto a far ar-retrare geograficamente gli apocalitticiGog e Magog alle sponde del Baltico14. Lar-ciprete Leone, inviato nel 946 a Costanti-nopoli come ambasciatore del ducabizantino di Napoli, vi acquist un mano-

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  • 18 Si veda I viaggiatori del Paradiso. Mistici, visionari, sognatori alla ricerca dellAldil prima di Dante,a cura di G. TARDIOLA, Firenze 1993, pp. 53-77 (Vita di san Maccario romano), 79-101 (Leggenda del viag-gio dei tre santi monaci al Paradiso terrestre).19 Ibidem, pp. 103-169. 20 GUGLIELMO DI RUBRUCK, Viaggio in Mongolia, a cura di P. CHIESA, Borgaro Torinese 2011, Fonda-zione Lorenzo Valla, cfr. pp. xvi-xxxv.21 A. CARILE, Dante e Bisanzio, in LAlighieri. Rassegna bibliografica dantesca, n.s., 10 (1997),Ravenna 1998, pp. 23-42 ristampato in Dante e Bisanzio, in Studi Medievali, 40 (1999), pp. 535-558.Il movimento di riappropriazione del greco classico come lingua di cultura, tramite della filosofiae della letteratura antica, ha una lunga storia che passa dallalta cultura della Italia meridionalegrecanica, alla tensione missionaria dei francescani e dei domenicani, che fanno reintrodurre nelleuniversit europee linsegnamento dellebraico, del greco e delle lingue orientali, in primo luogolarabo, grazie alla appassionata opera di propaganda di Raimondo Lullo, culminata nelle deliberedei concili di Lione del 1274 e di Vienne del 1312. Cfr. ora RAIMONDO LULLO, Libro del Gentile e dei tre Savi,a cura di SARA MUZZI e ANNA BAGGIANI, Edizioni Paoline, Milano, 2012, pagg. 350. S. MUZZI, Per conoscereRaimondo Lullo, Assisi 2006. S. MUZZI, I francescani e le religioni : il pensiero di Raimondo Lullo, in ItaliaFrancescana, 87,2 (2012), Pontificia Universit Antonianum, Roma, Istituto Francescano di spiri-tualit, Assisi, i Francescani e le religioni, Atti della Cattedra di spiritualit e dialogo interreligiosoMons. Luigi Padovese, a.a. 2011-2012, Roma 2012, pp.75-96.22 A. CARILE, Bisanzio e lEuropa, prolusione alla inaugurazione della.a. 2004/2005 della Uni-versit di Bologna, Bologna 2005, pp. 36, cfr. n. 4323 J. RICHARD, La papaut et les missions dOrient au Moyen Age (XIIIe - XVe sicle), deuxime ditionaugmente dune postface, XXXIV-332, Rome 1977-1998, collection de lEcole Franaise de Rome,n. 33; G.A. BEZZOLA, Die Mongolen in abendlndischer Sicht (1220-1270). Ein Beitrag zur Frage der Vlkerbe-gegnungen, Bern und Mnchen 1974.

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    lingue di alta cultura orientali, greco,arabo, ebraico22, sia dalla politica filo-mongola in chiave antiturca del papatonel XIV secolo, fenomeni elegantementestudiati da Richard e da Bezzola23.

    Progetti di conversione degli orientalial cristianesimo e di alleanze in chiaveantiturca che muovevano da una visioneottimistica dellOriente, fondata sullim-maginario medievale del Paradiso sito adOriente, quale mostravano i racconti dellaVita di san Macario Romano e la Leggenda delviaggio di tre santi monaci al Paradiso terre-stre.

    tre santi monaci al Paradiso terrestre, testipi volte elaborati fra XIII e XIV secolo18,ma soprattutto il diffusissimo testo irlan-dese del IX-X secolo La navigazione di sanBrandano19, elaborazioni immaginarie chesembra difficile disgiungere sia dai mo-venti politici e religiosi dei missionarifrancescani del XIII secolo20, sia dalloperadi proselitismo orientale del poligrafofrancescano Raimondo Lullo (1232/3-1315/1316), con il suo utopistico romanzoBlanquerna, composto a Montpellier fra il1283 e il 128621, e i suoi progetti di appro-priazione a scopo di proselitismo delle

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  • 24 C. GLLNER, Turcica. Die europischen Trkendrcke des XVI. Jahrhunderts, I, MDI-MDL, Bucure-sti-Berlin 1961; II, MDLI-MDC, Bucuresti-Baden-Baden 1968, Bibliotheca Bibliographica Aureliana,XXIII; III, Die Trkenfrage in der ffentlichen Meinung Europas in 16. Jahrhundert, Bucuresti-Baden-Baden1978, Bibliotheca Bibliographica Aureliana, LXX. C. GLLNER, Legenden von der skytischen, trojani-schen und kaukasischen Abstammung der Trken im 15. Und 16. Jahrhundert, in Revue des tudes sud-est europennes, 15(1977), n. 1, pp. 49-61. Cfr. anche A. CARILE, La Turchia cristiana nella storiografiadel XVII-XVIII secolo, in XVI, Turchia: la Chiesa e la sua storia, VII Simposio di Tarso su s. Paolo Apostolo,a cura di L. PADOVESE, Roma 2002, pp. 307-315.25 M. AYMARD, Byzance aprs Byzance. Byzance hors de Byzance, in Byzance et lEurope. Colloque laMaison de lEurope, Paris, 22 avril 1994, Paris 2001, pp.90-91.26 Memorie Istoriche de Monarchi Ottomani, di GIOVANNI SAGREDO, cavaliere e procuratore di SanMarco, sesta impressione con nuova aggiunta, in Bologna 1686, per Bartolomeo Recaldini e GiulioBorzaghi.27 Ibidem, p. 38.28 ISIDORI Hispalensis episcopi Ethymologiae, ed. W.M. LINDSAY, IX, 2, Oxonii, I, 1911, nn. 26-27,66; MANSELLI, art. cit., pp. 489-497; A.H. ANDERSON, Alexanders Gate. Gog and Magog and the inclosed Na-

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    allet matura et imbevuto della Turchesca, noncredette n luna n laltra. Suoi Numi furonolinteresse, e lAmbitione; riputando ogni sacri-ficio giusto quando havesse per fine lamplia-tione del Dominio27.

    Il Caucaso nellimmaginario europeo delXII-XIII secolo era stato il balauardo natu-rale contro i distruttivi Gog e Magog, forseproiezione mitica degli invasori Mongoli.La identificazione di Gog e Magog in popolistorici dalle valenze apocalittiche stataoggetto di una lezione spoletina di RaoulManselli, che aveva spaziato dallAlexan-ders Gate del romanzo greco di Alessandroagli esegeti cristiani da santAmbrogio asan Girolamo e santAgostino, per giungerea Cassiodoro e Isidoro di Siviglia, intenti aidentificare i popoli apocalittici nei Goti,negli Sciti, nei Geti e nei Massageti. Cionella consueta geografia dellAltro28 mi-naccioso distruttore potenziale, funzionale

    La successiva pletora di manoscritti (sivedano Ferraccioli e Giraudo gi citati) e distampe turchesche del XVI e XVII secolo dicui Gllner ha steso un ampio repertorio24,mostrano che il ruolo esotico che era statodel mito di Alessandro o del Prete Gianniviene assunto dallimmaginario turchesco,in una complessa operazione editoriale eculturale che coniugava il timoredellespansionismo ottomano con la vi-sione di una societ musulmana conside-rata pi libera e felice, meno costretta nellepastoie del vivere occidentale, suscettibileanzi di convertire i cristiani allislamismo25.Mi limiter qui a citare la monografia diGiovanni Sagredo (1686)26, che ritrae Mao-metto II come un sovrano rinascimentale:

    Nacque egli di Milizza figliuola del Despotodi Servia della quale Amurat suo padre sin-vagh. Instill costei nel di lui animo per ancotenero dogmi della fede Cristiana ma giunto

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  • tions, Cambridge Mass. 1933; C. FRUGONI, Historia Alexandri elevati per griphos ad aerem. Origine, icono-grafia e fortuna dun tema, Roma 1973. Su Ogige, Og e Gog cfr. BERNAL, op.cit., II, 1, pp. 116-119.29 G. VIDAL, Le menzogne dellimpero e altre tristi verit. Perch la junta petroliera Cheney-Bush vuolela guerra con lIraq e altri saggi, tr. it., Roma 2002, ed. or. 2001, pp. 60, 63, 65 e passim. 30 E. JUNGER C. SCHMITT, Il nodo di Gordio. Dialogo su Oriente e Occidente nella storia del mondo, conintroduzione di C. GALLI, Bologna 1987.31 I. BRODSKIJ, Fuga da Bisanzio, tr. it. di G. Forti, Milano 1987.32 Cfr. qui n. 26 e pi oltre la discussione sul concetto di impero.33 G. FOWDEN, The Egyptian Hermes. A historical Approach to the late pagan Mind, pubblicato inprima edizione nel 1986 e in edizione ampliata nel 1993; Black Athena: the afroasiatic Roots of classi-cal Civilization, London 1987 di M. BERNAL, ora in traduzione italiana (Parma 1994), nonch un librodi Bowman del 1986 tradotto in italiano nel 1988: LEgitto dopo i faraoni. Da Alessandro Magno allaconquista araba, 332 a.C. 642 d.C. Questi studi segnano in modo percepibile anche per un pubblico pivasto lapprezzamento per gli elementi di cultura egiziana nellet ellenistica e romana. Nelle dot-trine di Hermes Trismegistos Fowden mira a cogliere la cultural interaction fra lEgitto tardo-anticoe il mondo greco-romano che ne costituisce il contesto culturale; Fowden sulla linea di FlindersPetrie che tendeva a retrodatare al VI secolo a.C. parti della letteratura ermetica, risalendo dunquead epoca anteriore a Platone e a Pitagora.

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    del Nodo di Gordio di Jrgen e Schmitt30, unlibro del 1953 riproposto ancora in italianonel 1987: Oriente come sinonimo di dispo-tismo contro Occidente come sinonimo dilibert, secondo la idiosincratica visioneancora in anni non lontani di Brodskij31,che ora in via di superamento dalla di-scussione politologica circa la funzionalitimperiale del mito dellaltro32 come pe-ricolo incombente, e al tempo stesso dauna linea di ricerca storica, da Fowden aBowmann a Bernal33, tesa a valorizzarelAfrica e lOriente come componenti strut-turali dellalta cultura del mondo tardoan-tico e medievale, con qualche turbamentodella visione neoclassica della centralitdellantica Grecia nella moderna culturaeuropea e con una diversa considerazionedella visione egittocentrica cara allEuropa

    pretesto ad ogni costruzione imperiale,come ci ha insegnato con insuperabile iro-nia Gore Vidal29.

    Il parterre des rois di questo congresso,che, se ho contato bene, annovera settan-tasette presenze, oltre alle due significativememorie di studiosi scomparsi, sta a dimo-strare che lignoranza dellOriente, come usualmente inteso dalla nostra Europa,cio dalla Penisola Balcanica in l, non una necessit ineluttabile, corollario dellausuale ignoranza delle lingue proprie aisingoli gruppi etnico-culturali. piuttostouna scelta ideologica con scopi operativi eprogrammatici, come la teoria del dispo-tismo orientale. La coscienza civile europeadellultimo secolo, dominata per controdalla ideologia della contrapposizione in-sanabile Oriente/Occidente, la ideologia

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  • 34 P.E. IABLONSKI, Pantheon Aegyptiorum sive de diis eorum commentarius cum prolegomenis de reli-gione et theologia Aegyptiorum, Pars I, Francofurti ad Viadrum 1750, pp. 304; Pars II, Francofurti adViadrum 1752, pp. 276; Pars III, Francofurti ad Viadrum 1752, pp. 208; Prolegomena pp. CLVI.35 G. FORNARI, Da Dioniso a Cristo. Conoscenza e sacrificio nel mondo greco e nella civilt occidentale,Genova-Milano 2009 (I ristampa della edizione riveduta del 2006), pp. 667. Non si pu naturalmenteignorare il capolavoro di K. KERNYI, [1897-1973], Dioniso, Archetipo della vita indistruttibile, a cura diMagda Kernyi, tr. it. Milano 2010, ed. or. 1976 (ma lopera era stata completata nel 1969).36 Gi recepito in Alain de Lille nel XII secolo cfr. D. PORRECA, La rception dHermes Trismgistespar Alain de Lille et ses contemporains,, in Hermetism from late Antiquity to Humanism. La tradizione erme-tica dal mondo Tardo-antico allUmanesimo, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Napoli 20-24 no-vembre 2001, edited by P. LUCENTINI I. PARRI V. PERRONE COMPAGNI, Turnhout 2003, InstrumentaPatristica et Mediaevalia, 40, pp. 139-156. Sul ruolo culturale delle regine de Medici sul trono diFrancia si veda da ultimo ST. TABACCHI, Maria de Medici, Roma 2012, specialmente le pp. 99-101. 37 Si veda la traduzione del diacono Agapeto stilata dai re Luigi XIII (figlio di Maria de Me-dici): Les precepts dAgapetus Justinien, sur une version latine, par le roi Louis XIII, en ses leons ordinaires,Paris 1612, in -8. Cfr. PG 86, (ristampa della notizia del Galland), cc. 1155-1160 per un elenco diedizioni e traduzioni a stampa fino al XVII secolo. 38 Lautore del discorso per la incoronazione di Giustiniano, 527, gode di una edizione critica- ma senza la tradizione indiretta, che pure la R. FROHNE, Agapetus Diaconus. Untersuchungen zu denQuellen und zur Wirkungsgeschichte des ersten byzantinischen Frstenspiegel, Tbingen 1985 poneva a di-

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    cultura bizantina, in cui fu presente inmodo non occasionale, venendo poi eredi-tato dal Rinascimento italiano attraverso lalezione dei dotti greci emigrati presso lecorti italiane e di l presso le corti di tuttaEuropa36. Ma si tenga presente la fortunadel diacono Agapeto, modello della ideolo-gia della trascendenza del potere impe-riale, entrata nella corte di Luigi XIIIallatto della affermazione dellassolutismodella monarchia francese. Luigi aveva anzitrodotto lopera di Agapeto, sia pure dal la-tino37. Carlo Stuart, cognato di re Luigi, ri-lesse il trattatello di Agapeto la sera primadella sua decapitazione38.

    Gli atti di questo congresso ridimensio-nano il ruolo ideologico del mito europeo

    moderna del XVI-XVIII secolo34. Si va facendo strada la coscienza della

    reciproca confluenza delle culture diversenel Mediterraneo Orientale che Alessan-dro aveva come programma politico nel IVsecolo a.C. e che ebbe a fallire nellavven-tura di Antonio in Egitto, che, se coronatada successo, nel I secolo avrebbe anticipatodi alcuni secoli levoluzione bizantinadellImpero Romano, nella fusione di cul-tura greco-tolemaica e amministrazioneromana. Un discorso a parte meriterebbela religione dionisiaca come antefatto delcristianesimo35. Lermetismo, nel suo radi-carsi allintersezione di due culture quellaegiziana e quella greca divenne un ele-mento strutturale e contestuale dellalta

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  • sposizione AGAPETOS DIAKONOS, Der Frstenspiegel fr Kaiser Iustinianos, Erstmal kritisch herausgege-ben von R. RIEDINGER, Athenai 1995, e di varie traduzioni cfr. la traduzione in italiano con la tradi-zione indiretta: B. CAVARRA, Ideologia politica e cultura in Romnia fra IV e VI secolo, Bologna 1990; cfr.anche la traduzione di S. ROCCA, Un trattatista di et giustinianea: Agapeto Diacono, in Civilt Classicae Cristiana, 10,2 (1989), pp. 303-328. Traduzione in tedesco in W. BLUM, Byzantinische Frstenspiegel,Stuttgart 1981, pp. 59-80. Si veda anche la traduzione in inglese in Three Political Voices from the Ageof Justinian. Agapetus, Advice to the Emperor, Dialogue on Political Science, Paul the Silentiary, Descrip-tion of Hagia Sophia, translated with notes and an introduction by P.N. BELL, Glasgow 2009, pp. 99-122e introduzione pp. 27-49.39 P. PRETO, Le origini di Venezia. Falsi medievali e falsi moderni, in Archivio Veneto, 170(2008),pp. 8-9.40 G. RICCI, Appello al Turco. I confini infranti del Rinascimento, Roma 2011.41 M.P. PEDANI, Venezia porta dOriente, Bologna 2010, p. 21.

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    Mi ha particolarmente colpito il reper-torio di testi manoscritti sul Caucaso elAsia Centrale pazientemente estratto dalMuseo Correr di Venezia ad opera di Fer-raccioli e Giraudo, che da anni esploranoquesto fondo documentario. Questo reper-torio (I, pp. 41-274) a mio avviso costituiscela premessa e la ossatura di una storiadellorientalismo veneziano. Di tale orien-talismo Preto39 e Ricci40 hanno evidenziatolambiguit dei rapporti diplomatici e civilifra le potenze occidentali e limpero otto-mano, la Pedani41 ha illustrato il lato ales-sandrino e siriaco, ma Ferraccioli e Giraudoci mettono a disposizione una miniera diinformazioni che individuano larea di la-voro degli storici, come capitolo della cul-tura veneziana del XVI-XVIII secolo e comefonte di conoscenze su unarea etnica-mente e politicamente sterminata al di ldelle frontiere dellimpero ottomano.

    Il repertorio arreca ad esempio un pre-zioso contributo alla luce del dibattito no-vecentesco sul concetto politico di

    dellAltro in maniera cronologicamentee geograficamente sistematica attraversouna vasta assemblea di studiosi. Un parterredes rois la cui labirintica torre di Babeleviene risolta mediante la galleria di autori-tratti (I, pp. XXXV-LXXII), dalla geografiatematica (I, pp. LXXXIV-CII), dagli estrattitematico-metodologici colti da Giraudonelle singole relazioni (IV, pp. 307-332) edal filo di Arianna degli Abstracts (I, pp.CV-CLXXVIII) nella lingua duso consueta,linglese affiancato da riassunti in francese,lingue slave, italiano, castigliano, tedesco(I, pp. CLXXXI-CCLIX), sufficienti ad orien-tare la media degli studenti e degli studiosiodierni. Anche sotto questo profilo gli Attipropongono un modello di organizzazionee di espressione didattica di componentitanto variegate e di tematiche diversificateper lingue e periodizzazioni. Un CD-romconclude lopera, forse nella sfiducia dellacircolazione materiale del libro, iattura delnostro tempo che questimpresa, che rendeonore alla Romania e allItalia, non merita.

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  • 42 B. JOHNSON, Il sogno di Roma. La lezione dellAntichit per capire lEuropa di oggi, tr. it., Milano2010-2012, (ed. or. 2006) che vede nellunit imperiale romana un obiettivo politico didatticamenteutile per una maggiore ricchezza e migliore coesistenza di culture. Piuttosto sconcertante la fun-zione sociale attribuita ai combattimenti gladiatori (pp. 194-197) come forma di didattica sociolo-gica.43 E.N. LUTTWAK, La grande strategia dellimpero bizantino, tr. it., Milano 2009, che come Vidal esecondo la tradizione da Chomski a Negri, vede gli USA come impero cui suggerisce un passag-gio dalla strategia della violenza a quella della bizantina diplomazia per assicurarsi la sopravvi-venza. Una fede sulla funzione didattica della storia in cui credeva, forse, Cicerone historia magistravitae, ma che lascia scettici molti altri valenti intellettuali e storici. Non condivideva la sua opi-nione J. HOWARD JOHNSON, Byzance avant lan mil: ltranger europen aux marges de lEurope, in Byzanceet lEurope. Colloque la Maison de lEurope, Paris, 22 avril 1994, Paris 2001, p. 51 [] norme machinede guerre che peraltro attenua i toni nel corso della sua riflessione.

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    sulla proteiforme realt di quel termine.Dal 1993 i due studiosi, benemeriti dei

    rapporti culturali con la Penisola Balcanicae la Romania in particolare, pubblicanocontributi essenziali, ne ho contati ven-totto, circa i fondi orientalistici del MuseoCorrer, sparsi in varie pubblicazioni chenon lasciano sospettare la complessit eunitariet della ricerca complessiva. Au-spico che tale mole di lavoro venga riunitain una monografia, magari in pi volumi, avantaggio degli studi sullorientalistismoveneziano dalla tarda antichit allet con-temporanea: questa raccolta monograficatroverebbe posto in tutte le bibliotechespecialistiche del mondo.

    Si vedano i saggi di Jelen (III, pp. 201-227), di Cermel (IV, pp. 52-90), di Nordio (IV,pp. 91-132), di De Poli (IV, pp. 178-224) diTrapani (IV, pp. 225-278), di Thorez (III, pp.247-273): il tema in gioco il potere. Il po-tere nella societ secondo lanalisi sociolo-gica e antropologico-culturale si individuaanche come modo di creazione e distru-

    impero, inaugurato da lord Cromer, inrealt E. Baring (Ancient and Modern Impe-rialism) che nel 1909, alla climax delletedoardiana (1901-1910) invent il termineImperialismo, ora in uso, in sensi preva-lentemente negativi, in tutte le lingue oc-cidentali dalla Russia agli Usa. Non diquesto orientamento invece il major diLondra Boris Johnson (2006)42, che pro-pone lImpero romano come modello disociet multiculturale in equilibrio in-terno. Ma bisogna tener conto che il con-cetto politico di impero occupa a fondoi pensatori politici dalla Cina agli Usa so-prattutto circa la possibile durata dellim-pero e circa le strategie di sopravvivenza,che il Luttwak nel 200943 propose appuntonelle metodologie diplomatiche dellim-pero bizantino. Ferraccioli e Giraudo ci of-frono il manoscritto che contiene leriflessioni dellabate Gioseppe Clemente deBonomi circa il concetto di impero, che an-tedata di due secoli la storia della rifles-sione occidentale in senso politologico

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  • 44 D. CANNADINE, Introduction: divine rites of kings, in Rituals of Royalty. Power and Ceremonial inTraditional societies, ed. by D. CANNADINE and S. PRICE, Cambridge et alias, 1987, p. 2 e cfr. anche pp. 3ss.45 F. FIORI, Epigrafi greche dellItalia bizantina (VII-XI secolo), Bologna 2008, pp. 65-89.46 A.E. LAIOU, Institutional Mechanisms of Integration, in Studies on the Internal Diaspora of the By-zantine Empire, edited by H. AHRWEILER and A.E. LAIOU, Washington 1998, pp. 161-182.47 A. CARILE, Bisanzio e il mondo ebraico, in Linterculturalit dellEbraismo, a cura di M. PERANI, Ra-venna 2004, pp. 69-90.

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    primo luogo con la omologazione culturalee linguistica a livello di lingua duso, sipensi allepitafio dellarmeno Isaacio nelsarcofago risalente al 643 conservato a SanVitale a Ravenna45. Ma in secondo luogo at-traverso la partecipazione gestionale, di-stinta per livello di stratificazione sociale,quindi con il rispetto della struttura difondo delle societ integrate, gi struttu-rate in modo verticale, alla amministra-zione e alla politica dellimpero romano-orientale. Si pensi inoltre alla utilitamministrativa del corredo linguistico lo-cale che tali elementi, cooptati nellaltagerarchia delle funzioni, mettevano a dis-posizione dellamministrazione imperialenei rapporti con sudditi per lo pi allo-glotti. Laiou tendeva a sottolineare comeelemento di integrazione lesercizio dellagiustizia e della fiscalit46, con forse inge-nua fiducia nella forza repressiva dellacoercizione, che di solito provoca disaffe-zione e ribellione, non integrazione

    La insularit delle minoranze47 riesceben illustrata da Krapova e Cinque nellarassegna degli Aromani (I, pp. CXXXVII-CXXXVII, purtroppo solo in riassunto), fralaltro insediati nella Megavlh Blaciva cio

    zione delle gerarchie di supremazia e dideferenza mediante cui i ceti dirigentirendono impensabile la sovversione econferiscono ad un modo storico di go-verno della societ lautorevolezza assolutadella investitura divina. Il potere del ceri-moniale e i cerimoniali del potere44 sonoun tema di studio che investe anche le ap-parentemente agnostiche societ postin-dustriali, basti pensare ai pi recenti ritidella sovranit che si manifestano nel cultodella personalit dei leaders, fenomeno chenon ristretto alla Russia e alla Cina co-muniste, alla Germania nazista o allItaliafascista ma investe del pari gli spettacolipolitici festivi delle democrazie occidentali:in che modo le lites trasmettono ai sudditiil senso dellordine cosmico e della gerar-chia trascendente che sostengono il lorodominio terreno?

    Il saggio di Schreiner (II, pp.36-44) co-glie la integrazione delle minoranzenellimpero romano-orientale attraverso lastruttura consolidata del sistema tematicoe mediante la cooptazione delle classi diri-genti delle varie etnie nellalta gerarchiacostantinopolitana, processo conseguito in

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  • 48 H. AHRWEILER, Byzantine Concept of the Foreigner: the Case of the Nomads, in Studies on the Inter-nal Diaspora of the Byzantine Empire, edited by H. AHRWEILER and A.E. LAIOU, Washington 1998, pp. 7-11tende invece a sottolineare gli elementi di antagonismo dei Bulgari e dei Valacchi verso limpero.Tesi che trovo parziale e discutibile.49 A. CARILE, Teologia politica bizantina, Spoleto 1998, p. 364. 50 M. ANSALDO, Chi ha perso la Turchia, Torino 2011, p. 259. A. CARILE, Anatolia, Romania, Turkey:a Centre of European Civilisation, in Turkey: a Bridge between East and West, edited by G. GAMBETTA and S.MIRABELLA, Bologna 2011, pp. 41-46.

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    narrazioni storiche in greco e nelle altrelingue dellantica ecumene romano-orien-tale, ereditata dallimpero ottomano, adeccezione di Haytone tradotto dallarmenoin latino e in volgare gi dal XIV secolo.Eppure la consuetudine dei veneziani conquella societ sembra aver scandalizzatogli Spagnoli del XVI secolo che rimprove-rarono a Venezia di essere amancebada49dei Turchi, concubina, vale a dire, conesotismo orientaleggiante, deplorevolespalleggiatrice dellimpero ottomano. Mabasta dare unocchiata alle storie dEuropadal XVI al XVII secolo per concludere chedi concubine per scopi territoriali pro-pri se ne contano pi duna, a cominciaredai cristianissimi re di Francia per finireaddirittura in qualche manovra diploma-tica di papi romani. Daltra parte la nostracomunit europea tiene la Turchia sullacorda dellammissione/esclusione dallEu-ropa, dimentica che la Turchia ebbe ad en-trare in Europa nel 1348 per non uscirnefino ad oggi50.

    Le finzioni ideologicamente determi-nate non sono prerogative specifiche diuna etnia e di una cultura soltanto. Mi siaconsentito rilevare la dissimulazione dimolti studiosi della IV Crociata, che pur ci-tando e, si spera, pur avendo letto i docu-

    in Tessaglia, ma soprattutto accantonatinei sobborghi cittadini delle citt romano-orientali, sobborghi che da loro prendono ilnome di Vlacherne, nel ruolo di fornitori dilatte, formaggio e carni ovine48.

    Turchi, Armeni, Georgiani, Russi, Per-siani, Siriani, abitanti delle rive del MarNeo animano le pagine del fondo delMuseo Correr e aprono lorizzonte incon-sueto del vero, dellimmaginario e del falsoche la cultura orientalistica del patriziatoveneziano fra XV e XVIII secolo ebbe ad in-tessere e che la intuizione non episodica diFerraccioli e Giraudo impone di esploraree recuperare alla coscienza storico-lettera-ria dEuropa.

    Lignoranza come scelta operativa mo-stra un esempio anche nella storia della Se-renissima dal XIII al XVII secolo, quando ipatrizi veneti dominatori commerciali e at-tori politici nonch militari nello Ionio enellEgeo fino al Mar Nero, ignorano ilgreco duso dei loro sudditi proprio men-tre la loro grande tradizione filologica ededitoriale proponeva alla cultura europea iclassici greci. Se invece analizziamo le loroelaborazioni storiche, dalle cronache per lopi inedite fino alla storiografia per pub-blico decreto, dobbiamo constatare unaignoranza sistematica di documenti e di

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  • 51 TH. F. MADDEN, The Venetian Version of the Fourth Crusade. Memory and the Conquest of Constan-tinople in medieval Venice, in Speculum. Journal of Medieval Studies, 87, 2 (2012), pp. 311-344. 52 N. CHOMSKY, Pirati e imperatori: Reagan, Bush I, Bush II, la guerra infinita al terrorismo, Milano2004 (ed. or. 1986).53 Lespressione propria di santAgostino, De Civitate Dei, IV,6. Lispirazione del titolo vienea Chomski addirittura dal prototipo della analisi dellimpero; SantAgostino, De Civitate Dei, IV, 4:Remota itaque iustitia, quid sunt regna nisi magna latrocinia ? quia et latrocinia quid sunt nisi parva regna?Eleganter enim et veraciter Alexandro illi Magno quidam comprehensus pirata respondit. Nam cum idem rexhominem interrogaret, quid ei videretur ut mare haberet infestum, ille libera contumacia: Quod tibi, inquit,ut orbem terrarum; sed quia [id] ego exiguo navigio facio, latro vocor; quia tu magna classe, imperator.54 M. HARDT - A. NEGRI, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, Milano 2002 (VI edizione), (ed.or. 2001).55 H. MNKLER, Imperi. Il dominio del mondo dallantica Roma agli Stati Uniti, tr. it. 2008 (ed. or.2005).

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    attraverso le quadrerie dogali del XVI-XVIIsecolo: si direbbe una solennizzazioneepica di una impresa, che si sarebbe invecerivelata rovinosa per la sorte della culturaellenica della Anatolia e della Penisola Bal-canica51, costosissima militarmente per laSerenissima, e dirimente per le prospettivedi unione fra le due cristianit.

    Siamo ormai troppo smaliziati sulle lo-giche delle formazioni denominate im-pero, come ci insegnano Chomsky52 suispirazione del pirata che rinfacciava adAlessandro Magno di essere in fin dei contiil gestore di un grande latrocinium53 , Negrie Hart54, Mnkler (2005)55, Vidal scom-parso nel luglio 2012 in consonante ac-cordo con lelegante Russofobia di Scarcia (I,pp. 29-40), per insistere su questi procedi-menti espositivi a scopo autodifensivo.

    Sulle influenze linguistiche che pres-cindono da considerazioni etnico-razzialisi veda il bel saggio di Rosanna Benacchio

    menti tramandati dallArchivio di Stato diVenezia, che conserva il lascito della Sere-nissima circa i patti fra crociati e veneziani,continuano a far propria la versione diGeoffroy de Villehardouin della diversionedella IV Crociata contro i popoli cristiani diZara e dellimpero romano-orientale, di-versione determinata da presunte motiva-zioni economiche che di fatto nonsussistevano allatto della partenza e menoancora dopo il saccheggio di Zara, se ci at-teniamo al testo dei documenti stipulati aVenezia nel 1201, che il Villehardouinconosceva bene, in quanto, in veste di am-basciatore dei crociati, aveva concordatomodalit e costo della traversata delleser-cito con il doge Enrico Dandolo. Persinouno storico di vaglia come il Madden, chedi documenti fa di solito largo uso, omettedi utilizzarli in un suo saggio sulla IV Cro-ciata, colta dalle fonti narrative del XIII se-colo fino alla celebrazione mitologica

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  • 56 VL. BAJAC, Hammam Balcania, tr. it., Milano 2012 (ed. or. 2008, Bajac serbo del 1954).57 M. BERNABO, From Nationalism to Iconomania? Byzantine Art History, Renaissance, Counter-Re-formation and Twentieth-Century Ideologies, in Bizantinistica. Rivista di Studi Bizantini e Slavi, S. II,11 (2009), pp. 125-144, omettendo di ricordare i pittori senesi con la raffigurazione delle loro setebizantine (cfr. F. DE MAFFEI, La seta a Bisanzio, EAD., Bisanzio e lideologia delle immagini, Napoli 2011,pp.349-372) e un artista come Paolo Veneziano, per non parlare dellarea veneziana e del suo bi-zantinismo programmatico anche in campo figurativo, cfr. A. CARILE, Venezia e Bisanzio, in LVIII Set-timana Internazionale di Studio della Fondazione Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, Lerelazioni internazionali nellAlto Medioevo, Spoleto 8-12 aprile 2010, Spoleto 2011, pp. 629-690.58 Cfr. n. 58.59 Fl. CURTA, The Making of the Slavs. History and Archaeology of the Lower Danube Region c. 500-700, Cambridge 2001, cfr. pp. 335-350.

    29 LAltro e le alternative sociali, A. Carile

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    358) tratteggia sapientemente le sensibilitnazionalistiche che colorano i racconti sto-rici soprattutto quanto alle identit origi-narie, che Florin Curta ebbe con grandeperizia a mostrare nel loro farsi locale acontatto con i nuovi territori danubiani ela cultura o le culture che essi convoglia-vano, come sottolineano Dzurova e Stan-kova ancora per lepoca post-bizantina (IV,pp. 6-21)59, proseguendo un antico discorsodi Djuric per epoche pi antiche.

    Altro tema che mi intriga quello delleostilit fra cristiani: Stantchev (II, pp. 159-178) presenta un saggio circa i cattolicibulgari ansiosi di prendere il sopravventosugli ortodossi. In questo contesto di odiintercristiani non sarebbe sfigurato lepi-sodio della lettera inviata dai monacidellAthos a Hitler, per evitare di finiresotto il controllo Bulgaro, ortodossia aparte, di cui monaci greci e monaci bul-gari sono membri. Alloccupazione dellaGrecia nel 1941, ad opera degli Italiani edei Tedeschi, con al seguito i Bulgari, infondo la loro zarina era una Savoia, vi fu

    (III, pp. 398-417), che rileva sloveno inFriuli, a seguito delle migrazioni del VI-VIIsecolo, e croato in Molise, a seguito dellainvasione ottomana della penisola balca-nica del XVI secolo. un peccato che Bajac,con la sua geografia della duplicit inte-riore, vissuta non senza difficolt intima,della coscienza cristiano-islamica e fonda-mentalmente serbo-ottomana nel XVI se-colo, non conoscesse questi fenomeni56,che tanto significano sul piano della coesi-stenza pacifica delle culture e delle iden-tit storiche. Le simbiosi artistiche, la cuimancata valorizzazione in sede di didatticamuseale e scolastica odierna denuncia Ber-nab57, sembra ridotta a verifica di un set-tore parzial


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