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A A mici di Gesù Crocifisso Settembre - Ottobre 2005 Anno VI n°5 Amore concreto Cingolani: Sperare Passionista Comastri: Lettera ai genitori Giovane coppia si confessa Valori: Il Moretto di S. Benedetto Sulla Croce con amore Professione Perpetua: Un innamoramento Mons. Bruno Forte: Sacerdote per sempre Consacrazioni a Civitanova Testimonianze e notizie Sommario Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
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AAmici di Gesù Crocifisso Settembre - Ottobre 2005 Anno VI n°5

Amore concretoCingolani: Sperare PassionistaComastri: Lettera ai genitori Giovane coppia si confessaValori: Il Moretto di S. BenedettoSulla Croce con amore

Professione Perpetua: Un innamoramentoMons. Bruno Forte: Sacerdote per sempreConsacrazioni a Civitanova Testimonianze e notizie

Sommario

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

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“Da questo abbiamo conosciutol’amore: Egli ha dato la sua v i -

ta per noi” (1Gv 3,16).

L’amore di Gesù per noi è stato un amore concre-to, fino alla fine, fino a farsi in tutto “simile a noi”,eccetto il peccato, fino a farsi mangiare da noi, finoa dare la vita, fino a lavarci continuamente con ilsuo sangue. Pur essendo onnipotente, Egli ci può di-re: “Non ti potevo amare di più”.

La creazione, l’incarnazione, la passione, l’eucari-stia, la confessione, sono le prove dell’amore concretodi Dio per noi. In questo anno, mese per mese, stiamoapprofondendo l’amore concreto di Gesù, contem-plando soprattutto il Crocifisso e il Tabernacolo.

Riflettendo seriamente sulla nostra vita, possiamotrovare tante prove concrete dell’amore personale diGesù, dalla nostra na-scita fino a questo mo-mento. Pensiamo aidoni naturali espirituali ricevuti;ai mali morali e fi-sici da cui ci ha li-berati; alla pazien-za e misericordiacon cui ci ha sem-pre accolti; all’aiutoche ci dona conti-nuamente per trasfor-mare in grazia anchele prove della vita.

LLaa nnoossttrraa rriissppoossttaaGiustamente Gesù ri-

chiede anche a noi unamore concreto e gene-roso, com’è il suoamzre per noi. Ci chie-de di conformarci aLui: “fate questo in me-moria di me”, cioè come lo faccio io. San Giovannidice: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lin-gua, ma coi fatti e nella verità (1Gv 3,18). E Gesùstesso afferma: ”Non chiunque mi dice: Signore,Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui chefa la volontà del Padre mio che è nei” (Mt 7, 21)

L’amore di Gesù è rivolto al Padre e poi si estendea noi. Anche il nostro amore, che ha origine da Dio,deve rivolgersi prima di tutto a Dio e poi concretiz-zarsi nell’amore del prossimo.

Le note dell’amore concreto elencate da san Paolonel famoso inno alla carità (I Cor 13), in fondo sono ivalori dell’amore trinitario tradotti per noi in terminiumani perché ne facciamo l’esperienza: “La caritàè paziente, è benigna la carità; non è invidiosa lacarità, non si vanta, non si gonfia, non manca dirispetto, non cerca il suo interesse, non si adira,

non tiene conto del male ricevuto, non gode del-l’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tuttocopre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”(1Cor 13,4-7).

Non sono semplici atteggiamenti di filantropia,ma valori divini, perché così Dio ci ha amati e ciama continuamente. Propriamente parlando, non èpossibile realizzare questi valori nella nostra naturaguastata dal peccato, senza un aiuto particolare checi viene dalla nostra unione con Gesù Cristo, dalquale attingiamo la forza divina della grazia.

LL’’aammoorree ccoonnccrreettooÈ importante capire che l’amore cristiano ha due

dimensioni: è sempre lo stesso, è sempre l’amore diDio riversato su di noi, per opera dello Spirito San-

to, ma circola indue direzioni, verti-cale e orizzontale,verso Dio e verso ilprossimo.

L’amore concretoverso il Signore cirichiede soprattuttofedeltà, ascolto dellasua Parola, accetta-zione piena dellasua Volontà. “Semi amate, osser-verete i miei co-mandamenti. Chiaccoglie i mieicomandamenti eli osserva, questimi ama. Chi miama sarà ama-to dal Padremio e anch’io

lo amerò e mi ma-nifesterò a lui” (Gv

14,15.21). Gesù assicura che chi osserva la sua parolacostruisce la casa sulla roccia, altrimenti costruisce sul-la sabbia (Cfr. Mt 7,24 ss.).

Allora è giusto chiederci spesso com’è il nostroamore per il Signore, quale rapporto di amore ci le-ga seriamente a Gesù Crocifisso, quali sentimenti diamore proviamo ai piedi del Crocifisso….

E’ giusto chiederci che cosa portiamo a Gesùquando lo riceviamo nella Eucaristia, quale fede,quale purezza di cuore, quale fedeltà nei piccoli do-veri quotidiani gli presentiamo… Solo se riusciamoa fare della nostra giornata una continua offerta diamore, possiamo dire che il nostro amore per Lui in-comincia a diventare concreto.

Poi la prova sicura e la misura del nostro amoreper il Signore sarà l’amore concreto del prossimo,come approfondiremo nel prossimo mese.

P. Alberto Pierangioli

Amici di Gesù Crocifisso

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“Non amiamo a parole ma, ma coi fatti. (1Gv 3,18).

Settembre 2005

S. Gabriele, 8/13-8-05, Esercizi Spirituali Amici

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“Come io vi ho amato”Gesù è vero modello del nostro amore verso Dio, ma

è anche modello del nostro amore verso il prossimo. Egli ha amato tutti, senza escludere mai nessuno: ha

amato piccoli e grandi, peccatori e santi, amici e nemi-ci. Ha scusato e pregato per chi lo ha crocifisso. Haamato sempre, anche nelle situazioni più difficili. Si èdato sempre tutto a tutti. Ha amato concretamente, nonsolo predicando e facendo miracoli, ma piangendo conchi piangeva, gioiendo con chi era nella gioia, pieno dicompassione per tutti, facendosi servo di tutti, fino a la-vare i piedi anche a Giuda, fino a dare la vita per tutti,anche per i nemici.

Nell’ultima cena, dopo aver lavato i piedi agli apo-stoli sbalorditi, può dire: “Sapete ciò che vi ho fatto?Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, per-ché lo sono. Se dun-que io, il Signore eil Maestro, ho la-vato i vostri piedi,anche voi dovetelavarvi i piedi gliuni gli altri. Vi hodato infatti l’esem-pio, perché comeho fatto io, faccia-te anche voi. Vi doun comandamentonuovo: che viamiate gli uni glialtri; come io vi hoamato, così amate-vi anche voi gli unigli altri. Da questotutti sapranno chesiete miei discepo-li, se avrete amoregli uni per gli al-tri” (Gv 13, 12-34).

Questo è il vero te-stamento di Gesù. Gesù perfezione quanto troviamo nelV. T.: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv19,18). Per Gesù il prossimo non è più solo il propriopopolo, ma tutti gli uomini, perché tutti fratelli. Soprat-tutto la misura dell’amore non è più “come te stesso”,ma “come io ho amato voi”.

L’amore cristiano deve essere generoso, universale,come l’amore di Dio, perché deve essere una circola-zione dell’amore trinitario. Quando ci amiamo con l’a-more che viene da Dio, vi è una circolazione dello stes-so amore di Dio. E’ l’amore tra Padre, Figlio e SpiritoSanto che passa anche attraverso di noi. Dio si ama e ciama anche in noi e per mezzo nostro.

Il nostro amore, come quello di Gesù, deve essere unamore concreto, fatto di disponibilità, di servizio, di sa-crificio, del dono di sé. Ed ecco la sintesi fatta dal di-scepolo dell’amore:

“Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli hadato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamodare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di

questo mondo e vedendo il suo fratello in ne-cessità gli chiude il proprio cuore, come dimora inlui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole nécon la lingua, ma coi fatti e nella verità” (1Gv 3, 16-18).

La comunione orizzontaleUna delle prove più grandi dell’amore concreto di Gesùper noi, dopo la croce, è l’Eucaristia: ci ama tanto dafarsi mangiare da noi. L’Eucaristia è il vero sacramentodell’amore di Dio e del prossimo, perché realizza la co-munione verticale con Dio, ma anche la comunioneorizzontale con i fratelli. San Paolo dice: «Il pane chenoi spezziamo non è forse comunione con il corpo diCristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendomolti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipia-mo dell’unico pane» (1 Cor10,1617).

L’Eucaristia è comu-nione con il corpofisico e il corpo mi-stico di Gesù.

Nell’accostarcialla Comunione,non possiamo di-sinteressarci delfratello, non possia-mo rifiutarlo, senzarifiutare Cristo stes-so. Chi, nel fare lacomunione, preten-desse di essere pie-no di fervore perCristo, dopo avereappena offeso unfratello, senza aver-gli chiesto perdono,somiglia a uno che,incontrando unamico, si leva in

punta di piedi per ba-ciarlo in fronte e mostrargli tutto il suo affetto; ma nonsi accorge che, intanto, gli sta calpestando i piedi conscarpe chiodate! I piedi di Gesù sono le membra delsuo corpo, specialmente quelle più povere e umili. IlCristo che si dona a me nella comunione è lo stessoCristo che si dona anche al fratello che è accanto a me;egli ci lega gli uni agli altri, nel momento in cui ci legatutti a sé. Quando il ministro ci dice:

“È il corpo di Cristo”, noi diciamo: “Amen”. Cioè“Credo che questo è il Corpo di Cristo”. Ma diciamoanche: “Credo che questi fratelli sono Corpo di Cri-sto”, anche se tra loro c’è chi non mi ama e mi fa sof-frire.

Quando vogliamo realizzare una comunione piùprofonda con Gesù, quando vogliamo ottenere una gra-zia speciale, il modo migliore per ottenerla è accogliereGesù nel nostro cuore insieme con “il fratello difficile”.Questa allora è una vera comunione di amore.

P. Alberto Pierangioli

Amici di Gesù Crocifisso

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“Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv 15,12)

Ottobre 2005

Civitanova, 3-7-05 Sei coppie di Amici si consacrano a Gesù Crocifisso

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Stiamo riflettendo sul modo passioni-sta di vivere le virtù teologali. Perutilità di catechesi parliamo separa-

tamente di fede, speranza e carità, ma solo per seguireuno schema. Le tre virtù si praticano insieme perchési contengono e implicano a vicenda. Come la Trinitàè tre persone ma lo stesso Dio, così le virtù teologaliesprimono aspetti diversi ma sono operazioni dellostesso semplicissimo Dio in noi.

La fede accentua l’aspetto conoscitivo. Dio ci par-tecipa la sua sapienza e intelligenza, e noi siamo ingrado di pensare e valutare dal suo punto di vista esecondo la sua volontà.

La speranza accentua l’aspetto operativo. Dio cipartecipa la sua potenza realizzando in noi e per mez-zo di noi quel che da soli non potremmo mai attuare.Una coppia sterile, Abramo e Sara, diventa capostipi-te di moltitudini. Una vergine, Maria di Nazaret, con-cepisce e partorisce la seconda persona della Santissi-ma Trinità, perché “nullaè impossibile a Dio”. Unmorto sulla croce salval’umanità.

CCrrooccee ee SSppeerraannzzaaLa speranza cristiana è

diversa dalla speranza psi-cologica. Questa è fonda-ta sulle possibilità umane,quella sulla potenza divi-na. La speranza umanapuò fallire, quella divina èinfallibile, cioè riescesempre perché Dio man-tiene le promesse e realiz-za i suoi piani.

Si può sperare di supe-rare un esame, avere unlavoro, fare bravi figli,stare bene in salute, vince-re una partita, che ci siabel tempo; ma tutte questecose potrebbero anche nonavverarsi. Possiamo pregare Dio perché queste speran-ze si avverino, ma Dio risponderà orientando le nostreattese verso beni più duraturi. Anche se non otteniamoquesti favori sperati, Dio ci fa comprendere che vi so-no altre vie per conseguire i beni supremi a cui tendia-mo. Popolarmente diciamo che quando Dio chiude unafinestra spalanca una porta. Peccato che noi continuia-mo a fissare la finestra chiusa.

La croce è la situazione tipica della speranza, per-ché dimostra che l’azzeramento della potenza umanaè condizione per la manifestazione della potenza divi-na. Gesù muore non come fallito o disperato, ma co-me abbandonato al potere del Padre. Ha amato sinoalla fine. Come uomo non poteva fare di più e nonc’era altro da fare, perché le risorse umane eranoesaurite. La nostra scienza e sapienza direbbero: tuttofinito, una sconfitta senza appello.

Invece sulla croce sfolgora la potenza di Dio, in cuil’uomo Gesù ha creduto e sperato con abbandono d’a-

more. La vita comincia mentre sembrava finita persempre. Ciò che in termini umani era una follia risultala via necessaria per consentire a Dio di manifestarela sua sapienza e potenza. Quando le cose erano anda-te così male che peggio non si poteva, è allora che so-no andate talmente bene che meglio non si poteva.

La risurrezione di Gesù non significa soltanto cheDio interviene per rimediare al disastro e per premia-re suo Figlio, ma che Dio era già presente e operantementre Gesù moriva, perché quella morte era l’attosupremo dell’amore divino che salva il mondo. Lasperanza cristiana, come la fede, è fondata sulla ri-surrezione di Gesù come frutto della sua morte d’a-more, come ci ricorda la dottrina dell’unità inscindi-bile del mistero pasquale.

Il Vecchio Testamento aveva offerto l’esempio dellafede e speranza di Abramo, ma il popolo ebraico nonlo capì mai, e molti cristiani lo capiscono riduttiva-mente ancora oggi.

Dio aveva promesso alpatriarca che sarebbe sta-to padre di una moltitu-dine di figli. Il senso ditale paternità non era se-condo la carne, ma se-condo la fede. Il vegliar-do non se ne rendevaconto, ma intanto stavarealizzando quella pater-nità perché continuava acredere. Crede quandoscade il tempo di fecon-dità. Crede quando Diogli chiede di sacrificareil figlio finalmente arri-vato. Continua a crederee a sperare. “Ebbe fedesperando contro ognisperanza e così divennepadre di molti popoli,come gli era stato detto”,Rm 4,18.

Arabi e ebrei rivendi-cano ancora la loro di-

scendenza fisica da Abramo, gli uni tramite Ismaele,figlio della schiava Agar, gli altri tramite Isacco, fi-glio della consorte Sara. Ma il legame generazionalenon era la cosa più importante che la promessa diDio voleva realizzare. Abramo è il primo credentedella rivelazione biblica. In questo senso è il padrenella fede, come Maria è Madre nella fede in quantoprima credente del Nuovo Testamento, e come Gesùè “autore e perfezionatore della fede”, Eb 12,2.

Quando crediamo e speriamo dobbiamo essere in sin-tonia con il piano di Dio rivelato dalla sua parola e assi-milato nel cammino spirituale della Chiesa, altrimenticonfondiamo la fede con le nostre idee e la speranzacon le nostre aspettative.

Fede e speranza sono due aspetti della stessarealtà. Nessuna può esistere senza l’altra. In qualchesenso si potrebbe affermare che, in pratica, la spe-ranza è più importante della fede. Nella fede credia-mo ciò che è oggettivamente vero, al di fuori di noi:

PENSIERO PASSIONISTA Settembre-Ottobre 2005

CREDERE PASSIONISTA

Amici di Gesù Crocifisso

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“Abramo ebbe fede sperando controogni speranza”

(RM 4,18)

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Dio esiste, è Trinità, si è incarnato. Cristo è Figlio diDio, morto e risorto. Esistono i sacramenti, la Chie-sa, la salvezza, la vita eterna. Tutto questo resta veroanche se non ci crediamo.

La speranza rende tutte queste realtà soggettiva-mente “mie”. Le fa diventare ragione della mia vitae tensione verso la mia personale pienezza. Non solocredo che esistono, ma spero che esse siano già al-l’opera nella mia vita e condurranno il mio essere al-la sua piena realizzazione. Autore della speranza è loSpirito Santo, che tiene viva in noi tutta la verità cheGesù ha rivelato e attuato, e ci fa crescere nell’espe-rienza di essa.

CChhee ccoossaa ssppeerriiaammoo??Contenuto della speranza cristiana è la salvezza

eterna, dono che non possiamo conquistare da soli,ma ci è concesso per i meriti di Cristo. Speriamo dinon perdere questo dono, il che può accadere se nonce ne curiamo durante la vita e moriamo nel peccatoche è rottura con Dio.

Speriamo di risorgere con Cristo e di essere uniticon lui per l’eternità. Speriamo di partecipare allamanifestazione gloriosa di Gesù alla fine dei tempi,come chiediamo ogni giorno nella messa. È la fasefinale sia della storia umana che della vicenda per-sonale di ognuno, perché in quel momento avverràanche la risurrezione dei corpi, il giudizio, la mani-festazione degli eletti e la consegna del regno al Pa-dre da parte di Gesù.

Quindi speriamo che si compia il disegno di Diosull’umanità e sulle varie articolazioni su di essa: na-zioni, chiesa, famiglia e ogni individuo. E Dio siaglorificato per la sua comunicazione ad extra, nellacreazione, rivelazione e salvezza. In una parola, spe-riamo il paradiso.

DDiinnaammiissmmoo qquuoottiiddiiaannoo ddeellllaa ssppeerraannzzaaLa speranza è il sostegno della vita cristiana. Il nu-

mero 1818 del Catechismo ci aiuta a percepirla co-me energia divina che pervade il nostro essere e fapalpitare in noi la vita divina, nella potenza delloSpirito Santo.Nella speranza Dio risponde al bisogno di felicitàche ha posto nel nostro cuore.

Come esseri umani cerchiamo la felicità e ci sentia-mo fatti per essere felici. Ma l’esperienza dimostrache nulla ci soddisfa in pienezza. Vuol dire che la no-stra vita non sarà felice finché Dio non occuperà lospazio che ci si è costruito per sé. La speranza accoglie i desideri umani e li purificaper orientarli ai valori eterni.

Ognuno organizza la propria vita secondo il valoriin cui crede. La speranza guida alla scelta dei valorigiusti e al distacco da quelli falsi. Illumina nel farebuone scelte a ogni livello, dai parlamenti delle na-zioni alle famiglie e agli individui. Tutti hanno desi-deri, attese e progetti. Nella speranza riusciamo a farcoincidere i nostri sogni con la volontà di Dio.La speranza ci difende dallo scoraggiamento.

È inevitabile sentirsi talvolta sconfortati. Il nostro

tempo conosce la patologia di scoraggia-mento permanente chiamato depressione. Questoavviene perché si tiene conto solo delle nostre forze,che non possono arrivare a tutto. Tipico della speran-za è contare sulla potenza di Dio. Essa non sempre ri-solve i problemi materiali, ma moltiplica le nostreenergie per affrontarli e viverli con dignità.

La speranza ci sostiene nei momenti di abbandono.Oltre allo scoraggiamento, la solitudine è l’incubo

della nostra società. La paura di restare soli conducealla ricerca frenetica di compagnia e di evasione, spe-cie i giovani. La speranza ci fa percepire la compagniadi Dio, presente nell’intimo del nostro essere. Egli èsempre in noi, ma noi siamo fuori, occupati altrove, enon sentiamo la sua presenza. La speranza ce la fa ri-scoprire, specie nella solitudine dell’incomprensione,degli insuccessi, delle malattie e della morte. La speranza ci fa percepire il palpito della vita eternagià presente in noi.

L’aspetto più affascinante della speranza è farcisentire l’attualità della salvezza. Noi speriamo nonsolo che saremo salvati o che vivremo in comunionecon Dio, ma speriamo di essere già salvati e che Dioè già con noi. Mentre siamo qui a riflettere, al lavoro,in famiglia, sul letto di dolore o dovunque, Dio ci stagià salvando, questa nostra vita è già comunione conlui. Non c’è luogo o situazione di vita che non possa-no essere salvifici o che Dio non possa raggiungerecon la sua potenza. La speranza non ci permette maidi dire: tutto è perduto, non c’è più niente da fare.Dio ha sempre nuove sorprese perché la sua potenzaè infinita. La speranza punta su di essa.La speranza libera dall’egoismo e conduce alla gioiadella carità.

Le virtù teologali confluiscono nella carità, di cui sisente l’attrazione nella fede e speranza. La speranzaci tiene rivolti su Dio piuttosto che su noi stessi, per-ciò ci rende disinteressati e generosi. Ci fa donare congioia. Oggi è abbastanza normale condividere, speciein occasioni di grande necessià, ma è difficile farlocon gioia. Si capisce che è anche un dovere, quindi losi fa da rassegnati. La speranza fa confidare in Dio eaumenta la gioia di spendersi per gli altri.

SSppeerraarree PPaassssiioonniissttaaVivere la spiritualità passionista vuol dire anche spe-

rimentare e testimoniare la speranza. Dalla croce scatu-risce la risurrezione, dalla morte la vita, quindi nellachiesa non c’è collocazione spirituale più favorevole al-la speranza che vivere il carisma passionista. Nelle duelettere a Timoteo, Paolo apostolo parla ripetutamente difede, carità e pazienza. Le tre virtù saranno in seguitoschematizzate come fede, speranza e carità, ma solo perla speranza la terminologia oscilla tra pazienza, fortez-za, costanza. Sperare vuol dire essere forti, costanti epazienti nelle difficoltà. Vuol dire resistere nelle durez-ze e nei momenti estremi. Pazienza è la parola da cuideriva “passione”, il cui vertice è nella croce di Gesù.Speranza è la capacità di vedere e annunciare, oltre ilchicco di grano che muore, la spiga che scoppia concento chicchi di grano.

Gabriele Cingolani cp

Amici di Gesù Crocifisso

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Amici di Gesù Crocifisso

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IV - Lettera ai genitori

EEdduucchhiiaammoo ii nnoossttrrii ffiigglliiBisogna orientare e accompagnare i figli verso espe-

rienze che possano veramente introdurli nella vitaadulta. Oggi molti giovani vivono una lunghissimaadolescenza, restando in casa dei genitori fino aitrent’anni. È comodo fare così, ma li prepara alla vita?I genitori che amano i figli devono sentire la preoccu-pazione di stimolarli a crescere e ad assumersi respon-sabilità, orientandoli a vivere esperienze forti, che liaprano al dono di sé. Perché questa è la vita adulta: lavita di chi sa donare e donarsi.

Alcuni anni fa, su una rivista tedesca, apparve unacopertina che raffigurava un giovane che si guardavaallo specchio e baciava la propria immagine riprodottanello specchio, con questo commento: La società delfuturo, la società dell’io! Cioè la società dell’egoismo,la società senza amore. Infatti molti giovani oggi cono-scono tutto del sesso e lo sanno praticare in tutte le for-me, ma non sanno affatto amare: per questomotivo sono incapaci di volere un au-tentico matrimonio, di vivere la bel-lezza della paternità e della ma-ternità, di restare fedeli all’a-more. Non possiamo rasse-gnarci a questa situazione.

Non molto tempo fa hoavuto un incontro indi-menticabile. Mi accostoad una culletta sostenutadalle braccia robuste diun barelliere, ma non ve-do un bambino bensì unadonna adulta: un piccolissi-mo corpo (58 centimetri!) conun volto splendidamente sorriden-te. Tendo la mano per salutare, ma1’ammalata con gentilezza mi risponde:“Padre, non posso darle la mano, perché potrebbefratturarmi le dita: io soffro di osteogenesi imperfettae le mie ossa sono fragilissime. Voglia scusarmi”. Ri-masi affascinato dalla serenità e dalla dolcezza del-l’ammalata e volevo sapere qualcosa di più della suavita. Mi prevenne e mi disse: “Padre, sotto il cuscinodella mia culletta c’e un piccolo diario. E’ la mia sto-ria! Se ha tempo, può leggerla”. Presi i fogli e lessi iltitolo: Felice di vivere! Tornai a guardare quel misterodi gioia crocifissa e domandai: “Perché sei felice di vi-vere?”. Ecco la risposta: “Padre, lei vede le mie condi-zioni... ma la cosa più triste è la mia storia! Potrei in-titolarla così:abbandono! Eppure sono felice, perchého capito la mia vocazione! Io, per un disegno d’amo-re del Signore, esisto per gridare a coloro che hannola salute:”’Non avete il diritto di tenerla per voi, ladovete donare a chi non ce l’ha, altrimenti la salutemarcirà nell’egoismo e non vi darà la felicità”. Io esi-sto per gridare a coloro che si annoiano:”Le ore incui voi vi annoiate mancano a qualcuno che ha biso-gno di affetto, di cure, di compagnia; se non regalere-te quelle ore, esse marciranno e non vi daranno la fe-licità. Se non cambierete vita, non sarete mai felici!”.

Io guardavo 1’ammalata, che parlava dal suo pulpitodi dolore! Non osavo commentare, perché tutto erastupendamente e drammaticamente vero. L’ammalataaggiunse: “Padre, non è bella la mia vocazione?”. An-nuii e dissi tra me: sono proprio queste le esperienzeche mancano ai giovani. Esperienze che li possonorendere adulti! E’ necessario far incontrare i nostri gio-vani con la sofferenza (perché fa parte della vita)aprendoli a gesti di autentica dedizione al prossimo.Oggi molti genitori costruiscono tappeti sotto i piedidei figli e così i figli amplificano 1’egoismo e atrofiz-zano i semi di generosità che hanno nel cuore: così di-venteranno incapaci di vivere e di amare.

LLaa pprreegghhiieerraa iinn ffaammiigglliiaaMadre Teresa di Calcutta ripeteva insistentemente:

“È necessario riportare la preghiera dentro la fami-glia. Quando una famiglia prega, non crolla!”. Lo di-

ceva con la convinzione di chi ne ha fatto1’esperienza. La famiglia di Madre

Teresa, infatti, fu segnata da proveindicibili. Eppure tutto fu supe-

rato; e nella famiglia regnòsempre la pace e la gioia divivere. Perché? La rispo-sta è una sola: perché inquella casa restò sempreaccesa la lampada dellapreghiera.

Nell’estate scorsa hoincontrato a Loreto una

mamma con due figli han-dicappati mentali e mi sono

lungamente soffermato a salu-tarla, accarezzando i suoi figli.

Ella mi ha detto con pudore, ma an-che con fermezza: “Padre, sono miei figli e

per me sono i più belli del mondo. Prego la Madonna,affinché mi dia la forza di essere mamma per loro finoalla fine. Solo questo desidero”. Guardai la donna conammirazione e commozione. Sì, questa è la vera bel-lezza. Quando in una famiglia si prega insieme, non siprendono abbagli e non si commettono follie di ab-bandono e infedeltà.

Cari genitori, pregate insieme ogni giorno e saretela benedizione della casa. Pregate con i vostri bambi-ni e prendetevi voi 1’onore di introdurli al primo dia-logo con Dio. Oggi molti bambini non sanno neppurefare il segno della Croce: le case sono atee, cioè vuotedi Dio; i genitori sono corpi eleganti, ma non hanno1’anima viva e luminosa. E i figli se ne accorgono.Dobbiamo invertire la situazione. Per questo, a con-clusione della mia lettera vi lascio un impegno: chiu-dete la lettera e prendete subito la decisione di pregareinsieme questa sera per la vostra famiglia, per i vostrifigli. Vi assicuro che sentirete più bella la casa, viamerete di più e sarà più facile abbracciarvi e abbrac-ciare i figli e guidarli nella via del bene. Fate così: sa-rete felici! Vi benedico!

Mons. Angelo Comastri

S. Gabriele 15/20-8-05Piccoli amici

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La fede e l’amore ci hanno sostenutoLa “Lettera alle famiglie” di Mons. Comastri mi ha

fatto molto riflettere e mi ha spinto a scrivere questamodesta testimonianza.

Siamo una famiglia di quattro persone; con mia mo-glie ho un rapporto bellissimo e senza di lei la mia vitanon avrebbe senso, ma ancor di più non avrebbe sensose non ci fosse Gesù a guidarla.

Il Signore ci ha donato due bei bambini, Alberto eLetizia, di 10 anni e di 18 mesi. Abbiamo incontratomolte difficoltà, ma l’amore di Gesù ha vinto ogniostacolo. Il Signore ha messo dentro di noi la volontàdi fare una scelta: sin dall’inizio del nostro matrimoniosentivamo che uno di noi due doveva stare con i figli,perché crediamo molto importante la presenza di ungenitore in casa. E così d’accordo, mia moglie è rima-sta a casa con i bambini edio lavoro.

Le difficoltà non sonomancate a livello finanzia-rio, morale e spirituale; avolte ci sentivamo scorag-giati; ma Gesù è arrivatosempre in tempo a calmarela tempesta, e noi ci rialza-vamo per andare avanti conil sostegno del Signore econ il consiglio della nostraguida spirituale.

Un ringraziamento va an-che ai nostri fratelli, Amicidi Gesù Crocifisso, che cihanno aiutato con la loropreghiera. Non ci è mancatala protezione della nostraMadre del Cielo.

Un pensiero va al santoPadre Giovanni Paolo II checi ha insegnato a portarecon grande fede la croce fi-no alla sua morte. Come pu-re al nuovo Papa Benedetto XVI che fin dall’inizio delsuo pontificato non fa altro che alzare le braccia comese volesse abbracciare tutti.

Chiedo di pregare per la mia famiglia, perché restisempre unita, come lo è ora, per mezzo della preghiera.

Basili Enrico

La grande, cara Famiglia PassionistaFinalmente sento forte nel cuore la gioia di fare parte

di questa grande, cara Famiglia Passionista. Prima c’e-rano molte incertezze…

Nel libretto “La Consacrazione Solenne”, ho letto:“la via per fare di Cristo il cuore del mondo è lacontemplazione assidua del Crocifisso; alla suascuola si impara ad essere apostoli e a proclamarelo stupore per la dignità dell’uomo, proprio perchéredento a caro prezzo”.

Che privilegio, che dono grande ci ha fatto il Signo-

re chiamandoci come famiglia a fare uncammino di fede! Mi sento così piccola, così pienadi paura, così debole; ma mi sento un po’ quel cuoredel mondo che batte insieme a quello di Gesù. Lo vo-glio amare e fare amare.

Ecco la Consacrazione Solenne, ecco gli Amici diGesù Crocifisso, ecco gli impegni di tutti i giorni: co-me mamma nella mia famiglia, ma anche nel quotidia-no e nel movimento, con i fratelli che Gesù mi metteaccanto. Mi sento veramente parte di questa famiglia eringrazio Dio, la Vergine Maria e te, padre, che sei par-te della nostra vita e ci dai tanto coraggio.

Penso che ogni gruppo cristiano aiuta a crescere nel-la fede, specialmente all’inizio della conversione, per-ché ci sono le difficoltà che vengono dall’esterno, allevolte anche dalla famiglia stessa; allora il gruppo ti so-stiene, ti incoraggia nelle cadute, nelle prove, nei dub-

bi; da sola non ce la faresti a superare tutto. Certo oc-corre umiltà e fiducia.

Ogni cammino di fede ha la sua caratteristica; unodeve scegliere dove Gesù lo chiama. Io sento forte nelmio cuore di seguire Gesù negli Amici di Gesù Croci-fisso perché l’approfondimento della Passione di Ge-sù mi fa sperimentare la grande misericordia che Dioha per me; mi sprona a cambiare quello che non va,mi fa prendere coscienza di quello che significa esse-re moglie e mamma cristiana.

Ho capito che nella Passione di Gesù non c’è nientedi triste o pessimistico, ma c’è un grande messaggiodi luce, gioia e speranza; sta a noi viverli.

Chiedo a Gesù la grazia e ai fratelli tanta preghieraaffinché possa crescere sempre di più nell’amore aGesù Crocifisso; soprattutto vorrei tanto far innamo-rare le mie creature di questo amore a Gesù, perchéquesto conta di più nella vita.

Roberta Cognigni in Basile

Amici di Gesù Crocifisso

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Una giovane coppia si confessa

S. Gabriele, 15/20-08-05 Esercizi Spirituali del Gruppo FamiglieAmici

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Giacomo Bruni nasce a S. Benedettodel Tronto (AP) da Giuseppe eMaria Antonia Marconi l’otto ago-

sto 1882. E’ l’ottavo di nove figli, 5 dei quali muoio-no in tenera età e la primogenita Maria, sarà suoranell’istituto delle Dorotee. E’ una famiglia modesta,timorata di Dio: il terreno ideale perché la giovanepianticella dia frutti di santità. Cresce normalmente, èsveglio, vivace e birichino. A tre anni frequenta l’asilodelle suore Vincenziane. Entra nella banda comunaledove suona il clarinetto e bene inserito nella vita par-rocchiale. Il canonico Don Pietro Panfili lo segue perquasi tre anni insieme ad altri ragazzi con inclinazioneal sacerdozio, curandone la preparazione scolastica,compreso l’insegnamento del latino.

Giacomo è intelligente, volenteroso e i risultati sonoottimi. A dieci anni, in un pelle-grinaggio alla Madonna di Lo-reto, confida: “Mentre prega-vo dinanzi all’altare mi sonointeso chiamare alla vita reli-giosa ed ho risposto di si”. Èassiduo nella confessione eduno dei confessori afferma:“Non mi sono mai più incon-trato con un fanciullo che siconfessasse come Giacomino.Se un giorno questo giovinettoriceverà l’onore degli altarivorrei essere io il primo a pro-strarmi davanti all’amabile suaimmagine”.

Conosce i missionari del Sa-cro Cuore e legge la loro rivista“Annali di Nostra Signora delSacro Cuore”. Legge anche illibro “L’opera di un soldo”, do-ve apprende le problematichedelle missioni e come racco-mandato in esso, raccoglie unsoldo per i missionari dellaNuova Guinea. Vuole entraretra i missionari del Sacro Cuo-re. Don Pietro si interessa, mala risposta è che per l’accettazio-ne Giacomino deve pagare 500 lire; il papà Giuseppe,che fa il fabbro, non può.

Viene a San Benedetto per una predicazione il pa-dre passionista Basilio Viti; conosciuto il caso,esclama: “Datelo a noi questo ragazzo. E non si par-li di soldi”. Lui accetta, legge la biografia di S. Pao-lo della Croce, si prepara con penitenze a vivere dapassionista. Mamma Maria Antonia dice: “Questofiglio mi muore; fa penitenza, dorme sulle tavole,mette le spine dentro il cuscino… se gli dico di nonfarlo risponde che deve provare per vedere se riescea diventare Passionista.”

Parte per Roma insieme a Don Pietro il 29 maggio1896; all’arrivo lo accoglie il superiore generale, ilBeato Bernardo Silvestrelli, che lo chiama affettuosa-mente il Moretto di S. Benedetto. Il 9 giugno 1897,8

Amici di Gesù Crocifisso

dopo circa un anno di permanenza nel seminario pas-sionista di Rocca di Papa, entra in noviziato a Sorianonel Cimino (VT). Veste l’abito e prende il nome diGiovanni. Il maestro scriverà di lui: “Ho diretto que-sto giovinetto in tutto l’anno di noviziato e posso atte-stare di non aver avuto altro motivo che di lodare ebenedire Dio per l’esemplarissima condotta”.

Al compimento dei 16 anni prescritti, emette la pro-fessione religiosa il dieci agosto 1898 a Morione(RM). Si sposta in varie case religiose per motivi distudio. I risultati sono ottimi. Ecco alcuni giudizi deitestimoni: “Giovane di purezza singolare. Impegnonon ordinario per l’acquisto della perfezione. Deditoassai all’orazione e al raccoglimento di spirito. Affa-bilissimo. Mai fu visto malinconico. Nulla di esage-rato, nulla di affettato, ma tutto in lui era naturale,

spontaneo”. Alla conclusionedel processo di beatificazionesi dirà: “La voce comune lodichiarava un santo simile aS. Luigi Gonzaga, a S. Ga-briele dell’Addolorata, a S.Giovanni Berchmans”.

Mentre si prepara a diventa-re sacerdote, si addensano al-l’orizzonte le nubi minacciosedi una malattia subdola e ine-sorabile: la tubercolosi. Il 4luglio 1904 a Roma ha unaviolenta emottisi. Confida aiconfratelli che lo assistono:“Vado a trovare la Madonna”.Viene trasferito a S. Marcello(AN) alla ricerca di un climapiù favorevole, si riprende etorna a studiare alla Madonnadella Stella, dove l’anno dopoè ordinato sacerdote a 22 an-ni. La gioia è immensa. Nellamessa quotidiana trova forzae sostegno. Ritornano leemottisi e ritorna a S. Marcel-lo. Scrive: “La speranza nonabbandona mai i malati: ma

questo mio desiderio di guarireè conforme alle disposizioni di Dio? In tale incertez-za, dopo aver sperato e pregato, mi getto nelle brac-cia della divina Provvidenza certo che essa disporràper il mio maggior bene”.

E’ ammirevole anche nella malattia. Un giorno lotrovarono a piangere, ma lui si affretta a dire: “Nonpiango per me, ma per il fastidio che vi arreco”. Il12 dicembre 1905, ad appena un anno dalla sua or-dinazione sacerdotale, lascia questo mondo per an-dare al Padre.

Nel 1932 le sue spoglie sono state portate nellachiesa delle monache passioniste di Ripatranzone(AP). Dal 1985 riposa nella chiesa abbaziale di S. Be-nedetto del Tronto, sua città natale. È stato dichiaratovenerabile il 9 giugno 1983.

Francesco Valori

Ven. P. Giovanni Bruni (1882-1905)

Il moretto di S. BenedettoVEN. P. GIOVANNI BRUNI

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Amici di Gesù Crocifisso

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Maria Greghini: sulla croce con amore

Il 29 marzo il Signore ha chiamato a sé MariaGreghini, cugina del nostro P. Gabriele Cingolani,

membro dell’Istituto Secolare Madre dellaMisericordia e dell’Associazione “Volontari della

Sofferenza”. Dal 2001 era iscritta agli Amici di GesùCrocifisso. Il 6 aprile 2003 aveva fatto con tantagioia a Morrovalle la consacrazione perpetua a

Gesù Crocifisso. Pubblichiamo questetestimonianze, che certamente faranno del bene a

tutti”. P.A.

Il 29 marzo 2005 è tornata alla Casa del Padre lanostra sorella Maria Greghini. Era nata nel 1933. Lasua vita, segnata dalla croce fin da bambina, è statavissuta all’insegna della fede e della gioia.

Maria era innamorata della vita e voleva viverla in-tensamente in tutte le sue manifestazioni. La comu-nione con gli altri era sempre serena e spontanea; ave-va una grande capacità di dialogo e non era certo con-dizionata dai suoi limiti fisici. La sua gioia toccò l’a-pice quando il Signore le fece capire che voleva la suavita totalmente consacrata all’avvento del suo Regno,associandola al suo Figlio Gesù.

Entrò nell’Istituto Secolare “Ancelle della Madredella Misericordia” di Macerata e dopo il periodo diformazione fece la sua consacrazione a Dio il 6-1-1968. Era raggiante e così continuò ad essere in ognimomento, anche quando la sua croce si fece più pe-sante e la portò a vivere sull’altare della carrozzella edel suo letto.

Nella sua semplicità aveva colto il cuore della no-stra spiritualità adoratrice e riparatrice; voleva esserela compiacenza del Padre, vivere solo per Lui con Ge-sù, che era il suo Maestro, Amico, Fratello, Sposo.

La carica interiore che le veniva dalla sua comunio-ne con Gesù la portò a inserirsi e operare con i Volon-tari della Sofferenza e con gli Amici di Gesù Crocifis-so. Aveva sviluppato un atteggiamento costante di se-reno abbandono alla volontà di Dio; noi che abbiamocondiviso con lei gli ultimi anni della sua vita, l’ab-biamo vista sempre in questo abituale atteggiamentodi fiducia e di abbandono, anche quando la sua naturagemeva per il dolore e per la rinuncia alle varie inizia-tive a cui partecipava. Deponevamo nel suo cuore lesituazioni più delicate della Chiesa, dell’Istituto e del-le creature singole, e lei accoglieva tutti e ne facevaoggetto di preghiera e di offerta.

Quintillini Mariolina

Il 29 marzo all’ospedale Civile di Macerata, dopotanti continui ricoveri, la nostra carissima Maria Gre-ghini, membro dell’Istituto Secolare “Opera MaterMisericordiae” e guida carismatica del Centro “Vo-lontari della Sofferenza” della zona pastorale dellacittà, si è spenta per salire in cielo e abbracciare l’a-mato Gesù: era veramente fiera e felice di essersi do-nata al suo sposo Gesù che l’aveva riempita dei suoiimmensi doni.

L’ultima volta che l’ho incontrata le ho chiesto:“Maria, desideri alzarti un pochino?». Sorridendo,con la semplicità più schietta, mi ha risposto: “Ma

Gesù è tanto contento di come sto!».Una vita nella sofferenza. Da 25 anni apparteneva

alla nostra Associazione del Centro Volontari dellaSofferenza. Aveva scoperto l’immenso valore del do-lore offerto come dono prezioso al Signore.

“Da soli, -ci ripeteva-, la sofferenza può soloschiacciarci; ripiegati su noi stessi, possiamo solosoffrire; senza la fede, diventa un peso insostenibile,una maledizione. Solo se ci aggrappiamo a Gesùusciremo vincitori sulla nostra malattia; è guardandoa Lui che potremo soffrire con la serenità del cuore”.

La sofferenza è un mistero e solo con la fede possia-mo accoglierla come,”dono”. Dobbiamo fin da oracredere che il Signore ci ama, è presente in tutte le no-stre sofferenze e ci associa alla sua opera redentrice.

Ho avuto la gioia di conoscere bene Maria, speciequando si partecipava agli Esercizi Spirituali tenuti aRe, in Piemonte. Le sofferenze per il viaggio si molti-plicavano ma lei, con quegli occhi sempre sereni esorridenti, offriva tutto a Gesù con amore e diceva:“Niente vada perduto! Tutto per te, Gesù, per il benedelle anime, per il papa, i sacerdoti, i superiori, perl’Opera Mater Misericordiae, per il CVS”.

Per gli associati al CVS, specialmente per noi soffe-renti, Maria Greghini sia e rimanga un forte esempioda imitare e una guida da seguire, per la sua forza d’a-nimo, la grande gioia di voler vivere, di essere corag-giosa in tutto, anche sopra le proprie forse martoriate.

Amava molto la Madonna e la pregava continua-mente. Stava volentieri a lungo davanti al Tabernaco-lo, con quella candida compostezza e quel sorriso lu-minoso da trasmettere agli altri la sua fede genuina.

Gioanna Storani

06-04-03 Maria Greghini

si consacra per sempre

a Gesù Crocefisso

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Il 2 agosto 2005, insieme a Marco, ho fattola professione perpetua dei voti religiosipassionisti nel Santuario di S. Gabriele.

Non è possibile raccontare l’esperienza dellaconsacrazione religiosa senza prima rivolgere losguardo verso il Signore per lasciare sgorgare dalcuore tanta gratitudine e riconoscenza per quantoEgli ha fatto:

Loda il Signore, anima mia:loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vi-

vo canterò inni al mio Dio. (Sal. 145, 1-2).Sto vivendo questa consacrazione religiosa co-

me una vita matrimoniale. Vi spiego questo mioconfronto. C’è stato un’incontro con il Signorenell’aprile 1997; mi sono sentito amato e hosentito subito il desiderio di contrac-cambiare questo amore. Eracome un fidanzamento.Lui si lasciava cono-scere tramite la Pa-rola, l’Eucaristia ei fratelli. Daquell’incontroil mio cuoreha ripreso abattere. Benpresto mi so-no accortoche l’amoreche desidera-vo donare aduna ragazza(ero lontano daDio e non pensa-vo minimamentead una vita in con-vento!) non mi bastava,perché sentivo la necessità diallargare gli orizzonti del cuore.

Cosi nel gennaio del 1998 entrai in conven-to a Morrovalle come postulante. Giorno dopogiorno mi sono lasciato condurre da Lui. Nonposso negare di aver opposto resistenze, ma Luiriesce a scrivere diritto anche su righe storte. Pro-prio come una unione matrimoniale si regge e sifortifica grazie al dono reciproco dei coniugi, so-stenuto dalla grazia del Signore che unisce, così èe sarà la vita consacrata. La certezza che Egli saràsempre fedele col suo amore mi rinfranca e mi faalzare lo sguardo per andare avanti. Concludo be-nedicendo e lodando Dio per il suo immensoamore per ciascuno dei suoi figli.

Vi ringrazio, cari Amici di Gesù Crocifisso,perché so che mi siete stati vicini con le vostrepreghiere, perché il mio “sì” fosse un’autenticarisposta d’amore al nostro Amato. Continuiamo aricordarci nelle preghiere giornaliere. Ciao e gra-zie ancora.

Vostro Enzo Di Clerico

Carissimi Amici di Gesù Crocifisso,rendo grazie a Dio per avermi fatto arri-vare al traguardo della professione per-

petua che ho emesso il 2 luglio al Santuario di S.Gabriele. Sono entrato in convento nel settembredel 1998, dopo quasi un anno di discernimentosotto la guida di P. Daniele Pierangioli e P. Fran-cesco Cordeschi. Otto anni fa era impensabile chepotessi consacrarmi al Signore per sempre nellafamiglia passionista. Avevo molti problemi ed erocaduto in una profonda crisi esistenziale. Il Si-gnore però, mi ha fatto uscire dalla crisi con ma-no potente e braccio teso, mi ha fatto crescereumanamente e spiritualmente facendomi percor-

rere vie impensabili. L’incontro con Cristo èstato per me un fatto imprevisto e

imprevedibile, l’impatto conuna Presenza eccezionale

che ha cambiatoprofondamente la

mia esistenza. Mi sembra do-

veroso a questop r o p o s i t oesprimere lamia gratitu-dine a P. Al-berto, P. Na-tale e P. Fran-cesco perché,quando sono

entrato in con-vento, pieno di

dubbi e di paure,essi hanno creduto

in me più di quanto ionon credessi in me stesso.

Ringrazio anche la Tendopoli,che ho scoperto nel 2002 e che ha

contribuito a rinforzare e confermare la miavocazione passionista. Nel mio servizio alla Ten-dopoli posso affermare senza esitazione che è piùquello che ho ricevuto che quello che ho dato.

Il confronto con i laici mi aiuta a vincere la ten-tazione di perdere lo zelo apostolico e di vivereda impiegato. Il giorno della mia professione horicevuto delle straordinarie manifestazioni di sti-ma, affetto e riconoscenza da parte dei miei amicie dei miei parenti. Certo, non si deve vivere diqueste gratificazioni “terrene”, ma queste soddi-sfazioni mi fanno pensare che ho lasciato unatraccia importante nei cuori di queste persone equesto mi da’ fiducia che in futuro potrò fare benenell’apostolato.

Ora mi attendono l’ordinazione diaconale equella sacerdotale. Sapendo del vostro profondolegame con la famiglia passionista, confido nellevostre preghiere.

Confr. Marco Cola.

Amici di Gesù Crocifisso

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La Professione perpetua: un innamoramento

02-07-05, Professione Perpetua di Marco e Enzo

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che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati".Questo è il Vangelo della Croce di cui Lorenzo dadiscepolo fedele di San Paolo della Croce vuole es-sere apostolo: il luogo del supremo tormento e dell'ab-bandono più totale, è inseparabilmente la rivelazionedell'amore più grande, dove impariamo a comprende-re quanto Dio ci ha amati e quanto perciò possiamo edobbiamo amare. È il mistero di una scelta gratuitache ci supera e ci incanta. È il comandamento nuovo,che cambia il cuore e la vita. Lo sguardo del Signore,facendoci sentire amati, ci colma di gioia e ci rendetestimoni irradianti dell'amore ricevuto, che siamochiamati a donare in piena gratuità e gioia.

Proprio così, guidati dallo sguardo dell’Amato, rico-nosciamo il senso e la bellezza di una vita vissuta to-talmente per amore. È la vocazione cui sei stato chia-mato: sull’esempio e per l’intercessione di San Paolodella Croce sii sacerdote di Cristo per annunciare conla parola e con la vita intera la buona novella di cuihai fatto esperienza e che continuamente ti cambia ilcuore, rimanendo sotto lo sguardo di Gesù. Sai comel’obbedienza di fede e di amore a questa chiamataproduca miracoli: lo hai visto dalla gioia che il Signo-re ha saputo suscitare nei Tuoi cari nell’accoglienzadella Tua vocazione, che inizialmente sembrava lorosconvolgere del tutto i progetti belli della Tua vita.Ora essi sono i primi fieri testimoni delle meraviglieche Dio ha operato in Te. Sostenuto dalla loro pre-ghiera di Papà, di

Mamma, ma anche dei Tuoi carissimi fratelli Giulia-no e Maria Letizia, oltre che di tutti noi fatti

con la vita testimone innamorato dell’amore di Cri-sto, abitando sotto lo sguardo di Lui per portarne atutti il mistero di bellezza, di verità e di bene.

“L’amore si esprime più col silenzio”, diceva il tuo enostro San Paolo della Croce. E aggiungeva: “Unaparola d’amore basta”. La Tua vita di sacerdote e re-ligioso sia tutta questa parola d’amore, accolta e do-nata sotto lo sguardo del Signore.

Mons. Bruno Forte

24-7-05, MorrovallePrima Messa di P. Lorenzo

Amici di Gesù Crocifisso

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(Sintesi dell’omelia di Mons. Bruno Forte, Arcive-scovo di Chieti, per l’ordinazione sacerdotale di P.Lorenzo Mazzoccante: Parrocchia dei XII ApostoliChieti, 15 Luglio 2005)

Carissimo Lorenzo, Cari Sacerdoti, Carissimi tutti!Il filo rosso che ha guidato Lorenzo nella scelta dei

testi della Parola di Dio di questa liturgia è come miha detto lui stesso quello dello "sguardo del Signo-re". Si tratta di un motivo a lui così caro da spingerloa sceglierlo come suo "cognome" religioso: si chiamainfatti P. Lorenzo dello “Sguardo del Signore”.

Lo sguardo è anzitutto lo splendore del volto: ce lofa intuire Paolo nel testo della II Lettera ai Corinziche abbiamo ascoltato. In ebraico volto si dice “pa-nim”, parola plurale e duale al tempo stesso, che dicechiaramente sia la continua novità del volto nella fe-deltà a se stessi, sia la reciprocità cui il volto rimanda.Sono i due sensi che Lorenzo ha colto nell’idea dellosguardo del volto del Signore: da una parte, è la per-cezione della continua novità del Suo amore, dall’al-tra, il volto contemplato dell’Amato ci rimanda ad es-sere per gli altri volto d’amore, dando gratuitamentequanto gratuitamente abbiamo ricevuto dal Signore. Peraltro, secondo la tradizione ebraica, il volto conle sue sette aperture non è che una "menorah", uncandelabro a sette braccia, fatto per ardere alla presen-za dell'Eterno: quando il cuore è pieno di luce, la "me-norah" del volto è accesa e splendente, come avvienenel volto di Gesù; quando invece il cuore è un cuoredi tenebra, il volto non ha alcuno splendore e si con-suma nella prigionia della propria solitudine.

Contemplando lo sguardo del Signore e lasciandosicontemplare da Lui, Lorenzo vuole essere volto esguardo dell’Amato per tutti coloro cui Dio lo invieràe affiderà al suo cuore sacerdotale. ,

È il Vangelo scelto per oggi che ci fa capire che co-sa si percepisce quando si accetta di stare sotto losguardo del Signore: “Come il Padre ha amato meafferma Gesù in Giovanni 15 così anch’io ho amatovoi. Rimanete nel mio amore”. Lo sguardo di Gesùci fa sentire amati, avvolti da un amore eterno, fedelee sempre nuovo. È questo amore che Lorenzo ha in-contrato quando – in occasione di una missione tenutadai Passionisti in questa Parrocchia nel 1991 – com-prese per la prima volta profondamente che Dio èamore e che sola gioia nella vita è lasciarsi amare daLui e amarlo, docili alla sua volontà, donati a Lui perlasciarci donare da Lui. Da allora, Lorenzo ha impara-to a stare sempre più sotto lo sguardo del Signore, perpiacere a Lui solo, ed ha sperimentato il frutto di que-sto riposare nell’amore sotto lo sguardo dell’Amato:la gioia. “Questo vi ho detto perché la mia gioia siain voi e la vostra gioia sia piena”.

Lorenzo testimonia questa gioia e vorrebbe annun-ciarla con tutta la sua vita di religioso e di sacerdote.È la gioia che nasce ai piedi della Croce, dove si sco-pre di essere amati infinitamente da Dio e inviati adamare. Perché questo è il terzo aspetto dell’incontrocon lo sguardo di Cristo: da Lui ci si sente amati e in-viati ad amare. "Questo è il mio comandamento:

SSaacceerrddoottee ppeerr sseemmpprree:: aammaattoo eeiinnvviiaattoo aadd aammaarree

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Il 3 luglio abbiamo avuto unagrande giornata di ritiro e con-sacrazioni nella nostra parroc-

chia di San Gabriele a Civitanova. Al mattino abbia-mo ascoltato una profonda catechesi del P. RobertoCecconi sul tema “La consacrazione battesimalebase di ogni consacrazione”. L’ho seguita con atten-zione e alcune riflessioni mi sono sembrate particolar-mente chiare e profonde.

Consacrazione vuol dire togliere dall’uso quotidia-no ciò che è consacrato; per esempio il calice consa-crato dal vescovo viene tolto dall’uso comune e di-venta uno strumento che porta il sangue di Cristo. Co-si anche la persona consacrata nel battesimo diventasacra e mezzo di salvezza per sé e per gli altri.

Il Battesimo porta a una profonda intimità con Gesùe all’ascolto della sua parola, ci libera dal peccato e cifa nuove creature. La consacrazione battesimale ci in-troduce nella Chiesa e nella sua missione. La nostraconsacrazione a Gesù Crocifisso ci rende consapevolidel grande dono del battesimo. Dopo il pranzo, chemolti abbiamo condiviso nei locali della parrocchia, ildiacono Vito ha guidato in chiesa un’ora abbondante diadorazione al Santissimo Sacramento.

È seguita la Messa, celebrata dal nostro assistente,P. Alberto, durante la quale c’e stata la consacrazioneperpetua di tre coppie e il rinnovo di altre tre. È statoun momento emozionante vedere gli sposi in ginoc-chio insieme, come nel matrimonio, mentre i loro figliscattavano le foto ricordo dell’avvenimento!

Avrei voluto essere al loro posto! Basare la vita dicoppia nell’unione con Dio, vivere insieme esperienzedi preghiera, fare insieme un cammino di fede deveessere veramente appagante! Ringrazio il Signore diavermi chiamato in questo cammino, perché anche semio marito non mi segue, frequenta la parrocchia ecerca di essere un buon cristiano. Questa giornata èstata veramente stupenda, una giornata di festa con ilSignore! Grazie a P. Alberto, a P. Roberto e tutti quelliche hanno contribuito alla sua buona riuscita!

Olga Costanzo

La consacrazione: partenza per uncammino più maturo

Amici di Gesù Crocifisso

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Carissimo padre, scriverti le sensazioni che ha susci-tato in me la consacrazione perpetua non è facile. Hoatteso il 3 luglio con emozione e gioiosa ansia, un po’come quando da bambina aspettavo la vigilia di Nataleper aprire i regali; da una parte la mia indegnità e su-perficiale preparazione a donare per sempre la vita aGesù crocifisso e risorto, diventando parte della fami-glia passionista a tutti gli effetti, dall’altra l’amore pre-muroso e paterno di Dio, che mi ha permesso di viveremomenti di preghiera intensi ed inaspettati, offrendoglile giornate e prestando attenzione alle sue proposte.L’atteggiamento che sentivo nel cuore è quello di chinon ha nulla e deve ricevere tutto da Lui.

Ho capito che non devo tanto affannarmi, ma deside-rare di essere unita a Gesù nel cuore e allora tutto il re-sto è conseguenza di questa intimità, è Lui che comeSposo fedele ed innamorato cerca l’anima infedele perimpregnarla del Suo Spirito. Momenti di tensione e de-bolezza in famiglia sono contrapposti al desiderio dipregare insieme, iniziativa che viene spesso dalle no-stre figlie. Mi sento privilegiata perché Marco si è con-sacrato perpetuamente con me e quindi abbiamo donatoa Gesù Crocifisso il nostro matrimonio. In due si cam-mina meglio. So che questa consacrazione è la parten-za per un cammino spirituale più maturo e responsabi-le, ma Gesù ha donato fino all’ultima goccia del SuoSangue per noi, sarà Lui a guidarmi e sostenermi. Ma-ria con tenerezza infinita sarà la nostra fortezza. Chiedola tua benedizione e preghiera e ringrazio te, Piera, Vi-to, tutti gli Amici, in particolare quelli del gruppo fami-glie e quelli venuti da posti lontani.

Betta e Marco

Approfondire la spiritualità passionistaChiedo con tanta umiltà di poter rinnovare la consa-

crazione a Gesù Crocifisso. Sento di essere più matu-ra e consapevole dell’anno scorso, quando feci la pri-ma consacrazione; anche se ero stata preparate da te eda Vito, pensavo di non esserne all’altezza. In questoanno non mi sono mancate le prove e le cadute, ma hoimparato a sentire vicino a me Gesù e questo certa-mente è un frutto della prima consacrazione, Sentoforte il desiderio di approfondire la spiritualità passio-nista e di trasmetterla agli altri. Per questa mia scelta,confido nella misericordia di Dio, nel sostegno di Ma-ria e nelle preghiere degli Amici.

Mariella Menghini Benaducci

RRiittiirroo ee ccoonnssaaccrraazz

Civitanova 3-7-05Consacrazione di Marco e Betta

Civitanova, 3-7-05

Conferenza del P. Roberto Lecconi

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Gesù vicino come mia mammaCarissimo padre, ti scrivo per confermarti la mia de-

cisione di rinnovare la consacrazione a Gesù Crocifis-so, presso la nostra parrocchia, il 3 luglio. Spesse vol-te ci hai invitato a parlarti dei motivi che noi abbiamoper fare tale scelta. Dopo due anni che frequento que-sto movimento, partecipando alle catechesi e ai ritiri,sento il bisogno di fare la consacrazione perché in es-sa trovo forza e come un punto fermo dove attingereenergia. Il desiderio di conoscere Gesù mi ha condottoin questo cammino; sento il Signore vicino ogni voltache lo cerco. Pesando a Gesù, penso a mia madre,quando era in vita: ero l’ultima di sette figli e lei nonaveva molto tempo da dedicare a me, ma sapevo chemi era sempre vicina e potevo contare su di lei. Que-sta sensazione ce l’ho con Gesù: sin dalla mattinaquando mi alzo sento che non sono sola e questo midà tanto conforto. La scelta del carisma passionista èstata all’inizio un po’ sofferta perché pensavo semprealla passione di Gesù e di conseguenza al dolore. Fre-quentando il gruppo, ho capito che il Signore, aman-doci, si è sacrificato per noi ma poi è risorto e questoè gioia. Il Signore ci vuole liberi e felici. Presto man-derà l’adesione anche mio marito.

Pina

In attesa del quarto figlioCarissimo padre, anche se con un po’ di ritardo, in-

viamo la nostra richiesta per poter fare il tre luglio laconsacrazione perpetua a Gesù crocifisso, consapevoliche questo passo ci dà la possibilità di rinnovare il pro-posito di vivere una vita veramente cristiana, mettendoDio al primo posto in tutto ciò che facciamo, special-mente nella nostra famiglia. Non possiamo nascondertiche altre volte abbiamo fatto questi propositi ma nonsempre li abbiamo seguiti; di una cosa però siamo certiche senza la presenza di Dio nei nostri cuori siamo po-ca cosa. Come sai la nostra famiglia aumenta, perchésiamo in attesa del quarto figlio. Questo evento ha por-tato all’inizio qualche preoccupazione, soprattutto perla paura di togliere un po’ di tempo a Francesco, Sa-muele e Camilla, ma la tua lettera ci ha aiutato a capireche tutto ciò è grazia e gioia. Siamo certi che il Signore

Amici di Gesù Crocifisso

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zziioonnii aa CCiivviittaannoovvaa

ci darà tempo e forza per portare avanti tutti i suoi pro-getti, se noi ci affidiamo a Lui. Vogliamo cercare di in-dirizzare la nostra rotta verso Gesù, vivere nella nostrafamiglia la spiritualità passionista ed essere parte attivanel nostro gruppo. Ringraziamo il Signore per tuttoquello che abbiamo fatto sino ad oggi. Possiamo affer-mare con certezza che gli incontri fatti, la partecipazio-ne agli esercizi spirituali e l’apertura della nostra casaagli altri sono stati una crescita graduale verso la meta.Ti vogliamo ringraziare per la tua disponibilità e ti ri-cordiamo nelle nostre preghiere.

Mariano e Sonia

Il sogno di fare il cammino con mio maritoSono trascorsi pochi giorni dalla magnifica giornata

delle Consacrazioni a Civitanova Marche e ancoranon mi sembra vero. Qualche anno fa quando vedevodue sposi iniziare un cammino di coppia, pensavo aquale grande dono avessero ricevuto dal Signore e aquanto mi sarebbe piaciuto poter fare lo stesso conmio marito. Ho sempre pregato perché questa graziafosse fatta anche a me e a tutte quelle coppie che loavessero desiderato. Partire per questo “viaggio” in-sieme ad altre coppie con figli è stato un vantaggioenorme, l’amicizia che ci legava da tempo è stata diun grande aiuto; la voglia di stare insieme, di aiutarcicome famiglie ci ha dato una forte spinta iniziale; poile catechesi, le messe vissute insieme, gli esercizi spi-rituali, la tua guida paterna, il sostegno di persone co-me Vito e Solidea, Piera, il ricordo di Bruna e Bruno etutta la famiglia passionista hanno reso il mio sognorealizzabile. Domenica, stare li davanti all’altare in gi-nocchio con mio marito a fare la nostra Consacrazio-ne, con tutti i nostri figli, gioiosi di partecipare a unafesta straordinaria, è stata una gioia unica. Sono grataalla Parrocchia e ai sacerdoti per averci permesso direalizzare questa giornata indimenticabile; grazie aifratelli di tutte le fraternità che ci sono stati vicini fisi-camente e spiritualmente. A te, caro Padre, voglia ilSignore donare il centuplo di quanto hai dato al nostrogruppo delle famiglie. Il tuo lavoro, unito al nostro of-ferto a Gesù e Maria, possa portare frutti abbondantiin tutto il mondo .

Sandro e Letizia

Consacrazione di Letizia e Sandro

Civitanova 3-7-05Consacrazione di Mariano e Sonia

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TTeessttiimmoonniiaann

Amici di Gesù Crocifisso

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Si è svolto presso il Santuario di S. Gabriele TE il17° corso di Esercizi Spirituali per due gruppi di Ami-ci di Gesù Crocifisso. Il primo corso (8-13 agosto) havisto la partecipazione di 50 Amici ed è stato animatodal P. Alberto Pierangioli e dal P. Bruno De Luca,svolgendo il tema: “L’Eucaristia, pane di vita”. Vihanno partecipato anche il coordinatore nazionale delMLP, Franco Nicolò e il P. Francesco Guerra, con al-cune laiche del MLP di Rocca di Papa. Al secondocorso (15-20 agosto) hanno partecipato una ventina digiovani famiglie, genitori e figli, con circa 80 parteci-

panti. Hanno partecipato anche 4 diaconi permanentidella diocesi di Fermo. Le coppie sono state animatedal P. Fernando Taccone e dal P. Alberto. I ragazzi e igiovani sono stati seguiti da Sr. Carmela Passionista eda C. Vincenzo di Clerico. Nella messa conclusiva delprimo corso, hanno fatto la consacrazione a GesùCrocifisso Fiorella Morlacco di Milano, Rosa Cam-panelli di Civitanova e Anna Maria Mariotti di Pesca-ra. Il 19 Agosto ha fatto la consacrazione perpetuaAntonella Valeriano di Formia. Nella messa conclusi-va del secondo corso tutte le coppie hanno rinnovatol’impegno del loro matrimonio.

CCoommee ppaarrtteecciippaarree aall ccaammmmiinnoo ppaassssiioonniissttaaddaa lloonnttaannoo

Caro padre, grazie per averci mandato le riflessionidei ritiri di questo anno; non sono certo dei poveri pen-sieri quelli che riescono a farci amare il Signore piùprofondamente; penso invece che davvero Gesù parli anoi laici attraverso di lei. Ho stampato tutte le medita-zioni e le conservo insieme alla rivista per rileggerlequando ne ho necessità. Mi domandavo come parteci-pare spiritualmente da lontano al cammino passionistaed in particolare alle catechesi, un po’ come se fossicon voi. Ho pensato di mandarle delle brevissime ri-flessioni su quanto mi suscitano le meditazioni che fate,con l’unica pretesa di essere partecipe dei vostri incon-tri. Nella catechesi di giugno mi sono molto soffermatasui pensieri: -Ci ha amato fin dall’eternità e ci ameràper tutta l’eternità. -Un amore che si è fatto spaccareil cuore per noi .-Pur essendo onnipotente, Egli soloci può dire: “Non ti potevo amare di più”.

Ho riflettuto su quanto il pensiero di eternità siaestraneo all’ essere umano ed ancora di più immagina-

re un amore che decide di donarsi in eterno e per pri-mo, nonostante la nostra miseria e infedeltà. Questoamore, per noi inconcepibile, è ancora più evidenteper il tipo di morte che Gesù ha scelto; infatti leggevoche l’analisi della Sindone ha mostrato che Lui è mor-to perché il Suo cuore si è letteralmente spaccato.L’ultimo pensiero è quello che mi ha maggiormenteimpressionata perché tante volte ho sentito la frase“Dio non poteva amare più di così”, ma mai l’avevoascoltata nella dimensione dell’onnipotenza di Dio:l’Onnipotente, che può tutto, non avrebbe potutoamarci di più! In quest’ottica, l’invocazione “Tuttoper tuo amore, Signore” è diventata uno dei mieipensieri favoriti nel corso della giornata, soprattuttoquando ho qualche difficoltà. Essere chiamata “Ami-ca” è davvero meraviglioso.

Maria Laura Equizi

UUnn mmiirraaccoolloo ddeellllaa ffeeddee ee ddeellll’’aammoorreeScrivo in un momento di pace interiore, nonostante legravi difficoltà di salute, che tu sai. Continuano visite,serie di analisi, controlli, una terribile dieta. Ma que-sta prova ha illimpidita la mia fede è mi ha aiutato acapire il senso più vero della croce espiatrice per me eper tutti i fratelli del mondo, per i più amati, quellilontanissimi per geografia, cultura e inciviltà. Non horinunciato al mio volontariato alle Torrette di Anconae alle varie associazioni a cui sono legata. Come nonbastasse, il Signore ha voluto mettermi alla prova, allaluce della parabola del “Samaritano”, con l’accoglien-za totale, illimitata di una parente dalla personalitànon facile e per di più lontana da decenni dalla fede.Ogni riferimento a Cristo, alla Chiesa rischia di di-ventare diverbio e anche insulto. È veramente unostrazio, una pena interiore e in aggiunta, la difficoltàdi trovare per me la libertà interiore, la possibilità del-l’ora di preghiera, della pace. Una convivenza che di-ventava sempre più impossibile. Ma ecco il miracolo,dopo mesi di prova, che risolvevo in preghiera e in of-ferta di conversione: il Signore mi ha concesso unagioia interiore inattesa, che mi fa vivere oggi in modonuovo questa limitazione di libertà e di armonia fra-terna. Ora è come se avessi da accettare e da accu-dire il Signore stesso, vero, ferito e anche sofferen-te in questa creatura. Per questo ne rendo grazie aDio. Non mi preoccupo per la mia salute e per ciò cheverrà: metto tutto nelle mani del Signore e di Maria.

Civitanova, 3-7-05Coppie Amici rinnovano la consacrazione

S. Gabriele, 14-8-05Consacrazione di Fiorella, Rosa e Anna Maria

1177°° CCoorrssoo ddii EEsseerrcciizzii SSppiirriittuuaallii

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nnzzee ee NNoottiizziieeunione a S. Gemma e a S. Gabriele. Iovivo sola e sono fortemente acciaccata; ope-rata al cuore e sottoposta a craniotomia, l’artrosi la fada padrona. Non mi lamento, prego e offro; così, comedice S. Paolo, “adempio in me ciò che manca ai pati-menti di Cristo a favore della sua Chiesa”. Sarò fe-dele agli impegni assunti; la mia giornata è fatta di pre-ghiera, nella forma da lei descritta. Mi pare quindi diessere in sintonia con i Passionisti. Questo per me èmotivo di gioia e di conforto. Mi considera “effettiva”.Anche lontana, sarò spiritualmente unita a voi. Sonocontenta che mi abbia aggregata alla Fraternità di Mor-rovalle: sarò presente spiritualmente accanto a voi il se-condo e ultimo martedì del mese, all’ora stabilita. Sen-to di avere in lei un padre spirituale e ne sono felice.

Isabella Freri

““TTii sseemmbbrraa ddii eesssseerree iinn PPaarraaddiissoo””Brescia. Caro Padre, non può immagi-

nare con quanta gioia ho ricevutola lettera con la quale mi co-

municava che mi considera“passionista effettiva”.

Che grande dono diDio! La luce che haletto sul mio volto lamia mamma novan-tenne, che custodi-sco, deve essere stata

così viva che mi hadetto: “Ti sembra di

essere in Paradiso”! Sì,mi sentivo abbracciata al

Crocifisso e nello stesso tempomi sentivo amata da tanti fratelli

che non conosco. Gesù mi ha volutavicina a sé per condividere le sue sofferenze.

Infatti sta permettendo grandi prove nella mia vita…Cercherò di tranquillizzarmi e di sentire il Cuore di Ge-sù vicino al mio. Non ho trovato il libro “Voi siete mieiAmici” in libreria: può mandarmelo? Sono certa chepregherà per me e per la mia famiglia. Grazie per lagrande gioia che mi ha dato”.

Anna Maria Fioravanti

PPrreeggoo ppeerr llee ssooffffeerreennzzee ddeeii ggeenniittoorriiNelle mie preghiere sento il bisogno di pregare per

tutti, dai malati ai bambini, ma in particolare prego perle sofferenze dei genitori per le difficoltà che hanno daifigli. Prego per loro, con la intercessione di S. Paolodella Croce, del B. Pietro Bonilli e di altri santi chehanno avuto tanto a cuore il bene della famiglia. Masoprattutto prego la Vergine Santa, madre di Gesù emadre nostra. Dal mio cuore e dai miei occhi scaturi-scono molte lacrime, pensando al dolore e alle lacrimedella Madonna per la Passione del suo Figlio e per lacattiveria di tutti noi, affidati da Gesù a Lei come figli.Nel ritiro di maggio abbiamo riflettuto molto su Mariae sui sentimenti provati da Lei nel portare in gremboGesù e nel riceverlo nella Eucaristia.

Clara Guglielmi

Amici di Gesù Crocifisso

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Non abbandono neppure il mio sogno di volontariatoin Africa, per ora solo con l’aiuto e con la preghiera.Se il Signore vorrà (e me lo auguro) ci sarà ancora po-sto nel mio cuore per amare quei fratelli e quella terrache amo tanto, immensamente più della mia vita.

Amica di Ancona

““LLaa vvoossttrraa aafffflliizziioonnee ssii ccaammbbiieerràà iinn ggiiooiiaa””Grazie, padre, perché le tue parole riescono ad infon-

dermi coraggio per continuare senza lasciarmi andare.Stamattina, prima di andare in ufficio, mi sono soffer-mata sulla meditazione n. 64 del nostro libro, daltitolo”La vostra afflizione si cambierà in gioia”. Holetto tante volte nel capitolo 16 del vangelo di Giovannii versetti 20-23: “Voi ora siete nella tristezza; ma vivedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nes-suno vi potrà togliere la vostra gioia”, però mai, co-me questa volta, avevo sentito come se Gesù stesse par-lando proprio a me e volesse esortarmi a nonperdere di vista la “speranza”. Lagioia di una nuova vita iniziacol dolore. Solo Gesù puòtrasformare tutto il miodolore in grazia Mi èstato insegnato a offri-re a Gesù le nostresofferenze quotidia-ne, a sentirci predi-letti quando possia-mo offrirgli qualchecroce, per sentirci piùvicini a Gesù Crocifisso.Dirò spesso a Gesù: “So-stieni la mia fragilità, non la-sciare che soffra invano, unisci allaTua Passione il mio dolore, anche se lovedo senza senso”. Non ho paura della sofferenzafisica. È quello morale e psicologico che mi spaventa,perché appanna l’anima, toglie la ragione e la vita stes-sa diventa senza alcun senso. Oggi che la nebbia si è unpo’ diradata, chiedo a Gesù di non lasciarmi sola inquei momenti, perché io sappia che Lui è con me, an-che se non lo vedo e non lo sento. Prego soprattuttoperché accetti l’offerta della mia sofferenza, perché ser-va non solo come riparazione dei miei peccati ma siaanche unita alla Sua opera di redenzione. Possa Lui tra-sformare in preghiera ogni mio dolore. Il giorno dellamia consacrazione a Gesù Crocifisso desidero che lamia anima si presenti davanti a Lui purificata, perchéLui stesso avrà preparato la Sua sposa.

Antonella

AAnncchhee ddaa lloonnttaannoo,, ssoonnoo uunniittaa aa vvooiiBrescia. Carissimo padre, ho ricevuto la tua lettera,

che ho divorato con gioia. Ora mi è chiaro il camminoda percorrere. La mia mamma amava tanto il Crocifis-so, avuto in dono dai Passionisti in una missione in unpaesello del mantovano all’inizio del 1900. Mamma enonna materna veneravano con tanta devozione quelCrocifisso. Ora quel Crocifisso è appeso alla parete del-la mia stanza. Io guardo, lo prego, lo amo tanto, in

S. Gabriele 20-8-05Solenne concelebrazione

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Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa.

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Porzi Maria di Montecassiano Mc: 27-06-05 – Leonori Frascarelli Mariadi Macerata: 1-8-2005 - Marchetti Aurelia di Civitanova: 5-8-2005 – Brunori Maria di Macerata: 17-8-2005

Amici di Gesù Crocifisso

Settembre 2005 - Anno VI n. 5Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB Macerata.Tecnostampa – Recanati - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle McT. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394

E-mail [email protected] http://www.passionisti.org/mlp/amici

Nella rivista di marzo pubblicammo l’addio affettuoso e gioioso di Giuggioloni Leila di Recanati che cilasciava per entrare tra le suore di M. Teresa di Calcutta a Reggio Calabria. Il 12 giugno Leila è tornata asalutarci, nel ritiro di Morrovalle, per annunciarci che si trasferiva come postulante a Palermo e ci la-sciava una bellissima testimonianza della sua esperienza vocazionale. Ci dispiace, ma rispettiamo il suodesiderio di non pubblicarla. Le facciamo tanti auguri e l’assicuriamo che l’accompagniamo con la no-stra preghiera, certi che lei pregherà per tutti noi.

p. a.

Il 19.06.2005 presso il convento di Morrovalle, ospiti del P. Alberto e di tutta la comunità Passionista, siè riunito il direttivo Apex (Associazione Passionista Ex Alunni) allargato alla presenza degli amici re-sidenti in quel di Macerata. Purtroppo la partecipazione è stata molto ristretta. Si è discusso sulla oppor-tunità o meno del rientro dell’Apex nel M..L.P. Si è deciso di riprendere il discorso quando i soci presen-ti saranno più numerosi e sarà presente anche il nostro assistente spirituale, P. Piergiorgio Bartoli, che cipotrà aiutare a superare difficoltà che attualmente ci sembrano insormontabili. Abbiamo confermatol’impegno preso lo scorso anno nei confronti della Scuola Agraria della Missione Passionista in Bulga-ria, come si può vedere sul sito dell’Associazione: www.apexpassionisti.it. La giornata è proseguita conla S. Messa celebrata da P. Alberto. E’ seguito il pranzo nel refettorio del convento, come sempre magi-stralmente preparato. Dopo il pranzo ci si è intrattenuti in piacevole conversazione nel giardino, con Ca-listo Pistarelli mattatore della giornata.

Gino Cardellini

Sister Leila

A M I C I N E W S

Incontro Apex

Appuntamenti 200511 settembre: Ritiro mensile a Morrovalle

24 settembre: Consiglio Nazionale Amici a Morrovalle

25 settembre: Consacrazioni al Lido S. Tommaso di Fermo

9 0ttobre: Ritiro mensile a Morrovalle.

19 ottobre: San Paolo della Croce, Messa solenne per gli amici a Morrovalle ore 21,15

23 ottobre: Ritiro e Consacrazioni alla Madonna della Stella PG

30 ottobre: Consacrazioni a Giulianova TE

6 novembre: Ritiro mensile a Morrovalle

20 novembre: Consacrazioni a Montecosaro Stazione MC

11 dicembre: Ritiro mensile a Morrovalle

31 dicembre Messa Ringraziamento e festa fine anno


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