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A A mici di Gesù Crocifisso Maggio - Giugno 2006 Anno VII n°3 Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” Sommario - Pierangioli: La Sequela di Gesù - Cingolani: Eucaristia Passionista - Giorgini: Il dono della maternità - Valori: Ven. Egidio Malacarne - Buioni: Gesù e il mistero pasquale - Gheddo: È bello essere figli di genitori santi - Di Feliciantonio: Nasce una nuova Fraternità - Pasquali: Il convegno di Verona - Testimonianze - Amici News
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La sequela di Gesù modello: Imparate da meAApprriillee 22000066AAmici di Gesù Crocifisso

Maggio - Giugno 2006 Anno VII n°3

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Sommario

- Pierangioli:La Sequela di Gesù

- Cingolani: EucaristiaPassionista

- Giorgini: Il dono della maternità

- Valori: Ven. EgidioMalacarne

- Buioni: Gesù e ilmistero pasquale

- Gheddo: È belloessere figli di genitori santi

- Di Feliciantonio:Nasce una nuovaFraternità

- Pasquali:Il convegno di Verona

- Testimonianze

- Amici News

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Nella raccolta di messe in onoredi Maria Vergine, c’è unamessa con un titolo suggesti-

vo: “Santa Maria discepola del Signore”. Ma-ria è la madre di Gesù e, come tale, è stata la suaprima maestra. È lei che gli ha insegnato a parla-re, a camminare, a mangiare, a pregare e tutte leprime cose necessarie per vivere, come fa ognimamma col suo neonato. Maria però capì presto che doveva essere an-

che discepola del suo Figlio. Si è trovata subi-to di fronte a misteri profondi, per cui anchelei sentiva il bisogno di imparare dalle paroledel Figlio e dagli avvenimenti che avvenivanointorno a lui. Primo dovere del discepolo èascoltare il maestro. Maria diventa la primadiscepola del Figlio, “Parola” di Dio, per-ché è la Vergine dell’ascolto. Inquesto anno in cui approfondia-mo la sequela di Gesù, approfit-tiamo del mese dedicato a Maria,per contemplare Maria come la primadiscepola del Signore, per imparareda Lei ad ascoltare e seguire Gesù.

Maria e la ParolaI Vangeli parlano poco di Maria; ma

quando ne parlano, fanno spesso riferi-mento al suo rapporto con la Parola diDio, come nel vangelo di Luca.Nell’Annunciazione, è l’angelo che parla

a Maria, in nome di Dio. Maria si turba per lagrandiosità dell’annuncio, ma si affida subito to-talmente alla parola di Dio: “Eccomi, sono laserva del Signore, si compia in me la tua pa-rola” (Lc 1,38). Di fronte agli avvenimenti parti-colari e straordinari dell’infanzia di Gesù, “Ma-ria serbava tutte queste cose, meditandole nelsuo cuore” (Lc 2, 19).Quando Gesù rimane a Gerusalemme, all’insa-

puta dei genitori, Maria chiede spiegazione alFiglio: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco,tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Edegli rispose: “Perché mi cercavate? Non sape-vate che io devo occuparmi delle cose del Pa-dre mio? ”. Ma essi non compresero le sue pa-role… Sua madre serbava tutte queste cosenel suo cuore” (Lc 2, 48-51).Maria ascolta la Parola di Dio, la conserva nel

cuore, la medita per capirla, quando non è facilecapirla. Vive la Parola, lasciandosi guidare daessa. L’enciclica di Giovanni Paolo II, «Re-demptoris Mater», presenta Maria come disce-

pola di Cristo, perché sempre protesa all’ascoltodella Parola di Dio, che accoglie e medita conti-nuamente nel suo cuore (RM n. 20 e 41). Il papacommenta in particolare l’episodio del vangelodove una donna, incantata dal modo di parlare diGesù, esclama: «Beata colei che ti è stata ma-dre!» alla quale Gesù risponde: «Beati piutto-sto coloro che ascoltano la parola di Dio e lamettono in pratica». Il papa indica in Maria“come la prima tra coloro che ascoltano la paro-la e la mettono in pratica”. Gesù stesso procla-ma, in modo discreto ma solenne, sua madre«beata» perché ha ascoltato e accolto la paroladi Dio. È la conferma delle parole di Elisabetta:

«Beata colei che ha creduto nell’adempi-mento delle parole del Signore» (Lc 1,45).

Anche quando i discepoli avvertono Ge-sù che è venuta sua madre a trovar-

lo e non riesce ad avvicinarlo perla folla, Gesù dice: “Mia madre

e miei fratelli sono coloro cheascoltano la parola di Dio e la met-tono in pratica” (Lc 8,21). Com-mentano i santi: Maria è doppia-mente Madre di Gesù, perché gli hadato la vita e perché ascolta e vive

la sua parola.La Vergine dell’ascolto è davvero la

prima discepola di Cristo, colei che hasempre accolto la sua parola e lo ha se-guito fino al Calvario. Dice s. Agostino :

“Vale di più per Maria essere stata disce-pola di Cristo, anziché Madre di Cristo”.

Noi e la ParolaIl nostro Dio è un Padre che parla continuamen-

te ai suoi figli, per mezzo della S. Scrittura, permezzo della Chiesa, con gli avvenimenti della vi-ta, nell’intimo dei cuori e ripete: “Ascolta Israe-le”. Il Maestro divino ci riconosce per discepolise ascoltiamo la sua Parola. Il Padre stesso ci di-ce: “Questi è il mio Figlio prediletto, ascoltate-lo” (Mt 17,5). Anche Maria ci ripete continuamen-te: «Fate tutto quello che vi dirà» (Gv 2,5). Sevogliamo essere anche noi veri discepoli di Cri-sto, dobbiamo guardare a Maria e imparare da leia fare della nostra vita un continuo “Eccomi”, difronte a ogni parola del Signore. Viviamo in unmondo pieno di parole assordanti e vuote, dovedomina l’unica maestra la dea TV.Nella vita per-sonale e nella vita di famiglia troviamo il posto eil tempo per la Parola di Dio.

P. Alberto Pierangioli

La sequela di Maria: Prima DiscepolaMMaaggggiioo 22000066

Amici di Gesù Crocifisso

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Che significa oggi essere cristiano? Che cosacomporta vivere la fede oggi, seguire Cristo,in una società tornata non solo in gran parte

pagana, ma addirittura atea? Come è possibile oggitestimoniare la propria fede? Paolo VI diceva che ilmondo oggi ha più bisogno di testimoni che di mae-stri. Diamo uno sguardo alla storia della sequela diCristo. Essa esprime il rapporto dei discepoli conGesù in due situazioni molto diverse: La “Sequelaprepasquale”, era la sequela di Gesù storico, men-tre viveva e operava su questa terra; la “Sequela po-stpasquale”: è seguire oggi Gesù della fede, Gesùrisorto e asceso al cielo.

LA SEQUELA PREPASQUALEI discepoli di Gesù vivente sulla terra

formavano tre gruppi, con un coinvolgi-mento diverso con Lui.

Il primo gruppo è costituito dagliApostoli, che lasciano tutto, per viverecon Gesù e seguirlo in tutto.

Il secondo è formato dai 70discepoli, chiamati a collaborare soprat-tutto nella predicazione apostolica.

Il terzo gruppo è formato dai fedeliche credono in lui e ne accettano gliinsegnamenti. Il significato della se-quela è chiarito dalle condizioni cheGesù pone a chi vuole seguirlo e che sipossono riassumere nella comunanzadi destino tra Gesù e il suo discepolo,che deve ascoltare il Maestro e seguir-lo fino al Calvario portando la propriacroce. Chi segue Gesù deve essere una creaturanuova, dare un indirizzo nuovo alla propria vita,secondo l’esempio e gli insegnamenti di Gesù.

LA SEQUELA POSTPASQUALELa morte di Gesù scioglie il legame sensibile che

unisce i discepoli al Maestro. A1 posto del Cristostorico e visibile si fa strada il Cristo conosciuto eaccolto nella fede, come dono del suo Spirito.L’invito alla sequela si estende a tutti gli uomini:tutti i credenti in Lui diventano discepoli; le con-dizioni di vita richieste all’inizio a chi voleva se-guire Gesù, diventano regola di vita cristiana pertutti. Dopo l’ascensione di Gesù al cielo, i suoi di-scepoli, nonostante la separazione fisica da Lui,sono consapevoli di appartenere sempre a Lui e dicostituire la sua comunità, il nuovo popolo eletto.Le parole, le azioni, la persona e l’opera redentri-ce di Gesù sono interpretate da una comunità chesi sente guidata dallo Spirito di Gesù. Il Cristodella fede prende il posto del Cristo storico nelcuore dei fedeli, che mettono sempre più l’accen-to sulla “imitazione di Cristo”. Il vero cristianosegue il Signore, facendo sue le sofferenze e lamorte di Cristo, anche fino al martirio.

LA NOSTRA SEQUELANoi del terzo millennio viviamo in una situazio-

ne molto diversa da quella degli apostoli e anchedei primi cristiani. La nostra sequela va vissuta al-la luce della parola di Gesù, della nostra situazio-ne concreta oggi e della vocazione personale diciascuno.

Avere avuto la fede fin dalla nascita è stato un donodel Signore, la sua chiamata alla sequela. Vivere dacristiani è la nostra risposta alla chiamata di Gesù, èla caratteristica che vogliamo dare alla nostra vita,esprime il rapporto speciale e unico tra Gesù Cristoe noi che crediamo in Lui, siamo uniti a lui, accettia-mo i suoi insegnamenti e vogliamo impegnarci per

l’avvento del suo Regno. Viviamo in un tempo detto“postcristiano”; dobbiamo sentire la chiamata diGesù alla sequela come fu per i primi cristiani, vi-venti in un mondo pagano. È importante capire e ac-cettare la propria chiamata, prenderla sul serio, vi-verla generosamente fino in fondo. Se la sequela èuna chiamata di fede, una chiamata di amore, atten-de da noi una risposta di amore. Siamo consapevoliche viviamo in un mondo ostile a Cristo e a tutto ciòche gli appartiene e che cerca in tutti i modi di strap-parci da lui. Tutti gli insegnamenti del Signore sonoderisi e combattuti. Oggi non si può essere cristianimediocri o indifferenti. La sequela deve essere sem-pre totale, ma secondo la propria vocazione. Cristoha chiamato i laici come cristiani impegnati nella vi-ta di famiglia e nella società. Ognuno deve realizzarela sua sequela in queste realtà, deve seguire Cristoda marito, da moglie, da vedovo/a, da padre, da ma-dre, da figlio, da lavoratore, da datore di lavoro, dapensionato, da giovane, da anziano. Se la nostra ri-sposta è una risposta convinta, una risposta di amo-re, nessuna forza al mondo, nessuna tentazione potràmai separarci dall’amore di Cristo.

P. Alberto Pierangioli

La sequela di Gesù risorto: Seguire Gesù oggiGGiiuuggnnoo 22000066

Amici di Gesù Crocifisso

Famiglie di Morrovalle riunite intorno a Gesù Crocifisso

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La prima novità del nostro temposull’Eucaristia è l’attenzione sul-l’assemblea celebrante. Ho cerca-

to di spiegarlo nell’articolo precedente. L’altra novità èla dimensione mariana. Cercherò di dimostrarlo in que-sta puntata, che nutrirà la nostra riflessione anche per ilmese di maggio. Nell’enciclica Ecclesia de Eucaristia,Giovanni Paolo II ha intitolato l’ultimo capitolo: “Allascuola di Maria, donna eucaristica”. È un nuovo titolomariano da comprendere bene. Deriva dal rapporto diMaria con Cristo che è suo Figlio e con la chiesa che ècostruita dall’Eucaristia. “Se chiesa e Eucaristia sonoun binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del bi-nomio Maria e Eucaristia”, EdE 57. 1. Donna Eucaristica per il suo rapporto conil corpo di Gesù

La maternità divina di Maria riguarda il corpo di Ge-sù in tutte le accezioni in cui la fede ce lo pre-senta: corpo concepito, partorito, allevato,adulto, sofferente, morto, risorto, ascesoal cielo, eucaristico e mistico. Vi sonodifferenze essenziali tra le diversecondizioni di quel corpo, ma la rela-zione con la Madre non può esserecancellata. Nella sua maternità,Maria è l’unica radice di quel cor-po. Che nell’Eucaristia il corpo diGesù sia in condizione diversa dacome concepito e generato da Ma-ria, non elimina il rapporto profondoche lega la Madre al Figlio. Colui chein lei “si fece carne”, Gv 1,14, disse: “Lamia carne è veramente cibo”, Gv 6,55. Cioèsi fece Eucaristia.2. Donna Eucaristica per la sua fede e adora-zione della Presenza divina

La presenza reale di Dio nel mondo inizia con l’In-carnazione. Fu presenza reale e fisica, mentre la pre-senza eucaristica è reale sacramentale.

Maria è la prima credente e la prima adorante. Nellasua fede, ella è chiesa prima ancora che la chiesa siafondata, ed è Donna Eucaristica prima che l’Eucaristiasia istituita. L’adorazione del Dio presente non è inizia-ta nella Messa o davanti al tabernacolo, ma nell’adora-zione di Maria dinanzi al Verbo incarnato. Nei novemesi della gestazione ella è il “Tabernacolo vivente”. ABetlemme è la prima a prostrarsi in adorazione, insie-me allo sposo Giuseppe. Nei trent’anni della vita na-scosta ella è la Madre adorante. Chi può sondare la suaesperienza spirituale e il suo crescere nella fede e nel-l’adorazione? 3. Donna Eucaristica per la sua unione al sa-cerdozio e al sacrificio di Gesù

Dalla concezione al Calvario, Madre e Figlio sonouniti nell’offerta di sé per l’attuazione del disegno delPadre. “Ecco la serva del Signore, sia fatto di me quel-lo che hai detto”, dice la Madre nell’annunciazione, Lc

1,38. “Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà”,dice il Figlio appena incarnato, Eb 10,5-7. È l’atteggia-mento sacerdotale e sacrificale che rende Madre e Fi-glio persone eucaristiche.

Con gesto sacerdotale la Madre offre il Figlio all’ado-razione dei pastori e dei magi, e lo presenta al sommosacerdote nel tempio. A Cana presenta il Figlio come ilMessia atteso. Sotto la croce lo offre al Padre per lasalvezza del mondo. Nella Pentecoste, offre il Figlio ri-sorto alla chiesa nello Spirito Santo.

Anche il suo ruolo materno attuale ha impronta sacer-dotale. Ella presenta il Figlio alla chiesa e a ogni cre-dente, e offre ciascuno di noi al Figlio perché siamouniti a lui, e con lui al Padre nello Spirito. Come reginaceleste, alla fine dei tempi presenterà e offrirà la comu-nità dei salvati al Figlio e alla Trinità.

La dottrina cattolica insegna che il sacerdozio di Gesùè partecipato ai cristiani come sacerdozio comune e

sacerdozio ordinato, diversi di grado e di es-senza. Il sacerdozio di Maria non è collo-

cabile in queste categorie, ma è reale.Deve esistere un sacerdozio mariano,ancora da studiare. Come la chiesa èmariana prima di essere istituziona-le, come Maria è Donna Eucaristi-ca prima che l’Eucaristia fosse isti-tuita, così Maria è sacerdote primache il Figlio istituisse i gradi dipartecipazione al suo sacerdozio. In

fondo ella è l’unica che può dire perdiritto materno: Questo è il mio cor-

po, questo è il mio sangue. L’attitudinesacrificale di Maria è tutt’uno con la sua

funzione sacerdotale. Ella offre il Figlio al Pa-dre e se stessa col Figlio. Nella sua unione al Crocifis-so, Maria è il prototipo e l’ispirazione della spiritualitàpassionista. È la prima cristiana il cui vivere era Cristo,cf. Fil 1,21, o che non era lei a vivere ma Cristo vivevain lei, cf. Gal 2,20.

L’ultima conferma viene dalla presenza di Maria aipiedi della croce e dalle parole di Gesù morente.“Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre”, Gv19,25-27. La Madre ha generato il Verbo che nasce.Ora genera il Verbo che muore, e nella morte si annettemolti fratelli. Perciò ella è Madre di tutti costoro, invirtù della sua unione a quella morte rigeneratrice. Ma-dre di quanti sono rigenerati nel Figlio da lei generato.Con questa parola Gesù morente completa l’ubbidien-za al mandato del Padre. Oltre ad averla scelta comeMadre del Figlio, il Padre l’aveva scelta anche comeMadre dei redenti (figli nel Figlio). La maternità diMaria nell’ordine della grazia è articolazione essenzia-le del mistero salvifico. Maria è Madre del Verbo in-carnato, dell’Eucaristia, della chiesa e di tutti noi pervolere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 4.Donna Eucaristica per la sua intima comu-nione con Gesù

L’unione sacerdotale e sacrificale con il Figlio diventa

Amici di Gesù Crocifisso

EUCARISTIA PASSIONISTA Maggio - Giugno 2006

LA DIMENSIONE MARIANA DELL’EUCARISTIA

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comunione totale di vita nell’esperienza di fede dellaMadre. Comunione silenziosa con il Figlio in gestazio-ne nel suo seno, che nasce e cresce e si sviluppa nell’o-scurità del mistero. Comunione con lui negli eventi cheaccadono, ordinari o inaspettati: i pastori che accorro-no, i magi che arrivano, la fuga a cui bisogna affrettar-si, i problemi dello sposo Giuseppe, lo smarrimento neltempio a dodici anni. Anche quando non comprende,Lc 2,50, la sua comunione col Figlio non viene meno.Comunione alle parole di Gesù, specialmente nel mini-stero pubblico. La Madre diventa discepola, è la primaseguace del Figlio, accoglie la parola e la mette in pra-tica. Comunione nella kenosi della divinità a Betlem-me, a Nazareth, nella vita pubblica, soprattutto nellapassione e morte. Comunione specialmente ai piedidella croce dove ogni gemito, movimento e parola delFiglio si riverberano nel suo essere di Madre. La Madrecomunica alla morte del Figlio fino alla propria mortemistica con lui. Quel Figlio infatti era tutta la sua vita.5. Donna Eucaristica per il suo rapporto conl’Eucaristia istituita da Gesù“L’orientamento eucaristico di Maria deriva da un at-teggiamento interno che segna tutta la sua vita, più chedalla partecipazione attiva al momento dell’istituzionedel sacramento”, EdE 53. In questo senso noi stiamoragionando. Tuttavia il vangelo di Luca ci assicura cheal seguito di Gesù vi era anche un gruppo di discepole,Lc 8,2-3, di cui faceva parte anche la Madre. Questedonne dovevano anch’esse mangiare la cena pasquale.Non era vietato consumare quel pasto insieme agli uo-mini. Le donne addobbavano la stanza e preparavano icibi, anche se Gesù invia due discepoli per prenotare illocale. Una consuetudine ebraica praticata anche oggiriserva alla madre di famiglia l’accensione delle lucinella sala da pranzo quando cala il giorno. Se Maria ele altre donne non erano nel cenacolo, potevano esserenei paraggi, come in una sala accanto. Ciò che la scrit-tura non dice, non vuol dire che lo escluda. Se Marianon avesse ricevuto l’Eucaristia nell’Ultima Cena, l’hacertamente ricevuta nelle prime celebrazioni eucaristi-che della comunità presiedute dagli apostoli. Il suo Fiatall’Incarnazione diventò il suo Amen all’Eucaristia, lostesso che tutti siamo invitati ad imitare.6. Donna Eucaristica per il suo rapporto conl’Eucaristia oggi celebrata dalla chiesaIl Catechismo dice che “la preghiera della chiesa è so-stenuta dalla preghiera di Maria”, 2679, e che “la chie-sa ama pregare in comunione con la Vergine Maria”,2628. Giovanni Paolo II aggiunge che “Maria è pre-sente con la chiesa e come Madre della chiesa in cia-scuna delle nostre celebrazioni eucaristiche”, EdE 57. PRIMO, perché nell’Eucaristia Gesù è presente intutto il contenuto del Mistero Pasquale. Siccome ildono della Madre è parte integrante di tale mistero,nell’Eucaristia noi riceviamo anche il dono di Ma-ria come Madre, EdE 57.SECONDO, in virtù del suo posto nella comunionedei santi. Le preghiere eucaristiche la nominano per

prima tra i beati. Ma la Vergine Maria èl’unica a essere integrata nel Cristo risorto anchecon il proprio corpo risorto. Nessun altro ha ancoraottenuto questa pienezza di gloria. In Cristo e conCristo, anche sua Madre è ora “spirito vivificante”,1Cor 15,45. Da questa impostazione dottrinale sor-gono alcune domande.È Maria in qualche modo inclusa nel dono di sé cheCristo ci offre nell’Eucaristia? Nel dono del Figlio,che Maria ci presenta, è incluso in qualche modo an-che il dono di se stessa? Nel ricevere il Signore Gesùnell’Eucaristia, riceviamo in qualche modo Maria, da-ta la sua ormai totale assimilazione al Figlio risorto?TERZO, perché Maria è nostra madre nell’ordine dellagrazia. Le conseguenze di questa verità devono essereancora approfondite. La Madre genera la vita, che inquesto caso è la grazia. La grazia è il Figlio - incarnato,morto, risorto, presente nell’Eucaristia. Ella è la Madredel nato, morto, risorto e presente nell’Eucaristia.Qual è il ruolo materno e generante di Maria quan-do la grazia dell’Eucaristia si compie sull’altare eci raggiunge nella comunione? Bisogna percepirela Madre tra gli operatori del mistero che ripresentail sacrificio del suo Figlio? Nella consacrazioneopera lo Spirito Santo, protagonista invisibile dellatransustanziazione come lo fu dell’incarnazione,del fuoco d’amore che consumò Gesù sul Calvarioe della risurrezione.È legittimo configurare Maria congiunta allo Spiri-to Santo, che si servirebbe di lei per realizzarel’Eucaristia, come se ne servì per operare l’incar-nazione, come in lei instaurò la maternità universa-le sul Calvario, e come se ne serve nella storia perrealizzare la santificazione dei redenti dal Figlio?È forse doveroso dire che l’Eucaristia è, come l’in-carnazione, un dono del Padre per mezzo dellaMadre, nella potenza dello Spirito Santo? La ma-ternità di Maria nell’ordine della grazia riguardanon solo l’Eucaristia ma tutti i sacramenti e la vitadi grazia in generale. Non è lei che ci genera allagrazia del battesimo? Una bellissima icona orienta-le rappresenta Maria come fonte battesimale. Nonè lei che ci accompagna agli altri sacramenti e citrasmette il dono personale dello Spirito Santo nel-la cresima, la grazia del perdono nella confessione,l’amore del Figlio che investe l’amore di una cop-pia nel matrimonio, la capacità di agire nel Cristo-Capo nel sacerdozio?Non è lei che stimola la nostra crescita nell’esperienzadella fede, speranza e carità, guida la nostra preghiera,ispira le nostre azioni e i nostri rapporti perché vivia-mo la vita nuova nel Figlio?Sono domande piene di fascino. Anche ove le ri-sposte siano positive, il “come” sfugge alla nostracomprensione. Per ora o forse per sempre, perchéMaria, Donna Eucaristica, fa parte del “misterodella fede” che è l’Eucaristia.

Gabriele Cingolani cp

Amici di Gesù Crocifisso

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Paolo incoraggiò molte madri a vivere nellapazienza e nell’amore di Cristo la gioia e ilsacrificio della maternità fisica e della mater-

nità spirituale nel generare ed educare i figli. L’ave-re figli è stato sempre stimato un dono di Dio, mol-to più lo si riteneva così nel tempo di Paolo. Lamortalità infantile molto alta e la cultura agricolaed artigiana bisognosa di molte braccia per il lavo-ro, richiedevano di avere molti figli per sperare divederne giungere alcuni all’età adulta. Paolo inco-raggiava le mamme a fidarsi dell’aiuto di Dio chesi serviva di loro per trasmettere la vita. Scriveva: “Ringrazi Dio della grazia e dell’onore

che le fa col renderla feconda di molti figli; questaè grazia grande assai, assai, e per questo mezzo leiresterà ricca di grazie sopragrandi soffrendo congrande pazienza e rassegnazione gli incomodi e pa-timenti della gestazione” (L. ai Laici n. 883). Qualche mamma chiedeva a Paolo preghiere per

ottenere da Dio il dono dei figli. Paolo assicura lasua preghiera ma chiede l’impegno di una vitasanta: “Io non mancherò di supplicarne il Signore,perché si degni di esaudirla, qualora ciò sia dimaggior sua gloria e per vantaggio spirituale del-l’anima sua. Si aiuti anche lei a pregare Dio e sidisponga sempre a ricevere questa grazia col vive-re santamente nello stato nel quale Iddio l’ha po-sta e stia sicura che il Signore farà ciò che è piùespediente” (L. ai Laici n. 685).

LLee pprreeooccccuuppaazziioonnii ddeellllaa mmaatteerrnniittààIncoraggiava le mamme nelle preoccupazioni per

il parto imminente che in quel tempo era spesso pe-ricoloso: “Io spero che il Signore la conserverà e lalibererà di ogni pericolo nella sua gravidanza, perportare alla luce del santo Battesimo la creatura,che deve offrire a Dio sin d’ora” (L. ai Laici n.883). L’educazione comportava altre preoccupazio-

ni e Paolo spesso è richiesto di consigli e preghiere.Ad una mamma scrive: “Prego Dio misericordiosodi consolarla in tanti travagli. Non lasci però di porlitutti nelle Piaghe Ss.me di Gesù che diventerannodolci; come pure ponga sotto il manto di MariaSs.ma Addolorata i figli e preghi Maria Ss.ma adammollire il loro cuore con le sue lagrime” (L. aiLaici n. 838). Incoraggia una vedova a vivere inunione alla passione di Gesù il dolore della separa-zione dal defunto marito e la preoccupazione per lefiglie non ancora sistemate: “Alle figlie vi pensaGesù Cristo. Lei creda che saranno provviste bene;ponga tutta la sua fiducia nel Salvatore divino e nonlasci di fare la sua parte, massime con la santa edu-cazione, come ha fatto sinora. Le animi a fare l’ora-zione e non lascino mai il lavoro; e tenga per certoche saranno ben sistemate” (L. ai Laici n. 186).Ad altra mamma ricorda di avere “gran cura della

casa, e massime della figlia, con certa speranza, cheDio la provvederà in tutti i suoi bisogni; porti la suacroce volentieri, e per essere più forte nel portarla,non lasci mai la meditazione della Ss.ma Passionedi Gesù Cristo, con la devota frequenza dei Ss.miSacramenti”(L. ai Laici n. 833).

AA lleeii ttooccccaa iinnsseeggnnaarree aaii ffiigglliiA Paolo tornava spesso in mente l’educazione

ricevuta dalla mamma e senza citarla la racco-mandava alle mamme: “A Lei tocca insegnare aifigli e figlie l’orazione, la dottrina cristiana, se-condo la loro età, far loro baciare spesso le Pia-ghe Ss.me di Gesù, raccontare la sua Ss.ma Pas-sione e le vite dei Santi ed istillare loro una gran-de devozione a Maria; così facendo, li alleveràsanti”(L. ai Laici n. 883). Compiere questa opera di catechesi è un atto di

vera maternità spirituale educativa, ma oggi è piùdifficile che al tempo di san Paolo della Croce.Tuttavia la Chiesa ripete anche oggi che “i co-niugi hanno la propria vocazione, per essere l’u-no all’altro e ai figli testimoni della fede e dell’a-more di Cristo”(LG 35). Essi “vanno consideraticome i primi e i principali educatori della prole.Tocca ai genitori creare in seno alla famigliaquell’atmosfera vivificata dall’amore e dallapietà verso Dio verso gli uomini, che favoriscel’educazione completa dei figli in senso persona-le e sociale” (GE 3). Questa capacità deriva aigenitori dalla forza divina del sacramento delBattesimo e del Matrimonio. La condizione per-ché questa forza divina influisca nell’agire dellemamme e dei papà di oggi è la stessa che ricor-dava Paolo: non tralasciare di meditare ognigiorno la vita e la passione di Gesù e ricordarecontinuamente l’amore di Gesù per vivere la pro-pria vocazione con paziente carità e coraggio.

P. Fabiano Giorgini, cp

Spiritualità Passionista

LA MATERNITÀ: VIA DI SANTITÀ CRISTIANA

Amici di Gesù Crocifisso

Mamma Sonia felice con Greta, quarto dono di Dio.

IIll ddoonnoo ddeellllaa mmaatteerrnniittàà

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Severino Malacarne nasce aGualdo di Portomaggiore(FE), l’11 aprile 1877 da Va-

lentino ed Erminia Borsari. A treanni rimane orfano della mamma.Il padre si risposa, ma Severinosarà bene amato dalla nuova ma-dre. Il cognome non ci tragga ininganno poiché la carne è buona.

È un bambino studioso, aperto ed educato; aiuta ilpapà nella bottega di falegname e passa molto tempoin chiesa. A dieci anni manifesta il desiderio di di-ventare sacerdote; i genitori ne sono contenti e a tre-dici anni, nel 1890 entra in seminario. Si fa notaresubito per le sue qualità, tanto che il direttore spiri-tuale, monsignor Adamo Borghini, confida ad un se-minarista: “È opportuno raccogliere quanto fa e di-ce Severino. Penso che un giorno se ne dovrà par-lare”. È sempre gioviale e sereno, capace di vederesempre il lato positivo delle situazioni e delle per-sone. Al primo anno di teologia decide di entrarenei Passionisti. Risponde così al padre che rimaneperplesso a questa notizia : “La Madonna mi hasuggerito di farmi passionista”. A chi lo mette inguardia sulla vita austera del convento risponde:“Alla salute penserà la Madonna” .

PASSIONISTAÈ lo stesso monsignor Borghini ad accompagnarlo

nel luglio 1896 dai Passionisti di Casale di Rimini,raccomandandolo così al superiore padre NorbertoCassinelli: “Vi dono il miglior seminarista che abbia-mo nel seminario di Ferrara”. Appena entrato tra iPassionisti, guarisce subito dal mal di stomaco che loaffliggeva da tempo e da una piaga ad una gamba fi-no ad allora resistente ad ogni cura.

Viene mandato al noviziato di S. Eutizio (VT) e ilprimo settembre 1897, a venti anni, emette la profes-sione, prendendo il nome di Egidio. Da novizio, a di-ciannove anni, ottiene dal maestro il permesso dichiedere alla Madonna di poter morire per la festadell’Assunta. Il maestro scherza, ma lui no; scrive al-la Madonna implorando la grazia. Comincia a depe-rire, il maestro si accorge in tempo ed intima al novi-zio di scrivere un’altra lettera per implorare la guari-gione. Obbedisce e scrive così: “Madre mia santissi-ma e dolcissima, voi vedete che la mia salute è alte-rata; desidererei di morire per venirvi a vedere e pernon essere ancora in pericolo di disgustare il mioDio; ma come debbo fare? La voce stessa di Dioespressami per mezzo del superiore è che non miammali: io quindi con tutta la fiducia vi chiedo la sa-nità...”. E questa arriva.

Termina gli studi a Roma dove viene ordinatosacerdote il dieci dicembre 1899. Mente eletta edagile, insegna lettere, filosofia, sacra scrittura,teologia e si dedica alla predicazione. Ricopre gli

incarichi di direttore degli studenti, su-periore e consigliere provinciale. Nella primaguerra mondiale viene chiamato alle armi a Bolo-gna nella compagnia di sanità, dove svolge l’uffi-cio di infermiere e di portalettere.

SANTO AMICO DEI SANTIP. Egidio viene ricordato come postulatore delle

cause dei santi, incarico che ricopre per oltretrent’anni, dal 1921 al 1952. Lo chiamano anche “ilsanto amico dei santi”; in questo impegno è diligen-te, preciso e competente. Mai di parte, è solo attentoalla verità dei fatti. A lui si deve la canonizzazione diS. Vincenzo Strambi e di S. Gemma Galgani. Il suolavoro è per lui uno stimolo ad imitare le virtù deisanti che difende. Il cardinale Raffaello Rossi dice aiPassionisti: “Fortunati voi che avete padre Egidioche è più santo di tutti i santi che propone per la ca-nonizzazione”. Lo stesso papa Pio XI chiede: “Maquando morirà il padre Egidio chi presenterà la causadella sua canonizzazione?”. E veramente un santo.

In seminario lo chiamavano “ambulanza” per la suaattenzione ai malati e a chiunque avesse bisogno diaiuto. È sempre sorridente, gioviale e caritatevolecon tutti. La messa per lui è il centro della sua vita.Già vivo opera miracoli. Sul treno per Civitavecchiauna mamma riporta a morire a casa un figlioletto da-to per spacciato dai medici e lui lo guarisce. Nel con-

vento di Casale con la preghiera ed acqua benedettalibera la chiesa infestata dai serpenti. La stessa cosafa con le formiche che hanno invaso camere, cucinae sala da pranzo della casa generalizia a Roma. Inconvento è stimato e ben voluto da tutti.

Il 13 luglio 1951 mentre celebra la messa è colto daictus, resta paralizzato in carrozzella. Poco prima dilui muore un confratello. Egidio si fa portare da lui ecomincia a chiamarlo insistentemente finché il de-funto non apre gli occhi. Al che lui gli dice: “PadreSerafino, mi saluti la Madonna”. E l’altro risponde:“Si” e richiude gli occhi per sempre. Padre Egidiomuore il 29 novembre 1953. Dal 1967 riposa nellachiesa dei passionisti di Cesta FE. È stato dichiaratovenerabile da Giovanni Paolo II il 26 marzo 1999.

Francesco Valori

Ven. Egidio Malacarne: il sorriso di Dio

Amici di Gesù Crocifisso

Amici di G. C. in Sud Africa, con Don Ubaldo.

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II. GESÙ E IL MISTERO PASQUALE

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Amici di Gesù Crocifisso

I. La previsione della morteA) La morte di Gesù come martirio.B) Il mistero teologico della morte di Gesù.

PremessaL’antropologo francese Ariès in La storia della mor-te in Occidente rileva che nel mondo occidentale eu-ropeo c’è stata una profonda mutazione di sensibilitàrispetto alla morte. Da un tempo in cui la morte ave-va un onore negli ambienti sociali, per cui era cir-condata di rispetto e di importanza umana e religio-sa, da una concezione della morte come valore uma-no e cristiano, ad un tempo, il nostro, in cui c’è unabanalizzazione della morte, percepita come fatto me-ramente biologico, decesso senza più spessore uma-no, per cui l’uomo di fatto tende sempre più a morirein maniera meno umana.Dinanzi a questo fenomeno della decadenza del sen-so umano e cristiano della morte, l’uomo perde ilsenso della sua umanità. Questa banalizzazione por-ta ad una visione desacralizzata della morte: si perdeil senso umano e sacro della morte come momentoimportante della vita religiosa dell’uomo. In Europa,dove c’è stato il processo tecnologico secolare, lamorte viene cancellata dal tessuto sociale, è conside-rata solo come fatto anagrafico e non fa neanche piùtanta notizia. Questo fatto pone grossi interrogativi alivello umano e cristiano: se l’uomo non prende co-scienza dell’importanza della morte non è neanchein grado di comprendere la vita. E l’uomo che perdeil senso della morte rimane come un adolescente,non è in grado di prendere sul serio la vita.Questa è un’introduzione che ci mostra come Gesùsi è comportato di fronte alla morte. In generale pos-siamo dire che i vangeli ci presentano la realtà dellamorte nell’esistenza di Gesù come una realtà che at-traversa l’esistenza di Gesù. Tutta la vita di Gesù èlegata al pensiero della morte, della sua particolaremorte, che è una morte cruenta, violenta di croce.Gli evangelisti lo mostrano già nell’infanzia: “segnodi contraddizione... anche a te una spada trafig-gerà l’anima” (Lc.2,34-35). Ci sono anche altri momenti della vita di Gesù che sisvolge al cospetto di questa realtà futura della morte.I dati del vangelo ci dicono che non solo Gesù haguardato in faccia alla morte, ma l’ha vista ben chia-ra come un momento importante e s’è mosso libera-mente, non passivamente, verso la morte in croce.Sulla previsione della morte il vangelo ci presentadue prospettive: A) la prima considera la morte co-me martirio, come momento supremo della sua mis-sione profetica. Si mette l’accento sul fatto che lamorte di Gesù è provocata dalla malvagità umana:“morto per i nostri peccati”. B) La seconda pro-spettiva evidenzia il mistero teologico di questamorte in cui è nascosto il disegno del Padre.

A) La morte di Gesù come martirioVediamo ora questa prospettiva più in dettaglio. Di-stinguo i dati evangelici in tre punti:1) I dati che non si riferiscono a cenni espliciti, maprima di tutto a questa previsione della morte, e del-la morte violenta, legata alla stessa pericolosità dellamissione di Gesù: già questa lo esponeva ad un certoodio. L’atteggiamento di Gesù verso la tradizionealakika, orale, lo esponeva all’odio di chi non accet-tava giudizi di revisione, come nella cacciata deivenditori dal tempio. Non va esclusa la sua auto-

identificazione divina: “Prima che Abramo fosseIo sono”. Tutta la predicazione di Gesù era sotto ilsegno di contraddizione, ed una missione di questotipo era estremamente pericolosa.Nei dati del vangelo si legge che Gesù lega la suamissione profetica a quella del Battista. Quando ilBattista è ucciso, Gesù inizia il suo viaggio a Geru-salemme, per il suo martirio. Tutta la storia dei pro-feti è legata al martirio: “non è possibile che unprofeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc.13,33-34), e qui Gesù parla di sé nel quadro della storia deiprofeti. Gesù non poteva non prevedere il destino disofferenza e di uccisione cui era legato: il martirioera il suggello, quasi il carisma della vita del profeta.Questa previsione è legata ad una semplice letturadegli avvenimenti che accadevano.2) Ci sono alcuni detti velati del vangelo che espri-mono questa apprensione: in Mc.2,17-21 proprio al-l’inizio della vita pubblica Gesù fa capire velatamen-te che lo sposo sarà tolto. C’è un’allusione implicitama abbastanza chiara ad una morte violenta. Anchein Mt. 21,33-45 c’è un accenno velato ma moltochiaro.3) I testi maggiori sono legati agli annunci della pas-sione. Partiamo da quello fondamentale: in Mc. 8,31Gesù dice “Bisogna che il Figlio dell’uomo sofframolto, e sia riprovato dagli anziani, dai sommisacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopotre giorni, risuscitare”; è quasi una summa degliepisodi della passione. Il secondo testo Mc. 9,31 èpiù conciso, e qualcuno traduce “vieneconsegnato”, sottolineando la maggiore attualità del

Amici di Fossacesia nel giorno di ritiro e consacrazioni: 12 marzo 2006.

Amici di Fossacesia nel giorno di ritiro e consacrazioni: 12 marzo 2006.

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“viene”. Scarto tutti i problemi di questa critica, perònon si può scalzare il fondamento storico di questoannuncio profetico. L’annuncio della passione è pre-pasquale. Questo non esclude la possibilità che laChiesa abbia poi arricchito e dettagliato i fatti, senzaperò inventare l’annuncio profetico.

B) Il mistero teologico della morte di GesùBisogna precisare quanto sia importante questoannuncio della passione, per capire il senso teolo-gico della previsione. Prima di tutto Gesù ha vi-sto la sua morte violenta come martirio; ma ve-diamo altri aspetti:1) Libertà. Gesù va incontro liberamente alla propriamorte, non è stato costretto dalle vicende umane.Questa libertà sta nel fatto di essersi dato e offertocome Figlio inerme, ed emerge nel terzo annunciodella passione: “Mentre erano in viaggio per an-dare a Gerusalemme, Gesù camminava davanti aloro ed essi erano stupiti; coloro che venivanodietro erano pieni di timore” (Mc.10,32). Gesù vavolontariamente, decisamente alla morte: “andare aGerusalemme” significa esporsi alla morte.Il primo dato è il dato della libertà, da interpreta-re trinitariamente e non in senso autonomo: è lalibertà di un Figlio che fa suo il volere del Padre,è la libertà filiale. Il Padre è la legge del Figlio.Non è una libertà autonomistica, che non è bibli-ca, ma una libertà rispondente all’appello di Dio.La libertà non è soggetta alle vicende umane: Ge-sù non è stato costretto dagli uomini a morire, masi è dato liberamente.2) Malvagità umana. C’è anche la malvagitàumana, legata anche alla tradizione della storiadei profeti. La morte di Gesù non è pura auto-im-molazione, ma è anche determinato dal rifiutoumano del suo amore. È l’aspetto amartiologicodella Croce – “è morto per i nostri peccati”-, edè rilevato dal nostro kerigma.3) Disegno di Dio. Gesù vede la sua morte come

iscritta nei disegni di Dio. È l’aspetto piùteologico. Nella prima profezia della passione Gesùdice “è necessario che...”, in greco dei, in latinooportet. Di quale necessità si parla? Non di inevita-bilità fatalistica, perché negherebbe la libertà primariconosciuta. Non è una necessità storica. Questa ne-cessità trova riscontro nella seconda parola profeti-ca: “sta per essere consegnato”, paradídotai. Con-segna può anche essere quella di Giuda, ma qui haun senso passivo: “Il Figlio dell’uomo sta per esse-re consegnato”. La maggior parte lo chiama “passi-vo divino”: la consegna è opera del Padre. Allora aquesto punto è una consegna di amore. ma attenzio-ne: non perché gli uomini Lo uccidano, ma è unaconsegna d’amore che gli uomini rifiutano e uccido-no. La parabola dei vignaioli omicidi sta a parallelodi questo brano. Il Padre ha consegnato il Figlio peressere accolto e salvarsi, invece gli uomini lo ucci-dono. Rm. 8,32 illumina il senso di questa consegna:anche qui c’è paradídomai. Non è il Padre che haucciso il Figlio: è una nostra deresponsabilizzazionequesta paganizzazione di Dio, infinita misericordia.Gesù vede la sua morte iscritta nel disegno del Pa-dre, che dona il Figlio.4) Tutte le tre profezie dicono “dopo tre giorni”.Questa formula non va interpretata in senso troppocronologico, ma indica un tempo breve per dire cheil Figlio dell’uomo, che sarà ucciso, non sarà domi-nato dalla morte, ma trionferà sulla morte. Alcunistudiosi, come Smith, lo avallano: la persona chemuore rimane fino a tre giorni in uno stato di unità;dopo tre giorni lo spirito lascia la persona che va inputrefazione, come in Lazzaro che mandava “cattivoodore”. Gesù muore veramente ma non rimane pri-gioniero della morte. Gesù ha visto la sua morte co-me un passaggio alla vita piena e come trionfo sullamorte. L’ulteriore parola sarà la “risurrezione”. Que-sto legame è importante, perché ci dà già un quadrod’insieme. (Continua)

Maurizio Buoni CP

Amici di Gesù Crocifisso

La solennità della Passionel 24 febbraio abbiamo celebrato la solennità della Passione, festa diPassionisti, nella Parrocchia di San Gabriele a Civitanova M., con unasolenne concelebrazione presieduta da Don Luigino Marchionni, re-sponsabile della pastorale della nostra diocesi. Erano presenti tutte lefraternità con più di 30 Crocifissi, per la Peregrinatio Crucis che si èsvolta in Quaresima in tante parrocchie delle province di Macerata,Ascoli, Teramo. Eravamo in più di 300. Nell’omelia, Don Luigino haparlato dell’ora della croce di Gesù, come dell’ora della sua gloria, se-condo l’evangelista Giovanni; noi siamo il premio dato dal Padre aGesù Crocifisso e celebriamo la croce come il momento più alto dellavita del Signore che è risorto ed è il vivente! Noi, Amici di Gesù Cro-cifisso, siamo tanto amati da Dio: dobbiamo riamarlo e crescere conti-nuamente nell’amore di Dio e del prossimo. Olga CostanzoDon Luigino Marchionni presiede

la Messa della Passione

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“S posi secondo il cuore diDio, chiamati a vivere ilVangelo nelle gioie e nelle

sofferenze di una normale famiglia, scalando in-sieme la vetta della santità nella carità.” .In queste parole, colte dalla preghiera per chiedere

grazie e per la glorificazione di Rosetta Franzi eGiovanni Gheddo, c’è la chiave di volta dell’av-ventura umana e cristiana di due coniugi piemontesidella prima metà del Novecento. Volti e storie diun’altra Italia, si dirà. Invece no: quella di Rosettae Giovanni è una testimonianza tanto eloquente eattuale (in tempi di crisi della famiglia, di riformu-lazione dei rapporti fra uomo e donna, fra genitorie figli) da aver suscitato l’attenzione della Chiesa,che ha avviato il 18 febbraio 2006 la causa di bea-tificazione dei coniugi Gheddo.Scrive il figlio, Padre Piero Gheddo, sacerdote,

missionario del PI-ME e giornalista, inmerito: “Mi chiedo: se è

vero che la strutturapiù importante per lasocietà è la famigliae che «il primo e ve-ro problema dellasocietà italiana sonole culle vuote» (cosìil Presidente CarloAzeglio Ciampi, 8marzo 2004), per-ché, nei mass mediae nella mentalità co-mune, la stabilità e la

prosperità della famiglia èun tema così poco presente? Se i conti dello Statonon tornano tutti sono preoccupati, si fanno finan-ziarie pesanti, si chiedono sacrifici ai cittadini. Mase la famiglia è in crisi, chi si preoccupa? L’annoscorso, in estate, parlavo con un parroco di Genova.Mi diceva: «Ho organizzato alcuni incontri con i ge-nitori dei bambini della prima comunione. Fra quelliche sono venuti, le famiglie regolari, con papa emamma sposati e ancora assieme, non erano più del35-40 per cento. Una parte importante dei disagigiovanili (psicologici, affettivi, mentali, di equilibrioe di serenità) viene dal fatto di non avere papà emamme stabili, che, con l’aiuto di Dio, hanno con-sacrato la vita all’amore coniugale e familiare». Sequesto è vero, perché pochi si preoccupano di cosafare per ricostruire la famiglia unita, per aiutare legiovani coppie a volersi bene e a proporsi, con sa-crificio, di stare assieme per tutta la vita? Giustissi-mo facilitare l’acquisto della casa per i nuovi sposi,dare dei bonus per i figli, per le spese scolastiche e

così via. Ma l’educazionealla famiglia unita parenon entri nelle preoccupa-zioni dello Stato, dei massmedia, della scuola, dellacultura popolare... Dasempre la Chiesa dà le sueindicazioni e i suoi aiutispirituali, ma propone an-che esempi concreti di co-me si può vivere con eroi-smo evangelico nell’amo-re coniugale e familiare.Giovanni Paolo II diceva spesso alla Congregazionedei Santi di proporgli coppie di sposi per la beatifi-cazione. Il 21 novembre 2001 ha beatificato Maria eLuigi Beltrame Quattrocchi, oggi altre tre coppie disposi sono in cammino verso la beatificazione. Unadi queste è formata da Rosetta e Giovanni, che noitre figli (Piero, Franco e Mario) abbiamo sempre ve-nerato e pregato come santi autentici. Che bello, cariamici lettori, crescere in una famiglia in cui mammae papà sono dei «santi» (fra virgolette, perché il giu-dizio spetta alla Chiesa). Ti senti sempre, anche dapiccolo, nel calore dell’amore e della benedizione diDio. Hai davanti degli esempi formidabili e quandodiventi anziano ti commuovi e ringrazi il Signore diaver avuto una mamma e un papà come Rosetta eGiovanni: la prima morta di polmonite e di partonel 1934 a 31 anni (con due gemelli non soprav-vissuti), il secondo a 42 anni (1942) durante laguerra in Russia con un atto di eroica carità cri-stiana che ricorda san Massimiliano Kolbe! Dueesistenze del tutto normali, senza miracoli, né vi-sioni, né misticismi, due militanti dell’AzioneCattolica che hanno creato la loro famiglia, alle-vato i tre figli (ne volevano dodici!), aiutato i po-veri e percorso assieme la difficile ma esaltantevia all’unione con Dio già su questa terra. Mons.Enrico Masseroni, Arcivescovo di Vercelli, comu-nicandomi la sua decisione di iniziare la causa dicanonizzazione, mi ha detto fra l’altro:«La cosa mi interessa molto e la metto nelle ma-

ni di Dio. Io stesso ho avuto un papà straordinarioe considero la causa di beatificazione del tuoesemplare, perché rappresenta una schiera di uo-mini dell’Azione Cattolica. Anche mio papà avevafatto la guerra. E mi fa piacere che le figure di tuopadre e di tua madre vengano additate come mo-dello in un tempo come il nostro in cui manchia-mo di modelli, un tempo di «aurea mediocrità».Anch’io sono dell’avviso che la chiamata di tuttialla santità dev’essere documentata con esempiconcreti. Ricordiamo e onoriamo i tuoi genitoriper ricordarne tanti, tantissimi altri».”

Padre Piero Gheddo

Amici di Gesù Crocifisso

“P. Piero Gheddo”

I - È BELLO ESSERE FIGLI DI GENITORI «SANTI»

Coniugi Rosetta e Giovanni Gheddo

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Amici di Gesù Crocifisso

Testimoniare la speranza in Gesù risortoLa sfida del convegno ecclesiale di Verona

una guerra di nuovo genere, quella del terrorismo sui-cida, che si è allargata anche nei paesi europei comeInghilterra e Spagna e da tempo minaccia anche l’Ita-lia. Ma insieme a questa emergono anche altre preoc-cupazioni legati alle sorti del pianeta legate al tessutoquotidiano, dove emerge come nel nostro paese unacrisi economica e finanziaria fa stentare molte famigliead arrivare a fine mese. Tutti fenomeni non certo nuo-vi, ma che si sono accavallati in questi cinque anni diinizio secolo, al punto di occupare tutta la scena e dinon lasciare vedere quello che di buono e positivo èavvenuto in questo tempo. In questa situazione ciò dicui gli uomini hanno maggiormente bisogno è la spe-ranza, che nel convegno questa approda coniugata in-sieme ad altri due temi che emergono dal suo titolo: ilRisorto e la testimonianza. Percepire in modo “sinfo-

nico” questi tre temisignifica evitare la ten-tazione che ritroviamonel nostro quotidianoapproccio alla fede: ilvolontarismo che fa diciascuno di noi il pic-colo protagonista dellapropria salvezza, ne-gando praticamente ildono gratuito di Dio. Ildocumento preparato-rio al convegno assu-

me come chiave di lettura la testimonianza proprio persfuggire al rischio di renderla azione solo umana di uncristianesimo “impegnato”. Il debito che i cristianihanno nei confronti delle persone con cui vivono e allasocietà tutta è quello di “far vedere” la pienezza di vitapossibile quando la storia si apre all’orizzonte di un“oltre”: questa nasce dalla radicalità al vangelo da cuiemerge la bellezza della vita vissuta alla sequela diCristo. Il Signore Gesù è il testimone del Padre e delsuo amore per tutti; noi siamo testimoni di riflesso, as-sumendo nella nostra vita la fisionomia della sua. È lavia della sanità che in ultima analisi è l’incarnazionenella storia della propria relazione con Dio che prendeforma in contesti precisi. La testimonianza è per gli al-tri; si è testimoni solo se si è in grado di “far vedere”.Non si può essere santi, confinando la propria fede inun ambito intimista, “privato”, senza una dimensionestorica, a prescindere dal discernimento sulla vita. I te-stimoni di cui ha bisogno il mondo di oggi, e che il do-cumento preparatorio individua, sono coloro che mos-si dallo Spirito sappiano parlare al di fuori dei mondiecclesiastici, per poter dire nella casa, nella piazza,nella scuola e nei luoghi di lavoro la bellezza dell’es-sere cristiano e per raccontarne il senso ed il fascino.Ma per attuare tutto questo è necessario che ogni cri-stiano sappia dare alla propria speranza il suo vero no-me: Gesù crocifisso e risorto e con-vertire ogni giornoil suo sguardo su di lui.

Marco Pasquali CP

La Chiesa italiana in questi ultimi anni, sullaspinta del Concilio Vaticano II, si è interrogatasu come evitare in pericolo di “assuefarsi” al

Vangelo, cercando di scongiurare il rischio di percepir-lo come ovvietà. Per mantenere alta la sua vigilanzasui segni dei tempi e per scorgere le possibilità di in-tervenire concretamente ha trovato nei convegni eccle-siali nazionali uno strumento fecondo.

Il primo convegno fu quello di Roma nel 1976 dovesi è discusso su temi importanti per la Chiesa italiana:ci si chiedeva, come in fondo ci si continua a doman-darsi anche oggi, come mettere la fede dentro i proble-mi del tempo e responsabilizzare tutte le componentidella Chiesa, sacerdoti e laici, per un impegno nuovonella pastorale. Se nel convegno di Roma nel 1976 e aLoreto nel 1985 fu la fede al centro della riflessione,rispettivamente in pro-spettiva dell’evange-lizzazione e come pro-mozione dell’uomo ein quella con la ricon-ciliazione nella comu-nità degli uomini, aPalermo nel 1995 il te-ma fu la carità di fron-te ai cambiamenti inatto nella società. Nelcongresso di Verona iltema sarà la speranza:negli scenari di insicurezza di quest’avvio di terzo mil-lennio, è la speranza a sfidarci, per dare ragione di essaa un mondo che sempre più ne appare privo ed asseta-to. È quanto mai necessario, come diceva don ToninoBello, che la parrocchia o diventa una chiesa vicino al-le case o rischia di rimanere solo “ubicata” tra le abita-zioni, senza la capacità di assumerne le ansie, i biso-gni, i problemi. È necessario aiutare la comunità adandare incontro alla gente del nostro tempo a non par-larci “fra di noi”, essere luogo aperto perché l’umanitàdi oggi possa continuare ad incontrare la Buona Noti-zia di Gesù. La domanda chiave è: come procedere?Secondo quanto emerso nel primo incontro del percor-so di preparazione per il convegno «si tratta di metteregenerosamente in gioco le risorse e “più di iniziative siha bisogno di persone che sappiano stare dentro ilmondo e tra la gente in modo significativo” (nota CEIn. 13)». In questo senso è stato ribadito come preziosoil ruolo delle associazioni, nelle quali ci si allena - at-traverso il gioco della partecipazione democratica - al-la corresponsabilità e a vedere come ragione del pro-prio coinvolgimento non un leader, ma il riferimento aGesù e al suo Vangelo. Il titolo che è stato dato al con-vegno è Testimoni di Gesù risorto, speranza delmondo: l’aver preso la speranza come filo conduttoreè una scelta quanto mai profetica per questo inizio delsecolo XXI, che inizia segnato da un atmosfera di pau-ra, di insicurezza e di sfiducia reciproca tra i popoli: latragedia dell’11 settembre 2001 ha segnato l’inizio di

Amici Giulianova: Messa in preparazione alla Pasqua

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Desidero condividere con tutti gliAmici i momenti della nascitadella fraternità “B. Bernardo” di

Moricone RM. Sono arrivato a Moricone nel mese diottobre 2005, dopo aver terminato il corso teologico aRoma. Parlando con P. Fernando Taccone, ci chiede-vamo come mai nella comunità di Moricone non cifosse un gruppo di preghiera e di catechesi. P. Fernan-do ha iniziato a tenere incontri di catechesi sulla Dot-trina sociale della Chiesa. In seguito io ho iniziato aguidare degli incontri di preghiera, soprattutto per in-segnare a meditare la Parola di Dio, anche se non èstato facile far capire l’importanza dell’orazione men-tale. Chiedo a ciascuno di dedicarle almeno quindici-trenta minuti al giorno. Dopo Na-tale abbiamo iniziato a parlare algruppo del Movimento degliAmici di Gesù Crocifisso, comepossibilità di entrare a far partedella famiglia passionista, pur vi-vendo nel “mondo”, con l’impe-gno di annunciare con la propriavita l’Amore per Gesù Crocifisso.I partecipanti al nostro gruppo so-no già una ventina.Gli incontri sisvolgono ogni mercoledì alle ore21,00 nel nostro convento, postosotto la protezione del B. Bernar-do Silvestrelli, molto veneratonella Sabina. Alterniamo incontridi catechesi, guidati da P. Fernan-do, e incontri di preghiera, guidatida me. La partecipazione di alcu-ni al ritiro del 5 marzo a Morrovalle è stata una grazia,perché hanno visto altre persone pregare e stare insie-me per il Signore. È stato prezioso soprattutto il con-tatto con P. Alberto. Ecco la testimonianza della dotto-ressa Maria Antonietta: «Carissimo P. Alberto, ringra-zio sentitamente per l’accoglienza fraterna e calorosache ci avete riservato. Ho trascorso una giornata indi-menticabile di preghiera, in comunione con tutta la fa-miglia Passionista; ritornando a casa, mi sono sentitaarricchita da questa stimolante esperienza. Grazie peraver dato a noi laici il privilegio di far parte della fa-miglia Passionista e sono fiera di essere tra gli Amicidi Gesù Crocifisso e vivere la vostra spiritualità, im-pegnandomi a far conoscere Gesù Crocifisso a quantiincontrerò sulla mia strada: tutto ciò ha dato un sensoprofondo e di piena realizzazione alla mia vita. Sperodi non mancare in futuro a questi appuntamenti digrazia. Con profonda riconoscenza cordiali saluti.Maria Antonietta Servili».Chiedo di pregare e far pre-gare per la fraternità del B. Bernardo e ti invitiamo afare un giorno di ritiro nel mese di Giugno. Con P.Fernando vorremo fare un ritiro prima di Pasqua, persensibilizzare altri fedeli.

C. Francesco Di Feliciantonio

COME NASCE UNA NUOVA FRATERNITÀ

Amici di Gesù Crocifisso

D’undici e dodici marzo abbiamo avuto lagioia di avere con noi a Fossacesia il P. Al-berto, per la giornata di ritiro e consacrazio-

ni. Sabato è stato a disposizione per le confessioni,colloqui personali e un incontro con i fratelli che do-vevano fare la Consacrazione. Grazie a Dio la nostraFraternità si sta espandendo.

Domenica mattina abbiamo ascoltato la catechesisu “La sequela di Gesù maestro e modello”.Dalla conferenza è emerso che il vero cristianoaderisce ad una persona che è Gesù. È importantela lettura quotidiana della parola di Dio, anche so-

lo poche righe. Dedicare deltempo al vangelo significa farscendere la parola nel cuore.Dopo la catechesi e il dialogoc’è stato un gioioso pasto co-munitario. Hanno partecipatoanche diversi Amici di PortoS. Elpidio, Civitanova, Reca-nati, Termoli. Dopo pranzo èarrivato un pullman di Amicidella fraternità di Giulianova.Vedere tutti questi amici unitia noi nell’adorazione eucari-stica del pomeriggio ci ha tra-smesso gioia e coraggio. Nel-l’ora di adorazione abbiamomeditato, passo passo, la Pro-messa di Amore; dopo la pre-ghiera del vespro, siamo anda-

ti nella grande basilica per la celebrazione eucari-stica presieduta da P. Alberto, con la partecipazio-ne del nostro assistente, P. Angelo Picelli e del P.Bruno de Luca, iniziatore della nostra fraternità.Sempre molto toccanti le Consacrazioni, special-mente nel momento in cui si risponde: “Mi haichiamato: Eccomi, Signore”.

P. Alberto nell’omelia ci ha ricordato che, dopo laConsacrazione, la nostra vita deve cambiare, nonpossiamo comportarci più come prima. Ha portatol’esempio di Bruna, di Civitanova, immobilizzata aletto per 38 anni dalla sclerosi multipla, consacratacon il marito a Gesù Crocifisso, quando il marito sispazientiva un poco, gli diceva: “Adesso sei consa-crato, non puoi più fare così”. La giornata di graziasi è conclusa con un momento di fraternità e di festapresso i locali dell’abbazia.

Ringraziamo di cuore P. Alberto, P. Angelo Picelli,P. Bruno De Luca, il superiore P. Carlo Baldini e lacomunità dei Passionisti di San Giovanni in Venereper la loro disponibilità. Un ringraziamento partico-lare a tutti gli Amici provenienti dalle varie frater-nità per la loro partecipazione e il loro affetto.

Amici di Fossacesia

Alcuni Amici della nuova Fraternità di Moricone

al Ritiro mensile di Morrovalle

Consacrazioni a Fossacesia

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Le prove della vita e la forza della fedeSono sempre piena di stupore di fronte a tante testimo-nianze di chi riesce a sopportare grandi sofferenze fisi-che e morali, che si ripetono nel tempo, sembrando nonterminare mai, come se il Signore ci prendesse gusto amandarle tutte a una persona, a una famiglia. Comefanno, mi chiedo? Che saprei fare io al posto loro? Èvero, l’uomo ha in se il senso di sopravvivenza che ilSignore mette in lui sin dalla nascita e che gli consenteprogressivamente di adattarsi alle condizioni più disa-giate. Ma quando nonostante tutto si riesce a vivere conserenità, quasi con gioia, che succede nell’uomo? Lasofferenza umana è un quesito che mi interroga conti-nuamente. Ancora una volta, mi aiuta a capire s. Ago-stino; parlando di s. Vincenzo, diacono e martire, scri-ve: “Se nel martirio si considera la forza umana nellasofferenza, il fatto rimane incredibile. Ma se si ricono-sce la potenza divina, non desta più meraviglia”. Vedere Cristo nei sofferenti non è a questo punto unosforzo, ma un arrendersi all’evidenzache Egli abita in loro, e santifica ogniloro atto. Nel saper sopportare le pro-ve c’è la parte umana fatta di volontà,perseveranza, dedizione, ma principal-mente è un fare posto a Dio che neprende il peso maggiore.Fare questoperò mi fa pensare che non sia cosìsemplice ed automatico, ma che ri-chiede una lunga preparazione, fatta diapertura continua a Dio, voluta e rico-nosciuta. Il vecchio proverbio che diceche il Signore manda il freddo a se-conda dei vestiti, potrebbe essere mo-dificato dicendo: a seconda di come siha l’animo aperto a Dio. Ma allora,quelli che riescono a sopportare leprove pur non essendo credenti? Ladifferenza sostanziale sta nel fatto che, chi si affida alSignore, divide con Lui il peso e sopratutto comprendeil valore del soffrire. Chi non crede pensa di dover faretutto da solo, si oppone alla sofferenza con disperazioneo cerca di evadere da essa con tutti i mezzi e spesso nerimane schiacciato. Nel salmo 83 è detto: “Beato l’uo-mo che in te confida”. Occorre però diventare consa-pevoli di questa beatitudine! Sono convinta che il Si-gnore non abbandona nessuna sua creatura, ma ci sipuò sentire beati solo se, da parte nostra, c’è la volontàdi conoscere ciò che fa Lui per noi, e poi, “senza sforzidi testa” come dice S. Paolo della Croce, abbandonarsiall’azione dello Spirito Santo.

Piera Iucci“La Sequela: una chiamata d’amore”

“Signore, riflettendo sulla catechesi del ritiro, “LaSequela: una chiamata d’amore”, mi ritrovo intutto. Ho sperimentato che sei tu a chiamare e nonnoi a cercarti. Non capiamo all’inizio cosa accadema sentiamo che qualcosa sta succedendo: un’in-quietudine ci afferra, ci manca qualcosa e non sap-

Amici di Gesù Crocifisso

piamo cosa: ci manchi tu, che ci chiami adincontrare il tuo amore. Quando poi ci chiami adincontrarti sulla croce, nella massima espressionedel tuo amore, ci fai girare letteralmente la testa.Mio Dio, come è grande ed emozionante l’incontrocon te. Dopo questo incontro non ti possiamo la-sciare più e se ci fermiamo, per stanchezza, la no-stalgia di te ci tortura e sprona. Anche il fatto che tuchiami gli ultimi, quelli che nessuno si aspettereb-be, è molto reale anche nella mia persona. Tu seivenuto a chiamare me, indolente, criticona, svoglia-ta al massimo e mi hai portata in un gruppo, mi haiportato a lavorare in parrocchia, dove io criticavotutti quelli che si impegnavano! Hai proprio chia-mata l’ultima che poteva pensare di fare tutto ciò,per farmi capire che è solo opera tua. Ci chiami afar parte della tua famiglia a entrare in intimità conte. Sei “esigente e comprensivo, hai tatto, delicatez-za e infinita pazienza”! È sorprendente, guardando

indietro, scoprire con quanta sapienza ci guidi nellatua conoscenza e nel tuo amore. Vedere come, pri-ma o poi, il tuo volere si realizza nella nostra vita,nonostante le nostre resistenze. Ci hai portato negliAmici di Gesù Crocifisso: se ripensiamo a come visiamo arrivati, ci accorgiamo che è non è stato uncaso, ma che sei stato tu a guidare tutto. Ora, dopotanti anni, a volte temo di aver esaurito il mio slan-cio verso di Te, il mio amore per Te. Poi ripenso atutto il tempo passato con te, in questi 13 anni, daquando ti sei affacciato prepotentemente nella miavita e mi chiedo se posso essere così pazza da la-sciare tutto questo, per perdermi nel vivere di ognigiorno. Mi guardo intorno, dove va la nostra so-cietà, i nostri figli, e sento che non si può mollare.Aiutaci ad essere sempre più consapevoli di doversalvare questo mondo, testimoniando il tuo messag-gio rivoluzionario. C’è molta confusione in me, midispiace perché a questo punto non dovrebbe esserecosì, ma spero fortemente in Te, Signore, che miproteggi e mi guidi”.

Amica di Gesù Crocifisso

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Amici di G. C. di Fossacesia e Giulianova a Fossacesia

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questa stessa è diventata Grazia, perché mi ha spinta acercare Gesù e il suo immenso Amore che riempie ognigiorno il mio cuore. Oggi, infatti, anche se non ho risol-to tutti i miei problemi, sono felice, perché riconoscoche non sono sola, ma che ho accanto un amico fedelesu cui posso sempre contare che è Gesù. Ho colto l’in-vito di mia cugina (che porta il mio stesso nome e co-gnome) e con gioia vorrei aderire a questo movimento,perché desidero, in qualche maniera, nel mio piccolo,ricambiare concretamente l’amicizia di Gesù offrendo-gli la mia. Sono solo all’inizio di questo meravigliosocammino, ma la mia più grande aspirazione è continua-re a crescere nella fede, lasciarmi guidare da Gesù,maestro di vita, e amarlo sempre più, per tutti i giorniche Lui vorrà. Con la speranza nel cuore, aspetto vostriconsigli e risposta. Ringrazio il Buon Dio per tutti voi evi saluto calorosamente.

Pala Carmela BSolo amando ci accorgiamo quanto

siamo amati.Ho ricevuto via e-mail la catechesi sulla sequela cheavevo letto nel giornalino e ho avuto modo di medita-re all’incontro con gli Amici. Colgo l’occasione perringraziare il Signore per avermi dato la possibilità diaverti al mio fianco nel cammino che conduce al mioincontro con Lui. Nei momenti in cui la strada si fairta sei sempre al mio fianco a esortarmi a continuaree a non scoraggiarmi, così via tra salite, pianure e,devo ammettere, anche delle belle discese. Attraversoi nostri colloqui trovo la risposta alle mie supplichee soprattutto ritrovo il mio adorato Gesù. Questoperchè, nei momenti difficili, perdiamo la consapevo-lezza di quanto Dio ci ami e sia immensamente mise-ricordioso con i suoi figli. Questo pensiero non puònon farmi venire in mente quanto io ami i miei tre fi-gli; sempre, comunque, ed in ogni situazione. Comepotrei non gioire sentendomi amata allo stesso modo?La gratitudine per l’amore del Padre mi apre l’orizzontead una nuova riflessione “Amarsi come fratelli”. Diochiama il mio prossimo fratello, non amico. Se pensoall’amore che ho per i miei fratelli, penso ad un amoresincero ed incondizionato, cioè, non dipende da come

loro si comportano con me, è un amorevero che nasce dal cuore perchè legatoall’amore di chi ci ha messi al mondo.Caro padre, credo che non incontreremomai la vera gioia nel Signore se non riu-sciamo ad entrare totalmente nella suafamiglia, come ci sentiamo di apparte-nere alla nostra. Questo chiedo al Si-gnore nelle mie preghiere, chiedo per-dono per le mie mancanze, chiedo dinon dimenticare mai quanto mi ama,chiedo di guarirmi dalla mia incredulità,chiedo misericordia per i miei cari e imiei fratelli. Solo amando ci accorgere-mo di quanto siamo amati.

Emilia Torresi14

Amici di Gesù Crocifisso

Il Signore ci vuole nella fiducia e nella pace

Carissimo padre, mi sto preparando per l’intervento. In-voco la misericordia di Dio, perché possa accettare tut-to secondo la sua santa Volontà. Ti ringrazio per le bellecatechesi. Sono stata sempre credente, ma spesso conansia e paura per il peccato. Ma ora sei riuscito a farmicapire che Gesù è misericordia e, come figli, ci vuolenella fiducia e nella pace.

DeliaDalla Sardegna

Ciao, Olga, mi scuso se non ti ho scritto un biglietto diringraziamento dopo aver ricevuto i tuoi auguri, a nomedel gruppo di Civitanova; preferisco conversare al te-lefono che rispondere per lettera. Sono stata iscritta agliAmici di Gesù Crocifisso per interessamento della miaamica Andreina. Certo non è la stessa cosa frequentarele catechesi, parlare con il padre Alberto, averlo comeguida spirituale; è ciò che manca a noi che stiamo inSardegna, ma per fortuna, avendo fatto per 3 anni gliesercizi Ignaziani guidati dai Gesuiti, ho avuto la possi-bilità nel mio paese di partecipare anche alle catechesi;certo non si finisce mai di imparare poiché questo cam-mino non finisce mai, ma è un continuo crescere. Perquanto riguarda la mia gravidanza, procede bene, sonoquasi al quinto mese, ho già un bambino di sei anni eho una bambina in cielo poiché nel terzo mese di gravi-danza avevano diagnosticato la mancanza del cervello,ma la gravidanza l’ho portata avanti e ringraziando ilSignore è nata, è stata battezzata e cresimata, il suo no-me è Elisabetta. Le difficoltà nella vita non mancanomai, ma la cosa più importante è la conversione mia,delle persone a me care e di tutti gli uomini.

Pala Carmela A

Ancora dalla SardegnaMi chiamo Pala Carmela, ho 33 anni, sono sposata danove anni ho due bellissimi bambini, una femmina diotto e un maschio di due e mezzo. È solo da due annicirca che mi sono veramente riavvicinata a Dio, ed ècapitato, come spesso accade, dopo un avvenimentoche ha sconvolto la mia vita portando sofferenza, ma

Giovani famiglie di Civitanova in festa sulla neve

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li ed affrontarli; con Lui, il peso si sente di me-no e il cammino è meno arduo da affrontare.Oggi è l’ultimo giorno che abbiamo con noi Gesù e cidispiace separarcene: l’unico conforto è che lo passia-mo ad altri, che come noi l’accoglieranno e proverannociò che noi abbiamo provato. È il miracolo della con-versione della nostra vita al suo amore.

Fabio, Patrizia, Gabriele

Gesù ha operato nella mia famigliaMi hanno proposto di accogliere il Crocifisso in casa eio l’ho accolto con gioia. Mio marito è lontano da uncammino di fede e pensavo che avrei fatto fatica a far-glielo accettare. Invece il secondo giorno mi chiede diandare tutta la famiglia a fare una preghiera davanti alCrocifisso. Abbiamo due figlie che mi hanno aiutatonella preghiera. Non abbiamo avuto molta gente connoi nei tre giorni che il Crocifisso è rimasto in casa no-stra, ma Gesù ha operato nella mia famiglia. Ci ha unitipiù che mai. Grazie Gesù.

AntoniettaCammino verso il diaconatoCarissimo padre, oggi 19 marzo, nella cattedrale diSulmona, S. E. Mons. Giuseppe di Falco mi ha con-ferito il ministero di Lettore. Desidero subito fartipartecipe della mia gioia, perché questo dono appar-tiene anche a te e a tutti gli AGC, perché noi siamouna cosa sola all’ombra della Croce di Gesù, sotto ilmanto dell’Addolorata e discepoli di s. Paolo dellaCroce. Quando si è chiamati dal Signore al suo ser-vizio, anche se si ha paura e si tenta di resistere, ilSuo Amore é come un martello infuocato che nonsmette di battere sino a quando non ha cambiato ilnostro cuore. Signore, aiutami ad esserti fedele nel-l’amare quanti mi fai incontrare; fa che possa dareun sorriso ed una parola di conforto a chi é in pena,anche quando sono stanco, per ricambiare così il tuoamore. Ora sono nella pace della mia famiglia, cheha accettato il dono di questa chiamata e con me rin-grazia il Signore.

Riccardo Rucci 15

Ogni incontro di gruppo è per me una benedizione

Carissimo padre Alberto, sono appena tornata dalleconsacrazioni di Fossacesia. Che grande gioia ogniconsacrazione!!! Sono contentissima di avere risposto aquesta “sequela” del Signore. Da tempo desideravo en-trare a far parte di un gruppo che mi aiutasse a trovarela giusta dimensione di Dio nella mia vita. Alcuni annifa avevo iniziato a fare un cammino impegnativo in unmovimento, ma ho dovuto fermarmi, per la difficoltà diconciliare questo cammino con il mio lavoro e la miafamiglia. E poi questa esperienza va fatta in coppia per-ché diversamente porta ad allontanare la coppia. Dopoquesta breve esperienza, sentivo che mi mancava “qual-cosa” e ho pensato di conoscere il gruppo “Amici diGesù Crocifisso”, sia perchè già avevo sentito le tueomelie, che mi avevano colpito tanto e sia perchè ri-chiede meno tempo. Luciana, mia amica, mi aveva re-galato il libro “Voi siete miei Amici” e ogni tanto nesfogliavo qualche pagina. Il Signore da tempo avevamesso nel mio cuore questo piccolo seme e non saràstato certamente un caso se ora sono con voi in questogruppo, in cui sono stata accolta molto bene fin dallaprima sera. Mi ha colpita molto la tua prima lettera per-chè hai usato delle parole che mi hanno fatto bene all’a-nima, mi sono sentita amata subito. Ogni incontro perme è una benedizione del Signore, è una grande gioia etorno a casa con l’animo pieno di speranza, aspettandol’incontro successivo. La cosa più bella di questo grup-po è la grazia di averti come nostra guida spirituale. So-no molto grata al Signore e anche per questo, mi sen-to, anzi ci sentiamo veramente fortunate. Vorrei fartipartecipe di ciò che Dio ha saputo fare e continua afare nella mia vita e in quella di mio marito. Il Signo-re mi ha “rialzata” tante volte, mi ha ripresa e conti-nua a sostenermi ogni giorno e vedo che giorno pergiorno mi chiama a continua conversione. RingrazioDio ogni volta che vado a messa insieme a Mimmo,mio marito, perchè mi sembra di andare insieme in-contro al Signore e insieme a Lui, con Lui le cose tranoi vanno meglio. Vorrei riuscire a non lamentarmimai, per il lavoro ecc. Vorrei portare la mia piccolacroce con più facilità! Ho mia madre paralizzata datanti anni e credo che attraverso questa prova il Si-gnore mi abbia voluto insegnare ad amare di più ilmio prossimo, soprattutto quelli che non mi vannotanto a genio e mi abbia voluto insegnare a sopporta-re meglio tutte le difficoltà. Prego perché il Signore tidia ancora lunga vita per poterci accompagnare inquesto cammino.

Olga ErasmiGesù in casa nostraSiamo felici di testimoniare la venuta in casa nostra diGesù Crocifisso della “Peregrinatio Crucis”. Vari nostriamici sono venuti a pregarlo con noi. Abbiamo accoltoGesù con vera gioia nella nostra casa, che ha tanto biso-gno della sua presenza. Certo, i problemi della vita so-no tanti. Il Signore, più che risolverceli, ci aiuta a capir-

Amici di Gesù Crocifisso

Giovani famiglie accolgono Gesù Crocifisso

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Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa

Amici di Gesù Crocifisso

Maggio - Giugno 2006 - Anno VII n. 3Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB Macerata.Tecnostampa - Recanati - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle McT. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail [email protected] http://www.passionisti.org/mlp/amici

Calendario Amici 2006• 7 maggio ...........................Ritiro mensile a Morrovalle• 16 maggio .........................S. Gemma Galgani, presso Passioniste Loreto• 8-11 giugno.......................Corpo di S. Gabriele a Morrovalle• 18 giugno ..........................Ritiro mensile e consacrazioni a Morrovalle• 1 luglio .............................Festa del Preziosissimo Sangue• 9 Luglio ............................Ritiro mensile a Morrovalle

Esercizi Spir. Amici di G. C. e Laici impegnati sede:

C arissimo P. Alberto, grazie degliauguri che ricambio con gioia e

affetto a lei, alla sua Comu-nità e a tutti gli Amici di Gesù

Crocifisso. Mi trovo a Roma insieme alCardinale di Jakarta per una missione spe-ciale e speriamo che il Signore possa farrealizzare il desiderio dei tanti cattolici delKalimantan di vedere il Papa nel 2008 aPontianak in occasione della Sua andata aSydney per la giornata mondiale dei Gio-

vani.Domenica siamo stati con il Cardinale a Loretoè stata una bellissima esperienza. Domani ripartiamo

per Jakarta. Io spero di ritornare in Italiaper la fine di giugno prossimo. Ora non cisono più problemi per la posta elettronicapuoi inviarmi tutto quello che vuoi che saràdi mio gradimento. Vi benedico tutti congioia e saluto lei, la Comunità e tutti gliAmici con affetto fraterno.

Mons. Giulio Mencuccini Vescovo di Sanggau

Un legame di amore con l’Indonesia

Sede: Centro di Spir. S. Gabriele (Te) Tel. 0861. 97721Tema:“La sequela del Dio Amore”

• I Corso: 07-12 agosto 06 : per tutti • Guida: P. Alberto Pierangioli e P. Bruno de Luca• II Corso: 14-19 agosto 06: per tutti, ma adatto per famiglie• Guida: P. Fernando Taccone e P. Alberto Pierangioli• Inizio e fine: dal pomeriggio del lunedì al pranzo del sabato

Prenotazione:P. Alberto Pierangioli: P.le S. Gabriele 2 62010 Morrovalle Mc

Tel 0733.221273.405 – Cel. 349.8057073

• Quota adulti (camere doppie) € 170,00 • Quota adulti (camere singole) € 200,00• Bambini e ragazzi: condizioni a parte, secondo l’età


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