+ All Categories
Home > Documents > Document

Document

Date post: 27-Mar-2016
Category:
Upload: campagna-amica
View: 214 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
Description:
http://www.campagnamica.it/sites/default/files/newsletter/il_punto_campagna_amica_ottobre_2010.pdf
20
Iscritto al n. 19 del 27/01/2010 - Registro Nazionale della Stampa del Tribunale di Roma il Punto di CAMPAGNA AMICA N.5 OTTOBRE 2010 NOTIZIARIO DELLA RETE DEI PUNTI IN VENDITA DIRETTA MADE IN ITALY: PER UNO SU 4 VALE IL DOPPIO
Transcript

Iscr

itto

al n

. 19

del

27

/01

/20

10

­ R

egis

tro

Naz

ion

ale

del

la S

tam

pa

del

Tri

bu

nal

e d

i Rom

a

il Punto diCAMPAGNA AMICA

N.5 OTTOBRE 2010

NOTIZIARIO DELLA RETE DEI PUNTI IN VENDITA DIRETTA

MADE IN ITALY:PER UNO SU 4

VALE IL DOPPIO

“Bene lo stop delle Regioni agli ogm”Il presidente Marini soddisfatto per la sceltadi respingere le linee guida sulla coesistenza

il Punto di CAMPAGNA AMICA

Presidente:Sergio Marini

Direttore Generale: Toni De Amicis

Sede operativa: Via Nazionale 89/a00184 Roma (Italy)Tel [email protected]

Il Punto di Campagna AmicaIscritto al n. 19 del 27/01/2010Registro Nazionale dellaStampa del Tribunale di Roma

Direttore responsabile:Paolo Falcioni

Redazione:Fabio CagnettiRaffaella CantagalliAngela GalassoAlessandra GioggiMassimiliano PaoloniSara Paraluppi

Hanno collaborato:Silvia BoscoDomenico BuonoLuca D’ApoteCarlo HausmanRolando ManfrediniStefano MasiniCarmelo Troccoli

Indagini a cura dell’istituto ricerche SWG S.r.l. sede legale via S.Francesco 24 -34133 TriesteTel +39.040362525 www.swg.it

Impaginazione e grafica:Massimiliano Paoloni

StampaDigitalia Lab, via G. Peroni,131 – Roma

3

“Una definitiva indicazione sulla linea chel’Italia deve tenere in Europa è venutadalla Conferenza delle Regioni che hascelto all’unanimità di fermare la coltiva­zione di organismi geneticamente modifi­cati in Italia con l’importante invito adesercitare la clausola di salvaguardia pervietare sul territorio nazionale la seminae la produzione della patata Amflora e delmais Mon810”. E’ quanto afferma il presidente della Col­diretti Sergio Marininel commentarepositivamente ilvoto unanime deiPresidenti delleRegioni chehanno respintoil provvedi­mento sullel i n e eg u i d anazio­n a l isulla coesi­stenza tra coltivazioni gene­ticamente modificate, convenzionali ebiologiche, nell’ambito della Conferenzadelle Regioni, in attesa della nuova norma­tiva comunitaria . Con la richiesta di atti­vazione della clausola di salvaguardial’Italia ­ sottolinea la Coldiretti ­ si unisceal numero crescente di Paesi europeicome Austria, Ungheria, Lussemburgo,Grecia, Francia e Germania che hanno giàvietato il mais MON 810 mentre con il me­desimo mezzo giuridico per ora l’Austria,l’Ungheria ed il Lussemburgo hanno vie­tato, altresì, la patata Amflora. “Ai Presi­denti delle regioni e ai loro Assessoriall’agricoltura va ­ sottolinea Marini ­ il rin­graziamento dell’agricoltura italiana per

una sensibilità e una attenzione su untema dove a farla da padrone rischiano diessere le pressioni Gli organismi genetica­mente modificati spingono verso un mo­dello di sviluppo che è il grande alleatodell'omologazione e il grande nemico dellatipicità, della distintività e del Made in Italy.La scelta di non utilizzare Ogm non èquindi il frutto di un approccio ideologico,ma riguarda una precisa posizione econo­mica per il futuro di una agricoltura chevuole mantenere saldo il rapporto

con i consuma­tori.eserci­

tate dagliinteressidi pochi”.Su questas t r a d al ’ I t a l i anon ècerto da

sola poi­ché dopo il

divieto postoanche in Germania

si sono ridotti a soli sei, su ventisette, iPaesi Europei dove si coltivano organismigeneticamente modificati (ogm) con undrastico crollo del 12 per cento delle se­mine. Il drastico crollo nei terreni seminaticon organismi geneticamente modificatiin Europa nel 2009 conferma che nel col­tivare prodotti transgenici non c'è nean­che convenienza economica. Il futuro dellanostra agricoltura sarà nell’essere diversi emigliori e non omologati a quei sistemi pro­duttivi che operano con strutture di costiper noi irraggiungibili. Il problema è nonfarsi copiare le nostre eccellenze e non re­plicare modelli che il mercato ha già abbon­dantemente bocciato.

Primo Piano

il Punto di CAMPAGNA AMICANovità da Fondazione

4

Addio buste di plastica, simbolo diconsumo e di benessere ma anchecausa di inquinamento e di degrado.Da Gennaio, infatti, non potranno es­sere più utilizzate. Quello che è dive­nuto un segno di attenzioneall’ambiente da parte di supermer­cati e attività commerciali di varianatura, dal 2011 diverrà obbligatorioper legge. Anche i nostri mercati epunti vendita aziendali si dovrannoadattare se già non lo hanno fatto. Questa presa di coscienza, tardiva,ma comunque benvenuta, nasce dalrecepimento della direttiva comuni­taria En 13432 avvenuto già nel2007 ma mai messo realmente inpratica. Noi italiani siamo i massimi utilizza­tori in Europa di shoppers in plasticacon un consumo medio annuale di300 sacchetti a testa. In Italia arriva

un quarto dei 100 miliardi dipezzi prodotti in Europa. Il 28% diquesti sacchetti diventa rifiuto eva ad inquinare l’ambiente inmodo pressoché permanente (itempi di degradazione sono di400 anni). Basti pensare, peresempio, a quello che accadenei fiumi italiani e più in gene­rale del mondo, quando lesponde ad ogni piena si trasfor­mano in vere discariche; oppurealle isole di plastica degli oceani doveper un gioco di correnti si accumulanoquantità enormi di rifiuti plastici gal­leggianti che quando si degradano av­velenano le catene alimentari,uccidendo migliaia di animali e soffo­cando gli organismi sul fondo dei mari.Sulla terraferma spesso i rifiuti di pla­stica sono bruciati e ciò comportal’emissione di sostanze clima­alteranti

come l’anidride carbonica e inqui­nanti come le diossine, mposti pe­ricolosissimi per la salutedell’uomo e dell’ambiente. E c’èanche da considerare il fatto che ilpetrolio è una risorsa utilissima main via d’esaurimento: lo spre­chiamo per oggetti usati in media20 minuti! Il grido d’allarme dell’ambientedeve essere raccolto anche e so­prattutto da chi vive in mezzo allanatura e spesso assume il ruolo diguardiano del paesaggio. Così le nostre aziende agricole eagrituristiche possono fare la loroparte proponendo ai loro clienti,nei mercati e punti vendita di Cam­pagna Amica, l’utilizzo della sportao di shoppers e utensili per la ri­storazione usa e getta biodegrada­bili. L’iniziativa Compostiamoci meglio di Campa­gna Amica (vedi sul portalewww.campagnamica.it nella se­zione stili sostenibili) e l’adesioneall’iniziativa “Porta la Sporta”hanno quest’obiettivo. Gli agricol­tori raccolgano la sfida!

I mercati e i punti vendita di CampagnaAmica anticipano lo stop al 30 novembre

4

Dal 2011 addio alle buste di plastica

I FARMERS MARKET, LE AZIENDE AGRICOLE, GLI AGRITURISMI

E LE COOPERATIVE IN VENDITA DIRETTA CHE NEL MESE DI OTTOBRE

HANNO ADERITO ALLA RETE NAZIONALE DELLE IMPRESE

A MARCHIO “PUNTO CAMPAGNA AMICA” SONO:

1 9 9 8

IL CONTA PUNTI

È un consiglio dei produttoriagricoli dei mercati di Campagna amicawww.campagnamica.it • www.portalasporta.it

Per la gioia di romani e turisti il 18Settembre il mercato coperto delCirco Massimo a Roma inserito nelprogetto Casa dell’Agricoltura ha dinuovo aperto i suoi cancelli. Du­rante l’anno trascorso, la Casa del­l’Agricoltura ed il mercato ad essaassociato è diventata un appunta­mento fisso per migliaia di clienti ecuriosi. Da una stima SWG si è cal­colato che l’afflusso medio di visi­tatori per weekend è pari a circa4000 persone di cui 3000 clienticon un tempo medio di perma­nenza pari a 43 minuti. Ciò vuoldire che le persone non solo fannola spesa ma chiacchierano, si infor­mano e vivono il mercato comeluogo di aggregazione. Molte le no­vità che figurano nel programma diquest’anno: si parte con il corso di

pa­nificazione che durerà per tutto ilmese di Ottobre, passando per l’al­lestimento di due mostre a cura delParco dell’Appia Antica sui casalidella campagna romana, fino alleattività didattiche che coinvolge­ranno migliaia di studenti lazialicon la fattoria e l’ampliato orto di­dattico. Per maggiori informazioniwww.mercatocircomassimo.it

il Punto di CAMPAGNA AMICA

6

Tornano i produttori romaninel farmer market della Capitale

Il mercato riapre al... Massimo

Il mercato del mese

Dopo il successo del mercato nella monumen-tale piazza Santo Stefano per salvare la mil-lenaria basilica delle Sette Chiese, CampagnaAmica torna di nuovo in centro a Bologna. Lofa in quello che è il salotto dei Bolognesi,piazza Nettuno, luogo che, insieme con l’adia-cente piazza Maggiore costituisce il centro ne-vralgico della città, circondato dalla basilicadi San Petronio, palazzo d’Accursio, palazzore Enzo, palazzo del Podestà. Il mercato sisvolgerà il 12, 13 e 14 novembre, in occasionedella Giornata Nazionale del Ringraziamento,celebrata quest’anno proprio nella città felsi-nea. Dal Parmigiano Reggiano ai salumi Dop,dai vini Doc all’aceto balsamico, le imprese diCampagna Amica porteranno sotto le duetorri le eccellenze dell’agricoltura emiliano ro-magnola. Ai prodotti agricoli si uniranno altrisegni distintivi delle campagne: nel cortiled’onore del palazzo comunale, Coldiretti eCampagna Amica allestiranno una mostradei segni del sacro nel territorio rurale, con leimmagini delle madonne in terracotta e cera-mica, che erano poste agli incroci delle stradeo ai confini dei vari poderi.

BOLOGNA, I PRODOTTI

DI CAMPAGNA AMICA

NEL “SALOTTO BUONO”

Il mercato più gettonato

dai romani

Il presidente Mariniin visita agli stand

Dall’11 novembre via al mer­cato coperto di CampagnaAmica dell’Abruzzo. Vi pren­deranno parte oltre 35 im­prese provenienti da tutta laregione con i prodotti più di­sparati. Carni fresche bovine,suine e avicole, latte fresco, i

migliori formaggi caprini e pecorini, mieli, oli, vini, ma anche bi­scotti, pani, paste, marmellate, tartufi e zafferano saranno i pro­tagonisti delle tavole pescaresi. Il mercato verrà allestito in viaRaffaele Paolucci, “angolo” Lungomare Matteotti, nei pressi delPonte del Mare fianco del mercato del pesce fresco, altra preli­batezza del territorio. Il mercato sarà attivo il giovedì, il venerdìe il sabato dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00.

Pescara, via al farmer’s coperto

il Punto di CAMPAGNA AMICA

7

Due Mercati di Campagna Amica della provincia di Pordenone aumen­tano la propria frequenza, ed un nuovo mercato muove i primi passiad Udine. Sia il mercato di Maniago (Piazza Italia) che quello di Spilim­bergo (Corte Europa) divengono ora appuntamenti settimanali con ilconsumatore. Ad Udine (San Rocco) è partito in via sperimentale unnuovo mercato settimanale (il quarto in città) aperto il martedì mattina.Tratto caratteristico le casette di legno.

Dopo il successo del Mercato di Campagna Amica organizzato durantel’estate a Marina di Ragusa, a settembre è stato inaugurato in Piazzadella Libertà il nuovo mercato settimanale, aperto il sabato mattina.L’ubicazione del mercato in centro città offre ai 14 produttori attual­mente coinvolti nel mercato ottime possibilità di incontro con il con­sumatore. Tra i prodotti offerti, tutti provenienti dai comuni limitrofi,spicca la Dop formaggio ragusano.

A Livorno ha aperto i battenti il mercato settimanale copertodi via Padre G. B. Saglietto, vicinissimo al mare. Allestito all’in­terno del mercato Ittico, struttura gestita dal Consorzio “Pescedel Tirreno” che ospita quotidianamente l’Asta del Pesce, ilmercato attualmente accoglie 10 produttori. Tra i prodotti invendita: ortofrutta, formaggi, carni e salumi, uova, legumi, olio,vino, ma anche pasta.

Inaugurato a Varese il nuovo mercato di Piazza De Gasperi, il primodella città con frequenza settimanale. Aperto ogni venerdì mattina, ilmercato ospita 12 produttori che propongono ortaggi, formaggi, miele,salumi, marmellate, carne ma anche particolarità, come le orchidee diMorosolo. In occasione dell’inaugurazione è stata offerta a due classidella locale scuola materna Galileo Galilei una merenda a km zero, abase di pane, miele, formaggi di capra e salame nostrano.

FRIULI

RAGUSA

LIVORNO

VARESE IN TAVOLA ECCO LE... ORCHIDEE

IL TIPICO INCONTRA IL MARE

SPAZIO AL FORMAGGIO DOP

LE CASETTE DELLA BONTÀ

I nuovi mercatiscelti fra i tanti aperti nell’ultimo periodo

In origine, i fabbricati rurali erano iscrittial catasto terreni, con rendita zero, e con­siderati pertinenze del fondo. Di conse­guenza, non erano soggetti adimposizione in quanto il loro reddito eraassorbito da quello dominicale del ter­reno al quale erano asserviti.Tale principio non è sostanzialmentemutato nel tempo in quanto tuttora le co­struzioni rurali sono esenti da imposi­zione fiscale, anche se risultano iscritte alcatasto edilizio urbano con attribuzionedi rendita. Con l’articolo 9 del DL n. 557del 1993, sono stati, tuttavia, introdottinuovi criteri per il riconoscimento dellaruralità degli immobili il cui rispetto nesubordina l’esenzione. I fabbricati ruralipossono essere destinati sia ad uso abi­tativo che strumentale.

In base alla norma, le costruzioni, diversedalle unità immobiliari appartenenti allecategorie A/1 e A/8, ovvero aventi le ca­ratteristiche di lusso, devono essere uti­lizzate da:­ Proprietari o titolari di diritti reali suiterreni (ad esempio: usufruttuari, enfi­teuti);­ Affittuari, conduttori o comodatari deifondi;­ Familiari conviventi a carico deiproprietari, titolari di dirittireali di godimento, affit­tuari, conduttori o como­datari, risultanti dallecertificazioni anagrafi­che;­ Coadiuvanti iscritti al­l’Inps;

­ Titolari di trattamenti pensionistici cor­risposti per lo svolgimento dell’attivitàagricola;­ Soci o amministratori di “società agri­cole”, aventi la qualifica di imprenditoreagricolo professionale (Iap).I proprietari, i titolari di diritti reali di go­dimento, gli affittuari, i conduttori, i co­modatari e i soci o amministratori disocietà agricole devono rivestire la qua­lifica di imprenditore agricolo ed essereiscritti nel Registro delle imprese (Cciaa).Inoltre, il terreno cui il fabbricato è asser­vito deve avere una superficie non infe­riore a 10.000 mq. ed essere censito alcatasto terreni con attribuzione di red­dito agrario. In presenza di colture spe­cializzate (in serra, funghicoltura o altracoltura intensiva) ovvero il terreno è ubi­cato in comune considerato montano, ilsuddetto limite è ridotto a 3.000 metriquadrati.Infine, il volume di affari derivante da at­tività agricole del soggetto che conduce ilfondo deve essere superiore alla metà delsuo reddito complessivo, alnetto dei trattamenti pen­sionistici agricoli.Se il terrenosi trova ubi­cato in co­

mune considerato montano ai sensi dellacitata legge n. 97 del 1994, il volume diaffari deve essere superiore ad un quartodel suo reddito complessivo. Per i sog­getti esonerati, Il volume d’affari si pre­sume pari al limite massimo previsto perl’esonero dall’articolo 34 del decreto delDpr n. 633 del 1972.

Per i fabbricati strumentali, l’unico requi­sito richiesto riguarda la loro destina­zione ad una delle attività agricole di cuiall’art. 2135, ed in particolare:­ alla protezione delle piante (serre);­ alla conservazione dei prodotti agricoli(magazzini, silos);­ alla custodia delle macchine, degli at­trezzi e delle scorte per la coltivazione delfondo e l’allevamento;­ all’allevamento e la ricovero degli ani­mali (stalle);­ ad abitazione dei dipendenti del­l’azienda;

­ alle persone addette all’attivitàdi alpeggio;

­ a uso uffici dell’aziendaagricola;­ alla manipolazione, tra­

sformazione, conser­v a z i o n e ,valorizzazione o com­mercializzazione deiprodotti agricoli ef­fettuate da aziende,

cooperative o con­sorzi;­ all’esercizio dell’at­tività in maso

chiuso.

il Punto di CAMPAGNA AMICAL’esperto fiscalista

Costruire opportunità coi fabbricati rurali Come riconoscerne l’uso agricolo per le attività in azienda

8

I fabbricati di abitazione

I fabbricati strumentali

il Punto di CAMPAGNA AMICA Giovani Impresa

9

Dall’assemblea del Ceja la richiestadi introdurre l’indicazione d’origine

I giovani imprenditori agricoli ditutti i Paesi dell’UE si sono riuniti aBruxelles nell’assemblea generaledel Comitato Europeo dei GiovaniAgricoltori (CEJA), che rappresentaoltre 1 milione di giovani imprese,per discutere del futuro della poli­tica agricola e della competitività delsettore agroalimentare. ColdirettiGiovani Impresa era presente conuna delegazione guidata dal dele­gato nazionale Vittorio Sangiorgioaccompagnato dal vice presidentedel CEJA Donato Fanelli. In tale con­testo i giovani imprenditori di tuttaEuropa hanno chiesto unanime­mente alle istituzioni comunitarie diimporre l’origine in etichetta deiprodotti agricoli per dare traspa­renza alla filiera agroalimentare e ri­

lanciare la competitivitàdelle imprese agricole. Ildelegato nazionale Vit­torio Sangiorgio haespresso la sua grandesoddisfazione rispettoalla presa di posizioneforte di tutti i giovaniimprenditori europei edha sostenuto che, taleposizione rappresentauna sollecitazione im­portante anche per il nostro Paesedove l’azione di Coldiretti non si ar­resterà fin quando non verrà messain atto una normativa soddisfacenterispetto all’esigenza delle impreseagricole di vedere riconosciuta inetichetta l’origine dei loro prodotti.In conclusione, il vice presidente del

CEJA Donato Fanelli, ha sottolineatol’importanza del lavoro di Coldirettigiovani impresa che da anni con­duce questa battaglia a livello euro­peo e che finalmente è riuscita aportare sulle proprie posizioni l’in­tera classe dirigente dei giovani im­prenditori europei.

Quando ai giovani piace l’etichetta

Nel maggio del 2009 Terranostra hastipulato un accordo a livello nazionale

con Agritel s.r.l., società del gruppo Coldirettiche offre diversi servizi legati alla telefoniamobile business, canoni di noleggio apparec­chi con tariffe più che concorrenziali. Perdare nuovo impulso a questa intesa di se­guito vi segnaliamo alcuni privilegi che l’ade­sione comporta. Gli “ultimi” vantaggi cheAgritel ha, infatti, previsto per i soci Terrano­stra, in regola con la quota associativa perl'anno 2010, sono i seguenti:•Chiamate all’interno della ns. rete Aziendalecosto zero per le prime 10 ore di conversa­zione mese• Chiamate Vs. Direttrici Tim costo 0,06 minuto• Chiamate Vs. Direttrice Rete Fissa costo0,05 minuto• Chiamate Vs. Altri operatorie mobili costo0,085 minuto

Ulteriore beneficio è che le tariffe Agritel sibasano in un’offerta a consumo senza scattoalla risposta, senza nessun canone mensile ein una tariffazione al secondo. Un dato sicu­ramente significativo è stato che durantequesto anno i clienti hanno segnalato un ri­sparmio medio di 30­35% in meno rispettoalla media di mercato. Punto di forza di Agri­tel è il servizio clienti e l’assistenza tecnicaquale elemento distintivo. Il servizio clientiper Agritel, infatti, ha proprio il significato dicura del cliente. Esso è composto da profes­sionisti che con cortesia e professionalità siprendono cura delle esigenze dei clientisenza l’interposizione di filtri o risponditoriautomatici.Modalità di Adesione: contattare Agritel s.r.l.Telefono +390648070722 - Sig.ra Paola Irsuti,Sig.ra Nicoletta Discreti, Sig.ra Claudia Mala-testa. e-mail [email protected]; www.agritel.it

TerranostraAgritel,l’accordoche convienealle imprese

COLDIRETTI

il Punto di CAMPAGNA AMICA

La “multinazionale dei contadini”.Così Raffaele Billo, Presidente di OrtoAmico di Ferrara, risponde quandogli chiedo di darmi un’idea del suoprogetto. Di multinazionale in effettinon si può certo parlare, dal mo­mento che i 30 produttori soci sonorigorosamente italiani e che l’attivitàdi vendita viene effettuata presso lasede della cooperativa stessa ma latendenza a pensare “in grande”, sicu­ramente non manca.Orto Amico è la prima cooperativaagricola italiana ad essersi costituitaappositamente per sposare appienoil progetto della Coldiretti per una “fi­liera agricola italiana”: il 22 maggioscorso ha inaugurato il primo puntovendita “Punto Campagna Amica”. Come nasce l’idea della vendita di­retta?L’idea parte circa 7­8 anni fa da unasemplice aggregazione di agricoltorilocali – non ancora costituiti in coo­perativa­ che hanno deciso di unire leforze e adottare un modello simile aquello della grande distribuzione. Ilprogetto della “filiera agricola ita­liana” ci ha creato l’occasione di en­trare nella rete organizzata diCampagna Amica e di potere accele­rare così il processo della vendita di­retta già avviato con i mercati. Inquesto modo infatti, possiamo avereuna gestione indipendente dei pro­dotti e della vendita.

Come è organizzata la vostra strut­tura?Abbiamo costituito due cooperative:una si chiama “Mercato Amico” ed ècostituita dai produttori agricoli ­

circa una trentina­ e che si occupadelle forniture dei prodotti e l’altrache si chiama “Orto Amico”, costituitada 4 imprenditori agricoli che, oltread essere fornitori, si occupanoanche dell’organizzazione del nego­zio e della gestione delle vendite. Nelpunto vendita abbiamo coinvolto 3­4commesse che si occupano diretta­mente ed esclusivamente della ven­dita ai cittadini.

I produttori sono tutti locali?No, abbiamo fatto la scelta di diversi­ficare l’offerta e di mettere a disposi­zione dei consumatori un’ampiagamma di prodotti. Per tale ragioneabbiamo coinvolto naturalmente iproduttori locali ma anche produt­tori di altre regioni, dal Veneto allaPuglia. Abbiamo incontrato un ter­reno favorevole allo scambio dei pro­dotti e alla possibilità di creare unarete che abbia gli stessi obiettivi e glistessi principi: arrivare direttamente

a casa del consumatore offrendo pro­dotti sicuri, italiani e di qualità.

A distanza di soli 4 mesi dall’aperturadel punto vendita, potete già fare unprimo bilancio?Parlano i numeri: abbiamo registratouna presenza media giornaliera di170 clienti. A noi sembra un ottimorisultato e i produttori sono moltosoddisfatti.

E i prezzi al consumo?Noi non siamo un’industria che puòpermettersi di fare economie di scala.Il prezzo a volte è più alto rispetto aquello di mercato e a volte è più basso. Di­pende dal prodotto. Noi offriamo alconsumatore prodotti unici e di altaqualità e li invitiamo ad aderire aduna nuova filosofia di alimentarsi e difare la spesa, che significa fare dellescelte che fanno bene all’economialocale.

“Noi, la multinazionale dei contadini”I segreti di “Orto Amico”, la primacoop accreditata Campagna Amica

10

L’intervistadi Raffaella Cantagalli

Raffaele Billo

Il punto vendita

Ben quattro italiani su dieci non hannomai messo piede in un ristorante stra­niero (41 per cento) o acquistato perstrada kebab, tacos, involtini primaverao sushi da portare via (38 per cento). E’quanto emerge dall’indagine Col­diretti/Swg sulle nuove ten­denze alimentari degli italiani alForum Internazionale dell’Agri­coltura e dell’Alimentazione di Cer­nobbio, che evidenzia la presenzadi uno “zoccolo duro” di italianiche sfida la globalizzazione e mo­stra grande diffidenza verso ilcibo straniero. La percentualedei diffidenti cresce peraltronotevolmente se si conside­rano anche quanti solo raramentehanno provato la cucina straniera perraggiungere il valore di ben il 71 percento degli italiani per i ristoranti stra­nieri e del 64 per cento per il take away.

Nonostante la rapida diffusione degliesercizi commerciali che offrono cibi et­nici da consumare sul posto o da por­tare via solo il 7 per cento degli italiani

frequenta molto

spesso untake away straniero e

il 5 per cento un ristorante straniero.Tutto questo non pregiudica però la tol­leranza degli italiani che per oltre lametà sono comunque favorevoli allapresenza degli esercizi alimentari stra­

nieri nei centri storici, con una percen­tuale del 54 per cento per i take away edel 51 per cento per i ristoranti. La diffi­denza sembra riguardare soprattutto la

qualità degli alimenti e porta a pre­ferire il consumo di cibi italiani piu’tradizionali anche se ­ sottolinea la

Coldiretti ­ gli effetti della globalizza­zione si sono fatti sentire sulle tavole

nostrane, spesso all’insaputa deglistessi italiani. A farne la spesa è ad

esempio la pizza che è considerata lapiu’ valida alternativa al cibo stra­niero che però, nella metà dei casi,è preparata nelle 25mila pizzerie

nazionali con ingredienti importatidall’estero: cagliate provenienti dal­

l'est Europa invece della tradizionalemozzarella, pomodoro cinese invece diquello nostrano, olio di oliva tunisino espagnolo e farina canadese o ucraina in­vece di grano nazionale

A tavola non passa lo stranieroQuatto italiani su 10 non hannomai messo piede in ristoranti etnici

il Punto di CAMPAGNA AMICA Novità da Fondazione

11

Come trasferite questo messaggioal consumatore? Abbiamo scelto di investire moltosulle nostre commesse: il messag­gio passa attraverso di loro mentreaccompagnano il cliente nella suaspesa. Le ragazze, che sono parteintegrate della struttura, sono an­date a vedere cosa succede nel­l’azienda agricola, conoscono iproduttori e recentemente hannoseguito anche dei corsi di cucinacosì sono in grado di dare consigliutili ai clienti. Tutto questo sta pagando perché iclienti si informano, si affezionanoe ritornano.

Immagino che stiate già pensando alfuturo… quali sono i prossimi pro­getti?In effetti sì. L’idea è di ampliare lagamma dei produttori e dei prodottie naturalmente anche dei punti ven­dita. Ne apriremo presto uno nel cen­tro della città. E poi abbiamo anchemolte altre idee che vanno dal “teatroin fattoria” all’allestimento di una pic­cola biblioteca nel negozio: sono librisu temi agricoli ma per lo più su filo­sofie di vita che riportano alla terra.Consiglio a tutti gli agricoltori la rivo­luzione del filo di paglia, scritto da ungiapponese, Masanobu Fukuoka, ilpadre dell’agricoltura naturale.

il Punto di CAMPAGNA AMICA

Per quasi un italiano su quattro (23 percento) il cibo italiano dal campo alla ta­vola vale almeno il doppio, nonostanteil momento di crisi economica; il 53 percento dei cittadini preferisce acquistareprodotti alimentari locali e artigianaliche battono nettamente le grandi mar­che (appena 10 per cento); tre su quat­tro ritengono che gli Ogm siano menosalutari dei cibi tradizionali; uno su treacquista regolarmente prodotti a deno­minazione di origine e il 14 per centoquelli biologici. Sono i risultati dellaprima indagine che studia il contributodel Made in Italy alla ripresa economica,realizzata da Coldiretti­Swg a ottobre2010 e presentata nel corso del ForumInternazionale dell’Agricoltura e dell’Ali­mentazione organizzato dalla Coldirettia Villa d’Este di Cernobbio. Vediamonealcuni dati.

Il valore superiore attribuito dagli ita­liani agli alimenti, realizzato con pro­dotti coltivati o allevati interamente inItalia, è innazitutto eccezionale con dueconsumatori su tre (65 per cento) cheritengono valga dal 10 per cento in su.La fiducia nel Made in Italy rispetto alprodotto straniero è del 91 per centoper gli alimenti, del 66 per cento per ivestiti, del 55 per cento nei mobili, del49 per cento per la cosmetica, del 39 pergli utensili, del 26 per auto e motorini edel 18 per l’elettronica e cresce nel 2010in tutti i settori. Una superiorità, quelladel Made in Italy alimentare, che vieneattribuita al rispetto di leggi più severe,alla bontà e freschezza e alla garanzia di

maggiori controlli. L’attenzione all’ori­gine del prodotto è anche evidenziatadal fatto che ben il 97 per cento degli ita­liani ritiene che dovrebbe essere sem­pre indicato il luogo di allevamento ocoltivazione dei prodotti contenuti neglialimenti.

Non stupisce dunque che una maggio­ranza assoluta del 53 per cento degli ita­liani preferisce acquistare prodottialimentari locali e artigia­nali che battononettamente leg r a n d i

marche,le quali si

fermano al10 per cento. La vittoria del prodotto le­gato al territorio è sancita dal fatto cheoltre due terzi degli italiani (68 per cento)si sentirebbero più garantiti da un mar­chio degli agricoltori italiani rispetto almarchio industriale (11 per cento) e aquello della distribuzione commerciale(10 per cento). Una opinione confer­

mata dal fatto che nel 2010 si è regi­strato un vero boom degli acquisti di­retti dai produttori dove compraregolarmente il 17 per cento degli ita­liani con un aumento record del 55 percento.

La ricerca Coldiretti­Swg evidenzia poicome le provocazioni, con l’eclatante se­mina illegale di mais geneticamentemodificato (Ogm) e il pressing dellegrandi lobby multinazionali con impo­nenti campagne di promozione che

hanno segnato in Italia il 2010non abbiano convinto i citta­dini che mantengono salda lapropria opposizione agliOgm, ritenuti meno salutaridi quelli tradizionali da tre ita­liani su quattro che espri­

mono una opinione (73 percento).

Un italiano su tre (32 per cento),infine, acquista regolarmente prodotti adenominazione di origine e il 14 percento quelli biologici. Complessiva­mente il fatturato dei prodotti a deno­minazione di origine Made in Italy hasfiorato nel 2009 i dieci miliardi di eurorealizzati per quasi il 20 per cento suimercati esteri dove crescono parallela­mente anche le imitazioni e i tarocchi. Iprodotti più consumati sono i formaggi(con il Parmigiano Reggiano e il GranaPadano in testa) e i salumi, ma sono cre­sciute anche ortofrutta edi extravergini.

Made in Italy, per 1 su 4 vale doppioPresentata a Cernobbio la nuovaindagine Coldiretti-Swg

12

La fiducia nel cibo tricolore è al 91%

I prodotti locali battono le grandi marche

Gli Ogm non li vuole proprio nessuno

Cresce il consumodi Dop e Igp

Novità da Fondazione

il Punto di CAMPAGNA AMICA

13

Con il 45 per cento delle imprese che considera la burocrazia ilprincipale ostacolo allo sviluppo, dalle Agenzie per imprese puòvenire un reale contributo alla semplificazione. E’ quanto affermala Coldiretti nel commentare positivamente la pubblicazione sullaGazzetta Ufficiale del 30 settembre 2010 del Regolamento che di­sciplina le Agenzie per le imprese che sono i soggetti privati cui gliimprenditori si possono rivolgere per ottenere specifiche certifi­cazioni che prendono il posto delle autorizzazioni necessarie perla realizzazione, la trasformazione, il trasferimento e la cessazionedell’attività di impresa. Tra i soggetti che possono essere accredi­tati quali Agenzie per le imprese il Regolamento prevede espres­samente i Centri Autorizzati di Assistenza Agricola (CAA).

Controproblemie burocraziaarrivanole Agenzieper le imprese

Novità da Fondazione

Uno su tre utilizza prodotti localinella cucina del proprio ristorante

Per uno chef su tre la nuova ten­denza del 2010 è la preparazionenei ristoranti di menu con prodottilocali a chilometri zero magari col­tivati direttamente nell’orto del lo­cale. E’ quanto afferma la Coldirettinel rendere noto il risultato del son­daggio condotto su duemila cuochidall’associazione Nazionale dei ri­storatori sul trend più indel momentonegli SatiUniti. Il suc­cesso, diffusosoprattutto trai ristoranti in­dipendenti, èd e t e r m i n a t odalla possibilità di garantirsi la qua­lità della materia prima utilizzata incucina, assicura la possibilità di va­riare i menu secondo la stagione erassicura i clienti con la possibilitàdi conoscere direttamente la prove­nienza del cibo a loro offerto. Sitratta ­ continua la Coldiretti ­ diuna tendenza che si sta rapida­

mente diffondendo anche in Italiadove le condizioni climatiche of­frono la possibilità di disporre du­rante l’anno di una ampia varietà difrutta e verdura coltivate local­mente, in grado di assi­curare unaampia

offerta neimenu. Accanto ai risto­

ranti che coltivano direttamenteun proprio orto sono in molti­ ascegliere come fornitori agricol­tori locali acquistando diretta­mente nelle aziende o nei mercatidegli agricoltori che si stanno dif­fondendo nelle piccole e grandicittà. Il circuito degli alimenti a chilo­metri zero in Italia vale più di 3miliardi di euro spesi per fare ac­quisti una rete di oltre 63mila im­

preseagricole (can­tine, cascine, frantoi, ca­seifici), 18mila agriturismi, 600mercati degli agricoltori di Cam­pagna Amica, quasi 1200 distribu­tori di latte fresco oltre a decinedi ristoranti, mense, osterie, bot­teghe, consorzi agrari, coopera­tive, agriasili, vinerie, pescherie,pizzerie e gelaterie dove si ser­vono prodotti locali e di stagione,secondo un monitoraggio dellaColdiretti.

Chef, la nuova tendenza è il km zero

R

IL NUOVO MARCHIO DI CAMPAGNA AMICA

il Punto di CAMPAGNA AMICA

14

Con una superficie bio di circa 1 milione di ettari e un giro d’affaridi 3 miliardi di euro, l’Italia si conferma tra i paesi leader del bio­logico, seconda in Europa solo alla Spagna davanti a Germania,Gran Bretagna e Francia. Il Bel Paese è superato dal quello ibericoper la maggior superficie a pascoli e boschi ma rimane al primoposto sia per le superfici destinate a coltivazioni che per il numerodi aziende agricole che hanno scelto i metodi bio.Negli ultimi annil’agricoltura biologica ha fatto registrare un sensibile sviluppoanche a livello mondiale con tassi di crescita media dal 10 al 20%annuo. Solo nel 2009 la superficie coltivata senza sostanze chimi­che di sintesi è cresciuta di 3 milioni di ettari raggiungendo i 35milioni complessivi e le vendite sono aumentate di oltre 3 miliardidi euro. Un mercato mondiale che vale più di 40 miliardi di euroe che coinvolge 1 milione e 400mila aziende in 154 Paesi.

Tutti i numeri di unsettoreda un milionedi ettarie 3 miliardidi euro

Dal 1° luglio in vigore il marchio Ueper identificare le produzioni bio

Dal 1 luglio 2010, è entrato in appli­cazione il Regolamento Ce n.271/2010 che integra e modifica ilRegolamento Ce n. 889/2008 e cheintroduce il nuovo marchio per leproduzioni biologiche comunitarie.L’uso del logo è facoltativo solo per iprodotti provenienti da Paesi Terzimentre è vietato nei prodotti biolo­gici in conversione e nei prodottimulti­ingrediente con un contenuto

in ingredienti bio infe­riore al 95%.Quando il logo vieneusato, deve obbligatoria­mente contenere le se­guenti informazioni:­ Indicazione del luogoin cui sono state colti­vate le materie prime agricole.­ L’indicazione dell’organismo dicontrollo autorizzato (con il co­

dice di riferimento)­ L’indicazione dell’operatore con­trollato

Biologico, ecco la nuova etichetta

PRODOTTO PROVENIENTE DA PAESI UE. SE IL PRODOTTO PROVIENE DA UN SINGOLO

PAESE, È POSSIBILE INDICARNE IL NOME

PRODOTTO PROVENIENTE IN PARTE DA

PAESI UE E NON UE

PRODOTTO PROVENIENTE DA PAESI EXTRA

UE. SE IL PRODOTTO PROVIENE DA UN SIN­GOLO PAESE, È POSSIBILE INDICARNE IL NOME

IT BIO

SPAGNA

IT BIO

AGRICOLTURA UE/NON UE

IT BIO

AGRICOLTURA NON UE

Novità da Fondazione

il Punto di CAMPAGNA AMICA

15

COME ETICHETTARE I... PRODOTTI BIOLOGICI

Novità da Fondazione

COMPOSIZIONEDevono essere rispettate tutti questi requisiti:1) prodotti che contengono almeno il 95% di ingredientibiologici di origine agricola sul totale degli ingredienti diorigine agricola. Sono inclusi i prodotti freschi.2) Sono concessi solo gli additivi di sintesi chimica e glieventuali ausiliari di fabbricazione elencati nell’allegatoVIII del Reg. Ce 889/2008

ETICHETTATURA 1) Deve essere riportato il nuovo logo comunitario, comedefinito nel Reg. 271/2010 che deve contenere:

a. il codice dell’organismo di controllo e dell’operatore con-trollatob. l’origine delle materie prime, per prodotti Nazionalimentre è facoltativa per prodotti importati da Paesi Terzio per materie prime in quantità inferiore al 2% in peso sultotale degli ingredienti.2) In etichetta, il termine “biologico” può comparire ac­canto alla denominazione commerciale del prodotto3) Ciascun ingrediente biologico, deve essere chiara­mente identificabile o con la scritta accanto “biologico”oppure con un asterisco in cui viene richiamata tale ca­ratteristica

CASO 2b. L’ingrediente principale non è bio ma proviene dalla caccia odalla pesca di animali selvatici mentre tutti gli altri ingredientidi origine agricola, sono biologici.

ETICHETTATURA1. Non può essere utilizzato il logo comunitario e il riferimentoall’origine Il termine “biologico” può essere riportato in corri­spondenza degli ingredienti e nello stesso campo visivo delladenominazione di vendita del prodotto.. Vanno invece indicatigli ingredienti biologici e il loro peso percentuale sul totale degliingredienti di origine agricola oltre ai riferimenti al sistema dicontrollo.2. Viene riportato numero di lotto; nome e indirizzo dell’ope­ratore, applicazione di tutte le norme vigenti in materia di eti­chettatura

PER ENTRAMBE LE CATEGORIE DEVONOESSERE RISPETTATI OBBLIGATORIAMENTETUTTI I SEGUENTI REQUISITI:1. Prevalenza nei prodotti,degli ingredienti di origineagricola (> 50% sul totaledegli ingredienti, esclusi l’acque e il sale)2. Divieto di utilizzare contemporaneamente lo stesso prodotto,biologico e non biologico3. Il 5% degli alimenti di origine agricola non biologici concessi,sono elencati nell’allegato IX del Reg.4. Gli ingredienti di origine non agricola concessi, sono elencatinegli appositi allegati al regolamento Ce 899/2008

COME ETICHETTARE I... PRODOTTI CON INGREDIENTI BIOLOGICI

CASO 1COMPOSIZIONEa. Alcuni ingredienti di origine agricola sono biologici e quelli non biologici nonsono limitati da quelli presenti nell’ All. IX del Reg. Ce 899/08;

ETICHETTATURA 1. Non può essere utilizzato il logo comunitario e il riferimento all’origine. Il ter­mine “biologico” può essere riportato solo in corrispondenza degli ingredientinella specifica lista2. viene riportato il numero di lotto; nome e indirizzo dell’operatore. Vengono ap­plicate tutte le norme vigenti in materia di etichettatura

il Punto di CAMPAGNA AMICA

16

Il vino resta in cantina? Meglio utiliz­zarlo per dipingere esclusivi quadri.Il grano viene pagato pochi cente­simi? Con le spighe si possono realiz­zare vestiti da sposa unici? Le zuccheinvendute possono diventare splen­didi centrotavola mentre dalla fruttae verdura è possibile creare giocattolial naturale e con la cera d’api sapo­nette artistiche. I prodotti vengonosottopagati nelle campagne dove gliagricoltori scoprono l’arte per batterela crisi con opere esclusive, esposteper la prima volta alla prima Galleriadella “Campagna Creativa”, organiz­zata dalla Coldiretti al X Forum inter­nazionale dell’agricoltura edell’alimentazione, organizzato dallaColdiretti a Villa d’Este di Cer­nobbio.Un meravi­glioso abitoda sposacreato con spi­ghe di granoitaliano può ar­rivare a costareben 5mila euromentre per rea­lizzarlo ci vo­gliono qualchemetro di seta esolo 3 kg di spighe di grano, pagatemeno di un euro agli agricoltori, men­tre non ha certamente un prezzo lacreatività e il buon gusto di chi lo rea­lizza. Se smaltire gli scarti rappre­senta un costo per l’azienda, secondol’antico detto che in campagna non sibutta via niente, si può arrivare acomporre manufatti profumati come

la tabacchiera ricavatadalla buccia riversa delbergamotto e trasfor­mata in bottiglietta peraromatizzare il tabacco. Ese la frutta secca italiananon regge all’invasione di

q u e l l aestera, allora congrande fantasia eabilità con man­dorle, miele e zuc­chero sicostruiscono bel­lissimi castelli perstupire gli invi­tati. Il vino, gli

asparagi e le erbe aro­matiche che non trovano il loro giustoapprezzamento sul mercato possonodiventare, su una tavolozza moltospeciale, splendidi e unici colori perdar vita a straordinari paesaggi. Dellesemplici zucche che in questo pe­riodo sono disponibili nei campi ingrandi quantità grazie all’abilità e allapazienza certosina dei maestri inta­gliatori possono diventare, con l’uti­lizzo di pochi utensili, delle

magnifiches c u l t u r eda posi­z i o n a r ec o m ecentro­t a v o l a

in occa­sioni importanti. I coltiva­

tori di mais, rigorosamente nonOgm, hanno invece inventato lapasta di mais, realizzata conamido di mais, aromi e colla, cheè molto adatta alla modellazionedi qualsiasi oggetto che la fantasiae la creatività suggerisce. Similealla pasta di sale è molto econo­mica e adatta ai bambini perchérealizzata con prodotti naturali, maha una caratteristica in più, si con­

serva a lungo, non teme l'umidità e siasciuga velocemente. Ma anche lafrutta e verdura di stagione, con i co­lori vivaci e le forme diverse, si pre­stano molto bene ad esseretrasformate in originali composizionie divertenti oggetti decorativi adattead ogni particolare occasione. La cerad’api, poi, disponibile presso ogni api­coltore, sotto forma di scaglie o di sot­tili fogli, è un prodotto del tuttonaturale che permette di creare can­dele molto profumate e dal deliziosocolor ambra che ormai sono diventateun oggetto d’arredo in ogni casa. E sepoi avanza della verdura nell’orto?Fichi secchi, peperoncini e fili di zuccadiventano, grazie alla creatività delleimprenditrici agricole, veri e proprigioielli da sfoggiare in ogni occasioneper avere un look divertente.

Dai campi l’arte che batte la crisi

Gli abiti da... mangiare

Gli intagliatori di zucche

Le uova di struzzo

Dagli abiti da sposa in spighe di granoai quadri al vino in mostra a Cernobbio

Novità da Fondazione

Se la cucina si tinge di arancioneNelle sue tante varianti regionalizucca protagonista dei piatti invernali

il Punto di CAMPAGNA AMICA Itinerari del gustodi Fabio Cagnetti

Quando si raccontano le originidella zucca, generalmente la siliquida come una delle primepiante importate dalle Ameri­che dopo la scoperta delle me­desime, ma la questione è inrealtà più articolata. Mentre esi­stono tracce incontrovertibilidella sua coltivazione in Messiconon meno di seimila anni primadi Cristo, è altrettanto vero chein epoca preromanica alcune va­rietà erano coltivate nel bacinodel Mediterraneo da Egizi edEtruschi. Numerosi sono i riferimenti nella lette­ratura romana, e Virgilio (originario pro­prio di quella Mantova che duemila annidopo sarebbe divenuta capitale dell’or­taggio in questione) ne parla come di uncibo plebeo; era disprezzata da Marziale,mentre Plinio il Vecchio e soprattuttoApicio ne parlano diffusamente in ter­mini positivi. Importanti erano comun­que gli usi non alimentari, tant’è vero cheil detto “avere sale in zucca” risale pro­prio ai Romani, soliti conservare il sale –questo sì, raro e prezioso!­ all’internodelle zucche essiccate. Queste zuccheerano quelle del genere Lagenaria, che siritengono provenienti in origine dall’In­dia: la varietà oggi utilizzata in cucina,Lagenaria longissima, ha frutti sottili e diforma cilindrica, che raggiungono ancheil metro di lunghezza. E’ utilizzata nellacucina del Sud Italia in preparazioniquali la zuppa verde del Cilento, ma piùrinomati sono i suoi germogli, i cosid­detti “tenerumi”, una prelibatezza dellacucina siciliana che li esalta soprattuttoassieme alle cozze.

Le varietà di zucca oggi più cono­sciute, diffuse in prevalenza al Nord,sono invece quelle appartenenti algenere Cucurbita, che effettivamentearrivarono in Europa dalle Ameri­che, dove erano parte fondamentaledell’alimentazione sia dei nativi nor­damericani, sia degli Indios del­l’America Centrale. Inizialmente ilsuccesso è quasi solo come pianta or­namentale, ma a partire dal XVII se­colo questo ortaggio inizia aprendere piede, oltre che nellemense popolari, anche nell’alimen­tazione delle classi più abbienti. La specie più diffusa è di gran lunga lazucca comune, Cucurbita maxima, di cuisi coltivano centinaia di varietà, di formasferica, schiacciata ai poli o cilindrica, dicolore verde, grigio o arancio. Forse lapiù utilizzata in cucina è la Marina diChioggia, coltivata lungo il litorale adria­tico dove beneficia del clima mite e, ma­turando fra agosto e ottobre, èleggermente più precoce di altre varietà.La forma è schiacciata ai poli, il colore vadal verde al grigio e la buccia è molto bi­torzoluta. Altre varietà molto popolarisono Americana, Delica e Melone gi­gante. La Zucca di Mantova è ricono­sciuta come prodotto agroalimentarelombardo tradizionale, ma oltre alla va­rietà mantovana propriamente detta ildisciplinare ammette anche altre culti­var. La zucca mantovana, schiacciata aipoli e dal frutto che raggiunge anche icinque chili, è di colore verde o rosa e sidistingue per la polpa densa e zucche­rina, più saporita di quella notoriamenteinsipida di molte varietà; poco calorica ericca di fibre come tutte le zucche.

E’ glorificata dai famosi Tortelli diZucca e da altre ricette manto­vane, specie il risotto e la zuccafritta. Altra importante varietàdel Nord è la Zucca di CastellazzoBormida, in provincia di Alessan­dria, tardiva (si raccoglie fino anovembre), di forma tondeg­giante e pezzatura medio­grossa;viene utilizzata in molte ricette,dai tortelli a numerosi dolci tra­dizionali. In Toscana è molto co­nosciuta la Zucca Lardaia,coltivata in Valdarno, special­mente in provincia di Arezzo.E’ di colore arancio, raggiungeanche i 25 kg di peso, e la ricettatradizionale la prevede fritta e poirifatta con la conserva di pomo­doro. Alcune di queste varietà,come la Zucca Mantovana, sonopoco produttive e ormai rare, sop­piantate da altre cultivar più mo­derne che permettono di ottenererese maggiori ma non hanno il sa­pore intenso di quelle tradizionali;recentemente alcune aziende agri­cole della provincia di Mantova sisono impegnate a coltivare in pu­rezza, partendo dalle limitatequantità di semi rimaste, la varietàtradizionale allo scopo di salva­guardare quello che è forse il pro­dotto simbolodella loroterra.

17

il Punto di CAMPAGNA AMICA

10

Il libro di questo mese è un volumeforse un po’ diverso da quelli di solitoselezionati in virtù delle idee e delleproposte culturali che ne segnalanol’interesse.Infatti, “La Coop non sei tu. La muta­zione genetica delle coop: dal solida­rismo alle scalate bancarie” (MarioFrau, Ed. Riuniti, Roma 2010, €15.00), è una raccolta densa e minu­ziosa di episodi, aneddoti e fatti dicronaca che disegnano le anomaliedel sistema cooperativo tradizionale,in particolare, rivolto alla vendita diprodotti di largo e generale consumoai propri soci.La ragione secondo l’Autore è imme­diatamente evidente: “Le coop pa­gano le tasse in misura marginalerispetto alle altre tipologie di imprese,non contribuiscono in modoadeguato ed equo alla fisca­lità generale dello Stato equindi del progresso civiledel Paese”.Il passaggio, o meglio, ladegenerazione dell’origina­rio spirito mutualistico e deivalori di socialità, risulta, delresto, descritto con larghezza di cita­zioni ed esempi circostanziati tantoda confermare la trasformazionedelle coop in “organismi genetica­mente modificati” che operano inmercati protetti e in posizione domi­nante sfruttando complicità e coopta­zioni politiche.Lo sviluppo degli ipermercati è soloun aspetto di questo processo e si ac­compagna all’elevata raccolta di capi­tali necessari ad investimenti in

settori diversifi­cati del turismo,delle assicura­zioni e della fi­nanza checonfigurano, oggi,le stesse coopera­tive come bancheimpegnate atrarre profittipiuttosto che aprocurare ai socirisparmi rispetto agli acquisti dei pro­dotti sul mercato. L’aspetto più dete­riore che viene raccontato è, tuttavia,la perdita dell’impegno sociale e dellegame con i territori. L’Autore, ad esempio, ricorda una vec­chia tradizione della Novacoop di Gal­

liate (No) che, in occasione dellaFesta dei Remigini,

c o i n c i ­

d e n t econ l’apertura dellescuole, donava il corredo di qua­derni e matite ai bambini dei comuniserviti dai propri supermercati. Eb­bene, questa iniziativa è stata poi ab­bandonata perché giudicata uno“spreco”!Altri episodi appaiono, ancora, in­quietanti: ad esempio in relazione allevicende di un centro commerciale co­

struito al posto di un parco a verdepubblico in ragione di relazioni pocochiare con l’amministrazione comu­nale ovvero alle vicende di un altroipermercato costruito in un’area pub­blica destinata ad ospitare una scuola.Si potrebbero poi citare alcuni gravicomportamenti antisindacali, come illicenziamento di lavoratori (poi rein­

tegrati) perché scoperti condisegno crimi­

noso a man­giare alcune

merendine,ma nonvorremmos o t t r a r r e

curiosità allettore.

In realtà, pos­siamo dire come

sia, per fortuna, di­versa e lontana l’organizzazione divendita dei mercati di CampagnaAmica, in cui gli agricoltori si auto­or­ganizzano e i consumatori diventanoprotagonisti dell’acquisto di prodottiterritoriali, recuperando margini diqualità e occasioni di risparmio.

Viaggio nelle contraddizioni del sistema cooperativo

18

Autore:Mario FrauTitolo:“LA COOP NON SEI TU”Editore:Editori RiunitiPagine: 492Prezzo:15 euro

Quando “La Coop non sei tu”

di Stefano Masini

Il libro del mese

La spesa che non pesa. Semplificatain uno slogan questa potrebbe esserela definizione che i consumatoridanno, in sintesi, della spesa alimen­tare fatta nei punti vendita a marchioCampagna Amica. Una spesa sosteni­bile in tutti i sensi. Affermiamo que­sto sulla base non solo dei nostrimonitoraggi, ma anche da rigoroseindagini fatte dalla Società di rileva­zione SWG, in cui emerge con grandechiarezza una forte soddisfazione delconsumatore che acquista diretta­mente dai nostri produttori.

Una soddisfazione che tramite il“passaparola” viene poi trasferita aparenti ed amici, decretando il suc­cesso dei nostri mercati.In una società consumista come lanostra sempre più “siamo quello checompriamo”. Piace, quindi, consi­gliare un buon posto dove fare laspesa giusta, ovvero un luogo doveci si riconosce e dove si ritrovano i

propri valori e i propri stili di vita.Quei posti, quegli spazi, i nostri mer­cati di Campagna Amica, li abbiamoimmaginati esattamente propriocosì: punto di incontro tra produt­tori e consumatori, spazio di scam­bio tra cultura urbana e culturarurale.

Prima di molti abbiamo capito conchiarezza che il nuovo profilo del con­sumatore che si stava affermandonella società era di tipo etico e chestava emergendo nel cittadino un bi­sogno forte di rassicurazione sulla pro­venienza dei prodotti da una parte edell’altra un bisogno diffuso di fare re­lazione, di fare “community” come sidirebbe prendendo in prestito un ter­mine molto di moda nel mondo dei so­cial network. Ed allora, interpretando il cambia­mento culturale in atto, abbiamo pro­posto un nuovo modello di produzionee distribuzione alimentare incentrato

sull’economia di prossimità e di vici­nato, con prodotti a km zero, ricono­scibili, firmati dagli agricoltori, senzaintermediazioni, genuini e con prezzitrasparenti e convenienti. Un modello che assicura la giusta re­munerazione a chi produce, un giustorapporto qualità/prezzo al consuma­tore; una reale valorizzazione dei pri­mati distintivi dei nostri territori, conun costo ambientale assolutamentesostenibile.

In sostanza abbiamo proposto un“mercato senza mercanti”. E i consumatori ci hanno pre­miato. Siamo quindi sulla stradagiusta. Dobbiamo ancora poten­ziare la nostra rete e contempora­neamente qualificarla evalorizzarla ancora meglio, maquesta è la modalità di vendita delfuturo e comunque è quella chenel generale calo dei consumi haretto meglio la crisi.

il Punto di CAMPAGNA AMICA

19

L’importanza del passaparola

Quella spesa che non pesaQuella spesa che non pesaCon Campagna Amica si affermanonuovi modelli di consumo

Fra comunitàe trasparenza

Un mercatosenza mercanti

Filiera Colta

di Toni De Amicis


Recommended