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20finale%20progetto%20WetlandsII

Date post: 22-Mar-2016
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rapporto rinale riassuntivo del progetto wetlands ii per la Ggestione integrata di zone umide (2003-2005) sviluppo sostenibile in aree umide
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rapporto rinale riassuntivo del progetto wetlands i iper la Ggestione integrata di zone umide (2003-2005)

sviluppo sostenibilein aree umide

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sviluppo sostenibilein zone umide

rapport finale riassuntivo del progetto wetlands iigestione integrata delle zone umide (seguito)

Co-finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), Pro-

gramma INTERREG III B CADSES (2000-2006), progetto WETLANDS II

(rif. 2A024)

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Prefazione | Stefano Danieli

Coordinatore del progetto e Direttore dell’Ente

Parco Regionale Veneto del Delta del Po (Italia) | 6

Introduzione generale | Stefan Moritz

Project Manager di wetlands ii : Il progetto wetlands ii ed una

strategia comprensiva per uno sviluppo sostenibile in aree umide | 8

1. Pianificazione partecipativa per un consenso maggiore:

Introduzione | 12

A. L'elaborazione del Piano di sviluppo Socio-Economico del

Parco Regionale Veneto del Delta del Po | 13

B. Due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa:

le esperienze di Torre Guaceto e di Ugento | 16

C. Il Piano di Gestione per il Parco Paesaggistico di Stobrawa in Opole | 23

2. Sviluppo sostenibile in zone umide:

certificazione della qualità e gestione ambientale

A. Il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione

di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide | 26

B. L'azione locale di Lésina: le condizioni di base per un sistema

di produzione e protezione integrato | 33

3. Monitoraggio ambientale:

dati obiettivi per decisioni obiettive:

Introduzione | 38

A. Il Piano di monitoraggio ambientale e “l’Indice per la valutazione

dell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„:

fine (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity) | 39

B. Biomonitoraggio sperimentale su specie marker (bivalvi) in un'area

campione del Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna | 43

C. Definizione sperimentale del valore economico e funzionale di una zona umida | 46

4. Comunicazione e sensibilizzazione: Come creare consenso

attraverso un programma organizzato di sensibilizzazione | 48

5. Caso esemplare: Un corso pilota di formazione per wetlands managers

ad Ugento (settembre 2005) | 53

6. Commenti finali | 58

Colophon | 60

indicesviluppo sostenibile in aree umide

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Confrontare esperienze e mettere a frutto le conoscenze

delle persone per lavorare insieme per un futuro

migliore, è come scrivere uno spartito, accordare gli

strumenti di un’orchestra e suonare infine assieme

una musica che può rappresentare le nostre

aspirazioni e motivarci a continuare a migliorare

la nostra vita.

Con questa immagine cerco di raffigurare il senso

profondo del lavoro di un gruppo di persone – respons-

abili di enti parco, esperti e semplici collaboratori

degli stessi, spesso indispensabili – come quello del

progetto wetlands ii , che nell’arco degli anni dal

2003 al 2005 ha riempito di significato ciò che oggi

è un obbiettivo comunemente condiviso: la co-opera-

zione europea per porre le basi di un progetto comune

delle nostre società.

In questo progetto è certamente compreso tutto

il nostro patrimonio naturale e culturale che nel loro

piccolo i partners del progetto wetlands ii hanno

il compito di gestire e tale compito intendono gestire

in maniera equilibrata e ragionevole.

Un patrimonio fatto di “zone umide„: delta, fiumi e

laghi di millenaria storia naturale e centenaria storia

umana che hanno disegnato i nostri paesaggi, che noi

abbiamo a nostra volta contribuito a disegnare, e che

comprendono inevitabilmente la cultura, l’intelligen-

za e le esperienze delle persone che vi abitano.

Ecco perché “gestione integrata„ o “gestire in maniera

equilibrata„ significa coinvolgere le persone che

queste terre abitano, parlare con loro, definire intenti

comuni, fargli apprezzare il patrimonio di fronte alle

loro case e dargli la possibilità di vivere e guadagnare

con questo patrimonio, certamente senza lentamente

consumarlo, ma ricostruendolo e proteggendolo

assieme da minacce esterne.

Gli enti partner del progetto wetlands ii , grazie

al generoso contributo della Comunità Europea con

il programma interreg iii b cadses , dello Stato

Italiano e all'impegno di tutti i soggetti coinvolti,

credono di essere riusciti a realizzare importanti

passi in questa direzione. Le lezioni apprese da questo

progetto non saranno dimenticate presto. E il presente

rapporto finale ne sarà testimone.

L’Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po è

fiero di aver potuto svolgere il ruolo di coordinatore

di questo comune progetto, impegnandosi in questo

ruolo, anche per poter in futuro affrontare altre sfide

simili, definendo con esse la sua posizione in Europa,

al servizio del suo territorio e della sua identità.

prefazione

a cura di stefano danieliresponsabile del progetto e direttore dell’ente parcoregionale veneto del delta del po (Italia)

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Foreword

By Stefano Danieli, project coordinator and directorof

the Veneto Regional Park Agency for

the Po Delta(Italy)

Comparing experiences and building on the know-

how of different people to work together for a better

future is like writing a musical score, like tuning

the different instruments of an orchestra and finally

all together playing a piece of music which represents

our aspirations and motivates us to continue to better

our lives.

With this image I hope to convey the deep meaning

of the work of a group of people – park managers,

experts and simple but often indispensable collabo-

rators of park agencies – such as the team involved

in the wetlands ii project. Over the brief time

span from 2003 to 2005, they have imbued with

significance what is today a shared objective: Euro-

pean cooperation to lay the foundations of a joint

project for our societies.

This project certainly embraces all our natural

and cultural heritage which, each for his own portion,

the wetlands ii partners are called upon to manage

and intend managing in a balanced, sustainable

manner.

A “wetland„ heritage including deltas, rivers and

lakes with a natural history going back thousands

of years and a human history going back centuries,

which have shaped our landscape, which we in our

turn have contributed to shape, and which perforce

include the culture, intelligence and experiences of

the people who live there. And that is why “integrated

management„ or “balanced management„ means

involving the people who live in these areas, speaking

with them, defining shared goals, bringing them to

appreciate the heritage outside their front door and

giving them the possibility to live and earn from this

heritage, certainly not by slowing consuming it, but

by reconstructing it and together protecting it from

external threats.

The partner agencies of the wetlands ii project,

thanks to the generous contribution of the European

Community under the interreg iii b cadses pro-

gramme and of the Italian State, plus the commitment

of all players involved, believe they have managed to

take important strides in this direction.

The lessons learnt from this project will not be easily

forgotten. And this final report bears witness to that.

The Veneto Regional Park Agency for the Po Delta

is proud to have had the opportunity to play its role as

coordinator of this common project, committing itself

fully in this role, something that will also enable it to

face up to similar challenges in the future, defining

through them its position in Europe, at the service of

its territory and its identity.

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ministero sloveno per l’ambiente. Il progetto è stato

finanziato anche, in parte, dai fondi fesr nel quadro

dell’iniziativa comunitaria interreg ii , Programma

operativo interreg ii c cadses , nonché dal governo

italiano.

Nel corso del progetto sono state pianificate ed elabo-

rate linee guida e indicazioni di politica regionale, volte

alla protezione e al miglior sviluppo delle zone umide

delle regioni dei vari partner. Una modalità d’azione

in tal senso è stata individuata nella gestione integrata

delle zone umide, a partire da un’analisi della situazione

attuale e studiando quindi nuovi metodi per i vari

settori, come la pianificazione territoriale o la gestione

operativa effettuata dagli enti di gestione dei parchi. Alla

conclusione del progetto, i partner hanno potuto dimost-

rare con le loro azioni pilota a livello locale quali fossero

i potenziali dei nuovi metodi di pianificazione, comuni-

cazione, analisi e gestione operativa delle zone umide

messi in essere. Inoltre, essi hanno potuto delineare

le priorità future per un continuo miglioramento della

gestione integrata delle loro zone umide.

Per ulteriori informazioni e dettagli,

si rimanda al sito web:

www.regione.emilia-romagna.it/wetlands

Le zone umide, cioè i laghi, le lagune, i delta e i corsi dei

fiumi, oltre alle pianure alluvionali, le zone costiere ecc.,

sono ecosistemi fra i più sensibili e importanti – in

quanto là dove l’acqua e la terra si incontrano, troviamo

la culla di migliaia di diverse forme di vita – e attua-

mente, da un punto di vista sociopolitico e gestionale –

esse sono gli spazi naturali più controversi e

problematici in termini di salvaguardia e sviluppo.

In Europa, dalla fine del XIX secolo, l’estensione delle

zone umide si è ridotta del 50%.

I proprietari terrieri, gli agricoltori, i cacciatori, gli

enti di gestione delle acque e delle foreste, le comunità

locali timorose delle inondazioni, fra le altre cose, hanno

degli interessi nelle zone umide e sono normalmente

contrari alla loro tutela e allo sviluppo naturale, in

quanto cercano di limitare, ridurre, controllare,

arginare, sfruttare e trasformare le zone umide nel loro

interesse. Si dovrà quindi far “salire a bordo„ le parti in

causa per ottenere uno sviluppo bilanciato e sostenibile

e una possibile coesistenza fra l'uomo e le zone umide.

ContestoDal 1998 al 2001, con il coordinamento della Regione

Emilia-Romagna, assessorato all’ambiente e al paesag-

gio, Ufficio Parchi e Riserve regionali- è stato realizzato

il primo progetto wetlands , che ha visto la partecipa-

zione di altre tre regioni italiane (Veneto, Friuli-Venezia

Giulia e Puglia), del circondario tedesco Landkreis

Schönebeck, del voivodato di Opole (Polonia) e del

introduzione generale

Il progetto wetlands ii e una strategia generale perlo sviluppo sostenibile delle zone umide

di stefan moritz – project manager di wetlands ii area europa scrl (bologna, italia)

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___ PP5 : BIOS Associazione per la tutela del'ambiente nel

Parco paesaggistico di Stobrawa – Voivodato di Opole

(Polonia

___ PP6 : TEULEDA – Agenzia di sviluppo economico

locale di Skhoder (Albania)

Obiettivi ed azioniLo scopo principale del progetto wetlands ii è il

rafforzamento delle capacità degli enti preposti alla

gestione delle zone umide, fornendo loro strumenti e

know-how per l’adozione di norme di gestione integrata

che tengano conto delle popolazioni che vivono nelle

zone umide oltre che di uno sviluppo sostenibile

delle stesse.

In particolare, gli obiettivi e le azioni di wetlands ii

si incentrano su quanto segue:

___ elaborazione di piani di gestione e di investimento

a lungo termine per lo sviluppo socio-economico,

applicando metodi di pianificazione partecipata,

garantendo un maggior coordinamento fra i vari piani

e una migliore comunicazione degli obiettivi e dei

mezzi utilizzati al pubblico;

___ sostegno della certificazione d’origine e/o di sistemi

(ambientali) di qualità/gestione delle imprese che

operano e dei prodotti fabbricati nelle zone umide

(gdo , pdo , rmarchi regionali/locali che certificano

il rispetto della biodiversità delle zone umide, emas,

iso 9000 and 14000, ecoprofit , ecc.);

___ verifica e realizzazione di metodi innovativi e più

efficienti per il monitoraggio ambientale delle zone

umide;

___ preparazione e realizzazione di strategie, metodi

Partendo dai risultati di questo primo progetto

wetlands e dalle indicazioni contenute nella

relazione finale sulla gestione integrata delle

zone umide , nel marzo 2002 si è riunito un gruppo di

partner provenienti dalle aree del precedente progetto,

questa volta composto principalmente da enti di gestione

delle zone umide, per aree quali il Delta del Po, le zone

umide della fascia costiera della Puglia, il paesaggio

fluviale del medio Elba, il fiume Stobrawa – un’affluente

dell’Oder nella regione di Opole, Polonia, e il lago

Shkoder nel nord dell’Albania, ai confini

con il Montenegro.

Questo nuovo gruppo di partner ha quindi presentato

un progetto di follow-up nel luglio 2002, allo scopo di

realizzare alcune delle proposte e delle indicazioni

emerse nel corso del primo progetto. Questo nuovo

progetto è stato preso in considerazione per un finanzia-

mento parziale nel quadro di interreg iii b cadses

alla fine del gennaio 2003, come uno dei progetti

maggiormente raccomandati fra quelli di questo primo

invito a presentare proposte lanciato dal programma.

I Partner di wetlands ii___ PP1: Capofila: Amministrazione del Parco regionale

del Delta del Po, Regione Veneto (Italia)

___ PP2 : Regione Puglia, in cooperazione con tre partner

locali: il Comune di Lesina, la Riserva marina di Torre

Guaceto e il comune di Ugento (Italia)

___ PP3 : Riserva di biosfera dell’UNESCO

“Paesaggio fluviale dell’Elba centrale„ – Sassonia-

Anhalt (Germania)

___ PP4 : Parco regionale del Delta del Po, Regione Emilia-

Romagna (Italia)

Giardino di Dessau-Wörlitz

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volte in Veneto e nel corso di una visita di studio presso

lo stagno di Cabras, in Sardegna.

E’ importante precisare che questa cooperazione ha

contribuito all’intensificarsi delle relazioni fra gli

organismi partner: la cooperazione interregionale, oltre

a un sempre crescente coordinamento fra i due Parchi

regionali del Delta del Po è stata ulteriormente svilup-

pata e – di conseguenza – entrambi hanno presentato

nuove proposte di progetto o partecipato a progetti quali

deltaplan (interreg iii c east , non approvato per

mancanza di fondi) o hanno avanzato la proposta

parkscape (interreg iii b cadses , quarto bando, in

fase di valutazione), capofila di progetto il partner

sloveno Parco paesaggistico della salina di Secovlje,

definito a seguito dei lavori preliminari effettuati nel

corso del progetto wetlands i , col sostegno del minis-

tero dell’Ambiente sloveno che a suo tempo aveva parte-

cipato al primo progetto in qualità di osservatore. A

questa proposta di progetto partecipano anche la Riserva

tedesca di biosfera “Parco paesaggistico dell’Elba

Centrale„ e l’agenzia albanese di Shkoder teuleda ,

e questa volta vede anche la partecipazione dell’altro

versante del lago Shkodra, con il Parco nazionale

del lago Skadar, Montenegro.

Anche la riserva marina di Torre Guaceto, in Puglia,

ha presentato un progetto in partnership con teuleda ,

nel quadro di interreg iii a Italia-Albania, oltre ad

altre proposte di progetto fra Emilia-Romagna, Veneto,

Puglia e Albania in fase di preparazione per interreg

iii a Regioni adriatiche italiane – Paesi dell’adriatico

orientale.

Sviluppo sostenibileQuesta relazione non pretende di presentare tutte le

azioni e i risultati del progetto wetlands ii , ma vuole

e strumenti di comunicazione, sensibilizzazione

e informazione;

___ definizione e disseminazione di principi, strategie,

metodi e tecniche di pianificazione partecipata e di

gestione per uno sviluppo sostenibile delle zone

umide.

Il progetto wetlands ii ha avuto una durata di tre anni

(febbraio 2003 – dicembre 2005) e il suo bilancio totale

è stato di _ 1.893.000, di cui _ 1.000.000 provenienti dai

fondi fesr , _ 784.000 dai fondi nazionali italiani (Fondo

di rotazione ex-lege 183) per i partner italiani e _ 80.000

di fondi regionali per il Land Sassonia-Anhalt relativa-

mente al partner tedesco.

Cooperazione transnazionaleLa cooperazione interregionale o transnazionale è stata

certamente uno degli aspetti metodologici più impor-

tanti del progetto wetlands ii , ampiamente condiviso e

apprezzato dai partner. Non si potrà valutare mai

abbastanza la possibilità di evadere dalla routine del

lavoro di ogni giorno, di incontrare professionisti esperti

nello stesso settore d’attività ma provenienti da altre

regioni e altri paesi, confrontare le proprie esperienze

con quelle altrui, discutere problematiche e soluzioni

e trovare alleati per progetti e proposte.

Durante il progetto, i partner si sono incontrati in

dieci occasioni, hanno organizzato seminari, workshops

o riunioni del Comitato di pilotaggio, partecipando a due

visite di studio presso il partner polacco e quello

albanese. I partner italiani hanno quindi partecipato

insieme a tre fiere “Mediterre„ dedicate ai parchi e alle

aree protette della zona del Mediterraneo. Inoltre, il

gruppo interregionale italo-albanese di studio sulla

certificazione (cfr. capitolo 2.a) si è riunito altre due

Aree golenali del fiume Havel

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introduzione generale il progetto wetlands ii ed una strategia comprensiva per uno sviluppo sostenibile in aree umide

e migliori pratiche per lo sviluppo sostenibile delle zone

umide.

I prossimi capitoli riassumeranno le esperienze nella

pianificazione partecipata in Veneto, Puglia e nel voivo-

dato di Opole (pp1 , pp2 , pp5), quindi il lavoro del gruppo

di studio interregionale sulla certificazione e l’esperien-

za specifica del comune di Lesina (pp1 , pp2 , pp4 , pp5);

a seguire si presentano le sintesi dei tre studi sul

monitoraggio ambientale e la definizione del valore

economico di una zona umida (pp4), quindi vengono

illustrati i risultati delle maggiori attività di sensibilizza-

zione condotte dal pp3 e infine viene proposta una

sintesi del corso di formazione pilota organizzato da pp2 ,

con la partecipazione dei rappresentanti di quasi tutti

i partner. Infine, si cercherà di definire i risultati più

importanti da riconoscere e tutelare per il futuro.

Tuttavia, ci preme sottolineare che anche il pp4 ha

lavorato con successo nel settore della pianificazione del

territorio partecipata, pp1 e pp2 hanno inoltre investito

sulla comunicazione, mentre anche pp6 , che non viene

rappresentato in modo particolare in questa relazione,

ha profuso notevoli sforzi nell’opera di sensibilizzazione

e per trasferire il know-how per un futuro sviluppo

sostenibile dell’area. Uno dei migliori risultati infatti è

stato ottenuto in Albania: nel novembre 2005, il lago

Shkodra, il fiume Buna-Bojana e lo stagno Velipoja, che

rappresentano la zona umida più importante della

regione di Shkoder, sono stati dichiarati dal governo

albanese zone protette della categoria IV dell’iucn (In-

ternational Union for the Conservation of Nature).

Per maggiori informazioni e documentazione in italiano

e tedesco, vi invitiamo a visitare il sito web del progetto:

www.wetlandsmanagement.org

incentrarsi sulle azioni e le esperienze ritenute di

maggior valore e più significative che circoscrivono le

“migliori pratiche„ per uno sviluppo sostenibile delle

zone umide protette e che si possono ottenere grazie

al ricorso a pratiche di gestione integrata.

Spesso, troppo spesso si utilizza il termine “sosten-

ibile„, a volte con un senso inappropriato o inadeguato.

Non tutto ciò che si definisce “sostenibile„ lo è effettiva-

mente. Non tutto ciò che è buono per l'uomo lo è anche

per l'ambiente, e certamente l'intenzione del Vertice di

Rio non era solo quella di definire un approccio allo

sviluppo che fosse più democratico, ma anche più ecolo-

gico, o migliore: esso ha inteso come tutto ciò che è

“sostenibile„ quanto considera e include le persone

in un processo democratico delle politiche di sviluppo,

eppure la linea di base o il limite generale di questo

sviluppo dovrebbe sempre essere la salvaguardia delle

risorse naturali ed ambientali esistenti a favore delle

generazioni future.

I partner di wetlands ii considerano in tal senso le

loro esperienze un buon contributo allo sviluppo sosteni-

bile, in particolare per quanto concerne i loro sforzi a

favore della pianificazione partecipata, della certifica-

zione di produzioni e servizi ecocompatibili e la sensibi-

lizzazione e formazione. In tutti questi ambiti, i partner

hanno imparato le modalità di coinvolgimento e respon-

sabilizzazione dei residenti locali e come definire le

strategie e le norme condivise per la tutela o l’utilizzo

sostenibile delle risorse naturali, oltre ai modi per

attuare tali azioni secondo un'ottica sostenibile.

In definitiva, sostenibilità significa anche sostenibilità

finanziaria, che nel caso dei metodi di monitoraggio am-

bientale testati (cfr. capitolo 3) ha dimostrato di essere

maggiormente fattibile per le amministrazioni che

gestiscono i parchi, se si vuole razionalizzare le attività e

concentrarsi su pochi ma significativi studi e avere i dati

necessari per adottare le decisioni necessarie in materia

di gestione.

Pertanto – per quanto lo scopo principale del progetto

fosse incentrato sulle attività di gestione integrata e sul

rafforzamento delle capacità – il risultato di maggior

rilevanza per il pubblico è quello del progresso compiuto

verso uno sviluppo sostenibile delle zone umide.

Presentazione della relazioneConsiderato lo scopo della relazione, nelle pagine che

seguono si potrà avere una maggiore informazione sulle

attività di progetto condotte dai partner di wetlands ii .

Non abbiamo incluso nella relazione tutte le azioni

svolte, cercando di soffermarci invece su quelle che ci

sono parse più esemplari per i singoli gruppi d’azioni,

come detto prima, e più rilevanti in termini di contributi

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Con riferimento a questo gruppo di attività, i due

Parchi regionali del Delta del Po, i due partner locali

dell’Amministrazione regionale della Puglia, l’Area

marina protetta di Torre Guaceto e il Comune di

Ugento, insieme con il partner polacco, si sono

concentrati sull’elaborazione dei piani di gestione e

sullo sviluppo socioeconomico a lungo termine, fattori

di particolare importanza per garantire una gestione

integrata ben strutturata. Tutti i partner partecipanti

hanno utilizzato metodi di pianificazione partecipata

al fine di coinvolgere gli abitanti del posto e le parti in

causa in un processo comune di consultazione. In-

oltre, i loro sforzi erano rivolti a garantire un maggior

coordinamento fra i vari piani e una migliore comuni-

cazione dei propri obiettivi e mezzi al pubblico locale.

Tali procedure di pianificazione, normalmente,

richiedono molto tempo, in particolare laddove esse

vengono condotte con la partecipazione degli attori

chiave e dei gruppi di parti interessate, quando non

richiedono un tempo anche maggiore nel caso in cui

l’area coinvolta nell’azione sia molto estesa. Eppure,

i partner hanno deciso che solo in questo modo avreb-

bero potuto creare il consenso minimo necessario per

un’attuazione dei piani più focalizzata e di successo,

che altrimenti rischiava di essere utile solo in parte

alla gestione di una zona umida protetta.

Si riportano nella presente relazione le esperienze

più significative, che sono state:

___ quella del Capofila, dove un metodo di pianifica-

zione molto professionale è stato combinato con

elementi partecipativi del tutto nuovi per la regione

interessata;

___ le esperienze di Torre Guaceto e Ugento, in partico-

lare per le fasi di pianificazione partecipata, che

sono state realizzate con successo con una metodo-

logia ben testata ed efficiente come l’eaws, che ha

permesso di rivolgersi direttamente agli abitanti

delle zone interessate;

___ oltre a queste, la procedura di pianificazione del

partner polacco, che durante l’elaborazione tecnico-

scientifica del piano di gestione del Parco paesaggi-

stico Stobrawa del voivodato di Opole ha appreso

quanto sia e dovrebbe essere importante l’approccio

partecipativo proposto e scambiato con altri partner.

L’elaborazione di un piano di sviluppo socioeconomico

nel parco del Delta del Po, in Emilia-Romagna per la

zona di Volano-Mesola-Goro ha riportato egualmente

notevole successo, ma si è concluso soltanto nell’ulti-

missima fase del progetto, a causa della contempora-

nea elaborazione di un Piano regolatore relativo alla

fascia costiera della zona del parco, che ha imposto un

rinvio dell’attuazione del piano di sviluppo. In tal

modo, il parco del Delta del Po (Emilia-Romagna) può

fare affidamento su due strumenti di pianificazione

e gestione molto importanti per una futura gestione

integrata di quella parte del delta del Po.

wetlands ii dimostra che i metodi di pianificazione

partecipata contribuiscono alla crescita culturale

della popolazione e rendono più facile la gestione

politica di un’area, suggerendo a tutti i gestori delle

zone umide di non aver paura delle persone, invitan-

doli invece a incontrare le persone ed a trovare

modalità comuni di sviluppo equilibrato e sostenibile

per l’uomo e per la natura nelle zone interessate.

1. pianificazione partecipata per un maggior consenso

Introduzione

Page 11: 20finale%20progetto%20WetlandsII

La proceduraL’incarico per la creazione del Piano Pluriennale Econo-

mico Sociale è stato assegnato alla stessa azienda che

aveva precedentemente elaborato il Piano Ambientale

del Parco. Il processo è cominciato nel 2003 con la

raccolta e l’analisi dei dati e della letteratura necessari

per disegnare il quadro analitico riferito alla comunità

ed all’economia dell’area del Delta del Po Veneto.

La prima bozza del Piano Socio Economico Plurienna-

le è stato consegnato a dicembre del 2004, alla fine di un

processo di pianificazione partecipativa, dove con un’in-

dagine di opinione e durante vari workshops con i grup-

pi d’interesse locali, che hanno avuto luogo nel periodo

tra settembre e novembre del 2004, sono stati definiti gli

elementi base per questo piano.

Circa 50 persone hanno partecipato alle riunioni orga-

nizzate dall’amministrazione del Parco Veneto del Delta

del Po, rappresentando più di 30 entità di gruppi d’inter-

esse, includendo municipalità ed associazioni di catego-

ria, associazioni ambientali ed associazioni di caccia e

pesca.

In particolare, una riunione è stata tenuta ad Albarel-

la, durante il seminario dei partners del progetto

wetlands ii sulla pianificazione partecipata, a settem-

bre del 2004. In questo seminario ogni partner del

progetto wetlands ii ha dimostrato le sue esperienze

di pianificazione e in tale modo i gruppi d’interesse

locali hanno imparato come tali questioni vengono

trattate e discusse a livello nazionale ed internazionale.

Più di 30 persone hanno partecipato a questo seminario,

rappresentando sui 20 gruppi di interesse locali

(Municipalità ed Associazioni di Categoria).

Un’altra riunione era successivamente organizzata

a metà novembre a Rosolina includendo rappresentanti

delle amministrazioni locali, delle associazioni di

categoria, delle associazioni ambientali e delle associa-

zioni di caccia e pesca. In questa riunione è stato sommi-

nistrato un questionario ai partecipanti ed è stata

spiegata la sua compilazione. Con i dati raccolti il parco

ha ottenuto informazioni per fare il passo più importante

nell’elaborazione del piano per lo sviluppo sostenibile.

In questa riunione hanno partecipato attorno alle 40 per-

sone, rappresentando più di 30 enti di vari gruppi

d’interesse.

Dopo 8 giorni si è tenuta una seconda riunione a

San Basilio, con gli stessi attori chiave invitati. In questo

workshop, i partecipanti erano divisi in tre gruppi

lavorando sulle stesse questioni. Ciascun gruppo è stato

seguito da un moderatore che conduceva la discussione

dove ogni partecipante ha spiegato agli altri le sue idee

sullo sviluppo e sulle questioni ambientali. Tutte le

questioni che sono state discusse tra i partecipanti sono

state raccolte per la definizione finale del piano per lo

sviluppo sostenibile. A questo ultimo workshop hanno

partecipato approssimativamente 30 persone.

In dicembre 2004 è stata prodotta la bozza del

rapporto finale del piano per lo sviluppo sostenibile

pluriennale che contiene le indicazioni per investimenti,

ottenuti dalle informazioni raccolte durante le riunioni

descritte precedentemente.

All'inizio del 2005 fu elaborata una versione finale

composta da tutti i documenti prodotti durante il 2004,

che tengono in considerazione tutte le indicazioni

raccolte durante i workshop con i gruppi d’interesse.

A causa di ragioni politiche, connesse alla fase di

rinnovo del Consiglio del Parco Veneto del Delta del Po

(dovuto alle elezioni amministrative locali), la decisione

finale sul piano è stata sospesa. Il Consiglio, a termine,

ha certificato la corretta consegna del piano da parte

dell’impresa incaricata ed ha posticipato la valutazione

tecnica e di contenuto all’insediarsi del futuro Consiglio

del Parco. Questo nuovo Consiglio sarà attivato non

appena verrà effettuata la nomina dei membri, secondo

la procedura consueta.

Segue una sintesi sui contenuti e le metodologie usate

per la produzione del Piano Socio Economico

Pluriennale.

Il PianoIl Piano Pluriennale Economico Sociale rappresenta,

nell’esperienza della gestione di Parchi naturali

nazionali e regionali, lo strumento di gestione dei Parchi

naturali che è molto appropriato per “la riduzione di

tensioni„, specialmente con le comunità locali combi-

nando gli obiettivi tradizionali di protezione della natura

e le funzioni tipiche degli Enti del Parco con degli

A. L’elaborazione del Piano di Sviluppo Socio-Economico delParco Regionale Veneto del Delta del Po

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Page 12: 20finale%20progetto%20WetlandsII

Sulla base della disamina del quadro territoriale (con-

seguito attraverso l’analisi e la valutazione degli elementi

del Piano del Parco), il Piano Pluriennale Socio-Econo-

mico individua, per il breve-medio termine, le seguenti

finalità del Parco (corrispondenti alle grandi aree

tematiche riferite alle risorse):

___ garantire la conservazione e la salvaguardia del patri-

monio ecologico e naturale, la biodiversità e la tutela

degli habitat naturali, anche attraverso l’incremento

ad hoc della naturalità;

___ tutelare il funzionamento del sistema idrografico

rappresentato dai suoi subsistemi naturale, dei canali,

delle valli e delle lagune;

___ tutelare e valorizzare il patrimonio storico architetto-

nico e culturale;

___ valorizzare le opportunità di sviluppo economico-

sostenibile delle comunità locali rappresentate dalle

attività: agro silvo pastorali, della itticoltura e mollu-

schicoltura, turistiche e sportive, diportistiche e della

navigazione, edilizie e infrastrutturali;

___ promuovere la fruizione sociale dell'ambiente e lo

sviluppo di percorsi di valorizzazione sostenibile,

mediante l'organizzazione e la qualificazione del

sistema delle connessioni e delle accessibilita’ veico-

lari e pedonali nonché la divulgazione, promozione,

educazione ambientale, formazione e sensibilizzazio-

ne verso nuove e inesplorate opportunità di sviluppo

sostenibile delle comunità locali.

Gli obiettivi di lungo termine sono stati individuati a

partire categorie di condizionamenti come la scarsa

informazione, il radicamento delle pratiche scarsa

obiettivi e funzioni economici ed istruttivi.

Il ppes (Piano Pluriennale Economico Sociale) è uno

strumento della pianificazione socio-economica che

punta in prima linea al miglioramento ambientale

nell'area del Parco Regionale Veneto del Delta del Po. Nel

complesso di questo obiettivo generale e dell'obiettivo di

creare una realtà economicamente sostenibile, il ppes

tenta di delineare due profili strategici con diverse

riproduzioni temporali:

___ uno di breve-medio termine (che riguarda un periodo di

quattro anni stabiliti dalla legge costitutiva), che con-

cerne principalmente l’esecuzione di quelle azioni

d'intervento considerate più urgenti con riferimento

alla protezione ambientale,

___ ed uno a lungo termine, che concerne lo sviluppo di

un’utile sinergia tra le attività economiche, che sono

considerate risorse attinenti all'area e al sistema

ambientale del Delta.

In base a questo obiettivo è importante sviluppare,

soprattutto per quanto riguarda gli attori privati, una

visione del parco come una risorsa economica, in grado

di rispettare le regole di fattibilità tipiche del interesse

privato (ovvero le regole relative alla capacità di

produrre margini di profitto che sono considerati econo-

micamente convenienti). A lungo termine questa visione

potrebbe garantire anche un’auto-sostenibilità

economico-finanziaria del parco e per ottenere questo

è necessario cominciare, già nei prossimi 4 anni, una

lunga attività di pianificazione tra gli enti istituzionali

statali e gli attori privati che ci operano o che sono

potenzialmente interessati ad operarci.

Il Giardino botanico a Rosolina Mare Workshop sul piano di sviluppo socio-economico

1a_14

Page 13: 20finale%20progetto%20WetlandsII

1a_15

1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso a. l'elaborazione del piano di sviluppo socio-economico del parco regionale veneto del delta del po

dell’ambiente, tra produzione ed uso delle risorse

naturali.

L’attuazione del Piano Pluriennale deve essere accom-

pagnata da un processo di valutazione in itinere

a conclusione degli interventi, al fine di valutare

l’efficacia delle azioni condotte in termini di:

a. capacità di attrarre risorse finanziare,

b. tutela delle identità locali,

c. riduzione della pressione ambientale sull’area,

d. incremento delle relazioni con gli attori coinvolti

e. incremento dell’efficienza di connessione del area

deltizia al suo interno e con la più ampia rete

ecologica che caratterizza l’area orientale veneto-

romagnola

A partire da queste macrocategorie di criteri saranno

messi a punto opportuni indicatori di performance, che

descrivano la capacità di ciascun progetto di incidere nel

lungo periodo e nel medio-breve periodo.

Al fine di fornire all’Ente Parco uno strumento meto-

dologico per la valutazione on-going si fa riferimento al

Logical Framework Approach (Rif: eu Sixtieth Frame-

work Program): ogni azione viene monitorata in

funzione della capacità di perseguimento degli obiettivi

di breve-medio e lungo periodo, in funzione di fattori

esterni e interni condizionanti l’efficacia e l’efficienza

del progetto.

collaborazione fra soggetti pubblici e privati nonché la

scarsa redditività economica delle attività attualmente

presenti sul territorio del parco. I tre obiettivi

individuati sono:

Obiettivo I:

costruire una visione del parco che sia di riferimento per

gli attori stessi

Obiettivo II:

introdurre pratiche e attività innovative

Obiettivo III:

favorire il coordinamento tra Enti.

Il quadro degli obiettivi delineato nel capitolo II già

avvia la distinzione fra interventi di lungo periodo e

interventi di breve-medio periodo. Nel seguito, i primi

sono definiti azioni strutturanti al fine di sottolineare il

loro orientamento verso cambiamenti radicali e di lungo

periodo delle forme organizzative e cognitive del territo-

rio e dei suoi attori; i secondi sono definiti interventi

singolari e sono maggiormente orientati a questioni

pratiche di gestione/manutenzione del territorio e

a cambiamenti introducibili nel breve-medio periodo.

Il ppes , infatti, è pensato e progettato come uno

strumento di gestione del Parco Naturale che compensa,

con interventi di sostegno allo sviluppo, il sistema di

regole e di vincoli necessario a garantire la protezione

del patrimonio ecologico e naturale dell’area.

L’Ente Parco nella definizione e attuazione del ppes

assume una “dimensione imprenditoriale„ e si fa promo-

tore dello sviluppo economico sostenibile dell’area

protetta, e cioè di uno sviluppo che sappia assicurare

coerenza tra modello di crescita economica e protezione

1 | Seminario transnazionale sulla pianificazione

territoriale ad Albarella

2 | Visita al Giardino Botanico di Rosolina Mare

Workshop di pianificazione a San Basilio

Page 14: 20finale%20progetto%20WetlandsII

1b_16

i rappresentanti delle imprese turistiche, delle asso-

ciazioni ambientaliste, tecnici e imprenditori agricoli;

b. viaggio di studio presso il Parco nazionale del

Gargano: nel corso del fine settimana del 1-2 febbraio

2004 è stata organizzata un’escursione al Parco nazio-

nale del Gargano, che ha visto la partecipazione di

circa 50 operatori economici, per informarli dei

benefici e dei costi che comporta vivere e operare

come imprenditori in un’area protetta;

c. incontri pubblici: il 22 febbraio 2004 si è tenuta una

riunione pubblica per illustrare agli imprenditori agri-

coli un progetto di regolamento delle attività agricole

nella riserva e consentire loro di presentare eventuali

suggerimenti e miglioramenti;

d. workshop easw del 27 febbraio 2004.

Viaggio di studio presso il Parco nazionaledel Gargano

Il Parco nazionale del Gargano è stato istituito nel 1991;

l’ente gestore ha una notevole esperienza per quanto

concerne la gestione delle aree protette, le relazioni con

le parti interessate, in particolare con i settori agricolo

e turistico. Inoltre, anche questo parco si trova sul

territorio pugliese.

Per queste peculiarità la scelta per l’escursione è

caduta sul Parco del Gargano: infatti, le caratteristiche

climatiche e culturali sono molto simili a quelle della

zona protetta di Torre Guaceto, per quanto essa presenti

tipologie diverse di attività agricole e zootecniche.

Le aziende agricole che si trovano nell’area di Torre

Guaceto hanno dimensioni più ridotte, a seguito della

riforma fondiaria, con superfici coltivate che, in media,

vanno dai 4 agli 8 ettari per azienda.

Gli scopi dell’attività sono stati i seguenti:

___ portare gli operatori economici della zona di Torre

Guaceto in visita in un parco già consolidato affinché

potessero mettere a confronto costi e benefici deri-

vanti dal fatto di operare all’interno di una zona parco;

___ creare relazioni fra gli operatori economici dell’area

protetta e i tecnici della riserva di Torre Guaceto, allo

scopo di avviare o migliorare la collaborazione fra

di essi.

Torre GuacetoL’area marina protetta di Torre Guaceto, a nord di

Brindisi, è una riserva marina nazionale, gestita da un

consorzio locale composto dai due comuni di Brindisi e

Carovigno e dal wwf , che ha avviato nel 2000 l’attività

di gestione della riserva, in precedenza sotto la supervi-

sione della Guardia costiera. L’area marina è stata

istituita dal governo italiano nel 1991 e si estende –

insieme con una Riserva naturale statale su circa 3.200

ha, che comprendono il mar Adriatico e il territorio

costiero.

Allo scopo di elaborare un modello di sviluppo condi-

viso che garantisca l’elevazione del livello dell’economia

locale senza compromettere il patrimonio naturalistico,

la riserva, che ha preso parte al progetto wetlands ii

tramite il coinvolgimento dell’Amministrazione

regionale della Puglia, ha deciso di organizzare, nel

2003, un laboratorio di simulazione per l’applicazione

della metodologia dell’European Awareness and

Scenario Workshop (easw) per la pianificazione parte-

cipata, coinvolgendo le principali parti interessate.

Questa metodologia consente di promuovere la

partecipazione dei residenti e degli attori economici che

vivono o operano in prossimità della riserva, incen-

trando tale attenzione su argomenti quali lo sviluppo

socioeconomico e ambientale della riserva, ricca di

risorse naturali e di potenzialità, al fine di raccogliere

la sfida della sostenibilità ecologica.

La fase di pianificazione partecipata parte dall’ipotesi

che tutti i cittadini sono degli esperti, in quanto vivono

e lavorano su un dato territorio, conoscono sia le sue

potenzialità sia gli eventuali ostacoli al cambiamento;

inoltre, se coinvolti nel processo decisionale, essi hanno

l’opportunità di modificare i loro comportamenti, garan-

tendo la buona riuscita delle azioni e la qualità dei

risultati per qualsiasi tipo di procedura di pianificazione

e di gestione.

L’intera azione è stata organizzata su quattro fasi, allo

scopo di preparare, coinvolgere e informare il maggior

numero possibile di parti interessate alle attività della

riserva:

a. incontri pubblici: il 18 dicembre 2003, si è tenuta una

prima riunione pubblica per definire quali fossero le

parti in causa e informare sugli scopi e sulle azioni

di wetlands ii . Alla riunione hanno partecipato

B. Due esempi di “migliori pratiche„ di pianificazione parteci-pata: le esperienze di Torre Guaceto e Ugento

Page 15: 20finale%20progetto%20WetlandsII

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1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso b. due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa: le esperienze di torre guaceto e di ugento

da parte di chi e con quali risorse„. In tal modo, i vari

gruppi di lavoro hanno elaborato 25 idee d’azione.

Nel corso della plenaria sono state votate le cinque

migliori idee in ordine di priorità e sulla base del miglior

grado di fattibilità, che sono state quindi proposte dai

cittadini ai governi locali e all’organismo di gestione

della Riserva.

La metodologia adottata aveva lo scopo di porre le basi

per un consenso partecipato sul programma di sviluppo

locale.

Attivita’ die gruppi di lavoro: elaborazione della “visione„

Di seguito alcuni esempi delle idee che fanno parte della

visione generale per uno sviluppo positivo dell’area:

___ stage di formazione per giovani imprenditori agricoli

e turistici

___ introduzione di specie e varietà autoctone

___ raccolta differenziata e gestione dei rifiuti, recupero

dei rifiuti agricoli e delle potature d’ulivo

___ promozione dell’uso di energie alternative (solare,

termica, fotovoltaica)

___ servizi turistici: creazione di cooperative di giovani

imprenditori per il trasporto sostenibile

___ miglioramento dei servizi della zona: ufficio postale,

farmacia, guardia medica, polizia, attività

commerciali, trasporti su gomma, ecc.

___ miglioramento della rete di approvvigionamento

idrico, recupero delle acque piovane, miglioramento

dei sistemi di depurazione delle acque destinate

all'irrigazione (riduzione della salinità dell’acqua) per

contenere lo sfruttamento delle falde sotterranee.

___ informazioni e assistenza tecnica per i residenti

e i proprietari terrieri.

___ Pianificazione partecipata e impegno da parte di

amministratori e cittadini, di svolgere le attività

pianificate condivise.

Descrizione e risultatiDurante l’escursione, sono stati consegnati ai parteci-

panti i seguenti documenti:

___ il programma del workshop;

___ una breve presentazione del progetto wetlands ii ,

già fornito ai partecipanti durante l’incontro

del 18 dicembre 2003;

___ opuscoli del Parco nazionale del Gargano e delle

aziende agricole oggetto di visita nel corso

dell'escursione.

L’escursione ha permesso di raggiungere gli obiettivi

fissati precedentemente: i partecipanti alla visita hanno

parlato direttamente con i colleghi del Gargano,

trovando risposta a tutte le loro perplessità; essi hanno

assimilato le informazioni fornite loro (sui prodotti, le

modalità di accoglienza, i collegamenti fra la cultura

locale e le produzioni tipiche, ecc.).

Inoltre, nel corso del viaggio di ritorno, il coordinatore

del progetto ha raccolto commenti molto interessanti,

oltre ad ottenere dai visitatori la disponibilità a parteci-

pare al workshop del 27 febbraio 2004.

I partecipanti hanno espresso la loro intenzione di

riunirsi in associazione per condividere le scelte e le

strategie con il consorzio di gestione di Torre Guaceto.

La presenza di un’associazione di imprenditori

agricoli consente inoltre al consorzio di avere un singolo

referente nel dialogo per la definizione delle politiche

di sviluppo legate alla riserva di Torre Guaceto.

Workshop easw del 27 febbraio 2004La partecipazione al forum easw è stata estesa a tutte le

parti interessate: giovani under 25, associazioni locali,

l’Istituto tecnico agrario di Ostuni, i comuni, gli impren-

ditori agricoli, le imprese turistiche, ecc.

Il workshop è stato organizzato con sessioni plenarie

e gruppi di lavoro, usando la metodologia dei giochi

di ruolo.

L’obiettivo delle attività era quello di caratterizzare,

relativamente all’argomento assegnato, “Cosa fare,

Un albero di ginepro vecchio

di 500 anni a Torre Guaceto

Page 16: 20finale%20progetto%20WetlandsII

Le cinque idee più votate

Idea n°1 Recupero e miglioramento dei servizi

Idea n°2 Formazione e stage per i giovani imprenditori

Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse

Recupero e miglioramento dei servizi dibase per i residenti, i proprietari terrierie i visitatori

Stazione dei treni, ufficio postale, farmacia;

Carabinieri; attività commerciali, ecc.

Il Comune

Ente gestore dellariserva

Cittadini e aziendeprivate

Lo Stato

Fondi comunali

Fondi regionali

Programmi nazio-nali

Fondi privati

Fattibilità completa

Lungo, medio termine

Maggiori investimenti, prevalentementepubblici

Impatto ambientale limitato o buono

Buoni fattori occupazionali

Durata: non definita

L’idea si incentra sul recupero e il miglioramento dei servizi essenziali dell’area per

i residenti e i turisti, con la riapertura della stazione ferroviaria, l’attivazione

di un ufficio postale, l’apertura di una stazione di polizia, di una farmacia ecc.

Essa propone di migliorare la qualità della vita di coloro che risiedono nella zona

e di chi decide di trascorrervi le vacanze; essa potrebbe, inoltre, garantire maggior

sicurezza ai cittadini che subiscono la piaga della criminalità nella zona.

Naturalmente, tutto ciò porterebbe con sé un aumento dell’occupazione ed effetti

positivi per il turismo.

Formazione e stage a sostegno dei giovani imprenditori agricoli e turistici

Scuole

Ente gestore dellariserva

Esperti

Programma regionale dell’UEobiettivo 3

Lo Stato

Fondi privati

Facile da realizzare

Investimento pubblico

Occupazione nel settore della formazione

Nessuno o scarso impatto ambientale

Progetto su svariati anni

Questa idea si basa sull’organizzazione di corsi di formazione e stage pratici per

giovani imprenditori al fine di migliorare le competenze tecniche nei settori

del turismo e dell’agricoltura.

Questa attività consente di preservare le tradizioni locali e trasferire le conoscenze

necessarie e le informazioni all’imprenditoria agricola e turistica.

La necessità di questo progetto parte dall’esigenza di personale qualificato che operi

in modo competente nei settori del turismo e dell’agricoltura nell'area della riserva

di Torre Guaceto.

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Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse

Page 17: 20finale%20progetto%20WetlandsII

1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso b. due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa: le esperienze di torre guaceto e di ugento

Idea n°3 Spiaggia dei giochi per bambini nella baia di Penna Grossa

Idea n°4 Investimenti nel settore del turismo: recupero di edifici rurali

Spiaggia attrezzata con giochi per bambini in una piccola baia da destinare all’uso esclusivo dei bambini

Assistenti, bagnini, dipendenti dell’ente di gestione della riserva

Quota versata daigenitori

Rispetta appieno i criteri di valutazione

La spiaggia attrezzata con giochi per bambini è simile al concetto delle vecchie colonie

estive esistenti un tempo nel paese di Serranova che, fra le altre cose, avevano lo scopo

di creare un senso di indipendenza ed autonomia nei bambini fra i sei e i dodici anni.

I genitori in vacanza vorrebbero poter avere a disposizione alcune ore al giorno

in cui occuparsi di se stessi in un’atmosfera rilassante e selvaggia come quella della

spiaggia e del mare di Torre Guaceto. I bambini verrebbero seguiti da assistenti profes-

sionali. Oltre al piacere di trascorrere del tempo con i loro coetanei in mezzo alla

natura, i bambini potrebbero acquisire maggiore autonomia.

La piccola spiaggia di Penna Grossa ha tutte le strutture che la rendono ottimale

per realizzare l’idea.

Raccolta dell’offerta/domanda di opportunità di alloggio e certificazionedella qualità dei servizi turistici offerti

Recupero di edifici rurali come case rustiche compatibili

Ampliamento della zona protetta

Consorzio privatodei proprietari,

enti pubblici

Programmi europei, partnership pubblico-privato

Miglioria del paesaggio e recupero del patrimonio architettonico

Reddito supplementare per i proprietari

Miglioramento dei servizi turistici

Aumento del turismo

L’idea aveva lo scopo di recuperare il patrimonio immobiliare rurale per destinarlo alle

attività turistiche. La prima azione da intraprendere, sarà quella di effettuare la rac-

colta e l’analisi, al fine di rispondere alla domanda di alloggi nella zona. E’ importante

attivare una certificazione di qualità del servizio perché l’offerta risulti più omogenea

e interessante. Il progetto, pertanto, mira a migliorare la qualità del paesaggio. Gli

ostacoli rilevati sono: la mancanza di informazione, di comunicazione e le risorse

finanziarie limitate.

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Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse

Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse

Page 18: 20finale%20progetto%20WetlandsII

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di un maggior numero di istituzioni, in primo luogo

gli enti locali.

UgentoWorkshop easw per la definizione degli obiettivi del pi-

ano di sviluppo socioeconomico dell’area del bacino di

Ugento

Il bacino di Ugento, situato sulla costa ionica della

provincia di Lecce, è composto da 9 piccoli bacini

artificiali costruiti durante i lavori di bonifica della zona

eseguiti negli anni ’30, con alcuni interessanti habitat

protetti ai sensi della direttiva cee “Habitat„. In realtà,

l’ente preposto alle misure di tutela dell’ambiente è il

comune di Ugento, che è stato invitato a partecipare a

wetlands ii dall’amministrazione regionale della

Puglia per l’elaborazione di un piano di sviluppo socio-

economico e la creazione di un centro di formazione per

lo sviluppo sostenibile nelle zone umide, dove i partner

di wetlands ii hanno organizzato, nel settembre 2005,

un corso di formazione pilota sulla gestione integrata

e il rafforzamento delle capacità (cfr. capitolo 5 della

presente relazione).

Idea n°5 Servizi integrati per lo sviluppo

RisultatiI risultati più importanti sono stati:

__ la consapevolezza di operare insieme per migliorare la

qualità della vita (in particolare nel paese di Serranova

e nelle zone rurali), migliorando i servizi di base;

__ il consenso ottenuto per un modello di sviluppo che

favorisce le risorse locali, nell’intento di promuovere

un turismo rurale, le attività compatibili in agricoltura

e nella zootecnia per la produzione di latticini, oltre

all’introduzione di elementi creativi e innovativi

(per es., la spiaggia attrezzata con giochi per bambini

di Penna Grossa).

La maggior parte dei partecipanti pensava che la

realizzazione dei progetti prioritari non comportasse

mutamenti radicali, anche se gli ostacoli da superare

non sono di poco conto, in primo luogo la mentalità

dei residenti (vale a dire: l’effettivo ostacolo culturale),

le lungaggini burocratiche e la mancanza di volontà

politica. Questo ostacolo culturale è stato in un certo

senso affrontato con la proposta di creare un notiziario

del parco.

Tutti e 5 i gruppi hanno sottolineato che le azioni

dovevano svolgersi a livello locale, con la partecipazione

Parco naturale

Nuovi servizi di trasporto e infrastrutture

Contratti di gestione con imprese start-up

Istituzione di un parco marino con guidee strutture adeguate

Museo multimediale e centro informazioni

Strade del vino e dell’olio

Ente gestore della riserva quale centro di servizio per la zona

Raccolta differenziata dei rifiuti

I Comuni

Gli operatori privati del settore

I residenti

Ente gestore dellariserva

Individual will

Public resources

New start-up enterprises

Private invest-ments

Advantages for tourism, young and unemployed people

Stimulation of Environmental consciousness

No or limited environmental impact

Promotion of typical food

Questa idea concerne la creazione di un parco naturale, l’introduzione di nuovi servizi

(nuovi mezzi di trasporto e nuove infrastrutture nel paese di Serranova), gestiti da

imprese start-up locali, l’istituzione di un museo multimediale e di un centro

informazioni, il miglioramento dei servizi della riserva di Torre Guaceto e lo sviluppo

di una raccolta differenziata dei rifiuti.

E’ un’idea importante, perché aiuta il turismo, i giovani e i disoccupati

e garantirebbe un futuro alla natura e alla protezione ambientale.

Cosa Chi Con quali Valutazionerisorse

Page 19: 20finale%20progetto%20WetlandsII

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1. | Pianificazione partecipata per un maggior consenso b. Due esempi di “buone prassi„ per la pianificazione partecipativa: le esperienze di Torre Guaceto e di Ugento

Proposta 3: Forum permanente

L’idea viene dall’osservazione della distanza esistente

fra la popolazione e le istituzioni, in particolare il

governo locale. E’ quindi necessario che la popolazione

partecipi attivamente a tutte le questioni sociali

e ambientali in cui essa è strettamente coinvolta.

Dalla partecipazione della cittadinanza dipendono:

__ l’operato dei politici;

__ le idee da condividere;

__ la pianificazione e la realizzazione degli obiettivi

di sviluppo,

al fine di compiere quanto necessario per superare la

mancanza di fiducia nelle istituzioni e nella politica.

Proposta 4: Recupero dei centri storici delle città e attività

di accoglienza

L’idea deriva dall’osservazione dell’eccessivo sviluppo

delle coste, che ha causato problemi a livello di ambiente

e di occupazione. E’ importante operare nell’entroterra,

tramite il recupero del centro storico della città, relativa-

mente esteso a Ugento.

L’idea comporta il restauro degli edifici esistenti con

l’uso di fondi privati, da incentivare, eventualmente,

con misure di defiscalizzazione ad hoc a livello locale e

tramite il sostegno tecnico da parte dell’amministrazione

locale (come il progetto urban ii a Lecce).

Tuttavia, la forte presenza delle istituzioni è

necessaria per compiere i lavori di urbanizzazione

pubblica secondaria necessari.

Inoltre, questa proposta comporta l’idea di sviluppo di

un turismo storico, religioso e ambientale, con strutture

di accoglienza a basso costo, collegate alla presenza di

itinerari incentrati sulle risorse esistenti, come i musei

e i parchi.

Proposta 5: Tutela delle acque superficiali

Lo scopo è quello di tutelare le acque superficiali e

l’enorme biodiversità dei bacini e dei canali

dall’inquinamento di origine chimica e biologica.

A norma del D.L. 152/99, i bacini dovrebbero essere

individuati come specchi d’acqua significativi che

hanno bisogno di essere tutelati e bonificati.

Fra le priorità d’intervento, vi sono impianti di smalti-

mento delle acque reflue integrati, il miglioramento

delle dimensioni di tali sistemi nel settore industriale e

nei complessi turistici e l’attivazione di nuove modalità

di discarica degli impianti di smaltimento (tramite fito-

deupurazione, ecc.). Inoltre, è importante controllare

il sistema di smaltimento delle acque reflue delle abita-

zioni che si trovano sulle rive di bacini e canali.

La programmazione delle linee guida per lo sviluppo

socioeconomico dell’area del bacino di Ugento ha tenuto

conto della presenza di entità sociali locali, delle comu-

nità locali e delle attività economiche, tramite attività

partecipate come l’organizzazione di workshop e

interviste condotte con parti interessate ben identificate.

Sono stati proposti diversi progetti interessanti,

scaturiti dalle attività dei 2 giorni di workshop

(5-6 dicembre 2003) organizzato nell‘ambito del progetto

sulla base della metodologia easw - European

Awareness Scenario Workshop. Come descritto in

precedenza, i gruppi di lavoro (parti interessate scelte

fra i residenti, le associazioni, gli istituti scolastici, le

amministrazioni locali), sostenuti tramite facilitatori

e materiale preparato in precedenza, hanno prodotto

diverse proposte e idee che esprimevano i “desiderata„

della comunità locale e miravano alla formulazione di

azioni per una migliore qualità di vita e alla condivi-

sione delle linee guida sullo sviluppo da adottare.

Le cinque proposte più votate emerse durante

il workshop vengono illustrate di seguito.

Proposta 1: Nel parco: scuola, lavoro, cultura e turismo – l’istituzio-

ne della zona protetta regionale

L’idea dell’istituzione di un Parco naturale regionale, a

norma della legge regionale sulle zone protette, prende

in considerazione il fatto che il perimetro dell’area era

già stato identificato nel 1995 dal progetto bioitaly , che

proponeva il sito Habitat -denominato “Fascia costiera di

Ugento„ (id. IT9150009, secondo la direttiva 92/43/cee

“Habitat„). La legge regionale consente di istituire e/o

proporre nuove zone protette ogni tre anni, a partire

dalla data di rilascio. Il progetto intende istituire un

parco archeologico, insieme con un parco naturale,

sviluppando quindi un turismo ecocompatibile, non

stagionalizzato, collegato alla vocazione storica e

culturale di Ugento. Ciò permetterebbe di creare

un marchio identificativo del territorio, con un vasto

effetto economico.

Proposta 2: area protetta: risanamento delle zone umide

L’idea è quella di creare un parco in quanto unico

strumento di gestione per risanare le zone umide

e del bacino di Ugento.

Questo potrebbe risolvere il problema dell’urbanizza-

zione selvaggia e dell’attività di diversi soggetti

inquinanti presenti nella zona. Solo così si potranno

difendere le varie biodiversità esistenti e porre le basi

per il loro sviluppo. Inoltre, ciò consentirà una nuova

consapevolezza della popolazione nei confronti della

tutela dell'esistente.

Airone nella Riserva Marina

di Torre Guaceto

Page 20: 20finale%20progetto%20WetlandsII

1b_22

RisultatiE’ emersa l’intenzione di avere uno sviluppo diverso, in

cui la problematica centrale è l’ambiente nella sua acce-

zione più complessa: il paesaggio e l’ambiente in termini

di diversità, prevenzione dei rischi, tutela dagli agenti

inquinanti. Questo, insieme con le attività di recupero

urbano, potrebbero promuovere un senso di cittadinanza

responsabile, matura e appassionata, ma soprattutto la

consapevolezza che la risorsa “territorio„ può ancora

rappresentare per Ugento la chiave di volta per uno

sviluppo reale e moderno, in cui economia, società

e ambiente si possono combinare insieme.

E’ errato credere che la creazione di un’area protetta

nei bacini di Ugento e la zona “Habitat„ circostante

rappresentino ancora per la comunità locale il risultato

di una visione idilliaca e romantica della natura: le

esigenze dei cittadini si incentrano sulla dicotomia

ambiente/sviluppo.

Il fatto importante è che la comunità locale sta

rifiutando qualsiasi tipo di sviluppo basato sullo sfrutta-

mento del territorio in termini di saccheggio delle

risorse, con una visione premoderna, ci si passi il

termine, che va a detrimento di una risorsa comune e

a beneficio di alcuni, pochi individui, una visione non

in grado di promuovere un’idea di futuro in cui la società

sia protagonista di uno sviluppo equilibrato, capace

di produrre ambiente, servizi ed economia.

Le amministrazioni locali, molto spesso obbligate da

forti pressioni economiche dall’industria turistica che

da molti anni opera nel territorio, possono trovare nella

stessa comunità locale un punto di forza per poter

avviare soluzioni strategiche e ardite, che non possono

essere rimandate oltre se si vuole uno sviluppo duraturo

che sia in grado di produrre un futuro incentrato

su un concetto moderno di qualità di vita.

Dopo il workshop e sulla base dei suoi risultati e delle

proposte emerse, nel 2004 è stato concepito un Piano di

sviluppo socioeconomico per il bacino di Ugento, che

sottolinea la necessità di istituire una zona protetta.

Molto di recente (alla fine del 2005) il comune di Ugento

ha avuto la concessione di fondi pubblici da parte del

programma interreg iii a Italia-Albania, per

la rinaturalizzazione della zona del bacino.

1 | Contadini di Torre Guaceto durante la visita di un

agriturismo nel Parco Nazionale del Gargano

2 | Tartaruga marina nella Riserva Marina di Torre Guaceto

3 | Piccole isole di fronte alla Riserva Marina di Torre Guaceto

Page 21: 20finale%20progetto%20WetlandsII

1c_23

voivodato per le questioni ambientali). Il comitato esecu-

tivo era composto da 10-15 membri, mentre gli addetti

provenienti dall'ufficio per la tutela dell’ambiente erano

sette. Si stima che abbiano preso parte alle riunioni con

altre parti sociali e agli incontri tenuti nei vari paesi

almeno 100 persone.

Dal punto di vista organizzativo e logistico, la

creazione e la realizzazione del piano di gestione

ha compreso tre settori d’attività:

__ l'ambito scientifico, per quanto concerne la ricerca

scientifica

__ l’ambito giuridico-amministrativo, per quanto

concerne l’ottemperanza ai disposti legislativi

e amministrativi vigenti in Polonia

__ gli incontri e le consulenze relativamente alla parteci-

pazione delle comunità locali ai processi di pianifica-

zione territoriale

Tutte queste attività sono state realizzate contemporane-

amente. La maggior parte dei problemi sono sorti

rispetto alla partecipazione del pubblico, in quanto

non chiaramente prevista dall’ordinamento giuridico

polacco.

Una prima riunione sull’esecuzione del piano di

gestione è stata organizzata a Opole nel febbraio 2003.

Hanno partecipato alla riunione diversi organismi

impegnati nell’esecuzione del piano di gestione. La parte

amministrativa era rappresentata dall’Ufficio per la

tutela dell’ambiente del voivodato e dall’ente di gestione

del parco paesaggistico del voivodato di Opole. L’associa-

zione ambientalista “bios„ del parco paesaggistico di

Stobrawa era rappresentata dal suo presidente. La

gamma di studi naturalistici e socioeconomici necessari

per mettere in essere il piano di gestione è stata definita

nel corso di questa prima riunione. Inoltre, è stato con-

cordato il programma di ricerche scientifiche e di

consulenze sociali. La pianificazione delle ricerche

scientifiche e degli studi socioeconomici è avvenuta nel

corso della primavera-estate 2003, mentre l’elaborazione

del piano di gestione è stata effettuata nell’autunno dello

stesso anno. La consultazione sociale relativa al progetto

di piano di gestione è stata avviata nel settembre 2003,

soprattutto con le amministrazioni locali, i comitati

civici e i rappresentanti locali.

Il piano di gestione del parco paesaggistico di Stobrawa

è stato realizzato nell’ambito del progetto wetlands ii .

Esso rappresenta la parte del progetto condotta dal

partner polacco, – “bios„ Associazione per la conserva-

zione dell’ambiente del Parco paesaggistico di Stobrawa.

La maggior parte delle attività relative al piano di

gestione sono state effettuate fra il febbraio e il dicembre

2003.

Il piano, come base per lo sviluppo sostenibile della

zona del parco, è stato approvato nel marzo 2004.

L’ente di gestione del Parco paesaggistico di Stobrawa

ha quindi adottato e realizzato il piano di gestione.

L’ente di gestione, secondo l’ordinamento giuridico

polacco, è l’organismo principale che si occupa della

gestione della tutela del paesaggio nella zona del parco.

Lo scopo di creare un piano di gestione era quello di

poter proteggere e gestire l’ambiente e le risorse del

paesaggio. Inoltre, veniva considerato un obiettivo

particolarmente importante l’introduzione di norme di

tutela nella pianificazione territoriale locale e regiona-

le. Un altro valore importante è stata l’instaurazione

del processo di pianificazione territoriale in ambito

pubblico. Da un punto di vista formale, il piano di

gestione si basa sulla legge polacca sulla protezione

dell’ambiente, che definisce le relazioni fra la natura

e gli strumenti di tutela ambientale. Questa normativa

detta anche i principi per un piano di gestione e i

relativi processi socioeconomici collegati. La situazione

è quindi favorevole alla realizzazione delle ipotesi

di progetto di wetlands ii .

I principali partner polacchi sono stati l’Ufficio per la

tutela dell'ambiente del voivodato, l’ente di gestione del

parco paesaggistico del voivodato di Opole, “bios„ Asso-

ciazione per la tutela dell’ambiente nel parco paesaggi-

stico di Stobrawa, le amministrazioni locali dei comuni

di Pokój, Lubsza, Popielów, Murów, le amministrazioni

forestali locali e regionali, esperti come botanici, zoologi

e geografi dell’Università di Opole (alcuni anche membri

di “bios„ e del comitato scientifico e sociale del parco

paesaggistico di Stobrawa, organo consultivo della dire-

zione del parco per le questioni legate alla tutela

dell’ambiente), nonché il comitato per la protezione

dell’ambiente del voivodato (organo consultivo del

C. Piano di gestione del parco paesaggistico di Stobrawa, Opole

Page 22: 20finale%20progetto%20WetlandsII

1 c_24

munità locali (particolarmente significativo per le co-

munità locali).

Infine, nel settembre 2003 sono state definite le

seguenti forme di assegnazione del piano di gestione:

__ descrittivo – valorizzazione, tutela, divieti e norme

sulla pianificazione territoriale

__ cartografico – 1:50000, tutela dell’ambiente, eco-

sistemi, specie rare e protette, carte delle zone protette

e degli habitat.

Per quanto concerne gli scopi del progetto wetlands ii ,

il piano di gestione del parco paesaggistico di Stobrawa

contiene i seguenti importantissimi aspetti:

__ stima delle condizioni geografiche (localizzazione geo-

grafica, geomorfologia, struttura geologica, idrologia,

idrogeologia, risorse del suolo, condizioni climatiche);

__ stima della struttura territoriale del paesaggio;

__ valorizzazione della flora;

__ valorizzazione della fauna;

__ forme di tutela ambientali attuali e future;

__ divisione zonale e funzionale delle aree del parco;

__ norme di politica territoriale – norme generali sull’uso

e la gestione delle aree del parco;

__ definizione dettagliata delle norme di pianificazione

territoriale per gli strumenti di pianificazione

territoriale locale.

La distribuzione della zona del parco in zone funzionali,

con l’attribuzione a ciascuna di un compito di tutela ed

economico, è stato il maggior problema incontrato

nel corso dell’elaborazione del piano di gestione.

La divisione è stata effettuata nei mesi di ottobre e

novembre a seguito del lavoro di gruppo. Questa parte

del piano di gestione ha evidenziato il maggior

potenziale di conflitto. La delimitazione delle zone e le

norme da assegnare per la loro tutela, oltre agli standard

di gestione territoriale, erano connessi con la definizione

dei vincoli e delle direttive relativamente allo sviluppo

delle comunità locali. Per smussare il conflitto, sono

Sono state concordate le seguenti attività:

1. istituzione di un registro ambientale e urbanistico

2. valorizzazione ambientale

3. elaborazione di norme di tutela ambientale

4. elaborazione di norme di pianificazione territoriale

5. processo di consultazione e di valutazione.

Le fasi 1-4 sono state realizzate dall’Associazione bios

del Parco paesaggistico di Stobrawa. Il processo di con-

sultazione e valutazione è stato realizzato dall’ente di

gestione dei Parchi paesaggistici del voivodato di Opole.

Dopo la fase di raccolta dati, condotta dai ricercatori

dell’Università di Opole e dagli operatori dei parco paesag-

gistico di Stobrawa, gran parte delle attività connesse con

il piano di gestione del parco sono state realizzate da

piccoli gruppi di lavoro. Gli incontri si sono tenuti

nell’area del parco paesaggistico di Stobrawa, nella sede

del parco o all’Università di Opole. Vi sono stati alcuni

cambiamenti alla compagine del gruppo di lavoro e le

ragioni per cui sono stati inclusi nuovi specialisti è stato

l’innalzamento del livello di analisi.

Sono stati creati i seguenti gruppi di lavoro:

__ tutela della flora e delle piante da parte della comunità

__ tutela della fauna

__ tutela del paesaggio

__ tutela del patrimonio culturale

__ pianificazione territoriale

__ consultazioni sociali

Durante le riunioni, sono stati elaborati gli obiettivi del

piano di gestione del parco. L’analisi territoriale ha

considerato aspetti quali:

__ i valori naturalistici e la salvaguardia della risorse (che

era molto importante per gli obiettivi di tutela dell’am-

biente e la definizione dei compiti degli operatori del

parco);

__ la pianificazione territoriale (essenziale per le ammi-

nistrazioni locali e l’amministrazione forestale);

__ il miglioramento delle condizioni economiche delle co-

Votando le idee migliori di sviluppo per la

Riserva di Torre Guaceto

Presentando l’idea di sviluppo votata

a maggioranza per la Riserva

di Torre Guaceto

Page 23: 20finale%20progetto%20WetlandsII

1 c_25

1. | pianificazione partecipata per un maggior consenso c. il piano di gestione per il parco paesaggistico di stobrawa in opole

i partner, ad Ariano nel Polesine (Italia), Dessau (Germa-

nia), Volano (Italia) e Opole (Polonia). Lo scambio di

esperienze ha dimostrato che il processo di pianifica-

zione partecipata nelle aree protette della Polonia

richiede un’azione di miglioramento. Attualmente,

il processo di pianificazione territoriale e la tutela

ambientale nei parchi paesaggistici viene realizzato

principalmente dal governo e da alcuni esperti. La

partecipazione a livello sociale è molto debole ed esiste

solo nella fase finale del processo di consultazione. Non

vi sono sufficienti strumenti giuridici che consentano

a una comunità locale di cooperare nell’elaborazione

di un piano di gestione.

Il progetto relativo al piano di gestione del parco

paesaggistico di Stobrawa è stato presentato dagli esecu-

tori nel corso di un incontro con il comitato scientifico

e sociale del parco paesaggistico di Stobrawa, cui hanno

partecipato scienziati, associazioni, enti locali e ammini-

strazioni forestali. Durante il dibattito, sono state

apportate molte modifiche nel tentativo di arrivare

a soluzioni inequivocabili.

Riassumendo, i risultati del progetto wetlands ii

realizzato dall’Associazione bios del Parco paesaggistico

di Stobrawa sono stati i seguenti:

__ elaborazione e approvazione del piano di gestione del

parco paesaggistico di Stobrawa; si tratta del

documento di base per il miglioramento del livello

di sviluppo sostenibile della zona;

__ e’ stato elaborato un metodo per la riduzione dei con-

flitti a livello territoriale; il piano dovrebbe agevolare

la realizzazione di uno sviluppo ambientale sostenibile

da parte delle comunità locali;

__ sono state introdotte nuove norme di pianificazione

partecipativa, simili a quelle utilizzate negli Stati

membri dell’UE.

Il problema più significativo nella realizzazione del

progetto del piano di gestione è stata la definizione dei

partner pubblici. Nella zona del parco vi sono solo

alcune organizzazioni pubbliche indipendenti

interessate alla realizzazione del piano di gestione.

Una società che ha una debole organizzazione non

è interessata né pronta alla cooperazione; eppure, i

principi del piano e le sue definizioni hanno un impatto

sulle possibilità di sviluppo della zona. In generale,

questo rappresenta un problema piuttosto diffuso nei

paesi UE di nuova adesione, dove le organizzazioni

sociali sono molto frammentarie.

stati adottati solo pochi modelli di zone funzionali.

Inoltre, è stata accettata anche una differenziazione

adeguata di norme di conservazione e i vincoli

socioeconomici ad esse collegati:

Zona I

“conservazione dei valori naturalistici e

del paesaggio„

Questa zona conteneva aree disabitate ed ecosistemi

quali paludi, foreste, praterie e zone alluvionali. Qui

i protagonisti erano i valori naturalistici e paesaggistici

importanti. Queste aree non vengono utilizzate, oppure

vengono utilizzate in agricoltura con metodi estensivi.

I vincoli maggiori sono quelli a carico delle attività eco-

nomiche, ma ciò non ha generato alcun conflitto, in

ragione del basso interesse che la gestione di tali aree

aveva per le comunità locali.

Zona II

“conservazione della fisiognomica del paesaggio„

Questa zona conteneva zone agricole e non popolate con

una grande parte di piccole foreste, arbusti, praterie e

zone umide. Qui vi erano minori vincoli per l’agricoltura

e maggiori per altre forme di gestione economica o

territoriale. Un accordo sull’agricoltura intensiva ha

permesso di evitare i conflitti con gli imprenditori

agricoli locali.

Zona III

“sviluppo di forme estensive di gestione territoriale„

Questa zona comprendeva zone agricole e rurali. Qui do-

minavano le colture intensive e gli insediamenti, e vi era

una diminuzione dei servizi forniti alla comunità locale.

I valori naturalistici e paesaggistici di questa zona erano

poco rilevanti, ragion per cui non sono state programma-

te importanti restrizioni per la società locale.

Zona IV

“sviluppo socioeconomico„

Questa zona conteneva piccole aree adiacenti a grandi

città in cui erano stati pianificati centri di sviluppo. Non

sono stati introdotti vincoli importanti, ma lo sviluppo

economico avrebbe dovuto essere realizzato in termini

di sviluppo sostenibile.

Un tale modello a zone e basato sulla differenziazione

dei vincoli socioeconomici in talune aree del parco ha

permesso di abbassare il livello dei conflitti. E’ stato

anche più agevole far accettare il piano di gestione alle

comunità locali.

Le basi teoriche relative al miglioramento del piano di

gestione e della pianificazione partecipata sono state

acquisite durante gli incontri internazionali con

Page 24: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2a_26

maggiormente praticabile fra quelli, numerosi,

attualmente a disposizione: dalla doc (Denominazione

d’origine controllata), alla dop (Denominazione

d’origine protetta), all'agricoltura biologica fino alla

tracciabilità dei prodotti locali, iso 9000 e iso 14000 per

la certificazione di qualità delle singole imprese, dall’e-

mas i e ii a ecolabel ed ecoprofit per i sistemi di ge-

stione ambientale che comportano una rete complessa di

attori coinvolti.

Al fine di mettere a confronto e valutare questi diversi

tipi di sistemi di qualificazione e certificazione, oltre alle

loro conseguenze o vantaggi/svantaggi per le imprese

tipiche che operano e per i servizi forniti o i prodotti

fabbricati nelle zone umide, i partner italiani hanno

deciso di cooperare istituendo un gruppo di studio inter-

regionale che aveva il compito di assistere i partner a

comprendere e a prendere decisioni sul sostegno a deter-

minati sistemi di certificazione, più adatti al loro caso,

per promuovere lo sviluppo sostenibile come obiettivo

generale per le zone umide protette. I partner italiani

hanno coinvolto anche il partner albanese, in qualità di

osservatore, per agevolare un importante trasferimento

di conoscenze su questo aspetto cruciale dello sviluppo

sostenibile anche in un paese difficile come l’Albania.

I membri del gruppo di studio___ PP1: ente di gestione del Parco del delta del Po,

Regione Veneto, rappresentato da Marco Gottardi capo

ufficio tecnico e di promozione, e da Daniele Tonello,

membro dell'ufficio tecnico del parco;

Perché un gruppo di studio sulla certificazione?

Dopo la descrizione del progetto, wetlands ii ha

pianificato azioni pilota per i singoli partner, al fine

di fornire “Sostegno per la certificazione d’origine e/o

la qualità ambientale dei prodotti fabbricati e delle

imprese che operano in zone umide (doc , dop), marchi

regionali/locali che certifichino il rispetto della

biodiversità delle zone umide, emas , iso 9000 e 14000,

ecoprofit , ecc.„

In questo quadro, i partner del progetto nel 2003

hanno stilato un calendario di eventi e azioni utili per

acquisire elementi di novità e strumenti innovativi

compatibili con gli obiettivi del progetto.

In particolare i partner italiani hanno dato una

risposta alla necessità di creare esempi positivi per una

procedura di sviluppo sostenibile nelle loro aree

protette: miglioramento della qualità ambientale

dell’area, ma anche migliori opportunità dal punto

di vista economico per i residenti, a cominciare dalla

necessità di compensare i “vincoli„ con maggiori

opportunità di sviluppo economico positivo (vale a dire

di successo e sostenibili) che potessero diventare storie

di successo per altre attività economiche.

In tal modo il progetto wetlands ii , sostenendo la

creazione di un sistema di gestione integrato, ha pianifi-

cato anche il sostegno ai valori positivi legati alla certifi-

cazione di prodotti e servizi, indipendentemente dal tipo

di certificazione prescelto; ogni singolo partner ha

sperimentato o realizzato le proprie modalità di

“benchmarking„ dei processi di sviluppo interno,

selezionando (a seconda degli orientamenti strategici

specifici) il sistema di gestione della qualità

2. Lo sviluppo sostenibile nelle zone umide: certificazione di qualità e gestione ambientale

A. Il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione dei prodotti,i servizi e i sistemi di gestione nelle zone umide

Page 25: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2a_27

2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale a. il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide

delle opportunità di certificazione.

Per questo workshop sono stati invitati esperti nei vari

sistemi e metodologie, per introdurre e spiegare il loro

funzionamento, gli ambiti di applicazione e le implica-

zioni per le aree protette. In questo senso, sono stati

spiegati ai partecipanti e discussi con loro: le denomina-

zioni d’origine come doc e dop , le certificazioni

dell’agricoltura biologica secondo le direttive UE nel

settore, i criteri, relativamente nuovi, di tracciabilità

degli alimenti, la gamma di applicabilità dei marchi dei

parchi come strumenti di promozione combinata dei

prodotti, dei servizi e della stessa zona protetta, la parti-

colare esperienza di “slow food – l’arco del gusto„ per

la biodiversità in agricoltura e nell’agroalimentare, i

sistemi di gestione ambientale come emas i e ii ,

ecolabel ed ecoprofit , e infine anche i sistemi di

certificazione di qualità come iso 9000 e iso 14000.

Dopo una prima giornata di contributi tecnici,

i partecipanti hanno elaborato, il secondo giorno, una

matrice analitica fra le varie opportunità di certifica-

zione/qualificazione.

L’esercizio ha permesso di decidere di concentrarsi su

quattro eventi o aspetti:

___ quadro giuridico e utilità economico/ambientale di un

marchio del parco per i prodotti e i servizi locali;

___ metodi, vantaggi/svantaggi dell’emas ii , sistemi di

gestione ambientale “territoriale„;

___ strategie per uno sviluppo sostenibile delle aree

protette: promozione combinata di prodotti e dell’area;

___ Ecoprofit ed Ecolabel quali metodologie per le presta-

zioni ambientali in grado di generare profitto e

risparmio per le imprese private e gli enti pubblici.

L’aspetto della doc , della dop , della certificazione di

agricoltura biologica, la tracciabilità degli alimenti e le

certificazioni iso 9000/14000 sono state escluse, perché

d’importanza relativamente limitata per i partner (doc ,

dop , ecc.) o perché tali metodologie sono ben note e non

comportano ulteriori approfondimenti teorici.

3. 22-25 aprile 2004

a Otranto (Puglia - Italia), seminario di discussione in

concomitanza con la fiera dei parchi del Mediterraneo

“Mediterre„.

Questo seminario è stato dedicato al quadro giuridico

dei regolamenti sui marchi dei parchi, al fine di trovare

opportunità pratiche, economiche e giuridiche per

stipulare contratti fra enti di gestione dei parchi

e imprese.

4. 27-31 maggio 2004

workshop transnazionale a Lesina (Puglia - Italia)

consacrato al trasferimento di know-how sulle procedure

___ PP2: Amministrazione regionale della Puglia –

Assessorato all’ambiente – Ufficio parchi e riserve

naturali, rappresentato da Cosimo Rubino (consulente

tecnico dell’ufficio) e da Antonio Di Palo del Comune

di Lesina (partner locale di PP2),

___ PP4: Parco regionale del Delta del Po

dell’Emilia-Romagna, rappresentato da

Gianni Cavallini, vicedirettore, Francesca Ravalli,

consulente organizzativo, Federico Brunelli e

Gloria Minarelli (consulenti tecnici);

___ PP6: teuleda – Agenzia di sviluppo economico

locale di Shkoder (Albania) in qualità di osservatore,

rappresentato dal direttore, Ridvan Troshani.

Le attività del gruppoI partner identificati hanno deciso di organizzare eventi

comuni specifici, come convegni e workshop per scambi-

are le esperienze le presentazioni di varie opportunità e

le visite di studio. Insieme con gli eventi comuni/inter-

regionali, ogni partner ha attivato le sue proprie azioni

locali per identificare la direzione da prendere nella

certificazione di prodotti e servizi.

Sulla base del piano di lavoro di wetlands ii , il gruppo

interregionale ha realizzato i seguenti eventi:

1. 30 settembre 2003

workshop a Volano (Emilia-Romagna - Italia) per

i membri del gruppo, dedicato a:

___ istituire il gruppo di studio, definire le procedure

di lavoro e gli obiettivi;

___ avviare una discussione di base sulla qualità, i sistemi

di gestione e i problemi della certificazione d’origine;

___ elaborare dei piani di lavoro del gruppo per i futuri

passi ed eventi da organizzare per acquisire capacità

decisionali riguardo alle questioni legate alla certifica-

zione.

In ragione della complessità degli argomenti e delle

differenze di ruolo, della preparazione tecnica e della

competenza dei partecipanti, il workshop è stato

moderato da un facilitatore gopp (Goal Oriented Project

Planning).

Il risultato principale ottenuto con il workshop è stato un

piano di lavoro che ha definito la preparazione di altri

eventi dedicati alle strategie di certificazione, ai tipi

di prodotto, alle imprese e ai servizi da certificare, alle

metodologie, agli strumenti e agli approcci

di certificazione.

28-29 novembre 2003

workshop a San Basilio (Veneto - Italia) dedicato a un

trasferimento generale di know-how e alla presentazione

Page 26: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2a_28

le condizioni per la sopravvivenza economica e la

sostenibilità ambientale delle produzioni (lavorazione

delle uova di muggine, pesca e lavorazione delle

anguille). Tramite un delicato processo di partecipazione

dei pescatori, dei produttori, della popolazione locale e

dei rappresentanti locali (rappresentati dei pescatori,

sindaco, direttore dell’assessorato all’ambiente del

Comune, esperti e tecnici) passo passo è stata costruita

una struttura comune in grado di operare la tutela

ambientale, il marketing territoriale e lo sviluppo econo-

mico. Questa strategia includeva la creazione di un

marchio locale per i prodotti tipici del posto (presentato

in piccoli esercizi commerciali di proprietà pubblica ma

gestiti da piccole cooperative di privati), la definizione

di norme comuni per la pesca e la tutela delle risorse

ittiche (dimensioni minime del pescato, fermi biologici,

specie ittiche ammesse per la pesca), studi sulla

gestione idrologica di tutta l’area, promozione di un

turismo marino e balneare sostenibile, qualificazione

dell’offerta turistica culturale, qualificazione e promo-

zione dei prodotti locali (della pesca e agricoli) e

tutela/miglioramento dei valori della riserva

naturalistica del luogo.

Attuazione dei progetti pilota nelle aree di ciascun partnerParco del Delta del Po, Veneto

Il territorio del capofila è caratterizzato da un elevato

numero di attività economiche di tipologia differente,

come piccole fabbriche ma anche industria pesante,

turismo estivo e balneare di massa, agricoltura

intensiva, importanti attività di caccia e pesca, industrie

di trasformazione dei prodotti ittici e allevamento di

molluschi, ecc. Per cui la capacità economica dell’area

è molto elevata, ma presenta anche una sostenibilità

di certificazione, con enfasi particolare sulla certifica-

zione emas ii ; la situazione ambientale ed economica

della laguna di Lesina è stato il “caso di studio„

dell’evento; esso ha stimolato il dibattito sulla

situazione, problematica, dove il livello delle falde

superficiali sta diminuendo, vengono introdotte troppe

sostanze nutrienti nelle acque della laguna a causa degli

scarichi dell'agricoltura intensiva (proliferazione della

vegetazione), e la produzione delle famose anguille

si sta notevolmente riducendo.

I prodotti locali di Lesina si basano principalmente

sulle risorse lagunari (lavorazione dell’anguilla, pesca,

produzione di vegetali e allevamento del bufalo nelle

zone allagate per la produzione di mozzarella), un fatto

che crea una situazione molto delicata e determina l’esi-

genza di ottenere un sistema di gestione ampiamente

condiviso per tutta l’area.

Il gruppo ha discusso con i funzionari pubblici locali

sul progetto di creazione di un consorzio fra parti inter-

essate locali (imprenditori, pescatori) e il Comune, al fi-

ne di introdurre metodologie sostenibili di gestione delle

risorse lagunari, come i sistemi di gestione emas ii .

5. 24–26 giugno 2005

visita di studio a Cabras (Sardegna - Italia) per tutto il

gruppo, per visitare e confrontare le migliori pratiche

per le aziende start up, per la crescita economica e la

successiva creazione di un sistema integrato di sosteni-

bilità per lo stagno, fra le esigenze economiche e la

tutela ambientale.

La visita allo stagno di Cabras è stata probabilmente la

miglior opportunità per il gruppo di vedere la nascita di

un sistema di gestione complesso di un’area ad alto

valore ambientale, dove enti pubblici locali, insieme con

enti di tutela ambientale (la riserva marina del Sinis,

prospiciente lo stagno di Cabras) e le cooperative locali

di pescatori stavano pianificando e costruendo insieme

Prima riunione e workshop goppdel gruppo di studio interregionale sulla certificazione

La fattoria biologica nel castello di Storkau

Page 27: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2a_29

2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale a. il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide

i parametri di sostenibilità decisi dal parco;

___ un’azione di sensibilizzazione sulle metodologie

ecoprofit ed ecolabel favore delle imprese locali.

Per ciò che concerne la certificazione di qualità iso

9000/14000 dell’ente di gestione del parco, la certifica-

zione è stata ottenuta e il procedimento si è concluso nel

2005.

Per quanto concerne il marchio del parco in quanto

strumento di promozione e integrazione delle imprese

nella politica del parco per uno sviluppo sostenibile,

si rimanda al riquadro che segue.

critica e soffre delle conseguenze prodotte da tali attività

sull’ambiente e la protezione del patrimonio naturale. In

base a tali condizioni, PP1 ha deciso di investire in tre

azioni strategiche:

___ l'istituzione di un sistema di certificazione di qualità

iso 9000/14000 (ambientale) per l'ente di gestione

del parco dove, come conseguenza diretta – le ammi-

nistrazioni locali sono chiamate in causa in qualità di

“fornitori di servizi„ e “clienti„ dell’istituzione parco;

___ la creazione, disseminazione e promozione di

un “marchio del parco„ in quanto certificazione

volontaria per le imprese locali che soddisfino appieno

Il marchio del Parco: l’esperienza del Parco del Delta del Po, VenetoUn’esperienza pratica di benchmarking delle produzioni locali è rappresentata dal marchio

del parco per i prodotti locali, creato nel 2003 dal parco regionale del Delta del Po. Il marchio è

stato riservato ai prodotti fabbricati e lavorati nel territorio del parco, allo scopo di sostenere la

qualità ambientale dei prodotti locali e produrre valore aggiunto per quelle imprese capaci di

promuovere la loro immagine in quanto “impresa del parco„ che opera in un “ambiente pulito„.

Durante la realizzazione del progetto wetlands ii , sono stati realizzati circa 10 incontri con

le associazioni di categoria principali del territorio, e in particolare: con la Confartigianato, con

l’ascom (Associazione dei commercianti), con la Coldiretti (associazione di categoria degli agri-

coltori) con Polesine Innovazione (Azienda speciale della Camera di commercio locale per

l’innovazione delle pmi). Tutti i partecipanti hanno concordato una gamma minima di requisiti

necessari per poter essere autorizzati ad usare il marchio del parco. In particolare, la

convenzione sull’uso del marchio prevede, solo per i prodotti, un minimo di certificazione

iniziale di prodotti biologici, oltre al rispetto delle produzioni e dei processi ecocompatibili.

Dopo aver ideato graficamente il marchio, l’ufficio tecnico del parco ha preparato una bozza

di protocollo e quindi, con l’assistenza di un legale specializzato, ha definito un protocollo e un

modello di accordo da proporre ai produttori locali. L’accordo prevede che vi siano norme per

l’utilizzo del marchio, definisce l’area di produzione, la standardizzazione della forma del

marchio, i diritti da pagare al parco per l’uso del marchio e i servizi compresi nell’utilizzo del

marchio, nonché i sistemi di controllo e la base giuridica. L’accordo include anche un modello

di servizi con strumenti di marketing per prodotti selezionati, come la partecipazione a fiere

specializzate e il sostegno tecnico da parte del parco ai produttori in merito a questioni legate

alla commercializzazione e alla distribuzione dei prodotti.

La strategia del marchio si basa sulla selezione di prodotti che possono promuovere

un’immagine positiva del territorio del parco in ragione dei processi naturali/biologici

e dei processi/approcci ecocompatibili attuati.

Nel settore agroalimentare, sono quattro le aziende produttrici e distributrici di prodotti quali

il pane biologico, il riso prodotto nelle varietà locali tradizionali, un liquore d’erbe tradizionale,

prodotti ittici, miele, ecc. che si sono dette disponibili a firmare la convenzione per l’utilizzo

del marchio.

Nel settore turistico, tre agenzie hanno concordato di promuovere gite naturalistiche e servizi

all’interno dell’area del parco (promossi con il marchio del parco), insieme con due villaggi

turistici e un complesso turistico che, insieme, rappresentano il 50% della capacità di

accoglienza della zona del Delta del Po del Veneto. A parte gli operatori citati, si potrebbero

attivare altre convenzioni, come quelle con gli hotel e altre piccole attività turistiche. Anche

per questi ultimi è previsto il rispetto dei requisiti minimi di tutela dell’ambiente, oltre alla

qualità dei prodotti e dei servizi forniti.

Page 28: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2a_30

breve descrizione di questo metodo, relativamente nuovo

e interessante, particolarmente adatto alle zone con

molte imprese di piccole e medie dimensioni, e in

particolar modo per le aree protette, come quelle

dei partner del progetto.

Inoltre, il Parco del Delta del Po del Veneto ha deciso,

come già detto, di sostenere una campagna di sensibi-

lizzazione sui sistemi di gestione ambientale ecoprofit

ed ecolabel .

Mentre ecolabel è relativamente noto agli esperti

del settore, può essere interessante spiegare più in

dettaglio cosa sia ecoprofit . Aggiungiamo qui una

ECOPROFIT® – un modello di partenariato pubblico privato per lo svi-luppo sostenibileIl modello di sviluppo sostenibile ECOPROFIT® si incentra sull’applicazione di

strategie ambientali preventive rispetto ai processi, ai prodotti e ai servizi. Un fattore

di successo del modello è la particolare modalità di cooperazione fra gli enti locali

e le aziende, oltre alla messa in rete delle società che partecipano al programma.

Cos’è ECOPROFIT®?Storia

ECOPROFIT®, sigla che sta per “Ecological Project For Integrated Environmental

Technology„ (Progetto ecologico per la tecnologia ambientale integrata), è stato

istituito dalla città di Graz nel 1991. Per ECOPROFIT®, fra gli altri premi ricevuti, que-

sta città ha ottenuto il premio 1996 per la”Città europea sostenibile„ e nel 2001 è ent-

rata in finale al “Premio Brema partenariato„.

Idea

L’idea fondamentale di ECOPROFIT® è un modello win-win. Esso tende a rafforzare

le società dal punto di vista economico, utilizzando tecnologie ecocompatibili

e migliorando al contempo la situazione ambientale d una data regione.

Il modello di partnership pubblico-privata

Questo modello di sviluppo sostenibile si incentra sull’applicazione di strategie

ambientali preventive rispetto ai processi, ai prodotti e ai servizi.

Il fattore di successo del modello è la particolare modalità di cooperazione fra gli enti

locali e le aziende, oltre alla messa in rete delle società che partecipano al programma.

In tal modo, si sviluppano gli effetti sinergici, e si garantisce il successo di Ecoprofit®

per gli enti pubblici e le società, e si precisa che ECOPROFIT® è un modello di

partnership pubblico-privata (PPP). Rispetto ai sistemi di gestione ecocompatibile

EMAS e ISO 14001, ECOPROFIT® è considerato di maggior efficienza in ragione

del suo successo sostenibile e dei minori costi per le società.

A seguito della grande domanda e della migliore disseminazione del progetto, è

stata fondata l’Accademia internazionale ECOPROFIT® dove consulenti e rappresen-

tanti di enti locali, in un programma di formazione esteso, imparano i contenuti,

la struttura e la metodologia di ECOPROFIT®.

Rete delle migliori pratiche

La rete internazionale ECOPROFIT® fornisce alle aziende, alle società ai consulenti

e alle amministrazioni, oltre che agli istituti di ricerca partecipanti, l’opportunità

di mettersi in rete in modo costruttivo e beneficiare dei vari effetti della sinergia.

Page 29: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2a_31

2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale a. il lavoro del gruppo di studio interregionale sulla certificazione di prodotti, servizi e sistemi di gestione in zone umide

Il marchio di fabbrica ECOPROFIT®

Per fare in modo che il grande successo ecologico ed economico si attuasse anche

in altre città e regioni, la città di Graz ha richiesto il brevetto internazionale per

ECOPROFIT®. Dal 2000 il marchio di fabbrica ECOPROFIT® è un marchio e

un copyright internazionale registrato.

La città di Graz ha incaricato il Cleaner Production Centre (CPC) Austria di

disseminare il progetto a livello internazionale, distribuire le licenze e garantire

la certificazione di qualità nell’ambito del marchio.

Vantaggi per le aziende

___ Fattore 10 fra input e risultati ottenuti dal progetto

___ Aumento nell’efficienza produttiva e riduzione dei costi grazie a minori consumi

di materie prime ed energia

___ Riduzione dei costi in ragione di minori quantità di rifiuti ed emissioni prodotti

___ Rendicontazione dei costi trasparente

___ Buona possibilità per le aziende di conoscere le leggi e i regolamenti in materia

___ Promozione della motivazione e dello spirito di squadra nelle società

___ Programmi di formazione comuni

___ Sostegno del progetto da parte delle autorità locali

___ Presentazione delle società e delle regioni tramite reti internazionali

___ Ottenimento della certificazione “società ECOPROFIT®„ e integrazione nelle

attività di PR comuni

___ Preparazione o aggiunta di EMAS o ISO 14001

___ Sostegno nel soddisfare le linee guida OCSE

Vantaggi per le autorità

___ Fattore 10 fra sostegno economico e successo del progetto

___ Strumento di controllo per la realizzazione di strutture sostenibili

___ Le aziende che hanno successo migliorano le infrastrutture e contribuiscono alla

sicurezza dell’occupazione nella regione

___ Realizzazione di strutture sostenibili grazie a un sostegno efficiente in economia

___ Minor impatto ambientale e minori spese per porre rimedio ai danni biologici

___ Vantaggi internazionali rispetto ai siti e alla concorrenza

___ Miglioramento dell’immagine di una regione e promozione del turismo

___ Migliore qualità di vita per gli abitanti di città e regioni partecipanti

___ Sostegno alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 21 locale per raggiungere

gli obiettivi di Kyoto

___ Sostegno per garantire le linee guida OCSE

Come lavora ECOPROFIT®?

Il successo di ECOPROFIT® si basa su tre elementi essenziali:

___ la formazione dei consulenti e dei gestori, nonché dei rappresentanti delle autorità

sulla metodologia ECOPROFIT®

___ la realizzazione professionale del progetto nell’ambito di una rete (aziende, consu-

lenti, autorità, università) incluso il trasferimento di know-how alle società

___ la certificazione di qualità per garantire il successo economico ed ambientale.

La durata prevista per la realizzazione di un progetto ECOPROFIT® è un anno. Entro

questo periodo, i project manager certificati ECOPROFIT® sono responsabili di tutta

l’organizzazione del progetto, mentre i consulenti ECOPROFIT® tengono i workshops

e assistono alla concezione dei concetti di realizzazione.

Page 30: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2a_32

nità di certificazione, discutendo con gli esperti delle

possibilità di avviare i processi di certificazione di

qualità nella zona di Shkoder (in particolare attorno al

Lago Shkodra e sulla costa prospiciente il punto in cui

la Drina sfocia in mare). Traendo vantaggio da queste

conoscenze, teuleda ha elaborato un piano specifico

per il sostegno di prodotti locali attraverso un “marchio

locale„ che comprende il rispetto della natura e

dell’ambiente nei processi di produzione. Una seconda

linea d’azione gestita da teuleda riguarda l’introdu-

zione e il sostegno di produzioni agricole biologiche

nella zona rurale attorno al lago Shkoder, invitando

le società di certificazione a lavorare in Albania.

Amministrazione regionale della Puglia e

Comune di Lesina

L’azione pilota dell’Ufficio parchi regionali della Regione

Puglia nell’ambito della certificazione e della qualifica-

zione dell’economia locale si è incentrata sul sostegno

alla politica di certificazione del Comune di Lesina, che è

riuscito a istituire un marchio locale dei prodotti (“Fatto

a Lesina„) promuovendo la lavorazione tipica del pescato

locale (produzione di anguille e bottarga). Il Comune di

Lesina ha anche incentivato la creazione di un consorzio

composto dai pescatori e dallo stesso Comune, per creare

un soggetto in grado di istituire una gestione sostenibile

delle risorse della laguna di Lesina, in linea con un

sistema di gestione emas ii . Il processo è stato intera-

mente gestito dall’Agenzia di formazione e ricerca

aforis di Foggia, che ha organizzato un corso di forma-

zione per gli imprenditori locali ed elaborato una bozza

di regolamento emas ii per la laguna di Lesina. Queste

attività vengono illustrate in maggior dettaglio nel

subparagrafo 2.b.

Parco regionale del Delta del Po, Emilia-Romagna

Il Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia Romagna

ha cercato di stimolare, fin dall’esordio del progetto,

l’avvio di una certificazione emas ii per l’area della

laguna di Goro, elaborando studi di fattibilità, orga-

nizzando incontri con le imprese e le amministrazioni

locali, oltre a raccogliere la perizia e l’esperienza di

importanti esperti italiani dell’emas ii . Eppure, più il

progetto veniva definito e proseguiva, meno sostegno

esso otteneva, sfortunatamente, da parte delle imprese

locali del settore ittico e agricolo, oltre che delle

amministrazioni locali.

Coerentemente, il consiglio del parco ha deciso, nel

2005, di non proseguire con il progetto, stornando i

fondi disponibili sull’elaborazione più dettagliata e

partecipata di un piano di sviluppo sociale per l’area

di Volano-Mesola-Goro. Questa impasse dà prova di un

aspetto ineludibile della gestione integrata delle zone

umide, laddove se popolazione locale, imprese inte-

ressate o amministrazioni locali non possono essere

convinte ad andare verso nuovi obiettivi ed azioni,

è meglio non insistere e rispettare questa decisione.

D’altro canto, essa dimostra anche una difficoltà insita

nell’emas ii , che richiede la partecipazione di molti

singoli attori in un sistema di gestione territoriale molto

complesso, non facile da spiegare per coinvolgere le

parti in causa – a volte chiedendo di assumersi decisioni

onerose anche dal punto di vista finanziario – e che, in

fin dei conti è anche molto difficile da gestire, essendo

un progetto che dura diversi anni. Si dovrebbe tener

conto di tutto ciò quando si propone un’emas ii in

ambiti di sviluppo locale, con caratteristiche con proble-

matiche variate e con svariati attori, come normalmente

sono i contesti dei parchi naturali.

Agenzia di sviluppo economico locale di Shkodra -

TEULEDA (Albania)

teuleda ha partecipato in qualità di osservatore esterno

a tutte le attività dei gruppi di lavoro interregionali,

raccogliendo informazioni e conoscenze sulle opportu-

Confluenza tra i fiumi Drini e Buna Stazione di pesca nella laguna di Cabras, Sardegna

Page 31: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2b_33

con una conferenza nazionale sulla gestione della

laguna, che ha visto un’ampia partecipazione da parte

di esperti.

Quindi il Comune ha deciso di partecipare anche alla

“Fiera del gusto„ di Torino, organizzata dalle associa-

zioni slow food nel 2004, dato che le anguille

marinate della laguna di Lesina sono inserite anche

nell’elenco “Arca del Gusto Slow Food„, che ha lo scopo

di salvaguardare le tradizioni agricole e gastronomiche

endemiche e i prodotti per proteggerli dall’estinzione

nella moderna cultura del “fast food„.

Pianificazione partecipata per la definizione di

obiettivi condivisi per la gestione della laguna

L’attività in questione si è incentrata su attività tutoriali

dirette agli attori chiave locali e agli opinion leader inte-

ressati nella definizione di obiettivi di sviluppo per la

produzione ittica nel territorio di Lesina, sostenuti

da facilitatori esperti.

Dopo aver raccolto informazioni sulle opinioni degli

abitanti e degli imprenditori e sulla consapevolezza

dell’esistenza dei problemi, attraverso un questionario

è stato definito il gruppo di parti interessate che avrebbe

dovuto essere coinvolto nella procedura di piani-

ficazione.

Si sono tenuti alcuni incontri preparatori fra

il novembre 2003 e il marzo 2004:

___ 22/11/2003: riunione di coordinamento con il sindaco

e i funzionari pubblici incaricati, allo scopo di definire

i passi e il calendario degli incontri locali con le parti

interessate;

___ 02/12/2003: incontro con il Consiglio comunale e

i rappresentanti della società di gestione a capitale

pubblico e privato della laguna di Lesina;

___ 13/12/2003: fiera locale e iniziative culturali sul

settore ittico di Lesina, con una breve presentazione

del progetto wetlands ii ;

___ 31/03/2004: incontro di coordinamento con il sindaco

e i funzionari incaricati per la valutazione del primo

workshop di pianificazione.

Durante queste riunioni, è stato deciso di organizzare

cinque incontri di pianificazione partecipata con le parti

locali interessate.

Introduzione

La Regione Puglia, nell’Italia meridionale, ha deciso di

partecipare ad azioni locali nel settore della certifica-

zione, della qualificazione e della promozione di prodotti

e servizi delle zone umide del Comune di Lesina, in

considerazione della celebre produzione di anguille e

bottarga della laguna di Lesina e la forte necessità di

intervenire a favore di questo sito “Habitat„, che attual-

mente si trova in una situazione ambientale molto

critica.

Il Comune si è detto d’accordo sulla realizzazione di

una serie di attività e iniziative a sostegno della sua

propria capacità gestionale dell’ecosistema della laguna

e per la creazione delle condizioni di base per un

sistema di produzione e protezione integrato nella

laguna di Lesina.

Le attività, realizzate anche con il sostegno dell’Agen-

zia di formazione e ricerca a.fo.ri.s. (che è anche l’ente

di gestione della scuola emas della Regione Puglia),

possono essere riassunte in sei linee d’azione:

___ definizione di un marchio locale per i prodotti tipici

della laguna e promozione del marchio e dei prodotti

sotto questo marchio nelle fiere locali e nazionali;

___ pianificazione partecipata per la definizione di

obiettivi condivisi per la gestione della laguna;

___ elaborazione di un regolamento per la pesca

e la gestione dello stagno;

___ definizioni delle norme ambientali in vista di una

eventuale registrazione emas ii ;

___ formazione degli operatori locali.

Definizione di un marchio locale per i prodotti tipici

della laguna e promozione del marchio e dei prodotti

sotto questo marchio nelle fiere locali e nazionali

Nel 2003 il Comune ha commissionato l’elaborazione di

un marchio per i prodotti locali, studiato in particolare

per i prodotti ittici in scatola, come le anguille marinate

e la bottarga della laguna di Lesina. Questo marchio,

dopo l’elaborazione di un regolamento minimo e di una

bozza di contratto, è stato messo a disposizione delle

cooperative di pescatori locali e di altre pmi che

lavorano i prodotti della pesca nella zona.

In seguito, nel dicembre 2003 è stata organizzata una

prima fiera locale dei prodotti tipici di Lesina, insieme

B. L’azione locale condotta dal Comune di Lesina: condizioni di base per un sistema di produzione e protezione integrata nella laguna di Lesina

Page 32: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2b_34

Il 29 febbraio 2004 si è tenuto il primo incontro locale,

dove sono stati descritti i concetti chiave che illustravano

la situazione; inoltre i partecipanti sono stati invitati a

discutere i processi di sviluppo sostenibile a livello

locale, nazionale e regionale ed a specificare i particolari

effetti che avrebbero potuto avere sul settore della pesca.

Il 27 aprile 2004, si è tenuto il secondo incontro locale

presso il Municipio di Lesina, che ha registrato

un’ottima partecipazione delle parti interessate e dove

le autorità locali e regionali, l’ente di gestione del Parco

nazionale del Gargano, l’associazione italiana delle

cooperative di pescatori, la società di gestione pubblico-

privata della laguna di Lesina e l’a.fo.ri.s. hanno

presentato i loro interessi, know-how ed esperienze.

Le due successive riunioni di pianificazione parte-

cipata si sono svolte ancora presso il Municipio di

Lesina. Nel corso dell’incontro del 4 novembre 2004, che

ha visto la partecipazione di oltre cinquanta persone,

è stata presentata una descrizione accurata relativa

all’applicazione di un regolamento per la gestione della

pesca e della laguna - la gestione della pesca con-

cernente l'allevamento e l’attività di pesca propriamente

detta. Quindi, la riunione ha affrontato il tema della

definizione degli impatti ambientali primari di ciascuna

fase di gestione, suddividendo i partecipanti in quattro

gruppi, che alla fine del lavoro hanno completato una

Matrice Attività/Impatto ambientale sulla gestione delle

attività di pesca nella Laguna. Tali elaborazioni sono

state quindi condivise fra tutti i membri del gruppo.

Gli oratori di ciascun gruppo hanno chiesto che venisse

elaborata una relazione sui risultati. La relazione

presentava le basi dell’elaborazione della bozza finale

del regolamento per la gestione della pesca e della

laguna.

Il 3 dicembre 2004 i risultati del processo sono stati

presentati al pubblico con la bozza finale del regola-

mento, con un’introduzione sulle principali osservazioni

e richieste da parte della parti interessate.

Definizioni delle norme ambientali da soddisfare

per ottenere una registrazione EMAS II

Le definizioni delle norme da rispettare per ottenere la

registrazione emas ii si sono basate sulle caratteristiche

ambientali dei processi di produzione concernenti i

prodotti della pesca nella zona umida di Lesina, tenendo

conto dei risultati della fase di pianificazione partecipata

prima descritta e della bozza di regolamento finale per la

gestione delle attività di pesca e della laguna.

Il 14 gennaio 2005 è stato consegnato al comune il

“Regolamento per una certificazione ambientale dei

prodotti della pesca nella laguna di Lesina„.

Inoltre, a seguito dell’approvazione formale per conto

del Comune di Lesina, sono stati prodotti due CD-Rom

contenenti tutto il materiale per la documentazione.

1 | Il lago di Scutari e il fiume di Buna

2 | Produzione tradizionale

della Bottarga a Cabras

3 | Tapetti artigianali in un villaggio

sul Lago di Scutari

Page 33: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2b_35

2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale b. l'azione locale di lésina

Questa strategia complessa riguardava pertanto la

promozione della crescita culturale e professionale degli

operatori economici, in vista di uno sviluppo sostenibile,

al fine di generare politiche di prodotto e di mercato

in grado di difendere e consentire la crescita

occupazionale.

Nel corso del mese di aprile 2004 è stato pubblicato il

bando che annunciava il corso di formazione e sono state

raccolte più di 40 richieste di adesione alla formazione.

L’Amministrazione provinciale di Foggia ha sponso-

rizzato il corso.

Il numero definitivo di partecipanti del corso è stato

impressionante: 47 residenti di Lesina e un uditore

di San Nicandro Garganico.

Di seguito il programma delle lezioni tenute dal

maggio 2004 al dicembre 2004, insieme con gli incontri

di orientamento organizzati per i partecipanti al corso:

Formazione degli operatori locali

Questa attività di formazione aveva l’intento di sostenere

e rafforzare le iniziative per una strategia di marketing

territoriale condivisa per la vendita dei prodotti della

pesca e del patrimonio naturale/culturale di Lesina.

L’obiettivo primario è stato quello di trasferire le

conoscenze relative al sistema interno di qualità in tutti

i suoi aspetti, per tutti gli attori economici nel settore

della pesca, per esempio i pescatori, le imprese di

trasformazione e i distributori, i ristoranti, gli hotel, ecc.

L’azione di formazione si è incentrata sul sostegno alle

imprese del settore ittico nell’avvio di mutamenti organi-

zzativi in vista dell’ottenimento della certificazione di

qualità ambientale e delle norme tecniche nazionali o

europee utilizzate per la certificazione dei prodotti

(marchi ambientali volontari, doc , dop , tracciabilità) e

della qualità gestionale in seno alla famiglia di certifica-

zione iso 9000, iso 14000, emas i e ii .

Incontri e durata

28/05/0416,00 - 19,00

01/06/200415,30 – 19,30

15/06/200415,30 – 19,30

17/06/200415,30 – 19,30

24/06/200415,30 – 19,30

29/06/200415,30 – 19,30

28/09/0415,30 – 19,30

29/09/200415,30 – 19,30

12/10/200415,30 – 19,30

20/10/200415,30 – 19,30

Presentazione del Progetto wetlands iiPresentazione del corso, degli obiettivi, del calendario e dei risultati attesiAnalisi delle aspettativeIllustrazione della documentazione iniziale

Contratto di formazioneSunto delle competenze del livello di ingressoIstituzione del portfolio di competenze

Strumenti e principi della manutenzione ambientale

Criteri per la pianificazione della certificazione ambientale dei prodotti della pescadella Laguna di Lesina

Caratterizzazione dell’ecosistema della Laguna di LesinaStrumenti e metodologie per la tutela degli animali e delle piante acquatiche, del lorohabitat e della fascia costieraStrumenti e metodologie per la tutela, il rinnovo e il miglioramento degli stock itticidelle specie in via di estinzione

Introduzione sulla legislazione marittima e le leggi relative alla pescaLegge 963/65Legge 41/82Riforma legislativa

Presentazione del programmaStrategie italiane ed europee per lo sviluppo sostenibile

Introduzione all’ecosistema in ambito nauticoPesca e acquacoltura responsabili

Metodi di acquacolturaInterazioni fra l’acquacoltura e l’ambiente

Linee guida per un’acquacoltura responsabile (Codice di condotta per la pesca responsabile della fao , 1995)Applicazioni sperimentali dei principi dello sviluppo sostenibile nell’acquacoltura

Attività e contenuti

Page 34: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2b_36

Incontri e durata

27/10/200415,30 – 19,30

28/10/200415,30 – 19,30

03/11/200415,30 – 19,30

04/11/200415,30 – 19,30

09/11/200415,30 – 19,30

11/11/200415,30 – 19,30

1° Orientation12/11/200416,00 – 19,00

16/11/200415,30 – 19,30

18/11/200415,30 – 19,30

24/11/200415,30 – 18,30

2° Orientation30/11/200416,00 – 19,00

02/12/200415,30 – 18,30

09/12/200415,30 – 19,30

3° Orientation10/12/200416,00 – 19,00

Linee guida per l’applicazione del regolamento emas nel settore dell’acquacoltura(anpa-icram 2002; ecc.)

Il sistema di certificazione di qualità: le norme della serie iso 9000La certificazione delle organizzazioni private

I sistemi di gestione ambientaleLe norme iso 14001 e il regolamento emas 761/2001

Sistemi integrati, qualità, ambiente e sicurezza

Legislazione sulle acqueLegislazione sui rifiutiLegislazione sul risparmio energeticoLegislazione sull’inquinamento acustico e le vibrazioniLegislazione sul controllo delle emissioni nell’atmosfera

Il ruolo della gestione integrata delle zone costiere (icam)

Caso di studio: l’area marina protetta di Torre Guaceto

Pianificazione partecipata

La tipologia delle marche applicabili ai prodotti del settore agroalimentare e alla pesca(igp , dop , ecc.); procedure per la concessione; esperienze nel settore itticoSituazione attuale delle politiche nazionali sul marchio dei prodotti agroalimentari eittici

Qualità totale nel settore ittico

La qualità ambientale della laguna di Lesina e la sua capacità di pesca

Aspetti sanitari nel settore itticoLe norme sul marchio dei prodotti della pescaPrincipi di nutrizione

Tecniche di marketing dei prodotti e marketing territoriale

Caso di studio: il marchio del Parco regionale del Delta del Po, Emilia-Romagna

Attività e contenuti

Page 35: 20finale%20progetto%20WetlandsII

2b_37

2 | sviluppo sostenibile in zone umide: certificazione della qualità e gestione ambientale b. l'azione locale di lésina

In conclusione, si può affermare che il Comune di

Lesina, rispetto a tutte le azioni attuate, agli strumenti

forniti e alla sensibilizzazione operata sui problemi e

le soluzioni della laguna di Lesina e il consenso relativo

creato tramite gli incontri, i workshop, il corso di

formazione, le fiere e gli eventi pubblici, ha avuto alla

fine di wetlands ii la straordinaria opportunità di fare

un coraggioso passo in avanti per la tutela e la gestione

sostenibile della laguna, una delle sue risorse più impor-

tanti e famose, che sono diventate contemporaneamente

un esempio di “buone pratiche„ italiane per altre lagune

italiane ed europee.

Una golena dell’Elba

Page 36: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3a_38

Solo con dati precisi e metodi chiari di raccolta dei

dati gli enti di gestione delle zone umide possono

assolvere correttamente alle loro responsabilità di

gestione, oltre che apportare il loro contributo ai di-

battiti che si tengono per l’adozione di decisioni con-

cernenti le modalità di sviluppo e tutela di tali zone.

Va detto quindi che il monitoraggio ambientale, a

parte l’ampia gamma di metodi e parametri da tenere

sotto controllo, è particolarmente efficace in termini

di rapporto costi-benefici e le conseguenze dei tentati-

vi di minimizzare gli sforzi per raccogliere dati ogget-

tivi sulla situazione ambientale dell’area da tutelare,

in ragione di limiti di bilancio – comportano il rischio

che gli enti di gestione delle zone umide non possano

ragionare obiettivamente e si trovino prigionieri di

opinioni non comprovate o frutto della fantasia.

Per questa ragione è importante verificare e appli-

care metodi innovativi e più efficienti per il monitor-

aggio ambientale delle zone umide.

Questa sfida è stata raccolta con wetlands ii dal

Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna,

che ha deciso di investire in questo ambito, ottenendo

risultati straordinari.

I due studi maggiori sul monitoraggio ambientale,

di cui uno incentrato su un piano generale e razionali-

zzato di monitoraggio, hanno reso possibile, grazie a

un coefficiente matematico chiamato “FINE index„,

e a un secondo indice che sintetizza le informazioni

sulla qualità delle acque tramite i danni fisiologici e

lo stato di buona salute riscontrati nei mitili (utilizzati

come marker biologici) hanno dimostrato quanto

segue: con una gestione accorta degli strumenti scien-

tifici e del know-how si possono raccogliere informa-

zioni importanti sullo stato dell’arte della natura e

degli elementi ecologici, e questo senza dover affron-

tare costi estremamente elevati. L’indizio logico di

entrambi i metodi è che i gestori di una zona umida

che sono privi di esperienza hanno bisogno di sistemidi supporto alle decisioni facilmente comprensibili e

validi, come questi due metodi hanno tentato di definire.

Cosa ancor più interessante è lo studio sul valore

economico di una zona umida, che inizialmente non è

stato inserito in questo capitolo d’attività, pur avendo

buona ragione di essere citato in questa sede, in quan-

to delimita il quadro di sostegno alla valutazione e alle

decisioni sulle aree umide, incluse le sue funzioni

socioeconomiche. Dovrebbe quindi essere letto come

esempio di know-how che apre la strada sul cammino

della gestione integrata delle zone umide.

Infine, non dovrebbe essere sottovalutata l’impor-

tanza della comunicazione dei dati oggettivi in un

mondo razionalizzato. Le amministrazioni dei parchi e

delle riserve hanno l’opportunità di dare informazioni

più chiare sui valori naturali di tali aree, sulla loro

situazione e sulla necessità di proteggerle, facendo

leva su argomenti non facilmente eludibili. Eppure,

molte volte non si ha la capacità di semplificare e

comunicare tali elementi nel momento o nei modi

più appropriati. Questa è un’altra sfida per il futuro.

3. monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive

Introduction

Page 37: 20finale%20progetto%20WetlandsII

PremessaLe zone umide sono un ecosistema di importanza fonda-

mentale per le funzioni che essi svolgono, in particolare

nei cicli idrologici e geochimici, nonché come ricettacoli

di una elevata biodiversità. Le problematiche che riguar-

dano questi ambienti sono ovviamente numerose, i cui

effetti investono gli ecosistemi del delta del Po da più di

un ventennio, siano essi valli di acqua dolce, salmastre,

lagune o mare costiero. Da tale constatazione nasce la

necessità di evidenziare un nuovo criterio di valutazione

che si avvalga di descrittori ambientali in grado di quan-

tificare l’intrinseca fragilità di un ecosistema in un dato

momento e nell’ambito generale. Ad esempio, la sola

stima delle concentrazioni dei nutrienti non è sufficiente

ai fini predittivi dell’evoluzione trofica di un ambiente,

a meno di una difficile e raramente effettuata, stima dei

bilanci di massa degli stessi nutrienti. Di qui la neces-

sità di concentrare la sperimentazione di un piano di

monitoraggio sul parametro intrinsecamente più sinteti-

co e descrittivo delle caratteristiche di un dato ambiente,

cioè un indice per la valutazione dell’integrità degli eco-

sistemi acquatici di transizione.

Il piano di seguito esposto è indirizzato alla descri-

zione dell’evoluzione della composizione, della struttura

e della dinamica delle comunità macrobentoniche, lette

in relazione ai parametri classici di stato trofico ed alle

caratteristiche fisiche dell’ambiente, quali la profondità

e la movimentazione delle acque.

Introduzione al monitoraggio delle zone umide

La definizione di zona umida è di estrema importanza

sia per le implicazioni scientifiche sia per quelle politi-

che/gestionali. Numerose sono le possibili definizioni

di zona umida, in quanto sotto questa denominazione

ricadono varie tipologie di ecosistemi, accomunati tra

loro dall'abbondanza dell'elemento acqua. Spesso sono

utilizzate definizioni formulate a livello dei singoli Stati

ma, un punto di riferimento, è rappresentato dalla con-

venzione internazionale svoltasi a Ramsar, in Iran, nel

1971, il cui testo originale è riportato di seguito: “For thepurpose of this Convention wetlands are areas of marsh,fen, peatland or water, whether natural or artificial,

permanent or temporary, with water that is static or flowing,fresh, brackish or salt, including areas of marine water thedepth of which at low tide does not exceed six metres.“ Questa definizione è stata formalmente adottata dall’

Italia, traducendone il testo senza modifiche, con il

D.P.R. n. 448 del 13 marzo 1976: “Ai sensi della presenteconvenzione si intendono per zone umide le paludi e gliacquitrini, le torbe oppure i bacini, naturali o artificiali,permanenti o temporanei, con acqua stagnante o cor-rente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distesedi acqua marina la cui profondità, durante la bassa ma-rea, non supera i sei metri.„ .Il monitoraggio delle zone umide è un argomento attual-

mente oggetto di un’approfondita analisi da parte della

comunità scientifica internazionale tra cui spicca un

lavoro EPA , tuttora in corso, dal titolo “Methods for eva-luating wetland condition”. Sebbene lo studio americano

non sia ancora giunto a termine, esso pone l’attenzione

sullo sviluppo di metodi per valutare le condizioni ecolo-

giche complessive di una zona umida, considerando i

principali agenti di stress.

I metodi di valutazione delle condizioni ecologiche

di una zone umida sono basati sullo studio di una o più

delle sue componenti biologiche. Negli ultimi anni sono

stati sviluppati vari metodi e relativi indici, chiamati IBI

(Indexes of Biological Integrity), seppure a questo stadio

non sia ancora stato elaborato un metodo con valenza

globale, a causa della naturale variabilità che si ritrova

all’interno delle zone umide.

Sul fronte Europeo l’EEA (European Environmental

Agency, l’Agenzia per l’Ambiente dell’Unione Europea) ha

recentemente pubblicato il rapporto sullo stato delle acque

nel quale mancano specifici riferimenti alle zone umide.

All’interno del progetto wetlands ii la presente azione

intende fornire un contributo per determinare un primo

modello di piano di monitoraggio delle zone umide se-

condo queste linee operative. Data la vastità dell’argo-

mento trattato è necessario circoscrivere e definire gli

obiettivi. Partendo dalle considerazione tratte, e tenendo

in considerazione le caratteristiche delle zone umide del

Delta del Po, si è ritenuto di incentrare gli sforzi del la-

voro sulla descrizione di un “indice per la valutazionedell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„:

FINE (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity).

A. Il Piano di monitoraggio ambientale e “l’Indice per la valutazione dell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„: FINE (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity)

da prof. michele mistri – dipartimento di biologia, università di ferrara (italia)

3a_39

Page 38: 20finale%20progetto%20WetlandsII

facile, non caratterizza la trofia ed in taluni casi non

riesce ad essere nemmeno pienamente informativo della

qualità ambientale. Tale informazione non può infatti pre-

scindere da una dettagliata conoscenza degli andamenti

stagionali delle stesse concentrazioni, della profondità

del sito e del livello di movimentazione delle acque.

In particolare, profondità, movimentazione e torbidità

delle acque sono informazioni fondamentali nel deter-

minare la composizione delle comunità e quindi delle

modalità di trasferimento delle produzione primaria ai

livelli trofici successivi. Da tali fattori dipende anche

l’entità del rischio di anossia e/o di distrofia, in caso di

esuberi di produzione primaria.

Allo stato attuale delle conoscenze, nella valutazione

di qualità ambientale un indice per la valutazione dell’in-

tegrità degli ecosistemi acquatici di transizione rappresen-

ta un metodo efficace per descrivere in maniera precisa e

sintetica l’informazione ricavata dal monitoraggio dei siti.

Piano di monitoraggioLe zone umide sono suddivise in numerose categorie,

di conseguenza allo stato attuale si rende necessario

selezionare e specificare la tipologia di zona umida a

cui applicare il piano di monitoraggio.

Gli ambienti oggetto del monitoraggio nel Delta del

Po emiliano-romagnolo saranno:

__ le Valli di Comacchio,

__ la Salina di Comacchio

__ la Sacca di Goro

Lo stato delle conoscenze e l’uso di un indice di valutazione

Nell’arcipelago tipologico di zona umida, la presenza

duratura o transiente di una lama d’acqua, più o meno

profonda, è l’elemento unificante, il comune denomina-

tore di una miriade di assetti ecosistemici e biologici

molto differenti.

Rifacendosi quindi all’unica caratteristica veramente

unificante, ovvero la sommersione, costante o transien-

te, in ciò si può fissare il punto di riferimento da cui

iniziare un’analisi. Tuttavia, questo fattore unificante

e apparentemente scontato, risulta essere un elemento

di complicazione in quanto anche ciò che comunemente

è chiamata “acqua„, di fatto è una soluzione salina di

composizione sostanzialmente differente da ambiente ad

ambiente, con differenze di concentrazione degli stessi

elementi fino a tre ordini di grandezza. Alle differenze

di matrice si aggiungono quelle di ordine biologico.

A titolo di esempio si consideri che anche la densità fito-

planctonica batterica aumenta di circa tre ordini di gran-

dezza da condizioni di oligotrofia a ipertrofia. In un’ottica

di monitoraggio, tali ampie variazioni possono essere l’ori-

gine di vari tipi di problemi analitici, sia di ordine metodo-

logico, sia dipendenti da difficoltà oggettive di impiego

di strumentazione per l’acquisizione di dati in continuo.

Per le suddette ragioni la formulazione di indici di

qualità ambientale oggettivi ed applicabili in tutte le

tipologie di zona umida, è di sicuro interesse. La stessa

qualificazione dello stato trofico e della qualità di una

singola zona umida non è per niente semplice o scontata.

Ad esempio, l’utilizzo delle concentrazioni dei nutri-

enti azotati e fosforati, la cui misura è relativamente

La valle di Comacchio

3a_40

Page 39: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3a_41

3. | monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive a. il piano di monitoraggio ambientale e “l’indice per la valutazione dell’integrità degli ecosistemi acquatici di transizione„: fine

“indice„, la cui metodologia non deve essere soggetta a

interpretazioni differenti da parte degli operatori addetti

alle valutazioni.

Un nuovo indice per valutazione dell'integritàdegli ecosistemi acquatici di transizione: FINE (Fuzzy INdex of Ecosystem integrity)

L'analisi della composizione, della struttura e della

dinamica delle comunità macrobentoniche è considerato

l’approccio maggiormente esaustivo per la valutazione

dello stato di salute o del livello di disturbo (sia di origi-

ne naturale che antropica) degli ambienti acquatici di

transizione. La maggior parte degli organismi che costi-

tuiscono tali comunità, infatti, sono caratterizzati da

ridotta mobilità e da cicli vitali relativamente brevi, e,

se intervengono fenomeni che alterano le condizioni

dell'habitat, essi possono rispondere in maniera estre-

mamente rapida, avvicendando specie che adottano

diverse strategie vitali, meglio adattate alle nuove

condizioni ambientali.

Nel tentativo di elaborare descrittori e indicatori

finalizzati alla definizione della qualità e del livello di

impatto negli ambienti costieri, gli ecologi hanno proce-

duto gradualmente, ma con livelli di complessità di ela-

borazione sempre crescente. Se da un lato ciò ha portato

all'individuazione di tecniche potenti, dall'altro tali

elaborazioni risultano spesso incomprensibili a coloro

i quali non sono in possesso di solide basi di analisi

statistica. Escludendo le metodologie non basate sulla

componente biotica del sistema ma di tipo chimico-fisico

Per ognuno dei siti di misura verranno identificate

più stazioni che, per le ben note differenze ambientali

e degli elevati gradienti dei parametri chimico-fisici,

dovranno essere almeno 4 per le Valli di Comacchio,

2 per la Salina di Comacchio e 5 per la Sacca di Goro.

Il piano di monitoraggio prevede un campionamento

stagionale (eventualmente soggetto a modifiche e/o inte-

grazioni sulla base di oggettive giustificazioni) per l’ana-

lisi della composizione e della dinamica delle comunità

macrobentoniche. La ridotta mobilità ed i cicli vitali rela-

tivamente brevi permetteranno di utilizzare i dati acqui-

siti, fornendo informazioni su effetti legati alla stagiona-

lità e l’eventuale confrontabilità dei dati rilevati in

stazioni diverse.

É auspicabile che al monitoraggio previsto dal presen-

te piano, seguano campagne routinarie di misura, che

portino ad avere trend più estesi nel tempo e che portino

ad avere dati “storici„ utili alla modifica dei futuri piani

di monitoraggio, in un’ottica di continuo miglioramento.

Risultati attesiIl piano di monitoraggio ha la finalità di mettere a

punto chiavi di lettura della qualità ambientale in un

ecosistema particolare come le acque di transizione.

Lo spirito innovativo dell’azione risiede nell’utilizzo di

un approccio concettuale tale da permetterne un’appli-

cazione il più generale possibile, la cui applicabilità de-

ve essere esportabile presso altri ambienti e siti di misu-

ra. L’esportabilità e la confrontabilità dei risultati, come

già puntualizzato, è una caratteristica dell’uso di un

Dune protette della costa di Ugento

Page 40: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3a_42

la Salina di Comacchio (2 stazioni) e la Sacca di Goro

(5 stazioni). Ciascuna delle stazioni considerate in

ciascun ambiente è stata scelta secondo un criterio di

rappresentatività dei vari habitat tipizzanti i sub bacini

delle varie lagune (esempio: tessitura del substrato,

substrato nudo/vegetato, ampia/scarsa presenza di fane-

rogame marine, gradienti di confinamento, ecc.).

I valori dell’indice FINE sembrano ben rappresentare

e descrivere in maniera precisa e sintetica l’informazio-

ne ricavata dal monitoraggio dei siti.

Gli andamenti dei parametri descrittori presso ciascu-

na delle stazioni selezionate paiono fortemente influen-

zati dalla stagionalità.

Tuttavia, tali andamenti non sono in fase, e questo

testimonia la peculiarità propria di ciascuna stazione e,

in ultima analisi, la bontà del criterio di scelta delle sta-

zioni. L’indice FINE è stato creato per l’applicazione in

sistemi lagunari eutrofi e di piccole dimensioni quali

quelli Adriatici considerati nel presente lavoro: la defini-

zione delle funzioni di appartenenza alle varie categorie

delle variabili è infatti basata sulla conoscenza ed espe-

rienza sull’ecologia di un dato ambiente. Tuttavia, la

struttura concettuale del modello è relativa a teorie eco-

logiche generali e FINE è quindi potenzialmente appli-

cabile ad una più vasta gamma di bacini di transizione,

assunto che le funzioni di appartenenza siano prelimi-

narmente calibrate sulla base di informazioni specifiche

e di conoscenza storica sull’ambiente interessato.

I valori dell’indice FINE sembrano ben rappresentare

e descrivere in maniera precisa e sintetica l’informazio-

ne ricavata dal monitoraggio dei siti.

Appare evidente come tale indice sia in grado di ben

interpretare e condensare in un unico valore alfanumeri-

co la mole di informazione contenuta nei dati biotici

raccolti.

o parametro-specifiche, che non descrivono in modo

adeguato il grado di sensibilità o i livelli di perturbazio-

ne di un ecosistema, lo sforzo degli ecologi nell’ultimo

decennio è stato indirizzato all'identificazione ed allo

sviluppo di metodiche capaci di condensare una quan-

tità di informazione in un unico biocriterio o indicatore

multimetrico. Il valore potenziale di tale indicatore risie-

de nella sua applicabilità ad ampie aree geografiche, ed

allo stesso tempo nella capacità di valutare con precisio-

ne lo stato di salute di un ecosistema a livello regionale.

Nell’ambito di questa filosofia si inserisce lo studio di

un nuovo indice (FINE : Fuzzy INdex of Ecosystem inte-

grity) appositamente ideato per la valutazione dell’inte-

grità degli ecosistemi di transizione. FINE viene calco-

lato utilizzando descrittori funzionali e strutturali

dell'ecosistema di transizione, con particolar riguardo

all’informazione contenuta nella struttura del macro-

benthos. Il vantaggio di FINE rispetto ad altri indici ri-

siede nel fatto che l'insieme dei descrittori selezionati

permette di integrare l'effetto delle principali componen-

ti biotiche del sistema, e di correggere le equivocità

eventualmente espresse dal valore di un singolo descrit-

tore. In più, il formalismo fuzzy permette di ridefinire

i descrittori in insiemi fuzzy che li descrivono approssi-

mativamente in valori “bassi„ o “elevati„. Ad esempio:

diversità minore o uguale a 0.5 è sicuramente “bassa„,

diversità maggiore o uguale a 2 è sicuramente “elevata„,

i valori intermedi sono sia parzialmente “bassi„ che par-

zialmente “elevati„, e lo sono in un certo grado (definito

di appartenenza). Ulteriore vantaggio è dato dal fatto

che il rapporto tra variabili biotiche (input) e valore

dell’indice (output) non è espresso attraverso un’equa-

zione matematica, ma con regole logiche di facile com-

prensione, quali ad esempio: “diversità elevata, biomas-

sa elevata, etc. = qualità elevata„. Questo formalismo non

deve tuttavia apparire riduttivo, in quanto, nella presen-

te versione di FINE , le regole di classificazione sono

ben 2032, risultanti da tutte le possibili combinazioni

dei descrittori nei loro livelli.

Per la valutazione preliminare del modello su cui è co-

struito FINE ci si è serviti di dati raccolti nel 2004 e nel

2005, con frequenza pressappoco stagionale, presso tre

ambienti acquatici di transizione dell’area deltizia del

Po. Tali ambienti sono le Valli di Comacchio (4 stazioni),

Page 41: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3b_43

abbiano causato alterazioni a livello di popolazione e

di comunità; pertanto le indicazioni precoci riguardanti

gli effetti degli inquinanti possono permettere alle Unità

produttive coinvolte di prendere i provvedimenti più

opportuni per evitare futuri danni ambientali.

A questo scopo, sono stati utilizzati organismi sessili

filtratori in grado di accumulare nei propri tessuti le

sostanze inquinanti presenti nell’ambiente in cui essi

vivono e pertanto in grado di “integrare„ su scala tempo-

rale il livello di inquinamento che si registra in una data

zona in un ben definito intervallo di tempo. Gli organis-

mi “sentinella„ scelti per il biomonitoraggio sono i mitili

(Mytilus galloprovincialis), che per opportuni periodi di

tempo sono stati tenuti in 4 siti prescelti esposti alla con-

taminazione. Nello stesso tempo altri organismi sono sta-

ti stabulati in uno/due siti considerati non contaminati.

Siti sospetti di contaminazione e non contaminati

devono comunque essere confrontabili fra loro per gli

altri parametri, quali salinità, profondità, temperatura,

etc. Data la presenza di altri molluschi più tipici

dell’ecosistema in esame (ad es. la vongola, Tapes philip-pinarum) si può ipotizzare una valutazione del loro stato

di “salute„ mediante utilizzo delle stesse metodiche. In

questo caso, se i parametri di base non sono noti, la fase

di biomonitoraggio vero e proprio sarà preceduta da una

fase di messa a punto delle metodiche e di valutazione

dei parametri biologici scelti come biomarkers in condi-

zioni basali. Considerando che nessun biomarker, da so-

lo, può fornire una diagnosi completa degli effetti dell’in-

quinamento di un’area, in questo studio si è utilizzata

una “batteria di biomarkers„.

L’indagine è stata condotta in un unico laboratorio,

tuttavia i dati sono stati intercalibrati con strutture di

riferimento internazionali (es. Centro di studio dei me-

talli in traccia, c/o Università di Genova e Centro di

riferimento UNEP , ora c/o Università di Alessandria).

I livelli di tossicità degli inquinanti eventualmente accu-

mulati nelle cellule degli animali in esame verranno

valutati utilizzando una batteria di biomarkers compren-

dente:

1. indici di stress generali = cioè non direttamente rela-

zionabili alla causa che provoca la sindrome di stress

quali la stabilità delle membrane lisosomiali, la infiltra-

zione lipidica dei lisosomi, l’accumulo di lipofuscine

In questo studio vengono presentati i risultati, ancora

preliminari e non generalizzabili, di un progetto di bio-

monitoraggio delle zone umide mediante l’utilizzo di

specie marker (Mytilus galloprovincialis, Tapes philip-pinarum) attuato su una zona umida ravennate (Pialassa

Baiona). Lo scopo è sia di individuare zone a diverso

inquinamento, sia di costruire uno schema, un modello

di biomonitoraggio applicabile ad altre aree umide ed

ampliabile e possibilmente generalizzabile. La scelta

di iniziare tale sperimentazione dalla Pialassa Baiona è

stata dettata dalla consapevolezza che tale area presenta

livelli di inquinamento piuttosto elevati che seguono

anche un gradiente. Inoltre, tale area è stata ampiamente

studiata negli ultimi 20 anni, per cui la mole di dati a

disposizione è notevole.

Nel presente progetto ci siamo posti quindi l’obiettivo

di integrare le analisi chimiche ed ecologiche già condot-

te per legge nella Pialassa Baiona dagli Enti preposti con

un piano di biomonitoraggio mediante organismi senti-

nella e misure di indici di stress, o biomarkers, al fine di:

1. stabilire una più stretta correlazione tra il dato chimi-

co/geochimico e gli effetti biologici sugli organismi;

2. mettere a punto un protocollo adatto al biomonitorag-

gio di sistemi acquatici di tipo lagunare;

3. mettere a punto un pacchetto di analisi applicabile

per fini diagnostici predittivi e, nel caso di necessità,

per seguire le fasi di interventi di ripristino.

Va tenuto presente che, data la complessità ambientale,

né le analisi chimiche né quelle ecotossicologiche o di

biomonitoraggio, né gli studi di popolazione possono da

soli fornire una diagnosi completa dello stato di salute

dell’ambiente.

Il ruolo del biomonitoraggio sperimentale proposto è

quello di misurare l'effetto che uno o la sommatoria di

contaminanti diversi, magari ciascuno sotto il livello

di “soglia„ secondo le norme di legge, esercitano sugli

organismi considerati, in accordo con le recenti norma-

tive che riconoscono un sito come inquinato laddove,

pur non essendo presenti livelli eccessivi di singoli in-

quinanti, si individui un danno agli organismi. Inoltre,

adeguatamente utilizzati, i risultati del biomonitoraggio

permettono di evidenziare i danni biologici prodotti

dalle sostanze inquinanti prima che i loro effetti tossici

B. Biomonitoraggio sperimentale su specie marker (bivalvi) in un’area campione del Delta del Po in Emilia-Romagna

da ms. dr. elena fabbri (istituto cirsa, ravenna – università di bologna)

Page 42: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3b_44

biologiche sono, d’altra parte, estremamente complesse

e in genere non direttamente correlabili con le cause che

ne hanno eventualmente indotto modificazione, inoltre

le informazioni vengono fornite in tempi molto lunghi,

quando ormai il degrado ambientale può essere irrime-

diabile.

Nemmeno il biomonitoraggio mediante biomarkers

qui proposto è esente da critiche; una importante è che

può risentire della variabilità biologica degli organismi,

e quindi richiedere una particolare attenzione nell’e-

same dei risultati ottenuti, con aumento del numero

di analisi da effettuare; tuttavia, presenta vantaggi

rilevanti.

BIOMARKERS

__ Forniscono informazioni precoci sulla esposizione

degli organismi a contaminanti

__ Identificano effetti sinergici dovuti alla presenza di

più contaminanti, anche se sotto la soglia di legge

__ Segnalano l’inquinamento anche se la fonte non è

più presente

__ Misurano risposte degli organismi più sensibili

rispetto ad altri test

Conclusionie e prospettive futureI biomarker hanno segnalato uno stato di salute general-

mente mediocre ed in particolare è stata evidenziata

una maggiore sofferenza degli organismi in due siti

che tuttavia non sono in relazione al gradiente di in-

quinamento nord-sud evidenziato da precedenti analisi

chimiche sui sedimenti della Pialassa. Tuttavia, i mitili

rendono conto della situazione presente nella colonna

d’acqua, che può essere anche molto diversa da quella

dei sedimenti. Le vongole, utilizzate proprio allo scopo

di segnalare situazioni degradate nei sedimenti, non

hanno contribuito alla diagnosi della salute ambientale

in maniera sufficiente.

2. indici di stress specifici = cioè direttamente rapporta-

bili alla causa che induce lo stato di sofferenza degli

animali: metallotioneine (per i metalli) e acetilcoline-

sterasi (per gli esteri organofosforici). I biomarkers

indicati fanno parte della “batteria di bioindicatori„ uf-

ficialmente riconosciuta dalle organizzazioni interna-

zionali che si occupano di monitoraggio ambientale,

previsti dal programma UNEP-MAP per il biomonito-

raggio nel Mediterraneo (MED-POL) e descritti nel

mauale UNEP/RAMOGE 1999. La scelta dei bioindi-

catori specifici, all’interno comunque della batteria

di biomarkers approvata dalla Organizzazioni inter-

nazionali, potrà essere modificata in relazione alle

problematiche che via via vengano individuate

nell'area di studio.

Per una completa e corretta valutazione dello stato di

salute dell’ambiente in esame, il programma di biomoni-

toraggio proposto è stato affiancato da analisi chimico-fi-

siche, secondo quanto prescritto dal D.Lgs. 152/99 e inolt-

re da indagini geochimico- sedimentologiche che hanno

riguardato sia le acque che i sedimenti dell'area oggetto

di studio, integrando anche i dati già disponibili, al fine

di giungere ad una definizione dell’eventuale carico di in-

quinanti presenti. Parte importante dello studio è stata

mirata ad una corretta valutazione dei tenori di fondo na-

turali, utilizzando sia dati ricavati dalla letteratura o dagli

archivi sia dati prodotti direttamente da questo progetto

di ricerca. L'influenza del parametro tessiturale (granulo-

metria), della composizione mineralogica, l'effetto di

sostanza organica e solfuri diagenetici probabilmente

presenti all'interno del sedimento sono stati determinati

al fine di definire il loro grado di condizionamento nella

distribuzione di metalli pesanti nel sedimento.

Questo affiancamento è stato realizzato in quanto

a ciascuno degli approcci, se impiegato da solo, sono

riconosciuti alcuni limiti. Gli inquinanti possono spesso

essere a concentrazioni molto variabili e talvolta non

rilevabili, tuttavia essere biodisponibili e quindi perico-

losi per gli organismi viventi, fenomeno che le analisi

chimiche non tengono in considerazione; queste analisi

inoltre non hanno capacità predittive sull’eventuale in-

terazione fra le diverse sostanze chimiche, potenzial-

mente deleteria per il biota. Le indagini sulle comunità

Page 43: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3b_45

3. | monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive b. biomonitoraggio sperimentale su specie marker (bivalvi) in un’area campione del delta del po in emilia-romagna

i mitili, ma mai per Chamelea gallina. I micronuclei so-

no piccole formazioni tondeggianti contenenti DNA che

compaiono intorno al nucleo cellulare durante la interfa-

se. La loro presenza è segno di danno a carico dei cromo-

somi determinato da agenti genotossici, e il loro numero

può aumentare progressivamente divenendo un indice

dell’accumulo di danni genetici durante la vita di un or-

ganismo. Dato che questo test richiede una certa espe-

rienza da parte del personale impegnato in queste

analisi, è da prevedere la possibilità di usare il COMET

assay che può essere condotto più routinariamente

e quindi utilmente ai fini di un biomonitoraggio.

In generale è possibile concludere che l’attività

condotta è stata molto proficua ed ha soddisfatto gli

obiettivi posti. Data la complessità e la variabilità

dell’ambiente occorre però capire se i biomarker impie-

gati per il biomonitoraggio della laguna non risentano

della fluttuazione di parametri naturali ma rispondano

soltanto a stimoli di origine antropica. E’ quindi impor-

tante eseguire in parallelo analisi sugli organismi e

valutazioni di tipo geochimico nei siti di indagine, che

è l’obiettivo principale di una nostra attività futura in

questo settore.

Infine, sarà importante valutare l’applicabilità e

l’efficienza di tali metodologie di monitoraggio ambien-

tale e biomonitoraggio mediante analisi geochimiche e

biomarkers ad aree lagunari diverse per capire quanto

i risultati ottenuti a livello locale possano essere genera-

lizzati. L’obiettivo quindi del prossimo futuro è quello

di spostare le indagini su altre lagune costiere salmastra

come, ad esempio, le Valli di Comacchio.

I risultati dello studio condotto nell’ambito del progetto

hanno portato innanzitutto a chiarire che T. philip-pinarum non è un organismo adatto per svolgere un ruo-

lo di organismo sentinella, almeno secondo i biomarker

utilizzati, per cui un successivo studio relativo ai sedi-

menti dovrà prevedere l’utilizzo di Chamelea gallina in

luogo di T. philippinarum. Questa vongola è già stata

utilizzata allo scopo, ma non è ben distribuita all’interno

della Pialassa Baiona pur essendo presente. Si procederà

quindi con un biomonitoraggio di tipo attivo, trasferendo

in Pialassa organismi prelevati in altre aree dell’Adriatico.

Il monitoraggio pilota invece, con utilizzo di Mytilusgalloprovincialis, ha confermato tutte le potenzialità

diagnostiche che sono già state descritte per altri siti

costieri, anche se non lagunari. Il fatto che i mitili siano

da tempo ampiamente usati come organismi sentinella

in varie parti del mondo ha reso possibile la definizione

di protocolli metodologici standard. Questi a loro volta

permettono la intercalibrazione dei dati con laboratori

di riferimento e il confronto con i dati di altri laboratori

o presenti in letteratura. Inoltre la relativamente buona

conoscenza della fisiologia dei mitili permette una

migliore comprensione dei risultati.

Molto utile sarà valutare le caratteristiche geo/

chimico/fisiche dello strato di acqua in cui avviene la

rimobilizzazione dei sedimenti, che potrebbe presentare

caratteristiche correlate alle risposte degli organismi.

È altrettanto necessario programmare l’analisi dal

punto di vista geochimico di alcune carote di sedimento

prelevate in corrispondenza dei siti prescelti in una

futura indagine, così come dei parametri chimico/fisici

delle acque (temperatura, ossigeno disciolto, salinità,

etc.) attraverso l’uso di sonde multiparametriche.

Per quanto riguarda i siti prescelti, riteniamo che il

numero di 4 (più il/i siti di controllo) sia stato idoneo

al fine del progetto. Tuttavia future analisi potrebbero

prevedere siti più lontani fra loro, disposti da nord a sud,

con l’obiettivo di valutare una corrispondenza tra le ris-

poste dei bivalvi fossori e le indagini passate che hanno

rilevato elevate concentrazioni di metalli pesanti con

gradiente nord-sud.

La batteria dei biomarker utilizzata non comprendeva

indici di genotossicità. Si ritiene utile implementarla

con il test dei micronuclei, già ampiamente utilizzato per

Page 44: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3c_46

e Valle Cantone); è inclusa contesto di tutela del Parco

del Delta del Po e, allo stesso tempo, interessata ad

attività produttive di pesca.

Metodologia e raccolta di datiAbbiamo cominciato dall'analisi delle caratteristiche

territoriali dell'area di studio per valutare il valore

economico e funzionale di queste zone umide.

Abbiamo preso in considerazione anche i

seguenti aspetti:

__ aspetti legislativi e costrizioni ambientali,

__ aspetti economico-sociali e funzionali dei beni

da analizzare.

Leggi regionali ed europee riguardanti la

laguna della Valle Bertuzzi:

__ La legge regionale dell’Emilia-Romagna

N.ro 27/1988, costituzione del Parco del Delta del

Po dell'Emilia-Romagna e Piano delle stazioni di

Volano-Mesola-Goro (2001)

__ Convenzione di Ramsar sulle zone umide (1971)

__ Direttiva del Consiglio dell’UE n. 79/409/EEC

“La direttiva degli uccelli„

__ Direttiva del Consiglio dell’UE n. 92/43/EEC

“Direttiva dell’Habitat„

__ Regolamento del Consiglio dell’UE n. 1257/99

sul sostegno allo sviluppo rurale

I dati, raggruppati attraverso un piano di monitoraggio,

hanno permesso di dichiarare un modello d'analisi

estimativo del valore economico totale per l'area di

studio nonché per altre aree di stessa natura.

RisultatiNella stima del valore economico e funzionale abbiamo

considerato che l’area di studio è un luogo caratterizzato

da funzioni miste (pubbliche e private) e con scopi

multipli; per queste ragioni era necessario di aggiungere

il valore privato, connesso alla produzione (bacini di

PremessaObiettivi

Le zone umide sono ecosistemi unici che spesso si trova-

no affiancati a sistemi acquatici (acqua, fresca o salata)

o terrestri (altopiano). Essi possono essere umide duran-

te tutto l’anno, possono essere umide in alcune stagioni

oppure possono essere umide durante una parte del

giorno. Queste aree sono le più produttive fra gli habitat

acquatici e possiedono un valore ambientale inconfondi-

bile. Questi particolari habitat sostengono una grande

varietà di specie e sono caratterizzati da una vasta diver-

sità paesaggistica; essi rappresentano il risultato di va-

rie interazioni fisiche, chimiche, climatiche ed umane.

Noi pensiamo che l’obiettivo primario nella gestione

di queste aree è badare alla maggior utilità sociale che è

rappresentata dal totale di benefici ben definiti relativi a

diversi individui: individui privati che traggono profitto

direttamente, individui privati che traggono profitto

indirettamente, la società in senso largo.

Le zone umide provvedono benefici sia a cittadini

privati che a tutta la società ed il loro valore è un valore

economico non solo strettamente connesso all’uso con-

sumistico che consente l'uso fisico di una risorsa natura-

le o ambientale (valore d'uso) ma anche all’uso non-con-

sumistico che non comporta uso fisico e diretto di una

risorsa naturale o ambientale (valore di non-uso). In una

parola il valore economico totale (vet). Questi benefici o

funzioni di solito coinvolgono beni e servizi di grande

importanza per la società.

Alcuni dei benefici che provvedono le zone

umide includono:

__ Zone di pesca sane

__ Sostegno per uccelli e altri animali e piante selvatiche

__ Alta produttività biologica

__ Protezione della biodiversità

__ Controllo dell'erosione

__ Riduzione dei danni da inondazioni

__ Buona qualità dell’acqua

__ Estetica e ricreazione

Attraverso un approccio sperimentale, il nostro studio

si è occupato con la valutazione di vet di una zona umi-

da particolare (Valle Bertuzzi composta da Valle Nuova

C. Definizione Sperimentale del valore economico e funzionale delle zone umide

da francesco donati, giulia ruol, elena fabbro

Page 45: 20finale%20progetto%20WetlandsII

3c_47

3. | monitoraggio ambientale: dati oggettivi per decisioni oggettive c. definizione sperimentale del valore economico e funzionale delle zone umide

È evidente che nelle aree dove il livello di protezione

è alto, la presa in considerazione del costo delle funzioni

sociali analizzati precedentemente rappresenta un

elemento importante per la conservazione del bene.

Per questa ragione, come indicato nel nostro lavoro,

in base a quella che sembra essere l'effettiva capacità

di carico di queste aree, noi non possiamo pensare a

politiche di conservazione basate solamente su strumenti

di costrizioni; è necessario sviluppare delle strategie di

mercato riferite a beni e servizi ambientali.

pesce, caccia, gestione turistica), al valore pubblico deri-

vato dalla preservazione della natura, la protezione idro-

geologica e la conservazione del paesaggio e delle atti-

vità ricreative.

In considerazione della natura particolare dell’oggetto

di studio, abbiamo proseguito con gli analisi dei valori

unitari, disaggregando gli elementi principali che carat-

terizzano il bene e prendendo in considerazione la loro

funzionalità.

È questa la funzionalità che influenza sul valore della

complessità del bene.

Le attività produttive dei proprietari possono essere

trasformate in valori monetari; per questa ragione posso-

no essere calcolate come valori unitari secondo i criteri

valutativi relativi al mercato.

In base agli elementi valutativi analizzati nella nostra

ricerca, il valore del distretto della valle, riferito alla

proprietà, è calcolato aggiungendo i valori dell'attività

primaria (pesca) a quelli delle altre attività compiute al-

lo stesso podere (caccia e attività turistiche e ricreative).

Dai costi e i benefici summenzionati, possono esserne

ricavati altri come risultato da qualche tipo di gestione

fattoriale a livello del territorio (benefici per altri indivi-

dui privati).

Perciò noi abbiamo ipotizzato una valutazione dei

benefici che sono provveduti non solo al distretto di

Bertuzzi ma anche a tutta la zona umida nel Parco o che

fluttua vaste relazioni con l'area protetta (in particolare

le attività relative al turismo).

Queste aree sono gestite secondo i criteri di sostenibi-

lità produttiva e di restaurazione ambientale e provve-

dono, come prodotto aggiunto, benefici esterni per l’in-

tera società (funzione ambientale ed ecologica, funzione

paesaggistica, funzione idrologica).

Come un valore sociale delle zone umide, abbiamo

usato il valore economico delle funzioni ambientali

coinvolte nella gestione estesa della valle da pesca preso

dai dati della gestione di valle in situazioni simili a

quelle analizzate per questa ricerca.

Page 46: 20finale%20progetto%20WetlandsII

4_48

Il partner tedesco di wetlands ii , la Riserva di

biosfera dell’UNESCO “Paesaggio fluviale dell’Elba

Centrale„ (BRME) del Land Sassonia-Anhalt – regione

della Germania orientale che si estende lungo il fiume

Elba, nella parte ovest-sudovest di Berlino – si è concen-

trato sulla comunicazione e la sensibilizzazione per le

sue azioni locali. Il BRME ha avuto la responsabilità di

gestire un’area di circa 200.000 ha, che include anche

parti dei fiumi Saale, Mulde e Havel.

La comunicazione e la sensibilizzazione si considera-

no un altro aspetto cruciale della Gestione integrata

delle aree umide per gli enti di gestione dei parchi e

delle riserve. Ancora una volta, non si tratta di una tipica

azione di protezione della natura o una questione am-

bientale, ma è molto importante, in quanto – grazie

all’educazione ambientale e la protezione dell’area,

una gestione dell’informazione a livello professionale,

il lavoro dell’ufficio stampa, le campagne di sensibilizza-

zione condotte professionalmente e il dialogo con la

popolazione residente, è possibile effettuare un’opera

d’informazione migliore riguardo a ciò che sono le zone

umide, cosa offrono, cosa è necessario per proteggerle

e come l’uomo possa vivere in armonia con esse.

Nel quadro del progetto wetlands ii , il BRME si è

incentrato sulla questione con diversi obiettivi specifici,

e in particolare:

1. rafforzare la capacità del personale BRME di fare

opera di comunicazione sul lavoro svolto nei confronti

dell’esterno e cooperare con diversi tipi di gruppi-

bersaglio come la popolazione residente, altre entità

tecniche responsabili della realizzazione di progetti

di sviluppo, nonché la stampa locale e I mezzi

d’informazione;

2. aumentare la consapevolezza della popolazione

residente in merito alle opportunità e alle necessità

che la tutela del paesaggio e della natura comporta,

nonché sullo sviluppo sostenibile, compatibile con

lo scopo della protezione della natura;

3. trovare soluzioni insieme con i gruppi bersaglio

citati prima per la realizzazione di progetti specifici;

4. promuovere il patrimonio naturale e culturale del

BRME , un uso sostenibile dello stesso, nonché un

turismo ecocompatibile.

Nel periodo fra marzo e settembre 2003, il BRME ha

elaborato un documento strategico per effettuare una

campagna di sensibilizzazione e comunicazione, diviso

in cinque sottoprogetti, che definisce gli obiettivi e le

azioni per ciascuno di tali sottoprogetti. Questi

sottoprogetti concernevano:

1. l’uso alternativo delle praterie lasciate incolte

2. la rinaturalizzazione del fiume Havel e una strategia

di sviluppo regionale integrata

3. il rafforzamento del consenso e la pianificazione

partecipata per 3 misure concrete di protezione del

paesaggio e della natura (lo spostamento degli argini

nella zona di Sandau, la reinondazione della zona

delle praterie, la realizzazione di un percorso natura-

listico delle terre basse fluviali).

4. la promozione del patrimonio culturale: Presentazione

internet del Parco di Dessau-Wörlitz

5. lo sviluppo delle offerte di educazione ambientale

esistenti: la progettazione e l’ampliamento della

4. comunicazione e sensibilizzazione: come creare il consenso grazie a un programma pianificato di sensibilizzazione

Giardino di Dessau-Wörlitz

Page 47: 20finale%20progetto%20WetlandsII

4. | comunicazione e sensibilizzazione: come creare il consenso grazie a un programma pianificato di sensibilizzazione

“Auenhaus (casa delle terre basse)„ vicino a Oranien-

baum quale centro educativo e informativo per lo

sviluppo sostenibile.

Ai fini della presente relazione riassuntiva, illustriamo

di seguito in particolare la realizzazione e i risultati dei

primi tre progetti. Si fa comunque notare che i sottopro-

getti 4 e 5 si sono conclusi con successo, offrendo la

possibilità alla BRME di sostenere la promozione del

Parco Dessau-Wörlitz (www.gartenreich.net) e di avere

il piano didattico di base e un progetto architettonico

pronto per un futuro ampliamento della “Auenhaus„.

L’uso alternativo delle praterie incolteLo scopo del progetto era quello di trovare alternative

alle modalità di utilizzo delle praterie esistenti, in

cooperazione con altri partner competenti, e di informa-

re un pubblico più vasto su queste opportunità, al fine

di intervenire contro il progressivo aumento delle super-

fici lasciate incolte in queste zone.

A questo scopo, si sono formati gruppi di lavoro, cui

hanno partecipato e collaborato gli esperti delle aree

specialistiche relative. A questi hanno presenziato, per

esempio, i rappresentanti dell’ufficio per l’agricoltura e

la riforma agricola, l’Istituto nazionale per l’agricoltura e

l’orticoltura di Iden, il gruppo intercomunale della valle

dell’Elba, gli agricoltori, le associazioni ambientaliste e

un rappresentante della Federazione per la conservazio-

ne del paesaggio. Il gruppo di lavoro si è incontrato due

volte a Iden.

Nella prima consultazione, abbiamo fornito informa-

zioni generali sul progetto wetlands ii e definito

insieme un’attività e un piano finanziario per il sottopro-

getto. Fra le altre cose, si è suggerito di organizzare

un incontro pubblico presso la fattoria biologica

“Dihlmann„ di Busch, incontro che si è tenuto il

17 aprile 2004.

In questa occasione, l’argomento affrontato da questa

attività di sensibilizzazione è stato percepito come

molto importante, anche in considerazione del fatto che

i rappresentanti delle associazioni di agricoltori si sono

rivolti all’amministrazione della riserva di biosfera, al

fine di cercare soluzioni possibili a questo problema.

Per dare una risposta e informare il pubblico, è stato

pubblicato un opuscolo dal titolo “Le praterie sempre

più incolte – quali le alternative?„ che è stato distribuito

durante l’incontro di Busch.

In seguito le condizioni di base delle politiche regiona-

li nella Sassonia-Anhalt nel quadro della politica agrico-

la europea sono cambiate, e gli agricoltori, dal 2005

hanno cominciato a ricevere un premio sulla base della

superficie di praterie coltivate o curate. Quindi i

contenuti del pieghevole si sono rivelati già superati.

Come effetto è rimasto il fatto di aver provocato

l’avvio di un’ottima cooperazione fra le varie istituzioni,

federazioni e persone, che hanno realizzato insieme una

piccola misura relativa a un tema e influenzato forse in

parte le decisioni adottate a livello regionale su questo

argomento. Nel villaggio di Wahrenberg abbiamo potuto

realizzare alcune misure di ridefinizione del paesaggio

sulle praterie incolte, in particolare per proteggere la

fascia circostante gli habitat in pericolo (p.e. i piccoli

specchi d’acqua) in cui vivono animali e piante rare.

4_49

Auenhaus vicino a Oranienbaum

Page 48: 20finale%20progetto%20WetlandsII

hanno spiegato ai partecipanti i possibili esempi per la

creazione delle strutture ecocompatibili, oltre agli obiettivi

sostanziali del progetto di protezione della natura su vasta

scala. A sostegno della campagna informativa, abbiamo

commissionato la realizzazione di una presentazione

Powerpoint, di opuscoli informativi sull’argomento,

oltre a tre cartelloni .

Con questi mezzi la Riserva di biosfera ha sostenuto,

nel 2004, la campagna informativa sull’elaborazione di un

concetto di sviluppo regionale per le terre basse dell’Havel

nei distretti interessati di Stendal e Westhavelland.

Al contempo, è stata messa in cantiere anche la progett-

azione di un altro opuscolo informativo sul “Turismo natu-

ralistico nella zona del basso Havel„ oltre che un modello

territoriale del paesaggio “confluenza Elba-Havel„, che

avrebbero potuto aiutare la comprensione da parte della

popolazione residente.

Nel 2005 è stato stampato questo secondo opuscolo e

il modello territoriale è stato installato nel centro informa-

zione di Havelberg. Inoltre, è stato progettato e pubblicato

un pieghevole speciale per informare sul progetto di

protezione della natura su vasta scala, che avrebbe dovuto

essere attuato nel settembre 2005.

Il progetto wetlands ii ha contribuito decisivamente

al successo dell’elaborazione del concetto di sviluppo

regionale per il fiume Havel, attività approvata dai consigli

distrettuali di Stendal (Sassonia-Anhalt) e Westhavelland

(Brandeburgo).

In tal modo, sono state poste le condizioni di base per

l’approvazione del progetto “Ri-naturalizzazione del basso

fiume Havel„, in quanto progetto per la protezione della

natura su vasta scala della Repubblica federale tedesca.

Il 2 settembre 2005, durante una conferenza pubblica a

Garz e Strodehne organizzata a tal scopo dalla Riserva di

biosfera, il ministro federale dell’Ambiente, Jürgen Trittin,

ha consegnato il contratto di finanziamento del progetto

alle due amministrazioni di Brandeburgo e Sassonia-An-

halt (alla responsabile del ministero dell’Agricoltura del

Land Sassonia-Anhalt, sig.ra Wernicke).

Rinaturalizzazione del fiume Havel e strategia di sviluppo regionale integrataIl corso naturale del fiume Havel è stato modificato note-

volmente nel corso dei secoli, allo scopo di utilizzarlo

come corso d’acqua federale e per l’irrigazione e la prote-

zione contro le esondazioni. Ciononostante le terre basse

dell’Havel vicine alla confluenza con l’Elba rappresentano

ancora un’area umida di estremo valore e di importanza

internazionale, rispondendo ai criteri di protezione

speciale e sviluppo (sito Ramsar).

Di recente, l’uso del fiume per il trasporto è diminuito

notevolmente, tanto che attualmente la navigazione sul

corso d’acqua è praticamente quasi inesistente. Conside-

rando la nuova direttiva quadro dell’Unione europea sulle

acque, sono stati ripresi in esame un progetto sulla prote-

zione della natura di ampio respiro, la pianificazione dello

sviluppo regionale e le misure di rinaturalizzazione che

potrebbero rendere possibile, nel prossimo futuro, un uti-

lizzo predominante del fiume Havel a scopo turistico, oltre

che la creazione di strutture fluviali ecocompatibili con

l’ambiente fluviale.

Il sottoprogetto 2 aveva quindi l’obiettivo di contribuire

alla preparazione di questo progetto, sostenendo la reali-

zzazione con un lavoro di sensibilizzazione e informazione

a tutto campo.

Come partner di progetto sono state coinvolte le

amministrazioni distrettuali e i consigli locali regionali,

i proprietari terrieri e gli utilizzatori delle superfici consi-

derate, gli enti di protezione della natura – enti di gestione

delle acque e forestali, la Direzione federale delle acque e

della navigazione, l’amministrazione del parco naturalisti-

co Westhavelland del Brandeburgo, le associazioni per la

protezione della natura, i consorzi turistici, i rappresen-

tanti dei mezzi d’informazione locali, le federazioni degli

agricoltori, nonché gli uffici tecnici e gli esperti di pianifi-

cazione.

L’evento inaugurale organizzato è stato un giro in barca

di due giorni sull’Havel. Durante il giro, gli esperti dell’uf-

ficio tecnico di gestione del paesaggio Ellmann & Schulze

Escursione in barca sul fiume Havel Giardino di Dessau-Wörlitz

4_50

Page 49: 20finale%20progetto%20WetlandsII

4_51

4. | comunicazione e sensibilizzazione: come creare il consenso grazie a un programma pianificato di sensibilizzazione

sufficiente dall’acqua alta.

Il partecipante più importante in questo contesto –

insieme con l’amministrazione della riserva di biosfera –

è stata l’Agenzia di servizio regionale per la protezione

dalle inondazioni e la gestione delle acque (AFW), in

ragione della sua responsabilità per la pianificazione e

la realizzazione della risistemazione degli argini dell’a-

rea di Sandau. Insieme con i dipendenti dell’AFW e un

ufficio di pianificazione, abbiamo prodotto un pieghevo-

le e una presentazione PPT sulle misure pianificate.

Poiché il Land Brandeburgo aveva già avuto l’esperien-

za di azioni pubblicizzate relativamente alla risistema-

zione degli argini un secondo passo della realizzazione

del sottoprogetto è stato uno scambio di esperienze fra

i dipendenti del BRME e i colleghi dell’amministrazione

del Brandeburgo. La presentazione Powerpoint è stata

quindi presentata in primo luogo agli uffici AFW di

Genthin, davanti a un pubblico di specialisti, quindi

anche all’amministrazione del BRME . Durante gli incon-

tri transnazionali dei partner wetlands ii di Storkau

nel maggio 2004, è stata effettuata una visita alla zona

di risistemazione degli argini. L’AFW ha utilizzato an-

che la presentazione Powerpoint per una riunione

informativa nel ministero regionale.

A metà del 2004 la cooperazione con l'AFW si è

interrotta, perché essi non volevano continuare la coope-

razione con il BRME in questo campo. Per questa ragio-

ne, abbiamo deciso di fornire un modello territoriale sul

paesaggio della basse terre dell’Havel e sulla risistema-

zione degli argini della zona di Sandau, al fine di dare

maggiori informazioni sugli scopi del progetto ai visitato-

ri nel nuovo centro informazioni di BRME ad Havelberg.

Reinondazione di una zona di praterieI principali partecipanti a livello locale, con cui l’ammi-

nistrazione BR ha cooperato, sono stati la Federazione

per la protezione della natura (NPF) di Amburgo

Rafforzamento del consenso e pianificazione partecipata per tre misure concrete di protezione del paesaggio e della natura

Le tre misure accompagnate da azioni informative

e di sensibilizzazione o discusse per un approccio

partecipato da pianificare sono state:

1. la risistemazione degli argini nella zona di Sandau;

2. la reinondazione di una zona di praterie;

3. la realizzazione di un itinerario naturale

nella parte bassa del fiume.

Uno scopo di questo sottoprogetto era quello di informare

obiettivamente la popolazione residente locale sull’uso e

sulle modifiche che si intendeva apportare al paesaggio,

oltre a raccogliere il consenso fra la maggioranza della

popolazione nella regione a favore di tali misure. Per la

pianificazione e la realizzazione degli itinerari naturali-

stici delle basse terre dell’Elba, si è ipotizzato di invitare

e coinvolgere i residenti locali e le persone responsabili

del turismo e dei percorsi di trekking.

Nel primo anno di progetto sono stati composti dei

gruppi di lavoro che per lo più erano formati da attori

locali coinvolti in azioni prioritarie. Con queste persone,

abbiamo discusso le eventuali misure d’informazione e

di sensibilizzazione e definito un piano d’attività per la

realizzazione del sottoprogetto, incluso un piano finan-

ziario per tutta la durata del progetto.

Risistemazione degli argini nella zona di Sandau

La risistemazione degli argini è un compito prudenziale

ma difficile, in quanto normalmente consente a un fiume

di prendersi una parte maggiore di terra in caso di inon-

dazione delle acque alte, facendo arretrare un argine.

Questa operazione comporta sicuramente la nascita di

conflitti con i proprietari terrieri e con i vicini abitanti

dei villaggi, che temono di perdere terreno e protezione

Prati umidi nel Giardino di Dessau-Wörlitz

Page 50: 20finale%20progetto%20WetlandsII

4_52

considerazione anche le misure di risistemazione del

paesaggio.

Da allora si è operato un netto cambiamento nell’uso

delle praterie, anche la vegetazione ha cominciato a cam-

biare e si è potuta registrare una maggior accettazione

delle misure pianificate.

Realizzazione di un itinerario naturale nellaparte bassa del fiume

Già durante la conferenza inaugurale a Wahrenberg

(“Prima tavola rotonda di Wahrenberger„) nel dicembre

2003 è emersa l’idea di organizzare un workshop di

pianificazione partecipata per definire i contenuti e la

realizzazione degli itinerari naturalistici delle terre

basse con i residenti locali in quanto attori chiave della

procedura. A causa delle difficoltà nell'erogazione delle

risorse finanziarie per il brme-wetlands ii , il Works-

hop si è svolto soltanto nel novembre 2004.

Le proposte e i risultati raccolti nel corso di questo

workshop sono stati quindi valutati e convalidati

dall’amministrazione del BRME , che li ha adattati alle

condizioni obiettive, ai limiti finanziari e agli interessi

speciali dell’amministrazione della Riserva di biosfera.

In seguito è stata elaborata una versione definitiva dei

concetti degli itinerari naturalistici.

Dal giugno al novembre 2005 sono stati prodotti i

primi cartelloni informativi e i lavori di diffusione, tanto

che il primo itinerario delle basse terre dell’Elba a

Wahrenberg ha potuto essere inaugurato il 16 novembre

2005, aumentando il potenziale di attrazione del turismo

in questa zona e informando i visitatori sugli elementi

del paesaggio, i valori della natura e gli obiettivi,

le attività e i progetti della Riserva di Biosfera.

(il sig. Reetz) e i residenti interessati del villaggio di

Wahrenberg.

Oltre alla zona di praterie soggette a un uso intensivo

del territorio nella parte nord occidentale di Wahren-

berg, per cui era stata pianificata la reinondazione (il

proprietario è la Federazione per la protezione della

natura), sono state incluse nel progetto altre tre superfi-

ci di praterie incolte di Wahrenberg, perché risultavano

essere ancora praterie usate in modo estensivo, dopo

l’emanazione delle misure di risistemazione del paesag-

gio, con la realizzazione di nuovi laghetti nel territorio

del villaggio di Wahrenberg.

Il 4 dicembre 2003 a Wahrenberg si è svolta una

conferenza pubblica come evento inaugurale per il sotto-

progetto 3. Durante il convegno è stato presentato il

progetto wetlands ii e sono stati discussi gli obiettivi

di base del progetto, la reinondazione, oltre che i suoi

problemi/soluzioni. Questo incontro è stato intitolato

“Prima tavola rotonda di Wahrenberger„.

Un secondo incontro e tavola rotonda si sono tenuti il

14 dicembre 2004.

Le misure di risistemazione del paesaggio nel villag-

gio erano al contempo misure che consentivano di ripar-

tire equamente e risparmiare il tempo nella costruzione

degli argini da parte della filiale di Osterburg dell'AFW,

sotto la supervisione tecnica del sig. Reetz, dell’NPF di

Amburgo. Queste misure di risistemazione del paesaggio

hanno sollevato importanti discussioni nel villaggio.

Con i fondi del progetto wetlands ii abbiamo pro-

gettato un opuscolo informativo, che è stato utilizzato

dalla FPN come modello di stampa. Questi opuscoli sono

stati distribuiti nel villaggio e hanno permesso di fornire

maggiori informazioni e aumentare l’accettazione da

parte della popolazione.

Inoltre, è stato effettuato un trekking guidato aperto

al pubblico l'11 febbraio 2005, organizzato dall’associa-

zione di sostegno “Valle dell’Elba„, che ha preso in

Workshop sul percorso

naturalistico a Wahrenberg

Il Sig. Granitzki spiega il progetto

wetlands ii a Busch

Conferenza stampa a Storkau

Page 51: 20finale%20progetto%20WetlandsII

5_53

5. riquadroil corso di formazione pilota per i gestori delle zone umide tenutosi a Ugento (settembre 2005)

Già nel corso del progetto wetlands i erano emerse

l’idea e la necessità di definire un modulo di formazione

per la “Gestione integrata delle zone umide„ che descri-

vesse il ruolo professionale di un “gestore di zone umi-

de„. Questa idea è venuta dalla considerazione che, natu-

ralmente, non esiste alcuna facoltà universitaria

attualmente che insegni ad apprendere “come„ gestire la

complessa rete di relazioni locali e parti coinvolte, l’e-

quilibrio degli interessi, le competenze comunicative

professionali, il lavoro di gruppo, la gestione della coope-

razione scientifica o la pianificazione di successo e la

realizzazione di progetti ambientali o di sviluppo so-

stenibile. Normalmente le persone che lavorano negli

enti di gestione delle aree protette hanno effettuato un

percorso universitario, sono architetti, ingegneri (idrau-

lici), agronomi, esperti ambientali, biologi e spesso han-

no profili amministrativi, come i giuristi, gli economisti

o gli amministrativisti. Ovviamente, nessuno aveva avuto

l’opportunità, né durante gli studi né nel corso dell’espe-

rienza professionale, di acquisire competenze nel senso

inteso sopra. Ma sono proprio queste competenze quelle

necessarie per realizzare - invece che una gestione in

“stile amministrativo„ delle aree protette, basata

sull’“imporre„ norme e sull’“applicare„ le leggi o i rego-

lamenti, - piuttosto uno “stile di gestione integrato„, cioè

consapevole delle dinamiche culturali, sociali, politiche

ed economiche internamente ad un ente di gestione;

questo, sia nei confronti dei collaboratori che “sul terri-

torio„, con le persone e i gruppi interessati e in grado di

accompagnare, governarne e influenzare tali sistemi

complessi – allo scopo di poter essere integrati essi stes-

si in questi sistemi in quanto “gestori delle zone umide„

– al fine di ottenere maggior sostegno e collaborazione a

fronte dell’esigenza di suscitare un elevato interesse per

una maggiore tutela della natura e dell’ambiente e uno

sviluppo sostenibile reale.

Pertanto, i partner del progetto wetlands ii , poiché

intendono i loro progetti come un’opportunità per migli-

orare le capacità professionali, il rafforzamento tecnico e

politico e un generale rafforzamento delle capacità degli

enti di gestione, si sono accordati per organizzare un

modulo formativo pilota, che sarebbe stato un modello

per le eventuali iniziative di formazione future per gli

enti di gestione delle zone umide in Europa.

Obiettivi del corso di formazione pilotaDopo aver raccolto, nell’autunno 2004, le indicazioni dei

partner wetlands ii sulle loro preferenze per un pro-

gramma di formazione intensivo, i cui risultati sono stati

molto equilibrati, non evidenziando praticamente alcuna

preferenza particolare, ma interesse in tutti gli aspetti

della gestione delle zone umide (eccetto la gestione ope-

rativa delle stesse), il PP2 e la gestione del Progetto han-

no elaborato la proposta esecutiva.

L’obiettivo principale di questi 5 giorni di corso era

poter ricevere una formazione di alto livello nello

sviluppo sostenibile e nella gestione integrata delle

zone umide che si incentrasse su argomenti di partico-

lare importanza e collegati al progetto.

La formazione di 5 giorni è stata avviata a un livello

La direzione per il centro

per lo sviluppo sostenibile

ad Ugento

Page 52: 20finale%20progetto%20WetlandsII

5_54

molto astratto e politico, parlando di sostenibilità nelle

zone umide, passando poi al secondo giorno agli aspetti

tecnici – cioè l’“area„ o il “marketing territoriale„, utili

per comprendere le tecniche per posizionare il prodotto

“parco o riserva naturale„ a fronte dell’opinione del

pubblico e dei mercati turistici.

Dal terzo giorno in poi, sono stati approfonditi aspetti

metodologici, relativi a “Comunicazione locale e Marke-

ting interno„ e infine – durante il quarto e quinto giorno

– sono stati affrontati gli aspetti organizzativi e le

competenze personali, focalizzate sulla “Comunicazione

interna: lavoro di gruppo e organizzazione di un ente di

gestione di un’area umida protetta„.

Gli obiettivi specifici per ciascun giorno sono

indicati nel programma di formazione illustrato nella

pagina successiva.

OrganizzazioneIl titolo del corso di formazione pilota era:

“Sostenibilità, sviluppo e gestione integrata delle zone

umide„

Il corso è stato organizzato dalla Scuola di formazione

manageriale AFORISMA di Lecce (Italia), incaricata dal

Comune di Ugento, partner locale dell’Amministrazione

regionale della Puglia.

Le lezioni si sono svolte dal 20 al 24 settembre presso

le nuove strutture di Ugento denominate “Centro di for-

mazione e informazione per lo sviluppo sostenibile delle

zone umide„, in parte finanziato con i fondi wetlands

ii .

Nel pomeriggio del 19 settembre, dopo la riunione del

Comitato di pilotaggio del progetto wetlands ii della

mattina, il centro è stato inaugurato ufficialmente

dall’Assessore regionale all’Ecologia, Michele Losappio,

alla presenza del sindaco, del vicesindaco e del vescovo

di Ugento.

Fra i partecipanti si contavano 16 rappresentanti e

collaboratori di 5 dei 6 partner di wetlands ii , eccetto

il partner polacco (PP5), i cui rappresentanti non hanno

potuto seguire il corso per impegni di lavoro, oltre a 2

attivisti ambientalisti invitati dal comune di Ugento.

Alla fine del corso, sabato 24 i rappresentanti dell’Am-

ministrazione regionale della Puglia, Cosimo Rubino e

Angelo Montesardi, hanno consegnato a tutti i parteci-

panti un attestato di partecipazione, firmato dall’Asses-

sore regionale all’ecologia Michele Losappio.

1+2 | Workshop GOPP sull’organizzazione

degli enti di gestione ad Ugento

3 | Workshop sulla comunicazione locale ad Ugento

4 | Workshop sullo sviluppo sostenibile ad Ugento

Page 53: 20finale%20progetto%20WetlandsII

5_55

5 | riquadro: il corso di formazione pilota per i gestori dellezone umide tenutosi a ugento (settembre 2005)

Martedì20 settembre 2005

Mercoledì21 settembre 2005

Giovedì22 settembre 2005

Venerdì 23 settembre 2005

Sabato24 settembre 2005

Obiettivi

Conferenziere(i)Formatore(i)Facilitatore

Metodo

Programma mattinapomeriggio

Risultato

Sviluppo sostenibile nellezone umide

Imparare comevalutare cosa significa la sostenibilità in zone protette e in particolare inquelle umide ecome la si può ottenere

Prof. GianpaoloRallo eCaterina Scaras-cia (facilitatore)

Conferenza e dibattito (mattina), LASSPWorkshop (pomeriggio)

Mattina: Introduzione teorica “Cosa signi-fica sosteni-bilità nelle zone umide„

Pomeriggio: Principi di sostenibilità nellezone umide

Schema di valuta-zione per la so-stenibilità nellezone umide edelenco delle migliori pratiche

Marketing territoriale e sostenibilità

Sapere come comunicare la sostenibilità euna cultura/unpaesaggio/unanatura particolariQuali sono i puntidi forza della nostra zona?

Rino ScoppioStefan Moritz (introduzione)

Conferenza

Mattina: Introduzione teorica al marke-ting territoriale e all’economia del turismo nellezone protette.

Pomeriggio: elaborazione diun modello di piano di marke-ting in una zonaumida

Modello di pianodi marketing perle zone umide

Comunicazionelocale e Marke-ting interno

Imparare a indivi-duare i problemie quali metodipossono aiutare a sensibilizzarebene e comunica-re a livello localecon la popolazio-ne della vostra zona

Massimo Franceschetti

Conferenza interattiva

Mattina: introduzione teorica alle basidella comunica-zione locale conle parti interessa-te e il pubblico.

Pomeriggio: Pomeriggio: pro-poste d’azione inuna bozza di pro-getto per la comu-nicazione locale

Autovalutazionedella comunica-zione locale e bo-zza di progetto diun piano di comu-nicazione locale

Organizzazionedi un ente di gestione delle zone umide

Analizzare i problemi princi-pali che esistononegli enti di ge-stione delle zoneumide (“qualiproblemi organi-zzativi ha il nostro ente di gestione?„)

Monica Puel

Workshop GOPP

Mattina: Analisi dei problemi

Pomeriggio: Definizione diaree tematiche,obiettivi e quadrologico di un pro-getto “l’ideale/unente di gestionedelle zone umidemigliore„.

Schema di analisi(causa-effetto)

Comunicazioneinterna

Prendere coscien-za di quale com-portamento di co-municazione puòaiutare a risolverei problemi di un’-organizzazione,trovare le modalitàper migliorare l’organizzazione

Monica Puel e Massimo Franceschetti

Workshop GOPP e conferenza interattiva

Mattina: Definizione comune di azioniper migliorare l’organizzazione

Pomeriggio: Valutazione comune e feed-back sul corso di formazione

Bozza di progetto“L’ideale/un entedi gestione dellezone umide migliore„

Page 54: 20finale%20progetto%20WetlandsII

5_56

A partire da venerdì 23, Monica Puel, facilitatore GOPP

(Goal-Oriented Project Planning) ha moderato un works-

hop di pianificazione per l’organizzazione interna degli

enti di gestione delle zone umide. Ciò ha comportato

in primo luogo un’analisi dei problemi esistenti nelle

organizzazioni dei partner e in seguito la definizione

di obiettivi per un progetto che ha lo scopo di migliorare

il clima delle organizzazioni dei partner, il loro funzio-

namento, il lavoro di gruppo e l’efficienza degli stessi.

Durante la sessione introduttiva, Monica Puel ha

presentato e condiviso con i partecipanti lo scopo di

questa unità di formazione: definire un’idea di bozza

di progetto per migliorare il lavoro dell’organizzazione

dei partner presenti.

Quindi il corso ha affrontato la prima fase importante

della metodologia di pianificazione GOPP : la fase di

Analisi. In questa fase, è stato chiesto ai partecipanti di

identificare (e scrivere su dei cartoncini) i problemi esi-

stenti nelle loro organizzazioni che possono interferire o

ridurre l’efficienza del loro lavoro. In seguito ogni parte-

cipante ha spiegato i problemi segnalati e, con l’aiuto del

facilitatore, essi sono stati organizzati in un diagramma

concepito sulla base dei collegamenti logici di causalità

fra i vari problemi identificati. Questo diagramma, chia-

mato Albero dei problemi, ha permesso di affrontare in

un quadro d’insieme la situazione dei problemi attuali

delle organizzazioni dei partner.

Una volta terminata la costruzione dell’Albero dei pro-

blemi, il corso è proseguito approcciando la trasforma-

zione della situazione negativa presente in un futuro de-

siderabile, una situazione positiva, che ha prodotto il

cosiddetto Albero degli obiettivi, dopo aver trasformato

ogni problema (identificato in precedenza) nel suo obiet-

tivo equivalente.

L’Albero degli obiettivi ha permesso al gruppo di con-

dividere una visione organica di un futuro desiderato,

descrivendo, in altri termini, quale potrebbe essere il fu-

turo nella realtà se tutti i problemi identificati fossero

stati risolti.

L’ultimo passo della Fase di analisi condotta dal gruppo è

stato l’identificazione di possibili aree di intervento del

progetto, che sono state:

__ la pianificazione operativa

__ l’approccio costruttivo al lavoro

__ il clima di lavoro e l’atmosfera organizzativa

__ la selezione e la qualificazione del personale

__ la pianificazione strategica per l’ente di gestione

__ il coordinamento e la comunicazione con altre

organizzazioni.

Contenuti e risultatiIl corso intendeva fornire ai partecipanti la formazione

manageriale che consentisse uno sviluppo sostenibile e

una gestione integrata delle zone umide.

Nel corso della prima giornata, il prof. Gianpaolo Rallo

dell’Università di Venezia, consulente sulle zone umide

e le zone di conservazione del ministero dell’Ambiente,

ha trattato il tema dei contesti storici, il significato

sociopolitico delle zone umide e le buone prassi nella

gestione di queste aree, affrontando con i partecipanti

anche i punti critici e le opportunità che caratterizzano

le zone protette.

Nel pomeriggio, Caterina Scarascia, LASSP (Simulati-

on Laboratory for shared planning) facilitatore incarica-

to dell’Agenda 21 del Comune di Tricase (LE), ha aiutato

i partner a elaborare uno schema di valutazione per la

sostenibilità nelle zone umide.

Il giorno seguente, Stefan Moritz ha introdotto la ses-

sione, presentando un approccio di marketing per lo svi-

luppo locale basato sulle elaborazioni del professore ita-

liano Roman Toppan (Venezia/Vicenza), e sulla teoria di

una “economia d’esperienza„, sostenibile formulata da

Pine e Gilmore negli anni ’90. Sulla base di queste ipote-

si, Stefan Moritz ha focalizzato l’attenzione dei parteci-

panti sull’importanza di fornire una “esperienza reale„

agli “ospiti„ (non visitatori o turisti!) di una zona protet-

ta. Questa esperienza reale può essere “vissuta„ soltanto

se l’offerta turistica, e con essa anche la strategia di mar-

keting e la comunicazione (di massa) esterna valorizza-

no nel miglior modo possibile la cultura, il paesaggio e la

natura locale, mettendo “in scena„ i valori migliori e più

autentici e le realtà di una data zona. Questo significa

migliorare o valorizzare il Capitale dell’area, che per gli

esperti di marketing è la sostanza da cui cominciare.

Dopo questa introduzione, Onofrio Scoppio, consulen-

te e professore di marketing e comunicazione, ha parlato

delle tecniche e delle caratteristiche di base di un piano

di marketing territoriale, descrivendo e analizzando le

sue varie fasi: analisi, scelte di lavoro di marketing-mix,

canali di comunicazione, valutazione. Di conseguenza,

i partner hanno ricevuto una panoramica di come si

elabora un piano di marketing territoriale, gli strumenti,

le metodologie e le condizioni di base.

Il giorno successivo, Massimo Franceschetti, esperto

di comunicazione e organizzazione, ha affrontato gli as-

petti di base teorici e pratici della comunicazione e la

strategia per una comunicazione locale di successo con

le reti locali di parti interessate, residenti ed esperti,

delineando con i partecipanti una bozza di modello per

un piano di comunicazione locale.

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5_57

5 | riquadro: il corso di formazione pilota per i gestori dellezone umide tenutosi a ugento (settembre 2005)

Sabato il gruppo ha scelto di pianificare un “progetto di

miglioramento„ incentrato esclusivamente sulle prime

tre aree.

Applicando questa metodologia con l’aiuto di un facili-

tatore, il gruppo ha individuato un’idea di progetto,

elaborato la strategia di progetto (logica d’intervento),

alcuni indicatori e ipotesi, sulla base di un’analisi dei

fattori di rischio.

In seguito, sulla scia dei dibattiti dei due giorni pre-

cedenti, Massimo Franceschetti ha ripreso la lezione ed

ha analizzato, insieme con i rappresentanti dei singoli

partner quali fossero le migliori strade per le loro

organizzazioni al fine di migliorare nel prossimo futuro

la comunicazione interna di questi enti di gestione.

Questo aspetto, unito a una più efficace organizzazione

del lavoro delle amministrazioni di parchi e riserve,

come descritto nella bozza di progetto elaborata on

Monica Puel, dovrebbe aiutare a migliorare il lavoro dei

partner e prepararli a una gestione integrata delle zone

umide, a partire dalle loro stesse prestazioni e attività

di comunicazione.

In effetti, la logica di base della metodologia del corso

pilota è stata che migliorare la protezione della natura,

promuovere lo sviluppo sostenibile e – in una logica di

marketing territoriale – i valori dei parchi o delle riser-

ve, è possibile soltanto se:

__ in primo luogo il clima di lavoro interno, la comu-

nicazione e l’organizzazione delle singole entità dei

partner rispondono a criteri d’efficienza, armonia

e fiducia nelle proprie capacità, e

__ in secondo luogo la comunicazione locale con le parti

in causa, i residenti e gli esperti viene affrontata in

modo professionale, avendo la consapevolezza delle

dinamiche di base della comunicazione.

__ Solo in tal modo sarà possibile effettuare una comu-

nicazione (di massa) esterna che abbia successo,

in quanto basata sulla realtà e la capacità reale di

un’amministrazione di un parco o di una riserva.

Questo si può anche spiegare con il fatto che un parco

comunica (ed è pertanto più o meno convincente) più

con le cose che fa che con le cose che dice e le cose fatte

dipendono strettamente dal tipo e dalla qualità della

comunicazione e dell’organizzazione che un ente parco

è in grado di stabilire, internamente e in seno alla rete

attorno alla sua istituzione.

In conclusione, occorre aggiungere che la maggior

parte dei partecipanti ha apprezzato molto i contenuti

e la metodologia di questo corso di formazione pilota,

in quanto esso è stato di valido aiuto per aumentare

la consapevolezza degli aspetti manageriali di base,

con una visione integrata rivolta alla sostenibilità,

al marketing territoriale, alla comunicazione esterna,

locale e interna, oltre che all’organizzazione interna.

Alcuni partner inoltre hanno espresso l’auspicio

di poter continuare sullo stesso percorso analitico e di

pianificazione strategica sia singolarmente che, forse,

insieme nel corso di nuovi progetti transnazionali

comuni.

1 | Steering Committee Meeting ad Ugento

2 | Studenti e formatori del corso pilota di formazione ad Ugento

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6_58

Eppure, l’esperienza dei partner coinvolti dimostra

che i sistemi che sono veramente promettenti per le

zone umide sembrano essere la promozione del mar-

chio del parco, se questo è collegato al rispetto dei re-

quisiti minimi di comportamento e metodi di produ-

zione ecocompatibili, e forse i metodi incentrati sulle

imprese, quali Ecoprofit o Ecolabel e l’agricoltura bio-

logica, che consentono al contempo risultati economici

positivi. L’EMAS II ha dimostrato di essere un siste-

ma troppo complesso, difficile da accettare dagli attori

chiave. Probabilmente la miglior strategia è quella del

Capofila: in primo luogo si procede con un buon esem-

pio (la certificazione ISO 14000 dell’ente di gestione

del parco), in secondo luogo si lega l’immagine del

parco alla promozione dei prodotti (il marchio del par-

co) e quindi si promuovono sistemi di gestione am-

bientale più facili o metodi di produzione che abbiano

un ritorno anche dal punto di vista economico.

___ Esistono metodi di monitoraggio ambientale più con-

venienti dal punto di vista dei costi e della resa del la-

voro che possono aiutare a a supportare le decisioni

dei gestori delle zone umide. Questo comporta proba-

bilmente maggiori sforzi per definire ancor meglio i

sistemi di supporto alla decisione (DSS), ma qui è ne-

cessario aggiudicarsi la partecipazione delle Agenzie

di protezione ambientale, delle università e delle am-

ministrazioni regionali. Un ente di gestione delle zone

umide dovrebbe incentrarsi maggiormente su “una ge-

stione delle conoscenze e della ricerca„ per ridurre i

doppioni nella ricerca e, in tal modo, anche i costi. Ma

la raccomandazione è sempre quella di produrre, usa-

re e migliorare la disponibilità dei dati raccolti.

___ La comunicazione e la sensibilizzazione rimangono

Un’osservazione conclusiva di questa relazione dovreb-

be poter dare una risposta alla seguente domanda: Qualisono le migliori pratiche nella Gestione integrata delleZone umide e nello sviluppo sostenibile, definite dal progetto wetlands ii, e quali sono le condizioni particolari perché tali attività abbiano successo?

A seguito dei contributi di tutti i partner riportati nel

presente documento, gli aspetti di maggior valore del la-

voro progettuale si possono riassumere in questo modo:

___ la pianificazione partecipata e la consultazione/parte-

cipazione delle parti interessate nella pianificazione

territoriale e nelle procedure di gestione delle zone

protette possono garantire che i piani siano più reali-

stici, sostenere una maggiore accettazione delle regole

definite per l’uso e la protezione del territorio e intro-

durre soluzioni oppure elementi per una relazione bi-

lanciata fra uomo e natura. Eppure, tutto ciò implica la

capacità professionale dei gestori delle zone umide di

comprendere i vantaggi e gli svantaggi dei vari metodi

di pianificazione partecipata (EASW, GOPP , Open

Space Technology, ecc.) e in particolare che non si con-

fondano “le riunioni„ con “la partecipazione„, perché

un incontro non significa necessariamente che si as-

coltino le opinioni delle parti interessate. Solo quando

le persone possono ritrovare il loro punto di vista o

l’interesse – almeno parzialmente – in un documento

di panificazione, crederanno nel lavoro svolto. Inoltre,

il forte sostegno dei vertici delle amministrazioni dei

parchi è una condizione indispensabile affinché la

partecipazione abbia successo.

___ Lo sviluppo sostenibile può essere promosso dagli enti

di gestione dei parchi tramite la certificazione e il

marchio d’origine o i sistemi di gestione ambientale.

6. osservazioni conclusive

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6 | osservazioni conclusive

Gli sforzi più importanti dei partner sono stati invece

quelli di arrivare al punto, di “far salire le persone a

bordo„, di fare esperienze positive - ma anche negative –

e di comunicarle, così come hanno fatto con questa

relazione, ed essere essi stessi più coscienti di alcuni

importanti fattori di successo nella gestione integrata

delle zone umide.

Nel mentre, i partner hanno prodotto diversi strumenti

e ottenuto risultati notevoli che sono sicuramente utili

e positivi per la salvaguardia delle zone umide di loro

competenza e i loro componenti naturali.

Un possibile panorama sul futuro della gestione inte-

grata delle zone umide ritorna alla necessità di sviluppo

sostenibile. La strategia più interessante e promettente

per lo sviluppo sostenibile delle zone protette può essere

quella di definire i progetti e le azioni che aiutano a

semplificare la complessità dell’interazione fra i processi

naturali e l’attività umana. Sarà possibile farlo utilizzan-

do il concetto omnicomprensivo/la realtà dei paesaggi,

dove il patrimonio naturale e culturale, nonché le atti-

vità economiche, sono certo parte integrante di un

sistema complesso, ma più agevolmente comprensibili

da parte dei residenti e dei rappresentanti politici e

amministrativi. La protezione non solo di un habitat ma

anche di un paesaggio, con tutta la sua storia culturale e

sociale, e i valori naturalistici esistenti, può consentire

di allargare la gamma d’azione degli enti di gestione dei

parchi, oltre a permettere di andare verso un migliora-

mento composito dell’economia basata su natura e

cultura, promuovendo al contempo l’identità culturale

dei residenti e quella della regione in cui vivono.

un compito che bisogna considerare in continuazione

nella gestione delle zone umide. Solo gestendo quanto

più possibile il dialogo diretto con i residenti e le parti

in causa sarà possibile sensibilizzare le persone e so-

stenere le attività di un’amministrazione del parco o

qualsiasi altra autorità pubblica che opera nel settore

della protezione della natura. L’esperienza del partner

tedesco insegna che in generale le persone credono

più a una persona che spiega il suo lavoro che a un co-

municato stampa, a un poster, uno spot pubblicitario o

un articolo. Per esempio, è buona pratica, negli uffici,

non nascondersi mai dietro una scrivania o uno

sportello.

___ La formazione professionale specifica per i gestori

delle zone umide è assolutamente necessaria, e si do-

vrebbe incentrare più sullo scambio di esperienze e le

analisi comuni che sulle conferenze teoriche. In larga

misura i tecnici e i responsabili sono già abbastanza

informati sulle tematiche delle zone umide, la natura e

le dinamiche sociopolitiche, ma devono elaborare stru-

menti e principi oltre che riuscire ad elaborare buoni

piani e migliorare il lavoro di gruppo e la comunicazio-

ne interna e ottenere migliori risultati, non solo a be-

neficio dell’ambiente, ma anche nell’interesse dei re-

sidenti e delle parti interessate. Il corso di formazione

pilota per la gestione integrata delle zone umide che si

è svolto a Ugento può funzionare come modello per i

futuri moduli di formazione.

Sicuramente questa osservazione può non essere

condivisa da tutti i lettori e forse i partner di wet-

lands ii non hanno inventato nulla di particolarmente

innovativo.

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2a_60

(Università di Ferrara), Dott.ssa Elena Fabbri (Università di Bologna, CIR-SA Ravenna), Gloria Minarelli e Graziano Caramori (Istituto Delta IDEA)

Krzysztof Badora e Maciej Wyszynski (BIOS Associazione per la Prote-zione della Natura nel Parco Paesaggistico di Stobrawa, Opole)

Traduzioni:Networld s.r.l. (Cagliari), Black & Veatch (Roma), Easy Solution (Taglio di Po), Stefan Moritz, Daniele Tonello, Natalì Rosestolato, Francesco de Franco, Silvana Post, Mina Piazzo

Fotografie:Francesca Ravalli, Mina Piazzo, Eicke Granitzki, Giacomo Marzano, Daniele Tonello, Stefan Moritz

Ringraziamenti speciali a:Stefano Danieli (direttore), Marco Gottardi, Vincenzo Melone, Natalì Rosestolato, Giordano Braga e tutti i collaboratori dell’Amministrazione del Parco Regionale Veneto del Delta del Po,Cosimo Rubino (consulente) e Mattia Carbonara (Amministrazione Regionale Puglia), Alessandro Ciccolella ed Antonio Fiume(Riserva Marina Torre Guaceto, Brindisi), Antonio Di Palo (Comune di Lésina), Giacomo De Vito e Vincenzo Cairo (consulenti del Comune di Ugento), Gian Maria Gasperi (A.FO.RI.S, Foggia)Guido Puhlmann, Peter Dornbusch e Christine Musiol (Riserva di Biosfera UNESCO “Paesaggio fluviale Elba Centrale„, Germania)Lucilla Previati (direttore), Gianni Cavallini e Francesca Ravalli (Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna)Arkadiusz Nowak e Grzegorz Hebda (Associazione BIOS, Polonia)Ridvan Troshani ed Elvin Hoxha (Agenzia TEULEDA, Albania), Viktor Jubani, Ilir Zaja e Dritan Dhora (Ufficio Regionale per Protezione Ambientale di Scutari, Albania)

COLOPHON

Titolo: SVILUPPO SOSTENIBILE IN ZONE UMIDERapporto Finale Riassuntivo del progetto WETLANDS II: “Gestione Integrata delle zone umide (seguito)„

© AREA EUROPA s.c.r.l.Development ConsultingVia Salvador Allende, 13I - 40139 BOLOGNA – ITALYtel.: +39 051 5883248fax: +39 051 3371028www.areaeuropa.it

ISBN: 88 - 900936 -1- 7

Co-ordinamento, redazione e pubblicazione:AREA EUROPA s.c.r.l. Development Consulting(Stefan Moritz, Giulio Campana, Marco Foschini, Kristina Krsteva)

Testi:Daniele Tonello (Parco Regionale Veneto del Delta del Po)

Stefan Moritz (Project Manager di WETLANDS II, AREA EUROPA), Giulio Campana (WETLANDS II Project Assistant, AREA EUROPA),

Mina Piazzo e Luisella Guerrieri (consulenti della Riserva Marina TorreGuaceto e del Comune di Ugento), Francesco de Franco (Riserva MarinaTorre Guaceto), Daniela Gasperi e Vincenzo Lionetti (A.FO.RI.S, Foggia),Andrea Salvati (AFORISMA, Lecce)

Andrea Winger ed Eicke Granitzki per la Riserva di Biosfera “Paesaggiofluviale Elba Centrale„

Francesca Ravalli e Giacomo Benelli per il Parco del Delta del Po dell’E-milia-Romagna (Italia), Prof. Francesco Donati, Dott.ssa Giulia Ruol eDott.ssa Elena Fabbro (Consorzio Ferrara Ricerche), Prof. Michele Mistri

Cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR),

Programma operativo INTERREG III B CADSES 2000-2006,

Progetto WETLANDS II (No. rif. 2A024)

Questo rapporto è stato realizzato con il

gentile contributo dell'Ente Parco Regionale

Veneto del Delta del Po, della Regione Puglia

e del Parco Regionale del Delta del Po

dell'Emilia-Romagna

Regione PugliaAssessorato all’AmbienteUfficio Parchi e Riserve Naturali

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2a_61

Links importanti:www.europa.eu.int (Homepage dell'Unione Europea)www.cadses.net (Homepage del programma CADSES - INTERREG III B)www.wetlandsmanagement.org (Homepage di WETLANDS II)www.regione.emilia-romagna.it/wetlands (WETLANDS I)www.parcodeltapo.org (Parco Veneto del Delta del Po, PP1)http://parchi.regione.puglia.it / (Ufficio parchi e Riserve Naturali della

Regione Puglia, PP2)www.wetlands-puglia.it (i progetti WETLANDS I ed II in Puglia)www.riservaditorreguaceto.it (Partner locale della Regione Puglia)www.lesina.com (Partner locale della Regione Puglia)www.comune.ugento.le.it (Partner locale della Regione Puglia)www.elbebiber.de (Homepage della Riserva di Biosfera UNESCO

“Paesaggio del Fiume di Elba centrale„, PP3)www.gartenreich.net (Homepage del Giardino di Dessau-Wörlitz)www.parcodeltapo.it (Parco del Delta del Po dell'Emilia-Romagna, PP4)http://stobrawa-rybna.eko.org.pl / (Parco Paesaggistico di Stobrawa, PP5)www.uni.opole.pl (Università di Opole)www.teuleda.org.al (Homepage di TEULEDA Agenzia per lo Sviluppo Eco-

nomico Locale di Scutari, PP6)www.areaeuropa.it (Homepage dell’Ente di Assistenza Tecnica di WET-

LANDS II – AREA EUROPA S.c.r.l.)

Disegno grafico:Sven Peter (dulcemedia, Berlino – D)Dagmar Dunkelau (Büro für Gestaltung Dunkelau, Berlino – D)

Stampa:Nova Print Snc, via Isonzo 12/240050 Villanova di Castenaso (BO) - Italia

Stampato in Villanova di Castenaso (Italia) - dicembre 2005

Tutti i diritti riservatiCo-finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR),Programma INTERREG III B CADSES (2000-2006), progetto WET-LANDS II (rif. 2A024)

"Partner capofila del progetto WETLANDS II"

Struttura di assistenza tecnica per il progetto WETLANDS II

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www.wetlandsmanagement.org


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