Gianluigi De Moliner
“CORSO per Volontari Operativi Generici di Protezione Civile” CCV-MI _2012_
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE NEL MONDO DEL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE E DEL SOCCORSO
D.Lgs.D.Lgs. 626/94 626/94 -- D.M. 10/03/98 D.M. 10/03/98 -- D.M. 15/07/2003 n. 388D.M. 15/07/2003 n. 388
D.Lgs.D.Lgs. 81/08 81/08 -- DlgsDlgs 106/2009 106/2009 -- Disposizioni integrative e correttiveDisposizioni integrative e correttive
Decreto Interministeriale di attuazione 13/04/2011Decreto Interministeriale di attuazione 13/04/2011
D.P.C.M.D.P.C.M. n. 231 del 28/11/2011n. 231 del 28/11/2011
Decreto del Capo Dipartimento della P.C. del 12/01/2012
RICORDARSI anche del Dlgs n. 231 del 08/06/2001 – Responsabilità Amministrativa……..
AI VOLONTARIAI VOLONTARI
AZIONE FORMATIVA
PREVENZIONE INFORMAZIONE
IL PERCORSO DELLA SICUREZZA DEI VOLONTARI
1°CAPOSALDO
Il Dlgs 81/20082°CAPOSALDO
Il Decreto Interministeriale
13/04/2011
3°CAPOSALDO
Decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile
12/01/2012
�Scenari di rischio nei quali il volontario potrebbe essere chiamato ad operare
�Compiti che possono essere svolti in tali scenari
�La formazione, l’informazione e l’addestramento, con riferimento agli scenari di rischio di protezione civile ed ai compiti svolti dal volontario in tali ambiti.
�Il controllo sanitario generale
�La sorveglianza sanitaria per attività particolari
�La dotazione di Dispositivi di Protezione Individuale idonei per i compiti che il volontario può essere chiamato a svolgere nei diversi scenari di rischio di protezione civile ed al cui utilizzo egli deve essere addestrato.
ORA QUINDI ABBIAMO DEGLI OBIETTIVI BEN PRECISI
FILOSOFIA DELLA PREVENZIONE
oCrescita progressiva dell’Organizzazione in una “logica della prevenzione e della sicurezza”
oL’informazione e la formazione quali requisito indispensabile per poter “convivere con il rischio” e per fare protezione civile – soccorso seriamente.
oEsercitazioni con durata ridotta ma periodiche; non per “fare cinema” ma per apprendere, formarsi e correggere gli errori
oUtilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale e pertanto tali importanti presidi diventano non optional, bensì “accessori” indispensabili da acquistarsi con le attrezzature
IL RISCHIOConoscenza del suo profilo.
Il profilo di rischio è la descrizione delle aree pericolose,
dei danni eventualmente generati e generabili,
per fornire un quadro preciso del fattore “rischio”.
L’individuazione dei rischi viene fatta essenzialmente attraverso
�colloqui con i Responsabili �analisi degli scenari possibili�esame di documentazione
�conoscenza delle tecnologie�utilizzo di check list
I RISCHI che minacciano i volontari sono molteplici e variano in relazione dell’evento. Si rende quindi necessario verificare a 360°e con una certa periodicità che le decisioni prese risultino sempre valide a distanza di tempo.
SEQUENZA LOGICA DI ANALISI DEL RISCHIO
1. IDENTIFICAZIONE DEGLI EVENTI RISCHIOSI.2. STIMA DELLA LORO FREQUENZA O PROBABILITA’
DI ACCADIMENTO.3. VALUTAZIONE DELLE POSSIBILI CONSEGUENZE
PER L’UOMO
RISCHIORISCHIO EVENTUALITAEVENTUALITA’’
Il RISCHIO è direttamente proporzionale alla frequenza ed alla gravitàdelle conseguenze.
La MAGNITUDO Grandezza che serve a rappresentare numericamente l’entità di un sisma
PROTEZIONEPROTEZIONE
Se si tende ad abbassare la
gravità delle conseguenze
(MAGNITUDO)
PREVENZIONEPREVENZIONE
Se si tende a controllare la
frequenza di accadimento
CONOSCERE LE TECNOLOGIE E I RISCHI CONOSCERE LE TECNOLOGIE E I RISCHI
CONNESSI ALLA PROPRIA ATTIVITACONNESSI ALLA PROPRIA ATTIVITA’’ DI DI
VOLONTARIOVOLONTARIO
Nessun professionista e/o Nessun professionista e/o
lavoratore può chiamarsi fuori lavoratore può chiamarsi fuori
da tale importante conoscenza da tale importante conoscenza
(dal medico(dal medico…….. al muratore)... al muratore).