I FILI 31
Luis Armenta Malpica
CHIAMATEMI ISMAELE
PREMIO SOR JUANA INÉS DE LA CRUZ 2013
a cura di
ALESSIO BRANDOLINI
EDIZIONI FILI D’AQUILONE
Edizione originale:
Llámenme Ismael
© FOEM, Messico 2014
© Luis Armenta Malpica
© Introduzione di Eduardo Milán
Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini
© 2019 EDIZIONI FILI D’AQUILONE
via Attilio Hortis, 65
00177 – Roma
www.efilidaquilone.it
Prima edizione: FEBBRAIO 2019
ISBN 978-88-97490-37-1
Progetto grafico di Matteo Moscarda
Impaginazione di Giuseppe Ierolli
5
Nella profondità dell’oceano e della poesia
di Eduardo Milán
Con straordinaria maestria per questi tempi senza maestria, Luis
Armenta Malpica fa dialogare un testo narrativo ormai classico
dell’ultima fase moderna, Moby Dick di Herman Melville, con
opere letterarie di questo presente storico della poesia latinoame-
ricana. Ovvero agita le acque in una combinazione strettamente
funzionale e, se fosse poco, con uno spiegamento di reti lanciate
su una superficie in cui l’allegoria domina la tribuna oceanica.
Acque del XIX secolo entrano così in stretta intimità con
quelle del XXI, si toccano, si mescolano, diventano la stessa ac-
qua. Un io lirico che si muove nei testi poetici come un faro (nella
notte della scrittura?) e si trasforma in animale pur di imbattersi
nella sua stupefacente balena bianca. Può, addirittura, e inclusivo
della profondità, suggerire un naufragio ottocentesco dove il ma-
terialista Mallarmé, già avviato alla fama, diviene mitico alito di
un leggendario poeta maledetto: il conte di Lautréamont.
Luis Armenta Malpica carica letteralmente i naufragi dell’io
poetico e, staccatosi dalla vertigine che ha vissuto nell’atto della
creazione, ci consegna uno dei libri di poesia più belli, lucidi e
coniugati (molti i poeti qui riuniti e citati in modo originale) della
poesia messicana attuale. Ed ora anche il lettore italiano potrà
immergersi nel limpido oceano di Chiamatemi Ismaele: per nuo-
tarvi, scoprirlo e amarlo.
Chiamatemi Ismaele
(Llámenme Ismael)
A mis sobrinos
que se miran en el espejo
tratando de parecerse lo menos posible
a quienes aman.
Ai miei nipoti
che si osservano allo specchio
tentando di assomigliare il meno possibile
a chi amano.
Find what you love
and let it kill you.
Trova ciò che ami
e lascia che ti uccida.
CHARLES BUKOWSKI
10
Embestida
No me pregunto si todos
estos años
hemos vivido
juntos
en páginas
distantes
un ojo
cerca
de otro
una muñeca
de otra
y este
filo
rasgando
la mirada
en un filme
surreal.
Y Dios creó a las grandes ballenas
es una letanía allá en el fondo.
Aquí mientras comulgo
aplasto con los dedos una hormiga
que se lleva mi repentino asombro
ante un jardín botánico:
risperidonas
haloperidolos
olanzapinas
aripiprazoles
que giran
e implosionan
al azar
mientras una columna de insectos
se abre paso
11
Assalto
Non mi chiedo se tutti
quest’anni
abbiamo vissuto
insieme
in pagine
distanti
un occhio
vicino
all’altro
un polso
accanto all’altro
e questa
lama
che lacera
lo sguardo
di un film
surreale.
E Dio creò le grandi balene
è una litania laggiù in fondo.
Qui mentre faccio la comunione
schiaccio con le dita una formica
che si porta via il mio improvviso stupore
davanti a un giardino botanico:
risperidone
aloperidolo
olanzapina
aripiprazolo1
che ruotano
e implodono
a caso
mentre una colonna d’insetti
si fa largo
1 Farmaci antipsicotici.
12
unos encima de otros
y sin piedad alguna.
Arranco algunas hojas
a mi viejo ejemplar de Moby-Dick.
Las suficientes para hacer un océano de papeles
en donde ahogar mis manos
vacías y desangradas
de una historia común.
No cupimos
en ella al mismo tiempo.
Esta ballena blanca
será escrita muchos años
después
de separarnos.
Conocíamos la trama del pincel y el cuchillo.
Pero aquí se dan cita la pluma y el arpón.
¿Qué hay de Dios en nosotros
cuando dormimos juntos
el hombre
y la ballena?
13
uno su l’altro
e senza alcuna pietà.
Strappo dei fogli
al mio vecchio esemplare di Moby Dick.
Il necessario per ottenere un oceano di carta
dove affogare le mie mani
vuote e dissanguate
da una storia comune.
Non siamo entrati
in lei nello stesso momento.
Questa balena bianca
verrà scritta molti anni
dopo
la nostra separazione.
Conoscevamo la trama di pennello e coltello1.
Ma qui si danno appuntamento la penna e l’arpone.
Cosa c’è di Dio in noi
quando dormono assieme
l’uomo
e la balena?
1 Allusione alla vita di Caravaggio e a un precedente libro dell’autore.
14
1
Alguna vez lo dije: lo que ocurra en los muelles
permanezca en las aguas.
Con lenguaje de señas, en clave
morse, en braille
o desarticulando las palabras
a cada remo, sorbo, golpe
respiración, se lo repito.
Los fuegos de San Telmo
en las arboladuras del Pabellón Rosetto
nos han llevado al patio. Al dique
a la alcoba de Helena. A los dioscuros
ojos que brillan con el plasma.
Con tres lenguas de fuego nombran al mismo
tiempo a todos los cetáceos conocidos:
belugas, narvales y yubartas
a marsopas, ballenas grises
orcas y piloto. Al comodoro Starbuck
quien vio luz en el mástil.
Pero esto no
es un río: Leteo, Rubicón
para quemar las naves.
Esto es el miedo.
15
1
Qualche volta l’ho detto: ciò che accade sui moli
lasciamolo in acqua.
Con il linguaggio dei segni, in codice
morse, in braille
o disarticolando le parole
a ogni remata, sorso, colpo
di respiro, glielo ripeto.
I fuochi di San Telmo
sulle alberature del Padiglione Rosetto
ci hanno condotto al patio. Alla diga
alla camera da letto di Elena. Ai dioscuri
occhi che brillano con il plasma.
Con tre lingue di fuoco nominano nello stesso
istante tutti i cetacei conosciuti:
belughe, narvali, megattere
e focene, balene grigie
orche e globicefali. Al commodoro Starbuck
che ha visto la luce sull’albero di maestra.
Ma questo non
è un fiume: Lete, Rubicone
per bruciare le barche.
Questa è la paura.
16
2
Los miedos se han quedado en la tierra.
A mediados del hombre. Enterrada su faz.
Varados en la niebla del espejo (sin ti). Derivados
a toda la familia. Fascinados los unos
en los menos. Más miedo
si profunda
es la raíz
del ojo. Corroídos
por óxido de llanto
y las toscas escarpias
en la boca del hombre
cuando niega si ha comulgado
en éxtasis. Si ha comido a su dios.
Si debemos hablar…
Yo no utilizo miedos (como drogas).
Está en el mar
mi Dios.
17
2
Le paure sono rimaste a terra.
A metà dell’uomo. Sepolte le loro facce.
Bloccate nella nebbia dello specchio (senza te). Derivati
in tutta la famiglia. Affascinati gli uni
dei meno. Più paura
se profonda
è la radice
dell’occhio. Corrosi
dall’ossido del pianto
e i rozzi rampini
nella bocca dell’uomo
quando nega di aver fatto la comunione
in estasi. Se ha mangiato il suo dio.
Se dobbiamo parlare…
Io non utilizzo paure (come droghe).
Si trova nel mare
il mio Dio.
18
3
Le decían Moby-Dick
y engullía a los pacientes
como el ogro de piedra (del bosque) de Bomarzo.
Pero llámenlo (Ismael)
con esa lengua ardiente
del desesperanzado (Billy Budd).
Arpones
que le atinan a ese mar
(de azulejos)
sin final ni respuesta.
Con la (indómita) luz media de los ojos
lejos del puerto
una lengua británica y hospitalaria
(el espigón más largo)
como un ahogado
comulga.
19
3
Lo chiamavano Moby Dick
e inghiottiva i pazienti
come l’orco di pietra (del bosco) di Bomarzo.
Ma chiamatelo (Ismaele)
con la lingua ardente
di quello senza speranze (Billy Budd).
Arponi
che colpiscono quel mare
(di piastrelle azzurre)
senza finale né risposta.
Con la (indomita) luce mediana degli occhi
lontani dal porto
una lingua britannica e accogliente
(il pontile più lungo)
come un affogato
che fa la comunione.
20
4
De las olas más quietas
(tan humanas)
emerge Moby-Dick.
Este dios imponente
camina por las aguas
con total displicencia.
Lo que tiene de mito
(entre los muelles)
de sagrado (en el bosque)
termina
por hundirlo.
21
4
Dalle onde più quiete
(così umane)
emerge Moby Dick.
Questo dio imponente
cammina sull’acqua
del tutto indifferente.
Quel che ha di mito
(tra i moli)
di sacro (nel bosco)
finisce
per affondarlo.
22
5
Para comenzar (todo) de nuevo
hay que decirlo:
no existe Leviatán
si nadamos (de crawl) por la locura.
En las olas (de Dios)
existe un reino que ilumina la noche
(persistente). Oscuridad (acaso).
Ocaso que serena los sueños
(y los entierra)
más cerca de Nantucket
que de Melville.
En esa luz (que sobra)
de la espuma, en la salivación
(de los pacientes), salvación en azul
lejos ya (del naufragio)
él
comulga.
23
5
Per iniziare (tutto) di nuovo
bisogna dirlo:
non esiste Leviatano
se nuotiamo (a stile libero) per la pazzia.
Nelle onde (di Dio)
esiste un regno che illumina la notte
(persistente). Oscurità (forse).
Tramonto che rasserena i sogni
(e li sotterra)
più vicino a Nantucket
che a Melville.
In quella luce (di troppo)
della schiuma, nella salivazione
(dei pazienti), salvazione in azzurro
lontano già (del naufragio)
lui
fa la comunione.
24
6
Las ballenas
—los dragones del mar—
se extinguieron en el Bosque Sagrado de Bomarzo.
De sus piedras
hicieron basamento de otros monstruos
lápidas para la estirpe Orsini
o camino a la casa inclinada de Farnese.
En su nave central
hay unos ojos
(fósiles)
que atestiguan que no era una espada
sino el arpón en fuego de San Jorge
lo que acalló su canto.
Tiempo después un niño
se envenena con la inmortalidad
y transforma
en cetáceo.
Y por sus propias lágrimas
se alejó de los bosques.
Ni así perdió su giba.
25
6
Le balene
– i draghi del mare –
si estinsero nel Bosco Sacro di Bomarzo.
Delle loro pietre
fecero la base di altre colossali
lapidi per la stirpe degli Orsini
o la strada alla casa inclinata dei Farnese.
Nella sua barca centrale
ci sono degli occhi
(fossili)
che testimoniano che non era una spada
ma l’arpone di fuoco di San Giorgio
ciò che mise fine al suo canto.
Tempo dopo un bambino
si avvelena con l’immortalità
e si trasforma
in cetaceo.
E grazie alle sue lacrime
si allontanò dai boschi.
Ma neanche così perse la sua gobba.
26
7
Llámenme Ismael, pero
en silencio. Mi nombre real
es blanco
de burlas y de arpones.
Si lo hacen en silencio
no
me importa.
Así escucho a los ángeles. A Dios.
A quien (pacientemente) aguardo con la quijada abierta.
Aunque mi cuerpo es grande, de eslora y emociones
y pese a que hago fila (en este embarcadero)
hacia la noche (tartamuda)
yo
comulgo.
27
7
Chiamatemi Ismaele, ma
in silenzio. Il mio vero nome
è bianco
di burla e di arponi.
Se lo fate in silenzio
non
m’importa.
Così ascolto gli angeli. E Dio.
Che (pazientemente) aspetto con la mascella aperta.
Benché il mio corpo sia grande, di lunghezza ed emozioni
e nonostante faccia la fila (su questo imbarcadero)
verso la notte (balbuziente)
io
faccio la comunione.
28
8
Mi nombre tiene una letra (muda)
en el principio. Y al principio también era la luz
y el caos
entraba (por los ojos).
Olvidaba los verbos que no tenían que ver
con la piel más amada.
Cada puerto era un hombre
(como yo).
Cada vez más distinto
(y paciente)
como aquel que comulga
adelante
de mí.
El de atrás lo persigue con un arpón en mano.
Corre sin pantalones y sin ganas.
Grita y grita Ismael. El enfermero
es sordo. Como yo
(la tiniebla sin ti)
mudo como la letra del hospital
británico
en cuyos azulejos se estrellan otras olas
y el verbo
se hace carne. Hombre, por fin
con esa misma letra
que nos une.
29
8
Il mio nome ha una lettera (muta)
all’inizio. E all’inizio era anche la luce
e il caos
entrava (dagli occhi).
Dimenticavo i verbi che non avevano a che fare
con la pelle più amata.
Ogni porto era un uomo
(come me).
Ogni volta più diverso
(e paziente)
come chi prende l’ostia
davanti
a me.
Quello dietro lo segue con un arpone in mano.
Corre senza pantaloni e senza desiderio.
Grida e grida Ismaele. L’infermiere
è sordo. Come me
(la tenebra senza te),
muto come la lettera dell’ospedale
britannico
dove sulle sue azzurre piastrelle si schiantano altre onde
e il verbo
si fa carne. Uomo, finalmente
con quella stessa lettera
che ci unisce.
30
9
Lo vi dejar la ropa y su inocencia
en ese cuarto (blanco) del Pabellón Rosetto.
Lo vi doblar su nombre
entre los labios.
Lo vi doblar las manos
y caer
(y caer
en ese mar insomne) de la vida
sin mayor asidero
que su propia zozobra.
Lo vi con los ojos cerrados
y la boca cerrada.
Lo encontré maniatado todo
el tiempo. Amordazado
yo
con esa misma soga que el amor nos impuso
cuando se acabó
(todo).
Entonces escuchamos el canto
de la ballena blanca.
31
9
Lo vidi abbandonare i vestiti e la sua innocenza
in quella stanza (bianca) del Padiglione Rosetto.
Lo vidi girarsi il nome
tra le labbra.
Lo vidi piegare le mani
e cadere
(e cadere
in quel mare insonne) della vita
con il solo sostegno
della propria inquietudine.
Lo vidi con gli occhi chiusi
e la bocca chiusa.
Lo trovai ammanettato tutto
il tempo. Imbavagliato
io
con la stessa corda che l’amore ci aveva imposto
quando finì
(tutto).
Allora ascoltammo il canto
della balena bianca.
32
10
Aunque prefiere las voces masculinas
y templadas, tipo Britten
él dijo: Jessye Norman.
Dije: Mado Robin
y deliramos.
Luego dieron las tres
y la sola botella de tequila
quedó sobre la mesa.
Nos dimos un último apretón
y dejó boquiabierto su teléfono:
una línea ocupada fue el único horizonte.
No hubo rastro de Dios
ni de quien
maniataba las preguntas.
La noche cayó calladamente
(cinta canela en vilo)
con sus anclas de llanto.
Él dijo: llámame
Ismael. Y enloquecí
(en silencio).
33
10
Benché preferisca le voci maschili
e temperate, tipo Britten
egli disse: Jessye Norman.
Dissi: Mado Robin1
e delirammo.
Quindi batterono le tre
e la sola bottiglia di tequila
restò sul tavolo.
Ci demmo un ultimo abbraccio
e lasciò il telefono staccato:
una linea occupata fu l’unico orizzonte.
Non ci fu volto di Dio
né di chi
ammanettava le domande.
La notte cadde silenziosamente
(nastro adesivo in bilico)
con le sue ancore di pianto.
Lui disse: chiamami
Ismaele. E divenni matto
(in silenzio).
1 Famosi soprani, la prima statunitense (1945), la seconda francese (1918-
1960).
34
11
Tengo un sobrino que se llama Ismael
de una estatura inmensa
y corazón tan blando
como el cuerpo del hombre
a quien mata el amor del semejante.
Estudia para médico forense
y no encuentra su sitio todavía.
La autopsia es un destino
en donde hunde las manos
con más curiosidad que desencanto.
Entonces en las aguas de Conchán
(verano 1978)
no había un regalo para las gentes de Villa El Salvador
pobres entre los pobres.
Y hallándome en días tan difíciles
no podía alimentar a la ballena que aún no me albergaba
porque no había nacido mi sobrino.
En cambio, lo recuerdo
busqué una habitación en otras aguas
aunque ahora me arrepiento.
No hay nada como ver a través de un periscopio
situado muy adentro de una ballena blanca
que agoniza en las playas de Conchán
mientras nace un sobrino que habrá de rebanarla
para sacar aceite
y hacer más luminosa la pobreza del pobre.
35
11
Ho un nipote che si chiama Ismaele
di statura smisurata
e cuore così tenero
come il corpo dell’uomo
ucciso dall’amore per il simile.
Studia da medico legale
e non trova ancora il suo posto.
L’autopsia è un destino
dove affonda le mani
con più curiosità che disincanto.
Allora nelle acque di Conchán
(estate1978)
non c’era un regalo per la popolazione di Villa El Salvador
poveri tra i poveri.
E trovandomi in giorni così difficili
non potevo alimentare la balena che ancora non mi ospitava
perché non era nato mio nipote.
Invece, lo ricordo
cercai una stanza in altre acque
sebbene ora me ne pento.
Non c’è nulla come vedere attraverso un periscopio
situato molto all’interno di una balena bianca
che agonizza sulla spiaggia di Conchán
mentre nasce un nipote che dovrà tranciarla
per tirar fuori olio
e fare più luminosa la povertà del povero.
36
12
El destino de las sombras no es
el silencio, sino la luz.
Los hombres requerimos de un recuerdo para hacernos
de palabras y decirle mundo
al mundo, respuesta
a la pregunta, suposición
al ser.
El cielo nos cobija de abandono y en las nubes
no cabe un muerto más. Son
el vivo reflejo de los hombres
en tierra. Nadie avanza
con su propia memoria. No hay impulso
gravedad en la huella
sin la raíz de todos. Acaso
algún destello que nos hace situarnos
frente a la inmensa noche de los días: adivinar
un sol en la mirada de quien amamos
tanto.
37
12
Il destino delle ombre non è
il silenzio, ma la luce.
A noi uomini occorre un ricordo per avere
le parole e chiamare mondo
il mondo, risposta
la domanda, supposizione
l'essere.
Il cielo ci ripara dal distacco e sulle nuvole
non c’è posto per un altro morto. Essi sono
il vivo riflesso degli uomini
in terra. Nessuno va avanti
con la propria memoria. Non c’è impulso
gravità nell’orma
senza la radice di tutti. Forse
qualche scintillio che ci spinge a rimanere
davanti all’immensa notte dei giorni: predire
un sole nello sguardo di chi amiamo
tanto.
38
13
Está lejos de casa lo que miro
sin candados
me duele.
Son las olas negrísimas de un paisaje
interior
por el que no deambulo
más allá del desvelo.
Cuando cierro los ojos
apaciento cetáceos
y pongo los arpones
bajo llave.
Sólo hay una ventana
que reconozco
mía.
El espejo
de lo que ya olvidé
detrás del canto.
39
13
È lontano da casa ciò che osservo
senza lucchetti
mi fa male.
Sono le onde nere di un paesaggio
interiore
per il quale non deambulo
al di là dell’insonnia.
Quando chiudo gli occhi
pascolo cetacei
e metto gli arponi
sotto chiave.
C’è solo una finestra
che riconosco
mia.
Lo specchio
di ciò che ho già dimenticato
dietro il canto.
40
14
La gente que ha pasado
por su cuerpo
lleva un olor a cal
en las heridas.
41
14
La gente che è passata
per il suo corpo
ha un odore di calce
nelle ferite.
42
15
Estoy hecho de la belleza cruel
de amar entre los hombres
los lugares comunes.
Hago en los mismos pasos
un círculo distinto.
Esta resaca y yo nos entendemos
detrás
de la memoria.
43
15
Sono fatto della bellezza crudele
di amare tra gli uomini
i luoghi comuni.
Compio negli stessi passi
un cerchio diverso.
Questa risacca ed io ci comprendiamo
dietro
la memoria.
44
16
En la sal imposible
que hace del hambre un verso
puedo escribir sin dios
sólo si Dios me dicta.
45
16
Nel sale impossibile
che fa della fame un verso
posso scrivere senza dio
solo se Dio mi detta.
46
17
Estoy que me deshago
de todo
lo más mío
para volver a casa.
47
17
Ora mi disfo
di tutto
ciò ch’è più mio
per ritornare a casa.
48
18
Por fin
dentro de mis costillas
de esta carne tan blanca y tan inmensa
como la luz del día
encuentro mi descanso.
49
18
Finalmente
dentro le mie costole
di questa carne così bianca e così smisurata
come la luce del giorno
trovo il mio riposo.
50
19
Oh, capitán, mi capitán
signan los marineros con su brazo.
En el abrazo dejo las náuseas
que me produce el buque
con su verga de encino.
Si no, ¿cómo mirar al hombre
de una estatura idéntica a la mía?
En el sino de los hombres pacíficos
hay un crimen
pendiente.
51
19
Oh, capitano, mio capitano
approvano i marinai con il braccio.
Nell’abbraccio lascio la nausea
che mi provoca la nave
con la sua verga di quercia.
Altrimenti, come guardare l’uomo
di una statura identica alla mia?
Nel destino degli uomini pacifici
c’è un crimine
in sospeso.
52
20
Mi sobrina usa argollas de pirsin
sobrenombre y tatuajes.
Me regaló un pendiente cuando nos conocimos
y todavía se cuelga del bolsillo.
Nació en algún islote imaginario
(los sitios de verdad no aparecen en mapas)
y utiliza el arpón como si fuera
un cetro.
En una jerga extraña
decía sax, sex o six (siempre cerveza oscura)
y me abrazaba, se pegaba
a mi frente y apagaba la luz con el sordo soplido
de aquellas ballenas de Nathaniel Tarn.
Por ella estoy a bordo
de esta blanca locura que llamamos la vida.
Pero a veces escapa (dichosa
esquizofrenia)
y suena en mis oídos todo lo ancho
del miedo
(letanía gregoriana del estilo John Cage).
Ya le dije que no puedo escaparme sin su apoyo.
Le he dejado una almohada (blanquísima)
que llamo Moby-Dick…
entonces yo la abrazo, me la pongo en la frente
y recito los versos del capitán
mi capitán.
53
20
Mia nipote usa anelli di piercing
nomignoli e tatuaggi.
Mi ha regalato un orecchino quando ci siamo conosciuti
e ancora pende nella mia tasca.
Nacque in qualche isolotto immaginario
(i luoghi veri non appaiono nelle mappe),
e utilizza l’arpone come fosse
uno scettro.
In un gergo strano
diceva sax, sex o six (sempre birra scura),
e mi abbracciava, si attaccava
alla mia fronte e spegneva la luce col soffio sordo
di quelle balene di Nathaniel Tarn1.
Per lei sono a bordo
di questa bianca follia che chiamiamo vita.
Ma talvolta fugge (felice
schizofrenia)
e suona nelle mie orecchie tutta la grandezza
della paura
(litania gregoriana in stile John Cage).
Le ho già detto che non posso fuggire senza il suo appoggio.
Le ho lasciato un cuscino (bianchissimo)
che chiamo Moby Dick…
allora io l’abbraccio, me la metto sulla fronte
e recito i versi del capitano
mio capitano.
1 Poeta e antropologo statunitense.
54
21
Le decían Moby-Dick
(como si fuera la obra de Herman o de Herrmann)
y envolvía a los pacientes
con esa blanca bata
de su cuerpo.
Pero llámenlo Ismael
cual si estuviera en coma
(atrapado en la película del checo Miloš Forman
o el guion de Michael Crichton).
Dos puntos (en el cuello) y enseguida
la lluvia es un océano vertical:
un arpón, una estaca.
Los sobrinos asisten al concierto de Fabulosos Cadillacs
y en la noche, sin luna
se agarran a almohadazos.
La calma prevalece entre los ojos
que me observan
mirarlos si comienzo a escribir
(novela + partitura).
Pero bajo sus nombres (ya desnudos)
se forma otra tormenta.
55
21
Gli dicevano Moby Dick
(come se fosse l’opera di Herman o di Herrmann)
e avvolgeva i pazienti
con la bianca vestaglia
del suo corpo.
Ma chiamatelo Ismaele
come se stesse in coma
(preso dal film del ceco Miloš Forman
o dalla sceneggiatura di Michael Crichton).
Due buchi (sul collo) e subito
la pioggia è un oceano verticale:
un arpone, una sbarra.
I nipoti assistono al concerto dei Fabulosos Cadillacs1
e nella notte, senza luna
si prendono a cuscinate.
La calma prevale tra gli occhi
che mi osservano
guardarli se inizio a scrivere
(romanzo + spartito).
Ma sotto i loro nomi (già nudi)
si profila un altro temporale.
1 Los Fabulosos Cadillacs, gruppo rock argentino.
56
22
Para empezar de nuevo
hay que decirlo
(como si fuera un verso): no existe
Moby-Dick.
Sólo soy
Ismael
(yo es otro).
57
22
Per iniziare di nuovo
occorre dirlo
(come se fosse un verso): non esiste
Moby Dick.
Sono soltanto
Ismaele
(io è un altro).
58
23
No me sé el nombre en latín del cachalote
pero lo reconozco en la espuma
de los objetos diarios.
Por la música que toca el hospital, pudiera ser de Westgaard
de Sainton o de Mennin.
Desconcierto de Zax, Led Zeppelin, Nirvana.
Por la pendiente de mi razón escucho que el agua se estremece
y marchita en el desliz
y acecho
del cazador furtivo.
Por la corteza de ese nombre corre un río:
lo he dragado de miedo
lo he circunnavegado en hiedra
y ruda y pasionaria
mi voz y yo seguimos
como dos horizontes, total y largamente a la deriva.
En las astillas le reclamé los gritos por el fuego.
En el mástil, el viento que me asfixia.
Porque si canto, grito; porque si escucho, me oigo tan adentro
que a veces reconozco que no salí del agua.
Ese río tampoco tiene nombre.
Es la respiración de un dios desconocido.
59
23
Non conosco il nome in latino del capodoglio
ma lo identifico per via della schiuma
degli oggetti quotidiani.
Per la musica suonata in ospedale, potrebbe essere di Westgaard
di Sainton o di Mennin.
Confusione di Zax1, Led Zeppelin, Nirvana.
Nel declivio della mia ragione sento che l’acqua si agita
e avvizzisce nella caduta
e nell’agguato
da cacciatore furtivo.
Nella corteccia di quel nome scorre un fiume:
l’ho dragato di paura
l’ho circumnavigato con edera
e ruta e passiflora
io e la mia voce andiamo avanti
come due orizzonti, del tutto e ampiamente alla deriva.
Sulle scaglie gli contestai le grida per il fuoco.
Sull’albero di maestra, il vento che mi asfissia.
Perché se canto, grido; perché se ascolto, mi sento così a fondo
che a volte riconosco che non sono mai uscito dall’acqua.
Nemmeno quel fiume ha nome.
È la respirazione di un dio sconosciuto.
1 Musicista messicana, nipote dell’autore.
60
24
La llegada de un nombre de tan lejos
puebla de grandes rayas los temores.
Zarpa un arpón en lo profundo del Atlántico
y la manta se apersona y agita
despiedada de sueño.
En la caza mayor
tiene su propio sitio
:
doblemente rayada
doblemente asesina.
La raya no es del agua ni del aire.
Se reconoce nada más por su herencia
y en su doble se esconde una hemorragia.
En el cepo del semen
cayó en su propia historia.
En las heridas, la sangre fue paréntesis de una orca.
En el vuelo, una presa inhumana.
Ahogada de tan húmeda en el aire.
Y seca en lo más íntimo de la orca.
Esto, amigos, no dicen los rugidos que da la orca.
Lo dice el cachalote cuando canta.
Ni Dios sabe los límites
que impuso a las ballenas al darles toda el agua.
Si es (la sangre) llevada por el nombre
o va causando el río.
61
24
L’arrivo di un nome da così lontano
popola di grandi mante la paura.
Salpa un arpone nel profondo dell’Atlantico
e la manta si presenta e agita
spietata per via del sonno.
Nella caccia maggiore
ha il suo proprio posto
:
doppiamente segnata
doppiamente assassina.
La grande manta non è dell’acqua né dell’aria.
Si riconosce soprattutto per la sua eredità
e nel suo doppio si nasconde un’emorragia.
Sulla base del seme
cadde nella propria storia.
Nelle ferite, il sangue fu digressione di un’orca.
Nel volo, una preda inumana.
Soffocata da tanta umidità nell’aria.
E asciutta nell’intimità dell’orca.
Questo, amici, non lo dicono i ruggiti dell’orca.
Lo dice il capodoglio quando canta.
Né Dio conosce i limiti
che impose alle balene nel dare loro tutta l’acqua.
Se è (il sangue) portato dal nome
o continua a nutrire il fiume.
62
Dios ―lo sabemos― miente.
No hay agua dios
paréntesis o raya.
63
Dio – lo sappiamo – mente.
Non c’è acqua dio
digressione o manta.
64
25
Déjame que te cuente cómo lo hallé
en el agua
en el centro del agua
donde el agua es bastante.
Entre ese torbellino de blancura
a flote apenas
cobijado en lo blanco
un canto de ballena naufragaba en la sangre.
Mis grandes, torpes dedos
lo tomaron
cual si de una mujer fuera ese frío.
Habría sido una astilla o su sueño de lirio
quienes lo contuvieron
tal vez la arborescencia del plancton, algún injerto
pendiente de sutura
una lluvia fugaz fuera de un buque
una nota de música...
Nunca sabré si el canto permanecía en el agua
por un deseo de ahogarse o por supervivencia.
Lo tomé entre los dedos
y el agua hizo en mis labios una costra.
(Ahora que estoy viejo y lo contemplo
en su silueta blanca se recorta mi vida.)
Ese sollozo frágil deposité en el agua:
mis dedos
de inmediato
no sintieron más frío.
65
25
Lasciami che ti racconti come l’ho trovato
in acqua
al centro dell’acqua
dove l’acqua è abbondante.
Tra quel mulinello di chiarore
che affiora appena
cullato dal bianco
un canto di balena naufragava nel sangue.
Le mie grandi, rozze dita
lo afferrarono
come se quel freddo fosse di una donna.
Sarà stata una scheggia o il suo sogno di iris
a contenerlo
forse l’arborescenza del plancton, qualche innesto
in attesa di sutura
una pioggia fugace fuori della nave
una nota musicale…
Non saprò mai se il canto restava nell’acqua
per un desiderio di annegare o di sopravvivenza.
Lo presi tra le dita
e l’acqua formò sulle mie labbra una crosta.
(Ora che sono vecchio e lo contemplo
nella sua sagoma bianca si ritaglia la mia vita.)
Depositai sull’acqua quel fragile singhiozzo:
le mie dita
all’istante
non sentirono più freddo.
66
Bastó un soplo de canto en el lamento
para ensanchar su viaje.
Todo volvió a como era en el comienzo:
no hubo más horizonte que el espejo del agua
y una lejana, extensa manta blanca, de un rojo femenino.
Esta es la paz a la que el ojo mide
y el corazón apunta
con su tesón de arpones.
67
Bastò un soffio di canto nel lamento
per allargare il suo viaggio.
Tutto tornò come era all’inizio:
non ci fu più orizzonte che lo specchio dell’acqua
e una lontana, estesa coperta bianca, di un rosso femminile.
Questa è la pace che l’occhio misura
e indica il cuore
con la sua fermezza da arpone.
68
26
Si Dios no se moviera, qué sería de las orcas
que las aguas se llevan
distantes de la casa
de mis padres, de mis pequeños dedos
qué de las hojas secas que abandonan el árbol
de su infancia primera
qué de la luz en humo sosegada.
Eso sería morir: dejar secos los barcos
desmemoriado al hombre, sin más
sombra el instante.
El canto
de ballena es la sombra del niño.
Al Dios que sueño
pido
que me deje dormir algunas ―muchas― horas
pero que nunca deje
de moverme.
69
26
Se Dio non si muovesse, cosa sarebbe delle orche
che le correnti trascinano
lontano dalla casa
dei miei genitori, dalle mie piccole dita
cosa delle foglie secche che abbandonano l’albero
della sua prima infanzia
cosa della luce acquietata in fumo.
Significherebbe morire: lasciare in secca le barche
senza memoria l’uomo, senza più
ombra l’istante.
Il canto
di balena è l’ombra del bambino.
Al Dio che sogno
chiedo
che mi lasci dormire alcune – molte – ore
ma che non smetta mai
di muovermi.
70
27
Es tan sencillo, a veces, que hablemos de la sangre
los dioses y la desesperanza
que uno va hacia la luz y corre grandes riesgos.
Nos vamos extendiendo por el polvo
como si por el polvo diera vueltas la tierra.
Olvidamos
que beber era un acto supremo
desde antes de que existiera el agua.
Los peces no lo olvidan
porque no habita en ellos la creencia en los vasos.
Sólo nadan su sed y en ella existen.
Nosotros intentamos
hacer de los arroyos alguna consecuencia del camino.
Pero entonces los otros atienden el murmullo de su especie
e inventan buque y puerto.
Intuimos que la paz se forjó en nuestras leyes
que el mundo en el origen era el caos.
Pero entonces las olas
ya tenían ordenado sencillamente el mundo.
Nos quedan, pues, la sangre
los dioses y la desesperanza como signos humanos.
Nos queda, quedamente, alguna manta blanca
(hospitalaria, indómita) que nos cubra los ojos.
71
27
È così semplice, a volte, parlare del sangue
gli dèi e della disperanza
che uno procede verso la luce e corre grandi rischi.
Ci stiamo estendendo nella polvere
come se nella polvere girasse la terra.
Dimentichiamo
che bere era un atto supremo
da prima che esistesse l’acqua.
I pesci non lo dimenticano
perché in loro non risiede la fede nei bicchieri.
Nuotano soltanto nella loro sete e in essa esistono.
Noi cerchiamo
di fare dei ruscelli un qualche seguito del percorso.
Ma allora gli altri rispondono al mormorio della loro specie
ed inventano nave e porto.
Intuiamo che la pace si forgiò nelle nostre leggi
che il mondo all’origine era il caos.
Ma allora le onde
avevano già organizzato semplicemente il mondo.
Ci restano, dunque, il sangue
gli dèi e la disperanza come segni umani.
Ci resta, quietamente, qualche coperta bianca
(accogliente, indomita) che ci copra gli occhi.
72
28
Le digo capitán, pero es como un hermano
mi tocayo de sangre, mi pariente
de sed. Somos del mismo
sexo. La compulsión
de un buque
de vapor
que abandona
Nantucket
igual que algunas veces
dejamos en naufragio
a la tripulación amotinada.
Ahora es su turno. Le creció
un cachalote en la cabeza
y lo tiene varado, lejos
de su familia
y tan lejos
de la blanca
esperanza
que da
el catolicismo.
Digo buenaventura
pero mi capitán no conoce
otros mapas.
Aprovecho esta lluvia
la Sinfonía del mar (de Vaughan Williams)
para buscar a Dios entre mis sienes.
Ni en la cartografía de El holandés errante
se aparece. Tal vez ha resbalado
de mis dedos.
73
28
Gli dico capitano, ma è come un fratello
il mio omonimo di sangue, il mio parente
nella sete. Siamo dello stesso
sesso. La compulsione
di una nave
a vapore
che lascia
Nantucket
come talvolta
abbandoniamo nel naufragio
l’equipaggio ammutinato.
Ora è il suo turno. Gli è cresciuto
un capodoglio sulla testa
che lo lascia arenato, lontano
dalla sua famiglia
e così lontano
dalla bianca
speranza
che dà
il cattolicesimo.
Dico buona fortuna
ma il mio capitano non conosce
altre mappe.
Approfitto di questa pioggia
la Sinfonia del mare (di Vaughan Williams),
per cercare Dio tra le mie tempie.
Né appare nella cartografia de L’olandese
errante. Forse è sdrucciolato
dalle mie dita.
74
Será que es el fantasma (de Wagner) que deambula
con esa bata blanca del insomnio.
75
Sarà che è il fantasma (di Wagner) a deambulare
con quella vestaglia bianca dell’insonnia.
76
29
El gran pez
de la lágrima
aflora
hasta la superficie
del mar
muerto.
77
29
Il gran pesce
della lacrima
affiora
fino alla superficie
del mare
morto.
78
30
Del vellocino
de los vapores bajos
y hasta el alba rosada
de su ascenso
nadie vio
en aquel marinero
una mueca
que falseara su rostro.
Se fue con la sonrisa
de cura (pacífico) católico
que separaba un pleito
entre irlandeses.
Ni motín
ni homicidio
(dijimos).
Un bárbaro que todos
esperábamos
(dijeron).
Era un ángel
(me dije).
Desde entonces
con ésta mi voz blanca
me lanzo al abordaje de nuevos
marineros (bonitos)
gritando (atlántico y profundo):
Billy Budd… Billy Budd.
79
30
Del vello
dei bassi vapori
e fino all’alba rosata
della sua ascesa
nessuno vide
in quel marinaio
una smorfia
che ne deformasse il volto.
Andò via col sorriso
da prete (pacifico) cattolico
che separava un contenzioso
tra irlandesi.
Né ammutinamento
né omicidio
(dicemmo).
Un barbaro che tutti
aspettavamo
(dissero).
Era un angelo
(mi dissi).
Da allora
con questa mia voce bianca
mi lancio all’abbordaggio di nuovi
marinai (belli)
gridando (atlantico e profondo):
Billy Budd... Billy Budd.
80
31
Hoy ha salido el sol
en mi cabeza.
De Moby-Dick
no hay rastro.
Mis sobrinos lo saben.
Y lo sabe Ismael.
Dejo la bata blanca
en el muelle más próximo.
Ni motín ni homicidio.
Billy Budd… Billy Budd.
81
31
Oggi è sorto il sole
sulla mia testa.
Di Moby Dick
non c’è traccia.
I miei nipoti lo sanno.
E lo sa Ismaele.
Lascio la vestaglia bianca
sul molo più vicino.
Né ammutinamento né omicidio.
Billy Budd... Billy Budd.
82
32
Cual si fueran de lejía las olas
el esqueleto de la playa se blanqueaba
parejo.
Y aparejado en sus orillas
el albatros de Baudelaire
tropezaba sus pasos con la lengua.
Colocamos su locura en unos botes plásticos
para que no flotara
inconsolable
a la deriva
ese pájaro alcanzó su altivez
al caer de la tabla.
El quirófano se quedó en santa paz.
Aséptico. Tan plástico
que cerramos los ojos para que
no doliera
(santa paz)
su blancura.
83
32
Come se le onde fossero candeggina
lo scheletro della spiaggia uniforme
sbiancava.
E piazzato sulle rive
l’albatros di Baudelaire
incespicava i suoi passi con la lingua.
Mettemmo la sua follia su scialuppe di plastica
affinché non galleggiasse
inconsolabile
alla deriva
quell’uccello raggiunse la sua altezzosità
nel cadere dall’asse.
La sala operatoria rimase in santa pace.
Asettica. Così plastica
che chiudemmo gli occhi affinché
non dolesse
(santa pace)
il suo candore.
84
33
Los que no me conocen…
Dicen que hago escritura de los árboles
y prefiero el silencio del ave al estrépito humano...
que si en algunos rezos deposito mi fe
con incredulidad devuelvo las palabras
que no llegaron junto con las olas
de la sangre más íntima.
A las astillas secas no hago lumbre.
Piensan que escribo siempre
de lo mismo
estas cosas comunes
sin escándalo
como si hiciera falta mayor provocación
que la sola existencia.
Ante los libros de otros no soy ciego.
Aseguran con énfasis que en el siglo veinti-
uno ya no se debe citar frecuentemente
y menos hacer sitio a la familia
excepto que hayan sido abatidos
por nuestras propias armas
y nos llamemos Kevin, John Claggard o Hannibal Lecter.
Bajo tales premisas prefiero leer a oscuras.
Se genera en las redes sociales
el acoso textual
sin más carta en la mano
que encontrar deleznable a Peter Pan
si Garfio está de moda.
85
33
Quelli che non mi conoscono…
Dicono che ricavo scrittura dagli alberi
e preferisco il silenzio dell’uccello al fragore umano…
che se in alcune preghiere deposito la mia fede
con incredulità restituisco le parole
che non arrivarono insieme alle onde
del sangue più intimo.
Alle schegge secche non appicco il fuoco.
Pensano che scrivo sempre
della stessa cosa
queste cose comuni
senza scandalo
come se fosse necessaria una provocazione più grande
della sola esistenza.
Davanti ai libri altrui non sono cieco.
Assicurano con enfasi che nel secolo ventu-
nesimo ormai non ti devi citare ripetutamente
e ancor meno far posto ai tuoi parenti
salvo che siano stati abbattuti
dalle nostre proprie armi
e noi ci si chiami Kevin, John Claggard o Hannibal Lecter.
Con tali premesse preferisco leggere al buio.
Si genera nelle reti sociali
il bullismo testuale
senza altra carta in mano
si non quella di considerare indegno Peter Pan
se Capitan Uncino va di moda.
86
(Cabe la reflexión
con estos argumentos
contra quiénes se escribe...
de qué vanguardia hablamos...
desde cuál perspectiva.)
En el Nuncajamás de la poesía
(entre lo que inquirimos y
hacia donde volamos)
hasta cuándo se animará algún crítico
a ponerle la campanita al tigre
para empezar el diálogo...
Por el contrario
(según lo que he leído)
so pena de parecer antiguo
nunca hay jamás en la palabra tiempo.
Aseguran que en el cristal humano
las arenas del libro no dejan de caer
como las hojas.
Sin conocer bastante a quien no me conoce
cruzo su nombre
al mío.
¿Piensan así los libros en el hombre que leen?
¿Es su pulpa tan segura y flexible
como los comentarios que podemos hacernos
de todo lo ignorado?
¿Vale la pena desancorar las dudas
si el silencio es el viaje?
Sobre lo ya expresado, resta elevar las velas.
Dicen que se navega a solas en la sangre
y es común a los hombres
agolpar las palabras en esa breve carta
87
(C’entra la riflessione
con questi argomenti
contro chi si scrive...
di che avanguardia parliamo...
da quale prospettiva.)
Nel Maimaipiù della poesia
(tra ciò che indaghiamo e
verso dove voliamo)
fin quando un critico si azzarderà
a mettere il campanellino alla tigre
per iniziare il dialogo...
Al contrario
(secondo quello che ho letto)
a costo di sembrare antico
mai c’è maipiù nella parola tempo.
Assicurano che nel vetro umano
le sabbie del libro non smettono di cadere
come le foglie.
Senza conoscere abbastanza chi non mi conosce
incrocio il suo nome
con il mio.
Pensano così i libri all’uomo che leggono?
È la sua polpa tanto sicura e flessibile
come i commenti che possiamo farci
di tutto ciò che è sconosciuto?
Vale la pena sciogliere i dubbi
se il silenzio è il viaggio?
Sul già detto, resta soltanto da issare le vele.
Dicono che nel sangue si navighi da soli
ed è comune agli uomini
ammucchiare le parole in quella breve lettera
88
de larga despedida.
Tras otro árbol oculto tantas preposiciones.
89
di un lungo addio.
Dietro un altro albero nascondo tante preposizioni.
90
34
Abandono el Pequod
con un amor (indómito) de padre.
En el Albatros no saben de la ballena blanca
ni de la morsa de esqueleto blanqueado
por el mar de lejía.
Todo lo que pregunto es una ofensa.
El capitán Ahab es una ofensa.
La poesía es una ofensa.
El Albatros se posa en su madera
hace un nido más cómodo
del que haría entre los árboles
y se queda en silencio.
No encallarme con él
alza mi vuelo.
De regreso al Pequod
el capitán Ahab me recibe como a aquel hijo pródigo
del que nadie conoce ni su nombre.
Pero llámenme Ismael
dice el mar a lo lejos.
Oh, capitán, mi capitán, cuyo nombre es blasfemo.
Si no fueran las olas de jabón
comulgaría.
91
34
Abbandono il Pequod
con un amore (indomito) di padre.
Sull’Albatros non sanno della balena bianca
né del tricheco dallo scheletro sbiancato
dal mare di candeggina.
Tutto quel che chiedo è un’offesa.
Il capitano Achab è un’offesa.
La poesia è un’offesa.
L’Albatros si sistema sul suo legno
fa un nido più comodo
di quel che farebbe tra gli alberi
e rimane in silenzio.
Non incagliarmi con lui
innalza il mio volo.
Di ritorno al Pequod
il capitano Achab mi accoglie come quel figlio prodigo
del quale nessuno conosce il nome.
Ma chiamatemi Ismaele
dice il mare in lontananza.
Oh, capitano, mio capitano, il cui nome è blasfemo.
Se le onde non fossero di sapone
farei la comunione.
92
35
Hoy cerramos un mes en la bitácora.
Es el día del diagnóstico.
Abro un ojo. Lo cierro.
Lo abro para saber si el otro está cerrado.
Compruebo que no veo.
Que no hablo.
Y el silencio es un ojo que me observa.
Lo siento a mis espaldas
clavado como arpón.
Abre mi carne.
La cierro de un quejido.
No escucho a alguien entrar.
Le he escondido las llaves en el cuarto de máquinas.
A babor alguien entra: pareciera una morsa.
A estribor, un albatros.
Y el silencio es la mano que me cierra los ojos.
Es mi hermano tan negro como Quiqueg, caníbal
quien parece beber y mecerse conmigo.
Una fuente de espuma que muestra sus dientes puntiagudos.
Adelante, adelante, volamos
alcanzando altamar.
Es mi padre tan blanco como el mar de lejía.
Oh, capitán, mi capitán, aquí está el demonio.
Y el silencio es la mano que levanta el arpón.
Pero Quiqueg no mata animales pequeños.
Quiqueg mata ballenas.
93
35
Oggi chiudiamo un mese nel diario di bordo.
È il giorno della diagnosi.
Apro un occhio. Lo chiudo.
L’apro per sapere se l’altro è chiuso.
Comprovo che non vedo.
Che non parlo.
E il silenzio è un occhio che mi osserva.
Lo sento alle mie spalle
inchiodato come un arpone.
Apre la mia carne.
La chiudo con un lamento.
Non ascolto chi entra.
Ho nascosto le chiavi nella stanza dei macchinari.
Entra qualcuno a babordo: sembrerebbe un tricheco.
A dritta, un albatros.
E il silenzio è la mano che mi chiude gli occhi.
È mio fratello così nero come Quiqueg, cannibale
che sembra bere e dondolare con me.
Una fonte di schiuma che mostra i suoi aguzzi denti.
Avanti, avanti, voliamo
per raggiungere l’alto mare.
È mio padre così bianco come un oceano di candeggina.
Oh, capitano, mio capitano, qui c’è il demonio.
E il silenzio è la mano che innalza l’arpone.
Ma Quiqueg non ammazza animali piccoli.
Quiqueg ammazza balene.
94
36
Y Dios creó a las grandes ballenas
a semejanza suya.
Por eso dicen que Dios aprieta
pero no orca.
Y semejante mar, hipócrita lector
es la ballena.
95
36
E Dio creò le grandi balene
a sua somiglianza.
Per questo dicono che Dio stringe
ma non orca1.
E un simile mare, ipocrita lettore
è la balena.
1 Gioco di parole, dal proverbio spagnolo “Dios aprieta pero no ahorca”, ovvero
“Dio stringe ma non strangola”.
96
37
Abro la mano para contar mis dedos
sentir lo que dejaron escapar
y agoniza en el piso.
Un pececito blanco
(apodo de su tía)
ha circunnavegado las líneas
de la mano a la voz
desde adentro
hacia afuera.
Cierro una puerta más.
Olvido que la llave
se resbala.
Me trago las palabras
(como en una oración)
las dosifico
como si fueran píldoras
y me persigno
y duermo
sin temblores ni asfixia
entre mis puños.
Como mudo testigo un ballenero.
Su capitán, sin pierna.
Los marinos, sin voz.
Y es el mástil una imponente horca
de la que (solo) cuelgo.
97
37
Apro la mano per contare le mie dita
sentire quello che lasciarono sfuggire
e agonizza sul pavimento.
Un pesciolino bianco
(nomignolo di sua zia)
ha circumnavigato le linee
della mano dietro l’ordine
dall’interno
verso l’esterno.
Chiudo una porta in più.
Dimentico che la chiave
scivola.
Mi mangio le parole
(come in una preghiera)
le doso
come fossero pillole
e mi faccio il segno della croce
e dormo
senza tremori né asfissia
tra i miei pugni.
Come muto testimone un baleniere.
Il suo capitano, senza gamba.
I marinai, senza voce.
E l’albero della nave è un’imponente forca
dalla quale (solo) pendo.
98
38
Los cantos de la ballena blanca
se funden (me confunden)
con unas campanadas
a lo lejos.
Hay muchas catedrales sumergidas
en Pabellón Rosetto.
Pero yo oficio aquí
donde mis ojos abandonan sus peces
a orillas de Nantucket.
Hay muchos pabellones dentro
de Moby-Dick.
Ninguno, sin embargo, tiene una lengua
viva. Las orcas
han trabajado bien.
Sombra y luz de mi oficio
cuando guardo silencio.
99
38
I canti della balena bianca
si fondono (mi confondono)
con alcuni rintocchi
in lontananza.
Ci sono parecchie cattedrali sommerse
nel Padiglione Rosetto.
Ma io celebro qui
dove i miei occhi abbandonano i suoi pesci
sulle rive di Nantucket.
Ci sono parecchi padiglioni dentro
Moby Dick.
Nessuno, tuttavia, ha una lingua
viva. Le orche
hanno lavorato bene.
Ombra e luce del mio mestiere
quando resto in silenzio.
100
39
Para descuartizar a un cachalote
los expertos deben cortar primero su cabeza.
No es tan fácil
hallar dónde comienza el cuello:
breve lugar del canto
de notas tartamudas
que son una explosión de burbujeos.
¡Que los demonios te estrangulen!
es frase favorita del doctor
que me persigue
cual barco ballenero.
Y estamos al corriente que incluso los piratas
nos desdeñan.
Para ellos no hay valía en vencer al Leviatán
que es todo grasa.
No entienden la asechanza de los sueños
de un fantasma
del corazón humano.
Al tranquilo, al hospitalario, al modesto ballenero
le niegan el saludo.
No pierden la cabeza ni los sueños
en viajes sin retorno.
101
39
Per squartare un capodoglio
gli esperti devono tagliare per prima cosa la sua testa.
Non è così facile
trovare dove inizia il collo:
breve luogo del canto
di note balbuzienti
che sono un’esplosione di bollicine.
Che i dèmoni ti strangolino!
è la frase favorita del dottore
che mi perseguita
come una baleniera.
E sappiamo bene che persino i pirati
ci disprezzano.
Per loro non c’è valore nel battere il Leviatano
che è fatto solo di grasso.
Non capiscono l’agguato dei sogni
di un fantasma
dal cuore umano.
Al tranquillo, all’ospitale, al modesto baleniere
gli negano il saluto.
Non perdono la testa né il sonno
in viaggi senza ritorno.
102
40
Se encuentra en el jardín
su rebaño de piedras.
¿Es Rosetto o Rosetta
en donde se descifra lo que pienso?
Vengo de comulgar
burbujas de lejía
que me dan vida eterna.
¿Esto es el éxtasis
tomar alguna piedra (preciosa)
colgármela en el cuello
y saltar
al vacío
de la mirada?
103
40
Si trova nel giardino
il suo gregge di pietre.
È Rosetto o Rosetta
dove si decifra quello che penso?
Ho appena fatto la comunione
con bolle di candeggina
che mi daranno la vita eterna.
È questa l’estasi
prendere qualche pietra (preziosa)
appendermela al collo
e saltare
nel vuoto
dello sguardo?
104
41
Dejé de ver el centro de tu rostro
por ser la boca inmensa
que se tragaba el bosque.
Dejé de ver el bosque
para perder la fe
en la trascendencia.
Dejé de verlo todo.
Pero el mar sigue
allí.
105
41
Ho smesso di guardare il centro del tuo volto
per essere la bocca immensa
che divorava il bosco.
Ho smesso di vedere il bosco
per perdere la fede
nella trascendenza.
Ho smesso di vedere ogni cosa.
Ma il mare resta
lì.
106
42
Hoy se fue mi sobrina
a las profundidades
de mis venas.
Me inyectaron su voz
como un recuerdo
falso.
La he sentido correr
arañazo y burbuja.
La soledad es una superficie
inmune a los arpones.
Duele más la mirada
que no partió
con ella.
107
42
Oggi mia nipote è andata
nelle profondità
delle mie vene.
Mi iniettarono la sua voce
come un ricordo
falso.
L’ho sentita correre
graffio e bolla.
La solitudine è una superficie
immune agli arponi.
Duole più lo sguardo
che con lei
non se n’è andato.
108
43
El paciente vomitó al tercer día
(y cuarenta días más)
una lista de nombres de cetáceos
por él desconocidos.
Belugas, narvales y yubartas
se adueñaron de piletas y vasos.
No se podía beber
sin mojarse las barbas
con rorcuales.
Entonces el psiquiatra
los puso todos juntos
y cerró el expediente.
Para unos pudo ser una novela.
Para otros era música.
Un episodio bíblico.
El paciente podría haberlo contado
a su manera.
Pero mordió su lengua
con un vocablo doble, casi definitivo
(como réspede)
que le salvó la vida:
Moby-Dick… Moby-Dick.
109
43
Il paziente vomitò il terzo giorno
(e per quaranta di seguito)
una lista di nomi di cetacei
a lui sconosciuti.
Beluga, narvali e megattere
s’impadronirono di lavandini e bicchieri.
Non si poteva bere
senza bagnarsi la barba
con le balenottere.
Allora lo psichiatra
le mise tutte assieme
e chiuse il fascicolo.
Per alcuni poteva essere un romanzo.
Per altri era musica.
Un episodio biblico.
Il paziente potrebbe averlo detto
a modo suo.
Ma si morse la lingua
con un vocabolo doppio, quasi definitivo
(come una lingua biforcuta)
che gli salvò la vita:
Moby Dick... Moby Dick.
110
44
Esta ciudad se inunda sin Consuelo.
La hermana de mi padre abandonó la playa de Conchán
completamente a oscuras.
Una estela de barcas
pobres entre los pobres
le abre paso.
Sin que mueva las aguas
nuestra sed
no es la misma.
Así reconocemos su trayecto:
regresando en silencio
por donde existió el canto.
111
44
Questa città s’inonda senza Conforto.
La sorella di mio padre lasciò la spiaggia di Conchán
completamente al buio.
Una scia di barche
povere tra i poveri
le fa largo.
Senza muovere le acque
la nostra sete
non è la stessa.
Così riconosciamo il suo percorso:
ritornando in silenzio
lì dove il canto è esistito.
112
45
La baba de dragón
el ámbar gris
que antes especió el vino
no era desconocido en nuestro barco.
Incienso de los turcos
perfume en la carta para Clarice Starling
que firmó Hannibal Lecter
en Florencia, muchos años después
de los Orsini.
Yo lo uso de amuleto
contra las epidemias
(según lo recomienda el caníbal Quiqueg).
A la manera de Leviatán
lo froto en la cabeza del monarca
británico (tan poco hospitalario)
y tiento con su aroma al redentor
con tal de recobrar mi paraíso.
No existe el cementerio de ballenas
pero basta mi fe para matarlas.
113
45
La bava di drago
l’ambra grigia
che prima è servita a speziare il vino
non era sconosciuta sulla nostra nave.
Incenso dei turchi
profumi nella lettera per Clarice Starling
che Hannibal Lecter ha firmato
a Firenze, molti anni dopo
degli Orsini.
Io lo uso come amuleto
contro le epidemie
(secondo i consigli del cannibale Quiqueg).
Alla maniera del Leviatano
lo sfrego sulla testa del monarca
britannico (così poco ospitale)
e col suo aroma tento il redentore
pur di recuperare il mio paradiso.
Non esiste il cimitero delle balene
ma per ucciderle basta la mia fede.
114
46
Muerdo mi brazo
la mano que me da de comer
el dedo que me apunta.
Muerdo mis uñas
hasta probar la sangre
noble de los Orsini.
Abro la boca
para tragarme el bosque
el mundo entero.
Y para ellos no soy
sino un ogro
de piedra.
115
46
Mordo il mio braccio
la mano che mi da il cibo
il dito che mi indica.
Mordo le mie unghie
fino a gustare il sangue
nobile degli Orsini.
Apro la bocca
per inghiottire il bosco
il mondo intero.
E per loro non sono
altro che un orco
di pietra.
116
47
Muerdo los largos fémures
del pirata contrario.
Lo dejo a la deriva
de su propia crueldad.
Le toca descubrir
(luego de tantas islas)
lo que enterramos juntos
dentro del cachalote.
Él dice Billy Budd.
Y yo digo Jonás.
Ambos nos confundimos.
117
47
Mordo i lunghi femori
del pirata nemico.
Lo lascio alla deriva
della sua stessa crudeltà.
Gli tocca scoprire
(dopo tante isole)
ciò che seppellimmo assieme
dentro il capodoglio.
Lui dice Billy Budd.
E io dico Giona.
Entrambi ci confondiamo.
118
48
Al remover los intestinos del cetáceo
en busca del grisámbar
leemos el futuro.
Aparecen los fantasmas en blanco
y las sombras oscuras
que comparten resaca.
Aparece el alcohol que sustituye
los perfumes. Las naves
de Japón y de Noruega
que no cumplen las cuotas de captura.
Aparecen las suelas de zapatos
pero ninguna huella de la ballena blanca.
Ha desaparecido. Tal vez
porque dejamos de perseguir sus sueños.
Ha desaparecido, como Dios
quien no ascendió a los cielos
ni regresó al océano.
Esto te mando en una carta
mi querida sobrina
porque quisiera verte
(qué grandes ojos tienes)
para comerte a besos.
Y si no la respondes
nunca conocerás
esa piedra preciosa
(el estelión más largo)
que no puede leerse
fuera de mi cerebro.
Nunca podrás probarla
mientras viva.
119
48
Nel rimuovere gli intestini del cetaceo
in cerca dell’ambra grigia
leggiamo il futuro.
Appaiono i fantasmi in bianco
e le ombre oscure
che condividono la risacca.
Appare l’alcol che sostituisce
i profumi. I bastimenti
del Giappone e della Norvegia
che devono completare le quote di cattura.
Appaiono suole di scarpe
ma nessuna traccia della balena bianca.
È sparita. Forse
perché abbiamo smesso d’inseguire i suoi sogni.
È sparita, come Dio
che non ascese ai cieli
né tornò all’oceano.
Questo ti invio in una lettera
mia cara nipote
perché vorrei vederti
(che occhi grandi che hai!)
per mangiarti coi baci.
E se non mi rispondi
mai conoscerai
quella pietra preziosa
(la bufonite più grande)
che non può leggersi
fuori dalla mia testa.
Finché vivrò
non potrai mia provarla.
120
49
En verdad cualquier hombre mataría a una serpiente
pero sólo un Perseo, un San Jorge, Hércules o Visnú
doblega a Leviatán.
Comparto los blasones del primer arponazo
y conozco la tierra donde Jonás zarpó.
Allí está el esqueleto
blanco (por la lejía)
de ese dragón del agua
que relata Ezequiel.
Una mezquita, casi
donde una hermosa lámpara ardía
sin aceite.
Así hacemos los recios balleneros
de Nantucket.
Así arderán Perseo, San Jorge, Hércules o Visnú.
121
49
In realtà qualunque uomo ucciderebbe un serpente
ma solo un Perseo, un San Giorgio, Ercole o Visnù
mettono in ginocchio il Leviatano.
Condivido i simboli del primo colpo di arpone
e conosco la terra da dove Giona salpò.
Lì si trova lo scheletro
bianco (per via della candeggina)
di quel drago di acqua
di cui narra Ezechiele.
Una moschea, quasi
dove una bella lampada ardeva
senza olio.
Così facciamo noi intrepidi balenieri
di Nantucket.
Così arderanno Perseo, San Giorgio, Ercole o Visnù.
122
50
Esa ballena que huye (a mil brazas) bajo la luz del sol
lanza chorros de niebla en el canal del Eire.
A cada lado de su espinazo se encuentra el laberinto cretense
sus tribus escamosas, sus pacientes
fantasmas.
A quien llaman Ismael también respira agitado
(unas setenta veces) con la boca cerrada
en Pabellón Rosetto.
Necesita del aire incluso
cuando duerme.
El cachalote no va a la superficie para tomar el aire
para lanzar sus chorros vitalicios
y cubrir de vapor al ballenero.
Emerge, como un Dios
para encontrar al hombre
y destruir sus obras.
Después de un coletazo níveo, resplandeciente
restará la neblina. El fantasma
paciente
volverá por más (aire, supervivencia)
con el agua en los ojos
que, dicen, puede causar ceguera.
123
50
Quella balena che fugge (a mille braccia), sotto la luce del sole
lancia getti di nebbia nel canale d’Irlanda.
A ogni lato della sua spina dorsale si trova il labirinto cretese
le sue tribù squamose, i suoi pazienti
fantasmi.
E anche quello chiamato Ismaele respira agitato
(circa settanta volte) con la bocca chiusa
nel Padiglione Rosetto.
Ha bisogno di aria perfino
quando dorme.
Il capodoglio non va in superficie a prendere aria
per lanciare i suoi possenti getti
e coprire di vapore il baleniere.
Emerge, come un Dio
per trovare l’uomo
e distruggere le sue opere.
Dopo un candido colpo di coda, risplendente
allontanerà la foschia. Il fantasma
paziente
tornerà per averne ancora (aria, sopravvivenza)
con l’acqua negli occhi
che, dicono, può causare cecità.
124
51
Quien vuelve de su sueño, si respira
no se retuerce nunca. Se enfrente a sus iguales
de cabeza. La cola es para el hombre
(por su inferioridad). También en eso
la ballena es un Dios.
No le vemos el rostro, pero qué bien
golpea cuando exhala. No
lo vemos
de frente, aunque de un coletazo
nos lleva a los abismos de su reino.
Donde la gloria es agua
el hombre no
respira.
125
51
Chi torna dal suo sogno, se respira
mai si contorce. Affronterà i suoi simili
a capofitto. La coda è per l’uomo
(per la sua inferiorità). Anche in questo
la balena è un Dio.
Non ne vediamo il volto, ma come batte
bene quando sbuffa. Non
la vediamo
davanti, benché con un colpo di coda
ci porti negli abissi del suo regno.
Dove la gloria è acqua
l’uomo non
respira.
126
52
Con una vara verde
recorro las costillas de la bestia.
Dicen que es imposible
conocerla por dentro.
Igual paso los dedos por sus clavos
como hiciera Quiqueg con su ataúd.
Para él ahora es un cofre
donde guarda la ropa y sus doblones.
Doblo así mi temor
y recorto las barbas de la muerte.
Aunque verde es la envidia
de quien dice: “con la vara que mides…”
127
52
Con una bacchetta verde
percorro le costole della bestia.
Dicono che sia impossibile
conoscerla dall’interno.
Comunque passo le dita sui suoi chiodi
come farebbe Quiqueg con la sua bara.
Per lui ora è un baule
dove conserva i vestiti e i suoi dobloni.
Piego così la mia paura
e ritaglio la barba della morte.
Benché verde sia l’invidia
di chi dice: “col metro con cui misuri...”
128
53
Dar en lo blanco
aun antes de que exista
la hoja
animal sin orillas
como el cielo
filoso atardecer que enrojece
las manos
cuando escribes
“dar casa” a la ballena
y
entonces
vive
junto a ti
toda la eternidad.
129
53
Centrare l’obiettivo
ancor prima che esista
la foglia
animale senza sponde
come il cielo
filoso imbrunire che arrossa
le mani
quando scrivi
“dare casa” alla balena
e
allora
vive
accanto a te
l’intera eternità.
130
54
La austera luz de una lámpara de aceite
otorga realidad a estas palabras: cabeza
aletas, cola. Resoplido y vaivén
en donde contemplamos aquello que no somos
y apenas se insinúa. La sangre
con sus oleajes bíblicos
y ese nombre que se enquista y florece
detrás del cerebelo. Arácnido
derrame de petróleo
a punto del incendio. Y, sin embargo
llegados a este punto
es un faro doméstico, apacible sonar
que nos alerta de aquella otra palabra
menos hospitalaria (si británica)
que nos muerde la lengua.
A horcajadas, decimos
Ismael.
Carcajadas de la orca que se mantiene
a oscuras
(en un derrame interno)
y nos contagia
su bullicio infernal.
A mordidas nos decimos
amor. (Di. Das.)
Nos entregamos a esa fuente de luz
en que chorreamos.
Sin un manto de sombra
sobre el cuerpo
nos volvemos fantasmas
apacibles
en espera de un fósforo.
131
54
L’austera luce di una lampada a olio
concede realtà a queste parole: testa
pinne, coda. Sbuffata e viavai
dove contempliamo quello che non siamo
e faticosamente s’insinua. Il sangue
con le sue ondosità bibliche
e quel nome che si incista e fiorisce
dietro il cervelletto. Aracnide
spargimento di petrolio
sul luogo dell’incendio. E, tuttavia
arrivati a questo punto
è un faro domestico, tranquillo suonare
che ci allerta di quell’altra parola
meno cordiale (sì, britannica)
che ci azzanna la lingua.
A cavalcioni, diciamo
Ismaele.
Risate dell’orca che resta
al buio
(in uno spargimento interno)
e ci contagia
il suo trambusto infernale.
A morsi ci diciamo
amore. (Diedi. Dai.)
Ci consegniamo a quella fonte di luce
in cui sgoccioliamo.
Senza un manto di ombra
sul corpo
diventiamo fantasmi
sereni
in attesa di un fiammifero.
132
55
El mar es un espejo.
Si te devuelve la imagen de una orca
no pretendas cazarla
sin arpones.
Si sólo ves fantasmas
no le quites la sábana al vecino.
Si te miras
de frente
reza toda la noche
para que no te ahogues.
Otro
yo
podrá apagar las llamas
desde adentro.
133
55
Il mare è uno specchio.
Se ti restituisce l’immagine di un’orca
non pretendere di catturarla
senza arponi.
Se vedi solo fantasmi
non togliere il lenzuolo al vicino.
Se ti guardi
di fronte
prega tutta la notte
affinché non anneghi.
Un altro
io
potrà spegnere le fiamme
dall’interno.
134
56
Hace meses falleció la tía Paz
y consuelo después
nos enteramos.
Y que Ismael conocerá Japón
por travesía marítima.
Y una espera se ahogó
en el íntimo mar
de mi sobrina.
Todo esto ya fue escrito
en el lomo de Moby-Dick
(de Melville).
Sin embargo (recuerdo
a Galileo): “Y todavía
nos mueve”.
La ballena y el mar
no son iguales
y son
el mismo blanco
que todos recordamos.
No se han muerto mis tías
ni se perdió un sobrino.
Ismael, en su viaje a Japón
irá por ellos.
Cuando alguien muere
—a ver si ya por fin
nos enteramos—
queda más cerca de uno.
135
56
Mesi fa è morta zia Pace
e dopo il conforto
l’abbiamo saputo.
E che Ismaele conoscerà il Giappone
dopo un viaggio marittimo.
E un’attesa è annegata
nell’intimo mare
di mia nipote.
Tutto questo è stato già scritto
sul fianco di Moby Dick
(di Melville).
Tuttavia (ricordo
Galileo): “Eppur
ci muove”.
La balena e il mare
non sono uguali
e sono
lo stesso bersaglio
che tutti ricordiamo.
Le mie zie non sono morte
né si è smarrito un nipote.
Ismaele, nel suo viaggio in Giappone
andrà a prenderli.
Quando qualcuno muore
– vedremo se poi alla fine
arriveremo a saperlo –
ci resta più vicino.
136
57
El cachalote arrastra en su locura
a quien lo nombra.
Si callamos, en la sal de la sangre permanece
como navaja intacta.
De la blancura ciega de su cola
no hay modo de apartarnos
pues la muerte hipnotiza.
Giramos la cabeza
a babor y estribor
negándolo tres veces.
En el cuarto (de máquinas)
el capitán, mi capitán, confirma
que alcemos el arpón contra los dioses.
Escucho (adentro, muy adentro)
que el espigón más largo
se abre paso
con sílabas ruidosas
hacia quien esto
escribe.
137
57
Il capodoglio trascina nella sua pazzia
chi lo nomina.
Se stiamo zitti nel sale del sangue resta
come un coltello intatto.
Dal cieco biancore della sua coda
non c’è verso di separarsi
perché la morte ipnotizza.
Voltiamo la testa
a babordo e a dritta
negandolo tre volte.
Nella sala (dei macchinari)
il capitano, mio capitano, conferma
che solleviamo l’arpone contro gli dèi.
Ascolto (dentro, molto all’interno)
che il pontile più lungo
si fa largo
con sillabe rumorose
verso colui che questo
scrive.
138
58
La persona que firme este diagnóstico
no será la culpable de mi huida.
La enfermedad, me dicen
puede apenas mirarse
entre los sueños. La sombra
de una almohada
que Billy Budd coloca firmemente
para acallar mi cuerpo.
Le dejo a mis ausentes todo el canto.
Mi grasa, al enemigo Ahab.
El aceite, a los buitres.
Sólo pido que si baja un albatros
buscando mi grisámbar
por hermandad de bestias
lo destrocen.
Alto morir al fondo de uno mismo
lejos de puertos, buques, hospitales
ciego y loco…
¡esto sí es vida!
139
58
La persona che firmerà la diagnosi
non sarà colpevole della mia fuga.
La malattia, mi dicono
può solo vedersi
nei sogni. L’ombra
di un cuscino
che Billy Budd sistema con forza
per zittire il mio corpo.
Lascio ai miei assenti tutto il canto.
Il mio grasso, al nemico Achab.
L’olio, agli avvoltoi.
Chiedo solo che se planasse un albatro
in cerca della mia ambra grigia
per fratellanza tra bestie
lo distruggano.
Una morte gloriosa nel fondo di sé stessi
lontano da porti, navi, ospedali
cieco e pazzo…
Questa sì ch’è vita!
140
59
No se quema el Pequod
en la historia de Melville, ni aparecen
fantasmas de estetoscopio al pecho.
Pero, así como adquiere la navaja al asesino
llega el fuego a los ojos
y su final a Dios.
141
59
Non brucia il Pequod
nella storia di Melville, né appaiono
fantasmi da stetoscopio al petto.
Ma, così come il coltello acquista l’assassino,
arriva il fuoco agli occhi
e la sua fine a Dio.
142
60
Para ser un patriota (como diría Lizalde)
me rebano la lengua antes que permitírselo a las orcas.
No les diré mi nombre, pero
llámenme Ismael… y después salgan
corran, como las ratas
huyen del buque que zozobra.
Con espuma en la boca
confesaré mi nombre (hospitalario, indómito)
a quien quede varado en mi lecho
encendido. A quien comulgue
en éxtasis.
143
60
Per essere un patriota (come direbbe Lizalde1)
mi affetto la lingua prima che lo facciano le orche.
Non dirò loro il mio nome, ma
chiamatemi Ismaele… e dopo vadano fuori
corrano, come fuggono
i topi dalla nave che affonda.
Con la schiuma nella bocca
confesserò il mio nome (accogliente, indomito)
a chi rimanga arenato nel mio letto
di fuoco. A chi prende l’ostia
in estasi.
1 Eduardo Lizalde (1929), poeta messicano.
144
Coletazo
No me pregunten si esta novela es real
o quiénes la vivieron:
los que estamos
cupimos en la vista
pese al cuarto
vacío colindante hacia el otro
jardín. Hibiscos como jóvenes
rebeldes que recogimos, chupamos y dejaron
limpias gotas de orín
debajo de las sábanas. Lirios
de tallo duro y orificio cremoso. Perlas
de raíz infecciosa mas benigna
sin daño en los riñones.
Nada que ver con el reino de Fungi
ni el dragón de Komodo.
Entonces desearía
que mi garganta seca revelara
una historia
a la vez
.
Aunque es
mentira. No
venimos del agua
pues las olas recogen
sus lindes como una
idea sin fruto: rocío
que es la nube
y la sal
.
Nada
como una idea
nos devuelve a la flor
sin miramientos
cuando el engaño
145
Colpo di coda
Non chiedetemi se questa storia è vera
o chi la visse:
noi che siamo qui
trovammo posto negli occhi
a dispetto della stanza
vuota attigua all’altro
giardino. Ibischi come giovani
ribelli che raccogliemmo, succhiammo e lasciarono
limpide gocce di orina
sotto le lenzuola. Iris
di fusto duro e orifizio cremoso. Perle
di radice infetta ma benigna
senza danno per i reni.
Nulla a che vedere con il regno di Fungi
né il drago di Komodo.
Allora vorrei
che la mia gola secca rivelasse
una storia
alla volta
.
Anche se
è una bugia. Non
veniamo dall’acqua
perché le onde raccolgono
i loro confini come una
idea senza frutto: rugiada
che è la nuvola
e il sale
.
Nulla
come un’idea
ci restituisce al fiore
senza riguardo
quando l’inganno
146
es no ser
fruto
.
Nada
.
Porque
somos de barro
nos hundimos. No hay
cáliz que nos salve
de morir
.
Anterior
al suicidio
una sola palabra
se desangró en la mesa al aplastarla
bajo el peso amoroso de mis manos. El café
levantaba su aroma como un testigo falso
con sus alas violentas y estorbosas. Buitres o escarabajos
que se veían venir detrás del desayuno. El silencio
desollado de una conversación abierta
en canal, con el amor en víscera
latente y testarudo como ese golpeteo
de una nota en el piano. Espejo
en el espejo. Árbol
par
.
Unos
cuantos minutos
faltaron en la alarma
que despertó la voz de la conciencia.
Esos pocos segundos me quisiste
matar igual que el tiempo. Con los pasos
escribo la blancura del destino tan breve. No con los dedos
buenos para la música
y no para
el silencio. Tiersen o Michael Nyman
también habían caído (ellos
147
è non essere
frutto
.
Nulla
.
Proprio perché
siamo di fango
affondiamo. Non c’è
calice che ci salvi
dalla morte
.
Precedente
al suicidio
una sola parola
si dissanguò sul tavolo schiacciata
dal peso amoroso delle mie mani. Il caffè
sollevava il suo aroma come un falso testimone
con le sue ali violente e ingombranti. Avvoltoi o scarabei
che si vedevano arrivare dietro la colazione. Il silenzio
scorticato di una chiacchierata aperta
in canale, con l’amore nelle viscere
latente e testardo come quel picchiettio
di una nota sul pianoforte. Specchio
nello specchio. Albero
simmetrico
.
Solo
pochi minuti
mancavano all’allarme
che svegliò la voce della coscienza.
Quei pochi secondi mi avresti voluto
ammazzare come il tempo. Con i passi
scrivo il biancore del destino così breve. Non con le dita
buone per la musica
e non per
il silenzio. Tiersen o Michael Nyman
erano ugualmente caduti (loro
148
tan suavemente) poco después que tú. Y como yo
no estaba
se dicen muchas cosas
que no hacen más que unirnos. Al azul
del cabello se asomaron tus ojos
con su golpe de azul
y su sangrado.
Vacía
paternidad
cuya dolencia dejó
sus cicatrices
en los escarabajos y los buitres
pero nunca en nosotros.
Mucho menos
en ti
.
No
me pregunten
si conocía el final:
lo que no tiene nombre
son las explicaciones no pedidas
cuando ni con piedad se consigue
desvanecer lo que un autorretrato apunta
con su fecha y su firma, sus rojos
sus azules en lo más blanco
y negro de esta historia.
Rimas de otro
verano por la tarde
sin rocío ni
piedad
.
No
tarde
para un diario
sino en el golpe
justo
como injusta es
la muerte que viene
149
così dolcemente) poco dopo di te. E poiché
non c’ero
si dicono tante cose
che non fanno altro che unirci. Nell’azzurro
dei capelli si affacciarono i tuoi occhi
con il loro scatto di azzurro
e il loro rientro.
Vuota
paternità
la cui malattia lasciò
le sue cicatrici
negli scarabei e negli avvoltoi
ma mai in noi.
Molto meno
in te
.
Non
mi chiedete
se conoscevo il finale:
quello che non ha nome
sono le spiegazioni non richieste
quando nemmeno con la pietà si riesce
a disperdere ciò che un autoritratto designa
con la sua data e la sua firma, i suoi rossi
i suoi azzurri nella parte più bianca
e più nera di questa storia.
Rime di un’altra
estate di sera
senza rugiada né
pietà
.
Non
tardi
per un diario
bensì nel colpo
giusto
come ingiusta è
la morte che arriva
150
y trae tus ojos
azules
en el cielo
que nos ciega
y consigue
que escondamos los lentes
y miremos por dentro
en los rojos latidos
lo que nos adultera una sola palabra
si rima con infancia
no con mamá
con
mí
.
Go
lpe atroz
este pia
no
la mano suavemente
en la mejilla inerte de la calle.
Nyman y Tiersen sordos
distraí
dos peatones
que no te ven
caer
como los buitres
y los escarabajos que ocultan
tus cabellos azules y tus ojos tan rojos
y esta sed por decirnos los pendientes
abrazos, las ausencias totales
que dieron por respuesta
una historia
a la vez
.
Caer
de liberada mente
como un arpón
deja la mano
151
e porta i tuoi occhi
azzurri
in cielo
che ci abbaglia
e ottiene
che nascondiamo le lenti
e guardiamo all’interno
nei rossi battiti
quello che ci guasta una sola parola
se rima con infanzia
non con mamma
con
me
.
Co
lpo atroce
questo pia
no
la mano soavemente
sulla guancia inerte della strada.
Nyman e Tiersen sordi
sbadat
i pedoni
che non ti vedono
cadere
come gli avvoltoi
e gli scarabei che occultano
i tuoi azzurri capelli e i tuoi occhi così rossi
e questa sete per dirci gli abbracci
in sospeso, le assenze totali
che diedero per risposta
una storia
alla volta
.
Cadere
da mente liberata
come un arpone
lascia la mano
152
el impulso
la sien
.
Caer
en cuenta
ya demasiado
tarde
que no hay cuartos
ni pisos
hibiscos o jardines
que detengan
la mente
(lamentable)
si
cae
.
.
.
Con un chorro blanquísimo sepultado en la vena
así comienzo todo (de nuevo), hacia mi cuerpo
el menos visitado, lo que no conocí
antepalabra
de tu nombre y su canto, animal protegido
de púas
muriendo en la garganta. Lengua
rota
con ojos tartamudos, en esquirlas
de hueso
y camisa de fuerza. Éste
soy. El que nada
hacia fuera, con sus alas cubiertas de salitre.
El que todo
ha mirado desde la disyuntiva del trance y lo deforme.
Un yo provisional. El que nada
hacia adentro: a la tormenta oscura del Pabellón Nantucket
en el buque Rosetto. El que nada
con jóvenes blanquísimos, dos
pacientes vigías de mi transpiración, en chorros
153
l’impulso
la tempia
.
Rendersi
conto
ormai troppo
tardi
che non ci sono stanze
né piani
ibischi o giardini
che fermino
la mente
(deplorevole)
se
cade
.
.
.
Con un getto bianchissimo sepolto nelle vene
così inizio tutto (di nuovo), verso il mio corpo
il meno visitato, quello che non ho conosciuto
anteparola
del tuo nome e il suo canto, animale protetto
da aculei
che muoiono in gola. Lingua
spezzata
con occhi balbuzienti, in schegge
di osso
e camicia di forza. Questo
sono. Colui che nuota
verso l’esterno, con le sue ali coperte di salnitro.
Colui che tutto
ha visto fin dal dilemma dell’estasi o della difformità.
Un io provvisorio. Colui che nuota
verso dentro: al temporale del Padiglione Nantucket
sulla nave Rosetto. Colui che nuota
con giovani bianchissimi, due
pazienti vedette della mia traspirazione, in getti
154
en un flujo sanguíneo
que me saca del mundo y me regresa al mar, a la infancia
al lar de mi cabeza
comprimida
en la que Dios inserta un bisturí, una aguja
una púa de su mano que es la mía
y se extiende, aracnoide, como una marea roja, un quiste
un tumor cerebral, un cruce
de caminos entre lo que recuerdo y lo que ya no vivo.
Mi mano bendecida por el fuego que la fe provocó
se zanja en la ballena que perseguí por años. Se sumerge
en sus costillas vivas, catedral de mi boca, en la arena
volátil del dolor y sus múltiples playas
sin pescador alguno.
Éxtasis
de mi boca
este azul
que respiro
(comulgo)
y me hace
creyente
de este
mar
que soy
la mar
sin la
tabla
de los diez
mandamientos
golpeando
me
pegándo
me
con su crawl
con su crack
con su no
sé
que
155
in un flusso sanguineo
che mi tira fuori dal mondo e mi riporta al mare, all’infanzia
al focolare della mia testa
oppressa
quella dove Dio infila un bisturi, un ago
una spina della sua mano che è la mia
e si estende, aracnoide, come una marea rossa, una ciste
un tumore cerebrale, un incrocio
di strade tra quello che ricordo e quello che non vivo più.
La mia mano benedetta dal fuoco che produsse la fede
s’infila nella balena che ho inseguito per anni. Si immerge
nelle sue costole vive, cattedrale della mia bocca, nella sabbia
volatile del dolore e nelle sue molteplici spiagge
senza nessun pescatore.
Estasi
della mia bocca
questo azzurro
che respiro
(faccio la comunione)
e che mi fa
credente
di questo
mare
che sono
il mare
senza la
tavola
dei dieci
comandamenti
battendo
mi
pestando
mi
col suo crawl
col suo crack
con il suo non
so
che
156
con su no sé…
con el que fueron creadas las ballenas.
157
con il suo non so…
con cui furono create le balene.
159
Note finali
La mia gratitudine a Margaret Atwood, Piedad Bonnett, Antonio
Cisneros, Eduardo Lizalde, Herman Melville, Héctor Viel Tem-
perley, Walt Whitman e a tutti coloro che furono convocati
nell’allucinazione della lettura. Di questi autori ho scelto alcuni
versi che si sono fusi al coro (delle balene) e hanno reso possibile
la realizzazione di questo libro. Per me è stato importante man-
tenere il tutto come una eco e per questo ho preferito evitare vir-
golette o corsivi nel riportare i loro versi. Da alcuni ho preso po-
che cose: frasi, frammenti o ho usato perifrasi. Dello scrittore ar-
gentino Héctor Viel Temperley sono presenti parecchi versi e
tutti provengono dai libri Hospital Brítanico e Crawl. Ovvia-
mente di Melville c’è tutto il suo lavoro letterario e non solo
Moby Dick.
Il mio affetto e la mia ammirazione a Guillermo Fernández che
appare come un fantasma cortese e il cui crimine non è stato an-
cora investigato dalle autorità competenti.
161
Notizia sull’autore
LUIS ARMENTA MALPICA
nato a Città del Messico nel 1961 è poeta, saggista e direttore di
Mantis Editores. Dal 1974 vive a Guadalajara. Ha vinto diversi
premi per la poesia, in patria e all’estero, tra i quali si distaccano:
“Poesía Aguascalientes” (1996); “Nacional de Poesía Ramón Ló-
pez Velarde” (1999); “Nacional de Poesía Efraín Huerta” (1999);
“Jalisco en Letras (2008); “Nacional de Poesía José Emilio Pa-
checo” (2011); “Internacional de Literatura Sor Juana Inés de la
Cruz” (2013); “Encuentro de Poetas Enrique González León
(2016) e “Jaime Sabines-Gatien Lapointe” (Canada-Messico
2017). Ha ricevuto diversi premi anche come editore.
Ha pubblicato venticinque libri di poesia, i più recenti sono:
El agua recobrada (antologia, Spagna, 2011), Envés del agua
(Messico, 2012), Papiro de Derveni (Messico, 2013), Llámenme
Ismael (Messico, 2014), The Drunkenness of God (Usa, 2015),
Götterdämmerung. Antologie minime (Canada-Messico, 2015),
Götterdämmerung. Antología personal (Ecuador, 2015; Mes-
sico, 2017), Greetings to the Family (Messico, 2016), Voința Lu-
minii (Romania, 2017) e Enola Gay (Messico, 2019).
Suoi testi poetici sono stati tradotti in molte lingue e inseriti in
antologie messicane e straniere, in Italia in: Dalla parola antica
alla parola nuova. Ventidue poeti messicani d’oggi (Raffaelli,
2012, a cura di Emilio Coco). In Italia è apparsa anche la raccolta
poetica, in edizione bilingue, Volontà della luce (Sentieri Meri-
diani, 2011, a cura di Emilio Coco).
Chiamatemi Ismaele [Llámenme Ismael] è stato pubblicato in
Messico nel 2014 dal FOEM (Fondo Editorial Estado de México)
dopo aver vinto come inedito, nel 2013, il “Premio Internacional
de Literatura Sor Juana Inés de la Cruz”.
162
Notizia sul curatore
ALESSIO BRANDOLINI (1958) vive a Roma dove si è lau-
reato in Lettere moderne. Ha pubblicato i libri di poesia: L’alba
a piazza Navona (1992, «Premio Montale - Inedito»), Divisori
orientali (2002, «Premio Alfonso Gatto - Opera Prima»), Poesie
della terra (2004; anche in spagnolo: Poemas de la tierra, 2004
e 2014), Il male inconsapevole (2005), Mappe colombiane (2007;
anche in spagnolo: Mapas colombianos, Colombia 2015), Tevere
in fiamme (2008, «Premio Sandro Penna»), Il fiume nel mare
(2010, Finalista «Premio Camaiore») e Nello sguardo del lupo
(2014; anche in spagnolo: En la mirada del lobo, Messico 2018).
Nel 2016 è uscita l’antologia Il futuro è un campo incolto (1992-
2014) e nel 2017 Il volto e il viaggio (con disegni di Stefano Car-
dinali). Suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue e pubblicati
su riviste italiane e straniere. In Costa Rica sono uscite le antolo-
gie En el ojo del lobo (2009) e Desde otro planeta (2014), in Co-
lombia Llamo desde otro planeta (2016), tutte con la traduzione
di Martha Canfield. Nel 2013 ha pubblicato il libro di racconti
Un bosco nel muro (Empirìa). Traduce dallo spagnolo e dal 2006
coordina «Fili d’aquilone», rivista web di «immagini, idee e Poe-
sia». Nel 2011 ha fondato la casa editrice Edizioni Fili d’Aqui-
lone.
Un grazie a Martha Canfield per la lettura del dattiloscritto e i
preziosi suggerimenti.
INDICE
Nella profondità dell’oceano e della poesia
di Eduardo Milán ................................................................................. 5
CHIAMATEMI ISMAELE
Embestida ...................................................................................... 10
Assalto ...................................................................................... 11
1 ..................................................................................................... 14
1 ................................................................................................ 15
2 ..................................................................................................... 16
2 ................................................................................................ 17
3 ..................................................................................................... 18
3 ................................................................................................ 19
4 ..................................................................................................... 20
4 ................................................................................................ 21
5 ..................................................................................................... 22
5 ................................................................................................ 23
6 ..................................................................................................... 24
6 ................................................................................................ 25
7 ..................................................................................................... 26
7 ................................................................................................ 27
8 ..................................................................................................... 28
8 ................................................................................................ 29
9 ..................................................................................................... 30
9 ................................................................................................ 31
10 ................................................................................................... 32
10 .............................................................................................. 33
11 ................................................................................................... 34
11 .............................................................................................. 35
12 ................................................................................................... 36
12 .............................................................................................. 37
13 ................................................................................................... 38
13 .............................................................................................. 39
14 ................................................................................................... 40
14 .............................................................................................. 41
15 ................................................................................................... 42
15 .............................................................................................. 43
16 ................................................................................................... 44
16 .............................................................................................. 45
17 ................................................................................................... 46
17 .............................................................................................. 47
18 ................................................................................................... 48
18 .............................................................................................. 49
19 ................................................................................................... 50
19 .............................................................................................. 51
20 ................................................................................................... 52
20 .............................................................................................. 53
21 ................................................................................................... 54
21 .............................................................................................. 55
22 ................................................................................................... 56
22 .............................................................................................. 57
23 ................................................................................................... 58
23 .............................................................................................. 59
24 ................................................................................................... 60
24 .............................................................................................. 61
25 ................................................................................................... 64
25 .............................................................................................. 65
26 ................................................................................................... 68
26 .............................................................................................. 69
27 ................................................................................................... 70
27 .............................................................................................. 71
28 ................................................................................................... 72
28 .............................................................................................. 73
29 ................................................................................................... 76
29 .............................................................................................. 77
30 ................................................................................................... 78
30 .............................................................................................. 79
31 ................................................................................................... 80
31 .............................................................................................. 81
32 ................................................................................................... 82
32 .............................................................................................. 83
33 ................................................................................................... 84
33 .............................................................................................. 85
34 ................................................................................................... 90
34 .............................................................................................. 91
35 ................................................................................................... 92
35 .............................................................................................. 93
36 ................................................................................................... 94
36 .............................................................................................. 95
37 ................................................................................................... 96
37 .............................................................................................. 97
38 ................................................................................................... 98
38 .............................................................................................. 99
39 ................................................................................................. 100
39 ............................................................................................ 101
40 ................................................................................................. 102
40 ............................................................................................ 103
41 ................................................................................................. 104
41 ............................................................................................ 105
42 ................................................................................................. 106
42 ............................................................................................ 107
43 ................................................................................................. 108
43 ............................................................................................ 109
44 ................................................................................................. 110
44 ............................................................................................ 111
45 ................................................................................................. 112
45 ............................................................................................ 113
46 ................................................................................................. 114
46 ............................................................................................ 115
47 ................................................................................................. 116
47 ............................................................................................ 117
48 ................................................................................................. 118
48 ............................................................................................ 119
49 ................................................................................................. 120
49 ............................................................................................ 121
50 ................................................................................................. 122
50 ............................................................................................ 123
51 ................................................................................................. 124
51 ............................................................................................ 125
52 ................................................................................................. 126
52 ............................................................................................ 127
53 ................................................................................................. 128
53 ............................................................................................ 129
54 ................................................................................................. 130
54 ............................................................................................ 131
55 ................................................................................................. 132
55 ............................................................................................ 133
56 ................................................................................................. 134
56 ............................................................................................ 135
57 ................................................................................................. 136
57 ............................................................................................ 137
58 ................................................................................................. 138
58 ............................................................................................ 139
59 ................................................................................................. 140
59 ............................................................................................ 141
60 ................................................................................................. 142
60 ............................................................................................ 143
Coletazo ....................................................................................... 144
Colpo di coda .......................................................................... 145
Note finali ........................................................................................ 159
Notizia sull’autore ........................................................................... 161
Notizia sul curatore .......................................................................... 162
Collana le ali
1. Annarita Verzola, Quando l’usignolo
Collana i fili
1. Poeti del Québec (a cura di Viviane Ciampi)
2. Jorge Boccanera, Palma reale
3. Daniel Samoilovich, Molestando i dèmoni
4. Emily Dickinson, Vi intreccerò in eteree collane
5. Rodolfo Dada, Cardumen
6. Mariano Peyrou, Temperatura voce
7. Laura Yasan, Pietrisco
8. Paulina Vinderman, L’epigrafista
9. Daniel Calabrese, Ruta Dos
10. Xavier Oquendo Troncoso, Soli
11. Edgardo Dobry, Contrattempo
12. Felipe García Quintero, Terral
13. Viviane Ciampi, D’aria e di terra
14. Susana Szwarc, L’occhio di Celan
15. Jorge Boccanera, Monologo del testardo
16. Narlan Matos, La provincia oscura
17. Rafael Courtoisie, Baldoria
18. Eduardo Chirinos, Rimedi per i malesseri del falco
19. Federico Díaz-Granados, Le urgenze dell’istante
20. Christopher Merrill, Necessità
21. Antonio Praena, Tra cielo e terra
22. Luz Mary Giraldo, Il volto nascosto dell’amore
23. Claribel Alegría, Amore senza fine
24. Eduardo Rezzano, Notturna
25. Bárbara Belloc, Cinodromo
26. Alfredo Fressia, Radici del paradiso
27. Mariano Peyrou, Bambini innamorati
28. Felipe García Quintero, Qualche battito
29. Lucero Alanís, Chiostro
30. Miguel Maldonado, Persone e cose
31. Luis Armenta Malpica, Chiamatemi Ismaele
Collana gli spilli
1. Armando Santarelli, L’isola che sono diventato
2. Vittoria Martinetto, Manuel Puig Reloaded
3. Anna Boccuti, Variazioni umoristiche
4. Marco Testi, Sentieri nascosti
Collana i segni
1. Alessio Brandolini e Stefano Cardinali, Il volto e il viaggio
Collana Fili doro
1. Emily Dickinson, La goccia che combatte nel mare
EDIZIONI FILI D’AQUILONE
ADERISCE ALL’APPELLO «SCRITTORI PER LE FORESTE»
PROMOSSO DA GREENPEACE:
QUESTO LIBRO È STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA FREELIFE PRODOTTA DALLE CARTIERE FEDRIGONI
PRODOTTO FSC CO15523
FINITO DI STAMPARE
NEL MESE DI FEBBRAIO 2019 DA UNIVERSAL BOOK SRL
VIA BOTTICELLI, 22 – RENDE (CS)