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La sera di venerdì 19 c.m. nella Cat-
tedrale strapiena di fedeli, l’Arcive-
scovo Mons. Salvatore Gristina con il
Vicario generale mons. Agatino
Caruso, con il Rettore del seminario
mons. Giuseppe Schillaci e con un
folto numero di sacerdoti assistiti da
tanti diaconi permanenti ha presiedu-
to la Concelebrazione Eucaristica
rituale della terza settimana di Pas-
qua, nel contesto della giornata mon-
diale per le vocazioni e nell’anniver-
sario dell’elezione al pontificato di
Benedetto XVI, ed ha, altresì, ordina-
to diaconi in vista del sacerdozio 6
alunni del Seminario arcivescovile.
Carissimi fratelli Presbiteri e Diaconi,Carissimi Seminaristi e Aspiranti alDiaconato permanente, CarissimePersone di Vita Consacrata. Fratelli eSorelle nel Signore,
1. Nel canto di ingresso abbiamo pro-clamato con esultanza la nostra iden-tità.Siamo la chiesa che nasce dalla Cro-
ce, la chiesa che vive dellaPasqua, la chiesa redenta dal-l’amore del Risorto.Attira la nostra attenzionespecialmente un altro trattodella nostra identità: siamo lachiesa che vive nella fede.2. È bello sottolinearlosoprattutto nel contesto del-l’Anno della Fede in corso.Lo celebriamo per provvi-denziale iniziativa del PapaBenedetto XVI del qualeoggi ricordiamo l’anniversa-rio della sua elezione al Pon-tificato. Egli ha ritenuto incoscienza di dover rinunziareal ministero petrino che ilSignore gli aveva affidato il19 aprile 2005. Con parolesapienti, paterne e piene difede nel Signore e di amoreverso la Chiesa, egli ha spie-gato le motivazioni della suastraordinaria decisione.Noi gli vorremo sempre tan-to bene anche per l’Annodella Fede che ci sta facendovivere. Come ci ha invitatoPapa Francesco preghiamoper Benedetto XVI “perchéil Signore sia con lui, lo con-
forti e gli dia molta consolazione”.3. Che cosa significa vivere nellafede? Per rispondere a questa doman-da ci lasciamo illuminare e guidaredalla Parola che abbiamo ascoltato(At 9,1-20; 2Cor 4,1-2;5-7; Gv 6, 52-59).Iniziamo con la pagina del Vangeloche contiene le parole conclusive del“discorso del pane di vita” che Gesùfece insegnando nella sinagoga diCafarnao.Il miracolo della moltiplicazione dei
pani aveva suscitato tanto entusiasmonei riguardi di Gesù al punto che lagente voleva farlo re. Gesù rifiutò, “siritirò di nuovo sul monte, lui da solo”(Gv 6,13). E quando la folla si radunònuovamente attorno a lui, Egli vollefar comprendere come il miracolo erail segno che doveva aiutare a credereche Lui era l’Inviato dal Padre.La fede è anzitutto questo nostro rap-porto personale e comunitario conGesù. Come ben sappiamo questorapporto si realizza in tanti modi ed hail suo culmine nel sacramento del-l’Eucaristia. Essa è il miracolo peren-ne e permanente di cui vive la Chiesa:nel pane e nel vino che lo Spirito San-to, tramite il ministero di noi sacerdo-ti, trasforma nel Corpo e nel Sanguedi Cristo, la Chiesa ha il cibo e labevanda che la fanno vivere e lasostengono nel cammino verso l’in-contro definitivo con il suo Sposo.Il rapporto vitale con Gesù è possibi-le se noi ci fidiamo di Lui e ci affidia-mo a Lui. Questo rapporto ci preparaalla risurrezione finale, all’incontrocon il Padre con il Quale siamo, tra-mite Gesù, in relazione già in questavita. Le parole di Gesù: “Come ilPadre, che ha la vita, ha mandato meed io vivo per il Padre, così anchecolui che mangia di me vivrà per me”,sottolineano che la partecipazioneall’Eucaristia stabilisce tra il credentee Gesù un rapporto di intimità ugualea quello tra Gesù e il Padre.4. Accogliere Gesù significa ancheavere la possibilità di vivere in comu-nione con i suoi discepoli. La paginadegli Atti descrive Saulo incredulo e
A PAG. 3
DALLA STATUA
AL COLLAGE
Catania - anno XXIX - n. 16 - 28 aprile 2013 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
settimanale regionale di attualità
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
IL TESORO
DEL SANTO
SEPOLCRO
A PARIGI
a pagina 5
ALLO STABILE
“SERVO
DI SCENA”
a pagina 11
Ordinati sei diaconi nella Giornata mondiale per le vocazioni
(segue a pagina 2)
@ Salvatore Gristina
ArcivescovoLA SICILIA
dell’OTTOCENTO
a pagina 12
Sono trascorsi trenta giorni dalla ele-zioni e Papa Francesco ha conquista-
to le piazze e gli schermi conla sua semplicità e con il suocomunicare diretto e coinvol-gente.Ogni domenica, anche quelleordinarie, Piazza San Pietro èuno spettacolo da grandeoccasione.Il suo gentile saluto del pri-mo “buona sera” dalla loggiadi San Pietro, il 13 marzo,appena eletto ed il rinnovatoe affabile “buongiorno” ognidomenica alla recita delRegina Coeli, lo rendonoaffabile e gradito.Papa Francesco con la suasemplicità che conquista,entra a casa nostra senza bus-sare, in quanto il suo dire semplice conquista icuori e le sue parole, formulate con immediatez-za comunicativa penetrano nel cuore e lascianoun segno.Quando domenica ha detto ai giovani che scandi-vano a gran voce il nome “fran-ce-sco” ha detto
di chiamare e gridare “Gesù”, ha impartito unagrande lezione senza parlare ed il messaggio è
stato ben recepito e accolto datutti.Nel commento alla pedagogiadel Buon Pastore il discorsosulla “porta” che è Gesù, viaverità e vita, unico varco sicu-ro per la vita eterna, mentre iladri entrano da altreporte e con altreintenzioni, lascia unforte insegnamento,come quando ha rac-comandato ai Sacer-doti, il giovedì santo,di “portare addossol’odore delle pecore”.Le sue omelie quoti-diane nella cappelladi Santa Marta per le
diverse categorie di Personale che ope-rano in Vaticano, costituiscono una riccaantologia di messaggi spirituali. Le sueomelie, brevi e incisive, sono articolatein due o tre concetti che vanno dirette alcuore prima che alla mente e diventano
slogan di bontà e flash di luce, come quello di“non lasciarsi rubare la speranza”, di “non stan-carsi di chiedere perdono, perché Dio non si stan-ca di perdonare” o come l’ultimo rivolto ai gio-vani: “è bello mettere in gioco la vita per i gran-di ideali”.
L’ospite che entra a casa nostra senza bussarePapa Francesco: il Papa del buongiorno
Giuseppe Adernò
(segue a pagina 2)
della preghieradella Chiesa
I frutti
CONVEGNO:
avversario mortale dei discepoli delSignore.Gesù gli va incontro e lo interpella“Saulo, Saulo, perché mi persegui-ti?”. Il dialogo “Chi sei, o Signore?” -“Io sono Gesù che tu perseguiti” offrea Saulo la luce per comprendere lostretto legame di Gesù con i discepoliche egli voleva annientare: persegui-tando i discepoli, egli perseguitavaGesù. In positivo, gli fu rivelato cheper essere in comunione con Gesù,doveva esserlo con i discepoli. Questoè il nucleo da cui trarranno origine lepagine luminose con cui Paolo, illu-strerà i rapporti di Cristo con la SuaChiesa e la nostra vita in Lui.Al titubante Anania Gesù rivolgeparole illuminanti circa la missioneche Saulo svolgerà, e l’invito a battez-zarlo per rendere visibile la comunio-ne che era iniziata fuori Città.
5. La fede mettendoci in comunionecon Cristo e i suoi discepoli ci rendeannunziatori del Vangelo e testimonidella misericordia di Dio nei nostririguardi.Il luminoso inizio del Pontificato diPapa Francesco è caratterizzato dalcontinuo riferimento alla misericordiadi Dio. Papa Francesco ne parla in ter-mini commossi e commoventi, spin-gendoci a sentirci sempre avvolti dal-l’amore misericordioso del Padre.Questo è necessario anche per impe-gnarci nell’azione missionaria dellaChiesa e in tutte le attività che essapromuove nello sconfinato campodella carità cristiana.Tutti siamo chiamati ad operare conla stessa convinzione di Paolo, “aven-do questo ministero, secondo la mise-ricordia che ci è stata accordata”, perdiventare sempre più la Chiesa cheannunzia il Vangelo.È davvero affascinante, fratelli esorelle, il dono della fede che il
Signore ci elargisce. Infatti, vivere difede, camminare nella fede significaessere attirati dal Padre verso ilFiglio, che ci rivela il Suo volto pater-no, ed essere condotti dallo Spiritoall’incontro con gli altri figli di Dio ediscepoli di Gesù. È questo il lumino-so contenuto della comunione nellaChiesa del Signore.6. Questa comune consapevolezza èarricchita in voi, carissimi Armando,Giovanni, Giuseppe, Raffaele, Rosa-rio e Santo, dalla trepidazione nell’es-sere stati chiamati, presentati allaComunità e scelti, con altrettanta tre-pidazione, da me vostro vescovo perl’ordine del diaconato.La vostra ordinazione diaconale,come sottolineato nella Colletta,ricorda a noi ministri del Signore -vescovo, presbiteri e diaconi - l’obbli-go di restare sempre alunni diligentied operosi alla scuola del Cristo checi insegna non a farci servire, ma aservire i fratelli.Accogliendovi nella famiglia di colo-ro che ricevono il sacramento dell’or-dine, noi, vostri fratelli, osiamo spera-re, e ci impegniamo seriamente adesserlo, di diventare per voi un inco-raggiante esempio di risposta genero-sa al Signore che ci vuole instancabi-li nel dono di noi stessi, vigilanti nel-la preghiera, lieti ed accoglienti nelservizio della Comunità.7. La vostra ordinazione è motivo digioia per tutta la Comunità diocesana.Voi, infatti, siete la risposta del Padrealla preghiera che questa Santa Chie-sa di Catania Gli rivolge incessante-mente per essere arricchita di ministriordinati santi e santificatori.Per sottolineare questo, ho voluto col-locare la vostra ordinazione diaconalenel contesto della Giornata Mondialedi preghiera per le Vocazioni. Dome-nica 21, dopodomani, ne celebreremoil 50° di ricorrenza. Essa nacque nelcuore del Ven. Paolo VI ed è fruttospeciale dell’azione dello Spirito San-to nel tempo dello svolgimento delConcilio Ecumenico Vaticano II.Papa Benedetto aveva scelto cometema della Giornata l’affermazione:“Le vocazioni: segno della speranzafondata sulla Fede”.Scrive Benedetto XVI: “La preghieracostante e profonda fa crescere la fededella comunità cristiana, nella certez-za sempre rinnovata che Dio maiabbandona il Suo popolo e che lo
sostiene suscitando vocazioni specialial sacerdozio e alla vita consacrata,perché siano segni di speranza per ilmondo”.8. Carissimi ordinandi diaconi, abbia-te sempre viva questa consapevolez-za: siete frutto della preghiera dellaChiesa, al cui servizio vi abilita ildono dello Spirito che rende fecondoil gesto delle imposizioni delle maniche compirò su di voi.Servite il Signore nella quotidianafedeltà agli impegni che adesso pub-blicamente assumete. Esercitate ilministero del diaconato con umiltà ecarità; custodite con coscienza pura ilmistero della fede per esserne credibi-li e convincenti testimoni; vivete ilcelibato nell’intimità orante con Gesùe nel servizio di Dio e degli uomini.Vi consegnerò il Vangelo di Cristoaugurandovi un armonioso e beatifi-cante crescendo: credi sempre ciò cheproclami, insegna ciò che hai appresonella fede, vivi ciò che insegni. In talmodo troverà consolante realizzazio-ne quanto chiederò al Padre a nome ditutta la nostra Chiesa: “L’esempiodella loro vita - la vostra carissimiArmando, Giovanni, Giuseppe, Raf-faele e Santo - generosa e casta, sia unrichiamo al Vangelo e susciti imitato-ri nel tuo popolo santo”.Sarete, cioè, di esempio ai fratelli ealle sorelle cui il Signore vi inviacome gioiosi e generosi servitori.Il vostro esempio, carissimi ordinan-di, come pure il nostro, carissimi fra-telli presbiteri e diaconi permanenti,sia ricco di frutti in quella pastoralevocazionale che ci vede impegnati In tal modo, celebrando la GiornataMondiale di preghiera per le Vocazio-ni, abbiamo la gioia, carissimi fratellipresbiteri e diaconi, di vedere qualisono le nostre radici: la misericordiadi Dio Padre, l’affetto di predilezionedel Figlio, l’unzione dello SpiritoSanto e la preghiera della Chiesa.La Vergine Santissima, i Santi e leSante che adesso invochiamo, renda-no la nostra Chiesa sempre attenta edorante per le vocazioni alla vita con-sacrata e particolarmente al ministerosacerdotale. L’ordinazione di questasera ci confermi nella fede e nellasperanza circa la generosa risposta delPadre alla nostra filiale supplica.Così sia per tutti noi.
®
Prospettive - 28 aprile 20132
PRIMO PIANOMostra itinerante“Videro e cedettero” _______3
Mons. Salvatore Nicolosiricorda il 50° di consacrazioneepiscopale _______________4
Al SantuarioMadonna della Rocciaaria di 11 Maggio _________5
INFORMADIOCESINotizie in breve___________9
Dall’Ufficio Beni Culturali __9
Dall’Ufficiodi pastorale giovanile ______9
OMNIBUSScuola diocesanasocio-politica: dialogocon i candidati sindaco _____7
Reliquiario delle Lacrimeai Santi Angeli Custodi _____7
PC: Una portaaperta sul mondo _________11
sommario al n. 16
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e redazione:
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Settimanale associato alla F.I.S.C.(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)
Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 24 aprile 2013
(continua da pag. 1)
IL FRUTTO...
Nello stile dell’Ordine dei GesuitiPapa Bergoglio articola i suoi dis-corsi centrando l’attenzione sulleparole-chiave e nel ripeterle e com-mentarle le fa penetrare dentro, cosìda rendere fruttuoso il seme dellaParola di Dio che converte e salva.Egli, pur restando fedele al testoevangelico da commentare, apre lariflessione sull’attualità e sulla con-cretezza della vita nella quotidianitàdel vissuto e traduce la scienza invita, la fede religiosa in azioni etestimonianze di carità.Il forte richiamo alla povertàaccompagnato dalla testimonianzadi alcuni segni esterni tende anche aribaltare la logica della “religioneda negozio”, bella in vetrina, ma avolte priva di vitalità interiore equindi improduttiva di conquista edi cambiamento.Agli “arrampicatori sociali” presen-ti “anche nelle comunità cristiane”,i quali “rubano la gloria a Gesù”, eambiscono solamente alla propriagloria, Papa Francesco rilancia lalezione delle Beatitudini con le qua-li si esalta l’umiltà, la povertà, lamitezza, la giustizia ed Egli, da“Buon Pastore, riconduce le suepecorelle sul sentiero-cammino-
strada che Gesù ha tracciato ed hapercorso “con tenerezza” e “conamore”.Queste espressioni di Papa France-sco ed anche il costante richiamo alperdono, elemento connotativo del-la “conversione” e quindi segno dirinascita e di ripresa, costituisconodelle puntuali lezioni di spiritualitàadatte al giorno d’oggi dove le paro-le sfuggono, travolte dal vortice del-le comunicazioni planetarie, facen-do anche perdere la dimensione del-l’essenziale.Da buon “padre spirituale” secondoil carisma ignaziano, Papa France-sco, che porta impressa sulla suacroce pettorale l’immagine di Gesùche porta sulle sue spalle la pecorel-la smarrita, costantemente richiamaalla debolezza della “tentazione”connessa con la fragilità umana econ amorevolezza paterna invita a“bussare sempre a quella porta”,dove si trova il perdono e la veragioia dello spirito.Inizia così ogni giorno un nuovaesperienza, una nuova avventura, unlavoro sempre nuovo e l’auspiciocomune è che sia sempre un “buongiorno”, apportatore di bontà cheproduce buoni frutti.
®
(continua da pag. 1)
L’OSPITE...
La Francia ha scelto: si aimatrimoni dello stesso
sesso. Con l’approvazione all’As-semblée nationale del “matrimonioper tutti” (331 sì e 225 no) i transal-pini sono diventati il 14° paese nelMondo, il 9° in Europa ad aver insti-tuito per legge il matrimonio tra per-sone dello stesso sesso e allo stessotempo permettere anche l’adozionealle coppie omosessuali. Ma nono-stante il voto dei palazzi francesiabbia dato esito favorevole, bendiversa è stata la risposta delle fami-glie francesi. E non solo di quellecattoliche. La lotta per i valori nonnegoziabili in Francia sull’esempiodi Papa Benedetto XVI ha prodottointense giornate di proteste con unfiume di persone in piazza che hannoprotestato in nome del rispetto dellavita. Ma dopo settimane di accesodibattito parlamentare la legge è sta-ta approvata in un marasma generaletale da creare anche una sorta di cac-
cia al cattolico. “Il presidente Hol-lande ha creato un clima da cacciaalle streghe: arresti di pacifici mani-festanti, violenze, persino deputaticui la polizia ha impedito di entrarein Parlamento- ha esordito all’agen-zia di stampa internazione EugeniaRoccella, parlamentare Pdl ex porta-voce del “Family day” organizzatodalle forze cattoliche italiane-. Leforze dell’ordine si sono scatenatepersino contro chiunque indossassela maglietta dei manifestanti con ildisegno di una famiglia composta dapadre e madre”. Toccherà quindi alnuovo articolo 143 del codice civiledisciplinare la libertà di unirsi nelsacro vincolo tra persone dello stes-so sesso: “Il matrimonio - si leggenell’articolo - è contratto tra due per-sone di sesso opposto o dello stessosesso’’. Le disposizioni che ne deri-vano, come l’età degli sposi o alcuniimpedimenti, rimangono gli stessidella precedente legislazione.
Ma i cattolici francesi non hannointenzione di arrendersi. Il principa-le partito di opposizione, l’Ump, ha
deciso che presenterà un ricorsodavanti alla Corte Costituzionale. Ilrappresentante del partito, Christian
Jacob ha fatto sapere che il partito lodepositerà nelle prossime ore e l’im-pugnazione si concentrerà su ‘’alcu-ni punti procedurali’’, come la pater-nità, l’adozione, la discriminazionesull’accesso alle origini, i contornidei principi di legge sulla bioetica eil diritto al lavoro presente nell’arti-colo 16 del progetto di legge cheimpedisce ogni sanzione o licenzia-mento contro un impiegato che, inragione del suo orientamento sessua-le, rifiuti il trasferimento in un paeseche discrimina gli omosessuali”. Dicerto, il popolo cattolico francesecontinuerà nella sua battaglia in dife-sa della vita e della sacralità delmatrimonio. Del resto in altri paesidi forte matrice cristiana come laSpagna, il matrimonio per personedello stesso sesso è in vigore dalluglio 2005 con la possibilità ancheper le coppie di adottare bambini.
Maxwell
Francia: via libera alle unioni omosessuali e alle adozioni
Lo schiaffo di Hollande
La lotta per i valori
non negoziabili
in Francia
non sembra placarsi
con proteste in nome
del rispetto
della vita
“Dalla statua al colla-
ge. Figure e prati-
che della modernità” è il titolo del-
l’importante ed interessante semina-
rio, tenuto dalla Prof.ssa Maria Gra-
zia Messina, Professore Ordinario di
Storia dell’arte contemporanea presso
il Dipartimento di Storia, Archeolo-
gia, Geografia, Arte e Spettacolo
(SAGAS) dell’Università di Firenze,
lo scorso venerdì 19 aprile 2013, nei
locali dell’ex Monastero dei Benedet-
tini di Catania. La lezione magistrale
ha rappresentato davvero un’occasio-
ne preziosa ed un’opportunità davve-
ro molto significativa proprio perché
si è avuto modo di poter ascoltare una
delle voci più autorevoli nel campo
della storia dell’arte contemporanea:
l’interevento ha messo in luce quelli
che sono gli aspetti portanti dello sno-
do cruciale della modernità, ovvero il
passaggio, tra la fine dell’800 e gli
inizi del ’900, ad un tipo di sensibili-
tà prettamente moderna.
Questo contributo significativo, da
parte di un’insigne studiosa del cali-
bro della Prof.ssa Messina, costitui-
sce un apporto ‘vitale’ al dibattito
artistico, che va ad inserirsi nel pano-
rama delle molteplici iniziative di arte
contemporanea, che negli ultimi tem-
pi stanno alimentando culturalmente
la città di Catania. Lo straordinario
successo dell’incontro è stato suggel-
lato da un’aula letteralmente gremita:
un pubblico formato non solo dai
numerosissimi studenti, ma anche da
appassionati e amanti dell’arte. Ini-
ziativa che conferma la presenza
all’interno del territorio catanese, e
soprattutto degli ambienti accademici
e non solo, di un dibattito culturale
‘attivo’, attento alle diverse sensibili-
tà artistiche e ad ogni manifestazione
culturale, che ha come obiettivo prin-
cipale quello di potersi arricchire
sempre di più, per poter dar vita e
promuovere importanti iniziative che
coinvolgano un pubblico sempre più
ampio.
Il seminario, aperto dai saluti del
Prof. Carmelo Crimi, Direttore del
Dipartimento di Scienze Umanisti-
che, e della Prof.ssa Claudia Guastel-
la, Presidente del Corso di Laurea
Magistrale in Storia dell’arte e beni
culturali, è nato in un
primo momento all’in-
terno delle lezioni del
corso di arte contempo-
ranea, tenuto dalla
Prof.ssa Daniela Vasta,
presenza davvero signi-
ficativa all’interno del
rinnovato clima cultura-
le catanese, che ha for-
temente voluto l’evento,
in seguito aperto al pub-
blico, per poter dare a
tutti la possibilità di apprendere dal-
l’insigne studiosa. La Prof.ssa Vasta,
dopo aver esposto il ricco percorso
scientifico e didattico della Prof.ssa
Messina ed illustrato la sua attività di
curatrice di importanti eventi espositi-
vi, ha messo in risalto alcuni interessi
di ricerca della studiosa, particolar-
mente importanti e significativi, rela-
tivi allo snodo cruciale di passaggio
tra l’800 ed il ’900, dal Postimpres-
sionismo alle Avanguardie, “uno sno-
do importante e fondamentale per
capire la cultura contemporanea – ha
affermato la Prof.ssa Vasta - Gli studi
di Maria Grazia Messina, in partico-
lare sul tema del primitivismo e del-
l’esotismo come caratteristica fonda-
mentale della sensibilità contempora-
nea, costituiscono un punto di passag-
gio obbligato e fruttuoso per tutti gli
studiosi che intendono mettere a fuo-
co le caratteristiche di questo passag-
gio cruciale, dove si situa l’inizio del-
la cultura artistica contemporanea”.
La Prof.ssa Maria Grazia Messina,
oltre a rivestire un importante ruolo in
ambito accademico, è membro scien-
tifico del Centro d’Arte Contempora-
nea Luigi Pecci di Prato, della Fonda-
zione Torino Musei, del comitato
redazionale di Studiolo e di Ricerche
di Storia dell’Arte e si è occupata di
Neoclassicismo, Romanticismo,
Architettura modernista nel primo
decennio del ’900, artisti italiani del
’900. Esprimendo il significato e l’o-
biettivo del suo seminario, la Prof.ssa
Messina, ha delineato anche quello
che è il modus operandi dello storico
dell’arte: “Perché statua e collage?
Perché penso che gli storici dell’arte
debbano avanzare delle ipotesi di let-
tura dei fenomeni che studiano di
vasto raggio, cioè recupe-
rare lo spirito di un’epoca:
cercare di tracciare delle
direttrici culturali che, in
un certo senso, sembrino
chiarire un po’ i percorsi
di pensiero di un’episte-
mologia complessiva, di
una data area cronologica.
C’è l’esigenza di recupe-
rare questa capacità di lar-
go respiro, fondandosi
però su un’attenzione
sempre molto puntuale su
quelli che sono i docu-
menti, a partire dai quali
possiamo avanzare certe
ipotesi”. Il punto di partenza sono
necessariamente le opere d’arte ed
attraverso “una serie di raffronti
incrociati e di rimandi”, in seguito, si
costruisce il ‘discorso’ intorno ad
esse, attraverso i testi degli artisti e
dei critici, “ in modo da cercare di
ricostruire quella che è una sensibili-
tà del periodo”.
Prendendo in esame le ricerche arti-
stiche d’avanguardia, che trovano
humus fertile in particolar modo in
territorio francese ma anche in ambi-
to mitteleuropeo, considerando l’ar-
co cronologico compreso tra gli anni
novanta dell’800 e la prima decade
del ’900, possiamo rintracciare “due
paradigmi: la citazione della scultura
nel quadro, una sorta di riduzione
della figura umana, verosimigliante
e naturalistica, al paradigma tipizza-
to della statua; un fare compositivo
che viene ad implicare ed assembla-
re diverse componenti linguistiche
formali eterogenee, con un procedi-
mento che, già alla fine dell’800,
sembra anticipare il collage (intro-
dotto ufficialmente dai cubisti,
Picasso e Braque, nel 1912)”.
Secondo l’insigne studiosa, questi
due ‘procedimenti’, che costituisco-
no i due poli del mutamento artistico
in atto nel periodo preso in conside-
razione, ovvero quello di rappresen-
tare la figura umana come una sta-
tua, quindi attuando una vera e pro-
pria riduzione, che conferisce al sog-
getto i tratti di un idolo, e la fram-
mentazione della medesima all’in-
terno di un collage, sono testimoni
del “disagio della civiltà, una sorta di
esperienza di alienazione, di eclisse
del soggetto che è un tutt’uno con la
concezione della modernità: l’accor-
gersi di non avere più un’identità sta-
bile ed univoca, ma di essere nello
stesso tempo più identità insieme”.
Gli artisti attraverso queste precise
scelte linguistiche comunicano ciò
che significa esperire, ovvero vivere
nelle loro epoca. E per comprendere
ciò bisogna andare alla radice, al
medesimo significato che ha l’opera
d’arte, alla sua ragion d’essere: “L’o-
pera d’arte non è altro che la visua-
lizzazione di una modalità di fare
esperienza, cioè dare corpo in un
oggetto ad un nostro modo di esperi-
re il mondo in cui ci troviamo”, rap-
portandoci in questo processo di
creazione e rappresentazione con la
realtà che ci circonda ma anche con
gli esseri che di essa fanno parte.
Antonella Di Gregorio
Prospettive - 28 aprile 2013 3
“L’opera d’arte
non è altro
che dare corpo
in un oggetto
ad una modalità
di esperire il mondo”
L’opera d’arte visualizza una modalità“Dalla statua al collage. Figure e pratiche della modernità” seminario della Prof.ssa Maria Grazia Messina
«In un tempo ormai in
cui Dio per molti è
diventato il grande Sconosciuto e
Gesù semplicemente un grande per-
sonaggio del passato - ha ricordato
Benedetto XVI in occasione del Dis-
corso all’assemblea generale della
CEI il 24 maggio2012 -, occorre un
rinnovato impulso che punti a ciò
che è essenziale della fede e della
vita cristiana». Di certo, sulla base di
queste considerazioni, il Papa emeri-
to ha deciso lo scorso ottobre di
inaugurare l’anno della fede «per
condurre l’uomo di oggi, spesso dis-
tratto, ad un rinnovato incontro con
Gesù Cristo, “Via, Verità e Vita”».
Prendendo spunto proprio dall’ini-
ziativa del Santo Padre è stata realiz-
zata, in collaborazione con il Pontifi-
cio Consiglio per la promozione del-
la nuova evangelizzazione, la mostra
itinerante “Videro e cedettero. La
bellezza e la gioia di essere cristia-
ni”, la quale intende offrire, nelle cit-
tà e nelle diocesi in cui essa verrà
allestita, un percorso di conoscenza
del cammino della fede a partire non
tanto da contenuti dottrinali, quanto
attraverso un itinerario costituito da
immagini e testi attraverso cui il
visitatore può lasciarsi interrogare
paragonando la propria esperienza
con ciò che vede. La mostra si arti-
cola in cinque sezioni: La prima,
denominata “Il contesto”, pone l’ac-
cento sul fatto che nel mondo di
oggi, anche lì dove non viene espli-
citamente negata, la fede non incide
nella vita reale delle persone che
perciò seguono altre vie per la pro-
pria realizzazione, nell’illusione che
la scienza-tecnica possa assicurare il
pieno benessere dell’uomo. Tutto ciò
genera dei deserti interiori e la perdi-
ta del gusto del vivere. In un tale
contesto come può Cristo risultare
ancora attraente per il cuore dell’uo-
mo? In verità – e questo è il tema
sviluppato nella seconda sezione – è
proprio nella natura dell’uomo, che è
aspirazione nostalgica dell’infinito,
che la fede può trovare ancora uno
spazio di manovra e può accogliere
quel fatto totalmente gratuito ed ina-
spettato: Gesù di Nazaret, un uomo
con cui si poteva camminare, parla-
re, mangiare e bere insieme. Egli era
un uomo come gli altri eppure nes-
suno era come Lui. La terza sezione
della mostra ripercorre proprio i
m o m e n t i
salienti dei
primi uomini
che incontra-
rono Cristo e
iniziarono ad
andare dietro
a Lui, per il
f a s c i n o
i m p o n e n t e
che egli
esercitava e
che faceva
sorgere la
d o m a n d a
“Chi è mai costui?”. Progressiva-
mente Gesù inizia ad introdurre i
suoi amici al mistero della Sua Per-
sona, che andava oltre quello che
essi avrebbero potuto pensare ed
immaginare. Ecco che allora scatta il
riconoscimento dettato dalla fede:
“Tu sei Cristo, il Figlio del Dio
vivente!”. La fede però ha bisogno
della libertà, di un’adesione non for-
zata attraverso la quale l’uomo dice
sì a Cristo. La quarta sezione svilup-
pa dunque il tema della capacità che
l’uomo ha, attraverso la sua azione
libera, di accogliere o di rifiutare
Cristo opponendo il proprio pregiu-
dizio e la propria misura sulla realtà.
Occorre una semplicità del cuore per
poterlo riconoscere e per poter affer-
mare davvero che “se non credo a
Te, non potrei credere nemmeno ai
miei stessi occhi”. Infine, nella quin-
ta sezione, si pone l’accento sulla
contemporaneità di Cristo: il Signo-
re è davvero risorto è cammina con
noi ora! Quell’Avvenimento così
imprevisto e travolgente che ha inve-
stito 2000 anni fa Andrea e Giovan-
ni, Pietro e Giacomo, mi raggiunge
ora, attraverso gli uomini e le donne
che lungo i secoli l’hanno incontrato
e conosciuto. Attraverso il Battesimo
siamo inseriti nella vita intima di
Dio, incorporati alla Chiesa e resi
partecipi della sua missione. In que-
sto senso si colloca il segno signifi-
cativo della santità: i santi non sono
dei superuomini, ma sono coloro che
indicano la strada per diventare feli-
ci, ci mostrano come si diventa per-
sone veramente umane. Come ricor-
dava Benedetto XVI «la porta della
fede che introduce alla vita di comu-
nione con Dio e permette l’ingresso
nella sua Chiesa è sempre aperta per
noi». Questa frase, posta al termine
del percorso della mostra, vuol esse-
re un invito a tutti ad accorgerci che
Cristo stesso ci sta aspettando per
colmarci di quella gioia che Lui solo
può donare al cuore dell’uomo.
Salvatore De Mauro
La bellezza di essere cristianiMostra itinerante “Videro e cedettero”
di fare esperienza
Prospettive - 28 aprile 20134
PRIMOPIANO
IVescovi della Sicilia sisono riuniti con il Cardi-
nale Paolo Romeo nella cattedrale diNoto per festeggiare il 50° anniver-sario della consacrazione episcopaledell’amatissimo Vescovo emerito diNoto, Mons, Salvatore Nicolosi,consacrato vescovo il 21 aprile 1963nel duomo di Catania.Da giovane Vescovo ha partecipatoal Concilio Ecumenico Vaticano II ealla luce del Concilio ha indirizzatoil suo magistero pastorale prima nel-la Diocesi di Lipari per otto anni epoi a Noto per ben 28 anni, ( 1970-1998) tracciando un solco fertile ericco di copiosi frutti anche attraver-so i 23 convegni ecclesiali, le visite ele lettere pastorali, due Sinodi dioce-sani e tante opere di rinnovamento edi attenzioni anche verso gli ultimi,come la casa di accoglienza per gliammalati terminali nel segno diMadre Teresa di Calcutta.In occasione del primo 25° di epi-scopato ha firmato un gemellaggiocon la diocesi di Butembo-Beni nelCongo avviando una fruttuosa inte-
razione missionaria tra le due dioce-si. Patriarca della fede e Padre conci-
liare ha guidato il suo popolocon saggezza e amorevolezza,restando tra la sua genteanche al termine del suo man-dato.“Il mio amore è per tutti voi
in Cristo Gesù. Vi porto sem-
pre tutti nel mio cuore”. Sonoqueste le parole affettuosepronunziate al termine dellasolenne concelebrazione conla partecipazione dell’interaConferenza Episcopale Sici-liana ed ancora una volta leparole di Mons, Nicolosi han-no risuonato nella sua Catte-drale, ricostruita dopo il tragi-co crollo della cupola, rinno-vando a tutti i suoi fedeli l’in-vito ad essere “via del Vange-
lo, accolto con fiducia e irra-
diato con la vita”.
Nella coincidenza del 50° episcopa-
le, la diocesi di Noto ha celebratoanche il 25° del gemellaggio con ladiocesi di Butempo-Beni ed ha pre-senziato alla cerimonia anche ilvescovo congolese Mons. Melchise-dech Sikuli Paluku, rinsaldando ivincoli della condivisione solidale dibeni, persone ed esperienze.L’apertura del Centro cardiologico“Pino Staglianò” a Butembo-Beni èuno dei segni di presenza della cari-tà che unisce le due diocesi.Ha fatto gli onori di casa il vescovodi Noto in carica, Mons. AntonioStaglianò e nel porgere il saluto diaccoglienza ha ricordato i vescovisuccessori di Mons. Nicolosi ed inparticolare: Mons. Giuseppe Malan-drino e Mons. Mariano Crociata,attuale segretario della CEI, il qualeha inviato un affettuoso messaggioaugurale.Con particolare devozione è stata let-
ta la lettera pervenuta da Papa Fran-cesco con la quale, ringraziandoMons Nicolosi per il tanto bene ope-rato nella diocesi di Noto, ha inviatola benedizione apostolica sul suosempre zelante ministero, vissutoora anche nella preghiera e nel silen-zio.La ricorrenza dell’anniversario epi-scopale, collocato nell’anno dellafede e a cinquant’anni dal Concilio,unisce la Comunità diocesana attor-no al suo Patriarca e, forte dei suoiinsegnamenti, prosegue il camminodi fedeltà a Cristo con la protezionedi San Corrado Confalonieri, patro-no della Città e diocesi di Noto, edella Vergine Santa venerata con ilnome di Maria SS. Scala del Paradi-so.
Giuseppe Adernò
Vescovo e Buon Pastore
Mons. Salvatore Nicolosi, vescovo emerito di Noto, ricorda il 50° della sua consacrazione episcopale
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A cura del Centro Orizzonte Lavoro
095 320054 / [email protected] opportunità e concorsi
OPPORTUNITà
Il tesoro del Santo Sepol-cro lascia la Terra Santaper raggiungere i pressi di Parigi. Lamostra, dal 16 aprile al 14 luglio,sarà ospitata presso il Castello diVersailles e presso la casa di Cha-teaubriand dal titolo “Trésor duSaint-Sépulcre. Présents des coursroyales européennes à Jérusalem”,un’esposizione dal valore artistico eculturale incalcolabile.Sono infatti più di 250 i pezzi checompongono la mostra: l’esposizio-ne segue la storia della Custodia diTerra Santa, per scoprire la storia diquesta terra straordinaria in cui damillenni s’intrecciano, in modomisterioso, i destini di molti popoliche convivono nei luoghi sacri delletre grandi religioni monoteiste, ericostruisce le sue profonde relazionicon l’Europa e con il resto del mon-do. Una sinergia frutto della collabo-razione tra Versailles e la Custodia diTerra Santa, nata dopo anni di tratta-tive giunte a compimento con l’in-contro del Custode, Padre Pierbatti-sta Pizzaballa, e una delegazionefrancese. L’esposizione sarà struttu-rata per aree di provenienza dei doni.I tesori sono esposti, secondo la pro-
venienza, nella Sala delle Crociate,appena restaurata, quel che si puòvedere a Versailles è sostanzialmenteinedito e conta su alcuni dei piùeccelsi oggetti dell’oreficeria euro-pea tra il XVI e il XIX secolo. Per ilsettore che appartiene a Napoli sipuò notare che il grande baldacchinoeucaristico è alto 175 cm. Luigi
Vanvitelli, nel settembre del 1754scriveva: “il re ha mandato un bal-dacchino di oro per esporre il Santis-simo al santo Sepolcro in Gerusa-lemme. Era ben lavorato”. Si posso-no ammirare anche paramenti sacri,stoffe pregiate e lampade preziosissi-me.“Abbiamo i regali di tutte le cortid’Europa del XVII e XVIII secolo –ha detto orgogliosa Beatrix Saule,direttrice del Museo di Versailles - citroviamo in presenza di un tesoro divasi sacri e di paramenti liturgicicome non se ne trova in nessun altroposto al mondo”.“Un tesoro liturgico” come lo hachiamato la direttrice Saule, che benevidenzia come oltre alla vita mon-dana del palazzo vi fosse ancheun’intensa vita religiosa. Già, perchémolti di questi oggetti preziosi sono
dei doni fatti daisovrani cattolici euro-pei ai francescani diTerra Santa in segnodi stima e profondagratitudine. Quandoancora il pellegrinag-gio in Terra Santa eraconsiderato rischioso,nei secoli in cui deci-dere di andare a fareun pellegrinaggiosignificava andare amorire. Accumulatonegli anni e cresciutonel tempo, il Tesoro
venne catalogato in gran parte dagliarcheologi dello Studium BiblicumFranciscanum della Città Santa.Di straordinaria importanza – raccol-to all’interno delle sale che ospitanola mostra - anche il Tesoro di Bet-lemme, una serie di oggetti apparte-nenti alla Basilica della Natività,unito a un prezioso modello del San-to Sepolcro in legno d’ulivo e madre-perla. Ci saranno la spada e le staffedi Goffredo di Buglione (cedute dalcomandante al termine della crocia-ta), un calice liturgico in oro massic-cio del XVII secolo. Sono stati con-servati il documento mamelucco del1347 (che segna il riconoscimentodella presenza francescana) e unamassiccia collezione di firmani edecreti dell’impero Ottomano, o labacinella portoghese del XVII seco-lo con cui il Custode di Terra Santalavava i piedi ai pellegrini e tutt’orausata dal patriarca di Gerusalemmemons. Fouad Twal il Giovedì Santo.L’esposizione è tuttavia solo un’an-teprima di quello che sarà il TerraSancta Museum, il primo museo almondo sulle radici del Cristianesimoe la conservazione dei Luoghi Santi,la cui apertura è prevista per il 2015
nella città in cui tutto ha avuto inizio:Gerusalemme.Il complesso museale sorgerà all’in-terno della Città Vecchia, con possi-bili espansioni in altre località dellaTerra Santa. Come riportano sia ilsito ufficiale del Terra SanctaMuseum sia il sito di ATS pro TerraSancta - cui è affidata la progettazio-ne e la promozione del Museo -, essosarà diviso in due sedi che conterran-no le tre sezioni: Storica, Archeolo-gica e Multimediale.Il progetto non vuole valorizzare«esclusivamente» il patrimonio arti-
stico che i francescani della Custodiadi Terra Santa hanno raccolto nelcorso dei secoli, ma anche riscoprirequelle radici cristiane che a Gerusa-lemme sono evidenti e rappresentatedalla vivace comunità cristiana chela abita. Scoprire le proprie radici èuna priorità, anche secondo le paroledi padre Pierbattista Pizzaballa,Custode di Terra Santa “abbiamobisogno di rileggere e di conoscere lanostra storia per poter vivere il pre-sente in maniera più serena”.
Artemisia
Prospettive - 28 aprile 2013 5
PRIMOPIANO
Inizia il mese dedicato
alla Madonna e moltocaro alla pietà popolare. Tante par-rocchie e famiglie, sulla scia di tra-dizioni religiose ormai consolida-te, continuano a fare di maggio unmese “mariano”, moltiplicandofervorose iniziative liturgiche epastorali.La devozione a Maria sembra esse-re, almeno stando alle prime affer-mazioni, una nota caratteristicadell’azione pastorale del nuovoPapa Francesco.Ma a che cosa si deve la dedicazio-ne di Maggio a Maria? Probabil-mente il collegamento è con ilciclo agrario. Almeno una volta,quando le stagioni erano effettiva-mente quelle, senza grandi cambia-menti, in maggio rifioriva la natu-ra, si ottenevano i primi frutti,sbocciavano con tutta la loro bel-lezza i fiori e il fiore più armonio-so e ammirabile, certamente èMaria. Ecco, dunque, Maggiocome mese mariano.Maggio è anche mese del SantoRosario, che senza ombra di dub-bio è la più alta e popolare pre-ghiera che esprime la particolaredevozione alla Madonna.Inoltre, la Vergine è Madre dellaChiesa, giacché è Madre di Cristoe di tutto il Popolo di Dio, sia deifedeli che dei Pastori. Perciò èauspicabile indicare in Maria non
soltanto quelle qualità di celestialeprotezione, per trasposizione delleapprensive attenzioni di ogni mam-ma terrena, ma anche quella spe-ciale funzione di guida.Maria è infatti, come recita un anticoinno, la stella del mare, colei chenella navigazione della fede ci aiutaa non perdere mai la bussola, e avirare sempre verso Cristo.È una grazia vivere questo mesededicato alla Madonna con fervoreed intensità, regalando alla Madon-na, madre nostra e della Chiesa, lospazio e il tempo che merita. Biso-gna sempre ricordare che Maria èdavvero il fiore più bello e profuma-to che Dio ci ha regalato.Ecco perché nel mese di maggio ci siimmerge assiduamente nella pre-ghiera, magari andando alla ricercadi luoghi di culto dedicati allaMadonna come i Santuari marianidove per la suggestione del paesag-gio riesce più spontaneo raggiungereun coinvolgimento più intimo e pro-fondo.Ed uno di questi luoghi di preghiera,meta di numerosi pellegrinaggidurante tutto l’anno ed in particolarmodo nel mese di maggio, è il San-tuario, comunemente detto, Madon-
na della Roccia diBelpasso. Qui èfacile respirarequel clima di pacee serenità interioreanche perché nonimmerso nel fra-stuono delle diver-se attività umanesolite dei centriurbani. Infatti èpiacevole ammira-re come il paesag-gio rude ed aspro,dovuto alle diversecolate laviche, siag r a d evo lmen t espezzato da unamolteplice presen-za di piccoli fiorel-lini che ricopronogli spazi tra i diversi tipi di alberi chela libera inventiva ed iniziativa deifedeli negli anni ha fatto crescereper dare ristoro dalla calura aquanti vi si recano per pregare.Proprio nel cuore del mese di mag-gio cade l’appuntamento, moltocaro ai pellegrini, del ricordo del-l’evento fondante dell’attualedevozione a Maria, venerata coltitolo di “Regina della Pace”. Sono
ormai passati 27 anni da quando laMadre del Salvatore del mondo havoluto rendere più tangibile la pro-pria presenza a quanti erano desi-derosi di essere coinvolti in unmistero che andasse oltre la abitua-le ritualità di una quotidianità, tra-scinata, spesso, stancamente. Eccoallora perché il particolare dialogodi un ragazzino, di appena 14 anni,con la Madre celeste ha attirato
quanti, e sonostati centinaia dimigliaia, avevanoperso, vuoi per lesofferenze cheper le difficoltànel tirare avanti,la piacevole sen-sazione che ti puòdare il caloreumano degliaffetti delle per-sone a te care. Efu così spontaneocredere nellamaterna vicinan-za e protezione diMaria che nelmomento delritorno alla pro-pria vita quoti-
diana sembrava riaffiorare quelsenso di vuoto che ti lascia dentroogni separazione. L’11 maggio p.v.a questa particolare espressione difede dei pellegrini si assocerà ilnostro Arcivescovo S.E.Mons. Sal-vatore Gristina, che alle ore 12,00presiederà la ConcelebrazioneEucaristica.
LG
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Belpasso: Al Santuario Madonna della Roccia i pellegrini assaporano già l’11 Maggio
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27 anni di ricerca della pace
Da Gerusalemme a Versailles: in mostra a Parigi il tesoro del Santo Sepolcro
Dalla storia indicazioni per il presente
Prospettive - 28 aprile 20136
Prospettive - 28 aprile 2013 7
Il segreto della felicitàrisiede nella libertà. Le
più grandi rivoluzioni culturali sonoavvenute proprio per la necessità dipotersi sentire liberi di rendere giu-stizia al cuore, scalciando dal guscioper potersi beare del sole. Proprio intempi di crisi l’uomo si è riscoperto,ha modellato nuove identità. Eppure,la parola crisi deriva dal greco “kri-no”, che vuol dire “giudicare”. Qua-le giudizio possiamo dare oggi del-l’epoca in cui viviamo?In una felice mattina primaverile ungruppo di studenti e docenti, prove-nienti da disparate realtà universita-rie, si è riunito per una “Pausa pran-zo culturale” in Cittadella, desidero-so di affrontare il tema “Come esse-re liberi in tempo di crisi”. Un belmodo di imbrogliare il nichilismo dioggi, come i libertini di una volta.
Ad un delizioso pranzo gustatoinsieme è seguito un bel dibattito,guidato dal giovane studente France-sco Patanè, a partire da due testimo-nianze: quella del prof. MauroMagatti e quella del filosofo neo-nietzschiano Salvatore Natoli. Comepoter essere liberi oggi? Magatti,tenendo conto degli anni di smalti-
mento delle tossine in cui ci trovia-mo ingrassati, indebitati, invecchiati
e depressi, propone la rivisitazionedella teoria generativa proposta da E.Erikson (spendere la libertà per qual-cosa che ha valore) e la teoria crea-trice di un nuovo capitalismo di M.E. Porter (allearsi all’interno di fon-damenta positive). Dall’altra parteNatoli, che insiste sull’umano edinfinito desiderio d’onnipotenza,ridefinisce l’essere umano secondoun rimodellamento, un mettersi in
gioco con l’alterità,perché non possia-mo crescere privi diun rinnovamentoculturale e spiritua-le.A partire da questeconsiderazioni, si èlasciato spazio agliinterventi. Checos’è la libertà senon un’esperienza?Le risposte sonostate assai svariate:la libertà è una “rie-laborazione creati-va” dell’essere stabile, è un “ridefi-nire una convinzione”, un “giudica-re” lasciando spazio al personale spi-rito critico, un ridefinire “l’inutileutile”, la greca “conoscenza di sé”,la “verità”, un “affidamento all’Al-
tro”. Il risultato è stato positivo, poi-ché ci si è messi in gioco nonostantespinte mediatiche che ci voglionoservi di un dio che non c’è, ma cheprende possesso di noi anonimamen-te. Un’ottima occasione per far rie-
cheggiare i memorabili versidanteschi in cui Catone dice-va: “Libertà va cercando”,perché noi siamo liberi, comeuna folata di vento tra i capel-li, liberi come un discorsosenza reticenze, liberi come lamano che gira i capelli intor-no all’orecchio, liberi comeun sorriso, un urlo liberorivolto al cielo, liberi didonarsi all’altro, liberi comeil cuore che si sente libero,legato alla realtà, ma pur sem-pre libero. È previsto un altroincontro per giorno 30 aprileal Monastero dei Benedettinisul tema “Come poter esserefelici in tempo di crisi”. Viaspettano Antonio, Gianni,Santina, Matteo, Nancy, Pip-po, Giuseppe, Matteo, Gio-vanna, Catia, Rosa, Marcella,Domenico, Francesco, Gloria,Benedetta, Marco, Salvo,
Maria Teresa, Vanessa, Alessandro,Elga, Paola, Vittoria, Alessandra,Anita, Daniele, Giusy, Matteo, Fabioed Eliana. Non mancate!
Benedetta Spampinato
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Come essere liberiin tempi di crisi
Studenti universitari riscoprono lo stare insieme durante una “Pausa pranzo culturale”
Sabato 20 c.m., si è svol-to nel Seminario arcive-
scovile un primo incontro-confrontodegli allievi della scuola diocesanadi formazione socio-politica con icandidati sindaco di Catania. Dopola presentazione del direttore, prof.Piero Sapienza, il prof. Piero Quinciha introdotto il prof. MaurizioCaserta che ha risposto a un gruppodi domande raccolte dai laboratoridei corsisti e coordinate dal dott.Emanuele Bonomo, nonché ad unaserie di domande poste direttamentedagli intervenuti. P. Sapienza, nelprecisare le finalità della scuola peril perseguimento del bene comune euna partecipazione attiva e responsa-bile alla vita della città, ribadita nel-le giornate sociali diocesane e ripro-posta dal magistero sociale deivescovi, ha sottolineato la necessitàdell’educazione, rispettandone lalegittima autonomia, dei fedeli laiciall’impegno sociale e politico damisurarsi con uno sguardo di fedesui fatti del territorio. Se il sociale,evidenzia la CEI, si considera parteessenziale del messaggio cristiano,quest’educazione emergerà trasver-salmente nella pastorale della comu-nità. Il direttore ha evidenziatoanche che la politica non si fa solonei partiti perché si può e si deve fareanche nella società civile, condizio-nando l’azione partitica e legislativa.Per un corretto svolgimento dellavita sociale è indispensabile che lacomunità civile si riappropri dellafunzione politica che troppo spessoha delegato ai professionisti. Lascuola vuol contribuire ad elaborareprogetti per una migliore vita uma-na, controllandone l’attuazione,denunciando disfunzioni e inerzie,esigendo con gli strumenti democra-tici che la mensa sia apparecchiataper tutti.Al primo gruppo di domande “Per-
ché ha deciso di candidarsi a sinda-
co di Catania? Quali sono secondo
lei le qualità e le caratteristiche che
deve avere un buon sindaco di una
città come Catania? Ritiene di pos-
sedere queste qualità?” il prof.Caserta, dopo aver espresso emozio-
ne nell’entrare nei locali del semina-rio per la prima volta e nell’essereritornato nella Chiesa a distanza di40 anni, ha precisato alcune lineedirettive ricordando che tempo fa èstato chiamato dal Comune a far par-te come docente di Economia degliStati Generali e sottolineando lanecessità di operare in una prospetti-va a lungo termine per venire incon-tro alle aspettative dei cittadini:“Credo socialmente importante cheoggi si sopporti il sacrificio in vistadi un risultato che arriverà domani.Un progetto di risanamento e rilan-cio della città non coincide con l’o-rizzonte elettorale… Rispetto al dis-agio di vaste dimensioni non si puòavere fretta…La funzione di gover-no deve essere sempre più una fun-
zione dimessa, umile: la ricerca del-lo spettacolo che oggi caratterizza lapolitica è deleteria”. Ha affermato,inoltre, che non intende tirarsi indie-
tro rispetto a quello che potrà faremettendo, in prima linea, la sua pas-sione a disposizione della città: “Èimportante che gli esempi virtuosisiano visibili e che tutti possanoosservare che la buona amministra-zione, l’onestà, l’attenzione agli ulti-mi mostrino quanto importante siaun comportamento di questo gene-re”.Per il secondo gruppo “In occasione
dell’inaugurazione della vostra sede
di via Plebiscito, lei ha presentato i
10 punti più importanti del suo pro-
gramma: bilancio, piano regolatore
generale, integrazione tra le munici-
palità, green economy, turismo, beni
pubblici collettivi, housing sociale,
valorizzazione degli asset pubblici,
partenariato pubblico e privato,
diritti civili. Una domanda sui primi
3 punti: per il bilancio si può in
sostanza parlare di un quasi default
del Comune. Come pensa di conci-
liare gli inevitabili limiti di bilancio
con il suo programma politico? Il
PRG in fase di approvazione piace
così com’è o vi apporterebbe delle
modifiche e quali? Per l’integrazio-
ne tra municipalità ci può spiegare
meglio cosa intende?” il candidatoha evidenziato che la questione degliequilibri finanziari del Comune èprioritaria. Lo stato delle finanze ègravissimo, da dissesto. Il dissesto èun fallimento, una dichiarazioned’incapacità di pagare i debiti, nonessere più nelle condizioni di poteroffrire servizi. I debiti sono un indi-ce di cattiva gestione perché le spesesono state fatte senza pensare al rien-tro. La gestione del Comune si èspinta oltre i limiti di quello che ci sipoteva permettere, per incompeten-za, disattenzione, disonestà. C’è lapossibilità di un risanamento: “Lamia sfida è quella di rilanciare, cioèindividuare possibilità per ulteriorimargini di ritagli nelle spese checonservino quelle importanti enecessarie”, con la probabilità chegli interessi diffusi comincino a farsisentire: “La vera rivoluzione diCatania è quella di portare sul tavologli interessi… Una politica menocondizionata può trovare nuovi mar-gini di risparmio di spesa”. A propo-sito delle entrate ha affermato: “Nonpossiamo consentire che una fami-glia debitrice in difficoltà non vengatrattata con considerazione e rispet-to. Potrebbe migliorare la capacità dientrata di un’amministrazione senzausare la pressione forte sul contri-buente”. In merito al PRG ritieneche non si può programmare una cit-
tà senza conoscere i flussi demogra-fici e le risorse dei prossimi anni. Perle Municipalità crede che la città siaframmentata socialmente, economi-camente, civicamente: “Questo èinaccettabile sul piano dell’identitàmorale e dell’efficienza economica.La città per funzionare deve cambia-re sistema. È necessaria la contami-nazione sociale, la migrazione daun’area all’altra per aprire scambieconomici e culturali”. Caserta si èsoffermato anche su gli altri 7 punti
programmatici evidenziando: la fol-lia della questione rifiuti perchéabbiamo una percentuale differen-ziata bassissima, l’indispensabiletracciabilità dei rifiuti, l’apertura deilidi balneari tutto l’anno, la revisionedella gestione pubblica delle acque edella fornitura idrica, la crisi delmercato immobiliare insensibile alladomanda di piccoli immobili. Lagestione del patrimonio è essenzialedata la sua irrazionalità: edifici pub-blici vuoti mentre il Comune pagaaffitti.Per quanto riguarda i diritti civili,
notiamo che nel suo programma gli
immigrati hanno un’attenzione par-
ticolare. Ne siamo contenti e ciò gli
fa onore perché si tratta di gente che
non potrà votare. Da dove nasce la
sua sensibilità per questo mondo e
quali iniziative intende avviare per
favorire l’integrazione? Lei, inoltre,
intende costituire un registro per le
unioni civili. Perché ritiene ciò così
importante? Le persone, ha risposto,non sono classificabili in base alcolore della pelle, della cultura, del-la religione, dell’orientamento ses-suale. Le diversità sono sempre unaricchezza: occorre dare loro uno spa-zio per poter contribuire al benesse-
Programmi e progetti per la Città
Scuola diocesana socio-politica: primo incontro con il candidato sindaco Caserta
(segue a pagina 8)
Siamo a pienoregime, in que-
sto momento. I lavoriprocedono, eccome!Finalmente a pieno rit-mo. Prove di coristi,prove di strumenti,logistica, coinvolgi-mento… Il Signore ciha ispirato, quest’anno,a portare avanti iniziati-ve che hanno richiama-to l’interesse di tantigiovani che si sonomessi di impegno perrealizzare una grandemanifestazione cele-brativa e di fede. Cele-brativa, perché la XXVedizione di questoevento sarà supportata
da una presenza costante della corale,che si è formata per l’occasione met-tendo insieme tutte le forze degli anniprecedenti che hanno voluto esserepresenti, e che sottolineerà i varimomenti, soprattutto quelli evocativi.Di fede, perché avremo testimonian-ze da parte di singoli e gruppi che,rievocando le passate edizioni, pre-senteranno i loro cammini di avvici-namento al Cristo, che, in una o inun’altra maniera, in un momento o inun altro, si sono incrociati con la loropartecipazione alla Pentecoste deiGiovani. Quanti non si sono sentiticommuovere, negli anni precedenti,nell’ascoltare i canti proposti, nelconcentrarsi sulla preghiera, nel sen-tirsi chiamati dal Signore a realizzarequalcosa di grande nella loro vita.Quante vocazioni legate alla Pente-
coste dei Giovani, quanti incontrisfociati poi in una vita insieme, quan-te amicizie sbocciate e coltivate neltempo, quanto amore per il Signoreacceso nell’animo perché ricevuto daLui attraverso la gioia e la fede deifratelli. Sono stati eventi di grazia,questi anni con la Pentecoste dei Gio-vani, eventi che hanno segnato interegenerazioni.Come non ricordare un ormai lonta-nissimo 1990, quando udii che colo-ro che sentivano la chiamata delSignore sarebbero dovuti correre sulpalco. Fui agganciato da una manoamica, che sapeva ciò che era giàsbocciato dentro di me…ma miimpuntai a non volere andare a segui-re quella fiumana di giovani, accorsisull’onda dell’entusiasmo. Ma loSpirito aveva comunque soffiato a
risvegliare ciò che già sapevo di ave-re dentro…sarebbero occorsi ancoradegli anni per poter realizzare il pro-getto del Signore, ma quella era statal’occasione iniziale.Venire alla Pentecoste quest’anno,partecipare anche attivamente conscenette e canti, è bello e significati-vo. Una intera diocesi di giovani cifarà scoprire che non è vero che lafede è morta, che ormai nessuno cre-de in Gesù, anzi… Gesù è vivo nellasua santa Chiesa che è in Catania, inItalia, nel mondo intero. Vi aspettia-mo, dunque, e aspettiamo le vostreproposte per poter rendere più bella esignificativa questa Pentecoste, che èla festa dei giovani di tutta la diocesi.
Don Salvo Gulisano
Direttore UPG
Prospettive - 28 aprile 20138
DIOCESI
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re della città e adottare tutti gli stru-menti, a cominciare, per esempio,dal cimitero islamico. Per quantoriguarda le unioni civili, Caserta hadichiarato la propria omosessualità,di aver contratto matrimonio all’e-stero e d’aver vissuto ciò come unamenomazione dei suoi diritti. Il regi-stro è uno strumento, forse non ilmigliore, al quale però non ha datopreminenza. Occorre che la città siapra al rispetto delle famiglie chelavorano, perché la famiglia è anzi-tutto fatta da due persone che si ama-no, è un aggregato piccolo che hauna funzione sociale di conservare i
valori della civiltà, della solidarietà.
Sono seguite domande degli interve-
nuti: suicidi di imprenditori, unioni
civili, PRG, giovani, vocazione
urbana, pianificazione del territorio,zona industriale, alle quali Caserta
ha risposto affermando che Catania èuna città che si trova in un’emergen-za da affrontare con lo strumento delbilancio non solo in termini moneta-ri (le entrate) ma anche con la riqua-lificazione dei servizi di assistenza,assicurando la presenza fisica del-l’Amministrazione in tutti i quartieri.Il tema delle adozioni omosessuali èdelicatissimo e non è possibile dire sìo no per quanto riguarda la vita deibambini. La domanda è aperta e non
ha necessariamente una risposta net-ta perché è da trattare con estremacautela. Il PRG è senz’anima e l’eco-nomia cittadina è troppo piccola,mentre è crescente la “militarizza-zione” di un quartiere come Librino,basti pensare alla caserma dei Cara-binieri, al posto di Polizia, alla citta-della della Giustizia senza una piani-ficazione urbana. Il professore, indi-pendentemente dalla competizioneelettorale, si è impegnato ad esserepresente costantemente, di non tirar-si indietro davanti ai problemi dellacittà potenzialmente ricca dal puntodi vista ambientale, climatico, stori-co, culturale. Una riflessione sul-l’importanza dello sport per i giova-
ni e sul recupero della zona indu-striale, in condizioni desolanti.Le ultime domande hanno riguarda-
to particolari aspetti trattati dal
relatore, come il ruolo dei partiti e
dell’economia, le competenze delle
ex provincie, la politica per i giova-
ni. L’economia, ha precisato Caserta,deve discutere dei fini e non solo deimezzi. Non è possibile pensare soloai vantaggi finanziari; bisogna, seoccorre, derogare ai principi tradi-zionali dell’economia per preoccu-parsi veramente della gente. È auspi-cabile che l’ospedale S. Marco o lacittadella giudiziaria generino nelquartiere quegli effetti sociali che siverificano in altre città, con una sem-
plificazione e maggiore flessibilitàdei servizi. Ben vengano i liberi con-sorzi di comuni.P. Sapienza ha ringraziato il prof.Caserta per aver dato un’occasionedi discernimento personale e comu-nitario per le tante questioni messesul tavolo, di tipo politico, giuridico,antropologico che pongono la neces-sità di affrontare in modo moltoaperto i problemi. La Chiesa italianaa settembre a Torino si interrogheràsul problema della famiglia, genomadella società, in occasione della setti-mana sociale dei cattolici, con alcentro la persona.
Antonino Blandini
(continua da pag. 7)
PROGRAMMI...
8
Procedono i lavori…
Pentecoste dei giovani 2013
La sera di sabato 20 apri-le si è felicemente con-
clusa con una grande e devotaaffluenza di pellegrini e di fedelidella parrocchia Santi Angeli Custo-di, nel quartiere S. Cristoforo, lagradita e lunga visita del preziosoreliquiario della Madonna delleLacrime durante la solenne concele-brazione della s. Messa della IVdomenica di Pasqua, detta del BuonPastore, presieduta dal rettore dellabasilica santuario internazionale diSiracusa, padre Luca Saraceno, conil parroco padre Duilio Melissa el’assistenza liturgica del seminaristaAlessandro Napoli, del laico accoli-to Francesco Petralia, alunno delcorso per i ministeri e il diaconatopermanente “Sant’Euplio”, e deiministranti della chiesa splendentedi luci e di fiori bianchi.Prima della partenza del reliquiario,che era stato intronizzato in un arti-stico ed antico ostensorio argenteo,tutta la comunità parrocchiale, com-presi i bambini del catechismo, harecitato il commovente atto di affi-damento alla Madonna delle Lacri-me ovvero della consacrazione deiparrocchiani al Cuore Immacolato diMaria.Dopo due intensi giorni di preghierecomunitarie e di visite a scuole, casedi riposo e istituti religiosi, nella
mattinata del terzo ed ultimo giorno,il venerato reliquiario era stato espo-sto alla devozione dei catanesi nellastorica cappella votiva S. MariaMadre della Divina Grazia in viaMadonna delle Grazie, di cui è retto-re don Duilio, e successivamentenella chiesa Madonna della Meda-glia Miracolosa a Monserrato,
annessa alla Casa della Carità dellesuore vincenziane di via S. Pietro49.La comunità parrocchiale dell’An-gelo Custode a maggio ricambierà lavisita alla Madonna con un pellegri-naggio giubilare nel capoluogo are-tuseo per lucrare l’indulgenza plena-ria, secondo le condizioni previste
dalla Chiesa, nel 60°anniversario del mira-colo della lacrimazio-ne del quadretto-capezzale della BeataVergine Maria e nel-l’anno della Fede.
Blanc
Cinque secoli fa, nellatarda mattinata del 6
aprile 1523, domenica di Pasqua,avvenne a Catania un fatto gravissi-mo che si tramutò subito in trage-dia. Nella Cattedrale, piena di fede-li, la s. Messa solenne capitolare,ma non pontificale come di consue-to, in assenza del vescovo GasparePau unico parroco della città e delladiocesi, fu celebrata da mons.Benedetto Asmari, docente di teolo-gia allo Studium Sicilae, vicariogenerale e priore del capitolo nonpiù benedettino perché da poco“secolarizzato”, alla presenza uffi-ciale del senato civico.Al momento dell’elevazione, subito
dopo la consacrazione del paneeucaristico, uno dei presenti, uncerto Battista Rizzo, improvvisa-mente si scagliò sul sacerdote cele-brante, gli strappò di mano l’ostiaappena consacrata e cercò di calpe-starla tra l’incredulo stupore di tut-ti. Si trattava, come sarebbe statoaccertato dopo, di un povero sartoforse demente. La gioia e la pacedella Resurrezione del Signore sva-nirono improvvisamente nelmomento più solenne della celebra-zione pasquale.La folla dei fedeli, atterriti ed infu-riati, reagì violentemente e feroce-mente alla profanazione: il Rizzo futrascinato fuori, insultato, calpesta-
to, quasi linciato. Alla base dell’al-tissima torre campanaria, raccontail compianto Lucio Sciacca, il mal-capitato blasfema fu calato in unabotte di legno e gli diedero fuocoper bruciarlo ancora vivo! Con l’e-secuzione sommaria a furor dipopolo, si ripetette nella PlateaMagna (piazza Duomo) il famigera-to episodio del mago Eliodoro arsovivo ad opera del vescovo bizantinoSan Leone II il Taumaturgo. L’aba-te Francesco Ferrara riporta il testodi un’antica cronaca scritta in dia-letto sulla Pasqua di sangue dellaCatania di cinquecento anni fa:“Mastru Battista Rizzu era foddi eimpazzitu lu populu lu assassinau a
colpi, e doppu jeru versu lu campa-naru unni truvaro na vutti, e ci lumisuru intra, mezzu vivu. Incunti-nenti, vinnuru ligna, fraschi e lufocu, e fu arsu. Multi si cundulianuca lu dittu mastru Battista cum siachi pri lu tempu passatu era cussìdiscretu e saju ed aviri fatto talicosa”. Ferrara aggiunge che sino alterremoto del 1693 in memoria diquel misfatto al prefazio della mes-sa suonavano le campane per chia-mare il popolo. Gli artigiani chiude-vano immediatamente le botteghe earmati raggiungevano il Duomo. Daquel tragico episodio sarebbe natala tradizione, giunta sino ad oggi,del suono delle campane della Cat-tedrale al momento dell’elevazioneallorché la celebrazione eucaristicaè presieduta dal vescovo in qualun-que ora e giorno dell’anno.
Memorex
Tragica domenica di Pasqua:5 secoli fa a Catania 6 aprile 1513
Reliquiario delle Lacrimeai Santi Angeli Custodi
Rev.mi Sacerdoti e Religiosi,
giovani della Diocesi
Carissimi, ci avviamo allaprossima Pentecoste dei giovani2013, un evento che quest’anno èparticolarmente significativo, inquanto è alla sua XXV edizione. LoSpirito Santo ci dia l’opportunità dipoter vivere tutti insieme questomomento, secondo la volontà diGesù che indica all’uomo la via del-l’unità e non la divisione. L’opportu-nità di questa felice ricorrenza possapolarizzare, sia la partecipazione dicoloro che hanno vissuto le altre edi-zioni (che rievocheremo durante lagiornata), sia quella dei giovani cheoggi sentono l’esigenza di rinnovarequesti eventi con idee nuove dettatedalle pressanti esigenze che il mon-do ci pone davanti. Tocca a noi esse-re “testimoni” di una fede che c’è,ma che fatica a venire fuori, soffoca-ta dalle spine delle contrapposizioni,degli atteggiamenti settoriali, degliegoismi personali e di gruppo. Dopoaver guardato, in Avvento, ai grandi“testimoni della fede”, dopo esserci“riconciliati con Dio” in Quaresimaper poter “abitare il futuro”, oggiscopriamo che siamo noi i veri pro-tagonisti di un cammino di fede checoinvolge noi stessi e gli altri. Ilgiorno di Pentecoste, il prossimo 19
maggio, ognuno potrà quindi dire divoler essere: “TESTIMONE DEL-LA FEDE PER PROGETTARE ILFUTURO”.La Pentecoste sia dunque, per tutti,un nuovo inizio, proprio come laPentecoste vissuta dagli apostoli diGesù. L’evento sarà effettuato pres-so la Chiesa Madre di S.GiovanniLa Punta, nell’ambito del Giubileodel Santuario della Ravanusa, da cuici muoveremo in processione sor-retti dal grande esempio missiona-rio di P.Gabriele Allegra, beatificatoproprio all’inizio di questo anno2012-2013. Fin da adesso il nostrosentito grazie va al Parroco, donOrazio Greco, ai sacerdoti del IXvicariato e alle loro comunità par-rocchiali, alle autorità civili e a tutticoloro che parteciperanno all’orga-nizzazione di questa grande manife-stazione. Auspichiamo che anchenel IX vicariato, come è accadutonei vicariati dove si sono svolti glialtri eventi, possa nascere e consoli-darsi una equipe vicariale che sia alservizio della propria zona, ma chepossa anche rimanere collegataall’equipe diocesana con i proprirappresentanti. Due iniziative
vogliamo proporle fin da ora. Laprima riguarda la sera prima dellaPentecoste, la Veglia, che sarà fattadai giovani del IX vicariato in pre-parazione all’evento del giornodopo. Sarebbe loro desiderio chetutti i vicariati, nelle loro sedi,potessero unirsi in preghiera a loro.A tale fine, sarà inviata alle parroc-chie una veglia da organizzare inmodo vicariale o, ove non fossepossibile, a livello parrocchiale, conlo sviluppo del tema dell’evento.L’altra iniziativa riguarda la carrel-lata commemorativa che si vorrebberealizzare delle precedenti edizionidella “Pentecoste dei Giovani”. Vor-rei chiedere a tutti coloro che hannodei ricordi di queste giornate (foto,video, materiali) di inviarli all’equi-pe diocesana UPG segnalandoliattraverso il sito della Pastorale deiGiovani di Catania.Sono certo che la XXV Pentecostesarà una grande e bella festa, nellaquale è, come sempre, inserita la“Festa della Riconciliazione” nelpomeriggio, con la preparazionealla confessioni e con il sacramento,impartito dai sacerdoti che nonmancheranno di essere numerosi.
La giornata giungerà al suo culmi-ne, come di consueto, con la cele-brazione dell’Eucaristia, presiedutadal nostro Arcivescovo, Mons.Salvatore Gristina e terminerà inmodo “molto dolce”…. Certi che saremo in molti a viverequesto momento di gioia e di lode alSignore, vi aspettiamo numerosi.Don Salvo Gulisano, Direttore
UPG
Don Alfio Bonanno, Vicedirettore
Rosario Ragusa, Vicedirettore
Prospettive - 28 aprile 2013 9
Verso la XXV Pentecoste dei giovani
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Anche quest’anno il patronato 50&Piu’ENA-SCO svolge il servizio di assistenza e consu-lenza per la compilazione dei modelli 730/13. I sacerdoti e quanti altri intendono avvalersi ditale servizio dovranno rivolgersi o contattare ilSig. Ciraldo Steve, (ex dipendente del patronatoFACI ) presso la sede del patronato50&Piu’Enasco , via Dottor Consoli 76 , tel.095/315424 fax 095/2500684 nei giorni di lune-dì, mercoledì e venerdi dalle ore 9,00 alle ore12,30 e nei giorni di lunedì, mercoledì e giove-di dalle ore 15,30 alle ore 17,00, oppure recarsiin Curia, nella giornata di MARTEDI , dal-le ore 10,00 alle ore 12,00 a partire dal giorno09 aprile fino al 31 maggio.
Tale servizio sara’ comprensivo di calcolo ecompilazione del modello f24 della nuova IMUsugli immobili , ( ex ICI ) per quanti lo richie-dano .
Sempre a richiesta, congiuntamente al mod.730, sara’ rilasciata l’attestazione ISEE .
IMPORTANTE NOVITÀDa quest’anno l’INPS, per se’ e per la gestioneEX INPDAP , non mandera’ piu’ ai cittadini il
CUD relativo alla propria pensione, i qualidovranno scaricarlo dal sito dell’INPS , seprovvisti di PIN, oppure richiederlo direttamen-te al Centro di Assistenza Fiscale ,tramite il sup-porto dell’IDSC, che provvedera’ a rilasciarloimmediatamente.Per tale richiesta dovra’ essere sempre presenta-ta la fotocopia della carta d’identita’ e del codi-ce fiscale o tessera sanitaria.
DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE- COPIA MODELLO 730/12.- MODELLO/I CUD 2013.- VISURE CATASTALI (PER TERRENI EFABBRICATI).- SCONTRINI CONTENENTI IL NOME DELFARMACO E CODICE FISCALE DI CHI LOHA ACQUISTATO E DOCUMENTI COM-PROVANTI ALTRE SPESE MEDICHE.- DOCUMENTAZIONE INERENTE ASSICU-RAZIONE SULLA VITA ED AUTO (PER LASOLA QUOTA S.S.N.).- DOCUMENTAZIONE INERENTE INTE-RESSI PASSIVI PER MUTUI RELATIVOALL’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA.- FOTOCOPIA CONTRATTO DI MUTUO ED
ATTO DI ACQUISTO DELLA PRIMA CASA- DOCUMENTAZIONE RELATIVA AD ONE-RI E SPESE EFFETTUATE NEL 2012 RELA-TIVE ALL’ISTRUZIONE ETC.. - FOTOCOPIA DELLA PROPRIA CARTA D’I-DENTITÀ O QUALSIASI ALTRO ANALOGODOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO INCORSO DI VALIDITÀ.FOTOCOPIA DELLA TESSERA SANITARIA.È importante comunicare qualsiasi variazioneintervenuta nell’anno 2012, dal cambio di indi-rizzo , al luogo di residenza, dall’acquisto allavendita di immobili, alla sostituzione e modificadel proprio codice fiscale , al fine di evitare infuturo spiacevoli inconvenienti derivanti dal-l’accertamento da parte dell’Agenzia delleEntrate .
Si ricorda altresì, che il sig. Ciraldo, per mezzodel patronato 50&Piu’Enasco, continua l’opera,iniziata tanti anni fa col patronato Faci , di aiutonei confronti di tutti i cittadini , lavoratori e non,i quali gli si rivolgono per l’espletamento di pra-tiche, che spesso per la lungaggine della buro-crazia o per la complessita’ della normativa,pone in difficolta’.
Inoltre il patronato 50&Piu’Enasco, assiste gra-tuitamente i sacerdoti, pensionati , lavoratori ,invalidi, nelle pratiche relative alla pensione edassicura la corretta informazione su tutta lamateria previdenziale e sanitaria.Tra i tanti servizi del patronato, ricordiamo:- PENSIONI DI VECCHIAIA ED INVALIDI-TÀ DEL FONDO CLERO.- PENSIONI DI VECCHIAIA ED ANZIANI-TÀ. - PENSIONI D’INVALIDITÀ ED INABILITÀ.- PENSIONI DI REVERSIBILITÀ.- ASSEGNI SOCIALI.- RICOSTITUZIONI PENSIONI CONTRIBU-TIVE E REDDITUALI.- RICHIESTA, VERIFICA E RETTIFICADELLE POSIZIONI ASSICURATIVE.- COMPILAZIONE MODELLI RED - INPS.- COMPILAZIONE E RILASCIO MODEL-LO ISEE.- PRESTAZIONI AI MINORATI CIVILI,CIE-CHI E SORDOMUTI, QUALI PENSIONI,IND. DI ACCOMPAGNAMENTO ETC..- CONTENZIOSO AMMINISTRATIVO ELEGALE.
Sig. Ciraldo StevePatronato 50&piu’Enasco
DICHIARAZIONE DEI REDDITI 730 /2013Avviso ai Sacerdoti
È possibile consultare l’archiviocompleto dei numeri precedenti diProspettive inerenti all’intero anno2012 e parte del 2013 direttamentesul sito del settimanale diocesanoww.prospettiveonline.it.Mentre l’acquisto di copie inarchivio avviene solo nella sededel periodico.Inoltre l’abbonamento puòeffettuarsi anche online.
®
Archivio Prospettive
Avviso ai lettori
Ufficio Diocesano per i Beni Culturali
Noti
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ve d
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29 a
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le a
l 5 m
aggio
Lunedì 29-Venerdi 3•• Guida un pellegrinaggio in Terra Santa.
Sabato 4•• Ore 17.00 Catania, parrocchia S. Maria della Consolazione:
celebra la S. Messa e conclude la Visita Pastorale al IV Vica-riato.
Domenica 5•• Ore 16.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa in
occasione del raduno diocesano dell’ACR.•• Ore 18.30 Catania, Istituto Suore Domenicane del Sacro Cuore
di Gesù (Via S. Nullo): celebra la S. Messa e amministra ilsacramento della Confermazione.
®
L’Ufficio nazionale della CEI per i Beni culturali, direcente ha reso disponibile la Consultazione onlinedell’Inventario dei Beni storico artistici per i parroci.Il servizio nasce in alternativa alla consegna dell’In-ventario parrocchiale su supporto mobile (CD), ormaiindisponibile, preservandone i vantaggi e accrescen-done la potenzialità. La disponibilità online dell’In-ventario parrocchiale garantisce al parroco di consul-tare le schede e le immagini sempre aggiornate e difruire di maggiori funzioni di ricerca, selezione estampa. Il sistema, inoltre, permette di consultare lascheda dell’edificio chiesa contenitore dei beni. Dopol’accesso con utente e password (che verrà consegnatadall’Ufficio diocesano per i Beni culturali personal-mente al parroco), il sistema presenta direttamentel’intero Inventario dei beni mobili presenti nelle chie-se e negli edifici pertinenti territorialmente alla pro-
pria parrocchia.Qui di seguito vengono elencate le funzionalità baseintanto previste: Visualizzazione della scheda sinteticadel bene e della scheda completa; ricerca libera eavanzata su alcuni campi, suggerimenti di ricercaanche per codice scheda e per collocazione specifica;visualizzazione dell’insieme di appartenenza; possibi-lità da parte del parroco di segnalare alla diocesiinformazioni sulle schede; protocollo di trasferimentosicuro in https.Si segnala, tra l’altro, la possibilità ormai di attivarelocalmente percorsi formativi (per esempio di tipoliturgico e catechetico), a partire dai beni della parroc-chia, particolarmente interessanti specialmente nel-l’Anno della fede in corso.
Ufficio diocesano per i Beni culturali
Ufficio per la Pastorale dei Giovani
Si porta a conoscenza che pressol’ufficio economato della curiaarcivescovile si possono ritirare imod. Po1 relativi all’anno 2013 eche gli stessi dovranno essereconsegnati all’i.d.s.c. insieme aicedolini delle eventuali pensionigodute e/o i certificati di stipen-dio percepiti da scuola, ospedale,ecc… indicanti lo stipendio allordo delle sole ritenute fiscali
(pari all’imponibile). Ritenutoche da quest’anno l’inps e l’inp-dap non invieranno i cedolinidelle pensioni, nè il cud, gli inte-ressati al momento della conse-gna del mod. Po1/2013, potrannofarne richiesta tramite l’idsc for-nendo la fotocopia di un docu-mento di riconoscimento valido.
®
Ufficio Economato
AL CLERO DIOCESANO
Riflessioni sul Vangelo
Paolo esorta i Galati a n on dividersi dalui: “Siate come me - ve n e prego fratelli- perché an ch’io son o stato come voi”.Non si sen te offeso in n ulla da parte loro.Ricorda quan do la prima volta haan n un ciato il Van gelo men tre era in pre-da ad un a malattia del corpo. Malattia:era un a prova per loro e da loro n on èstata disprezzata n é respin ta, ma an zi
Paolo è stato “accolto come un an gelo diDio, come Cristo Gesù”. Il loro affettoera così gran de che “si sarebbero cavatian che gli occhi per lui”. Dove son o an da-te a fin ire, si doman da, le loro man ifesta-zion i di gioia? È diven tato quasi unn emico per loro, aven do detto la verità?Li mette sull’avviso che chi vuole sepa-rarli da lui, in effetti li vuole tagliare fuo-
ri perché “vi in teressiate di loro”. Dichia-ra che è bello essere circon dato da pre-mure n el ben e sempre e n on solo quan dosi trova con loro. Li dichiara affettuosa-men te figli suoi, men tre li partorisce n eldolore fin ché Cristo n on è formato inloro. In fin e vuole essere vicin o a loro inquesto momen to, cambian do an che ilton o di voce, perché è perplesso a lororiguardo.
L.C.
San Paolo in briciole
CONFERMARE
La divisione Gal 4,12-20
Prospettive - 28 aprile 201310
DIOCESI
Amarsi
Amatevi, come io vi ho amato.La caratteristica del disecpolo è ama-re come Gesù. Egli inizia dagli ulti-mi e arriva fino ai nemici.Si può approfondire questo aspettoalla luce del dono dell’ Eucarestia.La carità della Chiesa rinasce conti-nuamente dall’Eucaristia, dalla qualeviene aperta e spinta continuamentealla missione .L’Eucaristia rivela l’esigenza dellamissione.Nel confronto con la carità di Cristopresente nell’Eucaristia, la Chiesascopre che l’amore deve oltrepassa-re i limiti della comunità per aprirsi atutti gli uomini. Cristo ama e vuoleattrarre tutti nel proprio amore versoil Padre.La comunità non può mettere al cen-tro solo i propri progetti o le proprieistituzioni o le proprie esigenze, madeve mettere al centro Gesù presentenell’Eucaristia. La Chiesa si vedemessa in stato di missione verso ognipersona, ogni situazione, ogni ambi-to umano. Realtà che possono essere raggiuntedal lieto annuncio della Pasqua diCristo ed essere coinvolte nella cele-brazione dell’amore di Dio.
Testimonianza
Il confronto con l’Eucaristia nonsolo rinnova continuamente, nellacoscienza della Chiesa, l’esigenzadella missione, ma indica anche lalegge fondamentale, quella dellatestimonianza del discepolo. Si tratta di mostrare ai fratelli una
vita, che è realmente attratta nell’a-more di Cristo verso il Padre. E tro-va in questa attrazione, una partico-lare pienezza umana. Sappiamo che ibisogni dei fratelli non sono il crite-rio ultimo della missione. Il criterioultimo resta la condivisione dell’a-more del Padre e di Cristo. Quest’amore va in cerca dei bisogni degliuomini. Si lascia afferrare dalla lorourgenza. Valorizza le risonanze daessi suscitate. Utilizza gli strumentidelle analisi, che li mette in chiaraevidenza. Ma scopre anche aspettinuovi e insospettati. Rivela l’uomo ase stesso, secondo le dimensioni rea-li del sua persona. Smaschera i desi-deri scorretti e peccaminosi. Appro-fondisce le tensioni puramentesuperficiali, suscitando desideri piùampi. Apre il cuore e le opere del-l’uomo alla presenza di Dio nellastoria. Annuncia un perdono capacedi distruggere l’egoismo e di rigene-rare le energie più belle. Il discorso di Gesù sul pane dellavita, contenuto nel cap. VI del Van-gelo secondo Giovanni, si concludecon una professione di fede, espressada Pietro a nome dei Dodici: “Signo-re da chi andremo? Tu solo hai paro-le che danno la vita eterna”. Anche anoi, dopo le riflessioni che ci intro-ducono nella profondità del misteroeucaristico, dovrebbe apparire chiaroche, se viviamo l’Eucaristia, comeuna attrazione di tutto il nostro esse-re verso Gesù nel suo mistero pas-quale, entreremo con lui nella vitaeterna. Conosciamo il Padre, venia-mo afferrati dal suo amore, siamo
conformati alla sua volontà, nellaquale è la pace, il senso definitivodella nostra esistenza.
Centro
Il discepolo s’impegna a metterel’Eucaristia al centro della sua vitapersonale e comunitaria. Supera ledifficoltà e le ambiguità, di cui sof-fre oggi la comunità cristiana difronte alla centralità dell’Eucaristia.Si tratta di difficoltà serie e comples-se. Investono tanti aspetti della vitaecclesiale. Affondano le radici in unasituazione culturale diffusa e conso-lidata. Non si può pensare di supe-rarle solo attraverso un chiarimentodelle idee. Occorre prevedere unaserie di gesti concreti, di itineraripedagogici, di interventi pastorali,che rinnovino progressivamente epazientemente il nostro comporta-mento, secondo quei valori fonda-mentali che riscopriamo continua-mente.Per la sua centralità, l’Eucaristiaintrattiene rapporti con tutti gliaspetti della vita cristiana. Dovrem-mo ripercorrere un po’ tutti i momen-ti della vita e della missione dellaChiesa per rifondarli e vivacizzarli inprospettiva eucaristica.È bello considerare l’Eucaristia nelsuo aspetto celebrativo, rituale, litur-gico. Le riflessioni svolte preceden-temente ci fanno intravedere nellacelebrazione, non un aspetto parzia-le, a cui vanno aggiunte altre cose.Ma ci fanno intravedere il momentoin cui l’esistenza, esprimendosicome partecipazione all’adorazione,
all’offerta, all’obbedienza pasqualedi Gesù e al suo sacrificio, ritrovaveramente se stessa. Celebrandocosì l’amore del Padre, l’uomo acce-de alla propria forma autentica, allamatrice originaria da cui continua-mente ripartire verso nuovi impegnie nuove responsabilità.Se la celebrazione eucaristica venis-se capita e vissuta secondo questesue intime caratteristiche, dovrebbeda se stessa, senza aggiunte artificio-se, costituire una fonte di potenterigenerazione di tutta l’esistenza el’avvio efficace di una vita, chediventa unitaria perché ha trovato lasua coerenza interna.Il problema è che questa forza origi-
naria della celebrazionenon è sempre pienamentecompresa. Il motivo del-l’incomprensione nonrisiede solo nel fatto chele nostre celebrazionieucaristiche sono talvoltascialbe, ma ha radici cul-turali più complesse. Nonbasta rinnovare la cele-brazione. Occorre inter-venire sui fenomeni cul-turali che hanno generatola disaffezione modernanon solo per la liturgiacristiana, ma per ladimensione rituale e cele-brativa di tutta la vita.Qui il compito si allargaal di là dell’azione stret-tamente pastorale, versola crisi culturale, che hala sua origine nell’attra-zione illusoria, che l’uo-mo vuole operare neiconfronti di tutte le realtàe nei fenomeni che ne
conseguono. Tutto ciò esige un inter-vento rieducativo complesso e vario,capace di raggiungere tutti gli aspet-ti personali e sociali coinvolti in que-sta crisi culturale.Pur riconoscendo l’ampiezza deicompiti pastorali, che possono essereaffrontati, si può comunque afferma-re che il rinnovamento della celebra-zione costituisce il primo passo ver-so questa rieducazione. Una celebra-zione ben condotta, oltre ad essereun valore in se stessa, educa a cele-brare sempre meglio, unificando ritoe vita. A celebrare si impara cele-brando.
Padre An gelico Savarin o
Lasciarsi amare per capire la Parola
Il Sacerdote sperimenta ogni giorno che una celebrazione ben condotta unifica rito e vita
Il ritorn o a Listra, Icon io e An tiochia èsegn ato dalla con fermazion e n ella fededei discepoli e dall’esortazion e a restarvisaldi “perché – dicevan o - dobbiamoen trare n el regn o di Dio attraverso moltetribolazion i”. La con fermazion e avvien etramite la design azion e di an zian i in ogn icomun ità e tramite la preghiera aven doli“affidati al Sign ore n el quale han n o cre-duto”. Con tin uan do il loro cammin opren don o la via della Pisidia e attraver-
so la Pan filia raggiun gon o An tiochia“dove eran o stati affidati alla grazia diDio per l’opera che avevan o compiuta”.Qui, riun ita la chiesa, fan n o un a relazio-n e dettagliata di “quello che Dio avevafatto per mezzo di loro e come avesseaperto ai pagan i la porta della fede”. Laprassi dell’azion e apostolica, che si stabi-lisce subito fin dagli in izi, è costituita dal-la preghiera con l’affidamen to alla graziadi Dio, dalla predicazion e itin eran te edal resocon to dettagliato dell’operato allaChiesa. Ciò che sta n ascen do, secon dol’Apocalisse, è un cielo n uovo e un a ter-ra n uova. Ciò che c’era prima n on esistepiù. E la n uova Gerusalemme, che scen dedal cielo, vien e da Dio pron ta come un a
sposa, adorn a per il suo sposo. Essa vien eda Dio, che sten derà la sua ten da con gliuomin i dopo aver aperto la porta dellafede ai popoli pagan i perché Dio sarà conloro, sarà il loro Dio. Egli eserciterà un acon solazion e per tutti, asciugherà ogn ilacrima dai loro occhi e n on vi sarà piùn é lutto n é lamen to n é affan n o perché lecose di prima n on ci saran n o più. La pre-sen za di Dio con il suo popolo sarà fon tedi rin n ovamen to. I popoli metteran n o inatto il gran de coman damen to dell’amore.Essi son o esortati ad amare come lui haamato: “Vi do un coman damen to n uovo:che vi amiate gli un i gli altri. Come io hoamato voi, così amatevi an che voi gli un igli altri”. Questa è la n uova legge e da
questa legge tutti gli altri sapran n o che“siete miei discepoli, se avete amore gliun i per gli altri”. Le gran di tribolazion iper accedere al regn o di Dio son o n atura-li ed eviden ti. Seguire Cristo sign ificaaffron tarle, n on scoraggiarsi. È in fatti lavia di Gesù. I cieli n uovi e la terra n uovavan n o ben e, va ben e che la n uova Geru-salemme discen da dall’alto, ma ciò n ontoglie che l’un ica via per accedervi e con -tribuire a crearla è la via dell’amore.Ecco perché l’un ico coman damen to cheabbiamo è amare Dio ed il prossimo.Così costruiamo la n ovità del cielo e dellaterra.
Leon e Calambrogio
V DOM DI PASQUA / C - At 14,21b-27;Sal 144/145,8-13; Ap 21,1-5a;Gv 13,31-33a.34-35
Al teatro Stabile di Cata-
nia il nuovo allestimen-
to italiano del grande Franco Bran-
ciaroli, insieme magistrale interprete
e regista di “Servo di scena”, prodot-
to dal Teatro Stabile di Brescia e dal
Teatro de Gli Incamminati; uno spet-
tacolo che va ad arricchire il cartel-
lone etneo, intitolato dal direttore
Giuseppe Dipasquale all’«Arte della
commedia». L’attore ricostruisce un
appassionato e ironico omaggio
all’Inghilterra, a Shakespeare, al tea-
tro e alla sua gente, in perfetto stile
british, racconta la toccante storia di
un vecchio capocomico, resa celebre
dalla versione per il grande schermo
firmata da Peter Yates nel 1983, con
Albert Finney e Tom Courtenay.
L’autore è il sudafricano Ronald
Harwood, premio Oscar 2003 per la
sceneggiatura de Il pianista di
Roman Polanski. Branciaroli, che è
giunto ad una straordinaria maturità
d’interprete, lavora di fino la figura
di Sir Ronald, scava nelle pieghe del
personaggio, trattenendosi dal cari-
care troppo il lato comico, ne scopre
le debolezze infantili, il sublime
egoismo, la vena crepuscolare. Tutto
si svolge nell’anno 1940 a Londra,
sotto i bombardamenti, mentre è
segnata la fine dell’impero britanni-
co e di un certo teatro. L’attore capo-
fila fa solo Shakespeare, una missio-
ne, e presagisce che termina
un’epoca, e lui stesso muore,
uscito dalla rappresentazione.
La trama del Lear si riflette
anche nel rapporto con le tre
donne.
Un manifesto di poetica tea-
trale, e proprio alla figura del
servo di Sir, Norman, è affi-
dato il compito di annunciar-
lo: “il teatro è invincibile per-
ché non ha padroni e non cer-
ca ricompense Perciò sa pro-
nunciare le parole più impor-
tanti e profonde con ironia e
senza perdere il sorriso”.
Sir e Norman sono dunque
animali da palcoscenico, che
solo sul palcoscenico vivono,
ma quando il sipario si chiu-
de, non ci saranno, per il
“servo di scena”, né riconoscimenti
né gratitudine.
“Harwoord faceva veramente il ser-
vo di scena, una professione che nel-
le compagnie italiane non esiste,
dichiara Branciaroli. Da noi c’è la
sarta. Il servo di scena è qualcosa di
molto più intimo, molto più legato al
primo attore perché gli fa da segreta-
rio, da sarto, da costumista, lo segue
in tutto. Nella compagnia di Hard-
woord c’era anche Harold Pinter che
è dipinto in questa commedia come
un attore che porta le sue commedie
al capocomico che sistematicamente
le rifiuta”.
Maestro Branciaroli, la motivazio-
ne della messa in scena di questa
pièce? “Mi piaceva mostrare quel
tipo di teatro itinerante che ora non
esiste più. La curiosità è che Sir vuo-
le interpretare Re Lear, e di fatto la
sua condizione esistenziale privata è
abbastanza simile a quella di Re
Lear. Molto bella la scena in cui Re
Lear muore sul palcoscenico e subi-
to dopo Sir muore in camerino, quin-
di c’è una morte finta e una morte
vera, che però è anch’essa finta. Un
trucco drammaturgico. Questa com-
media appartiene al “teatro di con-
versazione inglese”. Il nostro teatro
italiano quale tradizione segue? “Il
teatro di conversazione inglese è un
genere sconosciuto da noi, dove
sono molto importanti gli attori, e
non lo è molto la regia. Si regge non
tanto sui contenuti, ma sule emotivi-
tà esistenziali. Se in un teatro come
questo sbagli la regia non è grave,
ma se sbagli gli attori, che vuol dire
sbagliare i tempi, le intonazioni, il
clima casca tutto. In Italia è
più importante la regia, ma
ormai c’è la fine del regista
autore”. Sottolinea ancora,
“Il teatro di ricerca è come
una ricerca petrolifera italia-
na. In scena non si trova nien-
te. La verità è che mancano i
drammaturghi. La storia vera
della drammaturgia rimane di
fatto a fare i conti con Samuel
Beckett che non è ancora sta-
to superato”.
Esordio paradossale nella
commedia che il regista Fran-
co Branciaroli, amando il tea-
tro, riesce a penetrare nel-
l’immaginario di altri attori,
per fare uscire il protagonista
che sta al viaggio tra implo-
sione e memorie in una sum-
ma di vicende della prosa inglese e
vuole costruire qualcosa che ci ripor-
ta all’ansia e alla crisi moderna.
Operazione riuscita e reazione posi-
tiva del pubblico, che si riconosce in
alcune ambivalenze e nel viaggio
fisico attraverso il percorso della
memoria una commedia del tempo
attraverso un regista vigoroso, star
dal piglio avvincente. Branciaroli,
supera le gigionerie del mattatore
“Ho cercato di non rendere stucche-
vole la figura di Sir, di non farne un
vecchi guitto, e ho reso interni il
dolore e la crisi
Straordinaria e geniale la scenogra-
fia di Margherita Palli, un raffinato
lavoro di artigianeria, che scandisce
il destino dei personaggi, dividendo
il palcoscenico su due strati, come
uno split screen (che rimanda alla
hitccokiana “Finestra sul cortile”):
sotto la “pancia” del teatro, con i
camerini;sopra, la scena vera e pro-
pria e il dietro le quinte.
Branciaroli è sorvegliato nel dise-
gnare senza sbavare mai il suo Sir
Ronald, istrione e fragile, con un
bravissimo Cardarelli sul filo di una
angosciante isteria.
Un testo concepito per grandi attori
dove un leone della scena come il
nostro interprete non poteva che
andare a nozze: dispensatore di vere
e proprie pillole di storia del teatro
come nella sequenza del trucco, l’at-
tore regista diverte e si diverte,
ritraendo alla perfezione vizi e
manie di un grande attore ormai sul
viale del tramonto. Insieme a lui ben
risaltano la cinica Milady di Lisa
Galantini, l’austera Madge di Mela-
nia Giglio, Daniele Griggio e Gior-
gio Lanza, mentre il Norman di
Tommaso Cardarelli, impersona con
fervore gli affetti sinceri, e Valentina
Viola (Irene). Una commedia della
vita? “Specchio del ricambio e con-
flitto generazionale tra vecchi e gio-
vani, come afferma Branciaroli, tra
Sir che è difficile morire e il servo di
scena che senza il vecchio non sa
dove andare, e i giovani debbono
essere guidati;e tra la scena e la vita
vince la scena”.
Lella Battiato
Prospettive - 28 aprile 2013
teatro
11
Un capocomico nei panni di “Re Lear”
“Servo di scena” con il mattatore Franco branciaroli allo Stabile di Catania
Mai accettare caramelle
dagli sconosciuti, mai
dare confidenza a persone scono-
sciute, sembra essere passato un
secolo da queste proverbiali parole
che i nostri padri ci ripetevano per
preservarci da pericoli che potevano
arrivare fuori dagli ambienti dome-
stici. Eppure i tempi sono cambiati e
un recente studio inglese rivela come
i nostri figli sono
paradossalmente più
sicuri nei giardinetti
pubblici che davanti a
un computer seduti
comodamente su una
comoda poltrona di
casa. Insomma l’am-
biente domestico
nasconde mille insi-
die. Del resto, le vio-
lenze sui minori
soprattutto a livello
psicologico sono
un’emergenza globa-
le che attraversa tutta
l’Europa indistinta-
mente. Siamo pronti
per questo cambiamento che potrem-
mo definire storico? Come dire, sap-
piamo che lasciare da solo un nostro
figlio con in mano uno smartphone
connesso alla rete è un pericolo più
grande che mandarlo al parco?
Domande e interrogativi cui hanno
cercato di rispondere oltremanica.
Quello che si chiamava un tempo,
l’Orco che attirava i bambini al par-
co ha cambiato il proprio aspetto.
Non rapisce più bambini, non offre
caramelle per invogliarli a seguirli.
Adesso li adesca in rete sfruttando le
nuove tecnologie e l’ignoranza dei
genitori a riguardo che sembrano
pensare ad altro. Nel vuoto e nell’in-
differenza di molti genitori i nuovi
orchi s’insinuano cosi tra le pagine
dei social network, camuffati da pro-
filo falso e quant’altro serva per con-
fondere le giovani menti. Non c’è
bigottismo in queste parole, il pro-
blema esiste ed è concreto. Di fatto,
il report della charity National
Society for the Prevention of Cruelty
to Children (NSPCC) evidenzia
come i nuovi pericoli per i più picco-
li provengano dall’universo internet.
A proposito di Web, un quarto dei
ragazzini tra gli undici e i dodici anni
ogni giorno si trova a guardare su
internet qualcosa che li turba, consa-
pevolmente o inconsapevolmente.
Mentre il trenta per cento dei giova-
nissimi con un’età compresa tra gli
undici e i sedici anni
è stato vittima di
cyber bullismo, sia
attraverso il PC, sia
attraverso smartpho-
ne; da segnalare
come poi più del 10
per cento ha confer-
mato di ricevere
messaggi piuttosto
equivoci a sfondo
sessuale. Di questi,
poi, il trenta per cen-
to ha ammesso di
aver avuto contatti
con estranei, di con-
tro, il 25 per cento
dei sedicenni si è
lasciato attrarre da immagini o video
a sfondo piccante; almeno una volta
l’anno. Lisa Hawker, curatrice e
autrice dello studio britannico ha
cosi sintetizzato il problema che
riguarda le nuove generazioni. Enun-
ciando come i rischi che un tempo si
associavano ai bambini, si sono ridi-
mensionati rispetto al recente passa-
to. Di contro, aumentano nuovi
rischi cui la società non è preparata.
Qui entrano in campo i genitori,
troppo affaccendati in altre faccende
e che non si rendono contro che
lasciare da solo un bambino davanti
ad uno schermo può rappresentare
un pericolo. Quello che molti chia-
mano un semplice passatempo
potrebbe trasformarsi in un potenzia-
le pericolo. E ditemi chi non ha assi-
stito a una scena del genere, in altre
parole che un bambino sappia
destreggiarsi al PC meglio del pro-
prio genitore che sull’argomento poi
preferisce cavarsela con delle sem-
plici e banali battute. Eppure urge
una maggiore responsabilità da parte
dei grandi. Una maggiore consape-
volezza che crei un dialogo sano e
produttivo su ciò che è buono e su
ciò che non lo è. Dallo studio britan-
nico emerge poi che uno dei pericoli
maggiori per i ragazzi che utilizzano
internet è il cyberbullismo seguito
dal sexting, entrambi nuove modalità
di aggressione. Fenomeni che cre-
scono grazie all’anonimato dilagante
che permette di insinuarsi tra le
maglie del Web senza troppi proble-
mi. E “a fronte dei pericoli emergen-
ti – conclude lo studio - rivestono un
importante ruolo la società, le comu-
nità e le famiglie che hanno il dove-
re di collaborare con le istituzioni
che non possono gestire il problema
da sole”.
Filippo Cannizzo
Una porta aperta sul mondoStudio inglese: bambini più sicuri al parco che dietro un Pc
Prospettive - 28 aprile 201312
Un esauriente e sugge-
stivo affresco storico-
documentario sulle vicende del
popolo siciliano nel secolo XIX, dai
primi sfortunati moti indipendenti-
stici a quelli risorgimentali e gari-
baldini miranti all’unità d’Italia,
dalle tristi condizioni economico-
finanziarie della seconda metà del-
l’Ottocento alle vicende dei Fasci
siciliani sino al terremoto di Messi-
na e alla Grande Guerra, è stato trat-
tato, a cura della Società Dante Ali-
ghieri, presso la sala Museion di via
Verona, dal prof. Giuseppe Paradi-
so, docente universitario, giornalista
e documentarista, con una dotta
conferenza, accompagnata da rari
filmati storici e d’epoca, su “La
Sicilia dell’Ottocento” sul cui tema
ha scritto il denso e pregevole volu-
me pubblicato recentemente da Edi-
toriale Agorà “Romanzo siciliano”,
un romanzo storico controcorrente,
di grande efficacia descrittiva ed
evocativa.
L’oratore ha chiarito l’origine del
Regno delle Due Sicilie dopo il con-
gresso di Vienna, finita la parentesi
napoleonica, e sfatato la leggenda
nera e denigratrice della dinastia
siculo-napoletana, di matrice politi-
ca inglese: i Borbone sinonimo di
malgoverno e di arretratezza, men-
tre in realtà governavano, malgrado
tutto, uno Stato all’avanguardia,
“industrializzato” economicamente,
commercialmente, culturalmente e
finanziariamente florido, tra le pri-
me nazioni d’Europa e del mondo. I
Borbone in realtà non amministra-
vano peggio di qualsiasi altro stato
italiano o europeo di quel tempo. Il
Regno era uno dei più grossi centri
di produzione dell’acciaio, vi si
costruì la prima linea ferroviaria al
mondo e il porto napoletano era uno
dei più attivi del Mediterraneo. Flo-
rido era pure il commercio del sale,
dei marmi, degli agrumi. Lo Stato
borbonico era all’avanguardia in
molti settori industriali; la reggia di
Caserta, alla quale il nostro grande
architetto della ricostruzione, il
sacerdote Giovambattista Vaccarini,
fornì i marmi rosa di Castronovo di
Sicilia, rivaleggiava con Versailles.
Napoli fu la prima città al mondo a
portare l’acqua nelle case, ebbe il
primo Orto Botanico d’Italia, il pri-
mo cimitero per i poveri e la terza
flotta mercantile del mondo. C’era-
no 133 tipografie, il Teatro San Car-
lo aveva un prestigio internazionale
e nel 1775 presso l’università napo-
letana, voluta dall’imperatore Fede-
rico II, fu istituita la prima cattedra
di Ecomonia politica in Europa.
Un’implacabile campagna denigra-
toria antiborbonica minò le fonda-
menta del Regno delle Due Sicilie.
Tolta la ricca gestione di sfruttamen-
to delle miniere siciliane di zolfo, il
Regno Unito di Gran Bretagna, pri-
ma alleato e poi per ritorsione nemi-
co di Napoli, appoggiò apertamente
la spedizione dei Mille, impedendo
alla flotta borbonica di bloccare lo
sbarco a Marsala di Garibaldi per
abbattere, da veri padroni dell’Isola,
il Borbone, la cui caduta determinò
un irreversibile impoverimento della
Sicilia. Paradiso ha esaltato la pro-
verbiale operosità degli isolani e
stigmatizzato la prepotenza dei
“cappelli”, cioè dei capi ciurma e
dei possidenti nonché degli sgherri a
servizio dei ricchi, evocando l’onda-
ta rivoluzionaria europea che travol-
se anche la nostra nazione e che
costituì l’ultima possibilità di
restaurare un regno siculo. Grazie
all’operosità della gente isolana, alle
sue tradizioni, alla capacità lavorati-
va e alla genialità i siciliani soprav-
vivevano malgrado le pessime con-
dizioni sociali dovute ai latifondisti.
Contadini, pescatori, ciabattini, arti-
giani, pecorai formavano un’umani-
tà semplice e autentica, con pratiche
lavorative in uso da tempo immemo-
rabile.
Il nostro popolo è stato da tutti umi-
liato, compreso il leggendario Gari-
baldi che, anche se personalmente
onesto, permise l’espoliazione dei
beni dei siciliani.
Da qui i tentativi di ribellione al
governo piemontese, il brigantag-
gio, i Fasci siciliani per il riscatto
del proletariato, dei braccianti, degli
zolfatai e delle maestranze della
marineria.
Il relatore si è soffermato anche sul-
l’introduzione del cinematografo a
Catania appena un anno dopo la pri-
ma proiezione mondiale organizzata
dal Lumiere a Parigi, come racconta
ammirato Nino Martoglio nel suo
giornale “D’Artagnan”. Agli inizi
del Novecento in Sicilia scoppiò il
boom della settima arte con la fon-
dazione di case di produzione di
film.
A.B.
RUBRICHE
eventi
12
A Catania presso la sala Museion conferenza del prof. Giuseppe Paradiso
Catania, Villa Bellini-
Adoro frequentare il
giardino pubblico della città, “Il labi-
rinto” come lo amava definire Igna-
zio Paternò Castello, V principe di
Biscari, artefice di questo storico
spazio verde caratterizzato da un
armonico intersecarsi di viali e viot-
toli e un tempo anche di ruscelli e
piccoli corsi d’acqua, una vera meta-
fora del labirinto della vita dove
attraverso sentieri inaspettati e spes-
se volte intricati ti ritrovi poi al cen-
tro dell’essere. Evidentemente
incamminarmi per questi percorsi mi
aiuta a essere più consapevole della
mia vicenda esistenziale ad avere
una certa familiarità con l’impreve-
dibile, ad assecondare la vita stessa a
non avere la pretesa di essere regista
di tutto, ma di lasciarmi guidare da
inattesi sentieri. Quando le tue azio-
ni sono oneste e portano frutto agli
altri, la mietitura sarà sempre abbon-
dante.
La primavera siciliana, lì la senti con
le sue frizzanti fragranze boschive,
con la sua tiepida brezza portatrice di
nuove speranze. E questa stagione
reca anche una ventata culturale: ho
messo in moto la macchina operativa
del Premio Internazionale “Santi
Correnti”, giunto all’VIII edizione e
che quest’anno avrà come palcosce-
nico il Palazzo Biscari. Anche in
questa edizione, mi trovo sola, senza
la collaborazione degli enti pubblici
a sostenere spese enormi, ma ne sono
fiera perché opero per amore della
Sicilia e del suo passato. Sono giun-
ta al Viale degli “Uomini illustri”, mi
fermo a contemplare quei busti di
marmo che nella loro solennità
imperitura e posti quasi ad altezza
d’uomo pare vogliano comunicare
l’eternità del loro fulgido operato
vestito di umanità e di umiltà. Quan-
ti finti scienziati in carriera, quanti
boriosi, dovrebbero prendere come
modello questi uomini veri e impara-
re da loro le virtù! Adesso mi trovo
davanti al busto di Ignazio al quale
mi rapporto con un saluto espresso
dalla mia anima con sentita riverenza
e con dolce affetto per le bellezze
architettoniche e paesaggistiche cha
ha regalato alla città di Catania e
oggi in parte distrutte. Non vi
nascondo, cari lettori, che avrei volu-
to conoscere il V principe di Biscari,
avere il privilegio di parlare con lui,
ed essere nutrita della sua saggezza e
partecipare all’amore che riversò alla
sua città, facendo rinascere dalla
morte, dalla lava pietrificata dell’e-
ruzione del 1669 e dalle macerie sca-
turite dal terremoto del 1693, la vita.
Che nostalgia, che sento! Si fa intan-
to sera e si accendono i primi lam-
pioni.
Mentre sto a contempla-
re quell’abbraccio di
umanità che proviene
dal passato, lo sguardo si
posa su un altro busto.
Sta scritto: “San Martino
Pardo” Chi era costui?
Improvvisamente da
quel simulacro di pietra,
scaturisce un prodigio:
un uomo vestito con
abbigliamento tipico del
secolo decimo ottavo
esce da quella stele e
così mi parla: <<Catania mi diede i
natali nel 1773 e il cielo è stato il mio
campo d’osservazione, il mio nome è
Agatino San Martino Pardo>>. Ero
io diventata di pietra, perché non
avrei mai potuto immaginare un sif-
fatto evento straordinario: uno degli
illustri ivi scolpiti aveva preso vita e
stava parlando con me. Stavo per
perdere i sensi, quando costui amo-
revolmente mi sollevò e m’invitò a
sedermi su una panchina. Porgo le
mie scuse per l’imbarazzo del mio
atteggiamento nato dalla meraviglia
e ancora una volta consapevole di
vivere un’incontro meta-temporale,
prego l’illustre interlocutore di parla-
re. Costui orientando lo sguardo al
cielo e osservando le prime stelle,
questo mi rivela: <<L’astronomia è
stato l’amore della mia esistenza. Ho
avuto il pregio di collaborare con
valenti studiosi, con Giuseppe Piazzi
che aveva scoperto il pianeta Nano
Cerere Ferdinandea e con Carl Frie-
drich Gauss con il quale ho calcolato
l’orbita di alcuni pianeti. Pensa, gen-
tile Stefania, che la strumentazione
al mio tempo era alquanto rudimen-
tale e le nostre osservazioni si basa-
vano su scrupolosi e difficili calcoli
matematici. Fui docente all’Univer-
sità degli Studi di Catania e le mie
ricerche vennero accolte e diventaro-
no argomento di discussione in
importanti circoli culturali: l’Acca-
demia dei Georgofili, quella Reale
delle Scienze di Parigi e soprattutto
l’Accademia Gioenia di Catania.
Feci dei progetti sul miglioramento
dell’idrografia catanese, i cui flussi
d’acqua e i frequenti impaludamenti
erano causa di morbi di colera. Ma i
più grandi mali della società deriva-
no dalla mancanza d’istruzione.
Sono stato un tenace sostenitore del-
la scuola pubblica, una scuola gratui-
ta alla quale ogni individuo deve
poter accedere senza distinzione di
razza o ceto. La mia biblioteca la
donai all’Università di Catania.
Non meravigliarti, Stefania per quel-
lo che sto per dirti, ma sappi che non
mi riconobbero mai una pensione per
il lavoro svolto. Gli invidiosi e gli
ipocriti fecero di tutto per ostacolare
il mio operato.
Cara Stefania, ama e osserva i tuoi
nemici e opera sempre nella giustizia
e nel bene. Non ti aspettare ricono-
scimenti, ciononostante continua la
tua missione filantropica. Dai sem-
pre il meglio di te stessa>>. Detto
questo, mi abbraccia affettuosamente
e poi ritorna nel suo marmoreo simu-
lacro che splendeva di un candore
unico.
Soffia una leggera brezza primaveri-
le.
Stefania Bonifacio
Astronomia: che passione!
Indietro nel tempo intervistando Agatino San Martino Pardo
l’intervista
La Sicilia dell’Ottocento
Cerere è l’unico asteroide del sistema
solare interno ad essere considerato un
pianeta nano