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I frutti preghiera Chiesa - Prospettive · e affabile “buongiorno” ogni domenica alla recita...

Date post: 15-Feb-2019
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La sera di venerdì 19 c.m. nella Cat- tedrale strapiena di fedeli, l’Arcive- scovo Mons. Salvatore Gristina con il Vicario generale mons. Agatino Caruso, con il Rettore del seminario mons. Giuseppe Schillaci e con un folto numero di sacerdoti assistiti da tanti diaconi permanenti ha presiedu- to la Concelebrazione Eucaristica rituale della terza settimana di Pas- qua, nel contesto della giornata mon- diale per le vocazioni e nell’anniver- sario dell’elezione al pontificato di Benedetto XVI, ed ha, altresì, ordina- to diaconi in vista del sacerdozio 6 alunni del Seminario arcivescovile. Carissimi fratelli Presbiteri e Diaconi, Carissimi Seminaristi e Aspiranti al Diaconato permanente, Carissime Persone di Vita Consacrata. Fratelli e Sorelle nel Signore, 1. Nel canto di ingresso abbiamo pro- clamato con esultanza la nostra iden- tità. Siamo la chiesa che nasce dalla Cro- ce, la chiesa che vive della Pasqua, la chiesa redenta dal- l’amore del Risorto. Attira la nostra attenzione specialmente un altro tratto della nostra identità: siamo la chiesa che vive nella fede. 2. È bello sottolinearlo soprattutto nel contesto del- l’Anno della Fede in corso. Lo celebriamo per provvi- denziale iniziativa del Papa Benedetto XVI del quale oggi ricordiamo l’anniversa- rio della sua elezione al Pon- tificato. Egli ha ritenuto in coscienza di dover rinunziare al ministero petrino che il Signore gli aveva affidato il 19 aprile 2005. Con parole sapienti, paterne e piene di fede nel Signore e di amore verso la Chiesa, egli ha spie- gato le motivazioni della sua straordinaria decisione. Noi gli vorremo sempre tan- to bene anche per l’Anno della Fede che ci sta facendo vivere. Come ci ha invitato Papa Francesco preghiamo per Benedetto XVI “perché il Signore sia con lui, lo con- forti e gli dia molta consolazione”. 3. Che cosa significa vivere nella fede? Per rispondere a questa doman- da ci lasciamo illuminare e guidare dalla Parola che abbiamo ascoltato (At 9,1-20; 2Cor 4,1-2;5-7; Gv 6, 52- 59). Iniziamo con la pagina del Vangelo che contiene le parole conclusive del “discorso del pane di vita” che Gesù fece insegnando nella sinagoga di Cafarnao. Il miracolo della moltiplicazione dei pani aveva suscitato tanto entusiasmo nei riguardi di Gesù al punto che la gente voleva farlo re. Gesù rifiutò, “si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo” (Gv 6,13). E quando la folla si radunò nuovamente attorno a lui, Egli volle far comprendere come il miracolo era il segno che doveva aiutare a credere che Lui era l’Inviato dal Padre. La fede è anzitutto questo nostro rap- porto personale e comunitario con Gesù. Come ben sappiamo questo rapporto si realizza in tanti modi ed ha il suo culmine nel sacramento del- l’Eucaristia. Essa è il miracolo peren- ne e permanente di cui vive la Chiesa: nel pane e nel vino che lo Spirito San- to, tramite il ministero di noi sacerdo- ti, trasforma nel Corpo e nel Sangue di Cristo, la Chiesa ha il cibo e la bevanda che la fanno vivere e la sostengono nel cammino verso l’in- contro definitivo con il suo Sposo. Il rapporto vitale con Gesù è possibi- le se noi ci fidiamo di Lui e ci affidia- mo a Lui. Questo rapporto ci prepara alla risurrezione finale, all’incontro con il Padre con il Quale siamo, tra- mite Gesù, in relazione già in questa vita. Le parole di Gesù: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me ed io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”, sottolineano che la partecipazione all’Eucaristia stabilisce tra il credente e Gesù un rapporto di intimità uguale a quello tra Gesù e il Padre. 4. Accogliere Gesù significa anche avere la possibilità di vivere in comu- nione con i suoi discepoli. La pagina degli Atti descrive Saulo incredulo e A PAG. 3 DALLA STATUA AL COLLAGE Catania - anno XXIX - n. 16 - 28 aprile 2013 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” IL TESORO DEL SANTO SEPOLCRO A PARIGI a pagina 5 ALLO STABILE “SERVO DI SCENA” a pagina 11 Ordinati sei diaconi nella Giornata mondiale per le vocazioni (segue a pagina 2) @ Salvatore Gristina Arcivescovo LA SICILIA dell’OTTOCENTO a pagina 12 S ono trascorsi trenta giorni dalla ele- zioni e Papa Francesco ha conquista- to le piazze e gli schermi con la sua semplicità e con il suo comunicare diretto e coinvol- gente. Ogni domenica, anche quelle ordinarie, Piazza San Pietro è uno spettacolo da grande occasione. Il suo gentile saluto del pri- mo “buona sera” dalla loggia di San Pietro, il 13 marzo, appena eletto ed il rinnovato e affabile “buongiorno” ogni domenica alla recita del Regina Coeli, lo rendono affabile e gradito. Papa Francesco con la sua semplicità che conquista, entra a casa nostra senza bus- sare, in quanto il suo dire semplice conquista i cuori e le sue parole, formulate con immediatez- za comunicativa penetrano nel cuore e lasciano un segno. Quando domenica ha detto ai giovani che scandi- vano a gran voce il nome “fran-ce-sco” ha detto di chiamare e gridare “Gesù”, ha impartito una grande lezione senza parlare ed il messaggio è stato ben recepito e accolto da tutti. Nel commento alla pedagogia del Buon Pastore il discorso sulla “porta” che è Gesù, via verità e vita, unico varco sicu- ro per la vita eterna, mentre i ladri entrano da altre porte e con altre intenzioni, lascia un forte insegnamento, come quando ha rac- comandato ai Sacer- doti, il giovedì santo, di “portare addosso l’odore delle pecore”. Le sue omelie quoti- diane nella cappella di Santa Marta per le diverse categorie di Personale che ope- rano in Vaticano, costituiscono una ricca antologia di messaggi spirituali. Le sue omelie, brevi e incisive, sono articolate in due o tre concetti che vanno dirette al cuore prima che alla mente e diventano slogan di bontà e flash di luce, come quello di “non lasciarsi rubare la speranza”, di “non stan- carsi di chiedere perdono, perché Dio non si stan- ca di perdonare” o come l’ultimo rivolto ai gio- vani: “è bello mettere in gioco la vita per i gran- di ideali”. L’ospite che entra a casa nostra senza bussare Papa Francesco: il Papa del buongiorno Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) della preghiera della Chiesa I frutti CONVEGNO:
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Page 1: I frutti preghiera Chiesa - Prospettive · e affabile “buongiorno” ogni domenica alla recita del Regina Coeli, lo rendono affabile e gradito. Papa Francesco con la sua semplicità

La sera di venerdì 19 c.m. nella Cat-

tedrale strapiena di fedeli, l’Arcive-

scovo Mons. Salvatore Gristina con il

Vicario generale mons. Agatino

Caruso, con il Rettore del seminario

mons. Giuseppe Schillaci e con un

folto numero di sacerdoti assistiti da

tanti diaconi permanenti ha presiedu-

to la Concelebrazione Eucaristica

rituale della terza settimana di Pas-

qua, nel contesto della giornata mon-

diale per le vocazioni e nell’anniver-

sario dell’elezione al pontificato di

Benedetto XVI, ed ha, altresì, ordina-

to diaconi in vista del sacerdozio 6

alunni del Seminario arcivescovile.

Carissimi fratelli Presbiteri e Diaconi,Carissimi Seminaristi e Aspiranti alDiaconato permanente, CarissimePersone di Vita Consacrata. Fratelli eSorelle nel Signore,

1. Nel canto di ingresso abbiamo pro-clamato con esultanza la nostra iden-tità.Siamo la chiesa che nasce dalla Cro-

ce, la chiesa che vive dellaPasqua, la chiesa redenta dal-l’amore del Risorto.Attira la nostra attenzionespecialmente un altro trattodella nostra identità: siamo lachiesa che vive nella fede.2. È bello sottolinearlosoprattutto nel contesto del-l’Anno della Fede in corso.Lo celebriamo per provvi-denziale iniziativa del PapaBenedetto XVI del qualeoggi ricordiamo l’anniversa-rio della sua elezione al Pon-tificato. Egli ha ritenuto incoscienza di dover rinunziareal ministero petrino che ilSignore gli aveva affidato il19 aprile 2005. Con parolesapienti, paterne e piene difede nel Signore e di amoreverso la Chiesa, egli ha spie-gato le motivazioni della suastraordinaria decisione.Noi gli vorremo sempre tan-to bene anche per l’Annodella Fede che ci sta facendovivere. Come ci ha invitatoPapa Francesco preghiamoper Benedetto XVI “perchéil Signore sia con lui, lo con-

forti e gli dia molta consolazione”.3. Che cosa significa vivere nellafede? Per rispondere a questa doman-da ci lasciamo illuminare e guidaredalla Parola che abbiamo ascoltato(At 9,1-20; 2Cor 4,1-2;5-7; Gv 6, 52-59).Iniziamo con la pagina del Vangeloche contiene le parole conclusive del“discorso del pane di vita” che Gesùfece insegnando nella sinagoga diCafarnao.Il miracolo della moltiplicazione dei

pani aveva suscitato tanto entusiasmonei riguardi di Gesù al punto che lagente voleva farlo re. Gesù rifiutò, “siritirò di nuovo sul monte, lui da solo”(Gv 6,13). E quando la folla si radunònuovamente attorno a lui, Egli vollefar comprendere come il miracolo erail segno che doveva aiutare a credereche Lui era l’Inviato dal Padre.La fede è anzitutto questo nostro rap-porto personale e comunitario conGesù. Come ben sappiamo questorapporto si realizza in tanti modi ed hail suo culmine nel sacramento del-l’Eucaristia. Essa è il miracolo peren-ne e permanente di cui vive la Chiesa:nel pane e nel vino che lo Spirito San-to, tramite il ministero di noi sacerdo-ti, trasforma nel Corpo e nel Sanguedi Cristo, la Chiesa ha il cibo e labevanda che la fanno vivere e lasostengono nel cammino verso l’in-contro definitivo con il suo Sposo.Il rapporto vitale con Gesù è possibi-le se noi ci fidiamo di Lui e ci affidia-mo a Lui. Questo rapporto ci preparaalla risurrezione finale, all’incontrocon il Padre con il Quale siamo, tra-mite Gesù, in relazione già in questavita. Le parole di Gesù: “Come ilPadre, che ha la vita, ha mandato meed io vivo per il Padre, così anchecolui che mangia di me vivrà per me”,sottolineano che la partecipazioneall’Eucaristia stabilisce tra il credentee Gesù un rapporto di intimità ugualea quello tra Gesù e il Padre.4. Accogliere Gesù significa ancheavere la possibilità di vivere in comu-nione con i suoi discepoli. La paginadegli Atti descrive Saulo incredulo e

A PAG. 3

DALLA STATUA

AL COLLAGE

Catania - anno XXIX - n. 16 - 28 aprile 2013 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

IL TESORO

DEL SANTO

SEPOLCRO

A PARIGI

a pagina 5

ALLO STABILE

“SERVO

DI SCENA”

a pagina 11

Ordinati sei diaconi nella Giornata mondiale per le vocazioni

(segue a pagina 2)

@ Salvatore Gristina

ArcivescovoLA SICILIA

dell’OTTOCENTO

a pagina 12

Sono trascorsi trenta giorni dalla ele-zioni e Papa Francesco ha conquista-

to le piazze e gli schermi conla sua semplicità e con il suocomunicare diretto e coinvol-gente.Ogni domenica, anche quelleordinarie, Piazza San Pietro èuno spettacolo da grandeoccasione.Il suo gentile saluto del pri-mo “buona sera” dalla loggiadi San Pietro, il 13 marzo,appena eletto ed il rinnovatoe affabile “buongiorno” ognidomenica alla recita delRegina Coeli, lo rendonoaffabile e gradito.Papa Francesco con la suasemplicità che conquista,entra a casa nostra senza bus-sare, in quanto il suo dire semplice conquista icuori e le sue parole, formulate con immediatez-za comunicativa penetrano nel cuore e lascianoun segno.Quando domenica ha detto ai giovani che scandi-vano a gran voce il nome “fran-ce-sco” ha detto

di chiamare e gridare “Gesù”, ha impartito unagrande lezione senza parlare ed il messaggio è

stato ben recepito e accolto datutti.Nel commento alla pedagogiadel Buon Pastore il discorsosulla “porta” che è Gesù, viaverità e vita, unico varco sicu-ro per la vita eterna, mentre iladri entrano da altreporte e con altreintenzioni, lascia unforte insegnamento,come quando ha rac-comandato ai Sacer-doti, il giovedì santo,di “portare addossol’odore delle pecore”.Le sue omelie quoti-diane nella cappelladi Santa Marta per le

diverse categorie di Personale che ope-rano in Vaticano, costituiscono una riccaantologia di messaggi spirituali. Le sueomelie, brevi e incisive, sono articolatein due o tre concetti che vanno dirette alcuore prima che alla mente e diventano

slogan di bontà e flash di luce, come quello di“non lasciarsi rubare la speranza”, di “non stan-carsi di chiedere perdono, perché Dio non si stan-ca di perdonare” o come l’ultimo rivolto ai gio-vani: “è bello mettere in gioco la vita per i gran-di ideali”.

L’ospite che entra a casa nostra senza bussarePapa Francesco: il Papa del buongiorno

Giuseppe Adernò

(segue a pagina 2)

della preghieradella Chiesa

I frutti

CONVEGNO:

Page 2: I frutti preghiera Chiesa - Prospettive · e affabile “buongiorno” ogni domenica alla recita del Regina Coeli, lo rendono affabile e gradito. Papa Francesco con la sua semplicità

avversario mortale dei discepoli delSignore.Gesù gli va incontro e lo interpella“Saulo, Saulo, perché mi persegui-ti?”. Il dialogo “Chi sei, o Signore?” -“Io sono Gesù che tu perseguiti” offrea Saulo la luce per comprendere lostretto legame di Gesù con i discepoliche egli voleva annientare: persegui-tando i discepoli, egli perseguitavaGesù. In positivo, gli fu rivelato cheper essere in comunione con Gesù,doveva esserlo con i discepoli. Questoè il nucleo da cui trarranno origine lepagine luminose con cui Paolo, illu-strerà i rapporti di Cristo con la SuaChiesa e la nostra vita in Lui.Al titubante Anania Gesù rivolgeparole illuminanti circa la missioneche Saulo svolgerà, e l’invito a battez-zarlo per rendere visibile la comunio-ne che era iniziata fuori Città.

5. La fede mettendoci in comunionecon Cristo e i suoi discepoli ci rendeannunziatori del Vangelo e testimonidella misericordia di Dio nei nostririguardi.Il luminoso inizio del Pontificato diPapa Francesco è caratterizzato dalcontinuo riferimento alla misericordiadi Dio. Papa Francesco ne parla in ter-mini commossi e commoventi, spin-gendoci a sentirci sempre avvolti dal-l’amore misericordioso del Padre.Questo è necessario anche per impe-gnarci nell’azione missionaria dellaChiesa e in tutte le attività che essapromuove nello sconfinato campodella carità cristiana.Tutti siamo chiamati ad operare conla stessa convinzione di Paolo, “aven-do questo ministero, secondo la mise-ricordia che ci è stata accordata”, perdiventare sempre più la Chiesa cheannunzia il Vangelo.È davvero affascinante, fratelli esorelle, il dono della fede che il

Signore ci elargisce. Infatti, vivere difede, camminare nella fede significaessere attirati dal Padre verso ilFiglio, che ci rivela il Suo volto pater-no, ed essere condotti dallo Spiritoall’incontro con gli altri figli di Dio ediscepoli di Gesù. È questo il lumino-so contenuto della comunione nellaChiesa del Signore.6. Questa comune consapevolezza èarricchita in voi, carissimi Armando,Giovanni, Giuseppe, Raffaele, Rosa-rio e Santo, dalla trepidazione nell’es-sere stati chiamati, presentati allaComunità e scelti, con altrettanta tre-pidazione, da me vostro vescovo perl’ordine del diaconato.La vostra ordinazione diaconale,come sottolineato nella Colletta,ricorda a noi ministri del Signore -vescovo, presbiteri e diaconi - l’obbli-go di restare sempre alunni diligentied operosi alla scuola del Cristo checi insegna non a farci servire, ma aservire i fratelli.Accogliendovi nella famiglia di colo-ro che ricevono il sacramento dell’or-dine, noi, vostri fratelli, osiamo spera-re, e ci impegniamo seriamente adesserlo, di diventare per voi un inco-raggiante esempio di risposta genero-sa al Signore che ci vuole instancabi-li nel dono di noi stessi, vigilanti nel-la preghiera, lieti ed accoglienti nelservizio della Comunità.7. La vostra ordinazione è motivo digioia per tutta la Comunità diocesana.Voi, infatti, siete la risposta del Padrealla preghiera che questa Santa Chie-sa di Catania Gli rivolge incessante-mente per essere arricchita di ministriordinati santi e santificatori.Per sottolineare questo, ho voluto col-locare la vostra ordinazione diaconalenel contesto della Giornata Mondialedi preghiera per le Vocazioni. Dome-nica 21, dopodomani, ne celebreremoil 50° di ricorrenza. Essa nacque nelcuore del Ven. Paolo VI ed è fruttospeciale dell’azione dello Spirito San-to nel tempo dello svolgimento delConcilio Ecumenico Vaticano II.Papa Benedetto aveva scelto cometema della Giornata l’affermazione:“Le vocazioni: segno della speranzafondata sulla Fede”.Scrive Benedetto XVI: “La preghieracostante e profonda fa crescere la fededella comunità cristiana, nella certez-za sempre rinnovata che Dio maiabbandona il Suo popolo e che lo

sostiene suscitando vocazioni specialial sacerdozio e alla vita consacrata,perché siano segni di speranza per ilmondo”.8. Carissimi ordinandi diaconi, abbia-te sempre viva questa consapevolez-za: siete frutto della preghiera dellaChiesa, al cui servizio vi abilita ildono dello Spirito che rende fecondoil gesto delle imposizioni delle maniche compirò su di voi.Servite il Signore nella quotidianafedeltà agli impegni che adesso pub-blicamente assumete. Esercitate ilministero del diaconato con umiltà ecarità; custodite con coscienza pura ilmistero della fede per esserne credibi-li e convincenti testimoni; vivete ilcelibato nell’intimità orante con Gesùe nel servizio di Dio e degli uomini.Vi consegnerò il Vangelo di Cristoaugurandovi un armonioso e beatifi-cante crescendo: credi sempre ciò cheproclami, insegna ciò che hai appresonella fede, vivi ciò che insegni. In talmodo troverà consolante realizzazio-ne quanto chiederò al Padre a nome ditutta la nostra Chiesa: “L’esempiodella loro vita - la vostra carissimiArmando, Giovanni, Giuseppe, Raf-faele e Santo - generosa e casta, sia unrichiamo al Vangelo e susciti imitato-ri nel tuo popolo santo”.Sarete, cioè, di esempio ai fratelli ealle sorelle cui il Signore vi inviacome gioiosi e generosi servitori.Il vostro esempio, carissimi ordinan-di, come pure il nostro, carissimi fra-telli presbiteri e diaconi permanenti,sia ricco di frutti in quella pastoralevocazionale che ci vede impegnati In tal modo, celebrando la GiornataMondiale di preghiera per le Vocazio-ni, abbiamo la gioia, carissimi fratellipresbiteri e diaconi, di vedere qualisono le nostre radici: la misericordiadi Dio Padre, l’affetto di predilezionedel Figlio, l’unzione dello SpiritoSanto e la preghiera della Chiesa.La Vergine Santissima, i Santi e leSante che adesso invochiamo, renda-no la nostra Chiesa sempre attenta edorante per le vocazioni alla vita con-sacrata e particolarmente al ministerosacerdotale. L’ordinazione di questasera ci confermi nella fede e nellasperanza circa la generosa risposta delPadre alla nostra filiale supplica.Così sia per tutti noi.

®

Prospettive - 28 aprile 20132

PRIMO PIANOMostra itinerante“Videro e cedettero” _______3

Mons. Salvatore Nicolosiricorda il 50° di consacrazioneepiscopale _______________4

Al SantuarioMadonna della Rocciaaria di 11 Maggio _________5

INFORMADIOCESINotizie in breve___________9

Dall’Ufficio Beni Culturali __9

Dall’Ufficiodi pastorale giovanile ______9

OMNIBUSScuola diocesanasocio-politica: dialogocon i candidati sindaco _____7

Reliquiario delle Lacrimeai Santi Angeli Custodi _____7

PC: Una portaaperta sul mondo _________11

sommario al n. 16

7Direzione amministrazione

e redazione:

via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania

Redazione e amministrazione:

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Settimanale associato alla F.I.S.C.(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)

Questo numero è stato chiuso

alle ore 13.00 di mercoledì 24 aprile 2013

(continua da pag. 1)

IL FRUTTO...

Nello stile dell’Ordine dei GesuitiPapa Bergoglio articola i suoi dis-corsi centrando l’attenzione sulleparole-chiave e nel ripeterle e com-mentarle le fa penetrare dentro, cosìda rendere fruttuoso il seme dellaParola di Dio che converte e salva.Egli, pur restando fedele al testoevangelico da commentare, apre lariflessione sull’attualità e sulla con-cretezza della vita nella quotidianitàdel vissuto e traduce la scienza invita, la fede religiosa in azioni etestimonianze di carità.Il forte richiamo alla povertàaccompagnato dalla testimonianzadi alcuni segni esterni tende anche aribaltare la logica della “religioneda negozio”, bella in vetrina, ma avolte priva di vitalità interiore equindi improduttiva di conquista edi cambiamento.Agli “arrampicatori sociali” presen-ti “anche nelle comunità cristiane”,i quali “rubano la gloria a Gesù”, eambiscono solamente alla propriagloria, Papa Francesco rilancia lalezione delle Beatitudini con le qua-li si esalta l’umiltà, la povertà, lamitezza, la giustizia ed Egli, da“Buon Pastore, riconduce le suepecorelle sul sentiero-cammino-

strada che Gesù ha tracciato ed hapercorso “con tenerezza” e “conamore”.Queste espressioni di Papa France-sco ed anche il costante richiamo alperdono, elemento connotativo del-la “conversione” e quindi segno dirinascita e di ripresa, costituisconodelle puntuali lezioni di spiritualitàadatte al giorno d’oggi dove le paro-le sfuggono, travolte dal vortice del-le comunicazioni planetarie, facen-do anche perdere la dimensione del-l’essenziale.Da buon “padre spirituale” secondoil carisma ignaziano, Papa France-sco, che porta impressa sulla suacroce pettorale l’immagine di Gesùche porta sulle sue spalle la pecorel-la smarrita, costantemente richiamaalla debolezza della “tentazione”connessa con la fragilità umana econ amorevolezza paterna invita a“bussare sempre a quella porta”,dove si trova il perdono e la veragioia dello spirito.Inizia così ogni giorno un nuovaesperienza, una nuova avventura, unlavoro sempre nuovo e l’auspiciocomune è che sia sempre un “buongiorno”, apportatore di bontà cheproduce buoni frutti.

®

(continua da pag. 1)

L’OSPITE...

La Francia ha scelto: si aimatrimoni dello stesso

sesso. Con l’approvazione all’As-semblée nationale del “matrimonioper tutti” (331 sì e 225 no) i transal-pini sono diventati il 14° paese nelMondo, il 9° in Europa ad aver insti-tuito per legge il matrimonio tra per-sone dello stesso sesso e allo stessotempo permettere anche l’adozionealle coppie omosessuali. Ma nono-stante il voto dei palazzi francesiabbia dato esito favorevole, bendiversa è stata la risposta delle fami-glie francesi. E non solo di quellecattoliche. La lotta per i valori nonnegoziabili in Francia sull’esempiodi Papa Benedetto XVI ha prodottointense giornate di proteste con unfiume di persone in piazza che hannoprotestato in nome del rispetto dellavita. Ma dopo settimane di accesodibattito parlamentare la legge è sta-ta approvata in un marasma generaletale da creare anche una sorta di cac-

cia al cattolico. “Il presidente Hol-lande ha creato un clima da cacciaalle streghe: arresti di pacifici mani-festanti, violenze, persino deputaticui la polizia ha impedito di entrarein Parlamento- ha esordito all’agen-zia di stampa internazione EugeniaRoccella, parlamentare Pdl ex porta-voce del “Family day” organizzatodalle forze cattoliche italiane-. Leforze dell’ordine si sono scatenatepersino contro chiunque indossassela maglietta dei manifestanti con ildisegno di una famiglia composta dapadre e madre”. Toccherà quindi alnuovo articolo 143 del codice civiledisciplinare la libertà di unirsi nelsacro vincolo tra persone dello stes-so sesso: “Il matrimonio - si leggenell’articolo - è contratto tra due per-sone di sesso opposto o dello stessosesso’’. Le disposizioni che ne deri-vano, come l’età degli sposi o alcuniimpedimenti, rimangono gli stessidella precedente legislazione.

Ma i cattolici francesi non hannointenzione di arrendersi. Il principa-le partito di opposizione, l’Ump, ha

deciso che presenterà un ricorsodavanti alla Corte Costituzionale. Ilrappresentante del partito, Christian

Jacob ha fatto sapere che il partito lodepositerà nelle prossime ore e l’im-pugnazione si concentrerà su ‘’alcu-ni punti procedurali’’, come la pater-nità, l’adozione, la discriminazionesull’accesso alle origini, i contornidei principi di legge sulla bioetica eil diritto al lavoro presente nell’arti-colo 16 del progetto di legge cheimpedisce ogni sanzione o licenzia-mento contro un impiegato che, inragione del suo orientamento sessua-le, rifiuti il trasferimento in un paeseche discrimina gli omosessuali”. Dicerto, il popolo cattolico francesecontinuerà nella sua battaglia in dife-sa della vita e della sacralità delmatrimonio. Del resto in altri paesidi forte matrice cristiana come laSpagna, il matrimonio per personedello stesso sesso è in vigore dalluglio 2005 con la possibilità ancheper le coppie di adottare bambini.

Maxwell

Francia: via libera alle unioni omosessuali e alle adozioni

Lo schiaffo di Hollande

La lotta per i valori

non negoziabili

in Francia

non sembra placarsi

con proteste in nome

del rispetto

della vita

Page 3: I frutti preghiera Chiesa - Prospettive · e affabile “buongiorno” ogni domenica alla recita del Regina Coeli, lo rendono affabile e gradito. Papa Francesco con la sua semplicità

“Dalla statua al colla-

ge. Figure e prati-

che della modernità” è il titolo del-

l’importante ed interessante semina-

rio, tenuto dalla Prof.ssa Maria Gra-

zia Messina, Professore Ordinario di

Storia dell’arte contemporanea presso

il Dipartimento di Storia, Archeolo-

gia, Geografia, Arte e Spettacolo

(SAGAS) dell’Università di Firenze,

lo scorso venerdì 19 aprile 2013, nei

locali dell’ex Monastero dei Benedet-

tini di Catania. La lezione magistrale

ha rappresentato davvero un’occasio-

ne preziosa ed un’opportunità davve-

ro molto significativa proprio perché

si è avuto modo di poter ascoltare una

delle voci più autorevoli nel campo

della storia dell’arte contemporanea:

l’interevento ha messo in luce quelli

che sono gli aspetti portanti dello sno-

do cruciale della modernità, ovvero il

passaggio, tra la fine dell’800 e gli

inizi del ’900, ad un tipo di sensibili-

tà prettamente moderna.

Questo contributo significativo, da

parte di un’insigne studiosa del cali-

bro della Prof.ssa Messina, costitui-

sce un apporto ‘vitale’ al dibattito

artistico, che va ad inserirsi nel pano-

rama delle molteplici iniziative di arte

contemporanea, che negli ultimi tem-

pi stanno alimentando culturalmente

la città di Catania. Lo straordinario

successo dell’incontro è stato suggel-

lato da un’aula letteralmente gremita:

un pubblico formato non solo dai

numerosissimi studenti, ma anche da

appassionati e amanti dell’arte. Ini-

ziativa che conferma la presenza

all’interno del territorio catanese, e

soprattutto degli ambienti accademici

e non solo, di un dibattito culturale

‘attivo’, attento alle diverse sensibili-

tà artistiche e ad ogni manifestazione

culturale, che ha come obiettivo prin-

cipale quello di potersi arricchire

sempre di più, per poter dar vita e

promuovere importanti iniziative che

coinvolgano un pubblico sempre più

ampio.

Il seminario, aperto dai saluti del

Prof. Carmelo Crimi, Direttore del

Dipartimento di Scienze Umanisti-

che, e della Prof.ssa Claudia Guastel-

la, Presidente del Corso di Laurea

Magistrale in Storia dell’arte e beni

culturali, è nato in un

primo momento all’in-

terno delle lezioni del

corso di arte contempo-

ranea, tenuto dalla

Prof.ssa Daniela Vasta,

presenza davvero signi-

ficativa all’interno del

rinnovato clima cultura-

le catanese, che ha for-

temente voluto l’evento,

in seguito aperto al pub-

blico, per poter dare a

tutti la possibilità di apprendere dal-

l’insigne studiosa. La Prof.ssa Vasta,

dopo aver esposto il ricco percorso

scientifico e didattico della Prof.ssa

Messina ed illustrato la sua attività di

curatrice di importanti eventi espositi-

vi, ha messo in risalto alcuni interessi

di ricerca della studiosa, particolar-

mente importanti e significativi, rela-

tivi allo snodo cruciale di passaggio

tra l’800 ed il ’900, dal Postimpres-

sionismo alle Avanguardie, “uno sno-

do importante e fondamentale per

capire la cultura contemporanea – ha

affermato la Prof.ssa Vasta - Gli studi

di Maria Grazia Messina, in partico-

lare sul tema del primitivismo e del-

l’esotismo come caratteristica fonda-

mentale della sensibilità contempora-

nea, costituiscono un punto di passag-

gio obbligato e fruttuoso per tutti gli

studiosi che intendono mettere a fuo-

co le caratteristiche di questo passag-

gio cruciale, dove si situa l’inizio del-

la cultura artistica contemporanea”.

La Prof.ssa Maria Grazia Messina,

oltre a rivestire un importante ruolo in

ambito accademico, è membro scien-

tifico del Centro d’Arte Contempora-

nea Luigi Pecci di Prato, della Fonda-

zione Torino Musei, del comitato

redazionale di Studiolo e di Ricerche

di Storia dell’Arte e si è occupata di

Neoclassicismo, Romanticismo,

Architettura modernista nel primo

decennio del ’900, artisti italiani del

’900. Esprimendo il significato e l’o-

biettivo del suo seminario, la Prof.ssa

Messina, ha delineato anche quello

che è il modus operandi dello storico

dell’arte: “Perché statua e collage?

Perché penso che gli storici dell’arte

debbano avanzare delle ipotesi di let-

tura dei fenomeni che studiano di

vasto raggio, cioè recupe-

rare lo spirito di un’epoca:

cercare di tracciare delle

direttrici culturali che, in

un certo senso, sembrino

chiarire un po’ i percorsi

di pensiero di un’episte-

mologia complessiva, di

una data area cronologica.

C’è l’esigenza di recupe-

rare questa capacità di lar-

go respiro, fondandosi

però su un’attenzione

sempre molto puntuale su

quelli che sono i docu-

menti, a partire dai quali

possiamo avanzare certe

ipotesi”. Il punto di partenza sono

necessariamente le opere d’arte ed

attraverso “una serie di raffronti

incrociati e di rimandi”, in seguito, si

costruisce il ‘discorso’ intorno ad

esse, attraverso i testi degli artisti e

dei critici, “ in modo da cercare di

ricostruire quella che è una sensibili-

tà del periodo”.

Prendendo in esame le ricerche arti-

stiche d’avanguardia, che trovano

humus fertile in particolar modo in

territorio francese ma anche in ambi-

to mitteleuropeo, considerando l’ar-

co cronologico compreso tra gli anni

novanta dell’800 e la prima decade

del ’900, possiamo rintracciare “due

paradigmi: la citazione della scultura

nel quadro, una sorta di riduzione

della figura umana, verosimigliante

e naturalistica, al paradigma tipizza-

to della statua; un fare compositivo

che viene ad implicare ed assembla-

re diverse componenti linguistiche

formali eterogenee, con un procedi-

mento che, già alla fine dell’800,

sembra anticipare il collage (intro-

dotto ufficialmente dai cubisti,

Picasso e Braque, nel 1912)”.

Secondo l’insigne studiosa, questi

due ‘procedimenti’, che costituisco-

no i due poli del mutamento artistico

in atto nel periodo preso in conside-

razione, ovvero quello di rappresen-

tare la figura umana come una sta-

tua, quindi attuando una vera e pro-

pria riduzione, che conferisce al sog-

getto i tratti di un idolo, e la fram-

mentazione della medesima all’in-

terno di un collage, sono testimoni

del “disagio della civiltà, una sorta di

esperienza di alienazione, di eclisse

del soggetto che è un tutt’uno con la

concezione della modernità: l’accor-

gersi di non avere più un’identità sta-

bile ed univoca, ma di essere nello

stesso tempo più identità insieme”.

Gli artisti attraverso queste precise

scelte linguistiche comunicano ciò

che significa esperire, ovvero vivere

nelle loro epoca. E per comprendere

ciò bisogna andare alla radice, al

medesimo significato che ha l’opera

d’arte, alla sua ragion d’essere: “L’o-

pera d’arte non è altro che la visua-

lizzazione di una modalità di fare

esperienza, cioè dare corpo in un

oggetto ad un nostro modo di esperi-

re il mondo in cui ci troviamo”, rap-

portandoci in questo processo di

creazione e rappresentazione con la

realtà che ci circonda ma anche con

gli esseri che di essa fanno parte.

Antonella Di Gregorio

Prospettive - 28 aprile 2013 3

“L’opera d’arte

non è altro

che dare corpo

in un oggetto

ad una modalità

di esperire il mondo”

L’opera d’arte visualizza una modalità“Dalla statua al collage. Figure e pratiche della modernità” seminario della Prof.ssa Maria Grazia Messina

«In un tempo ormai in

cui Dio per molti è

diventato il grande Sconosciuto e

Gesù semplicemente un grande per-

sonaggio del passato - ha ricordato

Benedetto XVI in occasione del Dis-

corso all’assemblea generale della

CEI il 24 maggio2012 -, occorre un

rinnovato impulso che punti a ciò

che è essenziale della fede e della

vita cristiana». Di certo, sulla base di

queste considerazioni, il Papa emeri-

to ha deciso lo scorso ottobre di

inaugurare l’anno della fede «per

condurre l’uomo di oggi, spesso dis-

tratto, ad un rinnovato incontro con

Gesù Cristo, “Via, Verità e Vita”».

Prendendo spunto proprio dall’ini-

ziativa del Santo Padre è stata realiz-

zata, in collaborazione con il Pontifi-

cio Consiglio per la promozione del-

la nuova evangelizzazione, la mostra

itinerante “Videro e cedettero. La

bellezza e la gioia di essere cristia-

ni”, la quale intende offrire, nelle cit-

tà e nelle diocesi in cui essa verrà

allestita, un percorso di conoscenza

del cammino della fede a partire non

tanto da contenuti dottrinali, quanto

attraverso un itinerario costituito da

immagini e testi attraverso cui il

visitatore può lasciarsi interrogare

paragonando la propria esperienza

con ciò che vede. La mostra si arti-

cola in cinque sezioni: La prima,

denominata “Il contesto”, pone l’ac-

cento sul fatto che nel mondo di

oggi, anche lì dove non viene espli-

citamente negata, la fede non incide

nella vita reale delle persone che

perciò seguono altre vie per la pro-

pria realizzazione, nell’illusione che

la scienza-tecnica possa assicurare il

pieno benessere dell’uomo. Tutto ciò

genera dei deserti interiori e la perdi-

ta del gusto del vivere. In un tale

contesto come può Cristo risultare

ancora attraente per il cuore dell’uo-

mo? In verità – e questo è il tema

sviluppato nella seconda sezione – è

proprio nella natura dell’uomo, che è

aspirazione nostalgica dell’infinito,

che la fede può trovare ancora uno

spazio di manovra e può accogliere

quel fatto totalmente gratuito ed ina-

spettato: Gesù di Nazaret, un uomo

con cui si poteva camminare, parla-

re, mangiare e bere insieme. Egli era

un uomo come gli altri eppure nes-

suno era come Lui. La terza sezione

della mostra ripercorre proprio i

m o m e n t i

salienti dei

primi uomini

che incontra-

rono Cristo e

iniziarono ad

andare dietro

a Lui, per il

f a s c i n o

i m p o n e n t e

che egli

esercitava e

che faceva

sorgere la

d o m a n d a

“Chi è mai costui?”. Progressiva-

mente Gesù inizia ad introdurre i

suoi amici al mistero della Sua Per-

sona, che andava oltre quello che

essi avrebbero potuto pensare ed

immaginare. Ecco che allora scatta il

riconoscimento dettato dalla fede:

“Tu sei Cristo, il Figlio del Dio

vivente!”. La fede però ha bisogno

della libertà, di un’adesione non for-

zata attraverso la quale l’uomo dice

sì a Cristo. La quarta sezione svilup-

pa dunque il tema della capacità che

l’uomo ha, attraverso la sua azione

libera, di accogliere o di rifiutare

Cristo opponendo il proprio pregiu-

dizio e la propria misura sulla realtà.

Occorre una semplicità del cuore per

poterlo riconoscere e per poter affer-

mare davvero che “se non credo a

Te, non potrei credere nemmeno ai

miei stessi occhi”. Infine, nella quin-

ta sezione, si pone l’accento sulla

contemporaneità di Cristo: il Signo-

re è davvero risorto è cammina con

noi ora! Quell’Avvenimento così

imprevisto e travolgente che ha inve-

stito 2000 anni fa Andrea e Giovan-

ni, Pietro e Giacomo, mi raggiunge

ora, attraverso gli uomini e le donne

che lungo i secoli l’hanno incontrato

e conosciuto. Attraverso il Battesimo

siamo inseriti nella vita intima di

Dio, incorporati alla Chiesa e resi

partecipi della sua missione. In que-

sto senso si colloca il segno signifi-

cativo della santità: i santi non sono

dei superuomini, ma sono coloro che

indicano la strada per diventare feli-

ci, ci mostrano come si diventa per-

sone veramente umane. Come ricor-

dava Benedetto XVI «la porta della

fede che introduce alla vita di comu-

nione con Dio e permette l’ingresso

nella sua Chiesa è sempre aperta per

noi». Questa frase, posta al termine

del percorso della mostra, vuol esse-

re un invito a tutti ad accorgerci che

Cristo stesso ci sta aspettando per

colmarci di quella gioia che Lui solo

può donare al cuore dell’uomo.

Salvatore De Mauro

La bellezza di essere cristianiMostra itinerante “Videro e cedettero”

di fare esperienza

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Prospettive - 28 aprile 20134

PRIMOPIANO

IVescovi della Sicilia sisono riuniti con il Cardi-

nale Paolo Romeo nella cattedrale diNoto per festeggiare il 50° anniver-sario della consacrazione episcopaledell’amatissimo Vescovo emerito diNoto, Mons, Salvatore Nicolosi,consacrato vescovo il 21 aprile 1963nel duomo di Catania.Da giovane Vescovo ha partecipatoal Concilio Ecumenico Vaticano II ealla luce del Concilio ha indirizzatoil suo magistero pastorale prima nel-la Diocesi di Lipari per otto anni epoi a Noto per ben 28 anni, ( 1970-1998) tracciando un solco fertile ericco di copiosi frutti anche attraver-so i 23 convegni ecclesiali, le visite ele lettere pastorali, due Sinodi dioce-sani e tante opere di rinnovamento edi attenzioni anche verso gli ultimi,come la casa di accoglienza per gliammalati terminali nel segno diMadre Teresa di Calcutta.In occasione del primo 25° di epi-scopato ha firmato un gemellaggiocon la diocesi di Butembo-Beni nelCongo avviando una fruttuosa inte-

razione missionaria tra le due dioce-si. Patriarca della fede e Padre conci-

liare ha guidato il suo popolocon saggezza e amorevolezza,restando tra la sua genteanche al termine del suo man-dato.“Il mio amore è per tutti voi

in Cristo Gesù. Vi porto sem-

pre tutti nel mio cuore”. Sonoqueste le parole affettuosepronunziate al termine dellasolenne concelebrazione conla partecipazione dell’interaConferenza Episcopale Sici-liana ed ancora una volta leparole di Mons, Nicolosi han-no risuonato nella sua Catte-drale, ricostruita dopo il tragi-co crollo della cupola, rinno-vando a tutti i suoi fedeli l’in-vito ad essere “via del Vange-

lo, accolto con fiducia e irra-

diato con la vita”.

Nella coincidenza del 50° episcopa-

le, la diocesi di Noto ha celebratoanche il 25° del gemellaggio con ladiocesi di Butempo-Beni ed ha pre-senziato alla cerimonia anche ilvescovo congolese Mons. Melchise-dech Sikuli Paluku, rinsaldando ivincoli della condivisione solidale dibeni, persone ed esperienze.L’apertura del Centro cardiologico“Pino Staglianò” a Butembo-Beni èuno dei segni di presenza della cari-tà che unisce le due diocesi.Ha fatto gli onori di casa il vescovodi Noto in carica, Mons. AntonioStaglianò e nel porgere il saluto diaccoglienza ha ricordato i vescovisuccessori di Mons. Nicolosi ed inparticolare: Mons. Giuseppe Malan-drino e Mons. Mariano Crociata,attuale segretario della CEI, il qualeha inviato un affettuoso messaggioaugurale.Con particolare devozione è stata let-

ta la lettera pervenuta da Papa Fran-cesco con la quale, ringraziandoMons Nicolosi per il tanto bene ope-rato nella diocesi di Noto, ha inviatola benedizione apostolica sul suosempre zelante ministero, vissutoora anche nella preghiera e nel silen-zio.La ricorrenza dell’anniversario epi-scopale, collocato nell’anno dellafede e a cinquant’anni dal Concilio,unisce la Comunità diocesana attor-no al suo Patriarca e, forte dei suoiinsegnamenti, prosegue il camminodi fedeltà a Cristo con la protezionedi San Corrado Confalonieri, patro-no della Città e diocesi di Noto, edella Vergine Santa venerata con ilnome di Maria SS. Scala del Paradi-so.

Giuseppe Adernò

Vescovo e Buon Pastore

Mons. Salvatore Nicolosi, vescovo emerito di Noto, ricorda il 50° della sua consacrazione episcopale

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Il tesoro del Santo Sepol-cro lascia la Terra Santaper raggiungere i pressi di Parigi. Lamostra, dal 16 aprile al 14 luglio,sarà ospitata presso il Castello diVersailles e presso la casa di Cha-teaubriand dal titolo “Trésor duSaint-Sépulcre. Présents des coursroyales européennes à Jérusalem”,un’esposizione dal valore artistico eculturale incalcolabile.Sono infatti più di 250 i pezzi checompongono la mostra: l’esposizio-ne segue la storia della Custodia diTerra Santa, per scoprire la storia diquesta terra straordinaria in cui damillenni s’intrecciano, in modomisterioso, i destini di molti popoliche convivono nei luoghi sacri delletre grandi religioni monoteiste, ericostruisce le sue profonde relazionicon l’Europa e con il resto del mon-do. Una sinergia frutto della collabo-razione tra Versailles e la Custodia diTerra Santa, nata dopo anni di tratta-tive giunte a compimento con l’in-contro del Custode, Padre Pierbatti-sta Pizzaballa, e una delegazionefrancese. L’esposizione sarà struttu-rata per aree di provenienza dei doni.I tesori sono esposti, secondo la pro-

venienza, nella Sala delle Crociate,appena restaurata, quel che si puòvedere a Versailles è sostanzialmenteinedito e conta su alcuni dei piùeccelsi oggetti dell’oreficeria euro-pea tra il XVI e il XIX secolo. Per ilsettore che appartiene a Napoli sipuò notare che il grande baldacchinoeucaristico è alto 175 cm. Luigi

Vanvitelli, nel settembre del 1754scriveva: “il re ha mandato un bal-dacchino di oro per esporre il Santis-simo al santo Sepolcro in Gerusa-lemme. Era ben lavorato”. Si posso-no ammirare anche paramenti sacri,stoffe pregiate e lampade preziosissi-me.“Abbiamo i regali di tutte le cortid’Europa del XVII e XVIII secolo –ha detto orgogliosa Beatrix Saule,direttrice del Museo di Versailles - citroviamo in presenza di un tesoro divasi sacri e di paramenti liturgicicome non se ne trova in nessun altroposto al mondo”.“Un tesoro liturgico” come lo hachiamato la direttrice Saule, che benevidenzia come oltre alla vita mon-dana del palazzo vi fosse ancheun’intensa vita religiosa. Già, perchémolti di questi oggetti preziosi sono

dei doni fatti daisovrani cattolici euro-pei ai francescani diTerra Santa in segnodi stima e profondagratitudine. Quandoancora il pellegrinag-gio in Terra Santa eraconsiderato rischioso,nei secoli in cui deci-dere di andare a fareun pellegrinaggiosignificava andare amorire. Accumulatonegli anni e cresciutonel tempo, il Tesoro

venne catalogato in gran parte dagliarcheologi dello Studium BiblicumFranciscanum della Città Santa.Di straordinaria importanza – raccol-to all’interno delle sale che ospitanola mostra - anche il Tesoro di Bet-lemme, una serie di oggetti apparte-nenti alla Basilica della Natività,unito a un prezioso modello del San-to Sepolcro in legno d’ulivo e madre-perla. Ci saranno la spada e le staffedi Goffredo di Buglione (cedute dalcomandante al termine della crocia-ta), un calice liturgico in oro massic-cio del XVII secolo. Sono stati con-servati il documento mamelucco del1347 (che segna il riconoscimentodella presenza francescana) e unamassiccia collezione di firmani edecreti dell’impero Ottomano, o labacinella portoghese del XVII seco-lo con cui il Custode di Terra Santalavava i piedi ai pellegrini e tutt’orausata dal patriarca di Gerusalemmemons. Fouad Twal il Giovedì Santo.L’esposizione è tuttavia solo un’an-teprima di quello che sarà il TerraSancta Museum, il primo museo almondo sulle radici del Cristianesimoe la conservazione dei Luoghi Santi,la cui apertura è prevista per il 2015

nella città in cui tutto ha avuto inizio:Gerusalemme.Il complesso museale sorgerà all’in-terno della Città Vecchia, con possi-bili espansioni in altre località dellaTerra Santa. Come riportano sia ilsito ufficiale del Terra SanctaMuseum sia il sito di ATS pro TerraSancta - cui è affidata la progettazio-ne e la promozione del Museo -, essosarà diviso in due sedi che conterran-no le tre sezioni: Storica, Archeolo-gica e Multimediale.Il progetto non vuole valorizzare«esclusivamente» il patrimonio arti-

stico che i francescani della Custodiadi Terra Santa hanno raccolto nelcorso dei secoli, ma anche riscoprirequelle radici cristiane che a Gerusa-lemme sono evidenti e rappresentatedalla vivace comunità cristiana chela abita. Scoprire le proprie radici èuna priorità, anche secondo le paroledi padre Pierbattista Pizzaballa,Custode di Terra Santa “abbiamobisogno di rileggere e di conoscere lanostra storia per poter vivere il pre-sente in maniera più serena”.

Artemisia

Prospettive - 28 aprile 2013 5

PRIMOPIANO

Inizia il mese dedicato

alla Madonna e moltocaro alla pietà popolare. Tante par-rocchie e famiglie, sulla scia di tra-dizioni religiose ormai consolida-te, continuano a fare di maggio unmese “mariano”, moltiplicandofervorose iniziative liturgiche epastorali.La devozione a Maria sembra esse-re, almeno stando alle prime affer-mazioni, una nota caratteristicadell’azione pastorale del nuovoPapa Francesco.Ma a che cosa si deve la dedicazio-ne di Maggio a Maria? Probabil-mente il collegamento è con ilciclo agrario. Almeno una volta,quando le stagioni erano effettiva-mente quelle, senza grandi cambia-menti, in maggio rifioriva la natu-ra, si ottenevano i primi frutti,sbocciavano con tutta la loro bel-lezza i fiori e il fiore più armonio-so e ammirabile, certamente èMaria. Ecco, dunque, Maggiocome mese mariano.Maggio è anche mese del SantoRosario, che senza ombra di dub-bio è la più alta e popolare pre-ghiera che esprime la particolaredevozione alla Madonna.Inoltre, la Vergine è Madre dellaChiesa, giacché è Madre di Cristoe di tutto il Popolo di Dio, sia deifedeli che dei Pastori. Perciò èauspicabile indicare in Maria non

soltanto quelle qualità di celestialeprotezione, per trasposizione delleapprensive attenzioni di ogni mam-ma terrena, ma anche quella spe-ciale funzione di guida.Maria è infatti, come recita un anticoinno, la stella del mare, colei chenella navigazione della fede ci aiutaa non perdere mai la bussola, e avirare sempre verso Cristo.È una grazia vivere questo mesededicato alla Madonna con fervoreed intensità, regalando alla Madon-na, madre nostra e della Chiesa, lospazio e il tempo che merita. Biso-gna sempre ricordare che Maria èdavvero il fiore più bello e profuma-to che Dio ci ha regalato.Ecco perché nel mese di maggio ci siimmerge assiduamente nella pre-ghiera, magari andando alla ricercadi luoghi di culto dedicati allaMadonna come i Santuari marianidove per la suggestione del paesag-gio riesce più spontaneo raggiungereun coinvolgimento più intimo e pro-fondo.Ed uno di questi luoghi di preghiera,meta di numerosi pellegrinaggidurante tutto l’anno ed in particolarmodo nel mese di maggio, è il San-tuario, comunemente detto, Madon-

na della Roccia diBelpasso. Qui èfacile respirarequel clima di pacee serenità interioreanche perché nonimmerso nel fra-stuono delle diver-se attività umanesolite dei centriurbani. Infatti èpiacevole ammira-re come il paesag-gio rude ed aspro,dovuto alle diversecolate laviche, siag r a d evo lmen t espezzato da unamolteplice presen-za di piccoli fiorel-lini che ricopronogli spazi tra i diversi tipi di alberi chela libera inventiva ed iniziativa deifedeli negli anni ha fatto crescereper dare ristoro dalla calura aquanti vi si recano per pregare.Proprio nel cuore del mese di mag-gio cade l’appuntamento, moltocaro ai pellegrini, del ricordo del-l’evento fondante dell’attualedevozione a Maria, venerata coltitolo di “Regina della Pace”. Sono

ormai passati 27 anni da quando laMadre del Salvatore del mondo havoluto rendere più tangibile la pro-pria presenza a quanti erano desi-derosi di essere coinvolti in unmistero che andasse oltre la abitua-le ritualità di una quotidianità, tra-scinata, spesso, stancamente. Eccoallora perché il particolare dialogodi un ragazzino, di appena 14 anni,con la Madre celeste ha attirato

quanti, e sonostati centinaia dimigliaia, avevanoperso, vuoi per lesofferenze cheper le difficoltànel tirare avanti,la piacevole sen-sazione che ti puòdare il caloreumano degliaffetti delle per-sone a te care. Efu così spontaneocredere nellamaterna vicinan-za e protezione diMaria che nelmomento delritorno alla pro-pria vita quoti-

diana sembrava riaffiorare quelsenso di vuoto che ti lascia dentroogni separazione. L’11 maggio p.v.a questa particolare espressione difede dei pellegrini si assocerà ilnostro Arcivescovo S.E.Mons. Sal-vatore Gristina, che alle ore 12,00presiederà la ConcelebrazioneEucaristica.

LG

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Belpasso: Al Santuario Madonna della Roccia i pellegrini assaporano già l’11 Maggio

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27 anni di ricerca della pace

Da Gerusalemme a Versailles: in mostra a Parigi il tesoro del Santo Sepolcro

Dalla storia indicazioni per il presente

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Prospettive - 28 aprile 20136

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Prospettive - 28 aprile 2013 7

Il segreto della felicitàrisiede nella libertà. Le

più grandi rivoluzioni culturali sonoavvenute proprio per la necessità dipotersi sentire liberi di rendere giu-stizia al cuore, scalciando dal guscioper potersi beare del sole. Proprio intempi di crisi l’uomo si è riscoperto,ha modellato nuove identità. Eppure,la parola crisi deriva dal greco “kri-no”, che vuol dire “giudicare”. Qua-le giudizio possiamo dare oggi del-l’epoca in cui viviamo?In una felice mattina primaverile ungruppo di studenti e docenti, prove-nienti da disparate realtà universita-rie, si è riunito per una “Pausa pran-zo culturale” in Cittadella, desidero-so di affrontare il tema “Come esse-re liberi in tempo di crisi”. Un belmodo di imbrogliare il nichilismo dioggi, come i libertini di una volta.

Ad un delizioso pranzo gustatoinsieme è seguito un bel dibattito,guidato dal giovane studente France-sco Patanè, a partire da due testimo-nianze: quella del prof. MauroMagatti e quella del filosofo neo-nietzschiano Salvatore Natoli. Comepoter essere liberi oggi? Magatti,tenendo conto degli anni di smalti-

mento delle tossine in cui ci trovia-mo ingrassati, indebitati, invecchiati

e depressi, propone la rivisitazionedella teoria generativa proposta da E.Erikson (spendere la libertà per qual-cosa che ha valore) e la teoria crea-trice di un nuovo capitalismo di M.E. Porter (allearsi all’interno di fon-damenta positive). Dall’altra parteNatoli, che insiste sull’umano edinfinito desiderio d’onnipotenza,ridefinisce l’essere umano secondoun rimodellamento, un mettersi in

gioco con l’alterità,perché non possia-mo crescere privi diun rinnovamentoculturale e spiritua-le.A partire da questeconsiderazioni, si èlasciato spazio agliinterventi. Checos’è la libertà senon un’esperienza?Le risposte sonostate assai svariate:la libertà è una “rie-laborazione creati-va” dell’essere stabile, è un “ridefi-nire una convinzione”, un “giudica-re” lasciando spazio al personale spi-rito critico, un ridefinire “l’inutileutile”, la greca “conoscenza di sé”,la “verità”, un “affidamento all’Al-

tro”. Il risultato è stato positivo, poi-ché ci si è messi in gioco nonostantespinte mediatiche che ci voglionoservi di un dio che non c’è, ma cheprende possesso di noi anonimamen-te. Un’ottima occasione per far rie-

cheggiare i memorabili versidanteschi in cui Catone dice-va: “Libertà va cercando”,perché noi siamo liberi, comeuna folata di vento tra i capel-li, liberi come un discorsosenza reticenze, liberi come lamano che gira i capelli intor-no all’orecchio, liberi comeun sorriso, un urlo liberorivolto al cielo, liberi didonarsi all’altro, liberi comeil cuore che si sente libero,legato alla realtà, ma pur sem-pre libero. È previsto un altroincontro per giorno 30 aprileal Monastero dei Benedettinisul tema “Come poter esserefelici in tempo di crisi”. Viaspettano Antonio, Gianni,Santina, Matteo, Nancy, Pip-po, Giuseppe, Matteo, Gio-vanna, Catia, Rosa, Marcella,Domenico, Francesco, Gloria,Benedetta, Marco, Salvo,

Maria Teresa, Vanessa, Alessandro,Elga, Paola, Vittoria, Alessandra,Anita, Daniele, Giusy, Matteo, Fabioed Eliana. Non mancate!

Benedetta Spampinato

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Come essere liberiin tempi di crisi

Studenti universitari riscoprono lo stare insieme durante una “Pausa pranzo culturale”

Sabato 20 c.m., si è svol-to nel Seminario arcive-

scovile un primo incontro-confrontodegli allievi della scuola diocesanadi formazione socio-politica con icandidati sindaco di Catania. Dopola presentazione del direttore, prof.Piero Sapienza, il prof. Piero Quinciha introdotto il prof. MaurizioCaserta che ha risposto a un gruppodi domande raccolte dai laboratoridei corsisti e coordinate dal dott.Emanuele Bonomo, nonché ad unaserie di domande poste direttamentedagli intervenuti. P. Sapienza, nelprecisare le finalità della scuola peril perseguimento del bene comune euna partecipazione attiva e responsa-bile alla vita della città, ribadita nel-le giornate sociali diocesane e ripro-posta dal magistero sociale deivescovi, ha sottolineato la necessitàdell’educazione, rispettandone lalegittima autonomia, dei fedeli laiciall’impegno sociale e politico damisurarsi con uno sguardo di fedesui fatti del territorio. Se il sociale,evidenzia la CEI, si considera parteessenziale del messaggio cristiano,quest’educazione emergerà trasver-salmente nella pastorale della comu-nità. Il direttore ha evidenziatoanche che la politica non si fa solonei partiti perché si può e si deve fareanche nella società civile, condizio-nando l’azione partitica e legislativa.Per un corretto svolgimento dellavita sociale è indispensabile che lacomunità civile si riappropri dellafunzione politica che troppo spessoha delegato ai professionisti. Lascuola vuol contribuire ad elaborareprogetti per una migliore vita uma-na, controllandone l’attuazione,denunciando disfunzioni e inerzie,esigendo con gli strumenti democra-tici che la mensa sia apparecchiataper tutti.Al primo gruppo di domande “Per-

ché ha deciso di candidarsi a sinda-

co di Catania? Quali sono secondo

lei le qualità e le caratteristiche che

deve avere un buon sindaco di una

città come Catania? Ritiene di pos-

sedere queste qualità?” il prof.Caserta, dopo aver espresso emozio-

ne nell’entrare nei locali del semina-rio per la prima volta e nell’essereritornato nella Chiesa a distanza di40 anni, ha precisato alcune lineedirettive ricordando che tempo fa èstato chiamato dal Comune a far par-te come docente di Economia degliStati Generali e sottolineando lanecessità di operare in una prospetti-va a lungo termine per venire incon-tro alle aspettative dei cittadini:“Credo socialmente importante cheoggi si sopporti il sacrificio in vistadi un risultato che arriverà domani.Un progetto di risanamento e rilan-cio della città non coincide con l’o-rizzonte elettorale… Rispetto al dis-agio di vaste dimensioni non si puòavere fretta…La funzione di gover-no deve essere sempre più una fun-

zione dimessa, umile: la ricerca del-lo spettacolo che oggi caratterizza lapolitica è deleteria”. Ha affermato,inoltre, che non intende tirarsi indie-

tro rispetto a quello che potrà faremettendo, in prima linea, la sua pas-sione a disposizione della città: “Èimportante che gli esempi virtuosisiano visibili e che tutti possanoosservare che la buona amministra-zione, l’onestà, l’attenzione agli ulti-mi mostrino quanto importante siaun comportamento di questo gene-re”.Per il secondo gruppo “In occasione

dell’inaugurazione della vostra sede

di via Plebiscito, lei ha presentato i

10 punti più importanti del suo pro-

gramma: bilancio, piano regolatore

generale, integrazione tra le munici-

palità, green economy, turismo, beni

pubblici collettivi, housing sociale,

valorizzazione degli asset pubblici,

partenariato pubblico e privato,

diritti civili. Una domanda sui primi

3 punti: per il bilancio si può in

sostanza parlare di un quasi default

del Comune. Come pensa di conci-

liare gli inevitabili limiti di bilancio

con il suo programma politico? Il

PRG in fase di approvazione piace

così com’è o vi apporterebbe delle

modifiche e quali? Per l’integrazio-

ne tra municipalità ci può spiegare

meglio cosa intende?” il candidatoha evidenziato che la questione degliequilibri finanziari del Comune èprioritaria. Lo stato delle finanze ègravissimo, da dissesto. Il dissesto èun fallimento, una dichiarazioned’incapacità di pagare i debiti, nonessere più nelle condizioni di poteroffrire servizi. I debiti sono un indi-ce di cattiva gestione perché le spesesono state fatte senza pensare al rien-tro. La gestione del Comune si èspinta oltre i limiti di quello che ci sipoteva permettere, per incompeten-za, disattenzione, disonestà. C’è lapossibilità di un risanamento: “Lamia sfida è quella di rilanciare, cioèindividuare possibilità per ulteriorimargini di ritagli nelle spese checonservino quelle importanti enecessarie”, con la probabilità chegli interessi diffusi comincino a farsisentire: “La vera rivoluzione diCatania è quella di portare sul tavologli interessi… Una politica menocondizionata può trovare nuovi mar-gini di risparmio di spesa”. A propo-sito delle entrate ha affermato: “Nonpossiamo consentire che una fami-glia debitrice in difficoltà non vengatrattata con considerazione e rispet-to. Potrebbe migliorare la capacità dientrata di un’amministrazione senzausare la pressione forte sul contri-buente”. In merito al PRG ritieneche non si può programmare una cit-

tà senza conoscere i flussi demogra-fici e le risorse dei prossimi anni. Perle Municipalità crede che la città siaframmentata socialmente, economi-camente, civicamente: “Questo èinaccettabile sul piano dell’identitàmorale e dell’efficienza economica.La città per funzionare deve cambia-re sistema. È necessaria la contami-nazione sociale, la migrazione daun’area all’altra per aprire scambieconomici e culturali”. Caserta si èsoffermato anche su gli altri 7 punti

programmatici evidenziando: la fol-lia della questione rifiuti perchéabbiamo una percentuale differen-ziata bassissima, l’indispensabiletracciabilità dei rifiuti, l’apertura deilidi balneari tutto l’anno, la revisionedella gestione pubblica delle acque edella fornitura idrica, la crisi delmercato immobiliare insensibile alladomanda di piccoli immobili. Lagestione del patrimonio è essenzialedata la sua irrazionalità: edifici pub-blici vuoti mentre il Comune pagaaffitti.Per quanto riguarda i diritti civili,

notiamo che nel suo programma gli

immigrati hanno un’attenzione par-

ticolare. Ne siamo contenti e ciò gli

fa onore perché si tratta di gente che

non potrà votare. Da dove nasce la

sua sensibilità per questo mondo e

quali iniziative intende avviare per

favorire l’integrazione? Lei, inoltre,

intende costituire un registro per le

unioni civili. Perché ritiene ciò così

importante? Le persone, ha risposto,non sono classificabili in base alcolore della pelle, della cultura, del-la religione, dell’orientamento ses-suale. Le diversità sono sempre unaricchezza: occorre dare loro uno spa-zio per poter contribuire al benesse-

Programmi e progetti per la Città

Scuola diocesana socio-politica: primo incontro con il candidato sindaco Caserta

(segue a pagina 8)

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Siamo a pienoregime, in que-

sto momento. I lavoriprocedono, eccome!Finalmente a pieno rit-mo. Prove di coristi,prove di strumenti,logistica, coinvolgi-mento… Il Signore ciha ispirato, quest’anno,a portare avanti iniziati-ve che hanno richiama-to l’interesse di tantigiovani che si sonomessi di impegno perrealizzare una grandemanifestazione cele-brativa e di fede. Cele-brativa, perché la XXVedizione di questoevento sarà supportata

da una presenza costante della corale,che si è formata per l’occasione met-tendo insieme tutte le forze degli anniprecedenti che hanno voluto esserepresenti, e che sottolineerà i varimomenti, soprattutto quelli evocativi.Di fede, perché avremo testimonian-ze da parte di singoli e gruppi che,rievocando le passate edizioni, pre-senteranno i loro cammini di avvici-namento al Cristo, che, in una o inun’altra maniera, in un momento o inun altro, si sono incrociati con la loropartecipazione alla Pentecoste deiGiovani. Quanti non si sono sentiticommuovere, negli anni precedenti,nell’ascoltare i canti proposti, nelconcentrarsi sulla preghiera, nel sen-tirsi chiamati dal Signore a realizzarequalcosa di grande nella loro vita.Quante vocazioni legate alla Pente-

coste dei Giovani, quanti incontrisfociati poi in una vita insieme, quan-te amicizie sbocciate e coltivate neltempo, quanto amore per il Signoreacceso nell’animo perché ricevuto daLui attraverso la gioia e la fede deifratelli. Sono stati eventi di grazia,questi anni con la Pentecoste dei Gio-vani, eventi che hanno segnato interegenerazioni.Come non ricordare un ormai lonta-nissimo 1990, quando udii che colo-ro che sentivano la chiamata delSignore sarebbero dovuti correre sulpalco. Fui agganciato da una manoamica, che sapeva ciò che era giàsbocciato dentro di me…ma miimpuntai a non volere andare a segui-re quella fiumana di giovani, accorsisull’onda dell’entusiasmo. Ma loSpirito aveva comunque soffiato a

risvegliare ciò che già sapevo di ave-re dentro…sarebbero occorsi ancoradegli anni per poter realizzare il pro-getto del Signore, ma quella era statal’occasione iniziale.Venire alla Pentecoste quest’anno,partecipare anche attivamente conscenette e canti, è bello e significati-vo. Una intera diocesi di giovani cifarà scoprire che non è vero che lafede è morta, che ormai nessuno cre-de in Gesù, anzi… Gesù è vivo nellasua santa Chiesa che è in Catania, inItalia, nel mondo intero. Vi aspettia-mo, dunque, e aspettiamo le vostreproposte per poter rendere più bella esignificativa questa Pentecoste, che èla festa dei giovani di tutta la diocesi.

Don Salvo Gulisano

Direttore UPG

Prospettive - 28 aprile 20138

DIOCESI

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re della città e adottare tutti gli stru-menti, a cominciare, per esempio,dal cimitero islamico. Per quantoriguarda le unioni civili, Caserta hadichiarato la propria omosessualità,di aver contratto matrimonio all’e-stero e d’aver vissuto ciò come unamenomazione dei suoi diritti. Il regi-stro è uno strumento, forse non ilmigliore, al quale però non ha datopreminenza. Occorre che la città siapra al rispetto delle famiglie chelavorano, perché la famiglia è anzi-tutto fatta da due persone che si ama-no, è un aggregato piccolo che hauna funzione sociale di conservare i

valori della civiltà, della solidarietà.

Sono seguite domande degli interve-

nuti: suicidi di imprenditori, unioni

civili, PRG, giovani, vocazione

urbana, pianificazione del territorio,zona industriale, alle quali Caserta

ha risposto affermando che Catania èuna città che si trova in un’emergen-za da affrontare con lo strumento delbilancio non solo in termini moneta-ri (le entrate) ma anche con la riqua-lificazione dei servizi di assistenza,assicurando la presenza fisica del-l’Amministrazione in tutti i quartieri.Il tema delle adozioni omosessuali èdelicatissimo e non è possibile dire sìo no per quanto riguarda la vita deibambini. La domanda è aperta e non

ha necessariamente una risposta net-ta perché è da trattare con estremacautela. Il PRG è senz’anima e l’eco-nomia cittadina è troppo piccola,mentre è crescente la “militarizza-zione” di un quartiere come Librino,basti pensare alla caserma dei Cara-binieri, al posto di Polizia, alla citta-della della Giustizia senza una piani-ficazione urbana. Il professore, indi-pendentemente dalla competizioneelettorale, si è impegnato ad esserepresente costantemente, di non tirar-si indietro davanti ai problemi dellacittà potenzialmente ricca dal puntodi vista ambientale, climatico, stori-co, culturale. Una riflessione sul-l’importanza dello sport per i giova-

ni e sul recupero della zona indu-striale, in condizioni desolanti.Le ultime domande hanno riguarda-

to particolari aspetti trattati dal

relatore, come il ruolo dei partiti e

dell’economia, le competenze delle

ex provincie, la politica per i giova-

ni. L’economia, ha precisato Caserta,deve discutere dei fini e non solo deimezzi. Non è possibile pensare soloai vantaggi finanziari; bisogna, seoccorre, derogare ai principi tradi-zionali dell’economia per preoccu-parsi veramente della gente. È auspi-cabile che l’ospedale S. Marco o lacittadella giudiziaria generino nelquartiere quegli effetti sociali che siverificano in altre città, con una sem-

plificazione e maggiore flessibilitàdei servizi. Ben vengano i liberi con-sorzi di comuni.P. Sapienza ha ringraziato il prof.Caserta per aver dato un’occasionedi discernimento personale e comu-nitario per le tante questioni messesul tavolo, di tipo politico, giuridico,antropologico che pongono la neces-sità di affrontare in modo moltoaperto i problemi. La Chiesa italianaa settembre a Torino si interrogheràsul problema della famiglia, genomadella società, in occasione della setti-mana sociale dei cattolici, con alcentro la persona.

Antonino Blandini

(continua da pag. 7)

PROGRAMMI...

8

Procedono i lavori…

Pentecoste dei giovani 2013

La sera di sabato 20 apri-le si è felicemente con-

clusa con una grande e devotaaffluenza di pellegrini e di fedelidella parrocchia Santi Angeli Custo-di, nel quartiere S. Cristoforo, lagradita e lunga visita del preziosoreliquiario della Madonna delleLacrime durante la solenne concele-brazione della s. Messa della IVdomenica di Pasqua, detta del BuonPastore, presieduta dal rettore dellabasilica santuario internazionale diSiracusa, padre Luca Saraceno, conil parroco padre Duilio Melissa el’assistenza liturgica del seminaristaAlessandro Napoli, del laico accoli-to Francesco Petralia, alunno delcorso per i ministeri e il diaconatopermanente “Sant’Euplio”, e deiministranti della chiesa splendentedi luci e di fiori bianchi.Prima della partenza del reliquiario,che era stato intronizzato in un arti-stico ed antico ostensorio argenteo,tutta la comunità parrocchiale, com-presi i bambini del catechismo, harecitato il commovente atto di affi-damento alla Madonna delle Lacri-me ovvero della consacrazione deiparrocchiani al Cuore Immacolato diMaria.Dopo due intensi giorni di preghierecomunitarie e di visite a scuole, casedi riposo e istituti religiosi, nella

mattinata del terzo ed ultimo giorno,il venerato reliquiario era stato espo-sto alla devozione dei catanesi nellastorica cappella votiva S. MariaMadre della Divina Grazia in viaMadonna delle Grazie, di cui è retto-re don Duilio, e successivamentenella chiesa Madonna della Meda-glia Miracolosa a Monserrato,

annessa alla Casa della Carità dellesuore vincenziane di via S. Pietro49.La comunità parrocchiale dell’An-gelo Custode a maggio ricambierà lavisita alla Madonna con un pellegri-naggio giubilare nel capoluogo are-tuseo per lucrare l’indulgenza plena-ria, secondo le condizioni previste

dalla Chiesa, nel 60°anniversario del mira-colo della lacrimazio-ne del quadretto-capezzale della BeataVergine Maria e nel-l’anno della Fede.

Blanc

Cinque secoli fa, nellatarda mattinata del 6

aprile 1523, domenica di Pasqua,avvenne a Catania un fatto gravissi-mo che si tramutò subito in trage-dia. Nella Cattedrale, piena di fede-li, la s. Messa solenne capitolare,ma non pontificale come di consue-to, in assenza del vescovo GasparePau unico parroco della città e delladiocesi, fu celebrata da mons.Benedetto Asmari, docente di teolo-gia allo Studium Sicilae, vicariogenerale e priore del capitolo nonpiù benedettino perché da poco“secolarizzato”, alla presenza uffi-ciale del senato civico.Al momento dell’elevazione, subito

dopo la consacrazione del paneeucaristico, uno dei presenti, uncerto Battista Rizzo, improvvisa-mente si scagliò sul sacerdote cele-brante, gli strappò di mano l’ostiaappena consacrata e cercò di calpe-starla tra l’incredulo stupore di tut-ti. Si trattava, come sarebbe statoaccertato dopo, di un povero sartoforse demente. La gioia e la pacedella Resurrezione del Signore sva-nirono improvvisamente nelmomento più solenne della celebra-zione pasquale.La folla dei fedeli, atterriti ed infu-riati, reagì violentemente e feroce-mente alla profanazione: il Rizzo futrascinato fuori, insultato, calpesta-

to, quasi linciato. Alla base dell’al-tissima torre campanaria, raccontail compianto Lucio Sciacca, il mal-capitato blasfema fu calato in unabotte di legno e gli diedero fuocoper bruciarlo ancora vivo! Con l’e-secuzione sommaria a furor dipopolo, si ripetette nella PlateaMagna (piazza Duomo) il famigera-to episodio del mago Eliodoro arsovivo ad opera del vescovo bizantinoSan Leone II il Taumaturgo. L’aba-te Francesco Ferrara riporta il testodi un’antica cronaca scritta in dia-letto sulla Pasqua di sangue dellaCatania di cinquecento anni fa:“Mastru Battista Rizzu era foddi eimpazzitu lu populu lu assassinau a

colpi, e doppu jeru versu lu campa-naru unni truvaro na vutti, e ci lumisuru intra, mezzu vivu. Incunti-nenti, vinnuru ligna, fraschi e lufocu, e fu arsu. Multi si cundulianuca lu dittu mastru Battista cum siachi pri lu tempu passatu era cussìdiscretu e saju ed aviri fatto talicosa”. Ferrara aggiunge che sino alterremoto del 1693 in memoria diquel misfatto al prefazio della mes-sa suonavano le campane per chia-mare il popolo. Gli artigiani chiude-vano immediatamente le botteghe earmati raggiungevano il Duomo. Daquel tragico episodio sarebbe natala tradizione, giunta sino ad oggi,del suono delle campane della Cat-tedrale al momento dell’elevazioneallorché la celebrazione eucaristicaè presieduta dal vescovo in qualun-que ora e giorno dell’anno.

Memorex

Tragica domenica di Pasqua:5 secoli fa a Catania 6 aprile 1513

Reliquiario delle Lacrimeai Santi Angeli Custodi

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Rev.mi Sacerdoti e Religiosi,

giovani della Diocesi

Carissimi, ci avviamo allaprossima Pentecoste dei giovani2013, un evento che quest’anno èparticolarmente significativo, inquanto è alla sua XXV edizione. LoSpirito Santo ci dia l’opportunità dipoter vivere tutti insieme questomomento, secondo la volontà diGesù che indica all’uomo la via del-l’unità e non la divisione. L’opportu-nità di questa felice ricorrenza possapolarizzare, sia la partecipazione dicoloro che hanno vissuto le altre edi-zioni (che rievocheremo durante lagiornata), sia quella dei giovani cheoggi sentono l’esigenza di rinnovarequesti eventi con idee nuove dettatedalle pressanti esigenze che il mon-do ci pone davanti. Tocca a noi esse-re “testimoni” di una fede che c’è,ma che fatica a venire fuori, soffoca-ta dalle spine delle contrapposizioni,degli atteggiamenti settoriali, degliegoismi personali e di gruppo. Dopoaver guardato, in Avvento, ai grandi“testimoni della fede”, dopo esserci“riconciliati con Dio” in Quaresimaper poter “abitare il futuro”, oggiscopriamo che siamo noi i veri pro-tagonisti di un cammino di fede checoinvolge noi stessi e gli altri. Ilgiorno di Pentecoste, il prossimo 19

maggio, ognuno potrà quindi dire divoler essere: “TESTIMONE DEL-LA FEDE PER PROGETTARE ILFUTURO”.La Pentecoste sia dunque, per tutti,un nuovo inizio, proprio come laPentecoste vissuta dagli apostoli diGesù. L’evento sarà effettuato pres-so la Chiesa Madre di S.GiovanniLa Punta, nell’ambito del Giubileodel Santuario della Ravanusa, da cuici muoveremo in processione sor-retti dal grande esempio missiona-rio di P.Gabriele Allegra, beatificatoproprio all’inizio di questo anno2012-2013. Fin da adesso il nostrosentito grazie va al Parroco, donOrazio Greco, ai sacerdoti del IXvicariato e alle loro comunità par-rocchiali, alle autorità civili e a tutticoloro che parteciperanno all’orga-nizzazione di questa grande manife-stazione. Auspichiamo che anchenel IX vicariato, come è accadutonei vicariati dove si sono svolti glialtri eventi, possa nascere e consoli-darsi una equipe vicariale che sia alservizio della propria zona, ma chepossa anche rimanere collegataall’equipe diocesana con i proprirappresentanti. Due iniziative

vogliamo proporle fin da ora. Laprima riguarda la sera prima dellaPentecoste, la Veglia, che sarà fattadai giovani del IX vicariato in pre-parazione all’evento del giornodopo. Sarebbe loro desiderio chetutti i vicariati, nelle loro sedi,potessero unirsi in preghiera a loro.A tale fine, sarà inviata alle parroc-chie una veglia da organizzare inmodo vicariale o, ove non fossepossibile, a livello parrocchiale, conlo sviluppo del tema dell’evento.L’altra iniziativa riguarda la carrel-lata commemorativa che si vorrebberealizzare delle precedenti edizionidella “Pentecoste dei Giovani”. Vor-rei chiedere a tutti coloro che hannodei ricordi di queste giornate (foto,video, materiali) di inviarli all’equi-pe diocesana UPG segnalandoliattraverso il sito della Pastorale deiGiovani di Catania.Sono certo che la XXV Pentecostesarà una grande e bella festa, nellaquale è, come sempre, inserita la“Festa della Riconciliazione” nelpomeriggio, con la preparazionealla confessioni e con il sacramento,impartito dai sacerdoti che nonmancheranno di essere numerosi.

La giornata giungerà al suo culmi-ne, come di consueto, con la cele-brazione dell’Eucaristia, presiedutadal nostro Arcivescovo, Mons.Salvatore Gristina e terminerà inmodo “molto dolce”…. Certi che saremo in molti a viverequesto momento di gioia e di lode alSignore, vi aspettiamo numerosi.Don Salvo Gulisano, Direttore

UPG

Don Alfio Bonanno, Vicedirettore

Rosario Ragusa, Vicedirettore

Prospettive - 28 aprile 2013 9

Verso la XXV Pentecoste dei giovani

Dall’Agenda dell’Arcivescovo

Anche quest’anno il patronato 50&Piu’ENA-SCO svolge il servizio di assistenza e consu-lenza per la compilazione dei modelli 730/13. I sacerdoti e quanti altri intendono avvalersi ditale servizio dovranno rivolgersi o contattare ilSig. Ciraldo Steve, (ex dipendente del patronatoFACI ) presso la sede del patronato50&Piu’Enasco , via Dottor Consoli 76 , tel.095/315424 fax 095/2500684 nei giorni di lune-dì, mercoledì e venerdi dalle ore 9,00 alle ore12,30 e nei giorni di lunedì, mercoledì e giove-di dalle ore 15,30 alle ore 17,00, oppure recarsiin Curia, nella giornata di MARTEDI , dal-le ore 10,00 alle ore 12,00 a partire dal giorno09 aprile fino al 31 maggio.

Tale servizio sara’ comprensivo di calcolo ecompilazione del modello f24 della nuova IMUsugli immobili , ( ex ICI ) per quanti lo richie-dano .

Sempre a richiesta, congiuntamente al mod.730, sara’ rilasciata l’attestazione ISEE .

IMPORTANTE NOVITÀDa quest’anno l’INPS, per se’ e per la gestioneEX INPDAP , non mandera’ piu’ ai cittadini il

CUD relativo alla propria pensione, i qualidovranno scaricarlo dal sito dell’INPS , seprovvisti di PIN, oppure richiederlo direttamen-te al Centro di Assistenza Fiscale ,tramite il sup-porto dell’IDSC, che provvedera’ a rilasciarloimmediatamente.Per tale richiesta dovra’ essere sempre presenta-ta la fotocopia della carta d’identita’ e del codi-ce fiscale o tessera sanitaria.

DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE- COPIA MODELLO 730/12.- MODELLO/I CUD 2013.- VISURE CATASTALI (PER TERRENI EFABBRICATI).- SCONTRINI CONTENENTI IL NOME DELFARMACO E CODICE FISCALE DI CHI LOHA ACQUISTATO E DOCUMENTI COM-PROVANTI ALTRE SPESE MEDICHE.- DOCUMENTAZIONE INERENTE ASSICU-RAZIONE SULLA VITA ED AUTO (PER LASOLA QUOTA S.S.N.).- DOCUMENTAZIONE INERENTE INTE-RESSI PASSIVI PER MUTUI RELATIVOALL’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA.- FOTOCOPIA CONTRATTO DI MUTUO ED

ATTO DI ACQUISTO DELLA PRIMA CASA- DOCUMENTAZIONE RELATIVA AD ONE-RI E SPESE EFFETTUATE NEL 2012 RELA-TIVE ALL’ISTRUZIONE ETC.. - FOTOCOPIA DELLA PROPRIA CARTA D’I-DENTITÀ O QUALSIASI ALTRO ANALOGODOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO INCORSO DI VALIDITÀ.FOTOCOPIA DELLA TESSERA SANITARIA.È importante comunicare qualsiasi variazioneintervenuta nell’anno 2012, dal cambio di indi-rizzo , al luogo di residenza, dall’acquisto allavendita di immobili, alla sostituzione e modificadel proprio codice fiscale , al fine di evitare infuturo spiacevoli inconvenienti derivanti dal-l’accertamento da parte dell’Agenzia delleEntrate .

Si ricorda altresì, che il sig. Ciraldo, per mezzodel patronato 50&Piu’Enasco, continua l’opera,iniziata tanti anni fa col patronato Faci , di aiutonei confronti di tutti i cittadini , lavoratori e non,i quali gli si rivolgono per l’espletamento di pra-tiche, che spesso per la lungaggine della buro-crazia o per la complessita’ della normativa,pone in difficolta’.

Inoltre il patronato 50&Piu’Enasco, assiste gra-tuitamente i sacerdoti, pensionati , lavoratori ,invalidi, nelle pratiche relative alla pensione edassicura la corretta informazione su tutta lamateria previdenziale e sanitaria.Tra i tanti servizi del patronato, ricordiamo:- PENSIONI DI VECCHIAIA ED INVALIDI-TÀ DEL FONDO CLERO.- PENSIONI DI VECCHIAIA ED ANZIANI-TÀ. - PENSIONI D’INVALIDITÀ ED INABILITÀ.- PENSIONI DI REVERSIBILITÀ.- ASSEGNI SOCIALI.- RICOSTITUZIONI PENSIONI CONTRIBU-TIVE E REDDITUALI.- RICHIESTA, VERIFICA E RETTIFICADELLE POSIZIONI ASSICURATIVE.- COMPILAZIONE MODELLI RED - INPS.- COMPILAZIONE E RILASCIO MODEL-LO ISEE.- PRESTAZIONI AI MINORATI CIVILI,CIE-CHI E SORDOMUTI, QUALI PENSIONI,IND. DI ACCOMPAGNAMENTO ETC..- CONTENZIOSO AMMINISTRATIVO ELEGALE.

Sig. Ciraldo StevePatronato 50&piu’Enasco

DICHIARAZIONE DEI REDDITI 730 /2013Avviso ai Sacerdoti

È possibile consultare l’archiviocompleto dei numeri precedenti diProspettive inerenti all’intero anno2012 e parte del 2013 direttamentesul sito del settimanale diocesanoww.prospettiveonline.it.Mentre l’acquisto di copie inarchivio avviene solo nella sededel periodico.Inoltre l’abbonamento puòeffettuarsi anche online.

®

Archivio Prospettive

Avviso ai lettori

Ufficio Diocesano per i Beni Culturali

Noti

zie

in

bre

ve d

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29 a

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le a

l 5 m

aggio

Lunedì 29-Venerdi 3•• Guida un pellegrinaggio in Terra Santa.

Sabato 4•• Ore 17.00 Catania, parrocchia S. Maria della Consolazione:

celebra la S. Messa e conclude la Visita Pastorale al IV Vica-riato.

Domenica 5•• Ore 16.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa in

occasione del raduno diocesano dell’ACR.•• Ore 18.30 Catania, Istituto Suore Domenicane del Sacro Cuore

di Gesù (Via S. Nullo): celebra la S. Messa e amministra ilsacramento della Confermazione.

®

L’Ufficio nazionale della CEI per i Beni culturali, direcente ha reso disponibile la Consultazione onlinedell’Inventario dei Beni storico artistici per i parroci.Il servizio nasce in alternativa alla consegna dell’In-ventario parrocchiale su supporto mobile (CD), ormaiindisponibile, preservandone i vantaggi e accrescen-done la potenzialità. La disponibilità online dell’In-ventario parrocchiale garantisce al parroco di consul-tare le schede e le immagini sempre aggiornate e difruire di maggiori funzioni di ricerca, selezione estampa. Il sistema, inoltre, permette di consultare lascheda dell’edificio chiesa contenitore dei beni. Dopol’accesso con utente e password (che verrà consegnatadall’Ufficio diocesano per i Beni culturali personal-mente al parroco), il sistema presenta direttamentel’intero Inventario dei beni mobili presenti nelle chie-se e negli edifici pertinenti territorialmente alla pro-

pria parrocchia.Qui di seguito vengono elencate le funzionalità baseintanto previste: Visualizzazione della scheda sinteticadel bene e della scheda completa; ricerca libera eavanzata su alcuni campi, suggerimenti di ricercaanche per codice scheda e per collocazione specifica;visualizzazione dell’insieme di appartenenza; possibi-lità da parte del parroco di segnalare alla diocesiinformazioni sulle schede; protocollo di trasferimentosicuro in https.Si segnala, tra l’altro, la possibilità ormai di attivarelocalmente percorsi formativi (per esempio di tipoliturgico e catechetico), a partire dai beni della parroc-chia, particolarmente interessanti specialmente nel-l’Anno della fede in corso.

Ufficio diocesano per i Beni culturali

Ufficio per la Pastorale dei Giovani

Si porta a conoscenza che pressol’ufficio economato della curiaarcivescovile si possono ritirare imod. Po1 relativi all’anno 2013 eche gli stessi dovranno essereconsegnati all’i.d.s.c. insieme aicedolini delle eventuali pensionigodute e/o i certificati di stipen-dio percepiti da scuola, ospedale,ecc… indicanti lo stipendio allordo delle sole ritenute fiscali

(pari all’imponibile). Ritenutoche da quest’anno l’inps e l’inp-dap non invieranno i cedolinidelle pensioni, nè il cud, gli inte-ressati al momento della conse-gna del mod. Po1/2013, potrannofarne richiesta tramite l’idsc for-nendo la fotocopia di un docu-mento di riconoscimento valido.

®

Ufficio Economato

AL CLERO DIOCESANO

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Riflessioni sul Vangelo

Paolo esorta i Galati a n on dividersi dalui: “Siate come me - ve n e prego fratelli- perché an ch’io son o stato come voi”.Non si sen te offeso in n ulla da parte loro.Ricorda quan do la prima volta haan n un ciato il Van gelo men tre era in pre-da ad un a malattia del corpo. Malattia:era un a prova per loro e da loro n on èstata disprezzata n é respin ta, ma an zi

Paolo è stato “accolto come un an gelo diDio, come Cristo Gesù”. Il loro affettoera così gran de che “si sarebbero cavatian che gli occhi per lui”. Dove son o an da-te a fin ire, si doman da, le loro man ifesta-zion i di gioia? È diven tato quasi unn emico per loro, aven do detto la verità?Li mette sull’avviso che chi vuole sepa-rarli da lui, in effetti li vuole tagliare fuo-

ri perché “vi in teressiate di loro”. Dichia-ra che è bello essere circon dato da pre-mure n el ben e sempre e n on solo quan dosi trova con loro. Li dichiara affettuosa-men te figli suoi, men tre li partorisce n eldolore fin ché Cristo n on è formato inloro. In fin e vuole essere vicin o a loro inquesto momen to, cambian do an che ilton o di voce, perché è perplesso a lororiguardo.

L.C.

San Paolo in briciole

CONFERMARE

La divisione Gal 4,12-20

Prospettive - 28 aprile 201310

DIOCESI

Amarsi

Amatevi, come io vi ho amato.La caratteristica del disecpolo è ama-re come Gesù. Egli inizia dagli ulti-mi e arriva fino ai nemici.Si può approfondire questo aspettoalla luce del dono dell’ Eucarestia.La carità della Chiesa rinasce conti-nuamente dall’Eucaristia, dalla qualeviene aperta e spinta continuamentealla missione .L’Eucaristia rivela l’esigenza dellamissione.Nel confronto con la carità di Cristopresente nell’Eucaristia, la Chiesascopre che l’amore deve oltrepassa-re i limiti della comunità per aprirsi atutti gli uomini. Cristo ama e vuoleattrarre tutti nel proprio amore versoil Padre.La comunità non può mettere al cen-tro solo i propri progetti o le proprieistituzioni o le proprie esigenze, madeve mettere al centro Gesù presentenell’Eucaristia. La Chiesa si vedemessa in stato di missione verso ognipersona, ogni situazione, ogni ambi-to umano. Realtà che possono essere raggiuntedal lieto annuncio della Pasqua diCristo ed essere coinvolte nella cele-brazione dell’amore di Dio.

Testimonianza

Il confronto con l’Eucaristia nonsolo rinnova continuamente, nellacoscienza della Chiesa, l’esigenzadella missione, ma indica anche lalegge fondamentale, quella dellatestimonianza del discepolo. Si tratta di mostrare ai fratelli una

vita, che è realmente attratta nell’a-more di Cristo verso il Padre. E tro-va in questa attrazione, una partico-lare pienezza umana. Sappiamo che ibisogni dei fratelli non sono il crite-rio ultimo della missione. Il criterioultimo resta la condivisione dell’a-more del Padre e di Cristo. Quest’amore va in cerca dei bisogni degliuomini. Si lascia afferrare dalla lorourgenza. Valorizza le risonanze daessi suscitate. Utilizza gli strumentidelle analisi, che li mette in chiaraevidenza. Ma scopre anche aspettinuovi e insospettati. Rivela l’uomo ase stesso, secondo le dimensioni rea-li del sua persona. Smaschera i desi-deri scorretti e peccaminosi. Appro-fondisce le tensioni puramentesuperficiali, suscitando desideri piùampi. Apre il cuore e le opere del-l’uomo alla presenza di Dio nellastoria. Annuncia un perdono capacedi distruggere l’egoismo e di rigene-rare le energie più belle. Il discorso di Gesù sul pane dellavita, contenuto nel cap. VI del Van-gelo secondo Giovanni, si concludecon una professione di fede, espressada Pietro a nome dei Dodici: “Signo-re da chi andremo? Tu solo hai paro-le che danno la vita eterna”. Anche anoi, dopo le riflessioni che ci intro-ducono nella profondità del misteroeucaristico, dovrebbe apparire chiaroche, se viviamo l’Eucaristia, comeuna attrazione di tutto il nostro esse-re verso Gesù nel suo mistero pas-quale, entreremo con lui nella vitaeterna. Conosciamo il Padre, venia-mo afferrati dal suo amore, siamo

conformati alla sua volontà, nellaquale è la pace, il senso definitivodella nostra esistenza.

Centro

Il discepolo s’impegna a metterel’Eucaristia al centro della sua vitapersonale e comunitaria. Supera ledifficoltà e le ambiguità, di cui sof-fre oggi la comunità cristiana difronte alla centralità dell’Eucaristia.Si tratta di difficoltà serie e comples-se. Investono tanti aspetti della vitaecclesiale. Affondano le radici in unasituazione culturale diffusa e conso-lidata. Non si può pensare di supe-rarle solo attraverso un chiarimentodelle idee. Occorre prevedere unaserie di gesti concreti, di itineraripedagogici, di interventi pastorali,che rinnovino progressivamente epazientemente il nostro comporta-mento, secondo quei valori fonda-mentali che riscopriamo continua-mente.Per la sua centralità, l’Eucaristiaintrattiene rapporti con tutti gliaspetti della vita cristiana. Dovrem-mo ripercorrere un po’ tutti i momen-ti della vita e della missione dellaChiesa per rifondarli e vivacizzarli inprospettiva eucaristica.È bello considerare l’Eucaristia nelsuo aspetto celebrativo, rituale, litur-gico. Le riflessioni svolte preceden-temente ci fanno intravedere nellacelebrazione, non un aspetto parzia-le, a cui vanno aggiunte altre cose.Ma ci fanno intravedere il momentoin cui l’esistenza, esprimendosicome partecipazione all’adorazione,

all’offerta, all’obbedienza pasqualedi Gesù e al suo sacrificio, ritrovaveramente se stessa. Celebrandocosì l’amore del Padre, l’uomo acce-de alla propria forma autentica, allamatrice originaria da cui continua-mente ripartire verso nuovi impegnie nuove responsabilità.Se la celebrazione eucaristica venis-se capita e vissuta secondo questesue intime caratteristiche, dovrebbeda se stessa, senza aggiunte artificio-se, costituire una fonte di potenterigenerazione di tutta l’esistenza el’avvio efficace di una vita, chediventa unitaria perché ha trovato lasua coerenza interna.Il problema è che questa forza origi-

naria della celebrazionenon è sempre pienamentecompresa. Il motivo del-l’incomprensione nonrisiede solo nel fatto chele nostre celebrazionieucaristiche sono talvoltascialbe, ma ha radici cul-turali più complesse. Nonbasta rinnovare la cele-brazione. Occorre inter-venire sui fenomeni cul-turali che hanno generatola disaffezione modernanon solo per la liturgiacristiana, ma per ladimensione rituale e cele-brativa di tutta la vita.Qui il compito si allargaal di là dell’azione stret-tamente pastorale, versola crisi culturale, che hala sua origine nell’attra-zione illusoria, che l’uo-mo vuole operare neiconfronti di tutte le realtàe nei fenomeni che ne

conseguono. Tutto ciò esige un inter-vento rieducativo complesso e vario,capace di raggiungere tutti gli aspet-ti personali e sociali coinvolti in que-sta crisi culturale.Pur riconoscendo l’ampiezza deicompiti pastorali, che possono essereaffrontati, si può comunque afferma-re che il rinnovamento della celebra-zione costituisce il primo passo ver-so questa rieducazione. Una celebra-zione ben condotta, oltre ad essereun valore in se stessa, educa a cele-brare sempre meglio, unificando ritoe vita. A celebrare si impara cele-brando.

Padre An gelico Savarin o

Lasciarsi amare per capire la Parola

Il Sacerdote sperimenta ogni giorno che una celebrazione ben condotta unifica rito e vita

Il ritorn o a Listra, Icon io e An tiochia èsegn ato dalla con fermazion e n ella fededei discepoli e dall’esortazion e a restarvisaldi “perché – dicevan o - dobbiamoen trare n el regn o di Dio attraverso moltetribolazion i”. La con fermazion e avvien etramite la design azion e di an zian i in ogn icomun ità e tramite la preghiera aven doli“affidati al Sign ore n el quale han n o cre-duto”. Con tin uan do il loro cammin opren don o la via della Pisidia e attraver-

so la Pan filia raggiun gon o An tiochia“dove eran o stati affidati alla grazia diDio per l’opera che avevan o compiuta”.Qui, riun ita la chiesa, fan n o un a relazio-n e dettagliata di “quello che Dio avevafatto per mezzo di loro e come avesseaperto ai pagan i la porta della fede”. Laprassi dell’azion e apostolica, che si stabi-lisce subito fin dagli in izi, è costituita dal-la preghiera con l’affidamen to alla graziadi Dio, dalla predicazion e itin eran te edal resocon to dettagliato dell’operato allaChiesa. Ciò che sta n ascen do, secon dol’Apocalisse, è un cielo n uovo e un a ter-ra n uova. Ciò che c’era prima n on esistepiù. E la n uova Gerusalemme, che scen dedal cielo, vien e da Dio pron ta come un a

sposa, adorn a per il suo sposo. Essa vien eda Dio, che sten derà la sua ten da con gliuomin i dopo aver aperto la porta dellafede ai popoli pagan i perché Dio sarà conloro, sarà il loro Dio. Egli eserciterà un acon solazion e per tutti, asciugherà ogn ilacrima dai loro occhi e n on vi sarà piùn é lutto n é lamen to n é affan n o perché lecose di prima n on ci saran n o più. La pre-sen za di Dio con il suo popolo sarà fon tedi rin n ovamen to. I popoli metteran n o inatto il gran de coman damen to dell’amore.Essi son o esortati ad amare come lui haamato: “Vi do un coman damen to n uovo:che vi amiate gli un i gli altri. Come io hoamato voi, così amatevi an che voi gli un igli altri”. Questa è la n uova legge e da

questa legge tutti gli altri sapran n o che“siete miei discepoli, se avete amore gliun i per gli altri”. Le gran di tribolazion iper accedere al regn o di Dio son o n atura-li ed eviden ti. Seguire Cristo sign ificaaffron tarle, n on scoraggiarsi. È in fatti lavia di Gesù. I cieli n uovi e la terra n uovavan n o ben e, va ben e che la n uova Geru-salemme discen da dall’alto, ma ciò n ontoglie che l’un ica via per accedervi e con -tribuire a crearla è la via dell’amore.Ecco perché l’un ico coman damen to cheabbiamo è amare Dio ed il prossimo.Così costruiamo la n ovità del cielo e dellaterra.

Leon e Calambrogio

V DOM DI PASQUA / C - At 14,21b-27;Sal 144/145,8-13; Ap 21,1-5a;Gv 13,31-33a.34-35

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Al teatro Stabile di Cata-

nia il nuovo allestimen-

to italiano del grande Franco Bran-

ciaroli, insieme magistrale interprete

e regista di “Servo di scena”, prodot-

to dal Teatro Stabile di Brescia e dal

Teatro de Gli Incamminati; uno spet-

tacolo che va ad arricchire il cartel-

lone etneo, intitolato dal direttore

Giuseppe Dipasquale all’«Arte della

commedia». L’attore ricostruisce un

appassionato e ironico omaggio

all’Inghilterra, a Shakespeare, al tea-

tro e alla sua gente, in perfetto stile

british, racconta la toccante storia di

un vecchio capocomico, resa celebre

dalla versione per il grande schermo

firmata da Peter Yates nel 1983, con

Albert Finney e Tom Courtenay.

L’autore è il sudafricano Ronald

Harwood, premio Oscar 2003 per la

sceneggiatura de Il pianista di

Roman Polanski. Branciaroli, che è

giunto ad una straordinaria maturità

d’interprete, lavora di fino la figura

di Sir Ronald, scava nelle pieghe del

personaggio, trattenendosi dal cari-

care troppo il lato comico, ne scopre

le debolezze infantili, il sublime

egoismo, la vena crepuscolare. Tutto

si svolge nell’anno 1940 a Londra,

sotto i bombardamenti, mentre è

segnata la fine dell’impero britanni-

co e di un certo teatro. L’attore capo-

fila fa solo Shakespeare, una missio-

ne, e presagisce che termina

un’epoca, e lui stesso muore,

uscito dalla rappresentazione.

La trama del Lear si riflette

anche nel rapporto con le tre

donne.

Un manifesto di poetica tea-

trale, e proprio alla figura del

servo di Sir, Norman, è affi-

dato il compito di annunciar-

lo: “il teatro è invincibile per-

ché non ha padroni e non cer-

ca ricompense Perciò sa pro-

nunciare le parole più impor-

tanti e profonde con ironia e

senza perdere il sorriso”.

Sir e Norman sono dunque

animali da palcoscenico, che

solo sul palcoscenico vivono,

ma quando il sipario si chiu-

de, non ci saranno, per il

“servo di scena”, né riconoscimenti

né gratitudine.

“Harwoord faceva veramente il ser-

vo di scena, una professione che nel-

le compagnie italiane non esiste,

dichiara Branciaroli. Da noi c’è la

sarta. Il servo di scena è qualcosa di

molto più intimo, molto più legato al

primo attore perché gli fa da segreta-

rio, da sarto, da costumista, lo segue

in tutto. Nella compagnia di Hard-

woord c’era anche Harold Pinter che

è dipinto in questa commedia come

un attore che porta le sue commedie

al capocomico che sistematicamente

le rifiuta”.

Maestro Branciaroli, la motivazio-

ne della messa in scena di questa

pièce? “Mi piaceva mostrare quel

tipo di teatro itinerante che ora non

esiste più. La curiosità è che Sir vuo-

le interpretare Re Lear, e di fatto la

sua condizione esistenziale privata è

abbastanza simile a quella di Re

Lear. Molto bella la scena in cui Re

Lear muore sul palcoscenico e subi-

to dopo Sir muore in camerino, quin-

di c’è una morte finta e una morte

vera, che però è anch’essa finta. Un

trucco drammaturgico. Questa com-

media appartiene al “teatro di con-

versazione inglese”. Il nostro teatro

italiano quale tradizione segue? “Il

teatro di conversazione inglese è un

genere sconosciuto da noi, dove

sono molto importanti gli attori, e

non lo è molto la regia. Si regge non

tanto sui contenuti, ma sule emotivi-

tà esistenziali. Se in un teatro come

questo sbagli la regia non è grave,

ma se sbagli gli attori, che vuol dire

sbagliare i tempi, le intonazioni, il

clima casca tutto. In Italia è

più importante la regia, ma

ormai c’è la fine del regista

autore”. Sottolinea ancora,

“Il teatro di ricerca è come

una ricerca petrolifera italia-

na. In scena non si trova nien-

te. La verità è che mancano i

drammaturghi. La storia vera

della drammaturgia rimane di

fatto a fare i conti con Samuel

Beckett che non è ancora sta-

to superato”.

Esordio paradossale nella

commedia che il regista Fran-

co Branciaroli, amando il tea-

tro, riesce a penetrare nel-

l’immaginario di altri attori,

per fare uscire il protagonista

che sta al viaggio tra implo-

sione e memorie in una sum-

ma di vicende della prosa inglese e

vuole costruire qualcosa che ci ripor-

ta all’ansia e alla crisi moderna.

Operazione riuscita e reazione posi-

tiva del pubblico, che si riconosce in

alcune ambivalenze e nel viaggio

fisico attraverso il percorso della

memoria una commedia del tempo

attraverso un regista vigoroso, star

dal piglio avvincente. Branciaroli,

supera le gigionerie del mattatore

“Ho cercato di non rendere stucche-

vole la figura di Sir, di non farne un

vecchi guitto, e ho reso interni il

dolore e la crisi

Straordinaria e geniale la scenogra-

fia di Margherita Palli, un raffinato

lavoro di artigianeria, che scandisce

il destino dei personaggi, dividendo

il palcoscenico su due strati, come

uno split screen (che rimanda alla

hitccokiana “Finestra sul cortile”):

sotto la “pancia” del teatro, con i

camerini;sopra, la scena vera e pro-

pria e il dietro le quinte.

Branciaroli è sorvegliato nel dise-

gnare senza sbavare mai il suo Sir

Ronald, istrione e fragile, con un

bravissimo Cardarelli sul filo di una

angosciante isteria.

Un testo concepito per grandi attori

dove un leone della scena come il

nostro interprete non poteva che

andare a nozze: dispensatore di vere

e proprie pillole di storia del teatro

come nella sequenza del trucco, l’at-

tore regista diverte e si diverte,

ritraendo alla perfezione vizi e

manie di un grande attore ormai sul

viale del tramonto. Insieme a lui ben

risaltano la cinica Milady di Lisa

Galantini, l’austera Madge di Mela-

nia Giglio, Daniele Griggio e Gior-

gio Lanza, mentre il Norman di

Tommaso Cardarelli, impersona con

fervore gli affetti sinceri, e Valentina

Viola (Irene). Una commedia della

vita? “Specchio del ricambio e con-

flitto generazionale tra vecchi e gio-

vani, come afferma Branciaroli, tra

Sir che è difficile morire e il servo di

scena che senza il vecchio non sa

dove andare, e i giovani debbono

essere guidati;e tra la scena e la vita

vince la scena”.

Lella Battiato

Prospettive - 28 aprile 2013

teatro

11

Un capocomico nei panni di “Re Lear”

“Servo di scena” con il mattatore Franco branciaroli allo Stabile di Catania

Mai accettare caramelle

dagli sconosciuti, mai

dare confidenza a persone scono-

sciute, sembra essere passato un

secolo da queste proverbiali parole

che i nostri padri ci ripetevano per

preservarci da pericoli che potevano

arrivare fuori dagli ambienti dome-

stici. Eppure i tempi sono cambiati e

un recente studio inglese rivela come

i nostri figli sono

paradossalmente più

sicuri nei giardinetti

pubblici che davanti a

un computer seduti

comodamente su una

comoda poltrona di

casa. Insomma l’am-

biente domestico

nasconde mille insi-

die. Del resto, le vio-

lenze sui minori

soprattutto a livello

psicologico sono

un’emergenza globa-

le che attraversa tutta

l’Europa indistinta-

mente. Siamo pronti

per questo cambiamento che potrem-

mo definire storico? Come dire, sap-

piamo che lasciare da solo un nostro

figlio con in mano uno smartphone

connesso alla rete è un pericolo più

grande che mandarlo al parco?

Domande e interrogativi cui hanno

cercato di rispondere oltremanica.

Quello che si chiamava un tempo,

l’Orco che attirava i bambini al par-

co ha cambiato il proprio aspetto.

Non rapisce più bambini, non offre

caramelle per invogliarli a seguirli.

Adesso li adesca in rete sfruttando le

nuove tecnologie e l’ignoranza dei

genitori a riguardo che sembrano

pensare ad altro. Nel vuoto e nell’in-

differenza di molti genitori i nuovi

orchi s’insinuano cosi tra le pagine

dei social network, camuffati da pro-

filo falso e quant’altro serva per con-

fondere le giovani menti. Non c’è

bigottismo in queste parole, il pro-

blema esiste ed è concreto. Di fatto,

il report della charity National

Society for the Prevention of Cruelty

to Children (NSPCC) evidenzia

come i nuovi pericoli per i più picco-

li provengano dall’universo internet.

A proposito di Web, un quarto dei

ragazzini tra gli undici e i dodici anni

ogni giorno si trova a guardare su

internet qualcosa che li turba, consa-

pevolmente o inconsapevolmente.

Mentre il trenta per cento dei giova-

nissimi con un’età compresa tra gli

undici e i sedici anni

è stato vittima di

cyber bullismo, sia

attraverso il PC, sia

attraverso smartpho-

ne; da segnalare

come poi più del 10

per cento ha confer-

mato di ricevere

messaggi piuttosto

equivoci a sfondo

sessuale. Di questi,

poi, il trenta per cen-

to ha ammesso di

aver avuto contatti

con estranei, di con-

tro, il 25 per cento

dei sedicenni si è

lasciato attrarre da immagini o video

a sfondo piccante; almeno una volta

l’anno. Lisa Hawker, curatrice e

autrice dello studio britannico ha

cosi sintetizzato il problema che

riguarda le nuove generazioni. Enun-

ciando come i rischi che un tempo si

associavano ai bambini, si sono ridi-

mensionati rispetto al recente passa-

to. Di contro, aumentano nuovi

rischi cui la società non è preparata.

Qui entrano in campo i genitori,

troppo affaccendati in altre faccende

e che non si rendono contro che

lasciare da solo un bambino davanti

ad uno schermo può rappresentare

un pericolo. Quello che molti chia-

mano un semplice passatempo

potrebbe trasformarsi in un potenzia-

le pericolo. E ditemi chi non ha assi-

stito a una scena del genere, in altre

parole che un bambino sappia

destreggiarsi al PC meglio del pro-

prio genitore che sull’argomento poi

preferisce cavarsela con delle sem-

plici e banali battute. Eppure urge

una maggiore responsabilità da parte

dei grandi. Una maggiore consape-

volezza che crei un dialogo sano e

produttivo su ciò che è buono e su

ciò che non lo è. Dallo studio britan-

nico emerge poi che uno dei pericoli

maggiori per i ragazzi che utilizzano

internet è il cyberbullismo seguito

dal sexting, entrambi nuove modalità

di aggressione. Fenomeni che cre-

scono grazie all’anonimato dilagante

che permette di insinuarsi tra le

maglie del Web senza troppi proble-

mi. E “a fronte dei pericoli emergen-

ti – conclude lo studio - rivestono un

importante ruolo la società, le comu-

nità e le famiglie che hanno il dove-

re di collaborare con le istituzioni

che non possono gestire il problema

da sole”.

Filippo Cannizzo

Una porta aperta sul mondoStudio inglese: bambini più sicuri al parco che dietro un Pc

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Prospettive - 28 aprile 201312

Un esauriente e sugge-

stivo affresco storico-

documentario sulle vicende del

popolo siciliano nel secolo XIX, dai

primi sfortunati moti indipendenti-

stici a quelli risorgimentali e gari-

baldini miranti all’unità d’Italia,

dalle tristi condizioni economico-

finanziarie della seconda metà del-

l’Ottocento alle vicende dei Fasci

siciliani sino al terremoto di Messi-

na e alla Grande Guerra, è stato trat-

tato, a cura della Società Dante Ali-

ghieri, presso la sala Museion di via

Verona, dal prof. Giuseppe Paradi-

so, docente universitario, giornalista

e documentarista, con una dotta

conferenza, accompagnata da rari

filmati storici e d’epoca, su “La

Sicilia dell’Ottocento” sul cui tema

ha scritto il denso e pregevole volu-

me pubblicato recentemente da Edi-

toriale Agorà “Romanzo siciliano”,

un romanzo storico controcorrente,

di grande efficacia descrittiva ed

evocativa.

L’oratore ha chiarito l’origine del

Regno delle Due Sicilie dopo il con-

gresso di Vienna, finita la parentesi

napoleonica, e sfatato la leggenda

nera e denigratrice della dinastia

siculo-napoletana, di matrice politi-

ca inglese: i Borbone sinonimo di

malgoverno e di arretratezza, men-

tre in realtà governavano, malgrado

tutto, uno Stato all’avanguardia,

“industrializzato” economicamente,

commercialmente, culturalmente e

finanziariamente florido, tra le pri-

me nazioni d’Europa e del mondo. I

Borbone in realtà non amministra-

vano peggio di qualsiasi altro stato

italiano o europeo di quel tempo. Il

Regno era uno dei più grossi centri

di produzione dell’acciaio, vi si

costruì la prima linea ferroviaria al

mondo e il porto napoletano era uno

dei più attivi del Mediterraneo. Flo-

rido era pure il commercio del sale,

dei marmi, degli agrumi. Lo Stato

borbonico era all’avanguardia in

molti settori industriali; la reggia di

Caserta, alla quale il nostro grande

architetto della ricostruzione, il

sacerdote Giovambattista Vaccarini,

fornì i marmi rosa di Castronovo di

Sicilia, rivaleggiava con Versailles.

Napoli fu la prima città al mondo a

portare l’acqua nelle case, ebbe il

primo Orto Botanico d’Italia, il pri-

mo cimitero per i poveri e la terza

flotta mercantile del mondo. C’era-

no 133 tipografie, il Teatro San Car-

lo aveva un prestigio internazionale

e nel 1775 presso l’università napo-

letana, voluta dall’imperatore Fede-

rico II, fu istituita la prima cattedra

di Ecomonia politica in Europa.

Un’implacabile campagna denigra-

toria antiborbonica minò le fonda-

menta del Regno delle Due Sicilie.

Tolta la ricca gestione di sfruttamen-

to delle miniere siciliane di zolfo, il

Regno Unito di Gran Bretagna, pri-

ma alleato e poi per ritorsione nemi-

co di Napoli, appoggiò apertamente

la spedizione dei Mille, impedendo

alla flotta borbonica di bloccare lo

sbarco a Marsala di Garibaldi per

abbattere, da veri padroni dell’Isola,

il Borbone, la cui caduta determinò

un irreversibile impoverimento della

Sicilia. Paradiso ha esaltato la pro-

verbiale operosità degli isolani e

stigmatizzato la prepotenza dei

“cappelli”, cioè dei capi ciurma e

dei possidenti nonché degli sgherri a

servizio dei ricchi, evocando l’onda-

ta rivoluzionaria europea che travol-

se anche la nostra nazione e che

costituì l’ultima possibilità di

restaurare un regno siculo. Grazie

all’operosità della gente isolana, alle

sue tradizioni, alla capacità lavorati-

va e alla genialità i siciliani soprav-

vivevano malgrado le pessime con-

dizioni sociali dovute ai latifondisti.

Contadini, pescatori, ciabattini, arti-

giani, pecorai formavano un’umani-

tà semplice e autentica, con pratiche

lavorative in uso da tempo immemo-

rabile.

Il nostro popolo è stato da tutti umi-

liato, compreso il leggendario Gari-

baldi che, anche se personalmente

onesto, permise l’espoliazione dei

beni dei siciliani.

Da qui i tentativi di ribellione al

governo piemontese, il brigantag-

gio, i Fasci siciliani per il riscatto

del proletariato, dei braccianti, degli

zolfatai e delle maestranze della

marineria.

Il relatore si è soffermato anche sul-

l’introduzione del cinematografo a

Catania appena un anno dopo la pri-

ma proiezione mondiale organizzata

dal Lumiere a Parigi, come racconta

ammirato Nino Martoglio nel suo

giornale “D’Artagnan”. Agli inizi

del Novecento in Sicilia scoppiò il

boom della settima arte con la fon-

dazione di case di produzione di

film.

A.B.

RUBRICHE

eventi

12

A Catania presso la sala Museion conferenza del prof. Giuseppe Paradiso

Catania, Villa Bellini-

Adoro frequentare il

giardino pubblico della città, “Il labi-

rinto” come lo amava definire Igna-

zio Paternò Castello, V principe di

Biscari, artefice di questo storico

spazio verde caratterizzato da un

armonico intersecarsi di viali e viot-

toli e un tempo anche di ruscelli e

piccoli corsi d’acqua, una vera meta-

fora del labirinto della vita dove

attraverso sentieri inaspettati e spes-

se volte intricati ti ritrovi poi al cen-

tro dell’essere. Evidentemente

incamminarmi per questi percorsi mi

aiuta a essere più consapevole della

mia vicenda esistenziale ad avere

una certa familiarità con l’impreve-

dibile, ad assecondare la vita stessa a

non avere la pretesa di essere regista

di tutto, ma di lasciarmi guidare da

inattesi sentieri. Quando le tue azio-

ni sono oneste e portano frutto agli

altri, la mietitura sarà sempre abbon-

dante.

La primavera siciliana, lì la senti con

le sue frizzanti fragranze boschive,

con la sua tiepida brezza portatrice di

nuove speranze. E questa stagione

reca anche una ventata culturale: ho

messo in moto la macchina operativa

del Premio Internazionale “Santi

Correnti”, giunto all’VIII edizione e

che quest’anno avrà come palcosce-

nico il Palazzo Biscari. Anche in

questa edizione, mi trovo sola, senza

la collaborazione degli enti pubblici

a sostenere spese enormi, ma ne sono

fiera perché opero per amore della

Sicilia e del suo passato. Sono giun-

ta al Viale degli “Uomini illustri”, mi

fermo a contemplare quei busti di

marmo che nella loro solennità

imperitura e posti quasi ad altezza

d’uomo pare vogliano comunicare

l’eternità del loro fulgido operato

vestito di umanità e di umiltà. Quan-

ti finti scienziati in carriera, quanti

boriosi, dovrebbero prendere come

modello questi uomini veri e impara-

re da loro le virtù! Adesso mi trovo

davanti al busto di Ignazio al quale

mi rapporto con un saluto espresso

dalla mia anima con sentita riverenza

e con dolce affetto per le bellezze

architettoniche e paesaggistiche cha

ha regalato alla città di Catania e

oggi in parte distrutte. Non vi

nascondo, cari lettori, che avrei volu-

to conoscere il V principe di Biscari,

avere il privilegio di parlare con lui,

ed essere nutrita della sua saggezza e

partecipare all’amore che riversò alla

sua città, facendo rinascere dalla

morte, dalla lava pietrificata dell’e-

ruzione del 1669 e dalle macerie sca-

turite dal terremoto del 1693, la vita.

Che nostalgia, che sento! Si fa intan-

to sera e si accendono i primi lam-

pioni.

Mentre sto a contempla-

re quell’abbraccio di

umanità che proviene

dal passato, lo sguardo si

posa su un altro busto.

Sta scritto: “San Martino

Pardo” Chi era costui?

Improvvisamente da

quel simulacro di pietra,

scaturisce un prodigio:

un uomo vestito con

abbigliamento tipico del

secolo decimo ottavo

esce da quella stele e

così mi parla: <<Catania mi diede i

natali nel 1773 e il cielo è stato il mio

campo d’osservazione, il mio nome è

Agatino San Martino Pardo>>. Ero

io diventata di pietra, perché non

avrei mai potuto immaginare un sif-

fatto evento straordinario: uno degli

illustri ivi scolpiti aveva preso vita e

stava parlando con me. Stavo per

perdere i sensi, quando costui amo-

revolmente mi sollevò e m’invitò a

sedermi su una panchina. Porgo le

mie scuse per l’imbarazzo del mio

atteggiamento nato dalla meraviglia

e ancora una volta consapevole di

vivere un’incontro meta-temporale,

prego l’illustre interlocutore di parla-

re. Costui orientando lo sguardo al

cielo e osservando le prime stelle,

questo mi rivela: <<L’astronomia è

stato l’amore della mia esistenza. Ho

avuto il pregio di collaborare con

valenti studiosi, con Giuseppe Piazzi

che aveva scoperto il pianeta Nano

Cerere Ferdinandea e con Carl Frie-

drich Gauss con il quale ho calcolato

l’orbita di alcuni pianeti. Pensa, gen-

tile Stefania, che la strumentazione

al mio tempo era alquanto rudimen-

tale e le nostre osservazioni si basa-

vano su scrupolosi e difficili calcoli

matematici. Fui docente all’Univer-

sità degli Studi di Catania e le mie

ricerche vennero accolte e diventaro-

no argomento di discussione in

importanti circoli culturali: l’Acca-

demia dei Georgofili, quella Reale

delle Scienze di Parigi e soprattutto

l’Accademia Gioenia di Catania.

Feci dei progetti sul miglioramento

dell’idrografia catanese, i cui flussi

d’acqua e i frequenti impaludamenti

erano causa di morbi di colera. Ma i

più grandi mali della società deriva-

no dalla mancanza d’istruzione.

Sono stato un tenace sostenitore del-

la scuola pubblica, una scuola gratui-

ta alla quale ogni individuo deve

poter accedere senza distinzione di

razza o ceto. La mia biblioteca la

donai all’Università di Catania.

Non meravigliarti, Stefania per quel-

lo che sto per dirti, ma sappi che non

mi riconobbero mai una pensione per

il lavoro svolto. Gli invidiosi e gli

ipocriti fecero di tutto per ostacolare

il mio operato.

Cara Stefania, ama e osserva i tuoi

nemici e opera sempre nella giustizia

e nel bene. Non ti aspettare ricono-

scimenti, ciononostante continua la

tua missione filantropica. Dai sem-

pre il meglio di te stessa>>. Detto

questo, mi abbraccia affettuosamente

e poi ritorna nel suo marmoreo simu-

lacro che splendeva di un candore

unico.

Soffia una leggera brezza primaveri-

le.

Stefania Bonifacio

Astronomia: che passione!

Indietro nel tempo intervistando Agatino San Martino Pardo

l’intervista

La Sicilia dell’Ottocento

Cerere è l’unico asteroide del sistema

solare interno ad essere considerato un

pianeta nano


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