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I L G I O R N A L E • B I B L I O T E C A S T O R I C A · la vera discriminante che individua il...

Date post: 17-Feb-2019
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IL GIORNALE • BIBLIOTECA STORICA
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I L G I O R N A L E • B I B L I O T E C A S T O R I C A

Renzo De FeliceMUSSOLINI IL FASCISTAII. L’organizzazione dello stato fascista 1925-1929

© 1968 e 1995 Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino © 2015, edizione speciale per Il GiornalePubblicato su licenza di Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino

Supplemento al numero odierno de Il GiornaleDirettore Responsabile: Alessandro SallustiReg. Trib. Milano n.215 del 29.05.1982

Tutti i diritti riservati.

Nessuna parte di questo volume potrà essere pubblicata, riprodotta, archiviata su supporto elettronico, né trasmessa con alcuna formao alcun mezzo meccanico o elettronico, né fotocopiata o registrata,o in altro modo divulgata, senza il permesso scritto della casa editrice.

Renzo De FeliceMussolini il fascista

ii. L’organizzazione dello stato fascista1925-1929

Presentazione di Francesco Perfetti

I L G I O R N A L E • B I B L I O T E C A S T O R I C A

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Presentazione

Il tomo dedicato a L’organizzazione dello Stato fascista, secondo delsecondo volume, Mussolini il fascista, della biografia mussoliniana diRenzo De Felice fu pubblicato nel 1968 a poca distanza dall’uscita delprecedente. Riguarda gli anni 1925-1929, il periodo cioè compreso fra ildiscorso di Mussolini del 3 gennaio 1925 all’indomani della crisi apertadal delitto Matteotti e il «plebiscito» del marzo 1929 effettuato in basealla nuova legge sulla rappresentanza politica approvata l’anno precedente.È il tomo, insomma, con il quale De Felice affronta il problema della gra-duale trasformazione dello Stato liberale e della prima strutturazione delloStato fascista. Pur seguendo lo svolgimento cronologico degli avvenimentiche ruotano attorno alla personalità e alla attività politica di Mussolini,la trattazione della materia si allarga sempre più «a ventaglio» e finisce,poco alla volta, per assumere il carattere di una storia generale sia del fa-scismo sia dell’Italia durante il periodo fascista. Alla base di questa sceltametodologica ci sono, per un verso, la convinzione che non si possa capireil fascismo senza ricostruirne la storia in dettaglio e, per altro verso, che lavicenda personale di Mussolini sia strettamente connessa a situazioni e pro-blemi in apparenza non legati alla biografia del fondatore del fascismo mala cui complessità e logica interna sono in realtà essenziali nel determinarnescelte e strategie politiche.

Il breve arco di tempo preso in considerazione nel volume è quello deltrapasso dal vecchio Stato liberale al nuovo regime fascista. È un trapassonon subitaneo, che si realizza in maniera graduale dal momento che, giun-gendo al potere sulla base del «compromesso» dell’ottobre 1922 con la vec-chia classe dirigente liberale e con i cosiddetti «fiancheggiatori», il fascismoriesce, sì, a conquistare il governo ma non completamente lo Stato. Dopo

II Francesco Perfetti

il delitto Matteotti e il discorso del 3 gennaio 1925 che impone un giro divite alle opposizioni e al paese, Mussolini si accinge alla costruzione del re-gime cui dedica l’intero biennio 1925-1926. De Felice fa notare come eglilo faccia con grande accortezza, attento a non urtare la suscettibilità delfronte dei «fiancheggiatori» tutti di estrazione liberale, a non oltrepassarecioè la linea di demarcazione rappresentata dal rispetto dello Statuto al dilà della quale questo fronte non sarebbe più stato disposto a concessioni masi sarebbe trasformato in avversario. In questo quadro, per esempio, si col-loca la creazione di una commissione di studio per le riforme costituzionali,la cosiddetta «Commissione dei diciotto» o «Commissione dei Soloni», pre-sieduta da Giovanni Gentile e composta di personalità di vario orienta-mento, incaricata di studiare una legislazione costituzionale che,proponendosi di rendere effettiva la «rivoluzione d’ottobre», si muova incontinuità con lo Stato nato dal processo risorgimentale e non ponga in di-scussione l’istituto monarchico. Mussolini, in sostanza, cerca di presentarsi,secondo l’analisi di De Felice, come l’uomo adatto a mediare le posizionipiù diverse ai fini di una stabilizzazione del sistema da realizzarsi con unaaccentuazione dei suoi connotati autoritari e di ordine. In questo senso sicollocano, per esempio, le iniziative di Mussolini, analizzate in dettaglioda De Felice, per imbrigliare e depotenziare il Pnf dopo il suo rilancio e lasua riorganizzazione ad opera di Roberto Farinacci. Mussolini si preoccupadi subordinare in maniera totale il partito allo Stato integrandolo nel re-gime con funzioni subalterne e burocratiche. Questa operazione è direttain primo luogo a rassicurare gli ambienti conservatori e il vecchio mondoliberale perché sottende l’idea che il partito-regime non sarebbe stato com-patibile con la presenza della monarchia, istituto profondamente radicatonella coscienza del paese. Al tempo stesso, però, essa rafforza ed esalta la fi-gura e la posizione dello stesso Mussolini come punto di riferimento e dimediazione delle varie, e spesso contrastanti, componenti del fascismo.

Gli attentati a Mussolini – sono ben quattro fra il 1925 e il 1926 –offrono l’occasione per il varo delle cosiddette «leggi fascistissime», prima,e, poi, per l’approvazione della nuova legge sulla rappresentanza politica,per la trasformazione del Gran Consiglio del Fascismo, prima emanazionedel partito, in organo dello Stato con funzioni costituzionalmente rilevanti.Si tratta di un complesso di leggi che rappresentano sul terreno normativo

Presentazione III

la vera discriminante che individua il trapasso dallo Stato liberale alloStato fascista e che è opera, soprattutto, di un grande giurista, Alfredo Rocco,che getta le basi di un edificio destinato ad avere, nelle intenzioni del legi-slatore, connotazioni autoritarie in senso classico. La tesi di De Felice è chela costruzione di Rocco, in apparenza mirante al rafforzamento del fasci-smo, è in realtà volta a creare uno Stato così rigido da rendere impossibilieventuali tentativi, anche di parte fascista, di stravolgerne la connotazioneconservatrice; e non a caso lo storico ricorda che, in taluni ambienti, siparlò allora, con riferimento alla attività legislativa del guardasigilli, diuna rivoluzione fascista cara al principe di Metternich.

Il quadriennio 1925-1929, preso in esame in questo volume, è ancheil periodo nel quale si conclude la storia del sindacalismo autonomo e sigettano le basi per la costruzione dell’edificio corporativo e durante il quale,con la firma dei Patti Lateranensi, si chiude la cosiddetta Questione Ro-mana. È il periodo al termine del quale il fascismo, rafforzato anche dal-l’esito del plebiscito, si è ormai talmente rafforzato che nel paese cominciaa diffondersi la speranza di una possibile parziale liberalizzazione.

Francesco Perfetti

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