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I Le fortificazioni della Val d’Intelvi - lariointelvese.eu...

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Antonio Greco - Davide Beccarelli Comunità Montana LARIO INTELVESE P e r l e d I n t e l v i Le fortificazioni della Val d’Intelvi Tra natura e storia alla scoperta dei manufatti della Prima Guerra Mondiale
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Antonio Greco - Davide Beccarelli

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Le fortificazionidella Val d’IntelviTra natura e storia alla scoperta dei manufattidella Prima Guerra Mondiale

Le fortificazioni della Val d’IntelviTra natura e storia alla scoperta dei manufattidella Prima Guerra Mondiale

The Fortifications of the Val d’IntelviThe natural and military historyof some relics of the First World War

Con il Patrocinio di/With the support of:

Provincia di ComoAssessorato alla Cultura

In collaborazione con/In co-operation with:

Coordinamento editoriale/Editorial co-ordination:Consorzio Forestale Lario-Intelvese:Davide Beccarellie Francesco Radrizzani;Comunità Montana Lario-Intelvese:Giovanna Leoni

Testi/Texts:A cura di Antonio Greco,Sergio Poli, Alessandro RapellaCon un contributo di Fabio Bonaper “La Grotta dell’Orso”

Cartine/Maps:Lorenzo Bassi

Disegni/Illustrations:Michela Veronesi Sergio CastellettiSimone Orsenigo

Immagini/Photographs:Archivio Consorzio Lario-Intelvese(Davide Beccarelli, Luca Ferrari)Archivio ERSAFArchivio Famiglia Croppi

Progetto grafico e impaginazione/Graphics and lay-out project:A&B, Besana in Brianza (Mi)Art: Daniela Beretta

Prestampa digitale, stampae legatoria/Digital pre-press, Printingand Binding:A.G.BELLAVITE srl, Missaglia (Lc)

Si ringrazia sentitamentela Famiglia Croppidi San Fedele Intelviper aver messo a disposizioneil proprio archivio di fotoe documenti.La foto di Luigi Mario Belloniè stata messa gentilmentea disposizione dalla SignoraMaria Luisa Zecchinelli Belloni.

Proprietà artistica e letteraria/Artistic and Literary copyrightA.G.BELLAVITE srl, Missaglia (Lc)

ISBN 88-7511-064-6

Si ringraziano per la collaborazione/Thanks are due to the following:

Consorzio ForestaleLario Intelvese

Comunità MontanaLario Intelvese

Le fortificazioni della Val d’IntelviTra natura e storia alla scoperta dei manufattidella Prima Guerra Mondiale

The Fortificationsof the Val d’IntelviThe natural and military historyof some relics of the First World War

Antonio Greco - Davide Beccarelli

Seguire la linea del nostro passato ripercorrendo lamonumentale opera difensiva che si estende lungo il confinecon la Svizzera. Con i suoi 200 km di costruzioni militari maiarmate, la linea Cadorna è tra le più lunghe fortificazioni inEuropa, seconda solo alla linea Maginot.Trincee, gallerie, mulattiere e postazioni per artiglieria restanoa viva testimonianza della sofferta esperienza della GrandeGuerra e costituiscono un patrimonio prima di tutto morale ecivile che si rinnova oggi in un esemplare connubio di storiae natura.Colgo con vivo piacere l’invito a presentare la pubblicazionepromossa dalla Comunità Montana Lario Intelvese che,avvalendosi della qualificata guida di Luigi Mario Belloni,racconta le straordinarie bellezze, le storie e il perfetto equilibriotra il rigoglioso e selvaggio paesaggio della Valle d’Intelvi e lasapiente perizia del costruire dell’uomo, con quella stessatecnica in pietra secca che rimanda all’antica architetturadei Maestri Comacini.L’Assessorato regionale alle Culture, Identità e Autonomie, dame diretto, ha operato già nel corso della passata VII Legislaturae, in via di continuità nell’VIII Legislatura ormai avviata, peruna coerente e mirata valorizzazione del paesaggio e delterritorio, dei monumenti e dei beni artistici e culturali lasciatiin eredità dagli uomini e dalle Comunità che ci hanno preceduto.Patrimonio che è nostro preciso dovere conservare per essere asua volta affidato alle cure delle generazioni future.Proprio l’area vasta del CentroLago di Como, Valle d’Intelvi eBellagio è, infatti, oggetto di un imponente Accordo Quadro i cuiinterventi sono compendiati nella pubblicazione, fresca di stampa,“I Magistri Comacini nella storia e per lo sviluppo del Lago diComo e della Valle d’Intelvi”, che propone un percorso culturalenei fitti intrecci tra la storia, l’arte e la natura di questi meravigliosiluoghi. Inserito in questo contesto, il volume qui presentato -premiato anche con la concessione del Patrocinio regionale ariconoscimento dell’alto valore culturale - ne costituisce unprezioso strumento di approfondimento e divulgazione per lamigliore conoscenza e valorizzazione della Valle d’Intelvi.L’escursionismo in queste zone regala incomparabili vedute,i sentieri immersi nella vegetazione dei boschi si snodano lungorapidi pendii che conservano intatto il fascino di un’indomabilenatura e, nelle giornate terse, dalle vette del Monte Generosol’animo si consola mentre ammira lo scenario suggestivo deilaghi e nitide appaiono ai nostri occhi le tracce di un passatoche appartiene ai nostri padri, alla loro storia e, oggi più chemai, anche alla nostra.

Prof. Ettore A. AlbertoniAssessore regionale alle Culture,

Identità e Autonomie della Lombardia

Tesori di Lombardia

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Continua con questo nuovo volume la pazientee suggestiva ricognizione che la Comunità MontanaLario Intelvese dedica al suo territorio, alla sua storia,bellezze e misteri.

Questo studio nasce intorno a un intervento complesso,con cui sono stati ripristinati e, a volte letteralmente,riportati alla luce alcuni tratti delle fortificazioni della“Linea Cadorna”, integrandoli poi in percorsiescursionistici e documentandone, per il pubblico, lastoria e lo scenario sociale all’epoca della costruzione,le caratteristiche materiali e i particolari del lavoro direcupero.Con la pubblicazione, le molte domande di turisti evisitatori troveranno risposte e spiegazioni adeguate eapprofondite.

Molteplici competenze tecniche sono confluite inquest’opera: quelle degli autori in primo luogo, che hannocurato il recupero e per primi ne hanno sperimentato ilfascino e l’interesse; ma il libro porta anche le traccedegli studi dell’architetto Luigi Mario Belloni che hadedicato alla Val d’Intelvi la sua attenzione scientifica,la passione di storico e di archeologo.

“Le trincee intelvesi: un percorso tra storia e natura”conferma l’interesse della collana Le Perle d’Intelvi, unostrumento accurato ed efficace per valorizzare i luoghi,i paesaggi, la storia e la cultura di un territoriobellissimo e amabile.

Edgardo ArosioAssessore alla Cultura

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Provincia di ComoAssessorato alla Cultura

Con questo volume “Le fortificazioni della Valle d’Intelvi”,continua il percorso iniziato nel 2002 dalla nostracollana “Perle d’Intelvi”, creata per trattare argomentispecifici che mettano in risalto le peculiarità del nostroterritorio: storia, tradizioni, linguaggio, usi, costumi,ambienti, monumenti.

Quest’anno abbiamo scelto come tema le fortificazionirealizzate in Valle Intelvi durante la Grande Guerra,che facevano parte della monumentale opera detta“Occupazione Avanzata Frontiera Nord”, conosciutaimpropriamente come “Linea Cadorna”. Tali strutture -trincee, camminamenti, osservatori, postazioni perartiglieria, strade militari - costruite quasi tutte in pietraa secco, inserite armonicamente nell’ambiente naturale,sono ancora lì a quasi un secolo dalla loro realizzazione,a testimoniare, oltre che un doloroso periodo dellacomune storia nazionale, anche la perizia costruttivadelle maestranze locali, degne eredi di quei Magistri cheportarono in tutta Europa il nome della nostra terra.Ecco dunque il significato di proporre oggi questi“Percorsi delle trincee”: far conoscere dei manufattiimportanti, ma soprattutto tramandare la nostra memoriarecente, in onore ai troppi caduti di quella sanguinosaguerra e a quegli abilissimi costruttori.

Per trattare questo interessante argomento, la ComunitàMontana Lario Intelvese ha incaricato gli esperti del CFLI(Consorzio Forestale Lario Intelvese), di San Fedele Intelvi,che, in collaborazione con l’ERSAF (Ente Regionale per iServizi all’Agricoltura e alle Foreste) di Milano hannorealizzato questo bel volume, in linea con il filonedivulgativo che è proprio della Collana “Perle d’Intelvi”,ma nello stesso tempo rigorosamente documentato, cheinserisce gli avvenimenti locali nel più ampio quadrodella storia di inizio secolo.

Questa Perla d’Intelvi è dedicata al compianto architettoLuigi Mario Belloni: egli fu architetto, docente universitario,studioso e amante della storia e dell’archeologia, scomparsoa Ossuccio il 31 agosto 2004. Fu tra i primi a comprendereil valore delle opere di fortificazione della O.A.F.N.; e siimpegnò fino all’ultimo per sollecitarne il recupero e laconservazione.

Continuando idealmente nella strada dalui stesso indicata, uno degli impegni principali dellanostra Comunità Montana è proprio quello di proteggere,tutelare e valorizzare il patrimonio storico, culturale e della

Tesori di Lombardia

Comunità MontanaLario Intelvese

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

memoria, di cui queste strutture fanno parte a pieno titolo.Ci auguriamo che questa opera sia particolarmente graditasoprattutto a noi abitanti del territorio della ComunitàMontana Lario Intelvese, e accresca il desiderio di riscoprirela nostra identità e le nostre radici. Forti di questaconsapevolezza, non solo possiamo capire meglio noistessi, ma possiamo anche aprirci all’esterno, proponendoquello che abbiamo, quello che siamo stati e quello chesiamo: questo può rappresentare un motore di svilupposociale, civile ed economico dell’intero territorio.

Oscar GandolaPresidente

della Comunità MontanaLario Intelvese

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

The Fortificationsof the Val d’IntelviA suggellare l’attenzione generale nei confronti

di quella monumentale opera difensivaconosciuta con il nome di “Linea

Cadorna” è arrivata la Legge 7 marzo2001 n° 78 “Tutela del patrimoniostorico della Prima guerra mondia-

le”; interesse concretizzato nel Parco culturale integratoLa Linea Cadorna: non per la guerra ma per il tempolibero, un progetto regionale di conoscenza e valorizza-zione di tale patrimonio in Lombardia. Esso coinvolgeper il settore occidentale il territorio di 5 Province, con16 Comunità Montane e 262 Comuni e va dalla spondalombarda del Lago Maggiore al Pizzo del Diavolo nellabergamasca, con una estensione complessiva di circa240 km.Il settore orientale, dove la guerra si combattè davvero,prosegue dal Pizzo del Diavolo per altri 170 km fino allasponda lombarda del Lago di Garda. Nel complessoinsomma questi manufatti vengono sempre più percepiticome preziose testimonianze della comune storia nazio-nale.Ma diciamo subito tre cose. La prima è che le trincee deltratto difensivo intelvese sono particolarmente interes-santi. Principale scopo del presente lavoro è proprioquello di riuscire a illustrarne non solo le peculiaritàmilitari ma anche architettoniche e paesaggistiche. Laseconda è che senza l’opera appassionata del compiantoarch. Luigi Mario Belloni questa Perla d’Intelvi sarebbedi assai più scarso valore. La terza è che il nostromondo, così come lo conosciamo oggi, è nato proprioda quello scontro feroce, da quell’“inutile strage” che fula Grande Guerra. Certo non è questa la sede perapprofondite analisi storiche: per questo esistono benaltri testi. Basti qui ricordare che quei fatti ci riguardanoancora, più di quanto si potrebbe pensare. I luoghi di cui ci occuperemo per fortuna non furonomai teatro di guerra. Anzi, qui la valenza di tale operamilitare è stata soprattutto “civile”, tanto che si potrebbeconsiderare la Linea Occupazione Avanzata FrontieraNord (O.A.F.N.), più conosciuta impropriamente come

A destra, sopra: Un recentescavo di recupero di unatrincea al Sasso Gordona.Right, top: A recent excavationto restore a trench at the SassoGordona.

A destra, sotto: Scolaresca invisita a una trincea sul MonteGeneroso.Right, bottom: A school tripto a trench on Mt. Generoso.

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“Linea Cadorna”, come unadelle prime “grandi opere”della storia d’Italia: lavoro esostentamento economicoper tante famiglie delle disa-giate zone montane e, cosainedita, un lavoro salariatoanche per le donne. L’insieme di queste circo-stanze positive si riflette nelrisultato tecnico ed esteticodi quelle opere tanto benfatte da risultare oggi persinobelle, soprattutto dopo lariscoperta della bioarchitettu-ra.Ciò detto possiamo comin-ciare a incamminarci, sia insenso lato che letterale, perquesti percorsi tanto affasci-nanti di bellezze naturaliquanto ricchi di storia.La multiforme ricchezzadella Valle era stata bencompresa proprio da Belloni,che da Milano venne a vive-re sulle rive del Lario intelve-se e spese buona parte dellasua vita per studiare, farconoscere e valorizzare que-sto ingente patrimonio. Il suo interesse, sia comearchitetto che come ex uffi-ciale degli Alpini, si concen-trò particolarmente sulle for-tificazioni realizzate in Vald’Intelvi durante la GrandeGuerra.Si dice che muore davverosolo chi viene del tuttodimenticato. In Valle Intelvi fare dellebelle passeggiate salutaripuò aiutarci a ricordare e acapire meglio la nostra sto-ria.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Tesori di Lombardia Le fortificazioni della Val d’Intelvi

SommarioContents

Le trincee,un patrimonio da salvareThe trenches, a heritage to be conservedAnalisi-storico tipologica dell’impianto O.A.F.N.A historical-typological analysis of the OAFN structure

La Grande Guerra in sintesiThe Great War:a SynopsisLe motivazioni/The ReasonsLe date e i numeri/Dates and Statistics.Le tappe fondamentali/The Main Phases of the War

Le predisposizioni difensive al confine svizzerodurante la guerra 1915-1918The Defensive Measures along the Swiss Border during the 1915-1918 WarIl settore Ceresio-Lario della Linea O.A.F.N.The Ceresio-Lario sector of the Cadorna Line (O.A.F.N.)Tanto lavoro per un’opera inutile. Anzi, indispensabileSo much work for a useless achievement - or rather an indispensable one.

La difesa delle altureDefence of the HeightsTipologia delle fortificazioni/Kinds of fortificationTrincee e camminamenti: funzione militareTrenches and walkways: the military functionLa costruzione della trincea/The construction of a trenchCollegamenti/Connecting trenchesPostazioni per mitragliatrice/Machine-gun postLa mitragliatrice italiana Revelli Fiat modello 1914The Italian Revelli Fiat machine-gun, 1914 model Le strade militari della O.A.F.N.The military roads serving the Cadorna Line (O.A.F.N.)La strada del Boffalora tra storia e cronacaThe Boffalora Road Past and Present

La guerra di trincea:testimonianze dal fronteTrench Warfare:Accounts from the FrontLe memorie della famiglia Croppi di San Fedele d’IntelviThe memories of the Croppi family of San Fedele IntelviLa Grande Guerra secondo Gadda/The Great War according to GaddaStoria del Battaglione Alpino “Val d’Intelvi”History of the “Val d’Intelvi”Alpine BattalionIl duro “codice” di Cadorna/The strict Cadorna “code”

Alla scoperta delle fortificazioni in Val d’IntelviExpedition to the Intelvi Valley fortificationsMonte Generoso “Percorso delle trincee L.M. Belloni”Mount Generoso. The L. M. Belloni Trench TrailLa traversata del Sasso GordonaCrossing Sasso GordonaDal Monte Calbiga al Monte CrocioneFrom Mount Calbiga to Mount Crocione

Nei dintorni/Percorsi tematici lungo la Via dei Monti LarianiIn the surrounding country:Themed trails along the Lake Como Mountains WayMonte Generoso: sulle tracce dell’orso/Mount Generoso: on the trail of a bearValle di Gotta: il sentiero degli sfrosatori/The Gotta Valle. The trail of the sfrosatoriValle Intelvi: la “Via delle Alpi”/Intelvi Valley: The Alpine Way

Cartine/MapsVersione inglese/English versionBibliografia/BibliographyNumeri utili/Useful numbers

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Una bella trinceadel “Percorso Belloni”sul Monte Generoso.A fine trench on thePercorso Belloni onMount Generoso.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Le trincee,un patrimonio da salvareThe trenches, a heritageto be conserved

Luigi Mario Belloni.

Cominciamo questo ideale percorso a ritroso nel tempocon una breve presentazione biografica della nostra otti-ma guida, “attrezzandoci” con la lettura della sua analisistorico-tipologica delle fortificazioni.Luigi Mario Belloni, architetto, docente universitario,studioso e amante della storia e dell’archeologia, Tenentedegli Alpini, nasce a Milano nel 1927. Nel 1957 Belloni sitrasferisce ad Ossuccio, di fronte all’Isola Comacina di cuidiventa profondo conoscitore e storico. Dirige numerosecampagne di scavi e restauri di molti importanti monu-menti del comasco, con lo scopo lungimirante di conser-vare queste ricchezze anche per le generazioni future:l’Oratorio di San Maurizio di Porlezza; la Cripta della par-rocchiale di S. Vincenzo di Gravedona; l’edificio romani-co precedente alla parrocchiale S. Vincenzo di Gera La-rio; il restauro del Baradello. Molti di questi recuperi vide-ro lavorare al suo fianco la moglie Maria Luisa Zecchinel-li, già direttrice del Museo di Como, oltre a tanti volontarilocali e ai suoi inseparabili alpini.Tra i primi a comprendere il valore delle opere di fortifi-cazione della O.A.F.N., Belloni è attivo fino agli ultimisuoi giorni per sollecitarne il recupero e la conservazio-ne. Muore ad Ossuccio il 31 agosto 2004.

Tutta la bellezza di unmuro a secco che si fondecon la roccia viva.The beauty of a dry-stonewall which blends into thebare rock.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Analisi storico-tipologica dell’impiantoO.A.F.N. (di Luigi Mario Belloni)A historical-typological analysisof the OAFN structure (by Luigi Mario Belloni)Nel quadro delle strutture fortificate sorte in terra coma-sca attraverso i secoli occupano un loro preciso spazio,sia sotto il profilo storico che tecnico, quelle opere milita-ri realizzate durante il conflitto mondiale 1915-18 che nel-la terminologia dello Stato Maggiore del Regio EsercitoItaliano vennero indicate con la sigla “O.A.F.N.”, corri-spondente alla loro funzione strategica “OccupazioneAvanzata Frontiera Nord”.Durante il primo conflitto mondiale si profila la necessitàdi una eventuale difesa dell’ Alto Lario nella più vasta ot-tica della protezione del Nord Lombardo nell’intento pri-mario di sbarrare la direttrice d’infiltrazione Alto Lario-Mi-lano nell’ipotesi di una invasione dell’esercito germanicodal territorio della neutrale Confederazione Elvetica.Il Comando Supremo Italiano reagiva a questa eventualitàordinando nel gennaio 1916 alla “Direzione Lavori GenioMilitare di Milano” l’esecuzione di lavori alla frontiera. Nel corso dello stesso anno, mentre ancora erano in cor-so i lavori di fortificazione lungo tutto il confine con laSvizzera, la difesa delle opere venne affidata alle medesi-me truppe che le stavano realizzando, formate da MiliziaTerritoriale e Zappatori del Genio. A questo periodo risa-liva una scritta ancora leggibile fino agli anni sessanta sulcampanile della chiesa di Cavargna: “460 btg. M.T. (Mili-

Carta inquadramento generale.General orientation map.

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Le trincee, un patrimonio da salvare

zia Territoriale) III Comp. 1916”.Contemporaneamente il Comando Supremo Italiano, con-siderata l’aumentata pressione germanica verso la Svizze-ra, metteva in stato d’allerta un’intera Armata e diramavale “Direttive per il Comandante della 5a Armata. Ipotesi diguerra alla frontiera svizzera”, ripartendo la linea di difesaad oltranza nei seguenti settori e sottosettori:- Aosta (da Monte Zeda a Monte Carza)- Verbano-Ceresio (da Pizzo di Bedero a Monte Piam-

bello)- Ceresio-Lario (da Monte Grumello al Sasso di Menag-

gio) suddiviso in due sottosettori:• Ceresio-Como (da Mendrisio ad Erba)• Lario (da Pizzo Martello a Gera)

- Mera-Adda (dallo sperone di Dervio al Pizzo del Dia-volo)

Su pressione del Comando in Capo Francese, per l’au-mentato pericolo di una invasione germanica dal territo-rio elvetico, nel novembre del 1916 veniva concordatol’arrivo di notevoli contingenti francesi in Lombardia, ed ilComando Superiore Italiano ordinò al Comando della 5a

Armata di predisporre un’azione offensiva preventiva cheprevedeva l’occupazione dell’intero saliente del CantonTicino al primo inizio di violazione della neutralità svizze-ra da parte tedesca.Nei mesi compresi tra febbraio e marzo 1917 la 5a Arma-ta completò i suoi organici ed il suo schieramento, che ri-sultò cosi articolato:- difesa a cordone di tutta la fascia confinaria, con soste-

gno di artiglierie, affidata a truppe territoriali trasformatein “Unità di linea”. I militari di questa unità, anche seanziani d’età, avevano il grosso pregio d’essere profon-di conoscitori del terreno sia per l’arruolamento regio-nale che per la lunga permanenza in situ durante i la-vori di fortificazione da loro stessi svolti.

- dislocazione intermedia di reparti celeri (Bersaglieri Ci-clisti).

- dislocazione arretrata di tre brigate di Fanteria di Lineada impiegare quale massa d’urto nell’eventualità di unamassiccia azione controffensiva.

- dislocazione ancora più arretrata di due divisioni di Ca-valleria, eventualmente impiegabili nella media e bassaLombardia.

In data 8 marzo 1917 il Comando Supremo costituiva uffi-cialmente il Comando “Occupazione Avanzata FrontieraNord”: nasceva così una delle più organiche ed articolatestrutture militari dell’era moderna. Lo schieramento rima-se in assetto di guerra fino alla primavera del 1917 e nel-l’area comasca si attestarono i seguenti reparti del RegioEsercito Italiano:- Como: Brigata “Tortona” 257° e 258° Rgt. di Fanteria

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

- settore Lario: 76° e 187° Btg. Milizia Territoriale- settore Mera-Adda: 77° e 242° Btg. Milizia Territoriale- Olgiate Comasco: III Btg. Bersaglieri Ciclisti- Lurate Caccivio: VII Btg. Bersaglieri Ciclisti- Lucino-Rebbio: VIII Btg. Bersaglieri Ciclisti- S. Fedele Intelvi: 631a Batteria da 210/ A- Schignano: 661a Batteria da 149/G- Lanzo Intelvi: 257a Batteria 75/ A- Monte Orimento: 258a e 259a Batteria 75/A- Lecco: 304° Ospedale da Campo- settore Lario e Mera-Adda: 8 drappelli di Alpini Sciatori.

Successivamente, per esigenze strategiche, vennero invia-ti al fronte i reparti di Fanteria, sia di Marcia che di Linea,ed i reparti celeri, che furono sostituiti da sei Battaglioni

Una postazione ben costruita,si noti in foto e in pianta lacura armoniosa dei dettagli.A well-constructed position;note the careful treatment ofdetail in the photograph andthe plan.

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Le trincee, un patrimonio da salvare

della Regia Guardia di Fi-nanza prelevati dal fronte.Attualmente, di tutto ilcomplesso fortificato ri-mangono ancora visibilinella zona montana gliedifici degli accantona-menti, i resti delle posta-zioni d’artiglieria, i rifugiper la truppa (fifaus), idepositi per le munizioni(riservette), i cammina-menti, gli osservatori, lepostazioni per mitragliatri-ci pesanti e soprattutto lestrade d’arroccamento an-cora in gran parte agibili.L’insieme di queste operecostituiscono un raroesempio di “struttura forti-ficata” contemporaneaestremamente interessantesia sotto il profilo architet-tonico che costruttivo,ammirevole in particolarein ottica ambientale nonavendo minimamente al-terato il paesaggio.Questo risultato, dettato da ragioni di mimetizzazione mili-tare, è stato possibile grazie alla sensibilità degli Ufficialidel Genio (Complementi provenienti dalla libera profes-sione), dall’uso del materiale lapideo e soprattutto per es-sere stato eseguito da maestranze militari e civili (militariz-zati) reclutate in luogo, profonde conoscitrici della loroterra ed abituate da sempre per secolare tradizione all’usodei materiali locali, specialmente in zone montane.Resti notevoli di queste opere si vedono a Cavallasca, sulMonte Bisbino, al Monte Generoso e a Orimento in Vallelntelvi, alla sella del Boffalora sopra Ossuccio, al MonteCalbiga, alla Crocetta di Menaggio, in Garzirola, sui Montidella Cavargna, al Pizzo di Gino, al passo di S. Jorio so-pra Dongo-Gravedona, sui Monti Legnone e Legnoncino.Le fortificazioni dell’O.A.F.N., in qualche caso ancoracoperte da servitù militare, costituiscono oggi un patri-monio di storia dell’architettura da valorizzare.Ho ritenuto come docente d’accentrare l’attenzione suquesti eccezionali manufatti per il loro intrinseco valo-re architettonico e didattico-formativo e, come ufficia-le, quale doveroso omaggio ai militari di tutte le Armi,Corpi e Specialità che l’opera O.A.F.N. hanno realizza-to e presidiato nelle due guerre mondiali.

Scala per camminamento.Steps to the communicationtrench.

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Le motivazioniThe reasons

Ma perché si scatenò una guerra così violenta e totale?Vediamo.La Prima Guerra Mondiale nasce dallo scontro tra le mag-giori potenze in lotta per l’egemonia in Europa e, attraver-so le colonie, nel mondo. Inizialmente fu lo scontro degliImperi Centrali: Impero Austro-Ungarico e Germania con-tro le nazioni dell’Intesa: Francia, Gran Bretagna e Russia. Con varie alleanze si aggiunsero poi Italia, Impero Otto-mano, Belgio, Canada, Australia, Stati Uniti, Serbia, Gre-cia, Montenegro, Romania, Sud Africa, India, Giappone eNuova Zelanda. L’Agosto 1914 vide per la prima volta nella storia tutto ilmondo impegnato in una stessa guerra, diversa da quellecombattute fino ad allora sia per la sua entità spazio-tem-porale, sia per il numero di uomini coinvolti. Si trattò diuna guerra “moderna”, combattuta con nuove armi mici-diali (tra i gas tristemente famoso il “mostarda”) e nuovestrategie di combattimento. Furono due, in Europa, i fronti principali su cui si com-battè: quello Carnico, le cui linee si estendevano per 800km nelle alpi Venete e articolata nei salienti del Trentinoe dell’Isonzo; e quello Occidentale esteso per più di 1000Km al confine tra la Francia e la Germania (tra le zonepiù calde del conflitto, dove ancora oggi lavorano squa-dre speciali per il disinnesco degli ordigni inesplosi). Diminore rilevanza il fronte orientale, tra le steppe nevosedella Russia. All’esplosione del conflitto si prevedeva una guerra lam-po. Presto le previsioni furono smentite. Iniziò comeguerra di movimento ma nel giro di un anno divenneuna guerra di posizione. Da ciò derivò la guerra di trin-cea, un’esperienza terribile e disumana. Tramontata lamillenaria imponenza delle difese militari, ora la cartavincente divenne la mimetizzazione: tutte le strutture ve-nivano nascoste il più possibile.Le trincee quindi, furono il simbolo di questo nuovo mo-do di combattere. Prima non c’era mai stato niente di si-mile: chilometri di fossati in cui centinaia di migliaia diuomini si ammassavano, vivevano e spesso morivano. Elemento importante all’interno di questo scenario è l’im-

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Architetture audaci perdifendere le posizioni.Daring structures todefend positions.

La Grande Guerrain sintesiThe Great War:a synopsis

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

piego dell’artiglieria, sia come arma di attacco che comearma di difesa, adattata ad un ambiente difficile e ostilecome quello della montagna. I soldati erano esposti al so-le, alla pioggia, alla neve, costretti a vivere nella polvereo nel fango, a contatto con feriti e morti. Molti militari fu-rono per anni gravemente sconvolti da questa esperienza(fu la cosiddetta “Generazione Perduta”).

C’erano molte parole che non si riusciva ad ascoltare e sifiniva che soltanto i nomi dei luoghi avevano dignità. An-che certi numeri e certe date, coi nomi dei luoghi, eranol’unica cosa che si potesse dire che avesse un significato.Parole astratte come gloria, onore, coraggio o dedizione,erano oscene accanto ai nomi concreti dei villaggi, ai no-mi dei fiumi, ai numeri dei reggimenti e alle date.

(H. Hemingway, Addio alle armi.)

Le date e i numeriDates and Statistics.•28 giugno 1914

A Sarajevo il nazionalista serbo Gavrilo Princip ucci-de l’arciduca Francesco Ferdinando e la moglie.

•28 luglio 1914L’Austria dichiara guerra alla Serbia. Subito entrano nelconflitto anche Francia, Gran Bretagna, Russia e Ger-mania.

•24 maggio 1915Dichiarazione italiana di guerra all’Austria.

•16 maggio 1916L’Austria conquista l’altipiano di Asiago.

•27 agosto 1916Dichiarazione italiana di guerra alla Germania.

•24 ottobre 1917Crollo del fronte italiano a Caporetto.

•4 novembre 1918L’Austria firma l’armistizio. L’11 novembre si arrendela Germania. L’Italia ottiene Trento e Trieste.

•1974Anno in cui l’Italia ha terminato di pagare i debiti con-tratti durante la Grande Guerra.

•Oltre 9 milioni di militari morti.Il numero delle vittime della Prima Guerra Mondiale èil più alto tra tutti i conflitti combattuti nella storia del-l’uomo sino ad allora.

•5.900.000 uomini (ufficiali esclusi) chiamati alle armidall’Esercito Italiano.

•In 41 mesi di guerra l’Italia lasciò sul terreno circa600.000 soldati e più di un milione di feriti. Di questioltre il 64% erano contadini.

•5.943.600 furono le vittime militari delle potenze alleate.•3.382.500 furono le vittime militari degli Imperi Centrali.

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Tutta la desolazione dei bombardamenti.The desolation caused byshelling.

La Grande Guerra in sintesi

•6.493.000 le vittime civili.Questo dato impressionante (le vittime civili più nu-merose di quelle militari) ci dice che da ora in poi icontendenti coi loro aerei, le armi chimiche e i nuovisuper cannoni possono portare morte ovunque.

Altro evento collegato fu l’epidemia di Influenza Spagno-la. Nata negli Stati Uniti, sbarcata in Europa con le trup-pe americane, e poi diffusasi nel resto del mondo: feceoltre 20 milioni di morti (qualche fonte parla addiritturadi 50 milioni).

Le tappe fondamentaliThe main phases of the war

1915: l’Italia entra in guerra Non ottenendo niente di concreto dall’Austria in cambiodella neutralità, il 26 aprile 1915 l’Italia firmò il Patto diLondra (rimasto segreto fino al 1917) alleandosi con laTriplice Intesa: si impegnava così a entrare in guerra ot-tenendo in caso di vittoria il Trentino e Trieste, le terre“irredente” ancora in mano all’Austria, l’Istria e una partedi Dalmazia.

Il 23 maggio una dichiarazione ufficiale del Primo Mini-stro Antonio Salandra apre le ostilità: Dov’è il tradimento, l’iniquità, la sorpresa, se, dopo no-ve mesi di vani sforzi per raggiungere un onorabile ac-cordo che riconoscesse equamente i nostri diritti e le

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

nostre libertà, abbiamo riassunto la nostra libertà d’a-zione? Austria e Germania credettero di trattare conun’Italia debole, incapace di sostenere con le armi isuoi giusti diritti.

Papa Benedetto XV, eletto dopo un mese dall’inizio dellaguerra, da subito si adoperò per una cessazione delleostilità. Nel 1917 scrisse ai capi delle nazioni belligerantila lettera Fin dall’inizio: Alziamo nuovamente il grido dipace a Voi che reggete le sorti dei popoli belligeranti, ani-mati dalla speranza di giungere quanto prima alla ces-sazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giornodi più, apparisce inutile strage.

Il 24 ottobre 1917 le truppe di Cadorna vengono tra-volte a Caporetto e costrette alla ritirata fino al fiumePiave. Cadorna viene sostituito dal generale ArmandoDiaz. Vittorio Emanuele Orlando viene nominato presi-dente del Consiglio. Ecco il suo celebre appello agliitaliani: Resistere! E neppure il grido di quelle madri chenon vedranno tornare alle loro case la giovinezza fio-rente dei loro figli, resistere! La voce dei morti e la vo-lontà dei vivi, resistere, resistere, resistere!

1918: la VittoriaNel novembre 1918 finalmente il conflitto si concludeanche per l’Italia, che ha conquistato i territori di Trentoe Trieste, portando a compimento il sogno di Mazzinidell’unità d’Italia, seppur pagando un altissimo tributo disangue. Di questo però non v’è traccia nel comunicato,

Da sinistra, Gen. Luigi Cadornae Gen. Armando Diaz.From left to right:Gen. Luigi Cadornaand Gen. Armando Diaz.

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diramato dal generale Diaz, che celebra la vittoria dell’I-talia sull’Austria-Ungheria.

Bollettino della vittoriaComando Supremo, 4 novembre 1918L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subitoperdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi gior-ni e nell’inseguimento ha perdute quantità ingentissimedi materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoimagazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostremani circa trecentomila prigionieri con interi stati mag-giori e non meno di cinquemila cannoni.I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti delmondo risalgono in disordine e senza speranza le valli,che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Diaz

Il 18 gennaio 1919 si aprì a Versailles la Conferenza dipace. Il primo ministro italiano V. E. Orlando non otte-nendo quanto stabilito col Patto di Londra (Istria, Dalma-zia, Fiume) abbandonò Versailles prima della conclusio-ne dei lavori. Si parlò cosi di “vittoria mutilata”.

Panoramica del Lago diLugano visto dal MonteGeneroso.View of Lake Lugano seenfrom Mount Generoso.

La Grande Guerra in sintesi

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Tesori di Lombardia

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Le predisposizioni difensive al confine svizzero durante la guerra 1915-1918The defensive measures along theSwiss Border during the 1915-1918 War

Nel settembre del 1915 il Ten. Gen. Carlo Porro rappre-sentava al Capo di S.M. Gen. Luigi Cadorna la possibilitàdi qualche sorpresa al confine svizzero, dove erano ri-masti solo 8 battaglioni di Milizia Territoriale.Sfumate le speranze in una guerra breve, si profilava lanecessità di estendere il conflitto anche alla Germania, inconseguenza delle crescenti pressioni esercitate dalle Po-tenze dell’Intesa affinché il nostro Governo si impegnas-se in tal senso.Si temeva quindi che, una volta dichiarata la guerra, idue potenti Imperi potessero dare origine ad un’offensi-va volta a raggiungere, attraverso la Svizzera, la zona in-dustriale di Milano; ottenendo così il duplice scopo dicolpire il nostro sistema produttivo e di aggirare l’eserci-to schierato ad est.La guerra alla Germania venne dichiarata il 27 agosto1916; quindi a lavori di difesa ormai avviati e dopo chelo stesso Governo ebbe ricevuto le necessarie garanziedal Capo di S.M.Il Gen. Cadorna incaricava quindi l’Ufficio Tecnico delComando Supremo di avviare gli studi preliminari eipotizzava la successiva creazione di un Comando alquale affidare il compito di programmare i lavori, cheiniziarono nella primavera del 1916.Ipotizzando una disponibilità di forze limitata si era pre-vista la difesa lungo una linea in alcuni punti arretrata ri-spetto al confine, ma con uno sviluppo inferiore e benappoggiata all’orografia del terreno.L’importanza del settore Ceresio-Lario, per la sua prossi-mità alla pianura lombarda, era tale che tutti i piani ela-borati prevedevano, quale primo obiettivo da raggiunge-re allo scoppio delle ostilità, l’occupazione dell’interoMendrisotto fino a Capolago.A difesa dell’intera linea erano disponibili 9 divisioni (7di fanteria e 2 di cavalleria) con l’appoggio di una cin-quantina di batterie di piccolo e medio calibro.Escludendo la possibilità di un’irruzione avversaria deltutto improvvisa (si confidava in una naturale mobilita-zione svizzera al passaggio delle truppe austro-tedesche)si decise che la maggior parte di tali reparti si sarebbeschierata solo in caso di reale necessità.

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Ufficiali in perlustrazione.Officers on the look-out.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

I reparti di Milizia Territo-riale, già dislocati in zonaper i lavori, avrebbero do-vuto spezzare la primaforza d’urto nemica, com-pensando la scarsa prepa-razione con la miglioreconoscenza del terreno.Le divisioni di cavalleriasarebbero intervenute soloin caso di un malauguratosbocco in pianura.L’artiglieria (12 batteriedislocate in zona) si sa-rebbe schierata a secondadella necessità del mo-mento, confidando nelle

oltre 100 postazioni realizzate proprio per garantire lamassima flessibilità e la più ampia disponibilità diobiettivi.Nel gennaio 1917 i preparativi fervevano e questo portòalla creazione in data 16 gennaio 1917 del ComandoO.A.F.N., direttamente dipendente dalla 5° Armata, “dele-gata a completare l’organizzazione difensiva, ad efficace-mente vigilare lo stato confinante e a studiare la concretaattuazione delle ipotesi formulate, a seguito delle conti-nue voci che vedevano la Svizzera, in prevalenza di lin-gua tedesca, già legata alla Germania da un patto segretointeso a danneggiarci”.Nei primi mesi del 1917 lo schieramento raggiungevala sua massima consistenza e i lavori risultavano pres-soché ultimati proprio nel momento in cui i timori perun eventuale intervento a tale frontiera andavano sce-mando.Le artiglierie vennero ritirate e gli stessi reparti di MiliziaTerritoriale, nel frattempo adeguatamente preparati econvertiti in battaglioni Ausiliari di Fanteria di Marcia,vennero indirizzati verso il Veneto.Solo da pochi anni infine si è saputo che anche la neu-trale Svizzera aveva a quel tempo realizzato una specula-re linea difensiva segretissima, mantenuta armata ed effi-ciente fino al 2000.

Il settore Ceresio – Lariodella linea O.A.F.N.The Ceresio-Lario sector of the Cadorna Line or O.A.F.N.Il settore Ceresio-Lario, che si sviluppa da Como a Me-naggio attraverso il comprensorio montano della Vald’Intelvi, rappresentava uno dei settori di maggiore im-portanza strategica di tutta la linea difensiva. Infatti tale

Orimento(dall’album fotografico dellaFamiglia Croppi).Orimento(from the Croppi family’sphoto album).

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Capolago, via d’accessoall’Italia, visto dalla Sighignola.Capolago, the entrypoint to Italy, seen fromMt. Sighignola.

settore si saldava al settoreVerbano-Ceresio nel puntodi maggior prossimità allapianura lombarda e quindia Milano.Obbiettivo primario di tut-to il settore era il bombar-damento del ponte-diga diMelide, sul Lago Ceresio,unica via di collegamentostradale e ferroviario conLugano attraverso il terri-torio svizzero (tra i grossicalibri preposti all’opera didemolizione si erano pre-visti anche tre batterie dimortai da 305 mm, inrealtà mai collocate) el’occupazione del MonteGeneroso a protezione esostegno della Sighignola.Invece, da Porlezza fino aMenaggio la massiccia ca-tena montuosa (Calbiga -Monte Croce) che si ergea sud della valle oppone-va una sufficiente difesanaturale, tale da potervidiradare gli schieramentidei reparti.Le postazioni costruite inVal d’Intelvi vennero pro-gettate per essere armatecon pezzi di piccolo e me-dio calibro, sia a tiro tesoche a tiro curvo: cannoni da 105 mm e 149 mm comepure mortai e obici da 149 mm e 210 mm.Le principali fortificazioni del settore presenti in Val In-telvi, costituite da piazzole per batterie di medio e gran-de calibro e osservatori in galleria, si ritrovano nelle se-guenti località: - Monte Bisbino- Sasso Gordona- Monte Generoso- Orimento (258ª e 259ª Batteria da 75/A)- Monte Sighignola- Cascina Lissiga- Cima Bové- Monte Pinzernone (Monte Ceci)- Sala Comacina- Monti Calbiga e Tremezzo.

Le predisposizioni difensive al confine svizzerodurante la guerra 1915-1918

Sopra, il ponte-diga di Melide.Sotto, veduta di Porlezza.Top, the bridge-dam at Melide.Bottom, view of Porlezza.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Tanto lavoro per un’opera inutile.Anzi, indispensabile So much work for a useless achievement - orrather an indispensable one.Per le strutture venne impiegata soprattutto manovalanzalocale, oltre 20.000 operai, per un costo complessivo di104 milioni di lire di allora (oltre 150 milioni di euro),con grande sollievo per la sofferente economia montana.Si trattò quindi di una delle prime “grandi opere” italia-ne, di cui beneficiarono anche le donne e i ragazzini,tutti coinvolti nelle numerose attività di supporto.I lavori erano svolti da squadre di civili pagati in genere agiornata: 3,5 lire al giorno se lavoravano nel fondovalle e5 lire in montagna, più il vitto consumato sul posto. Gliuomini avevano in prevalenza un’età dai 14 ai 16 anni, ledonne attorno ai venti. Loro compito preparare il pranzocon i viveri forniti dall’Esercito e rifornire d’acqua da beregli operai; inoltre provvedevano al trasporto a spalla deimateriali nei cantieri, in particolare della cotica erbosa ne-cessaria per mascherare il più possibile i manufatti. Tra gliuomini c’erano muratori, falegnami, scalpellini e “mi-neur”, ovvero gli operai addetti a predisporre le mine ne-gli strati di roccia in cui far passare gallerie e trincee. Lanecessità di fortificare il confine italo-svizzero era parsachiara già all’indomani della istituzione della Confedera-zione Svizzera (1848) e della creazione del Regno d’Italia,ma gli interventi furono solo episodici a causa delle diffi-coltà finanziarie. Nonostante un documento dello StatoMaggiore sottolineasse ancora nel 1911 l’inferiorità italia-na nei confronti di una frontiera “completamente apertacon la Svizzera, a pochi chilometri da Varese e da Comoe a sole due giornate di marcia da Milano, il più impor-tante obiettivo dell’Italia settentrionale”.L’intervento tedesco restò sulla carta e la “Linea Cadorna”non entrò mai in funzione, anche perchè dopo la ritirata diCaporetto gran parte dei mezzi ancora impegnati nella suacostruzione furono trasferiti al fronte. Della Linea, mai ar-mata e utilizzata, è però rimasta in eredità una fitta rete divie di comunicazione, ancora percorribili a piedi che con-sentono con facili escursioni di interesse storico e ambien-tale di raggiungere fortificazioni di indubbia suggestione. Delle oltre 100 postazioni realizzate in realtà vennero ar-mate solo poche batterie di artiglieria, dato che nei primimesi del 1917, quando i lavori di costruzione delle forti-ficazioni erano pressoché ultimati, gli eventi bellici fece-ro perdere d’interesse alla difesa della frontiera nord. Le strade militari realizzate resero le montagne più acces-sibili e sono utilizzate ancora oggi.In tutta la O.A.F.N., seconda per importanza solo alla fran-cese “Linea Maginot”, nel corso della Prima Guerra Mon-

Carpenteria per la realizzazionedi un camminamento.Woodwork for the building ofa communication trench.

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diale, non venne sparatonemmeno un colpo. Opera inutile, dunque? Nonesattamente. I tentativi dinegoziato e gli appelli perla pace fallirono uno dopol’altro. Si creò quindi laconsapevolezza che laguerra non sarebbe statadecisa solo dalle armi, mada un lungo logoramentodelle posizioni. Di ciò loStato Maggiore italiano sirese conto, e intrapresequindi quest’opera notevo-le, se considerati lo spiegamento di uomini e l’ampiezza delterritorio da difendere. L’Italia versava già in precaria situazio-ne economica; aggiungere alle richieste di armi, munizioni eapprovvigionamenti provenienti dal fronte, quelli di uomini emateriali da costruzione per la O.A.F.N. produsse un onereche si sarebbe certamente evitato se non indispensabile. Ciòfa supporre la reale urgenza di uno schieramento difensivosul confine svizzero, anche solo a scopo dissuasivo.Riassumendo i lavori svolti, ecco alcuni dati che dannola misura dell’imponenza dell’opera: - 72 km di trinceramenti;- 88 appostamenti per batterie di cui 11 in caverna;- 25.000 mq di baraccamenti;- 296 km di camionabili;- 398 km di carrarecce o mulattiere.

Si noti la mirabile precisione ela maestria nell’esecuzione deilavori.Note the wonderful precisionand the skill visible in the waythe work was done.

Le predisposizioni difensive al confine svizzerodurante la guerra 1915-1918

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Tesori di Lombardia

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Tipologia delle fortificazioni Kinds of fortificationLa fortificazione di una montagna era opera difficoltosa;innanzitutto sorgeva il problema della costruzione dellevie di comunicazione in sostituzione di quelle preesi-stenti, spesso inadatte ai nuovi mezzi di trasporto. Tal-volta bisognava costruire in terreni inadeguati, scoscesi ecedevoli.I materiali utili non sempre erano reperibili sul posto. Lacostruzione di ricoveri in grotta e camminamenti sotterra-nei impegnava un cospicuo numero di uomini e causavanotevoli perdite di tempo. Inoltre le opere in altura ne-cessitavano di un’accurata mimetizzazione, in misuramaggiore rispetto a quelle su terreni pianeggianti. È notoche in montagna l’aria più limpida permette un’ottima vi-sibilità, agevolando l’osservazione. Anche l’orientamentosi fa più semplice: le distanze, essendoci più punti di rife-rimento, sono facilmente calcolabili. Il netto contrasto fraluce ed ombra permetteva il rilevamento immediato delleopere non sufficientemente mimetizzate col terreno na-turale. Ricordiamo infine la vulnerabilità di quei ripari co-struiti su pendici ripide che, una volta individuati, restava-no inevitabilmente esposti all’azione offensiva.A ciò si rimediava spostando alcune strutture dietro la li-nea di cresta. Per le artiglierie, leggere o pesanti, questoripiego comportava il problema della riduzione del cam-po di tiro. Per ovviare la quale si eseguiva un’accurataoperazione di sgombero, rimuovendo ogni tipo di osta-colo capace di offrire protezione (rialzi o avvallamentidel terreno, muri di cinta, costruzioni isolate) o copertura

La difesa delle altureDefence of the Heights

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

A destra,una postazione di tiro.Right, a firing post.

A sinistra,trincea con piazzola perartiglieria.Left, a trench with an artilleryplacement.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

(vegetazione) agli attaccanti. Si utilizzavano, per rallenta-re l’avanzata nemica, anche ostacoli passivi (abbattuted’alberi, reticolati di fil di ferro, interruzioni delle vie dicomunicazione). L’ordinamento difensivo di un’alturacomprende: la strada militare di accesso, le linee di trin-cea con postazioni per artiglieria e mitragliatrici; i cam-minamenti coperti che vanno ad unirsi al ricovero per irincalzi e le riserve, convenientemente collegate sul ro-vescio dell’altura con una via di comunicazione.

Trincee e camminamenti:funzione militareTrenches and communication trenches:the military functionLa Prima Guerra Mondiale combattuta soprattutto sulfronte italo-austriaco fu una guerra di posizione: quandoun esercito riusciva a conquistare una zona era fonda-mentale mantenerla, creando una serie di ostacoli perrendere faticoso l’eventuale contrattacco del nemico. Era-no cioè strutture di difesa passiva. Invece, le postazioni di artiglieria servivano a contrastareattivamente il nemico, bersagliandolo, e quindi eranostrutture di difesa attiva.Per tenere la posizione, veniva anzitutto scavata una trin-cea, vale a dire una sorta di “canale” dentro il quale isoldati si posizionavano a difesa delle proprie postazioni,protetti dal fuoco nemico. Davanti alla trincea venivanoquindi stesi dei reticolati di filo spinato e dei “cavalli diFrisia”, sorta di cavalletti a forma di croce che servivanoad ostacolare l’avanzata delle truppe nemiche. Le trinceeavversarie distavano normalmente 100-400 m. In mezzo,nella terra di nessuno, erano sistemati i reticolati che pri-ma dell’assalto dovevano essere tagliati, con grave peri-colo per gli uomini con questo incarico.Dietro la trincea più avanzata si trovavano parecchie li-nee di trincee. Servivano a contenere gli attacchi che fos-sero riusciti a superare la prima linea.

La costruzione della trinceaThe construction of a trenchLe trincee erano prima scavate nel terreno o nella roccia,larghezza da 1,25 m a 1,60 m con altezza di circa 1,80 me banchina in pietra per fare il livello di sparo da 1,30 m.Lo scavo era eseguito a coppie: uno scavatore con pic-cone o apposita zappa ed un paleggiatore con badile. Sieseguiva lo scavo facendo passare tra le gambe la terrarimossa, il badilante la prendeva e l’appiattiva sul fondoo l’accumulava sui bordi in alto. Poi si costruivano le pareti, sostenute per mezzo di muria secco in pietra ricavate sul posto dagli scavi, dello

Dall’alto, camminamento escavi per trincea.From the top, communicationtrench and excavation workfor a trench.

Dall’alto, indicatori di trincee e,nel disegno, sezione di trincea.From the top: signs totrenches and, in the drawing,a section of a trench.

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spessore di circa 50 cm. Quindi si completava il tuttocon le strutture necessarie al loro pieno funzionamento:piazzole per le mitragliatrici, feritoie per l’osservazione,piccoli incavi nel muro per appoggiare le munizioni, rial-zo sul fondo della trincea con funzione di appoggio peri soldati, canalizzazioni per lo scolo delle acque.Da sottolineare il particolare gusto estetico e architettoni-co che emerge dalle opere del tratto Ceresio-Lario dellaO.A.F.N. Chiaramente percepibile la divertita sapienza dichi ha progettato e realizzato questi manufatti, divenuticol tempo preziose “memorie di pietra”: linee sinuose,semplici angoli arrotondati finemente.

CollegamentiConnecting trenchesLe trincee erano quasi sempre realizzate a tratti discontinui,nei punti più strategici per il controllo del terreno antistante:per raggiungerle dalla mulattiera vicina venivano create lescale, mentre i vari tratti di trincea armati venivano collegatifra loro da camminamenti, piccole trincee non armate tra-sformabili all’occorrenza anch’essi in trincee vere e proprie.Spesso coperti, i camminamenti servivano da collegamentotra le varie parti della fortificazione; garantivano un sicuroavvicendamento delle truppe, i necessari rifornimenti di vi-veri e munizioni nonché la rapida evacuazione dei feriti. Iltracciato delle linee di trincea solitamente è di forma irrego-lare, le deviazioni che si susseguono a brevi intervalli si di-cono traverse e avevano lo scopo di impedire il tiro d’infila-ta; al nemico infatti sarebbe bastato sparare da una estre-mità per avere sotto controllo un intero rettilineo. All’estre-mità di ogni tratto di trincea venivano ricavati i locali adibitia deposito di armi e munizioni, qui talvolta si ritrovano an-che i ricoveri temporanei per la truppa; spesso questi spazivenivano ricavati nella roccia viva della montagna.

La difesa delle alture

Dall’alto, trincea del MonteGeneroso, paleggiatori allavoro e camminamentocoperto.From the top, trench onMount Generoso, diggers atwork and a coveredcommunication trench.

Da sinistra, ingresso ricoveroin galleria e camminamentoper trincea.Left to right: the entry to atunnel store and acommunication trench.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Postazioni per mitragliatrice Machine-gun postsPercorrendo la O.A.F.N. si trovano un gran numero di po-stazioni per armi automatiche (mitragliatrici e pistole-mi-tragliatrici). Questo tipo di postazioni, quasi sempre spor-genti rispetto alla trincea, si possono trovare in vari mo-delli: aperte con basso muretto per tiratori sdraiati, com-pletamente blindate con 2, più raramente 3, feritoie a 45°,con banchina per appoggio dell’arma (da dove l’operatoresparava stando seduto su di uno sgabello); o simili alleprecedenti ma scavate nella roccia viva.La funzione tattica delle postazioni era fondamentale: pro-teggere il fianco della montagna dall’avanzata delle forzenemiche. Queste postazioni erano generalmente armatecon mitragliatrici tipo Revelli Fiat modello 1914 del pesodi 38,5 Kg montate su treppiede, in grado di sparare aduna distanza di 500 m.

La mitragliatrice italianaRevelli Fiat modello 1914The Italian Revelli Fiat machine-gun, 1914 modelQuest’arma fu la protagonista delle battaglie della Prima Guer-ra Mondiale. La canna era raffreddata con un radiatore ed ilmeccanismo di sparo presentava molte analogie con quellodella pistola Glisenti mod. 1910 (Revelli). La caratteristica pe-culiare di quest’arma era il caricatore. Non utilizzava il sistemadi alimentazione dei colpi a nastro, bensì un caricatore divisoin 10 scomparti, ognuno munito di una molla e di un elevato-re in cui andavano immesse le cartucce. Una volta inseritonell’apposito alloggio ricavato sotto la canna, questo caricato-re si presentava con un fila di dieci cartucce, disposte orizzon-talmente. Il meccanismo di alimentazione aveva un denteche, una volta sparate tutte le cartucce del primo scomparto,faceva scattare il successivo caricatore in direzione della ca-mera di scoppio. Un selettore permetteva il tiro continuo araffica oppure intermittente. Il mod. 1914 era dotato di un ma-

Dall’alto, particolari dipostazioni e soldato in divisa.From the top: detail ofmilitary positions and asoldier in uniform.

Da sinistra, postazione permitragliera al Sasso Gordona ebasamenti per artiglieria.Left to right, machine-gunpost at Sasso Gordona andartillery positions.

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La difesa delle alture

nicotto di raffreddamento edi un serbatoio per l’acqua.Il caricatore conteneva 50cartucce disposte in 10 fileda 5 cartucce cadauna ed ilcalibro - come il modello1910 - era da 6,5 mm (men-tre tutte le altre nazioni belli-geranti utilizzavano l’8 mm)e quindi veniva utilizzato lostesso munizionamento delfucile mod. ‘91 dal quale de-rivava anche la canna diquesta mitragliatrice, ovviamente rinforzata. La celerità di tiroraggiungeva i 500 colpi al minuto, sparati i quali veniva cam-biata l’acqua, anche se potevano venire sparati 1200 colpisenza danno per la canna stessa. La Fiat costruì più di 15.000 di queste mitragliatrici, ma non fu-rono sufficienti, tanto che l’Esercito si avvalse anche di altri tipidi mitragliatrici quali la Saint-Etienne francese (mod. 1907).

Le strade militari della O.A.F.N.The military roads serving the Cadorna Line (O.A.F.N.)Per la costruzione delle fortificazioni e a servizio del-le stesse, fu realizzata una fitta ed estesa rete di stra-de di montagna. Costruiti a regola d’arte, questi trac-ciati si possono percorrere ancora oggi, tanto che lestrade militari sono considerate in molte zone dimontagna la più utile eredità di quell’epoca.

Classificazione delle stradeA seconda delle dimensioni e della pendenza dei tracciati,le strade militari si distinguono in:- camionabili: larghe 3-4 m,pendenza non superioreal 10%, consentono iltransito di grossi mezzimotorizzati. Sono gli assiprincipali da cui si dira-mano le altre vie.

- carrarecce: più strette dellecamionabili (2,5-3 m), epiù ripide (pendenza max15%), servono i grossi ap-postamenti di artiglieria.

- mulattiere: non percorribilidai mezzi motorizzati masolo da animali da soma,collegano fra loro gli ap-postamenti più dislocati.

Mitragliatrice Revelli Fiatmodello 1914.The Revelli Fiat machine-gun,1914 model.

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Una vecchia strada militarelungo la Via delle Alpi in tuttala sua attuale bellezza.An old military road alongthe Via delle Alpi in all itsbeauty today.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Larghezza 1,5 m pendenzaa tratti anche del 20%.

Caratteristiche costruttiveLe strade militari furonocostruite con grande abi-lità. Tutte le opere (muridi sostegno, selciature,canalizzazioni) sono inpietra locale “a secco”(cioè non legate con ce-mento). Questa tecnicanon solo assicura lo scolodelle acque, ma dà unalunga resistenza ai manu-fatti e si inserisce perfetta-mente nel paesaggio.

Per il problema dell’erosione da parte delle acque piovane,i costruttori realizzarono il piano stradale inclinato versomonte, selciando una canaletta longitudinale per convo-gliare l’acqua in appositi tombini che sottopassando la stra-da scaricano a valle l’acqua.Molti in Valle Intelvi gli esempi di strade militari realizza-te, oggi del tutto o in parte asfaltate e integrate nellanuova rete viabilistica. Vale la pena ricordarne qui alcu-ne tra le principali, in quanto ancora utili per poter acce-dere alle fortificazioni.

Strada Militare: Cernobbio - Alpe Piella - Monte BisbinoZona: versante meridionale del Monte Bisbino.Località di partenza: Rovenna (Cernobbio; 442 m).Località di arrivo: Monte Bisbino (1.325 m).Stato della strada: asfaltata; agibile da qualsiasi tipo dimacchina, è stata costruita nel 1916 con un tracciato inparte coincidente con l’antica mulattiera selciata. Lunghezza: 12 km (percorso pedonale 2 ore).Itinerari escursionistici: itinerario della Via dei Monti La-riani (I tappa).Il Monte Bisbino è punto di arrivo del Sentiero Confinalee passaggio del Sentiero Italia (tappa Piazza S. Stefano -Rifugio Prabello).Opere rilevate: - fortificazione in galleria con camminamenti sotterranei

che portano alla trincea esterna e alle postazioni per mi-tragliatrici. L’accesso riporta ancora lo stemma sabaudoed è chiuso da una cancellata;

- trincee con ricoveri in grotta e piazzole per mitragliatrice cheproteggevano il lato ovest e il lato nord della montagna;

- batteria allo scoperto formata da quattro piazzole sul latoovest delle trincee;

- batteria alla scoperto formata da quattro piazzole sul lato

Strada militare per il SassoGordona.Military road leading toSasso Gordona.

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nord a monte del terzulti-mo tornante (sopra la lo-calità Cà Bossi).

Il Monte Bisbino venneutilizzato anche come po-stazione per rilevamentoaereo; tuttora vi è instal-lata una base dell’Aero-nautica Militare che utiliz-za in parte strutture del1917.

Strada militare: Casasco- Pian d’Alpe - Pian Perla- Colma di Prabello -Sasso GordonaZona: Valle d’Intelvi; ver-sante settentrionale delSasso di Gordona.Località di partenza: Casasco.Località di arrivo: Colmadi Prabello (1.200 m).Stato della strada: da Casa-sco al Pian d’Alpe stradaasfaltata; poi sterrata agibi-le da macchine leggere fi-no al Pian Perla; poi solofuoristrada. Lunghezza: 10 km.Itinerari escursionistici:passaggio del Sentiero Ita-lia (Via dei Monti Lariani).Opere rilevate:- piazzole di due batterie al Pian d’Alpe (nord e sud) an-

cora ben conservate;- tracce di piazzole di batteria all’alpe di Casasco;- tracce di una batteria nel prato retrostante la baita di

Pian Perla.

Strada militare: Castiglione - Casasco - Bocca d’O-rimentoZona: Valle d’Intelvi; Castiglione e Casasco.Località di partenza: Castiglione.Località di arrivo: Bocca d’Orimento (1.275 m).Stato della strada: completamente asfaltata risale le pen-dici del Pizzo della Croce - Monte Orimento.Lunghezza: 12 km.Itinerari escursionistici: passo della Via dei Monti Lariani(Sentiero Italia).Strutture ricettive: Alpe Bolla, Rifugio Cristè e Rifugio allaBocca d’Orimento.

Disegno di strada militare e,sotto, il Monte Generoso vistoda Orimento.Drawing of a military road.Below: Mount Generoso seenfrom Orimento.

La difesa delle alture

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Strada militare del Mon-te Ceci o PinzernoneZona: Valle d’Osteno.Località di partenza: Ram-ponio - Verna (710 m).Località di arrivo: Monte Ce-ci o Pinzernone (1.175 m).Stato della strada: da Ver-na a Cascina Gregorianastrada asfaltata. Poi la stra-da prosegue verso PietreFesse e il Belvedere. Lunghezza: 3 km (stradasterrata del Monte Pinzer-none).Strutture ricettive: ristoran-ti nella zona turistica diCascina Gregoriana - Pie-tre Fesse.Opere rilevate:- nelle praterie di Casci-na Gregoriana resti diquattro piazzole di batte-ria;- sull’altopiano di PietreFesse due batterie, unablindata a valle e una alloscoperto a monte dellastrada in parte recintatein proprietà privata;

- lungo la strada per il Monte Ceci due batterie per untotale di otto piazzole, le prime quattro nel cuore diuna faggeta con strutture residue in pietra, le secon-de in una radura prativa al termine della strada. Sotto la vetta, osservatorio in galleria che dava su diuna linea di camminamenti.

Strada Militare Lanzo d’Intelvi - SighignolaZona: Valle d’Intelvi.Località di partenza: Lanzo d’Intelvi (892 m).Località di arrivo: Sighignola (1.302 m).Stato della strada: tutta asfaltata; di grande importanza tu-ristica. Lunghezza: 5.7 km.Strutture ricettive: albergo-ristorante alla Sighignola.Opere rilevate:- osservatorio con galleria all’ultimo tornante;- osservatorio in galleria con resti di trincee lungo la cre-

sta est (a valle dell’ultima curva prima della Sighignola);- interessanti resti di batterie e rifugi in caverna al Monte

Creggio Ovest.

Dall’alto, Pian d’Alpe, percorsoverso la vetta del Gordona, eil Rifugio Prabello.From the top: Pian d’Alpe,the trail leading to the top ofMt. Gordona, and the PrabelloRefuge.

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Strada militare: Laino -Ponna - Boffalora - Mon-te Crocione.Zona: Valle d’Osteno - co-stiera Monte di Lenno -Monte Calbiga - Monte Tre-mezzo - Monte Crocione.Località di partenza: Pon-na (870 m).Località di arrivo: MonteCrocione (1.641 m).Stato della strada: da Laino aPonna superiore e all’AlpePonna asfaltata; dall’AlpePonna alla Boffalora sterrata(aperta al traffico privato;agibile da qualsiasi tipo dimacchina) dalla Boffalora al-l’Alpe di Lenno asfaltata(macchine di piccola dimen-sione, difficoltà di parcheg-gio) dall’Alpe di Lenno soloper fuori strada fino al Rifu-gio Venini e alla batteria delColle. La strada, ora ridotta amulattiera, prosegue in costasul fianco meridionale delMonte Tremezzo fino alladorsale sud orientale delMonte Crocione.Lunghezza: km 17.Strutture ricettive: agrituri-smo all’Alpe Ponaggio; Ri-fugio Boffalora (aperturacontinuativa solo estiva);Rifugio Venini (aperturasolo festivi ed estiva).Opere rilevate:- Cascina Nigarè: tracce di

batteria blindata;- Alpe Ponaggio - Foino;

Dopo l’agriturismo di Ponaggio, sulla sinistra una ster-rata porta sotto cresta ad una batteria blindata compo-sta da quattro piazzole;

- Alpe di Ponna. Una sterrata sulla sinistra (chiusa al traf-fico privato) porta sotto cresta ad una batteria blindata;

- dalla sella dove si trova il Rifugio Venini (1.576 m) una ster-rata porta alle quattro piazzole di una batteria blindata;

- Monte Calbiga. Si raggiunge proseguendo per il sentierodopo la sterrata precedente. Visibili i resti di un osservato-rio fatto saltare durante la Seconda Guerra Mondiale.

Orimento in una foto d’epocae, sotto, la bella collocazione diOrimento vista ai giorni nostri.Orimento in a contemporaryphotograph.Below: the fine position ofOrimento as it is nowadays.

La difesa delle alture

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- Il Colle. Inizio della cresta nord ovest del Monte Tre-mezzo (1.603 m). Una sterrata si stacca dalla strada dicosta diretta verso il Crocione e si alza con un tornantecollegando le quattro piazzole di una batteria blindatacon notevoli opere di muratura.

N.B. Alla Boffalora si giunge più direttamente dalla Valled’Intelvi con la strada militare Pigra - Alpe di Colonno, inte-ramente asfaltata. Ma sull’argomento lasciamo ancora unavolta la parola al Belloni e a un eccezionale documento checi dice nome e cognome degli autori di questo tracciato.

La strada del Boffalora tra storia e cro-naca (di Luigi Mario Belloni)The Boffalora road past and present (by Luigi Mario Belloni)Nel periodo estivo sono molte le persone, specialmente diOssuccio, che salgono alla sella del Boffalora percorrendoin auto la strada militare che vi giunge da Pigra.Questa strada è parte integrante del possente sistema di-fensivo realizzato nel 1916. Per la realizzazione di questa opera vennero impiegatiquasi esclusivamente reparti della “Milizia Territoriale”composta da soldati delle classi più anziane(1874/1880), chiamata scherzosamente dai militari deireparti di linea “la Terribile”.Gli Ufficiali erano architetti e ingegneri richiamati apposi-tamente alle Armi ed anche la quasi totalità delle truppa

lavorava da borghese nelcampo edile.Personalmente ho cono-sciuto, ormai vecchi, alcuni“Territoriali” di Ossuccioche avevano lavorato aqueste fortificazioni neipressi del Passo di Sant’ Io-rio sulle montagne dell’Al-to Lago.Grazie alla cortesia di unamico, il rag. Beppe Tra-versa già Sindaco di Pon-na, ho avuto copia di duepagine del registro del Ri-fugio Boffalora, noto an-che come “Rifugio Peo”,con le firne dei tecnici mi-litari che nell’agosto del1916 avevano delineato iltracciato della strada Pigra-Calbiga.I due fogli portano rispettiva-mente le date 2 e 24 agosto

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Sopra, monumento presso ilRifugio Venini. Sotto, il RifugioVenini sul Monte Calbiga.Top: A memorial at theVenini Refuge.Below: the Venini Refuge onMount Calbiga.

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La difesa delle alture

1916 ed oltre a tramandarci inomi degli uomini che ave-vano tracciato la “Strada Mili-tare” del Boffalora, ancoraoggi valida sotto il profiloviabilistico ed ambientale,sono una testimonianza del-lo spirito che animava la Mi-lizia Territoriale.

I soldati della M.T. 3°Comp. del 46° Battaglioneaggregati al Genio del Co-mando Supremo Gruppostaccato nella formazione altracciato stradale da Pigraalla Calbiga fermatisi nel Ri-fugio Boffalora compatti aldimostrare la gratitudineverso il ben volere e tratta-mento del proprietario riconoscenti sempre, ed anche per recla-me ci firmiamo:Soldato: Geometra Marco Adolfo di Blevio.Soldati: Canneggiatori Mazza Giuseppe di Novara, Poletti Giu-seppe e Rezzonico Fiorenzo di S. Fermo Battaglia.

Nell’anno di Guerra 19162 Agosto 1916 – RifugioBoffalora

24 Agosto 1916Dopo 25 giorni di perma-nenza costì al Rifugio Bof-falora, avendo ultimate lenostre mansioni pel trac-ciato stradale Pigra-Calbi-ga, ricorrendo proprio 15mesi di richiamo alle armi,con sommo rincrescimentodobbiamo lasciare questoRifugio, anche il proprieta-rio Peo e tutta la compa-gnia che abbiamo avutoonore di conoscere.Ricordandovi perenne-mente, e non mancandoad un domani di ritornaresotto altre spoglie, di unapace futura, sperando Vittoria alla Patria nostra.Salute o Boffalora.Soldati dell’Ufficio Tecnico Militare.

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Documenti originali autografidell’epoca.Original handwrittencontemporary documents.

Tesori di Lombardia

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La guerra di trincea:testimonianze dal fronteTrench Warfare:accounts from the front

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

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In questa breve lettera che il capitano Silvestro - straordi-nario reporter - scrive al fratello, il tenente Luigi, è possi-bile leggere tutta la durezza della vita di trincea.

Zona guerra 24/11/1916

Carissimo Luigi,Sono arrivato a destinazione l’altra notte. Ieri ho visitatola nostra posizione, che occupa un fronte di 400 m. cir-ca. Un battaglione rimane in trincea per 3 giorni conse-cutivi, e gli altri 2 nella cosiddetta seconda linea, che èad un centinaio di metri dalla linea delle trincee. Questedistano da quelle avversarie dai 30 ai 50 m., ed i bersa-glieri sono a perfetto contatto di gomito.I battaglioni di seconda linea sono invece raccolti a ridossodella collina, in un migliaio di buche. È qui che l’artiglieriaavversaria spara continuamente, non arrischiandosi a di-rigere i suoi tiri sulla linea delle trincee, per la tema di dove-re colpire i suoi. Abbiamo già avuti una quarantina di ber-saglieri fuori combattimento. Non si può chiudere occhio.Le artiglierie sparano senza tregua giorno e notte, e le no-stre, poi, non tacciono mai. Razzi e proiettori, poi, funzio-nano continuamente. Uno spettacolo raccapricciante è ilcampo di battaglia: è una sola buca; proiettili di tutti i cali-bri esplosi ed inesplosi; reticolati divelti e contorti; indumen-ti di tutte le qualità; bombarde, razzi, fucili, bombe a ma-no, munizioni d’ogni sorta; elmetti, tascapani, sciabole,baionette e, quello che più impressiona, cadaveri in tutte leposizioni, per la maggior parte putrefatti!!..Anche noi ufficiali stiamo rintanati colla truppa nellestesse buche, sdraiati completamente in un fango puzzo-lente e senza potere muoverci di un sol passo. Figuratiche le stesse buche ci servono da locale da pranzo, perdormire ed anche per latrina.È da sperare, però, che questo genere di vita non continui alungo, chè sarebbe impossibile resistere e che, al massimo, do-po un mese ci diano il cambio. Le licenze per noi ufficiali so-no sospese fino a nuovo ordine. A giorni scriverò ancora. Mi trovo alla quota 144 ad ovest di Monfalcone........Un abbraccio. Ciao

Silvestro CroppiGuerra Italo - austriaca 1915-16-17.

Carso - A quota 144

Sopra, Croce al Meritoconcessa al Cap. Silvestro.A sinistra, lettera di guerra.Top: Croce al Merito awardedto Capt. Silvestro.Left: A letter written in wartime.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

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Le memorie della famiglia Croppidi San Fedele IntelviThe memories of the Croppi familyof San Fedele IntelviNella ricerca di materiale fotografico e storico per la realiz-zazione del presente lavoro sono stati rintracciati gli al-bum della Famiglia Croppi di San fedele Intelvi. Si tratta dimemorie e testimonianze inedite di eccezionale valore,spesso prodotte in diretta dal fronte. L’importanza è dovu-ta al taglio quasi giornalistico con cui tale materiale è statorealizzato, raccolto e classificato meticolosamente (congrafia inappuntabile) dalla famiglia Croppi, e anche al fat-to che ben 5 fratelli, tutti volontari, fossero impegnati con-temporaneamente sui diversi fronti di guerra. Guardando le fotografie, leggendo le lettere si ha netta la sen-

Sopra, fotografia dellafamiglia Croppi e, sotto,album fotografico.Top: The Croppi family.Below: their photo album.

La guerra di trincea: testimonianze dal fronte

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sazione della volontà di testimonianza, di comunicare anchemolto in là nel tempo cosa furono quei giorni terribili. Il valore di questi documenti è ancora intatto, a quasi unsecolo di distanza; come se anche noi, sconosciute gene-razioni successive, fossimo i destinatari di quelle lettere edi quelle fotografie.Si ringrazia la famiglia Croppi per la totale e partecipa-ta disponibilità dimostrata.La madre, Edvige Conti ved. Croppi,nata in S. Rocco Intelvi 12/11/1850, morta in S. Rocco Intelvi 30/11/1928.I fratelli:Luigi, classe 1876 – Tenente ospedale da campo 32°;Giacomo, classe 1877 - S. Tenente 47° Battaglione M. T.;Silvestro, classe 1878 - Capitano 7° Bersaglieri;Alessandro, classe 1879 - Soldato 7° Fanteria (rientratodalla Francia per arruolarsi);Cesare, classe 1881 - Soldato 65° Fanteria.

Sopra, da sinistra, i fratelliAlessandro, Silvestro e LuigiCroppi. A sinistra, in licenzaa San Rocco.Top, left to right:the Croppi brothers - Alessandro,Silvestro and Luigi.Left: on leave in San Rocco.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

La Grande Guerra secondo GaddaThe Great War according to Gadda

Dalla quiete delle trincee della Valle Intelvi all’inferno delfronte orientale: dell’Adamello, della Carnia, dell’altopianodi Asiago. Luride, fangose, popolate da topi, bisce e scara-faggi, esposte alle intemperie, quelle altre trincee costitui-rono un tale calvario per i soldati che molti di essi atten-devano con impazienza il segnale dell’assalto. L’odio per ilnemico allora si faceva ferocissimo.Ma nelle pause di odio ce n’era così poco che spesso gliitaliani uscivano dalle proprie trincee per incontrare ametà strada gli avversari, con lo scopo di scambiarsi ciboe sigarette. Il soldato italiano non era un nazionalista, etanto meno un guerrafondaio. Ma essendo soprattutto diestrazione contadina aveva un atteggiamento quasi religio-

so di fronte al dovere.Il dramma della trincea puòessere considerato tra le piùdure prove dell’umanità.Oltre alle condizioni di di-sagio fisico vi era un logo-rante disagio psicologico.Per la prima volta in Italiamolti soldati ricorsero all’u-so di alcol e droghe per af-frontare le atrocità della vitadi trincea. Ciò che facevapiù male era la consapevo-lezza che l’avversario eraprima di tutto un uomo,con diritti uguali ai propri.Si sviluppò così una solida-rietà fraterna mai vista, nonsolo tra membri dello stessoesercito, ma anche tramembri di eserciti avversari.Oltre all’amore per la pa-tria c’era, più forte, l’amoreper la vita, la paura dellamorte, la sensazione divuoto e di smarrimento.Uccidere un uomo con l’u-nico motivo della naziona-lità era inconcepibile. Moltifurono i casi di pazzia.Nelle trincee si trascorreva-no settimane, talvolta mesi.Non mancava il tempo perscrivere, o farsi scrivere daicommilitoni più istruiti,

Il macabro umorismo di unsoldato.Sotto, un momento della vitain trincea.The macabre humourof a soldier.Below: A moment of trench life.

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La guerra di trincea: testimonianze dal fronte

qualche lettera per casa.Ecco alcune righe scritte daun anonimo soldato:“Quello che fa schifo è l’o-stinazione dei giornalisti adescrivere la guerra comecosa poetica. Io non hotrovato nella guerra nientedi poetico, forse perché so-no sempre in trincea e i si-gnori “reporters” se nestanno nei lontani osserva-tori. Quando una granatascoppia in un cimitero,non si dice che i cadaveriin avanzatissima putrefa-zione volano per aria abrandelli, e appestano colpuzzo loro Dio sa quantichilometri di trincea”.Ed ecco cosa dice il gran-de scrittore Carlo EmilioGadda ufficiale degli Alpi-ni: “…Chissà quegli acquosi pancioni di ministri e di sena-tori e di generaloni come crederanno di aver provvedutoalle sorti del loro paese con i loro discorsi, le visite al fron-te, le interviste. Ma guardino, ma vedano come è calzato il5° Alpini! Ma Salandra, ma quello scemo balbuziente d’unre, ma quei deputati che “vanno a vedere le trincee” do-mandino conto a noi…”.

Storia del Battaglione Alpino“Val d’Intelvi”History of the “Val d’Intelvi”Alpine BattalionCostituito come battaglione della Milizia territoriale, il Btg.Val d’Intelvi era quasi tutto formato da Alpini lombardi,principalmente comaschi e lecchesi.Il 30 aprile del 1916 il Btg. fu decimato in un’impossibile attac-co frontale davanti ai Passi di Folgorida (m 2.939) e delle To-pette (m 2.898), durante la grande “battaglia dei ghiacciai”combattuta sull’Adamello. Ancora oggi si dibatte sull’inutilitàdi quell’attacco costato la vita di tanti giovani, voluto pare concaparbia arroganza dal colonnello Carlo Giordana.Ecco una sintesi dei fatti raccontati da diversi testimoni:“… accadde un imprevisto: i plotoni che erano avanzaticontemporaneamente verso il Passo delle Topette attacca-rono di loro iniziativa, secondo il comandante del Btg.magg. Ferrari, ingannati dal grido di “Savoia” lanciato conintenzione dall’avversario (“Savoia” era il grido con cui isoldati italiani andavano all’attacco). Gli Alpini davanti al

Sopra, soldati al fronte.Sotto, Carlo Emilio Gadda.Top: Soldiers at the front.Below: Carlo Emilio Gadda.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

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Dall’alto, i reticolati a difesadelle posizioni e obice sulfronte orientale.From the top: The defensivenetwork of the positions and ahowitzer on the eastern front.

Passo delle Topette lo avevano udito (o credettero di udir-lo) e attaccarono senza aspettare il segnale convenuto.Quindi anche gli Alpini davanti al Passo di Folgorida at-taccarono. Dal passo si scatenò un inferno di fuoco. Cosìl’attacco del Btg. Val d’Intelvi ai due passi, su quel terrenodel tutto scoperto, si dissolse davanti al fuoco dei fucili edelle mitragliatrici degli Austro-Ungarici.Il magg. Ferrari, venne ferito in modo grave; il capitanoPolin fu ucciso, colpito in pieno viso da una pallottolaesplosiva; il tenente Gulfi e l’aspirante ufficiale Rizzi ven-nero uccisi; i sottotenenti Candelori, Colonna, Mazzolenifurono feriti gravemente…”.Numerosi soldati rimasero sul ghiacciaio. Sulla loro sortela testimonianza del capitano Ildebrando Flores, che co-mandava l’artiglieria: “Cominciò a soffiare la tormenta.Credo che in tutta la guerra in pochi settori del fronte sisiano vissute ore d’angoscia come in quella malauguratasera. La morte, inesorabile, spietata si aggirò famelica suquel campo di ghiaccio e trovò compagna implacabilenella tormenta, alla quale un destino crudele volle affidareil compito di completare la distruzione di tanta gioventù.A notte alta, quando la neve caduta ebbe ricoperto ab-bondantemente i morti e i moribondi, abbreviando l’ago-nia di questi ultimi con la tortura del soffocamento, anchegli elementi si placarono”.Quanto ai feriti che riuscirono a raggiungere le infermerie,continua il capitano Flores: “Mi portai alla tenda di sanità.Era cominciato da qualche ora l’arrivo della lunga teoriadei feriti. L’amico Castelnovi e un altro dottore erano im-brattati di sangue come due macellai”.Carlo Emilio Gadda, allora sottotenente del 5° ReggimentoAlpini, eccezionale testimone del sacrificio del VaI d’InteI-vi, giudicò quello sciagurato attacco, e non fu il solo, “unerrore tattico, oltre che un errore-tipo”.Il grande scrittore ricorda così i propri commilitoni: “Gli Al-pini del battaglione Val d’Intelvi riposano sotto il manto gre-ve delle altitudini, al Passo di Folgorida, dove li vidi allinea-ti, distesa coorte, morire. Bianchissima era l’ascesa verso ilPasso: l’ultimo dei mattini d’aprile era splendidamente fulgi-do... tutto vidi il senso e il non senso segreto del nostro va-lore. Il colonnello Giordana aveva dato l’ordine di attacco; apochi metri, avevo udito le brevi parole. Aurati, iridati raggi,salivano con il mattino dalle calde valli. Bianchissima eral’ascesa verso il Passo; forse la neve già molle; e i repartid’attacco allineati, come in una sottile parata. L’esile punteg-giata diceva che il nostro valore s’era portato sotto le operenemiche, e l’ordine di attacco fu dato. Neri bersagli, comele sagome al tiro, si offrivano sulla neve alla precisione mil-limetrata dei kaiserjager. Affondavano nella neve sino al gi-nocchio, alcuni magari sino alla cintola, la mitraglia (udivo!)radeva il nevaio. Oh! Quegli uomini non discussero gli or-

La guerra di trincea: testimonianze dal fronte

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dini... adempirono agli ordini.Questo pensiero mi diceva chechi dà ordini deve dare ordinigiusti e utili, e nel comandare ilsacrificio deve essere comanda-to da una legge”. Le spoglie dicinque di quei martiri furonoviste nel settembre del 1951,nella Vedretta della Lobbia, da-vanti al Passo di Folgorida,trentacinque anni dopo l’inutilemassacro.Fu organizzata una spedizioneper il recupero. Alcuni rag-giunsero il ghiacciaio, ma l’o-perazione, a causa delle diffi-coltà, fu rinviata. Una secondaspedizione fu organizzata l’an-no dopo, in agosto, senza ri-sultato. Nello stesso mese del1952, alla vicenda dedicò unacopertina “La Domenica delCorriere” che suscitò grandeemozione: i corpi degli Alpiniapparivano ancora intatti, chiu-si nel ghiacciaio come in unsepolcro di cristallo. Da alloraquelle care spoglie non venne-ro mai più riviste.

Il duro “codice”di CadornaThe strictCadorna “code”Il codice militare di guerra, pe-na capitale inclusa, era appli-cato e fatto applicare dal gen.Cadorna con un rigore assolu-to, che rasentava la crudeltà. Moltissimi furono i soldati fuci-lati senza sufficiente motivo,spesso del tutto ingiustamente.Moltissimi anche gli ufficiali e isottufficiali morti in circostanzepoco chiare, oggi si direbbeper “fuoco amico”, quasi certa-mente per vendette.La disfatta di Caporetto puòessere collegata anche a talestato di cose.

Nella sequenza è documentato in tutta la suacrudezza il Codice Militare di guerra.In this sequence the wartime Military Code’sseverity is documented.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

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Alle spalle di Como, due erano i bastioni fortificati checontrollavano l’accesso dalla Svizzera: il Sasso Cavallasca eil Monte Bisbino, e da questi si cominciò a fortificare.Sulle pendici del Sasso Cavallasca, risalite da una bellamulattiera militare, le fortificazioni sono oggi nascoste dal-la fitta vegetazione che ricopre il Parco della Spina Verde.L’occupazione militare del Monte Bisbino avvenne nel1916 con la costruzione della strada di 12 chilometri checollegava Rovenna alla vetta e che solo per alcuni trattiandava a sovrapporsi alla vecchia mulattiera selciata.I lavori vennero affidati alla ditta Tettamanti di Como perun importo di lire 140.000. Ad opera ultimata il permes-so di transito venne concesso solo ai possessori di lascia-passare per il trasporto di legname e per il diritto di pa-scolo. Le mandrie, sorvegliate da pastori di età non infe-riore a 11 anni, non potevano comunque avvicinarsi ameno di 20 metri dalle opere militari e solo dall’alba alcrepuscolo.A nord-est del Monte Bisbino venne poi fortificata la lineadi cresta divisoria fra Italia e Svizzera trasformando in ca-pisaldi le montagne che delimitavano la Valle d’Intelvi: ilMonte Colmegnone, il Sasso Gordona, il Monte d’Orimen-to, il Monte Generoso, la Seghignola, il Monte Pinzernone,ma soprattutto la Costiera Monte di Lenno - Monte Calbiga- Monte di Tremezzo e Monte Crocione, che dava sul ba-cino del Lago di Lugano e sulla Valle di Porlezza. Una fitta

rete di strade si diramavain ogni direzione collegan-do i paesi di fondovalle(Schignano, Casasco, S. Fe-dele, Lanzo, Ramponio-Verna) alle numerose po-stazioni di batteria.Una delle più ardite partivadalle rive del Lago di Co-mo a Tremezzo e si colle-gava nei pressi della cimadel Monte Crocione aquella del Monte Tremezzodopo aver superato unosperone roccioso con unagalleria lunga 40 metri.Essendo tutte le opere mi-

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Alla scoperta dellefortificazioni in Val d’Intelvi Expedition to the Intelvi ValleyFortifications

Manifesto dell’Ufficio militare.Army office poster.

A sinistra, casermetta in vettaal Gordona.Left: Small barrack highon Mt. Gordona.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

litari della Valle d’Intelvi situate in zone vicine ai centriabitati o soggette al taglio del fieno e al pascolo, al termi-ne della guerra gli abitanti hanno poco alla volta tolto tut-te le strutture in pietra delle piazzole delle batterie, sia perrecuperare materiale da costruzione, sia per ridurre i rischiper il bestiame. Molte piazzole sono servite inoltre comebasamento di costruzioni. Altre sono state ricoperte da al-beri d’alto fusto in seguito a riforestazioni. Trincee e strut-ture collegate sono state talvolta persino utilizzate comediscariche abusive.Molte piazzole delle artiglierie si presentano così oggispesso di difficile individuazione e di interesse solo docu-mentale. Tra le eccezioni la batteria blindata situata al“Colle” tra il Monte Calbiga e il Monte Tremezzo, che perla sua posizione isolata ha conservato notevoli opere inmuratura.Oltre il solco della Valle di Porlezza, dalla Val Cavargna(Passo di San Lucio) alle valli delle Tre Pievi (Passo di S.Jorio) l’asprezza delle cime costituiva di per se stessa unabarriera naturale quasi invalicabile per cui non venne pre-disposta nessuna opera di difesa.

Inaugurazione, nel settembre2005, del Percorso L.M.Belloni alla presenza dellafiglia, Benedetta Belloni.A destra, freccia segnaletica.The September 2005Inauguration of theL.M. Belloni trail in thepresence of his daughter,Benedetta Belloni.Right: A signpost.

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Alla scoperta delle fortificazioni in Val d’Intelvi

Monte Generoso.Percorso delle Trincee L.M.Belloni Mount Generoso.The L.M.Belloni Trench TrailIl Monte Generoso (m 1.701) è la cima più alta dellaVal d’Intelvi. Per la sua posizione strategica ha avutoun ruolo molto importante nei piani difensivi dellaO.A.F.N. L’itinerario propone un’escursione alla sco-perta delle fortificazioni realizzate con mirabile capa-cità tecnica da soldati e operai, che seppero ben sfrut-tare le caratteristiche naturali del terreno per il posi-zionamento delle trincee.

Piante delle trincee delpercorso Belloni.Plan of the trenches showingthe Belloni trail.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Numerose testimonianzeriportano come militari ealpigiani fraternizzasserovolentieri, e le baite vici-ne (Gotta, Pesciò, Ori-mento) ebbero un ruoloimportante nel supportologistico ai soldati. Nel1916 queste montagnebrulicavano di vita: greg-gi, pastori, contadini emilitari. Forse proprio trala bella quiete di questimonti molti giovani cheandarono poi a moriresul fronte orientale visse-ro i loro ultimi giorni se-reni.ERSAF e Comunità Mon-tana Lario Intelvese han-no voluto dedicare que-sto “Percorso delle trin-cee” alla memoria di Lui-gi Mario Belloni.Sistemato da ERSAF nellaForesta Regionale MonteGeneroso, il percorso sisviluppa lungo il crinaleche scende dal Barco deiMontoni verso la doganadi Val Mara, ricalcando inbuona parte il tracciatodella mulattiera militaredi servizio della linea for-tificata posta a difesa delconfine, che si salda allalinea della Sighignola,sull’opposto versante del-la valle.

Descrizione itinerario (da Valmara, m 840)- Dislivello: m 485. - Tempo di percorrenza: h 4.30.- Difficoltà: facile.

Salita: Partendo da Valmara (m 480), il percorso toc-ca dodici livelli di trincee, di cui oltre metà recupe-rate, visitabili e dotate di pannelli esplicativi; incon-trando dapprima il Sasso Bovè (m 1.015) con la trin-cea vicina al cippo di confine, poi il sito militare delleBaracche (m 994), e in alto la trincea n° 8, il Posto

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Dall’alto, le Baracche e lagalleria presso il Sasso Bovè.From the top: the Hutsand the tunnel at Sasso Bovè.

Alla scoperta delle fortificazioni in Val d’Intelvi

di Comando , la piùgrande e importante del-l’itinerario, toccando infi-ne il Barco dei Montoni(m 1.350).Discesa: si può scendereall’Alpe Gotta (m 1.250),proseguire per il monu-mentale Foo di Bait (sor-gente), passare per il Foodi Paròl, sulle orme deicontrabbandieri, e tornarein Valmara.

Le fortificazioni della li-nea Sasso Bovè - Barcodei MontoniCirca a metà dello spero-ne, in posizione copertarispetto al “fuoco nemi-co”, si trova l’area delleBaracche, ideale puntodi ingresso al percorso.L’area è stata sistematacome punto di sosta; ilpannello fornisce infor-mazioni generali sullaO.A.F.N.

Trincea Sasso Bovè (n°1) Trincea con galleria(n°2)Salendo dalla Val Mara, leprime postazioni sonoquelle del Sasso Bovè,singolare risalto rocciosoche emerge dalla cresta,da cui si gode un’ampiavisuale su quel tratto diconfine italo-svizzero.Dal punto di vista strategico va sottolineata l’importan-za della trincea di Sasso Bovè, situata proprio a ridossodel cippo di confine, la quale incrociando il tiro con lefortificazioni di Monte Creggio aveva il controllo asso-luto del tratto di confine e della strada proveniente daArogno (CH).Dal punto di vista paesaggistico invece va segnalatala trincea “n° 2”, osservatorio in caverna, con quellagalleria terminante in un bel “balconcino” affacciatosu un versante tanto impervio quanto deliziosamentepittoresco.

Immagini della trincea n° 8.Pictures of trench No. 8.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Trincea 8.Postazione di comandoQuesta è forse la strutturapiù importante e com-plessa dell’intera linea di-fensiva Sasso Bovè - Bar-co dei Montoni, e rappre-senta quindi la meta prin-cipale di questo itinera-rio. Qui troviamo riassun-ta un po’ tutta la tipolo-gia delle fortificazioni. - Posto di Comando: pun-

to di riferimento e coor-dinamento di tutte lepostazioni.

- Osservatorio.- Trincea.- Riservette per munizioni- Rete di collegamento

(camminamenti).- Costruzioni per il rico-

vero del personale emagazzini.

- Appostamenti per mitra-gliatrici e altre armi au-tomatiche.

La postazione n° 8 è rag-giungibile dalla Strada

militare grazie ad un sentiero di raccordo, ricavato nelfianco della montagna. Un altro sentiero di raccordounisce la postazione superiore (la n° 9).

La traversata del Sasso Gordona Crossing Sasso Gordona•Occagno (600 m).•Colma di Binate (1.125 m).•Traversata del Sasso Gordona (1.410 m).•Colma e Rifugio Prabello (1.200 m).

Accesso: da Argegno si piega a sinistra e si risale il ver-sante orografico destro della valle del fiume Telo, si passadal Santuario di S. Anna e si giunge ad Occagno (frazionedi Schignano). Dislivello: 650 m.

Tempo di percorrenza: ore 6 per l’anello completo.Difficoltà: EE (la traversata del Sasso Gordona richiedeesperienza; è comunque da evitare dopo un periodo dipiogge che rendono scivoloso il terreno. In questo casoesiste una variante più facile che aggira la vetta).

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La trincea n° 8.Trench No. 8.

Alla scoperta delle fortificazioni in Val d’Intelvi

Punti di appoggio: RifugioPrabello della sezione diMonte Olimpino del CAI.

Periodo consigliato: dallaprimavera all’autunno.

Equipaggiamento: dimedia montagna (utili letorce).Segnaletica: bandiere avernice rosse/bianche/ros-se della Via dei Monti La-riani; con frecce direziona-li e pannelli didattici (C.M.e Consorzio Lario Intelve-se, ERSAF).

Caratteristiche: magnificasommità, ben distinta e sen-za piante, dalla strutturarocciosa molto appariscen-te, il Sasso Gordona è la ci-ma più tipica della zonaper la sua posizione isolataa cavallo tra la Valle d’Intel-vi e la svizzera Val dellaCrotta, con la sua ardita for-ma piramidale ben diversadalla calma morfologia de-gli altri rilievi della catena.Straordinaria è stata qui lacapacità dei soldati disfruttare le più propizie esuggestive conformazionirocciose (funghi di roccia,cenge, tetti strapiombanti,ecc.) per trasformarle in un vero e proprio fortilizio digrande importanza strategica, in grado di dominare sia laValle di Muggio, sia l’intero solco della Valle d’Intelvi de-limitata dalla catena Monte Calbiga - Monte Tremezzo.

Descrizione: dalla locatità Posa (segnaletica per i rifugiBinate e Prabello), si imbocca il viottolo selciato che sa-le. Dopo aver superato la diramazione che verso destraporta direttamente alla colma della Crocetta si pervienecon un ultimo ripido strappo alla Colma di Binate doveci si affaccia sulla svizzera Valle di Rema (Valle dellaCrotta).La strada continua a sinistra costeggiando una serie di edifi-ci agricoli ormai diroccati, affiancati dalle rispettive nevère.

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La vetta e la discesa del SassoGordona.The summit and descent fromSasso Gordona.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Noi prendiamo invece a destra e percorriamo il sentieroche si tiene sul versante della Valle della Crotta e che incosta pianeggia fino alla successiva Colma Crocetta e alsuo piccolo gruppo di case. Da qui, invece di imboccarela comoda strada militare che taglia il fianco settentrionaledel Sasso Gordona diretta alla colma e al Rifugio Prabello,si affronta direttamente il ripido crinale erboso e lo si risa-le tenendosi sempre sul versante della Valle della Crotta,giungendo così all’inizio della rocciosa cresta orientale delSasso Gordona.Un camminamento consente di salire alla base delle rocceprotette da una trincea in pietra e alla retrostante caser-metta ricavata sotto un grande strapiombo.Ripreso il sentiero ci si porta ad una successiva trincea. Sipassa quindi sul versante settentrionale della cresta, si toc-ca un osservatorio in muratura con feritoia rivolta verso laValle d’Intelvi e si percorre la cengia dalla quale ci si alzaad una postazione per fucilieri e al successivo osservatorioin pietra. Ripreso il sentiero sul versante meridionale, si af-fronta ora il verticale torrione finale con una ripida serie ditornanti. All’altezza di una casermetta appoggiata alla pa-

rete rocciosa, si devia sulversante settentrionale, sisupera un appostamentocon feritoie e si proseguefino all’imbocco della gal-leria lunga 50 metri chetrafora il torrione sommita-le. Alla fine essa si diramaportando a due osservatorie ad una postazione di mi-tragliatrice (per la visita émeglio essere dotati di unabuona torcia). Seguendo il sentiero chesale verso la vetta incon-triamo tre casermette, rea-lizzate sotto sporgenze na-turali di roccia sul versantenord del Monte e alcunitratti di trincea.Prendendo a destra il trac-ciato alla base della pirami-de terminale, arriviamo inbreve ad un osservatorio ingalleria che attraversa tuttala cima, consentendo diosservare al sicuro il ver-sante svizzero del monte.Ripreso il sentiero, si ri-monta anche l’ultimo pen-

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Ingresso, esterno ed internodella casermetta.External and internalentrance to the little barracks.

Alla scoperta delle fortificazioni in Val d’Intelvi

dio e si perviene alla croce, posta pochi metri più a valledella cima contraddistinta dal punto trigonometrico del-l’I.G.M. Dalla vetta (m 1.406) si gode una vista eccezionalesulla Val d’Intelvi e il centro Lago fino alla Pianura Padana.La discesa avviene lungo il versante nord occidentale dellamontagna per un sentiero attrezzato, a tratti ripido, checontempla qualche passaggio di roccia, da percorrere conattenzione. Ai piedi della fascia rocciosa si trovano tre or-dini di trincee: due più elevate e una terza più bassa, co-stituita da un alto muro in pietra che si appoggia ad untetto naturale della roccia così da formare un curioso esuggestivo camminamento coperto.Poco più a valle, all’altezza di alcuni alberi e in corrispon-denza di gradini nella roccia, il sentiero passa accanto aduna grande grotta artificiale con tre diramazioni che porta-no ad altrettanti appostamenti blindati per mitragliatrici.Più in basso, dopo il raccordo con il “sentiero basso”, sigiunge ai pascoli dell’Alpe Prabello dove sono ancora visi-bili le piazzole per l’artiglieria e una postazione in cemen-to per un cannone di piccolo calibro. Si scende tra le baite(grande esemplare di nevèra restaurata) fino alla larga in-sellatura della colma dove si trova l’edificio dell’ ex caser-ma della Guardia di Finanza oggi rifugio del CAI di MonteOlimpino.Al Pian Perla, nel prato dietro l’edificio dell’Alpe fiancheg-giato da una nevèra si trova una batteria con le prime trepiazzole con i camminamenti di accesso. La quarta in mu-ratura e in cemento è ancora ben visibile all’interno delbosco. Da qui si lascia a sinistra la strada militare che por-ta all’Alpe di Casasco e alla carrozzabile asfaltata Casasco -Lago di Cerano e si continua a destra in piano per unasterrata che passa a valle di Ca’ Tamburo fino ad un biviosegnalato, dove si devia a destra e si scende ripidamenteper un tratturo che porta tra i vicoli della frazione di Rete-gno. Da qui a destra si supera il ponte sul Torrente Telo esi raggiunge Occagno.

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Pianta dell’osservatorio ingalleria e punto IGM.Plan of the tunnel look-outand IGM post.

Camminamentie al Sasso Gordona.Communication trenchesand at Sasso Gordona.

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Dal Monte Calbiga al Monte Crocione From Mount Calbiga to Mount Crocione•Passo della Boffalora (1.252 m).•Rifugio Venini (1.576 m).•Monte Tremezzo (1.700 m).•Monte Crocione (1.641 m).•Passo della Boffalora (1.252 m).

Accesso: ad Argegno si risale la Valle d’Intelvi fino allasella di San Fedele e poi si scende a Laino nella Valle diOsteno. Qui giunti si piega a destra, si aggira il settore in-feriore della Valle di Ponna, attraversandone il torrente alponte di Laino e si arriva al bivio a monte dell’abitato. Sidevia a destra e si imbocca l’ex strada militare che nel pri-mo tratto, stretta ma asfaltata, prende quota a tornanti,mentre nel secondo, sterrata ma in buone condizioni, per-corre il versante settentrionale della valle fino a giungerealla sua testata poco a monte del Passo della Boffalora.Lungo il tragitto, all’altezza dell’Alpe Ponaggia e dell’Alpedi Ponna, due successive traverse sulla sinistra, ben visibiligrazie alla loro massicciata, portano sulla linea della dor-sale dalla quale si dominano la Valle e il Lago di Porlezza.Qui si trovavano due batterie di cui sono ancora visibili lerispettive piazzole. Ritornati al Passo della Boffalora, al ter-mine dell’escursione, si può ridiscendere in valle per lastrada più diretta e interamente asfaltata che porta a SanFedele d’Intelvi attraverso l’Alpe di Colonno e il paese diPigra. Dislivello: 200 metri dall’Alpe di Lenno; + 400 metridal Passo della Boffalora.

Tempo di percorrenza: dall’Alpe di Lenno circa due oree mezzo per l’intero giro. Partendo dalla Boffalora calcola-re un’ora in più.Difficoltà: E (Escursionistica).Punti di appoggio: agriturismo all’Alpe Ponaggio; RifugioBoffalora (apertura estiva); Rifugio Venini (apertura estivae nei giorni festivi; tel. 0344.156671).Periodo consigliato: dalla primavera all’autunno.Equipaggiamento: di media montagna.

Dall’alto, la vetta del Calbiga eil Monte Tremezzo dal MonteCrocione; le batterie sul MonteTremezzo.From the top: the summit ofMt. Calbiga and Mt. Tremezzofrom Mt. Crocione;batteries on Mt. Tremezzo.

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Alla scoperta delle fortificazioni in Val d’Intelvi

Caratteristiche: facile escursione di grande interesse pa-noramico in quanto si svolge in massima parte sulla co-stiera che separa il bacino del Lago di Como da quello delLago di Lugano e della Val Porlezza.Meta dell’itinerario è la batteria blindata del “Colle”, l’unicadella zona ad aver conservato gran parte delle sua struttu-ra originaria in pietra, ma molto interessante risulta anchel’accesso in auto lungo la strada militare della Valle diPonna.

Descrizione: giunti alla testata della Valle di Ponna ci siinnesta sulla carrozzabile proveniente dai Pigra attraversol’Alpe di Colonno e il Passo della Boffalora, poco a montedella caratteristica “bolla”. La si prende a sinistra e ci si al-za ripidamente, prima all’Alpe di Ossuccio, poi a quella diLenno dove occorre parcheggiare (1.495 m). Lo spazio adisposizione è limitato per cui nelle giornate festive è con-sigliabile lasciare la macchina alla Boffalora e percorrere apiedi questo breve tratto di strada. Dall’Alpe di Lenno siprosegue lungo la vecchia strada militare, agibile solo aimezzi fuoristrada, che tagliando in costa i fianchi meridio-nali del Monte Calbiga porta alla successiva sella tra ilMonte Calbiga e il Colle, dove si trova il Rifugio Venini(1.576 m). Alle spalle del rifugio si trova la strada di servi-zio alla soprastante batteria.Continuando sul sentiero che rimonta la cresta sud est si puòsalire sulla panoramica vetta del Monte Calbiga dove si trova-va un osservatorio distrutto durante l’ultima guerra (1.698 m).Nelle giornate limpide il panorama si estende dalle mon-tagne innevate del gruppo del Bernina a quelle del mas-siccio del Monte Rosa. Lasciata la strada che scende leg-germente ad aggirare i versanti meridionali del Monte Tre-mezzo e del Monte Crocione, si prende a sinistra quellache sale con un tornante sulla linea di cresta. Questa de-viazione serviva un’importante batteria blindata di canno-ni con quattro piazzole disposte a livelli differenti checonservano ancora notevoli opere di muratura, anche sein parte deteriorate dal tempo e dal prelievo dei materialieffettuato dai pastori. Per la sua difficoltà di accesso è l’u-nica di questo genere sopravvissuta in tutta la Valle d’lntel-vi. Dalla piazzola superiore si prende ora il filo di cresta ein breve ci si alza sulla cima del monte Tremezzo (1.700m). Da qui si scende verso la stupenda cresta per l’ultimaascesa al vicino Monte Crocione (1.641 m), vero e propriobelvedere sul Lago di Como. La sottostante strada militareera collegata alle sue rive attraverso una rotabile che parti-va da Tremezzo e superava uno sperone roccioso me-diante una galleria lunga 140 metri. Al ritorno, invece dirisalire sulla cima del Tremezzo, ci si tiene in costa, si toc-ca l’Alpe di Mezzegra e ci si innesta sull’itinerario all’altez-za del tornante della strada della batteria.

Piazzole per artiglieria eparticolare di una batteria.Artillery placements anddetail of a battery.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Vie d’accesso: da Como si percorre la SS 340 lungo lasponda occidentale del Lago, la storica e panoramica via“Regina”.

La Via dei Monti Lariani, che collega Cernobbio con Sori-co, è di gran lunga il percorso escursionistico più impor-tante di tutta la Val d’Intelvi. Nel nostro territorio l’itinera-rio lariano segue in alcuni tratti le creste montuose, of-frendo scorci panoramici di notevole suggestione e bel-lezza. Tra le numerose testimonianze di interesse storicoe culturale, oltre ai già citati resti delle fortificazioni delSasso Gordona e del Monte Generoso (recentemente ri-strutturate, con relativi itinerari tematici); di rilievo anchegli antichi fabbricati e borghi rurali, come Erbonne e Ori-mento; gli edifici a carattere votivo come il Santuariodella Madonna del Bisbino, San Zeno e la Cappella SanBernardo; infine, i siti di interesse archeologico di Er-bonne e paleontologico della Grotta dell’Orso, sempresul Generoso. Il sentiero prosegue poi in direzione delmonte Luria, per raggiungere il Rifugio Orimento e daqui fino ai monti di Tremezzo. Lungo il tracciato è possi-bile sostare ai rifugi e ai numerosi alpeggi ancora carica-ti, dove si può assistere alla tradizionale lavorazione dellatte e acquistare genuini formaggi d’alpe. Di seguito sidà una descrizione di alcuni itinerari di particolare rilie-vo toccati dal percorso dei Monti Lariani. Per una descri-zione di dettaglio di tutto il sentiero e delle sue particola-rità si rimanda alla bibliografia esistente e alla carta tema-tica disponibile presso la sede della Comunità MontanaLario Intelvese a S. Fedele Intelvi.

Monte Generoso:sulle tracce dell’orsoMount Generoso: on the trail of a bearPaesaggi a perdita d’occhio e ricca offerta naturalistica:dalle foreste di abete e faggio, acero e maggiociondolo,alla flora endemica delle Prealpi calcaree. Facilissimoscorgere sulle pendici stratificate del monte i camosci ein alto il volo del falco pellegrino. Il Monte Generoso,detto anche Calvagione, è costituito da rocce carbonati-che formatesi circa 200 milioni di anni fa ed è per questoche osservando le rocce della montagna si possono ve-dere fossili di conchiglie marine. La serie di pannelli di-

Nei dintorni.Percorsi tematici lungo la Via dei Monti LarianiIn the Surrounding Area:Themed trails along the Lake Como Mountains Way

Dall’alto, la vetta del MonteGeneroso, salita al Poncionedi Laglio e la Grotta dell’Orsonascosta dalla vegetazione.From the top: the summitof Mount Generoso, the climb toPoncione di Laglio and the Bear’sCave hidden by vegetation.

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dattici posti lungo gli itine-rari pedonali d’accesso al-la Caverna Generosa è unutile strumento informati-vo per la fruizione da par-te di ogni escursionistadella storia delle variazionigeomorfologiche, flogisti-che e faunistiche dell’areache sta attraversando.Questo percorso si snodalungo un anello che partedalla baita di Orimento epassa dall’Alpe Pesciò dimezzo, mirabile insedia-mento rurale in pietra asecco con una magnificanevèra. Un tempo qui vi-vevano nove famiglie con400 capi di bestiame. Am-miriamo con attenzione: ilsito è abbandonato e piut-tosto pericolante. Conti-nuando per il “Sentierobasso” ci troveremo in vi-sta di Orimento e, percor-rendolo fino alla spalla, si imbocca il sentiero che portaalla Caverna Generosa per una visita dello scavo paleon-tologico.

Scheda tecnica• Luogo di partenza: S. Fedele Intelvi (CO), località Alpe

d’Orimento m 1.277.• Meta: vetta Monte Generoso, m 1.701.• Dislivello: m 424.• Tempo di percorrenza: h 4 per l’intero anello.• Segnaletica: frecce direzionali.• Periodo consigliato: dalla primavera all’autunno.• Difficoltà: facile (E); la variante e la breve parte ferrata

per la vetta, non obbligatoria, sono più impegnative(EE).

Accesso e servizi:Da Argegno per la Val d’Intelvi fino a San Fedele, supe-rata la piazza centrale raggiungere il deposito bus,quindi seguire a sinistra la via Monte Generoso/per Ori-mento.Punti d’appoggio: Rifugio Alpe d’Orimento - tel.031/83.04.12.Ristorante Vetta (Svizzera) - tel. 091/ 630.51.11.www.montegeneroso.ch (con previsioni meteo locali).

Nei dintorni

L’interno della grottadell’Orso.The Bear’s Cave: interior.

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La Grotta dell’Orsofossilifero dal vivo e di poter osser-vare direttamente le modalità discavo e di recupero dei fossili deglianimali che un tempo vivevano inquest’ area.Dal punto di vista scientifico èda segnalare il rinvenimentodi manufatti attribuibili alla

cultura muste-riana e quindiall’attività del-l’uomo di Nean-derthal.Visitando la Grot-ta è possibile ap-prezzare da vici-no il minuzioso edelicato lavoro deiricercatori dell’U-niversità degli Stu-di di Milano, chenegli orari di visitafungono anche daguide.I biglietti possonoessere acquistati

presso il ristorante Vetta del Mon-te Generoso, al Comune di S. Fe-dele Intelvi e nei Rifugi di Ori-mento e Alpe Grande.

Situata sul versante italiano delMonte Generoso, la “Grotta del-l’Orso” ha custodito per millenniun importante giacimento costi-tuito da reperti dell’Orso delle ca-verne (Ursus spelaeus), che vive-va nella zona e si è estinto dacirca 20.000 anni. La Grotta,scoperta alcunianni fa, è stataaperta al pubbliconel 1999: in essasi possono vederela ricostruzionedello scheletro diun orso delle ca-verne e parecchieossa ritrovate:mandibole, crani,tibie, omeri, denti.Sette pannelli contesti in italiano etedesco, disegni efotografie comple-tano l'informazio-ne. Vista la stabi-lità e la sicurezza della Grotta èstato permesso ai turisti di visitarela cavità per avere l’eccezionalepossibilità di vedere un deposito

Orso con scheletro.Bear with skeleton.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

Valle di Gotta Il Sentiero degli sfrosatoriThe Gotta Valle.The trail of the sfrosatori(smugglers)L’itinerario proposto ci fa percorrere in salitauno dei tanti sentieri utilizzati dal contrabbando, mentre indiscesa si passa per le trincee del “Percorso Belloni”. Ilpaesaggio è austero, solcato da profondi valloni boscosidove prevale il ceduo di faggio, soprattutto nella parte in-feriore, mentre salendo si possono vedere i giovani boschidi latifoglie invadere l’ex-pascolo. La rete sentieristica ècomposta dai vecchi tracciati agro-silvo-pastorali integraticon le strade militari della Linea O.A.F.N. L’anello passa in-teramente in territorio demaniale, nel versante settentriona-le del Monte Generoso, comprendendo i bacini della Valledell’Inferno e della Valle di Gotta.

Scheda tecnicaLuogo di partenza: Lanzo d’Intelvi (CO), località DoganaValmara, m 845.Variante: S. Fedele Intelvi (CO), loc. Casermetta di MonteCristè - m 1.260.Dislivello: m 500.Tempo di percorrenza: h 4.30 per l’intero anello.Segnaletica: Frecce e pannelli didattici ERSAF.Periodo consigliato: dalla primavera all’autunno.Difficoltà: facile (E).

Accesso e servizi:Da Lanzo d’Intelvi continuare in direzione Valmara – con-fine Svizzero, fino all’incrocio con la strada che provieneda Pellio Intelvi. Sulla sinistra parte il sentiero militare conindicazioni Monte Generoso - Alpe di Gotta.Variante per chi arriva da San Fedele: lasciata l’auto al par-cheggio della Casermetta di Monte Cristè, prima di Ori-mento, prendere a destra la strada agro-silvo-pastorale indirezione Barco dei Montoni-Monte Generoso, fino ad in-crociare l’anello proposto: Sasso Bovè - Foo di Bait - Alpedi Gotta - Barco dei Montoni.Punti d’appoggio: Aree sosta “le Baracche”, “Alpe di Got-ta”, “Barco dei Montoni” Rifugio Alpe d’Orimento - tel. 031/83.04.12

Descrizione percorsoda Lanzo imbocchiamo la mulattiera militare seguendo leindicazioni per Monte Generoso e affrontiamo il trattoche sale nella Valle dell’Inferno. Dopo circa 30 minuti siarriva in località Sasso Bovè zona di confine italo/svizze-ro (provate a cercare il cippo “21B”), dove è possibile vi-sitare le prime trincee del percorso “L.M.Belloni”.

Il cippo “21B”.The “21B” cippoor frontier marker.

La nevèra di Pesciò di mezzo.Sotto, Alpe Pesciò Alto.Pesciò di mezzo’s nevèra.Below: Pesciò Alto’s high pasture.

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Nei dintorni

Proseguendo sul sentiero si raggiunge località Baracche:sito militare della linea difensiva trasformato in un’areasosta riparata con tavoli, bacheche e pannelli didattici.Dalle Baracche, punto di incrocio di diversi sentieri, siprende la pista forestale a destra che entra in piano nellaValle Bovè tra esemplari maestosi di faggio, tra cui il famo-so Foo di Parol, faggio delle parole (m 1.070), così detto acausa delle tante incisioni (parole) sulla corteccia. Leggen-da vuole che fossero i segni lasciati dai contrabbandieri percomunicare. Siamo ora nel cuore della foresta regionale:saliamo dolcemente al riparo di faggi, frassini e aceri, dovenon è raro imbattersi in camosci, cervi e caprioli. Il sentierosi addentra nella valle, attraversando piccoli canaloni late-rali con ardite passerelle in legno, fino a prendere un sen-tiero a sinistra che salendo ci porta in 10 minuti ad un’altrapianta monumentale: il Foo di Bait, faggio della baita. Fac-ciamo una piccola sosta anche per dissetarci e rifornircidell’ottima acqua presso l’unica sorgente che incontreremolungo il tragitto. Da qui proseguiamo lungo la pista foresta-le fino all’alpeggio di Gotta, dove c’è un’area di sosta (m1.246) e, con un po’ di fortuna e silenzio, possiamo ammi-rare sul limitare del bosco il pascolo dei camosci. Si riprende la marcia, salendo in direzione del Barco deiMontoni (m 1.352). Dalla sbarra procediamo dritti sulla stra-da per arrivare in 5 minuti ad un bolla di abbeverata, puntodi partenza del percorso per chi decide di partire da SanFedele Intelvi - Orimento. Da qui si prende il sentiero a si-nistra scollinando il crinale, per scendere nella valle dell’In-ferno in un suggestivo bosco di maggiociondolo. Come in-dicato dalle frecce, la discesa avviene lungo la strada milita-re, toccando otto livelli di trincee. Continuiamo quindi la di-scesa verso le Baracche, dove si chiuderà l’anello, per poiripercorrere il sentiero che scende fino a Lanzo.

Valle Intelvi: la “Via delle Alpi”Intelvi Valley:The Alpine WayItinerario alla scoperta della realtà agricola epastorale delle Prealpi Lombarde. Il paesaggioè movimentato, con spazi aperti, utilizzaticome pascoli estivi per il bestiame, e porzionia bosco, per la maggior parte faggete, con particelle di rim-boschimenti di conifere. Interessante l’ingente patrimoniodi edilizia rurale, con tipologie costruttive originali.•Luogo di partenza: Schignano (CO), località Posa m 840•Meta: Monte Comana, m 1.210 (variante Sasso Gordona:

m 1.406).•Dislivello: m 370 (+ variante Sasso Gordona m 275).•Tempo di percorrenza: h 3.30 per l’anello (+ h 2 per il

Sasso Gordona).•Segnaletica: Frecce e pannelli didattici ERSAF.•Periodo consigliato: dalla primavera all’autunno.

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Dall’alto, Alpe di Gotta eun camoscio in posa per ilfotografo.From the top: Alpe di Gottaand a chamois posing for itsphoto.

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

•Difficoltà: facile (E); impegnativa (EE) la variante delSasso Gordona.

Accesso e serviziVie d’accesso: Da Schignano salire verso la frazione Posa,;alla fraz. Perla possiamo deviare per l’Alpe regionale diBedolo, con una bella area di sosta all’ombra di frondosicastagni.Punti d’appoggio:Agriturismo all’Alpe Comana tel. 339/69.31.902.Rifugio CAI Cantù alla Colma di Binate, tel. 338/16.51.953- 031/711.810.Rifugio Prabello sotto il Sasso Gordona, tel. 031/83.19.05.

Descrizione itinerarioDalla frazione Posa di Schignano (m 840), seguiamo lefrecce della “Via delle Alpi”, che ci accompagneranno pertutto il percorso. Imbocchiamo la mulattiera per l’Alpe Na-va e poi seguiamo il sentiero che dopo un lungo tratto nelbosco, giunge all’Alpe Nava (m 950). Prendendo a sinistrala pista che sale verso Comana, giungiamo in cima all’am-pio pascolo dove troviamo l’edificio detto “Comitti”.Quiarea di sosta per gli escursionisti. Proseguendo oltre il fab-bricato giungiamo ad un bivio, dove saliamo a destra ver-so l’alpe Comana. Usciti dal bosco giungiamo in cima aldosso che domina la conca dell’Alpe Comana (m 1.100),angolo idilliaco con accanto il caratteristico laghetto. Scen-diamo all’Alpe e, prima di proseguire per l’alpe Carolza,riprendiamo la salita sul versante opposto del pascolo, indirezione del Monte Comana (m 1.210); la deviazione (h0.40 fra andata e ritorno), è raccomandata per il grandiosopanorama che si gode dalla cima.Tornati a Comana, seguiamo la strada verso l’alpe Carolza;entrati nella faggeta troviamo un’altra deviazione (freccia asinistra) per il Roccolo del Messo (m 1153, h 0.45 A/R).L’edificio, adibito un tempo alla cattura degli uccelli, è an-cora in discreto stato. Tornati sulla strada Comana-Carolza, proseguiamo a sini-stra fino ad uscire dalla faggeta e raggiungiamo l’insedia-mento dell’Alpe Carolza (m 1.056). Superiamo l’Alpe e lasua graziosa area di sosta per entrare nel bosco, a montedei fabbricati; con un percorso a saliscendi giungiamo alnucleo di Treviglio (m 1.056). Prendiamo a sinistra l’ertamulattiera che ci porta in dieci minuti alla Colma di Binate(m 1.131), dove, comodamente seduti sui tavoli vicino al-l’antica nevera in degrado, godiamo di una stupenda vistasulla Valle di Binate e su un tratto della Via dei Monti La-riani, dal Bisbino al Sasso Gordona. Da qui si può tornarea Treviglio e scendere lungo la mulattiera direttamente aPosa, chiudendo così l’anello. I più sportivi invece posso-no proseguire per la vetta del Sasso Gordona.

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Dall’alto, la colma diSchignano, la baita Comittiprima della ristrutturazioneeseguita da ERSAF e l’AlpeComana con il Sasso Gordonasullo sfondo.From the top: the Schignanopass, the Comitti mountain hutbefore it was rebuilt by ERSAFand the Comana high pastre,Sasso Gordona in thebackground.

Cartine

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Inquadramento generale

La Via delle Alpie le trincee

del Sasso Gordona

Sentieridel MonteGeneroso

Fortificazionidel Monte Calbiga

Fortificazionidel

Monte Bisbino

Cerano d’IntelviArgegno

Lanzo d’IntelviPellio

Ponna

San Fedele d’Intelvi

SchignanoErbonne

Brienno

Laglio

Moltrasio

Cernobbio

Casasco d’Intelvi

Castiglione d’Intelvi

Le fortificazioni della Val d’Intelvi

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La Via delle Alpi e le trincee del Sasso Gordona

Cartine

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

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Fortificazioni del Monte Calbiga

Cartine

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Le fortificazioni della Val d’Intelvi

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Fortificazioni del Monte Bisbino

Cartine

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Sentieri del Monte Generoso

English version

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The trenches, a heritage to be conserved (page 13)Luigi Mario Belloni, architect, university teacher, Lieutenant in the Alpini, born inMilan in 1927. In 1957 he moved to Ossuccio, opposite the Isola Comacina. Hedirected restoration work on the Como area’s most important historical monuments,to preserve this heritage for future generations: the San Maurizio Oratory inPorlezza, the Crypt in Gravedona’s parish church of San Vincenzo and therestoration of Baradello. He died in Ossuccio on 31 August 2004.

A historical-typological analysis of the OAFN structure(by Luigi Mario Belloni) (page 14)During the First World War it became necessary to defend upper Lake Como as partof the overall defence of Northern Lombardy to cut off the invasion route fromupper Lake Como to Milan, assuming there might be an invasion by the Germanarmy from the neutral territory of the Swiss Confederation. On 8 March 1917 the Occupazione Avanzata Frontiera Nord Command was set up:thus was born one of the most unified and complex military structures of themodern era.Today of the entire fortified complex there still remain, to be seen in the mountainarea, the buildings for stores, the remains of artillery placements, refuges for thetroops (fifaus), ammunition dumps (riservette), communication trenches, look-outs,heavy machine-gun posts and above all the roads leading to the fortifications, whichare still mostly passable.Taken together these works are a rare example of a fortified structure of the period,and are of great interest both from an architectural and structural standpoint and inenvironmental terms: especially admirable in that they in no way altered the landscape.

The Great War: a Synopsis (page 19)The First World War originated in the struggle between the great powers forhegemony in Europe and, through their colonies, throughout the world. Initially, itwas a struggle between the Central Empires: The Austro-Hungarian Empire andGermany against the nations of the Entente: France, Great Britain and Russia.August 1914 saw, for the first time in history, the entire world engaged in a single war.

The Main Phases of the War (page 21)1915: Italy enters the conflictHaving obtained nothing concrete from Austria in exchange for her neutrality, on 26April 1915 Italy signed the London Agreement and thus committed herself toentering the war and obtaining, if victorious, the Trentino and Trieste, consideredthe “unredeemed” territories still held by Austria, Istria and part of Dalmatia. On 24 October 1917 Cadorna’s troops were ovverrun at Caporetto 1918: Victory.In November 1918 the War ended for Italy as well, with the conquest of Trento andTrieste though with extremely high loss of life.

The Fortifications of the Val d’IntelviThe natural and military historyof some relics of the First World War

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The Defensive Measuresalong the Swiss Border during the 1915-1918 War (page 25)Italy feared an enemy offensive designed to reach the industrial area of Milan bycrossing Switzerland, which would have procured the double advantage of strikingits productive capacity and circumventing the army positioned in the east. Work on the defences commenced in 1916. War was declared on Germany on 27August 1916.Only in recent years has it come to light that the neutral Swiss had created acorresponding highly secret line of defence, which was maintained in full order,armed and efficient, until 2000.

The Ceresio-Lario sector of the Cadorna Line or O.A.F.N. (page 26)The Ceresio-Lario sector, which runs from Como to Menaggio through the mountainarea of the Val d’Intelvi, was one of the most important sectors of the entire line ofdefence. In fact this sector joined the Verbano-Ceresio sector at the closest point tothe Lombardy plain and thus to Milan.The primary objective of the whole sector was shelling the dam-bridge at Melide onLake Ceresio, the only road and rail link with Lugano in Swiss territory andoccupying Mount Generoso in defence of and support of the Sighignola.

So much work for a useless achievement - or rather,an indispensable one. (page 28)The “Cadorna Line” was never brought into use, yet the country inherited a densenetwork of intercommunicating ways, which can still be traversed and permit easyexcursions of historical and environmental interest while reaching undoubtedlyimpressive fortifications. The entire Cadorna Line or O.A.F.N., second in importance only to the FrenchMaginot Line, during the First World War, saw not a single shot fired. Was it then a useless achievement? Not exactly: the O.A.F.N. produced a cost whichwould certainly have been saved if the work had not been so indispensable. Wemust therefore presume that the line of defence along the Swiss frontier wasconsidered vital, even if its purpose was only to deter attacks.Summarising the works undertaken, here are some figures giving an idea of howmassive the operation was: - 72 Km (45 miles) of trenches;- 88 battery emplacements, of which 11 in caves;- 25,000 sqm (250,000 sq ft) of embankments;- 296 km (185 miles) of roads;- 398 km (250 miles) of cart - and mule-tracks.

The Defence of the Heights (page 31)Kinds of fortifications (page 31)The structure of a defensive position at altitude includes: a military road givingaccess, lines of trenches with artillery and machine-gun posts; covered communicationtrenches connecting with the dugouts holding replacements and reserves.

Trenches and communication trenches: the military function (page 32)The First World War fought on the Italo - Austrian front was a war of position. Tohold the position a trench was dug, that is, a kind of channel in which soldiers wereposted to defend their posts, protected from enemy fire. In front of the trench

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barbed-wire coils and barriers known as “cavalli di Frisia”[Frisian horses] were laidto hinder the advance of enemy troops. In the middle was the wire that had to becut before an attack, placing those charged with this task in great peril.

The Construction of a Trench (page 32)Trenches were first dug in the ground or carved out of rock, and were between 1.25and 1.60 metres (4 to 6 ft) wide and 1.80 metres (7 ft) deep, with a stone platform1.30 metres (4 ft) high to enable firing. Digging was done in pairs: one man dugwith a pick and the other shovelled. The walls of the trench were built of dry-stonesgathered on the spot, and were about 50 cm (20 ins) thick. Worthy of note is thearchitectural taste that emerges from the works of the Ceresio-Lario stretch of theOAFN. The enjoyment and skill of the designers and builders of these structures isevident, and over time they have become “memories in stone”: sinuous lines andsimple, finely rounded corners.

Connecting trenches (page 33)The trenches were almost always built in separate sections, and were connected bycommunication trenches linking the various parts of the defences, which affordedtroop changes and the necessary supplies of food and ammunition, as well as therapid transport away from the action of the wounded, safe passage.

Machine-gun posts (page 34)The tactical function of these posts was fundamental: to protect the flanks of themountain against the advance of enemy forces. These posts were generally armedwith Revelli Fiat 1914 model machine-guns weighing 38.5 Kg (about 80 lbs) each andmounted on a tripod, capable of firing to a distance of 500 metres (about 1,600 ft).

The Italian Revelli Fiat machine-gun, 1914 model (page 34)This weapon was a protagonist of First World War battles; its main feature was themagazine. A switch made it possible to fire in continuous bursts or intermittentlyonly. The firing speed reached 500 shots per minute.

The military roads serving the O.A.F.N. (page 35)Construction characteristics (page 36)These military roads were built with great skill. The work was entirely in localdry-stone (i.e., not bound with cement). This technique not only permits good drainage,it also ensures long-lasting structures and blends perfectly into the landscape.

Trench Warfare:Accounts from the Front (page 43)The experience of trench warfare is probably one of man’s toughest trials. The loveof country was not stronger than the love of life, the fear death, the sense of thevoid and the feeling of bewilderment. To kill another man solely on the grounds ofhis nationality was inconceivable. There were many cases of insanity.Here are some lines written by an anonymous soldier: “What really disgusts me isthe journalists’ determination to describe war poetically. I have found nothingpoetical in war, perhaps because I am always in a trench and the “reporters” aredistant observers. When a shell bursts in a cemetery, no one tells of the extremelyputrified corpses that fly through the air in pieces and make God knows how manymiles of trenches stink.”

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The Memoirs of the Croppi Familyof San Fedele Intelvi (page 44)While searching for photographic and historical material for this book, we cameacross the photo albums of the Croppi Family of San fedele Intelvi. Looking at thephotographs, reading the letters, we had the clear impression of the will to bear wit-ness, to tell people of future times what those terrible days were like.The value of these documents is still intact, nearly a century later; just as if we too -unknown future generations - were the recipients of these letters and photographs.

History of the “Val d’Intelvi”Alpine Battalion (page 47)This battalion was founded as part of the territorial Militia. The Val d’Intelvi Battaliojwas almost entirely made up of Lombard Alpini, mostly from Como and Lecco.On 30 April 1916 the Battalion was decimated in an impossible frontal attack beforethe Folgorida Pass (2,939 metres - 9,500 ft) and the Topette Pass (2,898 metres - 9,360 ft),during the great “battle of the glaciers” fought on Mount Adamello. Still todaypeople discuss the futile nature of that assault, which cost the lives of so many youngmen and was willed with obstinate arrogance by one Colonel Carlo Giordana.The following is a summary of the events provided by several witnesses:“From the pass a hell of firing was let loose. Thus the assault of the Val d’IntelviBattalion on the two passes dissolved in a hail of Austrian rifle and machine-gun fireon that completely coverless terrain. Numerous soldiers were left lying on theglacier”. What became of them was recounted by Captain Ildebrando Flores, whocommanded the artillery: “A blizzard began to blow. I believe that in few sectors ofthe entire war was such anguish felt as we felt that terrible evening. Inexorable,pitiless death hungrily ranged over that field of ice and found an implacablecompanion in the blizzard, to which cruel fate assigned the task of completing thedestruction of so many young men. In the middle of the night, when the snow hadabundantly covered the deqd and the dying - shortening the death throes of thelatter with the torture of suffocation - the elements calmed down too”.

Expedition to the Intelvi Valley Fortifications (page 51)

Mount Generoso.The L.M.Belloni Trench Trail (page 53)Mount Generoso (1,701 metres - 5,500 ft) is the highest peak of the Val d’Intelvi.Given its strategic position, it had a very important role in the defensive strategy ofthe Cadorna Line or O.A.F.N.This itinerary suggests an excursion to explore the fortifications built with greattechnical skill by soldiers and workmen, who showed their skill in exploiting thenatural characteristics of the terrain when positioning the trenches.Perhaps in the tranquillity of these mountains many young men who went to die onthe eastern front passed their last happy hours.ERSAF and the Comunità Montana Lario Intelvese dedicated this “Trail of the tren-ches” to the memory of Luigi Mario Belloni.

The Sasso Bovè Trench (No.1)and the Trench with a tunnel (No.2) (page 55)Climbing from Val Mara, the first positions we encounter are those of the SassoBovè (1,013 metres - 3,270 ft), a singular rock outcrop emerging from the crest,which affords an wide view on this stretch of the Swiss border.The strategic importance of this trench of Sasso Bovè should be noted: it lies rightby the border marker, and crossing its fire with that of the defences of Mount

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Creggio it enjoyed complete control of this section of the frontier and the roadcoming from Arogno in Switzerland.Trench No. 2 is more noteworthy from the point of view of the landscape: there is acave look-out and there is a tunnel terminating in a balcony overlooking a slope asimpassable as it is deliciously picturesque.

In the Surrounding Area:Themed Trails along the Lake Como Mountain Way (page 62)The Lake Como Mountain Way runs from Cernobbio to Sorico and is by a widemargin the most important walk of the entire Val d’Intelvi. In our territory the LakeComo itinerary follows some of the mountain crests and offers remarkably impressiveand beautiful views.Among the numerous features of historical and cultural interest, as well as the SassoGordona and Mount Generoso fortifications (recently rebuilt, with related themedtrails) are the ancient buildings and country hamlets (borghi) like Erbonne andOrimento; the votive buildings like the Sanctuary of the Madonna del Bisbino, SanZeno and the Saint Bernard chapel; lastly, the archeological site in Erbonne and thepaleontological site of the Grotta dell’Orso or Bear’s Cave, also on Mount Generoso.Below some especially important itineraries touched by the Lake Como MountainWay are described.You should consult the books and thematic map available at the offices of theComunità Montana Lario Intelvese in San Fedele Intelvi.

Mount Generoso: on the trail of a bear (page 62)These are landscapes as far as the eye can see and full of fauna and flora. Chamoisare easy to spot on the stratified slopes of the Mountain, and looking up the flightof the peregrine falcon.Mount Generoso is made of carbonatic rocks that formed about 200 million yearsago: for this reason it is possible to find fossils of sea-shells in its rock.The information panels sited along the itineraries for walkers to access the CavernaGenerosa are a useful source of information on the history of the area you arewalking through. This trail is a ring that starts at the Orimento mountain hut andfollows the lower path to the shoulder, where you take the route to the CavernaGenerosa to visit the paleontological excavation.

Valle di Gotta.The Trail of the sfrosatori (smugglers) (page 64)This itinerary climbs one of the many trails used for smuggling; descending we passthe trenches of the “Belloni Trail”. The network of paths comprises ancient farmers’and foresters’ tracks, supplemented by the military roads of the Cadorna Line orO.A.F.N.The ring is entirely on public land, on the northern slope of Mount Generoso, com-prising the Valle dell’Inferno and Valle di Gotta basins.

Intelvi Valley: the “Alpine Way” (page 65)This itinerary explores the life of farmers and shepherds in the Lombard Prealps.The landscape is undulating, with open spaces or clearings used as summer pasturefor livestock, and areas of woodland, mostly ash, with some conifer reafforestation.The vast heritage of rural architecture is interesting and there are several originalbuilding techniques to be seen.

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Roberto Corbella, Le fortificazioni della linea Cadornatra Lago Maggiore e Ceresio, Guide Macchione Editore,Varese 1998

Giancarlo Corbellini, Sui sentieri della grande guerra inLombardia, Regione Lombardia - DG Attività Produttive- 1999

G. Corbellini, V. Giardinieri, Studio per l’individuazionedei percorsi viabilistici e delle strutture militari dellaPrima Guerra Mondiale in Lombardia, AziendaRegionale Foreste, 1997

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Alberto Redaelli, Morte sul Ghiacciaio, Il massacro delBtg. “Val d’Intelvi”, a cura del GruppoAlpini di Borgosatollo (BS) - 2004

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G.Rochat, G. Massobrio, Breve storia dell’esercito italiano,Einaudi 1978

Articoli e studi dell’Arch. Luigi Mario Belloni

Walter Belotti, Dallo Stelvio al Garda alla scoperta deimanufatti della Prima Guerra Mondiale, RegioneLombardia - DG Culture, Identità e Autonomie dellaLombardia 2004

AA.VV., La Guerra di pietra. Il Percorso delle trincee “L.M. Belloni”, ERSAF e Regione Lombardia DG Agricoltura2005

AA.VV., Passi nel Bosco, ERSAF e Regione LombardiaDG Agricoltura 2005

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BibliografiaBibliography

•Comunità MontanaLario Intelvesevia Roma, 922028 San Fedeli Intelvi(Como) tel. 031/830.741fax 031/831.740www.lariointelvese.it

•Comune diPellio Intelvi (Como)via Lanfranconi, 34tel. 031/830.202

•Ufficio informazioniSan Fedele d’Intelvi(estivo)tel. 031/832.498

•Ufficio InformazioniLanzo d’Intelvic/o Palazzo Comunaletel. 031/840143

•ERSAFEnte Regionaleper i Servizi all’Agricolturae alle ForesteSede di Leccotel. 02/67404.451www.ersaf.lombardia.itwww.forestedavivere.it

Numeri utiliUseful numbers


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