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I LIOCORNI - Edisco€¦ · Con lo sguardo rivolto al passato, recente ma anche molto lon-tano,...

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I L I O C O R N I

L a g i o i a d i l e g g e r e , i l p i a c e r e d i c a p i r e

“Ai giorni nostri, quando la lette-

ratura è prossima a smarrire il proprio

indirizzo e il raccontare le novelle sta

diventando un’arte dimenticata, i ragaz-

zi sono i lettori ideali.”

Isaac Bashevis Singer

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APPUNTI DI VIAGGIO

Metafore letterarie sul tema del Viaggio

tra Avventura e Ricerca Interiore

A cura diBice Serafini

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In copertina: Lyonel Feininger, Barche a vela (1929).

Apparato didattico: Bice SerafiniRedazione: Luisa VardieroImpaginazione: C.G.M. s.r.l.Progetto grafico: Manuela Piacenti

L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibilecomunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni e inesattezze nella citazionedelle fonti dei brani, illustrazioni e fotografie riprodotti nel presente volume.

È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasimezzo, compreso stampe, copie fotostatiche, microfilm e memorizzazione elettronicase non autorizzata. L’editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a ripro-durre una porzione non superiore ad un decimo del presente volume. Le richiestevanno inoltrate presso la Casa Editrice.

Tutti i diritti riservati

Copyright© Edisco EditriceTorino - 10128 - Via Pastrengo 28Tel. 011.54.78.80 - Fax 011.51.75.396E-mail [email protected]

Stampato presso: Officine Grafiche Editoriali Zeppegno - TorinoRistampa

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P R E S E N T A Z I O N E D E L L A C O L L A N A

La collana “I Liocorni” è stata studiata con grande attenzioneper far crescere il piacere della lettura e contribuire in modo positivoalla formazione culturale e letteraria, con la consapevolezza che pro-porre dei testi di lettura a un pubblico di giovani è impresa davveroardua, innanzitutto perché un’esperienza negativa per un giovanepuò essere decisiva e rischia di gettare un’ombra lunga sul suo futurodi lettore o divenire addirittura la causa del suo allontanamento defi-nitivo e irreversibile dal libro.

I testi che propone la collana sono tutti “classici”, che hannosignificato, per motivi diversi, un momento importante nella storiadella letteratura e che, anche per questo, hanno una “tenuta” com-provata; sono testi che, debitamente interrogati, continuano a daremolte risposte attuali e accattivanti. In tal modo, salvaguardando ilpiacere della lettura, ci si può avvicinare a opere significative, a temidi grande rilevanza letteraria, ad autori non solo italiani ma di tutte leletterature, ponendo così fondamenta ben salde per quell’edificioculturale che, nel tempo, sarà destinato a consolidarsi.

Con lo sguardo rivolto al passato, recente ma anche molto lon-tano, sono stati scelti quei testi di narrativa con un forte potere diseduzione soprattutto per un giovane studente; essi, infatti, sono uninvito a percorrere gli universi della fantasia, in un mondo popolatoda creature fantasiose, come il liocorno, create dalla grande letteratu-ra di tutti i tempi: un mondo molto lontano, che i ragazzi frequenta-no con gioia, di cui conoscono regole e leggi, modalità e caratteri e incui si muovono con grande disinvoltura e destrezza.

Spesse volte di questi testi gli studenti possiedono già una cono-scenza “indiretta”, perché a loro si sono ispirati il cinema o la televi-sione, che li hanno trasposti sul grande o piccolo schermo; si trattacosì di compiere un’azione a ritroso, per recuperare la fonte diretta,per andare alla sorgente e potere appropriarsi in modo personale diun patrimonio letterario a nostra disposizione, senza più accontentar-si di letture parziali o già reinterpretate da altri. Questa operazioneavrà il sapore della scoperta, sarà ricca di piacevoli sorprese e avràuna grande valenza culturale.

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■ INTRODUZIONE 9

I. RICERCA E CONOSCENZA

Cristoforo Colombo - TERRA! TERRA! 17

■ SCHEDE DIDATTICHE 23

Anonimo - ALLA RICERCA DELL’IMMORTALITÀ 29

■ SCHEDE DIDATTICHE 37

Jules Verne - IL NAUTILUS 43

■ SCHEDE DIDATTICHE 55

Edmondo De Amicis - L’IMBARCO DEGLI EMIGRANTI 61

■ SCHEDE DIDATTICHE 69

II. LA FUGA

Miguel de Cervantes - CHI ERA DON CHISCIOTTE? 77

■ SCHEDE DIDATTICHE 93

Leonardo Sciascia - IL MISTERO DI MAJORANA 99

■ SCHEDE DIDATTICHE 113

Sibilla Aleramo - VIA DA CASA 121

■ SCHEDE DIDATTICHE 129

Cristobel Mattinglej - ASMIR DI SARAJEVO 133

■ SCHEDE DIDATTICHE 145

Italo Svevo - IL FUMO 149

■ SCHEDE DIDATTICHE 159

Italo Calvino - LA FUGA DI PIN 165

■ SCHEDE DIDATTICHE 175

I N D I C E

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III. L’APPRODO

Herman Melville - L’ULTIMO GIORNO DI CACCIA 181

■ SCHEDE DIDATTICHE 195

Giovanni Verga - L’ADDIO DI ’NTONI 199

■ SCHEDE DIDATTICHE 207

Luigi Ciotti - FUORI DAL TUNNEL 211

■ SCHEDE DIDATTICHE 219

IV. NEL MONDO DELLA FANTASIA

Jonathan Swift - UN VIAGGIO A BROBDINGNAG 225

■ SCHEDE DIDATTICHE 239

Artur Clarke - DIALOGO CON HAL 241

■ SCHEDE DIDATTICHE 249

Ray Bradbury - UN INCONTRO NELLA NOTTE 253

■ SCHEDE DIDATTICHE 263

Jack London - PER AMORE DI UN UOMO 265

■ SCHEDE DIDATTICHE 275

Gianni Rodari - IL GIOVANE GAMBERO 277

■ SCHEDE DIDATTICHE 281

Roberto Piumini - UNA FAMOSA SINFONIA 285

■ SCHEDE DIDATTICHE 289

V. IL RITORNO

Maria Rigoni Stern - IL RITONO DI GIACOMO 295

■ SCHEDE DIDATTICHE 303

Primo Levi - VERSO CASA 307

■ SCHEDE DIDATTICHE 317

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L’uomo e il viaggio ■

Uomo e viaggio: si possono scindere i due concetti? A noisembra che parlare del viaggio non rapportato all’essenza dell’uomodia di esso un significato anomalo o quanto meno parziale, e siamoconvinti che uomo e viaggio siano le due parti di un binomio che hacaratterizzato l’evoluzione dell’umanità.

E invero potremmo cominciare dalla lettura biblica di Noè edella sua arca: come è strano che, a partire da un diluvio universalelungo le sponde del Mediterraneo, l’arca di Noè venga ritrovata– come molti ritengono – sul monte Ararat.

Potremmo poi continuare con lo straordinario esodo degliEbrei, guidati da Mosè per raggiungere la Terra Promessa. Si potreb-be quindi proseguire con innumerevoli altri viaggi che hanno segna-to la storia dell’uomo, ma quello che da essi emerge, come datocostante, è che, fin dall’antichità, al concetto di “viaggio” fu spessoassociata la figura non dell’uomo qualunque, ma dell’uomo-eroe.Nella mitologia, infatti, si legge che Giasone, per avere il magicovello d’oro, prezzo da pagare per la conquista del trono, è dispostoad affrontare pericoli e avversità; che Ercole, come punizione asse-gnata dal re Euristeo per avere ucciso in un momento di follia leproprie figlie, deve errare per mare e per monti, affrontare impreseimpossibili; infine che Gilgamesh è disposto a tutto pur di avere l’im-mortalità o l’eterna giovinezza. E l’elenco potrebbe continuare finoad arrivare ai giorni nostri.

Abbiamo parlato di “eroi-viaggiatori”. Perché l’idea del “viag-gio” non è stata quasi mai disgiunta dalla figura dell’Eroe? Per capirel’origine di tale concetto, bisogna risalire all’antica Grecia, quando ilviaggiare rappresentava “un’avventura” irta di pericoli e avversità,che si giustificava solo con il bisogno di procurarsi beni di prima

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I N T R O D U Z I O N E ■

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necessità. I territori lontani e i mari erano allora in gran parte ine-splorati e pochi erano allora disposti ad affrontare insidie e rischi;solo uomini audaci (gli eroi) osavano oltrepassare i confini delmondo sconosciuto; Giasone, infatti, dovette andare nella Colchide,terra lontana del Caucaso, “agli estremi confini della terra”, comeritenevano allora i Greci.

Il viaggio degli antichi eroi presenta elementi che si ripetonopuntuali nella narrazione, quali il mare, la montagna, il bosco, ele-menti non casuali, ma emblematici.

Il mare era, presso gli antichi Greci, il centro del mondo (equindi della conoscenza); essi erano disposti ad affrontare tempestee pirati pur di trovare libero sfogo ai commerci. Eppure la navigazio-ne a quel tempo era tutt’altro che facile, se si considera che i marinainon usavano ancora la bussola ed erano costretti a viaggiare di gior-no per orientarsi con il sole; che disponevano o di imbarcazionimolto piccole, poco adatte a superare tempeste, o troppo grosse,quelle da carico, lente nel muoversi; era tutt’altro che raro che ilviaggio finisse con un naufragio. “Navigare” significava “rischiare”, fuper questo che i “piloti coraggiosi” furono pochi.

Ciononostante, grazie allo spirito d’intraprendenza di questipochi, al loro desiderio di “viaggiare” sfidando l’ignoto, incremen-tando la loro conoscenza, migliorarono anche i mezzi di cui si servi-vano, fino al punto di avere comandanti di notevole abilità che riu-scirono a prevalere in numerose battaglie navali tra cui, la più famo-sa, quella di Salamina.

Abbiamo parlato anche di “montagna” impervia, come secon-do elemento-ostacolo da cui il viaggio non poteva prescindere. Lasua presenza non è accidentale; essa è da rapportare al fatto che,intanto, costituisce l’ottanta per cento dei rilievi della Grecia, e lasua presenza rendeva le comunicazioni difficili, ancora di più se sipensa che gli unici mezzi di spostamento erano gli asini e i muli. L’o-stacolo “montagna” restava quindi una meta difficile da raggiungeree superare, ed una perenne sfida alla conoscenza e al desiderio dimovimento dell’uomo. Qualche volta tale meta era perfino “irrag-giungibile”, e per tale motivo essa arrivò ad essere considerata lasede fisica degli dei (il Monte Olimpo).

Oltre alla montagna e al mare, a rendere pericoloso il viaggioc’era anche la presenza del bosco, dove un tempo si avventuravanosolo venditori, artigiani ambulanti, pastori e qualche cacciatore.

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Anche il bosco, con la sua carica di mistero e di pericolo, si arricchìdi significati sovrannaturali e fu ritenuto sede di divinità come il dioPan, Apollo, Diana.

Infine, c’era un altro elemento determinante nella considera-zione della “pericolosità” del viaggio: la mancanza di informazionicerte e dettagliate dei luoghi in forma documentale, relative allageografia, all’ortografia e alla topografia. I pochi viaggiatori dove -vano calcolare le distanze sulla base di “giorni di marcia” o di “navi-gazione”.

L’Atlantico era quasi sconosciuto ai Greci, dato il limite delmondo costituito dalle “Colonne d’Ercole” (odierno stretto di Gibil-terra), e i geografi negavano che la Terra fosse circondata dall’ocea-no; le terre lontane, quindi, erano per loro lande desertiche e disabi-tate.

Dal 1400 il viaggio diventa conquista di conoscenza, e il croni-sta registra gli aspetti diversi delle civiltà incontrate. I primi esplora-tori (Marco Polo, Colombo) annotano le loro esperienze nei loro“Diari”, al fine di informare il lettore (che spesso era il sovrano o unpersonaggio importante). Ma, insieme a tale tipo di notizie, essiesprimono la meraviglia e lo stupore di trovarsi di fronte a realtàdiverse da quelle da loro conosciute.

Il bisogno di viaggiare è cresciuto assieme all’uomo. Esso nonsi è fermato alla ricerca e alla conoscenza di mondi nuovi e scono-sciuti, ma ha rappresentato, via via, qualcosa di più profondo: lafuga dell’uomo dai “confini” del reale, dalle sue costrizioni; egli èpronto ad affrontare i rischi del mare, o ad “annegare” nell’enigma,o ad attraversare esperienze “traumatiche” (vedi ’Ntoni nei Malavo-

glia) che lo portano lontano dagli affetti, per poi ritornare da doveè partito.

Ma il viaggio per l’uomo è anche “desiderio di fantasticare” inmondi come quello della fiaba, dell’avventura, degli animali, delleparole e, perché no, in quello dello spazio extraterrestre. Perchénella storia dell’umanità ne è passata di acqua sotto i ponti! L’uomo,infatti, non si è accontentato di esplorare le terre e i mari, ma harivolto la sua attenzione alle stelle, attraverso l’evolversi della scienzae della tecnologia, è arrivato al “viaggio spaziale”: dinanzi ai suoiocchi si sono profilati sconfinati orizzonti e nuovi “viaggi”.

E se Ulisse veniva incantato, sedotto e rapito nel mare tra Scil-la e Cariddi, provando sensazioni meravigliose e contrastanti, non di

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diverso genere sono certamente state le sensazioni provate daAmstrong camminando sulla luna, quando l’uomo ha finalmenteraggiunto quel “mare del silenzio” che era stata la meta di un altrogrande sognatore-viaggiatore, Jules Verne.

Sorge così il “sogno infinito” di scrittori come Asimov e ArthurClarke, il quale osa oltrepassare la “porta delle stelle” (vedi 2001:Odissea nello spazio) per ritrovarsi in uno spazio cosmico nuovo estraordinario, lontano secoli-luce dalla terra. “Il solo modo di dimo-strare i limiti del possibile – egli dice – è di superarli e di entrare nel-l’impossibile”, e l’uomo continua nella sua ricerca, frutto della suainquietudine e della sua sete di conoscenza. Quando questa si fer-merà? Forse mai. Ma quell’Eroe di cui abbiamo parlato all’inizio,quella personalità “eccezionale” ha, oltre al desiderio di conoscere,anche la legittima aspirazione del ritorno alle origini e agli affetti,perché essi sono le sue radici, forse l’essenza della sua anima.

E infine Ulisse, tra gli “eroi-viaggiatori” il viaggiatore per eccel-lenza. Egli osò andare oltre le colonne d’Ercole, sfidando tempeste eavversità, dei e uomini. Il prezzo pagato per la sua audacia furonodieci anni di peregrinazioni. Questo eroe coincide troppo con lafigura dell’uomo, con i suoi problemi e i suoi desideri. Egli è divenu-to un “modello” universale a cui si sono ispirati molti scrittori, per-ché rappresenta la vita umana in tutte le sue fasi; egli ama, combatte,soffre, si rallegra, tende inganni ma è a sua volta ingannato, è fortema ha anche “debolezze” proprie dell’animo umano. Alla fineOmero (nell’Odissea) lo fa tornare nella “sua Itaca”: egli ha termina-to il suo “percorso circolare”, lo stesso che noi abbiamo cercato ditracciare nel nostro “itinerario”: l’uomo torna alle sue radici, nei luo-ghi dove è nato.

Quale “Ulisse” è più vicino alla sensibilità dell’uomo di oggi?Quello dantesco, spirito titanico, pronto a sfidare tutto e tutti per lasua sete di conoscenza, oppure quello omerico, l’eroe del ritorno? Anostro parere ci si può identificare nell’uno e nell’altro, perché“Ulisse” è ciascuno di noi.

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L’apparato didattico

Il percorso didattico, proposto alla fine di ogni lettura, non intende obbligare

il docente alla specifica attività né tantomeno sostituirlo. Esso si presenta

quale suggerimento, una ipotesi di analisi e ricerca.

La parte Leggere e capire fornisce alcune informazioni sul contesto storico-

letterario cui appartengono gli autori di questa antologia, con attenzione al

ruolo che molti di essi hanno svolto, con la loro opera, nell’ambito letterario di

appartenenza.

La sezione Approfondimenti, non sempre presente, contiene in alcuni casi

informazioni su generi letterari; in altri spiega la genesi di un’opera rispetto

alla biografia di uno scrittore, oppure riporta episodi legati alla sua formazio-

ne. Le Tecniche narrative, accluse ai primi racconti, introducono nozioni

essenziali per avviare il discente all’analisi strutturale dei testi.

La parte Lavoriamo sul testo richiama l’attenzione sui Meccanismi nar-rativi dei racconti; guida poi il discente alla comprensione delle vicende nar-

rate (Analisi del testo), allo studio dei Personaggi, all’analisi dei Luoghie tempi della narrazione. La voce Linguaggio e comunicazione offre

spunti per osservazioni stilistico-espressive.

Correda l’apparato didattico la sezione Invito alla ricerca e produzionecon spunti per approfondimenti sul tema della lettura o su altri a questo cor-

relati e tracce per la produzione scritta degli alunni.

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R ICERCA E CONOSCENZA

Cristoforo Colombo - TERRA! TERRA!Anonimo - ALLA RICERCA DELL’IMMORTALITÀJules Verne - IL NAUTILUSEdmondo De Amicis - L’IMBARCO DEGLI EMIGRANTI

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Cristoforo Colombo

TERRA! TERRA!■

Il diario di bordo di Colombo costituisce un documento importanteper chiunque voglia seguire, passo passo, il viaggio delle tre caravelle. Egliannotava di notte quel che era successo durante il giorno, e di giornoquello che era accaduto di notte, disegnando una vera e propria cartanautica del suo viaggio. Purtroppo buona parte del diario è andata per-duta; ma per fortuna un amico dei figli di Colombo, Bartolomè de Las Ca-sas, ne riassunse le parti mancanti e ricopiò fedelmente quelle rimaste.

Cristoforo Colombo (1451-1506) era figlio di un lanaiolo. L’inte-resse per il mare lo spinse a Lisbona, e a Madera sposò la figlia di un na-vigatore. Trascorse molti anni tra viaggi e studi sulle scienze marine. Pro-pose l’idea del suo viaggio verso le Indie dapprima a Genova e al Porto-gallo, ma, respinto da questi, offrì il progetto ai sovrani di Spagna, iquali, dopo un’attesa di otto anni, acconsentirono. Partì con tre caravelleda Palos, il 3 agosto 1492, e il 12 ottobre arrivò all’isola di Guanahani,da lui chiamata San Salvador. Fece poi altri tre viaggi e toccò Dominica,Portorico, Giamaica, Trinidad e l’Orinoco. Tornato in Spagna, fu deni-grato da chi cercava di affossare l’impresa da lui compiuta. Morì in mise-ria, convinto di aver raggiunto le isole orientali dell’Asia, ignaro di averscoperto un nuovo continente, l’America.

da cristoforo colombo, Giornale di bordo, Bompiani, Milano, 1939

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Anonimo, La regina Isabella, Madrid, Museo del Prado

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L’Ammiraglio navigò verso Ovest Sud Ovest. Ebberomare grosso più che in tutto il viaggio non avessero avuto.Videro alcune procellarie1 e un giunco verde passare vicinoalla nave.

Gli uomini della caravella2 Pinta scorsero una canna eun bastone, pescarono un altro bastone lavorato, a quel chepareva, col ferro, e videro ancora un pezzo di canna, ederba diversa dalla solita e che nasce in terra, e una tavoletta.Anche quelli della caravella Niña videro altri segni di terra eun tronco di spino carico di frutti rossi. Con questi indizitutti si sentirono sollevati e allegri.

In questo giorno, fino al tramonto, percorsero 27 le-ghe3.

Dopo il tramonto l’Ammiraglio tornò alla sua rottad’Occidente. Correvano a 12 miglia4 all’ora, e fino alle 2dopo mezzanotte avevano fatto 90 miglia, ossia 22 leghe emezza; e poiché la caravella Pinta era più veloce delle altredue caravelle, e precedeva l’Ammiraglio, così trovò terra efece i segnali che l’Ammiraglio aveva ordinato.

Questa terra vide per primo un marinaio che si chia-

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1 procellarie: uccelli che volano sui mari anche in burrasca.2 caravella: piccola nave con vistosi castelli a poppa e a prua, con tre alberi ebompresso, e a vele quadre.3 lega: unità di misura di lunghezza variabile.4 miglio: misura corrispondente a 1852 m. esatti.

Giovedì, Venerdi 11-12 Ottobre

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mava Rodrigo da Triana, sebbene l’Ammiraglio, alle 10 dinotte, stando sul castello di poppa, avesse visto una luce. Perquanto la cosa fosse tanto vaga che non osò affermare chefosse terra, pure chiamò Pero Gutiérrez, credenziere5 del Re,e gli disse che gli pareva una luce e che anch’egli guardasse,e così fece quegli, e la vide; lo stesso disse a Rodrigo Sánchezdi Segovia, che il Re e la Regina avevano mandato sull’Ar-mata come ispettore, il quale nulla vide perché non si trovavain luogo da dove potesse vederla. Dopo che l’Ammiraglioaveva parlato, quella luce fu vista una volta o due; ed eracome una candeluccia di cera che si alzava e si abbassava, ciòche tuttavia sarebbe parso a ben pochi esser indizio di terra;ma l’Ammiraglio tuttavia fu certo di trovarsi prossimo ad essa.

Per lo che, quando gli uomini dissero la Salve Regina,che tutti i marinai costumano recitare e cantare a modoloro, e tutti fanno silenzio, l’Ammiraglio li pregò e consigliòdi far buona guardia sul castello di prua e di far attenzioneall’apparir della terra, e al primo che gli dicesse di vederterra farebbe subito il dono di un giubbone di seta, senzapregiudizio delle altre ricompense che i Sovrani avevan pro-messo, e cioè dieci mila maravedís6 di pensione perpetua.

Alle due dopo la mezzanotte apparve la terra dallaquale eran lontani due leghe circa. Ammainarono tutte levele e avanzarono solo col trevo, che è la vela maggioresenza coltellacci7, e si posero in panna8, temporeggiandofino al nuovo giorno, venerdì, quando giunsero ad una Iso-letta delle Lucaie che nella lingua degli Indiani si chiamavaGuanahaní.

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5 credenziere: dispensiere.6 maravedis: antica moneta degli stati iberici.7 coltellacci: vele trapezoidali che si aggiungono a ciascuno dei 2 lati della veladi gabbia per accrescerne la superficie.8 in panna: posizione di arresto in mare di un veliero, ottenuta con una de-terminata posizione delle vele.

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Videro tosto gente ignuda, e l’Ammiraglio si avviò aterra con la barca armata, in compagnia di Martín AlonsoPinzón e di Vicente Yañez suo fratello, che era capitanodella Niña. L’Ammiraglio spiegò la bandiera reale e i duecapitani brandirono due bandiere con la croce verde chel’Ammiraglio recava in tutti i navigli come insegna e cheavevano una F e una Y, e sopra ad ogni lettera una corona,una da una parte e l’altra dall’altra della croce. Sbarcati chefurono, videro alberi verdissimi, molte acque e frutti di di-versa specie.

L’Ammiraglio chiamò i due capitani e gli altri cheerano saltati a terra, e Rodrigo d’Escobedo, notaio di tuttal’Armata, e Rodrigo Sánchez di Segovia, e disse loro che glifacessero fede e testimonianza come egli in presenza di tuttiprendeva possesso, come infatti prese, della detta Isola peril re e per la Regina suoi Signori, facendo le proteste di di-ritto come più diffusamente si legge negli atti che colà fu-rono redatti per iscritto.

Subito si radunò in quel punto molta gente dell’Isola.Queste che seguono sono parole testuali dell’Ammiraglioda lui scritte nel libro della sua prima navigazione e sco-perta di queste Indie.

“Io”, egli dice, “conosciuto che ebbi che era gente laquale meglio si sarebbe salvata e convertita alla nostra santaReligione con l’amore che con la forza, allo scopo di farceliamici regalai ad alcuni di loro alcuni berretti rossi e coron-cine di vetro che si mettevano al collo e altre cosette diversedi poco valore, di che ebbero molto piacere; e tanto diven-nero nostri amici che era una meraviglia. Essi, poi, venivanonuotando alle barche dei navigli, dove noi stavamo, e ci por-tavano pappagalli, filo di cotone in gomitoli, zagaglie9 etante altre cose, le quali scambiavano con altre che noi da-vamo loro come perline di vetro e sonagli. Insomma, tutto

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9 zagaglie: armi simili alle lance.

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prendevano e davano di buona volontà; ma mi parve chefosse gente molto sprovvista di ogni cosa.

Vanno tutti nudi come la madre li partorì, compresele donne, e una di queste era assai giovane. E tutti quelli cheio vidi eran giovanissimi, ché non ne scorsi alcuno che fossedi età superiore ai 30 anni, e son tutti assai ben fatti, bellis-simi di corpo e di graziosa fisionomia. Hanno i capelligrossi, quasi come i crini della coda dei cavalli, corti e ca-denti sulle ciglia, salvo qualche ciuffo che gettano indietro econservano lunghi senza mai accorciarli. Taluni si dipin-gono di grigio (e questi son del color dei Canariani, né neri,né bianchi), altri di bianco, o di rosso o d’altro colore; ta-luni si dipingono la faccia, altri tutto il corpo, o solo gli oc-chi, o solo il naso.

Non portano armi, e nemmeno le conoscono: mostrailoro le spade ed essi prendendole per la parte del taglio, perignoranza si tagliavano. Non hanno alcuna specie di ferro.Le loro zagaglie sono certe verghe senza ferro, alcune dellequali recano all’estremità un dente di pesce, e altre uncorpo duro di qualsiasi specie. Generalmente sono di bellastatura, di graziosi movimenti e ben fatti.

Alcuni ne vidi che recavano tracce di ferite sul corpo,e chiesi loro a forza di gesti che cosa significassero quei se-gni; ed essi mi fecero capire come in quella loro terra venis-sero genti da altre Isole vicine con l’intenzione di catturarli,e come si difendessero. E io credetti e credo che giunganoqui dalla Terraferma per prenderli e ridurli in ischiavitù.Debbono essere buoni servitori e ingegnosi, perché osservoche ripetono presto tutto quello che io dico loro, e ritengoanche che possano diventare agevolmente cristiani, poichémi pare che non appartengano a nessuna setta. Piacendo aNostro Signore, quando partirò di qui prenderò con me seidi questi uomini per condurli alle Altezze Vostre, affinchéimparino a parlare [il castigliano]. In quest’Isola non ho vi-sto animali di nessuna specie, salvo pappagalli”. Questesono tutte parole dell’Ammiraglio.

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TERRA! TERRA!

L E G G E R E E C A P I R E

Il diario

II l Giornale di bordo di Colombo faparte del genere letterario delDiario. Esso è una forma di testonarrativo con il quale l’autore re-gistra, giorno per giorno, episodi,osservazioni e impressioni. Chiscrive il diario non si rivolge aun’altra persona o a un pubblicodi lettori, ma a se stesso, per fer-mare nello scritto ciò che altri-menti dimenticherebbe. È perque sto che ogni pagina del diarioreca la data.

Il diario (dal latino dies, gior-no) è un testo speciale, cioè priva-to, personale e segreto, oltre chelibero, e la sua libertà deriva dalfatto che la distanza tra gli avveni-menti e la loro narrazione è mini-ma: si scrive a “caldo”; quindi neldiario emittente e destinatario so-no la stessa persona. Ciononostan-te accade spesso che chi scrive siinventa un interlocutore a cui dàun nome preciso e a cui confida isuoi segreti.

Le finalità del diario possono

essere di vario tipo: 1) serve a sfo-garsi per trovare consolazione adelusioni, problemi irrisolti, in-comprensioni; 2) registra nellamemoria scritta ogni avvenimentoo sensazione: ciò consente, anchedopo molti anni, di ricostruire lapropria storia, facendo raffrontitra il “prima” e il “dopo”; 3) ana-lizza il proprio io, cercando di fareil punto della situazione sul pro-prio carattere e sui propri com-portamenti; 4) prende nota, oltreche dei fatti privati, anche di even-ti importanti di cui si è testimoni,e di cui si vuole lasciare traccia. IlGiornale di bordo di Colombo faparte di quest’ultimo tipo.

Gli elementi ricorrenti che ca-ratterizzano il diario sono:

a) Suddivisione in pagine obrani, in ognuno dei quali appaio-no: giorno, mese, anno e a volteanche l’ora. b) Formule colloquia-li di saluto come “ciao”, “caro dia-rio”, abbreviazioni a volte cono-sciute solo da chi scrive. c) Rispet-to dell’ordine cronologico dei fat-ti. d) Modo di scrivere immediato,colloquiale. Il fatto di scrivere fattiche sono noti al destinatario (cheè l’autore stesso), permette di ser-

A P P R O F O N D I M E N T I

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virsi di un linguaggio semplice econcreto, dal registro informale:risulta quindi un linguaggio confrasi sospese, con ripetizioni, ingergo, e a volte spezzettato perl’inserirsi improvviso, in seno alracconto, di un pensiero, di unostato d’animo. e) Tempi dei verbial presente o al passato prossimo(in quanto c’è un rapporto di con-temporaneità tra l’avvenimento ela sua registrazione scritta).

Da quanto è stato detto sul dia-rio, emerge che esso, pur non es-sendo destinato alla lettura di unpubblico, tuttavia non è un coa-

cervo di pensieri alla rinfusa, marispetta alcune caratteristiche bendefinite. Possiamo tracciare sche-maticamente il suo modello nar-rativo nel seguente modo:

a) Dati informativi; b) formuladi apertura (che insieme ai pre-cedenti costituisce l’antefatto); c)parte centrale (o sviluppo del -l’azione); d) parte conclusiva (oepilogo).

Naturalmente va precisato chenon sempre gli elementi del mo-dello narrativo sopra esposto sonotutti presenti, né tanto meno losono nell’ordine tracciato.

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TERRA! TERRA!

Il narratore

Nel brano che hai appena fini-to di leggere sono interessanti lafunzione del Narratore e la “messaa fuoco” della narrazione, cioè lascelta da parte del narratore delpunto di vista da cui raccontare lastoria. A questo proposito ricordia-mo che il narratore (o Voce nar-rante) può essere interno o esternorispetto alla storia che racconta.Egli è interno se in qualche manie-ra partecipa alla storia come testi-mone o come protagonista (e ciòaccade quan do la narrazione è inprima persona, ad esempio, se loscrittore narra la storia della sua vi-ta); esterno quando non partecipain alcun modo alla narrazione (e

ciò accade quando la narrazione èin terza persona). Nel caso del nar-ratore “interno” c’è da fare un’ul-teriore distinzione: la voce narran-te che parla dell’avvenimento è pro-tagonista al momento in cui raccon-ta il fatto, mentre l’io che ha vissu-to o ha assistito al fatto è protago-nista nel momento in cui lo vive(l’Io Personaggio). Se la distanzatemporale tra il narrante e il perso-naggio narrato è minima, allora icambiamenti rispetto al modo digiudicare i fatti sono minimi e idue aspetti dello stesso personag-gio (Io narrante e Io narrato e per-sonaggio) finiscono col coincidere;mentre invece le cose cambianocompletamente se la distanza ègrande: infatti il lungo tempo cheintercorre tra il fatto realmente ac-caduto e la sua narrazione fa sì chesi determinino dei cambiamenti.

T E C N I C H E N A R R A T I V E

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La focalizzazione

Il narratore, quando raccontauna storia, sceglie un punto di vi-sta con cui narrarla. Esso può es-sere di tre tipi: a) Focalizzazione(o punto di vista) interna: quandoil narratore ne sa quanto il/i per-sonaggio/i e ne adotta il punto divista. Tale scelta può essere costan-te in tutta la narrazione e allora siparlerà di Focalizzazione internafissa (quando un personaggio rac-conta la propria storia); potrà in-vece cambiare se adotterà il puntodi vista di un personaggio o piùpersonaggi e allora si parlerà diFocalizzazione interna variabile.

b) Focalizzazione esterna:quan do il narratore ne sa menodei personaggi e non adotta alcunpunto di vista; in tal caso il narra-tore racconta gli avvenimenti inmodo imparziale e oggettivo.

c) Focalizzazione zero: quandoil narratore è onnisciente, cioè nesa più dei personaggi e può quin-di adottare i punti di vista che piùpreferisce; allora anticiperà o tor-nerà indietro nello spazio e neltempo, per attirare il lettore, siacreando suspence sia chiarendoalcuni avvenimenti.

I modi del discorso

Collegato con il punto di vistaè il modo in cui possono essere ri-feriti sentimenti e parole dei per-sonaggi. Tra i principali modi ri-cordiamo:

1) Discorso diretto: il narrato-re riferisce, sotto forma di dialo-go, le parole nel modo identicocon cui i personaggi le pronuncia-no. Manca, qui, la mediazione delnarratore.

2) Discorso indiretto: il narra-tore riferisce le parole dei perso-naggi in modo indiretto, facendo-le precedere da verbi come “dire,pensare, ritenere”.

3) Discorso indiretto libero: ilnarratore riferisce con precisionepensieri e parole dei personaggi,eliminando o sottintendendo ver-bi come “dire, pensare, ritenere,ecc.” e non fa uso di virgolette.C’è qui la sua mediazione.

L’incipit

Le prime due parole del diariodi Colombo dell’11-12 ottobre, di-cono: “Terra! Terra!”. Esse sonogià una chiave interpretativa dellanarrazione.

L’inizio di ogni racconto èsempre molto importante. Pavese,nel suo Diario, affermava: “Scrittala prima riga di un racconto è giàtutto scelto, e lo stile e il tono e lapiega dei fatti”. Infatti per noi let-tori, già l’inizio preannuncia l’ar-gomento, il tono e a volte la con-clusione. Tre sono i modelli prin-cipali a cui può rifarsi l’“incipit”:1) Quello “classico” (diffuso nel-l’Ottocento) che dà informazionisu luoghi, tempi e personaggi; 2)quello che trasferisce il lettore inmezzo alla storia imprigionandobruscamente la sua attenzione e

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L AV O R I A MO S U L T E S T O

Modelli narrativi

Ricostruisci il modello narrativo del Giornale di bordo di Colombo, in-dividuando i punti nodali attraverso cui si svolge la narrazione. Scrivi,a fianco di ogni sezione, la situazione che la caratterizza: (l’esercizioè già avviato)

1. Situazione iniziale data .............................................

2. .............................. formula di apertura ...................

3. ..............................

coinvolgendolo; 3) quello che siriferisce direttamente alla conclu-sione e che quindi verrà spiegatonel corso del racconto.

I personaggi

Altro aspetto importante delGiornale di bordo è la presentazio-ne-descrizione degli abitanti del-l’isola in cui Colombo sbarca. Essidiventano, via via, i veri personag-gi del racconto. Che cos’è un per-sonaggio? È un essere (individuo,animale, oggetto) fittizio, creatocioè dalla fantasia dello scrittore.Esso va analizzato sulla base siadelle sue azioni e funzioni (ciòche fa), cioè come attante (moto-re che avvia l’azione), sia delle sue

qualità (ciò che è). Il personaggionon è la persona reale, anche sene riproduce le stesse caratteristi-che; inoltre non è necessariamen-te un elemento umano, ma puòessere o un concetto astratto o ad-dirittura una virtù o un vizio per-sonificato. Il personaggio è il ful-cro della narrazione. Esso può es-sere presentato dal narratore o daun altro personaggio, oppure puòpresentarsi da solo (autoritratto).La sua presentazione è direttaquando il narratore informa diret-tamente il lettore sulle caratteristi-che del personaggio (aspetto fisi-co, psicologico); è indiretta quan-do tali informazioni sono desuntedal lettore attraverso le azioni cheil personaggio compie.

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L A V O R I A M O S U L T E S T O

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Personaggi

1. Quali sono i personaggi più importanti e quali quelli seconda ri?...................................................................................................................2. Che cosa s’intende per “protagonista”? .............................................3. Che cosa s’intende per “personaggio secondario”? ...........................4. Come appaiono i marinai durante la navigazione? Sono stanchi edisillusi o pieni di speranze? ...................................................................Perché? .....................................................................................................5. Qual è lo stato d’animo di Colombo durante il viaggio? ......................................................................................................................................È uguale a quello dell’equipaggio o diver so? .........................................Perché? .....................................................................................................6. Ricostruisci i personaggi degli isolani tenendo conto di: aspetto fi-sico, condizione sociale, sentimenti, carattere.

Linguaggio e comunicazione

1. Qual è il ruolo del narratore nel Giornale di bordo? Egli è interno oesterno? ....................................................................................................Qual è il suo punto di vista? Esso è lo stesso in tutto il brano? .................................................................................................................................Motiva la tua risposta.2. Nella prima parte il narratore, nel riferire parole e sentimenti deipersonaggi, usa un modo di raccontare diverso dalla seconda parte.Perché? Che cosa è cambiato nel racconto? ..........................................3. Le parole dell’inizio: “Terra! Terra!” a quale dei tre modeli di In-cipit si avvicinano? ...................................................................................C’è una precisa volontà del narratore nello scegliere questo Incipit?...................................................................................................................Perché? .....................................................................................................

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