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1143
Primaedizioneebook:febbraio2016
©2016NewtonComptoneditoris.r.l.Roma,Casellapostale6214ISBN978-88-541-9030-6
www.newtoncompton.com
RealizzazioneacuradiLibrofficina
ArtDirection:SebastianoBarcaroliImmaginedicopertinaeprogettografico:©DavideNadalin/NerveDesign
G.L.Barone
ImanoscrittiperdutidegliIlluminati
Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengonoviolentementecontestate;terzo:vengonoaccettatedandolecomeevidenti.
ARTHURSCHOPENHAUER
Iluoghidell’AnticoTestamento
1.MonteArarat,dovetoccòterral’arcadiNoè2.GanEden,meglionotocomeGiardinodell’Eden3.Meidan,oggipaludidell’AdjiChay4.Babele(Babilonia)5.Sidone,dimoradiIzebel6.SodomaeGomorraIsraeleoggi:A.GerusalemmeB.TelAvivC.GazaCityD.StrisciadiGaza,territoripalestinesisottocontrollomilitareisraelianoE.Cisgiordania,territoricontesiooccupati
BasediricercaGenARTIFSitoA
1.Sezione1,LaSerra2.Hangar1-63.Building1elaboratoridiricerca4.Alloggidelpersonale5.Pistadiatterraggio
6.IngressoOvest,entrataprincipale7.IngressoB8.Gate/Torredicontrollo
Notastorica
Secondo la tradizione biblica, Methuselah, meglio noto come Matusalemme – discendente di
AdamoenonnodiNoè–morìall’etàdinovecentosessantanoveanni,settegiorniprimadeldiluviouniversale.NonostantepiùTestiSacri sianoconcordinel considerare ilPatriarcacome l’uomopiù longevo
della storia, lamaggiorpartedegli studiosi ritieneche la traduzionedeiversidellaGenesi chehapermessodicalcolarelasuaetàsiaerrata.Peralcunivisarebberogrossolanierroridovutiallatrasposizionedaltestoaramaicoalgreco,per
altri semplici sviste da attribuire agli amanuensi o a maldestri tentativi di correggere sbagliprecedenti.Anche ipiù fervidicredenti ritengonoche iversi sull’etàdiMatusalemmeabbianounafortevalenzasimbolica,echequindinonsiacorrettoattribuirgliunsensopuramenteletterale.Eseinvecenonvifossealcuneerrore?Eseunuomofosserealmentevissutoperquasiunmillennio?
Prologo
StellaRosatinonsieramaitrovatafacciaafacciaconlamorte.Finoaquelmomento.Mentreuna
lacrimalesolcavalaguancia,ebbelacertezzachelasuaoraeraarrivata.L’uomo le infilzò nuovamente l’ago nel braccio. Lei provò a muoversi, ma senza successo.
Avrebbevolutoopporsi,manonpoteva.Era sdraiata su una lastra d’acciaio gelida, in una grande stanza avvolta nella penombra. Polsi e
caviglie erano immobilizzati con legacci di cuoio e attorno alla bocca era fissato un oggettocilindrico che non le consentiva di urlare. Tremava, e le sembrava che il suo cuore martellassedirettamenteneitimpani.Fissòilsuoaguzzino,inpiediaccantoalei:avevaunvisopallido,scavatoedominatodadueocchi
ferini.Simuoveva lentamente,conunamacabracalmache lemetteva ibrividi.Stavaarmeggiandoconlaflebo.Ancora.«Fai la brava», sussurrò beffardo, con accento del Nord Europa. «C’è un piccolo cambio di
programma».Stelladistolselosguardo.Nonsapevadovesitrovasseenonriuscivaaricordaredaquantotempo
eralì.Ledroghecheleeranostatesomministrateleavevanofattoperderelacognizionedeltempo.Cercò di concentrare i suoi pensieri altrove: la sua unica certezza era la fila di neon bianchi e
abbaglianti, tesi sopradi lei, che laaccecavano.Oltre lacampanadi luce,con lacodadell’occhio,vedeva un grande spazio vuoto che si perdeva nell’oscurità. Non c’era nessuno, anche se inlontananzasisentivanorumoridipassievoci.Sulfondodellocaleriuscivaadistinguereiriflessidiunagrandevetrataeoltre,forse,unaportascorrevole.Non ricordava con esattezza come fosse arrivata lì,ma aveva bene impresso ilmomento in cui
avevaapertogliocchi.L’ombrasfuocatacheadessoeraaccantoaleisieramaterializzatadalnulla,avevastrettoilegaccieleavevatagliatounbraccioconqualcosadiappuntito.Leiavevaprovatoaurlare,madallasuagolaerafuoriuscitosolounrantolomuto.Poi,l’uomoleavevafattouncennoconledita:un“due”accompagnatodaunsorrisogelido.Quellapartelaricordavaallaperfezione,ladeadline,lalineadinonritorno,sarebbearrivataalla
siringanumero“tre”.Quantotempoerapassatodaallora?Nonlosapevaconprecisione,maconogniprobabilitàtroppo.
Puressendounmagistratocheavevaachefareognigiornoconicriminipiùefferati,nonavevamaipensatoauneventocomequello.Esoprattuttononavevamaipensatoallamorte.Maadessoeracertacheilsuomomentofossearrivato.Terrorizzata, cercò di osservare ilmacchinario al quale era collegata: un dispositivo elettronico
grosso come un lettore blu-ray, con led luminosi e varie file di pulsanti. Una serie di tubicinitrasparenti fuoriuscivano dal retro e nella parte superiore erano sistemate alcune boccette simili agrossesiringhe.Ciòcheleinteressavaperòerailpiccolotimerchesegnavaleoreeiminutichelerestavano da vivere. L’ultima volta che glielo avevanomostrato indicava quarantatréminuti. E daalloraerapassatomoltotempo…“Quantomanca?”,avrebbevolutodomandare,madallasuaboccanonuscivaalcunsuono.Primadi
quelmomento,inunattimodilucidità–dovutoprobabilmentealsopirsidell’effettodell’anestetico–
erariuscitaamuovereunamano.“Nonèpoicosìstretto”,sieradetta,roteandoilpolsoall’internodel legaccio.Maappenaavevaprovatoa far scorrere ilbraccio le forze l’avevanoabbandonatadinuovo.Eadesso era lì, nuovamente lucida.Sedavverodovevamorire, nonvolevadarsi pervinta senza
combattere.«Tiascolto»,dissed’untrattoilsuoaguzzino,portandosilamanoall’orecchio.«Perché?».Stella roteò le iridi.L’uomosispostòdallasuaposizioneepoisussurrònuovamentequalcosaal
microfono.Era il momento. Non avrebbe avuto un’altra occasione. Il nuovo anestetico non aveva ancora
cominciatoascorrerenellafleboel’effettodelvecchiodovevaessereterminato.Eraperforzacosì,perchéitaglisuipolsiavevanoricominciatoafarlemale.Provò amuovere le dita. Fece un respiro profondo e con sua stessa sorpresa riuscì a serrare il
pugno.Lofecescorrereeinunsecondofulibero.L’uomo,distrattodallaradio,nonlavide.Lasuaespressionedivennerabbiosa.«Quindici?»,sibilò
ancora.«Nonèpossibile!».Stella estrasse il pugno dal legaccio.Accanto al letto c’era un carrello sul quale erano poggiati
attrezzimedici.Alcunieranoappuntiti.Neafferròunoe,contuttalasuaforza,feceroteareilbraccioversoilsuoaguzzino.Tutto accadde così velocemente che l’uomo fu preso alla sprovvista. La intravide con la coda
dell’occhio e fece solo in tempoad alzare il bicipite a protezionedel viso.Ma lei fupiù rapida eriuscìapiantargli ilbisturi inunbulbooculare.La lentedell’occhialesi frantumò, investendoladischegge.Unfiottodisanguelezampillòaddossoeimbrattòilcamicebiancoconilqualeeravestita.«Bruttaputtana!»,imprecòl’aguzzino,chesiportòlemaniagliocchi.Stella si mise seduta. Liberò le caviglie e scese dal lettino. Il pavimento era gelido e faticò a
mantenerel’equilibrio.Siappoggiòallasbarrad’acciaioetiròaséildispositivoalqualeeraancoracollegata.Ildisplayeraaccesoelampeggiava.Segnava00:00:00.Deadline.Un terroremai provato prima cominciò amontarle dentro. Le parve che tutto il sangue del suo
corposiconcentrasseversoilcervello.Sentivailcuoremartellareelevenepulsare.Sarebbemorta.Ilpuntodinonritornoerainesorabilmentearrivato.Ilpanicosiimpadronìdiogni
suafibra.Inunimpetodirabbiastrappòilcateteredalbraccioerovesciòilmacchinario.Nellostessoistante,sulfondodellocaleunaportasispalancò.Nellapenombraindividuòlafigura
diunuomocheavanzavaversodilei.Inmanostringevaunapistola.«Fermaosparo!»,ringhiòconilsuoinconfondibileaccentoceco.EralavocediAndreasHenkel,
quellocheerastatoforseilsuopiùgrandeamore,eiltonoeratutt’altrocheamichevole.Poiunrumoresordorisuonònel localecomeuntuono.Noncompresecosaeraaccaduto,maun
dolorelancinantelatrapassòdallaschienafinoallecaviglie.“Perché,Andreas?”,avrebbevolutodomandare.Maeratroppotardi.Le sue gote divennero calde e un rivolo di sudore le bagnò la fronte. Poi sentì un freddo
improvvisoelegambecominciaronoadabbandonarla.Leparvecheilcuoresmettessedibattere.Ilterroresitrasformòinoscuritàeilbuiolaavvolse.
Tregiorniprima
1
Firenze,22ottobre.09:45.Lefiammedivamparonoconunavelocitàsorprendente.Mentreilfumoriempivaogniangolodellasalad’aste,ilpanicosiimpadronìdelpubblicosedutodi
frontealpulpitodelbanditore.«Restatecalmi»,ripetéostinatalavocediunadonna.Mailsuotonotremolantelasciavaintuireche
neppureleiavevalaminimaideadiciòcheeraaccaduto.E infatti una nuova esplosione, molto più potente della precedente, scosse l’antico palazzo
progettatodaLucaBeltrami.Lapareteest,quellachesiaffacciavasupiazzadellaSignoria,crollòcomesefossestatadicartapesta.Pereffettodellospostamentod’ariailucernaridelsoffittoandaronoinfrantumieunapioggiadivetrisiriversòsulpubblico.Chi non rimase schiacciato dai detriti cercò di spostarsi, per guadagnare un luogo più sicuro.
Alcunicorseroverso l’uscitaprincipale,maerasbarratadaunmurodi fiammealtecome l’interoedificio. Chi andò dalla parte opposta si trovò invece di fronte cumuli di calcinacci che avevanoostruitoogniviadifuga.«Una bomba», urlò qualcuno. «C’è stato un attentato», gli fecero eco altre voci, sovrapposte e
semprepiùimpaurite.Ma non era finita: un istante dopo si udì il rombo di unmotore diesel e un potente fuoristrada
emerse tra la polvere. Centrò in pieno alcune librerie, che si ribaltarono, e andò a fermarsiesattamenteinmezzoallocale.Ilpubblico,almenoquellocheerasistematonellefileposteriori,riuscìaspostarsiintempo.Solo
un capannello di quattro o cinque teste era rimasto intrappolato tra il fuoco e lemacerie: erano ipartecipantiall’astaperl’unicolottoaoffertasegreta,efinoapochiattimiprimaeranosedutigliuniaccantoaglialtriinprimafila.«Dobbiamoandare»,ammonìunuomosuiquaranta.Avevailviso,labarbacastanaegliocchiali
completamentericopertidipolvere.«Perdiqua!»,incalzòancora,mentrelacoltredifumosifacevasemprepiùspessa.Quando, il giorno precedente, aveva lasciato il convento di San Domenico a Bologna, a tutto
avrebbepensatotrannechetrovarsinelbelmezzodiun’apocalisseinterra.Si chiamavaLambertoZonca, eraun fratedell’ordinedeiPredicatori e aveva trascorso lavita a
studiare le Sacre Scritture. Insieme agli altri studiosi, che gli stavano accanto impauriti in quelmomento,eralìperunparticolareincantoorganizzatodallacasad’astePaolinidiFirenze.«Lascala.Dobbiamoraggiungerla».Ilreligiososipulìconl’avambracciolelentidegliocchialie
gesticolòconlemani.«Dilà».Glialtrisiguardaronoattornospaesati.Nonsembravafosseroingradodioffrireunaviad’uscita
alternativa e infatti, quandoZonca simosse, lo seguirono. Percorsero la navata est della sala e siinerpicaronosuunascalaachioccioladilegnocheincredibilmentenonsembravadanneggiata.Nel frattempo, dalla Land Rover blindata erano scesi quattro uomini con tuta mimetica,
passamontagnaeAK-47strettoinpugno.
«Sessanta secondi.Lotto 302, piano interrato», fece il primo, anfibi al ginocchio, jacket tattico egiubbetto antiproiettile. Poi si mosse in direzione del palco. Dietro di lui le fiamme, sempre piùaggressive, erano diventate di un colore verdastro. Ma l’uomo non si lasciò intimorire: con unacalma serafica esaminò un faldone di cuoio, all’interno del quale erano stipate alcune buste. Loafferròconiguantiinkevlaretornòversol’auto.Contemporaneamente,glialtritremilitarieranoscesinellocaleinterrato.Sapevanocheleoperedi
maggior valore erano custodite un piano sotto il livello stradale, in quello che fino agli anniCinquantaerastatoilcaveaudellaBancaToscana.Ricomparvero,conungrossobauled’alluminio,proprionell’istanteincuifrateZoncaeglialtri
imboccaronolascalaachiocciola.Senzacurarsidiquantostavaaccadendoattornoaloro,locaricaronosullaLandRoveremiseroin
moto. Il loro collega salì dal latodel passeggero e l’auto, conuno stridiodi pneumatici, tornò inretromarciaversoPalazzoVecchio.Pochiattimipiùtardi,unintensoodoredigassidiffuseinquellocherimanevadellagrandesalae
unanuovaesplosionescossel’edificiofinnellefondamenta.Unavoraginesiaprìnelpavimento.Lascaladi legno, sullaqualestavaancorasalendoZonca,ondeggiòpesantemente. Il frate lanciò
un’occhiataaglialtri,inalto:eranoquasiarrivatiincima,maluieraancoraametàdellasalita.Nonpassòun secondocheunnuovo scossone fecevibrare il supportodiquercia alquale erano
affrancatiigradini.Illegnocominciòacedereesicurvòsusestesso.Zonca riuscì a salire ancora per un brevissimo tratto, ma improvvisamente sentì l’appoggio
mancarglidasottoisandali.La scala si staccò dalla parete e come un elastico sprofondò verso la voragine lasciata
dall’esplosionedigas.Ilfratefusbalzatofuorieprovòadaggrapparsiaunodeisupporti.Ma non ci riuscì. Proprio come le schegge di legno che piovevano dal soffitto, fu catapultato
inesorabilmentenelvuoto.
2
Lugano,Svizzera.21:05.L’uomosisistemòilnododellacravattaesidiresseagrandifalcateversounafiladislotmachine.
Aquell’orailcasinòerasemivuoto.Camminòsveltolungoilpavimentoneroeraggiunselagrandevetratadellazonafumatori,nella
qualesiriflettevanoleparetirosseelucidedellocale.Spense lo smartphone e poi si sedette su uno sgabello, appoggiando i gomiti alla pulsantiera
metallica. Fece un cenno all’addetto del casinò e salutò gli altri giocatori: c’erano una donna suicinquanta con capelli biondi cotonati, due arabi dallo sguardo truce, e un uomo d’affari con lacamiciasbottonata.NonnotòAndreasHenkel,sedutopocodistante,albanconedelbardavantiaunMartini.L’agente del Servizio Segreto Vaticano, invece, lo notò eccome. Mentre studiava ogni suo
movimento,siconvinsecheinluic’eraqualcosadistrano.Loosservòancora:chiomafulvatagliataaspazzolaeabitoscurodifatturadozzinale.Eradavverolui?Quindicianninell’SSVloavevanopreparatoadaffrontaresituazionicomequelle.Conoscevabenei
comportamentidellapredaequellidelpredatore,equeltiziosembravariassumerlientrambi.«C’èunuomochehachiestodilei»,gliavevasussurratopocoprimailconciergedell’hoteldivia
Nassa,appenaerauscitodall’ascensore.Eranodapocorientratidallacenae,mentrelasuafidanzataStellaerasalitaincamera,luiavevadecisodiprenderequalcosadaberealbar.«Oggièlasecondavoltachevieneacercarla».«Daquantoèqui?».IltonodiHenkelerastatopiùincuriositochepreoccupato.Nelfrattempoaveva
osservatoilRossoattraversolavetratadellareception.«Un’ora.Forsedipiù».«EhachiestoesplicitamentedimeedellasignoraRosati?»,sierainformatol’agentedell’SSV.Ilgiovanotto,strettonelsuocompletoimpeccabile,avevaannuitoinmodoconvinto.«Naturalmente
gliabbiamorispostochenonpotevamorivelareinformazionisuinostriospiti.Comeimmagineràlaprivacyèfondamentalepernoi».«Nonhalasciatounbiglietto?»,avevaincalzatoancoraHenkel.«Nonsièpresentato?Nonhadetto
perchécicercava?»«No,signore»,erastatalarispostarammaricatadelconcierge.«Mahopensatodiavvisarlaperché,
comeledicevo,èsedutolìdapiùdiun’ora».Henkelloavevafissatoancora.Nonneeracerto,mapiùloguardavapiùsiconvincevadiaverlo
giàvistodurante lagiornata.E inquelmomento l’uomo si era alzato e si eramosso indirezionedell’uscita.L’agentedell’SSVerarimastoperalcunisecondiindecisosucosafare.Forseavrebbepotutolasciar
correre,dopotuttononerainSvizzeraperlavoro.Ilfattochequeltizioavessechiestoesplicitamentedi loro, però, era quantomeno insolito: quel viaggio era stato programmato in tutta fretta epraticamentenessunosapevacheeranolì.Così,d’impeto,avevadecisodiseguirlosullungolago.
IlRossoavevacamminatoapassospeditoperalcuniminutiesierafermatoinunapiazzettasullaqualeeranoaffacciatelevetrinediBulgarieZegna.Avevascrutatol’acquaneraeincrespataepoilelucisbiaditeavvoltenellanebbiadellarivaopposta.In quel momento Henkel aveva creduto di essere stato visto, ma si era dovuto ricredere alcuni
istantipiùtardi:dopoaveregiratosusestesso,l’uomoavevaricominciatoacamminareconincederemilitarescoederaarrivatofinoall’incrocioconcorsoElvezia,entrandodecisonelcasinòdiLugano.Alcuniminutipiùtardi, ilRossoerasedutoconariacontritadavantiaunadellecentosettantasette
slotmachinedelprimopiano.Nonstavagiocandoesembravastesseattendendoqualcosaoqualcuno.Mentreloosservava,notandoilsuosguardodacanebastonato,Henkelsidomandòsenonavesse
esagerato a preoccuparsi. Era abituato a vedere cospirazioni ovunque…Aveva ragione o si stavasbagliando?Erastataunagiornatastressante.L’interasettimanaloerastata.Noneraabituatoadaffrontareeventi
comequellidellamattinata:gli avvocati egli studi legalinoneranoper lui.Ma loaveva fattoperStella. Se c’era un modo per recuperare il loro rapporto, che negli ultimi tempi si era moltodeteriorato,eracertamenteesserelìconlei.«Negradisceunaltro,monsieur?».Lacameriera,conunvassoiodicaliciinmano,lostrappòdai
suoipensieri.Eraunamoraappariscente,suiventicinqueanni,conunsorrisoaffabileeildécolletéstrettoinungiletnero.Henkelscosse ilcapo.«Perquestaseraho raggiunto il limite».Poi lesorrise.Senonfossestato
impegnato,probabilmenteciavrebbeprovato.Ilsuofisicomuscoloso,lapellelisciaeperfettamenterasata,unitaallosguardoprofondo,eranosemprestateottimearmiperconquistare ilgentil sesso.Avevasempreavutoun’ariarassicurante,daattoredisoapopera,dicevaqualcuno,enonostantefossegiàunuomodimezzaetà,continuavaariscuotereunbuonsuccessoconledonne.InquelmomentoilRossoalzògliocchidallaslot.Feceuncenno,rivoltoaungiovanefermodi
fiancoaunamulti-rouletteescattòinpiedi.L’agentedell’SSV lo seguì con lo sguardo fino a quando poté,ma poi il tizio si diresse verso il
pianosuperioreelopersedivista.«Doveportanolescale?»,chieseallaragazza.«Aitavolidiblack-jack,pokererouletteamericana»,spiegòlei,quasicontrariatadalfattocheluisi
stessealzando.Se davvero voleva sapere chi era quell’uomo, era il momento di agire: rimanendo nell’ombra
l’avrebbeperso.Sialzò,lasciandounabanconotadadiecifranchisulvassoio,esimosseversolasuapreda.Attraversòdigettolazonadellerouletteesidiresseallascalachesalivaalsecondopiano.Salì i
gradiniadueadueesitrovòsulballatoioincristallochesiaffacciavasullasaladagioco.Allasuasinistrac’eraunaparetecurvarivestitadimoquetterossaeunvano incuieranocollocate leportedegliascensori.L’uomo era immobile, di spalle, di fronte a un pannello d’ottone costellato di pulsanti.Nell’aria
risuonavanounalievemelodiadisaxeisuoniconfusidelcasinò.Henkellofissòperalcuniistantivalutandocosafare.Poisidecise:dalìnonpotevascappare.Dovevaagire.Loraggiunseproprionell’istanteincuileportedell’ascensoresiaprirono.«Entra»,ordinòdeciso,
piombandogliaddossodisorpresa.IlRossoprovòavoltarsi,maHenkelglielo impedì tenendogliunamanosul collo.Nonpotendo
farealtro,l’uomoobbedì.Entrònell’ascensore,seguitodaAndreas,eallungandoilbraccioriuscìapremereiltasto0.«Micercavi?»,domandòl’agentedell’SSV,mentre leportesichiudevanoecominciavaladiscesa.
«Eccomi.Maprimadimmichisei!».L’uomofecespallucce,dandol’impressionedinoncomprenderelasualingua.«Inalbergomihannoriferitochehaichiestodime.Comeconosciilmionomeequellodellamia
fidanzata?ComesapevichesiamoaLugano?».Invecedirispondere,ilRossoavvicinòilpolsinodellacamiciaallaboccaeinfrancesedisse:«È
qui!».Henkeldeglutì.Glioccorsesolounistantepercomprendereilgraveerrorecommesso:eracaduto
inunatrappola.Quandoleportesiaprironoinunpiccoloatriodeserto,pochiistantidopo,neebbelaconferma:ad
attenderloc’eranotreenergumeniconunabitoscuroedellesemiautomatichepuntatecontrodilui.«Piacerediconoscerla,signorHenkel»,disseilpiùbassodeitre,inunitalianostentato.Eracalvo,
ilnasoaduncoegliocchi scavati.Un finepizzettogli cingeva le labbra, facendo risaltare lapelleolivastra.Henkelnonfiatò.Siguardòattornoperverificaresecifosseroviedifuga.Sitrovavanoalpiano
terra, sul retro del casinò. Alla sua destra c’era un muro, coperto dai cartelli pubblicitari di uncantiere.Dallaparteopposta,invece,lapareteeratuttadivetro.Oltre,nellapenombradeilampioni,sivedevaunastradaangustacosteggiatadaimponentipalazzi.«Sarebbecosìcortesedaseguirci?».
3
Lugano,Svizzera.21:10.IlsuonosommessodeltelefonostrappòStelladaisuoisogniagitati.Aprìgliocchi,respirandolentamenteestirandolebracciacomeseavessedormitoperdodiciore
filate.Manoneracosì:l’abat-jourdellasuastanzad’hoteleraancoraaccesael’orologiosullaparetesegnavalenoveedieci.Simisesedutasullettoeafferròlacornettasulcomodino.«Sì?»«Dottoressa Rosati, qui è la reception». La voce ebbe un’esitazione. «Scusi l’ora, ma volevo
avvisarlachec’èlaPoliziacantonale.Stannosalendo».Stella non rispose e volse lo sguardo dall’altra parte del letto, ancora perfettamente in ordine.
“Dov’èAndreas?”,sidomandò.L’iPad,abbandonatosulcoprilettodamascato,eraancoraaccesosull’ultimositointernetconsultato.
Senoneraandatoinstandby,significavachedovevaessersiappenaappisolata.Erasalitaincamerada sola, dopo cena, eAndreas era rimasto nella hall, rassicurandola sul fatto che sarebbe arrivatosubito.“StudiolegaledeChailly.Adozioniinternazionali”,dicevalapaginadelsito.Sivedevanoscorrere
lefotodifamigliefeliciallepreseconparchigiochi,piscineegiardinifioriti.«Come forse saprà, gli Stati Uniti hanno ratificato la Convenzione dell’Aja del 1993», aveva
esorditoquellamattinal’avvocatoRobertdeChailly.«Sitrattadelprincipalestrumentodituteladeiminoriadottabiliedegliaspirantigenitoriadottivi.Ilmotivodellaratificaèche,nonessendocinegliUSA politiche sociali, ci sono oltre cinquecentomilaminori che vivono nelle foster family care, lecosiddettefamiglieaffidatarie».«E per quanto riguarda l’adozione come forma di prevenzione dell’aborto?», aveva domandato
Stella,moltopiùinteressatadiquantoilsuotonoavesselasciatotrasparire.DeChaillyavevasorriso.Quellaeralapartedelsuolavoroincuierapiùbravo,laragioneperla
quale molti aspiranti genitori andavano da lui. «Naturalmente conoscete il fenomeno delle babymamme. Ragazze spesso troppo giovani, o che non vogliono, o semplicemente che non hanno imezziperaccudireinascituri».Stellasieralimitataadannuire.«Esistonodiverseorganizzazionicheprovanoadarginarlo.AlcunesonoONGmamoltealtresono
vereeproprieagenzie.Sono lorochemettono incontattoqueste ragazzecon leaspiranti famiglieadottive».«Altelefonomidicevachelacosaèperfettamentelegale»,l’avevaincalzatoStella.Sapevachein
Italia, non essendo sposata, non aveva alcuna possibilità concreta di adottare un bambino.E anchedopo il matrimonio con Andreas Henkel, che le sedeva accanto in un silenzio meditabondo, lesarebberooccorsianniperportareaterminelepratichelegali.«Certo», aveva confermato l’avvocato, impettito nel suo abito blu. «Qui, nella Svizzera italiana,
siamo in contatto conmolte di queste agenzie. Sono necessari alcuni documenti e la redazione dipratichechegestiamonormalmente.Unavoltacompletatal’adozioneinAmerica,cioccuperemodi
farviottenereilriconoscimentoancheinItalia».Lavocerocadelconciergelafecetornarebrutalmenteallarealtà.«DottoressaRosati,misente?»«Comehadetto?»,indagòlei,stupitaeassonnataallostessotempo.«LaPoliziacantonale,signora.Stannosalendoalcuniagentiaccompagnatidaunispettore».«Poliziahadetto?»,indagòdinuovo.«Sì,hannosemplicementechiestoilnumerodellacameraepoisisonodirettiall’ascensore.Ormai
sarannoquasi…».Stellanonfeceneppureintempoametabolizzareleparoledelgiovaneaddettodellareceptionche
qualcunobussòallaporta.Sgusciòfuoridallettoesiinfilòlavestaglianera.Passandodavantiallospecchiodelcorridoiosi
sistemòicapellibiondiallamenopeggio.Erasemprestataconsideratadatuttiunabelladonna,avevaunfisicoflessuoso,zigomialti, labbrafinienasodritto.Isuoiocchiverdi,disolitovigili, inquelmomentoeranoperòspentiestanchiel’eye-linererasbavatodaunlato.“Dove diavolo è Andreas?”, si domandò di nuovo, cercando di sistemare il trucco con il dito
inumiditodisaliva.Ancoraunbussareviolentoallaporta.Scalza,siavvicinòall’ingressodellastanzaedomandò:«Chiè?»«Poliziacantonale,signoraRosati».Lavoceautoritaria,conunforteaccento,confermòciòchele
avevaanticipatoilconcierge.«Apra!»,ingiunsel’uomo.PerunsecondoStellarimaseimmobile.Perqualeragionelapoliziaeralì?«SignoraRosati,apraimmediatamente!»,feceecolavoce.Mentresiavvicinavaallospioncinoilpensieroleandòall’avvocatodeChailly.Nondovevaessere
tuttolegale?Esenoneraperquello,perqualealtraragionequegliagentistavanobussandoallasuaporta?Dopotutto era arrivata inSvizzerada soltantoungiornoenessuno sapevache lei eHenkeleranolì.Sospiròegiròlamaniglia.
4
Lugano,Svizzera.21:40.Duemanipossentigliinfilaronouncappuccionerosullatestaelotrascinaronoviadipeso.Henkelnonopposeresistenza,nonavrebbepotuto:avevalemaniammanettatedietrolaschiena,era
disarmatoeisuoiaggressorieranoinevidentevantaggionumerico.Noneralaprimavoltachesitrovavainsituazionidipericolo,madisolito,secapitava,eraacausa
delsuolavoroneiservizisegretidelVaticano.Inquelcasoeradiverso:luisitrovavaaLuganoperquestionirelativeallasuavitaprivata,lavitachecondividevaconStella.Lafrequentavadaquasi treannie, ironiadellasorte,sieranoconosciutipropriograzieallaloro
professione. Lei, in qualità di magistrato, era stata chiamata a indagare su un attentato alla SacraSindoneequell’indagineliavevaavvicinati.Negli ultimi dodici mesi, però, le cose si erano complicate. Non avevano trascorso un periodo
facile: il padre di Stella – il potenteministro Rosati – eramorto per un attacco cardiaco. In più,all’incircaneglistessigiorni,ladonnaavevascopertodinonpoteraverefigli.Non che ne avessero mai parlato. Né di figli e neppure di matrimonio. Lui, nonostante avesse
superatoicinquanta,noneraneppurecertodisentirsiprontoalegarsieafareilpadre.Eppure sapeva che per Stella quella era la priorità assoluta, prima del suo lavoro e prima
dell’amore per un uomo. Il loro rapporto ne aveva risentito: si erano lasciati e si erano rimessiinsieme,comedue ragazzinichenonhannobenchiare ledinamichedicoppia.Epoic’erastata latelefonata,inaspettataerisolutivaaltempostesso.«Sipuòfare»,gliavevasussurrato,lelacrimeagliocchi.«InSvizzerac’èunostudiolegale.Sono
incontattocongliStatiUniti.Prestosaremounafamiglia».Cosìavevanoagitoesattamentecomeavevavoluto lei:eranosaliti sul suoSUV ederanoandati a
colloquioconunboriosoavvocatodiLugano.E a quel punto era entrato in scena l’uomo con i capelli rossi che l’aveva trascinato in quella
trappola.«Comesieteprevedibilivoiuominidilegge»,osservòunavoce.Subitodoposiudìilsibilodiuna
porta scorrevole e una ventata d’aria lacustre. «Basta gettarvi l’amogiusto e abboccate senza faredomande».«Cosavolete?»,fularispostaduradell’agentedell’SSV.«Non abbia fretta di sapere», tuonò la voce, mentre in lontananza si udiva lo stridio di uno
pneumatico.«Saràunalunganottata».Henkeludìunromboavvicinarsi.Inlontananzarisuonavanoglischiamazzidellacittàeirumoridi
qualcheauto.Allasuasinistra,oltrelaviacheavevaintravistopochiattimiprima,cidovevaessereillago.Subitodoposisentìspingeresuqualcosadimorbido.Congliocchicopertinonpotevavedere,ma
dairumoridelleportiereintuìchenelveicolosieranosedutialtridueuomini.Unamano gli tenne la testa incollata al sedile, e quel particolare convinse Henkel che erano in
un’auto piuttosto che su un furgone: se c’era l’esigenza che lui rimanesse giù, significava che dal
finestrinoqualcunoavrebbepotutovederlo.Mentre lamacchina partiva a razzo, cercò di elaborare un piano.Aveva lemani legate dietro la
schienaenoneraingradodivederequantiaggressoriavesseattorno.Forseavrebbepotutousarelegambe con quelli che gli stavano accanto, ma l’effetto sorpresa sarebbe durato troppo poco perfornirgliunaconcretaviadiscampo.«Dovemistateportando?»,provòadomandare.Senonpotevascappare tantovalevaguadagnare
tempoeacquisireinformazioni.«Abbiamo preparato per lei una bella sorpresa!», lo sferzò la stessa voce, con lieve accento
mediorientale.Sembravaproveniredalsedileanteriore.«Nonabbiafretta.Trapocosapràciòcheleserve».«Perchéio?»«Perchésappiamoperchilavora…».Perchilavora.C’entravailVaticanoquindi?«E se proprio lo vuole sapere», continuò la voce, «perché si è comportato esattamente come ci
aspettavamoquandoleabbiamomessoallecalcagnailbuonFrédéric».In quel momento l’auto voltò a destra e subito dopo a sinistra. Evidentemente avevano girato
attornoall’edificio.Probabilmente adesso stavanocosteggiando il grandeparcocheavevavisto alsuoarrivoalcasinò.Per alcuni minuti rimase in silenzio, cercando di memorizzare il percorso dell’auto. Era stato
addestrato a farlo. L’aveva imparato nell’STB, il servizio di sicurezza cecoslovacco, dove si eraformatoprofessionalmenteprimadipassareaiServiziVaticani.Inquellacircostanzaerapiùdifficileperò,perchénonconoscevaaffattolestradediLugano.Contòmentalmenteilnumerodisvolteeisecondicheintercorrevanotraunael’altra.Calcolòche
a una velocità media di sessanta chilometri orari potevano aver percorso tra i quindici e i ventichilometri.Improvvisamente,dopounadoppiacurvaadestra,l’autorallentòeaffrontòunalievediscesa.«Avant».Una voce roca risuonò nell’abitacolo. Subito dopo, udì ilmotore diesel spegnersi e la
portaallasuasinistraaprirsi.Qualcuno lo afferrò di peso e un attimodopo si trovò a camminare lungouna superficie liscia,
forsedimarmo.C’eraodoredidisinfettanteesiudivailronziodeicondizionatori.Unalievebrezzaprovenivadadavantialui.Procedettepercentottantasettepassi,svoltandosolounavoltaasinistra,eallafinelesolitepossenti
manilocostrinseroasedersi.Unnuovopaiodimanetteloimmobilizzòallasedia.Qualcuno rimosse il cappuccioe inunprimomomento la lucecheavevapuntatanegliocchigli
impedìdicapiredovesitrovava.Glioccorseroalcunisecondi,poi,leombrecheavevaintornopreserolaformaditreenergumeni
dotatidimitraglietta.Davantia lui,oltre la lampada,c’eraunastanzavuotaeungrosso televisoreOLED,APPOGGIATO SUUN
TAVOLOINNOCEADDOSSATOALLAPARETE.«Dovesono?»,siinformò,certochenessunogliavrebberisposto.Untiziocalvoecongliocchiscavati,lostessochel’avevaattesofuoridall’ascensore,silimitòa
sorriderglieafareuncenno.FrédéricsiavvicinòallaTVel’accese.Una schermata blu si parò davanti a lui. Si vedeva la rappresentazione di una ruota dentata che
giravainsensoorarioeunapercentuale:50%.80%.100%.D’un tratto, il blu dello sfondo scomparve, sostituito dall’immagine di un tunnel, con le pareti
bianchearrotondateesullequalieranoimpressestranesigle.Soprac’eranoduefiledineonaccese,chearrivavanofinoaunaparatiametallicaconunaporta.Ilpavimentoeraanch’essodimetalloealcentrosembravacifosseunasortadibinario.«Buonasera, signor Henkel», disse un uomo distinto, sulla cinquantina, che entrò dalla porta in
fondoaltunneleavanzòindirezionedellatelecamera.Spingevalentamenteunasediaarotelleconuna persona incappucciata e ammanettata ai braccioli. «Mi chiamoHermanVan Buuren e sto perproporleunaffare».Quando fu esattamente di fronte all’obiettivo della telecamera,Henkel trasalì. Il sangue gli gelò
nellevene.Ancheseportavauncappuccio,capìimmediatamentechic’erasullacarrozzina:Stella.
5
Firenze.21:45.Il Frecciarossa diretto aBologna sarebbe arrivato alle ventidue in punto. La banchina numero 8
della stazione di Santa Maria Novella era gremita e fra’ Lamberto Zonca faticò a raggiungerla:zoppicavaetrascinavadietrodiséuningombrantetrolleyverdemilitare.Anche se era claudicante per la caduta subita durante l’attentato di quellamattina, se l’era cavata
soloconalcunecostoleincrinateeunalievecommozionecerebrale.I medici dell’ospedale di Firenze avevano insistito affinché trascorresse almeno una notte sotto
osservazione.Ildomenicano,però,avevadecisoditornarsenesubitonellasuaBologna.Primadiesseredimessoavevaparlatocongliinquirenti,mailsuocontributoerastatotutt’altroche
determinante. Il religioso rammentava pochi particolari ed era riuscito a fornire solo una vagadescrizionediunodegliattentatori.Daquantoricordava,sitrattavadiunuomomuscoloso,tarchiato,conunvistosocrocifissod’oroalcollo.Così, a tarda sera si era diretto verso la stazione.Mentre camminava lungo la banchina, Zonca
scosselatestaeripensòalfuocoealledueesplosioni.Ilfumoeraancoradavantiaisuoiocchi,eleurladiterroredituttiglispettatoridell’astaglirimbombarononelleorecchie.Neeracerto:lasortel’avevaaiutatoma,nonostantetutto,nonerapiùtantoconvintocheilmeritofossediNostroSignore.Da qualche tempo, Dio non era più il suo primo pensiero al risveglio e l’ultimo prima di
addormentarsi.Lasuafedevacillava.Lasuafacciataesteriore,quellacheisuoiconfratellivedevano,erasemprelastessa:unreligiosoumileesoprattuttounteologoserioeaffidabile.Peròqualcosainluieramutato.Proprio quella che era la sua principale virtù, ovvero la capacità di leggere e tradurre l’ebraico
antico,adessoeralacausadelsuoturbamento.LambertoZonca,nonostantelasuagiovaneetà–avevadapocosuperatoiquarant’anni–,erainfatti
unodeiteologipiùapprezzatidelBibleProject.SitrattavadiunprogettocominciatoallafinedeglianniCinquantachesiproponevadipubblicareunanuovaversionedellaBibbia.Quelladefinitiva,sidiceva, in cui tutti i dubbi e le incongruenze tra le decine di testi sparsi nel mondo fossero statidefinitivamenteappianati.ZoncasirecavamensilmenteallaHebrewUniversitydiGerusalemmeenelsilenziodegliulivisi
dedicavaaciòchesapevafaremeglio:esaminaregliantichiTestiSacrietradurli.«FinoagliinterventideiMasoreti,ognitestobiblicotrascrittoamanoosottodettaturaerasempre
diversodalprecedente»,usavadireaisuoiallievi.«Madauncertomomentoinavanti,nel“Tempio”sidecisecheiltestoufficialeeraunoesoltantouno.Daallora,tuttiilibrivennerocorrettiequellimoltodivergenti,nonpotendolidistruggere,furonoseppelliti».Equellaeralaragionedeisuoirecentiturbamenti,lastessachel’avevaspintoadandareprimain
VaticanoepoiaFirenze.«Il trenoFrecciarossa9562provenientedaRomaTerminiedirettoaMilanoCentraleè inarrivo
sulbinario8»,comunicòunavocefemminileall’altoparlante.Zonca,chequandoviaggiavanonindossavaabitisecolari,sisistemòilgiacconeneroelasciarpa
cheglicoprivalafoltabarba.Poi,comemossodaunriflessocondizionato,tastòlatascainterna,perverificarechelaletterafosseancoralì.Per un istante, sfiorando l’interno della giacca con le dita infreddolite, gli parve di non sentirla.
Lasciòiltrolleysullabanchinaesiaprìilgiubbotto.Einfinelatrovò:unariproduzioneacoloridiuna missiva datata 1206. L’originale era stato custodito per otto secoli nella biblioteca di SanDomenico,marecentementeerastatonecessariofarlousciredalconvento.Inognicaso,eraacausadi quello scritto, firmato da Bonifacio I degli Aleramici, condottiero della IV crociata, che avevasaputodell’astadaPaolini.Ildomenicanoneguardò lacopiaper l’ennesimavoltamanon fece in tempoa rimetterlaal suo
postocheunaventatad’ariagelidaannunciòl’arrivodelFrecciarossa.Nellostessoistante,unuomosoprannominatoilToroeraimmobileallespalledelreligioso.Nonostantefosseunarmadiodimuscolichenonpassavainosservato,erariuscitoaseguireZonca
senzaesserevisto.L’avevatenutod’occhiofindalsuoingressoinSantaMariaNovellama,comedaistruzioni,sieratenutoadebitadistanza.Finoaquelmomento.Quando gli altri passeggeri sulla banchina si spostarono, pronti a salire, l’uomo si avvicinò al
domenicano.IlmusoaffusolatodelFrecciarossacomparveallalorosinistra.Eraacinquantametrieavanzavaa
velocitàancorasostenuta.IlToroatteseunsecondoefeceunaltropassoversoZonca.Unfischiostridulorisuonònell’ariaappenaunattimoprimachel’uomopiombassesulreligioso.Non funecessariamolta forza.Una lieve spinta e il domenicanoperse l’equilibrio.Qualcosagli
caddedimano.Provòadaggrapparsi,mainvano.Barcollòerovinòsuibinariunsecondoprimacheiltrenosfrecciassedavantialui.Qualcuno urlò per il terrore, ma era troppo tardi. Il Frecciarossa non accennò minimamente a
rallentaree,quandoilmacchinistasiresecontodell’accaduto,ilTorosieragiàdileguato.Sulla banchinanumero8, oltre alla valigia diZonca, rimase soltanto una lettera ingiallita con il
simbolodiunoscudoeladatadel1206.
6
Bologna,iniziodicembredell’anno1206.Vistedaicollibolognesi, le torridellacittàemergevanodallanebbiacomealberidivelieri inun
maregrigio.Ilcavalierespronòilsuodestrieroroanoeseguì il torrenteApoxafinoallazonadelMercatodi
Mezzo.Manmano che si avvicinava al centro cittadino la città pareva più animata. Lungo le vieinfangate,tracapreemaialicherovistavanonell’immondizia,notòuninsolitoandirivienidiuominie donne.Alcuni trascinavano carretti di legno carichi di ortaggi,ma lamaggior parte camminavaconfusamentesottoiporticiperdifendersidallafinepioggerellina.Unacampanarisuonòlontano,indirezionedelRoncrio,esubitodopo,daunastrettaviuzzalaterale
comparveungruppodiberrovieridelpodestà.Procedetteroapassospedito,senzadegnarlodiunosguardo,escomparverodietrolabasilicadiSantoStefano.Iltemplaresmontòdacavalloeabbassòilcappucciodelmantello,chefinoaunattimoprimaaveva
tenuto calato sulla fronte.Nonostante il lungo viaggio era abbigliato elegantemente, così come siconfacevaaunuomodelsuolignaggio:indossavaunavesteblulungafinoalginocchio,unavistosacinturachebloccavalecalzebrachescureedeglistivalidiottimafattura.Era da poco suonato il Vespro e sapeva che più tardi fosse giunto a destinazione, più difficile
sarebbestatoconvinceremesserPoggiadargliudienza.Nonl’avevamaiincontrato,mailmarcheseBonifacioloavevadescrittocomeunuomomoltoarguto,sebbenetroppotimorosodellachiesa.RaggiuntoilTrebbo,lazonadovelamaggiorpartedeibanchieriavevabottega,chieseindicazioni
perraggiungerel’abitazionechecercava.Un’anziana,avvoltainunavestesenzamanicheadispettodelfreddo,gliindicòunimponenteportonepocodistante.«IlmionomeèLanfrancodiCereseto»,dichiaròl’uomo,appenavifudavanti,rivolgendosiaidue
armigerichepresidiavanol’ingresso.«PortonotiziedallaTerraSanta.ChiedodiparlareconmesserPoggidiMonteRenzolo».I due lo squadraronoda capo a piedimaprima che potessero rispondere,Lanfranco estrasse un
rotolosigillatoconimpressoilsimbolodiunoscudo.Il più giovane dei due lo riconobbe, spalancò il portone e si mosse velocemente attraverso il
giardino.Ladagachetenevaappesaallacinturatintinnò.«Prego,venite»,balbettòl’altro,facendograndigesticonlamano.«Sareteesausto».Poco dopo, quando fuori era già buio, una giovane venne a prendere l’illustre ospite nel salone
doveerastatosistemato.Indossava una tunica di lanetta bianca e una cuffia dello stesso colore. Sorreggeva un lume e
accennò un breve inchino in direzione del cavaliere. «Il padrone vi attende», annunciò,accompagnandoquelleparoleconuntiepidosorriso.Lanfranco appoggiò il bicchiere di stagno colmo di vino speziato sul tavolo e scattò in piedi.
Afferròletreborsedicuoiocheavevaportatoconséeseguìladonnalungouncorridoiosemibuio.Giunta davanti a un uscio, accanto al quale erano sistemati alcuni cassoni di pioppo, lei bussò
delicatamenteeaprì.MesserPoggierainpiedi,dispalle,intentoaleggereuningombrantevolumeminiatoallalucedi
due candelabri.Lo studio era spazioso,ma rotoli e pergamene erano sparsi ovunque e sui pesantiscaffalidicuieranopieneleparetieranoimpilatidiversilibririlegatiincuoio.Unodoredichiusoammorbaval’ariaealcunilumirischiaravanolastanza.Il padrone di casa era un uomo sulla cinquantina, grassottello e appesantito dagli anni. I capelli
bianchiglisfioravanolavestee,almenodadietro,parevasoffrissedigotta.«Sit vobis benedictio Domini, magister», rese omaggio messer Lanfranco, in latino come da
formalità.«Domini venit vobiscum, dilectissime miles». L’anziano si girò lentamente verso il suo ospite,
mostrandoleguancearrossatecomesefossestatoinpredaaifumidell’alcol.«MidiconocheportatenotiziedalmarchesedegliAleramici».Lanfrancoaccennòuna riverenzaepoimostrò il rotolocheavevacon sé,volgendo il sigillodi
ceralaccaversolaluce.Poggiloafferròelostudiòconattenzione:recavaimpressoilsimbolodiBonifacio.«Ilmarchesemipregadidirvicheciòcheleggereteèstatoverificatodaluiinpersona».Ilpadronedicasasilasciòcaderesuunasedia,ruppeilsigilloeverificòmegliolalettera:inalto
eraraffiguratoloscudobiancoerossochebenconosceva.Iltestoerascrittoconinchiostroneroederacompletamenteinlatino.Portòilrotoloafavorediluceecominciòaleggere.
BONIFACIO,PERDEIGRATIAM…BONIFACIO,PERGRAZIADIDIO,marchesedelMonferrato, rediCretae rediTessalonica,al suodilettoamicoPoggidiMonteRenzolo,magisterdelloStudium,lasaluteel’affettosincero.COMEviconfidammonellanostraprecedentemissiva,findaquandocifuaffidato ilpesodelcomandodellosforzocristianocontro
l’Oriente,temevamochequestomomentosarebbegiunto.Solodivoiabbiamoinanimodifidarci,poichélavostrafamaviprecede.Certichecomprenderete,vipreghiamo,invirtùdelnostronome,dicustodiregliscritticheillatoredellapresenteportaconsé.Primadigiungereanoicon l’ultimacrociata,gli stessi furonocustoditidaunsolouomo.Vipregodidarcreditoallenostreparole,
quandovidicocheEglitrascorselasuainteravitaveneratocomeunProfeta,inunanfrattoallafocedeiduefiumi.Peroltremilleanni,comeidiscendentidiAdamo,sidiceavessevissutoevegliatosuciòcheoravoipotretevedere.Quanto vi dico è ciò che noi abbiamo udito, appreso con i nostri occhi e toccato con le nostremani. Possiamo prevedere il vostro
stupore,ma ci rivolgiamo a voi proprio perché confidiamo che comprenderete ilmessaggio, come noi l’abbiamo compreso, e sapretecomecomportarvi.Eglidisse,eriportiamolesueparoleperfuturamemoria:«Ilmiospiritonondureràpersempreenoncondivideròpiùimieiliquidicon
l’uomo,perchénonèchecarneelasuavitasaràdicentoventianni».Siamocerticheunavoltaletteleparolechevichiediamodicustodire,potretecomprenderelaragioneperlaqualevirechiamocotanto
disturbo.DatoasantacittàdiGerusalemme,ildiciassettesimogiornodelmesedimarzo,nell’annodelnostroSignore1206.
BonifaciodegliAleramici
Poggisistemòilrotolosultavolo.Trascorseroalcuniattimiincuirimaseinsilenzioacontemplare
la fiamma del lume che danzava al ritmo degli spifferi dalla finestra. Gli unici rumori furono ifrusciidellasuaveste.«Milleanni…»,mormorò,incredulo.Subitodopoalzòlosguardoesirivolsealtemplare.«Aveteconvoigliscritti?».Lanfranco,cheeraancorainpiediaccantoallaporta,mostròsenzadirenullaletreborsedipelle
cheavevaappoggiatosulpavimento.«Cosasapetedelcontenuto?»«Durantel’assediodiNauplia,nelPeloponneso,giunseunmessaggiodallaTerraSanta»,cominciò
ilcavaliere.«Chiloavevavergatoeraaconoscenzadelfattocheilmarchesefosseallaricercadiunapersona…».«Continuate…senzatimore!»,loincitòPoggi.«Riferì che c’era una grotta, lontano, ai piedi di alcuni monti a diversi giorni di cammino da
Costantinopoli.Inquelluogo,forse,c’eral’uomochecercavailmarchese…».«IlProfeta».L’anzianosisistemòsullasediaeattesecheilcavaliereproseguisse.«IlmarcheseabbandonòilcampodibattagliaeraggiunselaflottaancorataaCorfù.Dalìsidiresse
versolaTerraSantaepoisimosseversoest».«Elotrovò…ilProfeta,intendo?».Lanfranco indugiòperqualche istante,mapoiannuì.«Enonsolo…»,conclusemostrando i suoi
borsoni.Poggi spostò lo sguardo dalla lettera di Bonifacio al messaggero che gliel’aveva recata. «Vi
ringraziomessere,poteteandare…Elasciatepurequiciòchevihaaffidatoilmarchese».
7
Lugano,Svizzera,22ottobre.21:55.«Buonasera, signorHenkel», aveva esordito pochiminuti primaHermanVanBuuren. Poi aveva
camminatolentamentenellacarlingadelLockheedC-130esierafermatodifronteallatelecamera.Era nato quarantotto anni prima in un paesino nel Sud dell’Olanda.Aveva un fisico asciutto e i
capellibiondocenerepettinaticonlarigadilato.Portavaunabarbaappenaaccennataedueocchialirotondidaintellettualechenascondevanopiccoliocchiazzurri.Alcuniloavevanodefinitounoscienziatovisionariochericevevaleintuizionidaunprofondostato
diastrazionementale.MaHermaneraesattamentel’opposto:unamacchinafreddaecalcolatrice.Nonera mai stato dedito all’azione, tuttavia, negli ultimi tempi, si era dovuto adattare per necessità.Esattamenteciòchegliavevanoinsegnatoisuoigenitori.Purnonessendounadonnaistruita,suamadreYvoneradotatadiun’inventivaprodigiosaediuna
grandememoria.Suopadre,invece,eraunprofessoredimatematicachefacevadellamoralitàlasuaragionedivita.IlgiovaneVanBuuren,persuafortuna,avevaereditatoledotimiglioridaentrambiefindasubitoerastatoattrattodallascienza.Giàall’etàdicinqueanni,dopoaversfioratoconleditailpelodelsuogatto,avevavistoformarsi
alcune scintille.Quel normale effetto elettrostatico lo aveva incuriosito a tal punto da catapultarlonellostudiodeifenomenielettriciprimaedellealtrescienzepoi.Dopoaverterminatoilcorsodiingegneriasieradedicatoallafisicaepoiallagenetica.All’etàdi
ventinoveannipossedeva tre laureeeundottoratodi ricercache l’avevaportatonegliStatiUnitiesuccessivamenteinCina.Eadistanzadicinqueannidall’iniziodelsuoultimoprogetto,sitrovavaaLugano.Pocoprima,si
erafintounispettoredipoliziaeconl’aiutodialcuniuominifidatieraentratonellastanzad’hoteldiStella Rosati. Dopo averla immobilizzata e drogata, l’avevano caricata sull’auto e infine eranoarrivatisullapistadell’aeroportodiAgno.«Cosavolete?», ruggìAndreasHenkel attraverso ilmonitor. «Stella non c’entra nulla.Lasciatela
andare».VanBuurensilimitòasorridere.Poisirivolseaun’infermierachenelfrattempol’avevaraggiunto
e le fece cenno di togliere il cappuccio alla Rosati. La donna eseguì e mostrò il viso di Stellaattraversol’obiettivo.«Cosa le avete fatto?», sbraitò ancora l’agente dell’SSV, ammanettato a una sedia a diversi
chilometrididistanza.Lasuafidanzataeraimmobile,gliocchisgranatieun’espressionediterrore.Nonsembravaingradodiparlarenédimuoversi.L’olandesenonglirispose.Sispostòinveceindirezionediuntavoloaddossatoallacarlingacurva
delvelivoloetolseillenzuoloverdechelocopriva.Sottoc’eranoalcuniapparatielettronici,bisturiestrumentidisalaoperatoria.«SignorHenkel,peradessoStellastabene…»,esordìloscienziato,mentreprendevainmanouna
stranapistola.«Maquandodicechenonc’entranullasisbaglia».
HenkeldeglutìefissòVanBuurenattraversoloschermo.«Voisietequiperunmotivoepurtroppomiserviteentrambi».L’olandesesiavvicinò lentamente
alladonna.«Cosavolete?»,ringhiòdinuovoAndreas.«Vedequestodispositivo?»,sospiròloscienziato,agitandol’armachetenevainmano.Ricordava
vagamente una pistola ad acqua ma sulla sommità era posizionato una specie di stantuffo checontenevaunliquidoazzurro.Soprac’eraunnumero:il45.«Èunaparticolaresiringatemporizzata:undispositivocheintroducenelcorpodeipazientifarmacicherichiedonounalentainfusione».«Checosavolete?».Henkelstrattonòlemanetteecercòdialzarsi.Qualcunolotrattennesullasedia.
«Mistateminacciando,giusto?Cosavoletechefacciaperlasciarlaandare?».VanBuurensorrisedinuovoeproseguì,fingendodinonaveruditoleparoledell’agentedell’SSV.
«Comevede,ildispositivoècompostodadueparti,lasiringael’infusoreautomatico».Loscienziatolosollevòafavoreditelecamera.Nel frattempo la donna si era avvicinata all’avambraccio di Stella e l’aveva cosparso di
disinfettante.«Proceda!», sussurrò lo scienziato all’infermiera. Poi si voltò verso l’obiettivo e con un ghigno
seraficospiegò:«Lasostanzachestiamoperiniettareallasuafidanzataèunaparticolareproteina.Cisiamo presi la libertà di inserirvi una nucleasi di restrizione, un enzima che andrà a caccia dellasequenzaterminaledelfilamentodiDNA».Mentre Van Buuren parlava, la donna applicò un piccolo catetere all’avambraccio di Stella e
collegòlasiringaaldispositivoelettronico.Leinonmosseunmuscolo,comeintrance,eilliquidocominciòascorrerelentamente.Ad alcuni chilometri di distanza Frédéric, il Rosso che aveva seguito Henkel, aprì una
ventiquattrore.All’internoc’eraunostranoorologiodigomma,avevauncinturinoneroeungrossodisplayIPS,incuisivedevanodiagrammienumeri.Glienergumenicheavevanoscortatol’agentedell’SSVeranotuttiimmobiliaccantoallasediaacui
Henkeleraammanettato.L’unicoaessersispostatoerailtiziocalvo,quellocheavevaparlatoduranteiltragittoinmacchina.«Sappiamoperchilavora…»,avevadettopochiminutiprima.EciòavevaconvintoAndreaschein
quellavicendac’entrasseilVaticano.Maallora,Stella?«Vabene»,disseilpelato,riponendoilcellulareefissandoloschermo.«Èsincronizzato.Attendo
l’ok!».Einquelmomento,nellacarlingadell’aereo, il liquidoazzurrocominciòascorrerenel tubicino
collegatoalcateteredellaRosati.«Hasettantadueoredaadesso».FrédéricsiavvicinòaHenkeleglisistemòl’orologioalpolso.Unalievefittadidolore,quasicomeunapunturad’insetto,feceabbassarelosguardoall’agentedel
Vaticano.Sembravache ildispositivoavesse introdottoqualcosasotto lapelle.Loosservòmeglio:suldisplay,accantoasimbolichenonriuscìariconoscere,sivedevauncontoallarovescia:indicava71:59:56escorrevaall’indietro.«Settantadueorepercosa?»,inveìrabbiosoAndreas.«Cosaleavetefatto?»«Perdoni l’attesa». Van Buuren, si strofinò le mani e tornò a guardare l’agente dell’SSV dallo
schermo. «Questa fase era la più complessa e volevo essere certo che la signora avesse tutte leattenzionichemerita».«Cosavolete?Cosac’entrailVaticano?»
«Bene.Vedochealmenounapartedelproblemaleèperfettamentechiara:leielasuafidanzatasietequiperchéaveteruoliimportantinelleistituzionidellaSantaSede».«StellanonhaalcunpotereinVaticano».Henkelsiagitòsullasedia.Lemanettetintinnarono.«State
sbagliandopersona!».«Noncredo,signorHenkel.OrmaihacapitobenissimoperchéleisitrovalìeStellainvecequi.Ci
aspettavamo un po’ di resistenze da parte sua: la signoraRosati è la nostra garanzia che d’ora inavantiavràbenchiarocomestannolecose».«Ecomestanno?»«La situazione è molto semplice: la sua fidanzata morirà», proseguì Van Buuren, con sguardo
sfuggente.«Nell’arcodipocheorelasuatemperaturacorporeaaumenterà.Avràsaltuarisvenimentieprobabilmentequalcheemorragia.Conogniprobabilità,sidiffonderannosututtoilcorposfoghiederuzionicutanee.Entrosettantadueoresaràmorta».Henkeldeglutì.Entrosettantadueoresaràmorta.«Però c’è una buona notizia…», sorrise l’olandese, parlando in tono piatto. «La nostra proteina
completeràilsuolavorosolosesaràsomministrataperintero:seleiciforniràciòchenoivogliamo,interromperemolasomministrazioneprimadellalineadinonritorno,ladeadline».L’agentedelServizioSegretoVaticanonon riuscì a trattenereun’espressionedidisprezzo. Il suo
pomod’Adamocominciòamuoversisuegiùcomeunamolla.«Cosavoletechefaccia?».
8
CittàdelVaticano.22:10.MonsignorRanieroSavelli,prefettodegliArchiviSegretiVaticani,silasciòcaderesullapoltrona
dellostudioestrinseilcellularetraledita.Primadirisponderealsuointerlocutore,siconcentròsullapaginadiuncatalogodavantialui.Si
vedeva l’immaginediunapergamenascritta ingreco, raffigurante ilCodexVaticanus,unodeipiùantichimanoscrittidellaBibbia.RispettoaltestodiriferimentodellaChiesadiRomapresentavaoltreduemilavariantimaeraconsideratocanonicodalladottrinagreco-ortodossa.Era lasecondavoltachequeldocumentoglicreavaproblemi,oltretuttodurante ilperiodoche il
papaavevadefinito“Operazionetrasparenza”.Pocopiù di un anno prima, un archeologo napoletano aveva condotto una campagna di scavi in
IslandapercercarealcunepartimancantidelCodex.Daquantosapeva,quellaspedizionenonavevaavutobuonesitoeSavelliavevaarchiviatolaquestione.Almenofinoallunedìprecedente,quandoundomenicanochenonavevamaisentitonominareavevabussatoallasuaporta.«C’è un’asta, a Firenze», aveva esordito il giovane frate, un teologo del Bible Project di
Gerusalemme.«Comelehoscrittoqualchegiornofa,potrebbetrattarsidiunascopertasensazionale,almenodaquellochesivedequi».Lamberto Zonca aveva mostrato al monsignore il catalogo, nel quale erano raffigurate alcune
immagini di rotoli scritti in ebraico e in greco. Si vedevano papiri fotografati su uno sfondo divellutorossoeparticolaridi testoperfettamente leggibili.Nellapaginadi fiancoeranoriportate lecaratteristiche del lotto 302 e le indicazioni sulle modalità di partecipazione alla gara, definita a“offertasegreta”.Ilprefettoavevafissatoleimmaginiconisuoiocchigrigisenzadirenulla.«Sisadadoveprovengono?Chièilproprietario?»,avevadomandatopoi,stupito.Lamentegliera
andatainevitabilmenteallaspedizioneislandese.Gliavevanoassicuratocheerastataunfallimento…potevanoaverglimentito?«La casa d’aste non fornisce queste informazioni. Si sa soltanto che l’intermediario è un grosso
studiolegalesvizzero.Evidentementeilproprietariononintenderivelareilsuonome».Monsignor Savelli aveva guardato a lungo fra’ Zonca, dubbioso sul significato di quella visita.
«Perchéèvenutodame?»«VeramentesperavochegliArchivipartecipasseroall’asta.Socheaveteunbudgetmoltoelevato.
PotrebberoesseredocumentideterminantiperlostudiodegliantichitestideiMasoreti».IMasoreti.Sitrattavadeicosiddetticustodidellatradizioneisraelita:studiosichefrailVIeilIXsecolosierano
occupatidiriordinareilibribiblicieaggiungerelevocali,chefinoaquelmomentovenivanosolopronunciatemanonscritte. Il loro lavoroerastatoquellodi identificare lesingoleparole,cheneitestioriginalieranotutteuniteinun’unicastringacontinuadiconsonanti,eappuntovocalizzarle.Inquei quattro secoli di studio, in cui la scuola di Tiberiade si era affermata sulle altre scuole
masoretiche, erano stati così determinati i significati definitivi poi tramandati ai posteri. Moltistudiosi della Bibbia, in seguito, avevano anche sospettato che i Masoreti avessero occultatodeliberatamentealcunideimessaggiincontrastoconladottrinadelVaticano.Nonostanteciò,illorolavoroeragiuntofinoall’etàmodernaecontinuavaafungeredariferimentopertuttiitesticosiddetticanonici.«Gli Archivi non partecipano alle aste!», aveva sentenziato il prefetto. «Capisco che, se si
dimostrerannoveri,queidocumentipotrebberoessereimportantiperibiblisti.Maavrebberounusoprettamenteaccademico.Nonsonodinostrointeresse,mispiace».Fra’ Lamberto Zonca era rimasto senza parole. Se l’oggetto di quell’asta era ciò che lui
immaginava,ilmessaggioperlaChiesasarebbestatodirompente.ErapossibilecheinVaticanononsenevolesserointeressare?«Mihafattopiacereconoscerla».Savellisieravoltatoverso lacupoladiSanPietro illuminatae
poil’avevaliquidato.«Lefaccioimieiauguriperl’asta».Appena Zonca era uscito, il prefetto si era passato un dito sulle labbra e in pochiminuti aveva
decisocomeagire.AvevarichiamatodallamemoriadelsuocellulareunnumerocatalogatosottoleinizialiE.C.el’avevacomposto.La settimana successiva si trovavanello stesso studio affacciato sul cortiledelBelvedere, seduto
sullastessapoltronaealtelefonoconlastessapersona.«C’èqualcosachenontorna.Lacauzioneèstatarestituita…»,l’apostrofòtraidenti,iltonomolto
meno amichevole di quanto avrebbevoluto. «Hobisogno che facciate quello che è necessario perriparareaidanni».Dall’altro capo del telefono, una voce lo rassicurò. «Eccellenza, gli imprevisti capitano. Stia
tranquillo,risolveremolaquestione».«Noncredosiailcasochesottolineil’importanzadellafaccenda»,ribadìilreligioso.«Sono perfettamente consapevole della posta in gioco. Se ne stanno occupando i nostri uomini
migliori».Savellichiuselacomunicazioneconunoscattod’ira,masisforzòdirimanereconcentrato.Davanti
alui,allatelevisione,sivedevanoleimmaginidiunviolentoterremotoinMedioOriente.Ciòchegliinteressava,però,eranolenotiziechescorrevanonellapartebassadelteleschermo:ATTENTATOALLACASAD’ASTEPAOLINI:2MORTIACCERTATI.Quella vicenda era andata oltre ogni immaginabile limite. Non poteva rimanere con le mani in
mano.AfferròlacornettaecomposeilnumerodiuninternodelVaticano.«Graham,havistolaTV?»,borbottò alla voce dall’altro capo del telefono. «Bene, la storia di Paolini non mi convince. Hobisognochepartaquestaserastessa!».
9
Lugano,Svizzera.22:20.-71:39:47alladeadline.«Cosavoleteche faccia?». IlvoltodiHenkeleraunamascheradi rabbia, il respiroaffannatoe i
dentiserrati.Van Buuren, attraverso il monitor, sorrise pacatamente e si avvicinò alla telecamera. Si fermò
quandolasuaimmaginefuamezzobusto.Henkellofulminò,disgustato.Stellaeraancoradietrodilui,immobile,maadessononriuscivapiù
adavereunavisualecompletadellacarlingadell’aereo.«IlVaticanohaunacosachenoivorremmo»,cominciò l’olandese, con il tonocortesedi chi sta
chiedendoalsuovicinodiinnaffiarelepiante.«Sitrattadiquattordicirotolidipapiro.Repertistoriciantichissimi».«Cosavoletechefaccia,esattamente?»,ripetéancoraAndreas,sfinito.«VogliamochesiintroducanegliArchiviSegretieliprendapernoi».Loscienziatosorrise.Trascorseroalcunisecondiincuinessunoparlò.“Stascherzando?”.Senonsifossetrovatoinquellasituazione,Henkelavrebbegiuratodisì.«Èunaccordomoltosemplice…unacosabanale!»,chiarìVanBuuren.«È una follia bella e buona!», sbottò Henkel. «Nell’Archivum ci sono quasi cento chilometri di
gallerie e scaffali.Ancheammessodi riuscire a entrare, comepotete esserecerti checiòche statecercandosialì?»«Nesiamocerti.Abbiamolenostrifonti».Lenostrefonti.L’olandesesifeceserio.PoidecisedifornirequalchealtraspiegazioneaHenkel.«Questamattina,
duranteun’astaaFirenze,ipapiricheciinteressanosonostatirubati.AbbiamomotivodiritenerecheiresponsabililiabbianogiàportatialsicuroinVaticano».Henkelsbuffò.«Sietepazzi.AncheselaSantaSedefossedavverointeressataaqueireperti,èfolle
pensarechesianoloroiresponsabilidelfurto!».«Sisbaglia,signorHenkel.Samegliodimechecisonopersone,dietroquellemura,chetramano
moltodipeggio…leièunesempiovivente.Comunque,mibasteràfarlesolounnome:monsignorRanieroSavelli.Sonocertoche loconoscedi fama.Inpassatosièdimostratomolto interessatoainostrirotoli».Loscienziatofeceunapausateatrale,poiproseguì.«Mainognicasononleserveunaragionepercredermi.Leidevesolo fareciòche le stoordinando.PensiaStella:quanto le stiamofacendoèsoltantounpiccoloincentivo…».«Ancheseaveste ragione,enon locredoaffatto,gliArchiviVaticanisonosorvegliatissimi!», lo
interruppeHenkel,conrabbia.«IlbunkerèquattropianisottopiazzaSanPietro.Mistatechiedendounacosaimpossibile».«Nonsisottovaluti,colonnello.Leihaun’abilitazionedilivello1.Nonstodicendocheèfacile,ma
se c’è una persona che può riuscirci, quella è lei», sentenziò lo scienziato. «L’abbiamo scelta perquestomotivo».
L’agentedell’ssvsospirò,scuotendolatesta.Nel frattempo, Van Buuren indietreggiò nella carlinga dell’aereo e tornò accanto a Stella. Si
avvicinò sorridendo e le accarezzò i capelli biondi. «Un’ultima cosa: qualora avesse ragione e irotolinonfosseroinVaticano,nonc’èproblema.Nonsiamopersonechesioffendono.Cifidiamodilei:litrovieceliporti…secitieneaStella».Henkeldeglutì,impotente.Fissòlasuafidanzata:avevagliocchispalancatielosguardocolmodi
terrore.Poi,vinto,siarrese:«Ok,vabene.Cosastocercandoesattamente?».Venti minuti più tardi, l’auto dei rapitori ripartì a razzo subito dopo averlo abbandonato su un
marciapiede.AndreasHenkelsimisesedutoesisfilòilcappucciodalcapo.L’orologiochegliavevanoinfilato
alpolsoindicavacheeranotrascorsitrentanoveminutidall’attivazione.Seciòchegliavevanodettoeravero,restavanopocomenodisettantadueorealladeadline,ocomediavolol’avevanodefinita.Per terra, accanto a lui, era stato abbandonato un volume rilegato. Lo raccolse: era il catalogo
patinatodiunacasad’astediFirenzeincuieranoraffigurati irotolidipapirodicuiavevaparlatol’olandese.L’astaavrebbedovutotenersiquellamattina.Sialzòinpiedi,guardandosiingiro:illagoeraunatavolaneramalanebbiadipocoprimasiera
diradata.SullarivaoppostaadessosidistinguevaconprecisionelasagomaimponentedelcasinòdiCampione d’Italia. Si voltò verso gli edifici affacciati sul lungolago e individuò l’insegna di unBurgerKing.Dovevanoaverlolasciatoneipressidellapiazzacentrale,moltovicinoalsuohotel.Eranostatidiparola,madopotuttoavevanoraggiuntounaccordo…anchesedefinirlocosìeraun
eufemismo.Nonavevascelta.RipensòallosguardodiStella.Iproblemicheavevanoaffrontatofinoalgiorno
primaglisembravanolontanicomeunmiraggio.Adesso,tuttosiriducevaaunosporcoricatto:entrosettantadueoredovevafornireaquelpazzociòchechiedeva.Erapossibilechefossetuttounbluff?Nonavevamododisaperlo.Einognicaso,qualialternative
aveva?«NienteGendarmeria»,eranostateleultimeistruzioni.«Sechiamalapolizia,laguardiasvizzerao
anchesololarondadiquartiere,Stellamuoresubito…eilnostroaccordosalta».Ilnostroaccordo.No,nonc’eranoalternative.Nonpotevarischiare.Oltretutto,dovevaprendereperbuonalateoria
secondolaqualeirotolieranorealmentecustoditinegliArchiviSegreti.Incasocontrariononavevaalcunelementoconcretosucuiindagare.Piùcipensava,piùsiconvincevacheVanBuurendovesseavereelementiassolutamentecertiper
crederecheirotolifosseroinVaticano.Latrappolachegliavevateso,preparataneiminimidettagli,e l’organizzazione quasi militare dei suoi rapitori denotavano un’attenta programmazione. Esoprattutto,lasceltaaccuratadellevittime,luieStella,eraunchiaroindiziodelfattocheeranosicuridinonsbagliarsi.Se davvero avevano ragione, in effetti lui era una delle poche persone che potevano muoversi
agevolmenteall’internodellemuraleonine.Erarischiosoedisicurononfacile,peròforseavrebbepotuto portare a termine quell’assurdamissione. Per un istante gli sembrò l’unica opzione: primaavrebbesalvatoStellaepoi,inqualchemodo,avrebbecercatodirimediare.Riflettere sulle conseguenzedi quanto stavaper fare avrebbe significatomettere in discussione i
princìpidiunavita.Perquestononlofeceesilimitòaosservareilcontoallarovesciasull’orologio:isecondiscorrevanoinesorabilmente.
Ormaiavevadeciso,sarebbeentratonegliArchiviSegreti.Si incamminò a fatica verso via Nassa, dove nel parcheggio sotterraneo aveva lasciato la Kia
SportagediStella.
10
Firenze.23:30.«Iltiziomuscolosoeralì».IlsottotenenteViolaPuccinierasullabanchinanumero8dellastazione
di SantaMaria Novella. Teneva lo sguardo fisso su un tablet, mentre un carabiniere in divisa nesfiorava lo schermo con l’indice. «Se ne resta immobile per tutto il tempo…Aspetta che arrivi iltreno,faduepassiavantiepoispingelavittimasuibinari».«Mifacciarivedereleimmagini»,ordinòilcapitanoAruta,apochipassididistanzainsiemeaun
gruppettodimilitariindivisa.Il binario era stato chiuso e la zona delimitata con un nastro giallo. Dal marciapiede opposto,
tuttavia, due fotografi avevano cominciato a scattare istantanee con grossi teleobiettivi. Il corpodilaniatoeracopertodaunteloverde,mainpiùpuntisivedevanomacchiedisangue.Viola lo guardò in silenzio e poi attese che il carabiniere premesse nuovamente il tasto “play”.
Sulloschermoricomparveroleimmaginiripresedalletelecameredisorveglianza.«Zoncaerapiùomenodoveèleiadesso.L’aggressoreèrimastosempreallesuespalle».«Poisispostadaquestaparte…finoaqui».Ilcapitano,unomonedinovantachiliconicapelliricci
striatidigrigio,impersonòl’aggressoreeandòversoViola.«Einfinelospingesottoiltreno».«E a quel punto alla vittima cade la lettera che aveva in mano. Questa», proseguì la giovane
militare,mostrandoil foglio, infilato inunabustaper leprove.«Ilmotivopercuimiavetevolutoqui…».«IlnomedelfrateeraLambertoZonca»,lainterruppe,senzatropporiguardo,unterzomilitarecon
i gradi di maresciallo. Si avvicinò ai due con l’andatura da cammello e proseguì. «Era undomenicano.Èconfermatochequestamattinafossetragliospitidellacasad’aste.HariportatolieviferiteedopoaverrilasciatolasuadichiarazionealPMèstatodimessodalprontosoccorso».Aruta ignoròViola e si rivolse al carabiniere con un tono solenne. «Stando al primo rapporto,
l’attentato è servito ai terroristi per rubare dei manoscritti antichi, di contenuto religioso. IlcolonnelloRandazzocredechecisiaquindiunacorrelazionetraquestoomicidioequantoèsuccessodaPaolini.Aproposito,nonc’eranotelecamereallacasad’aste,giusto?»«Purtroppo no». Il giovane, con un’espressione vuota, sembrò studiare Viola. «Però abbiamo
richiestoivideodisorveglianzaaunpaiodibancheconsedenellazona.Eilcomunedisponediunareteditelecameresupartedellapiazza…».«Leduevittimediquestamattinasonostateidentificate?»,insistetteilcapitano.«Abbiamoqualcosa
diconcretosucuilavorare?»«Sitrattadiunuomoediunadonna,quasisicuramentestranieri».Ilmarescialloscosselatestae
allargòlebraccia,comepergiustificarsi.«Purtroppononsappiamoancorailoronomi».Aruta simorsicò il labbro inferiore e si chiuse in un silenziomeditabondo per diversi secondi.
Nonostante non sembrasse che i due eventi fossero direttamente collegati, i suoi superiori gliavevanoordinatodiconsiderareanchequell’ipotesi.Nel frattempo,alcunigiornalisti siavvicinaronoall’areadelimitatacon ilnastro.«Possiamofare
qualchedomanda?», si informò laprima,una trentennecon tacchidadodicicentimetri epantaloni
attillati.Il capitano la fulminò con lo sguardo. Avrebbe voluto risponderle male ma l’altoparlante della
stazione,cheannunciavailritardodiunFrecciabianca,lodissuase.«Elei,dottoressa,cosapuòdirmidellalettera?»,sospirò,rivoltoaViola.NoneraconvintocheilsottotenentePuccinipotesserivelarsirealmenteutileall’indagine,masisforzòdinondarloavedere.Lagiovanesorrisetimidamente.Eraimmobile,lemanilungoifianchielosguardofissosuibinari.
Icapellineritagliatiacaschettolesfioravanolespalleeilberrettoconlafiamma,calatosullafronte,metteva in risalto i suoi occhi verdi. Indossava i pantaloni con la banda rossa e la giaccadell’uniformefemminileallacciatainmodoimpeccabile.LavoravaalNucleoTutelaPatrimonioCulturale– il comandodei carabinieri che sioccupavadi
prevenireitrafficidiopered’arte–dapocopiùdiseimesiederalaprimavoltachepartecipavaaun’indagineperomicidio.Nonostantefossestatachiamataesclusivamenteperlasuaesperienzaconrepertidocumentalimedioevali,eraperòmoltocontentadiesserelì.«Be’», cominciò Viola, fingendo di ignorare la poca considerazione che i colleghi le avevano
dimostratofinoaquelmomento.«Questa,purtroppo,èsolounacopia.Sulretrovieneindicatocheèstata riprodotta su licenzadel conventodiSanDomenicodiBologna, che immagino sia il titolaredell’originale. Per poter fare un’analisi completa bisognerebbe poterlo visionare, l’originale,intendo…Inognicaso,possiamoipotizzarechelaletterasiastatascrittaconuninchiostroaisalidirame,checoniltrascorreredeisecolièdivenutoverdastro».«Vadaavanti».«Èvergatadipugnoeredattacompletamenteinlatino.Laformalessicaleècompatibileconuntesto
delmilleduecento».«E il contenuto?», chiese ancora Aruta. «Cosa dice esattamente? Può avere a che fare con i
manoscrittireligiosirubatiquestamattina»,azzardò.Viola controllòvelocemente il testo. «È stata inviatadaBonifaciodegliAleramici,marchesedel
Monferrato,auncertoPoggidiMonteRenzolo,definito“magisterdelloStudium”.Dovreiverificarelefonti,maladatadel1206ècoerenteconlamortedelmarchese,checredosiaavvenutaunannodopo».«Edicosaparla?»,laincalzòAruta.«Dialcunidocumentichel’Aleramicichiededicustodireall’amico».«Nonc’èaltro?».Viola scosse la testa, scettica. «Laparte finalenon si leggemoltobene…Sembra comunqueche
parlidiunProfeta,unuomochevisse“peroltremilleanni”».«Matusalemme era un Profeta…e vissemille anni», la sferzòAruta. «LaBibbia ne parla in più
punti. Potrebbe essere la correlazione che cercavamo?». Non sembrava nemmeno lui troppoconvinto.EancheViolaparvedubbiosa.«Adire ilverosospettochequesto testocontengaqualcosadipiù
complesso…Èpossibilechecisianoriferimentibiblici.Ineffettic’èunrichiamoadAbramoeaunProfeta, di cui peraltro nonviene indicato il nome.Laparte finale però, come le hodetto, apparepocoleggibile».Ilcapitanofeceunasmorfia,seccato.Poiandòversoglialtrimilitarichestavanocompletandoil
rilievo.«Einvecedell’aggressorecosasappiamo?»«Era a capo scoperto», rispose uno dei tre, «ma sembrava sapere esattamente dove fossero le
telecameredisorveglianza.Daifilmatinonsiriesceaestrapolarenessunaimmaginechiaradeisuoilineamenti.Forseavevaunpizzetto…».
«Insomma,nonabbiamonulla…»,fecenotareilcapitano,fissandoViolacongliocchisocchiusi.«Suggerimenti?».Laragazzasiavvicinòe,agitandola letteradiZonca,disse:«Sec’èunaminimapossibilitàche i
duecriminisianocollegati,forsedovremmoparlareconiltitolaredellacasad’aste».
11
CittàdelVaticano,23ottobre.03:20.-66:39:35alladeadline.ErabuiopestoedavantialcancellodiportaSant’Annasostavanodueguardiesvizzereinfreddolite.
Dallatodellachiesaparrocchiale,lungolemuraleonine,ilsemaforoerarosso.«Buonasera…oforsedovreidirebuongiorno!».AndreasHenkelsisforzòdisorridereemostròil
tesserinoconlostemmadelVaticano.Mentre attendeva il controllo, verificò il conto alla rovescia sull’orologio che aveva al polso:
mancavano meno di sessantasette ore alla deadline. Per quanto fosse stato veloce, il viaggio daLuganoaRomaavevasottrattotempopreziosoaStella.Ilgiovanefeceduepassiesiavvicinòalveicolo.Esaminòidocumenti–chequalificavanol’agente
del Servizio Segreto Vaticano come ufficiale della Gendarmeria – e si mordicchiò le labbra,dubbioso.Mostrarequelbadgeeralanormaleprassi,soprattuttoperchél’SSVufficialmentenonesisteva.Era
uncorpovolutoneglianniCinquantadapapaPioXII, eneglioltre settant’annidella suastoriaeracomparsomoltodiradosuidocumentidelVaticano.Henkeleraunodegliagenticonpiùesperienza.Negli anni era diventato uno degli uomini di fiducia del Santo Padre, il quale gli aveva affidatonumerosemissioniriservate.Proprioaluieratoccatoperesempio,diversimesiprima,recuperarelaSacraSindone,trafugatainseguitoaunattentatoorganizzatodaungruppodifanaticireligiosi.Eadessositrovavaalcentrodiquellacheprobabilmenteeralamissionepiùcomplicatadellasua
vita,vistochecoinvolgevaisuoiaffetti.«Prego,colonnello»,bofonchiòallafinelaguardiasvizzera,restituendogliiltesserino.Ilsemaforo
divenneverde.«Buonapermanenza».La Kia Sportage dell’agente procedette lentamente lungo via Sant’Anna, si lasciò il torrione
NiccolòVallasinistra,eproseguìfinoalcortiledelBelvedere.Si fermòneipressi del portonedegliArchiviSegretiVaticani.Scesedallamacchina e si ritrovò
avvolto da un silenzio irreale. Il parcheggio, che di giorno era stracolmo delle auto degli oltrecinquemiladipendentidellaSantaSede,eraquasicompletamentedeserto.Henkelsispostòagrandipassisullatocortodellapiazzaedestrasseilsuobadge.ComesapevaVan
Buuren,eraprovvistodiunchipconabilitazionealivello1.Conquelloavrebbeapertolamaggiorpartedelleserraturedelpalazzo.Lointrodussenellettoreesubitodopoilleddivenneverde.Quando,lamattinadopo,gliaddettiavrebberocontrollatoilogdelsistemadisicurezzaintegrato,
avrebberoscopertocheerastatoluiadaprirelaportaaquell’oradinotte.Mapurtroppononc’eranoalternative…esoprattuttononavevailtempoperelaborareunpianomigliore.Si infilò in un androne dai soffitti alti e le pareti affrescate e si richiuse il battente alle spalle.
Procedettesilenziosamentesulmarmodelcorridoiosemibuio.Immaginavacheentropochisecondisarebbearrivataunaguardiadironda.Dueseerasfortunato.Sisistemòinunangoloeattese.
Nonsisbagliava:quasisubitoudìloscalpicciodipassivelociprovenientidall’ingressoprincipale.Qualcunodovevagiàessersiaccortocheunaportaerastataaperta.L’uomolosuperòsenzavederlo,maHenkelnonglidiedemododigirarsi.Glipiombòallespallee
conl’avambraccioloimmobilizzò.Laguardiaprovòaopporre resistenza, sgomitandoecercandodidivincolarsi.Manonci riuscì,
l’agentedell’SSVeranotevolmentepiùforte.Strinselapresasulcolloelentamentesentìleresistenzecedere.In meno di trenta secondi Henkel chiuse la guardia in uno degli uffici che si affacciavano sul
corridoioesidiresseversolasalaLeoneXIII.Dalìsiaccedevaall’archivio,allesaleconsultazionieaibunker.Sapevachec’eranoanchealcuniterminaliconaccessoall’interareteinformatica.Riuscirea introdursi nel sistemaera la suaunica speranzadi trovarevelocemente ciò che cercava.SempreammessocheVanBuurennonsifossesbagliato…Raggiunta la porta di vetro che delimitava il corridoioC, fece scorrere ancora una volta il suo
badgenellaserraturaedentrò.Sitrovòinunlocaleclimatizzato,ampioeconalcunenicchieincuieranosistematidocumentirariprotettidadoppivetri.Le poche luci di sicurezza illuminavano una fila di scrivanie tutte identiche, dotate di PC con
monitorpiatto.Dallaparteoppostadellastanzac’eranograndiscaffalicolmidifascicolirilegati.Sulfondounagratachedaval’accessoallegallerie:ottantachilometridiscaffalaturechesidipanavanosottoilPalazzoApostolico.Ma lui non aveva intenzione di avventurarsi in quel labirinto, almeno non subito. Seguì il lieve
ronziodellaventoladiuncomputeresisedetteinunadelleprimepostazioni.Mosseilmouseedebbeconfermacheilsistemaeraacceso.Sitrovòdifronteaunaschermatagialla,conillogodellaCittàdelVaticanoinaltoelospazioperunnomeutenteeunapassword.Nonavevascelta:ancoraunavoltafucostrettoainserirelesuecredenziali.GliArchiviSegretieranogestitipermezzodiunareteinformaticadedicata.Conquellasipotevano
individuareidocumenticollocatineicorridoiconunaprecisionemillimetrica.Ilsistema,cheavevarichiesto un investimento di diversi milioni tra infrastruttura e catalogazione, era in funzione daalcuni anni. Fortunatamente, lui aveva già avutomodo di utilizzarlo in passato. Le ricerche eranorelativamente semplici: si trattava di inserire il testo nell’apposito campo e un algoritmo moltosofisticatofacevailresto.Contemplòilcatalogodell’astaepoidigitòiltitolochecampeggiavasullacopertina:“Manoscritti
degliIlluminati”.Non ne avevamai sentito parlare, ma l’olandese era statomolto chiaro. Oltretutto quel termine
evocavainluiricordiangoscianti:treanniprima,unacongregazionechesiispiravaagliIlluminatidelCinquecento, icosiddetti IlluminatipervoluntatemDei,erastata l’arteficedel furtodellaSacraSindone.Quel nome richiamava pagine oscure della storia delVaticano: nelXV secolo, infatti, ungruppodi illustriscienziaticheseguivano i“lumi”dellaragioneavevafondatounaveraepropriasetta. Il suo scopo era distruggere la Chiesa di Roma, colpevole di perseguitare chi professavaapertamente i princìpi della scienza. Molti di questi studiosi, artisti e filosofi non avrebberodisdegnatol’usodellaforza.Molti,manontutti:GalileoGalilei,peresempio,avevaimmaginatochescienza e fede – che descriveva come due facce della stessa medaglia – potessero convivere eimpararel’unadall’altra.Ilpapatoperònonerastatodellamedesimaideaegliappartenentiallasettaeranostatidichiaratiereticiecondannatiamorte.Mentrerimuginavasuqueiricordi,ilsistemarestituìunlaconico:“21.000documentitrovati”.Troppi,eaquantoparevanessunoacquisitodirecente.Provò,leggendoilcatalogo,coniltitolodi
unodiqueifantomaticimanoscrittidegliIlluminati:LeguerrediYahweh.Premette invioeattesedinuovo.Ancoratroppirisultatietuttitroppodatati.Non si diede per vinto e senza indugiare digitò: La profezia di Achia, un altro dei titoli messi
all’asta.Ancoraniente.L’agentedell’SSVsilasciòcaderesulloschienale,losguardopersonelvuoto.Nonfeceintempoa
rifletteresucos’altrocercarecheunoscalpicciodipassiincorridoioattiròlasuaattenzione.Spenseilmonitoretrattenneilrespiro,immobilenellapenombra.Oltre le veneziane della vetrata comparve una lama di luce. Era un’altra ronda, che sbirciò
all’internodellasalaperalcunisecondiepoiproseguì.Henkellavideallontanarsi,manonebbeil tempodiprenderefiatochel’uomosembròcambiare
idea.Tornò indietroesiavvicinòallaporta.Fecescattare la serratura,manelmedesimo istante la“sveglia”degliAlpini,provenientedalsuocellulare,lodistrasse.«Ciao»,ridacchiòlaguardia,conunpiedeincorridoioeunonellastanza.Seavesseapertolaporta
avrebbevistoHenkel,fermocomeunastatua.«Tuttobene?Trapocosmonto».Trascorseroalcuniinterminabilisecondisenzacheaccadessenulla.Poil’uomorisesguaiatamente,
fece un passo indietro e si richiuse la porta alle spalle. Scomparì nel corridoio molto piùvelocementediquandoeraarrivato.L’agente dell’SSV scosse il capo per il colpo di fortuna e riaccese ilmonitor.Non perse tempo:
digitò un’altra stringa di testo e poi un’altra ancora. Nessuna dette i risultati sperati. Centinaia didocumentimanessunoconlecaratteristichechecercava.Chefare?Perunistanteparvedubbioso.Ammessocheipapirifosserorealmentelì,eracomecercareunago
in un pagliaio. Era evidente che con il suo approccio non avrebbe ottenuto nulla. C’era tuttaviaun’altrapossibilità…Chiuseildatabaseedigitòl’indirizzodellapaginad’accessoallaintranet.Ognidocumento,lettera
o merce che entrava in Vaticano veniva protocollato ancora prima di essere assegnato e poiarchiviato. Se ciò che lui cercava era effettivamente arrivato, nel protocollo elettronico dovevaessercenetraccia.Richiamòlamaschera“inentrata”eriprovòadigitareitestigiàinseriti.Ancoranessunrisultato.Possibileche i rotoli fosseroentraticlandestinamente?Nonpotevasaperlo.Provòadampliare la
finestratemporaleesenzacredercitroppoinserìunnumeroditrecifre:302.Sipassòlamanosulmentoepremetteinvio.“Bingo”.Sulvideocomparveundocumento.Eraun’emaildipochigiorniprima,indirizzataallaprefettura
degliArchiviSegretieincopiaallaSegreteriadiStato.Aprì ilfileesi trovòdavantiaunapaginascrittainArialmaconalcunedellerighecensurate.Perqualchesecondosilimitòafissareloschermo.Sembravachel’emailfossestatastampataeche
qualcuno avesse cancellato delle parti con un pennarello nero. Successivamente dovevano averlascannerizzatanuovamenteperinserirlanelprotocollo.Henkel stampò la pagina e poi la guardò ancora una volta. Per la maggior parte era
incomprensibile,tuttaviavieranoalcunielementicheavrebberopotutorivelarsiimportanti:ilnomedelmittente,taleLambertoZonca,idestinataridell’emaileilriferimentoallotto302.Si alzò di scatto e si diresse alla scala. La sua tappa successiva era obbligata. C’erano poche
possibilitàchefunzionasse,mapotevavalerelapenaprovarci.
12
CittàdelVaticano.04:05.-65:54:14alladeadline.IlsegretariodiStatoVaticanocamminavanervosamenteavantieindietronelsoggiornoilluminato.
LaTValplasmaeraaccesasuRaiNews24elesueimmaginidanzavanoriflessesulpavimentolucente.Viveva in un piccolo alloggio affacciato sui giardini vaticani, non troppo distante dalla Domus
Sanctae Marthae. A differenza dei suoi predecessori aveva preferito quella sistemazione allasplendidaPrimaLoggiadelPalazzoApostolico,giudicatatropposfarzosa.Chiloconosceva,sapevacherinunciareaciòcheglispettavadidirittoeraesattamentenelsuostile.Si chiamava Camillo Perrone, e oltre a essere una persona estremamente umile, si considerava
l’uomo meno adatto del mondo a ricoprire il ruolo di segretario di Stato. Eppure, nonostantesoffrissedicuoreenonsopportasselostress,ilSantoPadreglieloavevachiesto.Era successo un paio d’anni prima, alcuni mesi dopo lo scandalo che aveva coinvolto il suo
predecessore,arrestatoperaverpartecipatoall’attentatoallaSacraSindone.«Camillo, ho bisogno di te». Erano state le uniche parole del papa. Le aveva pronunciate con il
solitotonoautoritarioecordialealtempostessoePerronenonerastatoingradodidiredino.Ecosì,dopooltre trent’annidedicatiallaChiesa,all’insegnadell’onestàedelpiùassolutorigore
morale,erasalitodiunultimogradino.ErapassatodalgravosoincaricodiarcivescovodiTorinoaquello titanico di segretario di Stato Vaticano, ruolo che in una democrazia sarebbe statoparagonabileaquellodiunprimoministro.Ilperiodo,inoltre,eratutt’altrochefacile:gliscandalinellaSantaSedeeranosemprepiùnumerosi
esisusseguivanoaunritmoquasiincalzante.Dopoaveraffrontatolapiùabiettadelleperversioni,lapedofilia,adessoglitoccavanoanchelacorruzioneeireatifinanziari.Sidicevachealcunialtiprelatiutilizzasserofondineriperfinanziarefondazionididubbiamoralità.AlcunisospettavanocheseneservisserosolopermantenereuntenoredivitapococonsonoagliuominidiDio.E adesso ci simetteva ancheAndreasHenkel.Gli aveva telefonato pochiminuti prima, in piena
notte.«Eminenza,hobisognodiaiuto»,avevasussurrato,conuntonocheatuttoassomigliavatranneche
aunoscherzo.«SitrattadiStella».«Aquest’ora?», siera limitatoa rispondere lui. Inognicaso, soffrendod’insonnia,passavagran
partedellanottataa rigirarsi tra le lenzuolaoa leggere.La telefonataavevaavuto,senonaltro, ilmeritodispezzarelamonotonia.«Èquestionedivitaodimorte»,avevaproseguitol’agente.AndreasHenkeleraunapersonafidata
eilSantoPadrelostimavamoltissimo.Seavesseavutounamissionedifficiledaaffrontare,unachemagariavrebbepotutocomportaredeirischiperlaSantaSede,certamentesisarebbeaffidatoalui.Valevalapenaascoltarecosaavevadadire.Henkeluscìconl’autodalcortiledelBelvedere,lelucideifarichefendevanolafoschianotturna.
Percorseabassavelocità,nelbuio,viadelGovernatoratoesidiresseversopiazzaSantaMarta.Lì
parcheggiòlaKiaeproseguìapiedi,comeun’ombra,finoallapalazzinadell’Arciprete.Perronegliavevaassicuratocheavrebbelasciatoilportoneapertoecosìfu.Salìigradiniaduea
dueeinpochisecondiselotrovòdavanti.«Andreas…cosasuccede?»,mormoròl’anzianoreligioso,inunfilodivoce.Avevaleguancediun
colorito rossastro, lo stesso che assumevano quando eramolto nervoso. Come in quelmomento.«Vieni.Accomodati».Gliteselamano,affinchél’agentemimasseilbaciodell’anello.Henkelsorriseappena,accennòunariverenzaepoisidiresseversoilsalotto.Il locale era ampio, ben illuminato e con grandi travi in quercia che sostenevano un soffitto
affrescato. Sebbene ilmobilio apparissemodesto, un grande arazzo campeggiava comunque sullaparetepiùlunga.DavantiallaTVaccesac’eranoduescultureligneeraffiguranticardinali.«Cosasuccede?»,indagòancorailreligioso,conansiacrescente.«Stella,eminenza.Èstatarapita»,gemetteHenkel,mentresiaccomodavanosuundivanettodipelle
atreposti.Perronerimasesenzafiatoenonriuscìarispondere.Avrebbevolutodirequalcosadirassicurante,
qualcosadiadattoaunasituazionecomequella.Eppurenessunaparolagliuscìdallelabbrasocchiuseinun’espressionestupefatta.ConoscevaabbastanzabeneStellaRosati,ilmagistratocheerastatodistaccatoall’Ispettoratopresso
il Vaticano della Polizia di Stato. Era stata lei, tre anni prima, a sventare insieme a Henkel lacospirazioneaidannidellaChiesaorditadalsuopredecessore.Sapevacheidueeranomoltouniti…eadessoleierainpericolodivita.«Minacciano di ucciderla se non consegnerò questi rotoli di papiro», continuò Andreas a
bruciapelo,mostrandoilcatalogodellacasad’astePaolini.Perronelopreseinmanoesisistemògliocchialiatartarugasulnaso.Lemaniglitremavanoper
l’agitazione.Sfogliòlentamentelapubblicazioneesifermòquandotraduepaginetrovòunfogliodicartapiegato.Eralastampadell’emailcensurata,quellacheHenkelavevatrovatonell’archivio.«Sonoquiprincipalmenteperquella…»,chiarìHenkel,indicandol’A4.Il cardinale studiò il foglio per alcuni istanti, con uno sguardo che l’agente segreto non seppe
interpretare.Poilomisedaparteededicòlasuaattenzionealcatalogo.«Nehogiàsentitoparlare…».«Dell’emailodeimanoscrittidegliIlluminati?»«Dell’astadaPaolini.C’èstatounattentato,questamattina.Duevittime,pare…equalcunoharubato
degliantichicodici».Henkelannuì.«IrapitoridiStellacredonochesiastatoilVaticano…».Lodissecontonotitubante,
quasinonriuscisseacredercineppurelui.«CredonochequalcunoabbiatrafugatoirotolieliabbiaportatinegliArchiviSegreti».Perronealzògliocchisopralamontatura,l’espressionetraildivertitoeildubbioso.Scosselatesta
ripetutamente.«Nonèilnostrostile…tuttavia…».«Tuttavia?». Il viso diHenkel si illuminòd’improvviso e un lampodi speranzagli attraversò lo
sguardo.«Cosaintende,eminenza?Nesaqualcosa?»«Nulladicerto,naturalmente».Socchiusegliocchi,cercandodischiarirsilamente.«Peròilnome
“manoscrittidegli Illuminati”mifapensarealla leggendasecondolaquale lasettadegli Illuminatiavrebberaccoltounnumeroconsistenteditestiesoterici.SidicecontenesseroantichisegretiingradodidistruggerelaChiesa:tienipresentecheillorofineeraproprioquello.Comunque,recentemente,unarcheologodinomeCassiniavrebbetrovatoinIslandadegliantichirotolidipapiro:icosiddettilibrideiVeggenti».«EquestocosahaachefareconimanoscrittidegliIlluminati?»
«Cassini sostiene che Dante Alighieri, insieme a pittori del calibro di Raffaello, Leonardo eBotticelli, avrebbe celato nelle sue opere degli indizi per ritrovare queste antiche scritture. Nondimenticarechemoltiartisti,duranteilRinascimento,probabilmentefacevanopartedellasettadegliIlluminati… Visto l’argomento di cui trattano, è possibile che i manoscritti messi all’asta sianoproprio i libri dei Veggenti trovati in Islanda: testi nascosti dagli Illuminati e che avrebberoconsentitoaquestiultimidiraggiungereipropriabiettifini.Sefosseroautenticisispiegherebberomoltecose…».«Credodinonseguirla.Acosasiriferisce,esattamente?».«AllaBibbia.Comesai, lescritturecheutilizziamooggisonobasatesulcodicediLeningrado, il
testo redattodaiMasoretipartendodallaBibliaHebraicaStuttgartensia».Perrone si alzò inpiedieandòallalibreriacheoccupavalapareteoppostaaldivano.«Maquellanonèl’unicafonteesistente.Per noi cattolici sono canonici un totale di quarantasei libri dell’Antico Testamento.Gli ebrei e iprotestanti ne riconoscono invece soltanto trentanove, perché per loro sette non sarebbero statiispiratidaDio.Igreco-ortodossiutilizzanoiltestodeiSettanta,laBibbiadelIIIsecoloavantiCristoscrittaingreco.Irabbini,dalcantoloro,rifiutanolaBibbiadeiSettantaeconsideranovalidasololaTorah,chesidifferenziadalnostroTestoSacropermigliaiadivarianti…».«Eminenza,conoscolaBibbiaabbastanzabenemanoncapiscodovevuolearrivare»,lointerruppe
l’agentedell’SSV,fissandol’orologiochesegnavaleoreeiminuticherimanevanoaStella.«VogliosemplicementedirecheesistonomolteBibbiedifferenti.Iltestopiùanticosucuibasiamo
lanostrareligioneèquellodiQumran,del II secoloavantiCristo».Perroneestrasse finalmenteunvolumeecercòvelocementeunapagina.«Eccolo.Questo».Henkelfissòl’immagine.SivedevalafotografiadialcunirotolisimiliaquellidiPaolini,ingialliti
erovinatinellapartesottostante.«SonoimanoscrittidelMarMorto?»,provòaindovinare.«Esatto.TraqueltestoeilsololibrodiIsaiacisonoquasiduecentocinquantadifferenze.Visono
parole in più che si leggono nell’uno e che mancano del tutto nell’altro, parole diverse, paroleomesse, formegrammaticalidifferenti, letteremancanti,differenzenelleconsonanti».Perronefeceunapausa e tornò a sedersi di fronte aHenkel.Accavallò le gambeeproseguì. «Se i rotolimessiall’asta fossero veri… se davvero quei manoscritti risalissero a un’epoca precedente ai rotoli diQumran,forsesipotrebbeavereunaletturadiversadellanostraBibbia.Soprattuttoperchéquandountestononrientravapienamenteneilorocanoni,eranoiMasoretistessiafarloscomparire.Libridelgenere,secondogliIlluminati,potevanocontribuireadistruggereilVaticano…».«Mi sta dicendo che, per impedire che venissero alla luce, gli Archivi Segreti potrebbero aver
orditounattentatoterroristicoalfinediimpossessarsene…?».Perronescosseilcapo,scettico.«Francamentenoncredo,maforsepossodareunaspiegazionea
quell’email.Eriquiperquella,no?»«Esatto. Speravo che essendo arrivata in copia anche alla Segreteria di Stato vi fosse ancora
l’originalesuivostriserver…».CamilloPerronesialzòeagrandifalcateattraversòilsoggiorno.Henkelgliandòdietrofinoallostudioprivato,unufficioconduegrandilibreriecopertedaantedi
vetro e un’imponente scrivania vicino alla finestra. Sul lato destro c’era un moderno iMac contastieraemousewireless.«Diquand’èl’email?»«Del16.IlmittenteèuncertoLambertoZonca».Perronemosse il mouse e cominciò a leggere. «Da qui ho l’accesso alla casella principale del
segretariato.Disolitolaguardanogliimpiegatiperchéarrivaunsaccodispam.Ènecessariomolto
tempoperselezionareimessaggibuonidallaspazzatura».«È possibile che chi ha censurato il file sul protocollo abbia pensato anche alla vostra casella
email?»,tagliòcortoHenkel.«Tuttoèpossibile»,silimitòareplicareilreligioso,chefacevascorrerelecomunicazioniconuna
sorprendenteabilità.«Tuttavia,seècomepenso,noncredo.Eguardarenoncicostanulla…haifattobeneavenire,èuntentativoragionevole».Henkelincrociòlebraccia,scetticomaattaccatoaquell’unicoindizio.«Eccola»,annunciòallafinePerrone,abbassandosigliocchiali,unsorrisopaciosodipintosulviso.
«Ricevutaalle14:43del16ottobre.DaLambertoZonca.Oggetto:Incantorelativoallotto302dellacasad’astePaolini.Richiestaincontro».
13
Regionedell’Azerbaigianorientale,Norddell’Iran.Ventiminutidopo.-65:34:59alladeadline.IlLockheedC-130Hercules con il simbolo delleNazioniUnite sulla fusoliera toccò il suolo alle
primelucidell’alba.Eraunamattinafreddaenebbiosa.Rallentò,sobbalzandosullapistainterrabattutaearrestòlasuacorsaneipressidiunedificiotozzo
dimattoni bianchi. Davanti sostavano alcuni soldati iraniani amitra spianato e tre furgoni con ilmotoreacceso.«I documenti sono in regola», dichiarò un funzionario in uniforme, un paio di baffetti da
moschettiere.Tenevainmanounaseriedifascicolieurlavapersovrastareilclangoredellequattroturboeliche.«DovretepassareasuddiMarand.Ilterremotoharesoinservibilelastrada21,mala14diconochesiapercorribile,almenoperuntratto».«Graziemolte»,risposeinaraboladonna,ilventochelescompigliavaicapelli.Avevagliocchia
mandorla, la pelle color latte e le gote arrossate. Nonostante il velo, qualche ciocca nera lesvolazzavasullafronte.«Apprezziamolavostracollaborazione».Il funzionario sorrise sguaiatamente e si toccò la tasca. «Anche noi!». La fissò di sottecchi e si
allontanòversoisoldatifacendograndigesticonlamano.Si trovavano su una vecchia pista militare nella zona Nord-Ovest del Paese, non lontano dalle
paludi dell’Adji Chay. Il territorio circostante era arido emontagnoso. Sullo sfondo, ilmassiccioprincipaledelMishodaghNoHuntingerainnevato.DallaparteoppostasiintravedevaillagoUrmia,chefacevadacontraltarealverdemonteSahand.Mentre i portelloni dell’Hercules venivano aperti, treToyotaLandCruiser, con il logoUN sulle
fiancate,simossero.La donna attese in piedi, le braccia conserte per proteggersi dal freddo. Dopo alcuni secondi
individuò,sullascalettadelvelivolo,HermanVanBuuren,chescesevelocementeelaraggiunsesullapista.«Siamoinritardo!»,loassalìaggressiva,appenaluilefudavanti.«Sonopassatequasiseiore».«Abbiamo dovuto evitare lo spazio aereo siriano e siamo stati costretti a deviare su Tabriz», si
giustificòloscienziato.«Siamostatifortunatiadavereavutoleautorizzazioniperquestoscalo».«Iononlachiamofortuna…»,grugnì lei,stringendosinellespalle.«Queldannato terremotociè
costatocinquantamiladollariintangenti,senzacontareidannialSitoA».«Quandosarànuovamenteoperativalanostrapistad’atterraggio?»,siinformòVanBuuren,sfinito
dalviaggio.«Labasehasubitomoltidanni,macontiamodiripristinarealmenoilgateinpochigiorni».«Glihangar?IlGiardino?»«Lastrutturaèantisismica.Lìnessundanno!»,tagliòcortolei.Nelfrattempo,trepasseggereavvolteinpesanticopertefuronofattescenderedall’aereoescortate
finoalleauto.«Cisiamo?»,domandòladonna,fissandolascenacomesefosseundocumentarioinTV.
VanBuurensivoltòebisbigliòqualcosaallaradio.Infineannuì.«Questavoltaneabbiamotre!».«Bene.Andiamo.Nonc’ètempodaperdere».Circaun’orapiù tardi,StellaRosati era sul sedileposterioredi unadelleToyota lanciate agran
velocitàsuunastradadimontagna.Primadisaliresullamacchina,aipiedidelvelivolo,sieraguardataattorno,manonerariuscitaa
capiredovesitrovasse.Agiudicaredalfreddoedaicartelliscrittiinarabo,immaginòdiesseretralealturedell’Iranodell’Afghanistan.L’uomo che l’aveva rapita nell’albergo di Lugano e che poi l’aveva drogata sedeva davanti, sul
sediledelpasseggero.Accantoa lei invecec’erauna ragazzacon lo sguardopersonelvuoto,chenonavevamaivisto.«Quantocivorrà?»,siinformòloscienziatorivoltoall’autista,iltonopreoccupato.Il terremotodelgiornoprecedente, ilcuiepicentroerastato registratonelSud-EstdellaTurchia,
erastatounodeipiùviolentidella storia.Levittimecivili sidiceva fosserosvariatemigliaia,cosìcomeglisfollati,maciòchepiùgli interessavaeranoidannialle infrastrutture.Moltedelleviedicomunicazionelocalieranostatedanneggiateeconloroanchelapistadiatterraggioall’internodellabase. Così erano stati costretti a modificare i piani di volo. Erano atterrati a molti chilometri didistanzaestavanoraggiungendoilSitoAinauto.Ilguidatoresivoltòversodi luisenzaparlare.Eraunomoneconun turbantesulcapo,unafolta
barbaneraegliocchigrigi.OsservòVanBuurenperalcunisecondiepoibisbigliòqualcosa.Stella non lo comprese. Parlava in una specie di inglese con forte accentomediorientale, ma il
frastuonodelmotoreleimpedìdisentire.L’olandese,inognicaso,nonostanteisuoimodidistintiparvecontrariato.Picchiettòsull’orologio
etornòafissareunamappasulsuotablet.Cosacifacevalì?,sidomandòlaragazza.Perquantosisforzassediimmaginarlo,nonriuscivaa
trovarenessunaspiegazionevagamenterazionale.Era stata rapita, ormai era evidente.Ma per quale ragione? E perché l’avevano portata tra quei
montiinnevati?Provòafarementelocale.Duranteilviaggioinaereoerastataquasisempresedataeincosciente.
Riusciva a ricordare uno strano macchinario e un fischio ripetuto, simile a quellodell’elettrocardiogramma. Ricordava anche il rombo dei motori dell’aereo e il viso di Henkelripreso da una telecamera.Ma era successomolte ore prima, non era in grado di quantificarne ilnumeroconprecisione.Sivoltòversolasuacompagnadisventura.Eraunaragazzasuivent’anni,biondaeconlatestache
danzava al ritmo delle buche.Aveva gli occhi spalancati,ma sembrava incosciente. Come lei, eracollegataattraversountubicinoazzurroaunostranomarchingegnosistematonelbaule.Mentre fissava il piccolo catetere che le pendeva dallamano destra, l’auto sterzò bruscamente e
l’autistalasciòlastradaprincipale.Siinerpicòsuunamulattierasulfiancodiunamontagnaediedegas,seguitodallealtreduevetture.Elìaccaddel’imprevedibile.Lastrada,chepiegavaasinistra,d’untrattoscomparveletteralmentedasottoleruotedell’auto.Gli
pneumaticidellaToyotaperseroaderenzae ilveicolo, inbilicosullavallata,sbandòripetutamente.Voltòprimaasinistra,versoilcostonediroccia,epoiadestra,puntandoilbaratrosottostante.Per alcuni istanti parve che stesse letteralmente librandosi nell’aria. Poi, quando finalmente
l’avantreno ritrovò il terreno, diverse decine dimetri più sotto, uno scossone fece sobbalzare gli
occupanti.Manonera finita: dopo alcuni interminabili secondi, in cuiStella ebbe l’impressionedi trovarsi
sospesasuunfilo,l’autoincontròunnuovoostacolo.LaToyotas’impennòeneltempodiunrespirosiribaltòcompletamente,andandoadarrestarelasuacorsacontroalcunirovi.Gliairbagesploserocontemporaneamenteeilclacsoncominciòasuonare.
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CittàdelVaticano.05:45.-64:14:23alladeadline.La Città del Vaticano era ancora avvolta dal buio quando Henkel attraversò nuovamente piazza
SantaMarta.EradirettoapalazzoSanCarlo,pocodistantedall’alloggiodiCamilloPerrone.Raggiunto il portone a doppio battente, individuò l’interno 12A e suonò ripetutamente il
campanello.Era lì perché, subitodopoaver letto il testo completodell’email, il segretariodiStatogli aveva
espostolasuateoria.Gliavevarivelatoche,dall’annoprecedente,dopoloscandaloVatileaks,alcunialtiprelatidelVaticanoeranosottopostiainchiesteinterne.Uno degli indagati era proprio il prefetto degli Archivi Segreti Vaticani. Monsignor Raniero
SavellieraaccusatodiaverdistrattofondidalloIORperristrutturareungrandeatticonelqualesieradapoco trasferito.Si trattavadi una reggia a tutti gli effetti: quasi quattrocentometri quadrati cheeranostatiottenutiunendodueappartamentiprimaoccupatidaaltricardinali.Il motivo della censura sulla email poteva quindi essere molto più semplice di quanto avevano
immaginato:avevaloscopodinasconderedeifondineri.«Ilmeccanismo è piuttosto banale, a dire il vero», aveva spiegato Perrone,mentremostrava un
fascicolorilegatoaHenkel.«Masealcunifunzionarisonocompiacenti,magariperchébenpagati,èpossibile.Vedi?»«Cosa devo guardare con precisione?». Henkel aveva davanti quello che sembrava il testo
dattiloscrittodiunalegge,divisoinarticolieconalcunetabellegiàevidenziate.«Comesai,ilregolamentodell’APSAprevedecheilprelatosegretarioinviiallaSegreteriadiStato
alcuni verbali…». L’APSA era la struttura del Vaticano che si occupava dell’amministrazione delpatrimonio della Santa Sede. «Nell’ultima commissione cardinalizia, cinque giorni fa, è statoapprovato un restauro da due milioni di euro per generici “reperti degli archivi”. La richiesta èdirettamentediSavelli».Henkelavevaannuito.«L’avevo già notato. È stato fatto tutto con molta fretta, senza un progetto preciso e con un
preventivoadirpocosintetico».«Cosa intende?».Henkel aveva incrociato lebraccia.Era evidente che i sospetti del segretariodi
StatosulleattivitàdiSavellifosseromaturatimoltotempoprimadelsuoimprovvisoarrivo.«Lacifra, intanto.Duemilionidieuro tondi tondi.Nonuneurodipiù,nonunodimeno»,aveva
proseguitoPerrone,sfiorandoilfoglioconl’indice.«Epoiètuttotroppogenerico,nessundettaglio.Néautorizzazioni,népareri.QuigliunicidocumentisonoquellifirmatidaSavellistesso…».«Stadicendocheilprefettohausatolabanalescusadiunrestauropercrearsiunfondonerodidue
milionidieuro?»«Nonèun’ipotesicosìperegrina…».«Ok.Ammettiamoche leiabbiaragione»,aveva tagliatocorto l’agentedell’SSV.«Misembratutto
tropporaffazzonato!Secisiamoarrivatinoi,inmenodimezz’ora,cipotevaarrivarechiunque!».
«Èvero.Maforsehaavutopocotempoperorganizzarsi.Ineffettidisolitoèpiùaccorto…».Quelleparole avevano confermato i sospetti diHenkel:Perrone indagava sulle attività diSavelli
certamentedamoltotempo.Tuttaviainquelmomentolasuaattenzionesieraspostataaltrove.«Equalèlacorrelazionetraifondinerieirotolichestiamocercando?»«Guarda qui, sull’email di quel frate», Perrone aveva indicato un punto preciso della
comunicazione. «Lamberto Zonca diceva di aver bisogno di due milioni di euro per partecipareall’asta.Eraunimportocheconsiderava“congruo”».Osservandoqueinumeri,Henkel si era convintochePerronepotesseavere ragione.Sulla lettera
censurataeranosparitesoltanto le informazioni relativeagli importidell’asta.Chiavessefattounaricerca non avrebbe trovato correlazioni tra i restauri richiesti da Savelli e quella email. Poi,casualmente,pochigiornidopo,eracomparsaunarichiestadifinanziamentoperdeirestauri ilcuicostoammontavaproprioaduemilionidieuro.Noneranoproveschiaccianti, tutt’altro.Potevaessereunabanalecoincidenzaeperdimostrare il
contrariosarebberooccorsealtreindagini…MailtemposcarseggiavaecosìHenkelavevadecisodiparlarneconildirettointeressato.Magarimettendoloallestretteavrebbepotutoscoprirequalcosadipiù.«Ss-sì?»,balbettòunavoceassonnataalcitofonodelpalazzobarocchettodiSanCarlo.«GendarmeriaVaticana.SiamoquipermonsignorSavelli.Apra,perfavore»,Henkelmentì,mail
suotonoautoritariononlasciavaspazioarepliche.Ilgiovaneprete,infatti,nonselofeceripetere.Inpochisecondisicatapultògiùdalleduerampedi
scaleefuallaportadell’edificio.«Portamidalui!»,ordinòHenkel,spingendoloall’internoedestraendounaSigSauerP220.Ilgiovanenonemiseunfiato.Allavistadellapistolailsuovisogiàpallidosbiancòdeltutto.«Chi è lei?», si informòSavelli subitodopo, appena i due attraversarono le colonnea spiraledi
marmochedelimitavano l’ingresso.Stava inpiedi, losguardovigilee l’aspetto rubicondo.Potevaavereunasessantinad’anni,eraminutoepiùbassodialmenouna testadiHenkel. Ilvoltoerabenrasato e i capelli biondo cenere, che gli cingevano la nuca e coprivano parte della fronte con unvistosoriporto,eranoperfettamentepettinati.Nonostantel’ora,sembravaappenauscitodalbarbiere.Henkel fece una smorfia e tese il braccio con la pistola verso di lui. «So dei due milioni», lo
ammonì, senza giri di parole. Immaginava che le telecamere di sorveglianza lo avessero ripreso,quindiavevaiminuticontati.«Rispondaallemiedomandeenonleaccadrànulla».Savelli indugiò, in silenzio, spostando il peso da un piede all’altro. Poi, dopo qualche secondo,
guardòilsuosegretario.«Ètuttoapposto,Leandro.Tornaaletto.Socosavuoleilnostroospite».Ilgiovaneparvetitubante,maallafinefufelicediscompariredietrounaportacopertadaunfine
tendaggio.«Sachisono,vero?».Henkelriposel’armanelgiubbotto.Ilsuobersaglioerainerme:impalatonel
centro di un locale sontuoso, che paragonato all’alloggio di Perrone sembrava la reggia diVersailles.«Immaginavosarebbearrivatoqualcuno,maaddiritturailcanedaguardiadelpontefice…».«Dove sono i rotoli?». L’agente dell’SSV non cadde nella provocazione. «Per ora non sono
interessatoalsuoattico,néaifondichehautilizzatoperristrutturarlo».«Èvenutofinquipernulla,signorHenkel»,lorimbeccòSavellie,incurantedell’intruso,sidiresse
all’angolobar. «Si trattavadi reperti troppo importanti per lasciare che se li aggiudicassequalchefanatico.Temoperòchesiaarrivatotardi!».
Henkelavanzòsulpavimentodimarmolucenteesifermòsottoungrandelampadariodicristallo.IlprefettodegliArchiviSegretieraimmobileconduecaliciinmano,ilvisoimpassibile.«C’èstatounattentato,l’avràsaputo…».Gliporseunbicchiere,mal’agentenonmosseunditoper
prenderlo.SavellinonsembròpreoccuparseneeandòversounsalottinoLuigiXIV.«Èvero:avevopredisposto i documentiper l’asta e avevodovuto arrangiarmivelocemente a trovare la coperturafinanziaria.Purtroppoèstatotuttoinutile;qualcunohagiocatod’anticipo».«Nonlecredo».Henkelscosseilcapoe,ripensandoalleparolediVanBuuren,loaccusò:«C’èlei
dietroilfurto!».Ilprefettosorriseappenaesilasciòcaderesuisofficicuscinidivellutocolorcrema.«Francamente
nonmiinteressaciòchecrede…tuttaviapossoprovarlecheiononc’entro».Savelligesticolòconlamanoeindicòilgrandetavolodicristalloallespalledell’agente.Soprafacevanobellamostradiséduevasidifioriconcomposizionidicalleegigli.Accantoc’erauncomputerportatilechiuso.«Loapra».HenkeleseguìeilMacBookAirsiacceseall’istante.«Quellochevedeèilportaled’accessoauncontooffshore.Iduemilionicheleihascopertosono
ancoratuttilì.Compresalacauzione».Andreas si concentrò sulla schermata che aveva di fronte. Si vedevano il saldo e i movimenti
eseguiti.Ineffetti,l’unicoversamentosuquelcontoeraditregiorniprima:2.000.000,00.C’erapoiunsolobonificoinuscitadiduecentomilaeuroafavoredellacasad’aste,cheperòerastatostornatoilpomeriggioprecedente.«…Vistochelacauzioneèstataappenarestituita,potràimmaginarechel’astanonèandatacomeci
auguravamo».Savellisistavariferendoalfattochenelleproceduredigaralacauzioneprovvisoria–ovverol’importocorrispostoinanticipoperrenderecredibilel’interesseperundeterminatolotto–vieneresaatuttiipartecipantichenonsianorisultativincitori.«Sulfattocheirotolinonsianostativendutinoncisonodubbi»,sottolineòHenkel.Intanto,conil
trackpad,cambiòschermataperassicurarsichequellepaginenoncontenesseroqualchetrabocchettostudiatoadarte.«Soacosastapensando…maorganizzareunattentatoconisoldidelVaticano,perquantopossano
parlarmaledime,nonèproprionelmiostile.Potràinoltreimmaginarequantosianoimportantiedelicatiqueirotolidipapiro».L’agentedell’SSVlofissò.Lotrovavaspregevole,maidaticheavevavistosulcomputer,dandoper
scontatochenonpotevanoesserestatipreparatiinanticipo,sembravanocredibili.Cosìcomelasuastoria. Oltretutto, se il prefetto aveva dovuto occultare dei fondi neri per partecipare all’asta,evidentementenonavevaaltredisponibilitàdidenaro.Nonavrebbequindineppurepotutopagaredeimercenari,comepensaval’olandese.«La domanda che mi faccio da questa mattina è la seguente», rincarò la dose Savelli, vedendo
Henkeldubbioso.«Chiciguadagnadalfurto?Oltreailadristessi,intendo».«Stainsinuandochedietrol’attentatocipotrebbeesserelacasad’aste?Unatruffaall’assicurazione
forse?»«Questo non lo so… quello di cui sono certo è che i Lloyd’s di Londra staccheranno un
considerevoleassegnoafavorediPaolini»,concluseilprefetto.«Sevuoleirotoli,comelivoglioio,leconsigliodiseguireildenaro.Disolitoèunbuoninizio».
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Firenze.07:20.ViolaPuccinieilcapitanoArutasipresentaronoacasadiAtilioGarcíaPaolinidibuon’ora.L’uomo,nipotedellostoricofondatoredellaprestigiosacasad’astefiorentina,abitavainborgoSan
Jacopo, poco distante da Ponte Vecchio. Era una via stretta e buia, delimitata da imponenti torrimedioevalieedificidall’aspettoaustero.Iduecarabinieriraggiunseroilpalazzoapiedi,dopoaverparcheggiatolagazzellasulmarciapiede
all’incrocioconviaDèBelfredelli.«Buongiorno»,esordìAruta,sollevandoilberrettoconlafiamma.«SonoilcapitanoFabioArutae
questa è la mia collega, sottotenente Puccini del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Grazie peraverciricevutocosìpresto».Paolinisorrisee li invitòaentrare. Indossavauncompletoblu impeccabilee ilviso,squadratoe
conunamandibolaprominente,eraabbronzatoeperfettamenterasato.«Hogiàparlatoconivostricolleghialungonellescorseore…quellocheèsuccessoèstatoterribile.Misentoresponsabile,inqualchemodo».«L’attentatodi ierimattinapurtroppoèsullepaginedi tutti igiornali»,confermòilcapitano,con
un’espressionedirammarico.«Manoisiamoquiperunmotivodifferente».«Ladocumentazionedeirepertirubatieraaposto,seèquestochemistatedomandando».Mentre
parlavafececennoaiduemilitaridiaccomodarsisuundivanopocodistantedall’ingresso.Eraunastanza molto luminosa. Dalle finestre si intravedeva la cupola del Brunelleschi rischiarata da unraggio di sole che si faceva largo tra le nuvole. «Sono reperti rinvenuti all’estero e importatilegalmente. La sovrintendenza mi ha fornito tutte le necessarie autorizzazioni per la temporaneaimportazione».Arutasorrise.Sapevacheperungalleristavendereoggettidiquel tipopotevacomportarealcune
difficoltàburocratiche.Laleggeinmateriadibeniculturalieramoltorigidaeimpedivadiesportareirepertirinvenutinelterritorioitaliano.QuellaeralaragioneperlaqualePaoliniavevasottolineatocheirotolieranostatitrovatiall’estero.«Nonsipreoccupi,sonocertoche,comeleidice,ètuttoinordine»,lorassicuròilcapitano.«Ilmotivopercuisiamovenutiquièquest’uomo.Seloricorda?».Gli mostrò una fotografia di Lamberto Zonca, un fotogramma ripreso dalle telecamere dellastazione.Paolinitiròunsospirodisollievo,l’immagineincollatadavantialsuonaso.«Sì,èundomenicano
diBologna.Eramoltointeressatoallanostraasta».Annuìinmodoconvinto,primafissandoArutaepoiguardandoViola.«Cosa ci può dire di lui?», chiese ancora il capitano, sedendosi di fronte al padrone di casa e
accavallandolegambe.«Non molto… ha visionato i rotoli alcuni giorni prima dell’incanto e poi, come gli altri, ha
presentatoidocumentiperpartecipare».«Leerasembratounesperto?».Viola,cheerarimastainpiedi,quasiindisparte,siavvicinòdiun
passo.
«Decisamente», rispose Paolini. «Voleva sapere la provenienza esatta, il nome del proprietario,qualiesamisonostatifattiperaccertareladatazionedelreperto».«Leicosaharisposto?»«Laverità:chenonconosco ilproprietariodei rotolieche lapartevenditriceè rappresentatada
unostudiolegalesvizzero.IpapirisonostatirinvenuticircaunannofainIslanda,sepoltichissàdovesottounghiacciaio».«Manoscritti degli Illuminati: si trattava di testi biblici, giusto?», insistette Viola. «Lei ha avuto
mododileggerli?Cosaavevanoditantoparticolaredagiustificareunfurtocosìsanguinoso?».Paolini fece spallucce.«Ovviamente iononsonounesperto.Tuttavia sonostato l’unicoapoterli
visionare, oltre ai potenziali acquirenti, per volere del proprietario. Le posso dire che eranoquattordicirotolidipapiroscritti inebraicoegreco,probabilmentebenpiùantichideimanoscrittidelMarMorto.Sulcontenutononcredodipoterleforniregrandiinformazioni…».Sipassòlamanosudata suipantaloniepoiproseguì.«Hofotografatopersonalmentealcunipassaggi,ma immaginocheancheperibiblistipiùpreparatilalorocomprensioneavrebberichiestomesi,senonanni…».«Ha avuto modo di preparare l’elenco che le ho chiesto al telefono?», incalzò il capitano,
riportandoildiscorsosuciòchegliinteressava.Usòuntonoinsofferente,quasiseccatocheViolasifosseintromessa.«Certo».L’uomoestrassedallagiaccaunfogliopiegatoinquattropartieloporseallagiovane,che
glierapiùvicina.«Lìcisonotuttiinomi,acominciaredalvostrofrate.Lihovistisolounpaiodivolte,mameliricordobene:c’eraunuomod’affarirusso,untizioisraeliano,unanobildonnacheaffermavadiessereinglesemacheavevaunlieveaccentoamericano…».«Laprocedura sceltaper l’asta è stataunpo’particolare», lo interruppeAruta. «In televisione ci
hannoabituatoavedererialzifattiall’ultimoistante,palettechesialzanoimprovvisamente…coseunpo’scenografiche,insomma.Perchéinveceavetesceltoquestosistemadioffertaprivata?»«Offertasegreta»,locorressePaolini,accavallandolegambe.«Nonèunaproceduracosìanomala:
lasiusaperlopiùinambitolegale.SiamoneitempidiEBAYechiunquepuògiocarealrialzo.Noicerchiamodi farequalcosadipiùparticolare.Ecomunque,vistoche ipartecipantidevonoversareunacauzione,abbiamoilvantaggiodiconoscereprimal’identitàdegliofferenti».«In effetti, se fosse stata un’asta tradizionale non avremmo avuto questo elenco… una bella
fortuna»,concordòViola, leggendola lista. Inomiegli indirizzieranoincolonnatiordinatamente,con la data di presentazione dei documenti. «Ho un’altra domanda: fra’Zonca le hamaimostratoquesta missiva?». Mostrò la copia della lettera scritta in latino rinvenuta accanto al corpo deldomenicano.«Assolutamente no». Paolini scosse la testa ripetutamente. Apparve convinto. «Credete che quel
fratesiacoinvoltoinqualchemodonelfurto?»«Stiamo raccogliendo elementi per permettere al pubblico ministero di fare delle ipotesi più
accurate… è troppo presto per dirlo». Il capitano si alzò in piedi. «Un’ultima domanda. Lei eraassicurato,giusto?».Pochiminuti dopo, i duemilitari uscirono dal palazzo e si diressero verso l’auto, parcheggiata
all’ombradiunoleandro.Nessuno dei due notò il grosso scooter che si era fermato all’inizio di borgo San Jacopo. Il
guidatore, un uomomuscoloso e tarchiato, con un vistoso crocifisso al collo, si tolse il casco esbirciòversolefinestrediPaolini.
16
Regionedell’Azerbaigianorientale,Norddell’Iran.Nellostessoistante.-62:29:48alladeadline.Stella riprese conoscenza che il sole era già alto. La Toyota era accartocciata su se stessa, un
ammassodilamierecontortecircondatodarocceearbusti.Siguardòattorno:l’autistael’olandesesembravanosvenuti,mentreladonnaaccantoaleierainun
lagodi sangue.Rabbrividì:unodeimontantidell’auto le fuoriuscivadallo stomacoe laboccaeraspalancatainun’estremasmorfiadidolore.Terrorizzata,volselosguardoaltrove,verificandodiesseretuttaintera.Provòamuoverelemani,
intorpidite dai sedativi, e ci riuscì. Si strappò il catetere dal braccio e cercò di liberare le gambeincastratesottoilsedileanteriore.Undolore lancinante lacostrinseafermarsi.Sullacosciadestrasivedevaunamacchiadisangue
che partiva dall’inguine e si fermava quasi al ginocchio. Tastò la ferita con i polpastrelli, pervalutarnelagravità,ottenendoilsoloeffettodiacuireildolore.Provòamuoversidinuovoedopoavereliberatol’altragambariuscìasporgersiconilbustofuori
dal finestrino.L’autoeracompletamente ribaltataquindi,cercandodivincere le lancinanti fitteallacoscia,provòastrisciarefuoridischiena.Ciriuscìdopoduetentativiesitrascinòperalcunimetrilontanodalveicolo.Lagambalefacevamoltomale.Sidomandòselaferitanonavesseintaccatol’arteriafemorale.“DàiStella,celapuoifare”,sifeceforza,muovendosiall’indietroeprovandoadalzarsiinpiedi.Mentrecercavadiaggrapparsial troncodiunalberoscrutò inalto,verso lamontagna.Aquanto
pareva,lamulattierasieraletteralmentesbriciolataalpassaggiodell’auto.Eradecisamentefortunataaessereancoraviva.PerunistantesidomandòchefineavesserofattolealtredueToyota.Manonimportava.Lapriorità
adesso era fuggire e chiedere aiuto, prima che l’autista e l’olandese si svegliassero… sempre chefosseroancoravivi.Si voltò di centottanta gradi, cercando d’orientarsi. Si trovava in una vallata verdeggiante, l’aria
gelidaerarefatta.Aguzzòl’udito:sisentivanoalcuniuccellicinguettareeunsuonosimilealversodiungabbiano.Inlontananzasiriuscivaaudireloscrosciodiuncorsod’acqua.Nonsembravatroppodistante,forseavrebbepotutoraggiungerlo.LedueToyotascampateallafranaavevanolocalizzatoquasisubitolaposizioneesattadella terza
auto.Ilterremotodeigiorniprecedentievidentementedovevaaveredanneggiatoanchelamulattiera,che
eracrollataalsemplicepassaggiodelprimoveicolo.Equelloerailmotivoprincipaleperilqualenonavevanoancoraraggiuntoilorocompagni:nellazonanonc’eranoaltrestrade.«Daquiholavisualeostruita»,disseallaradioungiovanedaicapellibionditagliatiaspazzola.Era
a piedi, sul fianco della montagna, insieme a due militari e a una guida di Tabriz. «Procediamoancoraperuncentinaiodimetri».
«Dovrebbeesseredietroquelcostone»,chiarìunavocedidonna.Lacordatasceseperunaltrobreve tratto.Poi, ilprimodella filasibloccòdicolpo.«Eccola.La
vedo»,urlògesticolandoconlamano.LaToyotaera infondoallascarpata,accartocciatacomeunascatolettadi tonnoe incastratasotto
alcuniarbusti.«Hermanèvivo?»,domandòladonnanell’auricolare.I quattro si avvicinarono lentamente, facendosi largo tra licheni e arbusti. La vallata era
completamente al sole, anche se la temperatura era bassa. Poco distante c’era un camoscio cheosservavalascenacondistacco.«Lapiùgiovaneèmorta»,constatòunodeimilitariappenagiuntoneipressidellunottoposteriore.
Teneval’AK-47atracollaelemaniappoggiateallascoccadellaToyota.Dallaparteoppostasiavvicinòilbiondo,chesiabbassòpervederedentrol’abitacolo.«Ceneavetemessoditempo!»,liapostrofòunavocetremolante.«Èvivo»,gridòl’uomo.«Venitedaquestaparte.Hermanèvivo!».Iduemilitaririfeceroilgirodell’auto,incespicandonelterrenomorbido,esipiazzaronodavanti
allo sportello. A parte un’escoriazione sulla fronte, sembrava che lo scienziato stesse bene.Gesticolava,indicandoilfinestrino.«Sonoincastrato»,sospiròlentamente.«Malaragazzaèfuggita.Primatrovatelei!».Stellacamminavaafatica,appoggiandosiagliarbustieallerocce.Ogni passo era piùdolorosodel precedente. I pantaloni del pigiama, che indossava ancoradalla
seraprima,eranocompletamenteimpregnatidisangue.Laferitadovevaessersiapertadipiù,malastoffaeracosìappiccicataallapellechenonriuscivaavederlabene.Volselosguardodavantiasé.Lìlavallatasistringeva,c’eranounpratotempestatodifiorigiallie
sullosfondoalcunialberiadaltofusto.Sivedevanoanchediverseroccescurecopertedimuschio.Loscrosciodell’acquaerasemprepiùvicino.Improvvisamente udì una voce, dietro di lei. «Venite da questa parte.Herman è vivo!», annunciò
qualcunoininglese.Eranoisuoiinseguitori.Seavevanoraggiuntol’autosisarebberoaccortiimmediatamentechelei
nonc’era.Avevapochiminutiperfuggire.Maperandaredove?Sispostòdiqualchepassoancora.Superòunaseriediarbustiesitrovòinunapiccolacaldera,più
bassadelterrenocircostante.Lo sciabordio proveniva da lì. Si sporse e tra le rocce vide uno zampillio. Era un torrente
sotterraneo, che scorreva schizzando e spruzzando acqua gelata. Dalla sua posizione soprelevata,attraversoun’aperturanelterreno,senescorgevasolounapiccolaporzione,manonsembravapiùprofondodiunmetro.Eracomesestesseguardandouncanalefognariodasoprauntombino.«Daquestaparte»,gridòunavoce,moltovicina,probabilmentedietroaglialberi.Non aveva scelta. Non sarebbe mai riuscita a fuggire con quella ferita sulla gamba. Ma forse
avrebbepotutonascondersi…Sisdraiòsulbordodelladepressioneelentamentesicalònellafenditura,largapocopiùdellesue
spalle.«Nell’auto c’era sangue.È ferita.Nonpuò essere andata lontano», esclamòunodei duemilitari,
scrutandoconunpiccolobinocoloZeissindirezionedellavallata.«Iovadoversoqueifaggi.Voidue
verificatedall’altraparte».Ilgrupposidiviseindue.Ilbiondoconlaradioeunodeidueuominiarmatisiarrampicaronosu
un’altura,mentrel’altrosidiresseaunfilaredialberi.«Èpassatadiqui»,notòlaguida,unuomodallafoltabarbasaleepepeegliocchiettiscavati.«Si
vedonoleimpronte.Losentitequestorumore?»«Èunfiume?Untorrente?».L’uomoannuì,andandoversonord.«Vienedaquellaparte».I due si spostarono. Superarono alcune querce e si trovarono davanti un gruppetto di tur, capre
selvatichecondellelunghecornachebrucavanol’erba.Ilmilitare,aiutandosiconunbastone,avanzòancoratragliarbustieinfinesitrovòdavantiauna
depressionedelterreno.Laterracircostanteerasmossa,comesecifossestatouncrollorecente.Infondoallacalderasivedevaunafendituranellapietrabasalticaealcunemacchiedisangue.«Qui c’è qualcosa». Sorridendo, indicò l’accesso al torrente sotterraneo. Si avvicinò, puntò il
kalashnikovesisporsepervederedentro.EStella era lì, immersa fino allavitanell’acquagelata.Era appoggiata con la schiena ad alcune
rocceesembravafaticasseaopporsiallacorrente.Appenavideilsuoinseguitore,chiusegliocchiesilimitòadalzarelemani.
17
Firenze.08:10.“Ciòchetoccadiventaoro”.Quellamassimaavevacaratterizzatol’attivitàdiAtilioGarcíaPaolini
findaquandoavevaereditatolacasad’astedalnonno,quindicianniprima.Lavoravanello splendidopalazzoprogettato daLucaBeltrami fin da ragazzino.Subito dopogli
studinegliStatiUnitierastatoassuntosottofalsonomenell’aziendadifamiglia.Avevainiziatodalbasso,facendoilgarzoneeoccupandosideiritiriedelleconsegne,mainpocotempoilnonnogliavevaaffidatocompitidimaggiorrilievo.All’etàdiventicinqueannierastatonominatopresidentedellaholdingdifamiglia.Cinqueannipiù
tardiavevaricevutoiltimonedellacasad’aste.Il nome PaoliniCA era conosciuto in tutto il mondo. Nato nel 1936 come negozio di arredi, la
qualitàdeipezzi invenditaavevafattosìche l’attivitàcrescessemoltovelocemente.GiàneglianniCinquantaaveva sedi,oltrecheaFirenze, aLondraeNewYork.Attraverso i suoibanditori eranopassatioggettid’arteedicollezionismodirarovalore.E poi erano cambiati i tempi. Negli anni Novanta, con l’arrivo di internet, erano nate forme
alternativediaste.NEL2001eraarrivatoinItaliaeBayeavevarivoluzionatoilmercato.LaPaoliniCA,per come era stata costruita e gestita, non avrebbemai potuto competere in quelmondo del tuttonuovo.Così,ilfondatoreLuisPaolini,nonnodiAtilioGarcía,avevadecisodifareunpassoindietroedi
cederelacasad’astealnipote.Inbrevetempo,l’alloratrentennegiovanemanageravevaimpostatouncambiamentostrutturale,pervenireincontroaunmercatosemprepiùesigente.Avevalanciatounsitointernetantagonistaallapiattaformaamericanaepuntatoaunamaggiorcompetitività.“Splendidioggettialprezzogiusto”,erailmottodell’azienda.Einquindicianni,sottolaguidadi
AtilioGarcía,lacasad’astePaolinieradiventataunadelleprimerealtàsulpianointernazionale.Tutto fino alla mattina precedente, quando un attentato in piena regola aveva demolito la fama
conquistatainottant’annidistoria.«Sì»,sbottòalcellulareAtilioGarcía.Eraappenauscitodalsuoappartamento,subitodopoche i
duecarabinierisieranocongedati,ecamminavaspeditolungoborgoSanJacopo.«Questastoriamiègiàcostataunmilionedieuro!Senzacontareildannod’immagine».Glipiacevapasseggiareperlacittàlamattinapresto,quandolefrottedituristinonavevanoancora
cominciato l’invasione giornaliera. Più di tutto amava percorrere il breve tratto di strada checollegava, attraverso il centro storico, la casa d’aste affacciata su piazza della Signoria, al suoappartamento.«Non mi interessa che problemi hai. Qui ci giochiamo tutto!», esclamò al telefono, furibondo.
Dietro di lui lo strombettio fastidioso di un motorino lo costrinse a interrompersi. «Attivati conl’assicurazione»,proseguìpoi.Nelfrattempovoltòasinistra,infilandositraitendonidiPonteVecchio.Leimpostedellebotteghe
eranoancoraserratee,aparteunaddettodelComunechepulivalastrada,ingirononc’eranessun
altro.Appena fu ametà del ponte contemplò l’Arno. Le sue acque erano scure e dalla parte dellaGalleriadegliUffizisembravanoconfondersiconilcieloplumbeo.«Vabene», ripetépiùvolte al cellulare.Noneracontentodi comesi eramessaquella telefonata.
D’altraparte,dopociòcheerasuccessolamattinaprecedente,l’assicurazioneeral’unicasperanzadinonrimetterciunafortuna.Pocoimportavacheicarabinieriavesseroinsinuatocheilfurtofosseunasortaditentativoditruffa.Nonavevanoproveperdimostrarlo.Chiuselatelefonatapochiistantidopoesifermòarespirarel’ariamattutina,legambelargheegli
occhichiusi.All’improvviso,ilronzaredelmotorinocheavevauditopochiistantiprimasifecepiùintenso.Si voltò di colpo, sapendo che non era ammessa la circolazione di veicoli a motore su Ponte
Vecchio.Stavaperfinoperdirequalcosa.Mairimproveriglirimaserobloccatiingola.Loscootersuperòilnetturbino.Ilmotociclistaincrociòlosguardodell’addettodelComuneeproseguìdritto.Sifermòaunmetro
dalui.Paoliniesaminò il suovoltoanonimomentre l’uomoestraevadallagiaccaunapiccola rivoltella
nera.Selavidepuntareaddossoe,primachepotessecapireperché,udìilprimodeitrespari.Ilgalleristasiaccasciòaterra,ilventresanguinante.L’ultimacosachevidefulastatuaaBenvenuto
Cellinichevenivainghiottitadalbuio.
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Firenze.08:50.La sededelNucleoTutelaPatrimonioCulturale diFirenze si trovava a palazzoPitti, un edificio
massiccioeausterochedominadall’altoilquartiered’Oltrarno.Lagazzelladei carabinierivi arrivòpocoprimadellenovee si fermòdi fronteall’ingressodel
giardino di Boboli.Aveva appena lasciato piazza della Signoria, dove aveva accompagnato FabioArutaeViolaPuccini. IlcolloquioconPaolininoneraservitoanullaecosì,primadiriportare laragazzaalsuocomando,ilcapitanoeravolutotornareallacasad’aste.Ilnuovosopralluogo,tuttavia,nonavevafornitoelementichecollegasserol’attentatoallamortedelfrate.«Grazieperilsuoaiuto».Aruta,sedutosulsediledelpasseggero,sivoltòversoViola,cheinvecesi
eraaccomodatadietro.Mentrepronunciavaquelleparolesorriseall’autista,manellasuaespressionenon c’era divertimento. L’idea di chiamare un esperto del Nucleo era stata del superiore dellaragazza, ildottorRandazzo,e luinonneerastatoparticolarmentefelice.Soprattuttoquandoavevasaputoilnomedelsottotenentechegliavevanoassegnato.ViolaPuccinipassavaperuna raccomandatadi ferro senzaparticolareesperienza.Unachedopo
l’Accademia e pochi anni di Compagnia era stata trasferita esattamente dove i maligni avevanoprevistosarebbeandata.Ilpadre,ilmiticoAchillePuccini,erastatounodeicomandantipiùstimatidelNucleoperlatutela
del patrimonio. Purtroppo, era diventato suomalgrado un eroe nazionale.Nel 2003, quando era acapodell’operazioneAnticaBabiloniainIraq–lamissionecondottadaicarabinierinell’ambitodellaMSU,laForzaMultinazionalediPace–avevatrovatolamorteinunterribileattentato.Viola, all’epocamolto giovane, avevapreso la parola durante il suo funerale. Pur pronunciando
paroledureavevaricordatoilgrandeamoredelpadreperilcorpodeicarabinieri.«Amaval’Armapiùdellasuafamiglia»,avevadetto,conlelacrimeagliocchi.«Perlui,proteggere
i beni culturali era una ragione di vita.Noi tutti siamo chiamati a raccogliere la sua eredità.Nonpermettiamochesiamortoinutilmente!».I maligni sostenevano che il dottor Randazzo, amico fraterno di Achille, fosse rimasto molto
colpitodallesueparole.Sidicevachel’avessepresainsimpatiaechefossestatoluiaconvincerlaaentrareneicarabinieri.Uscitadall’Accademia,ViolasieracosìperfezionataallaScuolaUfficialidiRomaepoierastata
assegnata, come sottotenente, alla compagnia di Gallarate. Lì si era occupata per lo più di reatiminori,truffeconcartedicreditoetrafficodidocumentifalsi.Successivamenteeraarrivatol’ultimopasso, quello che i più le contestavano: anche se era priva di esperienza, era stata destinata dalComandoGeneraledell’Armaalnucleoincuiavevalavoratosuopadre.«Quindièconvintochel’attentatoelamortediZoncanonsianocollegati?».Violasisporsetrai
duesedili.«Lei cosa crede, sottotenente?». Aruta fece schioccare le nocche delle mani e si voltò verso la
chiesadiSantaFelicita.
«Iononcredoallecoincidenze»,risposeleisorridendo.«LaletteradelMilleduecentopotrebbeinqualchemodo essere connessa alla Bibbia rubata, o comunque fornire elementi utili. Come le hoaccennato,però,iltestononèperfettamenteleggibile.Potrebbevalerelapenavisionarel’originaleaBologna».Violafeceunapausa.«Seritienepossooccuparmenepersonalmente…».«Vabene.Facciapure,selocredeutile»,lacongedòilcapitano,purritenendolodeltuttosuperfluo.
«Sehanovitànonesitiacontattarmi».Perunsecondo la ragazza rimase immobile.Avevaqualcosa sullapuntadella linguae sembrava
indecisaseaggiungerloomeno.Allafine,seppurcontimidezza,provò:«Epoic’èPaolini…Permenascondequalcosa!».«Cosaintende?».Arutasivoltòversodilei,conl’espressionedichièinfastiditodalronziodiuna
mosca.Nonvolevadarle l’impressionediesserescortese,equindi,seppuramalincuore,decisediascoltarla.«Perlui,aifinieconomici,vendereirotoliofarselirubarenonfacevamoltadifferenza,vistoche
l’assicurazionelorisarcirà».«Questononlocollegaalfrateucciso,però»,fecenotareilsuperiore.«Néfornisceelementiper
ritenerecheilfurtodellaBibbiasiainqualchemodoconnessoall’omicidio».Viola non replicò ulteriormente. Era evidente che il capitano non vedeva l’ora di togliersela di
torno.Ma era troppo orgogliosa e sicura di sé per prendersela. Era convinta di essere un ottimocarabiniereesapevadiavereottenutoquelpostosolograzieaisuoimeriti.La sua carriera nell’Arma non era stata facile come i maligni credevano. Fin da quando aveva
messopiedeall’AccademiadiModenanonleavevanoriservatoalcuntrattamentodiriguardo.Maeragiusto così: era stata trattata come tutti gli altri allievi. Le avevano rasato i capelli e l’avevanoalloggiata in camerate di soli uomini. Era stata sottoposta allo stesso duro addestramento, fatto dipercorsidiguerra,flessioniepiegamenti,eavevaperfinorispettatoglistessistandard.InquelmomentoilcellularediArutasquillò.«Sì?»,grugnìilcapitano.Inpochiistanti,illievesorrisocheancoraavevadipintosullelabbra,si
trasformòinun’espressionedura.«Quando?»,domandò,brusco.Violalofissò,insilenzio,prontaascenderedallamacchina.«Va bene. Arriviamo». Aruta chiuse la comunicazione, un’espressione rancorosa negli occhi.
«Aspetti…».«Perché?»«Forsefabeneanoncredereallecoincidenze.Paolini.Èstatoappenaassassinato».Viola non parve particolarmente colpita dalla notizia. «Se contiamo Zonca e anche i due morti
durantel’attentato,quindiilbilanciosaleaquattro…Unpo’troppiperritenerlicriminiindipendentil’unodaglialtri».Ilcapitanosipassòunditosulmento,scrutandonelvuoto.«Aquestopunto,sottotenente,selasua
teoriaècorretta,midomandocherazzadiBibbiapuòspingereaucciderequattropersone».
19
Bologna,iniziodimaggiodell’anno1217.Elohìm.Quel termineebraicoloavevaperseguitatonegliultimidiecianni.Avevaprovatoa interpretarlo,
tradurlo,adattarloadaltrisignificatimaperquanteenergieavesseimpiegato,nonc’eramairiuscito.PoggidiMonteRenzoloeraunuomostimato,dottoecheperlametàdellasuavitasieradedicato
ai libri ealleSacreScritture.Oltreal latino, conosceva sia ilgrecoche l’ebraico.Eraun ferventecredenteeparteggiavaperlafamigliaguelfadeiGeremèi,cheproprioinqueigiornisieraunitaallaquintacrociatavolutadalnuovopapa.Proprio per quella ragione aveva custodito fino ad allora, in segreto e senza farne parola con
nessuno, irotolichegliavevainviatopiùdidiecianniprimaBonifaciodegliAleramici.Glistessirotolichecontenevanoquellaparola: ,Elohìm.“Nonneparleròmai”,sieradettoeripetutocostantemente,nelbuiodelsuostudio.Eneavevapiù
di una ragione: quei quattordici papiri rinvenuti in Terra Santa nascondevano un messaggiodirompente.Oltreallanarrazionediraccontibiblicichenonavevamaisentito,c’eranoinfattianchediverseversionidialcunilibridellaBibbiamoltodifferentidaquellecanoniche.Ledifformitàeranoacuitedalfattocheoltreall’ebraicononvocalizzatoriportatosuipapiri,ognifraseeraaccompagnatadaunatraduzioneingreco.La lettura così era facilitata esattamente come la comprensione del significato. E quel termine,
Elohìm, che nella Bibbia tradizionale era interpretato come sinonimo di “Signore” o “Eterno” o“Altissimo”,nellatraduzionegrecasuonavainmodomoltodiverso.DalDeuteronomio trascritto sui rotoli emergevaun significato terribile per un credente convinto
comelui.LaparteincuiDiodividevalenazioniestabilivaiconfinideipopolisecondoilnumerodeifiglid’Israele,coincidevainfatticonunfamosotestodiPlatone.NelCrizia,ilfilosofogreconarravacheitheoiebberoiterritorichedesideravanoaseguitodiuna
assegnazionedeglistessi.LastoriasembravadeltuttosimileaquellaraccontatainDeuteronomio32:si ritrovava perfino il concetto di Dio, il quale dopo aver distribuito le nazioni, governa il suopopolocomeunpastoreconilgregge.Mac’eraunadifferenzasostanziale.MentrenellaBibbia inebraicosiparlavadiElohìm,diDio,
nellaversionegrecaquellaparolaeratradottaproprioconl’identicotermineusatodaPlatone:theoi.Dèi,nonDio.Plurale.Purtroppo,quelsignificatoerafintroppochiaro.NeirotoliricevutidaBonifaciodegliAleramici,
dovesiparlavadiDiosifacevariferimentononaunDiounico,maaunapluralitàdidèi.Sequeitestidicevano il vero, il presupposto sul quale si fondava l’intera religione cattolica, il monoteismo,cadevainesorabilmente.Quelsegretopotevarivelarsi troppopericolosoancheper lui:papaInnocenzo III,mortoun anno
prima,avevainfatticondottounadurissimabattagliacontrogliereticicatarievaldesi.Leduedottrinecontestavano,ognunaasuomodo,laChiesadiRoma.Maciòcheprofessavanoerainsignificante,se
paragonatoaciòchemesserPoggiritenevadiaverescoperto.Cosìera trascorsoun lungodecennio incui l’anzianomagisterdelloStudiumavevacontinuatoa
esaminareirotoliinsegreto.Avevacercatoelementiutiliaconfutarelasuateoriaequeitestieranodiventati un’ossessione. Più ne comprendeva il significato, però, più si rendeva conto che il suoproposito iniziale di tenere solo per sé quella scoperta non era più accettabile.ARomadovevanosapere…Elasuaoccasioneperfarelacosagiusta–quellachequalunquecristianoavrebbedovutofarecon
coraggio–allafineeraarrivata.Nel luglio precedente a Innocenzo III era succeduto papa Onorio III, teologo illustre e più
disponibile al dialogo. Dopo lunghe riflessioni Poggi si era così convinto che fosse lui l’uomogiustoacuisvelarelasuaverità.Quellamattina si vestì velocemente, impaziente dimettersi in viaggio. Indossò la tunica comoda
coloramaranto,lasopravvesteedellecalzegrigie.Afferròlabisaccia,sisciacquòilvisorugosoesubitodopoattraversòilbuiocorridoio,direttoalpianosottostante.LacampanadellachiesadiSanProcolostavasuonandolelaudi.Giuntonelcortile,constatòcongioiacheeratuttopronto:ilcarroerastatopreparatocomeaveva
richiesto,irotolieranostaticaricatiegliarmigerieranogiàinsellaallelorocavalcature.Avevanoimponentidagheallacinturaemostravanopolpacciebicipitimuscolosi.«Fra’ Ranuccio è già arrivato?», indagò messer Poggi, inspirando l’aria pervasa degli odori
terrigenideimansilimitrofi.«Eccomi,magister», sussurrò ildomenicano, avvoltonel suo saio ruvido,mentreavanzavadalla
zonad’ombra.«Alvostroservizio».Poggi lo guardò con affetto: eramagro comeuno stecco, pallido, con gli occhi ravvicinati e le
labbracontratte.Gliandòincontroel’abbracciò.«Grazieperesserevenuto».Iduesispostaronodiqualchepassoepoi l’anzianostudiosoestrasseunaletteradallabisacciadi
cuoio. «Custoditela per me, ve la affido. Roma è una città pericolosa. Se mi dovesse accaderequalcosapotresteudirevocinonveresulmioconto.Ebbene:nonvogliocheoltrealmioonorecivadadimezzoanchequellodiuncaroamicoscomparso».Ilfrateannuìcupoepreseilrotolo,sulqualesiintravedevaancorailsigillodegliAleramici.«Vela
restituiròalvostroritorno».
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Firenze,23ottobre.09:20.-60:39:43alladeadline.AndreasHenkelscrutòlapropriaimmagineriflessaneldisplaydell’orologio.Durante il viaggio finoaFirenze, si era reso conto chequeldispositivonon indicava soltanto il
conto alla rovescia.Premendo sullo schermo touch infatti, si potevano visualizzare altri parametribiometrici,conogniprobabilitàdiStella.C’eralapressionesanguigna,ibattiticardiacieunaseriedialtrivalorichenonerastatoingradodiidentificare.Era evidentequindi chequello smartwatch fosse collegatoviawireless ai rapitori.Ricordando il
lievefastidioalpolsoquandoglieloavevanoinfilato–simileallapunturadiunagocheentrasottopelle–,sospettòcheisuoiparametrivitalifosseromonitoratiallostessomodo.Nonpotevaessernecerto,maprobabilmenteanchelasuaposizioneerasottocontrollo.Se era così, adesso Herman Van Buuren, ammesso che fosse il suo vero nome, sapeva che si
trovavaaFirenze.La scelta di rimettersi in macchina era stata obbligata. Monsignor Savelli era stato fin troppo
convincente. Pur avendo ammesso di aver falsificato alcuni documenti, infatti, era evidente che ipapirinoneranoinsuopossesso.Certo,disicuronascondevaqualcosa,econogniprobabilitàavevaintenzionediservirsidilui,tuttavialasceltadiparlareconilgalleristaeradeltuttosensata.Purtroppoperòeraarrivatotardi.Quando,pochiminutiprima,avevaimboccatol’uscitadiFirenze
Impruneta,avevasentitoallaradiodeldelitto.Leinformazionieranoancorascarneeframmentarie,tuttaviagliavevanofornitoalmenoilluogoincuierastatoassassinatoAtilioGarcíaPaolini.Ecosìavevadecisodidareun’occhiata.InfilòlemaninelgiubbottoesiincamminòsulselciatodiPonteVecchio.PotéfaresolopochipassiperchéneipressidellagioielleriaGerardisostavanoalcuniagentidella
polizia locale, l’auto parcheggiata di traverso. Poco oltre si vedeva una decina di teste che simuovevano freneticamente senza una meta precisa. C’erano diversi uomini in uniforme e inlontananzasiscorgevailriflessobludeilampeggiantidiun’ambulanza.Henkel rifletté, immobile, con lo sguardo fisso sulla torre dei Mannelli imbacuccata per un
restauro.«Sechiamalapolizia,laguardiasvizzeraoanchesololarondadiquartiere,Stellamuoresubito…
eilnostroaccordosalta».LeistruzionidiVanBuureneranofintroppochiarema,senzarivelarechiera,difficilmenteavrebbepotutoottenereinformazioniutili.Verificòancoraildisplaydell’orologio:segnavasessantaorealladeadline.Duegiorniemezzo.Il
tempocontinuavaascorrereinesorabilmente.Nonavevascelta.EstrasseiltesserinodellaGendarmeriaesiavvicinòlentamente,facendosilargotraunnugolodi
curiosichesostavanosuviaPorSantaMaria.«Possofarlequalchedomanda?»,fece,rivoltoaun’agenteindivisa.Contemporaneamente,ViolaPuccinieraappoggiataallabalaustradiPonteVecchio,nellacampata
centrale,difrontealbustodiBenvenutoCellini.Unpallidosolesiaffacciavadaoltre lacoltredinubie l’ariaerafreddae impregnatad’umidità.
L’Arno,bassoescuro,scorrevaplacidosottodilei.«È certo di non averlo visto in viso?», domandò il sottotenente al testimone che aveva assistito
all’omicidio.Il netturbino, minuto e intabarrato in un giaccone arancione, fece una smorfia. Aveva i capelli
bianchi e radi e la pelle butterata.Le labbra erano screpolate e lasciavano intravedereunnotevolespaziotragliincisivi.«L’hovistoperunafrazionedisecondo»,risposeconcalma,unlievefischionellavoce.«Dadovearrivavaesattamente?».ViolafecepassarelosguardodaltestimonealcapitanoAruta,che
stavaparlandoconunappuntato.Eraacinquemetridalei,neipressidellacancellatadelmonumento,acuieranoattaccatecentinaiadilucchetti.Ilcadavereeraancoralì,giratosuunfiancoecopertodaunlenzuolo.«VenivadalLungarno…manonhovistodadove»,bofonchiòilnetturbino.«Chetipodimotoveicologuidava?Seloricorda?»«Unoscooter.Grosso.Grigio.Oforsenero…».Violascosseilcapoimpercettibilmente,mainsistette:«Ricordalatarga?Oalmenolamarca?».L’uomo,conlosguardovuoto,fececennodino.«Miracconticosaèaccadutodopocheloscooterl’hasuperata».«Niente.Sièfermatolì».Gesticolò,indicandoilcorpoperterra.«Iltiziohaestrattounapistolaeha
sparato.Èsuccessotuttoinunattimo…».«Enonsisonoparlati?L’aggressoreèsemplicementearrivato,sièfermato,hasparatoeseneè
andato?». Viola era incredula, oltre che irritata. Quella conversazione non l’avrebbe portata danessunaparte.Iltestimonefecespallucce,mainquell’istantelaradiodiunodeicarabinieri,pocolontanodalei,
gracchiò.«Chi?»,riuscìaudireViola.«Unattimo».Una voce femminile parlò velocemente attraverso l’altoparlante. Poi l’agente alzò il capo, l’aria
timorosa.«Cosasuccede?»,glichieselei.«C’èunuomo»,indugiòilcollega.Sembravanonvolesseproseguirelafrase.«Dicediesseredella
Gendarmeria Vaticana…E di avere notizie importanti. Vuole parlare con qualcuno che si occupadell’indagine».«Gendarmeria?». Il viso di Viola si illuminò di colpo. Il Vaticano si interessava al caso? Forse
dunqueeraveroche laBibbia rubataeraconnessa,come leicredeva,aquegliomicidi.«Lo facciapassare».Quandolaradiodell’agentedellapoliziaemiseunnuovosibilo,pochiistantipiùtardi, ilgigante
soprannominato il Toro era poco distante. Stava in piedi, tra i numerosi curiosi assiepati sulLungarnodegliAcciaiuoliefissavacongrandestuporeilvisodiAndreasHenkel.Dopo aver sparato a Paolini era tornato sul luogo del delitto. Sperava che qualcuno dei suoi
obiettivi si facesse vivo e gli facilitasse il compito.Ma invece di trovare ciò che si aspettava eracomparsalafiguramuscolosadiHenkel.Loconoscevabeneesapevachetrovarselolìeraunproblemaperilprosieguodellamissione.Ungrossoproblema.
MiselamanosulcalciodellasuaBerettaPX4Stormeperunsecondovalutòseprendereiniziative.StudiòancoraHenkel.Laspiadell’SSVparlavaanimatamenteconlapoliziottaegesticolavaapochimetri da lui.Non passò un secondo che lo vide sorridere, stringere lamano all’agente e avviarsiversoilcentrodelponte.IlTorosospiròesimordicchiòillabbro.Decisechenonpotevaprendereiniziativesenzasaperese
Henkelfosseaconoscenzadellamissione.Sivoltòdallaparteoppostae, invecediestrarrel’arma,afferròlosmartphone.ComposeunnumerodiVeneziaeattese.
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Venezia.09:25.IlcolpodelbatacchiosulsupportodibronzorisuonòcomeuntuononellachiesadisanGiovanni
BattistainBragora.L’agentespecialeGrahamDawebattéipiedisulsagratodicampoBandieraeMoro,pocodistante
dapiazzaSanMarco,eattese.Ilcielogrigiominacciavapioggiaelapiccolapiazzaaformadipentagonoerabattutadaunvento
gelidoprovenientedallalaguna.Davanti a lui, la facciata scarna della chiesa aveva un aspetto sinistro. La lunetta gotica che
sovrastava l’ingresso era scrostata e, per quanto Dawe si sforzasse, non riusciva a capire cosaraffigurasse.Dopo una trentina di secondi il portone fu aperto e comparve un anziano gobbo con un paio di
grandiocchialineri.«MimandamonsignorSavelli»,esordìl’agente.Cometuttiglioperatividell’SSV,primadipassare
alserviziodiSantaRomanaChiesa,erastatodipendentediun’intelligencestraniera.Avevaquarantacinqueanni,unfisicominuto,unvisosquadratoconlelentigginichecoprivanoil
nasoaffilato,efolticapellibiondiconlarigadilato.PerunventennioavevalavoratonellaCIA.DallabaseamericanadiCampEderle,vicinoVicenza,avevacoordinatolamaggiorpartedellemissionitrailMedioOrienteel’Africa.Moltepersoneeranomorteacausadeisuoiordiniealcunigovernieranostatiperfinorovesciati.Lui,però,avevasemprecercatoditeneredistintalasuavitaprivatadaquellalavorativa.Avevasempreeseguitogliordinienonsieramaifattotroppedomande.Era un uomo rude, sicuro di sé, e aveva sempre creduto che nulla l’avrebbe mai potuto
impressionare. Almeno fino al 2009, quando le sue certezze avevano cominciato a vacillare. Sitrovava in Somalia, il Paese era fuori controllo e i guerriglieri del movimento Al Shabaabcompivano indisturbati le loro scorrerie. Durante unamissione si era trovato faccia a faccia conalcunimiliziani.Ungruppettoarmatodimacheteavevaselezionatosettecristianieliavevadecapitati,diffondendopoileimmaginistraziantisuimaggiorisitijihadisti.Tuttoerasuccessodavantiaisuoiocchi,senzacheluipotesseopporsioprovareasalvarli.Sel’avessefattolasuacoperturasarebbesaltata.Mailrimorsopernonavermossounditoloavevadilaniato.Tornato in patria, aveva quindi presentato le sue dimissioni e poi si era trasferito sulle colline
toscane. Non era passato molto tempo che un emissario dell’SSV era venuto a cercarlo.Quell’emissariosichiamavaAndreasHenkel.«Sappiamoquellocheèsuccessoechenonhaipotutoimpedirlo»,gliavevaconfidato,inquellache
era cominciata come una rimpatriata tra colleghi. «Ti conosciamo e crediamo che ti potrebbeinteressarelanostraproposta…».E così, GrahamDawe era passato al Servizio SegretoVaticano, poi diventato per lui come una
nuovafamiglia.Nonavevapotutosalvarequeisetteinnocenti,maforseavrebbepotutoimpedirecheadaltriaccadesselastessacosa.
«Misegua»,gemettel’ominodavantialportone.«IlGranMaestrolaattende».L’agentespecialeentrònellachiesatemplare–lastessaincuivenivanoinsignitiinuoviCavalieri
GuardianidiPace–eloseguìfinoauncorridoiodietrol’abside.«Èinbiblioteca»,bofonchiòancora,indicandounaporta.Daweaprìesiritrovòcatapultatoinun’atmosferamedioevale.Illocaleavevasoffittialti,eraampio
e poco illuminato. Le colonne tortili sorreggevano degli archi gotici e le finestre erano strette elunghe.Infondosivedevaunagrandescrivaniaallaqualeerasedutounanzianodaicapellicanuti.«Piacerediconoscerla»,disseGraham,appenasifuavvicinato,tendendoglilamano.«Sonocontentochesiavenuto»,cominciòilGranMaestro.«Monsignor Savelli era un po’ preoccupato per quanto è successo a Firenze emi ha pregato di
verificaredipersona».«ComehodettoaRaniero,lasituazioneèsottocontrollo.Cistiamooccupandodellacosa».«Ilmonsignoregradirebbeaveremaggioridettagli.Dopotutto,laquestioneèdiestremagravità…».«Nesonoperfettamenteconsapevole».«Cisarebbepoiunaltroaspettodadiscutere»,Daweindugiò.«Èunpo’delicatoeleconfessoche
mistamoltoacuore»,aggiunse.L’anzianosiassestòsullapoltronael’agenteriuscìascorgereleinizialiE.C.sottoiltaschinodella
camicia.Peralcuniattiminessunodeidueparlò.FunuovamenteGrahamarompereilsilenzio.«C’èunmio
collegadell’SSV…AndreasHenkel.Credocheloconosca.Sistainteressandotroppodelcaso».«Quindi?»«Non possiamo permetterci intrusioni di nessun tipo». Dawe ebbe un’esitazione, con il cuore
pesanteperciòchestavaperdire.StimavaHenkelepurnonconsiderandolounamicoloritenevaunapersonacorretta.Stavaperpronunciareunafrasedicuieracertosisarebbepentito.«Bisognerebbeimpedirglidicontinuareascavare».Avrebbevoluto aggiungere “senza fargli delmale”.Avrebbedovuto dirlo, soprattutto in virtù di
quanto c’era stato tra loro in passato. Ma, da uomo di ghiaccio qual era, non lo fece. “Andreasavrebbefattolostesso”,sidisse,senzacredercipoimolto.Inquell’istanteiltelefonosullascrivaniasquillòsommessamente.E.C.risposeesilimitòadascoltare,spostandolacornettadaunorecchioall’altro.«È sicuro che sia proprio lui?», interrogò il suo interlocutore alla fine. Poi alzò lo sguardo e
sorriseaDawe.«Parecheoggilafortunasiadallanostraparte.Halamiaautorizzazione.Risolvailproblema».
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Firenze.09:45.-60:14:11alladeadline.La gazzella dei carabinieri si infilò nella stretta via della Condotta, alle spalle di piazza della
Signoria,eprocedetteapassod’uomo.AndreasHenkel era seduto sul sedile posteriore in compagnia di un agente, che fissava distratto
fuoridalfinestrino.Allaguidac’eraViolaPucciniesulsediledelpasseggeroFabioAruta.DopoaverparlatoconilsottotenenteeconilcapitanosuPonteVecchio,liavevaconvintiatornare
nellasededellaPaoliniCA.Sapevachenelcorsodellamattinata,alpiùtardinelpomeriggio,ilsuonome sarebbe finito sulla lista dei ricercati dellaGendarmeria. Per guadagnare tempo, aveva cosìraccontatosolounaminimapartedellaverità.Avevaspiegatoche,invecechepersé,stavacercandodi recuperare la Bibbia rubata per conto delVaticano.Aveva anche raccontato che Paolini potevaesserecoinvoltonelfurtoecheforse,pertaleragione,erastatoammazzato.«Cosa spera di trovare nella sede della casa d’aste?», indagò Aruta, per nulla convinto ad
assecondareHenkel.«Leduevittimedell’attentatononsonoancorastateidentificate».«LaPaoliniCAharestituitotuttelecauzionideipartecipantiallaprocedurad’asta»,chiarìl’agente
dell’SSV,moltopiùcalmodiquantorealmenteera.«Forsetraidocumentifiscalipotremmotrovaredegliindiziutili.Magariqualcheacquirentescontento,oppuredelletraccediunatruffaassicurativa».«Ne dubito», replicò il capitano. «I carabinieri hanno perquisito ogni centimetro quadrato di
palazzoBeltrami.Nonhannotrovatonulladiinsolito».«PerchéquellaBibbiaètantoimportante?»,cambiòdiscorsoViola,moltopiùconvintadiArutache
Henkellipotesseaiutare.«Èuntestomoltoantico»,lespiegòl’agentedell’SSV.«ÈsfuggitoallavorodeiMasoretiequindi
potrebbeconteneredettagliimportantiperibiblisti».«Icollezionistiperòdisolitononarrivanoaorganizzareattentati…».Henkelfecespallucce.«Esenonèstatounbiblista,chipotrebbeavereinteresseaucciderequattropersone?»«Equello che sperodi scoprire.Sevoi troverete l’assassino, io, forse, avrò trovato l’autoredel
furto».«Nessunociassicurachestiamocercandolastessapersona…»,intervennestizzitoAruta.Nelfrattempol’auto,destreggiandositraipassantideditialloshopping,sifermòall’incrociocon
via dei Cerchi. Alla loro sinistra, oltre le vetrine di una valigeria, si stagliava la sagomainconfondibilediPalazzoVecchioconlasuatorretrecentesca.Violaparcheggiòall’imboccodiviadelleFarine,accantoadalcuniautomezzielettrici.ArutaeHenkelsceserosimultaneamente,prontiapercorrereapiediilbrevetrattodistradacheli
avrebbecondottiinpiazzadellaSignoria.Manessunodeiduesimosse.Entrambisivoltaronoversol’imboccodellastradinadallaqualeeranoarrivati.Viola,chesceseunsecondopiùtardi,ful’ultimaacomprendereciòchestavaaccadendo.UnpiccolofurgoneMercedes-Benzcolorargento,lanciatoatuttavelocità,eracomparsoinfondo
allastrada.Henkelsiabbassòd’istinto,propriomentreuncolpodiarmadafuocofuesplosodalfinestrino.Nessuno dei presenti riuscì a vedere in volto l’autista, perché man mano che il furgone si
avvicinavaglisparisimoltiplicarono.Urladiterroresaturaronol’ariaelagentecominciòacorrereinmanierascompostadaognilato.Viola estrasse l’arma e la puntò oltre il tettuccio della gazzella, versoAruta, che era immobile.
Sparòduecolpi,manonriuscìaimpedirealfurgonediavvicinarsiulteriormente.Quandoglifudavanti,altritreoquattrosparisisusseguironoadistanzaravvicinata.Unolacolpìdi
striscio.Ladonnaportòlamanoalfiancosanguinanteetrattenneilfiatoperildolore.Contemporaneamente
ancheArutasiaccasciò,esanime.Tuttoaccaddeinpochiistantie,comeeravenuto, ilfurgonesiallontanò,strisciandounafiancata
sulmurodiviadellaCondotta.Henkelsorresse ilcapitanoe loappoggiòa terra.Poi risalì inmacchinadal latodelpasseggero.
«Forza»,gridò.«Seguiamolo».Violastrinseidenti,rientrònell’autoesimosseinretromarcia.Mentre alcuni turisti riprendevano la scena con i telefonini, il sottotenente osservò Aruta dal
finestrino.Era sulmarciapiede, incosciente.Manonebbe il tempodi riflettere. Ingranò laprimaesgommandosimiseallecalcagnadelfurgone.IlTorosterzòcondecisioneperevitareunpedone.Erafuribondo.Daquandoeratornatoinattività
per“sostenerelacausa”eralaprimavoltachecommettevaunerroresimile.«Risolvailproblema»,gliavevaordinatoE.C.NonsapevaseHenkelfosseaconoscenzadel“segreto”esequindimeritassedimorire,tuttaviadovevaeseguire.Eavevafallito:l’operazioneerastatapianificatatroppoinfrettael’agente vaticano era stato fortunato, abbassandosi proprio nel momento esatto in cui lui avevapremutoilgrilletto.Controllòlospecchiettoretrovisoreepigiòsull’acceleratore.Dapredatoreeradiventatolapreda:
lagazzellaeradietrodilui,atrentametri.Avevaaccesolasirena.Inquelpuntolapiccolastradaerapedonale.IlToroignoròleurladeipassanti.Proseguìdritto,fino
aincrociareviadeiCalzaiuoli,lastradapiùelegantediFirenze.Eralarga,brulicavadituristiederapienadinegozidaentrambiilati.Voltòadestra,conunostridiodipneumaticisulselciato,epuntòversoilDuomo.Davantialui,in
mezzo alla strada, c’era un carretto trainato da un cavallo. Lo superò, voltando di scatto prima asinistraepoiadestra.Loscooter,cheerasistematonelretrodelfurgone,simossepesantemente.La gazzella non aveva ancora svoltato perché dal retrovisore non riusciva a inquadrarla. Ne
approfittò per accelerare ancora, digrignando i denti. Improvvisamente, una coppia di turisti consacchetti della spesa gli si parò davanti. Non fece in tempo a schivarli che sentì qualcosa chestrisciavasullafiancata.Leurladiterroresimoltiplicarono.Fissòancoralospecchiettoeriuscìavedereunadonnasdraiata
nelcentrodellacarreggiata.Mentrelaguardava,conlacodadell’occhiovidecomparirel’autodeicarabinieri.Percorse ancora qualche metro di strada, fino a via degli Speziali. Quando la incrociò, però,
davantialuisimaterializzòunfoltogruppodituristi.Sitrattavadialmenocentoorientali,sorridenti,spaesatiemunitidigrossemacchinefotografiche.SiriversaronosuviadeiCalzaiuoliequandolovidero,lanciatoatuttavelocitàversodiloro,cominciaronoasparpagliarsiconfusamente.
IlToropuntòdrittoversodiloro.Forsepotevavolgereasuofavorequell’imprevisto.Voltòadestra,andandoversol’incrocioconviadelCorsoepoi,azionandoilfrenoamano,tornò
sullastradaprincipale.Compiendoun’inversioneaU,riuscìaevitareituristieaproseguireversoilDuomo.Strinse il volante e, quando davanti a lui comparve il campanile di Giotto e la sagoma
inconfondibiledellacattedrale,capìdiavercelafatta.Lagazzelladovevaesserebloccatadietroituristi.Manonsarebberimastafermapermolto.Superò due ambulanze e parcheggiò il furgone davanti alla splendida loggia rinascimentale del
Bigallo.Alcunicuriosi loguardaronosbigottiti.Si infilònellaparteposterioredelfurgone,montòsulloscootereapertalaportasaltògiù.InpochisecondiscomparvedietroilbattisterodiSanGiovanni.Dieciminutipiù tardi,unaseriedi telefonate si incrociarono traVenezia, ilVaticanoe ilNucleo
TutelaPatrimonioCulturalediFirenze.L’ultimo telefono a squillare, alle dieci in punto, fu quello della redazione del quotidiano «La
Nazione».
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BasediricercaSitoa,Norddell’Iran.Nellostessoistante.-60:00:05alladeadline.Laportascorrevolesiaprìinunosbuffodivapore.Laparatiadacinquantatonnellatesiripiegòsu
sestessa,lasciandofuoriuscireunafolatadiariafrescaerarefatta.L’atmosfera,all’internodelGiardino,eragovernatadadodici serverper il controlloambientale.
Temperatura,umidità,quantitàdiluce,eperfinotipologiediinsettiemicrorganismiammessieranorigidamente verificati. Per tale ragione, Herman Van Buuren si sistemò sul viso una mascherinaprotettivaprimadientrare.Ogni volta chemetteva piede in quell’immenso spazio colmo di piante e fiori, ampio come tre
campi di calcio e alto come una cattedrale, aveva sempre la stessa impressione: gli mancava ilrespiro.Enonerasolocolpadell’ariaconpocoossigeno…Fece alcuni passi alla sua sinistra, seguendo il cartello ANGIOSPERME. Zoppicava. Aveva
un’ingombrantemedicazionealbracciodestroeunabendasullafronte.Nelcomplesso,però,potevadirediesserselacavatabene,vistochelaToyotaeraandatadistruttanell’incidente.Era rientrato nella base, a pochi chilometri dal confine con l’Armenia, dopo un’ora di auto
attraverso lepaludideldeltadell’AdjiChay.SistemataStella, cheera stata sedatae ricollegataallasiringatemporizzata,sierapoidirettonellaSezione1,comunementechiamataSerra.Camminò per alcunimetri lungo un viale costeggiato da alti filari dalle foglie rosa e si fermò
davantiadalcunialberidafrutta.Lalucechefiltravadallacopertura,realizzatainunaspecialelegadimagnesio, era tenue. Sulla volta, però, erano posizionate lampade circolari dall’illuminazionegiallognolacheglipermiserodidistinguereiprimifiori.Siavvicinòepresetraleditaunpiccolobocciolobianco.Quellacheavevadavantieraunavariante
delciliegio,moltopiùpiccolodelnormalemaingradodiprodurremigliaiadifrutti.«Sapevoditrovartiqui».Unavocefemminilelostrappòdaisuoipensieri.Loscienziatosivoltòdiscattoesospirò.«Sembratuttook.Ilterremotononhafattodanni…».Leiannuì.Eralastessadonnachel’avevaattesoall’aeroportomilitarealcuneoreprima,maadesso
indossavaunelegante tailleurscuro,unacamicettaavorioattillataedelleballerine.Senzailvelo, icapelli lisci e neri le arrivavano a metà schiena, legati con un fermaglio d’oro. La mascherinaprotettivamettevainrisaltoilineamentidelviso,soloparzialmenteorientali.Si chiamava Xiaochen Zhao ed era una delle donne più influenti della NDRC, la Commissione
NazionaleperloSviluppoeleRiformecinese.EranataaMadridtrentacinqueanniprima,damadrespagnolaepadrecinese.Gestivapercontodel
governo una fitta rete di società che operavano dall’industria pesante a quella farmaceutica, dallearmiaibenidiconsumo.Maeraunadonnavenutadalnulla.A sei anni si era trasferita con i genitori aShanghai e aveva
vissuto inunsobborgoaffollatoe inquinato.Perpagarsiglistudiaveva trovatoun’occupazione infabbricaelìeravenutaacontattoconiverticidelpartitocomunista.Giovanissima, era stata avvicinata dall’alloraministro dellaScienza e dellaTecnologia, in visita
nell’immensocomplessoindustrialedovelavorava.Graziealsuobell’aspettoealfascinoesoticoeradiventatalasuaamante.TrasferitasiaPechino,avevapoisaputoutilizzarequelcontattoperincontrareeconoscereipolitici
più influenti della nomenclatura.Nel frattempo si era laureata e aveva coltivato l’amore, ereditatodallamadre,perlacultura,l’arteelareligione.Tuttequalitàche,insiemeallasuasetedipotereeallenuoveamicizieimportanti,eranostatedeterminantiperentrarenellaNDRCedesseremessaacapodelprogettoGenARTIF.«Tel’avevodetto.Questastrutturaèantisismica.Proteggiamoinostriinvestimenti!».Xiasorrise.Si
sistemòdietrol’orecchiounacioccadicapellisfuggitidallacodadicavalloepoisfioròlaspalladiHerman.«Quantopensicheoccorreràperlanuovamiscela?»«Èpronta!»,sorriselui.«Abbiamogiàcominciatoasomministrarlaalleultimecavie».«StellaRosati?».Hermanannuì.«Anchelei,sì».«Comesta?Quandol’hannoripescatadalfiumeerainipotermia».«Stabene.Durantelafugasièstrappatailcatetere.Abbiamopersoalcuniminutidicountdownma
abbiamotaratonuovamentelasiringa».«La nucleasi deve essere somministrata in settantadue ore esatte, né unminuto di più né uno di
meno», concordò la donna. Poi sorrise e fece per andare. «C’è un’ultima cosa. Nel villaggio.Comincianoacircolaredellevocisuquellochefacciamoqui».VanBuurenaccarezzòilfioredelciliegioenondissenulla.
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Firenze.10:15.-59:44:36alladeadline.«Èsoloungraffio»,protestòViola,tralebracciadiAndreasHenkel,mentreattraversavanoapiedi
ilporticodelBuontalenti.Eranoarrivatiall’ospedalediSantaMariaNuova,propriodietroalDuomo,inpochiminuti.Erano
passatiperviadell’OriuoloeviaPortinarieavevanolasciato lagazzelladifronteall’ingressodelprontosoccorso.Dopo che l’aggressore gli era sfuggito, l’agente dell’SSV si era reso conto che la ferita del
sottotenenteerapiùseriadiquantoleiritenesse.Ilsangueavevapresoasgorgareafiottieipantalonidelladivisaeranocompletamenteimbrattati.«È possibile che il proiettile non sia uscito», la avvertì lui. Spinse la porta a vetri e si ritrovò
nell’atriorealizzatonelSeicentodaGiulioParigi.L’internodellastrutturaerailluminatodaunalucetenuechefiltravadallearcateatuttosesto.C’era
unlievebrusio,rottodasuonilontanidiclacsonesirene.Davantialui,neipressidell’ingressodelleambulanze, alcuni paramedici spingevano una lettiga. Sul lato destro erano sistemate invece unadecinadipoltroncine,tutteoccupatedapazientiinattesadelloroturno.Dietro un bancone in teak, che stonava con l’ambiente rinascimentale dell’atrio, stava seduta
un’infermieradall’ariaassonnata.Avevauncamicegiallo,unvistosopaiodiocchialie,vedendoliarrivare,sialzòsvogliatamenteinpiedi.«Presto!»,ingiunseHenkelconenfasi,tenendoinbraccioViola.«Haunaferitad’armadafuoco».In pochi istanti alcuni addetti, che erano in piedi dietro il bancone di accettazione, gli si fecero
incontro.«Sistemiamolasuquellabranda»,ordinòilprimo.Laafferròperlegambeeaiutòl’agentedell’SSV
aspostarlasuunabarellaneipressidellaporta.«Stobene»,ribadìViola,stizzita.«Èsoloungraffio.DobbiamotornarealBattistero!».Mentreleiparlava,unmedicosiavvicinòconunasiringaeunpaiodiforbici.Tagliòilpantalone,
seguendo la banda rossa della divisa, e raggiunse la ferita. «Ha fatto bene a portarla», sicomplimentò,rivoltoaHenkel.«Habisognodialcunipuntidisutura.Civorrannopochiminuti».Inquell’istante,ilcellularedell’agentedell’SSVpreseavibrare.Henkelloestrasseeadocchiòildisplay:+3120…Eraunnumeroolandese.FissòViola,cheveniva
portataoltreunatenda,esiallontanòperrispondere.«Sì?»,balbettò,incerto.«Tic-tac.Tic-tac».Eraunavocemaschile.Roca.PotevaesserequelladiHermanVanBuuren?«Chiparla?»«CaroAndreas,comeprocedelaricerca?».Eralui.Henkelsischiarìlavocee,aggressivo,disse:«VoglioparlareconStella».Dall’altrocapodeltelefonosiudìunascaricaelettrostatica,mapoilavocedelloscienziatotornò
forteechiara.«Stellastabene,mahamenodisessantaoredivita,comeleibensa.Leconsigliodinonperderetempoinchiacchiere».Henkelinspiròl’ariagelidadell’atrioesospirò.«Lehofattounadomanda:comeprocedelaricerca?».Per un secondo l’agente si concentrò sul televisore a schermo piatto, posizionato sopra
l’accettazione.Scorrevano le immaginidellaweb-TVdella«Nazione». Le due vittime dell’attentatoallacasad’asteeranostateidentificate:unadonnaingleseeunfaccendiererusso.«LaBibbianonèinVaticano»,risposepoi,digrignandoidentiinunimpetodirabbiaastentorepresso.«EquindièandatoaFirenze…»,continuò l’olandese.«Vorrei saperea farecosa.Ci tengoche il
nostrocontrattovengarispettato.Perilbenedientrambi».LeparolediVanBuurenconfermarono i sospettidiHenkel: l’orologiodovevaavereunqualche
sistemadi localizzazione, quindi i rapitori di Stella sapevano che non era più aRoma.Manon fuquellascopertaaturbarlodipiù.AllaTVstavanoscorrendodelle immaginiconcitateripresedauncellulare.Sivedevaunfurgone
Mercedes-Benz lanciato a tutta velocità. Sovrapposta, a caratteri cubitali, c’era la scritta IMMAGINIESCLUSIVE.Ilvideoapparivasfuocato,masullosfondosinotavaancheunagazzelladeicarabinieri.Era l’agguato che avevano subitopochiminuti prima,probabilmente ripresodaqualche curioso epubblicatosuYouTube.«Sì», disse Henkel al telefono, gli occhi ancora incollati alla TV. «Sono a Firenze, perché sto
seguendounapista.Manterròipatti.Avreteciòchevolete».«Sono felice di sentirlo». L’uomo fece una pausa teatrale. «Volevo essere sicuro che avesse ben
chiaralasituazione».«VoglioparlareconStella!»,riprovòHenkel.«Faccia quello che deve e potrà parlarci…».MentreVanBuuren pronunciava quelle parole, alla
televisionecomparveunprimopianodiViola.Leimmaginieranosempremoltoconfuseemosse,tuttavia si distingueva abbastanza chiaramente che impugnava una Beretta. «Ma non adesso… Cirisentiremopresto!».PrimacheHenkelpotessereplicare,lacomunicazionevenneinterrotta.Rimase per alcuni secondi immobile, come paralizzato.Una ridda di emozioni lo assalì: da una
parte c’era Stella e dall’altra ciò che vedeva sullo schermo. Adesso alla televisione scorreva unascenaalrallentatore:sivedevaViolafarefuocoe,dopounmovimentobruscodellatelecamera,uncarabiniereaccasciarsiaterra.«Può alzare il volume per favore?», chiese Andreas, riponendo il cellulare nel giubbotto e
avvicinandosialbancone.Ladonnaannuì.«La vittima è il capitano Fabio Aruta», stava dicendo la voce fuori campo della giornalista.
«Quarantasetteanni,sposatoconduefigli».Adesso, sovrapposta al video si vedeva una fotografia non troppo recente di Viola. Indossava
uniforme,berrettoesorrideva.«Gliinquirentinonsisbilanciano,madaquesteimmaginiesclusivepareemergerechiaramentela
dinamicadell’omicidio».L’immagineripresadalcellularetornòatuttoschermo.Sivedevailralentidellosparoproveniente
dall’armadellagiovaneepoiArutacaderetralebracciadiHenkel.«Non ci sono conferme, ma il sottotenente Viola Puccini risulta attualmente irreperibile.
Mancherebbeall’appelloancheunuomodinomeAndreasHenkel,ilcuiruolonell’agguatosarebbealvagliodegliinquirenti».
Nonostante la speaker apparisse convinta della dinamica, a dispetto di ogni buona regola digiornalismo,le immaginieranotutt’altrochechiare.Certo,sivedevaViolasparareindirezionediAruta,manell’immaginenonc’eral’aggressore.Eluisapevabenissimoche,contemporaneamente,dalfurgoneerapiovutaunapioggiadiproiettili.«Eccomi.Mihannorattoppatounpo’,mastobenone».LavocediViola,allesuespalle,locolsedi
sorpresa.Glisieramaterializzataaccantoestavaimpalataconuntimidosorrisosulviso.«Potevomoriredissanguata.Parechelesiadebitrice…oaquestopuntotisiadebitrice.Mihaisalvatolavita,quindidobbiamocominciareadarcideltu!».Henkel non parve apprezzare la battuta. Si voltò verso di lei, lo sguardo lugubre. «Guarda!», le
disse,indicandolaTV.Viola,vedendo la sua immagine sullo schermo, rimasedi sasso.Noncapì subito lagravitàdella
situazionemalaconsapevolezzadiquantostavaaccadendoarrivòunsecondodopo:tremacchinedeicarabinieripiombaronoasirenespiegatenellapiazzaantistantealporticodelBuontalenti.Unadecinadiagentismontòvelocemente,learmiinpugno.Pochi istanti più tardi, il sanitario che avevamedicato la ragazza sbucòdal corridoio.Teneva lo
sguardofissosuunfascicoloesiavvicinòalbanconedell’accoglienza.«Cisonodacompilarequestidocumenti»,fecenotare,rivoltoallacollegadietroilbancone.Ladonnalofissò,stupita.«Dov’èilsottotenenteacuihannosparato?»,siinformòlui,togliendosigliocchiali.«Eraquiunattimofa…».
25
Firenze.10:42.-59:17:49alladeadline.L’autolilasciòneipressidiunabancarelladisouvenir,difronteallabasilicadiSantaCroce.NonostanteaFirenzefossepraticamenteimpossibilefermareuntaxi,eranoriuscitiaprenderneuno
alvoloneipressidellarotondadelBrunelleschi,appenafuoridall’ospedale.QuandoHenkelavevacompresociòchestavaaccadendo,ilsuoistintoloavevaconvintoafuggire.
Aveva preso per mano Viola, visibilmente scossa, e attraverso i corridoi del pronto soccorsoavevano guadagnato l’uscita. Avevano corso per alcune centinaia di metri e poi erano arrivati alparcheggiodiviadelCastellaccio.Lì,sottoglialberi,avevanotrovatounaCitroënC4conabordoiltaxistacheleggevala«GazzettadelloSport».«Entriamonellabasilica»,laincitòHenkel,tirandolaperilcamice.Loavevarubatodurantelafuga
eglieloavevafattoindossarepercamuffarel’uniformeinsanguinata.«Sulsagratoqualcunopotrebbevederci».«Lasciami!»,sbottòlei.«Dobbiamotornareindietro.Devochiamareilcomando».«Abbassalavoce».Legettòun’occhiatacciaeleappoggiòlamanomuscolosasullelabbra.«Diamo
tropponell’occhio».«Nonticonosconeanche!»,replicò lei, inviperita.Cercòdi liberarsidallapresaesispostòdiun
passo,quasifosseprontaafuggire.«Perchésiamoscappati?Sarebbestatosufficienteconsegnarciespiegarelasituazione!».Henkel non rispose e si guardò in giro, circospetto. Davanti alla facciata gotica in marmo
policromo della chiesa sostavano alcuni turisti e sui gradini c’era un gruppetto di giovani con lachitarra. Nella piazza, invece, alcuni operai sotto il pallido sole autunnale stavano montando unastrutturaprefabbricata.Nessunolistavaguardando,nessunosembravaaverlinotati.«Siamostatiincastrati»,disseconunsospiro.«Nonavrestipotutospiegarenulla!».«Nondireidiozie…».«Pensaci», la rimbrottò ancora, abbassando la voce. «Quanto tempo è passato tra l’agguato in
piazzadellaSignoriael’arrivodeituoicolleghicarabinieri,unquartod’ora?Ventiminuti?»«Eallora?»«Non ti sembra troppo poco?Non ti sembra troppo facile che qualcuno ti abbia ripresomentre
sparaviepoiabbiapubblicatoilvideosuinternet?»«Succedeogni giorno.SuYouTube ci finisce di tutto…».Viola scosse la testa,ma sotto sotto le
parole di Henkel l’avevano colpita. Il video, forse, poteva essere casuale, ma l’intervento deicarabinieri,mandaticosì in forzeecosì repentinamenteperarrestarla,di sicuroavevaqualcosadistrano.«Devono averci rintracciato dal GPS sulla gazzella o triangolando il cellulare. Ma non avevano
motivodipensarechefossimofuggiti,dopotuttoeravamoall’ospedale.Qualcunodeveaverprovatoaaddossarcilacolpa…Eleimmaginiconfusedellaweb-TVhannofattoilresto».Viola rimase in silenzio per alcuni istanti, poi si avviò su per la scalinata d’ingresso, passando
accantoalmonumentoaDanteAlighieri.«Daquelvideononsicapiscenulla.EpoinonhosparatoioalcapitanoAruta:labalisticaloconfermerà!».Henkellaseguìconlosguardoeleandòdietro.«Forse…Maconsideraladinamica:uccidonoil
tuocapoeperpoconoinonfacciamolastessafine.Subitodopoicarabinierivengonoacercarci».«Noncapiscodovevuoiarrivare».Leiabbassòlavoce.Nelfrattempovarcòl’ingressoesiritrovò
nella navata laterale. Anche all’interno, alla poca luce proveniente dalle vetrate trecentesche, sivedevaqualcheturistadavantialletombediMichelangeloeGalileo.Camminòperalcunimetriesisedetteinunadelleultimepanche.NoneradeltuttoconvintadiciòchestavadicendoHenkel,tuttaviaerad’accordoconlui:meglionondarenell’occhio.«Èevidentechequalcunovuole togliercidimezzo».Henkelsiaccomodòaccantoa lei,gliocchi
verso l’altare maggiore. «Non essendo riuscito a uccidere anche noi, ci mette contro la forzapubblica».Violanonrisposeeilsuosilenziodettel’impressionechenonfosseingradoditrovareargomenti
perreplicare.Comeognituristasilimitòaperderelosguardosullavolta,sullenervatureaombrelloesullestrettebifore.Quellachiesaispirataalgoticofranceseleerasemprepiaciuta.Inpiù, ilfattoche fosse una sorta di pantheondegli artisti faceva sì che fosse sempre piena di curiosi.E quella,forse,eralaragioneperlaqualeHenkelavevadecisodifarsilasciarelìdaltaxi.«Tucosaproponi,AndreasHenkeldellaGendarmeriaVaticana?».Sussurròappena,quasitemesse
ciòcheavevadetto.«Sempreammessochequestosiailtuoveronome».«Dobbiamo capire chi ci vuolemettere fuori gioco. Se lo troveremo, tu avrai il tuo assassino e
potraiscagionartieioavròlaBibbia».«Chi può avere interesse a uccidere per una Bibbia?». Viola lo domandò a se stessa, più che a
Henkel.«Dimmelo tu. Se hai pestato i piedi a qualcuno significa che eri vicina a scoprire qualcosa di
importante.Sucosalavoravi?».Lei fece una smorfia, scettica. «Nulla di particolare.Non avevamomolti elementi.Non eravamo
neppureconvinticheiquattroomicidifosserocollegati».«Comehaidetto?».Henkelsivoltòversodilei.Adessochecipensavanoneralaprimavoltache
Viola parlava di quattro omicidi. Lo aveva già fatto sull’auto, poco prima dell’agguato. «Perchéquattro?»,indagò,strofinandosiilmento.«IduesconosciutidaPaolinieilgallerista,ok.Machièlaquartavittima?»«UncertoLambertoZonca,undomenicanodiBolognacheavevapartecipatoall’asta».Henkelincrociòlebraccia.«Ecosasapevidilui?»«Molto poco. È stato ucciso da uno sconosciuto ieri sera alla stazione di SantaMariaNovella».
Viola armeggiò nella camicia dell’uniforme, che ancora indossava sotto il camice, ed estrasse lastampadellaletteradelDuecento.«Addossoavevaquesta».L’agentedell’SSVlapreseecominciòaleggere.Ilsuolatinoerafluente,quindinonebbedifficoltà
acomprendereiltesto,vergatoelegantementesuunpapiroingiallito.Perqualcheminutorimaseimmobileconlosguardofissosulfoglio.Sidomandòsegli«scrittiche
il latoredellapresenteportaconsé»,potesseroessere imanoscrittidegli Illuminati.L’autoredellamissiva avevaun tonopreoccupato e chiedeva a un amicodi custodirli.Non c’erano elementi peressere certi di quell’interpretazione, ma qualcosa gli diceva che era così. Soprattutto perché ilproprietariodellaletteraerastatoucciso…«Non può essere una coincidenza che anche questo Zonca sia stato ammazzato», disse infine,
sfiorando con l’indice la firma di Bonifacio degli Aleramici. «Chi è a conoscenza di questo
documento?»«SoloAruta.L’aveva affidato ame».Gli occhi diViola si riempironodi lacrime, pensando alle
ultimeimmaginidelcapitanostesosulmarciapiede.Dopoquantoerasuccessoalpadre,eralaprimavoltachesitrovavacosìvicinaallamorte.Eraconsapevolechequalchesuocollegasarebbepotuto“cadere” in servizio. Glielo avevano insegnato all’Accademia. Tuttavia, trovarsi davanti a quellasituazionel’avevascombussolatamoltopiùdiquantoavrebbecredutopossibile.«Cheideatiseifatta?»«Noncredoallecoincidenze»,singhiozzò lei,asciugandosiuna lacrimacon ildorsodellamano.
«La lettera potrebbe in qualchemodo essere connessa alla Bibbia. Come vedi però il testo non èperfettamente leggibile. Pensavo che potesse valere la pena visionare l’originale, che dalleindicazionisulcopyrightdovrebbeesserecustoditonelconventodiSanDomenico».«ABologna?».Violaannuì.Henkelsiconvinseesialzòinpiedi.«Hailacartadicredito?»,chiesefissandolafasciaturasottoil
camice.Leiannuìnuovamente.«Perfetto.AlloraBolognaèlanostraprossimatappa».
26
Gerusalemme.Mezz’oradopo.“LacasadiDio”.Alla giovane Elisheva Ravitz, Elisabeth per gli amici o Eliush per il suo ex fidanzato, quella
definizionenonpiacevaaffatto.Certo,leavevanoinsegnatochesulmontediMoriah,suunapietrasimileatantealtre,Abramoera
stato sul punto di sacrificare suo figlio. Lì, dove oggi sorgeva la cupola dorata visibile da ognivicolo dellaCittà vecchia, era sorto il tempio diSalomone, poiErodevi aveva fato costruire unagrandespianata.Lì,icredentidelletregrandireligionimonoteisteeranosolitiandareperritrovareunpo’dispiritualità.EproprioquelloerailluogocheavevafattodiventareGerusalemmecittàsacraprimapergliebrei,poipericristianieinfineancheperimusulmani.Nonostantefossefigliadiunrabbino,noneramaistatainteressataaDio.Noneracredente,odiava
gliusiimpostidalladottrinaeanziritenevachefossepropriolareligionelacausadeiproblemidelsuoPaese.CiòchelepremevainquelmomentoerainvecesuperareilSantoSepolcroelaCittadella,doveimmaginavaavrebbetrovatolasolitafolladifedeli.Quando,camminandoconpassomarziale,fuall’altezzadiEcceHomo,l’arcoromanocostruitoin
onoredell’imperatoreAdriano,voltòa sinistra, indirezionedelquartiereebraico. Ilvicolo, cometutti quelli a ridosso del monte del Tempio, era stretto, affollato e soffocato da botteghe di ognigenere.Oltreiponticellidipietraegliarchigoticicheincombevanosopraquellabirintodistradine,siriuscivaatrattiascorgereunoscorciodicieloazzurro.Elisabeth rallentò il passo, stringendo a sé il casco del motorino che teneva stretto in mano.
Indossavajeanssdrucitieunasemplicecamicetta;eraunaragazzaminutacongrandiocchineri,unbrillantinoalnasoetreccinecastanechesvolazzavanofuoridalcasco.Noneramoltoappariscente,tuttaviaquandosi trovòduesoldatidiguardiaaunincrocio,questi lesorrisero.Lei lisalutòasuavoltaeproseguìversolaportadiGiaffa,l’unicasullatooccidentaledellacintamurariaantica.Era in ritardoper la lezioneall’università,ma l’importanteeraalmeno riuscireaentrare inaula
primacheilprofessorAaronFriedmanfinisse.Avevagiàprovatoaincontrarloilgiornoprecedente,tuttavialeavevanodettocheerafuoricittà.Dallarispostaautomaticadell’emaildellafacoltàsapevaperòchequellamattinacisarebbestato.Per essere sicura che il professore le riportasse la sua tesina, che aveva promesso di leggere in
anticipo,avevaperòfattounpassoulteriore:conisuoimetodipococonvenzionaliavevatrovatoilsuoindirizzodipostaelettronicapersonaleegliavevascritto,perevitarechesenedimenticasse.Superatoilquartierecristiano,fortunatamentesenzatrovareassiepamentidipellegrini,raggiunseil
vecchiomotorinoparcheggiatosottolatorrediDavideemontòinsella.UscitadallaCittàvecchiasidiresseversonordeintrentacinqueminutifuadestinazione.AttraversòilcampusdelMonteScopusdicorsaedentrònell’aulamagnadellaHebrewUniversity.«Lacomparsadeisumeriattornoal3800avantiCristoportaconsédomandeallequalinessunodi
noièingradodirispondere»,stavadicendodalpalcoilprofessorFriedman.Eraunuomodimezzaetà,conicapellistriatid’argentoeunfisicoasciutto.«Lalorociviltàeragiàformata,completadi
conoscenzescientifiche,tecnologicheelinguistiche».Elisabeth,borsoneatracolla,immancabileMacecascosottoilbraccio,sisedettenell’ultimafilae
continuò ad ascoltare.Conoscevabene le vicende storiche che riguardavano i sumeri.Anzi, eranostate proprio le domande senza risposta del professor Friedman che l’avevano fatta appassionareall’argomento.«In tutte le manifestazioni culturali diffuse sul pianeta sono stati i primi: dalla scrittura alla
letteratura,dallaagronomiaallageometria,dallamatematicaall’astronomia».Sulloschermodietroilprofessorecomparvel’immaginediunatavolettasumera.Sivedevailsolealcentroealcuniastricheruotavanoattorno.«QuellachevedeteèlariproduzionedelsigilloaccadicoVA/243».Elisabethfissòl’immagine:
Laconoscevabene:eraunarappresentazionegraficadelsistemasolarecustoditanelmuseodiStato
diBerlino.Sivedevanoundicicorpicelesti,novepianeti,lalunaeunmisteriosoundicesimoastro.Eraproprioqueldisegnoadaveralimentatosuinternetil“mito”deldecimopianeta.«Questo sigillo ci dimostra che quattromilacinquecento anni prima di Galileo, i sumeri
conoscevano il sistema eliocentrico», proseguì il professore, dopo aver bevuto un sorso d’acqua.«ConoscevanoladistanzadellaTerradalla lunaequelladaglialtripianeti.Soprattuttosembravanoconoscere la precessione degli equinozi, un fenomeno astronomico complesso che richiedeosservazioninell’arcodiventiseimilaanni».Nell’aulasisollevòunmormorio,manessunointerruppeilprofessore.«Comedicevamo,laciviltàsumericacomparequasidicolpo,conunaculturadifattogiàformatae
completa. La domanda con la quale vi lascio sorge quindi spontanea: dove e quando i sumeriacquisironotuttequesteconoscenze?».Elisabethsorrise.Leiavevalasuateoriael’avevagiàmessanerosubiancosullatesinacheaveva
consegnatoalprofessorFriedman.Controllòl’orologio:eranoledodicietrenta.Piùomenonellostessoistantelelucinell’aulasiacceseroeFriedmansorrise.«Peroggiètutto:il
tempovola»,concluse,togliendosigliocchiali.«Viaspettolasettimanaprossima».«Professore…», strillòElisabeth, precipitandosi giù dalle scale tra due file di banchi,mentre gli
altristudentiguadagnavanol’uscita.«SonoElishevaRavitz.Lehomandatoun’email».
Lui si voltò, inarcando un sopracciglio appena notò il suo abbigliamento. «Ah è lei, Elisheva.L’hacker che è riuscita a ottenere il mio indirizzo privato… Prima o poi mi spiegherà come hafatto!».«Proprio io», gli sorrise, affabile. Il look all’occidentale, che tanto faceva arrabbiare suo padre,
l’aveva costretta ad abituarsi a occhiate ben peggiori di quelle di Friedman. «Ha avuto modo dileggerlaquindi?DomanidevoconsegnarlaalprofessorShapira».«Èquellasulla teoriarae…Sì.L’ho trovata…».L’accademico si fermò incercadellaparolapiù
adatta. «Interessante. Soprattutto la parte sul Kevod», disse, mentre rovistava nella sua borsaportadocumenti.Lei sorrise di nuovo, mostrando una dentatura bianca e perfetta. «La ringrazio molto. Mi ha
riportatolastampa?Avevoannotatoamanodegliappuntievorreicopiarlisulfiledefinitivo».Friedman continuò a frugarenella borsa e poi scosse la testa. «Credevodi averla conme.Devo
averladimenticataacasa.Passidomanidall’istitutodistoria».«Veramente», Elisabeth si rabbuiò, «l’avevo già cercata ieri proprio perché ormai sono agli
sgoccioli…devoconsegnarlaehobisognodiunpo’ditempoperfarelemodifiche».Friedman non replicò. Si limitò ad abbottonarsi la giacca di tweed e a osservare la ragazza con
occhiinespressivi.“Sisenteincolpa?”,sidomandòElisabeth.«Senta,facciamocosì»,proposeilprofessoreallafine.«Milasciilsuonumero.Piùtardilemando
ilmioindirizzodicasa.Questaseranoncisarò,malasceròlatesinaalladomestica».«Graziemille,professore.Mihasalvatolavita»,risposelei,mentrescarabocchiavasuunfoglietto
coloratoilsuonumerodicellulare.Pochiminutipiùtardiattraversòilcampus,direttaall’uscita.Eral’oradipranzoenonc’eraquasi
nessuno.Solounuomo, all’ombradellagrande torre, seduto suunapanchina.Avevauncomputersulleginocchiaeunamacchinafotografica.Elisabethglipassòaccantosenzanotarloenonsiaccorsecheleimmaginichescorrevanosulsuo
monitor,oltrealprofessorFriedman,ritraevanoanchelei.
27
Bologna.12:35.Comeogni giorno, per permettere ai frati di parlare tra loro, nel refettorio del conventodiSan
Domenico non c’erano posti assegnati. La regola diAgostino, che prevedeva il silenzio durante ipasti, veniva infatti rispettata soltanto durante la quaresima. Nonostante ciò, il priore AngeloCangianoerainsilenzio,sedutodasoloauntavolonediulivonelcentrodellagrandesala.«Poi il Signore apparve a lui alle querce diMamre», esclamò con enfasi, dal lato opposto della
mensa,ilfrateaddettoallelettureprimadelpasto.PadreAngeloabbassòlosguardo.Erasfinito.Lamortediunconfratelloavevacolpitoduramenteil
moraledeidomenicaniealuieranotoccati icompitipiùgravosi.NonostantelacelebrazionedellaLiturgia fosse uno dei pilastri della sua giornata, in quel momento proprio non riusciva aconcentrarsi.Ironiadellasorte,laletturasceltaperl’iniziodelpranzoeraproprioilcapitolo18dellaGenesi,unodeipassidicuiavevadiscussopiùanimatamenteconilpoveroLamberto.«NeisecolilaBibbiaèstatacopertadaunacoltredimistero»,loavevasferzatoZonca,inunadelle
loro ultime accese discussioni teologiche. «Sono stati inseriti concetti astratti che coprono il verosignificato.Cispingonoacercarepiùafondodiciòcheapparechiaramente.Illavorodiunesegetaèliberareiltestodaquestesovrastrutture».E un esegeta, un uomo che interpretava le Sacre Scritture, Lamberto lo era certamente… anche
troppo,perigustidelpriore.Loavevaconosciutooltrevent’anniprima,quandoerasoloungiovanenovizio.Mafindasubitosi
era rivelato unamente brillante. Aveva sempre tenuto un comportamento esemplare, partecipandoallavitacomuneepraticandoivotie le“osservanze”.Soprattutto,però,sieradedicatoallostudiodellaVeritàsacra.Per l’Ordinedomenicano i librieranoarmanostraemilitiae–“learmidellanostraguerra”–e,
secondo la Regola, i frati dovevano in ogni momentomeditare o leggere qualcosa. Zonca avevarispettatoscrupolosamentequelcanone.Avevaperfezionatoilgrecoel’ebraicoe,approfittandodellemigliaiadicodiciantichicustoditinelconvento,eradiventatounodeibiblistiitalianipiùesperti.Poieraarrivato ilBibleProjectdiGerusalemmeedaquelmomento, cosìpensava ilpriore, era
germogliatoilsemechegliavevaminatolaragione.Padre Cangiano cercò di scacciare quei pensieri, provando a prestare maggiore attenzione alle
parolechevenivanodalpulpito.«Sivadaaprendereunpo’diacqua,lavateviipiedieaccomodatevisottol’albero»,stavadicendo
fra’Faustino,interpretandoleparolediAbramo.«Permettetechevadaaprendereunbocconedipaneerinfrancateviilcuore».Eccololìilpassoincriminato.Inqueiversetti,secondoZonca,c’eralaprovacheinalcunepartila
Bibbianonparlava affattodiDio.Yahweh, il nomeche leScritture traducono con “Signore”, nonavevainfattinulladispirituale.IltermineebraicoconcuivenivadefinitoYahweheraishmilchamah,letteralmente “uomo di guerra”. In altri casi, i testi lo chiamavano semplicemente ish, “individuomaschio”,cioèunuomochenullaavevaachefareconladivinitàeconilsuosignificatoteologico.
A conferma di ciò la situazione descritta nella Genesi appariva molto concreta: ammesso cheYahwehfossedavveroDioinpersona,sostenevaZonca,bisognavaaccettarechesimuovesseapiedi,sisporcasse,sistancasse,avessenecessitàdirifocillarsiedilavarsi.IlprioreAngeloCangianoovviamentelapensavainmododiverso.AncheseLambertocontinuava
a dichiararsi “credente”, lui riteneva il suo comportamento ai limiti dell’eresia. Glielo aveva piùvoltedetto,l’avevarimproverato,avevanodiscussospessoancheanimatamente.Mailgiovaneavevaperseveratonei suoi studi finoa che ilSignore, il giornoprecedente, aveva troncatoper sempre isuoidiscorsiblasfemi.Rallegratoaquelpensiero,padreCangianoprovòunavoltapertuttearifletteresuqualcosadipiù
attuale:c’eranodelleesequiedaorganizzareedeifratellidaconfortare.Volse lo sguardo verso l’ingresso del refettorio e proprio in quell’istante notò fra’ Luigi, che
nonostantelasuasciaticavenivaagrandifalcateversodilui.«Priore, ci sono delle persone per te», gli sussurrò nell’orecchio, mettendo le mani a coppa.
Apparivamoltoagitato. Ipochicapellibianchisopra leorecchieeranoarruffati,comeseprimadidecideredidisturbarlosifossegrattatolatempia,pensoso.«Aquest’ora?»,domandòpadreCangiano,losguardopersonelpiattoancoravuotodavantiasé.«Sonocarabinieri…».
28
Bologna.12:45.-57:14:49alladeadline.AndreasHenkeleViolaPuccinientrarononellagrandebibliotecadelconventodiSanDomenico
accompagnatidaunanzianofratericurvo.«Ilpriorearrivasubito»,borbottòappenaquest’ultimo,fissandolicondiffidenza.«Poteteaspettarlo
nellasaladilettura.Làinfondo».Violaguardòdavantiasé,nelladirezioneindicatadalreligioso:l’aspettodellabiblioteca,inquel
momentocompletamentedeserta,ricordavaquellodiunabasilicaatrenavate.Lospaziolateraleerascanditodanumerosearcate,ognunadellequaliilluminatadaunagrandefinestrarettangolare.Traleaperture erano sistemati scaffali stracolmi di testi e grandi tavoli da consultazione. In fondo, sivedevaunapareteinvetrochesegnavaquellocheuntempodovevaesserestatoiltransetto.«Grazie».Henkel sorrise e seguì il religioso lungo la navata centrale, lemani sprofondate nelle
tasche dei pantaloni. Avevano raggiunto Bologna con una macchina che l’agente dell’SSV avevarubato fuori dalla stazione di Firenze. Prima di mettersi alla guida avevano però abbandonato icellulariinuncassonettoperevitarediessererintracciati.Viola non poteva saperlo,ma quella, perHenkel era stata una scelta dolorosa: senza il telefono
l’olandese non avrebbe più potuto contattarlo. Certo, con ogni probabilità avrebbe continuato aseguireisuoispostamentiattraversol’orologio,maprivarsideltelefonosignificavaprecludersilapossibilitàdisentirelavocediStella.Tuttaviaerastataunasceltaobbligata,esattamentecomel’acquisto,conlacartadicreditodiViola,
diduebigliettiperTorino.Ovviamentenoneranosalitisul trenoe,uscitidaunaportasecondaria,avevanorubatounaToyotaYariscolorargento.«Sedetevipure»,liinvitòilfrate,avvicinandosiallaporta.Contemporaneamente,unavoceattiròla
loroattenzione.«Piacerediconoscervi»,proclamòilprioreAngeloCangiano,avanzandolungolanavata.Eraun
uomosuisessant’anni,négrassonémagro,lecuiformeeranocelatedalsaiobianco.Avevaunvisorotondo,pochi capelligrigi sulle tempieeunpaiod’occhialibifocali sulnaso.«Ho fatto il primapossibile.Eravamonelrefettorio,dall’altrapartedellabasilica».Violaannuì,mostrandoildistintivodeicarabinieri.EranoscappatidaFirenzesolounpaiod’ore
prima, quindi era improbabile che il religioso sapesse che erano dei fuggiaschi. «Perdoni l’ora,priore.Sappiamodiaverladisturbata,masitrattasoltantodipochiminuti».«Fra’ Luigi mi ha riferito che siete del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze». Padre
Angelo prima squadrò la ragazza, che indossava semplici jeans e una felpa, e poi esaminò ildistintivoincercadiconferme.Quandosifuconvinto,siavvicinòaunarmadioavetri.Neestrasseuncospicuofascicoloelopoggiòsultavolo.«Èperladenuncia,vero?».HenkeleViolasilanciaronoun’occhiatad’intesa,manondisseronulla.DopoalcunisecondiilprioreestrasseunacartellettaelaporseaViola.«Ilfurtoèdiunadecinadi
giornifa.Credevononsarebbevenutonessuno…».
Nelvedere ildocumento, lagiovanerabbrividì.Si trattavadiunverbaledeicarabinieridatato13ottobre. Pareva che il priore stesso lamentasse il furto di un documento antico di proprietà delconvento.Ciòche lacolpì fuperò l’allegato: erauna riproduzionedella letteradiBonifaciodegliAleramici,deltuttoidenticaaquellatrovatavicinoalcorpodiZonca.«Fortunatamentealcunimesifal’avevamofattafotografareperrealizzaredeigadget»,aggiunseil
religioso, notando l’interesse diViola per l’immagine. «Quindi siamo stati in grado di fornire aivostricolleghiunafotografiaaggiornata.Nonècosìscontato,quandovengonorubatirepertiantichi,sapete?»«Qui dice che lei sospetta di un suo confratello…», chieseViola, indicando il punto esatto sulla
denuncia.«Sì. Si chiamava Lamberto Zonca». Sul viso del religioso comparve una finta espressione di
circostanza.«Purtroppoèdecedutoieri…proprioaFirenze».«Perché riteneva che fosse lui il responsabile?», lo interrogòHenkel, asciutto. «Ha elementi per
provarlo?».Ilpriorescosselatesta.«Ovviamenteno.Però,alcunigiorniprimadelfurtoeravenutodameper
chiedermil’autorizzazioneavenderel’originalediquellalettera».«C’eraqualcunointeressatoadacquistarlo,quindi?»«Cosìpare…».«Eleiglirisposedino?».Cangiano allargò le braccia. «Quella lettera era uno dei primi documenti entrati in questa
biblioteca,nelDuecento.Sidicefosseappartenutaproprioafra’Ranuccio,unodeinostrifondatori.Einognicasolanostrapoliticanonèvendererepertiantichi…nonsiamomicamercantid’arte».«Epoi,cosaaccadde?»,insistetteViola.«Nulla,finoachefrateBernardo,ilbibliotecario,nonsiaccorsedelfurto».«Ci parli di Zonca. Cosa ci può dire di lui?», indagò ancora Henkel, cercando di riportare la
conversazionesuciòcheglipremevadipiù.ComeViola,ancheluinoncredevaallecoincidenze:ilfatto che l’originale del documento fosse stato rubato non era di certo casuale.Ma come potevaesseremessoincorrelazioneconl’attentatodaPaolini?L’anzianosospirò.Chiuseilfascicolodavantialuiesilasciòcaderesuunasediadiplastica.«Cosa
voletechevidica…Lambertoeraunesegetabrillantemaconstraneidee».«Sispieghimeglio»,disseViola,serrandogliocchi,comeseavesseilsoleinfaccia.«SapetebenecheperinterpretarelaBibbiacisonomoltechiavidilettura»,cominciòilreligioso.
«Quellachetutticonosciamo,naturalmente,èlachiaveteologica.Manonèlasola:cisonolechiavidiletturaallegoriche,esoteriche,metaforiche,esoterico-iniziatiche».«Immaginocheperunteologo,lachiavediletturapiùimportantesiaquellateologica»,intervenne
Henkel,schiarendosilavoce.«Haragione.PurtroppoLambertoZoncasembravapensarladiversamente».«Nonlaseguo.Eraundomenicano,eppureperluilateologianoneralacosapiùimportante?».Il religioso sospirò, quasi non volesse proseguire quella conversazione. Non amava le idee di
Zonca,tuttavianoneraasuoagioaparlaremalediunmorto.«Avrebbedovutoesserlo…»,sbuffòinfine. «E all’inizio era così. Però negli ultimi tempi, da quando era entrato nel Bible Project,sembravaavercambiatoidea».«Cos’èilBibleProject?»,siintromiseViola,incrociandolebracciasottoilseno.«È un progetto nato a Gerusalemme alcuni decenni fa. Esperti di tutto il mondo si incontrano
periodicamenteperredigereunanuovaversionedellaBibbia,piùrispondentealtestooriginale».
«Vadaavanti»,lointerruppeHenkel,cheadifferenzadellagiovaneconoscevasommariamentequelprogetto.«CosaaccaddequandoZoncaentrònelBibleProject?»«Cominciò a utilizzare le sue conoscenze dell’ebraico in una strana chiave di lettura…». Padre
Cangianosifermò,incercadellaparolaadatta.Poiriprese:«Unachiavediletturaletterale».«Mi perdoni», lo interruppe ancora Viola. «Ma cosa c’è di male nel tradurre la Bibbia
letteralmente?».Ilprioreaccennòunsorrisosardonico, stupitodall’ingenuitàdelladomanda.«Zonca ignorava la
chiavedi lettura teologica.Faceva finta, diceva, chequandogli autoribiblici scrivevanounacosa,volesserodireesattamentequella!».Violarestòinterdetta.Avrebbevolutointerrompereilreligiosoperchiederealtrespiegazioni,ma
l’istintolesuggerìdinonfarlo.E in effetti, l’anziano religioso si sentì in dovere di chiarire meglio quel concetto: «L’Antico
Testamentoèmoltocomplesso…Percomprenderloènecessarioandareascavare,consapienza,traisignificati delle parole. I veri princìpi, quelli che Dio, nella sua onnipotenza, vuole che noicomprendiamosononascostidietrodiesse».«QuindileicistadicendochequandolaBibbiadiceunacosa,inrealtàneintendeun’altra?Magari
moltopiùspirituale!?».Ilprioresorrise.«Dopotuttononèquestalareligione?»«EquindiZonca,traducendoletteralmentedall’ebraico,fornivaun’interpretazioneerrata?»«Esattamente.Iousereilaparolafuorviante».HenkelpoggiòunamanosulbracciodiViolaeprovòacambiareargomento.«Torniamoallasua
denuncia.LeiquindiritienecheilcomportamentodiZoncasiaconnessoinqualchemodoalfurtodeldocumento?»«Ultimamenteeramoltostrano…».«ÈcertodinonsapereachiintendessevenderelaletteradiBonifacio?».Ilpriorefececennodinoconilcapo.«Cheleisappia,Zoncaricevevaposta?Avevauncomputermagari?».QuestavoltaCangianoannuì,untiepidosorrisodipintosulviso.«Sì,avevauncomputer…».«Celopuòmostrare?».
29
Firenze.13:05.IntardamattinatailcielosuFirenzesierarannuvolatoeavevacominciatoapiovere.L’agente speciale GrahamDawe aveva lasciato l’auto con la quale era arrivato in tutta fretta da
Venezia nei pressi del giardino di Boboli. Mentre attraversava la strada si era coperto conl’impermeabile.AppenaentratoapalazzoPitti,lasededelNucleoTutelaPatrimonioCulturale,sierapresentatoeuncarabinierel’avevafattoaccomodareinunasalad’aspetto.Cierarimastosolopochiminuti,sufficientiperòperripensarealmotivoperilqualesitrovavalìe
persalutareunasuavecchiaconoscenza.«Anchetuqui?»,avevaesclamatoconstupore,aindirizzodelcomandanteGutierrez,suoexcollega
allaCIA.ErasoprannominatoHannibalSmitheanchequelgiornotenevailsuoimmancabilecubanotralelabbra.«Cometelapassi?»«Nonbenequanto te, amico»,gli aveva risposto laconico ilmilitare, il viso tirato e lamimetica
stropicciata.Poigliavevastrettolamanoenergicamente.Dawenonavevaavutoiltempodireplicare,perchésubitodopounagenteindivisaeravenutoaprenderloperscortarlodalcomandante.EadessoGrahamDawesi trovavainunausteroufficiodelsecondopiano,dalqualesivedevala
cupoladelDuomo.Accantoallafinestrac’eranolabandieraitalianaequelladell’UnioneeuropeaedifrontealuieraappesoilritrattodelpresidentedellaRepubblica.IldottorAurelioRandazzostavainpiedi,aldilàdiunaimponentescrivaniadimogano.«Piacerediconoscerla»,cominciòilcomandante, tendendolamano.EraalverticedelNucleoda
diversi anni e considerava Viola Puccini come una figlia. Il padre della ragazza era stato un suogrande amico e, dopo la sua tragica scomparsa, era stato lui a insistere affinché Viola entrassenell’Arma.Eadessol’accusavanodiaveruccisounsuodirettosuperiore.«Colonnello,devodiscutereconleidiunaquestionedellamassimaimportanza»,esordìDawe,con
accentodellacostaOvest.Noneralaprimavoltacheavevaachefarecongliufficialideicarabinieri.Inpassato,quandoeradi stanzanellabaseamericanadiVicenza,erastatospesso incontattocon imilitariitaliani.Aqueltempo,tuttavia,collaboravaperarginaremovimenticivicichesiopponevanoall’ampliamento diCampEderle…non si occupava di incastrare i suoi colleghi dell’SSV. «ArrivoadessodaVeneziaenonvolevoperdereneppureunistante».«Hovistoleimmaginidellasparatoriaeholettoilmandatodicatturaspiccatodall’Interpolatempo
di record».Randazzoandòdrittoalpunto.Poi indicò la sediadi frontealla scrivaniae fececennoall’agentediaccomodarsi.«Miperdoni,manonmiparechecisianotuttequestecertezzesulfattocheilsottotenentesiainqualchemodoresponsabiledellamortediAruta».«PurtroppoladottoressaPuccinisièdataallafugaconunpericolosocriminale…».«TaleAndreasHenkel».Ilcolonnellolesseconenfasiilnomesuunfascicolo,acuieraallegatacon
unagraffettaancheunafotografia.«Esecondovoiquestoequivalearenderlacomplice,ocolpevolediqualcosa?».Dawesfoderòunsorrisodicircostanza.Erastatolui,dopolatelefonatadelToro,adattivarelesue
fonti all’Interpol e a fare la soffiata a «La Nazione». Era contento che Henkel fosse riuscito a
sfuggireall’agguatoe,ineffetti,ciavevaanchesperato.Ilsuopianoeratenerlolontanodaipapiri,sperando che non si facesse delmale. Per adesso, con la complicità di E.C. c’era riuscito, ma eranecessariofareunpassoulteriore.«In effetti non è detto che sia complice di qualcosa…», assentì, conoscendo il rapporto tra il
colonnelloelaPuccini.«Il sottotenente potrebbe essere sua prigioniera, per esempio», ammonì Randazzo, passandosi
l’indicesuibaffibianchi.«Èpossibile»,confermò l’americano,conun’inaspettatapuntad’incertezzanellavoce.Ma l’altro
nonlacolse.«QuellocheanoidellaGendarmeriaeall’Interpolpremedipiù,peradesso,èfermarli.Henkel questa notte si èmacchiato di diversi reati nellaCittà delVaticano e se, come lei crede, ilsottotenenteèinnocente,potrebbeaddiritturatrovarsiinpericolo».Randazzofissòl’exagentedellaCIAnegliocchicolorghiaccio.SembravaunaspeciediBigJim,
immobile e con i capelli scolpiti che non si eranomossi di unmicron da quando si era seduto lìdavanti.«Achepuntoèlaricerca?»,chiesepiùmorbido,intuendol’aperturalasciatadaDawe.«HannoprenotatoduepostisuunFrecciarossadirettoaTorino.DovrebbearrivareaPortaNuova
alletrediciequaranta».«Eioincosapossoesserleutile?»,domandò,perplesso,ilcolonnello.«Allastazionetroverannoinostriuomini,maseconoscoHenkeldubitochesianoabordo.Senon
dovessimotrovarliaTorino,sarànecessarioinoltrareunavvisoagliaeroportieallestazioni».Randazzo si voltò verso la finestra. Gli occorsero alcuni secondi prima di rispondere. «Servirà
qualcheora,signorDawe»,concluse.
30
Bologna.13:15.-56:44:12alladeadline.«Siamo fortunati». Le dita di Andreas Henkel tamburellarono sui pulsanti del computer come
chicchidigrandinesuun’automobile.«Nonchiedelapassword».Sitrovava,incompagniadiViola,nellacelladiLambertoZonca,unastanzadalleparetispoglieeil
soffitto a volta sul lato ovest del convento. Fuori dalla piccola finestra si riusciva a scorgere unoscorciodiBologna,conleduetorrichesistagliavanosuitettirossidelcentro.«Cosa stai cercando esattamente?», si informò il sottotenente, appoggiata almuro con le braccia
incrociate.Luinonrisposeepreseamuoverel’indicesultouchpad.«SeiconvintochesiastatoZoncaarubarelalettera?Perqualeragione?»«Ti sei chiesta come poteva, un frate domenicano, votato alla povertà, partecipare a un’asta da
milionidieuro?».Henkelsivoltòversolaragazza.«Credi che abbia venduto a qualche collezionista la lettera e con i soldi abbia partecipato
all’incanto?»«Èunapossibilità.Peròcredochequelloscrittoabbiaunruolopiùrilevanteintuttalavicenda…
Anchesenonsoesattamentequale».Violanonreplicòesilimitòaguardarsiattorno.Lacellaeraesattamentecomesel’eraimmaginata:
un lettino in ferro battuto, un comodino di truciolato, un vaso di fiori secchi, un crocifisso eun’immaginediSanDomenicoappesialmuro.IlcomputersulqualestavalavorandoHenkel,suunpiccoloscrittoriodiquercia,stonavadecisamente.«Forseci sono»,esclamò l’agentedell’SSV, indicandouna finestra suldisplay.«Dalla cronologia
internetrisultachediecigiornifahavisitatoilsitodiYourBank».Viola si avvicinò a lui, appoggiando la mano sullo schienale della sedia per riuscire a vedere
meglio.«Provaaentrare».Henkelcaricòlapaginaesiresecontochenonerapossibileaccederealleinformazionidelconto.
Ilsitochiedevanomeutenteepassword.«Lanostrafortunaègiàfinita…».«Verificaseidatidiaccessosonomemorizzatinelbrowser».Henkelscosselatesta.«Purtroppono».«Ok.Controllaleemail,seharicevutounbonificoforsenehaavutoconfermatramiteposta».«Buonaidea».Henkelsorriseecliccòsuun’iconaraffiguranteunfrancobolloconun’aquila.«10ottobre,11,12».Henkelscossenuovamentelatestamentrescorrevaimessaggiinentrata.«Se
avevaqualcosadanasconderelohafattobene…».«Aspettaunsecondo».Luisifermòimmediatamente,cercandodileggereunindizionegliocchiverdidiViola.«Tornaunpo’indietro…».Leiindicòsulloschermoilmittentediun’emailarrivatail14ottobre.
«AaronFriedman.Dovehogiàsentitoquelnome?».Henkelnondissenulla,macontinuòascorrereimessaggi.MentreViolarifletteva,luinetrovòaltri
trecon lostessomittente.«Èunostorico israeliano.Pare facciaparteanche luidelBibleProject»,disseleggendol’emailcheavevadavanti.«Eindovinaunpo’,conZoncaparlavapropriodell’asta».Viola si alzò di scatto ed estrasse dalla camicia, l’unico indumento che era rimasto della sua
uniforme,unfogliopiegatoinquattroparti.Contenevaunelencodinomi,incolonnatiordinatamente,con tantodi indirizzoedata a fianco.«Eccodove l’avevo letto.Era anche luiunodeipartecipantiall’incanto».«Fammivedere»,sibilòHenkel.EralaprimavoltacheViolaparlavadiqueldocumento.«Comehai
avutoquestalista?»«IlcapitanoArutaavevachiestoaPaolinidiprepararla.Cel’haconsegnataquestamattina».Lui sorrise per il nuovo colpo di fortuna. «Questa è un’ottima notizia», sentenziò, alzandosi di
scattodallasediaecominciandoaleggereinomi.«Cinquepartecipantiintutto».«Zoncaèmorto.Poic’èunaltronomecheconosciamo,quellodiquestoAaronFriedman».«Aspettaunsecondo»,Henkelsibloccò.«Questidue:AndrejSmirnoveAllisonGray,unrussoe
un’inglese.Anchelorolihogiàsentiti».Violascosselatesta.«Amenonmidicononulla».L’agente dell’SSV si sedette di nuovo alla scrivania e digitò i due nomi suGoogle. Ilmotore di
ricercaglirestituìdecinedipagine.Lesselaprima,dalsitodel«CorrieredellaSera»:IDENTIFICATIICORPIDELLEDUEVITTIMEDELL’ATTENTATOINPIAZZADELLASIGNORIA.Seguivano iduenomieunafotografiadiciascuno.Mentrenonc’eranodubbisul russo, indicato
genericamente come un faccendiere, restavano delle incertezze sulla donna. Il giornalista, citandofontiattendibili,avanzava l’ipotesichenonsi trattassediun’inglesecomedichiaratodalleautorità,bensìdiun’americana.«AvevovistolanotiziaallaTV,mentretimedicavanoall’ospedale»,siricordòl’agentedell’SSV.«A
questopunto,quasituttiipartecipantiaquell’astasonomorti».«Non solo», aggiunse Viola, mordicchiandosi le labbra. «Parlando con Aruta, Paolini aveva
chiaritochesololuiavevapotutovederelaBibbia.Parevacheilproprietarioavesseinsistitoaffinchéirotolinonvenisseroesaminatidanessunotranneilgalleristastessoegliaspiranticompratori».Henkelsigrattòilcapo,incerto.«Quindi,quasituttiquellichesonovenutiacontattoconlaBibbia,
direttamenteoindirettamente,sonomorti…».«Sediamoperscontatoche il russoe l’inglesenonsianoduevittimecasualidell’attentato,eche
Zonca sia stato ucciso per lo stessomotivo, allora forsePaolini non è stato ucciso per una truffaassicurativa. Come gli altri, aveva esaminato i papiri… Potrebbe essere unmovente?». Anche leisembròdubbiosa.«In quella sala c’erano decine di persone, ma gli unici a rimetterci la pelle sono stati due che
partecipavanoall’astadel lotto302.EchinonèmortoinpiazzadellaSignoriaèstatouccisopocodopo…Nonpuòessereuncaso».«Midomandochipuòavereinteresseauccidereperunlibro,perquantodivalore».Violasispostò
esiappoggiòconlespalleallafinestra.«Èquellochedobbiamoscoprire.Ilkiller,l’uomochedevitrovareperscagionarti,probabilmente
èlostessocheharubatoimanoscritti.Inchiodiamoluieavremorecuperatoancheirotoli».«Ecomepensidifare?»«Abbiamo ancora due nomi sulla lista. Se l’assassino non è uno di loro… allora forse sono in
pericolo».Henkelverificòl’orologiochescandivaleoredivitacherestavanoaStella.Sidomandòse il fattodiaverabbandonato ilcellulareconcui i rapitoripotevanocontattarlo l’avessemessa in
maggiore pericolo. Ma non aveva avuto scelta… «Facciamo in fretta a ritrovarli: tutti quelli chesanno…muoiono».
31
Roma,finedimaggiodell’anno1217.«Tuttiquellichesannodevonomorire».Mentreattraversava lasaladelConcilio,papaOnorio III
continuavaaripetersiquellafrase.L’unico rumore che si udiva nell’immenso triclinio era lo scalpiccio dei passi sul marmo e il
frusciodellesuevesti.Dietrodiluicamminavaunostuolodireligiosichefaticavaastarglidietro.Onorio III, nato con il nome di Cencio Savelli, era salito al soglio pontificio un anno prima.
Ritenevadiessereunuomomiteemaiavrebbe immaginatodi trovarsidi fronteaunproblemadiquelledimensioni.«Tuttiquellichesannodevonomorireequeirotolidevonoessereseppelliti»,avevaordinatoaun
suouomofidato,pochiminutiprima.Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma quelle parole erano sgorgate dalla sua bocca con
naturalezza.Eranostatenecessarie.Eppurenonsisentivaasuoagio.Quelpalazzo,ilPatriarchium,con tutto il suo sfarzo, imosaici, i soffitti in legno, lometteva a disagio.A tutta quella ricchezzapreferiva la tranquillità e il verde dei cipressi sull’Aventino. Quando poteva ci tornava, nella suaSantaSabina,manonquelgiorno.Purtroppo…Giunto nel centro della sala, nei pressi di una fontana con una conca di porfido, si fermò. Per
qualche secondo lasciò vagare lo sguardo sulle nicchie affrescate che delimitavano le pareti, poichiusegliocchi.«NonpossederestituciòcheChemos,tuodio,tiavrebbedatoapossedere?».LeparolediGiudici
11, lette su quei maledetti papiri continuavano a martellargli nelle tempie. «Così anche noipossederemoilpaesedituttiquellicheilSignoreIddionostroavràcacciatid’innanzianoi».Quello era uno dei passaggi chemesser Poggi, con il suo fare viscido, gli aveva letto e riletto.
Diceva di averlo confrontato anche con la Septuaginta, la Bibbia greca, e aveva evidenziato ledifferenzetraiduetesti.Inquelversetto, il24,a suodirec’era laprovacheChemosnoneraun idolodipietra, come la
tradizione voleva far credere. La parola greca usata infatti era diamerzio, che indicava proprio ilconcetto di spartizione, qualcosa di reale, distribuito tra tanti soggetti. Da quei passaggi parevaevidentechealtridèi,oltrealDiodiIsraele,avesseroricevutoterritoridifferentiepopolidiversidagovernare.«LeterrecheiltuoElohìmChemostihaconcessotuletieni,cosìcomenoi,popolodiIsraele,ci
teniamoquelledatecidalnostroElohìm».Quellaera la traduzionechePoggiconsideravacorretta.Diceva fosse l’unica ragionevole, la sola in grado di spiegare razionalmente la situazione moltoconcretadescrittadaquelpassaggio.Avevaperòungrandedifetto:metteva sullo stessopianoDiocon glialtri dèi.Metteva in discussione tutto, la pietra sulla quale era stata costruita la Chiesa diRoma:ilmonoteismo.Epoic’eraquellaparola:Elohìm.Ripetutafinoallanoia.Poggigliavevasegnalatodecinedialtri
passaggiincuieraripetutaetradottacon“dèi”.Avevalettointerilibri,dalDeuteronomioalleGuerrediYahwehperarrivarefinoatestidicuiconoscevasoloiltitolo.Eintutticomparivaquellaparola:
semprelastessa,alplurale.C’eracertamenteunerrore.Daqualchepartedovevaesserciunerrore.QuelPoggi,chedicevadi
essere credente e di parteggiare per la famiglia deiGeremèi, nascondeva qualcosa. Si domandò acosa mirasse esattamente. Era possibile che con la sua falsa Bibbia e le sue false interpretazioniriuscisseaconvincerequalcuno?LaChiesaavrebbedovutocombatterecontroaltrieretici,oltreaiValdesieaiCatari?Il papa fissò i religiosi chegli stavano accanto.Lovedevano agitato e nessunoosava chiedergli
cosaavesse.Poisivoltòeconilmentoaccennòalcamerlengo.«HobisognodiincontrareGuillaumedeChartres».Il prelato, che con lo sguardo basso fissava la punta delle sue calzature, annuì sommessamente.
«Naturalmente,Santità».ConoscevabenedeChartres.ErailfigliodelcontediBar-sur-SeineeormaidaottoannieraGranMaestrodell’OrdinedeiTemplari.«Lomanderemoachiamare».OnorioIIIbisbigliòqualcosainlatinocheilcamerlengononriuscìaudireesilisciòlafoltabarba
bianca. Si diresse verso la nicchia ispirata al triclinio dei XIX letti del palazzo imperiale diCostantinopoliescomparvedietrounimponenteportone.«Tuttiquellichesannodevonomorire».Duegiornidopo,mentremesserPoggidiMonteRenzoloaffrontavaconlasuascortaun’irtasalita
sugliAppennini,fubloccatodauntemporale.Aveva affidato i rotoli di papiro al papa in persona, affinché in Laterano si potessero meglio
esaminare.Sisentivasollevato,certodiaverfattolacosagiusta.SiriparòinuncasalepocolontanodallaviaFlaminia,protettodaunboscodicastagni.Nonsapeva
chequellasarebbestatalasuaultimanotte.Pocoprimadell’alba,lapiccoladelegazionebolognesefuinfatti sorpresa nel sonno da un gruppo di briganti armati di pugnale. Inspiegabilmente, queimalviventinonrubarononullaesilimitaronoatagliarelagolaalmagistereatuttiisuoiarmigeri.L’anzianostudiosoportòlemanialcollo,dalqualesgorgavanofiottidisangue.Glimancaval’aria
esentivaletempiepulsare.Pochiistantiprimadiperdereisensipersempregliapparvel’immaginedifra’Ranuccio,ildomenicanoacuiavevaaffidatolaletteradiBonifaciodegliAleramici.
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Gerusalemme,23ottobre.Oralocale18:45.Conilbuio,letintecolorsabbiadellacittàsitrasformavanoinluciecolori.Tuttosimescolavain
unandirivienidipersoneintenteafarespesenellebottegheeabereneibar.Irintocchidellecampanecristiane,mescolatiallevocideimuezzin,scemavanopocoapoco,sovrastatidallamusicadalvivodipubelocali.Come tutti i giovedì sera, dopo che le bancarelle del mercato erano state chiuse, nella zona di
MahaneYehudacominciavanoifesteggiamentiperl’arrivodelweekend.IlprofessorAaronFriedman,abordodellasuaBMWx6,superòlaparteovestesidiresseversola
Cittàvecchia.Abitavanelquartiereebraico,pocodistantedalmuseoarcheologico,eperraggiungereilsuoappartamentodovevaentrareconl’autoall’internodellemura.Lofecedall’ingressodelDungGateesalìversocasa.Lasciòl’autonelsolitoparcheggioneipressidel“Controllo”,feceunbrevetrattoapiedieimboccòlescaledelpalazzo.Era sfinito e, se ripensava a quanto gli era accaduto negli ultimi due giorni, si stupiva di essere
tornatocosìprestoallanormalità.«Malanormalitàaiutaadimenticare»,gliavevasuggeritoilsuostrizzacervelli.«Uneventodiquel
tipononsicancellaconuncolpodispugna.Rimanesempredentrodinoi.Quellochepossiamofareèdedicarciadaltro,viverenormalmente,nellasperanzacheprimaopoiilsuoricordosiannebbi».Ecosìavevafatto.Ilfrastuonodell’esplosionenellacasad’aste,l’odoredicalcinacci,ilfumoele
urlaeranoancoradavantiaisuoiocchi.Tuttaviadovevacercaredipassareoltre.Certo,nonsarebbestatofacile,soprattuttosequegliidiotideiservizisegreti,spalleggiatidagliamericani,nonavesserosmessodiporglidomande…Cosacheavevanofattofindalsuoritornoinpatria.Inognicasosapevadiesserestatofortunatoe ilmeritoera tuttodelsuoamicoLambertoZonca.
Era stato il frate, dopo la prima bomba, che lo aveva condotto, insieme a uno sparuto gruppo dipersone,lontanodallasala.Poiildomenicanoeracaduto,fortunatamentesenzaconseguenze.“Sequeipapirisonoquellochecredo…”,gliavevascrittoviaemailproprioZonca,alcunigiorni
prima,“riuscireastudiarlifarebbefareunpassodagigantealprogetto”.Friedman, che faceva parte delBibleProject in qualità di storico esperto delle religioni antiche,
aveva subito compreso di cosa si trattasse. Soprattutto aveva capito che quei documenti potevanoessereutilianchepermegliocomprendereilibridiRaeleleradicidellasuanuovareligione.«Non sappiamo in quanti parteciperanno», aveva proseguito il frate, quando si erano sentiti al
telefono.«Masepresentiamodueofferteavremomaggioripossibilitàdiaggiudicarcil’asta».Ilprofessorenoneraabituatoadacquisireitestisucuistudiavainquelmodo,mal’importanzadei
documentieratalechesiconvinseimmediatamente.Dopotutto,seirotolifosserostaticompratidauncollezionista,difficilmenteavrebberopotutoesaminarlicomemeritavano.Avevaquindimessomanoalsuoportafogliopersonale,chiedendosicomeZoncaavessepotutofare
lostesso,eavevastaccatouncospicuoassegnoperlacauzione.
Infilò le chiavi nella serratura, digitò il codice di sicurezza e aprì la porta sul soggiorno inpenombra.Dallefinestreaffacciatesullaterrazzapenetravanolelucidoratedellavallatasottostante.Sullasinistra,traitetti,siscorgevailminaretoilluminatodellamoscheadial-Aqsa.Aveva poco tempo.Doveva farsi una doccia e prepararsi per andare a teatro. Prima però aveva
promessodirestituireaquell’allievalasuatesina.«Bathsheva?», chiamò ad alta voce. Era la sua governante e da quando sua moglie era morta,
quattroanniprima,sioccupavadilui.«Bathsheva?».Nessunarisposta.Accese la grande TV a parete e come d’abitudine sintonizzò CNN International, il canale di
informazioniinlinguainglese.SivedevalamappadegliStatiUniticonunaseriedipuntinirossi.Iltitolo,acarattericubitali,diceva:“Missing”.Perunistantesifermòadascoltare,maquandocapìchesitrattavadeisolitiservizisensazionalisticisullepersonescomparsesmisediprestareattenzione.Sivoltò, calpestò il parquet di bambù del soggiorno, recentemente ristrutturato dal designer PieroLissoni, e si diresse verso lo studio. Bathsheva non era neanche lì. Ne approfittò per prendere ilfascicolettorilegatosistematosullascrivaniaetornònelsoggiorno.Eranoquasi lesette.Da lìapochiminuti la ragazzasarebbepassataa ritirare la tesinaeavrebbe
volutoavvisareladomestica.Stranochenonfosseincasa.Andòversolacucina.Anchelìnonc’era.Lastanzaerainordine,masivedevanoalcunivetri,forse
di un bicchiere, sparsi per terra. Sbuffò e si abbassò per raccoglierli. E in quell’istante rimasefolgorato:unamanosbucavadadietroilbancone.Feceilgiro,ansimante,elavide:Bathshevaerasupina,gliocchispalancatieilvisoimmobilizzato
in un’espressione contrita. Il collo era lacerato da orecchio a orecchio e una pozza di sangue siallargavalentamentesulpavimento.Friedmanrimaseimmobile,senzarespirare.Seilsanguestavaancorascorrendo,ladonnadovevaesserestatasgozzatapochiattimiprima.D’istintosivoltòelapaurasimaterializzònellafiguradiunuomo,difrontealui.Eraungorilla
dalla pelle abbronzata, tutto muscoli, con indosso un abito nero. Al collo portava un vistosocrocifissod’oroelosguardoeraapparentementeinespressivo.«Chi…»,provòadire,masenzachelesuecordevocaliriuscisseroaemetterealtrisuoni.Nonloavevamaivisto.Alzò le mani, in segno di resa. Nel frattempo provò a indietreggiare, strisciando i piedi sul
pavimento,maincespicòecaddeall’indietro.Latesinaglisfuggìdimanoescivolòlontano.IlTorolocontemplò,un’espressionebeffarda.Dettel’impressionediassaporareilmomentocome
ungattochecontemplauntopolinoprimadiafferrarlo.Appoggiòilsuosmartphonealbanconedellacucinaeconungestoteatraleglimisedifiancoilcoltelloinsanguinato.Poifeceunpassoversodilui.«Nonabbiafrettaprofessore»,grugnì,mentreunarigaverticaleglisidisegnavasullafronte.Lo esaminò bene, per essere certo che fosse davvero lui. Non avevamai visto Friedman fino a
qualche ora prima, quando la sua fotografia gli era stata spedita via email sul cellulare. «Simettacomodo»,ordinòpoi,unsorrisodighiacciodipintosulvolto.«Nonabbiamonessunafretta».
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AeroportodiMalpensa.Nellostessoistante.-51:54:25alladeadline.Nato per diventare l’hub più importante del Sud Europa, l’aeroporto di Malpensa era rimasto
l’eternoincompiuto.Puressendoilsecondoscaloitalianopernumerodipasseggeri,dadiversiannilamaggiorpartedelleprincipali compagnieavevaabbandonatoMilanoperRomaFiumicino.NoncosìlaElAl,chesettimanalmenteprogrammavaunvolodirettoperTelAviv.AicontrollidisicurezzaprimadelgateB5,quellodestinatoalvettoredibandieraisraeliano,quella
sera eradi turno l’agenteRuggerodellapoliziadi frontiera.Era stataunagiornata tranquilla, conpochivoliintercontinentaliediversicollegamenticonParigiCharlesdeGaulleeLondra-Heathrow.Il giovane aveva controllato decine di passaporti, inserendo il nome nel sistema informativo eattendendochedaunabancadatiarrivassel’ok.Enonc’eranostatiintoppipertuttoilturno.«Avanti»,annunciò,muovendoilmousedelsuoterminale.Difrontealui,oltrelavetrataeilmetal
detector,c’erauncentinaiodiviaggiatoriinfila.Eranoincolonnatiordinatamentelungoilcorridoio,dietroanastricoloraticheincanalavanolacoda.«Prego».Unacoppiadianziani,leiconilbastoneeluiconunvistosocappellodacowboy,gliandòincontro.«Ilprossimo»,disseancorailpoliziotto,l’ariastanca.Ormaieraallafinedellagiornatalavorativa:
unavoltaverificatiidocumentidelvoloLY382delle20:50,senesarebbetornatoacasa.Perquellapartenzanoneranostatesegnalateallerteparticolari,ancheperché,dopodilui,ifunzionariisraelianiavrebbero ricontrollatoda capo tutti. Inogni caso, avevagiàverificato la listadeipasseggeri e lamaggior parte aveva un passaporto comunitario. C’erano poi alcuni israeliani, una decina diamericanieduesvizzeri.Nessunonecessitavadelvistod’ingresso.«Avanti»,ripetéancora.Nello stesso istante, il fax sistemato sulla scrivania dietro Ruggero squillò sommessamente e
cominciòasputarefogliA4.Ilprimoeraunaletteradimezzapagina,scrittainTimesNewRoman.Sopra c’era il logo di un tribunale. L’oggetto diceva: “M.A.E. ex art. 28 co. 1 lett. a L. 69/2005”.L’acronimoM.A.E.stavaperMandatodiArrestoEuropeo.Henkel e Viola si mossero di qualche passo. Erano verso la metà della coda, nel grande atrio
illuminatodell’aeroporto.La ragazza era scura in volto. Non aveva parlato ed era imbronciata. «Stiamo facendo la cosa
giusta?»,sussurròauncertopunto,cosìpianochel’agentedell’SSVfaticòaudirla.Luivolselosguardoallavetratachedavasullapista.UngrossoAirbusconillogoEmiratessulla
livreastavaspiccandoilvolo.«Sehaiun’ideamiglioretiascoltovolentieri»,lerispose.«Nonsonopiùtantosicuracheespatriareinquestomodosialacosagiusta»,sentenziòlei,macon
untonodivocechesembravatutt’altrochedeciso.«Dovremmoconsegnarci…».Henkel sorrise,mostrandole il biglietto aereo e il passaporto rosso con la crocebianca. «Non ti
sembraunpo’tardi?».Violanonribattéesilimitòafarcaderelosguardosuldocumento.Erastataleiaprocurarloper
entrambi.Subitodopoesserepartiti daBologna, i dueavevanoprogrammatodi rintracciare tutti i
partecipanti all’asta. Solo due erano ancora in vita, uno a Gerusalemme l’altro ad Atene: ilresponsabiledell’attentato,forse,potevaessereunodiloro.UnavoltaverificatiglioraridaMalpensaavevanooptatoperIsraele,vistochec’eraunvolodella
ElAlinpartenzaperquellaserastessa.Viola,cheprimadiesseretrasferitaalNucleoBeniCulturalisieraoccupatadiindagaresudocumenticontraffattiedenarofalso,avevapensatoalresto.AvevanoraggiuntoGallarate,pocoanorddell’aeroporto,eavevanorintracciatounasuavecchiaconoscenza,“fuori”inlibertàcondizionata.«Sonopulitoadesso,Puccini!»,sieragiustificatolui,quandoinsiemeaHenkelsieranopresentati
fuoridacasasua.Leinongliavevacreduto.Sapevachequell’ominodimezzaetà,apparentementemiteeriflessivo,
nascondevaincantinaunveroepropriolaboratoriodafalsario.IcarabinieridellasuaexCompagnialotenevanod’occhiodatempo,aspettandosolodipoterbeccareipezzigrossiperiqualilavorava.«Hobisognodiduepassaporti sicuri»,gli avevadetto lei, con lamassimaonestàe senzagiridi
parole.«Èunfavorepersonalechenondimenticherò…».E lui, che aveva compreso l’affare, l’aveva accontentata, sperandodi incassare primaopoi quel
grossocredito.Poco dopo, la fotografia di Viola e quella di Henkel erano apposte su due passaporti svizzeri
apparentementeperfetti.«Ètroppotardi,elosaianchetu».AndreasHenkelintravideun’ombraditerrorenegliocchiverdi
del sottotenente,ma decise ugualmente di non rivelarle il veromotivo di tanta fretta. «So che haipaura,maragiona:qualcunotihaincastrato.Seticonsegnifaraisoloillorogioco».Violasospirò.InfondosapevacheHenkelavevaragione.Nelleultimeoreciavevagiàriflettutoa
lungo.Ma il suo carattere era così: a fasi in cui era assolutamente certa di ciò che doveva fare,alternavamomentididubbieincertezze.Avevasolobisognodiqualcunochelerassicurasse,cheledicessechestavafacendolasceltagiusta.Henkelinquelcaso,unuomocheconoscevaappenamachesieradimostratopienodirisorse.«Esesiaccorgesserocheipassaportisono…?»,sospirò.L’agentevaticano,checonoscevabeneicontrolliisraeliani,siaccarezzòilmento,resoispidodalla
barbadiungiorno.Sischiarìlavoceedisse:«Auguriamocichenonaccada!».Pochiminuti più tardi la fila di fronte al controllo passaporti si era assottigliata. Rimaneva una
ventina di persone in tutto. C’era ancora una scolaresca del torinese, due anziani israeliani e unacoppiadisvizzeri.Ruggerodigitòilcognomedelragazzocheglistavadifronte:capellirasta,orecchiniinentrambii
lobietatuaggisulcollo.Pulito,nonostanteleapparenze…«Avanti».Dietro di lui, intanto, il fax aveva terminato la stampa di alcuni fogli.Mentre una nuova pagina
cominciavaasbucaredalrullo,unacoppiasipresentòdavantiall’agente.«Depositateglioggettimetallicinell’appositavaschetta», l’addettoallaperquisizioneripeté lasua
cantilenaeguardòappenaViolaeHenkel.«Aveteliquidioltreicentomillilitri?Medicinali?».Lagiovanesottotenentescosselatestaeconsegnòpassaportoelveticoecartad’imbarco.Tolsele
scarpedatennis–comprate,insiemeallafelpaeaijeansinunautogrillneipressidiBologna–esiinfilòsottoilmetaldetectoralladestradiRuggero.Henkelfecelostessodallatoopposto,mamentreunagenteloperquisiva,fececaderelosguardo
sull’addettoalcomputer.Stavadigitandoilsuonomesullatastiera.Perunistantesifermò,dubbioso,mapoipassòaldocumentodiViola.E inquelmomentoAndreas rimase folgorato.Dietroallapostazionediverificaerasistematoun
grosso fax Panasonic. Su un foglio appena uscito, sotto una scritta che non riusciva a leggere, sivedevailvoltosorridentepropriodiViola.LafotografiaeralastessacheavevanotrasmessoallaTV,probabilmentescattatadurantel’Accademia.Sivoltòversolaragazza.Avevalosguardoteso,masistavarimettendolescarpe.Nonsembrava
essersiaccortadinulla.Henkel trattenne il respiro, pregando che l’agente non si voltasse verso il fax. Se solo si fosse
giratoavrebbeavutolafacciadellaragazza,stampatasulmandatodicattura,davantialnaso.Manonsembravaavesseintenzionedifarlo:stavaancoraindugiandosuipassaporti,digitandoqualcosasulcomputer.Inquelmomento,ilmetaldetectorsottocuistavapassandol’agentedell’SSVsuonò.«Orologio?Monete?»,feceilpoliziottocheglistavadifronte.Luisorrise.Sapevachepiù temposarebberimastoaicontrolli,piùsarebbestatoprobabileche il
faxvenissenotato.«Riprovi»,bofonchiòl’addetto.Ripassò sotto il dispositivo e questa volta ebbe più fortuna. Nessun suono. Tirò un sospiro di
sollievoeattesecheilpassaportoglivenisserestituito.Mailmilitarealcontrollostavaancoraindugiando.Trascorserocinquesecondi,poidieci.Infineilgiovanealzòlosguardodallatastieraeglirestituìil
documento.Henkellanciòun’occhiataaViola.Ancheleiavevagiàsuperatoilcontrolloeadessoeraimpaziente
adalcunimetrididistanza.Cel’avevafatta.Fecealcunipassiversodilei.Mentresiallontanava,ilfaxfinìdistamparel’ultimofoglio,quelloconlasuafotografia.«Aspetti».Improvvisamentel’espressionedelpoliziottosifececupa.Henkel si bloccò di colpo. Sentì il sangue gelargli nelle vene. Mille pensieri indistinti gli
balenaronodavantiagliocchi,masolounocompiuto:perStellaerafinita.Sivoltòlentamente.L’agentegesticolava,mainvecediavereunosguardotruceavevauntiepidosorrisostampatosul
sorriso.Indicòilnastrotrasportatoreedisse:«SignorSutter,nondimentichiilcomputer!».
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Gerusalemme.Oralocale19:10.SedutosuunapoltronadipellenelsoggiornodelprofessorAaronFriedman,ilToroaccarezzòla
BerettaPX4Storm.Sotto l’abito scuro si intravedeva un addome muscoloso e un collo nerboruto. Aveva il capo
allungatoequelsoprannome,ilToro,glierastatoaffibbiatoproprioacausadellaformadellasuatesta, che qualcuno aveva definito “taurina”. Il viso abbronzato, segnato da un pizzetto a punta, lofacevaassomigliareaunodeimoschettieridiDumas.Nessunosapevaconprecisionedadoveprovenisse.Ilsuoaccento,conunaSsibilantetipicadelSud
America, lolasciavaperòintuire.Certa, invece,eralasuaprofessione: ilToroeraunkillercheinoltrevent’annidicarrieraavevauccisopiùdiduecentopersone.Avevaunaspettoassolutamentenellanorma,sidicevachefossesposatoeavesseperfinoduefigli.
Equelsuoapparireunuomocomunegliavevadatolapossibilitàdiagireindisturbatoperiquattroangolidelglobo.La sua arma preferita era un filo elettrico, che attorcigliava attorno al collo delle sue vittime.
Quando ciònon erapossibile, si accontentavadi usare lemani nude emuscolose.Ciò chepiùglipiacevaeravederelavitachefuggivaviaattraversogliocchidelmalcapitatoditurno.A un certo punto della sua esistenza, però, tutto era cambiato. Dio in persona, diceva, gli era
apparsoinsognoegliavevaordinatodimettersialsuoservizio.IlTorosieracosìavvicinatoallareligioneeagliOspitalieri,anchenoticomeCavalieridiMalta.Peroltrecinqueanninonavevapiùfattodelmaleaunessereviventefinoachelaruotadelcaso
avevarimescolatoancoralecarte:daqualcheparte inIslandastavaperessereportataalla luceunapreziosareliquia,troppoimportanteperchécadesseinmanisbagliate.IlGranMaestrodell’Ordine,così,confidandosulfattocheunlupo,perquantosisforzididiventareunapecora,restasempreunlupo,gliavevachiestoditornareinazione.«Davvero vuoi uccidermi in nome di quei papiri?», alzò la voce Friedman, con il suo inglese
accademico.Era seduto sul divano di fronte all’intruso e nei pochiminuti che erano trascorsi dalritrovamento del corpo di Bathsheva, la situazione era diventata estremamente chiara. Sulla CNNInternational,lecuiimmaginiscorrevanoallaTV,ifattidiFirenzeavevanoseguitoilserviziosugliscomparsi.Zoncaeramorto,cosìcomealtriduepartecipantiall’asta.«Non per quei papiri…», l’apostrofò il Toro, lo sguardo torvo. Non gli piaceva uccidere gli
innocenti,malasuaconsolazioneerachequell’uomononloeraaffatto.«LofaccioinnomedelDiounico e onnipotente. Lo stesso che voi ebrei chiamate Yahweh». La parola ebrei fu pronunciatadigrignandoidenti,conunchiarosegnodidisprezzo.UnbrividoattraversòlaschienadiFriedman.«Primadifareciòcheènecessario,deveperòdirmichièaconoscenzadel“segreto”».Ilprofessorenonrispose,losguardoghiacciatopuntatosull’intruso.«Morirai ugualmente», continuò il killer, quasi rammaricato. «Purtroppo su questo non ci sono
marginiditrattativa.Mapuoimorireinmanieraveloceeindoloreoppuresoffrendo.Atelascelta».«Vuoisapereconchihoparlatodiqueirotoli,osemplicementevuoichetiriferiscacosadiconodi
Yahweh?».Friedmanusòuntonodisfidapermascherareilterrore.Sarebbestatol’ennesimavittimadelfanatismoreligioso,innomediunDioincuineppurecredeva.«Perchéèquestoilproblema…no?QuellocheirotolirivelanodeltuoYahweh».IlTorolofissòsenzareplicare.Nonavevaalcunafretta.Peresperienzasapevache,facendoparlare
liberamentelesuevittime,spessosiacquisivanomoltepiùinformazionicheconlatortura.«Tu,chestaiperuccidermiinnomediunDiochenonhaimaivisto,dovrestichiedertiilsignificato
del suo nome, tanto per cominciare», disse il professore, guardandosi attorno. Il suo intento eraquantomenodiprenderetempo,anchesenonsapevaesattamentepercosa.«Èsolounnome…»,tuonòilToro.«IlnomedelProfeta».Friedmansorrise,valutandol’impattodellesueparolesulkiller.«Haidettobene:èsolounnome.
Lasciachetiraccontiunastoriaperò:èchiamatail“CultodeiCargo”».Ilprofessoreassunseuntonoaustero, quasi come se avesse di fronte uno dei suoi allievi. «Tra la prima e la seconda guerramondiale,alcunisoldatistatunitensigiunseronelleisoleFigi.Lapopolazionelocale,chenonavevamai visto né un aeroplano né un uomo di colore, cominciò a considerare i militari come esseridivini. Gli dedicarono templi e cominciarono a adorare come reliquie i loro oggetti personali.Quandoimilitariripartirono,icapitribùpreseroavenerarequegliesserisuperiorielichiamaronoJonfram».«CosahaachefarequestoconYahweh?»,chieseadentistrettiilToro,giocherellandoconlasua
Beretta.«Sai cosa si scoprì in seguito?»,domandò ilprofessore,unpallido sorriso sulle labbra.«Che la
divinitàmitizzatadagliindigenieraunsingolosoldato,taleJohnFrum.Parechesifossepresentatocome“JohnfromAmerica”.Dopolasuapartenza,gliisolaniavevanocontinuatoatramandareilsuonome,chenelfrattempoerastatostorpiatoinJonfromam,JonfromeinfineJonfram».«Continuoanoncapire!».«Sull’isola di Tanna, ancora oggi si celebra il JonframDay. I fedeli indossanomagliette con la
scrittaT-AUSAArmy,TannaUSAArmy,epreganoperilritornodiJonfram».Friedman,osservandol’espressionedelkillerchesiinduriva,siinterruppe.«Nontiricordanullaquestastoria?»«Quellochestadicendoèblasfemo!»,gemettelui,madallasuaespressioneparveevidentechele
parolediFriedmanl’avesserocolpito.«ÈblasfemochetumivogliauccidereinnomediunDiodicuinonsainulla.Nonèpossibilechela
stessa sorte di Jonfram sia toccata al tuoYahweh, il cui nome fu pronunciato per la prima voltaquandolalinguaebraicaneppureesisteva?».Ilkillerarretròcomeseavessericevutounoschiaffo,manonreagì.Conoscevabeneil“segreto”
che cercava di nascondere con la suamissione,ma era convinto fossero solo teorie da eretici. Inquell’istante,tuttavia,ildubbiocheavevaisolatoinunangolodellasuamenteriaffioròtimidamente.Non riuscì a replicare perché, proprio allora, il campanello della porta suonò. Scattò in piedi,allarmato.«Aspettiqualcuno?».Ilprofessorefeceungrandesospiro.Poiannuì,nontroppoconvinto.«Ineffettidovevavenireuna
miaallieva.Potrebbeesserelei…».IlToro radiografòAaroncon lo sguardoe il suo istintoomicida tornòprepotentementeagalla.
“Professoreuccidel’allievasuaamanteepoisisuicida”,rifletté.«Fallasalire!»,gliingiunse.
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Gerusalemme.Oralocale19:20.LagiovaneElisheva“Elisabeth”RavitzeradavantialportonedelprofessorFriedman,rischiarato
dai lampioni gialli del quartiere ebraico. Aveva il casco del motorino in mano e fissava la suaimmagineriflessanellavetrinadiunabottega.Eramoltofelice.Anchesecisperava,eracertacheilprofessorenonl’avrebberichiamata.Invece,a
metà pomeriggio, mentre era incollata al suo inseparabile computer, il cellulare era squillato. Lasegretaria di Friedman le aveva fornito l’indirizzo, nella Città vecchia, e le aveva anche porto lescusedell’insegnante.Elisabeth sorrise e con l’indice giocherellò con le fini treccine, che la facevano assomigliare a
un’africanadallapellepallida.Mentre aspettava, si chiese se il professore fosse davvero un raeliano, come si diceva. Il
movimento, fondatodaClaudeVorilhonneglianniSettanta, raccoglievaseguaci in tutto ilglobo. IsuoifedelicredevanochelavitasullaTerrafossestatacreatadaextraterrestrimediantel’ingegneriagenetica.Le lezioni di Friedman sui sumeri, descritti come troppo avanzati per il loro tempo, avevano
alimentato quelle voci. Si mormorava che fosse un “senza Dio” e quella era stata la ragioneprincipalecheavevaspintoElisabethaseguireisuoicorsi.Fin da ragazzina aveva avuto un rapporto conflittuale con il padre, rispettato rabbino di
Gerusalemme.Iprincìpidell’ebraismoleeranostatiinsegnatiancorprimacheimparasseaparlareeacamminare.Ecomeavolteaccade,quandoavevaraggiuntolamaturitàavevacominciatoaodiaretuttociòcheleavevanoinculcato.Era diventata una specie di ribelle, non solo nel vestire ma anche nel modo di comportarsi.
Rappresentava l’esatto opposto di quanto la dottrina richiedeva a una giovane ebrea di buonafamiglia, come lei.Equella eraunadelle ragioniper laquale i corsidiFriedman, che lasciavanointuirecheDiofosseunamerainvenzione,l’avevanoincuriosita.All’iniziosieraavvicinataallamateriapiùchealtroconvintadifareundispettoalgenitore.Poi,
però,quelle teorie chemescolavano tecnologia e storia l’avevanoaffascinata realmente.Dipiù, leavevano fornitounappiglio a cui aggrapparsiperpoter riavere ciò che avevaperso a causadellareligione…«Avanti».Lavocedelprofessore arrivòattraverso il citofono,ma fu copertadal chiacchiericcio
cheanimavailvicolo.«Ultimopiano»,riuscìaudire.Ilprofessoreriagganciòilricevitoreesivoltòversol’intruso.«Fallaentrare»,ordinò,dall’altrapartedellastanza,ilToro,chesiinfilòlaBerettanellacinturadei
pantaloni.Friedman trattenne il fiato. Che intenzioni aveva quel tizio? In che modo poteva sfruttare quel
diversivoperguadagnaretempoprezioso?Nonebbe il tempodi elaborarealcunpiano,perchépochi istantidopo la ragazza sipresentò sul
pianerottolo.«Elisheva,chepiacere»,ledisseconlaportasemiaperta,iltonomoltomenoamichevolediquanto
avrebbevoluto.Poiperconvincerlaaentrareaggiunse:«Nonhoancoraavuto tempodicercare lasuatesina.Vengapure».Laragazzasipassòl’indicesulbrillantinodelnasoevarcòlasoglia.Oltre lagrandevetratache
dava sulla terrazza, sopra i tetti avvolti nella notte, svettava un minareto illuminato. Accanto allafinestrac’eraunuomoconilpizzettovestitodiscuro.Lesorrise.«Hodimenticatoilfogliettoconilsuonumeroinufficio,altrimentil’avreiavvisatadipassareun
po’ più tardi». Il professore poggiò una mano sulla credenza accanto alla porta, vicino a unposaceneredimarmo.Leiannuì,masticandounchewinggum.Poientrònelsoggiornoconilsuoandamentodinoccolato.
«Nonc’èproblema».Mentre il professore la fissava in silenzio, si rese però conto che qualcosa non andava: lui
sembravainforteimbarazzoeilsoggiornoeraindisordine,conunasediarovesciataedeivetriperterra. Soprattutto, notò che la sua tesina, al contrario di quanto Friedman le aveva detto, era sulpavimento,accantoaltavolo.«Verament…».Non riuscì a finire la fraseche l’insegnante scagliò il posacenereche stringevanelpugnoverso
l’intruso.Questi, per nulla sorpreso, si scostò.La vetrata dietro di lui si disintegrò, in un fragore di vetri
infranti.Per un istante Elisabeth rimase paralizzata. Non capì cosa stesse accadendo, ma una scarica di
adrenalina laspinseamuoversi.Conunafalcatafeceunsaltoesispostòallasuasinistra,verso lacucina.IlToro emise un grugnito sordo.Estrasse la pistola e la puntò contro il professore, che però si
gettòaterra,dietroaldivanodipelle.Laragazza,nelfrattempo,raggiunseilbanconedellacucina.Forsepotevatrovareuncoltelloper
difendersi,sieradetta.Maappenavideilcorpodiunadonnainunlagodisanguesibloccòdinuovo.«Fermati,senonvuoifarelastessafine»,laavvisò,ininglese,loscimmioneinabitoscuro.Per non cadere, lei si appoggiò con le mani al ripiano. Senza volerlo sfiorò il display di uno
smartphone,chesiaccese.«Torna qui, da brava», le consigliò ancora l’uomo, mentre con l’arma teneva sotto tiro il
professore.«Nonhointenzionedifartidelmale».Elisabethnonsimossediunmillimetro.Nonsapevacosafare.Sottodileilescarpedatenniserano
impregnate del sangue appiccicoso di quella donna. Per non guardare il cadavere fece cadere losguardosulcellulare,maciòchevidelacolpìancoradipiù:suldisplayc’eraunafotografia,forsescattataquellamattinaall’università.Ilsoggettoritrattoeralei,immortalatainsiemealprofessore.Nellostessoistante,presodaunimpetoimprovvisodicoraggio,Friedmansialzòefeceunsalto,
scagliandosicontrol’intruso.Provòadisarmarlo,mailsuotentativoduròsoltantounistante.Uncolposordorimbombònellocale,seguitodaunsilenziogelido.Ilprofessore si allontanòdiunpasso,barcollante,gliocchi iniettatidi rosso.Portò lemani allo
stomacoecaddeall’indietro.InquelmomentoilToroalzòlosguardoversolaragazza.Maleinonc’erapiù.Elisabethraccolsetutteleforzeespiccòunsalto.
Dopoessersi ripresa la tesina– sucui il suonomee i suoi recapiti erano stampati fin troppo inevidenza–erasgattaiolatanellaterrazzaattiguaallacucina.Dalì,coninmanoilcoltellocheavevatrovatodifiancoalcellulare,avevascavalcatoilparapettoesieracalatasulcornicioneimmersonelbuio.L’edificio in cui sorgeva l’appartamento del professore era poco più alto degli altri, nella parte
retrostante del Wohl Museum. Dalla sua posizione adesso riusciva a far spaziare lo sguardo dalquartierecristiano,allasuasinistra,finoallaspianatadellemoscheedallaparteopposta.LaCupoladellaRoccia,conisuoiriflessidorati,risplendevacomeuntransatlanticoinmezzoall’oceano.Elisabeth strinse al petto quellamaledetta tesina. Era a causa sua se si trovava in quel guaio. Si
appoggiòalmuroestrisciòconlaschiena.Ilparapettodellaterrazzaeraunmetrosopradilei.Sequel tizio, chiunque fosse, si fosse affacciato, nonostante l’oscurità l’avrebbe vista. Dovevaassolutamentespostarsidalì.Einfretta.Guardò in basso: oltre i fili della luce, in un vicolo trafficato riuscì a scorgere duemilitari di
guardia.Nonavrebbemaipotutoraggiungerli.C’eranomuriscoscesi,architesisopralastradaetettidaattraversare.Inquell’istanteudìuntonfo,sopralasuatesta.Rimaseimmobile,inattesacheiltiziosiaffacciasse.
Una stilla di sudore le solcò la fronte. Aspettò l’inevitabile, i muscoli tesi per la paura. Ma nonsuccessenulla.Nonpotevarestarelì.Feceunaltropassosulcornicione,indirezionedellachiesadiSanMarco,e
raggiunse lospigolodelpalazzo.Perun istante,unpiedeperseaderenza, tuttavia,buttando ilpesoall’indietroriuscìariprenderel’equilibrio.Ilcoltellolecaddedimano.Inlontananzasiudivanovocierumoridimotorini.Oltreilbuio,ilrintoccodiunacampana.«Cazzo»,mormoròfrasé.Alzòlosguardoenotò,traitetticircostantiunospazioapparentementepiano.Eraacircaduemetri
didistanza,inunedificiosullaparteoppostadiunvicolomoltostretto.Nelbuiononneeracerta,maleparevachepocosottoaltetto,ricopertodicoppi,cifosseunaspeciediterrazzo.Raccolsetuttelesueforzeesimolleggiòsullegambe.Saltaredaferma,daunpalazzoall’altro,non
era lasceltapiùsensata,soprattuttoadiecimetridialtezza.Maerasempremegliochemorireconunapallottolaintesta.Perunistantechiusegliocchieinspiròafondo.Poispiccòunsaltocontuttalarabbiacheavevain
corpo.Ilvololeparveinterminabile,maallafinesottolesueAllStarsimaterializzòunasuperficiedura.
Rotolòperalcunimetriecomeavevacredutosiritrovòinunterrazzo,completamentealbuio.Si alzò ansimante, il capo rivolto verso il palazzo del professor Friedman. Le finestre erano
illuminate e quell’uomo camminava lentamente verso il ballatoio. Era di spalle e sembrava stessetrascinandoungrossosacco.“No”.Siresecontochenoneraaffattounsacco:erailcorpodelprofessore.Elisabethtrattenneilfiatoquandovidel’energumenosollevaredipesoFriedmanescaraventarlodi
sotto.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Oralocale23:10.-49:19:22alladeadline.XiaochenZhaoerainpiedinelsuoalloggio,albuio,gliocchivigilifissifuoridallafinestra.La zona residenziale era collocata nella parte sud della base. Il nucleo centrale era formato da
quattropalazzineprefabbricatediduepiani, sistemateparallelamenteeconungrandegiardinonelmezzo.Pocodistanti,suunacollinetta,c’eranopoicinquevilletteunifamiliaridestinateaifunzionaridellaNDRCeagliufficialipiùaltiingrado.Unadiqueste,conunbelvialedavantiall’ingresso,grandivetrateeuntettod’ardesia,eraoccupata
dalei.Imilitari la chiamavano laSanguemisto,ma le riconoscevanograndi capacità imprenditoriali e
organizzative.UnavoltacheilministeroleavevaaffidatoilprogettoGenARTIF,erastatalei,inpocomeno di seimesi, a coordinare la costruzione della base. La sola Serra, l’imponente edificio chedominava laparte sud-estdelgrandecomplesso,aveva richiestodecinedivoli specialidallaCina.Volicheavevanoalimentatostranevocinelle intelligenceoccidentali, sempre impegnatea scovarearmididistruzionedimassa…anchedovenoncen’erano.Xiaochen,però,aveva rispettato i tempie soprattutto ilbudget, fissatoapocomenodi settecento
milionididollari.Alzò lo sguardo verso la pista d’atterraggio. I lavori di ripristino procedevano a ritmo serrato,
ventiquattr ’ore su ventiquattro. Si vedevano le fotoelettriche accese e la striscia d’asfalto chebaluginavanella notte.Alcuni camion simuovevano lentamente eunagru stava sollevando alcunetravi.Il terremoto aveva creato non pochi problemi. Il fatto che l’aeroporto privato fosse rimasto
inservibile per alcuni giorni li aveva costretti ad affidarsi alle autorità iraniane. Con il rischio,oltretutto, che la CIA – che negli ultimi tempi aveva cominciato a interessarsi un po’ troppo allaGenARTIF–siinsospettisse.Ilripristino,però,eraormaiprossimo.«Avevidellenovità?»,chieseadaltavoce,rivoltaall’uomocheeraimmobiledietrodilei.HermanVanBuurenfeceunpassoinavantiuscendodalconod’ombraesorrise.«Forsecisiamo!»,
esordì,orgoglioso.«Sembracisiauniniziodiattivazioneditelomerasi».Xiasivoltò.Laluceartificialeprovenientedallafinestraevidenziòlasuasilhouettescultorea.Gli
occhirisaltavanocomequellidiungattonellanotte.Quell’uomo le piaceva, era inutile negarlo. Stavamettendo anima e corpo nel progetto e le sue
teorieeranoaffascinanti.Prima di raggiungere il vertice della NDRC –la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le
Riforme–XianonavevamaisentitoparlarediRNA,DNApolimerasiodiribonucleoproteina.MaVanBuuren,ilmiglioreinquelsettore,erastatoestremamenteconvincente.«Lacarneuccide», leavevadettolaprimavoltachesieranovisti, inunasteakhousediPechino.
«Noncenerendiamoconto,malenostresceltealimentarihannounenormeimpattosullasalute».Xiaochengliavevasorriso.PrimadiincontrarlosieradocumentatasulcosiddettoChinaStudy,un
progettonatoneglianniOttantachemettevainrelazioneilciboallemalattiecontrattedurantelavita.«Secondogliamericani,neiprossimianniilquarantasettepercentodegliuominieiltrentottodelle
donnesiammaleràdicancro».VanBuurenavevafattounapausa,perdarmodoallafunzionariadelministero di comprendere le sue parole. «Un quartomorirà. E queste percentuali raddoppierannoentroil2060.SitrattadiunaveraepropriaepidemiachecolpiscesoprattuttoiPaesioccidentali».«Il mio governo è preoccupato», l’aveva interrotto lei. «Con uno stile di vita sempre più
consumisticol’epidemiasidiffonderàanchedanoi!».Van Buuren aveva annuito, un sorriso sardonico dipinto sul volto. «Sa che in passato i nostri
antenatieranopressochévegetariani?»,avevapoicambiatodiscorso,fissandolagrossabisteccanelpiatto della donna. «Già nel 7000 avanti Cristo gli induisti proibivano l’uso della carne e ancheegizianiedebreimangiavanosoprattuttopaneederivati».«Ilnostroprogettoloconosce»,avevatagliatocortolei.Poiavevasospiratoeavevalasciatocadere
nel piatto la forchetta con un boccone di manzo alla griglia. «Mi dica solo se a suo parere èrealizzabile!».Unannodopo,idueeranol’unodifronteall’altra,all’internodiunafuturisticabasechiamataSito
A.«Qualèl’ospitechehadatosegnalipositivi?»,domandòlacinese,incrociandolebraccia.«Unodeinuoviarrivati»,replicòloscienziato,mostrandogliincisiviinuntiepidosorriso.«Il45».«Lanostrafuggitiva…StellaRosati».Xiaochensiavvicinòallaparete,accarezzònellapenombra
un antico rotolo datato 1206 e infine si voltò verso Van Buuren. «Dopotutto è stato un buoninvestimentoallora…Eilsuofidanzato,achepuntoèconlaricerca?»«Non siamo più riusciti a contattarlo telefonicamente, ma il localizzatore ci dice costantemente
dov’è!».«Riusciràadarciquellochevogliamo?»«Sono ottimista… gli abbiamo fornito il giusto incentivo». Sorrise appena. «Ci sarebbe poi
un’ultimacosa…».«I pezzenti accampati fuori», lo interruppe lei. «Sono stata informata. Stanno diventando troppo
insistenti».VanBuurenannuìsenzadirenullaeattesecheXiaochendecidessecosafare.Nonsisarebbestupito
seavesseordinatodiaprireilfuocosuquellagente.Manonsuccesse.«Facciamocosì.Domanifateneentrareuno.Vediamosepossiamoconvincerliadandarsene».Contemporaneamente, unmalandato pick-upNissan si fermò nei pressi dell’ingresso ovest della
base.Unacinquantinadipersoneeraaccampatalìfuoridadiversigiorni.«Haiparlatoconiltuouomo?»,disse,sottovoce,l’autista.SichiamavaMassoudeavevapocopiù
di unaquarantina d’anni.A causa dei capelli già bianchi, degli occhi scavati e della folta barba indisordine,nedimostravaperòmoltidipiù.Eragià stato lì, quella stessamattina.Era lui che aveva fatto daguida a un convoglio diToyota
partito dal vecchio aeroporto militare di Adji Chay. Grazie alla sua conoscenza della zona, queimilitariavevanoancheritrovatolaragazzafuggitiva.«Sì.Ciaiuterà!».Ladonnacheglisiparòdavanti,copertadaunburqascuro,annuìvigorosamente
conlatesta.«AbbifedeinAllah.Prestolecosesisistemeranno!».
37
Gerusalemme,24ottobre.Oralocale08:25.-38:34:46alladeadline.IlBibleProjectavevalasuasedenellaJNUL,laBibliotecanazionaled’Israele,all’internodiunodei
quattrocampusdellaHebrewUniversity,l’universitàebraica.L’edificio principale, un parallelepipedo di cemento ispirato alla villa Savoye di Le Corbusier,
dominavalazonadiGivatRam,nellaparteoccidentalediGerusalemme.AndreasHenkeleViolaPuccinivarcaronoilcancellopocodopol’apertura.L’ariaerafrizzantee
nelgrandespiazzodelimitatodaaiuolefioritec’eranogiàmoltistudenti.NonconoscevanoAaronFriedman,masuinternetavevanoscopertochesitrattavadiunprofessore
universitario, anche lui membro del Bible Project. Speravano di poterci parlare prima dell’iniziodellesuelezioni,fissatoperlenove.Perlorofortuna,ilsitowebdell’universitàeraaggiornatissimo:oltreall’orarioealprogrammadiStoriadellereligioni,lamateriainsegnatadaFriedman,avevanoscaricatoancheunamappadettagliatadelcampusEdmondJ.Safra.«Perdilà»,feceViola,indicandounacostruzionedimattonigrigiimmersatraglialberi,allaloro
sinistra.Henkel annuì, lo sguardo teso. Senza il suo cellulare non aveva notizie di Stella e la cosa,
nonostante si ripetesse che non c’era pericolo, lo preoccupava. Fissò il suo speciale orologio:mancava poco più di un giorno emezzo alla deadline.Non sapeva esattamente cosa aspettarsi dalprofessore, uno dei partecipanti all’asta, tuttavia era felice per essere riuscito ad arrivare alBibleProjectcosìinfretta.IlviaggioaTelAviverastatosorprendentementetranquillo,cosìcomeilcontrollopassaporti.A
Malpensa, prima di accedere al volo, i funzionari israeliani li avevano torchiati con decine didomande.Eralaprassi,riservataatuttiiviaggiatoridirettiaTelAviv,ederaunadelleragioniperlequali i voli ElAl erano i più sicuri almondo.Lo scopo di quei controlli era verificare che ognipasseggero fosse realmente chi dicevadi essere.Lui, che avevavissuto in Israele, era preparato aqueltipodiinterrogatorieavevaindottrinatoancheViola.Leiavevarispostobeneeavevaripetutolaperformance anche all’aeroporto Ben Gurion. La copertura aveva retto e i loro documenti eranopassatiinosservati,segnocheilsuo“amico”avevafattounbuonlavoro.Improvvisamentelaragazzasibloccò.«Aspetta»,obiettò.«Guarda!».Lui alzò lo sguardo lungo la strada e all’ombradi alcuni ulivi notòdue autodella polizia con i
lampeggiantiinseriti.«Sannochesiamoqui!»,esclamòlaragazza,unamascheradipaurasulviso.«Èimpossibile»,constatòHenkel.«NessunosachesiamoinIsraele».L’agentedell’SSVsivoltò,circospetto.LaBibliotecanazionale,conlesuecolonnedicementoeil
portico sospeso, era alla loro sinistra, alla fine di un vialetto pedonale contornato da siepi. Ilparcheggio era dal lato opposto, in parte nascosto tra gli alberi. A poca distanza c’era invece uncapannellodigiovani,alcunideiqualiindossavanolakippah.Henkelnonsifecepregare:siavvicinòeinperfettoebraicochieselorocosastavaaccadendo.
«Forse arrestano il rettore Malach», ridacchiò uno degli studenti, indicando gli agenti sotto ilportico.Stavanoparlandoconunanzianodistintocongiaccaintweeteventiquattroreinmano.«Nondireidiozie»,lorimbrottòunaltro,piùaltoeconunvistosogiubbottodipelle.«Sarannoqui
perilraeliano.Nonavetesaputo?».Glialtri,tralerisate,fecerocennodino.Ilgiovanealloraproseguì:«Friedman.Èstatoammazzato
ierisera!».A quelle parole, un brivido percorse la schiena di Henkel. Gli occorsero alcuni secondi per
metabolizzarel’informazione,mafualtrettantocelereaelaborareunpianodiriserva.PreseperunbraccioViolaesiavviòall’ingressodellabiblioteca.Davantiaunarampacheportava
al piano superiore, il rettore stava stringendo la mano ai poliziotti. Un secondo dopo questi sidiresseroalleautoconduegrossiscatolonitralemani.«RectorMalach»,urlòininglese.«Ancoraunadomanda».L’uomo,traisessantaeisettant’anni,squadròl’agentedell’SSVeViola,chesiavvicinavano.Nonsi
mosse,sembravasistessedomandandochifossero.«Noncihannopresentato»,esordìl’agente,tendendolamano.«Siamodellapoliziaitaliana.Inostri
colleghi di Gerusalemme le avranno detto che stiamo conducendo un’indagine parallela sulprofessorFriedman».IlrettoremormoròqualcosainebraicocheViolanoncomprese.Eravisibilmentescossoenonsi
preoccupòdichiedereaHenkelildistintivo.«Veramentemihannoappenacomunicatolanotiziadelsuodecesso…»,fecenotare,ininglese.«Finoadieciminutifanonnesapevonulla».«Leavrannoperòriferitocheilprofessorel’altroierieraaFirenze…».L’anzianocaddedallenuvole.«Nonsoincheguaiosifossecacciato,maoltreallapoliziaeavoisi
ègiàfattovivounamericanodellaCIAeancheloShinBet.Sembracheoggi tuttivoglianoparlareconme…manessunomidicenulla!».«L’indagine è ancora all’inizio…», aggiunseHenkel, notando che il rettore non sembrava avere
alcun sospetto sudi loro.«Noinel frattempo le rubiamosolounminuto.Vorremmo farlequalchedomandaevederelostudiodelprofessore,seèpossibile».Ilrettoreannuì,ilpomod’Adamochesaltellavasuegiù.«Aproposito,hovistodegliagentichehannoportatoviaqualchescatolone».«Sono i fascicoli degli studenti iscritti ai corsi di Friedman. Non mi hanno detto perché gli
servivano…».Viola,cheerarimastainsilenziofinoaquelmomento,siavvicinòdiunpasso.«Leicredecheil
professorepotrebbeesserestatouccisodaqualchesuoallievo?».Malach fece cadere lo sguardo smarrito oltre il porticato e non rispose immediatamente. Poi si
decise:«Inmoltineparlavanomale,perviadellasua…».«Per via della sua religione?», proseguì Henkel, ripensando alle poche battute scambiate con i
ragazzi,pochiistantiprima.«Eraunfedeledelmovimentoraeliano,giusto?».Il rettore sembrò scosso da quelle parole, improvvisamente però assunse un atteggiamento più
deciso.«Nonladefinireiunareligione!».Henkel attese che proseguisse, ma l’anziano sembrò non voler approfondire l’argomento.
«Volevate vedere il suo studio, no? Vi dispiace se parliamo mentre vi accompagno? Ho unappuntamentotrapocoemivienedistrada».Henkelannuìeitrecominciaronoacamminarelentamentelungounvialelastricato,contornatoda
alberi,siepiefiorellinicolorlimone.Viola,chenonavevamaisentitoparlaredelmovimentoraeliano,simordicchiòillabbroprimadi
chiederespiegazioni,mapoinonresistette:«Ecomeladefinirebbe,quella…religione?»«Un’accozzagliadimiscredentichecredonochegliElohìmfosserodegliextraterrestri», rispose
seccoMalach,allargandolebraccia.Poiabbassòlavoce,quasiavessepauradiesseresentitodaglistudenti che camminavano nel viale. «Io non so se Friedman fosse davvero un seguace di quellaspeciedireligione.PermeeraliberissimodicrederecheYahwehfosseunextraterrestre,oppurecheilpopolodegliElohìmciabbiacreatoconl’ingegneriagenetica.Enonhofattodueesempiacaso…quellagentelocrededavvero,sapete?»«Vadaavanti».«Comunque, poteva credere ciò che voleva.Ma non doveva farlo qui! LaHebrew è l’università
ebraicapiùimportantealmondo».«Èstatouccisoacausadellasuareligione,quindi?»,sintetizzòlaragazza.L’anzianoallargòancoralebraccia,maquestavoltaaccompagnòilgestoscuotendolatesta,come
un cane bagnato. «Abbiamo diciottomila studenti qui. Non si puòmai dire cosa salta in testa allagente!».Itrecamminaronoperalcunisecondisenzachenessunodicessenulla.Friedmanerastatouccisoe,nonostanteilrettorecredessechelacausadell’omicidiofosselasua
religione, Henkel la pensava diversamente. Non era un caso. Non poteva essere un caso. Eral’ennesimopartecipanteaquellamaledettaastachevenivatoltodimezzo.Nel frattempo i tre avevano raggiunto una costruzione circolare immersa tra oleandri e palme.
Malachsiavviòperuna rampadimattoni rossie si fermòsottoun’insegnacon la scrittaBELGIUMHOUSE. «Lo studio del professore è in questo edificio…», annunciò, indicando i tre gradini cheportavanoall’ingresso.«Posso farle un’altra domanda? Friedman faceva parte del Bible Project, giusto?», si informò
Henkel,accarezzandosiilmento.«Erauninsegnatedistoriaemiparedicapirenonfosseebreo».«Ècosì», confermòMalach,mentrevarcava la porta. «Eraun espertodi sumeri.Come sapete la
storia raccontata dallaBibbia è per alcuni aspetti comune a quella degli altri popoli dell’antichità.Ritroviamo narrazioni simili nelle religioni indiane, in quelle nordiche o perfino nell’epopea diGilgamesh».«Quindilostudiodeitestibibliciloaffascinava,inqualchemodo?»,lointerrogòViola,stupitache
un uomo descritto come infedele potesse occuparsi di interpretare la Bibbia. Nel frattempo i treattraversaronounsalonecircolaredall’ariaelegante, consculture,quadri allepareti,un soffitto inlegnoealcunidivanetti.Sembravalahalldiunhotel.Ilrettoreindugiò,cercandoditrovareleparolepiùgiuste,mapoisbottò:«LuicercavanellaBibbia
confermeallasuareligione!CercavaneiTestiindizicheconfermasserolesueteorie…».Sibloccòdicolpo,imboccandounlungocorridoio.«Eccoci,siamoarrivati».Itresifermaronodavantiaunaportainnoceidenticaatuttelealtre.«QuestoèlostudiodiFriedman.LaBelgiumHouse,unadellepiùprestigiosepensionidelcampus,
gliavevamessoadisposizioneunodeglialloggi.Luiloavevaelettoastudioprivato».Inquell’istante,untonfosordoattiròlasuaattenzione.Venivadadietrolaporta.Viola fu la più lesta ad afferrare la maniglia e nell’abbassarla si rese conto che era aperta. La
serraturaerastatamanomessa.Appenaentrò,sitrovòunostudiocompletamenteasoqquadro.Infondo,lungolaparete,c’eraperò
un’ombra, dimedia statura, che cercava di aprire la finestra. Si voltò versoHenkel e subito doposfondòilvetroconunacoppadimarmopresadallascrivania.Ilrettorerimaseimmobile,senzafiatocomeseavessevistounfantasma.
Glieventiprecipitaronoconunarapiditàimpressionante:Violacercòdiavvicinarsiall’intrusomaquestofupiùlesto.Scavalcòilparapetto,aldilàdeivetriinfranti,efattiduepassisaltòversounodeitubipluvialichescorrevanolìaccanto.Lousòcomeunaspeciediperticaeinunistantescivolòalpianoterra.Henkel e Viola lo osservarono esterrefatti mentre saltava tra le siepi del giardino e si dirigeva
versoilvialetto.Poi,senzariflettercitroppo,gliandaronodietro.
38
Roma,finedimaggiodell’anno1217.Ilnobiluomosmontòdalsuopurosangueesiavviòapiediperunsentierochesalivatraduefilari
dicipressi.Faceva caldo e l’usbergo di cuoio incrociato che gli cingeva il capo lo faceva sudare. Scostò il
mantellosuunaspallaecercòdifarpassareunpo’d’ariaattraversolasopravvestebianca.Oltre gli alberi, addossato a un cielo azzurro senza nuvole si cominciava a intravedere il tetto
rossiccio della basilica di Santa Sabina. Dietro di lui, ai piedi dell’Aventino, la città sembravasilenziosa.«Ben arrivato», lo salutò un giovane sacerdote dagli occhi vispi. «Sua Santità vi aspetta nel
chiostro».GuillaumedeChartresalzòlosguardofieroeannuì.ErafigliodelcontediBar-sur-Seineederail
quattordicesimoGranMaestro dei Templari. Negli ultimi otto anni, alla guida di unmanipolo divalorosi guerrieri, aveva condotto campagne dalla Terra Santa alla Cilicia. Nel castello di Port-Bonnel,nellembopiùorientaledelMediterraneo,eraancherimastoferitoeancoraportavaisegnidiunadurabattaglia.«Dicosavuoleparlarmi?»,domandòconunfilodivoceilcavaliere.«Ilmessaggeromihariferito
cheèquestionedivitaleimportanza».Ilpretescosseilcapo,mordicchiandosiillabbroinferiore.«DaqualchetempoSuaSantitàappare
molto preoccupato».Nel frattempo i due arrivaronodavanti a un grande portone, che il sacerdoteaprì solo permetà. «Qualcuno dice che sia a causa della crociata. La data fissata per l’inizio è ilprimogiugno,trapochigiorni».All’interno della cattedrale la temperatura era piacevole e deChartres cominciò a respirare con
menoaffanno.Lagambaglidolevaeilviaggioperraggiungereilponteficesull’Aventinoerastatolungo e faticoso. Soprattutto se considerava che aveva dovuto compiere l’ultimo tratto da solo,lasciandoisuoiuominisulPalatino.Attraversò l’abside semibuia, rischiarata soltantoda alcune candele ai piedidell’altare, e inforcò
unaportaneipressideltransetto.Sbucòinunchioscoverdeggiante,cintodapiccolecolonnedispostesufiledidue.IlpapaOnorioIIIerainpiedi,sottounarcointonacatodifrescoepocodistantedaunazonaancora
incostruzione.Nonostanteindossasseunatunicabiancaaveval’aspettodiunarchitetto:gesticolavaedavaistruzioniaimanovaliarrampicatisuunponteggio.IlGranMaestro assunseun’espressionemeditabonda; si tolse l’usbergo, facendocadere i lunghi
capellibiondisulmantello,esiavvicinò.«Sua Santità», balbettò, inginocchiandosi per baciare la calzatura del pontefice. «Sono venuto
appenahopotuto».Ilpapa lo invitòadalzarsie fecestrada lungo ilporticato.Quandoraggiunse laparteoppostaal
cantiere si fermò. Dalla loro posizione si vedeva la facciata imponente della cattedrale e il tettospiovente.«Guillaume,èunpiacerevedervi».
Ilcavalieretennelosguardobassoeattesecheilponteficespiegasseilmotivoditantaurgenza.«Avetemaisentitoparlarediun’isolaanorddellaBritannia?».DeChartres annuì lievemente con il capo.«La terradeighiacci»,dedussepoi,un lieve sobbalzo
nellavoce.«Sidicesiaunpostoinospitale,distanteseigiornidinavigazionedalcontinente».«Èunluogoinpace,dovegliinfedelisonoormaiconvertiti»,locorresseilpontefice.Ilcavaliereannuì,noncapendocosailpapavolessedalui.«Miavetedomandatodiportareottanta
cavalierifidati,Santità»,sussurròpoi.«Sequell’isolaègiàconvertitanoncomprendocosamistatechiedendo».Il papa si accarezzò la barba e sospirò. «Ho unamissione per voi: c’è un luogo su quell’isola,
chiamato Thingvellir. Ogni estate si tiene l’adunanza dell’Althing, il parlamento. Lì, i capi tribùprendonoledecisioniperimesiavenire».De Chartres alzò per un istante lo sguardo dubbioso, incrociando gli occhi del pontefice. Si
domandòcosaavesseachefarequelraccontoconlui.«…Ho appena ricevuto una lettera dall’annunciatore del parlamento, un poeta di nome Snorri
Sturluson.SaràaThingvellirtrapocopiùdiunmeseedicediesseredispostoadaiutarci».“Aiutarcipercosa?”.«Perdonate,Santità»,ilGranMaestroindugiòperunsecondo,poiproseguì:«Noncapiscoqualèil
mioruoloinquestavicenda».Onorio III gli appoggiò una mano sulla spalla. Poi, a fatica, pronunciò parole solenni che non
avrebbepiùdimenticato.«Lacristianitàèinpericolo.Ciaspettanosconvolgimentiinauditi…amenochevoinonportiateaterminelamissionechestoperaffidarvi».DeChartresdeglutì.EraabituatoarischiarelavitaperlaChiesaeperilsuopontefice,maquelle
parole lo lasciaronoperplesso.Laquintacrociataeraalleporte,masembravache ilpapasistesseriferendoaqualcosadidiverso.Ilsuosguardoterrorizzato,poi,glimettevaibrividi.Cifuunlungosilenzio.Allafine,Onorioraccolseilfiatocheavevaincorpoeproseguì:«C’èun
baule. Nessuno deve aprirlo, nessuno deve sapere cosa contiene». Abbassò la voce per paura chequalcuno lopotesseudire.Programmarequellamissioneglieracostatofaticaeviteumane.Sieraperòconvintochenoncifosseunasoluzionemigliore.«Vichiedodiscortarloinquellaterra,aseigiornidallaBritannia.Custodirete ilbauleacostodellavostra stessavitae lo seppelliretedoveviverràindicato».
39
Gerusalemme,24ottobre.Oralocale08:45.-38:14:20alladeadline.Imprecando, Elisabeth Ravitz si calò giù dal pluviale della Belgium House come se fosse una
pertica.Nonostantefosseormaiconsideratadaipiùunanerdsenzaalcunaattitudineall’attivitàfisica,daragazzinaavevafattoginnasticaartistica.Nonsiallenavadatempo,tuttaviapotevadirediessereancorainforma.Quando le sue scarpe da ginnastica toccarono il suolo, si mise a correre in direzione del Ross
Building,l’edificiocheoccupavalazonaantistantelabiblioteca.Siinfilòinunvialettoalberato,saltandosopralepiccolesiepichedelimitavanolazonapedonalee
sbucòinunparcheggio.Dalì,lastradacosteggiatadamurettidipietrascendevadolcemente.Mentre correva a più non posso, Elisabeth mormorava tra sé parole irripetibili. Era l’unica
testimone oculare dell’omicidio del professore, aveva visto l’assassino in volto e soprattutto luiavevavistolei.Ancheselaseraprecedenteerariuscitaariprendersilatesina,l’ideadiandarenellostudiodiFriedmanerastataunasceltaobbligata.«Ho dimenticato il foglietto con il suo numero in ufficio…», le aveva detto il raeliano la sera
prima,invitandolaaentrare.E l’assassino, seavevaunminimodicompetenze informatiche,avrebbepotuto risalire finoa lei
anche solo dal numero di telefono. Lo stesso che aveva scritto di pugno su un Post-it la mattinaprecedente.Esattamenteciòcheeratornataacercare.Purtroppoperòeraarrivatatardi:lostudioerastatoperquisitoprimacheleiarrivasse.Doveva andare dagli sbirri. Ecco cosa avrebbe dovuto fare.Ma se le avessero fatto le domande
sbagliate?SepercasoleavesserochiestodellasuastoriaconWalid…ediquellochesapevasulsuoexfidanzato?No.Avevafattobeneacercaredirisolvereilproblemadasola.Mentreaffrontavaunacurva,divorando ilmarciapiedecon l’agilitàdiuncentometrista,cercòdi
scacciare tuttiqueipensieri.Dovevasolopreoccuparsidi fuggire.Madachi?Nonavevamaivistoqueiduetiziincompagniadelrettore,ancheseeraconvintafosseroincombuttaconloscimmionedellaseraprima.Quandoraggiunselastradaprincipale,oltreglialberi,infondoallavallatalesiaprìlavedutadella
città.Eraesausta,maormaipotevadirediessereinsalvo.Finoadallorasembravachenessunol’avesse
seguita.Finoadallora.Primadiattraversaresivoltòerimasefolgorata.Violacorrevasulmarciapiedeconl’agilitàdiunfelino.Seppur con maggior difficoltà della fuggitiva, l’aveva seguita sul cornicione ed era riuscita a
calarsifuoridallafinestra,saltandopoisulselciato.Nonavevaideadichifossequellaragazzina,orecchinoalnaso,looktrasandatoetreccineraccolte
inunacoda.Però,quandol’avevanovista,stavarovistandosullascrivaniadiFriedman.Seguirlaerastatounriflessocondizionato,dacarabiniere…Dopotutto,sestavascappando,doveva
averequalcosadanascondere.MentrepassavaaccantoaunsecondoingressodellaBelgiumHouse,notòunuomocheusciva:era
Henkel.Dovevaaverraggiuntoquellaportapassandoperl’interno.Contemporaneamente,daunaviuzzalateralesbucòunfurgoncino.Salìversodileiesifermòinun
parcheggio contrassegnato con il simbolo dei disabili. Sulla fiancata campeggiava il logo lilla earancionedellaFedEx.Violasiconcentròsulsuoobiettivo: la ragazzaeraarrivata in fondoalvialetto,a ridossodiuna
cancellata.Sivoltòequandosiaccorsedileiricominciòacorrere,attraversandolastrada.Il sottotenente cercò di aumentare il passo. Giunta anche lei in fondo alla discesa individuò la
fuggitivaauncentinaiodimetri, lungounvialealberato.Lavidemontare insellaaunoscooterepartirearazzo.Ilcarabinierefeceungirosusestessa.Perunsecondofutentatadibuttarsiinmezzoallastradaper
fermareun’auto.Magariquellachestavauscendodaunparcheggio,proprioneipressidelmotorinodellagiovane.Manoncenefubisogno:ilfurgoneintravistopocoprimalesiaffiancò.«Sali».LavoceeraquelladiHenkel.Violalofissòsoloperunistante.«L’hopresoinprestito.Sali
senonvuoiperderla!»,ripetésorridendo.In sella almotorino, Elisabeth fece a zig-zag tra le auto che salivano lungoDerech Balfour, la
stradachecosteggiavailcampusearrivavaalcancellonord.SidiresseindiscesaversoipalazzidiGivatRam.Giuntasuunlungorettilineo,strinseilmanubrio
esivoltò.Pocodistantec’eraunfurgonebianco,lanciatoatuttavelocità.Subitodietronotòancheungrossofuoristradanero.Inunodeidueveicolipotevanoesserciisuoiinseguitori?Seeracosìnonavevascampo:ilbivioversoShmu’elBaitStreeteraancoratroppolontano.Quelli,
eranodisicuromoltopiùvelocidelsuoscooter.Agitata,sivoltòancora.Comeimmaginavaidueveicoliavevanoguadagnatoterreno.Giuntaaunosvincolochescendevaversolacittàsibuttòadestra,piegandoilmotorinocomeun
pilotadiMotoGP.Davanti le si aprì lavallatabrulla, costellatadiedificibianchiche risalivano finoalmontedegli
UliviealmonteScopus.E in quelmomento ebbe un colpo di fortuna: dal fondo della strada vide due auto della polizia
venireversodileiconilampeggiantiinseriti.Subitodopoudìilrimbombodellesirene.Henkel scalò la marcia del furgone, lanciato a tutta velocità lungo il confine occidentale
dell’università.Lagiovaneeradavantialoro,semprepiùvicina.Adessoavevavoltatoadestraesierabuttatain
unadiscesaastrapiombosullavalle.«Forseabbiamocompagnia»,esclamòd’untrattoViola,fissandolospecchiettoretrovisoresullato
delpasseggero.«Hovisto», confermòHenkel.«Eraparcheggiato sul latodella stradaedèpartito subitodopo la
ragazza».«Puoiseminarlo?».Lasuavoceeraincerta.Siaffacciòalfinestrinopervederemeglioilveicolo:
eraungrossofuoristradanero,forseunHummer,ivetrioscurati.Viaggiavaaunaventinadimetrida
loroeguadagnavaterreno.«Sì.Mapoiperdiamolaragazza»,ammonìlui,spostandolosguardoprimasullagiovanedavantia
loroepoisullospecchiettoretrovisore.«Attento»,strillòimprovvisamenteViola,rientrandonell’abitacolo.L’autosiavvicinòancora:scattòinavantieliaffiancòconunafacilitàdisarmante.Ilmotoreurlava.Henkelprovòadallargarsisullasinistra,percostringereilfuoristradaadaccodarsi.Mailveicolo
restòdifiancoaloro,sullacorsiadisorpasso.Perqualcheattimoleduefiancatesitoccarono.Unospruzzodiscintilledorateinondòl’asfalto.Improvvisamentel’Hummersterzòdicolpo,colpendoconilparaurtilosportellodelguidatore.Ilfurgonesobbalzòcomeunamolla,maHenkelriuscìatenerloancoratoall’asfalto.«Civuolebuttarefuoristrada»,gridòViola.EquelloeraesattamenteciòchepensavaHenkel.SesoloavesseavutolasuaSigSauer…Dopo un secondo, il potente fuoristrada ci riprovò: allargò sulla sinistra e poi, come in una
manovraauncino,siavvicinòdinuovo.L’impattofuviolentissimo:ilfuoristradariuscìasperonarliimpattandosullatosinistro.QuestavoltailcolpofutroppoviolentoperchéHenkelriuscisseacompensarelaforzad’inerzia:il
furgonescartòsulmarciapiede,chefeceda trampolino,esi innalzòsudueruote.Peralcunimetriproseguìdritto,comeunequilibristasullacorda.L’agentevaticanoprovòasterzare,tentandodiriportarloinposizioneorizzontale,manonciriuscì:
ilveicolosipiegòsusestessoesiribaltòsuunafiancata,strisciandosull’asfalto.
40
Gerusalemme.08:52.-38:07:29alladeadline.IlTorotiròilfrenoamanoespalancòlaportieradell’Hummer.Quellosìcheerastatouncolpodifortuna.Primadiripartireperlatappasuccessivadelsuoviaggio,quellamattinaavevadecisodicercaredi
scoprire qualcosa di più sulla ragazzina che l’aveva visto in volto. Non aveva in programma diucciderla,almenononsubito.Luinonuccidevainnocentielasolacolpadellaragazzaeraconoscereil suo viso. Sapere chi fosse, tuttavia, era un’assicurazione sul futuro. Avrebbe sempre potutodecidereditoglierladimezzoinseguito…La sera precedente il professor Friedman l’aveva chiamata Elisheva e aveva detto di aver
dimenticatoilsuonumeroditelefonoinufficio.SieracosìintrufolatonellaBelgiumHouseenonavevaavutodifficoltàatrovareciòchecercava:unPost-itsullascrivaniaconlascrittaElisabetheunnumerodicellularechecominciavaconilprefisso054.ElisabetheralaversioneoccidentalizzatadelnomeebraicoElishevaquindiilToro,soddisfatto,seneeratornatoversolasuaauto.Eaquelpuntoladivinaprovvidenzaavevailluminatoilsuocammino:primaavevavistoarrivare
la ragazzasuunoscooter;pocodopo,consuagrandesorpresa,eranoentratinell’universitàancheHenkelelagiovaneagentedeicarabinieri.L’ordinericevutoquandoeraaFirenze,quellodi“risolvereilproblema”,erastampatoindelebile
nellasuamemoria.Nonerasicurocheucciderlifossegiusto,perchénoneracertocheconoscesseroil“segreto”.Lecircostanze,però,loavevanomessoancoradavantiaquellapossibilità.Avevaquindiaspettato seduto sul sedile della sua auto e unaventina diminuti dopo il loro ingresso i tre eranousciti.Quandoavevavistoscappare la ragazzinasieramessoallesuecalcagna, salvopoi ripiegaresul
furgoneguidatodaHenkel.Eadesso,finalmente,erainunaposizionedigrandevantaggio:ilveicoloeraribaltatosulcigliodellastrada.Fumavaedemettevaunodoredimetallobruciato.ImpugnòlaBerettaPX4Stormetolselasicura.Mentre attraversava individuò ilmotorinodiElisabeth lungo ladiscesa.Lagiovane si eragirata
versodiluimanonavevaminimamenterallentato.“Seiunaragazzinafortunata”,dissefraséilToro,mentresiavvicinavaalfurgone.Dallasuaposizionenonriuscivaavedereseidueoccupantifosseroferiti.Cercòdiguadagnareuna
visuale migliore per sbirciare all’interno dell’abitacolo. Girò attorno al veicolo, adagiato su unfiancocomeunanimaleferito.Einquell’istanteunsuononitidodisirenegiunseallesueorecchie.Sivoltòdiscatto,indirezionediGivatRam.Pocodistantedalui,lungoProfessorRacahStreet,la
stradachescendevaversolacittà,dueautodellapoliziaeranolanciateversol’incrocio.“Forsenonèpropriodestino”,sidisse,riflettendosuquantoeragiàaccadutoaFirenze.Siinfilòla
pistolaneipantalonietornòall’auto,fermaapochimetrididistanza,sottoglialberi.Sefosseripartitosubito,scendendodallaparteopposta,perDerechElyashar,nonl’avrebberovisto.
Cosìfece.Sisedettesulsediledell’Hummer,ancoraconilmotoreacceso,ingranòlamarciaepartì.Henkelsel’eracavataancora…All’internodelfurgoneFedExc’erafumo.Gliairbageranoesplosieilparabrezzasieraincrinato.L’agentedell’SSVscosseilcapo,comeperscacciareindietrolaforteemicrania,esfioròilbraccio
diViola.Leieraimmobilesulsediledelpasseggero,addossataalmontantedelveicolo.«Sonotuttaintera»,glidisse,conunsospiro.Madallafronteunrivolodisanguelescorrevasulla
guancia.«Celafaiaspostarti?»,domandòAndreas.«Hailegambelibere?»«Sembradisì».«Allora vediamo di muoverci». Scivolò dal sedile nella parte posteriore del furgone. C’erano
scatoloni ribaltati ovunque e odore di vino. Qualche bottiglia, contenuta in uno dei pacchi daconsegnare,dovevaessersirottanell’incidente.Si spostòdiqualchecentimetrocercandodi farsi largo inquelmarasma.Provòa raggiungere il
portelloneposteriore,masibloccòdicolpo.«Cazzo!».«Cosasuccede?»«Quel tizio lo conosco!», dichiarò Henkel, stupito. Attraverso il vetro riusciva a vedere l’auto
dell’aggressore, parcheggiatapocodistante.Unuomoarmato stava scendendo.Lovide togliere lasicuraeavvicinarsi.«Siamonellamerda».Mainquell’istanteilsuonodellesirenedellapoliziaspezzòlatensione.“Oforseno…”.L’agentedell’SSVtrattenneilfiatoeosservòilToroimmobilealcentrodellacarreggiata.Sembrava
stessedecidendosefinirlioppurescappare.L’attesa duròmolto poco: il tizio si voltò, tornò inmacchina e ripartì, imboccando la direzione
oppostarispettoaquelladacuistavaarrivandolapolizia.Dieci secondi più tardi, due Mazda 6 con strisce azzurre e bianche si fermarono di fronte al
parabrezzadelfurgone.Unodegliagentisceseimmediatamenteedicorsasiavvicinò.Gesticolando,strepitòqualcosainebraico.Henkelriflettéperunistante:eranoinIsraeleconduepassaportifalsi.Inpiù,sitrovavanoabordo
diuncamioncinorubato.SirivolseaViolaedisse:«Lasciaparlareme».
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Venezia.10:10.E.C. attraversò il ponte della Paglia con lo sguardo fisso verso l’isola di SanGiorgioMaggiore
immersanellanebbia.Cadevaunapioggerellinafinecomepolvereelenuvolebasseebianchesullalagunasembravano
unmuroinvalicabile.DifrontealuialcunegondoleormeggiateneipressidiSanZaccariaondeggiavanoschiaffeggiate
dalleonde;pocodistante,alcuni turisti incurantidelmaltemposidirigevanorumorosamenteversopiazzaSanMarco,allesuespalle.E.C.sorrisetrasé.Adifferenzadeisuoiconcittadini,chemaltolleravanoquellefolledicuriosiin
ogni periodo dell’anno, a lui tutto quelmovimento piaceva.Amava sapere che di giorno come dinotte,d’estatecomed’inverno,quandocamminavaperlestrettecallidelsestierediCastellononerasolo.Perluisi trattavadiunnormalecontrappeso,vistocheacausa,opermeritodelsuogiuramento,
nonavevapotutocondividerelasuaesistenzaconnessuno.Come tutti i Cavalieri Guardiani di Pace aveva promesso totale obbedienza alla Chiesa con un
giuramentodisangue.Talevoto loaveva impegnatoper l’interavita:se l’istituzioneeraancora inpiedi,siripetevaspesso,ilmeritoeraingranpartesuo.Negliultimicinquant’anniinfattiiCavalieridiMalta–cheavevanodifattoereditatolericchezzedeiTemplari–avevanorischiatopiùvoltediesseresoppressi.Alcuniavevanosostenutochel’ordinefosseilbraccioarmatodelVaticano.SecondopapaPioXII
erano addirittura la longa manus della massoneria nella Chiesa. Alla fine degli anni Settanta,Giovanni Paolo I, conoscendo gli stretti rapporti tra i Cavalieri e la BancaVaticana, aveva ancheprovatoascioglierel’ordine.Ma il ponteficemorì in circostanzemisteriose soltanto trentatré giorni dopo la sua elezione e i
verticidelloIOR,esattamentecomegliOspitalieri,sisalvarono.Inseguito,soprattuttograzieaE.C.eai suoi rapporti con la finanza, le cose cambiarono e con il nuovo papa iCavalieri tornarono adassumereunruolodiprimopiano.Dalla chiesa templare di San Giovanni Battista in Bragora, poco distante da piazza SanMarco,
adessogestivanounimperoeconomicodegnodiunanazione.QuandoE.C.ripensavaagliultimiannispessosorrideva.Eravero,lasuaesistenzaerastatavissuta
all’insegnadellasolitudine,deditasoloall’Ordine,madalnullaeradiventatociòcheera:l’uomoacuisichiedevanocosecheufficialmentenonpotevanoesserefatte.L’eminenzagrigiadelVaticano.La sua fortuna era cominciata durante la guerra quando, nonostante avesse soltanto la licenza
elementare,eradiventatoimpiegatodelGUF,ilGruppouniversitariofascista.Grazieaquell’incarico,nell’estatedel1942,comespiadelServizioInformazioniMilitare,gliera
stato chiesto di requisire il tesoro di re Pietro II di Jugoslavia. Si trattava di sessantuno tonnellated’oro,dimonete antiche,divarimilionididollari e sterline, che lui si eraoccupatodiportare inItalia.
Dopo la guerra, quando l’oro era stato restituito, era emerso però un grosso ammanco di ventitonnellate.Imalignisostennerofosserostatetrasferiteall’internodellemuraleonineeancheseE.C.nonloavevamaiconfermato,daquelmomentoisuoirapporticonloIORsieranofattipiùintensi.Daallora,lesuequotazionieranosalitesemprepiùfinoafarloarrivarealgradopiùaltodell’Ordine…Quellocheglidavadirittoall’anelloconlacrocerossacheportavaconorgoglio.«Bentornato»,glidisseunoscheletrocheloattendevaallaporta,sucampoBandieraeMorobattuto
daunventosiderale.«C’èunospite…IlprefettodegliArchiviSegreti».E.C.loguardòmanonparvetroppostupito.Entrò nella chiesa, attraversò in silenzio la navata centrale e si infilò nell’antica biblioteca,
illuminatadaungrandecaminoscoppiettante.C’eraodored’incensoeun’atmosferadaeruditi.«Èunpiacereincontrarladipersona,eccellenza»,sibilò,fissandoilreligioso.Raniero Savelli non si voltò e continuò a esaminare l’antica pergamena sulla scrivania. Era il
famosoSex dierum iter, un documento templare risalente al 1217, in cui veniva menzionata unaspedizionediottantacavalieriinIslanda.Anchegrazieaqueldocumento,diversimesiprima,eranostatiritrovatiirotoli.«Comeprocedonolericerche?»,borbottòpoiSavelli,alzandolosguardolugubre.Eramoltopiù
bassodiE.C.eilriportobrillantinatosullafrontelofacevasembrareunattoreanniVenti.«Cenestiamooccupando»,replicòasciuttol’anziano.«Esattamentecomelehodettoduegiornifa
altelefono».«Non le mentirò, Gran Maestro. Sono preoccupato». Il prefetto sospirò appena, incerto se
proseguire.Erastatoluiachiederel’aiutodiquell’uomo,maadessononerapiùdeltuttoconvintoche fosse stata la scelta giusta. «Ha saputo di Andreas Henkel? È entrato in casa mia e mi haminacciato!».E.C.annuì,ilvisoimpassibilecomeunamascheradicera.«È un uomo pericoloso. Ed è pericoloso che si interessi della questione…», rincarò la dose il
prefetto.«L’agenteDaweèriuscitoacapireperchistalavorando?»,chiese,intonopaterno.«Disicurononpernoi!»,losferzòSavelli,stizzito.Poifeceunapausaperesaminareunareazione
diE.C., cheperònonarrivò.«Parliamocichiaro…»,continuò.«Devoesseresicurochevoi siate ingradodiritrovareirotoli.SelaquestioneHenkelèindicedicomelavorate,nonabbiamodichestareallegri. Avevo chiesto che fosse eliminato e invece se ne va in giro per Gerusalemme a faredomande!».“SadiGerusalemme?”.IlGranMaestrosospirò,comefossecostrettoarispondereaquelleparole
conqualcosacheavrebbepreferitotenerepersé.«Senta,Raniero»,cominciòconcalma.«Èstatoleiachiedereilnostroaiuto.PrimaconquellaspedizioneinIslandaepoi,pochigiornifa,conlastoriadell’asta.Dicevachesarebberiuscitoadaggiudicarsiirotoli…».Ilprefettoapparverisentito.Sidomandòperfinosequell’uomofossedavverosincerooseinvece
stessecercando,inqualchemodo,difregarlo.ErapossibilecheHenkellavorasseaddiritturaperlui?«…esappiamotutticom’èandataafinire»,conclusel’anzianoconunsorrisovacuo.«Qualcunoha
semplicemente fatto ciò che andava fatto. Quello che noi avremmo dovuto fare… ma non sipreoccupi,risolveremoilproblema».Poco dopo, quando Raniero Savelli fu uscito di scena, il Gran Maestro afferrò il cellulare e
composeilnumerodelToro.
«Ilprefettocominciaafaretroppedomande»,osservò.«LasciaperdereHenkel,almenoperadesso.Proseguiconilpiano,primachesiatroppotardi!».«DopoAtenesaràfinitapersempre?»,fularisposta,sorprendentementeincerta,dall’altrocapodel
telefono.«Potrebbe…senoncommettiamoerrori».Poitornòaguardarel’anticodocumentotemplaresulla
suascrivania.Ignorareilsuosignificatopertantotempoerastatoilsuoerrorepiùgrosso.Erastatoacausa di quella pergamena, rinvenuta negli archivi dell’ordine pochi mesi prima, che tutto avevaavutoinizio.“AboraBritannicasexdierumiter–seigiornidimaredall’Inghilterra”,lessefrasé.
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Allargodellecosteislandesi,estate1217.Alle prime luci dell’alba del sesto giorno, i tre legni salpati dal Nord della Francia presero a
navigarediconserva.Sitrattavadiunapiccolaflottacompostadaunaimponentetaridacatalanaedaduekoggeadattea
solcare le acque delmare delNord. Sulla prima, un bialbero dal fondo piatto, erano stati stipati icavalli,mentresullealtredue,piùpiccoleemaneggevoli,avevanotrovatopostoottantacavalieri.«Aveteesaminatoidisegnidellesculture?»,siinformòGuillaumedeChartressulcastellodiprua
del primoveliero.L’aria delmattino era gelida e il sole, basso e rosso, sembravagalleggiare sulpelodell’acqua.Ungiovanereligiosoafiancoalui,ilvoltoemaciatoperilmaldimare,feceduepassisull’assitoe
siavvicinò.«IlSantoPadrehadatodisposizionimoltochiare».«Quindiritenetecheseppellireilbaulesialasceltagiusta?»«Nonstaamedirlo.Inquellacassavisonodocumentipreziosichenonpossonoesseredistrutti…».«Ecosìcilimiteremoanasconderli…Sperandosolochenessunolitrovimai!».Ilpretenonreplicò,losguardotaglienteversogliocchiazzurridelGranMaestro.«CosasapetediquestoAnnunciatore?»,incalzòancoradeChartres.«Vifidate?».Ilreligiososocchiuseappenalepalpebreequestavoltarispose:«MifidodiSuaSantità.Èluicheha
decisodiincaricareSnorriSturluson».Iltemplarenonapparveconvinto.«Già…SnorriSturluson»,mugugnòtrasé.Nonloavevamaiincontrato,magliavevanoriferitocheeraunfamosopoetaestoricodell’isola
dei Ghiacci. Ogni estate tutti i capi tribù si riunivano davanti a lui in una sorta di parlamentoall’aperto,suunapianaverdeggiantechiamataThingvellir.Lì,SnorriSturlusonsvolgevailruolodiLögsögumaður,di“annunciatore”:a luispettavailcompitodirisolvere lecontroversieequellodideclamare le leggivigenti.Ea lui,quell’estate, sarebbeanche toccato ilcompitodiscortare i suoiottantatemplarinelluogoprescelto.«Nonspettaanoigiudicareledecisioniprese»,aggiunseilprete,abbassandolosguardosull’acqua
spumosasottodilui.Ilrostroinbronzo,chefuoriuscivadallachigliadellanave,scintillavaallalucedel sole.«Quei rotolipossonoprovocaresconvolgimenti inauditi secadono inmani sbagliate…ilnostrocompitoèfareinmodochenonaccada».“Appunto!”, avrebbe voluto dire de Chartres. “Proprio per questa ragione sarebbe stato meglio
bruciarli…”. Lui avrebbe potuto dedicarsi alla quinta crociata, come desiderava, e nessuno, mai,avrebbepotutoleggerli.Mailpapaavevadecisodiversamente;epoichéeraunuomod’onore,iltemplareavrebbeeseguito
isuoiordiniallalettera.Avrebbescortatoilbaulenelcentrodell’isolaeloavrebbeseppellitoinunagrandecaldera,all’ombradiquattrosculture.Sapevachenonavrebbemaipotutoparlarediquellasortitaconnessuno.Purnoncondividendoil
modoincuisieradecisodicancellaredallastoriaqueidocumenti,necomprendevaperòilmotivo.
«Terra»,annunciòall’improvvisodallacoffaunodeimarinai,rompendolosventolioritmicodellevele.IlGranMaestro lanciòun’occhiata a tribordo, indirezionedel sole, e sospirò. “Sei giorni dalla
Britannia,quindi”,sidisse.“AboraBritannicasexdierumiter”.Primadisbarcareannotòquellestesseparolesulsuodiariodiviaggioeinfinesifeceilsegnodella
croce. Non poteva sapere che nei tre secoli successivi alla sua morte, alcuni artisti, studiosi escienziati chiamati Illuminati avrebbero disseminato nelle loro opere una serie di indizi perpermettereaiposteridiritrovareciòcheluistavapernascondere.
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Gerusalemme,24ottobre.Oralocale10:45.-36:14:41alladeadlineComeogni venerdìmattinaYuval Shalom si era alzato all’alba.Da quando aveva lasciato il suo
lavoroall’IIBR,un’agenziagovernativa,eradiventatounebreoosservanteeci tenevache il riposodelloshabbat fosse rispettato.A partire dal tramonto e per tutto il giorno successivo non avrebbepotutoutilizzare il cellulare, accendere la luceo la televisione,usare l’autooqualsiasi tecnologia.Ovviamente,nonavrebbepotutoneppurelavorarealbedandbreakfastMoriah:unpiccolohotelnelcuoredellaCittàvecchiacheavevaacquistatoconlabuonuscitadapocopiùdiunanno.Essendounazonaturistica,l’albergoperòeraapertoancheneigiornidifesta,ecosìYuvalaveva
dovuto assumere un dipendente. L’ultimo in ordine di tempo era un giovanotto cristiano di nomeJoseph. Non era un ragazzo particolarmente sveglio e una volta aveva perfino sbagliato ariconsegnareipassaportiagliospiti,chepoieranostatibloccatiall’aeroporto.Perevitareproblemidi quel tipo, il titolare controllava sempre tutti i documenti e cercava di restituirli personalmenteentroilvenerdìsera.Quelgiornoeraarrivataunacomitivadituristiprovenientidall’Italiacheoccupavanosettecamere.
Seconsideravaanchelacoppiadisvizzerigiuntaquellanotte,potevadirediesserealcompleto.Peressereallavigiliadelloshabbatavevaunsaccodipassaportidaregistrare…Scostòdalbanconeunplicodigiornaliappenalasciatidalpostinoesimiseallavoro.Verificò una decina di documenti, per lamaggior parte di coppie cinquantenni. Alcune avevano
figli a seguito. Non i due svizzeri. Inserì nel computer i loro nomi: Tobias Sutter e BeatriceBernasconi,residentiaMelideinTicino,einfineappoggiòipassaportivicinoaglialtri,accantoalplicodigiornali.Einquell’istanterimasefolgorato.Yuvalaveval’abitudinedifartrovareaisuoiospiti,nellecamere,ungiornaledelloroPaese.Era
una bella abitudine che, pensava, avrebbe potuto far fare il salto di categoria al suo B&B. Quellamattina, così, gli avevanoconsegnatoun«CorrieredelTicino»e alcunecopiedel«CorrieredellaSera»edella«Repubblica».Propriosuquest’ultimoquotidiano,inprimapagina,c’eranoduefotografiemoltonitide:unuomo
eunadonna.Lei,sorridente,indossavaunberrettodamilitare.Luierainveceritrattodapiùlontano.Peròeranoloro:TobiasSuttereBeatriceBernasconi.Inomisembravanononcorrispondere,mai
voltisì.Controllòdinuovosuipassaporti:disicuroladonnaeralei.Qualchedubbioinpiùl’avevasulmaschio,anchesesiconvinsediavereragione.Sivoltòdiscattoperverificareseidueospitifosseroincamera.Nonc’erano:lachiavenumero9
eraappesaallabacheca.Yuval provò a leggere l’articolo del giornale. Non parlava bene l’italiano, ma qualche parola
riuscivaadafferrarla:“terrorismo”o“ricercati”,peresempio.Afferròlacornettadeltelefonoproprionelmomentoincuilacampanellasopralaportad’ingresso
tintinnò.
Ilproprietariodell’hoteldeglutì:iduericercatieranoappenaentrati.Eranovestitiinmodosportivoelaragazzaavevaunvistosocerottosulsopracciglio,masembravanotranquilli.«Buongiorno»,glidisseHenkelinebraico,avvicinandosialmobiledoveeranoappeselechiavi.Yuval riagganciò la cornetta. Provò a sorridere, tuttavia non riuscì a mascherare l’espressione
spaventatacheglifunestavailvolto.Eraperevitaresituazionidiqueltipocheavevalasciatoilsuoprecedente lavoro governativo. «Siete mattutini, vedo…», riuscì a dire, cercando di sembrarecordiale.Henkelannuìe,sempreinebraico,glidissecheeranouscitiprestoperfareunapasseggiata.Parlavamoltobenelalinguaperchéquandoeraalserviziodell’STBcecoslovaccoavevapassatotre
anniaTelAviv.Equellacircostanzaglierastataparticolarmenteutilepropriodueoreprima,quandoeranorimastiintrappolatiall’internodelfurgone.Henkel, che all’arrivo della polizia si trovava nella parte posteriore, era riuscito a infilarsi un
giubbottocon la scrittaFedEx.Poi, conun filodivoceaveva sfoderato il suoebraico.«Hatzilu!»,avevasussurrato.«Aiuto».Ipoliziotti li avevano liberati e luigli aveva raccontatodi essere statobuttato fuori stradadaun
“pirata”.Avevaassuntoun’espressionecontritaegesticolandoconilpigliodiunattorediBroadwayaveva indicato la direzione presa dal Toro. Dopo aver annotato la descrizione dell’Hummer, unadelleduepattugliesierasubitolanciataall’inseguimento.L’altra auto della polizia era invece rimasta con loro e aveva chiamato un’ambulanza, che era
arrivata in pochi minuti. Nessuno, per fortuna, gli aveva chiesto i documenti, che loro avevanolasciatoinhotel:gliagentieranosembratimoltopiùpreoccupatidellaferitaallatestadiViola,cheaveva assunto un’espressione terrorizzata. Non aveva parlato – anche perché non conosceva unaparolad’ebraico–eavevatenutolosguardofissoepersonelvuoto.«Adessoviportanoinospedale»,liavevanorassicuratiquandoHenkeleViolaeranostaticaricati
sull’ambulanza.«Noivifaremostrada».Ecosìilmezzosieraimmessoneltrafficomattutino.«Adesso fate i bravi!», aveva ordinato poi, all’improvviso, Henkel ai paramedici. Li aveva
minacciati con un paio di forbici prese dal carrello deimedicinali e il suo viso si era fatto cupo.Dopoaverliimmobilizzati,sierasedutoaccantoall’autistaegliavevaimpartitounsempliceordine.Pochiminutipiùtardi,sempreseguendol’autodellapolizia,ilpiccoloconvogliosieraimmessoin
Azza Street e l’autista aveva eseguito le istruzioni: dopo un semaforo, senza dare il minimopreavviso, l’ambulanza aveva voltato a sinistra, lasciando l’auto di scorta sull’altra strada. AvevaacceleratolungoBinyaminmi-TudelaStreetesierafermatasottoalcunepalmeverdeggianti.HenkeleViolaeranoscesialvoloesubitodopoeranosalitisuunautobuschesopraggiungeva.In
seguito avevano raggiunto la Città vecchia e attraverso la porta di Giaffa erano tornati a piediall’hotel.«Be’, se non avete fatto colazione, la sala è aperta ancora per un quarto d’ora», esclamò il
proprietario,tesomasforzandosidisembrareprofessionale.Henkelannuì,unpallidosorrisosulvolto.Sapeva che non sarebbero potuti rimanere molto in quell’albergo, soprattutto perché adesso
certamente la polizia li stava cercando. Certo, l’ambulanza li aveva lasciati lontano dal quartiereebraico, ma ciò nonostante era necessario elaborare un piano. Anche perché la deadline siavvicinava…Afferròlachiavenumero9esiavviòincompagniadiViolaalpianosuperiore.
DueminutipiùtardiYuvalShalomeranelvicolopopolatodicommerciantieanimatodipassanti.Voltòilcapoversol’ingressodelB&B,nascostodadueoleandrifioriti,epoiestrasseilcellulare.«Pronto,polizia…».
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Gerusalemme.10:55.-36:04:35alladeadline.«E adesso cosa facciamo?». Viola era seduta sul letto matrimoniale della camera d’albergo, la
schienaappoggiataallatestieradiferrobattuto.La stanza era spoglia: un semplice armadio in noce, un comò, una piccola scrivania su cui era
appoggiato un televisore LCD Inno-Hit. Il sole, che entrava di taglio, filtrava tra le tende dallaminuscolafinestraedavaall’ambienteunacolorazioneambrata.Davantiallaporta,incastratasottolamaniglia,Henkelavevasistematounasediaperevitarechedall’esternopotesseessereaperta.«Chipotevaesserelaragazzanell’ufficiodiFriedman?»,chieseadaltavoceilsottotenente.«Forse
nonhanullaachevedereconquestastoria…».«Cel’hainvece!»,grugnìHenkelsenzaalzareilvisodalcomputerdiLambertoZonca,cheavevano
portatoconlorodaBologna.«Cel’haperchéil tiziochecihabuttatofuoristradastavaaspettandopropriolei».Viola,senzascarpeeconijeansarrotolati,cominciòadisfarelafasciaturacheleerastatafattaa
Firenze.Ormaiilfiancononledolevaquasipiù.«Nontiseguo».«Quell’uomoloconoscobene.LavoraperiCavalieriGuardianidiPacediVenezia,iCavalieridi
Malta.ÈsoprannominatoilToroesidicechesiaunkillerprofessionista…unaspeciedigiustizieresolitariochefinoaqualchetempofasioccupavadeilavorisporchi».«Chetipodilavorisporchi?»,domandòlei,incuriosita.«Omicidi, per lo più. Il Servizio SegretoVaticano aveva indagato, in passato, su qualchemorte
sospetta.Ricordoduevescoviaccusatidipedofilia,entrambistrozzaticonuncavoelettricoprimachefosserocondannatiufficialmente».«UnaspeciediBatmaninsalsatemplare?»,scherzòlei.Henkel annuì.Poipreseamuoverevelocemente l’indice sul touchpad.«Provammoa incastrarlo,
maall’improvvisoscomparve.Nonsentivoparlarediluialmenodal2010».«Macomefaiadirechec’entraanchelaragazza?»«IlToro…fuoridall’universitàaspettavapropriolei.Provaapensarci:eraparcheggiatovicinoal
suomotorinoesièmossoappenal’havistapartire».Violanondissenulla,cercandodiripensareaimomenticoncitatidell’inseguimento.ForseHenkel
avevaragione:laragazzaerasaltatasulciclomotoreedopounistanteilgrossoHummererapartito.«…Poideveavernotatonoi»,proseguìl’agente.«NonpotevasaperecheeravamoinIsraele,quindi
noncistavaaspettando.Quandocihariconosciutideveperòaverdecisocheeravamounbersagliomigliore».Violanonparveconvinta.«Cihariconosciuti?Nonmiparediaverlomaivisto.Enoncredochelui
abbiamaivistome!».Henkel si alzò di colpo dalla scrivania e andò alla piccola finestra. Dava su un vicolo stretto e
rumoroso,animatodadecinedituristi.Vistodall’alto,sembravaunfiumecoloratoincostanteelentomovimento.«Esetisbagliassi?»,obiettò,rimanendodispalle,conlosguardofissosuunchioscodi
knafeh.«Cosaintendi?»«Perquantociabbiapensato,riescoadaresolounaspiegazioneaquellocheèsuccesso:sefosse
proprioilTorol’uomochestaicercando?QuellocheguidavailfurgoneaFirenzeechehasparatoaltuocapo?».Leirimaseinsilenzioperqualchesecondo,passandosilalinguasullelabbra.«Questospiegherebbeilfattocheappenatihariconosciutohacambiatoobiettivo.Hagiàprovato
unavoltaatogliercidimezzoenoncièriuscito…deveaverpensatocheeraunabuonaoccasione».«Adesso che ci rifletto…», concordò la ragazza, cercandodi faremente locale sulle fattezzedel
killer,cheavevavistosoloperpochiattimidalvetrodelfurgoneribaltato,«ilkillerdiZonca,quellodella stazione, era un tipo tozzo emuscoloso.Dai videodella sorveglianza non si vedevabene involto, ma la corporatura potrebbe essere compatibile con quella di questo Toro! E inoltre dalleimmaginisembravaavesseancheunpizzetto».«Avrebbesenso».Violasialzòdallettoeandòasedersisullasediachefinoaunattimoprimaerastataoccupatadal
suocompagnodiviaggio.Appoggiòilgomitoaltavoloecipoggiòsoprailmento.«Potrebbeessereluichestatogliendodimezzotuttiipartecipantiall’asta?»«Non ipartecipantiall’asta.StauccidendochièvenutoacontattoconlaBibbia:Zonca,Paolini,e
adessoFriedman.OltreadArutaeaiduemortidurantel’attentato».«Ok.Diciamochecosìcadelapistadellatruffaassicurativa.SequestoToroèdavverounkillerche
uccideinnomedellareligionepotrebbeessereproprioluil’uomochestiamocercando».Laragazzasisistemòconlamanoilcaschettodicapellineriepoiproseguì,dubbiosa:«Ancheseperòbisognaammetterechenonabbiamomolteproveasostegnodellanostratesi».«IlfattochesitroviaGerusalemmeilgiornodopolamortediFriedmannonpuòesserecasuale.E
neppurecheabbiatentatodiucciderci».Violalanciòunarapidaocchiataalmonitordelcomputer.Lapaginaweberapienadinumeriedi
caratteriebraici,mainaltosivedevaunlogobiancoeazzurroraffiguranteun’automobilestilizzata.«VistocheFriedmannonpotràrisponderciscommettochehaigiàelaboratounpianodiriserva».«La ragazzina.Non sappiamo perché era nello studio del professore né perché il Toro la stesse
seguendo.Peròunacosalasappiamo:luilastavacercandoeleiglièsfuggita».«La vuoi rintracciare? Credi che quel tizio tornerà a cercarla?», ipotizzò Viola. «…E speri di
trovarlaprimadiluigraziealsitodellamotorizzazioneisraeliana…oqualunquesiailsuonome!».Picchiettòconl’unghiacoloramarantosulmonitordelcomputer.«Seloscootererasuo,abbiamounindirizzo»,borbottòHenkel.Viola sorrise.Un sorriso carico di nervosismo. «E con la polizia come lamettiamo?Di sicuro
dopolastoriadell’ambulanzacistarannocercando».Luiannuì.Sapevabenecheavevanoleorecontate,enonsoloacausadellapolizia.Fissòiltimersull’orologioeperunistantefusulpuntodidireaViolalaverità:luinoneralìper
contodelVaticano,masolopersalvarelasuafidanzata…Manonfeceintempo.All’improvviso,unasirenalontanacominciòarisuonareintuttalacittà:era
l’allarmeantimissileacuituttigliisraelianieranotristementeabituati.
45
Gerusalemme.11:00.-36:00:00alladeadline.Lakippatbarzel,meglionotacomeIronDome,“cupoladiferro”,èunsistemaantimissileinstallato
aprotezionedelterritorioisraeliano.Costruitocon il contributodegliStatiUniti,permezzodibatteriedimissiliTamirè ingradodi
intercettareirazzidiHamasedellajihadislamicaprimacheraggiunganolecittà.Dalmomentoincuil’allarmesuona,ogniresidentehatreminutiperraggiungereilluogoadibitoallasicurezza.Disolitositrattadistanzeapposite,dirifugiodivaniscala.Maquandononc’èunriparosicuronellevicinanze,l’unicasoluzioneèsdraiarsiperterra,proteggendosiilcapoconlemani.Mentre la sirena rimbombavacomeunavoce sguaiatanei vicoli dellaCittàvecchia, i due agenti
della polizia si stesero a pancia in sotto. Come tutti gli israeliani, erano abituati a quei fuoriprogramma. Nonostante avessero eseguito la procedura alla lettera, sapevano però che non c’eramolto da preoccuparsi: nella quasi totalità delle volte, infatti, gli ordigni provenienti dai territoripalestinesivenivanointercettatidallacupola.Quello,oltretutto,eraancheunperiodo relativamente tranquillo:dopo l’ultimaoffensivadi terra
dell’esercito, i terroristidovevanoessereacortodi razziFajr-5,vistoche i lancisieranofattipiùradi.Eineffetti,l’emergenzacessòquasisubito.Traisorrisisornionidialcuniarabichenonsierano
neppuremessialriparo–convinti,comealsolito,chepoichégliattacchieranodirettiagliinfedeli,lorosarebbero rimasti incolumi– le sirenesmiserodi suonare. Inpochi secondi ilmercatodiha-TsofrimStreetsirianimò.Idueagentiindivisasialzaronoinpiedieraggiunseroilvicinoquartiereebraico,doveavevasede
ilB&BMoriah: il proprietario diceva di aver riconosciuto due fuggitivi ricercati dall’Interpol e lacosaandavaverificata.YuvalShalomliattendevadifronteall’ingresso,ilvisopallidoeun’espressionerabbuffata.«Sono
salitipocofa»,mugolò,indicandolescale.«Primopiano,cameranumero9.Sulladestra».Idueagentisimosserovelocementeeraggiunserolastanzaalpianosuperiore.Unodeiduebussò.
«Police. Please, open the door!», ingiunse in inglese. «Polizia, aprite la porta!», ripeté anche inebraico.Nessunarisposta.L’agentepiùcorpulento,unquarantennedaicapellibiondiecon lapelle lentigginosa,estrasse la
pistola e indicò la maniglia al collega. L’altro annuì con il capo e provò a girarla. Era aperto.«Polizia»,proclamò,spianandol’arma.Malacameraeravuota.Henkel,apochimetrididistanza,salìl’ultimogradinoespinseunaportametallica.Unraggiodi
solesiimpadronìdellapenombradelvanoscala.L’allarmeantimissile li aveva salvati.Pochiminutiprima, infatti, avevanoafferrato ilportatilee,
seguendoleindicazioniaffissenelcorridoiodell’hotel,avevanoraggiuntoilvanodisicurezza:unastanzettablindataneipressidelpiccoloascensore.Eranorimastilìperunpo’anchedopoilcessaredellesireneequandofinalmentesieranodecisiauscireavevanovistoidueagentientrarenellalorocamera.Avevanoattesoancora,indecisisuldafarsi,epoisieranodirettidallaparteopposta,aunascalettadilegnochesalivaalpianosuperiore.Eadessoeranosuunaminuscolaterrazza,tratettiincotto,biancheriastesaadasciugareeparabole
arrugginite.Accantoa loroc’eranoalcune lenzuolabianchechesventolavano.Oltresi scorgeva,auguale distanza, il campanile del Santo Sepolcro da una parte e la cupola dorata della Rocciadall’altra.«Perdilà!»,indicòl’agentedell’SSV,richiudendosilaportaallespalle.Violaportòilpalmodellamanoamo’divisiera,perschermarsidalsole.«Suitetti?»«Là in fondo!», spiegò Henkel in modo concitato. Alla loro sinistra, in direzione del quartiere
cristiano,siscorgevanoalcuniedificipiùbassicopertidaunponteggio.«Seriusciamoadarrivarcisiamosalvi».Violaapparvestupita.Ipalazzieranotutticollegati:unsaliscendicolorsabbia,interrottodaantenne
ecomignoli, che si stagliava sul cieloazzurro.Perarrivare inquellazonaavrebberoperòdovutocamminareperunacinquantinadimetrisuunafaldascoscesaastrapiombosuivicoli.«Èunafollia!».Henkelnonbadòallesueparole.Siarrampicòsuunmuretto rivestitodiceramicaecamminò in
bilico per alcunimetri. Poi si aggrappò a un pluviale e salì sulla copertura in eternit del palazzoaccanto.«Cheaspetti?Questoèilprossimopostodoveguarderannoipoliziotti».Violarimaseimpalataperunistante.Guardòdisotto:lastradina,pienadivenditoriedinegozi,era
adalmenoquindicimetri.Imurideipalazzieranocollegatidaponticelliedaarchigotici.Maeranotroppolontani.SbuffòeseguìHenkelsultetto.Ilpoliziottodai capelli castani, corporaturadagiocatoredi football e taglioa spazzola, tornò in
corridoio proprio mentre la porta della terrazza si richiudeva. Una lama di luce, in cima a unascaletta,sispensedavantiaisuoiocchi.«Disopra»,urlòalsuocollega.Poisilanciòsuigradiniespalancòl’usciodimetallo.Abbagliato dal sole, si voltò di centottanta gradi: la terrazza eramolto piccola, occupata per la
maggiorpartedallabiancheriadell’hotelstesaadasciugare.«Nonsarannolontani».Ilcollegasiaffacciòdalballatoio.Sottodilui,infondoalvicolo,sivedevalatettoiadiSha’arha-
ShalsheletStreet,laviachesegnavailconfinetrailquartiereebraicoequellomusulmano.«Diquanonpossonoessereandati»,constatò.Inquelmomento,trailcorodivociininterrottechesialzavadallastrada,siudìunostridiodiferri.Idueagentialzaronolosguardoindirezionedelsole,versolaportadiDamasco.Oltreadalcuni
tetti,aunacinquantinadimetrididistanza,sivedevaunponteggioditubisospesinelvuoto.Inquelloposizionatosullospigolodelpalazzoc’eraunapersonaappesa.HenkelprovòadafferrareViolaperunbraccio,manonciriuscì.Nonavevavistocosaerasuccessomaavevasentitoilrimbombodeitubieilticchettiodeibulloni
che saltavano uno a uno. Poi si era voltato e lei era appesa a uno spuntone arrugginito, le gambepenzolantinelvuoto.Sembravacheilponteggiosifosseletteralmentesgretolatosottoisuoipiedi.«Cercadiafferrarelamiamano»,leurlò.Violanonrispose.Eraavvinghiataaltuboecercavadidondolarsiconlegambe.
«Dài!», la incitò ancora l’agente dell’SSV.Appoggiò il computer e si sdraiò su una passerella dilegnoperallungarsiversodilei.Laragazzaespiròcontuttal’ariacheavevaneipolmoniestaccòunamanoperafferrarequelladi
Henkel.Cercòdiflettereimuscolipertentarediraggiungerlo,maquandosisentìsfioraredallesuedita, le mancò l’appoggio: il ferro al quale era appesa dette un nuovo scossone e si staccòcompletamentedalponteggio.Nonfeceneppureintempoarendersicontodiquantostavaaccadendochesiritrovòcatapultatanel
vuoto.Agitò le braccia, nel disperato tentativo di opporsi alle leggi di Newton, ma senza ottenere il
risultatosperato.Cadde inesorabilmente verso la strada per un tempo che non riuscì a quantificare. Poi
all’improvvisoprovòundolorelancinanteallaschiena.Iduepoliziotticorseroatestabassasultetto.Unodeiduefuggitivieralì,apochimetrididistanza.Quando furono abbastanza vicini per rendersi conto che era la donna, la videro precipitare nel
vuoto,insiemeatubidiferro,vitiebulloni.Ilbiondoestrasselapistolaelapuntòversol’uomo,cheeraancorasdraiatosulponteggio.«Fermo»,gliurlò.Luiparvenonsentirli,cosìl’agenteesploseuncolpo,cheandòainfrangersisuunmuro.L’unico
effettofuquellodiimpregnarel’ariadicalcinacci.Il fuggitivo alzò lo sguardo ma, invece di arrendersi, strisciò lungo la facciata del palazzo. Si
aggrappòallapartediponteggioancoraintegraecominciòacalarsiversoilvicolosottostante.I due agenti, in bilico sulle tegole del tetto, lo osservarono senza poter far nulla. Dalla loro
posizionenonavrebberomaipotutoraggiungerlo,perchélaparteditubicrollataeraproprioquellachecollegavaidueedifici.L’agentedaicapellicastaniurlòqualcosainebraico,agitandolebraccia,epoisisporsepervedere
infondoalvicolo.Henkel raggiunse il selciato di Shuk ha-Tsaba’im Street aggrappandosi ad alcune capriate di
cementoecalandositraduetettoiespioventi.Allasuadestrac’erauntunneladarchigotici,gremitodibotteghe,cheprovenivadalMurodelPianto.Asinistra,tratappetiappesiamo’disoffitto,tendecolorate,frutta,sandali,boccettediacquabenedetta,souvenirdiognitipoedecinedituristi,siaprivaunadellepiùimportantiviecommercialidellaCittàvecchia.Sempre con il computer inmano, cercò di orientarsi, per cercare di individuare la zona in cui
doveva essere cadutaViola.Era precipitata nel vuoto da almeno diecimetri d’altezza.Non sapevacosaaspettarsi.Alzò lo sguardo: in quel canyon profondo, odoroso di cibo e gremito di gente, la luce del sole
faticavaadarrivare.Maciònonostantelavide:ilsottotenenteeralì,inpiediapochipassidalui,neipressidellaverandadiunvenditoredioggettireligiosi.C’erauncapannellodigenteattornoaleicheguardavastupitalavoraginenellucernarioelescheggedivetrosulpavimento.Un uomo dimezza età, con una folta barba arruffata, calvo e calato in una tunica bianca, stava
gesticolando,imprecandoinarabo.Violaannuiva,maleistessanoneraingradodispiegarecomefosseriuscitaadatterraresuquel
cumuloditessuti.Mentreprecipitavanelvuoto,lasuacadutaerastataattutitadaqualcosadimorbido.
Ricordavadiessersisentitasballottataadestraeasinistra,comeinunagigantescagiostra.Poisieraritrovataavvoltadapiùstratiditelablu,lisciaedimaterialeplastico:conogniprobabilitàunasortaditendatesasoprailvicoloperdifendereituristidalsole,dallapioggia,omagaridaicalcinacci.Senzasapereesattamentecome,avevacominciatoa rotolareepoiera finitadritta sul lucernario.
Avevasentitoilvetrospaccarsisottodileieallafinesieraritrovatalì,inquellaveranda,stesasuuncumulodiabiti,stoffeemorbidamussola.«Scusate.La ragazza è conme…», intervenneHenkel in ebraico.Sventolò l’ultimabanconotada
cinquecentoeuro,indicandoildannoallaveranda,epoisiinchinò.«Èstatounincidente».SiavvicinòaViola, controllandoche invistanonci fosseromilitaridipattuglia, e laabbracciò.
«Staibene?».Lei,losguardopersosuitappeti,annuì.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pocodopo.-35:44:15alladeadline.La guida Massoud Dinmohammadi fu fatta accomodare in una moderna sala riunioni, un
caleidoscopiodicristallo,marmo,acciaioealluminiosatinato.Si trovava al primo piano di un grande edificio, collocato nel centro della base e denominato
Building 1. Oltre le ampie vetrate a specchio – che rivestivano la parete esterna del palazzo – sivedevanoquattrograndihangareunandirivienidimezzimilitari.Sullosfondo,avvoltanellanebbiadel mattino, svettava una gigantesca cupola metallica. Dalla sua posizione si scorgeva solo lasommità:sembravaunimmensoombrellolucente,tantograndedacontenereuninteroquartiere.Massoudsisedetteinunadellesediedisposteattornoaltavoloovaleeattese.Eradistruttomafelice
epienodisperanza.Dopocheilgiornoprecedenteavevaaccompagnatoisuoinuovidatoridilavorofinoallabase,erarimastoaccampatofuoridaicancelli.Elacosasierarivelatautile,cosìcomeilfattocheavessecontribuitoaritrovareunadelleragazzefuggitive.Quellamattina,infatti,unadelleguardieavevabussatoalparabrezzadelsuopick-upNissanel’avevainvitatoaentrare.Aveva fatto di tutto per farsi ingaggiare come guida per quella missione, e alla fine era stato
premiato.Passavaperessereunapersonaaffidabileepotevavantaregrandeconoscenzadellazonadell’AdjiChay:esattamentelecaratteristichecheavevarichiestoquellagenteunpaiodigiorniprima.Grazieasuofratello,così,erariuscitoafarsiassumere.Manonl’avevafattoperisoldi.Tutt’altro.L’avevafattopersuafigliaAna…soloperpotervederemeglioilfamosoMeidan.Sidicevachequelluogo,cheglistranierichiamavanosemplicementeSitoA,fossemagicoechelì
lepersoneguarisserodaognimale.Forseeranosolodicerie,alimentatedalmisterochecircondavaquella base grande come un’intera città. Nella sua situazione, però, anche una semplice leggendapotevafareladifferenzatralavitaelamorte.Distolse losguardodallacupolacheriempival’orizzonteesiconcentròsullasalariunioni:sulla
paretedicristallocampeggiavaun’enormeaquilaconillogoGenARTIF.Accantoeraposizionatounmobilediebanoeundispositivopervideoconferenze.Inquell’istante,dalcorridoiosbucaronoquattropersone:tremilitaricinesiinmimetica,confucili
d’assaltosullespalle,eunadonnaavvoltainuntailleurscuro.Icapellinerilesfioravanolespalle,lapelleerabianca,quasipallida.Iltagliodegliocchieraleggermenteamandorla.Senonl’avessevistamuoversi,l’avrebbepresaperunastatuadimarmo.Sisedettedifrontealuiepoggiòcongraziaunacartellinaalcentrodelgrandetavolo.«Innanzituttovolevoringraziarlaperaverciaiutatoaritrovarelaragazza»,esordìXiaochenZhao
inunaraboingessatomaimpeccabilesottoilprofilodellagrammatica.«Mièdispiaciutochel’altraragazzanoncel’abbiafatta…»,feceMassoud,riferendosiall’incidente
d’auto.Sipassòunamanosullafoltabarbae,primad’abbassarelosguardo,lanciòun’occhiataallacinese.«Midicevanochevolevaincontrarmi…»,tagliòcortoXiaochen.L’uomo annuì, scuro in volto. «Mia figlia, direttrice… è gravemente malata e si dice che qui
possiateguarirla!».Andòsubitoalpunto.Nessungirodiparole,dauomoconcretoqualera.Xiaochenaccennòunsorrisodirammaricoesilasciòcaderesulloschienaledipelle.«Temochele
suesperanzesianomalriposte,signorDinmohammadi.Quinonguariamoimalati…».«Le ragazze», insistette lui. «Le ho viste con i miei occhi. Sono malate e sono qui per essere
guarite!».La cinese si alzò di scatto. «No, signor Dinmohammadi. Qui ci occupiamo di angiosperme e
palinologia.Vedequell’edificiolàinfondo?».Xiaindicòlacupolafuoridallavetrata.«Èunagrandeserra,lachiamiamoilGiardino.Lì,incrociamovariespecievegetali.Èquestochefacciamo…nulladipiù».Massoudnonreplicòesilimitòafarcaderelosguardosuitremilitariarmatidituttopuntofermi
sullaporta.Ancheseeraevidentechequelladonnamentisse,nonavrebbesaputocosadire…Luileaveva viste le ragazze, quella morta e quella ripescata dal fiume. Avevano qualche malattia. Nonsapevaquale,ovviamente,madiunacosaeracerto:eranolìperessereguarite!«Hosentitoancheioquestevoci,mapurtroppononguariamoimalaticomedicono…»,continuò,
accondiscendente, la cinese.Lamarmagliadigenteaccampatadagiorni fuoridai cancelli avrebbepotutocrearleproblemi.Sapevacheiservizisegretiamericaniavevanofiutatoqualcosasullecavieeaveva ricevutoMassoud proprio per quelmotivo: sperava che l’uomo avrebbe potuto convincerequelpiccoloesercitodipezzentiadandarsene.«Facciamo così, signor Dinmohammadi», disse lei. Poi estrasse dalla cartellina un assegno già
compilatoeglieloporsecomesesitrattassedelSantoGraal.«Perringraziarladiquelchehafattopernoiquestamattinaledaròunaltropiccolocompenso.Magaripotràesserleutilepersuafiglia…».Massoudloafferrò:tremilionidiriyāl,pocopiùdicentodollari.“Nonsonoquiperisoldi…ma
perAna!”,avrebbevolutodire.«Seavremoancorabisognodiunaguida,cirivolgeremocertamentealei»,concluseXiaochencon
unsorrisoaustero,mentreimboccavalaporta.«Accompagnatelofuori».
47
GerusalemmeEst.Oralocale11:55.-35:04:25alladeadline.IlquartierediIssawiya,abitatoperlopiùdapalestinesi,èunodeipiùpopolaridiGerusalemme.La
maggiorpartedellefamiglie,nonpotendopagareisalatipermessidicostruzione,viveinabitazioniabusivecheilComunestaprogressivamenteabbattendo.E le ruspe, intente a demolire un compound di due piani, erano al lavoro anche quellamattina,
quandoAndreasHenkeleViolaPuccinisceserodaunpullman.Iduesiguardaronoattornospaesati:c’erano voluti pochi minuti per arrivare dai fasti ricchi di storia del centro a una delle zone piùpoveredellacittà.Il clangore deimotori diesel rimbombava sulle facciate dei palazzi ancora in piedi e di tanto in
tantosisentivanourladidonneeschiamazzi.Facevacaldo.Lastradasucuisiincamminarono,largae dritta, era interrotta da buche e da arbusti che emergevano dall’asfalto. Ai lati, in più punti, sivedevanomaceriedimattonicolorsabbiadaiqualiemergevanoferriarrugginiti.«La ragazza dovrebbe abitare da quella parte», comunicòHenkel, fissando unamappa tascabile.
«Fratreisolati».Davanti a loro adesso, accanto a unprefabbricato di lamiera, si stagliavaun cumulodi legname
accatastatoedeimattoni.Sullosfondo,avvoltodaunaragnateladicavielettrici,sinotavailmurodiunedificioancorainpiedi.«Guarda»,glifecenotareViola,bloccandol’agentedell’SSVconunbraccio.«Che cosa?», domandò Henkel, augurandosi che lei non avesse improvvise crisi di nervi.
Nonostante solo un’ora prima si fosse trovata in pericolo di vita sembrava non aver risentitodell’accaduto.Malaconoscevatroppopocopersaperequalipotevanoesserelesuereazioniasimilisollecitazioni.«Il motorino. Davanti al garage». La ragazza indicò con l’indice in direzione di un edificio
fatiscentepocodistante.«Nontisembr…».Inquell’istante,dadietrouncumulodicementosbucòunagiovane,conduecomputerportatiliin
mano.ElisabethRavitzavevapaura.Dopolaseraprecedente,anchequellamattinaavevarischiatodiessereuccisa.Come aveva temuto, l’uomo con il pizzetto era andato nello studio di Aaron Friedman e aveva
trovatoilsuonumeroditelefono.Erasoloquestioneditempoprimachearrivasseancheacasasua.Con il magone, si voltò verso il portone. Aveva comprato quell’appartamento un anno prima,
insieme al suo fidanzato. Era da poco andata via di casa e le era sembrato un ottimo affare:centonovantamilashekel,pochissimi,separagonatiaiseicentomilacheservivanoaBeitHaninaoaShuafat.Certo,lacostruzioneeraabusiva,cometutteinquellazona,maleavevanogarantitochelecartesisarebberosistemate.Ovviamentenoneraandatacosì:Israele,perfarpostoanuoviinsediamentiebraici,avevadecisodi
confiscarelecasediquindicimilapalestinesielamunicipalitàavevanotificatoanchealeiunordinedi abbattimento. Elisabeth, che fino ad allora aveva vissuto nell’agio, protetta dalla sua influentefamiglia, non l’aveva presa bene. Peggio di lei però l’aveva presa il suo fidanzato, che inquell’alloggioavevainvestitoirisparmidiunavita.Quellacheeracominciatacomeuna favolaallaGiuliettaeRomeo,un’unione impossibile traun
palestineseeun’israeliana,sieracosìdisintegratacomeunabottigliasugliscogli.Walid,forseancheprendendolaquestionedellacasacomescusa,avevasbattutolaportaesen’eratornatoaGaza.Eadessolei,cheloamavaancora,eraneiguaieproprioacausasua:dovevascapparedaIssawiya
ilpiùinfrettapossibile,primacheilgigantecheavevauccisoilprofessorevenisseacercarla.Mentrecamminavasulmarciapiede,direttaalmotorino,ilcuorelebalzòingola.Perunistantele
mancòilfiato,biancadallapaura.Si bloccò di colpo, fingendo di armeggiare con il portatile che aveva nello zaino. Poi lanciò
un’occhiataoltreuncumulodimacerie:c’eraunadonna.Avevacapellicortienerietenevalemanilarghe,comeperrassicurarlasulfattochenonavessearmiconsé.Peròeralei,quellachel’avevainseguitafuoridalcampus.Perunistantefuindecisasuldafarsi…Masoloperunistante:decisechenonleinteressavasapere
chiera,siinfilòlozainoinspallaeacceleròilpasso.La donna, dall’altra parte della strada, si agitò, gesticolando concitatamente. Urlò qualcosa, ma
nellaconfusionedelleruspeElisabethnonriuscìaudirla.Raggiunseilmotorinoinpochiistanti,simiseacavalcionieprovòadavviarlo.Manon ci riuscì, perchéunuomochenon avevamai visto appoggiò la suamanonerboruta sul
manubrio.«Vaidaqualcheparte?»,ghignòHenkel,beffardo.Quattrominutipiùtardi,ViolaeHenkelavevanoriportatolaragazzanelsuomonolocalel’avevano
legataaunasediacondelnastroisolante.Inunaltrofrangente,ilsottotenentenonavrebbeaccettatosimilimetodi,tuttavialecircostanzel’avevanoconvintaadassecondarel’agentedelVaticano.«Chisiete?»,singhiozzòElisabethinebraico.Henkel si spostò di un passo fino alla finestra. Era chiusa, e una tenue luce giallognola filtrava
attraverso le imposte.Nellapenombra riuscivaadistingueremeglio l’arredamentodellastanza:untavolinorettangolare,quattrosedieeunlavandinocolmodistovigliedalavare.Ovunqueguardasse,perterra,sullacredenza,perfinosullettosfattovedevapartidicomputer,caseemonitor.«Perché sei scappata dallo studio di Friedman?», le domandò l’agente dell’SSV in inglese, per
permettereancheaVioladicomprenderelaconversazione.«Chisiete?»,ripetéancoralagiovane,questavoltanellastessalinguausatadaHenkel.Ilmascara
nerosugliocchierasbavatoeunalacrimalesolcavalaguancia.«Iononhofattonulla».Viola finse di non ascoltare e si mise ad armeggiare con lo zaino della ragazza. Estrasse due
portatilieunfascicolettorilegato,unaspeciedimanoscritto.Sullaprimapaginac’eraunnomeeuntitolocheattiròsubitolasuaattenzione:Thegodlessbible,“LabibbiasenzaDio”.«Perché quell’uomo ti seguiva?», Henkel provò con un’altra domanda. «Quando sei fuggita dal
campus,ungrossoHummersièmessoalletuecalcagna.Senoncifossimostatinoiadessosarestisultavolodell’obitorio».Elisabethalzòlosguardo,perplessa.Ineffettiquell’uomoavevaragione:senonfossestatoperil
furgone FedEx, sul quale aveva visto salire la donna che le stava di fronte, forse l’assassino diFriedmanl’avrebbeacciuffata.
«Cosavolevadate?LastessacosachecercavinellostudiodiFriedman?».L’unicarispostafuunsingultosoffocatoingola.Viola scosse la testa. Era evidente che con quella strategia Andreas non avrebbe ottenuto nulla.
Dovevaintervenire.«Elisheva,ricominciamo.Vuoi?»,chieseaccondiscendente,passandol’indicesulnomestampatosullatesina.«Elisabeth…»,larimbrottòlei.«Cosa?»«MichiamoElisabeth…solomiopadremichiamaElisheva».«Ok, Elisabeth», sorrise Viola, avvicinandosi a lei e sciogliendole i polsi. «Forse abbiamo
cominciato con il piede sbagliato. Dopotutto, però, come diceva ilmio collega, siamo stati noi asalvarti…».Lei fece cadere lo sguardo suHenkel.Annuì,ma nel frattempo si domandò se aveva abbastanza
spazioperriuscirearaggiungerelaporta.L’agentedell’SSV,quasileavesselettonelpensiero,sispostòeandòadappoggiarelespallesullo
stipite.«Mi vuoi parlare di questo documento? Ha a che fare con la Bibbia. È questo che ti collega a
Friedman?»,mentre facevaquelladomandacercavaunpossibile filo conduttore tra i rotoli rubati,l’astaequellagiovanedalletreccinerasta.Leirimaseancorainsilenzio,masubitodopoannuì.«Ok!El’uomosull’Hummervolevalatuatesina?».Elisabethfusulpuntodidirequalcosa,poiperòsibloccò,indecisasefidarsideiduestranieri.«Senti…Nonabbiamotempodaperdere»,ruggìHenkel,perentorio.«Noisiamodallatuaparte,ma
l’altrotiziono.Etiverràacercaresenonparliallasvelta».«No»,risposeseccaElisabeth.«No.Noncercavalamiatesina.Cercavailmionumeroditelefono…
chel’avrebbeportatoqui».Violaaccennòuntiepidosorrisoepreseasfogliareildocumento.«Quelfottutoyankeemivuoleammazzare».Aquelleparoleunanuovalacrimasgorgòdagliocchi
diElisabeth,chedopounsinghiozzosussurròappena:«L’hovistocheuccidevailprofessore…eccotutto!».«Non sa nulla dell’asta!», constatò Henkel, scuotendo il capo. «È una pista morta, dobbiamo
contattarel’ultimopartecipante.IlToroandràsicuramentedalui».Violasialzòinpiediemostròunapaginasuldocumentoscrittodallaragazza.«SeElisabethl’ha
vistouccidereFriedmanèinpericoloanchelei!».Luisospirò.«Forse.MaèpiùprobabilecheilTorocerchidiportareaterminelasuamissione.Ho
la sensazione che abbia fretta». Tacque, come se non fosse del tutto convinto del ragionamento.«Stanarelaragazzaglifarebbeperderetempo:seconsideriamoletempisticheconcuistacompiendoisuoidelitti,direicheèpiùprobabilechevadaadAtene.Lasciamolaquieandiamocene».«Ehi…Iovistoascoltando!»,improvvisamentelagiovaneparveriacquistareunpo’digrinta.«Ese
invecetornasseacercarmi?Nonvoglioesserciquandoqueltizioarriverà».«Vaiallapolizia,allora!»,leproposeHenkel.«Efaifintadinonavercimaivisto».«Aspetta, guarda qui», intervenne Viola, con il dito sulla tesina. «“Traduzione letterale della
Bibbia”»,lesseconcalma.«NonèlostessotipoditraduzionechefacevaZonca?»«Eallora?»«EsepotesseesserciutileacapireilmoventedelToro,ilmotivoperilqualestauccidendochiè
venutoacontattoconqueirotoli?».
Henkelnonreplicò,masi limitòaestrarre labrochuredell’astadaPaolini,cheancora teneva intasca.«Cosasaidiquestirotoli?PerchéFriedmanlivolevaacquistare?».Inunistanteilvisodellaragazzasiilluminò,comerischiaratodaunraggiodisole.«Leguerredi
Yahweh?»,mormoròincredula.«Alloraavevoragione…».
48
GerusalemmeEst.12:02.-34:57:05alladeadline.«Cosaintendicon“avevoragione”?».ViolaeHenkelsiguardarono,stupiti.«SaiperchéFriedman
erainteressatoaqueirotoli?»«LeguerrediYahwehèunodegliundicilibriperdutidellaBibbia».LagiovaneElisabeth,allavista
di quel documento, aveva immediatamente mutato il suo atteggiamento di diffidenza verso i duesconosciuti.«Vengonodefinitiinmoltimodi:“Scritturemancanti”o“LibrideiVeggenti”.SitrattaditestichesonocitatinellaBibbia,machenessunohamaipotutoleggere.QualcunoipotizzachesianostatinascostidagliIlluminatiperpoterpoi,intempimigliori,essereusatiperdistruggerelaChiesadiRoma».«Comesaiquestecose?»,lechieseViola,incuriosita.«Miopadreèunrabbino…sonocresciutastudiandolaBibbia».«Perqualemotivodicevicheaveviragione?»«Per Friedman… simormorava che fosse un raeliano, un seguace diRael.Le guerre di Yahweh
potrebberocontenereiriferimenticheneisecolisonostatioccultatisuYahweh».«Nontiseguo».«Yahweh non è quello che ci hanno sempre raccontato. In ebraico era chiamato ish milchamah,
letteralmente“uomodiguerra”.EraunElohìm,unconquistatoreacuifuassegnatounterritoriodagovernare,quellachepoièdiventatalanostraTerraSanta.Disicurononeraundio…».«E cosa c’entrano i raeliani?», chiese ancoraViola, che non trovava un filo logico nel discorso
dellagiovane.«Loro credono che la vita sulla Terra sia stata creata da una civiltà extraterrestre, attraverso la
genetica»,replicòElisabeth.«SecondoiraelianiiltermineElohìmdellaBibbiasiriferiscea“colorochearrivaronodalcielo”,opiùprecisamenteagliextraterrestri,checicrearono“aloroimmagineesomiglianza”».«Maperfavore!»,sbottòHenkel.«Nonpossiamostarequiasentirequestestronzate!».«E perché Friedman poteva essere interessato a questi rotoli?». Viola ignorò Andreas e mostrò
ancoraunavoltailcatalogodell’astaaElisabeth.La ragazza si alzòdalla sedia, ancheperverificare che l’uomonon laobbligasse con la forza a
rimanereseduta.Manonsuccesse.«Rael, ilfondatoredelmovimento,hasostenutodiaverappresoquesteinformazionidirettamentedaYahwehinpersona:unElohìmdiventicinquemilaannicheglièapparsoinFrancia,neglianniSettanta».«Tutteidiozie…»,lefeceecoHenkel.«Nonstarlaasentire!».«Questoèquellochecredevailprofessore,sedavveroeraunraeliano»,lointerruppelei.«Iomi
limitoaleggereilVecchioTestamentoeainterpretarlo…».«Edèciòchehaifattoinquestatesina?L’avevidataaFriedman?».Elisabeth annuì. «LaBibbia è un po’ comequei contratti stipulati su internet, li accettiamo senza
neppure leggerli. Io invece leggoestudio iTestiSacridaquandoerobambina.Hosemplicemente
raccontatoquello chemi sembra di capire, traducendo i testi letteralmente. È da questa lettura chededucochel’AnticoTestamentononparlaaffattodiDio…».Henkelfeceunsorrisosardonico.«Escommettocheparladiextraterrestri…».«In più punti la Bibbia parla di alta tecnologia, di macchine volanti, di ingegneria genetica!».
Elisabeth feceunapausaperdarmodoai due intrusi di assimilaremeglio le sueparole.Le eranocostatefatica,annidiricercheesoprattuttoilsuorapportoconilpadre.Neavevaparlatonellasuatesina, con la conseguenza dimettersi contro anchemolti dei professori dellaHebrewUniversity.Molti,manonFriedman.«PensateaAdamoeEva»,proseguì lei.«NellaGenesinonsiparlamaidi“creazione”,maviene
usatoiltermineletterale“fabbricazione”.Eperfabbricarel’uomosidicechegliElohìmusaronoilloro tzelem, cioè un “qualcosa” di concreto in grado di contenere la loro immagine». Elisabethgiocherellò con il piercing sul naso, in attesa di capire se doveva spiegaremeglio quel concetto.Decise di sì. «Un “qualcosa” in grado di contenere l’immagine di qualcuno. Non vi sembra unadescrizione delDNA fatta usando il linguaggio a disposizione degli antichi? I Testi Sacri parlanoquindidiinterventidiingegneriagenetica,nientedipiù».Henkel trattennea stentouna risata.Assunseun’espressione tipicamentemilitaree scosse il capo.
Poicominciòadaccarezzarsiicapellitagliatiaspazzola.«La Bibbia è un libro di storia, uno come tanti». Elisabeth tacque per un istante, questa volta
giocherellando nervosamente con le treccine. Non sapeva se proseguire, ma valutò che potevavalerne la pena. «Parla di esseri venuti dal cielo che hanno “fabbricato” l’uomo. E ci viene dettoperfino con cosa questi esseri arrivarono. Quelle che oggi definiremmo astronavi, nel VecchioTestamentovengonochiamateinmoltimodi:merkavah,ruach,kevod».«Il kevod è la “gloria di Dio”», la corresse stizzito Henkel, riferendosi alla traduzione
comunementeusatadiqueltermine.Lagiovanesorrise.«UnagloriadiDiocheuccidevachiunquesitrovasseneisuoiparaggiquando
passava,amenochenonfosserodietrodellepietre;ochepotevaesserevistasuprenotazione».Violascosselatesta.«AvetemaimessoinrelazioneGiobbe,EsodoeiSalmi?Iol’hofatto.Ilkevodèunamacchinaatutti
glieffetti,cheDiostesso,ammessochefossedavveroDio,noneraingradodicontrollare!».Presedalle mani di Viola la tesina e ritrovò una pagina dei suoi scritti. «E i Cherubini, vogliamoparlarne?».Mostròunatabellaeattesecheiduelaguardassero:
ILCHERUBINO|CINQUE|CUBITI|DIALA
1Re6,24
LALAMABRUCIANTE|EROTEANTE
Genesi3,24«Questesonotraduzioniletterali!Unpo’diversedacomelericordate,eh?»,chiarìElisabeth.«Sono
entramberiferiteaiCherubini,checomevedeteeranocostituitidauna“lamarotante”e“bruciante”eavevanoun’alalarga“cinquecubiti”».«Noncapiscodovevuoiarrivare…»,bofonchiòHenkel.«Eguardatequesto».Trovòun’altrapaginaepicchiettòconilsuoindiceminuto.
YAHWEH|STAVASEDUTO|SUICHERUBINI1Samuele4,4
ECAVALCÒ|SUUNCHERUBINO|EVOLÒSalmi18,11
«I Cherubini non sono “angeli”, come ci hanno sempre fatto credere. Sono macchine volanti e
Yahwehlecavalcava!».Henkel e Viola si guardarono in viso. Mentre lei sembrava realmente interessata a quelle
rivelazioni,l’agentedell’SSVparevapiùdivertitochescettico.«NonvistodicendocheDiononesiste…masolochelaBibbianonneparla.Raccontaunastoria
del tuttodiversa…Il testochenoiconosciamoè statocopertodaunametaforicacoltredimisterosolopernascondereilverosignificato:cheinveceèlampanteselosilegge».«QuindisarebbelampantechelaBibbiaparladegliextraterrestri…»,sintetizzòsarcasticoHenkel.
PoiscosselatestaeappoggiòunamanosullaspalladiViola.«Dobbiamocontinuareadascoltarla?»«Pensateci…», si intromise ancoraElisabeth. «Questi testi sono stati scrittimigliaia di anni fa…
comepotevanopersonecheconoscevanoamalapenailcavallospiegareoggettivolantioesserichevivevano per secoli? Conmetafore: li chiamavano dèi immortali, dicevano che erano discesi dalcieloecheviaggiavanoabordodi“carrivolanti”».«Un po’ come il “cavallo di ferro” che i pellerossa usavano per definire il treno nel vecchio
West…», assentì Viola. «Ma questa storia come ha a che fare con Friedman e con Le guerre diYahweh?».Elisabethsorrise.Laragazza,forse,avevacapito.«ICherubini eranomezzi di trasporto.Ci sono decine di citazioni bibliche nellamia tesi, in cui
Yahwehvienedescritto a cavalcioni di questi “carri”.Ci sonopassaggi in cui vienemenzionato ilventoeilfumocheprovocano,ilrumorecomediuntuono,laforma,ledimensioni.Seneparlain1Cronache28,in2Samuele22,neiSalmieovviamenteinNumeri.ÈlìchevengonocitateleLeguerrediYahweh».Elisabethsfogliòfreneticamentelasuatesina,finoadarrivareaun’immagine:
«Quella che vedete è la riproduzione di una scultura di tremila anni fa, trovata aToprakkale, in
Turchia.IlCherubinopotevaavereunaspettosimile?StandoalpocochesappiamosulleGuerrediYahweh,qualcunoipotizzacheilibriperdutipotrebberoconteneredescrizionidettagliatedellearmie
deimezziditrasportodegliElohìm.Forseèquestoilmotivopercuifuronooccultati…».«Basta. Ne ho avuto abbastanza!», sbottò Henkel. «Sono stanco di questi vaneggiamenti. Se
vogliamo ritrovare i manoscritti degli Illuminati dobbiamo seguire il piano. Dobbiamo trovarel’ultimopartecipanteall’asta».«Io vengo con voi!», disse Elisabeth, l’aria risoluta. La sua espressione si fece dura e fissò
intensamenteViola,cheleerasembratapiùinclineadascoltarelesueteorie.Avevamillemotivipervolerli seguire, ma solo uno le premeva davvero più della sua stessa vita. «State cercando imanoscrittidegliIlluminatieionesomoltopiùdivoi,doveteammetterlo.Vipotreiessered’aiuto».«Nonseneparla».«MisterKevod»,replicòinfinelagiovane,piantandogliocchivispisuHenkel,«l’avetedettoanche
voi…Serestoquisonoinpericolo:queltiziopotrebbetornareacercarmi!».
49
Atene.13:20.L’hostess si accovacciò e poggiò delicatamente una mano sulla spalla del Toro. «Signore», gli
sussurrò,sorridendo.«Siamoappenaatterrati».Ilsudamericanoaprìgliocchiesitrovòdavantiilsuoabbondantedécolleté.Siassestòsulsediledi
secondaclasseesorrise.Sieraappisolato.«Grazie», sospirò, con la bocca impastata. Poi si guardò attorno: gli ultimi passeggeri del volo
TurkishAirlines stavano scendendodal portellone anteriore e nella parte posteriore non c’era piùnessuno. Fuori dall’oblò, sulla pista, splendeva il sole. Dallo sventolare dei teli sui carrelli dellevaligie,sembravaperòcifosseungranvento.Si alzò, accese il cellulare e prese il bagaglio amano.Aveva raggiuntoAtenemolto prima del
previsto: dopo aver parlato al telefono conVenezia si eradiretto all’aeroportoBenGuriondiTelAviv e si era imbarcato sul primo volo disponibile, che fortunatamente era partito da lì a pochiminuti.L’unicanotastonatadelviaggioerastatal’impossibilitàdiaccomodarsi,comesuosolito,inprimaclasse.Mad’altrapartenonavevaavutomoltascelta,vistigliordinidiignorarelaragazzinaedioccuparsidi“Atene”.Mentresiavviavaperilcorridoiodell’aereo,trascinandounpiccolotrolleyverdemilitare,perun
secondotornòconlamenteaduegiorniprima.Era nell’area di sosta di Calenzano, a nord di Firenze. Era trascorsa poco più di un’ora
dall’incursionenellacasad’astePaolini,eluierafermoconilmotoreacceso.Tuttoeraandatonelmiglioredeimodi,duedegliobbiettivieranogiàstatisistematienessuninnocenteerastatoferito.Ilgrossobauled’alluminio,all’internodelqualeeranocustoditiirotolirubati,adessoerasulsediledelpasseggerodel suo furgoneMercedes-Benz.Sul retrodelveicoloc’eraancheunoscooter,cheglisarebbeservitoperportareaterminelasuamissioneunavoltaconsegnatiirotoli.Itreparamilitaricheloavevanoaiutatonell’attentatosieranogiàdileguati,dirigendosisuun’auto
sicuraversoArezzo.Lui,invece,avevaseguitogliordiniederaandatoall’appuntamento.Aveva alzato lo sguardo, verso l’autostrada alla sua sinistra. Le auto dirette verso Bologna
sfrecciavanoordinatamenteoltreipioppichedelimitavanol’areadisosta.Erasolo,sesieccettuavaungrossopullmanturistico,intentoafarecarburanteinunpiccolodistributoreconillogoQ8.Sieramessopiùcomodoeavevaaspettato.El’attesaerastatabreve:pocodopo,unagrossaBMW
nera,conivetrioscuratielatargadiplomatica,sieraaccodataalsuofurgone.Il Toro era sceso agilmente, portando con sé il baule, aveva girato attorno alla berlina e aveva
apertoilbagagliaio.Dall’autononerascesonessuno.Avevaposizionatoilpreziosocontenitoredeirotoli all’internodelbauleeavevaestrattounpiccolo trolleyRoncato.Poi aveva richiusoeavevadatoduecolpisulparabrezzaposteriore.L’autoavevamessolafrecciaederaripartitainunistante.Trascinandosidietrolavaligiaconleruoteerarisalitosulfurgoneel’avevaaperta:contenevauna
bella Beretta PX4 Storm, tre caricatori, alcuni indumenti e una cartellina. Aveva sfogliato anchequella, esaminando con calma la fotografia “graffettata” all’interno: si trattava di Atilio GarcíaPaolini,lasuaprossimavittima.
Il suono di un’email lo riportò al presente, nel moderno terminal A dell’aeroporto di Atene
EleftheriosVenizelos.IlToro estrasse il cellulare e aprì la comunicazione.Era dello stesso fidato collaboratore che il
giornoprimagliavevainviatolefotografiediFriedman.Questavoltaall’emailc’eranoallegatedueimmagini: inunasivedevalafigurainteradiunuomocorpulento,stempiatomaconicapellinerisulla nuca legati in una coda di cavallo.L’altra era un primopiano.Agiudicare dalla foto potevaaveretraicinquantaeisessant’anni,gliocchiettipiccoli,lapellecadenteebutterata.Iltestodell’emaildiceva:“YanisSimonides,Mitropoleos&Pentelis19B.Ierinonèrientratoacasa,
titoccheràstanarlo”.IlTorosospiròeripose losmartphonenellagiacca.L’unicaconsolazioneerachequellosarebbe
statoilsuoultimoobiettivo.Uscitosulpiazzalesalìsulprimotaxi.«PiazzaSyntagma,perfavore».
50
PeriferiaOvestdiGerusalemme,Israele.13:25.-33:34:59alladeadline.La vecchia Mercedes-Benz W126 seguì i cartelli per Sderot Begin e si lasciò il centro di
Gerusalemmeallespalle.Sitrovavanosull’autostrada1,l’arteriaprincipalechesidirigeversolecittàdellacosta.Iltraffico
era tranquilloe tutto intorno,sullecollinettecircostanti,scorrevanocampicoltivati,ulivi,arbustiepalme.Sullosfondo,nuvolespumosesistagliavanosuuncieloazzurro.Alcunecasettecandidedaltettoincoppirossisbucavanocomespinedaicespuglisullealture.«Avevidettochetisarestiresautile».Henkelstrinseilvolanteeguardòfugacementelospecchietto
retrovisore.Ancoraunavoltaavevaintavolatolaconversazioneininglese,l’unicalinguachetuttietreparlavanofluentemente.«Achepuntosei?».Elisabetherasulsediledelpasseggeroconunultrabooksulleginocchia.Picchiettavasuitastisolo
congliindicimaaunavelocitàdafarimpallidireunpianista.«Intanto,misterKevod,nonmiparediaversentitoungrazieperavervi trovatoun’auto!»,ghignòsarcastica.«Tipiace“signorKevod”,opreferiscichetichiamidirettamente“gloriadiDio”?».Mentremettevalafrecciapersuperareunfurgoncino,Henkelsilimitòaemettereungrugnitoea
scuotere la testa. Anche se all’apparenza teneva il broncio, era inutile negarlo: quella ragazzinaallampanataglipiaceva.ApartelesuefolliteoriesugliUFO,Elisabeth–cheperetàavrebbepotutoesseretranquillamentesuafiglia–sieradimostratamoltosveglia.Avevacompresoimmediatamentela situazioneeavevaafferrato l’unicaopportunitàdi salvarsi: loro.Chissà, forseavevaanchealtrimotivi,manelfrattempovalevalapenafarlefareglionoridicasa.D’altra parte, anche se portarsela dietro era rischioso, avrebbe potuto realmente rendersi utile.
Soprattutto perché, quando le avevano detto che la tappa successiva sarebbe stataAtene, lei si erasubitoattivataperaiutarliaespatriare.Enoneraunacosaaffattofacile,inunPaeseincuiicontrollidipoliziaeranoaogniangoloeiloropassaportisvizzerieranorimastinell’hotel.«Dei documenti non dovete preoccuparvi», aveva sentenziato lei, dopo che Henkel le aveva
raccontatopersommicapicosastavaaccadendo.LeavevaspiegatocheloroeranodelVaticanoecheimanoscritti degli Illuminati erano stati ritrovati qualchemese prima in Islanda. Purtroppo, avevaaggiunto,eranostatirubatieillorocompitoeradiritrovarli.«È stata una fortuna che i tuoi vicini ti abbiano prestato la macchina», intervenne Viola,
affacciandosidalsedileposteriore.«NonnevedevounacosìdaglianniOttanta».«AIssawiyasonosemprestatituttimoltogentiliconme…»,replicòlei,conunsobbalzonellavoce
esenzaalzaregliocchidalcomputer.«Achepuntosei?»,domandòancoraHenkel,questavoltaconmaggiortatto.«In Grecia ci sono tre operatori telefonici mobili:WIND Hellas, Vodafone-Panafon e Cosmote»,
spiegòElisabeth,conariadamaestrina.«Disolitoisistemidiprotezionedeidatisonosolidi.Quellocheglioperatoricuranodimenoperòèlasicurezzadeiportaliinternet».«Riesci a trovare quel numeroo no?», insistetteHenkel, cheper un secondodistolse lo sguardo
dall’asfaltoperguardareloschermodelcomputer.Prima di partire dalla città, Elisabeth aveva voluto fermarsi davanti a una grande farmacia
sormontatadaunacrocemedica illuminata.Eraentrataeneerauscitapochi istantipiù tardi senzaspiegareilmotivodellasosta.Poisieranodirettidoveleiavevaindicato,nonprima,però,diaverdecisodifareunpassoulteriore:ilToropotevagiàessereinviaggioversolasuaprossimavittima.La prima cosa da fare, nell’impossibilità di raggiungerla prima di lui, era quindi di avvisarlatelefonicamentedelpericolo.Poichénell’elencodiViolac’erasoltantol’indirizzo–eiltelefonodicasasuonavalibero–eranecessarioriuscireareperireunnumerodicellulare.Sempreammessocheneavesseuno.«Sei sicura di riuscire a violare tutti e tre i portali?», la interrogò il sottotenente, sporgendosi
ancoratraisedili.«Non dobbiamo necessariamente violarli tutti.Non se siamo così fortunati da trovarlo al primo
colpo…», rispose lei, con una punta dimalizia. «E direi che lo siamo. Dimmi di nuovo come sichiama?».Viola prese il foglio con i partecipanti all’asta e lesse l’ultima riga: «Yanis Simonides, 19B
Mitropoleos&PentelisStr.Syntagma,Athens,Attiki10557».Elisabeth sorrise. «Cosmoteera il portale più facile da violare.Hanno duecentoquattro clienti di
nomeYanisSimonides…masolounorisiedeaquell’indirizzo!».«Haiilnumeroquindi?»«Jawohl,misterKevod».«Chiamiamolo!».NellostessoistantelaMercedesarrivòaunosvincoloconl’indicazioneperAscalona.Difiancoa
loro adesso scorreva una serie di edifici dalle facciate candide e le imposte azzurre. L’ariacominciava a essere impregnata dell’odore del mare. «Di là», indicò Elisabeth, picchiando sulparabrezzaconildito.«ImboccalaStrada3».«Andiamoversosud?VersoGaza?».Henkelmiselafreccia,chiaramentepreoccupato.Sapevache
nelleareelimitrofeai“Territori”,icontrollidell’esercitoeranomoltofrequenti.SpessoipalestinesilanciavanocolpidimortaioversogliinsediamentialconfinedellastrisciaecosìloStatod’Israele–cheformalmentemantieneilcontrollomilitaredellazonafindallaguerradeiseigiornidel1967–aveva intensificato il livello di guardia. «Mi vuoi dire esattamente come intendi fare a farciespatriare?L’aeroportodiTelAvivèdallaparteopposta!».«Non ho mai detto che saremmo partiti da Ben Gurion», sentenziò lei, gelida. «Andiamo nella
strisciadiGaza».
51
Atene.14:30.Nonostante la funzione fosse terminata da alcuni minuti, un uomo rimase seduto nelle ultime
panche. Teneva lo sguardo fisso sul sarcofago del patriarca Gregorio V e non sembrava avesseintenzionedimuoversi.Lacattedralebizantinadell’Annunciazione,apochipassidalparlamento,erasemivuota.Gliultimi
fedeli erano incolonnati ordinatamente lungo la navata centrale e stavano uscendo lentamente supiazzaMitropoleos.C’eraodored’incensoeunlievebrusio.L’anzianopresbitero,foltabarbabianca,copricapokamilavkionacilindroecrocepettoraleasette
punte, scrutònellapenombra.Rimaseperalcuni istanti immobile,davanti alla splendida iconostasirecentementerestaurata,epoidecisediavvicinarsi.L’uomononlodegnòdiunosguardo.Nonstavapregando,anchese,inuncertosenso,speravache
lastradaperlasalvezzaglifosseinqualchemodorivelata…SichiamavaYanisSimonidesefinoaunpaiod’anniprimaerastatounostimatoaccademico.Era
specializzato in ingegneria genetica e, prima che scoppiasse la crisi ellenica, aveva lavorato inimportantimultinazionalidelsettore.Lesuesventureeranocominciatequando,perrispondereaunadelledomandepiùcomplessemai
affrontate dai genetisti, aveva pubblicato un saggio intitolato Angeli caduti. Nonostante fosse unconvinto sostenitoredella teoria evoluzionistica,Simonides si era infatti scontratopiùvolte con ildogma dell’anello mancante. Nei fossili relativi alla storia umana, non esistono reperti chedocumentino il passaggio evolutivo tra i primati e l’uomo stesso. Il cosiddetto anello mancante,appunto.Nell’intentodifornireunaspiegazionefuoridallerighe,quasiperscherzo,Simonidesavevacosì
elaboratounateoriaalternativa.I suoi studi erano partiti dalla sua grande conoscenza dell’antica Grecia. Secondo la mitologia,
infatti, gli dèi che vivevano sul monte Olimpo scendevano spesso tra gli uomini e talvolta siaccoppiavano con le loro femmine.Memorabili erano le avventure di Zeus, dai cui rapporti conragazzemortalispessonascevanofiglicongrandipoteri,daErcolefinoaElenadiTroia.I racconti di unioni tra dèi e umani erano presenti in moltissime culture del mondo. La stessa
Bibbia,nelLibrodiEnoch, raccontavadiduecentoangeli caduti che si eranouniti alle figliedegliuominieavevanogeneratounanuovastirpe.Quellestorieeranotalmentenumeroseche,auncertopunto,Simonidesavevaperfinocominciatoavederleconocchidiversi.Possibileche lamitologiapotesseessereinterpretatadiversamente?,sierachiesto.Potevaaveresensoignorareilsimbolismoeconsiderarequellestorieperquellochepotenzialmentepotevanoessere,cioè incontriconcreatureconcrete,realmenteesistentiegeneticamentecompatibili?Con quella teoria strampalata – che molti fanatici avevano collegato alle cospirazioni sugli
extraterrestri – riduceva di fatto l’essere umano a poco più di un ibrido. In quel modo, però, sisarebbero potute spiegaremoltissime anomalie genetiche delDNA. Anomalie che come scienziatoconoscevamoltobeneedicuiparlavanelsuosaggio.
Dal momento in cui le sue idee erano state date alle stampe, le comunità internet avevanocominciatoainteressarsialui.IsuoistudieranodiventatioggettodiconferenzeeSimonidesavevainiziatoaviaggiaresuegiùperl’Europa.Tuttofinoache,nelmondoaccademico,nonsieravenutoasaperedellasuaopera.Isuoicolleghi,chefinoalgiornoprecedenteloavevanostimato,avevanopresoadefinirlofolleeinadatto.Benpresto,anchelemultinazionalicheglidavanodamangiareloabbandonarono.Inpochimesilavitachesieracostruitoconfaticaglieracrollataaddosso.Nonavrebbepiùpotuto
riabilitarsi,amenochenonavessedimostratoinequivocabilmentediavereragione.El’occasioneglieraarrivataproprioattraversointernet.Unpaiodisettimaneprimaglierastata
inviataunaemailchesegnalavaun’interessanteastaaFirenze:parevachegliundicilibriperdutidellaBibbia fossero stati ritrovati. In quelli, più che in ogni altro documento, avrebbe potuto trovareconfermaallesueteorie.Maiavrebbeimmaginatoperòchepartecipareaquell’incanto,conungruzzoloraccoltointempodi
record su un sito di crowdfunding, lo avrebbe messo in pericolo di vita. Cosa che invece erapuntualmenteaccaduta.IlvibraredelcellulareneipantalonistrappòYanisSimonidesdaisuoifoschipensieri.Loestrassedallatasca,incertoserispondere.Ilnumero,precedutodalprefissointernazionale+972
nonglidicevanulla.Indugiòqualcheistante,sialzòeandòversolanavatalaterale.Infinerispose.«Non riattacchi», disse in inglese una voce maschile. «Sappiamo che è in pericolo e vogliamo
aiutarla».Ilgenetistarimaseimmobile,coniltelefonotraleditaelaboccasemiaperta.Sapevabenediessere
in pericolo, perché la cosa era stata ampiamente sbandierata sui forum che avevano contribuito adargli fama nelle web community. “Molti dei partecipanti a quell’asta sono stati uccisi…”, avevascritto uno degli utenti. E da quelmomento Simonides, per paura di trovarsi un killer seduto suldivano,nonavevapiùavutoilcoraggiodirientrareincasasua.«MichiamoAndreasHenkelesonodelVaticano»,sibilòancoralosconosciuto.«Comehaavutoilmionumero?».Simonidessisforzòdimantenereuntonocolloquiale,manella
suavocecominciavaadaffacciarsilapaura.«Devenascondersi»,aggiunseHenkel.“Bellascoperta”,riflettéilgreco.“Ineffettièproprioquellocheavevointenzionedifare…”.«Abbiamobisognodiparlarle.Possiamoaiutarla!».L’uomoindugiòancoraperunistante.Volseilcapoversolesplendideiconedall’altrapartedella
chiesaeinfinedecise.Forse,quella,erapropriolastradaperlasalvezzachestavaaspettando.«Nonpertelefono.Cidobbiamovedere».«Vabene».«Vi manderò le coordinate su questo numero», annunciò poi, d’impulso. Infine si affrettò a
riattaccare, ansimando come se avesse appena terminato una maratona. Non poteva sapere seincontrare quell’uomo, chiunque fosse, si sarebbe rivelata una buona strategia. Poteva essere unodegli scagnozzi della CIA che secondo la community erano alle sue calcagna. Oppure, piùprobabilmente,potevaesserepropriol’assassino.Oforseinvecedicevalaveritàevolevarealmenteaiutarlo…Neldubbioavevapresotempo,inattesadivalutarelealternativemigliori.E l’idea sucomeprocedereglivenneun istantepiù tardi: il presbitero, con indossouno sticario
impeccabilesieraavvicinatoeadessoeraaccantoalui.«CaroYanis,c’èqualcheproblema?Posso
essertiutileinqualchemodo?»,glidisse,battendolepalpebredietrogliocchialisenzamontatura.Ilgenetistaaccennòunlievesorrisoeannuì.
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ValicodiErez,Israele,strisciadiGaza.14:33.-32:26:59alladeadline.Henkel spense il cellulare diElisabeth e glielo passò.Aveva seri dubbi che il greco gli avrebbe
speditolecoordinate,maalmenociavevaprovato.Sospirò e avanzò lentamente lungoun tunnel semibuio e angusto, alto pocopiùdella sua testa e
largocircaunmetro.Iltettoeleparetieranoincementoarmatogrezzoedalsoffittopenzolavano,adistanzadidiversimetri,piccolelampadine.L’ariaerapesante,ammorbatadaunforteodorestantio.Elisabeth camminava davanti al gruppetto, lo sguardo dritto avanti a sé. Erano entrati in quel
cunicolo–chedallaBarrieraportavadirettamenteall’internodellastrisciadiGaza–diversiminutiprima,dopocheavevaricevutounSMSdiconferma.Sieranocalatiinquellocheaveval’aspettodiunpozzoperl’acqua,nonlontanodalkibbutzdiErez,ederanoscesipercircatrentametri.«Come facevi a sapere di questo tunnel?», la interrogò l’agente dell’SSV, per nulla convinto che
trovarsilìfosseunabuonaidea.«Walid.Ilmiofidanzato»,replicòElisabeth,conun’alzatadispalle.Ilmiofidanzato.Forseavrebbedovutoaggiungereexfidanzato.«Nonne sonocerta…», tuonòViola, strisciando i piedinellapenombra,«macredoche essere a
conoscenza di uno di questi tunnel e non denunciarlo alle autorità sia un reato molto grave». Siriferivaalfattocheiterroristipalestinesiusavanoproprioquellecaverneartificialiperinfiltrarsiinterritorio israeliano. Nei mesi precedenti, una grande campagna militare del governo ne avevadistruttedecine,lunghefinoaquattrochilometri.«EperchécredichesiaandatadasolaallaHebrewUniversity?Sareipotutasemplicementeandare
allapoliziaedenunciarel’omicidiodiFriedman…».«Ma avevi paura che ti facessero troppe domande. Sul tuo fidanzatomagari?», domandò Viola,
senza rallentare l’andatura e stringendo a sé una borsa con il portatile di Zonca. Si sentiva bene.Nonostanteilpericolo,nonostanteavesserischiatolavita,erafelice,quasieccitataperlamissione.Quelviaggiolestavafinalmentedandol’opportunitàdidimostrarechiera,buttandosiunavoltapertutteallespalle lafamadiraccomandata.Avrebbescovato ilToroe l’avrebbeconsegnatoaldottorRandazzosuunpiattod’argento.Elisabeth annuì. «Lui non è un terrorista…Ma da quando c’è l’embargo, la gente quimuore di
fame.IlmioPaesebloccalamaggiorpartedellemerci,noncisonoacquanémedicine».«Èuncontrabbandiere»,dedusseHenkelamezzavoce.«Qualèesattamenteiltuopiano?Unavolta
arrivati nella striscia, come pensi di farci espatriare…? I droni e gli F-16 israeliani pattugliano ilterritoriogiornoenotte!».«Eccoci»,lointerruppeElisabeth.«Siamoarrivati».Davanti a loro adesso si apriva una stanza più ampia. Si udiva il ronzio dell’aria condizionata e
allineatilungounapareteeranosistematiquattrolettinidacampo.Afianco,unascalaachioccioladiferrosalivafinoaunabotolanelsoffitto.Immobile,diguardia,c’eraungiovaneconunAK-47trale
mani.Appenavideitresbucaredaltunnelsorrise.«CaraEliush,chepiacererivederti!».«Ahmad!».Elisabethloabbracciò.«Tiringrazio.Eravamonellamerda…».Ilgiovane,quasicertamentemenocheventenne,squadròHenkeleViolaconariaincerta.«Sono fidati!», lo rassicuròElisabeth, in arabo. «E queste sono per voi».Estrasse dalla borsa le
dieciscatolettedimedicinalicheavevanoacquistatoprimadipartiredaGerusalemmeeleporsealgiovane.IlvisodiAhmadsiilluminòecomeinunriflessocondizionatolefececennoconilcapodisalire
sullascala.Quandosbucarono,all’internodiungarage,Elisabethneapprofittòperchiedergliciòchepiù le
premeva:«Walidciaiuterà?»«Conoscimiofratello…»,fularispostasecca,seguitadaunsorriso.Poiilragazzoraggiunseun
furgoneconilmotoreacceso.Itresalironoeilveicolosiimmisenellabirintodistradinediunsobborgocittadino.Uninconsueto
odoredipanealeggiavanell’aria.Perstradac’eranomoltipassanti,alcunisupermercatieungrandemercatoacieloaperto.Gliedifici,vistiattraversoilparabrezza,avevanotutti ilmedesimocoloregrigiastroeunaspetto
polveroso e fatiscente. Davanti a loro, un palazzo abbattuto solo per metà, mancava dell’interafacciatafrontale.All’interno, lescaleancora inpiedipermiracolo,davanol’impressionediesserecomescheletridiuncorposventrato.Ovunquec’eranomacerie,calcinacci,retidiferro,rifiuti…epanni stesi. Sembrava quasi che la morte a ogni angolo di quelle strade si fermasse davanti allaquotidianità.Il viaggio durò poco più di dieci minuti, con la domanda di Henkel ancora dispersa nell’aria.
DovevanoandareadAtene.Comeavrebberofattoalasciarequellaprigioneacieloaperto?«Siamo arrivati», disse Elisabeth appena furono nei pressi di un grande edificio con il tetto di
lamiera.«LuièWalid!».In piedi, di fianco all’entrata, c’era ungiovane, più vecchio diAhmad,maquasi certamente non
ancoratrentenne.Quandolividegesticolòconlemaniefecescorrereilgrandeportonedimetallo,rivelandounhangareunvecchioaereodaturismoadalaalta,unCessna172RGSkylane.«Eccolo»,dichiaròElisabeth,«quelloèilnostroCherubino».
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Tabriz,Iran,70kmasuddelSitoA.Nellostessoistante.MassoudDinmohammadi,laguidacheavevaaccompagnatoglistranierinellazonadell’AdjiChay,
rientròincittàabordodelsuovecchiopick-upNissan.Eradepressoeavvilitosianelcorpochenellamente.Quellavoro,cheavevaottenutolottandocon
leunghieeconidenti,nonerastatodinessunaiutopersalvarelapiccolaAna.Lacinese,conilsuovisodipietra,sieralimitataapronunciarefrasidicircostanza.“Quellaèunaserra.Quiincrociamovegetali.Nonguariamoimalati”.Luisapevachementiva…Ancheperchéleragazzeleavevavisteconisuoiocchi!Parcheggiòl’autosulbordodiunapolverosastradadiperiferia.Ipalazzieranotuttiuguali,grandi
condominidi cinqueo seipiani, con finestrepiccolee facciateanneritedallo smog.Sullo sfondo,oltre lavallata, sivedevano igrattacielidel centro.Avevanogli stessi coloridellemontagneacuieranoaddossatie,nellanebbia,davanol’impressionedifareuntutt’unoconilcielomarrone.«Comevaoggi?»,siinformòsottovoceMassoud,appenaentratoincasa.L’ariaerapesanteec’era
penombra.L’unicagrandestanzaeraoccupatadaquattropersone:unabambinasdraiatasuunletto,duedonneseduteaisuoipiedieunanzianoaccomodatosuunasedia,accantoaunacucinadacampo.Ilvecchiosialzòafatica,scuroinvolto,eabbracciòMassoud.«Vieni».Laguidacapìimmediatamentechelecosenonandavanoaffattobene.Labimbaerasudata,icapelli
biondi arruffati sul cuscino, gli occhi chiusi e la pelle pallida. Una delle due donne le stavatamponandolafronteconunpannodistoffaumido.«Comeèandata, figliomio?»,glichiese ilvecchiosulpianerottolo,appenasi furono richiusi la
portaallaspalle.Massoudscosseilcaporipetutamenteesiappoggiòallabalaustradiferro.«Nonmihannovoluto
ascoltare»,sbottò,mostrandol’assegnoavutodallacinese.L’anziano rimase in silenzio. Si accarezzò la tunica e guardò malinconico verso la strada. In
lontananzasisentìuncaneabbaiare.Pocodistantec’eraunavecchiaToyotaconabordodueuomini.«Equicomevannolecose?».Ilfiglioindicòl’auto.Suofratellogliavevariferitocheneigiorni
precedenti,qualcunoconunostranoaccentoamericanoavevachiestodelMeidan.Sembravachetuttivolesseroessereaccompagnatiaquellabase…«Ierièpassatoildottore».L’uomoscosselatesta,cambiandodiscorso.«Dicechepurtroppoormai
siamoallafine».L’espressionedellaguidasifecedura.Nonlopotevaaccettare.Dopolamortedellamoglieaveva
cresciutoluilapiccolaAnahita,conl’aiutodellesuesorelleedisuopadre.Epoi,unannoprima,labambinasieraammalata.Nessunogliavevaspiegatoesattamentecosaavesse;forse,sieradetto,nonsarebbe neppure stato in grado di capirlo. Sapeva solo che era una malattia del sangue. Una cheprobabilmenteinOccidenteavrebberopotutoguarire.Manonlì,lìeraincurabile.«Nonèpossibile.Cidevepuresserequalcosachepossiamofare».Ilvecchioabbassòlosguardo.«PossiamosolopregareAllah…».«No!»,sbottòMassoudall’improvviso.«Iononmirassegno».
Spalancòlaportaerientrònellastanza.Leduedonneloguardarono,lelacrimeagliocchi.«Cosavuoifare?»,glichieselaprima,quandol’uomosiavvicinòallettoesollevòlabambinadi
peso.«Credonodicomprareilmiosilenzioconpochiriyāl!».Lediedeunbaciosullafronteepoiconla
piccolainbracciotornòversolamacchina.«Nonaspetteròchemuoiasenzafarenulla!».
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InvolosopraleisoleCicladi.Oralocale17:45.-29:14:43alladeadline.IlvecchioCessnaSkylanefendeval’oscuritàsobbalzandonell’ariaconl’agilitàdiungattozoppo.
Ilmare,pochimetrisottolacarlingadelvelivolo,eraunatavolapiattaenera.All’orizzonte,oltrelenuvole,gliultimibaglioridiunsolerossastrostavanosprofondandonelbuio.All’internodellaminuscolacabina,iquattrooccupantieranoinsilenzio,cullatidairolliicontinui
dell’aereo.Walidimpugnavalaclocheconapparentetranquillità,anchesespessodaval’impressionedipremerepulsantiacasosullaplancia.Accantoa lui,Viola tenevagliocchipuntatisulle lucichebaluginavanoadritta,mentredietro,Henkeldormiva.LagiovaneElisabethstavaalsuofianco,conilcomputerportatilesulleginocchiaeuncavodatichescomparivalungoilsedile.«Adessome lo puoi dire…».Viola si sistemò il borsone tra le gambe e si voltò verso il pilota.
«IsraelenonhailcontrollomilitaresullospazioaereodellastrisciadiGaza?».Walid, che si esprimeva in un inglese scolastico, un po’ ingessato ma comprensibile, annuì
impercettibilmente.«Gliisraelianimantengonounbloccomarittimoeaereoperseimiglianautichedallacosta».Lei parve stupita. «E allora?… come abbiamo fatto a eludere il blocco? Siamo decollati
praticamenteindisturbati…daquellaspeciedistradapolverosa».«L’aeroportodiGazanonesistepiùdaanni.Cidobbiamoarrangiareconquellochec’è»,sorriseil
giovane, conuna punta d’orgoglio nel viso. «Come credi che arrivino i beni di primanecessità aGaza,RafahoJabalya?Qualcheamicol’abbiamoanchenoi».«Ibenidiprimanecessitàolearmi?».A quella domanda, Walid non rispose e prese ad armeggiare distrattamente con i comandi del
monomotore.Inquelmomentosobbalzavanocomesestesseroincontrandodeidossistradali.Violanonaprìpiùboccaperunpo’, lasciandoche il rombopersistentedelvelivoloriempisse il
silenzio.Eraevidentecheunviaggiodiquel tipononeraunanovitàper ilgiovaneWalid.Chissà,forse eraproprioquello il suo lavoro: rifornire la strisciadiGazadiqueibeni che il governodiIsraelenonpermettevapassasserodalledogane.Iltutto,probabilmente,conlacomplicitàdiqualchefunzionariobenoliato…«Noncidobbiamofermareperfarerifornimento?»,domandòpoiilsottotenente,chevedevasotto
dileilelucidiunisolottoconlecostefrastagliatecomelalamadiuncoltello.«No. Abbiamo autonomia per quasi duemila chilometri. E nel piano di carico taniche per farne
altrettanti…Eliushmihaassicuratochemeleavrestepagate!».«Certo!»,confermòlei,piùstupitacheconvinta.«Ehi, lecoordinate sonoarrivate».Elisabethsi intromisedaldivanettoposteriore.La lucebianca
del monitor le illuminava il viso sorridente. «Se il greco voleva un luogo all’aperto, ha propriosceltobene!».Annotòalcuninumerieunaparolasuunfogliettoeloporsealpilota.Perunistante,quandoluiallungòlamanoversodilei,leloroditasisfiorarono.Einquelmomentoilsuocuorecominciòabattereall’impazzata,comenonleaccadevadamolto
tempo.Perquelragazzoavevafattodituttoe,seciriflettevabene,ancheledecisionidelleultimeoreerano state prese in funzione diWalid. L’uomo chiamato il Toro, lamorte di Friedman, lo stessoKevod eViola erano state tutte coincidenze fortunate.O forse soltanto scuse arrivate almomentogiusto…ScusepertornaredalsuoWalid.AdifferenzadiElisabeth,ilragazzononsembròprovarelestessesensazioni.Silimitòadareuno
sguardovelocealleindicazioniepoiarmeggiòconilnavigatoretouch:«C’èuncampodivolo,nontroppodistante»,riferì,unfilodivoce.«Vilasceròlì!Dopodichédovretecavarveladasoli».Violaattorcigliòconl’indiceicapelli,meditabonda.Elisabeth,invece,fingendodiignorarequelle
parole, si tuffò nuovamente nelmonitor del portatile. Sistemò il cavettoUSB sul sedile emosse ilpolpastrello sul touchpad. «Questo sì che è interessante!», disse poi, rivolta a Viola. «Tu l’avevinotato?»«Cosa?»«L’orologio di mister Kevod». La ragazza sussurrò appena, indicando il polso dell’agente, che
dormivaconlatestaappoggiataalvetro.DallaportaType-CdeldispositivodiHenkelpartivauncavochearrivavadirettamentealsuocomputer.Loavevacollegatoalcuniminutiprima,quandoHenkelsieragiàaddormentato.«Cos’hadiparticolare?»«Non è un normale orologio». La ragazza premette una combinazione di tasti sulla tastiera e
mostròunafinestrapienadinumeriecodici.«Ècollegatoaunafonteremota.Riceveetrasmettedatiincontinuazione!».Violaaggrottòlafronte.«Chegeneredidati?»«Nonnesonocerta,madireiinformazionibiometriche.Battiticardiaci,pressionesanguigna,cose
delgenere…C’èancheunaspeciedicontoallarovesciaenonc’èmododiazzerarlooresettarlo.Epoic’è…».«Cosadiavolostaifacendo?»,intervenneHenkel,strappandosiilfilochependevadallosmartwatch.
Poisiassestòsulsedileecontemplòperalcuniistantiilmarenero.«Cos’haifattoalmioorologio?».Laragazzinaparverisentitaescattòindietro.«Nulla…maforseseituchedovrestispiegarciperché
quell’aggeggiotrasmettecostantementelanostraposizione!».Aquelle paroleViola trasalì. Improvvisamente, tutte le certezze che credeva di avere sull’agente
dell’SSV parvero veniremeno. Si voltò verso di lui e, nonostante la penombra, lo trafisse con losguardo.«Credotucidebbaqualchespiegazione!».
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Atene.19:00.-28:00:00alladeadline.Nelmesediottobrel’acropolidiAtenechiudevaallediciassette.QuandoHenkel,ViolaedElisabeth
eranoarrivatidavantiaicancellichedavanosulteatrodiDioniso,neipressidelquartieredellaPlaka,avevanoquinditrovatoogniingressosbarratoenessunodiguardia.Eraormaibuioesoffiavaunventogelido.Ilpiazzaleerailluminatodapochilampionigiallognoli
e non c’era nessuno ad attenderli. Il messaggio di Yanis Simonides tuttavia era stato chiarissimo:avevafornitolecoordinatediquell’ingressoel’orario,aggiungendopoiunasolaparola:“Propilei”.EcosìitresieranoguardatispaesatiepoisieranoritrovatiaseguirelagiovaneElisabeth,chesi
eraaggrappataallarecinzioneeavevascavalcatoilcancello.«Nonsonoconvintacheentrareabusivamentesiastataunabuonaidea»,avevasibilatoViolasubito
dopo,mentrecamminavanoalbuiolungoilvialealberatochesalivaversoilPartenone.Primadiraggiungerel’acropoli,ilsottotenenteavevaletteralmenteassediatoAndreasHenkelcon
le sue domande. Aveva voluto sapere quale fosse la sua reale missione e a cosa servissequell’orologio. E lui le aveva raccontato l’intera vicenda, soffermandosi con enfasi sul velenosomministrato alla sua fidanzata e sul poco tempo rimasto per salvarla. Fino a due giorni prima,aveva spiegato, non sapevanulla dei rotoli di papiro rubati aFirenze.Adesso, però, ritrovarli eradiventataunaquestionedivitaodimorte.Violaavevaascoltato in silenzio il racconto,un turbinediemozionicheperònonaveva lasciato
trapelaredallosguardoimpassibile.Eratriste,sisentivaingenua, ingannataesoprattuttoarrabbiataconsestessapernonavercompresoprimaqualefosseilrealefinedell’agente.D’altraparte,però,quellastoriaerariuscitaafornirledellerisposteatantepiccoledomandecheavrebbedovutoporsiduranteilviaggio:lafrettadiAndreasasaliresulprimoaereoperGerusalemmeoppureilsuomododifaresbrigativoaFirenze,conilqualel’avevaconvintaaseguirlo.Tuttitassellicheorafornivanounaspiegazionecheperòleinonavevaneppuremaicercato.Mainrealtàchedifferenzafaceva?Ineffetti,qualechefosselaragionecheavevaspintol’agente
dell’SSV amettersi in viaggio, il loro sodalizio poteva andare avanti.A lei interessava arrestare ilToro per potersi scagionare, a lui recuperare quei rotoli. E probabilmente le due cosecoincidevano…Certamentenonsarebbepiùriuscitaaguardarlonegliocchieafidarsidinuovodilui,maalmenoperadessolelorostradescorrevanoparallele.«ÈstatoSimonidesadircidientrare…».Elisabeth,con il fiatone, risposealladomandadiViola.
Approfittò dell’illuminazione della splendida facciata del teatro di Erode Attico per lanciarleun’occhiata.«IlmessaggioparlavaesplicitamentedeiPropilei,chesonoall’internodellarecinzione».«Ilgrecosembraunuomoprudente»,lasupportòHenkel,sussurrandoappena.«Ilfattodichiederci
di incontrarlo proprio davanti a quello che era l’antico ingresso potrebbe avere un qualchesignificato simbolico… o forse ha solo lo scopo di verificare fino a dove siamo disposti aspingerci».Violascosseilcapo.«Oppureèsemplicementeunatrappola…».
Inquelpunto, ilpiazzale lastricatochedavaaccessoall’odeosi trasformavainunsentierochesiinerpicava tra gli alberi sul pendio meridionale dell’acropoli. Guardando in alto cominciavano avedersi, tra i rovi, le colonne monumentali dei Propilei, a cui era ispirata tutta l’architetturaneoclassica dell’Occidente. Sembrava di vedere il disegno originale della porta diBrandeburgo odellaCasaBianca.Infilaindianaitrecominciaronolasalita,senzaincontrarenéguardianinévigilanzadialcuntipo.
Dopo alcuni minuti, inerpicatisi sul fianco della montagna, si trovarono su una sorta di terrazzanaturale,affacciatasullacittàsottostante.Eranonel luogodell’appuntamento:davantia loroadessoc’eralamonumentalescalinatache,passandotraseicolonnedoriche,davaaccessoallaspianatadeitempli.Dall’altraparte,invece,sigodevadiunavistamozzafiatodiAteneilluminata,sucuispiccavailtempiodiEfesto.«Avete sentito?». Viola si bloccò di colpo, il viso terrorizzato. «Ho udito dei passi. Arriva
qualcuno!».Henkel ed Elisabeth si guardarono attorno, in cerca di un posto in cui nascondersi.Ma non era
facile: l’unica via d’uscita era il vialetto dal quale erano arrivati… lo stesso da cui provenivano ipassi.«Làdietro»,ordinòl’agente,salendoagrandifalcateindirezionedellecolonne.Divoròlascalinata
cheloseparavadalcancelloesiaccosciò,nascostodalponteggiodiunrestauro.Ledueragazzeloseguirono,consapevolichequelnascondigliononsarebbeduratoalungo.Unsecondodopodall’oscuritàfiltròlalucediunatorciaelettrica.«Iol’avevodettocheerameglioaspettarefuori»,ridacchiòElisabeth,nonostante la tensione.Era
capacedischerzareancheinunmomentocomequello:sieranointrufolatiabusivamenteall’internodell’acropolienonavevanodocumenti.Sefosserostatifermatilalororicercasisarebbeinterrottasedutastante…«Vgeséxo!»,ingiunseunavoceafonaingreco.«Xéroótieísteekeí».Itreintrusitrattenneroilfiatofinoachedadietrouncapitellononviderosbucarelafigurascuradi
unuomomuscoloso.Daquellaposizionenonerano ingradodivederlo in faccia ancheperché lalucedellatorciadanzavadavantialuicomeunaballerinadisirtaki.“PotrebbeessereilToro?”,sidomandòViola,portandoistintivamentelamanoallacinturaincerca
diun’armachenonc’era.«Vgeséxo.Xéroóti eíste ekeí», ripeté ancora lavocegutturale, avvicinandosi alla loroposizione.
Subitodopotradusseilmessaggioancheininglese:«Venitefuori.Sochesietelì».Eunistantedoposelotrovaronodavanti,lalucedellatorciapuntatasuilorovisiimpauriti.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pochiminutidopo.-27:50:00alladeadline.Stellariaprìgliocchinellapenombra.Eranellostessolettocandidoincuierastatanelleultimeore.
Onegliultimigiorni.Nonavevaideadiquantotempofossepassatodall’ultimavoltacheavevaripresoconoscenza,mail
luogoerasemprequello:unaspeciedihangar,conunpavimentoscuroelucenteeunsoffittoalto,sorrettodatraviinacciaio.Primadiessereportata lì era stata inuncapannonedel tutto simile.Doveperòeracircondatada
paraventi bianchi che nascondevano la presenza di altre persone. Nei pochi momenti di luciditàricordava di averne sentito le voci e i lamenti. Non sapeva per quanto ci fosse rimasta, ma leimmagini del letto che scorreva lungo un corridoio illuminato erano il suo ricordo successivo.Qualcuno l’aveva trasportata in quello stanzone, talmente grande da contenere un Boeing 747, el’avevalasciatadasola.Siguardòintorno,muovendosologliocchi:allasuadestra,all’internodelconodiluce,c’eraun
piccolocarrellosulqualeeranopoggiatialcunistrumentichirurgici.Oltre,sullosfondo,lesembravadi intravedere una vetrata. Sopra, a intervalli regolari, una lucina rossa, appena percettibile,lampeggiavanelbuio.Cercò di girarsi dalla parte opposta, verso il timer. Dalla sua posizione non poteva vederlo e
riusciva solo a scorgere i tubicini che raggiungevano il catetere al suo braccio. Era ancora allasecondasiringa?Nonpotevasaperlo,cosìcomenonsapevailmotivopercuisitrovavalì.Per quanto ci avesse pensato non riusciva a immaginare una spiegazione ragionevole. Quando
l’avevanorapitasi trovavaaLuganoperunaquestionepersonale.Volevaadottareunbambinoe leavevanospiegatochel’avvocatodeChaillyeralastradapiùveloce.«È tutto perfettamente legale», le aveva assicurato l’uomo, anche se lei sospettava che non fosse
esattamente così.Ma non le interessava: pur essendo unmagistrato, abituata per professione a farrispettareleregole,inquelcasoavevadecisodiagirediversamente…Nonavrebbeviolatolalegge,quello no, ma avrebbe semplicemente approfittato di ciò che i giuristi chiamano un “vuotonormativo”.Potevaesserequelloilmotivopercuierastatarapita?PotevaavereachefareconleONGdegliStati
Unitiacuisisarebberivoltol’avvocatoperfarleavereilsuobambino?Decisedino.Nonavevaancorapresoalcunimpegno,almenononufficialmente.Epoi,seancheil
rapimentofossestatoconnessoall’adozione,nonc’eramotivopersomministrarletuttiqueifarmaci.Operportarlaall’internodiquellastruttura,ovunquesitrovasse.Quellamessinscena,dove ilsuoruoloeradi interpretare il topoda laboratorio,dovevaavereun
altrofine.Maallora,perchépropriolei?Per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare un motivo valido. E più ci pensava, nei pochi
momentidi lucidità,più la sensazionedi impotenzae loscoramentosi impadronivanodiogni suafibra.Provòamuovereunagambaeciriuscì.Cercòdialzarlaesottoilcamicebianconotòunavistosa
fasciatura. Ricordava di essersi ferita nel tentativo di fuga, sulle montagne, ma poi i dettaglisvanivano in un sogno nebbioso. Eppure, nonostante le sembrasse di aver sentito un gran male,adessol’artononledolevaaffatto.Proprioinquell’istante, infondoallocaleunaportasiaprì.Unriflessolediederagione:daquel
latoc’eraunagrandevetratacheoccupavapartedellaparete.Alzòlatesta,intontitadaitranquillanti,eriuscìaindividuareungruppettodiuominichevenivano
versodilei.Indossavanocamiciesembravanoseguireunaltrotizio,dallafacciaconosciuta.Avevaun viso pallido, due occhi scavati nascosti dietro un paio di occhiali da intellettuale, e sembravapiuttostomagrolino.Era il tiziochesiera fintounpoliziottoaLugano.Lostessocheavevaavutooccasionedirivederealcunevoltedurantelasuaprigionia.Mentre fissava impotente il gruppetto avanzareminaccioso, alla sua destra si accese una fila di
neon.Lapartecentraledell’hangar,apparentementevuota,venneilluminataagiorno.Stellaserrògliocchi,abbagliata.Voltòlosguardodallaparteoppostae,mentredueenergumenila
trascinavanoversoilcentrodellasala,notòunadonna,immobile,apocadistanza.«Dovemiportate?»,domandò,untremitonellavoceimpastata.L’intellettualesilimitòafissarlasenzadirenulla.Malarispostaarrivòugualmente.Nel cono di luce dei neon era stata appena trasportata una strutturametallica, simile a un tavolo
operatorio. La sdraiarono supina sulla lastra gelida, le divaricarono gambe e braccia eimmobilizzaronopolsiecavigliecondeilegacci.«Questoledaràunpo’fastidio»,ledissel’uomo,chetenevatraleditaunaspeciedipalladatennis,
dallaqualependevanoalcuni lacci. «Ochissà,magari saràdi suogradimento…aqualche signorapiace!».Glielainfilòingola,perimpedirlediurlare,elaassicuròdietrolanuca.Lofecelentamente,come
suosolito,conunacalmaserafica.Stella, immobile e impotente in quella posizione daUomo vitruviano, non oppose resistenza. Si
limitòaserraregliocchi,terrorizzatacomemaiprimadiallora.«DottorVanBuuren,sospendiamolanucleasi?»,proposeunodeimediciall’intellettuale.Tenevain
manounagrossaboccettacontenenteunliquidobiancoelostavacollegandoaunaflebo.Soprac’eraun’etichettascrittaamanoesileggevabeneunnumero:45-3.«Eperchémai?»,risposeseccoloscienziato,tamburellandoconleditasulpianometallico.Parlò
ininglese,maconunaccentostrano,forsedelcentroEuropa.«L’enzimadirestrizionecontinueràafareilsuolavoroeselamiscela3funzionadavverolocapiremoprima!».L’assistenterimaseperplesso,conunosguardodicompatimento.Poileinnestòunsecondocatetere
sullamanoerifletté:“Oppurepotrebbeucciderla…”.
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Atene.Oralocale19:55.-27:04:04alladeadline.«Perdonatelamessainscenadipocofa».YanisSimonideserasedutoaltavolodelPiazzaDuomo,
un bel ristorante affacciato su una delle vie pedonali del centro.Oltre la vetrata, dalla parte dellacattedrale,sivedevanonumerosiavventorisedutiall’esterno,riscaldatidagrossifunghiagas.Aldilàdellastrada,qualcunopasseggiavasupiazzaMitropoleos.«Èunperiodoincuitutti imieiamicifanno una brutta fine. Dovevo essere certo di potermi fidare. Per fortuna uno dei vigilantidell’acropolièungrandeamicodelpresbiterio».Henkel,ViolaedElisabethsisedetteroaltavolosenzaparlare.Dopounserratofacciaafacciacon
unaguardiaeunpreteortodosso,eranofinitiinquelristoranteapochipassidapiazzaSyntagma.Una volta individuati all’acropoli, infatti, erano stati portati in una stanzetta disadorna dove li
attendeva un sacerdote. Era stato l’anziano presbitero, su richiesta di Simonides, a porre loro unaserie di domande per verificare chi fossero realmente. Se non l’avessero convinto, la guardiaavrebbe semplicemente chiamato la polizia: essendosi intrufolati abusivamente in un sitoarcheologicodigrandeimportanzasarebberostatiarrestatisedutastante.Maeraandatadiversamente.Avevano parlato con il religioso, convincendolo che dicevano la verità, e alla fine erano statiaccompagnatidalgenetista.Ancheesoprattuttoperchéavevanodettodipoterloaiutare…«È da alcuni giorni che non rientro più a casa», spiegò in un inglese cattedratico il greco,
trangugiandounaforchettatadigiros.Eraungigantecorpulentochefaticavaaentrareneibracciolidella sedia. Probabilmente, pensò Henkel nel vederlo, sarebbe stato più comodo su due sgabelliaffiancati.«Immagino che sappia perché la stanno cercando», esordì Viola, piantando il suo sguardo
indagatoresulvisobutteratodelloscienziato.Luisipulìilmentountoconiltovaglioloeannuìconvinto.«Perilmiolibro,immagino».«Angeli caduti», si intromise Elisabeth, con un luccichio nei suoi brillanti occhi neri. In aereo,
primadidedicarsiallostranoorologiodiHenkel,sieradocumentataanchesull’uomochestavanoperincontrare.«Parladelcosiddettoanellomancante,giusto?».Ilgrassoneannuìdinuovo.«Qualcunodeveessersiindispettitoleggendolemieteorie».«Perché era a Firenze due giorni fa?», intervenne Henkel, che era più incline a pensare che il
problema non fosse il libro, bensì la partecipazione all’asta da Paolini. «Cos’ha a che fare ungenetistacomeleiconantichirotolidellaBibbia?».Simonidesalzòlosguardoeradiografòl’agentedell’SSV.«Dovevoimmaginarlo…seilVaticanosi
interessaameèperchéallorahoragione!».«Sucosa?»«Avetemaisentitoparlaredell’HAR1?»,domandòilgrecoasuavolta,spostandolosguardosuitre
ospiti.FuElisabethasorridere,ricordandounadellelezionidiFriedman.«Intendel’HumanAccelerated
Region1?»,chiese,lamanoalzataperattirarel’attenzionedellacameriera.
«Esattamente.StiamoparlandodiunadellesequenzedelnostroDNA,all’internodelcromosoma20.Èl’HAR1chesioccupadell’encefalizzazione, losviluppodelnostrocervello.Èl’HAR1,assiemeadaltre sequenze come l’HARE5 o l’HACNS1, ciò che differenzia l’uomo dai primati. Noi genetisti cisforziamo da anni di capire perché quelle regioni genomiche, praticamente immutate da trecentomilionidianni,sisianoinveceevoluteconestremarapiditànell’uomo».«Noncapiscodovevuolearrivare»,mugugnòViola,scuotendoilcapo.«Cherelazionehaquesto
conilVaticanoe…conilfattochequalcunolavuoleuccidere?»«Conosceteledueprincipaliteoriesullanascitadell’uomo?LateoriaevoluzionisticadiDarwine
quellacreazionisticadellaChiesa?».Violaannuì,madallasuaespressioneparvetutt’altrochesoddisfattadellarisposta.«Ebbene, la teoriaevoluzionisticahaungrosso limite: ilcosiddettoanellomancante».Simonides
fece una pausa, per verificare l’effetto delle sue parole. I tre ospiti lo fissavano in silenzio. «Inpratica,sec’èun’evoluzioneprogressiva,questaavvieneinpiùmomentiequindidovrebberoesseredisponibilirepertifossilichedocumentinotuttequestefasi.Comeglianellidiunacatena,insostanza,chepassopassopermettanoaglistudiosidievidenziareledifferenzetraunpassaggioevolutivoeilsuccessivo».«Equestianellinonesistono,giusto?»,chiarìElisabeth.«Esattamente. Tra i primati e l’uomo mancano numerosi anelli. Pensate che il cervello
dell’Australopithecusmisuravameno di cinquecento centimetri cubici e quello dell’Homo sapiensmilletrecento. Non abbiamo significative vie dimezzo…Qual è la spiegazione, che è lievitato dicolpo?»«Mi perdoni, professore…». Henkel appoggiò le mani sul tavolo, quasi avesse intenzione di
bloccare il flusso di inutili informazioni che lo scienziato stava riversando su di loro. Dopo lalezionediElisabethnonavevaintenzionedisorbirsiun’altraramanzinabasatasulnulla.«Quellochecistaraccontandoèsicuramentemoltointeressante»,dichiarò,conunsarcasmoappenavelato.«Lamiadomandaperòeradiversa:leiduegiornifaeraaun’astaaFirenzee,probabilmente,acausadiquell’astaadessoèinpericolo».Il greco sorrise, scuotendo il capo. «Le spiego subito cosa ci facevo in Italia…». Prima di
proseguire afferrò una bottiglietta d’acqua e bevve un sorso a canna. «Come dicevo, la teoriaevoluzionisticanonregge.L’alternativadaconsiderareèl’altrateoria:quellacreazionistica».«ÈperquestocheleinteressavanoimanoscrittidegliIlluminati?»«LaBibbia,comemoltidei libridell’antichità, raccontache l’uomosarebbestatocreatodai figli
delle stelle. Io mi sono semplicemente domandato se questo mito potesse essere interpretatodiversamente. Come vi ho già detto, è piuttosto curioso che in un genoma come il nostro di tremiliardi di nucleotidi, mutamenti casuali ed estremamente rari si registrino prevalentementenell’HAR1,unaregionemicroscopicadisoltantocentodiciottonucleotidi.Eoltretutto,separliamointermini evoluzionistici, tutto ciò sarebbe avvenuto nel tempo di un respiro. Un simile tasso dicambiamentimolecolarinonèmaistatoregistratonellastoria».«StadicendocheinostricreatorimodificaronoilDNAdegliominidipercrearel’uomo?».Henkel
cominciavaadavereunquadropiùchiarodellasituazione.Quelleteorie,esattamentecomequellediElisabethediFriedman,avevanouncomunedenominatore:laBibbia.Perquantoletrovasseassurde,in un modo o nell’altro, qualcuno stava cercando di zittire chi le aveva rese pubbliche. «E imanoscrittidegliIlluminatilesarebberoservitiperdimostrarlo?»«Non sono un fanatico religioso…Ma la Bibbia racconta a suo modo l’origine dell’uomo. La
nostrastoriaèradicatainsecolidicuinonabbiamonessunamemoria.Conosciamoabbastanzabene
gliultimiduemilaannieabbiamoqualcheinformazionecherisalefinoalcinquemilaoaldiecimilaavanti Cristo. Nessuno sa cosa sia accaduto prima, molto prima… e la Bibbia potrebbe fornircielementiutiliacapirlo».«Credechegliextraterrestriabbianocreatol’uomo?».Elisabethsorrise.Leistessaavevadatoalla
Genesi,cheparlavadiDNA/tzelemedi“fabbricazione”,unsignificatosimile.Sorprendentementeloscienziatoscosselatesta.«Nonmiinteressacrederci.Credoallascienza,ela
scienzamidiceche l’evoluzioneumanaèspiegabilesolosesiammettonodegli interventigeneticisuiprimati.LacosiddettaEvamitocondriale,cioèlafemminadacuiderivanoimitocondriumaniedacuidiscendiamoanchenoi,èvissutacircaduecentomilaannifa».«Continuo a non capire dove vuole arrivare», lo interruppe Viola, che in tutto quel racconto, a
differenzadiHenkel,nonerariuscitaatrovareunfiloconduttoreconilToro.«Dicosemplicementechenessunodinoipuòsaperecosaèaccadutoduecentomilaannifa.Nessuno,
forse, trannechihascritto laBibbiamettendoper iscrittovecchie leggende tramandatedipadre infiglio.ZechariaSitchindicevachelamitologiaèilmodochegliantichitrovaronoperraccontarcilastoria».«SequellaBibbiaècosìimportanteperdimostrarelesueteorie,ammessochesiapossibile,allora
èragionevolepensarechesialeil’autoredelfurto!»,loaccusòHenkel,senzagiridiparole.«Ma sta scherzando? Mi vogliono uccidere a causa di quell’asta…». Nonostante la schiettezza,
Simonidesparvedivertito,invececheoffeso.«Èragionevolepensarlo…leièstatoallontanatodallacomunitàscientificaacausadellesueteorie.
Sedavveroqueirotolipotevanodimostrarle,èplausibilecheabbiacommissionatoilfurto!».Henkelnoncicredevadavvero,maaccusandolosperavadispingerloarivelarequalcosadirealmenteutileperlasuaricerca.Manonottennel’effettosperato,perchéinquelmomentolavetrataaffacciatasupiazzaMitropoleos
fupolverizzatadaun’esplosione.L’agentedell’SSV,circondatodaurladiterrore,alzòlosguardoevideilToroattraversarelastrada
conunfucileapompainmano.
58
Atene.Pochiistantiprima.Difronteallacattedrale,imbacuccatanelponteggiodiunrestauro,ilToroeraimmobile,lemani
sprofondatenelletaschedeipantaloni.PiazzaMitropoleoserabattutadaunventofreddoeinsistenteeaquell’orac’erapocagente.Verso
la statua dedicata all’arcivescovo Damaskinos Papandreou, si vedeva una bambina che giocava anascondino con i genitori. Poco lontano, una mamma spingeva un passeggino e nei pressi dellacappelladiSant’Eleftheriosunaanzianasifacevailsegnodellacroce.IlkillerdeiCavalieridiMaltasbuffò.Loscienziatogrecoerailsuoultimoobiettivoefinalmente,a
lavoro compiuto, avrebbe potuto godersi il meritato riposo. In quelmomento si sentiva come unmaratonetainvistadeltraguardo:sapevacheunavoltaarrivatosarebbecrollatoaterrasenzaforze.A differenza di quanto gli era accaduto durante tutta quella missione, qualcosa in lui stava
vacillando.Certo, avrebbeportato a termine il suo compito, comepromesso.Tuttavia non era piùconvintochequeimetodifosserorealmenteciòcheDiodesiderava.Dubbisimiliavevanocominciatoainsinuarsinellasuamentecinqueanniprimaeaseguitodiquellierainiziatalasuaconversione.Glieventi,poi,loavevanocostrettoatornareauccidereeadessositrovavainquellapiazzaconunfucileapompanascostosottol’impermeabile.“Unultimosforzo”,sidisse,mentrecominciavaamuoversiindirezionedelPiazzaDuomo,aldilà
dellastrada.Trovare Yanis Simonides era stato relativamente semplice. L’uomo non era tornato a casa ma,
ingenuamente, aveva continuato a utilizzare il cellulare come se nulla fosse. Era stato sufficientetriangolareilsegnaleperaveredellecoordinateabbastanzaprecise.Arrivatosulmarciapiede,oltrealcuniscooterparcheggiati,lovide.Purtroppononerasolo…“Chisadevemorire”,siripeté.Caricòilfucileefecefuocoversolavetrata.Mentreleurladegliavventorieilrumoredistoviglierottesiimpadronivadellocale,Henkelscattò
inpiedi.La vetrata di fronte a lui, quella affacciata sulla strada, era andata in frantumi e qualcuno aveva
rovesciatoitavolini.Instradasivedevagenteterrorizzatachecorrevainognidirezione.Viola, d’istinto, si abbassò sotto le panche e trascinò con sé Elisabeth. Simonides invece rimase
fermo,incapacedimuovereunsolomuscolo.In quell’istante un nuovo sparo rimbombò in strada, seguito dallo spostamento d’aria di una
secondavetratainfrantumi.Altegridasisovrapposeroalleprecedenti.Henkelsivoltòversoilgreco.Eraaduepassidalui,masenestavaancoralì,sedutoaltavolino
con la forchetta inmano e la bocca spalancata.Dalla sua posizione gli parve che non fosse statocolpito,maincasodiunnuovosparononavrebbeavutoscampo.«Presto,misegua»,gliurlò,mentrecercavadiguadagnareunaposizionepiùsicura.Sibuttòcon
tutto ilsuopesosulbanconedelbarperscavalcarloe trascinòper terraunafiladibottiglie.Mail
grecononsimosse.Viola, intanto, strisciò al suolo come un granchio. Procedette all’indietro fino a una vetrata
colorata, all’internodel locale.Erauna rientranza, ricavata traduecolonne.Davanti a lei c’eraunpiccoloserverIBMconduedischiinridedatrepolliciemezzo.Sopra,unafiladimonitoracircuitochiuso.Neiprimisivedevalastrada,conilToroagambedivaricateeilfucileinmano.Neglialtri,l’internodelbardapiùangolazioni.Sull’ultimo,scorseElisabethchecarponisistavadirigendolì.«ÈilToro»,lesussurrò,mentreconansiafacevadanzarelosguardotraglischermi.E in quel momento arrivò il terzo sparo. Questa volta fu esploso da pochi metri e il proiettile
tranciò letteralmente via la testa del genetista. Uno spruzzo di sangue color amaranto schizzò sulpavimentoel’uomofusbalzatoall’indietro.IlToro,conlegambedivaricateeilfucilefumantetralemani,erafermonelcentrodellastrada.
Incurantedellaconfusionechelocircondava,tenevalosguardofissosulgrassone.«Missionecompiuta!»,mormorò,comesesifossetoltounpesocheloaffliggeva.Poirivolselosguardosulbanconeinteak.Lavetratadietroisuperalcolicieraancoraintattaedalì
riuscivaaintravedereilriflessodiHenkel,appoggiatoaun’antadimetallo.Feceunaltropassoecaricòl’arma,inattesadiaverelavisualeditirolibera.Enondovetteattenderemolto.L’agentesbucòproprioinquell’istante.Situffòoltrealcunitavolini
rovesciatiestrisciòindirezionedelledueragazze.Malafortunaperònonsembròassisterlo:mentrel’agentedell’SSVraggiungeval’antroincuisierarifugiatalamora,ilvanodicristallodanneggiatoinprecedenzacollassòsusestesso.IlTorosorrise.Daquellaposizionenonavrebbepotutomancarloneppureseavessevoluto.“Chisadevemorire”.Eragiusto,chieraaconoscenzadiquelsegretodovevamorire.MaHenkeleleduegiovanidonne
sapevanodavvero?FindaFirenzeerastatoattentoanoncrearedannicollaterali.Durantel’attentatoeraperfinoriuscito
a togliere dimezzoduedei partecipanti all’asta, senza chedegli innocenti pagassero con la vita acausadell’arroganzadiquellagente.Perunsoloistanteindugiò,domandandosiseammazzarlituttifossedavverolacosagiustadafare.
CiòchequelDio,cheultimamenteavevasmessodiapparirgliinsogno,glichiedevarealmente.Non ebbe il tempo di prendere una decisione, che un’auto lanciata a tutta velocità arrestò la sua
corsaapochicentimetridalui.
59
Atene.20:50.-26:09:48alladeadline.WalideranervosoaccantoalsuoCessna,parcheggiatoalbuioabordopista.Aveva le tanichedi carburante inmano,camminavaavanti e indietro, comeuncanechecercadi
afferrarsilacoda.Eraatterratoinquelcampodivolo,nellaperiferiasud-estdellacittà,daoltredueoreesapevache
restarcialungoerapericoloso.Lastrutturaprincipale, fiancheggiatadaunamalandata linguad’asfalto,eraungrossoedificiodi
mattoni rossi, con un tetto spiovente e pluviali arrugginiti. Le finestre erano sigillate con travi dilegnoinchiodateaX.Nonc’eraalcunalucechetestimoniasselapresenzadicustodioaddetti.Era già atterrato lì qualchemese prima, per imbarcare un carico dimedicinali diretti aGaza, e
sapevachelasocietàchegestivailpiccoloscaloerafallita.Inpassatoquelpostodovevaesserestatocolmodipiccolijetedialiantichegliappassionatifacevanodecollareduranteiweekend.Maadesso,perfortuna,eraabbandonato,conlavegetazionechesistavalentamenteriappropriandodellospaziosottrattoledall’uomo.Inognicaso,utilizzarequellapistaavrebbepotutometterloinseriopericolo.Ancheperchéilsuo
Cessna,concinquant’annisulleali,eraprivoditraspondereavevailmotoreampiamentemodificato.Più rimaneva in quel vecchio scalo, più era probabile che arrivasse qualche curioso. Come
quell’autoparcheggiatasuunpiccolocrinaleanord-est,acircatrecentometridalui.Erafermadaalcuniminuti, con i fari che fendevano l’oscurità, e sembrava non volersimuovere. O forse, piùsemplicemente,nonloavevaancoravisto.Chidiavoloera?«Elisabeth,Elisabeth»,imprecòfrasé.Quellaragazzaeraincredibile:nonostantesifosserolasciati
datempo,riuscivasempreaotteneredaluiciòchevoleva.Cometrasportaredueperfettisconosciutiamillechilometrididistanza.Walidspense lasigarettachegli rischiarava ilviso,passòdavantiallapruadelvelivoloeaprì il
portellone. Sistemò le due taniche vuote di carburante nel vano dietro i sedili e fissò l’orologio.Avevapromessodiaspettarli,manonpotevarestareancoraalungo,soprattuttosevolevarientrarenellastrisciacolfavoredelbuio.«Stadiventandounacattivaabitudine»,abbaiòViola,ancheseavevailsorrisosullelabbra.«Rubare
leauto,intendo!».Eranoabordodiun’utilitariacolor salmone, cheHenkelavevamesso inmotopoco lontanodal
luogodell’aggressionedelToro.Ancoraunavoltaglieranosfuggiti,maatuttietreeraparsochiarochenonsieratrattatodisemplicefortuna.Dopocheun’autoavevarischiatodiinvestirlo,ilkillersieralimitatoaosservarlifuggire.Avrebbepotutofarefuocoecertamentenonliavrebbemancati.Manon l’aveva fatto. Li aveva semplicemente lasciati andare via, anche se loro non potevanocomprenderneilmotivo.Durante il viaggiodal centrodella città verso la periferia, l’agentedell’SSV avevapoi lasciato il
volanteaViolaederasprofondato inunsilenziomeditabondo.Adessosenestavacon losguardofissosullastradachescorrevabuiaoltreifaridell’auto.«Che intenzioni avete, compagni?», si informò Elisabeth, dal sedile posteriore. «Il grassone ha
semplicementeconfermatolemieteorie».«I figli del cielo che hanno creato l’uomo a loro immagine…», le rispose Viola, sussurrando
appena.«Epoisonostatiadoraticomedèi?»«Ilsarcasmodavantiaciòchenonsicomprendeèunareazionenormale»,ribattélaragazza.«Non
capitecosastasuccedendo?»«Locapiamoeccome…».Henkelsivoltòe,nonostanteilbuio,ilsuosguardolafulminò.«E che intenzioni avete. Per trovare la tua fidanzata, intendo…Perché è quello lo scopo ultimo,
no?»«Nonabbiamoaltrepiste,purtroppo».Quella rispostacosìperentoria stupìViola.Non loconoscevabene,ma inqueiduegiorni incui
avevanocondivisotutto,leeraparsounuomodecisoanonarrendersimai.«Unapistainvecec’è…»,annunciò,sicura.«Qualesarebbe?»«Elisabethpotrebbeavereragione»,sorprendentementeViolalediedemanforte.«Chipiùchimeno,
tuttiipartecipantiall’astacondividevanoquellastessateoria.Ciascunonevedevaunapartediversaecercavadicomprenderlaasuomodo:ZoncaconlaBibbiainterpretataletteralmente,Friedmanconisumeri e le storie sui raeliani, Simonides con la genetica.Vista nel complesso, quella strana ideapotrebbeperòessere,dasola,unvalidomovente».«Staidicendochel’astanonc’entra?».Henkelscosselatestaripetutamenteeincrociòlebracciasul
petto.«IlToroavrebbeuccisoquellepersonesoloperleloroidee?»«Nonstodicendoquesto.L’astac’entra,evidentemente.Mailfattocheoltrealfurtodeirotolisiano
stati uccisi anche tutti i sostenitori di quelle teorie non è casuale. Ci può aiutare a identificare unmoventeeforseunpossibilemandante…».«IlVaticano…»,aggiunseElisabeth.«Sonolorochehannotuttol’interesseachequestastorianon
vengafuori!».«SonogiàstatoinVaticano!Irotolinoncisono».HenkelerasicurochePerrone,ilsegretariodi
Stato, gli avesse detto la verità: non sapeva nulla deimanoscritti degli Illuminati e probabilmenteneppuredelToro.Imandantiperò,ineffetti,all’internodellemuraleonine,potevanoesseremolti…Viola restò in silenzio, concentrata sulla guida. Si limitò a scalaremarcia e a immettersi in una
stradinacosteggiatadapalmeeoleandri.«Ragioniamoconcalma»,proposepoi.«AmmettiamoperipotesicheElisabethabbiaragione.Seècosì,lastoriacheraccontalaBibbiaèsolounadelletantestoriecheavrebberopotutoarrivarefinoanoi.IlpopolodiIsraele,traitantidelmondo,èl’unicocheèriuscitoametterenerosubiancoquantoèaccadutoprimaedopoildiluviouniversale».«Se lecose fosseroandatediversamente,oggi invecechediYahwehpotrebberoessere tessute le
lodidialtriElohìm.LaBibbiaèchiarissima,auncertopuntoleterreemersefuronodistribuitetragli“dèi”.Dialcuniconosciamoinomi.Dialtrino».«Se hai ragione, le tre religioni abramitiche sono una fortunata coincidenza…Oggi potremmo
essereseguacidiThor,oaddiritturadiZeus,invecechediAbramo!».«Eccocosastannocercandodinascondere»,sbottòall’improvvisoHenkel.Aprìilfinestrinoeuna
ventatad’ariagelidagli schiaffeggiò ilviso.«Laquestioneextraterrestri,verao falsachesia,noninteressarealmenteallaChiesa…ifedelinoncicrederebberomai.C’èun’altracosapiùpericolosa!».«Cosa?»,fecero,incoro,leduedonne.
«InGiudici, e inmolti altri libri, viene narrato quello che tu hai sintetizzato. A un certo punto,nell’antichità,cifuunaspartizionediterretradèi.LaBibbiadicechesolounoerailveroDioeglialtrieranosoloidolidipietra…».Elisabethsorrise.«Affidaronolenazioniadèidipietra…?»«Questa interpretazione potrebbe essere stata creata per proteggere un principio cardine della
nostrareligione,ilmonoteismo!»,siintromiseViola.«Se i libri perduti confermassero che gli dèi non erano idoli di pietra, si comprenderebbe che
YahwehnonerailsoloeunicoDio…eaddiomonoteismo…».Henkelannuì.«Enonsolo…»,aggiunselaragazza.«Qualcunopotrebbedire–ioperesempio–chelaChiesaè
stata fondata su unamenzogna…Che l’aldilà non esiste perché gli dèi, per quanto potenti, eranosoltanto individui. Erano impegnati a farsi la guerra per contendersi i territori che gli erano statiassegnatidallorocapo…».Quelle parole, improvvisamente, cominciarono a risuonare in modo sinistro nel cervello
dell’agentedell’SSV.L’aldilànonesiste.Il fondamento della fede, il principio secondo il quale, comportandosi bene in questomondo si
ottienelaricompensanellavitaeterna,potevaessereunamenzogna?Nonvolevamettereindiscussioneilcardinedellasuareligione.Nonavevaintenzionedifarlo,ma
più rifletteva suquantoaveva scoperto,piùquel tarlo lo tormentava.Epotevaaddiritturaessere laragionecheavrebbepotutospiegarequellacatenadiomicidi…Si costrinse a riflettere suqualcos’altro.SuStella, che era l’unica cosa che inquelmomentogli
dovevainteressarerealmente.«Ok,ammettiamocheabbiateragionesulVaticano.Suggerimenti?»«SeilToroagiva,comemihaidettoaGerusalemme,perlaChiesa…»,sintetizzòViola,«direiche
dobbiamoandareaRoma!».Sorrisee,comeinunriflessocondizionato,miselamanoall’internodelgiubbotto,peraccarezzarelasuperficiediduepiccolioggettimetallici.Henkel rimase in silenzio, cercando di venire a patti con le informazioni acquisite: sapeva che
tornareinItaliaeraunsuicidio,soprattuttoperilsottotenente.Glielodisseepertuttarispostaottenneunsorriso.«Non ti preoccupare…», lo rassicurò lei. Nonostante tutto gli doveva la vita, e forse grazie a
Henkelavrebbepotutodiscolparsi.Avevadecisochel’avrebbeaiutato,almenoperquell’ultimavolta.«Socomecavarmela».Luisbirciòlospecialeorologioalpolsoesospirò…mancavapocopiùdiungiornoalladeadline.
Dopotuttoc’eraancoratempo…SidomandòsepotevaessersisbagliatosuSavelli.Potevaessereluiil mandante dei delitti? Forse,ma i rotoli non li aveva di certo. In ogni caso poteva però saperequalcosadipiùdiquellochegliavevarivelato.Nel frattempo l’auto era giunta in prossimità del campo di volo. La recinzione era infestata di
rampicantie l’asfaltopunteggiatodicespugli.L’insegna, illuminatadaifari,eraper terra,diveltaeposizionatatraiduebattentidelcancelloarrugginito,inmanierachenonsirichiudesse.Elisabethsceseeaprì.L’inferriatacigolònelsilenziodellanotte,manonfuquelloadattirarelasua
attenzione:apochimetridalei,un’autoconifariaccesi,fermasuuncrinale,acceseilmotore.«SperiamocheWalidciabbiaaspettato»,disse,rientrandonell’autoecercandodifenderel’oscurità
conlosguardo.«Credochequalcunosiaquipernoi!».Henkel scrutò nello specchietto. La macchina era un grosso fuoristrada e adesso stava venendo
verso di loro. Passò sotto un lampione e voltò a sinistra, per intercettarli. «Potrebbe essere una
societàdivigilanza»,dedusse,dopoaverintravisto,suunafiancata,unsimbolosimileallastelladiunosceriffo.«Accelera!»,ordinòElisabeth,intravedendoauncentinaiodimetriilprofilotozzodelCessna.Walidalzòlosguardoelaindividuò:l’autocheerarimastafermanegliultimiminutisieramossae
stavaseguendodavicinounamacchinapiùpiccola.Ilgiovanesisistemònellacabinadipilotaggio,azionòicomandiemiseinmoto.Ilmotore,però,
sembrònonvolersiavviare.«Dài!»,incitò,infierendoconl’indicesulpulsantediavviamento.Nessunrisultato.Sfioròunaseriedialtricomandiecominciòamuoverelaclocheavantieindietro,connervosismo.«Nonfarescherzi!».Riprovòadaccenderlo.Ancoranulla.Scosseilcapoesivoltòversoledueauto.Quellapiùpiccola,davanti,eraacircacinquantametri
dalui.L’altrasembravapiùdistaccata.«Walid…preparailcherubino!»,strillòunavocefemminile.Ilgiovane,riconoscendoquelladiElisabeth,riprovòadavviareilmotore.Indugiòunistante,con
l’indicechetremavatitubante.Poipremetteilpulsante.«Dàààài!».Il vecchio Avco Lycoming da duecentotrentotto cavalli tossì, come se ancora rifiutasse di
accendersi,mapoisimiseinmotoscoppiettandoinmodopococonvinto.L’autointantosierafermatadietrolacodadelCessna.Unistantepiùtardiiportellonisiaprironoe
itresaltaronodentro,mentreleruotedelvelivolocominciavanoasobbalzaresull’asfalto.«Seneusciamovivitroveròilmododisposarti…».Unsorrisosornionesidipinsesullelabbradi
Elisabeth.Glidiedeunbaciosullanucaesivoltòversoilfuoristrada.L’autodeivigilantiavevaguadagnatoterreno.Avevacominciatoasuonareilclacsoneadessoera
accodataalmonomotore,chefaticavaaprenderevelocità.OccorserodieciinterminabilisecondiperchéilCessna,tallonatosullapista,riuscisseadaccelerare.
Poi,improvvisamente,ilcarrellocominciòasaltellareinmodoscompostosull’asfaltoesistaccòdalsuolo.
60
Venezia.Pochiminutidopo.Unabarca inmoganoeottone,conun’appariscenteCdoratasullachiglia,sistaccòdalpontiledi
campoManinelentamentesiaddentrònelcanale.E.C.simisecomodonelcentrodell’imbarcazioneediedeun’ultimaocchiataallapiazzagiàavvolta
nell’oscurità. Oltre la statua di Luigi Borro, si stagliava la sagoma imponente della Cassa diRisparmiodiVenezia,l’edificiodalqualeeraappenauscito.Finoaquelmomento,tuttoeraandatocomeprogrammato.Ripensò ai quattordici rotoli consegnatigli dal Toro in autostrada due giorni prima e a tutte le
difficoltà che avevadovuto superare per essere lì in quelmomento.Mane era valsa la pena: queimaledetti papiri erano adesso custoditi nel caveau della banca e nessuno avrebbe mai più potutoleggerli.Ancheitestimonieranoormaituttisistemati.Chieraaconoscenzadelsegreto,dovevamorire.Lo
aveva detto al Toro e ci credeva anche lui. Non gli interessava quale fosse il vero messaggiocontenuto nei manoscritti degli Illuminati. Non voleva davvero sapere come un archeologonapoletano – interpretando indizi lasciati da Dante, Raffaello e Leonardo – li avesse rinvenuti inIslandanonostanteglisforzicheavevafattoperimpedirlo.NongliinteressavaneppuresapereselaBibbiaerastatadavverocopertadaunacoltredimisticismopernascondereveritàchenonpotevanoessererivelate.Ciòcheglipremeva,lasolacosaimportante,erasalvarelaChiesa,consapevolechedasolanoncisarebbepotutariuscire.IlfattocheRanieroSavelli,unpaiodisettimaneprima,loavessecontattatoperinformarlodell’asta
daPaolinierastatounaiutoinsperato.IlprefettodegliArchiviSegretiVaticaniavevaassicuratochesarebbe riuscito ad aggiudicarsi l’incanto,ma lasciare a lui una responsabilità così grande era unerrore: Savelli era un inetto, che pensava solo alla sua carriera e al denaro, e imanoscritti degliIlluminatieranotroppopreziosi.E.C.avevacosìcontattatoilsuopiùfidatocollaboratore–lostessochealcunimesiprimaeraandato
alla ricercadei rotoli in Islanda–eavevamesso inatto il suopiano.Era statodecisoche ipapirisarebberostatirubatiaquell’astaechetuttiipartecipantisarebberostatiuccisi.Ecosìeraavvenuto:durantel’attentatoeranostatieliminatiunrussoeun’inglese.Inseguito,tutti
quelli che avevano potuto vedere i rotoli erano stati assassinati. Restava solo un ostacolo daeliminare,maciavrebbepensatopersonalmente.In quelmomento il gondoliere dette una vogata energica e l’imbarcazione entrò lentamente nel
bacino Orseolo rischiarato dai lampioni. Si trattava di uno degli imbarcaderi più frequentati diVenezia,unaseccalagunareaformadimezzalunanelsestierediSanMarco.Ancheinquelmomentoerapienodituristi,icuiriflessisirispecchiavanonell’acquascuraesalmastra.«Grazie», disse E.C. al marinaio al timone, una banconota tra le dita. Poi attese che la barca
attraccassealpontiledilegnoescese.Superò lacalleSalvadagoe sbucò inpiazzaSanMarco.Laattraversòconpassomarziale finoa
che, tra la nebbia, non gli apparvero le guglie del balcone di Palazzo Ducale. Si infilò sotto il
colonnatoesidiressealpontedellaPaglia.«SonoattesoallaTerrazza»,bofonchiòpocodopo,aunconciergedell’hotelDanieli.«Cidovrebbe
essereuntavoloperdueanomeSavelli».Il giovane, grassottello e con un sorriso pacioso stampato sul viso lentigginoso, verificò su un
registroesorrise.«Savelliperdue»,confermò.«Ilcollegal’accompagnerà.Ultimopiano».Pochiistantipiùtardileportedell’ascensoresiaprironosuunasplendidasaladaicoloripastello.
Dalleimponentivetratesigodevaunavedutamozzafiatosullalagunaelelampaderossastresopraitavoliniconferivanoall’ambienteuntonovagamenteromantico.C’erabrusioeunlievetintinniodistovigliesovrastavalamelodiadiffusadaglialtoparlanti.«Daquestaparte»,esordìuncameriereinguantibianchi,riconoscendosubitoE.C.«Ilsuoospiteè
giàarrivato».Quellacenaeraprogrammatadallamattina.Primadifararrivarel’invitoaSavelli,l’anzianosiera
peròpreoccupatodi sapere sequel“particolare”dipendentedel ristoranteera in servizio.Equellaserac’era:sitrattavadiunconfratellocheconoscevadamoltianniedicuieracertodipotersifidare.Attraversaronolasala,passandoaccantoaunabachecadivinipregiati,earrivaronoaltavolo.«Se
mihafattovenirequi…immaginocisianobuonenotizie».IlprefettodegliArchiviSegretiVaticaniteselamano,sorridendoefacendodondolareilcapoavantieindietro.«Purtroppono»,mentìmellifluo ilGranMaestro. «Nonostante i nostri sforzi, non siamoancora
riusciti a recuperare ciò che ci sta a cuore». Si accomodò accanto a un grande specchio profilatod’oroesospirò.Primadicontinuare,accarezzò,nellatascadeipantaloni,lasuperficiedellapiccolachiavecheaprivalacassettadisicurezzaincuieranocustoditiirotoli.SeSavelliavessesaputocheimanoscrittidegliIlluminatieranosemprestatiinsuopossesso,certamentel’avrebbefattouccidere…«Il nostro uomo è stato a Gerusalemme e adAtene. Sospettava che uno dei partecipanti all’asta
avesserubatoireperti,masièrivelataunapistamorta».Ranieroparvecontrariato,manonfeceintempoareplicare.Ilcamerierecheavevaaccompagnato
l’anzianosiavvicinòdinuovoaltavoloegliporseilmenu,lanciandogliun’occhiatad’intesa.«Stiamo facendo del nostro meglio per difendere la Chiesa, come ben sa», rincarò la dose E.C.
quandoilgiovanesifuallontanato.«EHenkel?Almenoluil’avetetoltodimezzo?».E.C. alzò lo sguardodalla lista e fece cennodino, questavolta sincero. «Ci è sfuggito», rispose,
ripetendoamemorialeparolecheilTorogliavevascrittopocoprima.«Manonèpiùunpericolo…noncisonotraccecheportinoanoi».«Avoiforseno…maamesì!»,ribattéseccatoilreligioso.«Misonodovutoscopriremoltoper
partecipareaquell’asta.Einpiùmidiconodalmioufficiochegliamericanihannochiestodime».«HalasciatoindizicheliconducanoquiaVenezia?»«Sono stato attento!», esclamò il religioso, stizzito. «Ma non è questo il punto: la CIA non mi
preoccupa,nonsannonulla.Sonoglialtrichetemodipiù».«Nonsiallarmi,risolveremoquestagrana».Savellisbuffòmapreferìnonaggiungerealtro.Dopotutto,anchesel’uomocheavevadavantinon
glipiaceva,sembravaesserel’unicoingradodirisolverequeldannatoproblema.«Senonhabuonenotizie,perchémihafattovenire?»,l’apostrofòpoi,indicandoilristoranteconungestodellamano.«Adirelaverità,volevounasuaopinione».«Sucosa?»«SulSalmo23,nellaparteincuisidice:“DelSignoreèlaTerra,l’universoeisuoiabitanti”».
Savelliparvestupitodaquelladomandacosìdiretta.«Prego?»«Sièmaidomandatoperchémaiilsalmistaabbiavoluto,dopoavercitatolaTerra,ricordareanche
l’universoconisuoiabitanti?»«Senta…»,ilmonsignoresbuffò,stancodiquellainutileconversazione.Noneralìperparlaredi
teologia,matantovalevachiarirecomestavanolecose:«Socosanascondonoqueirotoli,seèciòchemistachiedendo».E.C.lofissò,impassibilecomeunasfinge.Il religioso, indeciso se proseguire, fece cadere lo sguardo sulla tenda drappeggia accanto al
tavolo.Poi,d’untratto,siconvinse:«InVaticanosonoinmoltiasaperlo.Daanniillustriesponentidella Chiesa predicano che anche gli extraterrestri, se esistono, sono creature di Dio. Lo stessoTommasod’Aquinoparladi“molteplicimondi”».«Quindileicicrede?»,tagliòcortol’altro.Ilprefettoglilanciòun’occhiataconditadaunsorrisoarguto.«Èdavveroimportante?».Trascorseunistanteinterminabile,incuisiudìsoltantoiltintinniodelleposatesullaporcellana.«Ineffettino…»,concluseauncertopuntoE.C.,sorridendo,neltentativodistemperarelatensione.Manonottennel’effettochesperava:ilsuosguardovuoto,congliocchidiuncoloreindefinito,era
piùsimileaquellodiuncadaverecheaquellodiunuomo.UnbrividopercorselaschienadiSavelli.Inquelmomentononseppespiegarsiquellasensazionesgradevole,chesitrascinòperoltreun’ora,l’interaduratadellacena.Tiròunsospirodisollievosoloquandosisalutaronoconfintacordialitàesidiederoappuntamentoperilgiornosuccessivo.MentreE.C.scendevaconl’ascensorecalcolòperòcheilreligiosoavrebbecominciatoastarmale
entropocheore.Se il cameriereavevaseguitoalla lettera le indicazioni sulveleno,per ilprefettononcisarebbestatoquindialcunappuntamentoealcundomani.
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Roma,25ottobre.02:50.-19:09:12alladeadline.Le poche auto che percorrevano la strada a quell’ora lasciavano dietro di loro un fiume di
catarifrangentirossi,interrottodalunghimomentid’oscurità.Henkelsisporsedallafinestradelsecondopiano,affacciatasuviadellaConciliazione,eadocchiò
ilmarciapiede.Nonc’eraancoranessuno.TornareaRomaerastatounazzardoeancordipiùloerarifugiarsiinquell’appartamento,manon
avevaavutoscelta.Dopo il decollo da Atene era chiaro che se davvero volevano sperare di ritrovare i papiri la
destinazionesuccessivanonpotevacheessereilVaticano.AvevanocosìconvintoWalidaportarliinItalia,augurandosichel’aeronauticamilitareoqualchetorredicontrollononliindividuasse.Enonerasuccesso,segnoevidenteche ilgiovanepalestinese,con ilvoloradentedelsuoCessna,sapevacomeevitareiradar.E adesso erano lì: dopo essere atterrati in un campo alle porte della città, si trovavano in un
monolocaleminuscolostipatodimobiliIkea,adattenderechearrivassel’aiutocheavevanochiesto.«Seicertochequestacasasiasicura?»,domandòViolaadaltavoce.Eranoneipressidellaportadi
SantoSpirito,aridossodeibastioni,quindidecisamentetroppoviciniallaSantaSede.Henkel,dispalle,annuìsenzarispondere.Nonerastatoluiascegliereilluogodell’appuntamento,
maeraobbligatoafidarsi.«SeituoiamicidelServizioSegretoVaticanoloconosconopotrebbeessereunatrappola».«Se è una trappola lo scopriremopresto», grugnì, osservandouna grossa auto nera che si stava
fermandosulbordodella stradaproprio inquell’istante.Attesealcuni secondi senzachescendessenessuno.Poi,lentamente,laportaposterioresiaprì.«Equestasarebbelacavalleria?»,scherzò,sempreininglese,Elisabeth,sporgendosidaldavanzale
e scrutando sulla strada.Walid, dopo averli sbarcati, aveva deciso di tornarsene in Israele con ilfavore del buio, e lei aveva deciso di fermarsi. Lamotivazione ufficiale era che a Gerusalemmesarebbestatainpericolo,maHenkeleViolacredevanochelaveraragionefossechevolevavedereifamosimanoscrittidegli Illuminati.Ciònonostante l’avevanoaccontentata,vistochecertamentenesapevapiùdilorosuqueipapiri.«ÈilsegretariodiStatoVaticano…»,larimbrottòHenkel,osservandoPerronecheentravadasolo
nelportone.«Sec’èunuomodicuicipossiamofidareèlui».Dopo pochi istanti la porta d’ingresso del soggiorno si aprì lentamente ed entrò un anziano
intabarratoinuncappottonero.Avevaicapelliarruffati,losguardoassonnatoeinmanotenevaunaborsa portadocumenti. «Dobbiamo finirla di incontrarci a questi orari assurdi!», scherzò Perrone,lasciandosi cadere su una delle sedie attorno al tavolo. Subito dopo, squadrando Henkel e le duedonne,ilsuovisostancosiincupì.«Seiricercato…Andreas.Sietericercati!».«Perquesto ledevoungrande ringraziamento,eminenza.Nonpotevo rientrarepersonalmente in
Vaticanoenonsopiùdichifidarmi».
Perronescosseilcapo.Presefiatoe,dopoaverradiografatoilpiercingallanaricediElisabeth,sirivolseancoraaHenkel.GlichieseragguaglisullaricercadeirotoliesuStellaeascoltòconmoltaattenzione quanto era accaduto negli ultimi due giorni. «E quindi pensi che Raniero Savelli, inqualchemodo,siacoinvolto?»,azzardòallafine.L’agentedell’SSVannuì,convinto.«Hoparlatoconluiduenottifa.Haammessodiaverpartecipato
all’astamadicedinonaverenullaachefareconilfurto!Inognicasopotrebbesaperequalcosachenonmiharivelato…».HenkelsistaccòdallafinestraesiandòasedereaccantoalsegretariodiStato.Poiaggiunse:«Èriuscitoaottenereidatichelehochiesto?».Perroneaccennòunsorrisoamaroeaprì laborsa,estraendounacartellina.«Nonèstatofacile…
soprattuttoaquest’ora».Henkel fece scorrere sul tavolo i documenti e cominciò a leggerli. «Ci sono tutte le utenze
telefonichediSavelli?Sonoitabulatidell’ultimomese?»«Esatto. Fortunatamente anche i suoi cellulari personali sono intestati agliArchiviVaticani. Pare
chesiauntipomoltotirchio…».Viola,dopoaversussurratoqualcosaaElisabeth,siavvicinòall’agentedell’SSV,chelepassòuna
decinadifogli.«QuestonumeroèdelServizioSegretoVaticano»,osservòAndreas,picchiettandoconl’indicesu
alcunechiamatedelgiornoprecedente.«Sì,meneeroaccortoehochiestochiarimenti.Parecheabbiaspeditol’agenteDawedaqualche
parte,manessunosanulla».Henkelelaboròquell’informazione:conoscevaDawemoltobene.Erastatoluiareclutarlonell’SSV
einpassatoavevanolavoratoinsieme.Unavoltaloavevaanchesalvatodaun’imboscatatesadaungruppodiestremistireligiosi.PossibilecheGrahamfossestatoincaricatodirettamentedaSavellidiunamissionesegretacheavevaachefareconirotoli?«Ehi».Violaattirò l’attenzionedeidueuomini, indicandosuunapaginaduechiamatedelgiorno
precedente.«041.IlprefissodiVenezia.Parecheabbiachiamatodiversevoltedaquelleparti».«Hairagione,l’avevonotatoancheio»,lainterruppeHenkel.«Nonmi hai detto che ilToro lavora per iCavalieriGuardiani di Pace diVenezia?Ci potrebbe
essereunacorrelazione?».L’agenteannuì.«Èpossibile…»,assentì.PoisirivolseaElisabeth,suldivano,eleporseunfoglio.
«Puoirisalireagliintestataridiquestinumeritelefonici?».Lei sorrise, contenta di potersi finalmente rendere utile. Aveva perso la maggior parte della
conversazione, che si era svolta in italiano, ma grazie a poche battute tradotte da Viola ne avevaafferratoilsenso.«Jawohl,misterKevod».«Guarda.Quiequi»,notòancoraViola,sventolandounaltrofoglioA4.«Le telefonateallostesso
numerodiVeneziasonoanchediduesettimanefa.Poi,negliultimigiorni,sisonointensificate».«ChiesadiSanGiovanniBattistainBragora»,siintromiseElisabeth,mostrandosulloschermodel
portatileunapaginainternetcheavevarintracciatoatempodirecord.«QuelnumerocorrispondeaunindirizzoincampoBandieraeMoro,sestierediCastello».«ÈlasededeiCavalieridiMalta»,osservaronoincoroHenkelePerrone.«PerqualeragioneSavellisièrivoltoaloro?»,siinterrogòPerrone,stupito.Henkelraccontòche,duranteiduegiorniprecedenti,avevanopiùvolteincrociatosullalorostrada
unemissariodeiCavalieri.Evidentementeancheloro,inqualchemodo,eranocoinvolti.«MaiGuardianidiPace»,osservòallafinedelraccontoilsegretariodiStato,«seppuravoltecon
metodiabbietti,hannocomefineilbenedellaChiesa.Lasuasalvezza!».
«Forseèquellochecredonodifareanchequestavolta…togliendodimezzotutte lepersonechesonoaconoscenzadell’esistenzadeimanoscrittidegliIlluminati».«ESavellipotrebbeaverelostessofine?»,domandòViola,unapiccolaincertezzanellavoce.«Da
comel’avetedescrittononnesareicosìsicura…».Henkel tamburellò con le dita sul tavolo,meditabondo.Forse la spiegazione era più semplice di
come appariva. «Le ragioni per cui Savelli si è rivolto ai Cavalieri possono essere solo due»,ipotizzò. «Per aiutarlo a impossessarsi dei rotoli, per fini forse anche poco nobili, oppure perrecuperarlidopochequalcunoliharubati!».«Quindiilprefettoerasolounapedina…»,sottolineòilsottotenente.«Ancheluivolevairotoli,ma
glisonostatirubatisottoilnaso».«Laquestioneèpiùcomplessa.Oforse,tremendamentepiùsemplicedicomel’abbiamovistafinoa
ora!».Henkelscattòinpiediecominciòagironzolareperlastanza.«Selanostrateoriaègiusta,ecioècheiCavalieridiMaltavoglionoproteggerelaChiesanascondendoilverosignificatodiqueirotoli,gliomicidisonosolountassellodiunpianopiùcomplesso!».«Cosaintendi?»,Perroneincrociòlebracciaepiantògliocchiinfacciaall’agentedell’SSV.«Ilveropericolononèchequalcunochehavistoirotolisilimitiaparlarne…machelacomunità
scientifica,oaddiritturaqualcheteologo,possaleggerliedesaminarli».«Sonoloroiladri.Lihannorubatiloro!»,concluselafraseViola.«Èlaspiegazionepiùlogica:li
rubano, forse li distruggono, e al contempouccidono chi ne è a conoscenza!E il segreto, vero ofalsochesia,èalsicuro!».«Questospiegherebbeancheleduevittimedurantel’attentato…entrambepartecipantiall’asta!Chi
harubatoirotolihacominciatoillavorogiàdaPaolini».«Ipapiripotrebberoessereinloropossesso,forseaddiritturaaVenezia»,concluseViola.Poiripeté
ilsuoragionamentoininglese,perdarmodoancheaElisabethdicomprenderequelpassaggio,chereputavafondamentale.«Eaquestopunto,Savellipotrebbeancheessereinpericolo!».«In pericolo o no, proprio ieri ha telefonato anche all’hotel Danieli», aggiunse Elisabeth,
tamburellandoconipolpastrellisulcomputer.«Il nostro amico è andato dritto in pasto ai lupi», constatò Viola, estraendo due piccoli oggetti
metallicidallatasca.«Ègiuntoilmomentodigiocarel’unicojollycheabbiamoinmano».
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Venezia.10:15.Lanotteavevaportatoconsél’acquaalta.Stormidicormoranisorvolavanosilenziosilalaguna,conicoloridell’autunnoafaredasfondo.Il
caìgo,l’impalpabilebarrieradifittanebbiaveneziana,siestendevasuicanaliimmersiinunsilenzioirreale.Quando il Toro mise piede sul pontile di San Zaccaria fu accolto da un’atmosfera stranamente
familiare.GlicapitavaspessoditornareaVenezia,soprattuttoallafinediognimissione.Quellaperò,almenonellesueintenzioni,dovevaesserel’ultimavolta.La vicenda dei manoscritti degli Illuminati, cominciata oltre un anno prima in Islanda, l’aveva
turbato profondamente. L’attentato da Paolini, il furto e gli omicidi che aveva dovuto commetteresarebberoperòstatiisuoiultimiattiaserviziodeiCavalieri.Dallanottedelsognodicinqueanniprima,dopolaqualeavevaabbracciatoDioecambiatovita,la
protezionedellaChiesaerastataalcentrodiognisuaazione.Avevadedicatoogniistantedellasuaesistenza a difenderla, commettendo a volte atti terribili senza chiedere spiegazioni.Adesso, però,qualcosa era cambiato: quella notte un nuovo sogno, più cupo e tenebrosodel precedente, l’avevafattorinsavire,spingendoloadomandarsiseciòcheavevascopertoeralaverità.Non poteva crederci.Non voleva crederci. Eppure, le parole pronunciate da Friedman e ciò che
aveva saputo su Simonides continuavano a rimbalzargli nella mente. Avevano insinuato in lui undubbiochenonsivolevasopire.Cercòdiscacciarequeipensierievolselosguardoallahalldell’hotelDanieli.Sopralepasserelle
sostavano due paramedici con giubbotti catarifrangenti. Poco lontano, sulla banchina, una barca-ambulanzaattendevaconilmotoreacceso.«Era arrivato ieri», gli parve di udire da uno dei sanitari. «Era un pezzo grosso delVaticano…
stroncatodauninfarto».Il Toro scosse la testa. Immaginava stessero parlando di Raniero Savelli, l’ultimo tassello della
missione.TuttigliuominieledonnevenutiacontattoconiquattordicirotoliadessoeranomortipervoleredelGranMaestro.Peranni,E.C.erastatolasuaguidaspirituale.IlToroavevasempreeseguitoisuoiordini,convinto
cheDiosiservissedi luicometramiteperesprimereilpropriovolere.Nonavevamaisbagliatoenon avevamai avutodubbi, trannequandogli si eranopresentati davantiHenkel e le due ragazze.Avrebbe potuto ucciderli, tagliando un pericoloso collegamento con lui, eppure non l’aveva fatto.NonsapevaneppureluiperchénonavevatiratoilgrillettoadAtene,maeraconvintochefossestatalacosagiusta.Unapiccolaricompensadellagiustiziasulleingiustiziecheavevacompiuto.Oforseunsegnaledellaprovvidenza…Inognicaso,dovevadirloaE.C.dipersona.Eccoperchéera tornatoaVenezia.Nonsapevacosa
avrebbefattodopo,maeracertochelasuavitadaTemplare,adifesadiunDioincuinonerapiùsicurodicredere,finivaquelgiorno.Giunto alla calle delDose, voltò a sinistra, in un budello appena più ampio delle sue spalle. Lo
percorse tutto, zoppicando, e si ritrovò in campo Bandiera e Moro, di fronte alla chiesa di SanGiovanniBattistainBragora.«Tiaspettavo…sapevochesarestivenuto»,glidisseilGranMaestropochiattimidopo,quandose
lotrovòdavantisulsagratogrigiodellapiazza.Subitodopoidueentraronoepercorserolanavatacentrale, fino a raggiungere l’antica biblioteca. Si sedettero l’uno di fronte all’altro, divisi solodall’imponente scrivaniadi palissandro. Il caminetto scoppiettava apocadistanza e alcunipiccionitubavanosuidavanzalidellefinestregotiche.«Ètuttofinito»,esordìl’anziano,annuendolentamenteconlatesta.«Haicompletatolamissionepiù
importantedellatuavita».«Queirotolidiconoilvero?»,losferzòimmediatamenteilToro,quasipertogliersiunpeso.«Ho
fattounaltrosogno».L’anziano,immobilecomeunastatuadiMadameTussauds,nondissenulla.«QuestavoltanonmièapparsoDio.Èdamoltochenonmiappare…peròhosognatounanziano
chemisussurravaunafrase».E.C.gli appoggiòaddossouno sguardopaterno.Gli sembravadi rivivereundéjà-vu: cinqueanni
prima,lalorocollaborazioneeracominciataproprioinseguitoaunsogno.«Qualefrase?»,disse,lavocepacata.«“L’uomoèunaspeciefolle:veneraunDioinvisibileedistruggeunanaturavisibile.Enonsirende
contochelanaturachestadistruggendoèquelDiochestavenerando”».«Seiturbato.Locapisco».«SequeirotolidiconoilfalsoeilDioinvisibileesisterealmente…».Ilgiganteemiseunrantolo,
masi impegnòper ricacciarlo ingola.«…esenoisiamodavverosuoi figli,enon ibridi fruttodiingegneriagenetica…alloraperchéabbiamouccisotuttaquellagente?SelaBibbiaparladiDio,chebisognoabbiamodioccultareimanoscrittidegliIlluminati?».IlGranMaestrodeglutì,incercadelleparolemiglioripersintetizzareilsuopensiero.Manonera
affattofacile.«LaBibbiaèunsimboloepermoltièilfondamentodellareligione.Comesimbolovatutelata.Negliultimiottocentoanni,illustristudiosi,scienziatieartistihannofattodituttoaffinchélaloro verità fosse rivelata. Conosci la storia degli Illuminati, che per distruggere la Chiesa hannodisseminatolelorooperediindizisuqueirotoli.Credevanocheunavoltachefosserostatiresinoti,ilVaticanosisarebbesgretolatosullesuestessefondamenta…Eralaloroultimavendettadaeretici».Tacque, scrutando distrattamente un movimento impercettibile dietro la finestra. Poi proseguìmodulandolavoceconlasolennitàdiunsacerdote:«Manonèquestoilpunto:ancheselaBibbianonparlassediDio,enondicocheècosì,questononvorrebbecomunquedirecheDiononesiste…».Non fece in tempo a finire la frase che un fragore assordante lo costrinse a fermarsi.Una delle
vetrate ogivali affacciate sulla piazza andò in frantumi e una pioggia di calcinacci si riversòall’interno.Unoggettocilindricorotolòsulpavimento.Neltempodiunrespiro,unlampobianco,seguitodaunassordantefrastuono,scossel’edificio.
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Roma.6oreprima.«Eccolo. Quello è il nostro attentatore!». Viola Puccini era in piedi nella centrale operativa dei
carabinieri,difronteaungrandeschermoOLED.Davantialeiscorrevanoalrallentatoreleimmaginidell’omicidiodiSimonides.L’idea di contattare i suoi colleghi le era venuta pocodopo il colloquio conPerrone. Il prefetto
Savelliprobabilmenteerainpericolodivita:eral’occasionegiustapermettereinpraticailpianochel’avrebbe scagionata. Un piano che, con una prontezza di spirito che non sospettava neppure dipossedere,erariuscitaaescogitarequandoancoraeranoadAtene.Laseraprecedente,durantel’aggressioneincuierastatouccisoilgenetista,avevaavutolafortuna
dirifugiarsiinunantronelretrodellocale.DavantialeisieranomaterializzatiunafiladimonitoreunpiccoloserverIBMchegestivalavideosorveglianza.«ÈilToro»,avevasussurrato,mentrelepallottolefendevanol’ariaedElisabethcarponistrisciava
verso la stanzetta.Subitodopo,appenaprimadel terzosparo,avevaavutoun’illuminazione:avevaapertoitray–gliappositicassettiniincuieranoalloggiatiisupportidimemoriacheregistravanoivideo–eavevaestrattoduedischidimetallo,scollegandolidaunciuffodicavicolorati.Inseguitoilkilleravevarinunciatoauccidereancheloroelei,Andreasel’israelianaeranoriuscitiafuggire.«Ho le immaginidell’uomochehaucciso tutti ipartecipanti all’asta»,avevaesorditoal telefono
pocheoredopo.SitrovavagiàaRoma,nell’appartamentodiHenkel,eavevanoappenascopertocheSavelli si era recato a Venezia. Nonostante la tarda ora, il colonnello Aurelio Randazzo, l’uniconell’Armacheavrebbedavveropotutoaiutarla,avevarispostoalcellulare.E adesso erano lì, nel vicino edificio di piazza San Lorenzo in Lucina, catapultati nella
modernissimasalaoperativadeicarabinieri.Leottopostazioniinformatiche,dotatedischermipiatti,erano tutte occupate da agenti indaffarati e sui display a parete scorrevano le immagini del Toro.C’eraunandirivienicontinuodimilitarieiltelefonononsmettevaunistantedisquillare.«È la prima volta che disponiamo di immagini così nitide di quell’uomo», constatò Randazzo,
collegatoinvideoconferenza.DopocheViolagliavevaraccontatodettagliatamenteciòcheeraaccadutonegliultimigiorni,era
statoluiamobilitarelacentraleoperativaeaindirizzarelagiovanericercatalì.Sieraquindiassuntopersonalmentelaresponsabilitàdiquell’ordineeperfarloavevadovutosmuovereancheimportanticonoscenze personali. Se le cose, tuttavia, erano davvero andate come gli era stato descritto, ilsottotenentePuccinivenivadeltuttoscagionato…«Avete inserito idatineldatabase?Ci sono riscontri con le immaginidicuidisponevamogià?»,
chiesel’ufficiale.«IvideoacircuitochiusodellastazionediFirenze,quellidell’omicidiodelfrate,nonsonochiari»,
replicò un carabiniere. Nel frattempo, aprì e accese il vecchio portatile che era stato proprio diLambertoZoncaecheViolagliavevaconsegnatopocoprima.«Èpossibileperòestrapolarealcunipuntidelreticolofaccialedelsospetto»,continuò.«Seliincrociamoconlenuoveimmaginiemergeunacorrispondenzadelnovantaquattropercento».
L’ufficiale annuì, soddisfatto. «Avete verificato anche le riprese fatte dalle telecamere disorveglianzanellazonadellacasad’aste?».Daun’altrapostazione,unagiovaneagente, con i capelli biondi raccolti inunochignon, rispose
senzaalzaregliocchidaldisplay.«IcarabinieridiFirenzeavevanorichiestoalComuneeadalcuniprivatiivideodisorveglianzadelleoreprecedentil’attentato.Abbiamoappenaeffettuatounincrociocon il nuovo reticolo facciale e ilWeblase ci dà un riscontro: la telecamera di un bancomat…neipressidipiazzadellaSignoria».«Guardate…», commentò Henkel, avvicinandosi al monitor dell’agente, in cui si vedeva
un’immagineinbiancoenerodelToro.«Sembratenerd’occhiol’ingressodiPaolini.Elaripresaèdellenoveequindicidel22ottobre!».«Mezz’oraprimadell’attentato».«Ottimolavoro,sottotenentePuccini»,sicomplimentòRandazzo,ilvisostancomasorridenteche
campeggiava dal grande schermo a parete. «Queste immagini collocano l’uomo sulla scena delcrimine…einsiemealrefertodellabalisticadimostranolasuainnocenza!».IlcolonnellosiriferivaalfattochedurantequellagiornataeraanchearrivatoilrapportosullamortediAruta.Ilcapitanoerastato colpito da un proiettile calibro 11.45 che non poteva essere stato esploso da unaBeretta 92,l’armad’ordinanzadiViola.«Hounaltroriscontro»,intervenneall’improvvisolabionda,dallasuapostazione.«Èdimezz’ora
fa:ilsospettatoèarrivatoallastazionediVeneziaSantaLucia».Conoscendoilsuccessivoobiettivodel killer, poco prima le immagini di Viola erano state inviate anche ai carabinieri di Venezia.EvidentementeilToroerastatoriconosciuto.«Savellièinpericolo!».Henkelincrociòlebraccia.«Potrebbe essere diretto alla sede dei Cavalieri o addirittura all’hotel Danieli», aggiunse Viola,
orgogliosadelruolodeterminantecheavevaavutoinquellascoperta.«Allertate i GIS», ordinò Randazzo, riferendosi al Gruppo di Intervento Speciale dei carabinieri
«Teniamod’occhioentrambelesedieall’occorrenzainterveniamo!».
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Venezia.10:19.Il frastuonodaoltre centosettantadecibeldella flashbang, lagranata stordente,non si era ancora
sopito,chelaportadellabibliotecafufattasaltare.Imilitari,divisi induegruppi, si infilarono tra lecolonne tortili e simisero in formazione:due
uomini in ginocchio e uno in piedi. Imirini elettronici, posizionati sui fucili d’assaltoHeckler&KochG36,simuovevanoincercadegliobiettivi.«Squadra tre in posizione», esclamò uno dei componenti del Gruppo di Intervento Speciale dei
carabinieri. Indossava, come i suoi colleghi, una tuta protettiva OP di colore nero, giubbettoantiproiettile,protezioniinkevlarecascoconvisiera.«Squadradueinposizione»,glifeceecoun’altravocedall’auricolare.Einquelmomento,lafiladifinestreaffacciatesucampoBandieraeMoroesplose.Davantiallequattroaperturegotiche,stretteealte,comparveroaltrettantimilitari,appesialsoffitto
concimedinylon.«Nonmuovetevi», ingiunse il comandante della squadra speciale, rivolto ai due occupanti della
biblioteca,unuomomuscolosoeunanziano.«Sieteinarresto!».Gli agenti si avvicinarono, strisciando sulle pareti. Quando il più avanzato ebbe verificato che
quellazonaerabonificataalzòilditoindiceversoicolleghi.Le irruzioni di quel tipo, pur essendo all’ordine del giorno per gli uomini del GIS, erano ad
altissimorischio.Dovevanosvolgersiinpochissimiattimi,inmanierachesiriuscisseadarrestareisospettatisenzasparareneppureuncolpo.Quellamattina,però,lecoseandaronodiversamente.Mentre ilpiùgiovanedeidueobiettivialzava lemani,consapevolechenonc’eraviadi scampo,
l’anzianoagìinmododeltuttoimprevedibile:simosseimprovvisamenteediscattoaprìilcassettodellascrivania.NeestrasseunaLugerluccicanteefecefuocoindirezionedegliarchidelsoffitto.Unodeicarabinierichesistavacalandodallafinestrabarcollòecadde.«Uomoaterra!»,avvertìunodeimilitari,chesubitodoposiaccosciòepreselamira.Piùraggiainfrarossifendetteroilfumonellabiblioteca,finoacentrareilvoltodell’anzianoche
aveva sparato. E.C. rimase immobile per un solo istante. Avrebbe fatto nuovamente fuoco, ma fuprecedutodatreproiettiliesplosidaifucilid’assaltodeiGIS.Nessunoandòasegnoperchédavantialvecchiosifrapposel’altrouomo.IlTorovacillòmentreestraevalasuaarmaesubitodoposiportòlemanialcostato.Perun’ultima
voltaavevaprotettoilGranMaestro,che,approfittandodeldiversivo,siabbassòdietrolascrivaniaesgattaiolòversol’attiguachiesa.Proprio in quell’istante, uno dei militari, intuendo cosa stava per accadere, si tolse il casco
protettivoeguadagnòl’uscitasullapiazza.«L’obiettivostascappando»,sentenziòcontemporaneamenteunaltro.Manonpotédarel’ordinedi
seguirlo: l’uomo che aveva fatto da scudo con il proprio corpo a quello più anziano aveva infatticominciatoasparareall’impazzataversogliscaffali.
Mentrelepallottolefendevanol’aria,E.C.strisciòcarponiverso l’ingressolateraledellachiesadiSan Giovanni Battista in Bragora, la sua unica via di fuga. L’abside era a una decina di metri didistanza,maraggiuntoquellaavrebbepotutoguadagnarel’uscitaconfacilità.Si voltò verso il Toro. Si stava comportando esattamente come era giusto fare. “Per quanto si
travesta da pecora, un leone resta sempre un leone…”, rifletté,mentre lui, ferito, sparava colpi aripetizioneperpermetterglidifuggire.EdE.C. non aveva intenzione di perdere quell’occasione. Si concentrò sull’ingresso attiguo della
chiesa e strizzò gli occhi nella penombra: oltre la scrivania della biblioteca, dietro la quale eraancorarifugiato,c’eranoalcunimetridapercorrerealloscoperto.Subitodopo,però,eraposizionatauna fila di imponenti scaffali di mogano. Certo, avrebbe dovuto fare una corsa, ma poi sarebberiuscitoaentrareindisturbatonellacappella.Sisporse,perverificaresepotevaessere ilmomentobuono:protettidal fumodei lacrimogeni, i
militaristavanoavanzando,lentamentemainesorabilmente.Dovevasbrigarsi.Raccolseleforzeeabbassandolatestauscìdalsuonascondiglio.Feceunbalzoepoiunaltroma
riuscìafaresolopochialtripassicheunodeipiedid’appoggiocedette.E.C.caddelungodistesosulpavimento,inunpuntoprivodiogniprotezione.Siguardòlacavigliae
prima ancora di sentire una fitta lancinante, vide sgorgare un fiotto di sangue. Era stato colpito.Nonostanteildolore,cercòdistrisciaresoloconl’ausiliodellebraccia.Eciriuscì:conunosforzosovrumano, disegnandouna riga violacea sul pavimento, si accovacciò dietro unmobile.Avrebbevolutourlare.Noncredevadiavermaisentitotantomale.Madovevaandareavanti.Completamente sudato fece un ulteriore sforzo e si intrufolò in chiesa. Si alzò e zoppicando
raggiunsel’altare.Sisedettesuigradiniperrifiatare,laschienaappoggiataalmarmogelido.Comeperunriflessocondizionato,portòlemaniallatascadeipantaloni.Lachiavedellacassettadi
sicurezzaeraancoralì…dovevanasconderlaprimachefossetroppotardi.Maeragiàtroppotardi.«EnricoCastelli,meglio noto comemister E.C.», chiarì una voce. Un uomo, dalla parte opposta
dellachiesetta,stavaavanzandoalbuio,lungolanavatacentrale.Sitrattavadell’agenteuscitopocoprimadallabiblioteca:eratornatosulpiazzaleepoisierainfilatoinchiesadall’ingressoprincipale.Avevailcaposcopertoeindossavalastessatutad’assaltodicarabinieridelGIS,manoneraunodiloro…«AndreasHenkel», scoprì con sgomento l’anziano,unapuntadi rammariconellavoce.«Dovevo
immaginarlo…».«DovesonoimanoscrittidegliIlluminati?»,gliruggìaddossoAndreas,puntandoglilasuaarmain
faccia.E.C. sorrise, sornione. Doveva trovare il modo di nascondere quella maledetta chiave. Strinse la
Lugernellamanodestraeprovòainfilarel’altraintasca,cercandodialzarsi.Forseavevainmentedigettarelachiavedaqualcheparte,omagariperfinodiingoiarla.Manonriuscìafarenulladituttociò.In quell’istante, uno spruzzo di sangue color amaranto si disegnò sull’altare della chiesa. E.C.
ricaddeall’indietro,tramortitodaunproiettileprovenientedallabiblioteca.Henkel, cheormai era a unpaiodimetri, si gettò sudi lui, nel tentativodi sorreggerlo.Ma era
troppo tardi, non c’era più nulla da fare: davanti all’ingresso che dava sul locale attiguo c’era unagentedelGISconilsuoH&KG36fumantetralebraccia.«Obiettivoabbattuto»,comunicòquello,freddo.«Eraarmato.Stavapersparare».Henkel scosse il capo. Con E.C. morto trovare i rotoli sarebbe stato ancora più difficile, se non
impossibile. Tuttavia non fece in tempo a rammaricarsi: il riflesso della chiave nella mano delcadavereattiròlasuaattenzione.«AgenteHenkel,leistabene?»,indagòilmilitare,mentreallontanavalaLugerconl’anfibio.Henkel, con unmovimento degno di un prestigiatore, fece sparire l’oggettometallico nella sua
manicaepoifissòilgiovanenellavisieranera.«Moltobene!».
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Venezia.11:05.-10:54:05alladeadline.LasededellaCassadiRisparmiodiVeneziaeraunaanomaliaarchitettonicachemalconciliavail
suostilemodernoconilgoticodegliedificicircostanti.CostruitaneglianniSettantasuprogettodegliarchitettiNervieScattolin,dominavacampoManin
conisuoitrepianibianchi,squadratiesorrettidapilastrimetallici.Nellapartebassa,ilperimetroerasegnato da una fila di pannelli di cemento, interrotti soltanto dall’imponente cancellata bronzead’ingresso.QuandoAndreasHenkellavarcò,l’atrioprincipaleerasemideserto.«Comepossoaiutarla?».Unaguardiagiuratadimezzaetàgliandòincontroconfareservizievolee
lebraccialarghe.«Devoaprireunacassettadisicurezza»,bofonchiòlui,mostrandolachiaverinvenutasulcorpodi
E.C .Non poteva sapere se i rotoli che avrebbero potuto salvare la vita di Stella si trovassero lì.L’istinto,tuttavia,glisuggerivacheeracosì.«Misegua».Iduesidiresseroversounagrandescalinataaformadielicaesalironoalpianosuperiore.Quando
furonosuunballatoio, laguardia si infilò inunaportaavetri scorrevole.«Daquestaparte», fecestrada.DifronteaHenkelsiaprìunasalaariosaeluminosa,conunsoffittodilegnointarsiatosorrettoda
quattro colonne. Da una parte la grande vetrata dominava l’atrio sottostante, dall’altra, sul latoaffacciatosucampoSanLuca,eranosistematiduemuridicassettedisicurezza.L’agente dell’SSVseguì la guardia giurata fino a che non gli fu richiesto di inserire la piccola
chiavetta metallica in un’apposita serratura. Uno dei cassettini si aprì e l’uomo aiutò Henkel asistemareuncontenitoremetallicosultavolodiunastanzettaattigua.Quandofurimastosolo, l’agentedell’SSV si sedette,emozionato.Appoggiòentrambe lemanisul
parallelepipedo e lo tirò a sé. Era una scatola d’acciaio, alta una quindicina di centimetri e lungaalmenocinquanta.Siaprivasollevandolapartesuperiore.Manonfeceintempoadalzareilcoperchiocheunavocelocostrinseafermarsi.«Cheintenzionihai?».Henkel si voltò di scatto verso l’ingresso del piccolo camerino, simile a quello di un centro
commerciale.Immobilesullasogliac’eraViolaPuccini,sola:indossaval’uniformedeicarabinieri,sorridevaetenevailberrettosottobraccio.«Comehaifattoatrovarmi?»,sbottòlui,tutt’altrochefelice.«IlcollegadelGIS…TihavistoprenderequalcosadalcorpodelGranMaestro».Henkelindugiò,indecisosucomecomportarsi.Ilsuoorologioindicavaunadeadlinedipocomeno
diundiciore.NonpotevaperderetempoeViolaeraunaseccatura.«Senonfossiandatoviacosìvelocementedallabibliotecaforsenessunosisarebbeinsospettito…».«Nessunotrannete,ovviamente!».
«Seguirti non è stato difficile…». Lei si richiuse la porta alle spalle e si sedette accanto a lui.Nonostante avessero chiesto l’aiuto dei carabinieri per salvare Savelli – che purtroppo però eramortougualmente–,nonavevanofattoriferimentoairotolirubati.«Cosaaspetti,nonhaiintenzionediaprireilcontenitore?»«Sequidentroc’èdavveroquellochecerco, tu cosa farai?Miconsegnerai ai tuoi colleghi?». Il
fatto che fosse andata lì da sola poteva significare l’esatto opposto. D’altra parte, però, potevasemplicemente essere una trappola, per acquisire ulteriori elementi di prova che la discolpassero.Dopotutto, il solo scopo per il quale la ragazza l’aveva seguito nella sua avventura era proprioquello:dimostrarelasuainnocenza.Violaglipuntòaddossogliocchiverdimanonrispose.«Sesonovenutodasoloc’èunmotivo…Alzalemani»,ingiunseinvecelui,conilcuorepesante
per ciò che aveva deciso di fare. Le istruzioni di Van Buuren erano chiarissime, purtroppo: «Sechiamalapolizia,laguardiasvizzeraoanchesololarondadiquartiere,Stellamuoresubito…eilnostroaccordosalta».Viola,esterrefatta,eraincapacedimuovereunsolomuscolo.Riuscìaspostarsidallasuaposizione
soloquandovidecomparireunapiccolaColtsottoilmaglionediHenkel.«Mispiace,nonhoscelta…nonpossopresentarmiconuncarabiniere»,aggiunse.Poiafferrò le
manetteallacinturadellaragazzaelegettòsultavolo.«Legaleallasediaeinfilateleaipolsi».Lei eseguì, lentamente e con lo sguardo pieno di emozioni che Henkel non riuscì a decifrare.
«Potreiurlare»,protestòsommessamente.«Potresti…manonlofarai»,replicòAndreas.Subitodopogiròlachiavenellatoppadellacassetta
disicurezzaesollevòilcoperchio,mostrandoanchealeiilcontenuto.Locontemplaronoalla lucebiancadelneon,senzafiatare.PoiHenkelalzò ilcapoversoViola. I
lorosguardisiincrociarono,moltopiùcomplicidiquantoluistessoavrebbedesiderato.Quellafasedistalloduròuntempoindefinito, interrottosolodaunpallidosorrisocheviaviasi
andavadipingendosulvisodell’agentedell’SSV:irotolidipapiro,dall’aspettofibrosoedeldiametrodiunamonetaeranolì,giuntifinoaluidopounlunghissimoviaggio.Unviaggioduratotremilasettecentoanni…
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ValledelMeidan,3700anniprima…Laprimaveraeraarrivatapresto.L’ariaerasaturadeipollinidellepalmedadatteroeunaspianatadifioridicampoavevaricoperto
ilfiancodellamontagna.Guardandoinaltosiscorgeval’imponentemurochedelimitavailgiardinoe,oltre,ilgrandepassoorientaledacuisiaccedevaallavalle.Melchisedec,avvoltoinunalungavesteeconilcapocoperto,siappoggiòmalfermoalsuobastone
esiavviòsuperlascarpata.Lafrontebassa,ilmentosporgenteeilvisogrinzosogliconferivanounaspettopocogradevole,maeranogliocchiarenderlospeciale.Diuncoloreametàtral’azzurroeilgrigio,emanavanounaluceinconfondibile,deltuttosimileallepupillediungattonellanotte.Comeognimattinaerascesofinoallettodelfiumeperriempired’acquaduebisaccedimuflonee
fareprovvistedifrutta.Vivevainquelluogorecintatoeprotettofindaquando,aquarantagiornidivita,erastatostrappatoallebracciadisuopadreNir.IlsuoElohìmloavevaportatoinquellavalleeloavevapreservatodallagrandealluvione.Daquelluogo,colmodifruttiefioridiognitipo,avevapotutoassistereallafinedeisuoisimili.
AncheMethuselah,ilpadredisuononnoLamech,eramortopochigiorniprimadeldiluvio,mentresuozioNoèavevainvecetrovatoriparosuunmontepocodistante.Dalìavevaintrapresolastradariservataglidaisignorideicieli…unastradamoltodiversadaquellacheinveceavevaimboccatolui.DaqueglieventieranotrascorsecinquecentoprimavereeMelchisedecormaisisentivavecchioe
stanco.Avevapotutovedereisuoidiscendentifinoallanonagenerazione.Quellicheeranoandativiadalgiardino,perseguirelalorostrada,eranotornatiaesserepolvere,mentreluie ipochicheglieranorimastiaccantoeranoancoralì.Comeisuoiantenati,comeilsuotrisavoloEnoch,avevacamminatoconglidèieneavevaseguitoi
dettami.Eancoracontinuavaafarlo…ancheseadessoeragiuntoilmomentodifermarsi.«Padre».Ungiovanedai capelli fulvi, iprofondiocchinocciolae ilnaso schiacciato,gli si fece
incontro.«Lasciatecheviaiuti».Afferròlebisacceefecesedereilpadreall’ombradiunapalma.«Visentitebene?»«Figliomio…».Melchisedecemiseunsuonogutturalechepocosembravaavereachefareconla
linguaaramaicaparlatadalragazzo.«Devomostrartiqualcosa».Ilgiovane,ilsecondogenitochel’anzianoavevaavutoconl’ultimamoglie,parvesorpreso.«Che
cosa,padre?».Ilvecchioscrutòversoilsole,cheinquelmomentoeraaltonelcielo,eprovòadalzarsi.Ciriuscì,
aiutato dal ragazzo, dopo aver bevuto un sorso d’acqua da una delle bisacce. «Vieni conme», glidisse,gliocchilucidi.Camminaronoperalcuniistanti,trafilaridialberidifruttacheavrebberopotutosfamarel’intero
Elam, e raggiunsero una grotta sul fianco della montagna. Melchisedec accese una torcia eappoggiando il suo peso al bastone scese lentamente. Quando si fermò, davanti a lui si aprì unagrandecameradiformacircolare.Ciuffidistalattitipendevanodalsoffittoesulleparetisivedevanoalcunialveoli.All’internodelprimoc’erauntavolo,unosgabelloealcunirotolidipapiro.
«Conosci la storiadellanostra famiglia», sussurrò ilvecchio, sbattendo lepalpebreperabituarsiallapenombra.«Quellachetiraccontavodabambino».Ilgiovaneannuì,senzacomprendereilmotivoperilqualesitrovavalì.«Eccola».Melchisedec indicòuncentinaiodipapiri,accatastatiordinatamente lungo laparete.«È
contenutainqueitesti».«Liavetescrittivoi,padre?».L’uomoannuìconvinto.«PervoleredelnostroElohìm.Affinchélastoriadegliuomini,deinostri
aviAdamo,SetedEnosnonsiperdaneisecoli».Ilgiovanesiavvicinòedesaminòmeglio,allalucedellatorcia,ipapiriaccatastati.«Perchémeli
statemostrando,padre?»«Perchéimieigiornisonoarrivatiallafine».«Nonscherzate,padre»,lorimbrottòilragazzo,scuotendoilcapo.Melchisedecalzòlamanocallosa,comeperfermareungreggedicapre,eproseguì:«Tuseicome
me,figliomio,chehooffertopaneevinoainostricreatori.Nonpossiamosaperequanteprimavereti riserveranno, ma il tuo compito, e quello dei tuoi discendenti, è di continuare il mio lavoro:raccontarelastoriacheègiàstatascrittaesoprattuttoquellacheancoradeveesserlo».«Efinoaquando,padre?».Melchisedec alzò il capo lentamente. Avrebbe voluto saper rispondere, ma non era possibile
interpretarelavolontàdell’Elohìm.Ciònonostantesuofiglio,epoiifiglideisuoifigli,protettidallemuradelgiardino,fecerociòche
gli dèi avevano chiesto. Fino a che, un giorno, duemilanovecento anni più tardi, Bonifacio degliAleramici,unnobileprovenientedalPeloponneso,giunsenellagrotta.Gli Elohìm avevano abbandonato da tempo quei luoghi, ma i discendenti diMelchisedec erano
ancora lì: avevano continuato a raccontare gli eventi della loro famiglia, a riordinare i rotoli, asostituirequelliusuratieacopiarequellipiùantichi.In seguitovi fuun saccheggio, comeavveniva spesso in tutta laTerraSanta, edelle centinaiadi
rotolisenesalvaronosoltantoquattordici.Portati in Vaticano, quei papiri furono nascosti su un’isola a sei giorni di navigazione dalla
Britannia.Furonoritrovatiottocentoannipiùtardi,tremilasettecentoannidopochelaprimaparolaerastatavergata.
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IsoladiBurano,Venezia.11:55.-10:04:24alladeadline.Lapiazzaerasemideserta.Soffiavaunventogelidochetagliavalapelleelebotteghearidossodel
pontilestavanochiudendoibattenti.Henkel, immobile accanto alla statua delmusicistaBaldassareGaluppi, batté i piedi più volte. Si
guardò attorno,mentre un refolo sollevava alcune foglie giallastre.Nonostante le allegre facciatecolorate delle case – due o tre piani, gialli, rossi o verdi – una strana atmosfera d’abbandonosembravapermearequelluogo.Ancheperché,versolalaguna,nuvoleplumbeeecarichedipioggiaavanzavanominacciose.Osservòildisplaydelsuosmartwatchesiconvinsediaverfattobeneadandaresuquell’isola.Poco dopo essere fuggito dalla Cassa di Risparmio di Venezia, mentre camminava con passo
speditoversoRialto,ilsuospecialeorologioavevavibrato.Sierafermatodicolpo,stringendoaséilborsoneincuiavevastipatoirotoliel’avevaosservato:adifferenzadicomeglieraapparsoneigiorniprecedenti, ildispositivononmostravapiù ilcontoalla rovesciae idatibiometrici.Adessoc’erainveceunpuntinonelcentrodellamappadiVeneziaeunabustinapulsante.Henkel aveva deglutito. Sapeva bene che quell’aggeggio trasmetteva costantemente la sua
posizione,tuttavianoncredevapotesseancheessereundispositivodicomunicazione.FindaquandoerastatocostrettoaimmobilizzareViolanelcaveauavevapianificatolesuemossesuccessive.Nonavevapiùilcellulare,tuttaviaricordavamoltobeneilnumeroditelefonoolandesecomparsosulsuotelefonoall’ospedalediFirenze.Nonavendoricevuto istruzionipreciseper laconsegnadei rotoli,avevacosìpensatodiprovarearichiamarequelnumero.Manoncen’erastatobisogno.Sospirando,avevasfioratoildisplaycapacitivodell’orologioeavevalettolasempliceistruzione
contenutanelmessaggio:“Burano,ore12”.Seguivanounaseriedinumeri, lecoordinatedipiazzaGaluppi.Esattamentedovesitrovavainquelmomento.Sivoltòprimaverso lachiesaepoiversoalcuninegozidimerletti: era tuttochiusoenonc’era
animaviva. Il silenzioera irreale.Ebbe l’impressionedi trovarsi inunodiqueivicolidelvecchioWest,pocoprimadiunduello.Inquell’istante,unosquilloloriportòalpresente.Controllòl’orologio:ildisplay,chesubitodopolaletturadelmessaggioeratornatoamostrarela
deadline,noneramutato.Girò su se stesso, per cercare di capire da dove provenisse il suono e poi identificò la fonte: il
vecchiopozzonelcentrodellapiazza.Siavvicinòcircospettoesollevòlacoperturametallica.All’interno,sistematosulprofilodimarmo
checorrevapocosottoilbordo,c’erauncellularechestavatrillandoinsistentemente.Ilnumeroeraanonimo.Loafferròd’impetoerispose.«Pronto?»«Tic-tac.Tic-tac».Eralasolitavocerocacheavevaimparatoaconoscere.Unbrividoglipercorse
laschiena:eraHermanVanBuuren,ilrapitore.
«Ho quello che volete», esordì l’agente dell’SSVin inglese, passando la mano sul borsone checonteneva i papiri. Sapeva che averli portati dietro, nel luogo dell’appuntamento, era un grossoerrore. D’altra parte, però, ogni suo movimento era monitorato e quindi, dovunque li avesseeventualmentenascosti,loroloavrebberosaputo.Certo,avevapensatoditogliersil’orologioconilqualevenivalocalizzato,perònonloavevafatto:eral’unicomodoincuipotevarestareincontattoconirapitori…«So che li ha, altrimenti non si troverebbe dove invece è…», sibilò l’olandese. «Sia cortese:
appoggilaborsaperterraefacciaqualchepassoall’indietro».Henkelnonsispostòdiunmillimetro.«PrimavogliovedereStella».«Prima…vogliamovedereirotoli!».Andreasfeceunasmorfiasprezzanteeinvecediseguiregliordiniafferròilmanicodelborsone.
Conunvelocemovimentodelpolsolofecegirareattornoalcorpomuscolosoeselomiseatracolla.Provòunabreve fittadidoloremanonfece in tempoa renderseneconto.Nellostesso istante,unascheggiadimarmo,provenientedalpozzo,esplosedavantia luiaccompagnatadaunanuvolettadipolvere.Si voltò di scatto, sempre tenendo il telefono incollato all’orecchio, e radiografò gli edifici
affacciati sulla piazza. Non impiegò molto a individuare, a ore otto, la canna nera di un fucileaffacciataaunafinestra.«Ilprossimocolpoèperlei»,sentenziòVanBuuren.«QuandopotròrivedereStella?»,gemetteHenkel,questavoltapiùaccomodante.Eraintrappolae
losapevabene,ancheseeracertodipoterancoragiocarsilapartita.Dall’altrocapodelcellularecifuunistantedisilenzio.Poisiudìunsospiro.«Iosonounuomodi
scienza,caroAndreas.Nonsonoabituatoaquestimetodielechiedoscusa».L’agentevaticanononrispose,cercandocongliocchi,casapercasa,lapresenzadialtricecchini.
Nonostanteilfreddoeracompletamentesudato.«Non sono stato del tutto onesto con lei!», borbottò lo scienziato, con un tono che sembrava
realmenterammaricato.«Stellanonverrà?»«Temodino…abbiamoancorabisognodilei».Inunistante,tuttelesuepaureglisimaterializzaronodavanti.«Credodimeritareunaspiegazione».«Ha ragione…», ammise l’olandese. «Ricorda la sostanza che abbiamo somministrato alla sua
fidanzata?».Nessunarisposta.«Non si trattava di un veleno, anche se, purtroppo, inevitabilmente provocherà la morte del
soggetto…».Ilsoggetto.Henkeldeglutì,inattesadiulterioridettagli.«…Si tratta di un particolare enzima: una nucleasidi restrizione che va a caccia di una parte
specificadelfilamentodelDNAdiStella:unapartechiamatatelomero».«Non capisco… avevate detto che interrompendo la somministrazione entro settantadue ore si
sarebbesalvata».«Nonèproprio così, purtroppo».VanBuurenebbeun’incertezzanellavoce.«Lanostraproteina
impiega settantadue ore per fare il suo lavoro, questo è vero… Potremmo interrompere lasomministrazione,cosacheperò,peramoredellascienza,nonfaremo…Inognicasoitelomerigiàdistrutti non potrebbero essere comunque ripristinati. La morte, purtroppo, è la conseguenza
diretta…».«Mi avete mentito!», sbottò Henkel. Pur essendo un’eventualità che aveva già preso in
considerazione, per un istante fu tentato di scappare verso il pontile e distruggere i rotoli.Ma sisarebbetrattatodiunareazioneemotivaenonsarebbestatadalui.Dovevarestarecalmo,misurareleparoleefarequantoavevaprogrammato.«Ok», disse alla fine, accondiscendente. Era necessario prendere tempo per elaborare le
informazioni forniteglidall’olandese.Si sfilò ilborsonee loappoggiòper terra.«Ho fattoquellocheavetechiesto.Voiinvecenonmanterreteipatti…perchédovreiaccontentarvi?»«Peresempio,perchéilnostrocecchinononsbagliaquasimai».L’agentedell’SSVscosselatesta,frustrato.Poialzòlosguardoversolafinestra:lacannadelfucile
diprecisioneerasemprelì,puntatainesorabilmenteversolasuatesta.«Senoneraunveleno…tuttoquellocheavetefattoèstatosolounesperimento,giusto?PerchéavetesceltoStella?»«Acausasua,Andreas…Chialtriavrebbepotutotrovarequeirotoli?».Acausasua…Quelleparoleloturbaronomolto,mafecedituttopernonlasciaretrasparirelesue
emozioni.«Acosaviservonoqueidannatipapiri?».Van Buuren non rispose. Sembrava indeciso se proseguire la telefonata oppure togliere
semplicemente di mezzo Henkel e portargli via la borsa.Ma era uno scienziato, non un volgareassassino…«Siallontanidairotoli.Adesso».Contemporaneamente, un uomo uscì da uno degli edifici e si avviò spedito verso di lui. Non
sembravaarmatoetenevalemanibeninvista.Henkel indugiòancoraperun istante,colmodi risentimentomaconsapevoledinonaverescelta.
Alla fine fece quanto gli era stato ordinato: indietreggiò, come se avesse ricevuto un pugnonellostomaco, e abbandonò il borsone accanto al pozzo. Se voleva sperare di riuscire a salvare Stelladoveva prima uscire vivo da quell’incontro… «Perché siete interessati a quei maledetti rotoli?»,provòachiedereancora,appena il tizioebbe raggiunto ilborsoneeverificato ilcontenuto.«Cosac’entraStella?».Questavolta,daltelefono,nonarrivòalcunarisposta:lavocediVanBuurenscomparve,sostituita
daunritmicotu-tu-tu.
68
Venezia.12:40.-09:19:48alladeadline.«L’hai trovato?», esclamò Henkel, mentre trafelato apriva la porta della camera d’hotel. Poi si
bloccòdicolpo,comeilpersonaggiodiundipinto.Lasuaespressionesifecedura.«Eleicosacifaqui?»«Nontiarrabbiare,Kevod…»,sigiustificòElisabeth,sedutaalloscrittoiodavantialsuoportatile.«Veramente sarei ioadoveresserearrabbiata!»,protestòViola, inpiedi, lebracciaconsertee le
spallechesfioravanoilriccotendaggiodellafinestra.Erasenzadivisaeindossavaunpaiodijeanseungiubbottodipelledamotociclista.«Credevofossimodiventatiamici,maforsemisbagliavo».Henkelfeceduepassisullamoquette.SitrovavanoinunaccoglientealbergoaffacciatosulRiode
SanMoisé,pochestanzearredateinstilevenezianoericavatedaun’anticacasadelCinquecento.«Non potevo andare all’appuntamento in compagnia di un carabiniere…», provò a spiegare lui,
evidentementeadisagio.«Oppure, più semplicemente, non ti fidavi di me», ribatté Viola, asciutta. Subito però cambiò
espressione ed estrasse dalla giacca un foglietto piegato in quattro parti, che gli porse. «Però tisbagliavi…avrestidovutofidarti!».Luiafferròilbiglietto,senzacapire.FuElisabeth a cercare di spiegarlo. «Questamattina, poco dopo chemi hai telefonato tu,mi ha
chiamatoancheViola»,disse,staccandolemanidallatastiera.«Miharaccontatodiquantoèsuccessoallabancaedelfattocheerastataappenaliberatadallasicurezza…Nonleavreirivelatoquellocheavevi inmente,mapoimihadettodiavereunapista importante.Mièsembrato ragionevole farlavenire».«GenARTIFInc.?»,lesseluisulfoglio,constupore.«Dicosasitratta?»«RicordiilcomputerdiZonca?».Henkelannuì.Nonseneeranomai separati,ma la seraprima loavevano lasciatoaRoma,nella
centraleoperativadeicarabinierichelostavanoesaminando.«Ci eravamo chiesti come avesse fatto un frate, votato alla povertà, a trovare il denaro per
partecipareaunariccaastadacollezionisti».L’agentevaticanosisedettesulgiaciglioeaccarezzòconlamanoilrasodelcopriletto.«…Eristatotuaipotizzarechenelsuocomputercipotesseesserequalcheindizio»,proseguìViola,
a ruota libera.«Nellacronologiaavevamo trovato l’accessoal sitodiYourBank,manoneravamoriuscitiadaccederealleinformazioni…».«ScommettocheituoicolleghidiRomacisonoriusciti»,lainterruppe.«Ecos’èquestaGenARTIF?»«La multinazionale cinese che ha dato a Zonca i soldi per partecipare all’asta. Non lo ha fatto
direttamente,maattraversounacontrollatachiamataClientManagementService,consedefiscaleinOlanda.Perònonèstatodifficilearrivare finoa loro:sonounasocietà importante,quotataaWallStreetechesioccupadibioingegneriagenetica…nonpassanoinosservati».«Hofattobeneadirledoveeravamo,no?»,domandòElisabeth,socchiudendolelabbra.
Henkel la ignorò. «Come fai a essere certa che quei soldi siano stati usati proprio per l’asta?»,chieseancoraaViola.«Ilgiornodelbonificodegliolandesi,duemilionietrecentomilaeuro,Zoncahagiratounacifradi
duecentomilaaPaolini…lacauzioneprovvisoria».L’agentevaticano rimase in silenzioper qualche istante, cercandodi riflettere sugli elementi che
avevainmano.«Ricapitoliamoconcalma»,proposepoi.«Zoncavolevaqueirotoli,manonavevaildenaropercomprarli.Qualcunoperòerainteressatoaun’anticaletteradiBonifaciodegliAleramicicustoditanelsuoconvento.Ildomenicanol’harubata,l’havendutaaicinesiehaincassatoilprezzo.Econqueisoldihapartecipatoall’asta».«E se invece Zonca fosse semplicemente un prestanome, magari proprio dei cinesi?», ipotizzò
Viola,passandosil’indicesulfinesopracciglio.«Quellalettera,perquantobenconservata,nonvaletantisoldi…Forseconsegnarlaerasolounmodoperguadagnarsilalorofiducia».«Mapoi i rotolisonostati rubatidalToro».Henkelproseguì il ragionamento.«Icinesipotevano
essereinteressatiarecuperarli?»«Erituchedicevicheilfurtopotevaesserestatocommissionatodaunodeipartecipantiall’asta.La
GenARTIFèunpartecipanteocculto…unoacuinonabbiamofattovisita!».Henkelsialzòdiscattoeandòadappoggiarsialmurodimarmorinorosso,accantoaunsuperbo
stucco veneziano. «Ammettiamo per assurdo che siano proprio loro ad avere rapito Stella, forseperchécredevanocheilladrofosseinVaticano.Haidettochesioccupanodigenetica?»Violaannuì.«Ok, così avrebbe senso quello che stanno facendo…». Ripensò alle parole di Van Buuren, che
aveva parlato diDNA, nucleasi e di un qualche tipo di esperimento. «Ma la domanda è: se la lorosocietà si occupa di biogenetica, a cosa gli servono quattordici rotoli di papiro contenenti antichilibridellaBibbia…?Qualcosanontorna».SivoltòdiscattoversoElisabeth,massaggiandosiilpolsosinistro.Traleditasivedevaungrosso
ematoma, quello che era rimasto al posto del suo smartwatch: se l’era strappato a Burano, pochiattimi prima di abbandonare la borsa con i rotoli. Immaginando che i rapitori non gli avrebberoconsegnato Stella, poco prima di recarsi all’appuntamento aveva contattatoElisabeth per un pianoalternativo:sapevachelaragazzaavevaesaminatoilsuoorologioecosìleavevachiestosesarebbestataingradodirintracciarlo.Elei,conunarisata,gliavevarispostodisì.«L’haitrovato?»,siinformò,avvicinandosialcomputer.Elisabethscossela testa.«Nonancora.Quandoavevoesaminatolosmartwatchperlaprimavolta
non pensavo che avrei dovuto rifarlo… per fortuna l’exploit che ho usato in aereo è utilizzabileancheviaremoto».«Quantotempotiserveperrintracciarlo?»,tagliòcortolui.«Sesonofortunatapoco…».Henkel scosse il capo.Nonvolle saperequantoci sarebbevolutonel casoopposto…«Perché lo
fai?»,lainterrogòinvece.«Perchélofate,tutteedue?Perchémistateaiutando?».Viola si andò a sedere sul letto, appoggiandosi al guanciale e accavallando le gambe, come se
volesse sembrare del tutto disinteressata alla domanda.Ma non era così. «Prima di questamattinacredevo fossimo diventati amici», gli rispose, scuotendo il capo. «E poi, ti sono debitrice: negliultimigiornimihaisalvatolavitaalmenodueotrevolte…senzacontarechehopotutoscagionarmisoprattuttograzieate!».Henkelsorriseappena.Perunistante,soltantouno,sisentìincolpapernonessersifidatodiViola
allabanca.Tentòdiscacciarequelpensiero,rivolgendosiaElisabeth:«Etuinvece?»,insistette.«Di
sicurononmiseidebitrice,elatuanonpuòesseresolocuriositàperimanoscrittidegliIlluminati».Lei non rispose. Si limitò a girare il capo per un istante, gli occhi lucidi. Subito dopo però si
reimmersenelloschermodelcomputer.Violasialzòeleandòvicino,appoggiandoleunamanosullaspalla.«Nessunometterebbeinpericololasuavitapersemplicecuriosità»,rincaròladoseHenkel.Ancorasilenzio.Masoloperun istante.«Lofaccioperché lareligioneharovinato lamiavita!»,
singhiozzòdicolpoElisabeth,lavocerottadall’emozione.«Harovinatoilmiopassatoenonvoglioroviniancheilmiofuturo!».Violaleaccarezzòlaschiena,manondissenulla.«…Ilmiopopoloè statodistruttodalle lottedi religione»,continuòElisabeth.«E ionehoavuto
abbastanza».«Sono sicuro che c’è dell’altro». Henkel addolcì la voce. Come Viola, aveva capito. «Non mi
sembriunacherischialavitaperlapacenelmondo»,scherzò.«Lofaiperqualcunoinparticolare,giusto?»,laincalzòilsottotenente.Elisabeth rimase immobile, poi alzò gli occhi lucidi verso Viola e annuì. «Io sono ebrea e lui
musulmano…lanostraèun’unioneimpossibile.Seriuscissiadimostrarechele trereligionisonounagrandebugia,nientepotrebbepiùdividerci».Henkel inarcò un sopracciglio, tutt’altro che convinto,ma preferì non commentare. Un silenzio
pienod’imbarazzosiimpadronìdellapiccolastanzad’hotel.Maduròpochiistanti.«Cisiamo!»,dichiaròElisabethall’improvviso,lanciandoun’occhiataalcomputer,cheproprioin
quelmomentoavevaemessounsibiloappenapercettibile.«Sonodentro».L’agentedell’SSVscattòinpiedi.«Seientratanelsoftwaredell’orologio?Dovesitrovaadesso?»«Dalla triangolazione del segnaleGPS sembrerebbe in volo, forse in elicottero, oppure è partito
dall’aeroportoMarcoPolo».«Riesci a collegarti al sistema informatico dell’aeroporto?», si informò Henkel, certo che la
ragazzacisarebberiuscita.«Cerchiamodicapirequantiaereihannoavutoilpermessodidecollarenell’ultimamezz’ora».«Credo di sì, ma ci vorrà del tempo…». Mentre scuoteva appena il capo, si asciugò le ultime
lacrimeconlamanicadellacamicia.«Ok, non importa, provaci!», replicò Henkel. Poi afferrò il cellulare che la ragazza usava per
connettersiainternetecomposeunnumero.«Chichiami?»,glidomandòViola.«Abbiamobisognod’aiuto»,annunciòlui,mentredallacornettasiudivailsegnaledilibero.«Eso
achipossochiederlo!».
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.2oredopo.XiaochenZhaosiavviòlungoilcorridoioilluminatodaunafiladineonesifermòdifronteauna
vetrata.Davantialeisiaprival’hangar4,unagigantescacostruzioneprefabbricata,identicaamoltealtrein
quellazonadellabase.Avevauntettoricurvosorrettodatravid’acciaio,leparetidicementogrezzoe il pavimento lucente.Al centrodelgrande spaziovuoto c’eraunconodi luce, sotto il quale erasistematoilpianometallicosucuieraimmobilizzatalacavianumero45.Xiaochenstrizzògliocchi,per riuscireavederemeglio,edebbe l’impressionecheStellaRosati
stessedormendo.Nonostantelesuecellulesomaticheavesseroattivatolatelomerasi–l’enzimaconilquale l’organismo ripristina la parte finale del DNA – aveva dato ordine di procedere con iltrattamento.Lanucleasiavrebbecontinuatoascorrerenellesuevene,avrebbeindividuatoitelomerisani e li avrebbedistrutti. In seguito, se l’attivatore contenutonellamiscela3 che stavano testandoavessefunzionatodavvero,latelomerasiliavrebbericreatiutilizzandocomestampol’RNAproprio.Con ogni probabilità la miscela 3, che era stata ricreata con l’ausilio della lettera di Bonifacio
rubatadaZonca,avrebberichiestoaltrerettifiche.Tuttavia,ilfattochefinalmenteipapirifosseroinpossessodeisuoiuominilatranquillizzava.Ilprogettoeraabuonpuntoefinalmentecominciavaadareisuoirisultati.Perunistantesivoltòedaunadellefinestredelcorridoioindividuòlasagomalucentedellacupola
delGiardino.Eragrazieaquellacostruzione,checontenevamigliaiadivegetaliincrociatitraloro,che aveva potuto sviluppare la sua idea. E adesso, finalmente, avrebbe potuto selezionarel’angiospermachestavacercando.«Dalladirezionemihannodettochepotevotrovarlaqui».Unavoceladistrassedaisuoipensieri.
Herman Van Buuren, dalla parte opposta del corridoio, avanzava saltellando con il camicesvolazzante.Inmanotenevaunpiccolotabletesorrideva.«Com’è la situazione?», gli chiese la cinese, appena lui le fu davanti. Usò un tono distaccato e
continuòafissarel’internodell’hangar.«Ipapirisonogiàinvolo»,cominciòlui.Poipiantòunamanonellatascadelcamiceesischiarìla
voce.«Sarannosullanostrapistanelgirodiunpaiod’ore».Xiaochenannuìlentamente.«Bene.Isuoiuominihannoverificatoilmateriale?».L’olandesesorrisedinuovo.«Sì».Leporse il tabletemostròunaseriedigrafici sulloschermo.
«Mihannodatobuonenotizie».«A quanto pare», osservò la cinese leggendo i dati sul dispositivo, «avevamo ragione a
concentrarcisuentrambeleangiosperme».«L’esame condotto in aereo è ancora preliminare», aggiunseVanBuuren, più per un eccesso di
prudenza che per reale necessità. «Tuttavia i risultati sono interessanti. Ovviamente dovremoverificare meglio quando saranno qui, in laboratorio… Però ci sono tracce limitate risalenti alneolitico,dicircaundicimilaannifa,ealtreall’etàdelbronzo».«Equesto?».La responsabiledelprogettoGenARTIFindicòungraficoverde e blu sul display.Si
vedevanoalcunecurve,conpicchinettichesomigliavanoallecimediunamontagna.VanBuurencominciòadannuireinmodoconvinto.Quelloschemaconfermavalabontàdellesue
teorie.Sisistemòilciuffodicapelli,comeinunriflessocondizionato,econunsorrisoconfermò:«Avevoragione:laPhoenixdactyliferarisalecircaal4000avantiCristo.Ancheseillimitemassimodilatitudineerailtrentesimoparallelonord,ilDNAfossilesembrerebbedarerisultatiincoraggianti».Xiaochenspenseloschermoerestituìildispositivo.Poifinalmentesivoltòversodilui,losguardo
penetrante.«Bene.Questosignificachelamiscela3andràmodificata?».VanBuurenfissòoltreilvetroprotettivo,all’internodell’hangar.«Èdecisamenteprobabile,mala
ricostruzionedellecatenemolecolaririchiederàdeltempo».«Quindi,verosimilmente,nonriusciremoatestarelanuovamiscelasudilei?».Xiaochenpicchiettò
conl’anellosulvetro,indirezionediStella.«Ineffetti, la45èunadelleprimecaviecheè riuscitaadattivare l’enzima».VanBuurenfinsedi
adombrarsi.«Perderladispiaceancheame…matemosiainevitabile».
70
Baseamericana“CampdelDin”,Vicenza.15:50.-06:09:31alladeadline.LasbarradelcheckpointdivialeFerrarinsialzòlentamente.Unodeimilitaridiguardia,mimeticagrigia,elmettoeM16atracolla,siavvicinòalvetrodelSUV
dei carabinieri e studiò i tre occupanti. Dietro di lui campeggiava un vistoso cartello giallo, initaliano:ZONAMILITARE.DIVIETODIACCESSO.SORVEGLIANZAARMATA.«MichiamoAndreasHenkel,miaspettano»,esordìl’agentevaticanodalpostodelpasseggero.Si
abbassò iRay-Baneguardòoltre ilcancello.Daquellaposizionepotevasolo intuire lagrandezzadella base, un complesso di cinquantotto ettari che sorgeva nell’area del vecchio aeroporto DalMolin.Dallafinedeilavorinel2013,all’internodiquellemurasormontatedafilospinato,eranodistanzadiversemigliaiadisoldatiamericani:sommatiaimilitaridellastoricacasermaEderle,pocolontana,sitrattavadelpiùgrandespiegamentodiforzenelMediterraneo.Il giovane fece cenno di attendere e si avvicinò a una pensilina di mattoni rossi, sussurrando
qualcosa alla radio. Furono necessari soltanto pochi secondi e il cancello principale si spalancò,aprendosisuunlungovialealberato.«Ninthstreet».Indicòunaseriediedificicolorsabbia,tuttiuguali,chesistagliavanosottoleAlpi
innevate.«Un’autoviscorterà»,aggiunseilmilitareinunitalianoappenapassabile.Violaaccennòunsorrisoepigiòsull’acceleratoredell’auto.Superòundossometallicoesiimmise
sulla Avenue, l’arteria principale da cui si dipanavano le “street”, numerate progressivamente. Difiancoall’autosivedevailcampanilediunachiesaealcunicartellicheindicavanoledirezioniperunhotel,unteatro,uncampodabaseballeaddiritturaunconcessionarioChrysler.Lacasermaeraunacittànellacittà,maorientarsinonsarebbestatounproblema,vistocheunajeepverdelesiaffiancòappenadopol’ingresso.«Seguitemi»,fecel’autista,gesticolandoconlamanocomesestesseordinandounarrembaggio.«Ci siamo». Henkel si assestò sul sedile e si voltò verso Elisabeth, sistemata dietro con
l’immancabileportatilesulleginocchia.«Achepuntosei?»«IlsegnaleGPSèstabileesembrastianoseguendolarottadichiarataallatorredicontrollo».Nelle
due ore precedenti, Elisabeth era riuscita a individuare il velivolo sul quale, presumibilmente, erastatacaricata laborsacon i rotolie losmartwatchdiHenkel.Si trattavadiun jetprivatoRaytheonHawkercheavevarichiestoautorizzazionidisorvoloperCroazia,Serbia,Romania,TurchiaeIran.Quelle stesse informazioni erano state fornitedall’agentedell’SSV al suo contatto alla caserma delDin,chedopopocol’avevarichiamato.«Non ti sembra stranochenonsi sianoaccortidel tuoorologio?»,domandòViola,distogliendo
perunistantegliocchidallastradacosteggiatadialberiingiallitidall’autunno.«È nascosto bene. In una tasca laterale…», ribatté Henkel, passandosi una mano sul mento. Lui
stesso,però,erastupitochegliuominidiVanBuurennonsenefosseroaccorti.«Nonvorreiallarmarvi,matemocheabbiateportatosfortuna…».Elisabethsimordicchiòlelabbra
epremetteconansiacrescentealcunipulsantisulla tastiera.«Temoche ilsegnaledellosmartwatch
siascomparso».«Com’èpossibile?»,ringhiòHenkel.«Forseunpo’tardi,mal’hannotrovato.Oppure…questoèinteressante!».«Cosac’èd’interessante?»«ProbabilmentenonavevanobisognodineutralizzareilGPSdell’orologio…Aquantopareerano
direttiinunazonaparticolare,unablindmap».«Cos’èunablindmap?»,Violaaccennòconilmentoalportatile.Nelfrattempo,sempredietroalla
jeep, avevanosuperato la sesta strada,dove facevabellamostradi séun imponenteAutoParts,ungaragediriparazioneauto.«Una“mappacieca”?»«Ineffettinonèpropriocieca…mailrisultatoèlostesso.Guardatevoistessi».
«Dicosasitrattaesattamente?Sembraunquadrocubista».«SuGoogleMapsalcunezonesonooscurate»,spiegòHenkel,sospirando.«Obiettivisensibili,basi,
installazionimilitari.Avolte,inquelleareevienedeviatoancheilsegnaleGPS».RiflettéperunistanteepoisirivolseaElisabeth.«Invial’immagineelecoordinatealnostrouomo».«Incherazzadiguaiocistaicacciando,Kevod!»,scherzòlaragazza,mentreestrapolavalamappa
elainviavaviaemail.Neiminutisuccessivisilimitaronoaseguireilveicolocheliprecedevaattraversolabase.Nessuno
parlòpiùfinoachenonfuronoadestinazione.La jeep si fermò di fronte a quello che sembrava una specie di terminal aeroportuale, neanche
troppo inminiatura.Due torrettemetalliche, colorate di verde, svettavano sul tetto di coppi. Tuttointornoeratesaunaretemetallica.Oltre,c’eraunapistad’atterraggio.«Andreas,benarrivato».GrahamDawegliandòincontro, tendendolamano.Era lui ilcontattoa
cui Henkel aveva chiesto aiuto: prima di entrare nell’SSV, infatti, l’agente americano era stato distanza,periservizidiintelligence,proprioaVicenza.«Allora?»,lointerrogòl’agentevaticano,conunapiccolaesitazionenellavoce.«Ciaiuteranno?».
Il fatto che gli americani mettessero a disposizione una squadra per una missione di salvataggio
simile era tutt’altro che scontato. Di fatto, ai limiti dell’impossibile. In altre circostanze,probabilmente, non ci avrebbe neppure provato, ma in quella situazione era stata l’unica sceltapraticabile. Aveva così contattatoDawe, nella speranza che potesse convincere i suoi ex datori dilavoro,egliavevafornitotutteleinformazionioperativedicuidisponeva.«Sì,ciaiuteranno».L’agente fecestradae i tresiavviaronoversounhangarbitorzolutoecon il
tettospiovente.«Ovviamentesi tratteràdiunamissionenonufficiale.Negherannodiavercifornitoognitipodisupporto».«Quanti uomini abbiamo?», chieseHenkel,mentre varcavano la soglia dell’hangar. Subito dopo
peròebbel’impressionechecifossequalcosadistrano.Ilsoleentravadiagonalmente,disegnandolungheombresulpavimentodicementoedavantialoro
c’era una decina di militari in assetto da battaglia. Erano attorno a un tavolo che maneggiavanomappegeografiche.Sisentivaunbrusio,maerasovrastatodaimotoridiunDornier328, fermoapochimetri,sullapista.Eracompletamentebiancoeavevailportellonedicaricoaperto.«Quindici Navy Seals», fu la risposta del collega. «Perfettamente addestrati e agli ordini del
colonnelloGutierrez».Indicòilmilitarepiùanziano,capelligrigiemimetica.Stavafissando,suungrosso tablet, l’immagine della blindmap e aveva un sigaro in bocca. Forse per quello ricordavavagamenteHannibalSmith.Henkel parve stupito. Un simile spiegamento di forze per un privato cittadino era decisamente
anomalo, oltre che eccessivo. «È vero che ti ho salvato la vita in passato…ma questo è davverotroppo!»,scosseilcapo,pococonvinto.PoipresedaparteDawe,poggiandogliunamanosullaspallaesiallontanaronodiqualchepasso.«C’èqualcos’altrosotto.Cosanonmihaidetto?».Ilcollegadell’SSV rimaseinsilenzioperunistante.Eravero,c’eraunparticolarecheal telefono
nonavevapotutorivelareaHenkel.Dopoquantoavevafatto,arrivandoquasiafarloammazzareperordinediSavelli,sisentivaincolpa.Perquellaragione,quandoAndreasloavevachiamato,quattrooreprima,sierasentitoindoverediaiutarlo.Ricordava di aver visto Hannibal Gutierrez a palazzo Pitti, a Firenze, e aveva letto della donna
uccisa da Paolini. Secondo alcuni giornali si trattava di un’americana e non un’inglese, come erastatodichiarato.NonsapevaseleduecosefosserocollegateoselaCIAc’entrasseinqualchemodo,tuttaviaavevadecisodiprovarciugualmente.AvevacosìchiamatoilsuoexcomandanteallacasermaEderleegliavevaraccontatodeirotoli,diHenkeledell’accaduto.Sorprendentemente,invececheilsegnaleGPSolarottatracciatadairapitori,ciòcheavevasmossoleacqueimmediatamenteerastatounsemplicenome:GenARTIF.«Liteniamod’occhiodatempo…»,avevarivelatoilgenerale.Poigliavevaillustratobrevementele
pocheinformazionidiintelligencenonsensibiliegliavevachiestodirichiamareHenkel.E così i due agenti del Servizio Segreto Vaticano si erano ritrovati l’uno di fronte all’altro in
quell’hangar.«Diciamocheincambiodellevostreinformazionitidarannounpassaggio…»,chiarìl’exagente
dellaCIA.«Ancheseilloroveroobiettivoèunaltro».«Quale?»,incalzòHenkel.«Acosasonointeressati?».Ilcolleganonrispose.Poi,però,decisedirivelarequantosapeva.«Stellanonèlasolaaesserestata
rapita…»,sospirò,quasiavessepauradiciòchestavaperdire.«SolonegliStatiUnitisonodecineledenuncedisparizione».«Econquesto?»«Non tutte le persone scomparse sono alle Maldive con l’amante…», aggiunse Dawe, neanche
tropposarcastico.«Sembrachesiastatorapitounnumeroconsiderevoledidonne,peraltrifini».
Henkelrestòsenzafiato,limitandosiafissareViolaedElisabeth,pocodistanti,chesiguardavanoattornospaesate.«Guarda qui».Dawe estrasse il cellulare e glimostrò una strana fotografia. «Me l’hanno inviata
pochiminutifa,dopochemihaifattomandarelecoordinatedellablindmap».
Henkelrestòimmobile,senzacapire.«Cos’è?»«Una foto inviata da un satellite spia. È quello che c’è sotto la blindmap: sembra una specie di
gigantescaserra.Finoapoco fanessunoera stato ingradodiassociare le sparizionialle indaginisullaGenARTIF».«Credodinoncapire».«Stellaèunadelletante…».«Tantecosa?Parlachiaro,Graham».L’agenteDawesospirò,incercadelleparolepiùadatte.Poiandòdrittoalpunto:«LaCIAcredeche
stianotestandoarmichimiche,didistruzionedimassa,sucavieumane!».
71
BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Oralocale20:40.Fuoridaicancellieracalatounbuiofitto,squarciatosolodaqualchelucedacampeggio.Lungo la recinzione, un muro di cemento armato alto sei metri e sormontato da inferriate
acuminate,eranoaccampatediversecentinaiadipersone.Alcunidisponevanodisacchiapeloetendedacampeggio,mentrealtridormivanosugiaciglidifortuna.MassoudDinmohammadieraunodeipiùfortunati:avevareclinatoilsediledelsuopick-upesiera
coperto con un plaid a quadri. Faceva molto freddo, eppure la piccola Ana era sudata fradicia.Sdraiatasulsedileposterioreavevagliocchiserrati,conlepalpebregonfiechenonsmettevanounsecondoditremare.Laguidaleaccarezzòdolcementeicapellibiondieriuscìastentoatrattenereunsinghiozzo.Aveva
decisochenonsarebberimastoconlemaniinmanoadaspettarechesuafigliamorisse.Lacinesegliaveva mentito, di quello era certo. Ecco perché era tornato al Meidan, ignorando perfino ilmessaggiourgentedisuofratello,chedicevadiaverglitrovatounnuovolavoro.Fissòl’orologio,impaziente:eraquasiora.Peringannarel’attesarivolselosguardoversolabase.Dallasuaposizionesoprelevata,ailimitidel
bosco,riuscivasoloascorgeregliedificipiùalti,conalcunefinestreaccese.Guardandoversosud,oltreilmurodicinta,eraperòpossibileindividuarelasagomascuradell’immensacupolachiamatailGiardino.Mentreprovavaaseguireunfasciodilucesparatoversoilcielodallatorredicontrollo,laporta
della suaNissan si aprì.Una donna, con gli occhi neri comequella notte, forse di una quarantinad’anni,sisedettesulsedile.«Ciseiriuscita?»,ledomandò,senzaaspettarecherichiudesselosportello.Lei indicò il cancellodellabaseche, seppurabbastanzadistante,da lì sivedevabenissimo.«Non
qui».Massoud non fiatò e mise in moto. L’aveva conosciuta solo pochi giorni prima, al suo arrivo
all’accampamento.Come lui, avevaun familiaremalatoeavevasentitodellevoci sulleguarigionimiracolose.Ecomelui,purtroppo,nonavevaottenutoalcunrisultato.Finoaquelmomento.«C’è un problema», comunicò la donna, appena l’auto si fu spostata tra gli alberi, in un punto
abbastanzaappartato.Poiestrassedalla tunicaalcuni fogliaquadrettipiegati inpiùparti.«Hosoloquesto!».«Fa’vedere».Massoudglielistrappòdallemanieliportòafavorediluce.Sivedevaunoschema
piuttostogrossolanodegliedifici,dellestradeedell’aeroportodellabase.«Quièdovetengonoimalati».Leipassòconilditoossutosullapartecentraledeldisegno.«Sono
seihangar,grandicomecampidicalcio».«Questo è l’edificio dove sono stato io», fece notare invece la guida, indicando un’altra grande
costruzionerettangolare,situatadifronteaglihangar.«Quiinvece,dallaparteoppostarispettoanoi,cisonol’ingressosecondarioeglialloggi».Accarezzòconl’indiceildisegnosucuieratracciatountondinorosso.
«Non riusciremomai a entrare.Laguardianonè statadiparola», sigiustificò lei, quasivolessemetteresubitolemaniavanti.Inquelmomentoloscricchioliodiunramospezzatofecetrasalireentrambi.Massoudsiaffrettòa
infilarsi in tasca i fogli e trattenne il respiro. Ma un secondo dopo l’allarme rientrò: un grossocinghialerischiaratodallalunafececapolinotraglialberi.Annusòilterrenoperalcuniistantiepoiproseguìindirezionedell’accampamento.«Qualèilproblema?»,bofonchiòlui,subitodopo.«Lamappasembraaposto».Ladonnascosseilcapo.«Vuolepiùsoldi,tremiliardidiriyāl».Ungelidosilenziocaddetraidue.PeruninstanteMassoudsmiseperfinodirespirare.Poi,invece,
battéviolentementeilpugnosulvolante.Quellacifra–chealcambioammontavaacircacentomiladollari – era assolutamente fuori dalla loro portata. «Non erano questi gli accordi!», imprecò,digrignandoidenti.«Dovevaanchefarcientrare!».«Dicechequellochegliabbiamodatoèappenasufficienteperquestidisegni».«Papà?».LavocedelicatadiAnahitaliinterruppe.L’uomosivoltòversolabimbaelesorrise:erasedutasulsedile,unpiccolopelucheinmanoei
capelliarruffati.«Amoremio,tiseisvegliata».Leaccarezzòlaguancia.Leiglisorrise,maMassoudsentìunbrividopercorrerglilaschiena.Neisuoiocchivuotiriuscìa
leggeresolorassegnazione.«Trapocostaraimeglio»,larassicurò,sapendodimentire.Immediatamentedopo,però,fececenno
dinoconilcapo:sembravafossestatocolpitodaunceffone.Sirivolsealladonnaedisse:«Siamoarrivatifinoaquienoncifermeremocertoadesso!».«Edovepensiditrovaretantodenaro?».Massoudestrasseilcellulareerichiamòunnumerodallamemoria.«Forseunmodoc’è».
72
ConfineTurchia-Iran.FusoorariodiTeheran,22:50.-01:39:08alladeadline.«Buonafortuna».Ilpilotadell’elicotteroportòlamanoallafronte,inunaccennodisalutomilitare.Il terreno, avvolto nell’oscurità, era solo a un paio dimetri d’altezza.Tra imulinelli d’aria che
sollevavanocumulidipolvere,Henkelsaltògiùaffondandonelfango.SubitodopoaiutòElisabetheViolaascenderesulfondosconnesso.Lostessofece,dalportelloneopposto,l’agenteDawe,chesilanciòconungrossoborsonesullespalle.Quando i quattro passeggeri furono tutti a terra, il Sikorsky S-70 si alzò lentamente. Illuminò la
radurabrullaconunalucebiancapostasullapanciadelvelivoloeinpochisecondiscomparveoltreilconfine.Erano stati portati in quella spianata di rocce, arbusti emuschio dopo essere atterrati nella base
NATOdiPazar,inTurchia.Dalì,abordodell’elicotteromessoadisposizionedalcolonnelloHannibalGutierrezavevanooltrepassatoilconfineconl’Iran.«Direi che c’è tutto quello che avevo chiesto!», esclamòGrahamDawe, chino su un borsone di
armi.Tenevatralelabbraunatorciaestavaverificandoilpiccolospyderradiocomandatomessoadisposizionedai suoi ex colleghi.Rovistò ancora nella borsa ed estrasse duepistolemitragliatriciHeckler&KochMP7eunacompattaWaltherP99.«Sieteancoraintempopertirarviindietro»,disseHenkelalledueragazze.Lasuaespressionedura
erailluminatasoltantodallalucedellaluna,cherischiaravadebolmentelaradura.Tuttointornononsivedevanochepromontoriaccidentatielepuntedeglialbericheondeggiavanoallefolatedivento.«Noncipensoproprio».Elisabethsistrinsenelgiacconeebattéipiediperterraperdifendersidal
freddo.«C’èunapistolaancheperme?»,scherzòpoi,osservandol’ombradiDawechearmeggiavaconlamitraglietta.Lui, dopo uno sguardo d’intesa conHenkel, le passò la piccolaWalther. In quell’istanteViola si
avvicinò di un passo, incespicando con gli anfibi sul terreno accidentato. Nonostante la paura sisforzavadiappariresicuradisé.«Tihopromessochetiavreiaiutatoenonrinunciocertoadesso».Henkel annuì, felice di quelle risposte. Smise di chiedersi perché, dopo tutto quello che avevano
passato, le ragazze fossero ancora lì, al suo fianco, e si concentrò su ben altre preoccupazioni:durante il viaggio dall’Italia aveva avutomodo di parlare con Gutierrez. Gli era sembrato anchetroppocomprensivonei suoiconfronti.Avevapromessocheappenaatterrati inTurchia li avrebbefatti accompagnare al confine, come in effetti era stato. Successivamente, aveva garantito chesarebberostatiscortatifinoallabaseGenARTIFdaunapersonafidata.Tuttodecisamentetroppofacile.Tantofacilechesembravaquasicifossequalcos’altrosotto.Mail
temposcarseggiava:conilfusoorarioiraniano,spostatoavantididueoreemezzarispettoaquellodi Roma, la deadline era fissata a mezzanotte e mezza ora locale. Troppo poco per farsi tantedomande.«L’auto dovrebbe essere qui a momenti». Dawe si caricò il borsone in spalla senza apparente
sforzo.Ancheinquelmomento,dopoquasiquattroorediaereoeun’oradielicottero,isuoicapelli
eranopettinaticomesefosseappenauscitodalparrucchiere.«Ci possiamo fidare dei tuoi ex colleghi dellaCIA?», lo interrogòHenkel, spostando lo sguardo
sull’orizzonte,indirezionedellasagomaneradelmonteSahand.«Nonabbiamoaltrasceltamipare…»,rispose,laconico,l’exfedelissimodiSavelli.«Perlorosiamoundiversivononrintracciabile.Giusto?».Dawesospirò.«Temodisì.HaivistoiNavySeals?Quellaègentechenondelegaillavoro…».«Questosignificacheseavesserovolutodavveroaiutarci,salvandoStellaelealtre“cavie”,nonci
avrebbero fatto arrivare fino a qui…», commentò Andreas, amaro. «Sarebbero intervenutidirettamenteenoialmassimoavremmovistoilraidattraversoletelecameresuilorocaschi».«Cheintenzionihannosecondovoi?»,domandòViola,un’incertezzanellavoce.Fecesprofondare
lemaninelgiacconeesivoltòversoGraham.Dawe sorrise, fissandola. Nonostante avessero dichiarato la loro volontà di partecipare al
salvataggioerachiaroche lei edElisabeth fossero spaventate.Eneavevano tutte le ragioni: eranoprivediaddestramentospecificoefacevanopartediunasquadradisolequattropersone.«GliuominidellaCIAhannoparlatodiciviliaccampatifuoridallabase.Sembracheprotestinodagiornidifronteaicancelli»,spiegòpoi.«Sepotesseroentrarecreerebberounpo’discompiglio.MagariconilC4checihannofornitoimieiconnazionali…».«L’unico modo che abbiamo per intrufolarci nella struttura è sfruttare la situazione», spiegò
Henkel.Nelfrattempooltreuncrinalecominciaronoanotarsiifariintermittentidiun’auto,lanciataatutta velocità verso di loro. Un gruppetto di tur, capre selvatiche che evidentemente li stavanoosservando,sidileguòvelocementedietroicespugli.«Seriusciamoafomentarelarivoltacreiamoundiversivo».«Tuttoquestoinun’oraemezza…»,borbottòElisabeth,traidenti.«Egliamericanicosaciguadagnano?»«Lastessacosacheciguadagniamonoi:unadistrazioneperledifesedellabase»,fularispostadi
Andreas.«Inpiùsevenissimocatturatinonsaremmoinalcunmodocollegabilialoro».Diversivononrintracciabile.«Alloraunlorointerventopotrebbeessereimminente…».Violatacqueperunistante,guardandoli
unoperuno.«Lecavienongliinteressano,altrimentinoinonsaremmoquiaintralciarli.Pensatechevoglianoimpossessarsidellearmichimiche?»«È inutilechecigiriamo intorno», intervenneDawe,conuna tranquillitàsorprendenteperquella
situazione.«Labufaladellearmididistruzionedimassal’hogiàsentita;epoi inaereo, tra iNavySealsnonhovistoscienziatioespertidiarmichimiche.Misembra improbabilesiano interessatiaquelle».«Irotoli…»,annuìViola.«GliinteressalastessacosachevolevalaGenARTIF».«È possibile che Allison Gray, l’unica donna uccisa nell’attentato da Paolini, fosse della CIA»,
ipotizzòDawe.«Secondoalcunevoci,nonerarealmenteunanobildonnainglese.Seeradavverodeiservizisegretiamericanituttoavrebbepiùsenso:probabilmenteancheimieiexcolleghieranosulletraccedeipapiri.Volevanopartecipareall’asta,malaGrayèstatauccisaeirotolisonostatirubati.Comenoilihannocercati,masenzasuccesso.EpoièarrivatoAndreasconilregalopiùinaspettatoservitosuunpiattod’argento:laposizioneGPS…».«Per mister Kevod quei papiri contengono solo stronzate…», intervenne Elisabeth, un ghigno
beffardodalqualeemergevanogliincisivibianchissimi.«ChissàcomemaiseneinteressaanchelaCIAallora!».«Nondireunaparolasull’Area51osciocchezzesimili»,lafermòHenkel,ancheluiconilsorriso
sullelabbra.Inquelmomento, l’autochesistavaavvicinandosobbalzandosullastradasterratasbucòoltregli
arbusti.Eraunpick-upNissansgangheratocheliraggiunseinpochiistanti.«Presto.Salite»,ingiunse,inun’inglesestentato,MassoudDinmohammadi.
73
InvolosulmonteArarat,Turchia.Un’oradopo.“Ilmigliorguinzaglioèquellochenonsaidiavere”.Mentre scrutava nel buio, oltre la fusoliera dell’elicottero Black Hawk, il colonnello Hannibal
Gutierrezripensavaalsuopiano.Se tutto era andato come da programma, Henkel e soci dovevano ormai essere arrivati a
destinazione.ErastatoluiametterliincollegamentoconDinmohammadi,laguidadiTabrizchelaCIAtenevad’occhiodatempo.L’intelligencesapevachel’uomoeragiàstatoalMeidaneoffrendoglilagiustacifral’avevaconvintoascortaregliagentivaticanifinoallabase.Sorrise tra sé,pensandoche finalmente la fortunaavevagirato.Finoapocheoreprima tuttoera
andatostorto: l’agentedellaCIA incaricatadiacquistare i rotolierastatauccisaaFirenzee ipapirirubati.Anullaeranoserviteleindaginisuccessive,ilcolloquioconAurelioRandazzoelepressionisuSavelli.NeanchegliagentiinIsraeleeGreciaavevanoottenutomiglioririsultati:néFriedman,néSimonidessieranorivelatiutiliarintracciareirotoli…salvopoiesseretuttiuccisi.Maallafinelecosesieranoaggiustate:eraarrivatoDaweconlasuastoriastrappalacrimeeadessoisuoiburattinisitrovavanoesattamentedoveilguinzaglioinvisibileliavevaportati.Gutierrezsivoltòversolacabina:dietrodiluieranopronti,inassettodaguerra,ottoNavySeals
delBlueSquadroneunalabradordinomeEnya.Pocodistante,nell’altroelicottero informazione,erano sistemati altri settemilitari in compagnia di un secondo cane segugio.L’operazione “Uruk”stavaperandareinscena.«Ildroneinviaimmagininitideeisatellitisonoinposizione»,urlòunodegliuomini,cercandodi
sovrastare il frastuono del rotore. Aveva lo sguardo posato su una console con display a fosforiverdi.«Abbiamodiversi“occhi”inorbitasincronafissisullazona».«Situazione?»,siinformòGutierrez,portandosiilmicrofonodavantiallabocca.«Per adesso tranquilla: nella parte ovest, nei pressi del fiume, si contano alcune centinaia di
persone».Hannibalsorriseeassaporòilsuosigaro.Inquell’istanteilBlackHawksialzòdiquota,dandouno
strattoneaimilitarisedutigliunidifronteaglialtri.Davantialorobalenarononelbuiolelucidiunvillaggio.«Stiamo entrando nello spazio aereo iraniano», proclamò il pilota, senza togliere gli occhi dai
comandi.«I Chinook sono atterrati?», si informò ancora il colonnello alla radio. Si trattava di elicotteri
stealth, invisibili ai radar, che fungevano da supporto.Erano decollati dodiciminuti dopo di lorodalla pista di Bashur, in Iraq. Dovevano attenderli in un’area desertica, a due terzi di distanzadall’obiettivo.Ci fu un istante di silenzio, poi una voce proveniente dall’altro Black Hawk lo rassicurò. «In
posizione.Comedaprogramma».«Forseci siamo», intervenneall’improvviso ilmilitarechecontrollava le immagini restituitedai
satellitispia.
«Cosasuccede?»«Sembracheilpianofunzioni…ilnostrogiocattoloèinmovimento».Hannibalaspiròcongustoilcubano.«Teniamocipronti.Siballa!».
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:10.-00:19:04alladeadline.Lastanzaasetticadellaboratoriodibiologiamolecolareeraimmersanelsilenzio.Perlavorarein
sicurezza,erastatasterilizzataconraggiUVederalaprimavoltachevenivautilizzata.All’interno, accanto a una cappa a flusso laminare, HermanVan Buuren era intento a prelevare
alcunimicrogrammidipapirodallasuperficiedeimanoscritti.Era euforico. Aveva trascorso gli ultimi giorni ad attendere quel momento e finalmente era
arrivato.L’aereoconirotolieradapocoatterratosullapistadellabaseeluisieramessosubitoallavoro.Aveva scelto accuratamente la zona su cui intervenire, selezionando un lembo di circa un
centimetroincuinonvieranoscritte,esierapreparatoperl’operazione.Ilrischiomaggioreeralacosiddetta cross-contaminazione, l’eventualità cioè che ilDNA contenuto nel reperto simescolasseconmaterialegeneticoestraneo.PerquellaragioneVanBuuren,avvoltoinunatutasterileazzurra,respiravaattraversounamascherinaeindossavaanchedegliocchialispeciali.Fortunatamente, nonostante non fosse possibile ricostruire gli spostamenti degli ultimi giorni, i
papiri sembravano inottimostato.Edi certo, ai finidella conservazionedelDNA fossile, avevanogiovatoancheiprecedentiottosecoli,incuieranostatisepoltiinunalandadesolatadell’Islanda.Conl’aiutodellostereomicroscopio,lentamenteavvicinòilbisturialpapiroetagliòconprecisione
la superficie scabra. Impiegò i successivi minuti per sterilizzare il reperto e inserirlo in unamicroprovetta.Aggiunseiltamponediestrazioneetiròunsospirodisollievo.Perquellaseraavevaconclusoleoperazioni:primadipoterdisporredell’estrattodiDNA fossilesarebberoinfattidovutetrascorrere diverse ore di incubazione a sessanta gradi. Ciò nonostante, lui già pregustava la fasesuccessiva,quellaincuiavrebbeinseritoilfruttodellesuefaticheprimainunplasmideepoiinunagrobatterio.EralostessoprocedimentochesiutilizzavapercrearegliOGM:sfruttavaunaparticolareattitudine
delbatterio,ilqualeeraingradodiinnestareDNAesogenoneicromosomidiunacellulavegetale.Lecellulecosìmodificatesarebberostate fattecresceree le relativepianteavrebberopoicontenuto ilDNAfossileestraneo,integratocomepropriocorredogenetico.Sapeva che con unamonocotiledone come il papiro il risultato era tutt’altro che scontato. Forse
avrebbe potuto addirittura scegliere la tecnica del bombardamento con microproiettili di oro otungsteno.Manonloavevafatto.Isuoistudisuigeniricombinanti,ilmotivoprincipalepercuierastato scelto daXiaochen Zhao, gli dicevano che era sulla strada giusta. E in ogni caso, se avessefallitoavrebbepotutosempreriprovareconglialtritredicirotoli…conbuonapacedellecavieallequalierastatosomministratol’enzimadirestrizione.«DottorVanBuuren,scusiseladisturbo».IlvisodiHenryLee,ilcapodellasicurezza,comparve
sul monitor dell’interfono. Era un cinese cresciuto in Inghilterra e, forse a causa della calvizie,sembravapiùvecchiodeisuoitrent’anni.Lo scienziato alzò lo sguardo verso il fornetto di ibridizzazione, dalla parte opposta del
laboratorio,elofissòincagnescoattraversoilgrandedisplayappesoallaparete.«Forseabbiamounproblema»,disseLee,conilsuopronunciatoaccentodaeastenderlondinese.«Avevodettochenonvolevoesseredisturbato»,lorimproveròl’olandese,seccato.«Lo so», si giustificò il capo della sicurezza. «Ma credo che quello che sto per mostrarle le
interessiparecchio…».Nelloschermocomparvel’immaginein8Kripresadall’ingressoovestdellabase.Sullosfondosi
vedevano i manifestanti accampati, ma in primo piano c’era un piccolo oggetto, che si muovevalentamenteversoilcancello.«Di cosa si tratta esattamente?», chiese Van Buuren, riponendo il microtubo che stringeva tra i
polpastrelli.«Sembrerebbeunaspeciediragnotelecomandato».«Ma che diavolo…?Unmomento».Un’espressione preoccupata, se non addirittura di terrore, si
dipinse sul volto dell’olandese. «Faccia intervenire una squadra. Presto, non c’è un secondo daperdere!».
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pochiistantiprima.«Cherazzadipostoè?»,esclamòElisabeth,quandoilpick-updiMassoudsifermòtraglialberi,
oltreuncrinale.Nonostantefossebuiopesto,lavallatadell’AdjiChay,chesiaprivasottodiloro,luccicavacome
una lamadicoltelloalla lucedella luna. In fondo,addossataallamontagna,si stagliava l’immensabase cinese, costellata da decine di edifici e con una pista d’atterraggio illuminata. Nella parteterminale si notava un grosso velivolo bianco con il logo UN sulla fusoliera. Ciò che più laimpressionò fu però l’imponente cupola che si innalzava nell’oscurità come un giganteaddormentato.«La chiamano ilGiardino», riferì l’autista, la voce ridotta quasi a un sussurro. «Sembra sia una
grandeserra».Durantel’ultimaora,l’exguidairanianaavevaavutomododiraccontarepersommicapiciòche
sapevadell’installazione.Aveva spiegato cheda alcunimesimoltevoci si rincorrevano in città: sidiceva che in quel luogo avvenissero guarigioni miracolose. Per quella ragione molti poveridisgraziatisieranoaccampatifuoridaicancellinellasperanzadipoteraiutareilorocari…eluieraunodiquelli.«Cos’ha esattamente tua figlia?», gli aveva domandato Viola, mentre l’auto si inerpicava su un
sentiero tortuoso. Come gli altri componenti della missione, era rimasta assolutamente sconvoltaquando,all’arrivodiMassoudalconfine,avevasaputodellapiccolaAnahita…edelmotivoper ilqualel’uomol’avevaportataconsé.«Unmalechenonpuòguarire!»,avevatuonatolui.Poiavevafattounapausa,fissandonell’ombra
la strada fangosa oltre il parabrezza. Davanti a loro avanzava la silhouette dei monti Savalan etutt’intorno i filaridiquercescorrevanovelocicomequadri impressionisti.«Nonstorischiandolamiavitapervoi»,avevaaggiuntodopoalcuniattimid’imbarazzo.«Lostofacendosoloperlei!».«Ecomepensichepotremoaiutarti?»,gliavevachiestoHenkel,conlasuasolitaschiettezza.«Gliamericanimihannodettocheentreretenellabase».Sieravoltatoversol’agentedell’SSVelo
avevafissatoconunosguardodeciso.«Vogliosolovenireconvoi.Poimelacaveròdasolo».Dawe,cheerasedutopropriodietroall’autista,aquelpuntoeraintervenuto:«Epoi,quandosaremo
dentro,cosahaiintenzionedifare,esattamente?».Fino a quel momento Massoud era stato in dubbio se rivelare i particolari del suo piano.
Inizialmenteavevaperfinopensatodiattuarlodasolo.LavistadellearmidiHenkelecompagniloaveva però convinto del contrario: forse potevano essere utili l’uno agli altri. Per quella ragioneavevaestrattounfoglioaquadrettipiegatoinquattropartieloavevapassatoall’americano.«Cos’è?»«Ilmotivopercuihoaccettatoquestolavoro»,avevaconcluso.Eun’ora più tardi l’operazione era in pieno svolgimento: l’ex guida aveva fermato l’auto su un
promontorionascosto tra i ramieHenkeleDaweeranoscesiapiedi.Comeduefantasmisieranoaddentrati tra i rovi e nel buio si erano diretti al cancello occidentale della base, passando per
l’accampamento.Massoud,invece,erarimastoinautoconsuafigliaeleduedonne.«Dovesiamoesattamente?».Elisabethstavaarmeggiandoconilsuosmartphone,maacausadella
schermaturasatellitare,ildispositivononriuscivaadagganciareilsegnaleGPS.«Vicini al confine con l’Azerbaigian e l’Armenia», gli rispose l’iraniano. «L’antico nome delle
paludi dell’Adji Chay èMeidan, che significa “giardino recintato”. Forse è per quello che hannochiamatolabaseilGiardino».«Comehaidetto?».L’espressionediElisabethsiilluminò,rischiaratanonsolodallalucebiancadel
displaydeltelefono.Lospenseesisporsetraisedili.«Giardinorecintato?».Massoudparvestupitodallareazionedellaragazza.Accennòquellochepotevasembrareunsorriso
eannuì.«Nonèpossibile!»,sentenziòlagiovane,convoceferma.«Che cosa significa?», domandòViola.Come in un riflesso condizionato accarezzò la testina di
Ana,sdraiataaccantoalei.«QuandoilVecchioTestamentoparladelgiardinodell’Eden»,spiegò,«lodefinisceGan-Eden,che
letteralmentesignifica“giardinorecintatoeprotetto,situatoinEden”».Viola rimase interdetta.«Giardinorecintatoeprotetto», ripetépoi.«SeMeidan significa la stessa
cosaèdavverounastranacoincidenza».«Il terminegan corrisponde all’iranicopairidaeza, che richiama ilparadeisos greco». Elisabeth,
moltopiùeccitatadiquantolasuavocelasciasseintendere,sciorinòlesueconoscenze.«Senofontechiamava“paradiso”igiardinideibabilonesi,incuisicoltivavanoalberidafruttadiognigenere».«Dovevuoiarrivare?»«…Anchenell’OdisseadiOmerosiparladiun“grandegiardino”,incuisicoltivavanofruttiche
non mancavano mai in ogni periodo dell’anno». La ragazza abbassò la voce, ma faceva fatica acontrollarsi. Si sporse dal parabrezza e indicò, poco lontano, i due corsi d’acqua che avevanoattraversatoprimadiparcheggiare.«SidicechefosselaresidenzadelrefenicioAlcinoo,discendentediPoseidone,echefossecollocatotraduefiumi.Esattamentecomequestabase!».Violascosseilcapo,incredula.«Staidicendocheunamultinazionalecinesehacostruitounaspecie
digiardinodell’Edenechelohafattonelluogoincuierarealmenteilparadisoterrestre?»«Secondo la teoria dei creatori che non piace aKevod, l’Eden non era altro che un laboratorio
sperimentale.Ungrandegiardinorecintato,oforseunaserra,dovevenivanofattigermogliarealberidiognitipo»,chiarìElisabeth.«ComedicelaGenesi,lìvenivanoincrociatepianteicuifruttierano“piacevolidavedereebuonidamangiare”».«Seipazza».«Tistupirestisefossiaconoscenzadellerecentiscopertepaleobotaniche!Proprioinquestazona,
negliultimicinquemilaanniècomparsoquasidalnullaunnumeroimpressionantedivegetali…Chepoisisonoevoluticonaltrettantasorprendenterapidità».«Questa è una grande serra!», si intromise l’autista, all’improvviso, fissando le due donne nella
penombra del veicolo. «Qui si occupano di “angiosperme” e “palinologia”». Nonostante il suoinglese fosse appena decente, aveva ben compreso le parole di Elisabeth e aveva ripensato al suocolloquioconlacineseacapodellabase.«Quellochefannoèproprioincrociarespecievegetali».«Se fosse così, tutto avrebbe più senso: anche il furto dei rotoli». La ragazza si mordicchiò le
labbraesubitodopo indicò l’immensacostruzionechedominava lavalle.«Hannocostruitoquestagigantescaserranelluogoincui,presumibilmente,cidovevaessereilgiardinodell’Eden».«Ammessochetuabbiaragione»,disseaccondiscendenteViola,«enonnesonoconvinta…quale
sarebbeloscopodellabase?EpoiperchérubareimanoscrittidegliIlluminati?».
In quel momento lo sportello anteriore del pick-up si aprì con un clangore stridulo di lamieraarrugginita.«Cisiamo»,sibilòAndreasHenkel,emettendounanuvolettadicondensa.Dietro di lui ancheGrahamDawe si sistemò sul sedile. «Il ragno è in posizione».Nonostante il
pericolo,eracontentodiesseretornatoinazioneesoprattuttodipoterrestituireungrandefavoreaHenkel. Poggiò i pollici sul telecomando e premette il pulsante. «Metti inmoto…e cheDio ce lamandibuona!».Nonpassòunsecondocheunbaglioreaccecanteilluminòlanotte.Subitodoposiudìunboatoela
terratremò.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:13.-00:16:58alladeadline.XiaochenZhaoscattòinpiedi,allarmata.Siprecipitòallagrandevetratadelsuoalloggioecercòdi
scrutareindirezionedell’esplosione.Fino a quel momento era rimasta sdraiata sulla sua chaise-longue di pelle, collegata alla solita
flebo. Quella speciale soluzione, ancora non ufficialmente sul mercato, la faceva sentire meglio:purificavalesuearterieealcalinizzavailPHcorporeo.Perleieradiventatoquasiunrito,sicollegavaallaboccettaementreaspettavachelasostanzaleentrasseincircolo,fissavalesuecaviesulgrandemonitoraparete.Quella sera era rimasta con gli occhi fissi sull’hangar 4 e sul suo unico occupante, il 45. Stella
Rosati, legata a un tavolo metallico e con un grosso oggetto cilindrico in bocca, era ripresa dadiverseangolazioni.Sembravastessedormendo.Ladonna,che inizialmente leeraservitasoloperriuscire a impossessarsi dei rotoli vecchi di tremilasettecento anni, si era dimostrata la cavia piùpromettente. Le sue analisi erano incoraggianti: finalmente sembrava che i suoi telomeri – il cuiaccorciamento è la principale causa biomolecolare dell’invecchiamento umano – siautoripristinasserototalmentecomenellecellulestaminali.Ederanosoloall’inizio.LesequenzediDNA trovateneipapiriavevanoconfermatolesue teorie:
c’erano tracce evidenti di un vegetale antenato della palma da dattero, la Phoenix dactylifera.Esattamentequellocheavevanosintetizzatonellamiscela3.Certo,queiprimiesperimentieranostatiportatiavanticonipochirestifossilirinvenutinellaletteradiBonifacio,maprestolecosesarebberomigliorate: ipapirieranomoltopiùantichieperquella ragioneconmoltipiù frammentidapoterestrarre.DopoessersisdraiataavevacosìposatolosguardosulleripresediStella.Pochiminutipiùtardiuna
forteesplosioneavevascossolabase.Eadessosi trovavaallafinestradelsuoalloggioconlosguardopuntatosuunacolonnadifumo
nero.«Cosaèsuccesso?»,sbraitò,stringendoiltelefonoconlasuamanominuta.«Imanifestanti…»,silimitòadireHenryLeedall’altrocapo,conunsuonoametàtraunrantoloe
unsospiro.«Sembraabbianopiazzatodell’esplosivoaicancelliovest».«Mandate tuttigliuominidisponibili…»,ordinò lei,convoceferma.«Nonpossiamopermetterci
chequeipezzentiriescanoaentrare».Altelefonocifuun’indecisione.«Veramente…sonogiàdentro».Xiaochen divenne verde di rabbia.Batté un pugno sul tavolo con tutta la sua forza. Subito dopo
azionòicomandideimonitordisorveglianzaesuunapartedelloschermocomparveroleimmaginidei cancelli: in quello principale si vedeva un fiume di gente che avanzavaminaccioso verso glihangar. Avevano cartelli in mano e urlavano slogan nella loro lingua. Ma non fu quello aterrorizzarladipiù:ancheilcancellosecondario,l’ingressoB,eraspalancato,conledueguardiedisorveglianzaaterra.Capìimmediatamentecosapotevaessereaccaduto:labombaservivasoloadistrarreisuoiuomini
dall’obiettivoprincipale.Si strappò la flebo dall’avambraccio con un gesto d’ira e si diresse a grandi falcate verso
l’ingresso.Loaprìesibloccòdicolpo.«Dove crede di andare?». Massoud Dinmohammadi le puntò la pistola alla fronte e la spinse
all’internodell’appartamento.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:15.-00:14:12alladeadline.L’ideadiprendereinostaggioladirettricedellabaseeravenutaaMassoudalcuneoreprima.Per
quellaragioneavevapagatoapesod’oro,daunadelleguardie,lamappadelsitoconl’indicazioneesatta di quale fosse il suo alloggio. Poi quel tizio aveva preteso più soldi per farli entraredall’ingressosecondarioeluiavevaavutoilcolpodifortunadiincontrareHenkelecompagni…Conlospyder imbottitodiC4 avevanofattoesplodere l’entrataoveste, sfruttando ildiversivo, si
eranodirettiall’ingressoB.L’avevanosfondatoconilpick-upeavevanoneutralizzatogliunicidueuominidiguardia.Eadesso lacineseera lìdavanti: senza truccosembravapiùvecchia,ma la suaespressioneeradecisacomelaprimavoltaincuiavevaincontratoMassoud.«Possodarlequellochevuole,signorDinmohammadi»,grugnìlei,nelsuoinglesedallapronuncia
orientale,strizzandogliocchinellapenombra.Indietreggiòe,strisciandoipiedisulparquetdirovere,raggiunseilcentrodellastanza.Dietrola
guida entrarono due uomini e due donne. La mora teneva in braccio una bambina con gli occhichiusi.«Adesso ci accompagnerà nei laboratori e farà in modo che mia figlia guarisca!», le intimò
l’iraniano.NelfrattempoViolaadagiòAnahitasullapoltronadipelleesiavvicinòalgrandetavolo.«Guarda
qui»,fecenotareaHenkel,cheinvecefissavailmonitoraparete,sucuicampeggiaval’immaginediStella.«Checosa?»«La lettera di Bonifacio degli Aleramici». Sulla superficie laccata, insieme ad alcune carte, era
poggiatoinbellamostral’originaledellaletteradatata1206.Nellaparteinbasso,inprossimitàdellascritta che non si leggeva bene nella copia vista a Firenze, c’era un grosso foro di formarettangolare.Henkel si avvicinò e lanciò un’occhiata fugace. «Avremo tempo per le spiegazioni», disse,
puntandol’MP7versolacinese.«AdessoperòlaprioritàèsalvareStellaelabambina».«Stella?», chieseXiaochen, con finta sorpresa. Si spostò ancora di qualche passo per cercare di
raggiungere il tavolo.«Lacavia45nonhaalcunbisognodiesseresalvata!»,aggiunse,conilsolofinediguadagnaretempoprezioso.Lasicurezzalesarebbevenutainaiutonelgirodipochiminuti.Almenocosìsiaugurava.«Cosaintende?»«Leabbiamoregalatomoltiannidivita…».Ladonnasiinterruppeametàdellafrase.Sapevachele
parole che stava per pronunciare sarebbero state di grande effetto, e voleva tutta l’attenzione chemeritavano:«Selecoseandrannocomeimmagino,lasuavitaandràbenoltreicentoventianni».Centoventianni.Henkeldeglutì.Unbrividoglipercorselaschiena.«“Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è solo carne e la sua vita sarà di
centoventianni”».ElisabethpronunciòamemoriaunpassaggiodelVecchioTestamento.«Vedo che conosce la Genesi», replicò la cinese, con calma. «Sapete cosa fanno i giapponesi
quandoriparanounvasorotto?Riempionolecrepeconl’oro:credonochequandoqualcosahaunasuastoriaehasubitounaferita,questoqualcosadiventamiglioreequindivadapreservato».«Nonabbiamotempodaperdere»,tuonòHenkel.«Aspetta,Andreas».Elisabeth si avvicinò all’agente dell’SSV e gli sfiorò il braccio.Era la prima
voltacheusava il suoveronomeenon il soprannomechegliavevaaffibbiato,e forse fuproprioquelloaconvincerlo.«Lacrepaèl’invecchiamentodellepersone?»,domandò.Lacinesesorrise.Nellapenombraun lampod’orgoglio leattraversò ilviso.«Èunveropeccato
chegliuominidebbanoviveresettantaoottant’annialmassimo.Si rischiadiperderenell’oblio lalorostoria.Nonpotremmometteredell’oronellecrepe,nellavecchiaia?».Xiaochensiappoggiòallascrivania e sfiorò con il palmo bianco della mano la lettera di Bonifacio. «Non sarebbe megliovivere molto più a lungo? Magari centoventi anni come dice la Genesi… o meglio ancoraquattrocento,seicentooaddiritturamilleanni?»«Come i Patriarchi dell’Antico Testamento…», precisò Elisabeth. «Matusalemme visse
novecentosessantanoveanni,Noènovecentocinquanta,Adamonovecentotrenta».«Acosavi servivano i rotoli?», la interrogòHenkel, inmodopiù spontaneodiquanto lui stesso
avrebbevoluto.«Pensavo che ormai vi fosse chiaro…». La direttrice della base portò lemani lungo i fianchi e
sfioròuncassettodeltavolo.«L’albero della vita!», intervenne ancora Elisabeth. «Hanno costruito questa struttura nel luogo
esattoincuimillennifasorgevailgiardinodell’Eden».«Stannoincrociandoinlaboratoriospecievegetali»,aggiunseViola,raccontandoaHenkelquanto
sieranodettiinauto.«Sepensiamocheinognileggendacisiaunfondodiverità,dobbiamocrederecheMatusalemmee
i suoi avi siano esistiti realmente…». Xiaochen si fermò per un istante. La luce della lampadarischiaròlesueformeappenaaccennate.«NonpossiamosapereseciòchedicelaGenesisiavero…peròunacosalasappiamo:lalocalizzazioneesattadelgiardinodell’Eden,ovveroilluogoutilizzatodalleScrittureperambientarelaleggendariastoriadiAdamoedEva».«Èproprioqui,giusto?».Leiannuì,convinta.«Equestoluogoèdecisamenteimportante…FinoaquandoDiononsipentìdi
aver creato l’uomo e decise di sterminarlo, i Patriarchi vivevano quasi mille anni. Poi accaddequalcosa. Ilpassodell’AnticoTestamentoche la ragazzaha recitato,narrache ilSignore smisediinfondere loro il suo spirito. La conseguenza fu che l’età degli “Adam” passò dai mille anni diMatusalemmefinoaicentosettantacinquediAbramoeicentoventidiMosè».«EcosahannoachevedereivostriaffariconquantoraccontatodallaBibbia?».Lacinesescrutòfuoridallafinestra.Nonleinteressavaraccontarelebasidelsuoesperimento,nato
daglistudicinesisull’alimentazione.Piùparlavano,però,piùeraprobabilechequalcunoarrivasseadaiutarla.«Letraduzionideitestibiblicisonocolmedierrorieimprecisioni»,disse.«Secondoalcuni,ilpassaggiobiblicodiGenesi6,3avrebbeunatraduzionemoltodiversa!».«Cosa ha a che fare questo con quella serra?», insistette di nuovo Viola, indicando l’enorme
edificiocherisplendevasottolaluna,fuoridallafinestra.«Diononsmisedidareilsuospiritoagliuomini».Lacineseproseguìadentistretti.«Smisedidare
loroilfruttodell’alberodellavita».«GliElohìmsmiserodidareifruttidellorogiardinosperimentaleagliuominielaloroesistenza
siaccorciòacentoventianni»,sintetizzòElisabeth.«Voistatecercandodi ricrearequel frutto.E lostatefacendonelluogoesattoincuiquelfruttocresceva!».«Alcunideivostripreziosirotolirisalgonoatremilasettecentoannifa»,spiegòXiaochen.«Come
dice la lettera di Bonifacio, questi papiri furono custoditi in un luogo tra due fiumi, da un uomovenerato comeunprofeta vissutomille anni.Lenostre indagini paleobotaniche confermano che illuogoèquesto…Eseirotolisonostaticustoditiqui, ipollinidell’alberodellavitasonopenetratinellefibredelpapiro».«Cosavoletefare?»,esclamòViola,esterrefatta.«Voleteclonarlo,partendodalpolline?»«Ilprocedimentoèpiuttostocomplesso,adireilvero…».Lacinesefeceunapausa,raccogliendole
idee.«Dopocosìtantotempononèpossibilericostruirelapiantainteradaciòcherestaneipapiri,perché le sequenze di DNA sono incomplete. Ciò che facciamo, invece, è estrarre il DNA fossilecontenutoinalcunipolliniereinnestarequestiframmentinellecatenemolecolaridiunapiantaattualeaffine. Ricostruiremo così un genoma che si avvicina quanto più possibile a quello della specied’origine».«La teoria del caos!», commentò Elisabeth, proprio mentre la piccola Anahita riprendeva
conoscenza.«StatecreandounaspeciediOGMallaJurassicParkinsomma…».«Prima diceva che Stella avrebbe vissuto centoventi anni», intervenne Henkel, indicando
l’immagine della sua fidanzata sullo schermo a parete. «Significa che ci siete riusciti? Nei papiriavetetrovatotraccedell’alberodellavita?»«Siamosullabuonastrada.Isuoitelomeri,lepiccoleporzionidiDNAchesitrovanoalterminedi
ognicromosoma,sistannoreplicando.Comesapete,lafunzionedeitelomerièquelladiimpedirealDNAdisfilacciarsi.Inpratica,agisconocomeleprotezioniallafinedeilaccidellescarpe…».«Vadaavanti».«Normalmente i telomerinonsiautoreplicanoesiaccorcianocostantementeaogniduplicazione
dellecellule.Quandosiesauriscono,lacellulamuoreesecondoalcuniquestaèlacausaprincipaledell’invecchiamentoumano».«Eilfruttodell’alberodellavitapermettecheciònonaccada?»,siinformòViola,piùstupitache
preoccupata.«Diciamodisì…ancheseinrealtàsilimitaadattivareunafunzionegiàpresentenellacellula,la
cosiddettatelomerasi»,lespiegòlacinese.Senonfossestatoperlearmipuntateversodilei,sarebbepotuto sembrare un normale scambio di opinioni tra scienziati. «La cosa più stupefacente è che lafunzionedireplicazioneesistegiàinnatura,maperragioniignotenonèattivanellenostrecellule,almenononin tutte.Ècomeuninterruttorechedeveessere“attivato”dallasostanzagiusta…enoil’abbiamotrovata.Adifferenzadeicosiddettiattivatorispecifici,sostanzeabbastanzacomuniestrattedaqualchepianta,lanostramiscelasembrarealmenteefficace.Quandosidicechemangiandofruttaeverdurasivivedipiù,sidicelaverità!Soprattuttoseilfruttoèquellogiusto».«Perchél’aveteavvelenata?».Henkeldigrignòidenti,stringendolamitragliettatralemani.«Non l’abbiamo avvelenata…», si risentì lei, con un’espressione di finta indignazione. Si voltò
appena,lanciandoun’occhiatacciaall’armachelatenevasottotiro.«Cisiamolimitatiadaccelerareilsuo invecchiamento distruggendo i telomeri. Dovevamo capire se il suo organismo riusciva arigenerarli». Fece un sorriso glaciale e proseguì: «Ogni scoperta richiede un prezzo da pagare…Nonpotevamocertoaspettarechelecavieinvecchiasseronaturalmente!».Inquelmomentounsuonopersistente,comediungigantescocalabrone,attiròl’attenzioneditutti.L’agenteDawesiprecipitòallafinestraeprimadeglialtricapì:nellanotteilluminatadallalunasi
vedevanoduefascidiluceproiettatidalcielo.«C’èunproblema!».
Henkelsbirciòinalto,perdendoperunistantedivistalacinese.Leisimossedipochipassiversolasuapoltrona.«SonoBlackHawk»,aggiunseDawe.«Imieiamicihannoavutoildiversivochevolevano!».Contemporaneamente si udirono alcuni spari di mitra. Dalla loro posizione soprelevata, in
prossimità della pista di atterraggio, Henkel e Dawe videro movimento nei pressi della torre dicontrollo.«Dobbiamosbrigarci».Henkelsimiselapistolamitragliatriceatracollaesispostòversol’uscita.Nonpassòun secondocheun lampoabbagliante rischiarò il cielo.Sembravachequalcosa fosse
statosparatodallapistadiatterraggioeavessecolpitounodeidueelicotteri.IlBlackHawk,conlacodainfiamme,cominciòaroteare.«Nonmuovetevi o la bambinamuore con un po’ di anticipo», proclamòXiaochen Zhao.Aveva
Anahita in braccio e una piccolaColt inmano.Doveva averla estratta dal cassetto del tavolo, oraaperto.«Ana…nontimuovere»,lasupplicòilpadre,lebracciaapertecomeperrecitareunapreghiera.La bimba aveva un’espressione di terrore dipinta negli occhietti azzurri. Sembrò lanciare uno
sguardodisupplicaaHenkel,cheavevaevidentementeidentificatocomeil“capo”.Speravapotesseaiutaresuopadre.«Dilà»,ingiunselacinese.«Mettetegiùlearmiedentrateinquellastanza…».NonriuscìafinirelafrasecheMassoudsibuttòversolafiglia,neldisperatotentativodistrapparla
dalle braccia della direttrice.Ma non fece in tempo neppure a sfiorarla.Un colpo di proiettile gliperforòlostomacoelocostrinseainginocchiarsi.«Il prossimoèpervoi», dichiaròXiaochen, gesticolandocon lapistola. «Muovetevi a entrare là
dentro».NessunosimosseeHenkelfulminòlacineseconun’occhiatafuribonda.Xiaochendigrignò i denti, sostenne il suo sguardo e poi tornò a fissareMassoud, inginocchiato
davantialei.Emiseunrantoloagghiaccianteefecedinuovofuoco.Comesefosseun’esecuzioneinpienaregola,colpìlaguidadirettamentetragliocchi.AquelpuntoHenkeleDawe,esterrefatti,appoggiaronolemitraglietteperterraealzaronolemani.
«Ok, non fare del male alla bambina», supplicò il primo, in un tono rassicurante che anche Anapotessepercepire.Poi,insiemeaglialtritre,entrònellastanzaattigua.Xiaochensiprecipitòallaportaelachiuseachiave.MollòAnasulpavimentocomeunostraccio
vecchioesidiresseversol’hangar4.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:24.-00:05:50alladeadline.Unarcodilucedoratagraffiòilcielonero.Unistantedopo,ilBlackHawk,colpitoalrotoreposteriore,rollòviolentemente.Comeunelastico
tornòsubitoinasseperpoiinclinarsiinavanti.CifuunistanteincuiiNavySealsebberol’impressioneditrovarsiinunvuotod’aria.Poi,quando
laforzadigravitàcominciòadattrarreilvelivoloalsuolo,venneroschiacciatisuiportelloni.«Compensa!».HannibalGutierrez si aggrappò al sedile con entrambe lemani.Digrignò i denti.
«Perdiamoquota!».Ilpilotanonfiatò.Tiròicomandiasé,cercandodiapportarepiccolecorrezioni,mainutilmente.
Nellasperanzadiriuscireafarsollevareilmuso,provòa“ridaremotore”,conilsolorisultatocheilBlackHawksiavvitòsusestesso.Adifferenzadicomeaccadeaunsoldato,unelicotterononrispondeimmediatamenteaicomandi:
lo fa solodopoavervinto la forzad’inerzia. Inquel casoperò era tutto inutile…mentre il pilotatentavadievitarecheilvelivolosimettessearoteare,unincendiodivampòsullacoda.«Diecimetri»,gridòalmicrofono,lavocepiatta.«Teneteviforte!».Trascorseropochiattimiepoi,comeschiaffeggiatodaun’onda,ilBlackHawkdetteunostrattone
versol’alto.Manonfusufficiente:ilrotoreprincipalearrancò,purottenendoilrisultatodirallentarelacaduta.Cinquemetri.Gutierrez tirò l’estremità della cintura di sicurezza, pronto all’impatto. Lo stesso fecero i Navy
Seals.Duemetri.L’incendiosullacodadivampòvelocementeearrivòallacabina.Unistanteprimachel’elicotterosi
abbattessealsuolo,iNavySealsscattaronoversoilsediledelpilota.Poiciful’impatto,talmenteviolentocheilrotoreposteriore,infiamme,sispezzòindueevolòa
diversimetrididistanza.Nellasalacontrollodeserta,all’ultimopianodell’edificioprincipale,HenryLeescattòinpiedi,le
manisulcraniopelato.Unafiladilucilampeggiavasullaconsoledavantialui,accompagnatadalronziodelleventoledei
computer.Dalletelecameresivedevanoisuoiuomini:avevanoappenasparatouncolpodimortaioverso ilBlackHawk.Aquantopareva l’avevanocolpito,abbattendolosullapistad’atterraggio.Mac’eraunproblemapiùgrosso:gli elicotteri eranodue, e il secondostavaatterrandoproprionellospiazzodavantiallaSerra.«Squadre 1 e 5, dirigetevi al Giardino». Impartì quell’ordine sapendo che la sorveglianza era
impegnata all’ingresso Ovest. Dalle telecamere sui cancelli vedeva un fiume di gente che stavaentrando nel cuore della base. L’esplosivo sullo spyder aveva dato loro un vantaggio tattico
considerevole.«Negativo», disse una voce alla radio, interrotta da scariche di mitra. «Ripeto: negativo. Siamo
bloccatidaimanifestanti».Un gruppo di due o trecento persone fungeva ora da muro invalicabile. Urlavano slogan e
lentamentesidirigevanoversoglihangar,lungolastradaprincipale.Nel frattempo, imonitordi sorveglianzadiedero aHenryLee la confermache il secondoBlack
Hawk era atterrato.Dopo nemmeno un secondo sul display davanti a lui comparve unmessaggiolampeggiantedipericolo:FIRE.I boati degli esplosivi piazzati dai soldati si sommarono ai colpi di mitra e alle urla dei
manifestanti.Lasirenad’allarmerisuonavalontanamapersistente.«Lee».Lavocediunadonnairruppedall’auricolare.«Lee,rispondi».Atrecentometrididistanza,sullatoestdellabase,XiaochenZhaoeraappollaiatasulsedilediuna
jeepdellasicurezza.LastessadallaqualeerastatosparatoilcolpocheavevaabbattutoilBlackHawk.L’aveva raggiuntapocodopoessere fuggitadal suoalloggio e adesso eradiretta a tuttavelocità
versoilBuilding1,l’edificioprincipale.«Lee,mi senti?», incalzò ancoraXia, fissando l’elicottero in fiammealla suadestra. Il fumoera
ovunqueel’odoredicarburantebruciatolanauseava.«Forteechiaro!»,esclamòlui.«Situazione?»«Siamoaccerchiati.UngruppodiNavySealsègiàentratonelGiardinoeimanifestantisonosotto
lenostreporte».«Lacavia45?»«Èsemprenell’hangar4.Peradessoalsicuro».Xiaochen scosse il capo.Quello che stavano subendo era un attacco in piena regola. Sapeva che
sarebbepotutoaccadere,mal’unicaconsolazioneeracheagliamericaninoninteressavanolecavie.Almeno non tutte… E lei aveva intenzione di salvarne una soltanto, l’unica che aveva rispostopositivamentealtrattamento.«Avvisa Van Buuren», abbaiò, rabbiosa. «Digli di portare i campioni di DNA e la cavia 45
direttamentealterminal.Ilprimapossibile».L’auto sobbalzò e in quel momento i fari inquadrarono dieci militari in mimetica, con indosso
passamontagnaneri.DovevanoessereiSealsscampatiallacadutadell’elicottero.«Evitali», urlò all’autista, che scartò prima a destra e poi a sinistra. Gli pneumatici slittarono
sull’asfalto.Siudironoalcunicolpidimitraeilparabrezzadellajeepandòinfrantumi.Mal’autononsifermò.
Si infilò su un sentiero secondario, costretta a dirigersi versoMain Street, e dopo pochimetri siritrovòlontanodallapistad’atterraggio.Inpochiistantifufuoridalraggiodifuoco.«Lasciateperderelajeep!ProseguiamoconilPianoB»,Gutierrezspostòilsigarotralelabbrae
misel’M16atracolla.L’elicotteroerastatoabbattutomentrevolavamoltobassoe,perlorofortuna,grazieallabravuradelpilotasieraaccasciatoalsuolosenzaprovocareun’esplosione.Isoldatieranotuttirimastiillesi,cosìcomeilcanesegugio.«ForzaEnya.Fiuta!».Illabradortiròilguinzagliodelsuoconduttoreesidiresseversogliedificialcentrodellabase.«AbbiamoquindiciminutiprimachegliF-14 iranianisianoqui»,avvisòisuoiuomini,mentre,al
buio,correvanocomemaratoneti.
Difrontealoroc’eraunamareaumanacheurlava,agitavacartellieavanzavalungoMainStreet,tra due file di costruzioni più basse. Erano il diversivo che avevano pianificato e, in teoria, nonavrebbero dovuto preoccuparsene, visto che sarebbero dovuti atterrare sul tetto. Ma nulla stavaandandocomeerastatoprogrammato.«Perdi là»,annunciòunodegliuomini,strattonatodalcane.C’eraodoredicheroseneesiudiva
unasirenachesuonava.Illabradortiròilguinzaglioeindirizzòlasquadrainunastradinalaterale,fiancheggiatadamuridi
recinzionesormontatidalfilospinato.Raggiuntol’edificioprincipale,uncubodivetroeacciaio,ilcanesifermòepoggiòlezampeanteriorisuunaportadimetallo.«Fatelasaltare»,sentenziòGutierrez,davantiall’ingresso.Guardandoinaltosiscorgevaunvano
scalaesternoaformacircolare:eracollegatoallacostruzioneprincipaletramitesupportid’acciaioesembravaraggiungesseiltetto.Eracomeilvanodiunascensore.Inquelmomentosiudironocolpidimitra,forsesparatidalleguardiecontroicivili.Mafuproprio
ciò di cui avevano bisogno: le esplosioni coprirono la deflagrazione del C4 che permise loro dientrare.Herman Van Buuren si precipitò giù dalle scale, scortato da due guardie armate. Gli ordini di
XiaochenZhaoglieranostatiriportatiparolaperparoladaHenryLee.Primadiabbandonareillaboratorio,avevamessonellavaligettaalcuneprovettesteriliconilDNA
fossileeavevaprelevatoinfrettaefuriaunsecondolembodipapiro.Sierainfilatoungiacconedacivilesoprailcamiceesieramessoacorrere.L’hangar4distavapochiminutiapiedidalBuilding1,mailproblemaeraevitareimanifestanti.Per sua fortuna, lamoltitudinedigente sembrava stesse tornandoverso l’uscita, indirezionedei
primi tre hangar, gli unici occupati.Qualcuno doveva essere riuscito a superare la sorveglianza edoveva aver visto all’interno…E se era così, poteva stare tranquillo: ciò che avrebbero trovato liavrebbeattratticomeunacalamita,lasciandoaluilapossibilitàdiraggiungerelacavia45.«Nascondetelepistole»,avvisòleguardie,mentreattraversavanolastradanelleretroviedeicivili.Iltragittoduròsoltantopochiminuti.Camminaronovelocemente,latestabassaeilcollonascosto
tralespalle.Nonfunecessariosparareneppureuncolpo:ilgruppodicivilisispostòversol’hangar3proprionellostessoistanteincuilororaggiunserol’ingressodel4.Entròinungrandeatriodeserto.Lavetrataesternaerastatacompletamenteabbattutaeaccantoalla
portarimanevasoltantoloscheletrocostituitodaunreticolodimontantimetallici.Ilbanconedellasorveglianza era rovesciato e a terra c’erano due guardie. Avanzò, calpestando vetri e bossoli dimitra,eraggiunseilcorridoioprincipalesenzatrovarealcunaresistenza.«Aspettatemiqui.Farò in fretta»,avvisò idueuomini,cheadifferenzasuaavevanounosguardo
impaurito e disorientato. Passò accanto al grande vetro panoramico, che doveva aver retto alpassaggiodeimanifestanti,eperunsecondoosservòlasuacavia:iltavolosucuieraimmobilizzataStellaRosatieraalcentrodelgrandespaziovuoto,isolataesottounacampanadiluce.Tuttointornoc’erabuio.Tolse il giaccone, indossò gli occhiali protettivi e appoggiò il polpastrello sul rilevatore di
impronte. Ma non fu necessario: la porta era già aperta, forse a causa dell’allarme antincendio.Sbuffò,consapevolechesequellaserraturaeraaperta,loeranoanchequellelaterali.Scosse la testaesiaddentrònellapenombra.Facevafreddoemanmanochesiavvicinava i suoi
passirimbombavanonelsilenzio.Si avvicinò lentamente con il cuore in gola, augurandosi che la sua preziosa cavia respirasse
ancora.Fissòiltimerdelladeadline:lampeggiavaesegnava00:00:00.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pochiminutiprima.«Eoracosafacciamo?»,domandòViola,pochiistantidopocheladirettricedellabasefuuscita.Erano chiusi in una stanzetta di due metri per due. Alle pareti c’erano scaffalature colme di
scatoloni,cavielettriciemedicinali.Sopralaportainferro,daunapiccolavetrata,filtravaladeboleluce dell’alloggio. In lontananza si udiva una sirena di sottofondo, spari isolati e l’abbaiare di uncane.«Iocredochequestapotrebbefarealcasonostro»,sorriseElisabeth,cheestrassedallacinturadei
pantaloni una piccolaWalther P99. Era l’arma che le aveva dato l’agenteDawe poco dopo il loroarrivoinIran.Avevaavutolaprontezzadinonconsegnarlaallacinese.«Direidisì»,constatòHenkel,cheselafecedare.Armòilcolpoemiròallamanigliadellaporta.
«Stateindietro».Poifecefuoco,voltandoilcapodallaparteopposta.Il proiettile si insinuò nella serratura come un coltello nel burro e i quattro si ritrovarono nel
soggiorno.Dallavetratachesiaffacciavasullabasesivedevaunelicotteroinfiamme.Inlontananza,versogliedifici,alcuni fumosi focolai.Piùvicinoa loro,dallapartedellagrandecupola,unaltroBlackHawkstavaatterrandoinunturbiniodimulinellid’aria.«Labambina»,singhiozzòElisabeth,vedendolapiccolaAnahita,raggomitolataperterraaccantoal
corpo di suo padre. Era al centro di una pozza di sangue, completamente imbrattata, e piangevasommessamente.FuHenkeladavvicinarsialeieaprenderlainbraccio.«Sta’calma»,lesussurrò,purimmaginando
chenoncapisse l’inglese.Lepulìdolcemente ilvisoe le accarezzò la testina.Lei loabbracciò, lostrinseesiappoggiòallasuaspalla.Viola,intanto,sispostòdiunpasso,avvicinandosialtavolo.L’originaledellaletteradiBonifacio
eraancoralì.Loafferròeselomiseintasca.Poivolselosguardosullaparete.«Qualèilpiano?»«Hangar4,cavia45».GrahamDawepicchiettòconl’indicesulladidascaliaimpressasulmonitor.Henkel annuì sospirando: se le immagini che avevadavanti erano indiretta, sembrava cheStella
stessemuovendo le palpebre. Forse si stava addirittura svegliando. Il timer diceva chemancavanomenodicinqueminutialladeadline:incosìpocotempoavrebberodovutotrovarel’hangar,superarel’eventualesorveglianzaestaccarladallemacchine.«Daquellaparte»,Daweindicòfuoridallafinestra,allasinistradellapistadiatterraggio.Sottoil
cielonero,nellaparteantistante ilpalazzopiùalto, si stagliavanoalcunegrossecostruzionicon iltettoarrotondato.«Quellidovrebberoessereglihangar».LajeepconabordoXiaochenZhaovoltòasinistra,accompagnatadaunostridiodipneumatici.Davanti a lei si apriva laviaprincipaledellabase,gremitadimanifestanti. In fondo, sinotavano
alcuni focolai e di tanto in tanto si udivano esplosioni isolate. Fortunatamente, i più facinorosi sistavano dirigendo dalla parte opposta rispetto a quella da cui stava arrivando lei…Probabilmenteaglihangar2e3.«Giragliattorno»,ordinòall’autista,chescalòlamarciaevoltòancoraasinistra,immettendositra
duemuridicemento,leparetiesternedegliedifici4e5.L’autosobbalzòsull’asfaltosconnesso.Inquel punto il passaggio era più stretto e buio. I rivestimenti delle costruzioni prefabbricateincombevanocomegiganti,disegnandolungheombresullastrada.«Direttrice,mi sente?», il timbrovagamentebritannicodel responsabile della sicurezzagracchiò
dallaradio.«Parla»,sospiròXiaochen,assestandosinervosamentesulsediledelpasseggero.«C’èunproblema!».“Unaltro?”«Cosasuccede?»«Gliiraniani…DueF-14sonoappenadecollatidaTeheran.Sarannoquiinquindiciminuti».«Di’ a Van Buuren di sbrigarsi. Abbiamo dovuto girare attorno all’elicotteroma ci vediamo al
terminal».Feceappenaintempoapronunciarequelleparolechesulfondodellastradacomparveroalcunepersone.Daquellaposizionenonerafacilecapiresesitrattavadisoggettiostili.Occorserosoltantopochi istanti per averne la certezza: una rafficadimitra, conogni probabilità sparata allacieca,colpìinpienol’autista.Unamacchiadisangueschizzòall’internodell’abitacolo.L’uomo fu sbalzato all’indietro e subito dopo, come se fosse stato spinto alle spalle, tornò ad
accasciarsisulvolante. Ilclacsoncominciòasuonare.L’autoprocedettedrittaperunbrevetrattoepoiscartòtuttaasinistra.Terminòlasuacorsasulmurodell’hangar5,inunacacofoniadiairbagcheesplodevano.“Cazzo”.Xiaochensiguardòattornofacendoroteare lepupillecomedueorologiapendolo.Gli
ostili infondoallastradaadessostavanocorrendoversodilei.Allasuasinistra,adalcunimetrididistanzac’eraperòlascaladisicurezzadell’hangar4.Inaltocorrevaunlungoballatoioallafinedelqualeeracollocataunadelleusciteantincendio.Senzapensarci,estrasselaColtdallacinturaesiprecipitòallascaladimetallo.«È lei!», sibilòGrahamDawe, puntando nuovamente il fucile Type 56 che aveva sottratto a una
delleguardieaterra.Eranoscesidicorsadallacollinettaincuisitrovavanoglialloggidelpersonaleesieranodiretti
versoglihangar;avevanocosteggiatoperunbrevetrattolapistadiatterraggioepoiavevanovoltatoa sinistra, seguendo la sagomadellagrande cupola.Nelpiazzale antistante la serra c’eraunBlackHawkconilrotoreinmovimentoealcuneguardiedellabaseaterra.Aloroavevanopresoimitra,copiacinesedelkalashnikovsovietico.«Stascappando.Sidirigeall’hangar4»,fecenotareViola,vedendoladonnachecorrevalungola
balaustra metallica della costruzione. Nonostante fosse arrivata in auto, non aveva un grossovantaggio, forse perché aveva girato attorno agli edifici passando per la pista d’atterraggio.«Dobbiamofermarla».Nellostessoistanteun’altrajeepidenticaaquellafinitacontroilmurocomparvesullatoopposto.«Voi pensate a Stella».Dawe imbracciò ilmitragliatore e avanzò di qualche passo. «Di loromi
occupoio».Sistaccòdalgruppo,siinginocchiòepreselamira.AquelpuntoHenkel,cheancoraavevalabambinainbraccio,siavvicinòaElisabetheglielapassò.
«Tenetela al sicuro»,disse, rivolto anche aViola.Grazie allapiccolaAnahita tutte e tre sarebberorimastelontanodalcentrodell’azione,ederaciòcheluivoleva.«Sulpiazzalecisonogliamericani,raggiungeteli.Civediamolì».Nonatteselarisposta.Accarezzòdinuovolabimba,unlievesorrisosulviso,ecomeunfulminesi
diresseagrandifalcateallascalinatadimetallo.
Contemporaneamente,Dawesparòunarafficadiproiettili7.62versogliaggressori.Nonriuscìacolpire nuovamente l’autista, ma ottenne il risultato di far fermare la jeep. Trascorsero alcuniinterminabilisecondi,poil’autosimiseditraversoeglioccupantirisposeroalfuoco.Maeratroppotardi:nelfrattempoHenkelavevaraggiuntoilballatoiochecorrevaesterno,adieci
metridialtezzaattornoall’edificio.Siinfilònellaportalasciataapertadallacineseesiritrovòinuncorridoio semibuio. Lo percorse tutto e, raggiunta un’altra rampa di scale, scese a capofitto,fermandosi davanti a una vetrata. Da lì si scorgeva l’interno dell’hangar, buio e con soltanto untavolooperatorioalcentro.Siimmobilizzòperunistanteaosservarelascena:alcuneombresimuovevanoattornoaStellama
leierainpiedi.Stringevaunbisturifralemaniesembravastesseminacciandounodeimedici.Soloche c’era unproblema: dietro la sua fidanzata,Xiaochen si avvicinavaminacciosa conunagrossasiringatraledita.Noncipensòunistante.Imbracciòl’armaespalancòlaporta.«Fermaosparo!», ingiunse,conil
suoinconfondibileaccentoceco.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:30.-00:00:00alladeadline.Tuttoavrebbedovutoconcludersiinnovantasecondi.MentreGutierrezsalivaadueadueigradinidellascalainterna,seloripetépiùvolte,scuotendola
testa.Maormaieratardi,nonpotevafarcinulla.Si trovavano lungolascalaestdelBuilding1,uncubodivetroeacciaiodiseipiani.Salivanoa
gruppiditre,avanzandoacolpidiesplosivo.Avevanofattosaltaretuttigliingressiblindati,inattesacheilcanesegugioindividuasse“Uruk”,ilsuoobiettivo.Enoneraancorasuccesso.Sulterzopianerottolo,però,Enyasifermò.Annusòperqualcheistantelaportadivetro,indugiò,
guardandopiùvolteilsuoconduttoreetiròilguinzaglio.«Diqua».ISealssiritrovaronoacamminarealbuioinfilaindianainunandroneconfinestredicristallo.In
basso,oltre ilvetro,sivedevanoaltriedificidellabase,alcunihangar tuttiugualiesullosfondoilriflessodellagrandecupola.Imanifestantieranolì,editantointantosiudivanoscarichedimitra.«Tíngzhǐ»,inveìincineseunavocedall’altrapartedelcorridoio.Laguardianonriuscivaavedere
gli americani, fermi al di fuori del cono di luce. «Tíngzhǐ. Zhǎo chū zìjǐ», ripeté. «Fermi.Identificatevi».IllabradorstrattonòproprioinquelladirezioneeunodeiNavySeals,cheadifferenzadelcinese
eradotatodiocchialiainfrarossi,aprìilfuoco.DuecolpiravvicinatidiM16epoiunterzo.Tuttiasegno.«Libero».HannibalGutierrezsi staccòdalgruppoe fecestrada, seguendo ilcane.Raggiunte le treguardie
che avevano neutralizzato, sorrise. «Non vi sembra strano che in tutto l’edifico abbiamo trovatoresistenzasolodavantiaquestaporta?».Picchiettòconlenocchiesullostipitemetallicoelanciòunghignoaisuoiuomini.«C4,presto!».L’operazioneduròsolopochisecondi.L’espertodiesplosivipiazzòpiccolecarichesullaserratura
esullecerniereesubitodopolefecebrillare.Appena il fumo si fudiradato e iNavySeals furono entrati,Gutierrez ebbe la confermadi aver
raggiuntol’obiettivo:«InnomediDioedellanazione»,ruggìfiero,allaradio.«Uruk,Uruk,Uruk!».Nellostessoistante,all’internodell’hangar4,HermanVanBuurenstavaarmeggiandoconlaflebo
dellacavia45.Primadipoterlastaccaredallasiringatemporizzata,cheormaiavevaterminatodisomministrarle
la nucleasi, doveva farle un’iniezione di tranquillante. Gli ordini erano di prendere Stella e diportarlaal terminal,maper farloavrebbedovutosedarla.Perquella ragione le infilzòunagonelbraccioelesorrise.«Failabrava»,sussurròbeffardo,attraversogliocchiali.«C’èunpiccolocambiodiprogramma».Trascorseroalcuniistantiincuileisembrònonavercompreso.Roteòleiridi,comeseperlaprima
voltasirendessecontodiciòchestavaaccadendo.ImprovvisamentelaradiodiHermangracchiònell’auricolare.«Dottore,misente?».LavocediHenryLeeeraallarmata.«Hodellenovità».«Tiascolto»,risposelui,portandosilamanoall’orecchio.«Ladirettriceèstatarallentatadaalcuni“ostili”»,aggiunseLee.«Madovetefareinfretta».«Perché?»,mormorò,unfilodivocepernonfarsisentiredaStella.Poisispostòdiunpasso.«Sembracheduecacciairanianisianoinvoloversolabase»,dissebruscoilcapodellasicurezza.
«Sarannoquiinquindiciminuti».«Quindici?», ripeté rabbioso. Sembrava che tutto, quella sera, stesse andando storto. «Non è
possibile…».Nonfeceintempoaconcluderelafrasechelacavia,liberatasideilegaccichelaimmobilizzavano
alpianometallico,simossediscatto.D’istinto,VanBuurenprovòaproteggersiconl’avambraccio.Lasiringaglisfuggìdimano.Ein
quelmomentofupervasodaundoloremaiprovatoprima:sentìunbruciorelancinanteesubitodoposiritrovòconqualcosadiappuntitonell’occhio.Ilsanguecaldocominciòaschizzareovunque.Xiaochen fece appena in tempo a scorgere la scena. Era nella parte buia dell’hangar e stava
scendendovelocementelascalad’emergenza.Siprecipitònelcentrodellocale,giustointempopervedere Stella Rosati accanto al tavolo con le mani insanguinate: aveva conficcato un bisturinell’occhiodiVanBuuren.«Brutta puttana», le urlò lui, le mani strette al viso. Il sangue sgorgava copioso e l’uomo
ondeggiavaconilcapoavantieindietro.Laragazzabarcollòasuavolta,faticandoarimanereinpiedi,esiappoggiòallastrutturametallica
senzavoltarsi.Nellaconfusionedelmomentosembravanonavernotatolacinese.Xiaochen,muovendosiconlagraziadiunfelino,sispostòdisoppiatto.Raccolselasiringasfuggita
alloscienziatoesiavvicinòaleidadietro.Mariuscìafaresoloduepassi,poidallaportaprincipalecomparveun’ombra.«Ferma o sparo!». Era la voce di Andreas Henkel. In qualche modo doveva essere riuscito a
liberarsi.Non obbedì, e anzi si precipitò su Stella, ficcandole la siringa nel collo. Non fece in tempo a
premere lo stantuffo che un colpo di fucile la costrinse a indietreggiare. Il proiettile rimbalzò suqualcosa dimetallico, echeggiando lontano.Ebbe però l’effetto di farla incespicare sulla valigettaportatadaVanBuuren,chesiaprìriversandoilpropriocontenutoperterra.Stella non comprese cosa stava accadendo, improvvisamente un dolore lancinante le trapassò la
schiena.Lesuegotedivennerocaldeeunrivolodisudoreleattraversòlafronte.Subitodoposvenne.«Cosaleavetedato?»,lasferzòHenkel,correndoversoStellaeprovandoasorreggerla.«Nulla che non possa essere neutralizzato dalla giusta sostanza…», ghignò lei, che come un
granchio stava strisciandoall’indietro.Auncertopunto si alzò inpiediecominciòa raccattare leprovette e i frammenti di papiro caduti sul pavimento. «Devi iniettarle il contenuto della siringagialla»,aggiunse.HenkelverificòiltavolinometallicodalqualeStellaavevaafferratoilbisturi.Ineffetti,oltreauna
serie di strumenti di cui poteva solo immaginare l’utilizzo, c’era un’unica grossa siringa,preconfezionataeconlascritta“adrenalina”beneinvista.«Devifarlosubito…»,aggiunse.L’agentedell’SSVstrizzògliocchinellapenombraelagraffiòconlosguardo.Forseavrebbepotuto
spararle,peroccuparsidiStellasubitodopo.Perònonlofece…Poggiòilfucileperterrae,mentrelacinesesiallontanavastringendoasélavaligettarichiusain
frettaefuria,afferròlasiringa.
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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:37.GrahamDaweerasenzafiato,incapacedirespirareeimmobilesullabalaustradell’hangar2.Era entrato nell’edificio, del tutto identico a quello in cui si era infilatoHenkel, nel tentativo di
sfuggire agli aggressori sulla jeep. Dopo la fuga del suo collega, le guardie della base avevanoprovato ad accerchiarlo, ma lui era riuscito a tornare sui suoi passi, svoltando poi in una stradaparallela.Dalì,seguendoglischiamazzideimanifestanti,sieraarrampicatosullascalaantincendioeaveva infilato la porta di sicurezza, già aperta. E una volta affacciatosi sul ballatoio interno, chedominavadall’altolagrandecostruzione,erarimastocomeparalizzato.Davantialuisiaprivaunimmensospazioilluminatoagiorno.Avevaledimensionidiuncampodi
calcio,altocomeunedificiodi trepianiesormontatodauntettocurvo.Soprale lucibianche,chependevanoametàaltezza,sivedevanoi riflessidialcuni lucernari.Aleggiavaodoredichiusoesiudivanovoci,lamentiequalchegrido.Quellochelasciavasenzaparoleeraperòciòchesitrovavaalsuointerno:decine,senoncentinaia,dilettiallineati.Sembrava di osservare una paratamilitare, con la differenza che al posto dei soldati sull’attenti,
c’eraunoschieramentodigiaciglibianchi.Eranovicinissimi,quasiaddossatigliuniaglialtrietuttioccupati da persone, apparentemente prive di sensi e collegate a stranimacchinari…Erano cavieumane.Distolselosguardoeinquelmomento,lagrandevetratasullatonord,cheoccupaval’interaparete,
fuabbattuta.Decinedimanifestantisiriversaronoall’interno,avanzandotrailetticomeavrebbefattounacisternad’acquacosparsasulpavimento.Alcunisifermarono,perverificarechelebrandenonfosserooccupatedaun lorocaro, altri proseguironodritti, rovesciando tutto ciòchegli siparavadavanti.Perevitarediesserevisto,Dawesimosse. Indietreggiò sullabalaustra finoallaparete sud,dove
c’eraunaportaidenticaaquelladacuieraentrato.Laaprì,appoggiandosialmaniglioneantipanico,esiritrovòall’aperto,affacciatosulgrandepiazzaleilluminatodallefotoelettriche.Alcunicamion,carichi di sacchi neri, erano parcheggiati sotto di lui, dietro ciascun hangar. Oltre, si stagliaval’imponentecupoladellaserra,chebrillavaallalucedellaluna.Difrontec’erailBlackHawkconilrotoreinmovimento.«Perdiqua!».Unavocebennotalostrappòaisuoipensieri.Siconcentròsuunaltrocapannone,a
un centinaio di metri di distanza, e gli parve di riconoscere la figura imponente di HannibalGutierrez.Sembravasistessedirigendoall’elicottero,insiemeauncaneeaundrappellodiuomini,duedeiqualitrasportavanoungrossobaulemetallico.Non perse troppo tempo a riflettere: se Henkel aveva avuto successo era necessario pianificare
l’abbandonodellabase.Eancheincasocontrarioluiavrebbecomunqueavutobisognodiunaviadifuga…Siprecipitògiùdallascalaantincendioe,approfittandodelfattocheilcolonnellosierafermato,lo
raggiunse.«Hobisognodiunpassaggio!»,scherzò.Gutierrezlosquadròconsorpresaesorrise.«Noncredevocel’avrestefatta!»,commentòschietto,
spostandoilsigarotralelabbra.“Nondicertograzieavoi”.Intanto,illabradorstavaabbaiando.Strattonòilguinzaglio,peravvicinarsiaunodeicamion,esi
sollevòsullezampe.Ilconduttoreloassecondòeraggiunseilrimorchio,colmodisacchineri.«Sonocadaveri»,riuscìappenaamormorare,osservandounamanofemminilechefuoriuscivada
uno degli involucri.Comegli altri soldati non sembrava un tipo che si impressionava facilmente,eppure,daltonodivoce,quellavistamacabraparevaaverloturbato.«Ci sono centinaia di cadaveri», gli fece eco un altro, che con un coltello aprì alcuni dei
rivestimenti. Fuoriuscirono gambe, braccia, mani e piedi. Erano tutte donne, tutte apparentementegiovanietuttenude.Nelmiglioredeicasiicorpieranoraggomitolatiinposizionefetale,neglialtrieranoammassatil’unosull’altro.Dawetrattenneunconatodivomito.«Che razza di posto è questo?», domandòGutierrez, facendo spaziare lo sguardo da un camion
all’altro e poi fermandosi sul baule. Non doveva avere un’espressione molto diversa dai primitestimonientratineicampidiconcentramentonazisti.«Ogni scoperta richiedeunprezzodapagare…».Graham ricordò leparoledelladirettricedella
base. «Non potevamo certo aspettare che le cavie invecchiassero naturalmente!». Adesso tutto erachiaro: i cinesi avevano velocizzato artificialmente l’invecchiamento di quelle donne per testarel’efficaciadelloroalberodellavita,esattamentecomeavevanofattoconStella.Quelleeranolecaviesullequaligliesperimentinonavevanoavutosuccesso…«Ogniscopertarichiedeunprezzodapagare…».L’F-14 Tomcat iraniano salì di quota e quando fu sopra il mar Caspio virò di pochi gradi, in
direzionedelconfineconl’Armenia.Eradecollatosetteminutiprima,insiemealvelivolocheloseguiva,daunabaseanorddiTeheran.
L’allarme era suonato poco dopo lamezzanottema erano occorsi diversiminuti prima che fossechiarocosastavaaccadendo:lospazioaereoiranianoerastatoviolatodadueelicotteriBlackHawkprovenienti dalla Turchia. Era certamente una sortita ostile, anche se non era ancora possibileidentificareladestinazioneesattadelraid.IlgeneraleRasoulHajsafi,convintochel’obiettivopotesseroesserelecentralinuclearidelPaese,
avevacosìdatoordineagliF-14didecollare.Eadesso, iduemiglioripilotidell’aviazionedella repubblica islamicaerano involoadiecimila
metridiquota,lanciatiallavelocitàdiMach2.«Ottominutiall’obiettivo»,comunicòperradiounodeidue,dirigendosiversoilpuntoincuiera
stata effettuata l’ultima rilevazione radar. I velivoli ostili sembravanoessere atterrati nella regionedell’Azerbaigianorientale, anorddiTabriz:da fermieranobersagli estremamentepiù faciliper ivecchimissiliAIM-54Phoenixchearmavanoilvelivolo.«Quitorre»,dichiaròunavoceviaradio,dallabasediTeheran.«Tiricevo».«Hounnuovocontattoradar»,riferì,contonosolenne.«Si trattadiunaereo.Èappenadecollato
dallestessecoordinate».Viola ed Elisabeth si stavano avvicinando all’elicottero americano, che aveva azionato il rotore
principale,quandoudironounfortefrastuono.Si voltarono dalla parte della pista di atterraggio, oltre gli hangar, e videro un grosso velivolo
muoversineipressidelterminal.Loseguironoconlosguardomentreprendevavelocitàespiccavailvolo, con la grazia di un elefante impegnato nel salto in alto.Non sapevano chi potesse esserci abordo,madallarapiditàconcuieranoavvenute leoperazionididecollo,completate inpochissimisecondi,avevatuttal’ariadiunafuga.«Dobbiamoandare»,grugnìunodeiSeals,rivolgendosialleduedonne.Dietrodiluicomparveun
Labradorbiondoealcunisoldatidicorsa,chesorreggevanounbaulemetallico.«Presto!»,rincaròladoseGutierrez.«GliF-14sarannoquiamomenti.Nonc’ètempodaperdere».«Attendiamoancora»,gliurlòViola,percercaredisovrastareilclangoredeirotori.«MancaHenkel»,intervenneDawe,cheeraarrivatosulpiazzaleinsiemeaimilitari.«Dagliancora
qualcheminuto…sonocertochestaarrivando!».«Nonabbiamoqualcheminuto»,l’apostrofòGutierrez.Poimiseunanfibiosull’elicotteroeaiutòi
suoiuominiastivareilbaule.Nonostanteilgracchiaredeirotorieilturbiniod’aria,calòunsilenziogelido.ViolaedElisabeth,
conlabambinainbraccio,nonsimossero,icapellichesventolavanoperlospostamentod’aria.«Presto,salite»,ordinòancorailmilitare,fermodavantialportellonespalancato.Dawesivoltòindirezionedeglihangar.Ineffettinonc’eraalcunagaranziacheHenkelcel’avesse
fattané tantomenocheavesse individuato ilBlackHawkcomeprogrammato.Scosse il capoepoipoggiòunamanosullaspalladiElisabeth.«Dobbiamoandare».«Nonpossiamoabbandonarlo…»,singhiozzòlei,accarezzandoilcapodellabambina.«Nonabbiamoscelta».Perquellochepotevavalere,luisembravarealmentedispiaciuto.Infondo,
però,eraunmilitare.«NonsappiamoseAndreashaavutosuccesso».«Avete visto quell’aereo?», obiettò ancora Gutierrez, facendo capolino da dentro l’elicottero.
«Sonoscappati.Eperquellochenesappiamopotrebberoaverloportatoconloro!».Violascosseilcapo.Unacioccadicapellileandòdavantiagliocchi,nascondendolelacrime.EfuallorachelapiccolaAnahita,finoaquelmomentoapparentementeprivadiforze,alzòlatesta.
Teseilbraccinoeindicòduepuntininericheavanzavanodallaparteoppostadelpiazzale.«Sonoloro!»,annunciòilsottotenente,consollievo.«ÈAndreasconlasuafidanzata».Le due ombre si avvicinarono con sorprendente velocità:Henkel sorreggeva con il braccio una
donnabionda,vestitaconuncamice,cheperòcamminavasullesuegambe.ImprovvisamenteAnahitaprovòadivincolarsipertentarediscendere.Elisabeth, stupita, laadagiò sull’asfalto.Conun’energia sorprendenteperunabimbacosìmalata,
AnasimiseacorrereincontroaHenkel.Lui,chel’avevagiàpresainbracciosubitodopolamortedelpadre,pochiminutiprima,siabbassò
e l’abbracciò.Non l’avevamai fatto,ma inquellacircostanzaglivenneassolutamentenaturale.Labimbasimiseapiangereelostrinseasuavolta.«Presto!»,gliurlòdall’elicotteroDawe.NelfrattempoViolaedElisabethsalironosulvelivolo,aiutatedaunodeiSeals.«Elabambina?»,abbaiòilmilitareappenaitretentaronodifarelostesso.Henkellanciòun’occhiataprimaaStellaesubitodopoaGutierrez.«Labambinavieneconnoi!».Quindicisecondidopo,ilBlackHawksistaccòdalsuolosollevandocumulidipolvere.In silenzio, gli occupanti osservarono la base allontanarsi lentamente sotto di loro. Nel buio si
vedevanoiriflessididuecorsid’acquaealcunifocolaisugliedificiprincipali.Facendospaziarelosguardo si poteva notare l’elicottero precipitato ancora in fiamme. La cupola, vista dall’alto,sembravaancorapiùimponente.
Viola la scrutò attraverso il vetro: quella grande costruzione era servita a far germogliare ecrescerelepiantecheicinesicredevanoeredidell’alberodellavita.Erastatounimpiegodirisorseeccezionale,miratoaottenereunfinecertamentediparivalore: riuscireaprolungare lavitadegliesseriumani…primaacentoventianniepoi,magari,amille,propriocomeiPatriarchibiblici.«Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è solo carne e la sua vita sarà di
centoventianni».LeparolediElisabeth,cheavevacitatolaGenesi,letornaronoimprovvisamenteinmente. E in quel momento capì: accarezzò con la mano la lettera di Bonifacio, che aveva presodall’alloggiodelladirettrice,esorrise.L’elicotterorollò,inclinandosiadestra,epuntòdrittoversolanotte.MentreilSitoAsprofondava,
inghiottitodell’oscurità,Violafissòisuoicompagnidiviaggiosfiniti.Infinechiusegliocchi.
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CollinedellaToscana.Seimesidopo.IlgrossoSUVconivetrioscuratisobbalzòsulfondosconnessosollevandounanuvoladipolvere.Voltòinunviottoloinlievediscesa,fiancheggiatodavignetidiChiantichesiperdevanonelverde
delle colline. Dalla parte opposta della vallata si stagliavano file di pioppi che risalivano i dolcirilieviearrivavanofinoalTirreno.Era pomeriggio inoltrato e il sole appeso poco sopra l’orizzonte conferiva alla Maremma un
colorelievementedorato.C’eraodoredierbatagliataedisalsedine.Il SUV proseguì per alcune centinaia di metri a passo d’uomo fino a che non raggiunse una
recinzione di mattoni rossi. Oltre il cancello aperto si apriva un sentiero costeggiato da unavegetazionerigogliosa,punteggiatadafaggieulivi.Nonc’eranocartellinéalcunnumerocivico.Inlontananza,tuttavia,emergevauncasolareaduepianiconiltettodicoppicolorruggine.ViolaPucciniesaminòlamappasulnavigatore.Quandofusicuradiesseregiuntaadestinazione,
proseguìlungoilvialettofinoaraggiungereilpiazzale.Difronteallacascinarivestitadipietrac’eraun’auto parcheggiata e alcuni rastrelli appoggiati alla parete. Sulla sinistra della casa, sotto unciliegioinfiore,sivedevanounapiccolaaltalenaeunoscivolo.«Nonèstatofacile trovarti»,dissementrescendevadall’auto.Davantiallaverandac’eraAndreas
Henkel,barbaincolta,cappellinodabaseball,jeansemaglionearighe.«Hoprovatoatelefonarti,mailtuocellulareèsemprestaccato».Luisorriseappena,evidentementeadisagio.«Quinonprende.Èunodeimotivipercuicisiamo
trasferiti».Violagliandòincontroeloabbracciòconaffetto.«Comestate?».Feceunadomandavolutamente
generica. Anche se non aveva informazioni aggiornate, conosceva lo stato di salute di Stella esoprattuttoquellodellapiccolaAnahita.Henkelaccennòunaltrosorrisoepoiconariatrasognatadisse:«Siamostatipeggio».Laabbracciò
anchelui.«EdiElisabethhainotizie?»«L’ho sentita un paio di mesi fa. Sta bene. Ha fondato un blog sugli Elohìm, in cui parla della
Bibbia».L’abbaiarediuncane, in lontananza, la interruppeperun istante.«StaancoracercandodiriconquistareWalid…».Henkelscosseilcapo,divertito,esubitodopolainvitòaentrare.Attraversarono un atrio con tetto a cassettoni e pavimento in cotto e raggiunsero un grande
soggiorno.Avevaunaspettofamiliare,ammobiliatoconcredenzerestaurate,undivanoaLdifrontealcaminoeunaimponentelibreriaaparete.Dallaparteopposta,difronteallagrandefinestradacuisi vedeva il mare, c’era un altro salotto, sistemato attorno a un tavolino di vimini. Si sedetteropropriolì.«Èsplendida»,sisentìindoveredidireViola,riferendosiallacasa.Sitolseiltrenchedallatasca
estrasseduepagineA4.«Era del padre di Stella, l’onorevole Rosati», spiegò Henkel, con apparente noncuranza. «Cosa
sono?»,aggiunseriferitoaidocumenticheViolagliporse.
«Ilmotivopercuitivolevotelefonare».Sul foglio era raffigurata una tabella con alcuni numeri e qualche riga di testo: «Phoenix
dactylifera?Malus?»«SonoletraccefossilirinvenutenellaletteradiBonifacioesoprattuttonelpapiro».Seimesiprima,
pocodopoesserefuggitidallabase,HenkelavevaconsegnatoaViolaunaprovettacontenenteilDNAfossile estratto dai rotoli. Era fuoriuscita dalla borsa sterile che si era aperta durante la fuga diXiaochen e lui l’aveva raccolta prima di lasciare l’hangar. «La datazione al carbonio 14 ha datorisultatichiari:risalgonoacircatremilasettecentoannifa».«Sono le tracce dell’albero della vita?». Henkel restituì i fogli e si appoggiò allo schienale,
apparentementedisinteressato.«Malus,meglioconosciutocomemelo,èdefinitol’alberodellaconoscenza».«L’alberodellavitael’alberodellaconoscenzaeranoentrambinelgiardinodell’Eden»,fecenotare
Andreas,iltonodellavocepiatto.«SecondolaGenesiècosìineffetti…Nelgiardinodell’Edenc’eranoduealberi,entrambicollegati
alpeccatooriginale.Maseilmeloè l’alberodellaconoscenza,quellodellavitaqualè?».Viola lochiesesorridendo,quasisottovoce.«Glialtrirepertifossiliacosacorrispondono?»,tagliòcortoHenkel.«Phoenixdactyliferaèlapalmadadattero.Crescefinoacircailtrentesimoparallelo,quindimolto
più a sud del Sito A». Fece una pausa, osservando gli esami che aveva fatto commissionare ailaboratorideicarabinieriepoiproseguì:«Peròerapresentenelpapiroinabbondanza».«Nonseivenutaqui soloperquestiesami,vero?».Lui lanciòun’occhiataalquotidianodiquella
mattina,cheerasistematosultavolo.PoitornòaguardareViola.«Né ilmeloné ildatterosembranoessereattivatori specifici»,proseguìViola,asciutta.«Almeno
nondallenostreanalisi…Nessunodeidueèingradodisollecitarelatelomerasiedisicuronessunodeidueèl’alberodellavita».Nessunodeidue.Henkelfecedituttoperrimanereimpassibile.«Quindiseiquiancoraperlatuateoria?»«La cinese ha mentito… o più semplicemente non ci ha detto tutto ciò che sapeva». Mentre
pronunciava quelle parole estrasse dall’impermeabile un altro foglio. Era un ingrandimentodell’originale della lettera di Bonifacio: la parte finale, quella che non si leggeva bene nellariproduzione,adessoerabenrestaurata.«“Ilmiospiritonondureràpersempreenoncondivideròpiùimieiliquidiconl’uomo,perchénon
è che carne e la sua vita sarà di centoventi anni”», Andreas lesse quella frase con apparentenoncuranza.«ÈlafrasefinaledeltestodiBonifacio.Laconoscobeneesoquellochepensi…matisbagli».«RicordiciòchetidissiinTurchia,appenarientratidall’Iran?NehaiparlatoconPerrone?».Luiannuì.“NehaiparlatoconPerrone”.Eccoilmotivopercuieraandataatrovarlo.«Ilsegretoètuttolì!»,proseguìViola.«Nesonocerta…anchesenonhomododidimostrarlo».AquelpuntoHenkelsospirò.Perquantosisforzassedimantenereunatteggiamentodistaccatoera
evidentecherileggerequeltestol’avesseturbato.ConoscevamoltobenelasomiglianzadiqueiversiconunnotopassaggiodellaGenesi.Iduescrittisidifferenziavanoperunpiccolodettaglio…Ederaesattamenteildettagliolacausaperlaqualeluisitrovavalì.Chiusegliocchi,econlamentetornòaquellanottediseimesiprima,pocodopoilraidallabase
GenARTIF.
83
BaseNATOdiPazar,Turchia.DueoredopolafugadalSitoA.«L’abbiamo sempre avuto sotto gli occhi», esclamòViola in piedi sulla pista di atterraggio.Era
ancorabuioefacevaunfreddopungente.Mentreparlavasistrinsenelgiacconemilitare.Tuttointornoalei,labaseerainpienaattività.DalBlackHawk,conirotoriancorainmovimento,i
militariavevanoappenascaricatoilbauleconirotoli.L’avevanoimbarcatonellapanciadiunC-130esi erano dileguati all’interno del terminal. A poca distanza, un grosso camion cisterna si stavaallontanandorumorosamenteealcuniuominieranointentiastivaresacchidiiutanelvelivolo.«Ilpuntoèproprioquesto…»,continuòViola,rivoltaaElisabetheHenkel.«LaGenesidicechelo
spiritononresteràsemprenell’uomo,perchéeglièsolocarne.Nonaggiungealtro…».«Conosco la Bibbia», ruggì l’agente dell’SSV, spostandosi verso Stella, seduta poco distante su
alcuni bauli e con in braccio la bambina.Avevano passato l’ultima ora a parlare. Lei gli avevaraccontatociòchericordavadituttaquell’avventura:ilsuotentativodifuga,lacadutaneltorrente,laferitaallagambaepoiiltrasferimentoinquell’hangar.Lesueparole,duremaaltempostessodeciseequasidistaccate,gliavevanoricordatoquantofortefossequelladonna…elaragioneperlaqualeeracosìimportanteperlui.Viola glimostrò l’originale della lettera diBonifacio e picchiettò con l’indice nella parte bassa.
«Leggiqui,invece».Luisbuffòel’accontentò.Eglidisse,eriportiamolesueparoleperfuturamemoria:«Ilmiospiritonondureràpersempreenoncondivideròpiùimieiliquidicon
l’uomo,perchénonèchecarneelasuavitasaràdicentoventianni».«Tra laGenesi e il testo di Bonifacio, che raccontano lo stesso evento biblico, c’è una grande
differenza»,precisòilsottotenenteconenfasi.Illampeggiantegiallodiunodeimezziinmovimentolerischiaròilviso.«CiòcheDiosmisedicondividerenoneralospirito,bensìiliquidi!».Luiscosseilcapoconinsistenza.«LaletteraraccontadiunPatriarcabiblicochevissesuquellemontagnepermilleanni»,aggiunse
Viola,spostandoilpesodaunpiedeall’altro.Eraevidentementeeccitata.«FuproprioBonifaciodegliAleramiciasottolinearequelleparole,lodiceluistessonelsuoscritto.Forseperchéquelpassaggiosi differenziava dalla Bibbia che conosceva o forse, più semplicemente, perché lo percepì comeimportante!».Henkelaprìlabocca,preparandosiaribattere,mailrombodiunajeepdietrodiloroglieloimpedì.Quando ilmezzo si fu allontanato in direzione di un grosso silosmetallico, fu peròElisabeth a
intervenire. «Posso vedere?», disse, curiosa. «Secondo me non è semplicemente un errore ditraduzione».«Cosaintendi?»«ConoscobenequelpassodellaGenesi».Elisabethserrògliocchicomeseavesseilsoleinfaccia.
«LavocalizzazionefattadaiMasoretièstataalungodiscussa:leradicisemantichedelpassaggioin
ebraicononparlanomaidispirito,bensìdiqualcosadiliquido.Qualcunopensacheiltestooriginalesiriferissealliquidoseminale…Interpretazionecoerenteancheconiversetti1e2dellaGenesi,cheaffermanocheaimaschidegliElohìmpiacevanolefemminedegliAdam».«Esefosseancorapiùsemplice?Separlassesolodiacquadisorgente?», insistetteancoraViola,
ripensandoall’ultimaimmaginecheavevadellabase,incuiiriflessididuetorrentibrillavanoallalucedella luna.«SegliElohìmavessero semplicemente smessodi far abbeverare agliAdamdallalorofonte?».Elisabeth annuì in modo convinto. «Potrebbe essere… Ci sono varie teorie sulla cosiddetta
memoriadell’acqua.Enelgiardinodell’Edenscorrevanoduefiumi.Esattamentecomeattornoallabase»,aggiunse,fissandoStella.«Eallora?»«La miscela di vegetali somministrata alla tua fidanzata potrebbe non essere la fonte della sua
guarigione…», concluse Viola. «Forse tutto era dovuto alle sostanze presenti nell’acqua chebevevanooconcuivenivanoacontatto».Elisabeth fece due passi e raggiunse Stella che, nonostante fosse intabarrata in una coperta,
indossavaancorailcamicechelescoprivalegambe.«Nonhaidettodiesserecadutainuntorrente?»,lechiese,indicandolagrossacicatricesullacoscia.«Nonsonoun’espertadimedicina,maunaferitadelgenerenonguariscesenzapuntidisuturaeincosìpocotempo!».«Riesciaricordaredovepotrebbeesserequelcorsod’acqua?»,laincalzòViola.«Sentite…», intervenne Henkel, che si frappose tra le due ragazze, prima che Stella potesse
rispondere. «State facendo ipotesi assurde e l’interpretazione che date dellaGenesi è pura follia!Adessolasciatelastare,StelladeveriposareeAnahitahabisognodicure».Violadeglutìmanonribatté.«Nonmiinteressacosaleabbianodatoinquellastruttura.Nonsappiamoneppureselacineseciha
dettolaverità!»,rincaròladoseHenkel,fissandounpuntoacasonell’edificioprincipaledellabase.«Unacosaperòècerta:nonvogliopiùsentirparlarediquestastoria!Ciòcheimportaadessoècheleistiabene».Aquelpuntoestrassedalgiubbottounaprovettadivetroconun’etichettanumerata:eraunadelle
provette cadute a Xiaochen prima che riuscisse a fuggire dall’hangar. Nella fretta, la cinese nonl’avevavistael’avevalasciatasulpavimento.DopocheHenkelavevarianimatoStellasieralimitatoaraccoglierlaed’istintosel’erainfilataintasca,senzapiùpensarcifinoaquelmomento.«Cos’è?»,chieseilsottotenente,chelaafferròconentrambelemanipernonfarlacadere.«Immaginoqualcosachepotraifaranalizzarepertogliertiognidubbio.Acondizionechenonparli
piùdialberodellavita,disorgentemiracolosaodialtrarobasimile!».HenkelsiavvicinòaStellaelaaiutòadalzarsi.PoipreseAnahitainbraccioeinsiemesiavviaronoversounedificiometallico.«Nonmihaifattoparlare…»,glisussurròStella,mentrevarcavanoleportescorrevolidellabase.«C’eraqualcosadaaggiungere?»«Sì!», lei sorrise, un lampo di luce negli occhi. «Credo che potrebbero avere ragione… e
soprattutto:forsesonoingradodiritrovarequeltorrente!».
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CollinedellaToscana.Seimesidopo.«Cosa le hai detto?». StellaRosati, capelli raccolti e tubino bianco, entrò nel soggiorno proprio
mentre l’autodiViola siallontanava lungo il sentiero.Era rimastanella stanzada lettoper tutto iltempoincuiilsottotenentesieratrattenutoincasaederauscitaappenasen’eraandata.Avanzòlentamentesulpavimentoincotto,sorridenteeconlapiccolaAnahitainbraccio.Entrambe
sembravanoinsplendidaformaelabambinaavevauncoloritoroseoeduegoterossechefacevanorisaltaregliocchiettiazzurri.«Nulla,ovviamente…».Henkelallargòlebracciaerimasesedutosullapoltrona.«Violaèancora
convintadellasuateoria».Stellaannuì,poggiòAnasulpavimentoesiavvicinòalbanconedellacucina.Stappòunabottiglia
divetroeriempìunbicchierediacquacristallina.«Potevaessereunabuonaoccasioneperdirlechecihannoconcessol’adozione…».«Lasciamopassareancoraunpo’ditempo»,mormoròlui,fissandolapiccolachedicorsaandava
versoilgiardino.Inpochimesi,Anahitaloavevaconquistato.PrimadiquantoaccadutoinIran,eraStellachedesideravacontuttelesueforzeunfiglio.Luiinizialmentenonneeratroppoconvinto,mada quandoAna era con loro, il suo atteggiamento scettico verso i bambini eramutato inmanieraradicale.Avrebbefattodituttoperdifenderla,equellaeralaragionepercuinonavevadettonullaaViola.Stellasiappoggiòconlaschienaalbanconee incrociò legambeflessuose l’unasull’altra.«Seè
venuta fin qui, comunque, è perché ha visto il giornale…», aggiunse, mordicchiandosi il labbroinferiore.Luialzòlespalleesilimitòinveceafissareilrecipienteconl’acquacheleiancoratenevainmano.
SeStellaeraguaritaesoprattuttoselapiccolaAnahitaeraancoralìconloro,ilmeritoerapropriodiquellabottiglia.Edellealtrecentinaiacheavevastipatonellacantinadelcasale.Alcuni mesi prima, dopo il loro rientro in Italia, quando alla piccola Anahita erano stati dati
soltantoseimesidivita,HenkeleStellaavevanoripensatoalleparolediViola.Nonostantel’agenteVaticanonon credesse alle sue cabale, lei si era invece convinta che l’interpretazionedellaGenesifattadalsottotenentepotesseavereunfondodiverità.Dopoavereffettuatoalcunericerche,avevanocosì studiato le teorie menzionate da Elisabeth sul cosiddetto fenomeno chiamato “memoriadell’acqua”.Sitrattavadiunaparticolareproprietà,peraltromaidimostrata,checonsentivaailiquididi“ricordare”,ancheadistanzadimillenni,lesostanzeconlequalientravanoincontatto.Stella, proprio come Viola, si era convinta che la causa della sua guarigione fosse stata
l’immersionenel torrente,dopoil tentativodi fuga.Ecosì,con l’aiutodiundiplomatico iraniano,amicodifamiglia,eranostatiautorizzatiatornarenellaregionedell’Azerbaigianorientale.Ritrovareilluogoesattononerastatosemplice.Ilterremotoavvenutoalcunigiorniprimadelsuo
rapimento aveva dato però un aiuto determinante, lasciando segni inconfondibili sull’orografia diquellevalli.Nonlontanodallepaludidell’AdjiChay,supportatidaguidedel luogo,eranorisalitiallavecchia
basemilitarenellaqualeicinesieranoatterrati.Dalì,percorrendolastrada14anorddiMarandsierano avventurati verso il massiccio del Mishodagh No Hunting. E alla fine, sul costone dellamontagna, si erano imbattuti in una frana che tagliava in due il sentiero. Il punto era quello, nonc’eranodubbi:Stellaerascesaesenzatroppafaticaavevaritrovatolafenditurachesiaffacciavasultorrentesotterraneo.«Èqui»,avevaurlato,unsorrisoraggiantesulle labbra.«Lavoraginedeveessersiapertaacausa
del terremoto…prima dime nessuno si era immerso in quest’acqua! È per questo che non se neconosconoleproprietà».Così,inunfreddopomeriggiodinovembre,aiutatidaalcunigeologi,avevanoesaminatoilterreno
con carte satellitari e trivellazioni superficiali. Il responso era stato sorprendente: quella sorgente,che sembrava non incontrarsi mai con i corsi d’acqua superficiali vicini alla base GenARTIF,sgorgavaperònelsottosuolodellamedesimazona.Attraversoleroccescorrevafinoavalle,perpoiriaffiorareproprio inquelpunto.Nonpotevanosapereconquali sostanze fosseentrata incontattoquell’acquainpassato–esedavverol’acquaavesseunamemoria–maunacosaeracerta:nascevanelluogoincuimillenniprimac’erastatoilgiardinodell’Eden.Esoprattuttoeramiracolosa.Lariproval’avevanoavutaallororientroinItalia:avevanofattobereadAnahitaunadellebottiglie
portatedall’Iranelasuasaluteeramigliorataprodigiosamenteinpochigiorni.«Ana?». Stella, con il bicchiere in mano si avviò verso la porta, chiamando la bambina che
scorrazzavanellaveranda.«Èoradibere!».«Non adesso,mamma», disse lei, in un italiano quasi impeccabile. Stava correndo dietro a un
grossogoldenretrieverenonsembravaavesseintenzionedifermarsi.«Sai cosa significa il tuo nome nella tua vecchia lingua, no?», le chiese Stella, con un buffetto,
andandoleincontro.Lei si fermò per un istante, mostrandole il suo sorriso sdentato. «Anahita è la dea dell’acqua»,
recitòamemoria,quasicomesefosseunafilastrocca.«Eallorabevi,dabrava».Leporseilbicchiereelabimbaingollòfinoall’ultimagoccia.«Enonti
stancaretroppo»,leraccomandòpoi.Subito dopo Stella rientrò nel soggiorno, inondato da una tenue luce ambrata che penetrava
trasversalmentedallafinestra.AndòaccantoaHenkelegliaccarezzòicapelli.«ProprionontifidavidiViola?»,glidomandò,ricollegandosiallaconversazioneavvenutapocoprima.«Nonèquestoilpunto»,sospiròlui,«manonpossiamopermettercichelaguarigionediAnaarrivi
alle orecchie sbagliate. Saimeglio dime cosa accade ai pazienti che rispondono troppo bene allecure…».Stellarimaseperunistanteinsilenzio,poiannuìconvinta.«Etu,invece,cometisenti?».Anche se non lo dava a vedere, Henkel era ancora scosso per quanto accaduto. Ammettere che
l’acquadelgiardinodell’Edenfossemiracolosaequivalevaadammetterecheciòcheraccontavanoirotoli poteva avere un fondo di verità. Non ne era certo e non voleva approfondire di più laquestione,tuttavial’unicorisultatoconcretoeracheavevapersolafede.Si limitò ad abbracciare Stella e a farla sedere sulle sue ginocchia. Poi le indicò il titolo sul
giornalecheerasistematosultavolo.L’IDEACHECISIANOALTRERAZZEEALTREINTELLIGENZENONÈCONTRARIAALPENSIEROTRADIZIONALECRISTIANO.Iltitoloeraeloquenteeanchel’articolo,trattodaunarecenteintervistadiCamilloPerrone,nonera
dameno:«Tommasod’Aquino»,dicevailsegretariodiStatoVaticano,«parladimolteplicimondi.
LaBibbiaè scienzadivina,e l’universopotrebbe includerealtripianetiabitatidaaltriessericreatidallostessoDiodiamore».Erano diversi giorni che sulla stampa italiana comparivano articoli dello stesso tenore. I rotoli
eranoinmanoagliamericanienonsipotevasaperequaleusoneavrebberofatto.LaChiesa,tuttavia,con i suoi tempie, soprattutto,a suomodoprovavaamettere lemaniavanti.Stavasemplicementepreparandolastradaaunaveritàchenonavrebbepotutonascondereancorapermolto.InquelmomentounamiriadedipensierisisarebberodovutifarlargonellamentediHenkel:sugli
Elohìm,sulparadisoterrestre,sull’esistenzastessadiunavitanell’aldilà.Sisarebbedovutochiederese, come aveva detto Simonides, la religione e lamitologia erano facce della stessamedaglia: ilmodochegliantichiavevanotrovatoperraccontarciunastoriachesiperdeneimillenni.Sisarebbedovuto fare decine di domande, eppure pensava solo a quella figlia che improvvisamente eradiventatalacosapiùimportantedellasuavita.El’interrogativochegliriempivalamenteerasoltantouno:finoaquandosarebbeduratalafelicitàcheprovavainquelmomento?Inspirandol’odoredellaprimavera,volselosguardoversolaveranda.Anahitaondeggiavagioiosa
sull’altalena con i lunghi capelli biondi che sembravano danzare alla luce del tramonto. Strinse lamanodiStellaesospirò.
Epilogo
Basediricerca“SitoB”,250kmanorddiNairobi,Kenya.Ladelegazionedell’NDRC, laCommissioneNazionaleper loSviluppoe leRiformeCinese,scese
dalla scaletta dell’aereo sotto una pioggia torrenziale. Si era da poco fatto buio e nonostantel’acquazzone,tipicodiquelperiodo,c’eramoltocaldo.SottolapanciadelnuovissimoJetComacC919liattendeva,conilmotoreacceso,unfurgoneconil
logoGenARTIF.«Ministro,benarrivato»,proclamòXiaochenZhao, inpiedisulpiazzaleconungrandeombrello
nero inmano.Eraavvolta inunanonimo impermeabilecon il cappuccioma il suo sorriso facevarisaltaregliocchineridapredatrice.«Achepuntosiamo?»,esclamòLiangZhenbing,mentresalivaintuttafrettaperevitaredibagnarsi.
SeXiaeraancoraalsuoposto,nell’organigrammadelministerodellaScienzaedellaTecnologia,ilmeritoera tuttosuo.Erastato luiaproteggerladopoil fallimentoinIranesempresuaerastata ladecisione di riconfermarla a capo del progetto. «Si tratta di un investimento ingente, troppoimportanteper cambiare capitano in corsa», avevadetto, di fronte alla commissioned’inchiestadiPechino, seimesi prima. «Le responsabilità non sono della catena di comando,ma sono dovute ainaccettabiliingerenzestraniere.Ingerenzecheandrannopuniteatempodebito».Ecosì,anchegrazieallevelateminacceperlastabilitàinternazionale,Xiaochensierarimessaal
lavoro.AvevaverificatocheirepertiprelevatidaHermanVanBuurenfosseroadattialloscopoesieratrasferitanelcuoredell’Africa.«Abbiamo scelto questa zona per l’estrema facilità a reperire la materia prima», spiegò Xia
sorridente,sedutaaccantoalministrosulsedileposteriore.Nonostantenonfossepiùlasuaamantedatempo,luicontinuavaatenerlasottolasuaalaprotettiva…Forse,anchepergarantirsicheilprogettorimanesseassolutamentetop-secret.«Aveterispettatoilbudget»,larassicuròlui,fissandooltreivetribagnatigliedificiilluminatiche
sistagliavanosull’orizzonte.«Equestoèunbuoninizio».«Con la stessa cifra stanziataper ilSitoA, abbiamopotuto realizzare unabasegrande il triplo»,
aggiunse lei, orgogliosa. Poi indicò oltre il parabrezza del furgone, in direzione di una grossastruttura: erabiancaeaveva la formadiuna sferapoggiata suenormipilonid’acciaio.«LanuovaserraècostruitainteramenteinpolicarbonatoepotrebbecontenerelacupoladiSanPietro».Inquelmomento,ilmezzovoltòasinistra,immettendosiinunastradasoprelevata.Davanti,adesso,
traunpassaggiodei tergicristallie l’altro, siaprivaunospazio immenso,sucuisorgevanofiledihangarchesiperdevanonelbuio.«Sonosediciintutto»,dichiaròtrionfanteXia,mentreabassavelocitàsiimmettevanoinunarampa
sotterranea.Parcheggiaronoilfurgoneinungrandegaragecoperto,sorrettodacolonnedicementoarmatodipintedigialloeglioccupantisidiresseroinfilaindianaagliascensori.«Quando saremo completamente operativi?», si informò ancora lui, mentre le porte metalliche
dell’ascensoresichiudevano.«Siamo all’ottanta percento. Saremo al cento percento a giugno, ma abbiamo già cominciato a
testareunadecinadivarianti».«Siete riusciti a limitare l’indice di mortalità?», chiese il ministro, con i suoi modi risoluti.
Sembravaquasisitrattassesemplicementeditagliareunavocedelbilancio.Xiaochen fupresaalla sprovvistadaquelladomanda.Perun istante fu tentatadimentire.Si rese
però conto che la sua bugia sarebbe durata soltanto pochi secondi, cioè fino a quando le portedell’ascensore si fossero aperte. «Se riusciremo a sintetizzare la giusta miscela di vegetali, perl’umanitàsaràungrandepassoavanti»,silimitòadire.«Ognigrandeprogressoscientificorichiedecostiumani».Einquelmomentoleportescorrevolisiaprironoinungrandeatriodicristallo.Inlontananzasi
udivailronziodiunneonel’ariaeraimpregnatadaunfortissimoodoredidisinfettante.Ilministro parve quasi sorpreso dallo spettacolo che aveva di fronte e fece due passi incerti sul
pavimento invetro.Raggiunseunabalaustra, anch’essa trasparente, e aprì labocca, comeperdirequalcosa.Ebbel’impressioneditrovarsisopraunacquario:inbasso,però,invecedivederepesciinmovimento, gli si parò davanti un immenso spazio pieno di donne. Erano tutte di colore, nude,immobilieammassatedirettamentesulpavimento,l’unaaccantoall’altra.Ciascunaeracollegataauntubochescendevadalsoffitto.Quae làsivedevano impiegatidellabase,avvolti in tutesteriliconcaschievisiere,chespruzzavanolecaviecongettid’acqua.«NonèilRitz,manessunadi loroècosciente»,sisentì indoverediaggiungereXiaochen,quasi
per giustificare quello spettacolomacabro. «Dopo l’incidente a Van Buuren abbiamo ritenuto chefossemegliotenerleincomafarmacologico».Il ministro continuò a osservare in silenzio. Per quanto volesse distogliere lo sguardo non vi
riusciva,quasiattrattodaquellefiledicarnedaesperimenti.«Quantesonointutto?»«Dovreifarmidare iconteggiesatti…ma,unapiùunameno,circacinquecentoperognihangar.
Senzaillettooccupanomenospazio».«Quindi,aregime,dovremmoaverecircaottomilacavie?»,domandò,recuperandoildistacco.Xiaochen annuì, orgogliosa. «Più sono, prima otterremo il nostro risultato». Fece una pausa,
fregandosilemaniepoiproseguì:«EpoisiamoinAfrica…Cisonoguerre,epidemie…nessunoleverràmaiacercare».LiangZhenbingquestavoltalesorrise,affabile.«Ognigrandeprogressoscientificorichiedecosti
umani»,siripeté,fissandooltrelavetrata.
Notadell’autore
Comeèormaimiaabitudine,primadipassareai ringraziamenti,volevoevidenziareciòchenel libroè trattoda fatti reali eciòche,
invece,èfruttodellamiafantasia.Primadicominciare,devoperòavvisarvichenellerighecheseguonotrovereteriferimentiesplicitiallevicendenarratenelromanzo.Perevitaredirovinarvilasorpresa,viconsiglioquindidileggerequestanotasolodopoaverneterminatolalettura.Maveniamoanoi.Perquantoriguardal’interpretazionedeiTestiSacri,comediceunodeimieipersonaggi,laBibbiaèunpo’comequeicontrattistipulati
suinternet,liaccettiamosenzaneppureaverliletti.Leteoriechefannodasfondoallibro,ispiratealleoperediZechariaSitchinedErichvonDäniken,sonoperòbasatesuglistudidichil’halettaeinterpretata.MistoriferendoalprofessorMauroBiglino,cheneisuoisaggitraduceletteralmente l’AnticoTestamentodall’ebraicoall’italiano.Se le sueconclusionivihanno incuriosito,viconsigliononsolodileggereisuoiscritti(chetrovatecitatiinbibliografia)ma,seneavetel’occasione,anchediascoltareunadellesuetanteconferenze.La Chiesa stessa, negli ultimi anni, ha fatto timide ammissioni sulla possibile esistenza di esseri extraterrestri. A tal fine, le parole
pronunciatedalmio segretariodiStatoPerrone, che trovatenell’ultimocapitolo, sono in realtà ispirate aunaveradichiarazionediunautorevoleesponentedelclero:padreGuyConsolmagno.Comelui,moltialtriteologisisonoespressineglistessitermini.Traloro,senzapretesedicompletezza:monsignorCorradoBalducci,padreJoséLuisFunes,padreGabrieleAmorthemonsignorJamesSchianchi.Perquantoriguardaquelliche iohochiamatomanoscrittidegli Illuminati (o librideiVeggenti)1, la lorosorteèunodegliaspettipiù
misteriosicheavvolgelaBibbia.Ciòchediconelromanzo,cioècheglistessifuronooccultatinelcorsodeisecoli,èconogniprobabilitàquellocheaccadderealmente.Nonpossiamoovviamenteavernelacertezza,népossiamosaperecosaraccontassero.Unacosaperòlasappiamo:esistevano, tantochefuronocitatinei libricanonici,edauncertomomento inavantiscomparvero.Lascioavoideciderne laragione.Passandoadaltriargomenti:sialasculturadiToprakkale,datatacirca1000avantiCristoeraffigurantequalcosacheassomigliaauna
navicella,sialatavolettasumericaVA/243,incuicompareilcosiddettodecimopianeta,esistonorealmente.Visonomoltiscienziaticheritengonoentrambiirepertifalsicostruitiadarteealtrettantichenegiuranol’autenticità.IncontestabilierealisonoinveceiriferimentiallemutazionidelnostroDNA,inpartetrattidalsaggiocitatoinbibliografiadelbiologo
molecolarePietroBuffa.Secondoalcunigenetisti,sequenzecomel’HAR1,l’HARE5,l’ARHGAPIIB,l’HACNS1eilFOXP2–alcuneimmutatepermillennineivertebrati(ealtredeltuttoassenti)–hannosubito,inunostrettissimolassoditempo,untassodicambiamentimolecolarimairegistratonellastoria.Talimutazioni,peraltrotuttepositiveeinunambitoincuilemodificazionisonorareecasuali,hannocontribuitoal processo diominazione, influezando il nostro sviluppo encefalico, le connessioni neuronali, il pollice opponibile, il bipedismo e illinguaggioarticolato.Tuttoquestoapparedifficilmentespiegabileconun’evoluzionenaturale.Per quanto attiene a Melchisedec, la sua figura è una delle più enigmatiche presenti nel Vecchio Testamento. Conosciuto come
personaggiosecondarioneilibricanonici,lasuavicendaènarrataperlopiùnelLibrodeiSegretidiEnoch,untestoapocrifochehafattoefamoltodiscuteregliesegeti.Nonavevoovviamenteambizionidicompletezza,mapropriograziealsecondolibrodiEnochhopotutoambientarelasuavicendanelgiardinodell’Eden,perlacuicollocazionegeograficamisonobasatosulleteoriedell’egittologoingleseDavidRohl.Passandoallapartesuipollini,devoinnanzituttoringraziarelaprofessoressaAnnaMariaMercuri.Èstatograziealleinformazioniche
gentilmente mi ha fornito che ho potuto raccontare l’estrazione del DNA fossile. Si tratta di una procedura che in teoria potrebbefunzionarerealmente…sempreammesso,ovviamente,ditrovaretraccedelgiustoDNA.Atalfineèarrivatoilmomentodiparlaredelcosiddettoalberodellavita.Sonostatescrittedecinedisaggieromanzisull’argomento,
alcunideiqualicitati inbibliografia.Nelmio libro, tuttavia,basandomi inpartesulle teorie inmateriadi“liquidi”delprofessorKamalSalibi dell’Università di Beirut, credo di aver dato una lettura del tutto inedita. La questione della cosiddetta memoria dell’acqua,affrontatasolomarginalmentedalromanzo,meriterebbeunmaggiorapprofondimento…Manonsisamai,magaririusciremoaparlarneinunfuturoromanzo!L’ultimoargomentochevorreiaffrontareriguardailbinomiocavieumane/donnerapite.Perilprimoaspettoicasidicronaca,purtroppo,
sonoall’ordinedelgiorno.Sononumerose,infatti,leONGcheaccusanomultinazionalifarmaceuticheditestarevaccinioaltresostanzesusoggettiinconsapevoli,perlopiùinPaesicomel’India,ilKenyaoilPakistan.Sesieteinteressati,digitandolagiustachiaveinunmotorediricercatroveretemoltosucuiriflettere.Per il secondo aspetto, cioè quello riferito a inspiegabili sparizioni in Europa come negli Stati Uniti, i dati citati nel libro sono
assolutamente reali: dagli anni Settanta a oggi solo in Italia risultano sparite ventisettemila persone, di cui la maggior parte stranieriirregolari.NegliUSA,idati2010cirivelanochegliscomparsisonoquasisettecentomila,piùdiduealgiorno.Nonpossiamosaperecosanesiastatodiloro.Forse,davvero,alcunisonoalleMaldiveconl’amante.Glialtrisperononsitrovinoinbasidiricercacomequelledamedescritte…anchese,purtroppo,perdiventarecavieumaneavoltenonèneppurenecessario.
Esiamogiuntialla fine.Per i temerarichesisonospintia leggerefinqui,ecco i ringraziamenti. InnanzituttograziedicuoreaMauroBiglino,sempredisponibileaillustrarmiipassaggipiùcomplessidellesuetraduzioni.SergioSciréperlespiegazionisulfunzionamentodeitelomeriedeglienzimidirestrizione,AnnaMariaMercuridell’Universitàdegli
StudidiModenaeReggioEmiliapertuttoquellocheattieneipollinieRitaFornaciariperichiarimentisulprelievodel“DNAantico”eilprocedimentodireinnestotipicodegliOGM.Epoi,inrigorosoordinealfabetico:l’Armadeicarabinieri,IlariaBeltramme,lacasad’astePandolfinidiFirenze,AlfredoColitto,la
ComunitàebraicadiVenezia,NuccioD’Anna,AnnadeVincenz,AlessandroDiMaio,LucianaGuadagno,AriannaMalenza,MartinRua,AlbertoRuggiero,CristianSantinon,GiuseppeScaffidiDomianelloeMarcelloSimoni.Ultimi,manoncertoperimportanza:RaffaelloAvanzini,senzalacuilungimiranzanonsareiqui,lamiaeditorClaraSerretta,tuttolo
staffNewtonCompton,SilviaArientielamiaagenteRobertaOliva,CarmeloPulvirenti,fonteinesauribiledicospirazionimondiali,miamoglieElena,primalettriceeaffidabilecorrettricedibozzeeGinevraeLucrezia,lemiemuse.Comesempre,tuttiglierrorichetrovatenellibrosonofarinadelmiosacco.
1 Le vicende relative al ritrovamento dei manoscritti sono raccontate nel mio precedente romanzo La chiave di Dante, NewtonComptoneditori,Roma2015.
Bibliografia
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