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I manoscritti perduti degli ill g

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Primaedizioneebook:febbraio2016

©2016NewtonComptoneditoris.r.l.Roma,Casellapostale6214ISBN978-88-541-9030-6

www.newtoncompton.com

RealizzazioneacuradiLibrofficina

ArtDirection:SebastianoBarcaroliImmaginedicopertinaeprogettografico:©DavideNadalin/NerveDesign

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G.L.Barone

ImanoscrittiperdutidegliIlluminati

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Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengonoviolentementecontestate;terzo:vengonoaccettatedandolecomeevidenti.

ARTHURSCHOPENHAUER

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Iluoghidell’AnticoTestamento

1.MonteArarat,dovetoccòterral’arcadiNoè2.GanEden,meglionotocomeGiardinodell’Eden3.Meidan,oggipaludidell’AdjiChay4.Babele(Babilonia)5.Sidone,dimoradiIzebel6.SodomaeGomorraIsraeleoggi:A.GerusalemmeB.TelAvivC.GazaCityD.StrisciadiGaza,territoripalestinesisottocontrollomilitareisraelianoE.Cisgiordania,territoricontesiooccupati

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BasediricercaGenARTIFSitoA

1.Sezione1,LaSerra2.Hangar1-63.Building1elaboratoridiricerca4.Alloggidelpersonale5.Pistadiatterraggio

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6.IngressoOvest,entrataprincipale7.IngressoB8.Gate/Torredicontrollo

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Notastorica

Secondo la tradizione biblica, Methuselah, meglio noto come Matusalemme – discendente di

AdamoenonnodiNoè–morìall’etàdinovecentosessantanoveanni,settegiorniprimadeldiluviouniversale.NonostantepiùTestiSacri sianoconcordinel considerare ilPatriarcacome l’uomopiù longevo

della storia, lamaggiorpartedegli studiosi ritieneche la traduzionedeiversidellaGenesi chehapermessodicalcolarelasuaetàsiaerrata.Peralcunivisarebberogrossolanierroridovutiallatrasposizionedaltestoaramaicoalgreco,per

altri semplici sviste da attribuire agli amanuensi o a maldestri tentativi di correggere sbagliprecedenti.Anche ipiù fervidicredenti ritengonoche iversi sull’etàdiMatusalemmeabbianounafortevalenzasimbolica,echequindinonsiacorrettoattribuirgliunsensopuramenteletterale.Eseinvecenonvifossealcuneerrore?Eseunuomofosserealmentevissutoperquasiunmillennio?

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Prologo

StellaRosatinonsieramaitrovatafacciaafacciaconlamorte.Finoaquelmomento.Mentreuna

lacrimalesolcavalaguancia,ebbelacertezzachelasuaoraeraarrivata.L’uomo le infilzò nuovamente l’ago nel braccio. Lei provò a muoversi, ma senza successo.

Avrebbevolutoopporsi,manonpoteva.Era sdraiata su una lastra d’acciaio gelida, in una grande stanza avvolta nella penombra. Polsi e

caviglie erano immobilizzati con legacci di cuoio e attorno alla bocca era fissato un oggettocilindrico che non le consentiva di urlare. Tremava, e le sembrava che il suo cuore martellassedirettamenteneitimpani.Fissòilsuoaguzzino,inpiediaccantoalei:avevaunvisopallido,scavatoedominatodadueocchi

ferini.Simuoveva lentamente,conunamacabracalmache lemetteva ibrividi.Stavaarmeggiandoconlaflebo.Ancora.«Fai la brava», sussurrò beffardo, con accento del Nord Europa. «C’è un piccolo cambio di

programma».Stelladistolselosguardo.Nonsapevadovesitrovasseenonriuscivaaricordaredaquantotempo

eralì.Ledroghecheleeranostatesomministrateleavevanofattoperderelacognizionedeltempo.Cercò di concentrare i suoi pensieri altrove: la sua unica certezza era la fila di neon bianchi e

abbaglianti, tesi sopradi lei, che laaccecavano.Oltre lacampanadi luce,con lacodadell’occhio,vedeva un grande spazio vuoto che si perdeva nell’oscurità. Non c’era nessuno, anche se inlontananzasisentivanorumoridipassievoci.Sulfondodellocaleriuscivaadistinguereiriflessidiunagrandevetrataeoltre,forse,unaportascorrevole.Non ricordava con esattezza come fosse arrivata lì,ma aveva bene impresso ilmomento in cui

avevaapertogliocchi.L’ombrasfuocatacheadessoeraaccantoaleisieramaterializzatadalnulla,avevastrettoilegaccieleavevatagliatounbraccioconqualcosadiappuntito.Leiavevaprovatoaurlare,madallasuagolaerafuoriuscitosolounrantolomuto.Poi,l’uomoleavevafattouncennoconledita:un“due”accompagnatodaunsorrisogelido.Quellapartelaricordavaallaperfezione,ladeadline,lalineadinonritorno,sarebbearrivataalla

siringanumero“tre”.Quantotempoerapassatodaallora?Nonlosapevaconprecisione,maconogniprobabilitàtroppo.

Puressendounmagistratocheavevaachefareognigiornoconicriminipiùefferati,nonavevamaipensatoauneventocomequello.Esoprattuttononavevamaipensatoallamorte.Maadessoeracertacheilsuomomentofossearrivato.Terrorizzata, cercò di osservare ilmacchinario al quale era collegata: un dispositivo elettronico

grosso come un lettore blu-ray, con led luminosi e varie file di pulsanti. Una serie di tubicinitrasparenti fuoriuscivano dal retro e nella parte superiore erano sistemate alcune boccette simili agrossesiringhe.Ciòcheleinteressavaperòerailpiccolotimerchesegnavaleoreeiminutichelerestavano da vivere. L’ultima volta che glielo avevanomostrato indicava quarantatréminuti. E daalloraerapassatomoltotempo…“Quantomanca?”,avrebbevolutodomandare,madallasuaboccanonuscivaalcunsuono.Primadi

quelmomento,inunattimodilucidità–dovutoprobabilmentealsopirsidell’effettodell’anestetico–

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erariuscitaamuovereunamano.“Nonèpoicosìstretto”,sieradetta,roteandoilpolsoall’internodel legaccio.Maappenaavevaprovatoa far scorrere ilbraccio le forze l’avevanoabbandonatadinuovo.Eadesso era lì, nuovamente lucida.Sedavverodovevamorire, nonvolevadarsi pervinta senza

combattere.«Tiascolto»,dissed’untrattoilsuoaguzzino,portandosilamanoall’orecchio.«Perché?».Stella roteò le iridi.L’uomosispostòdallasuaposizioneepoisussurrònuovamentequalcosaal

microfono.Era il momento. Non avrebbe avuto un’altra occasione. Il nuovo anestetico non aveva ancora

cominciatoascorrerenellafleboel’effettodelvecchiodovevaessereterminato.Eraperforzacosì,perchéitaglisuipolsiavevanoricominciatoafarlemale.Provò amuovere le dita. Fece un respiro profondo e con sua stessa sorpresa riuscì a serrare il

pugno.Lofecescorrereeinunsecondofulibero.L’uomo,distrattodallaradio,nonlavide.Lasuaespressionedivennerabbiosa.«Quindici?»,sibilò

ancora.«Nonèpossibile!».Stella estrasse il pugno dal legaccio.Accanto al letto c’era un carrello sul quale erano poggiati

attrezzimedici.Alcunieranoappuntiti.Neafferròunoe,contuttalasuaforza,feceroteareilbraccioversoilsuoaguzzino.Tutto accadde così velocemente che l’uomo fu preso alla sprovvista. La intravide con la coda

dell’occhio e fece solo in tempoad alzare il bicipite a protezionedel viso.Ma lei fupiù rapida eriuscìapiantargli ilbisturi inunbulbooculare.La lentedell’occhialesi frantumò, investendoladischegge.Unfiottodisanguelezampillòaddossoeimbrattòilcamicebiancoconilqualeeravestita.«Bruttaputtana!»,imprecòl’aguzzino,chesiportòlemaniagliocchi.Stella si mise seduta. Liberò le caviglie e scese dal lettino. Il pavimento era gelido e faticò a

mantenerel’equilibrio.Siappoggiòallasbarrad’acciaioetiròaséildispositivoalqualeeraancoracollegata.Ildisplayeraaccesoelampeggiava.Segnava00:00:00.Deadline.Un terroremai provato prima cominciò amontarle dentro. Le parve che tutto il sangue del suo

corposiconcentrasseversoilcervello.Sentivailcuoremartellareelevenepulsare.Sarebbemorta.Ilpuntodinonritornoerainesorabilmentearrivato.Ilpanicosiimpadronìdiogni

suafibra.Inunimpetodirabbiastrappòilcateteredalbraccioerovesciòilmacchinario.Nellostessoistante,sulfondodellocaleunaportasispalancò.Nellapenombraindividuòlafigura

diunuomocheavanzavaversodilei.Inmanostringevaunapistola.«Fermaosparo!»,ringhiòconilsuoinconfondibileaccentoceco.EralavocediAndreasHenkel,

quellocheerastatoforseilsuopiùgrandeamore,eiltonoeratutt’altrocheamichevole.Poiunrumoresordorisuonònel localecomeuntuono.Noncompresecosaeraaccaduto,maun

dolorelancinantelatrapassòdallaschienafinoallecaviglie.“Perché,Andreas?”,avrebbevolutodomandare.Maeratroppotardi.Le sue gote divennero calde e un rivolo di sudore le bagnò la fronte. Poi sentì un freddo

improvvisoelegambecominciaronoadabbandonarla.Leparvecheilcuoresmettessedibattere.Ilterroresitrasformòinoscuritàeilbuiolaavvolse.

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Tregiorniprima

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1

Firenze,22ottobre.09:45.Lefiammedivamparonoconunavelocitàsorprendente.Mentreilfumoriempivaogniangolodellasalad’aste,ilpanicosiimpadronìdelpubblicosedutodi

frontealpulpitodelbanditore.«Restatecalmi»,ripetéostinatalavocediunadonna.Mailsuotonotremolantelasciavaintuireche

neppureleiavevalaminimaideadiciòcheeraaccaduto.E infatti una nuova esplosione, molto più potente della precedente, scosse l’antico palazzo

progettatodaLucaBeltrami.Lapareteest,quellachesiaffacciavasupiazzadellaSignoria,crollòcomesefossestatadicartapesta.Pereffettodellospostamentod’ariailucernaridelsoffittoandaronoinfrantumieunapioggiadivetrisiriversòsulpubblico.Chi non rimase schiacciato dai detriti cercò di spostarsi, per guadagnare un luogo più sicuro.

Alcunicorseroverso l’uscitaprincipale,maerasbarratadaunmurodi fiammealtecome l’interoedificio. Chi andò dalla parte opposta si trovò invece di fronte cumuli di calcinacci che avevanoostruitoogniviadifuga.«Una bomba», urlò qualcuno. «C’è stato un attentato», gli fecero eco altre voci, sovrapposte e

semprepiùimpaurite.Ma non era finita: un istante dopo si udì il rombo di unmotore diesel e un potente fuoristrada

emerse tra la polvere. Centrò in pieno alcune librerie, che si ribaltarono, e andò a fermarsiesattamenteinmezzoallocale.Ilpubblico,almenoquellocheerasistematonellefileposteriori,riuscìaspostarsiintempo.Solo

un capannello di quattro o cinque teste era rimasto intrappolato tra il fuoco e lemacerie: erano ipartecipantiall’astaperl’unicolottoaoffertasegreta,efinoapochiattimiprimaeranosedutigliuniaccantoaglialtriinprimafila.«Dobbiamoandare»,ammonìunuomosuiquaranta.Avevailviso,labarbacastanaegliocchiali

completamentericopertidipolvere.«Perdiqua!»,incalzòancora,mentrelacoltredifumosifacevasemprepiùspessa.Quando, il giorno precedente, aveva lasciato il convento di San Domenico a Bologna, a tutto

avrebbepensatotrannechetrovarsinelbelmezzodiun’apocalisseinterra.Si chiamavaLambertoZonca, eraun fratedell’ordinedeiPredicatori e aveva trascorso lavita a

studiare le Sacre Scritture. Insieme agli altri studiosi, che gli stavano accanto impauriti in quelmomento,eralìperunparticolareincantoorganizzatodallacasad’astePaolinidiFirenze.«Lascala.Dobbiamoraggiungerla».Ilreligiososipulìconl’avambracciolelentidegliocchialie

gesticolòconlemani.«Dilà».Glialtrisiguardaronoattornospaesati.Nonsembravafosseroingradodioffrireunaviad’uscita

alternativa e infatti, quandoZonca simosse, lo seguirono. Percorsero la navata est della sala e siinerpicaronosuunascalaachioccioladilegnocheincredibilmentenonsembravadanneggiata.Nel frattempo, dalla Land Rover blindata erano scesi quattro uomini con tuta mimetica,

passamontagnaeAK-47strettoinpugno.

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«Sessanta secondi.Lotto 302, piano interrato», fece il primo, anfibi al ginocchio, jacket tattico egiubbetto antiproiettile. Poi si mosse in direzione del palco. Dietro di lui le fiamme, sempre piùaggressive, erano diventate di un colore verdastro. Ma l’uomo non si lasciò intimorire: con unacalma serafica esaminò un faldone di cuoio, all’interno del quale erano stipate alcune buste. Loafferròconiguantiinkevlaretornòversol’auto.Contemporaneamente,glialtritremilitarieranoscesinellocaleinterrato.Sapevanocheleoperedi

maggior valore erano custodite un piano sotto il livello stradale, in quello che fino agli anniCinquantaerastatoilcaveaudellaBancaToscana.Ricomparvero,conungrossobauled’alluminio,proprionell’istanteincuifrateZoncaeglialtri

imboccaronolascalaachiocciola.Senzacurarsidiquantostavaaccadendoattornoaloro,locaricaronosullaLandRoveremiseroin

moto. Il loro collega salì dal latodel passeggero e l’auto, conuno stridiodi pneumatici, tornò inretromarciaversoPalazzoVecchio.Pochiattimipiùtardi,unintensoodoredigassidiffuseinquellocherimanevadellagrandesalae

unanuovaesplosionescossel’edificiofinnellefondamenta.Unavoraginesiaprìnelpavimento.Lascaladi legno, sullaqualestavaancorasalendoZonca,ondeggiòpesantemente. Il frate lanciò

un’occhiataaglialtri,inalto:eranoquasiarrivatiincima,maluieraancoraametàdellasalita.Nonpassòun secondocheunnuovo scossone fecevibrare il supportodiquercia alquale erano

affrancatiigradini.Illegnocominciòacedereesicurvòsusestesso.Zonca riuscì a salire ancora per un brevissimo tratto, ma improvvisamente sentì l’appoggio

mancarglidasottoisandali.La scala si staccò dalla parete e come un elastico sprofondò verso la voragine lasciata

dall’esplosionedigas.Ilfratefusbalzatofuorieprovòadaggrapparsiaunodeisupporti.Ma non ci riuscì. Proprio come le schegge di legno che piovevano dal soffitto, fu catapultato

inesorabilmentenelvuoto.

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2

Lugano,Svizzera.21:05.L’uomosisistemòilnododellacravattaesidiresseagrandifalcateversounafiladislotmachine.

Aquell’orailcasinòerasemivuoto.Camminòsveltolungoilpavimentoneroeraggiunselagrandevetratadellazonafumatori,nella

qualesiriflettevanoleparetirosseelucidedellocale.Spense lo smartphone e poi si sedette su uno sgabello, appoggiando i gomiti alla pulsantiera

metallica. Fece un cenno all’addetto del casinò e salutò gli altri giocatori: c’erano una donna suicinquanta con capelli biondi cotonati, due arabi dallo sguardo truce, e un uomo d’affari con lacamiciasbottonata.NonnotòAndreasHenkel,sedutopocodistante,albanconedelbardavantiaunMartini.L’agente del Servizio Segreto Vaticano, invece, lo notò eccome. Mentre studiava ogni suo

movimento,siconvinsecheinluic’eraqualcosadistrano.Loosservòancora:chiomafulvatagliataaspazzolaeabitoscurodifatturadozzinale.Eradavverolui?Quindicianninell’SSVloavevanopreparatoadaffrontaresituazionicomequelle.Conoscevabenei

comportamentidellapredaequellidelpredatore,equeltiziosembravariassumerlientrambi.«C’èunuomochehachiestodilei»,gliavevasussurratopocoprimailconciergedell’hoteldivia

Nassa,appenaerauscitodall’ascensore.Eranodapocorientratidallacenae,mentrelasuafidanzataStellaerasalitaincamera,luiavevadecisodiprenderequalcosadaberealbar.«Oggièlasecondavoltachevieneacercarla».«Daquantoèqui?».IltonodiHenkelerastatopiùincuriositochepreoccupato.Nelfrattempoaveva

osservatoilRossoattraversolavetratadellareception.«Un’ora.Forsedipiù».«EhachiestoesplicitamentedimeedellasignoraRosati?»,sierainformatol’agentedell’SSV.Ilgiovanotto,strettonelsuocompletoimpeccabile,avevaannuitoinmodoconvinto.«Naturalmente

gliabbiamorispostochenonpotevamorivelareinformazionisuinostriospiti.Comeimmagineràlaprivacyèfondamentalepernoi».«Nonhalasciatounbiglietto?»,avevaincalzatoancoraHenkel.«Nonsièpresentato?Nonhadetto

perchécicercava?»«No,signore»,erastatalarispostarammaricatadelconcierge.«Mahopensatodiavvisarlaperché,

comeledicevo,èsedutolìdapiùdiun’ora».Henkelloavevafissatoancora.Nonneeracerto,mapiùloguardavapiùsiconvincevadiaverlo

giàvistodurante lagiornata.E inquelmomento l’uomo si era alzato e si eramosso indirezionedell’uscita.L’agentedell’SSVerarimastoperalcunisecondiindecisosucosafare.Forseavrebbepotutolasciar

correre,dopotuttononerainSvizzeraperlavoro.Ilfattochequeltizioavessechiestoesplicitamentedi loro, però, era quantomeno insolito: quel viaggio era stato programmato in tutta fretta epraticamentenessunosapevacheeranolì.Così,d’impeto,avevadecisodiseguirlosullungolago.

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IlRossoavevacamminatoapassospeditoperalcuniminutiesierafermatoinunapiazzettasullaqualeeranoaffacciatelevetrinediBulgarieZegna.Avevascrutatol’acquaneraeincrespataepoilelucisbiaditeavvoltenellanebbiadellarivaopposta.In quel momento Henkel aveva creduto di essere stato visto, ma si era dovuto ricredere alcuni

istantipiùtardi:dopoaveregiratosusestesso,l’uomoavevaricominciatoacamminareconincederemilitarescoederaarrivatofinoall’incrocioconcorsoElvezia,entrandodecisonelcasinòdiLugano.Alcuniminutipiùtardi, ilRossoerasedutoconariacontritadavantiaunadellecentosettantasette

slotmachinedelprimopiano.Nonstavagiocandoesembravastesseattendendoqualcosaoqualcuno.Mentreloosservava,notandoilsuosguardodacanebastonato,Henkelsidomandòsenonavesse

esagerato a preoccuparsi. Era abituato a vedere cospirazioni ovunque…Aveva ragione o si stavasbagliando?Erastataunagiornatastressante.L’interasettimanaloerastata.Noneraabituatoadaffrontareeventi

comequellidellamattinata:gli avvocati egli studi legalinoneranoper lui.Ma loaveva fattoperStella. Se c’era un modo per recuperare il loro rapporto, che negli ultimi tempi si era moltodeteriorato,eracertamenteesserelìconlei.«Negradisceunaltro,monsieur?».Lacameriera,conunvassoiodicaliciinmano,lostrappòdai

suoipensieri.Eraunamoraappariscente,suiventicinqueanni,conunsorrisoaffabileeildécolletéstrettoinungiletnero.Henkelscosse ilcapo.«Perquestaseraho raggiunto il limite».Poi lesorrise.Senonfossestato

impegnato,probabilmenteciavrebbeprovato.Ilsuofisicomuscoloso,lapellelisciaeperfettamenterasata,unitaallosguardoprofondo,eranosemprestateottimearmiperconquistare ilgentil sesso.Avevasempreavutoun’ariarassicurante,daattoredisoapopera,dicevaqualcuno,enonostantefossegiàunuomodimezzaetà,continuavaariscuotereunbuonsuccessoconledonne.InquelmomentoilRossoalzògliocchidallaslot.Feceuncenno,rivoltoaungiovanefermodi

fiancoaunamulti-rouletteescattòinpiedi.L’agentedell’SSV lo seguì con lo sguardo fino a quando poté,ma poi il tizio si diresse verso il

pianosuperioreelopersedivista.«Doveportanolescale?»,chieseallaragazza.«Aitavolidiblack-jack,pokererouletteamericana»,spiegòlei,quasicontrariatadalfattocheluisi

stessealzando.Se davvero voleva sapere chi era quell’uomo, era il momento di agire: rimanendo nell’ombra

l’avrebbeperso.Sialzò,lasciandounabanconotadadiecifranchisulvassoio,esimosseversolasuapreda.Attraversòdigettolazonadellerouletteesidiresseallascalachesalivaalsecondopiano.Salì i

gradiniadueadueesitrovòsulballatoioincristallochesiaffacciavasullasaladagioco.Allasuasinistrac’eraunaparetecurvarivestitadimoquetterossaeunvano incuieranocollocate leportedegliascensori.L’uomo era immobile, di spalle, di fronte a un pannello d’ottone costellato di pulsanti.Nell’aria

risuonavanounalievemelodiadisaxeisuoniconfusidelcasinò.Henkellofissòperalcuniistantivalutandocosafare.Poisidecise:dalìnonpotevascappare.Dovevaagire.Loraggiunseproprionell’istanteincuileportedell’ascensoresiaprirono.«Entra»,ordinòdeciso,

piombandogliaddossodisorpresa.IlRossoprovòavoltarsi,maHenkelglielo impedì tenendogliunamanosul collo.Nonpotendo

farealtro,l’uomoobbedì.Entrònell’ascensore,seguitodaAndreas,eallungandoilbraccioriuscìapremereiltasto0.«Micercavi?»,domandòl’agentedell’SSV,mentre leportesichiudevanoecominciavaladiscesa.

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«Eccomi.Maprimadimmichisei!».L’uomofecespallucce,dandol’impressionedinoncomprenderelasualingua.«Inalbergomihannoriferitochehaichiestodime.Comeconosciilmionomeequellodellamia

fidanzata?ComesapevichesiamoaLugano?».Invecedirispondere,ilRossoavvicinòilpolsinodellacamiciaallaboccaeinfrancesedisse:«È

qui!».Henkeldeglutì.Glioccorsesolounistantepercomprendereilgraveerrorecommesso:eracaduto

inunatrappola.Quandoleportesiaprironoinunpiccoloatriodeserto,pochiistantidopo,neebbelaconferma:ad

attenderloc’eranotreenergumeniconunabitoscuroedellesemiautomatichepuntatecontrodilui.«Piacerediconoscerla,signorHenkel»,disseilpiùbassodeitre,inunitalianostentato.Eracalvo,

ilnasoaduncoegliocchi scavati.Un finepizzettogli cingeva le labbra, facendo risaltare lapelleolivastra.Henkelnonfiatò.Siguardòattornoperverificaresecifosseroviedifuga.Sitrovavanoalpiano

terra, sul retro del casinò. Alla sua destra c’era un muro, coperto dai cartelli pubblicitari di uncantiere.Dallaparteopposta,invece,lapareteeratuttadivetro.Oltre,nellapenombradeilampioni,sivedevaunastradaangustacosteggiatadaimponentipalazzi.«Sarebbecosìcortesedaseguirci?».

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3

Lugano,Svizzera.21:10.IlsuonosommessodeltelefonostrappòStelladaisuoisogniagitati.Aprìgliocchi,respirandolentamenteestirandolebracciacomeseavessedormitoperdodiciore

filate.Manoneracosì:l’abat-jourdellasuastanzad’hoteleraancoraaccesael’orologiosullaparetesegnavalenoveedieci.Simisesedutasullettoeafferròlacornettasulcomodino.«Sì?»«Dottoressa Rosati, qui è la reception». La voce ebbe un’esitazione. «Scusi l’ora, ma volevo

avvisarlachec’èlaPoliziacantonale.Stannosalendo».Stella non rispose e volse lo sguardo dall’altra parte del letto, ancora perfettamente in ordine.

“Dov’èAndreas?”,sidomandò.L’iPad,abbandonatosulcoprilettodamascato,eraancoraaccesosull’ultimositointernetconsultato.

Senoneraandatoinstandby,significavachedovevaessersiappenaappisolata.Erasalitaincamerada sola, dopo cena, eAndreas era rimasto nella hall, rassicurandola sul fatto che sarebbe arrivatosubito.“StudiolegaledeChailly.Adozioniinternazionali”,dicevalapaginadelsito.Sivedevanoscorrere

lefotodifamigliefeliciallepreseconparchigiochi,piscineegiardinifioriti.«Come forse saprà, gli Stati Uniti hanno ratificato la Convenzione dell’Aja del 1993», aveva

esorditoquellamattinal’avvocatoRobertdeChailly.«Sitrattadelprincipalestrumentodituteladeiminoriadottabiliedegliaspirantigenitoriadottivi.Ilmotivodellaratificaèche,nonessendocinegliUSA politiche sociali, ci sono oltre cinquecentomilaminori che vivono nelle foster family care, lecosiddettefamiglieaffidatarie».«E per quanto riguarda l’adozione come forma di prevenzione dell’aborto?», aveva domandato

Stella,moltopiùinteressatadiquantoilsuotonoavesselasciatotrasparire.DeChaillyavevasorriso.Quellaeralapartedelsuolavoroincuierapiùbravo,laragioneperla

quale molti aspiranti genitori andavano da lui. «Naturalmente conoscete il fenomeno delle babymamme. Ragazze spesso troppo giovani, o che non vogliono, o semplicemente che non hanno imezziperaccudireinascituri».Stellasieralimitataadannuire.«Esistonodiverseorganizzazionicheprovanoadarginarlo.AlcunesonoONGmamoltealtresono

vereeproprieagenzie.Sono lorochemettono incontattoqueste ragazzecon leaspiranti famiglieadottive».«Altelefonomidicevachelacosaèperfettamentelegale»,l’avevaincalzatoStella.Sapevachein

Italia, non essendo sposata, non aveva alcuna possibilità concreta di adottare un bambino.E anchedopo il matrimonio con Andreas Henkel, che le sedeva accanto in un silenzio meditabondo, lesarebberooccorsianniperportareaterminelepratichelegali.«Certo», aveva confermato l’avvocato, impettito nel suo abito blu. «Qui, nella Svizzera italiana,

siamo in contatto conmolte di queste agenzie. Sono necessari alcuni documenti e la redazione dipratichechegestiamonormalmente.Unavoltacompletatal’adozioneinAmerica,cioccuperemodi

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farviottenereilriconoscimentoancheinItalia».Lavocerocadelconciergelafecetornarebrutalmenteallarealtà.«DottoressaRosati,misente?»«Comehadetto?»,indagòlei,stupitaeassonnataallostessotempo.«LaPoliziacantonale,signora.Stannosalendoalcuniagentiaccompagnatidaunispettore».«Poliziahadetto?»,indagòdinuovo.«Sì,hannosemplicementechiestoilnumerodellacameraepoisisonodirettiall’ascensore.Ormai

sarannoquasi…».Stellanonfeceneppureintempoametabolizzareleparoledelgiovaneaddettodellareceptionche

qualcunobussòallaporta.Sgusciòfuoridallettoesiinfilòlavestaglianera.Passandodavantiallospecchiodelcorridoiosi

sistemòicapellibiondiallamenopeggio.Erasemprestataconsideratadatuttiunabelladonna,avevaunfisicoflessuoso,zigomialti, labbrafinienasodritto.Isuoiocchiverdi,disolitovigili, inquelmomentoeranoperòspentiestanchiel’eye-linererasbavatodaunlato.“Dove diavolo è Andreas?”, si domandò di nuovo, cercando di sistemare il trucco con il dito

inumiditodisaliva.Ancoraunbussareviolentoallaporta.Scalza,siavvicinòall’ingressodellastanzaedomandò:«Chiè?»«Poliziacantonale,signoraRosati».Lavoceautoritaria,conunforteaccento,confermòciòchele

avevaanticipatoilconcierge.«Apra!»,ingiunsel’uomo.PerunsecondoStellarimaseimmobile.Perqualeragionelapoliziaeralì?«SignoraRosati,apraimmediatamente!»,feceecolavoce.Mentresiavvicinavaallospioncinoilpensieroleandòall’avvocatodeChailly.Nondovevaessere

tuttolegale?Esenoneraperquello,perqualealtraragionequegliagentistavanobussandoallasuaporta?Dopotutto era arrivata inSvizzerada soltantoungiornoenessuno sapevache lei eHenkeleranolì.Sospiròegiròlamaniglia.

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Lugano,Svizzera.21:40.Duemanipossentigliinfilaronouncappuccionerosullatestaelotrascinaronoviadipeso.Henkelnonopposeresistenza,nonavrebbepotuto:avevalemaniammanettatedietrolaschiena,era

disarmatoeisuoiaggressorieranoinevidentevantaggionumerico.Noneralaprimavoltachesitrovavainsituazionidipericolo,madisolito,secapitava,eraacausa

delsuolavoroneiservizisegretidelVaticano.Inquelcasoeradiverso:luisitrovavaaLuganoperquestionirelativeallasuavitaprivata,lavitachecondividevaconStella.Lafrequentavadaquasi treannie, ironiadellasorte,sieranoconosciutipropriograzieallaloro

professione. Lei, in qualità di magistrato, era stata chiamata a indagare su un attentato alla SacraSindoneequell’indagineliavevaavvicinati.Negli ultimi dodici mesi, però, le cose si erano complicate. Non avevano trascorso un periodo

facile: il padre di Stella – il potenteministro Rosati – eramorto per un attacco cardiaco. In più,all’incircaneglistessigiorni,ladonnaavevascopertodinonpoteraverefigli.Non che ne avessero mai parlato. Né di figli e neppure di matrimonio. Lui, nonostante avesse

superatoicinquanta,noneraneppurecertodisentirsiprontoalegarsieafareilpadre.Eppure sapeva che per Stella quella era la priorità assoluta, prima del suo lavoro e prima

dell’amore per un uomo. Il loro rapporto ne aveva risentito: si erano lasciati e si erano rimessiinsieme,comedue ragazzinichenonhannobenchiare ledinamichedicoppia.Epoic’erastata latelefonata,inaspettataerisolutivaaltempostesso.«Sipuòfare»,gliavevasussurrato,lelacrimeagliocchi.«InSvizzerac’èunostudiolegale.Sono

incontattocongliStatiUniti.Prestosaremounafamiglia».Cosìavevanoagitoesattamentecomeavevavoluto lei:eranosaliti sul suoSUV ederanoandati a

colloquioconunboriosoavvocatodiLugano.E a quel punto era entrato in scena l’uomo con i capelli rossi che l’aveva trascinato in quella

trappola.«Comesieteprevedibilivoiuominidilegge»,osservòunavoce.Subitodoposiudìilsibilodiuna

porta scorrevole e una ventata d’aria lacustre. «Basta gettarvi l’amogiusto e abboccate senza faredomande».«Cosavolete?»,fularispostaduradell’agentedell’SSV.«Non abbia fretta di sapere», tuonò la voce, mentre in lontananza si udiva lo stridio di uno

pneumatico.«Saràunalunganottata».Henkeludìunromboavvicinarsi.Inlontananzarisuonavanoglischiamazzidellacittàeirumoridi

qualcheauto.Allasuasinistra,oltrelaviacheavevaintravistopochiattimiprima,cidovevaessereillago.Subitodoposisentìspingeresuqualcosadimorbido.Congliocchicopertinonpotevavedere,ma

dairumoridelleportiereintuìchenelveicolosieranosedutialtridueuomini.Unamano gli tenne la testa incollata al sedile, e quel particolare convinse Henkel che erano in

un’auto piuttosto che su un furgone: se c’era l’esigenza che lui rimanesse giù, significava che dal

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finestrinoqualcunoavrebbepotutovederlo.Mentre lamacchina partiva a razzo, cercò di elaborare un piano.Aveva lemani legate dietro la

schienaenoneraingradodivederequantiaggressoriavesseattorno.Forseavrebbepotutousarelegambe con quelli che gli stavano accanto, ma l’effetto sorpresa sarebbe durato troppo poco perfornirgliunaconcretaviadiscampo.«Dovemistateportando?»,provòadomandare.Senonpotevascappare tantovalevaguadagnare

tempoeacquisireinformazioni.«Abbiamo preparato per lei una bella sorpresa!», lo sferzò la stessa voce, con lieve accento

mediorientale.Sembravaproveniredalsedileanteriore.«Nonabbiafretta.Trapocosapràciòcheleserve».«Perchéio?»«Perchésappiamoperchilavora…».Perchilavora.C’entravailVaticanoquindi?«E se proprio lo vuole sapere», continuò la voce, «perché si è comportato esattamente come ci

aspettavamoquandoleabbiamomessoallecalcagnailbuonFrédéric».In quel momento l’auto voltò a destra e subito dopo a sinistra. Evidentemente avevano girato

attornoall’edificio.Probabilmente adesso stavanocosteggiando il grandeparcocheavevavisto alsuoarrivoalcasinò.Per alcuni minuti rimase in silenzio, cercando di memorizzare il percorso dell’auto. Era stato

addestrato a farlo. L’aveva imparato nell’STB, il servizio di sicurezza cecoslovacco, dove si eraformatoprofessionalmenteprimadipassareaiServiziVaticani.Inquellacircostanzaerapiùdifficileperò,perchénonconoscevaaffattolestradediLugano.Contòmentalmenteilnumerodisvolteeisecondicheintercorrevanotraunael’altra.Calcolòche

a una velocità media di sessanta chilometri orari potevano aver percorso tra i quindici e i ventichilometri.Improvvisamente,dopounadoppiacurvaadestra,l’autorallentòeaffrontòunalievediscesa.«Avant».Una voce roca risuonò nell’abitacolo. Subito dopo, udì ilmotore diesel spegnersi e la

portaallasuasinistraaprirsi.Qualcuno lo afferrò di peso e un attimodopo si trovò a camminare lungouna superficie liscia,

forsedimarmo.C’eraodoredidisinfettanteesiudivailronziodeicondizionatori.Unalievebrezzaprovenivadadavantialui.Procedettepercentottantasettepassi,svoltandosolounavoltaasinistra,eallafinelesolitepossenti

manilocostrinseroasedersi.Unnuovopaiodimanetteloimmobilizzòallasedia.Qualcuno rimosse il cappuccioe inunprimomomento la lucecheavevapuntatanegliocchigli

impedìdicapiredovesitrovava.Glioccorseroalcunisecondi,poi,leombrecheavevaintornopreserolaformaditreenergumeni

dotatidimitraglietta.Davantia lui,oltre la lampada,c’eraunastanzavuotaeungrosso televisoreOLED,APPOGGIATO SUUN

TAVOLOINNOCEADDOSSATOALLAPARETE.«Dovesono?»,siinformò,certochenessunogliavrebberisposto.Untiziocalvoecongliocchiscavati,lostessochel’avevaattesofuoridall’ascensore,silimitòa

sorriderglieafareuncenno.FrédéricsiavvicinòallaTVel’accese.Una schermata blu si parò davanti a lui. Si vedeva la rappresentazione di una ruota dentata che

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giravainsensoorarioeunapercentuale:50%.80%.100%.D’un tratto, il blu dello sfondo scomparve, sostituito dall’immagine di un tunnel, con le pareti

bianchearrotondateesullequalieranoimpressestranesigle.Soprac’eranoduefiledineonaccese,chearrivavanofinoaunaparatiametallicaconunaporta.Ilpavimentoeraanch’essodimetalloealcentrosembravacifosseunasortadibinario.«Buonasera, signor Henkel», disse un uomo distinto, sulla cinquantina, che entrò dalla porta in

fondoaltunneleavanzòindirezionedellatelecamera.Spingevalentamenteunasediaarotelleconuna persona incappucciata e ammanettata ai braccioli. «Mi chiamoHermanVan Buuren e sto perproporleunaffare».Quando fu esattamente di fronte all’obiettivo della telecamera,Henkel trasalì. Il sangue gli gelò

nellevene.Ancheseportavauncappuccio,capìimmediatamentechic’erasullacarrozzina:Stella.

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5

Firenze.21:45.Il Frecciarossa diretto aBologna sarebbe arrivato alle ventidue in punto. La banchina numero 8

della stazione di Santa Maria Novella era gremita e fra’ Lamberto Zonca faticò a raggiungerla:zoppicavaetrascinavadietrodiséuningombrantetrolleyverdemilitare.Anche se era claudicante per la caduta subita durante l’attentato di quellamattina, se l’era cavata

soloconalcunecostoleincrinateeunalievecommozionecerebrale.I medici dell’ospedale di Firenze avevano insistito affinché trascorresse almeno una notte sotto

osservazione.Ildomenicano,però,avevadecisoditornarsenesubitonellasuaBologna.Primadiesseredimessoavevaparlatocongliinquirenti,mailsuocontributoerastatotutt’altroche

determinante. Il religioso rammentava pochi particolari ed era riuscito a fornire solo una vagadescrizionediunodegliattentatori.Daquantoricordava,sitrattavadiunuomomuscoloso,tarchiato,conunvistosocrocifissod’oroalcollo.Così, a tarda sera si era diretto verso la stazione.Mentre camminava lungo la banchina, Zonca

scosselatestaeripensòalfuocoealledueesplosioni.Ilfumoeraancoradavantiaisuoiocchi,eleurladiterroredituttiglispettatoridell’astaglirimbombarononelleorecchie.Neeracerto:lasortel’avevaaiutatoma,nonostantetutto,nonerapiùtantoconvintocheilmeritofossediNostroSignore.Da qualche tempo, Dio non era più il suo primo pensiero al risveglio e l’ultimo prima di

addormentarsi.Lasuafedevacillava.Lasuafacciataesteriore,quellacheisuoiconfratellivedevano,erasemprelastessa:unreligiosoumileesoprattuttounteologoserioeaffidabile.Peròqualcosainluieramutato.Proprio quella che era la sua principale virtù, ovvero la capacità di leggere e tradurre l’ebraico

antico,adessoeralacausadelsuoturbamento.LambertoZonca,nonostantelasuagiovaneetà–avevadapocosuperatoiquarant’anni–,erainfatti

unodeiteologipiùapprezzatidelBibleProject.SitrattavadiunprogettocominciatoallafinedeglianniCinquantachesiproponevadipubblicareunanuovaversionedellaBibbia.Quelladefinitiva,sidiceva, in cui tutti i dubbi e le incongruenze tra le decine di testi sparsi nel mondo fossero statidefinitivamenteappianati.ZoncasirecavamensilmenteallaHebrewUniversitydiGerusalemmeenelsilenziodegliulivisi

dedicavaaciòchesapevafaremeglio:esaminaregliantichiTestiSacrietradurli.«FinoagliinterventideiMasoreti,ognitestobiblicotrascrittoamanoosottodettaturaerasempre

diversodalprecedente»,usavadireaisuoiallievi.«Madauncertomomentoinavanti,nel“Tempio”sidecisecheiltestoufficialeeraunoesoltantouno.Daallora,tuttiilibrivennerocorrettiequellimoltodivergenti,nonpotendolidistruggere,furonoseppelliti».Equellaeralaragionedeisuoirecentiturbamenti,lastessachel’avevaspintoadandareprimain

VaticanoepoiaFirenze.«Il trenoFrecciarossa9562provenientedaRomaTerminiedirettoaMilanoCentraleè inarrivo

sulbinario8»,comunicòunavocefemminileall’altoparlante.Zonca,chequandoviaggiavanonindossavaabitisecolari,sisistemòilgiacconeneroelasciarpa

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cheglicoprivalafoltabarba.Poi,comemossodaunriflessocondizionato,tastòlatascainterna,perverificarechelaletterafosseancoralì.Per un istante, sfiorando l’interno della giacca con le dita infreddolite, gli parve di non sentirla.

Lasciòiltrolleysullabanchinaesiaprìilgiubbotto.Einfinelatrovò:unariproduzioneacoloridiuna missiva datata 1206. L’originale era stato custodito per otto secoli nella biblioteca di SanDomenico,marecentementeerastatonecessariofarlousciredalconvento.Inognicaso,eraacausadi quello scritto, firmato da Bonifacio I degli Aleramici, condottiero della IV crociata, che avevasaputodell’astadaPaolini.Ildomenicanoneguardò lacopiaper l’ennesimavoltamanon fece in tempoa rimetterlaal suo

postocheunaventatad’ariagelidaannunciòl’arrivodelFrecciarossa.Nellostessoistante,unuomosoprannominatoilToroeraimmobileallespalledelreligioso.Nonostantefosseunarmadiodimuscolichenonpassavainosservato,erariuscitoaseguireZonca

senzaesserevisto.L’avevatenutod’occhiofindalsuoingressoinSantaMariaNovellama,comedaistruzioni,sieratenutoadebitadistanza.Finoaquelmomento.Quando gli altri passeggeri sulla banchina si spostarono, pronti a salire, l’uomo si avvicinò al

domenicano.IlmusoaffusolatodelFrecciarossacomparveallalorosinistra.Eraacinquantametrieavanzavaa

velocitàancorasostenuta.IlToroatteseunsecondoefeceunaltropassoversoZonca.Unfischiostridulorisuonònell’ariaappenaunattimoprimachel’uomopiombassesulreligioso.Non funecessariamolta forza.Una lieve spinta e il domenicanoperse l’equilibrio.Qualcosagli

caddedimano.Provòadaggrapparsi,mainvano.Barcollòerovinòsuibinariunsecondoprimacheiltrenosfrecciassedavantialui.Qualcuno urlò per il terrore, ma era troppo tardi. Il Frecciarossa non accennò minimamente a

rallentaree,quandoilmacchinistasiresecontodell’accaduto,ilTorosieragiàdileguato.Sulla banchinanumero8, oltre alla valigia diZonca, rimase soltanto una lettera ingiallita con il

simbolodiunoscudoeladatadel1206.

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6

Bologna,iniziodicembredell’anno1206.Vistedaicollibolognesi, le torridellacittàemergevanodallanebbiacomealberidivelieri inun

maregrigio.Ilcavalierespronòilsuodestrieroroanoeseguì il torrenteApoxafinoallazonadelMercatodi

Mezzo.Manmano che si avvicinava al centro cittadino la città pareva più animata. Lungo le vieinfangate,tracapreemaialicherovistavanonell’immondizia,notòuninsolitoandirivienidiuominie donne.Alcuni trascinavano carretti di legno carichi di ortaggi,ma lamaggior parte camminavaconfusamentesottoiporticiperdifendersidallafinepioggerellina.Unacampanarisuonòlontano,indirezionedelRoncrio,esubitodopo,daunastrettaviuzzalaterale

comparveungruppodiberrovieridelpodestà.Procedetteroapassospedito,senzadegnarlodiunosguardo,escomparverodietrolabasilicadiSantoStefano.Iltemplaresmontòdacavalloeabbassòilcappucciodelmantello,chefinoaunattimoprimaaveva

tenuto calato sulla fronte.Nonostante il lungo viaggio era abbigliato elegantemente, così come siconfacevaaunuomodelsuolignaggio:indossavaunavesteblulungafinoalginocchio,unavistosacinturachebloccavalecalzebrachescureedeglistivalidiottimafattura.Era da poco suonato il Vespro e sapeva che più tardi fosse giunto a destinazione, più difficile

sarebbestatoconvinceremesserPoggiadargliudienza.Nonl’avevamaiincontrato,mailmarcheseBonifacioloavevadescrittocomeunuomomoltoarguto,sebbenetroppotimorosodellachiesa.RaggiuntoilTrebbo,lazonadovelamaggiorpartedeibanchieriavevabottega,chieseindicazioni

perraggiungerel’abitazionechecercava.Un’anziana,avvoltainunavestesenzamanicheadispettodelfreddo,gliindicòunimponenteportonepocodistante.«IlmionomeèLanfrancodiCereseto»,dichiaròl’uomo,appenavifudavanti,rivolgendosiaidue

armigerichepresidiavanol’ingresso.«PortonotiziedallaTerraSanta.ChiedodiparlareconmesserPoggidiMonteRenzolo».I due lo squadraronoda capo a piedimaprima che potessero rispondere,Lanfranco estrasse un

rotolosigillatoconimpressoilsimbolodiunoscudo.Il più giovane dei due lo riconobbe, spalancò il portone e si mosse velocemente attraverso il

giardino.Ladagachetenevaappesaallacinturatintinnò.«Prego,venite»,balbettòl’altro,facendograndigesticonlamano.«Sareteesausto».Poco dopo, quando fuori era già buio, una giovane venne a prendere l’illustre ospite nel salone

doveerastatosistemato.Indossava una tunica di lanetta bianca e una cuffia dello stesso colore. Sorreggeva un lume e

accennò un breve inchino in direzione del cavaliere. «Il padrone vi attende», annunciò,accompagnandoquelleparoleconuntiepidosorriso.Lanfranco appoggiò il bicchiere di stagno colmo di vino speziato sul tavolo e scattò in piedi.

Afferròletreborsedicuoiocheavevaportatoconséeseguìladonnalungouncorridoiosemibuio.Giunta davanti a un uscio, accanto al quale erano sistemati alcuni cassoni di pioppo, lei bussò

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delicatamenteeaprì.MesserPoggierainpiedi,dispalle,intentoaleggereuningombrantevolumeminiatoallalucedi

due candelabri.Lo studio era spazioso,ma rotoli e pergamene erano sparsi ovunque e sui pesantiscaffalidicuieranopieneleparetieranoimpilatidiversilibririlegatiincuoio.Unodoredichiusoammorbaval’ariaealcunilumirischiaravanolastanza.Il padrone di casa era un uomo sulla cinquantina, grassottello e appesantito dagli anni. I capelli

bianchiglisfioravanolavestee,almenodadietro,parevasoffrissedigotta.«Sit vobis benedictio Domini, magister», rese omaggio messer Lanfranco, in latino come da

formalità.«Domini venit vobiscum, dilectissime miles». L’anziano si girò lentamente verso il suo ospite,

mostrandoleguancearrossatecomesefossestatoinpredaaifumidell’alcol.«MidiconocheportatenotiziedalmarchesedegliAleramici».Lanfrancoaccennòuna riverenzaepoimostrò il rotolocheavevacon sé,volgendo il sigillodi

ceralaccaversolaluce.Poggiloafferròelostudiòconattenzione:recavaimpressoilsimbolodiBonifacio.«Ilmarchesemipregadidirvicheciòcheleggereteèstatoverificatodaluiinpersona».Ilpadronedicasasilasciòcaderesuunasedia,ruppeilsigilloeverificòmegliolalettera:inalto

eraraffiguratoloscudobiancoerossochebenconosceva.Iltestoerascrittoconinchiostroneroederacompletamenteinlatino.Portòilrotoloafavorediluceecominciòaleggere.

BONIFACIO,PERDEIGRATIAM…BONIFACIO,PERGRAZIADIDIO,marchesedelMonferrato, rediCretae rediTessalonica,al suodilettoamicoPoggidiMonteRenzolo,magisterdelloStudium,lasaluteel’affettosincero.COMEviconfidammonellanostraprecedentemissiva,findaquandocifuaffidato ilpesodelcomandodellosforzocristianocontro

l’Oriente,temevamochequestomomentosarebbegiunto.Solodivoiabbiamoinanimodifidarci,poichélavostrafamaviprecede.Certichecomprenderete,vipreghiamo,invirtùdelnostronome,dicustodiregliscritticheillatoredellapresenteportaconsé.Primadigiungereanoicon l’ultimacrociata,gli stessi furonocustoditidaunsolouomo.Vipregodidarcreditoallenostreparole,

quandovidicocheEglitrascorselasuainteravitaveneratocomeunProfeta,inunanfrattoallafocedeiduefiumi.Peroltremilleanni,comeidiscendentidiAdamo,sidiceavessevissutoevegliatosuciòcheoravoipotretevedere.Quanto vi dico è ciò che noi abbiamo udito, appreso con i nostri occhi e toccato con le nostremani. Possiamo prevedere il vostro

stupore,ma ci rivolgiamo a voi proprio perché confidiamo che comprenderete ilmessaggio, come noi l’abbiamo compreso, e sapretecomecomportarvi.Eglidisse,eriportiamolesueparoleperfuturamemoria:«Ilmiospiritonondureràpersempreenoncondivideròpiùimieiliquidicon

l’uomo,perchénonèchecarneelasuavitasaràdicentoventianni».Siamocerticheunavoltaletteleparolechevichiediamodicustodire,potretecomprenderelaragioneperlaqualevirechiamocotanto

disturbo.DatoasantacittàdiGerusalemme,ildiciassettesimogiornodelmesedimarzo,nell’annodelnostroSignore1206.

BonifaciodegliAleramici

Poggisistemòilrotolosultavolo.Trascorseroalcuniattimiincuirimaseinsilenzioacontemplare

la fiamma del lume che danzava al ritmo degli spifferi dalla finestra. Gli unici rumori furono ifrusciidellasuaveste.«Milleanni…»,mormorò,incredulo.Subitodopoalzòlosguardoesirivolsealtemplare.«Aveteconvoigliscritti?».Lanfranco,cheeraancorainpiediaccantoallaporta,mostròsenzadirenullaletreborsedipelle

cheavevaappoggiatosulpavimento.«Cosasapetedelcontenuto?»«Durantel’assediodiNauplia,nelPeloponneso,giunseunmessaggiodallaTerraSanta»,cominciò

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ilcavaliere.«Chiloavevavergatoeraaconoscenzadelfattocheilmarchesefosseallaricercadiunapersona…».«Continuate…senzatimore!»,loincitòPoggi.«Riferì che c’era una grotta, lontano, ai piedi di alcuni monti a diversi giorni di cammino da

Costantinopoli.Inquelluogo,forse,c’eral’uomochecercavailmarchese…».«IlProfeta».L’anzianosisistemòsullasediaeattesecheilcavaliereproseguisse.«IlmarcheseabbandonòilcampodibattagliaeraggiunselaflottaancorataaCorfù.Dalìsidiresse

versolaTerraSantaepoisimosseversoest».«Elotrovò…ilProfeta,intendo?».Lanfranco indugiòperqualche istante,mapoiannuì.«Enonsolo…»,conclusemostrando i suoi

borsoni.Poggi spostò lo sguardo dalla lettera di Bonifacio al messaggero che gliel’aveva recata. «Vi

ringraziomessere,poteteandare…Elasciatepurequiciòchevihaaffidatoilmarchese».

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Lugano,Svizzera,22ottobre.21:55.«Buonasera, signorHenkel», aveva esordito pochiminuti primaHermanVanBuuren. Poi aveva

camminatolentamentenellacarlingadelLockheedC-130esierafermatodifronteallatelecamera.Era nato quarantotto anni prima in un paesino nel Sud dell’Olanda.Aveva un fisico asciutto e i

capellibiondocenerepettinaticonlarigadilato.Portavaunabarbaappenaaccennataedueocchialirotondidaintellettualechenascondevanopiccoliocchiazzurri.Alcuniloavevanodefinitounoscienziatovisionariochericevevaleintuizionidaunprofondostato

diastrazionementale.MaHermaneraesattamentel’opposto:unamacchinafreddaecalcolatrice.Nonera mai stato dedito all’azione, tuttavia, negli ultimi tempi, si era dovuto adattare per necessità.Esattamenteciòchegliavevanoinsegnatoisuoigenitori.Purnonessendounadonnaistruita,suamadreYvoneradotatadiun’inventivaprodigiosaediuna

grandememoria.Suopadre,invece,eraunprofessoredimatematicachefacevadellamoralitàlasuaragionedivita.IlgiovaneVanBuuren,persuafortuna,avevaereditatoledotimiglioridaentrambiefindasubitoerastatoattrattodallascienza.Giàall’etàdicinqueanni,dopoaversfioratoconleditailpelodelsuogatto,avevavistoformarsi

alcune scintille.Quel normale effetto elettrostatico lo aveva incuriosito a tal punto da catapultarlonellostudiodeifenomenielettriciprimaedellealtrescienzepoi.Dopoaverterminatoilcorsodiingegneriasieradedicatoallafisicaepoiallagenetica.All’etàdi

ventinoveannipossedeva tre laureeeundottoratodi ricercache l’avevaportatonegliStatiUnitiesuccessivamenteinCina.Eadistanzadicinqueannidall’iniziodelsuoultimoprogetto,sitrovavaaLugano.Pocoprima,si

erafintounispettoredipoliziaeconl’aiutodialcuniuominifidatieraentratonellastanzad’hoteldiStella Rosati. Dopo averla immobilizzata e drogata, l’avevano caricata sull’auto e infine eranoarrivatisullapistadell’aeroportodiAgno.«Cosavolete?», ruggìAndreasHenkel attraverso ilmonitor. «Stella non c’entra nulla.Lasciatela

andare».VanBuurensilimitòasorridere.Poisirivolseaun’infermierachenelfrattempol’avevaraggiunto

e le fece cenno di togliere il cappuccio alla Rosati. La donna eseguì e mostrò il viso di Stellaattraversol’obiettivo.«Cosa le avete fatto?», sbraitò ancora l’agente dell’SSV, ammanettato a una sedia a diversi

chilometrididistanza.Lasuafidanzataeraimmobile,gliocchisgranatieun’espressionediterrore.Nonsembravaingradodiparlarenédimuoversi.L’olandesenonglirispose.Sispostòinveceindirezionediuntavoloaddossatoallacarlingacurva

delvelivoloetolseillenzuoloverdechelocopriva.Sottoc’eranoalcuniapparatielettronici,bisturiestrumentidisalaoperatoria.«SignorHenkel,peradessoStellastabene…»,esordìloscienziato,mentreprendevainmanouna

stranapistola.«Maquandodicechenonc’entranullasisbaglia».

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HenkeldeglutìefissòVanBuurenattraversoloschermo.«Voisietequiperunmotivoepurtroppomiserviteentrambi».L’olandesesiavvicinò lentamente

alladonna.«Cosavolete?»,ringhiòdinuovoAndreas.«Vedequestodispositivo?»,sospiròloscienziato,agitandol’armachetenevainmano.Ricordava

vagamente una pistola ad acqua ma sulla sommità era posizionato una specie di stantuffo checontenevaunliquidoazzurro.Soprac’eraunnumero:il45.«Èunaparticolaresiringatemporizzata:undispositivocheintroducenelcorpodeipazientifarmacicherichiedonounalentainfusione».«Checosavolete?».Henkelstrattonòlemanetteecercòdialzarsi.Qualcunolotrattennesullasedia.

«Mistateminacciando,giusto?Cosavoletechefacciaperlasciarlaandare?».VanBuurensorrisedinuovoeproseguì,fingendodinonaveruditoleparoledell’agentedell’SSV.

«Comevede,ildispositivoècompostodadueparti,lasiringael’infusoreautomatico».Loscienziatolosollevòafavoreditelecamera.Nel frattempo la donna si era avvicinata all’avambraccio di Stella e l’aveva cosparso di

disinfettante.«Proceda!», sussurrò lo scienziato all’infermiera. Poi si voltò verso l’obiettivo e con un ghigno

seraficospiegò:«Lasostanzachestiamoperiniettareallasuafidanzataèunaparticolareproteina.Cisiamo presi la libertà di inserirvi una nucleasi di restrizione, un enzima che andrà a caccia dellasequenzaterminaledelfilamentodiDNA».Mentre Van Buuren parlava, la donna applicò un piccolo catetere all’avambraccio di Stella e

collegòlasiringaaldispositivoelettronico.Leinonmosseunmuscolo,comeintrance,eilliquidocominciòascorrerelentamente.Ad alcuni chilometri di distanza Frédéric, il Rosso che aveva seguito Henkel, aprì una

ventiquattrore.All’internoc’eraunostranoorologiodigomma,avevauncinturinoneroeungrossodisplayIPS,incuisivedevanodiagrammienumeri.Glienergumenicheavevanoscortatol’agentedell’SSVeranotuttiimmobiliaccantoallasediaacui

Henkeleraammanettato.L’unicoaessersispostatoerailtiziocalvo,quellocheavevaparlatoduranteiltragittoinmacchina.«Sappiamoperchilavora…»,avevadettopochiminutiprima.EciòavevaconvintoAndreaschein

quellavicendac’entrasseilVaticano.Maallora,Stella?«Vabene»,disseilpelato,riponendoilcellulareefissandoloschermo.«Èsincronizzato.Attendo

l’ok!».Einquelmomento,nellacarlingadell’aereo, il liquidoazzurrocominciòascorrerenel tubicino

collegatoalcateteredellaRosati.«Hasettantadueoredaadesso».FrédéricsiavvicinòaHenkeleglisistemòl’orologioalpolso.Unalievefittadidolore,quasicomeunapunturad’insetto,feceabbassarelosguardoall’agentedel

Vaticano.Sembravache ildispositivoavesse introdottoqualcosasotto lapelle.Loosservòmeglio:suldisplay,accantoasimbolichenonriuscìariconoscere,sivedevauncontoallarovescia:indicava71:59:56escorrevaall’indietro.«Settantadueorepercosa?»,inveìrabbiosoAndreas.«Cosaleavetefatto?»«Perdoni l’attesa». Van Buuren, si strofinò le mani e tornò a guardare l’agente dell’SSV dallo

schermo. «Questa fase era la più complessa e volevo essere certo che la signora avesse tutte leattenzionichemerita».«Cosavolete?Cosac’entrailVaticano?»

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«Bene.Vedochealmenounapartedelproblemaleèperfettamentechiara:leielasuafidanzatasietequiperchéaveteruoliimportantinelleistituzionidellaSantaSede».«StellanonhaalcunpotereinVaticano».Henkelsiagitòsullasedia.Lemanettetintinnarono.«State

sbagliandopersona!».«Noncredo,signorHenkel.OrmaihacapitobenissimoperchéleisitrovalìeStellainvecequi.Ci

aspettavamo un po’ di resistenze da parte sua: la signoraRosati è la nostra garanzia che d’ora inavantiavràbenchiarocomestannolecose».«Ecomestanno?»«La situazione è molto semplice: la sua fidanzata morirà», proseguì Van Buuren, con sguardo

sfuggente.«Nell’arcodipocheorelasuatemperaturacorporeaaumenterà.Avràsaltuarisvenimentieprobabilmentequalcheemorragia.Conogniprobabilità,sidiffonderannosututtoilcorposfoghiederuzionicutanee.Entrosettantadueoresaràmorta».Henkeldeglutì.Entrosettantadueoresaràmorta.«Però c’è una buona notizia…», sorrise l’olandese, parlando in tono piatto. «La nostra proteina

completeràilsuolavorosolosesaràsomministrataperintero:seleiciforniràciòchenoivogliamo,interromperemolasomministrazioneprimadellalineadinonritorno,ladeadline».L’agentedelServizioSegretoVaticanonon riuscì a trattenereun’espressionedidisprezzo. Il suo

pomod’Adamocominciòamuoversisuegiùcomeunamolla.«Cosavoletechefaccia?».

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CittàdelVaticano.22:10.MonsignorRanieroSavelli,prefettodegliArchiviSegretiVaticani,silasciòcaderesullapoltrona

dellostudioestrinseilcellularetraledita.Primadirisponderealsuointerlocutore,siconcentròsullapaginadiuncatalogodavantialui.Si

vedeva l’immaginediunapergamenascritta ingreco, raffigurante ilCodexVaticanus,unodeipiùantichimanoscrittidellaBibbia.RispettoaltestodiriferimentodellaChiesadiRomapresentavaoltreduemilavariantimaeraconsideratocanonicodalladottrinagreco-ortodossa.Era lasecondavoltachequeldocumentoglicreavaproblemi,oltretuttodurante ilperiodoche il

papaavevadefinito“Operazionetrasparenza”.Pocopiù di un anno prima, un archeologo napoletano aveva condotto una campagna di scavi in

IslandapercercarealcunepartimancantidelCodex.Daquantosapeva,quellaspedizionenonavevaavutobuonesitoeSavelliavevaarchiviatolaquestione.Almenofinoallunedìprecedente,quandoundomenicanochenonavevamaisentitonominareavevabussatoallasuaporta.«C’è un’asta, a Firenze», aveva esordito il giovane frate, un teologo del Bible Project di

Gerusalemme.«Comelehoscrittoqualchegiornofa,potrebbetrattarsidiunascopertasensazionale,almenodaquellochesivedequi».Lamberto Zonca aveva mostrato al monsignore il catalogo, nel quale erano raffigurate alcune

immagini di rotoli scritti in ebraico e in greco. Si vedevano papiri fotografati su uno sfondo divellutorossoeparticolaridi testoperfettamente leggibili.Nellapaginadi fiancoeranoriportate lecaratteristiche del lotto 302 e le indicazioni sulle modalità di partecipazione alla gara, definita a“offertasegreta”.Ilprefettoavevafissatoleimmaginiconisuoiocchigrigisenzadirenulla.«Sisadadoveprovengono?Chièilproprietario?»,avevadomandatopoi,stupito.Lamentegliera

andatainevitabilmenteallaspedizioneislandese.Gliavevanoassicuratocheerastataunfallimento…potevanoaverglimentito?«La casa d’aste non fornisce queste informazioni. Si sa soltanto che l’intermediario è un grosso

studiolegalesvizzero.Evidentementeilproprietariononintenderivelareilsuonome».Monsignor Savelli aveva guardato a lungo fra’ Zonca, dubbioso sul significato di quella visita.

«Perchéèvenutodame?»«VeramentesperavochegliArchivipartecipasseroall’asta.Socheaveteunbudgetmoltoelevato.

PotrebberoesseredocumentideterminantiperlostudiodegliantichitestideiMasoreti».IMasoreti.Sitrattavadeicosiddetticustodidellatradizioneisraelita:studiosichefrailVIeilIXsecolosierano

occupatidiriordinareilibribiblicieaggiungerelevocali,chefinoaquelmomentovenivanosolopronunciatemanonscritte. Il loro lavoroerastatoquellodi identificare lesingoleparole,cheneitestioriginalieranotutteuniteinun’unicastringacontinuadiconsonanti,eappuntovocalizzarle.Inquei quattro secoli di studio, in cui la scuola di Tiberiade si era affermata sulle altre scuole

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masoretiche, erano stati così determinati i significati definitivi poi tramandati ai posteri. Moltistudiosi della Bibbia, in seguito, avevano anche sospettato che i Masoreti avessero occultatodeliberatamentealcunideimessaggiincontrastoconladottrinadelVaticano.Nonostanteciò,illorolavoroeragiuntofinoall’etàmodernaecontinuavaafungeredariferimentopertuttiitesticosiddetticanonici.«Gli Archivi non partecipano alle aste!», aveva sentenziato il prefetto. «Capisco che, se si

dimostrerannoveri,queidocumentipotrebberoessereimportantiperibiblisti.Maavrebberounusoprettamenteaccademico.Nonsonodinostrointeresse,mispiace».Fra’ Lamberto Zonca era rimasto senza parole. Se l’oggetto di quell’asta era ciò che lui

immaginava,ilmessaggioperlaChiesasarebbestatodirompente.ErapossibilecheinVaticanononsenevolesserointeressare?«Mihafattopiacereconoscerla».Savellisieravoltatoverso lacupoladiSanPietro illuminatae

poil’avevaliquidato.«Lefaccioimieiauguriperl’asta».Appena Zonca era uscito, il prefetto si era passato un dito sulle labbra e in pochiminuti aveva

decisocomeagire.AvevarichiamatodallamemoriadelsuocellulareunnumerocatalogatosottoleinizialiE.C.el’avevacomposto.La settimana successiva si trovavanello stesso studio affacciato sul cortiledelBelvedere, seduto

sullastessapoltronaealtelefonoconlastessapersona.«C’èqualcosachenontorna.Lacauzioneèstatarestituita…»,l’apostrofòtraidenti,iltonomolto

meno amichevole di quanto avrebbevoluto. «Hobisogno che facciate quello che è necessario perriparareaidanni».Dall’altro capo del telefono, una voce lo rassicurò. «Eccellenza, gli imprevisti capitano. Stia

tranquillo,risolveremolaquestione».«Noncredosiailcasochesottolineil’importanzadellafaccenda»,ribadìilreligioso.«Sono perfettamente consapevole della posta in gioco. Se ne stanno occupando i nostri uomini

migliori».Savellichiuselacomunicazioneconunoscattod’ira,masisforzòdirimanereconcentrato.Davanti

alui,allatelevisione,sivedevanoleimmaginidiunviolentoterremotoinMedioOriente.Ciòchegliinteressava,però,eranolenotiziechescorrevanonellapartebassadelteleschermo:ATTENTATOALLACASAD’ASTEPAOLINI:2MORTIACCERTATI.Quella vicenda era andata oltre ogni immaginabile limite. Non poteva rimanere con le mani in

mano.AfferròlacornettaecomposeilnumerodiuninternodelVaticano.«Graham,havistolaTV?»,borbottò alla voce dall’altro capo del telefono. «Bene, la storia di Paolini non mi convince. Hobisognochepartaquestaserastessa!».

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Lugano,Svizzera.22:20.-71:39:47alladeadline.«Cosavoleteche faccia?». IlvoltodiHenkeleraunamascheradi rabbia, il respiroaffannatoe i

dentiserrati.Van Buuren, attraverso il monitor, sorrise pacatamente e si avvicinò alla telecamera. Si fermò

quandolasuaimmaginefuamezzobusto.Henkellofulminò,disgustato.Stellaeraancoradietrodilui,immobile,maadessononriuscivapiù

adavereunavisualecompletadellacarlingadell’aereo.«IlVaticanohaunacosachenoivorremmo»,cominciò l’olandese, con il tonocortesedi chi sta

chiedendoalsuovicinodiinnaffiarelepiante.«Sitrattadiquattordicirotolidipapiro.Repertistoriciantichissimi».«Cosavoletechefaccia,esattamente?»,ripetéancoraAndreas,sfinito.«VogliamochesiintroducanegliArchiviSegretieliprendapernoi».Loscienziatosorrise.Trascorseroalcunisecondiincuinessunoparlò.“Stascherzando?”.Senonsifossetrovatoinquellasituazione,Henkelavrebbegiuratodisì.«Èunaccordomoltosemplice…unacosabanale!»,chiarìVanBuuren.«È una follia bella e buona!», sbottò Henkel. «Nell’Archivum ci sono quasi cento chilometri di

gallerie e scaffali.Ancheammessodi riuscire a entrare, comepotete esserecerti checiòche statecercandosialì?»«Nesiamocerti.Abbiamolenostrifonti».Lenostrefonti.L’olandesesifeceserio.PoidecisedifornirequalchealtraspiegazioneaHenkel.«Questamattina,

duranteun’astaaFirenze,ipapiricheciinteressanosonostatirubati.AbbiamomotivodiritenerecheiresponsabililiabbianogiàportatialsicuroinVaticano».Henkelsbuffò.«Sietepazzi.AncheselaSantaSedefossedavverointeressataaqueireperti,èfolle

pensarechesianoloroiresponsabilidelfurto!».«Sisbaglia,signorHenkel.Samegliodimechecisonopersone,dietroquellemura,chetramano

moltodipeggio…leièunesempiovivente.Comunque,mibasteràfarlesolounnome:monsignorRanieroSavelli.Sonocertoche loconoscedi fama.Inpassatosièdimostratomolto interessatoainostrirotoli».Loscienziatofeceunapausateatrale,poiproseguì.«Mainognicasononleserveunaragionepercredermi.Leidevesolo fareciòche le stoordinando.PensiaStella:quanto le stiamofacendoèsoltantounpiccoloincentivo…».«Ancheseaveste ragione,enon locredoaffatto,gliArchiviVaticanisonosorvegliatissimi!», lo

interruppeHenkel,conrabbia.«IlbunkerèquattropianisottopiazzaSanPietro.Mistatechiedendounacosaimpossibile».«Nonsisottovaluti,colonnello.Leihaun’abilitazionedilivello1.Nonstodicendocheèfacile,ma

se c’è una persona che può riuscirci, quella è lei», sentenziò lo scienziato. «L’abbiamo scelta perquestomotivo».

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L’agentedell’ssvsospirò,scuotendolatesta.Nel frattempo, Van Buuren indietreggiò nella carlinga dell’aereo e tornò accanto a Stella. Si

avvicinò sorridendo e le accarezzò i capelli biondi. «Un’ultima cosa: qualora avesse ragione e irotolinonfosseroinVaticano,nonc’èproblema.Nonsiamopersonechesioffendono.Cifidiamodilei:litrovieceliporti…secitieneaStella».Henkeldeglutì,impotente.Fissòlasuafidanzata:avevagliocchispalancatielosguardocolmodi

terrore.Poi,vinto,siarrese:«Ok,vabene.Cosastocercandoesattamente?».Venti minuti più tardi, l’auto dei rapitori ripartì a razzo subito dopo averlo abbandonato su un

marciapiede.AndreasHenkelsimisesedutoesisfilòilcappucciodalcapo.L’orologiochegliavevanoinfilato

alpolsoindicavacheeranotrascorsitrentanoveminutidall’attivazione.Seciòchegliavevanodettoeravero,restavanopocomenodisettantadueorealladeadline,ocomediavolol’avevanodefinita.Per terra, accanto a lui, era stato abbandonato un volume rilegato. Lo raccolse: era il catalogo

patinatodiunacasad’astediFirenzeincuieranoraffigurati irotolidipapirodicuiavevaparlatol’olandese.L’astaavrebbedovutotenersiquellamattina.Sialzòinpiedi,guardandosiingiro:illagoeraunatavolaneramalanebbiadipocoprimasiera

diradata.SullarivaoppostaadessosidistinguevaconprecisionelasagomaimponentedelcasinòdiCampione d’Italia. Si voltò verso gli edifici affacciati sul lungolago e individuò l’insegna di unBurgerKing.Dovevanoaverlolasciatoneipressidellapiazzacentrale,moltovicinoalsuohotel.Eranostatidiparola,madopotuttoavevanoraggiuntounaccordo…anchesedefinirlocosìeraun

eufemismo.Nonavevascelta.RipensòallosguardodiStella.Iproblemicheavevanoaffrontatofinoalgiorno

primaglisembravanolontanicomeunmiraggio.Adesso,tuttosiriducevaaunosporcoricatto:entrosettantadueoredovevafornireaquelpazzociòchechiedeva.Erapossibilechefossetuttounbluff?Nonavevamododisaperlo.Einognicaso,qualialternative

aveva?«NienteGendarmeria»,eranostateleultimeistruzioni.«Sechiamalapolizia,laguardiasvizzerao

anchesololarondadiquartiere,Stellamuoresubito…eilnostroaccordosalta».Ilnostroaccordo.No,nonc’eranoalternative.Nonpotevarischiare.Oltretutto,dovevaprendereperbuonalateoria

secondolaqualeirotolieranorealmentecustoditinegliArchiviSegreti.Incasocontrariononavevaalcunelementoconcretosucuiindagare.Piùcipensava,piùsiconvincevacheVanBuurendovesseavereelementiassolutamentecertiper

crederecheirotolifosseroinVaticano.Latrappolachegliavevateso,preparataneiminimidettagli,e l’organizzazione quasi militare dei suoi rapitori denotavano un’attenta programmazione. Esoprattutto,lasceltaaccuratadellevittime,luieStella,eraunchiaroindiziodelfattocheeranosicuridinonsbagliarsi.Se davvero avevano ragione, in effetti lui era una delle poche persone che potevano muoversi

agevolmenteall’internodellemuraleonine.Erarischiosoedisicurononfacile,peròforseavrebbepotuto portare a termine quell’assurdamissione. Per un istante gli sembrò l’unica opzione: primaavrebbesalvatoStellaepoi,inqualchemodo,avrebbecercatodirimediare.Riflettere sulle conseguenzedi quanto stavaper fare avrebbe significatomettere in discussione i

princìpidiunavita.Perquestononlofeceesilimitòaosservareilcontoallarovesciasull’orologio:isecondiscorrevanoinesorabilmente.

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Ormaiavevadeciso,sarebbeentratonegliArchiviSegreti.Si incamminò a fatica verso via Nassa, dove nel parcheggio sotterraneo aveva lasciato la Kia

SportagediStella.

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Firenze.23:30.«Iltiziomuscolosoeralì».IlsottotenenteViolaPuccinierasullabanchinanumero8dellastazione

di SantaMaria Novella. Teneva lo sguardo fisso su un tablet, mentre un carabiniere in divisa nesfiorava lo schermo con l’indice. «Se ne resta immobile per tutto il tempo…Aspetta che arrivi iltreno,faduepassiavantiepoispingelavittimasuibinari».«Mifacciarivedereleimmagini»,ordinòilcapitanoAruta,apochipassididistanzainsiemeaun

gruppettodimilitariindivisa.Il binario era stato chiuso e la zona delimitata con un nastro giallo. Dal marciapiede opposto,

tuttavia, due fotografi avevano cominciato a scattare istantanee con grossi teleobiettivi. Il corpodilaniatoeracopertodaunteloverde,mainpiùpuntisivedevanomacchiedisangue.Viola lo guardò in silenzio e poi attese che il carabiniere premesse nuovamente il tasto “play”.

Sulloschermoricomparveroleimmaginiripresedalletelecameredisorveglianza.«Zoncaerapiùomenodoveèleiadesso.L’aggressoreèrimastosempreallesuespalle».«Poisispostadaquestaparte…finoaqui».Ilcapitano,unomonedinovantachiliconicapelliricci

striatidigrigio,impersonòl’aggressoreeandòversoViola.«Einfinelospingesottoiltreno».«E a quel punto alla vittima cade la lettera che aveva in mano. Questa», proseguì la giovane

militare,mostrandoil foglio, infilato inunabustaper leprove.«Ilmotivopercuimiavetevolutoqui…».«IlnomedelfrateeraLambertoZonca»,lainterruppe,senzatropporiguardo,unterzomilitarecon

i gradi di maresciallo. Si avvicinò ai due con l’andatura da cammello e proseguì. «Era undomenicano.Èconfermatochequestamattinafossetragliospitidellacasad’aste.HariportatolieviferiteedopoaverrilasciatolasuadichiarazionealPMèstatodimessodalprontosoccorso».Aruta ignoròViola e si rivolse al carabiniere con un tono solenne. «Stando al primo rapporto,

l’attentato è servito ai terroristi per rubare dei manoscritti antichi, di contenuto religioso. IlcolonnelloRandazzocredechecisiaquindiunacorrelazionetraquestoomicidioequantoèsuccessodaPaolini.Aproposito,nonc’eranotelecamereallacasad’aste,giusto?»«Purtroppo no». Il giovane, con un’espressione vuota, sembrò studiare Viola. «Però abbiamo

richiestoivideodisorveglianzaaunpaiodibancheconsedenellazona.Eilcomunedisponediunareteditelecameresupartedellapiazza…».«Leduevittimediquestamattinasonostateidentificate?»,insistetteilcapitano.«Abbiamoqualcosa

diconcretosucuilavorare?»«Sitrattadiunuomoediunadonna,quasisicuramentestranieri».Ilmarescialloscosselatestae

allargòlebraccia,comepergiustificarsi.«Purtroppononsappiamoancorailoronomi».Aruta simorsicò il labbro inferiore e si chiuse in un silenziomeditabondo per diversi secondi.

Nonostante non sembrasse che i due eventi fossero direttamente collegati, i suoi superiori gliavevanoordinatodiconsiderareanchequell’ipotesi.Nel frattempo,alcunigiornalisti siavvicinaronoall’areadelimitatacon ilnastro.«Possiamofare

qualchedomanda?», si informò laprima,una trentennecon tacchidadodicicentimetri epantaloni

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attillati.Il capitano la fulminò con lo sguardo. Avrebbe voluto risponderle male ma l’altoparlante della

stazione,cheannunciavailritardodiunFrecciabianca,lodissuase.«Elei,dottoressa,cosapuòdirmidellalettera?»,sospirò,rivoltoaViola.NoneraconvintocheilsottotenentePuccinipotesserivelarsirealmenteutileall’indagine,masisforzòdinondarloavedere.Lagiovanesorrisetimidamente.Eraimmobile,lemanilungoifianchielosguardofissosuibinari.

Icapellineritagliatiacaschettolesfioravanolespalleeilberrettoconlafiamma,calatosullafronte,metteva in risalto i suoi occhi verdi. Indossava i pantaloni con la banda rossa e la giaccadell’uniformefemminileallacciatainmodoimpeccabile.LavoravaalNucleoTutelaPatrimonioCulturale– il comandodei carabinieri che sioccupavadi

prevenireitrafficidiopered’arte–dapocopiùdiseimesiederalaprimavoltachepartecipavaaun’indagineperomicidio.Nonostantefossestatachiamataesclusivamenteperlasuaesperienzaconrepertidocumentalimedioevali,eraperòmoltocontentadiesserelì.«Be’», cominciò Viola, fingendo di ignorare la poca considerazione che i colleghi le avevano

dimostratofinoaquelmomento.«Questa,purtroppo,èsolounacopia.Sulretrovieneindicatocheèstata riprodotta su licenzadel conventodiSanDomenicodiBologna, che immagino sia il titolaredell’originale. Per poter fare un’analisi completa bisognerebbe poterlo visionare, l’originale,intendo…Inognicaso,possiamoipotizzarechelaletterasiastatascrittaconuninchiostroaisalidirame,checoniltrascorreredeisecolièdivenutoverdastro».«Vadaavanti».«Èvergatadipugnoeredattacompletamenteinlatino.Laformalessicaleècompatibileconuntesto

delmilleduecento».«E il contenuto?», chiese ancora Aruta. «Cosa dice esattamente? Può avere a che fare con i

manoscrittireligiosirubatiquestamattina»,azzardò.Viola controllòvelocemente il testo. «È stata inviatadaBonifaciodegliAleramici,marchesedel

Monferrato,auncertoPoggidiMonteRenzolo,definito“magisterdelloStudium”.Dovreiverificarelefonti,maladatadel1206ècoerenteconlamortedelmarchese,checredosiaavvenutaunannodopo».«Edicosaparla?»,laincalzòAruta.«Dialcunidocumentichel’Aleramicichiededicustodireall’amico».«Nonc’èaltro?».Viola scosse la testa, scettica. «Laparte finalenon si leggemoltobene…Sembra comunqueche

parlidiunProfeta,unuomochevisse“peroltremilleanni”».«Matusalemme era un Profeta…e vissemille anni», la sferzòAruta. «LaBibbia ne parla in più

punti. Potrebbe essere la correlazione che cercavamo?». Non sembrava nemmeno lui troppoconvinto.EancheViolaparvedubbiosa.«Adire ilverosospettochequesto testocontengaqualcosadipiù

complesso…Èpossibilechecisianoriferimentibiblici.Ineffettic’èunrichiamoadAbramoeaunProfeta, di cui peraltro nonviene indicato il nome.Laparte finale però, come le hodetto, apparepocoleggibile».Ilcapitanofeceunasmorfia,seccato.Poiandòversoglialtrimilitarichestavanocompletandoil

rilievo.«Einvecedell’aggressorecosasappiamo?»«Era a capo scoperto», rispose uno dei tre, «ma sembrava sapere esattamente dove fossero le

telecameredisorveglianza.Daifilmatinonsiriesceaestrapolarenessunaimmaginechiaradeisuoilineamenti.Forseavevaunpizzetto…».

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«Insomma,nonabbiamonulla…»,fecenotareilcapitano,fissandoViolacongliocchisocchiusi.«Suggerimenti?».Laragazzasiavvicinòe,agitandola letteradiZonca,disse:«Sec’èunaminimapossibilitàche i

duecriminisianocollegati,forsedovremmoparlareconiltitolaredellacasad’aste».

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CittàdelVaticano,23ottobre.03:20.-66:39:35alladeadline.ErabuiopestoedavantialcancellodiportaSant’Annasostavanodueguardiesvizzereinfreddolite.

Dallatodellachiesaparrocchiale,lungolemuraleonine,ilsemaforoerarosso.«Buonasera…oforsedovreidirebuongiorno!».AndreasHenkelsisforzòdisorridereemostròil

tesserinoconlostemmadelVaticano.Mentre attendeva il controllo, verificò il conto alla rovescia sull’orologio che aveva al polso:

mancavano meno di sessantasette ore alla deadline. Per quanto fosse stato veloce, il viaggio daLuganoaRomaavevasottrattotempopreziosoaStella.Ilgiovanefeceduepassiesiavvicinòalveicolo.Esaminòidocumenti–chequalificavanol’agente

del Servizio Segreto Vaticano come ufficiale della Gendarmeria – e si mordicchiò le labbra,dubbioso.Mostrarequelbadgeeralanormaleprassi,soprattuttoperchél’SSVufficialmentenonesisteva.Era

uncorpovolutoneglianniCinquantadapapaPioXII, eneglioltre settant’annidella suastoriaeracomparsomoltodiradosuidocumentidelVaticano.Henkeleraunodegliagenticonpiùesperienza.Negli anni era diventato uno degli uomini di fiducia del Santo Padre, il quale gli aveva affidatonumerosemissioniriservate.Proprioaluieratoccatoperesempio,diversimesiprima,recuperarelaSacraSindone,trafugatainseguitoaunattentatoorganizzatodaungruppodifanaticireligiosi.Eadessositrovavaalcentrodiquellacheprobabilmenteeralamissionepiùcomplicatadellasua

vita,vistochecoinvolgevaisuoiaffetti.«Prego,colonnello»,bofonchiòallafinelaguardiasvizzera,restituendogliiltesserino.Ilsemaforo

divenneverde.«Buonapermanenza».La Kia Sportage dell’agente procedette lentamente lungo via Sant’Anna, si lasciò il torrione

NiccolòVallasinistra,eproseguìfinoalcortiledelBelvedere.Si fermòneipressi del portonedegliArchiviSegretiVaticani.Scesedallamacchina e si ritrovò

avvolto da un silenzio irreale. Il parcheggio, che di giorno era stracolmo delle auto degli oltrecinquemiladipendentidellaSantaSede,eraquasicompletamentedeserto.Henkelsispostòagrandipassisullatocortodellapiazzaedestrasseilsuobadge.ComesapevaVan

Buuren,eraprovvistodiunchipconabilitazionealivello1.Conquelloavrebbeapertolamaggiorpartedelleserraturedelpalazzo.Lointrodussenellettoreesubitodopoilleddivenneverde.Quando,lamattinadopo,gliaddettiavrebberocontrollatoilogdelsistemadisicurezzaintegrato,

avrebberoscopertocheerastatoluiadaprirelaportaaquell’oradinotte.Mapurtroppononc’eranoalternative…esoprattuttononavevailtempoperelaborareunpianomigliore.Si infilò in un androne dai soffitti alti e le pareti affrescate e si richiuse il battente alle spalle.

Procedettesilenziosamentesulmarmodelcorridoiosemibuio.Immaginavacheentropochisecondisarebbearrivataunaguardiadironda.Dueseerasfortunato.Sisistemòinunangoloeattese.

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Nonsisbagliava:quasisubitoudìloscalpicciodipassivelociprovenientidall’ingressoprincipale.Qualcunodovevagiàessersiaccortocheunaportaerastataaperta.L’uomolosuperòsenzavederlo,maHenkelnonglidiedemododigirarsi.Glipiombòallespallee

conl’avambraccioloimmobilizzò.Laguardiaprovòaopporre resistenza, sgomitandoecercandodidivincolarsi.Manonci riuscì,

l’agentedell’SSVeranotevolmentepiùforte.Strinselapresasulcolloelentamentesentìleresistenzecedere.In meno di trenta secondi Henkel chiuse la guardia in uno degli uffici che si affacciavano sul

corridoioesidiresseversolasalaLeoneXIII.Dalìsiaccedevaall’archivio,allesaleconsultazionieaibunker.Sapevachec’eranoanchealcuniterminaliconaccessoall’interareteinformatica.Riuscirea introdursi nel sistemaera la suaunica speranzadi trovarevelocemente ciò che cercava.SempreammessocheVanBuurennonsifossesbagliato…Raggiunta la porta di vetro che delimitava il corridoioC, fece scorrere ancora una volta il suo

badgenellaserraturaedentrò.Sitrovòinunlocaleclimatizzato,ampioeconalcunenicchieincuieranosistematidocumentirariprotettidadoppivetri.Le poche luci di sicurezza illuminavano una fila di scrivanie tutte identiche, dotate di PC con

monitorpiatto.Dallaparteoppostadellastanzac’eranograndiscaffalicolmidifascicolirilegati.Sulfondounagratachedaval’accessoallegallerie:ottantachilometridiscaffalaturechesidipanavanosottoilPalazzoApostolico.Ma lui non aveva intenzione di avventurarsi in quel labirinto, almeno non subito. Seguì il lieve

ronziodellaventoladiuncomputeresisedetteinunadelleprimepostazioni.Mosseilmouseedebbeconfermacheilsistemaeraacceso.Sitrovòdifronteaunaschermatagialla,conillogodellaCittàdelVaticanoinaltoelospazioperunnomeutenteeunapassword.Nonavevascelta:ancoraunavoltafucostrettoainserirelesuecredenziali.GliArchiviSegretieranogestitipermezzodiunareteinformaticadedicata.Conquellasipotevano

individuareidocumenticollocatineicorridoiconunaprecisionemillimetrica.Ilsistema,cheavevarichiesto un investimento di diversi milioni tra infrastruttura e catalogazione, era in funzione daalcuni anni. Fortunatamente, lui aveva già avutomodo di utilizzarlo in passato. Le ricerche eranorelativamente semplici: si trattava di inserire il testo nell’apposito campo e un algoritmo moltosofisticatofacevailresto.Contemplòilcatalogodell’astaepoidigitòiltitolochecampeggiavasullacopertina:“Manoscritti

degliIlluminati”.Non ne avevamai sentito parlare, ma l’olandese era statomolto chiaro. Oltretutto quel termine

evocavainluiricordiangoscianti:treanniprima,unacongregazionechesiispiravaagliIlluminatidelCinquecento, icosiddetti IlluminatipervoluntatemDei,erastata l’arteficedel furtodellaSacraSindone.Quel nome richiamava pagine oscure della storia delVaticano: nelXV secolo, infatti, ungruppodi illustriscienziaticheseguivano i“lumi”dellaragioneavevafondatounaveraepropriasetta. Il suo scopo era distruggere la Chiesa di Roma, colpevole di perseguitare chi professavaapertamente i princìpi della scienza. Molti di questi studiosi, artisti e filosofi non avrebberodisdegnatol’usodellaforza.Molti,manontutti:GalileoGalilei,peresempio,avevaimmaginatochescienza e fede – che descriveva come due facce della stessa medaglia – potessero convivere eimpararel’unadall’altra.Ilpapatoperònonerastatodellamedesimaideaegliappartenentiallasettaeranostatidichiaratiereticiecondannatiamorte.Mentrerimuginavasuqueiricordi,ilsistemarestituìunlaconico:“21.000documentitrovati”.Troppi,eaquantoparevanessunoacquisitodirecente.Provò,leggendoilcatalogo,coniltitolodi

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unodiqueifantomaticimanoscrittidegliIlluminati:LeguerrediYahweh.Premette invioeattesedinuovo.Ancoratroppirisultatietuttitroppodatati.Non si diede per vinto e senza indugiare digitò: La profezia di Achia, un altro dei titoli messi

all’asta.Ancoraniente.L’agentedell’SSVsilasciòcaderesulloschienale,losguardopersonelvuoto.Nonfeceintempoa

rifletteresucos’altrocercarecheunoscalpicciodipassiincorridoioattiròlasuaattenzione.Spenseilmonitoretrattenneilrespiro,immobilenellapenombra.Oltre le veneziane della vetrata comparve una lama di luce. Era un’altra ronda, che sbirciò

all’internodellasalaperalcunisecondiepoiproseguì.Henkellavideallontanarsi,manonebbeil tempodiprenderefiatochel’uomosembròcambiare

idea.Tornò indietroesiavvicinòallaporta.Fecescattare la serratura,manelmedesimo istante la“sveglia”degliAlpini,provenientedalsuocellulare,lodistrasse.«Ciao»,ridacchiòlaguardia,conunpiedeincorridoioeunonellastanza.Seavesseapertolaporta

avrebbevistoHenkel,fermocomeunastatua.«Tuttobene?Trapocosmonto».Trascorseroalcuniinterminabilisecondisenzacheaccadessenulla.Poil’uomorisesguaiatamente,

fece un passo indietro e si richiuse la porta alle spalle. Scomparì nel corridoio molto piùvelocementediquandoeraarrivato.L’agente dell’SSV scosse il capo per il colpo di fortuna e riaccese ilmonitor.Non perse tempo:

digitò un’altra stringa di testo e poi un’altra ancora. Nessuna dette i risultati sperati. Centinaia didocumentimanessunoconlecaratteristichechecercava.Chefare?Perunistanteparvedubbioso.Ammessocheipapirifosserorealmentelì,eracomecercareunago

in un pagliaio. Era evidente che con il suo approccio non avrebbe ottenuto nulla. C’era tuttaviaun’altrapossibilità…Chiuseildatabaseedigitòl’indirizzodellapaginad’accessoallaintranet.Ognidocumento,lettera

o merce che entrava in Vaticano veniva protocollato ancora prima di essere assegnato e poiarchiviato. Se ciò che lui cercava era effettivamente arrivato, nel protocollo elettronico dovevaessercenetraccia.Richiamòlamaschera“inentrata”eriprovòadigitareitestigiàinseriti.Ancoranessunrisultato.Possibileche i rotoli fosseroentraticlandestinamente?Nonpotevasaperlo.Provòadampliare la

finestratemporaleesenzacredercitroppoinserìunnumeroditrecifre:302.Sipassòlamanosulmentoepremetteinvio.“Bingo”.Sulvideocomparveundocumento.Eraun’emaildipochigiorniprima,indirizzataallaprefettura

degliArchiviSegretieincopiaallaSegreteriadiStato.Aprì ilfileesi trovòdavantiaunapaginascrittainArialmaconalcunedellerighecensurate.Perqualchesecondosilimitòafissareloschermo.Sembravachel’emailfossestatastampataeche

qualcuno avesse cancellato delle parti con un pennarello nero. Successivamente dovevano averlascannerizzatanuovamenteperinserirlanelprotocollo.Henkel stampò la pagina e poi la guardò ancora una volta. Per la maggior parte era

incomprensibile,tuttaviavieranoalcunielementicheavrebberopotutorivelarsiimportanti:ilnomedelmittente,taleLambertoZonca,idestinataridell’emaileilriferimentoallotto302.Si alzò di scatto e si diresse alla scala. La sua tappa successiva era obbligata. C’erano poche

possibilitàchefunzionasse,mapotevavalerelapenaprovarci.

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CittàdelVaticano.04:05.-65:54:14alladeadline.IlsegretariodiStatoVaticanocamminavanervosamenteavantieindietronelsoggiornoilluminato.

LaTValplasmaeraaccesasuRaiNews24elesueimmaginidanzavanoriflessesulpavimentolucente.Viveva in un piccolo alloggio affacciato sui giardini vaticani, non troppo distante dalla Domus

Sanctae Marthae. A differenza dei suoi predecessori aveva preferito quella sistemazione allasplendidaPrimaLoggiadelPalazzoApostolico,giudicatatropposfarzosa.Chiloconosceva,sapevacherinunciareaciòcheglispettavadidirittoeraesattamentenelsuostile.Si chiamava Camillo Perrone, e oltre a essere una persona estremamente umile, si considerava

l’uomo meno adatto del mondo a ricoprire il ruolo di segretario di Stato. Eppure, nonostantesoffrissedicuoreenonsopportasselostress,ilSantoPadreglieloavevachiesto.Era successo un paio d’anni prima, alcuni mesi dopo lo scandalo che aveva coinvolto il suo

predecessore,arrestatoperaverpartecipatoall’attentatoallaSacraSindone.«Camillo, ho bisogno di te». Erano state le uniche parole del papa. Le aveva pronunciate con il

solitotonoautoritarioecordialealtempostessoePerronenonerastatoingradodidiredino.Ecosì,dopooltre trent’annidedicatiallaChiesa,all’insegnadell’onestàedelpiùassolutorigore

morale,erasalitodiunultimogradino.ErapassatodalgravosoincaricodiarcivescovodiTorinoaquello titanico di segretario di Stato Vaticano, ruolo che in una democrazia sarebbe statoparagonabileaquellodiunprimoministro.Ilperiodo,inoltre,eratutt’altrochefacile:gliscandalinellaSantaSedeeranosemprepiùnumerosi

esisusseguivanoaunritmoquasiincalzante.Dopoaveraffrontatolapiùabiettadelleperversioni,lapedofilia,adessoglitoccavanoanchelacorruzioneeireatifinanziari.Sidicevachealcunialtiprelatiutilizzasserofondineriperfinanziarefondazionididubbiamoralità.AlcunisospettavanocheseneservisserosolopermantenereuntenoredivitapococonsonoagliuominidiDio.E adesso ci simetteva ancheAndreasHenkel.Gli aveva telefonato pochiminuti prima, in piena

notte.«Eminenza,hobisognodiaiuto»,avevasussurrato,conuntonocheatuttoassomigliavatranneche

aunoscherzo.«SitrattadiStella».«Aquest’ora?», siera limitatoa rispondere lui. Inognicaso, soffrendod’insonnia,passavagran

partedellanottataa rigirarsi tra le lenzuolaoa leggere.La telefonataavevaavuto,senonaltro, ilmeritodispezzarelamonotonia.«Èquestionedivitaodimorte»,avevaproseguitol’agente.AndreasHenkeleraunapersonafidata

eilSantoPadrelostimavamoltissimo.Seavesseavutounamissionedifficiledaaffrontare,unachemagariavrebbepotutocomportaredeirischiperlaSantaSede,certamentesisarebbeaffidatoalui.Valevalapenaascoltarecosaavevadadire.Henkeluscìconl’autodalcortiledelBelvedere,lelucideifarichefendevanolafoschianotturna.

Percorseabassavelocità,nelbuio,viadelGovernatoratoesidiresseversopiazzaSantaMarta.Lì

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parcheggiòlaKiaeproseguìapiedi,comeun’ombra,finoallapalazzinadell’Arciprete.Perronegliavevaassicuratocheavrebbelasciatoilportoneapertoecosìfu.Salìigradiniaduea

dueeinpochisecondiselotrovòdavanti.«Andreas…cosasuccede?»,mormoròl’anzianoreligioso,inunfilodivoce.Avevaleguancediun

colorito rossastro, lo stesso che assumevano quando eramolto nervoso. Come in quelmomento.«Vieni.Accomodati».Gliteselamano,affinchél’agentemimasseilbaciodell’anello.Henkelsorriseappena,accennòunariverenzaepoisidiresseversoilsalotto.Il locale era ampio, ben illuminato e con grandi travi in quercia che sostenevano un soffitto

affrescato. Sebbene ilmobilio apparissemodesto, un grande arazzo campeggiava comunque sullaparetepiùlunga.DavantiallaTVaccesac’eranoduescultureligneeraffiguranticardinali.«Cosasuccede?»,indagòancorailreligioso,conansiacrescente.«Stella,eminenza.Èstatarapita»,gemetteHenkel,mentresiaccomodavanosuundivanettodipelle

atreposti.Perronerimasesenzafiatoenonriuscìarispondere.Avrebbevolutodirequalcosadirassicurante,

qualcosadiadattoaunasituazionecomequella.Eppurenessunaparolagliuscìdallelabbrasocchiuseinun’espressionestupefatta.ConoscevaabbastanzabeneStellaRosati,ilmagistratocheerastatodistaccatoall’Ispettoratopresso

il Vaticano della Polizia di Stato. Era stata lei, tre anni prima, a sventare insieme a Henkel lacospirazioneaidannidellaChiesaorditadalsuopredecessore.Sapevacheidueeranomoltouniti…eadessoleierainpericolodivita.«Minacciano di ucciderla se non consegnerò questi rotoli di papiro», continuò Andreas a

bruciapelo,mostrandoilcatalogodellacasad’astePaolini.Perronelopreseinmanoesisistemògliocchialiatartarugasulnaso.Lemaniglitremavanoper

l’agitazione.Sfogliòlentamentelapubblicazioneesifermòquandotraduepaginetrovòunfogliodicartapiegato.Eralastampadell’emailcensurata,quellacheHenkelavevatrovatonell’archivio.«Sonoquiprincipalmenteperquella…»,chiarìHenkel,indicandol’A4.Il cardinale studiò il foglio per alcuni istanti, con uno sguardo che l’agente segreto non seppe

interpretare.Poilomisedaparteededicòlasuaattenzionealcatalogo.«Nehogiàsentitoparlare…».«Dell’emailodeimanoscrittidegliIlluminati?»«Dell’astadaPaolini.C’èstatounattentato,questamattina.Duevittime,pare…equalcunoharubato

degliantichicodici».Henkelannuì.«IrapitoridiStellacredonochesiastatoilVaticano…».Lodissecontonotitubante,

quasinonriuscisseacredercineppurelui.«CredonochequalcunoabbiatrafugatoirotolieliabbiaportatinegliArchiviSegreti».Perronealzògliocchisopralamontatura,l’espressionetraildivertitoeildubbioso.Scosselatesta

ripetutamente.«Nonèilnostrostile…tuttavia…».«Tuttavia?». Il viso diHenkel si illuminòd’improvviso e un lampodi speranzagli attraversò lo

sguardo.«Cosaintende,eminenza?Nesaqualcosa?»«Nulladicerto,naturalmente».Socchiusegliocchi,cercandodischiarirsilamente.«Peròilnome

“manoscrittidegli Illuminati”mifapensarealla leggendasecondolaquale lasettadegli Illuminatiavrebberaccoltounnumeroconsistenteditestiesoterici.SidicecontenesseroantichisegretiingradodidistruggerelaChiesa:tienipresentecheillorofineeraproprioquello.Comunque,recentemente,unarcheologodinomeCassiniavrebbetrovatoinIslandadegliantichirotolidipapiro:icosiddettilibrideiVeggenti».«EquestocosahaachefareconimanoscrittidegliIlluminati?»

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«Cassini sostiene che Dante Alighieri, insieme a pittori del calibro di Raffaello, Leonardo eBotticelli, avrebbe celato nelle sue opere degli indizi per ritrovare queste antiche scritture. Nondimenticarechemoltiartisti,duranteilRinascimento,probabilmentefacevanopartedellasettadegliIlluminati… Visto l’argomento di cui trattano, è possibile che i manoscritti messi all’asta sianoproprio i libri dei Veggenti trovati in Islanda: testi nascosti dagli Illuminati e che avrebberoconsentitoaquestiultimidiraggiungereipropriabiettifini.Sefosseroautenticisispiegherebberomoltecose…».«Credodinonseguirla.Acosasiriferisce,esattamente?».«AllaBibbia.Comesai, lescritturecheutilizziamooggisonobasatesulcodicediLeningrado, il

testo redattodaiMasoretipartendodallaBibliaHebraicaStuttgartensia».Perrone si alzò inpiedieandòallalibreriacheoccupavalapareteoppostaaldivano.«Maquellanonèl’unicafonteesistente.Per noi cattolici sono canonici un totale di quarantasei libri dell’Antico Testamento.Gli ebrei e iprotestanti ne riconoscono invece soltanto trentanove, perché per loro sette non sarebbero statiispiratidaDio.Igreco-ortodossiutilizzanoiltestodeiSettanta,laBibbiadelIIIsecoloavantiCristoscrittaingreco.Irabbini,dalcantoloro,rifiutanolaBibbiadeiSettantaeconsideranovalidasololaTorah,chesidifferenziadalnostroTestoSacropermigliaiadivarianti…».«Eminenza,conoscolaBibbiaabbastanzabenemanoncapiscodovevuolearrivare»,lointerruppe

l’agentedell’SSV,fissandol’orologiochesegnavaleoreeiminuticherimanevanoaStella.«VogliosemplicementedirecheesistonomolteBibbiedifferenti.Iltestopiùanticosucuibasiamo

lanostrareligioneèquellodiQumran,del II secoloavantiCristo».Perroneestrasse finalmenteunvolumeecercòvelocementeunapagina.«Eccolo.Questo».Henkelfissòl’immagine.SivedevalafotografiadialcunirotolisimiliaquellidiPaolini,ingialliti

erovinatinellapartesottostante.«SonoimanoscrittidelMarMorto?»,provòaindovinare.«Esatto.TraqueltestoeilsololibrodiIsaiacisonoquasiduecentocinquantadifferenze.Visono

parole in più che si leggono nell’uno e che mancano del tutto nell’altro, parole diverse, paroleomesse, formegrammaticalidifferenti, letteremancanti,differenzenelleconsonanti».Perronefeceunapausa e tornò a sedersi di fronte aHenkel.Accavallò le gambeeproseguì. «Se i rotolimessiall’asta fossero veri… se davvero quei manoscritti risalissero a un’epoca precedente ai rotoli diQumran,forsesipotrebbeavereunaletturadiversadellanostraBibbia.Soprattuttoperchéquandountestononrientravapienamenteneilorocanoni,eranoiMasoretistessiafarloscomparire.Libridelgenere,secondogliIlluminati,potevanocontribuireadistruggereilVaticano…».«Mi sta dicendo che, per impedire che venissero alla luce, gli Archivi Segreti potrebbero aver

orditounattentatoterroristicoalfinediimpossessarsene…?».Perronescosseilcapo,scettico.«Francamentenoncredo,maforsepossodareunaspiegazionea

quell’email.Eriquiperquella,no?»«Esatto. Speravo che essendo arrivata in copia anche alla Segreteria di Stato vi fosse ancora

l’originalesuivostriserver…».CamilloPerronesialzòeagrandifalcateattraversòilsoggiorno.Henkelgliandòdietrofinoallostudioprivato,unufficioconduegrandilibreriecopertedaantedi

vetro e un’imponente scrivania vicino alla finestra. Sul lato destro c’era un moderno iMac contastieraemousewireless.«Diquand’èl’email?»«Del16.IlmittenteèuncertoLambertoZonca».Perronemosse il mouse e cominciò a leggere. «Da qui ho l’accesso alla casella principale del

segretariato.Disolitolaguardanogliimpiegatiperchéarrivaunsaccodispam.Ènecessariomolto

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tempoperselezionareimessaggibuonidallaspazzatura».«È possibile che chi ha censurato il file sul protocollo abbia pensato anche alla vostra casella

email?»,tagliòcortoHenkel.«Tuttoèpossibile»,silimitòareplicareilreligioso,chefacevascorrerelecomunicazioniconuna

sorprendenteabilità.«Tuttavia,seècomepenso,noncredo.Eguardarenoncicostanulla…haifattobeneavenire,èuntentativoragionevole».Henkelincrociòlebraccia,scetticomaattaccatoaquell’unicoindizio.«Eccola»,annunciòallafinePerrone,abbassandosigliocchiali,unsorrisopaciosodipintosulviso.

«Ricevutaalle14:43del16ottobre.DaLambertoZonca.Oggetto:Incantorelativoallotto302dellacasad’astePaolini.Richiestaincontro».

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Regionedell’Azerbaigianorientale,Norddell’Iran.Ventiminutidopo.-65:34:59alladeadline.IlLockheedC-130Hercules con il simbolo delleNazioniUnite sulla fusoliera toccò il suolo alle

primelucidell’alba.Eraunamattinafreddaenebbiosa.Rallentò,sobbalzandosullapistainterrabattutaearrestòlasuacorsaneipressidiunedificiotozzo

dimattoni bianchi. Davanti sostavano alcuni soldati iraniani amitra spianato e tre furgoni con ilmotoreacceso.«I documenti sono in regola», dichiarò un funzionario in uniforme, un paio di baffetti da

moschettiere.Tenevainmanounaseriedifascicolieurlavapersovrastareilclangoredellequattroturboeliche.«DovretepassareasuddiMarand.Ilterremotoharesoinservibilelastrada21,mala14diconochesiapercorribile,almenoperuntratto».«Graziemolte»,risposeinaraboladonna,ilventochelescompigliavaicapelli.Avevagliocchia

mandorla, la pelle color latte e le gote arrossate. Nonostante il velo, qualche ciocca nera lesvolazzavasullafronte.«Apprezziamolavostracollaborazione».Il funzionario sorrise sguaiatamente e si toccò la tasca. «Anche noi!». La fissò di sottecchi e si

allontanòversoisoldatifacendograndigesticonlamano.Si trovavano su una vecchia pista militare nella zona Nord-Ovest del Paese, non lontano dalle

paludi dell’Adji Chay. Il territorio circostante era arido emontagnoso. Sullo sfondo, ilmassiccioprincipaledelMishodaghNoHuntingerainnevato.DallaparteoppostasiintravedevaillagoUrmia,chefacevadacontraltarealverdemonteSahand.Mentre i portelloni dell’Hercules venivano aperti, treToyotaLandCruiser, con il logoUN sulle

fiancate,simossero.La donna attese in piedi, le braccia conserte per proteggersi dal freddo. Dopo alcuni secondi

individuò,sullascalettadelvelivolo,HermanVanBuuren,chescesevelocementeelaraggiunsesullapista.«Siamoinritardo!»,loassalìaggressiva,appenaluilefudavanti.«Sonopassatequasiseiore».«Abbiamo dovuto evitare lo spazio aereo siriano e siamo stati costretti a deviare su Tabriz», si

giustificòloscienziato.«Siamostatifortunatiadavereavutoleautorizzazioniperquestoscalo».«Iononlachiamofortuna…»,grugnì lei,stringendosinellespalle.«Queldannato terremotociè

costatocinquantamiladollariintangenti,senzacontareidannialSitoA».«Quandosarànuovamenteoperativalanostrapistad’atterraggio?»,siinformòVanBuuren,sfinito

dalviaggio.«Labasehasubitomoltidanni,macontiamodiripristinarealmenoilgateinpochigiorni».«Glihangar?IlGiardino?»«Lastrutturaèantisismica.Lìnessundanno!»,tagliòcortolei.Nelfrattempo,trepasseggereavvolteinpesanticopertefuronofattescenderedall’aereoescortate

finoalleauto.«Cisiamo?»,domandòladonna,fissandolascenacomesefosseundocumentarioinTV.

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VanBuurensivoltòebisbigliòqualcosaallaradio.Infineannuì.«Questavoltaneabbiamotre!».«Bene.Andiamo.Nonc’ètempodaperdere».Circaun’orapiù tardi,StellaRosati era sul sedileposterioredi unadelleToyota lanciate agran

velocitàsuunastradadimontagna.Primadisaliresullamacchina,aipiedidelvelivolo,sieraguardataattorno,manonerariuscitaa

capiredovesitrovasse.Agiudicaredalfreddoedaicartelliscrittiinarabo,immaginòdiesseretralealturedell’Iranodell’Afghanistan.L’uomo che l’aveva rapita nell’albergo di Lugano e che poi l’aveva drogata sedeva davanti, sul

sediledelpasseggero.Accantoa lei invecec’erauna ragazzacon lo sguardopersonelvuoto,chenonavevamaivisto.«Quantocivorrà?»,siinformòloscienziatorivoltoall’autista,iltonopreoccupato.Il terremotodelgiornoprecedente, ilcuiepicentroerastato registratonelSud-EstdellaTurchia,

erastatounodeipiùviolentidella storia.Levittimecivili sidiceva fosserosvariatemigliaia,cosìcomeglisfollati,maciòchepiùgli interessavaeranoidannialle infrastrutture.Moltedelleviedicomunicazionelocalieranostatedanneggiateeconloroanchelapistadiatterraggioall’internodellabase. Così erano stati costretti a modificare i piani di volo. Erano atterrati a molti chilometri didistanzaestavanoraggiungendoilSitoAinauto.Ilguidatoresivoltòversodi luisenzaparlare.Eraunomoneconun turbantesulcapo,unafolta

barbaneraegliocchigrigi.OsservòVanBuurenperalcunisecondiepoibisbigliòqualcosa.Stella non lo comprese. Parlava in una specie di inglese con forte accentomediorientale, ma il

frastuonodelmotoreleimpedìdisentire.L’olandese,inognicaso,nonostanteisuoimodidistintiparvecontrariato.Picchiettòsull’orologio

etornòafissareunamappasulsuotablet.Cosacifacevalì?,sidomandòlaragazza.Perquantosisforzassediimmaginarlo,nonriuscivaa

trovarenessunaspiegazionevagamenterazionale.Era stata rapita, ormai era evidente.Ma per quale ragione? E perché l’avevano portata tra quei

montiinnevati?Provòafarementelocale.Duranteilviaggioinaereoerastataquasisempresedataeincosciente.

Riusciva a ricordare uno strano macchinario e un fischio ripetuto, simile a quellodell’elettrocardiogramma. Ricordava anche il rombo dei motori dell’aereo e il viso di Henkelripreso da una telecamera.Ma era successomolte ore prima, non era in grado di quantificarne ilnumeroconprecisione.Sivoltòversolasuacompagnadisventura.Eraunaragazzasuivent’anni,biondaeconlatestache

danzava al ritmo delle buche.Aveva gli occhi spalancati,ma sembrava incosciente. Come lei, eracollegataattraversountubicinoazzurroaunostranomarchingegnosistematonelbaule.Mentre fissava il piccolo catetere che le pendeva dallamano destra, l’auto sterzò bruscamente e

l’autistalasciòlastradaprincipale.Siinerpicòsuunamulattierasulfiancodiunamontagnaediedegas,seguitodallealtreduevetture.Elìaccaddel’imprevedibile.Lastrada,chepiegavaasinistra,d’untrattoscomparveletteralmentedasottoleruotedell’auto.Gli

pneumaticidellaToyotaperseroaderenzae ilveicolo, inbilicosullavallata,sbandòripetutamente.Voltòprimaasinistra,versoilcostonediroccia,epoiadestra,puntandoilbaratrosottostante.Per alcuni istanti parve che stesse letteralmente librandosi nell’aria. Poi, quando finalmente

l’avantreno ritrovò il terreno, diverse decine dimetri più sotto, uno scossone fece sobbalzare gli

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occupanti.Manonera finita: dopo alcuni interminabili secondi, in cuiStella ebbe l’impressionedi trovarsi

sospesasuunfilo,l’autoincontròunnuovoostacolo.LaToyotas’impennòeneltempodiunrespirosiribaltòcompletamente,andandoadarrestarelasuacorsacontroalcunirovi.Gliairbagesploserocontemporaneamenteeilclacsoncominciòasuonare.

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CittàdelVaticano.05:45.-64:14:23alladeadline.La Città del Vaticano era ancora avvolta dal buio quando Henkel attraversò nuovamente piazza

SantaMarta.EradirettoapalazzoSanCarlo,pocodistantedall’alloggiodiCamilloPerrone.Raggiunto il portone a doppio battente, individuò l’interno 12A e suonò ripetutamente il

campanello.Era lì perché, subitodopoaver letto il testo completodell’email, il segretariodiStatogli aveva

espostolasuateoria.Gliavevarivelatoche,dall’annoprecedente,dopoloscandaloVatileaks,alcunialtiprelatidelVaticanoeranosottopostiainchiesteinterne.Uno degli indagati era proprio il prefetto degli Archivi Segreti Vaticani. Monsignor Raniero

SavellieraaccusatodiaverdistrattofondidalloIORperristrutturareungrandeatticonelqualesieradapoco trasferito.Si trattavadi una reggia a tutti gli effetti: quasi quattrocentometri quadrati cheeranostatiottenutiunendodueappartamentiprimaoccupatidaaltricardinali.Il motivo della censura sulla email poteva quindi essere molto più semplice di quanto avevano

immaginato:avevaloscopodinasconderedeifondineri.«Ilmeccanismo è piuttosto banale, a dire il vero», aveva spiegato Perrone,mentremostrava un

fascicolorilegatoaHenkel.«Masealcunifunzionarisonocompiacenti,magariperchébenpagati,èpossibile.Vedi?»«Cosa devo guardare con precisione?». Henkel aveva davanti quello che sembrava il testo

dattiloscrittodiunalegge,divisoinarticolieconalcunetabellegiàevidenziate.«Comesai,ilregolamentodell’APSAprevedecheilprelatosegretarioinviiallaSegreteriadiStato

alcuni verbali…». L’APSA era la struttura del Vaticano che si occupava dell’amministrazione delpatrimonio della Santa Sede. «Nell’ultima commissione cardinalizia, cinque giorni fa, è statoapprovato un restauro da due milioni di euro per generici “reperti degli archivi”. La richiesta èdirettamentediSavelli».Henkelavevaannuito.«L’avevo già notato. È stato fatto tutto con molta fretta, senza un progetto preciso e con un

preventivoadirpocosintetico».«Cosa intende?».Henkel aveva incrociato lebraccia.Era evidente che i sospetti del segretariodi

StatosulleattivitàdiSavellifosseromaturatimoltotempoprimadelsuoimprovvisoarrivo.«Lacifra, intanto.Duemilionidieuro tondi tondi.Nonuneurodipiù,nonunodimeno»,aveva

proseguitoPerrone,sfiorandoilfoglioconl’indice.«Epoiètuttotroppogenerico,nessundettaglio.Néautorizzazioni,népareri.QuigliunicidocumentisonoquellifirmatidaSavellistesso…».«Stadicendocheilprefettohausatolabanalescusadiunrestauropercrearsiunfondonerodidue

milionidieuro?»«Nonèun’ipotesicosìperegrina…».«Ok.Ammettiamoche leiabbiaragione»,aveva tagliatocorto l’agentedell’SSV.«Misembratutto

tropporaffazzonato!Secisiamoarrivatinoi,inmenodimezz’ora,cipotevaarrivarechiunque!».

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«Èvero.Maforsehaavutopocotempoperorganizzarsi.Ineffettidisolitoèpiùaccorto…».Quelleparole avevano confermato i sospetti diHenkel:Perrone indagava sulle attività diSavelli

certamentedamoltotempo.Tuttaviainquelmomentolasuaattenzionesieraspostataaltrove.«Equalèlacorrelazionetraifondinerieirotolichestiamocercando?»«Guarda qui, sull’email di quel frate», Perrone aveva indicato un punto preciso della

comunicazione. «Lamberto Zonca diceva di aver bisogno di due milioni di euro per partecipareall’asta.Eraunimportocheconsiderava“congruo”».Osservandoqueinumeri,Henkel si era convintochePerronepotesseavere ragione.Sulla lettera

censurataeranosparitesoltanto le informazioni relativeagli importidell’asta.Chiavessefattounaricerca non avrebbe trovato correlazioni tra i restauri richiesti da Savelli e quella email. Poi,casualmente,pochigiornidopo,eracomparsaunarichiestadifinanziamentoperdeirestauri ilcuicostoammontavaproprioaduemilionidieuro.Noneranoproveschiaccianti, tutt’altro.Potevaessereunabanalecoincidenzaeperdimostrare il

contrariosarebberooccorsealtreindagini…MailtemposcarseggiavaecosìHenkelavevadecisodiparlarneconildirettointeressato.Magarimettendoloallestretteavrebbepotutoscoprirequalcosadipiù.«Ss-sì?»,balbettòunavoceassonnataalcitofonodelpalazzobarocchettodiSanCarlo.«GendarmeriaVaticana.SiamoquipermonsignorSavelli.Apra,perfavore»,Henkelmentì,mail

suotonoautoritariononlasciavaspazioarepliche.Ilgiovaneprete,infatti,nonselofeceripetere.Inpochisecondisicatapultògiùdalleduerampedi

scaleefuallaportadell’edificio.«Portamidalui!»,ordinòHenkel,spingendoloall’internoedestraendounaSigSauerP220.Ilgiovanenonemiseunfiato.Allavistadellapistolailsuovisogiàpallidosbiancòdeltutto.«Chi è lei?», si informòSavelli subitodopo, appena i due attraversarono le colonnea spiraledi

marmochedelimitavano l’ingresso.Stava inpiedi, losguardovigilee l’aspetto rubicondo.Potevaavereunasessantinad’anni,eraminutoepiùbassodialmenouna testadiHenkel. Ilvoltoerabenrasato e i capelli biondo cenere, che gli cingevano la nuca e coprivano parte della fronte con unvistosoriporto,eranoperfettamentepettinati.Nonostantel’ora,sembravaappenauscitodalbarbiere.Henkel fece una smorfia e tese il braccio con la pistola verso di lui. «So dei due milioni», lo

ammonì, senza giri di parole. Immaginava che le telecamere di sorveglianza lo avessero ripreso,quindiavevaiminuticontati.«Rispondaallemiedomandeenonleaccadrànulla».Savelli indugiò, in silenzio, spostando il peso da un piede all’altro. Poi, dopo qualche secondo,

guardòilsuosegretario.«Ètuttoapposto,Leandro.Tornaaletto.Socosavuoleilnostroospite».Ilgiovaneparvetitubante,maallafinefufelicediscompariredietrounaportacopertadaunfine

tendaggio.«Sachisono,vero?».Henkelriposel’armanelgiubbotto.Ilsuobersaglioerainerme:impalatonel

centro di un locale sontuoso, che paragonato all’alloggio di Perrone sembrava la reggia diVersailles.«Immaginavosarebbearrivatoqualcuno,maaddiritturailcanedaguardiadelpontefice…».«Dove sono i rotoli?». L’agente dell’SSV non cadde nella provocazione. «Per ora non sono

interessatoalsuoattico,néaifondichehautilizzatoperristrutturarlo».«Èvenutofinquipernulla,signorHenkel»,lorimbeccòSavellie,incurantedell’intruso,sidiresse

all’angolobar. «Si trattavadi reperti troppo importanti per lasciare che se li aggiudicassequalchefanatico.Temoperòchesiaarrivatotardi!».

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Henkelavanzòsulpavimentodimarmolucenteesifermòsottoungrandelampadariodicristallo.IlprefettodegliArchiviSegretieraimmobileconduecaliciinmano,ilvisoimpassibile.«C’èstatounattentato,l’avràsaputo…».Gliporseunbicchiere,mal’agentenonmosseunditoper

prenderlo.SavellinonsembròpreoccuparseneeandòversounsalottinoLuigiXIV.«Èvero:avevopredisposto i documentiper l’asta e avevodovuto arrangiarmivelocemente a trovare la coperturafinanziaria.Purtroppoèstatotuttoinutile;qualcunohagiocatod’anticipo».«Nonlecredo».Henkelscosseilcapoe,ripensandoalleparolediVanBuuren,loaccusò:«C’èlei

dietroilfurto!».Ilprefettosorriseappenaesilasciòcaderesuisofficicuscinidivellutocolorcrema.«Francamente

nonmiinteressaciòchecrede…tuttaviapossoprovarlecheiononc’entro».Savelligesticolòconlamanoeindicòilgrandetavolodicristalloallespalledell’agente.Soprafacevanobellamostradiséduevasidifioriconcomposizionidicalleegigli.Accantoc’erauncomputerportatilechiuso.«Loapra».HenkeleseguìeilMacBookAirsiacceseall’istante.«Quellochevedeèilportaled’accessoauncontooffshore.Iduemilionicheleihascopertosono

ancoratuttilì.Compresalacauzione».Andreas si concentrò sulla schermata che aveva di fronte. Si vedevano il saldo e i movimenti

eseguiti.Ineffetti,l’unicoversamentosuquelcontoeraditregiorniprima:2.000.000,00.C’erapoiunsolobonificoinuscitadiduecentomilaeuroafavoredellacasad’aste,cheperòerastatostornatoilpomeriggioprecedente.«…Vistochelacauzioneèstataappenarestituita,potràimmaginarechel’astanonèandatacomeci

auguravamo».Savellisistavariferendoalfattochenelleproceduredigaralacauzioneprovvisoria–ovverol’importocorrispostoinanticipoperrenderecredibilel’interesseperundeterminatolotto–vieneresaatuttiipartecipantichenonsianorisultativincitori.«Sulfattocheirotolinonsianostativendutinoncisonodubbi»,sottolineòHenkel.Intanto,conil

trackpad,cambiòschermataperassicurarsichequellepaginenoncontenesseroqualchetrabocchettostudiatoadarte.«Soacosastapensando…maorganizzareunattentatoconisoldidelVaticano,perquantopossano

parlarmaledime,nonèproprionelmiostile.Potràinoltreimmaginarequantosianoimportantiedelicatiqueirotolidipapiro».L’agentedell’SSVlofissò.Lotrovavaspregevole,maidaticheavevavistosulcomputer,dandoper

scontatochenonpotevanoesserestatipreparatiinanticipo,sembravanocredibili.Cosìcomelasuastoria. Oltretutto, se il prefetto aveva dovuto occultare dei fondi neri per partecipare all’asta,evidentementenonavevaaltredisponibilitàdidenaro.Nonavrebbequindineppurepotutopagaredeimercenari,comepensaval’olandese.«La domanda che mi faccio da questa mattina è la seguente», rincarò la dose Savelli, vedendo

Henkeldubbioso.«Chiciguadagnadalfurto?Oltreailadristessi,intendo».«Stainsinuandochedietrol’attentatocipotrebbeesserelacasad’aste?Unatruffaall’assicurazione

forse?»«Questo non lo so… quello di cui sono certo è che i Lloyd’s di Londra staccheranno un

considerevoleassegnoafavorediPaolini»,concluseilprefetto.«Sevuoleirotoli,comelivoglioio,leconsigliodiseguireildenaro.Disolitoèunbuoninizio».

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Firenze.07:20.ViolaPuccinieilcapitanoArutasipresentaronoacasadiAtilioGarcíaPaolinidibuon’ora.L’uomo,nipotedellostoricofondatoredellaprestigiosacasad’astefiorentina,abitavainborgoSan

Jacopo, poco distante da Ponte Vecchio. Era una via stretta e buia, delimitata da imponenti torrimedioevalieedificidall’aspettoaustero.Iduecarabinieriraggiunseroilpalazzoapiedi,dopoaverparcheggiatolagazzellasulmarciapiede

all’incrocioconviaDèBelfredelli.«Buongiorno»,esordìAruta,sollevandoilberrettoconlafiamma.«SonoilcapitanoFabioArutae

questa è la mia collega, sottotenente Puccini del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Grazie peraverciricevutocosìpresto».Paolinisorrisee li invitòaentrare. Indossavauncompletoblu impeccabilee ilviso,squadratoe

conunamandibolaprominente,eraabbronzatoeperfettamenterasato.«Hogiàparlatoconivostricolleghialungonellescorseore…quellocheèsuccessoèstatoterribile.Misentoresponsabile,inqualchemodo».«L’attentatodi ierimattinapurtroppoèsullepaginedi tutti igiornali»,confermòilcapitano,con

un’espressionedirammarico.«Manoisiamoquiperunmotivodifferente».«Ladocumentazionedeirepertirubatieraaposto,seèquestochemistatedomandando».Mentre

parlavafececennoaiduemilitaridiaccomodarsisuundivanopocodistantedall’ingresso.Eraunastanza molto luminosa. Dalle finestre si intravedeva la cupola del Brunelleschi rischiarata da unraggio di sole che si faceva largo tra le nuvole. «Sono reperti rinvenuti all’estero e importatilegalmente. La sovrintendenza mi ha fornito tutte le necessarie autorizzazioni per la temporaneaimportazione».Arutasorrise.Sapevacheperungalleristavendereoggettidiquel tipopotevacomportarealcune

difficoltàburocratiche.Laleggeinmateriadibeniculturalieramoltorigidaeimpedivadiesportareirepertirinvenutinelterritorioitaliano.QuellaeralaragioneperlaqualePaoliniavevasottolineatocheirotolieranostatitrovatiall’estero.«Nonsipreoccupi,sonocertoche,comeleidice,ètuttoinordine»,lorassicuròilcapitano.«Ilmotivopercuisiamovenutiquièquest’uomo.Seloricorda?».Gli mostrò una fotografia di Lamberto Zonca, un fotogramma ripreso dalle telecamere dellastazione.Paolinitiròunsospirodisollievo,l’immagineincollatadavantialsuonaso.«Sì,èundomenicano

diBologna.Eramoltointeressatoallanostraasta».Annuìinmodoconvinto,primafissandoArutaepoiguardandoViola.«Cosa ci può dire di lui?», chiese ancora il capitano, sedendosi di fronte al padrone di casa e

accavallandolegambe.«Non molto… ha visionato i rotoli alcuni giorni prima dell’incanto e poi, come gli altri, ha

presentatoidocumentiperpartecipare».«Leerasembratounesperto?».Viola,cheerarimastainpiedi,quasiindisparte,siavvicinòdiun

passo.

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«Decisamente», rispose Paolini. «Voleva sapere la provenienza esatta, il nome del proprietario,qualiesamisonostatifattiperaccertareladatazionedelreperto».«Leicosaharisposto?»«Laverità:chenonconosco ilproprietariodei rotolieche lapartevenditriceè rappresentatada

unostudiolegalesvizzero.IpapirisonostatirinvenuticircaunannofainIslanda,sepoltichissàdovesottounghiacciaio».«Manoscritti degli Illuminati: si trattava di testi biblici, giusto?», insistette Viola. «Lei ha avuto

mododileggerli?Cosaavevanoditantoparticolaredagiustificareunfurtocosìsanguinoso?».Paolini fece spallucce.«Ovviamente iononsonounesperto.Tuttavia sonostato l’unicoapoterli

visionare, oltre ai potenziali acquirenti, per volere del proprietario. Le posso dire che eranoquattordicirotolidipapiroscritti inebraicoegreco,probabilmentebenpiùantichideimanoscrittidelMarMorto.Sulcontenutononcredodipoterleforniregrandiinformazioni…».Sipassòlamanosudata suipantaloniepoiproseguì.«Hofotografatopersonalmentealcunipassaggi,ma immaginocheancheperibiblistipiùpreparatilalorocomprensioneavrebberichiestomesi,senonanni…».«Ha avuto modo di preparare l’elenco che le ho chiesto al telefono?», incalzò il capitano,

riportandoildiscorsosuciòchegliinteressava.Usòuntonoinsofferente,quasiseccatocheViolasifosseintromessa.«Certo».L’uomoestrassedallagiaccaunfogliopiegatoinquattropartieloporseallagiovane,che

glierapiùvicina.«Lìcisonotuttiinomi,acominciaredalvostrofrate.Lihovistisolounpaiodivolte,mameliricordobene:c’eraunuomod’affarirusso,untizioisraeliano,unanobildonnacheaffermavadiessereinglesemacheavevaunlieveaccentoamericano…».«Laprocedura sceltaper l’asta è stataunpo’particolare», lo interruppeAruta. «In televisione ci

hannoabituatoavedererialzifattiall’ultimoistante,palettechesialzanoimprovvisamente…coseunpo’scenografiche,insomma.Perchéinveceavetesceltoquestosistemadioffertaprivata?»«Offertasegreta»,locorressePaolini,accavallandolegambe.«Nonèunaproceduracosìanomala:

lasiusaperlopiùinambitolegale.SiamoneitempidiEBAYechiunquepuògiocarealrialzo.Noicerchiamodi farequalcosadipiùparticolare.Ecomunque,vistoche ipartecipantidevonoversareunacauzione,abbiamoilvantaggiodiconoscereprimal’identitàdegliofferenti».«In effetti, se fosse stata un’asta tradizionale non avremmo avuto questo elenco… una bella

fortuna»,concordòViola, leggendola lista. Inomiegli indirizzieranoincolonnatiordinatamente,con la data di presentazione dei documenti. «Ho un’altra domanda: fra’Zonca le hamaimostratoquesta missiva?». Mostrò la copia della lettera scritta in latino rinvenuta accanto al corpo deldomenicano.«Assolutamente no». Paolini scosse la testa ripetutamente. Apparve convinto. «Credete che quel

fratesiacoinvoltoinqualchemodonelfurto?»«Stiamo raccogliendo elementi per permettere al pubblico ministero di fare delle ipotesi più

accurate… è troppo presto per dirlo». Il capitano si alzò in piedi. «Un’ultima domanda. Lei eraassicurato,giusto?».Pochiminuti dopo, i duemilitari uscirono dal palazzo e si diressero verso l’auto, parcheggiata

all’ombradiunoleandro.Nessuno dei due notò il grosso scooter che si era fermato all’inizio di borgo San Jacopo. Il

guidatore, un uomomuscoloso e tarchiato, con un vistoso crocifisso al collo, si tolse il casco esbirciòversolefinestrediPaolini.

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Regionedell’Azerbaigianorientale,Norddell’Iran.Nellostessoistante.-62:29:48alladeadline.Stella riprese conoscenza che il sole era già alto. La Toyota era accartocciata su se stessa, un

ammassodilamierecontortecircondatodarocceearbusti.Siguardòattorno:l’autistael’olandesesembravanosvenuti,mentreladonnaaccantoaleierainun

lagodi sangue.Rabbrividì:unodeimontantidell’auto le fuoriuscivadallo stomacoe laboccaeraspalancatainun’estremasmorfiadidolore.Terrorizzata,volselosguardoaltrove,verificandodiesseretuttaintera.Provòamuoverelemani,

intorpidite dai sedativi, e ci riuscì. Si strappò il catetere dal braccio e cercò di liberare le gambeincastratesottoilsedileanteriore.Undolore lancinante lacostrinseafermarsi.Sullacosciadestrasivedevaunamacchiadisangue

che partiva dall’inguine e si fermava quasi al ginocchio. Tastò la ferita con i polpastrelli, pervalutarnelagravità,ottenendoilsoloeffettodiacuireildolore.Provòamuoversidinuovoedopoavereliberatol’altragambariuscìasporgersiconilbustofuori

dal finestrino.L’autoeracompletamente ribaltataquindi,cercandodivincere le lancinanti fitteallacoscia,provòastrisciarefuoridischiena.Ciriuscìdopoduetentativiesitrascinòperalcunimetrilontanodalveicolo.Lagambalefacevamoltomale.Sidomandòselaferitanonavesseintaccatol’arteriafemorale.“DàiStella,celapuoifare”,sifeceforza,muovendosiall’indietroeprovandoadalzarsiinpiedi.Mentrecercavadiaggrapparsial troncodiunalberoscrutò inalto,verso lamontagna.Aquanto

pareva,lamulattierasieraletteralmentesbriciolataalpassaggiodell’auto.Eradecisamentefortunataaessereancoraviva.PerunistantesidomandòchefineavesserofattolealtredueToyota.Manonimportava.Lapriorità

adesso era fuggire e chiedere aiuto, prima che l’autista e l’olandese si svegliassero… sempre chefosseroancoravivi.Si voltò di centottanta gradi, cercando d’orientarsi. Si trovava in una vallata verdeggiante, l’aria

gelidaerarefatta.Aguzzòl’udito:sisentivanoalcuniuccellicinguettareeunsuonosimilealversodiungabbiano.Inlontananzasiriuscivaaudireloscrosciodiuncorsod’acqua.Nonsembravatroppodistante,forseavrebbepotutoraggiungerlo.LedueToyotascampateallafranaavevanolocalizzatoquasisubitolaposizioneesattadella terza

auto.Ilterremotodeigiorniprecedentievidentementedovevaaveredanneggiatoanchelamulattiera,che

eracrollataalsemplicepassaggiodelprimoveicolo.Equelloerailmotivoprincipaleperilqualenonavevanoancoraraggiuntoilorocompagni:nellazonanonc’eranoaltrestrade.«Daquiholavisualeostruita»,disseallaradioungiovanedaicapellibionditagliatiaspazzola.Era

a piedi, sul fianco della montagna, insieme a due militari e a una guida di Tabriz. «Procediamoancoraperuncentinaiodimetri».

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«Dovrebbeesseredietroquelcostone»,chiarìunavocedidonna.Lacordatasceseperunaltrobreve tratto.Poi, ilprimodella filasibloccòdicolpo.«Eccola.La

vedo»,urlògesticolandoconlamano.LaToyotaera infondoallascarpata,accartocciatacomeunascatolettadi tonnoe incastratasotto

alcuniarbusti.«Hermanèvivo?»,domandòladonnanell’auricolare.I quattro si avvicinarono lentamente, facendosi largo tra licheni e arbusti. La vallata era

completamente al sole, anche se la temperatura era bassa. Poco distante c’era un camoscio cheosservavalascenacondistacco.«Lapiùgiovaneèmorta»,constatòunodeimilitariappenagiuntoneipressidellunottoposteriore.

Teneval’AK-47atracollaelemaniappoggiateallascoccadellaToyota.Dallaparteoppostasiavvicinòilbiondo,chesiabbassòpervederedentrol’abitacolo.«Ceneavetemessoditempo!»,liapostrofòunavocetremolante.«Èvivo»,gridòl’uomo.«Venitedaquestaparte.Hermanèvivo!».Iduemilitaririfeceroilgirodell’auto,incespicandonelterrenomorbido,esipiazzaronodavanti

allo sportello. A parte un’escoriazione sulla fronte, sembrava che lo scienziato stesse bene.Gesticolava,indicandoilfinestrino.«Sonoincastrato»,sospiròlentamente.«Malaragazzaèfuggita.Primatrovatelei!».Stellacamminavaafatica,appoggiandosiagliarbustieallerocce.Ogni passo era piùdolorosodel precedente. I pantaloni del pigiama, che indossava ancoradalla

seraprima,eranocompletamenteimpregnatidisangue.Laferitadovevaessersiapertadipiù,malastoffaeracosìappiccicataallapellechenonriuscivaavederlabene.Volselosguardodavantiasé.Lìlavallatasistringeva,c’eranounpratotempestatodifiorigiallie

sullosfondoalcunialberiadaltofusto.Sivedevanoanchediverseroccescurecopertedimuschio.Loscrosciodell’acquaerasemprepiùvicino.Improvvisamente udì una voce, dietro di lei. «Venite da questa parte.Herman è vivo!», annunciò

qualcunoininglese.Eranoisuoiinseguitori.Seavevanoraggiuntol’autosisarebberoaccortiimmediatamentechelei

nonc’era.Avevapochiminutiperfuggire.Maperandaredove?Sispostòdiqualchepassoancora.Superòunaseriediarbustiesitrovòinunapiccolacaldera,più

bassadelterrenocircostante.Lo sciabordio proveniva da lì. Si sporse e tra le rocce vide uno zampillio. Era un torrente

sotterraneo, che scorreva schizzando e spruzzando acqua gelata. Dalla sua posizione soprelevata,attraversoun’aperturanelterreno,senescorgevasolounapiccolaporzione,manonsembravapiùprofondodiunmetro.Eracomesestesseguardandouncanalefognariodasoprauntombino.«Daquestaparte»,gridòunavoce,moltovicina,probabilmentedietroaglialberi.Non aveva scelta. Non sarebbe mai riuscita a fuggire con quella ferita sulla gamba. Ma forse

avrebbepotutonascondersi…Sisdraiòsulbordodelladepressioneelentamentesicalònellafenditura,largapocopiùdellesue

spalle.«Nell’auto c’era sangue.È ferita.Nonpuò essere andata lontano», esclamòunodei duemilitari,

scrutandoconunpiccolobinocoloZeissindirezionedellavallata.«Iovadoversoqueifaggi.Voidue

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verificatedall’altraparte».Ilgrupposidiviseindue.Ilbiondoconlaradioeunodeidueuominiarmatisiarrampicaronosu

un’altura,mentrel’altrosidiresseaunfilaredialberi.«Èpassatadiqui»,notòlaguida,unuomodallafoltabarbasaleepepeegliocchiettiscavati.«Si

vedonoleimpronte.Losentitequestorumore?»«Èunfiume?Untorrente?».L’uomoannuì,andandoversonord.«Vienedaquellaparte».I due si spostarono. Superarono alcune querce e si trovarono davanti un gruppetto di tur, capre

selvatichecondellelunghecornachebrucavanol’erba.Ilmilitare,aiutandosiconunbastone,avanzòancoratragliarbustieinfinesitrovòdavantiauna

depressionedelterreno.Laterracircostanteerasmossa,comesecifossestatouncrollorecente.Infondoallacalderasivedevaunafendituranellapietrabasalticaealcunemacchiedisangue.«Qui c’è qualcosa». Sorridendo, indicò l’accesso al torrente sotterraneo. Si avvicinò, puntò il

kalashnikovesisporsepervederedentro.EStella era lì, immersa fino allavitanell’acquagelata.Era appoggiata con la schiena ad alcune

rocceesembravafaticasseaopporsiallacorrente.Appenavideilsuoinseguitore,chiusegliocchiesilimitòadalzarelemani.

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Firenze.08:10.“Ciòchetoccadiventaoro”.Quellamassimaavevacaratterizzatol’attivitàdiAtilioGarcíaPaolini

findaquandoavevaereditatolacasad’astedalnonno,quindicianniprima.Lavoravanello splendidopalazzoprogettato daLucaBeltrami fin da ragazzino.Subito dopogli

studinegliStatiUnitierastatoassuntosottofalsonomenell’aziendadifamiglia.Avevainiziatodalbasso,facendoilgarzoneeoccupandosideiritiriedelleconsegne,mainpocotempoilnonnogliavevaaffidatocompitidimaggiorrilievo.All’etàdiventicinqueannierastatonominatopresidentedellaholdingdifamiglia.Cinqueannipiù

tardiavevaricevutoiltimonedellacasad’aste.Il nome PaoliniCA era conosciuto in tutto il mondo. Nato nel 1936 come negozio di arredi, la

qualitàdeipezzi invenditaavevafattosìche l’attivitàcrescessemoltovelocemente.GiàneglianniCinquantaaveva sedi,oltrecheaFirenze, aLondraeNewYork.Attraverso i suoibanditori eranopassatioggettid’arteedicollezionismodirarovalore.E poi erano cambiati i tempi. Negli anni Novanta, con l’arrivo di internet, erano nate forme

alternativediaste.NEL2001eraarrivatoinItaliaeBayeavevarivoluzionatoilmercato.LaPaoliniCA,per come era stata costruita e gestita, non avrebbemai potuto competere in quelmondo del tuttonuovo.Così,ilfondatoreLuisPaolini,nonnodiAtilioGarcía,avevadecisodifareunpassoindietroedi

cederelacasad’astealnipote.Inbrevetempo,l’alloratrentennegiovanemanageravevaimpostatouncambiamentostrutturale,pervenireincontroaunmercatosemprepiùesigente.Avevalanciatounsitointernetantagonistaallapiattaformaamericanaepuntatoaunamaggiorcompetitività.“Splendidioggettialprezzogiusto”,erailmottodell’azienda.Einquindicianni,sottolaguidadi

AtilioGarcía,lacasad’astePaolinieradiventataunadelleprimerealtàsulpianointernazionale.Tutto fino alla mattina precedente, quando un attentato in piena regola aveva demolito la fama

conquistatainottant’annidistoria.«Sì»,sbottòalcellulareAtilioGarcía.Eraappenauscitodalsuoappartamento,subitodopoche i

duecarabinierisieranocongedati,ecamminavaspeditolungoborgoSanJacopo.«Questastoriamiègiàcostataunmilionedieuro!Senzacontareildannod’immagine».Glipiacevapasseggiareperlacittàlamattinapresto,quandolefrottedituristinonavevanoancora

cominciato l’invasione giornaliera. Più di tutto amava percorrere il breve tratto di strada checollegava, attraverso il centro storico, la casa d’aste affacciata su piazza della Signoria, al suoappartamento.«Non mi interessa che problemi hai. Qui ci giochiamo tutto!», esclamò al telefono, furibondo.

Dietro di lui lo strombettio fastidioso di un motorino lo costrinse a interrompersi. «Attivati conl’assicurazione»,proseguìpoi.Nelfrattempovoltòasinistra,infilandositraitendonidiPonteVecchio.Leimpostedellebotteghe

eranoancoraserratee,aparteunaddettodelComunechepulivalastrada,ingirononc’eranessun

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altro.Appena fu ametà del ponte contemplò l’Arno. Le sue acque erano scure e dalla parte dellaGalleriadegliUffizisembravanoconfondersiconilcieloplumbeo.«Vabene», ripetépiùvolte al cellulare.Noneracontentodi comesi eramessaquella telefonata.

D’altraparte,dopociòcheerasuccessolamattinaprecedente,l’assicurazioneeral’unicasperanzadinonrimetterciunafortuna.Pocoimportavacheicarabinieriavesseroinsinuatocheilfurtofosseunasortaditentativoditruffa.Nonavevanoproveperdimostrarlo.Chiuselatelefonatapochiistantidopoesifermòarespirarel’ariamattutina,legambelargheegli

occhichiusi.All’improvviso,ilronzaredelmotorinocheavevauditopochiistantiprimasifecepiùintenso.Si voltò di colpo, sapendo che non era ammessa la circolazione di veicoli a motore su Ponte

Vecchio.Stavaperfinoperdirequalcosa.Mairimproveriglirimaserobloccatiingola.Loscootersuperòilnetturbino.Ilmotociclistaincrociòlosguardodell’addettodelComuneeproseguìdritto.Sifermòaunmetro

dalui.Paoliniesaminò il suovoltoanonimomentre l’uomoestraevadallagiaccaunapiccola rivoltella

nera.Selavidepuntareaddossoe,primachepotessecapireperché,udìilprimodeitrespari.Ilgalleristasiaccasciòaterra,ilventresanguinante.L’ultimacosachevidefulastatuaaBenvenuto

Cellinichevenivainghiottitadalbuio.

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Firenze.08:50.La sededelNucleoTutelaPatrimonioCulturale diFirenze si trovava a palazzoPitti, un edificio

massiccioeausterochedominadall’altoilquartiered’Oltrarno.Lagazzelladei carabinierivi arrivòpocoprimadellenovee si fermòdi fronteall’ingressodel

giardino di Boboli.Aveva appena lasciato piazza della Signoria, dove aveva accompagnato FabioArutaeViolaPuccini. IlcolloquioconPaolininoneraservitoanullaecosì,primadiriportare laragazzaalsuocomando,ilcapitanoeravolutotornareallacasad’aste.Ilnuovosopralluogo,tuttavia,nonavevafornitoelementichecollegasserol’attentatoallamortedelfrate.«Grazieperilsuoaiuto».Aruta,sedutosulsediledelpasseggero,sivoltòversoViola,cheinvecesi

eraaccomodatadietro.Mentrepronunciavaquelleparolesorriseall’autista,manellasuaespressionenon c’era divertimento. L’idea di chiamare un esperto del Nucleo era stata del superiore dellaragazza, ildottorRandazzo,e luinonneerastatoparticolarmentefelice.Soprattuttoquandoavevasaputoilnomedelsottotenentechegliavevanoassegnato.ViolaPuccinipassavaperuna raccomandatadi ferro senzaparticolareesperienza.Unachedopo

l’Accademia e pochi anni di Compagnia era stata trasferita esattamente dove i maligni avevanoprevistosarebbeandata.Ilpadre,ilmiticoAchillePuccini,erastatounodeicomandantipiùstimatidelNucleoperlatutela

del patrimonio. Purtroppo, era diventato suomalgrado un eroe nazionale.Nel 2003, quando era acapodell’operazioneAnticaBabiloniainIraq–lamissionecondottadaicarabinierinell’ambitodellaMSU,laForzaMultinazionalediPace–avevatrovatolamorteinunterribileattentato.Viola, all’epocamolto giovane, avevapreso la parola durante il suo funerale. Pur pronunciando

paroledureavevaricordatoilgrandeamoredelpadreperilcorpodeicarabinieri.«Amaval’Armapiùdellasuafamiglia»,avevadetto,conlelacrimeagliocchi.«Perlui,proteggere

i beni culturali era una ragione di vita.Noi tutti siamo chiamati a raccogliere la sua eredità.Nonpermettiamochesiamortoinutilmente!».I maligni sostenevano che il dottor Randazzo, amico fraterno di Achille, fosse rimasto molto

colpitodallesueparole.Sidicevachel’avessepresainsimpatiaechefossestatoluiaconvincerlaaentrareneicarabinieri.Uscitadall’Accademia,ViolasieracosìperfezionataallaScuolaUfficialidiRomaepoierastata

assegnata, come sottotenente, alla compagnia di Gallarate. Lì si era occupata per lo più di reatiminori,truffeconcartedicreditoetrafficodidocumentifalsi.Successivamenteeraarrivatol’ultimopasso, quello che i più le contestavano: anche se era priva di esperienza, era stata destinata dalComandoGeneraledell’Armaalnucleoincuiavevalavoratosuopadre.«Quindièconvintochel’attentatoelamortediZoncanonsianocollegati?».Violasisporsetrai

duesedili.«Lei cosa crede, sottotenente?». Aruta fece schioccare le nocche delle mani e si voltò verso la

chiesadiSantaFelicita.

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«Iononcredoallecoincidenze»,risposeleisorridendo.«LaletteradelMilleduecentopotrebbeinqualchemodo essere connessa alla Bibbia rubata, o comunque fornire elementi utili. Come le hoaccennato,però,iltestononèperfettamenteleggibile.Potrebbevalerelapenavisionarel’originaleaBologna».Violafeceunapausa.«Seritienepossooccuparmenepersonalmente…».«Vabene.Facciapure,selocredeutile»,lacongedòilcapitano,purritenendolodeltuttosuperfluo.

«Sehanovitànonesitiacontattarmi».Perunsecondo la ragazza rimase immobile.Avevaqualcosa sullapuntadella linguae sembrava

indecisaseaggiungerloomeno.Allafine,seppurcontimidezza,provò:«Epoic’èPaolini…Permenascondequalcosa!».«Cosaintende?».Arutasivoltòversodilei,conl’espressionedichièinfastiditodalronziodiuna

mosca.Nonvolevadarle l’impressionediesserescortese,equindi,seppuramalincuore,decisediascoltarla.«Perlui,aifinieconomici,vendereirotoliofarselirubarenonfacevamoltadifferenza,vistoche

l’assicurazionelorisarcirà».«Questononlocollegaalfrateucciso,però»,fecenotareilsuperiore.«Néfornisceelementiper

ritenerecheilfurtodellaBibbiasiainqualchemodoconnessoall’omicidio».Viola non replicò ulteriormente. Era evidente che il capitano non vedeva l’ora di togliersela di

torno.Ma era troppo orgogliosa e sicura di sé per prendersela. Era convinta di essere un ottimocarabiniereesapevadiavereottenutoquelpostosolograzieaisuoimeriti.La sua carriera nell’Arma non era stata facile come i maligni credevano. Fin da quando aveva

messopiedeall’AccademiadiModenanonleavevanoriservatoalcuntrattamentodiriguardo.Maeragiusto così: era stata trattata come tutti gli altri allievi. Le avevano rasato i capelli e l’avevanoalloggiata in camerate di soli uomini. Era stata sottoposta allo stesso duro addestramento, fatto dipercorsidiguerra,flessioniepiegamenti,eavevaperfinorispettatoglistessistandard.InquelmomentoilcellularediArutasquillò.«Sì?»,grugnìilcapitano.Inpochiistanti,illievesorrisocheancoraavevadipintosullelabbra,si

trasformòinun’espressionedura.«Quando?»,domandò,brusco.Violalofissò,insilenzio,prontaascenderedallamacchina.«Va bene. Arriviamo». Aruta chiuse la comunicazione, un’espressione rancorosa negli occhi.

«Aspetti…».«Perché?»«Forsefabeneanoncredereallecoincidenze.Paolini.Èstatoappenaassassinato».Viola non parve particolarmente colpita dalla notizia. «Se contiamo Zonca e anche i due morti

durantel’attentato,quindiilbilanciosaleaquattro…Unpo’troppiperritenerlicriminiindipendentil’unodaglialtri».Ilcapitanosipassòunditosulmento,scrutandonelvuoto.«Aquestopunto,sottotenente,selasua

teoriaècorretta,midomandocherazzadiBibbiapuòspingereaucciderequattropersone».

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Bologna,iniziodimaggiodell’anno1217.Elohìm.Quel termineebraicoloavevaperseguitatonegliultimidiecianni.Avevaprovatoa interpretarlo,

tradurlo,adattarloadaltrisignificatimaperquanteenergieavesseimpiegato,nonc’eramairiuscito.PoggidiMonteRenzoloeraunuomostimato,dottoecheperlametàdellasuavitasieradedicato

ai libri ealleSacreScritture.Oltreal latino, conosceva sia ilgrecoche l’ebraico.Eraun ferventecredenteeparteggiavaperlafamigliaguelfadeiGeremèi,cheproprioinqueigiornisieraunitaallaquintacrociatavolutadalnuovopapa.Proprio per quella ragione aveva custodito fino ad allora, in segreto e senza farne parola con

nessuno, irotolichegliavevainviatopiùdidiecianniprimaBonifaciodegliAleramici.Glistessirotolichecontenevanoquellaparola: ,Elohìm.“Nonneparleròmai”,sieradettoeripetutocostantemente,nelbuiodelsuostudio.Eneavevapiù

di una ragione: quei quattordici papiri rinvenuti in Terra Santa nascondevano un messaggiodirompente.Oltreallanarrazionediraccontibiblicichenonavevamaisentito,c’eranoinfattianchediverseversionidialcunilibridellaBibbiamoltodifferentidaquellecanoniche.Ledifformitàeranoacuitedalfattocheoltreall’ebraicononvocalizzatoriportatosuipapiri,ognifraseeraaccompagnatadaunatraduzioneingreco.La lettura così era facilitata esattamente come la comprensione del significato. E quel termine,

Elohìm, che nella Bibbia tradizionale era interpretato come sinonimo di “Signore” o “Eterno” o“Altissimo”,nellatraduzionegrecasuonavainmodomoltodiverso.DalDeuteronomio trascritto sui rotoli emergevaun significato terribile per un credente convinto

comelui.LaparteincuiDiodividevalenazioniestabilivaiconfinideipopolisecondoilnumerodeifiglid’Israele,coincidevainfatticonunfamosotestodiPlatone.NelCrizia,ilfilosofogreconarravacheitheoiebberoiterritorichedesideravanoaseguitodiuna

assegnazionedeglistessi.LastoriasembravadeltuttosimileaquellaraccontatainDeuteronomio32:si ritrovava perfino il concetto di Dio, il quale dopo aver distribuito le nazioni, governa il suopopolocomeunpastoreconilgregge.Mac’eraunadifferenzasostanziale.MentrenellaBibbia inebraicosiparlavadiElohìm,diDio,

nellaversionegrecaquellaparolaeratradottaproprioconl’identicotermineusatodaPlatone:theoi.Dèi,nonDio.Plurale.Purtroppo,quelsignificatoerafintroppochiaro.NeirotoliricevutidaBonifaciodegliAleramici,

dovesiparlavadiDiosifacevariferimentononaunDiounico,maaunapluralitàdidèi.Sequeitestidicevano il vero, il presupposto sul quale si fondava l’intera religione cattolica, il monoteismo,cadevainesorabilmente.Quelsegretopotevarivelarsi troppopericolosoancheper lui:papaInnocenzo III,mortoun anno

prima,avevainfatticondottounadurissimabattagliacontrogliereticicatarievaldesi.Leduedottrinecontestavano,ognunaasuomodo,laChiesadiRoma.Maciòcheprofessavanoerainsignificante,se

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paragonatoaciòchemesserPoggiritenevadiaverescoperto.Cosìera trascorsoun lungodecennio incui l’anzianomagisterdelloStudiumavevacontinuatoa

esaminareirotoliinsegreto.Avevacercatoelementiutiliaconfutarelasuateoriaequeitestieranodiventati un’ossessione. Più ne comprendeva il significato, però, più si rendeva conto che il suoproposito iniziale di tenere solo per sé quella scoperta non era più accettabile.ARomadovevanosapere…Elasuaoccasioneperfarelacosagiusta–quellachequalunquecristianoavrebbedovutofarecon

coraggio–allafineeraarrivata.Nel luglio precedente a Innocenzo III era succeduto papa Onorio III, teologo illustre e più

disponibile al dialogo. Dopo lunghe riflessioni Poggi si era così convinto che fosse lui l’uomogiustoacuisvelarelasuaverità.Quellamattina si vestì velocemente, impaziente dimettersi in viaggio. Indossò la tunica comoda

coloramaranto,lasopravvesteedellecalzegrigie.Afferròlabisaccia,sisciacquòilvisorugosoesubitodopoattraversòilbuiocorridoio,direttoalpianosottostante.LacampanadellachiesadiSanProcolostavasuonandolelaudi.Giuntonelcortile,constatòcongioiacheeratuttopronto:ilcarroerastatopreparatocomeaveva

richiesto,irotolieranostaticaricatiegliarmigerieranogiàinsellaallelorocavalcature.Avevanoimponentidagheallacinturaemostravanopolpacciebicipitimuscolosi.«Fra’ Ranuccio è già arrivato?», indagò messer Poggi, inspirando l’aria pervasa degli odori

terrigenideimansilimitrofi.«Eccomi,magister», sussurrò ildomenicano, avvoltonel suo saio ruvido,mentreavanzavadalla

zonad’ombra.«Alvostroservizio».Poggi lo guardò con affetto: eramagro comeuno stecco, pallido, con gli occhi ravvicinati e le

labbracontratte.Gliandòincontroel’abbracciò.«Grazieperesserevenuto».Iduesispostaronodiqualchepassoepoi l’anzianostudiosoestrasseunaletteradallabisacciadi

cuoio. «Custoditela per me, ve la affido. Roma è una città pericolosa. Se mi dovesse accaderequalcosapotresteudirevocinonveresulmioconto.Ebbene:nonvogliocheoltrealmioonorecivadadimezzoanchequellodiuncaroamicoscomparso».Ilfrateannuìcupoepreseilrotolo,sulqualesiintravedevaancorailsigillodegliAleramici.«Vela

restituiròalvostroritorno».

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Firenze,23ottobre.09:20.-60:39:43alladeadline.AndreasHenkelscrutòlapropriaimmagineriflessaneldisplaydell’orologio.Durante il viaggio finoaFirenze, si era reso conto chequeldispositivonon indicava soltanto il

conto alla rovescia.Premendo sullo schermo touch infatti, si potevano visualizzare altri parametribiometrici,conogniprobabilitàdiStella.C’eralapressionesanguigna,ibattiticardiacieunaseriedialtrivalorichenonerastatoingradodiidentificare.Era evidentequindi chequello smartwatch fosse collegatoviawireless ai rapitori.Ricordando il

lievefastidioalpolsoquandoglieloavevanoinfilato–simileallapunturadiunagocheentrasottopelle–,sospettòcheisuoiparametrivitalifosseromonitoratiallostessomodo.Nonpotevaessernecerto,maprobabilmenteanchelasuaposizioneerasottocontrollo.Se era così, adesso Herman Van Buuren, ammesso che fosse il suo vero nome, sapeva che si

trovavaaFirenze.La scelta di rimettersi in macchina era stata obbligata. Monsignor Savelli era stato fin troppo

convincente. Pur avendo ammesso di aver falsificato alcuni documenti, infatti, era evidente che ipapirinoneranoinsuopossesso.Certo,disicuronascondevaqualcosa,econogniprobabilitàavevaintenzionediservirsidilui,tuttavialasceltadiparlareconilgalleristaeradeltuttosensata.Purtroppoperòeraarrivatotardi.Quando,pochiminutiprima,avevaimboccatol’uscitadiFirenze

Impruneta,avevasentitoallaradiodeldelitto.Leinformazionieranoancorascarneeframmentarie,tuttaviagliavevanofornitoalmenoilluogoincuierastatoassassinatoAtilioGarcíaPaolini.Ecosìavevadecisodidareun’occhiata.InfilòlemaninelgiubbottoesiincamminòsulselciatodiPonteVecchio.PotéfaresolopochipassiperchéneipressidellagioielleriaGerardisostavanoalcuniagentidella

polizia locale, l’auto parcheggiata di traverso. Poco oltre si vedeva una decina di teste che simuovevano freneticamente senza una meta precisa. C’erano diversi uomini in uniforme e inlontananzasiscorgevailriflessobludeilampeggiantidiun’ambulanza.Henkel rifletté, immobile, con lo sguardo fisso sulla torre dei Mannelli imbacuccata per un

restauro.«Sechiamalapolizia,laguardiasvizzeraoanchesololarondadiquartiere,Stellamuoresubito…

eilnostroaccordosalta».LeistruzionidiVanBuureneranofintroppochiarema,senzarivelarechiera,difficilmenteavrebbepotutoottenereinformazioniutili.Verificòancoraildisplaydell’orologio:segnavasessantaorealladeadline.Duegiorniemezzo.Il

tempocontinuavaascorrereinesorabilmente.Nonavevascelta.EstrasseiltesserinodellaGendarmeriaesiavvicinòlentamente,facendosilargotraunnugolodi

curiosichesostavanosuviaPorSantaMaria.«Possofarlequalchedomanda?»,fece,rivoltoaun’agenteindivisa.Contemporaneamente,ViolaPuccinieraappoggiataallabalaustradiPonteVecchio,nellacampata

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centrale,difrontealbustodiBenvenutoCellini.Unpallidosolesiaffacciavadaoltre lacoltredinubie l’ariaerafreddae impregnatad’umidità.

L’Arno,bassoescuro,scorrevaplacidosottodilei.«È certo di non averlo visto in viso?», domandò il sottotenente al testimone che aveva assistito

all’omicidio.Il netturbino, minuto e intabarrato in un giaccone arancione, fece una smorfia. Aveva i capelli

bianchi e radi e la pelle butterata.Le labbra erano screpolate e lasciavano intravedereunnotevolespaziotragliincisivi.«L’hovistoperunafrazionedisecondo»,risposeconcalma,unlievefischionellavoce.«Dadovearrivavaesattamente?».ViolafecepassarelosguardodaltestimonealcapitanoAruta,che

stavaparlandoconunappuntato.Eraacinquemetridalei,neipressidellacancellatadelmonumento,acuieranoattaccatecentinaiadilucchetti.Ilcadavereeraancoralì,giratosuunfiancoecopertodaunlenzuolo.«VenivadalLungarno…manonhovistodadove»,bofonchiòilnetturbino.«Chetipodimotoveicologuidava?Seloricorda?»«Unoscooter.Grosso.Grigio.Oforsenero…».Violascosseilcapoimpercettibilmente,mainsistette:«Ricordalatarga?Oalmenolamarca?».L’uomo,conlosguardovuoto,fececennodino.«Miracconticosaèaccadutodopocheloscooterl’hasuperata».«Niente.Sièfermatolì».Gesticolò,indicandoilcorpoperterra.«Iltiziohaestrattounapistolaeha

sparato.Èsuccessotuttoinunattimo…».«Enonsisonoparlati?L’aggressoreèsemplicementearrivato,sièfermato,hasparatoeseneè

andato?». Viola era incredula, oltre che irritata. Quella conversazione non l’avrebbe portata danessunaparte.Iltestimonefecespallucce,mainquell’istantelaradiodiunodeicarabinieri,pocolontanodalei,

gracchiò.«Chi?»,riuscìaudireViola.«Unattimo».Una voce femminile parlò velocemente attraverso l’altoparlante. Poi l’agente alzò il capo, l’aria

timorosa.«Cosasuccede?»,glichieselei.«C’èunuomo»,indugiòilcollega.Sembravanonvolesseproseguirelafrase.«Dicediesseredella

Gendarmeria Vaticana…E di avere notizie importanti. Vuole parlare con qualcuno che si occupadell’indagine».«Gendarmeria?». Il viso di Viola si illuminò di colpo. Il Vaticano si interessava al caso? Forse

dunqueeraveroche laBibbia rubataeraconnessa,come leicredeva,aquegliomicidi.«Lo facciapassare».Quandolaradiodell’agentedellapoliziaemiseunnuovosibilo,pochiistantipiùtardi, ilgigante

soprannominato il Toro era poco distante. Stava in piedi, tra i numerosi curiosi assiepati sulLungarnodegliAcciaiuoliefissavacongrandestuporeilvisodiAndreasHenkel.Dopo aver sparato a Paolini era tornato sul luogo del delitto. Sperava che qualcuno dei suoi

obiettivi si facesse vivo e gli facilitasse il compito.Ma invece di trovare ciò che si aspettava eracomparsalafiguramuscolosadiHenkel.Loconoscevabeneesapevachetrovarselolìeraunproblemaperilprosieguodellamissione.Ungrossoproblema.

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MiselamanosulcalciodellasuaBerettaPX4Stormeperunsecondovalutòseprendereiniziative.StudiòancoraHenkel.Laspiadell’SSVparlavaanimatamenteconlapoliziottaegesticolavaapochimetri da lui.Non passò un secondo che lo vide sorridere, stringere lamano all’agente e avviarsiversoilcentrodelponte.IlTorosospiròesimordicchiòillabbro.Decisechenonpotevaprendereiniziativesenzasaperese

Henkelfosseaconoscenzadellamissione.Sivoltòdallaparteoppostae, invecediestrarrel’arma,afferròlosmartphone.ComposeunnumerodiVeneziaeattese.

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Venezia.09:25.IlcolpodelbatacchiosulsupportodibronzorisuonòcomeuntuononellachiesadisanGiovanni

BattistainBragora.L’agentespecialeGrahamDawebattéipiedisulsagratodicampoBandieraeMoro,pocodistante

dapiazzaSanMarco,eattese.Ilcielogrigiominacciavapioggiaelapiccolapiazzaaformadipentagonoerabattutadaunvento

gelidoprovenientedallalaguna.Davanti a lui, la facciata scarna della chiesa aveva un aspetto sinistro. La lunetta gotica che

sovrastava l’ingresso era scrostata e, per quanto Dawe si sforzasse, non riusciva a capire cosaraffigurasse.Dopo una trentina di secondi il portone fu aperto e comparve un anziano gobbo con un paio di

grandiocchialineri.«MimandamonsignorSavelli»,esordìl’agente.Cometuttiglioperatividell’SSV,primadipassare

alserviziodiSantaRomanaChiesa,erastatodipendentediun’intelligencestraniera.Avevaquarantacinqueanni,unfisicominuto,unvisosquadratoconlelentigginichecoprivanoil

nasoaffilato,efolticapellibiondiconlarigadilato.PerunventennioavevalavoratonellaCIA.DallabaseamericanadiCampEderle,vicinoVicenza,avevacoordinatolamaggiorpartedellemissionitrailMedioOrienteel’Africa.Moltepersoneeranomorteacausadeisuoiordiniealcunigovernieranostatiperfinorovesciati.Lui,però,avevasemprecercatoditeneredistintalasuavitaprivatadaquellalavorativa.Avevasempreeseguitogliordinienonsieramaifattotroppedomande.Era un uomo rude, sicuro di sé, e aveva sempre creduto che nulla l’avrebbe mai potuto

impressionare. Almeno fino al 2009, quando le sue certezze avevano cominciato a vacillare. Sitrovava in Somalia, il Paese era fuori controllo e i guerriglieri del movimento Al Shabaabcompivano indisturbati le loro scorrerie. Durante unamissione si era trovato faccia a faccia conalcunimiliziani.Ungruppettoarmatodimacheteavevaselezionatosettecristianieliavevadecapitati,diffondendopoileimmaginistraziantisuimaggiorisitijihadisti.Tuttoerasuccessodavantiaisuoiocchi,senzacheluipotesseopporsioprovareasalvarli.Sel’avessefattolasuacoperturasarebbesaltata.Mailrimorsopernonavermossounditoloavevadilaniato.Tornato in patria, aveva quindi presentato le sue dimissioni e poi si era trasferito sulle colline

toscane. Non era passato molto tempo che un emissario dell’SSV era venuto a cercarlo.Quell’emissariosichiamavaAndreasHenkel.«Sappiamoquellocheèsuccessoechenonhaipotutoimpedirlo»,gliavevaconfidato,inquellache

era cominciata come una rimpatriata tra colleghi. «Ti conosciamo e crediamo che ti potrebbeinteressarelanostraproposta…».E così, GrahamDawe era passato al Servizio SegretoVaticano, poi diventato per lui come una

nuovafamiglia.Nonavevapotutosalvarequeisetteinnocenti,maforseavrebbepotutoimpedirecheadaltriaccadesselastessacosa.

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«Misegua»,gemettel’ominodavantialportone.«IlGranMaestrolaattende».L’agentespecialeentrònellachiesatemplare–lastessaincuivenivanoinsignitiinuoviCavalieri

GuardianidiPace–eloseguìfinoauncorridoiodietrol’abside.«Èinbiblioteca»,bofonchiòancora,indicandounaporta.Daweaprìesiritrovòcatapultatoinun’atmosferamedioevale.Illocaleavevasoffittialti,eraampio

e poco illuminato. Le colonne tortili sorreggevano degli archi gotici e le finestre erano strette elunghe.Infondosivedevaunagrandescrivaniaallaqualeerasedutounanzianodaicapellicanuti.«Piacerediconoscerla»,disseGraham,appenasifuavvicinato,tendendoglilamano.«Sonocontentochesiavenuto»,cominciòilGranMaestro.«Monsignor Savelli era un po’ preoccupato per quanto è successo a Firenze emi ha pregato di

verificaredipersona».«ComehodettoaRaniero,lasituazioneèsottocontrollo.Cistiamooccupandodellacosa».«Ilmonsignoregradirebbeaveremaggioridettagli.Dopotutto,laquestioneèdiestremagravità…».«Nesonoperfettamenteconsapevole».«Cisarebbepoiunaltroaspettodadiscutere»,Daweindugiò.«Èunpo’delicatoeleconfessoche

mistamoltoacuore»,aggiunse.L’anzianosiassestòsullapoltronael’agenteriuscìascorgereleinizialiE.C.sottoiltaschinodella

camicia.Peralcuniattiminessunodeidueparlò.FunuovamenteGrahamarompereilsilenzio.«C’èunmio

collegadell’SSV…AndreasHenkel.Credocheloconosca.Sistainteressandotroppodelcaso».«Quindi?»«Non possiamo permetterci intrusioni di nessun tipo». Dawe ebbe un’esitazione, con il cuore

pesanteperciòchestavaperdire.StimavaHenkelepurnonconsiderandolounamicoloritenevaunapersonacorretta.Stavaperpronunciareunafrasedicuieracertosisarebbepentito.«Bisognerebbeimpedirglidicontinuareascavare».Avrebbevoluto aggiungere “senza fargli delmale”.Avrebbedovuto dirlo, soprattutto in virtù di

quanto c’era stato tra loro in passato. Ma, da uomo di ghiaccio qual era, non lo fece. “Andreasavrebbefattolostesso”,sidisse,senzacredercipoimolto.Inquell’istanteiltelefonosullascrivaniasquillòsommessamente.E.C.risposeesilimitòadascoltare,spostandolacornettadaunorecchioall’altro.«È sicuro che sia proprio lui?», interrogò il suo interlocutore alla fine. Poi alzò lo sguardo e

sorriseaDawe.«Parecheoggilafortunasiadallanostraparte.Halamiaautorizzazione.Risolvailproblema».

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Firenze.09:45.-60:14:11alladeadline.La gazzella dei carabinieri si infilò nella stretta via della Condotta, alle spalle di piazza della

Signoria,eprocedetteapassod’uomo.AndreasHenkel era seduto sul sedile posteriore in compagnia di un agente, che fissava distratto

fuoridalfinestrino.Allaguidac’eraViolaPucciniesulsediledelpasseggeroFabioAruta.DopoaverparlatoconilsottotenenteeconilcapitanosuPonteVecchio,liavevaconvintiatornare

nellasededellaPaoliniCA.Sapevachenelcorsodellamattinata,alpiùtardinelpomeriggio,ilsuonome sarebbe finito sulla lista dei ricercati dellaGendarmeria. Per guadagnare tempo, aveva cosìraccontatosolounaminimapartedellaverità.Avevaspiegatoche,invecechepersé,stavacercandodi recuperare la Bibbia rubata per conto delVaticano.Aveva anche raccontato che Paolini potevaesserecoinvoltonelfurtoecheforse,pertaleragione,erastatoammazzato.«Cosa spera di trovare nella sede della casa d’aste?», indagò Aruta, per nulla convinto ad

assecondareHenkel.«Leduevittimedell’attentatononsonoancorastateidentificate».«LaPaoliniCAharestituitotuttelecauzionideipartecipantiallaprocedurad’asta»,chiarìl’agente

dell’SSV,moltopiùcalmodiquantorealmenteera.«Forsetraidocumentifiscalipotremmotrovaredegliindiziutili.Magariqualcheacquirentescontento,oppuredelletraccediunatruffaassicurativa».«Ne dubito», replicò il capitano. «I carabinieri hanno perquisito ogni centimetro quadrato di

palazzoBeltrami.Nonhannotrovatonulladiinsolito».«PerchéquellaBibbiaètantoimportante?»,cambiòdiscorsoViola,moltopiùconvintadiArutache

Henkellipotesseaiutare.«Èuntestomoltoantico»,lespiegòl’agentedell’SSV.«ÈsfuggitoallavorodeiMasoretiequindi

potrebbeconteneredettagliimportantiperibiblisti».«Icollezionistiperòdisolitononarrivanoaorganizzareattentati…».Henkelfecespallucce.«Esenonèstatounbiblista,chipotrebbeavereinteresseaucciderequattropersone?»«Equello che sperodi scoprire.Sevoi troverete l’assassino, io, forse, avrò trovato l’autoredel

furto».«Nessunociassicurachestiamocercandolastessapersona…»,intervennestizzitoAruta.Nelfrattempol’auto,destreggiandositraipassantideditialloshopping,sifermòall’incrociocon

via dei Cerchi. Alla loro sinistra, oltre le vetrine di una valigeria, si stagliava la sagomainconfondibilediPalazzoVecchioconlasuatorretrecentesca.Violaparcheggiòall’imboccodiviadelleFarine,accantoadalcuniautomezzielettrici.ArutaeHenkelsceserosimultaneamente,prontiapercorrereapiediilbrevetrattodistradacheli

avrebbecondottiinpiazzadellaSignoria.Manessunodeiduesimosse.Entrambisivoltaronoversol’imboccodellastradinadallaqualeeranoarrivati.Viola,chesceseunsecondopiùtardi,ful’ultimaacomprendereciòchestavaaccadendo.UnpiccolofurgoneMercedes-Benzcolorargento,lanciatoatuttavelocità,eracomparsoinfondo

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allastrada.Henkelsiabbassòd’istinto,propriomentreuncolpodiarmadafuocofuesplosodalfinestrino.Nessuno dei presenti riuscì a vedere in volto l’autista, perché man mano che il furgone si

avvicinavaglisparisimoltiplicarono.Urladiterroresaturaronol’ariaelagentecominciòacorrereinmanierascompostadaognilato.Viola estrasse l’arma e la puntò oltre il tettuccio della gazzella, versoAruta, che era immobile.

Sparòduecolpi,manonriuscìaimpedirealfurgonediavvicinarsiulteriormente.Quandoglifudavanti,altritreoquattrosparisisusseguironoadistanzaravvicinata.Unolacolpìdi

striscio.Ladonnaportòlamanoalfiancosanguinanteetrattenneilfiatoperildolore.Contemporaneamente

ancheArutasiaccasciò,esanime.Tuttoaccaddeinpochiistantie,comeeravenuto, ilfurgonesiallontanò,strisciandounafiancata

sulmurodiviadellaCondotta.Henkelsorresse ilcapitanoe loappoggiòa terra.Poi risalì inmacchinadal latodelpasseggero.

«Forza»,gridò.«Seguiamolo».Violastrinseidenti,rientrònell’autoesimosseinretromarcia.Mentre alcuni turisti riprendevano la scena con i telefonini, il sottotenente osservò Aruta dal

finestrino.Era sulmarciapiede, incosciente.Manonebbe il tempodi riflettere. Ingranò laprimaesgommandosimiseallecalcagnadelfurgone.IlTorosterzòcondecisioneperevitareunpedone.Erafuribondo.Daquandoeratornatoinattività

per“sostenerelacausa”eralaprimavoltachecommettevaunerroresimile.«Risolvailproblema»,gliavevaordinatoE.C.NonsapevaseHenkelfosseaconoscenzadel“segreto”esequindimeritassedimorire,tuttaviadovevaeseguire.Eavevafallito:l’operazioneerastatapianificatatroppoinfrettael’agente vaticano era stato fortunato, abbassandosi proprio nel momento esatto in cui lui avevapremutoilgrilletto.Controllòlospecchiettoretrovisoreepigiòsull’acceleratore.Dapredatoreeradiventatolapreda:

lagazzellaeradietrodilui,atrentametri.Avevaaccesolasirena.Inquelpuntolapiccolastradaerapedonale.IlToroignoròleurladeipassanti.Proseguìdritto,fino

aincrociareviadeiCalzaiuoli,lastradapiùelegantediFirenze.Eralarga,brulicavadituristiederapienadinegozidaentrambiilati.Voltòadestra,conunostridiodipneumaticisulselciato,epuntòversoilDuomo.Davantialui,in

mezzo alla strada, c’era un carretto trainato da un cavallo. Lo superò, voltando di scatto prima asinistraepoiadestra.Loscooter,cheerasistematonelretrodelfurgone,simossepesantemente.La gazzella non aveva ancora svoltato perché dal retrovisore non riusciva a inquadrarla. Ne

approfittò per accelerare ancora, digrignando i denti. Improvvisamente, una coppia di turisti consacchetti della spesa gli si parò davanti. Non fece in tempo a schivarli che sentì qualcosa chestrisciavasullafiancata.Leurladiterroresimoltiplicarono.Fissòancoralospecchiettoeriuscìavedereunadonnasdraiata

nelcentrodellacarreggiata.Mentrelaguardava,conlacodadell’occhiovidecomparirel’autodeicarabinieri.Percorse ancora qualche metro di strada, fino a via degli Speziali. Quando la incrociò, però,

davantialuisimaterializzòunfoltogruppodituristi.Sitrattavadialmenocentoorientali,sorridenti,spaesatiemunitidigrossemacchinefotografiche.SiriversaronosuviadeiCalzaiuoliequandolovidero,lanciatoatuttavelocitàversodiloro,cominciaronoasparpagliarsiconfusamente.

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IlToropuntòdrittoversodiloro.Forsepotevavolgereasuofavorequell’imprevisto.Voltòadestra,andandoversol’incrocioconviadelCorsoepoi,azionandoilfrenoamano,tornò

sullastradaprincipale.Compiendoun’inversioneaU,riuscìaevitareituristieaproseguireversoilDuomo.Strinse il volante e, quando davanti a lui comparve il campanile di Giotto e la sagoma

inconfondibiledellacattedrale,capìdiavercelafatta.Lagazzelladovevaesserebloccatadietroituristi.Manonsarebberimastafermapermolto.Superò due ambulanze e parcheggiò il furgone davanti alla splendida loggia rinascimentale del

Bigallo.Alcunicuriosi loguardaronosbigottiti.Si infilònellaparteposterioredelfurgone,montòsulloscootereapertalaportasaltògiù.InpochisecondiscomparvedietroilbattisterodiSanGiovanni.Dieciminutipiù tardi,unaseriedi telefonate si incrociarono traVenezia, ilVaticanoe ilNucleo

TutelaPatrimonioCulturalediFirenze.L’ultimo telefono a squillare, alle dieci in punto, fu quello della redazione del quotidiano «La

Nazione».

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BasediricercaSitoa,Norddell’Iran.Nellostessoistante.-60:00:05alladeadline.Laportascorrevolesiaprìinunosbuffodivapore.Laparatiadacinquantatonnellatesiripiegòsu

sestessa,lasciandofuoriuscireunafolatadiariafrescaerarefatta.L’atmosfera,all’internodelGiardino,eragovernatadadodici serverper il controlloambientale.

Temperatura,umidità,quantitàdiluce,eperfinotipologiediinsettiemicrorganismiammessieranorigidamente verificati. Per tale ragione, Herman Van Buuren si sistemò sul viso una mascherinaprotettivaprimadientrare.Ogni volta chemetteva piede in quell’immenso spazio colmo di piante e fiori, ampio come tre

campi di calcio e alto come una cattedrale, aveva sempre la stessa impressione: gli mancava ilrespiro.Enonerasolocolpadell’ariaconpocoossigeno…Fece alcuni passi alla sua sinistra, seguendo il cartello ANGIOSPERME. Zoppicava. Aveva

un’ingombrantemedicazionealbracciodestroeunabendasullafronte.Nelcomplesso,però,potevadirediesserselacavatabene,vistochelaToyotaeraandatadistruttanell’incidente.Era rientrato nella base, a pochi chilometri dal confine con l’Armenia, dopo un’ora di auto

attraverso lepaludideldeltadell’AdjiChay.SistemataStella, cheera stata sedatae ricollegataallasiringatemporizzata,sierapoidirettonellaSezione1,comunementechiamataSerra.Camminò per alcunimetri lungo un viale costeggiato da alti filari dalle foglie rosa e si fermò

davantiadalcunialberidafrutta.Lalucechefiltravadallacopertura,realizzatainunaspecialelegadimagnesio, era tenue. Sulla volta, però, erano posizionate lampade circolari dall’illuminazionegiallognolacheglipermiserodidistinguereiprimifiori.Siavvicinòepresetraleditaunpiccolobocciolobianco.Quellacheavevadavantieraunavariante

delciliegio,moltopiùpiccolodelnormalemaingradodiprodurremigliaiadifrutti.«Sapevoditrovartiqui».Unavocefemminilelostrappòdaisuoipensieri.Loscienziatosivoltòdiscattoesospirò.«Sembratuttook.Ilterremotononhafattodanni…».Leiannuì.Eralastessadonnachel’avevaattesoall’aeroportomilitarealcuneoreprima,maadesso

indossavaunelegante tailleurscuro,unacamicettaavorioattillataedelleballerine.Senzailvelo, icapelli lisci e neri le arrivavano a metà schiena, legati con un fermaglio d’oro. La mascherinaprotettivamettevainrisaltoilineamentidelviso,soloparzialmenteorientali.Si chiamava Xiaochen Zhao ed era una delle donne più influenti della NDRC, la Commissione

NazionaleperloSviluppoeleRiformecinese.EranataaMadridtrentacinqueanniprima,damadrespagnolaepadrecinese.Gestivapercontodel

governo una fitta rete di società che operavano dall’industria pesante a quella farmaceutica, dallearmiaibenidiconsumo.Maeraunadonnavenutadalnulla.A sei anni si era trasferita con i genitori aShanghai e aveva

vissuto inunsobborgoaffollatoe inquinato.Perpagarsiglistudiaveva trovatoun’occupazione infabbricaelìeravenutaacontattoconiverticidelpartitocomunista.Giovanissima, era stata avvicinata dall’alloraministro dellaScienza e dellaTecnologia, in visita

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nell’immensocomplessoindustrialedovelavorava.Graziealsuobell’aspettoealfascinoesoticoeradiventatalasuaamante.TrasferitasiaPechino,avevapoisaputoutilizzarequelcontattoperincontrareeconoscereipolitici

più influenti della nomenclatura.Nel frattempo si era laureata e aveva coltivato l’amore, ereditatodallamadre,perlacultura,l’arteelareligione.Tuttequalitàche,insiemeallasuasetedipotereeallenuoveamicizieimportanti,eranostatedeterminantiperentrarenellaNDRCedesseremessaacapodelprogettoGenARTIF.«Tel’avevodetto.Questastrutturaèantisismica.Proteggiamoinostriinvestimenti!».Xiasorrise.Si

sistemòdietrol’orecchiounacioccadicapellisfuggitidallacodadicavalloepoisfioròlaspalladiHerman.«Quantopensicheoccorreràperlanuovamiscela?»«Èpronta!»,sorriselui.«Abbiamogiàcominciatoasomministrarlaalleultimecavie».«StellaRosati?».Hermanannuì.«Anchelei,sì».«Comesta?Quandol’hannoripescatadalfiumeerainipotermia».«Stabene.Durantelafugasièstrappatailcatetere.Abbiamopersoalcuniminutidicountdownma

abbiamotaratonuovamentelasiringa».«La nucleasi deve essere somministrata in settantadue ore esatte, né unminuto di più né uno di

meno», concordò la donna. Poi sorrise e fece per andare. «C’è un’ultima cosa. Nel villaggio.Comincianoacircolaredellevocisuquellochefacciamoqui».VanBuurenaccarezzòilfioredelciliegioenondissenulla.

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Firenze.10:15.-59:44:36alladeadline.«Èsoloungraffio»,protestòViola,tralebracciadiAndreasHenkel,mentreattraversavanoapiedi

ilporticodelBuontalenti.Eranoarrivatiall’ospedalediSantaMariaNuova,propriodietroalDuomo,inpochiminuti.Erano

passatiperviadell’OriuoloeviaPortinarieavevanolasciato lagazzelladifronteall’ingressodelprontosoccorso.Dopo che l’aggressore gli era sfuggito, l’agente dell’SSV si era reso conto che la ferita del

sottotenenteerapiùseriadiquantoleiritenesse.Ilsangueavevapresoasgorgareafiottieipantalonidelladivisaeranocompletamenteimbrattati.«È possibile che il proiettile non sia uscito», la avvertì lui. Spinse la porta a vetri e si ritrovò

nell’atriorealizzatonelSeicentodaGiulioParigi.L’internodellastrutturaerailluminatodaunalucetenuechefiltravadallearcateatuttosesto.C’era

unlievebrusio,rottodasuonilontanidiclacsonesirene.Davantialui,neipressidell’ingressodelleambulanze, alcuni paramedici spingevano una lettiga. Sul lato destro erano sistemate invece unadecinadipoltroncine,tutteoccupatedapazientiinattesadelloroturno.Dietro un bancone in teak, che stonava con l’ambiente rinascimentale dell’atrio, stava seduta

un’infermieradall’ariaassonnata.Avevauncamicegiallo,unvistosopaiodiocchialie,vedendoliarrivare,sialzòsvogliatamenteinpiedi.«Presto!»,ingiunseHenkelconenfasi,tenendoinbraccioViola.«Haunaferitad’armadafuoco».In pochi istanti alcuni addetti, che erano in piedi dietro il bancone di accettazione, gli si fecero

incontro.«Sistemiamolasuquellabranda»,ordinòilprimo.Laafferròperlegambeeaiutòl’agentedell’SSV

aspostarlasuunabarellaneipressidellaporta.«Stobene»,ribadìViola,stizzita.«Èsoloungraffio.DobbiamotornarealBattistero!».Mentreleiparlava,unmedicosiavvicinòconunasiringaeunpaiodiforbici.Tagliòilpantalone,

seguendo la banda rossa della divisa, e raggiunse la ferita. «Ha fatto bene a portarla», sicomplimentò,rivoltoaHenkel.«Habisognodialcunipuntidisutura.Civorrannopochiminuti».Inquell’istante,ilcellularedell’agentedell’SSVpreseavibrare.Henkelloestrasseeadocchiòildisplay:+3120…Eraunnumeroolandese.FissòViola,cheveniva

portataoltreunatenda,esiallontanòperrispondere.«Sì?»,balbettò,incerto.«Tic-tac.Tic-tac».Eraunavocemaschile.Roca.PotevaesserequelladiHermanVanBuuren?«Chiparla?»«CaroAndreas,comeprocedelaricerca?».Eralui.Henkelsischiarìlavocee,aggressivo,disse:«VoglioparlareconStella».Dall’altrocapodeltelefonosiudìunascaricaelettrostatica,mapoilavocedelloscienziatotornò

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forteechiara.«Stellastabene,mahamenodisessantaoredivita,comeleibensa.Leconsigliodinonperderetempoinchiacchiere».Henkelinspiròl’ariagelidadell’atrioesospirò.«Lehofattounadomanda:comeprocedelaricerca?».Per un secondo l’agente si concentrò sul televisore a schermo piatto, posizionato sopra

l’accettazione.Scorrevano le immaginidellaweb-TVdella«Nazione». Le due vittime dell’attentatoallacasad’asteeranostateidentificate:unadonnaingleseeunfaccendiererusso.«LaBibbianonèinVaticano»,risposepoi,digrignandoidentiinunimpetodirabbiaastentorepresso.«EquindièandatoaFirenze…»,continuò l’olandese.«Vorrei saperea farecosa.Ci tengoche il

nostrocontrattovengarispettato.Perilbenedientrambi».LeparolediVanBuurenconfermarono i sospettidiHenkel: l’orologiodovevaavereunqualche

sistemadi localizzazione, quindi i rapitori di Stella sapevano che non era più aRoma.Manon fuquellascopertaaturbarlodipiù.AllaTVstavanoscorrendodelle immaginiconcitateripresedauncellulare.Sivedevaunfurgone

Mercedes-Benz lanciato a tutta velocità. Sovrapposta, a caratteri cubitali, c’era la scritta IMMAGINIESCLUSIVE.Ilvideoapparivasfuocato,masullosfondosinotavaancheunagazzelladeicarabinieri.Era l’agguato che avevano subitopochiminuti prima,probabilmente ripresodaqualche curioso epubblicatosuYouTube.«Sì», disse Henkel al telefono, gli occhi ancora incollati alla TV. «Sono a Firenze, perché sto

seguendounapista.Manterròipatti.Avreteciòchevolete».«Sono felice di sentirlo». L’uomo fece una pausa teatrale. «Volevo essere sicuro che avesse ben

chiaralasituazione».«VoglioparlareconStella!»,riprovòHenkel.«Faccia quello che deve e potrà parlarci…».MentreVanBuuren pronunciava quelle parole, alla

televisionecomparveunprimopianodiViola.Leimmaginieranosempremoltoconfuseemosse,tuttavia si distingueva abbastanza chiaramente che impugnava una Beretta. «Ma non adesso… Cirisentiremopresto!».PrimacheHenkelpotessereplicare,lacomunicazionevenneinterrotta.Rimase per alcuni secondi immobile, come paralizzato.Una ridda di emozioni lo assalì: da una

parte c’era Stella e dall’altra ciò che vedeva sullo schermo. Adesso alla televisione scorreva unascenaalrallentatore:sivedevaViolafarefuocoe,dopounmovimentobruscodellatelecamera,uncarabiniereaccasciarsiaterra.«Può alzare il volume per favore?», chiese Andreas, riponendo il cellulare nel giubbotto e

avvicinandosialbancone.Ladonnaannuì.«La vittima è il capitano Fabio Aruta», stava dicendo la voce fuori campo della giornalista.

«Quarantasetteanni,sposatoconduefigli».Adesso, sovrapposta al video si vedeva una fotografia non troppo recente di Viola. Indossava

uniforme,berrettoesorrideva.«Gliinquirentinonsisbilanciano,madaquesteimmaginiesclusivepareemergerechiaramentela

dinamicadell’omicidio».L’immagineripresadalcellularetornòatuttoschermo.Sivedevailralentidellosparoproveniente

dall’armadellagiovaneepoiArutacaderetralebracciadiHenkel.«Non ci sono conferme, ma il sottotenente Viola Puccini risulta attualmente irreperibile.

Mancherebbeall’appelloancheunuomodinomeAndreasHenkel,ilcuiruolonell’agguatosarebbealvagliodegliinquirenti».

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Nonostante la speaker apparisse convinta della dinamica, a dispetto di ogni buona regola digiornalismo,le immaginieranotutt’altrochechiare.Certo,sivedevaViolasparareindirezionediAruta,manell’immaginenonc’eral’aggressore.Eluisapevabenissimoche,contemporaneamente,dalfurgoneerapiovutaunapioggiadiproiettili.«Eccomi.Mihannorattoppatounpo’,mastobenone».LavocediViola,allesuespalle,locolsedi

sorpresa.Glisieramaterializzataaccantoestavaimpalataconuntimidosorrisosulviso.«Potevomoriredissanguata.Parechelesiadebitrice…oaquestopuntotisiadebitrice.Mihaisalvatolavita,quindidobbiamocominciareadarcideltu!».Henkel non parve apprezzare la battuta. Si voltò verso di lei, lo sguardo lugubre. «Guarda!», le

disse,indicandolaTV.Viola,vedendo la sua immagine sullo schermo, rimasedi sasso.Noncapì subito lagravitàdella

situazionemalaconsapevolezzadiquantostavaaccadendoarrivòunsecondodopo:tremacchinedeicarabinieripiombaronoasirenespiegatenellapiazzaantistantealporticodelBuontalenti.Unadecinadiagentismontòvelocemente,learmiinpugno.Pochi istanti più tardi, il sanitario che avevamedicato la ragazza sbucòdal corridoio.Teneva lo

sguardofissosuunfascicoloesiavvicinòalbanconedell’accoglienza.«Cisonodacompilarequestidocumenti»,fecenotare,rivoltoallacollegadietroilbancone.Ladonnalofissò,stupita.«Dov’èilsottotenenteacuihannosparato?»,siinformòlui,togliendosigliocchiali.«Eraquiunattimofa…».

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Firenze.10:42.-59:17:49alladeadline.L’autolilasciòneipressidiunabancarelladisouvenir,difronteallabasilicadiSantaCroce.NonostanteaFirenzefossepraticamenteimpossibilefermareuntaxi,eranoriuscitiaprenderneuno

alvoloneipressidellarotondadelBrunelleschi,appenafuoridall’ospedale.QuandoHenkelavevacompresociòchestavaaccadendo,ilsuoistintoloavevaconvintoafuggire.

Aveva preso per mano Viola, visibilmente scossa, e attraverso i corridoi del pronto soccorsoavevano guadagnato l’uscita. Avevano corso per alcune centinaia di metri e poi erano arrivati alparcheggiodiviadelCastellaccio.Lì,sottoglialberi,avevanotrovatounaCitroënC4conabordoiltaxistacheleggevala«GazzettadelloSport».«Entriamonellabasilica»,laincitòHenkel,tirandolaperilcamice.Loavevarubatodurantelafuga

eglieloavevafattoindossarepercamuffarel’uniformeinsanguinata.«Sulsagratoqualcunopotrebbevederci».«Lasciami!»,sbottòlei.«Dobbiamotornareindietro.Devochiamareilcomando».«Abbassalavoce».Legettòun’occhiatacciaeleappoggiòlamanomuscolosasullelabbra.«Diamo

tropponell’occhio».«Nonticonosconeanche!»,replicò lei, inviperita.Cercòdi liberarsidallapresaesispostòdiun

passo,quasifosseprontaafuggire.«Perchésiamoscappati?Sarebbestatosufficienteconsegnarciespiegarelasituazione!».Henkel non rispose e si guardò in giro, circospetto. Davanti alla facciata gotica in marmo

policromo della chiesa sostavano alcuni turisti e sui gradini c’era un gruppetto di giovani con lachitarra. Nella piazza, invece, alcuni operai sotto il pallido sole autunnale stavano montando unastrutturaprefabbricata.Nessunolistavaguardando,nessunosembravaaverlinotati.«Siamostatiincastrati»,disseconunsospiro.«Nonavrestipotutospiegarenulla!».«Nondireidiozie…».«Pensaci», la rimbrottò ancora, abbassando la voce. «Quanto tempo è passato tra l’agguato in

piazzadellaSignoriael’arrivodeituoicolleghicarabinieri,unquartod’ora?Ventiminuti?»«Eallora?»«Non ti sembra troppo poco?Non ti sembra troppo facile che qualcuno ti abbia ripresomentre

sparaviepoiabbiapubblicatoilvideosuinternet?»«Succedeogni giorno.SuYouTube ci finisce di tutto…».Viola scosse la testa,ma sotto sotto le

parole di Henkel l’avevano colpita. Il video, forse, poteva essere casuale, ma l’intervento deicarabinieri,mandaticosì in forzeecosì repentinamenteperarrestarla,di sicuroavevaqualcosadistrano.«Devono averci rintracciato dal GPS sulla gazzella o triangolando il cellulare. Ma non avevano

motivodipensarechefossimofuggiti,dopotuttoeravamoall’ospedale.Qualcunodeveaverprovatoaaddossarcilacolpa…Eleimmaginiconfusedellaweb-TVhannofattoilresto».Viola rimase in silenzio per alcuni istanti, poi si avviò su per la scalinata d’ingresso, passando

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accantoalmonumentoaDanteAlighieri.«Daquelvideononsicapiscenulla.EpoinonhosparatoioalcapitanoAruta:labalisticaloconfermerà!».Henkellaseguìconlosguardoeleandòdietro.«Forse…Maconsideraladinamica:uccidonoil

tuocapoeperpoconoinonfacciamolastessafine.Subitodopoicarabinierivengonoacercarci».«Noncapiscodovevuoiarrivare».Leiabbassòlavoce.Nelfrattempovarcòl’ingressoesiritrovò

nella navata laterale. Anche all’interno, alla poca luce proveniente dalle vetrate trecentesche, sivedevaqualcheturistadavantialletombediMichelangeloeGalileo.Camminòperalcunimetriesisedetteinunadelleultimepanche.NoneradeltuttoconvintadiciòchestavadicendoHenkel,tuttaviaerad’accordoconlui:meglionondarenell’occhio.«Èevidentechequalcunovuole togliercidimezzo».Henkelsiaccomodòaccantoa lei,gliocchi

verso l’altare maggiore. «Non essendo riuscito a uccidere anche noi, ci mette contro la forzapubblica».Violanonrisposeeilsuosilenziodettel’impressionechenonfosseingradoditrovareargomenti

perreplicare.Comeognituristasilimitòaperderelosguardosullavolta,sullenervatureaombrelloesullestrettebifore.Quellachiesaispirataalgoticofranceseleerasemprepiaciuta.Inpiù, ilfattoche fosse una sorta di pantheondegli artisti faceva sì che fosse sempre piena di curiosi.E quella,forse,eralaragioneperlaqualeHenkelavevadecisodifarsilasciarelìdaltaxi.«Tucosaproponi,AndreasHenkeldellaGendarmeriaVaticana?».Sussurròappena,quasitemesse

ciòcheavevadetto.«Sempreammessochequestosiailtuoveronome».«Dobbiamo capire chi ci vuolemettere fuori gioco. Se lo troveremo, tu avrai il tuo assassino e

potraiscagionartieioavròlaBibbia».«Chi può avere interesse a uccidere per una Bibbia?». Viola lo domandò a se stessa, più che a

Henkel.«Dimmelo tu. Se hai pestato i piedi a qualcuno significa che eri vicina a scoprire qualcosa di

importante.Sucosalavoravi?».Lei fece una smorfia, scettica. «Nulla di particolare.Non avevamomolti elementi.Non eravamo

neppureconvinticheiquattroomicidifosserocollegati».«Comehaidetto?».Henkelsivoltòversodilei.Adessochecipensavanoneralaprimavoltache

Viola parlava di quattro omicidi. Lo aveva già fatto sull’auto, poco prima dell’agguato. «Perchéquattro?»,indagò,strofinandosiilmento.«IduesconosciutidaPaolinieilgallerista,ok.Machièlaquartavittima?»«UncertoLambertoZonca,undomenicanodiBolognacheavevapartecipatoall’asta».Henkelincrociòlebraccia.«Ecosasapevidilui?»«Molto poco. È stato ucciso da uno sconosciuto ieri sera alla stazione di SantaMariaNovella».

Viola armeggiò nella camicia dell’uniforme, che ancora indossava sotto il camice, ed estrasse lastampadellaletteradelDuecento.«Addossoavevaquesta».L’agentedell’SSVlapreseecominciòaleggere.Ilsuolatinoerafluente,quindinonebbedifficoltà

acomprendereiltesto,vergatoelegantementesuunpapiroingiallito.Perqualcheminutorimaseimmobileconlosguardofissosulfoglio.Sidomandòsegli«scrittiche

il latoredellapresenteportaconsé»,potesseroessere imanoscrittidegli Illuminati.L’autoredellamissiva avevaun tonopreoccupato e chiedeva a un amicodi custodirli.Non c’erano elementi peressere certi di quell’interpretazione, ma qualcosa gli diceva che era così. Soprattutto perché ilproprietariodellaletteraerastatoucciso…«Non può essere una coincidenza che anche questo Zonca sia stato ammazzato», disse infine,

sfiorando con l’indice la firma di Bonifacio degli Aleramici. «Chi è a conoscenza di questo

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documento?»«SoloAruta.L’aveva affidato ame».Gli occhi diViola si riempironodi lacrime, pensando alle

ultimeimmaginidelcapitanostesosulmarciapiede.Dopoquantoerasuccessoalpadre,eralaprimavoltachesitrovavacosìvicinaallamorte.Eraconsapevolechequalchesuocollegasarebbepotuto“cadere” in servizio. Glielo avevano insegnato all’Accademia. Tuttavia, trovarsi davanti a quellasituazionel’avevascombussolatamoltopiùdiquantoavrebbecredutopossibile.«Cheideatiseifatta?»«Noncredoallecoincidenze»,singhiozzò lei,asciugandosiuna lacrimacon ildorsodellamano.

«La lettera potrebbe in qualchemodo essere connessa alla Bibbia. Come vedi però il testo non èperfettamente leggibile. Pensavo che potesse valere la pena visionare l’originale, che dalleindicazionisulcopyrightdovrebbeesserecustoditonelconventodiSanDomenico».«ABologna?».Violaannuì.Henkelsiconvinseesialzòinpiedi.«Hailacartadicredito?»,chiesefissandolafasciaturasottoil

camice.Leiannuìnuovamente.«Perfetto.AlloraBolognaèlanostraprossimatappa».

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Gerusalemme.Mezz’oradopo.“LacasadiDio”.Alla giovane Elisheva Ravitz, Elisabeth per gli amici o Eliush per il suo ex fidanzato, quella

definizionenonpiacevaaffatto.Certo,leavevanoinsegnatochesulmontediMoriah,suunapietrasimileatantealtre,Abramoera

stato sul punto di sacrificare suo figlio. Lì, dove oggi sorgeva la cupola dorata visibile da ognivicolo dellaCittà vecchia, era sorto il tempio diSalomone, poiErodevi aveva fato costruire unagrandespianata.Lì,icredentidelletregrandireligionimonoteisteeranosolitiandareperritrovareunpo’dispiritualità.EproprioquelloerailluogocheavevafattodiventareGerusalemmecittàsacraprimapergliebrei,poipericristianieinfineancheperimusulmani.Nonostantefossefigliadiunrabbino,noneramaistatainteressataaDio.Noneracredente,odiava

gliusiimpostidalladottrinaeanziritenevachefossepropriolareligionelacausadeiproblemidelsuoPaese.CiòchelepremevainquelmomentoerainvecesuperareilSantoSepolcroelaCittadella,doveimmaginavaavrebbetrovatolasolitafolladifedeli.Quando,camminandoconpassomarziale,fuall’altezzadiEcceHomo,l’arcoromanocostruitoin

onoredell’imperatoreAdriano,voltòa sinistra, indirezionedelquartiereebraico. Ilvicolo, cometutti quelli a ridosso del monte del Tempio, era stretto, affollato e soffocato da botteghe di ognigenere.Oltreiponticellidipietraegliarchigoticicheincombevanosopraquellabirintodistradine,siriuscivaatrattiascorgereunoscorciodicieloazzurro.Elisabeth rallentò il passo, stringendo a sé il casco del motorino che teneva stretto in mano.

Indossavajeanssdrucitieunasemplicecamicetta;eraunaragazzaminutacongrandiocchineri,unbrillantinoalnasoetreccinecastanechesvolazzavanofuoridalcasco.Noneramoltoappariscente,tuttaviaquandosi trovòduesoldatidiguardiaaunincrocio,questi lesorrisero.Lei lisalutòasuavoltaeproseguìversolaportadiGiaffa,l’unicasullatooccidentaledellacintamurariaantica.Era in ritardoper la lezioneall’università,ma l’importanteeraalmeno riuscireaentrare inaula

primacheilprofessorAaronFriedmanfinisse.Avevagiàprovatoaincontrarloilgiornoprecedente,tuttavialeavevanodettocheerafuoricittà.Dallarispostaautomaticadell’emaildellafacoltàsapevaperòchequellamattinacisarebbestato.Per essere sicura che il professore le riportasse la sua tesina, che aveva promesso di leggere in

anticipo,avevaperòfattounpassoulteriore:conisuoimetodipococonvenzionaliavevatrovatoilsuoindirizzodipostaelettronicapersonaleegliavevascritto,perevitarechesenedimenticasse.Superatoilquartierecristiano,fortunatamentesenzatrovareassiepamentidipellegrini,raggiunseil

vecchiomotorinoparcheggiatosottolatorrediDavideemontòinsella.UscitadallaCittàvecchiasidiresseversonordeintrentacinqueminutifuadestinazione.AttraversòilcampusdelMonteScopusdicorsaedentrònell’aulamagnadellaHebrewUniversity.«Lacomparsadeisumeriattornoal3800avantiCristoportaconsédomandeallequalinessunodi

noièingradodirispondere»,stavadicendodalpalcoilprofessorFriedman.Eraunuomodimezzaetà,conicapellistriatid’argentoeunfisicoasciutto.«Lalorociviltàeragiàformata,completadi

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conoscenzescientifiche,tecnologicheelinguistiche».Elisabeth,borsoneatracolla,immancabileMacecascosottoilbraccio,sisedettenell’ultimafilae

continuò ad ascoltare.Conoscevabene le vicende storiche che riguardavano i sumeri.Anzi, eranostate proprio le domande senza risposta del professor Friedman che l’avevano fatta appassionareall’argomento.«In tutte le manifestazioni culturali diffuse sul pianeta sono stati i primi: dalla scrittura alla

letteratura,dallaagronomiaallageometria,dallamatematicaall’astronomia».Sulloschermodietroilprofessorecomparvel’immaginediunatavolettasumera.Sivedevailsolealcentroealcuniastricheruotavanoattorno.«QuellachevedeteèlariproduzionedelsigilloaccadicoVA/243».Elisabethfissòl’immagine:

Laconoscevabene:eraunarappresentazionegraficadelsistemasolarecustoditanelmuseodiStato

diBerlino.Sivedevanoundicicorpicelesti,novepianeti,lalunaeunmisteriosoundicesimoastro.Eraproprioqueldisegnoadaveralimentatosuinternetil“mito”deldecimopianeta.«Questo sigillo ci dimostra che quattromilacinquecento anni prima di Galileo, i sumeri

conoscevano il sistema eliocentrico», proseguì il professore, dopo aver bevuto un sorso d’acqua.«ConoscevanoladistanzadellaTerradalla lunaequelladaglialtripianeti.Soprattuttosembravanoconoscere la precessione degli equinozi, un fenomeno astronomico complesso che richiedeosservazioninell’arcodiventiseimilaanni».Nell’aulasisollevòunmormorio,manessunointerruppeilprofessore.«Comedicevamo,laciviltàsumericacomparequasidicolpo,conunaculturadifattogiàformatae

completa. La domanda con la quale vi lascio sorge quindi spontanea: dove e quando i sumeriacquisironotuttequesteconoscenze?».Elisabethsorrise.Leiavevalasuateoriael’avevagiàmessanerosubiancosullatesinacheaveva

consegnatoalprofessorFriedman.Controllòl’orologio:eranoledodicietrenta.Piùomenonellostessoistantelelucinell’aulasiacceseroeFriedmansorrise.«Peroggiètutto:il

tempovola»,concluse,togliendosigliocchiali.«Viaspettolasettimanaprossima».«Professore…», strillòElisabeth, precipitandosi giù dalle scale tra due file di banchi,mentre gli

altristudentiguadagnavanol’uscita.«SonoElishevaRavitz.Lehomandatoun’email».

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Lui si voltò, inarcando un sopracciglio appena notò il suo abbigliamento. «Ah è lei, Elisheva.L’hacker che è riuscita a ottenere il mio indirizzo privato… Prima o poi mi spiegherà come hafatto!».«Proprio io», gli sorrise, affabile. Il look all’occidentale, che tanto faceva arrabbiare suo padre,

l’aveva costretta ad abituarsi a occhiate ben peggiori di quelle di Friedman. «Ha avuto modo dileggerlaquindi?DomanidevoconsegnarlaalprofessorShapira».«Èquellasulla teoriarae…Sì.L’ho trovata…».L’accademico si fermò incercadellaparolapiù

adatta. «Interessante. Soprattutto la parte sul Kevod», disse, mentre rovistava nella sua borsaportadocumenti.Lei sorrise di nuovo, mostrando una dentatura bianca e perfetta. «La ringrazio molto. Mi ha

riportatolastampa?Avevoannotatoamanodegliappuntievorreicopiarlisulfiledefinitivo».Friedman continuò a frugarenella borsa e poi scosse la testa. «Credevodi averla conme.Devo

averladimenticataacasa.Passidomanidall’istitutodistoria».«Veramente», Elisabeth si rabbuiò, «l’avevo già cercata ieri proprio perché ormai sono agli

sgoccioli…devoconsegnarlaehobisognodiunpo’ditempoperfarelemodifiche».Friedman non replicò. Si limitò ad abbottonarsi la giacca di tweed e a osservare la ragazza con

occhiinespressivi.“Sisenteincolpa?”,sidomandòElisabeth.«Senta,facciamocosì»,proposeilprofessoreallafine.«Milasciilsuonumero.Piùtardilemando

ilmioindirizzodicasa.Questaseranoncisarò,malasceròlatesinaalladomestica».«Graziemille,professore.Mihasalvatolavita»,risposelei,mentrescarabocchiavasuunfoglietto

coloratoilsuonumerodicellulare.Pochiminutipiùtardiattraversòilcampus,direttaall’uscita.Eral’oradipranzoenonc’eraquasi

nessuno.Solounuomo, all’ombradellagrande torre, seduto suunapanchina.Avevauncomputersulleginocchiaeunamacchinafotografica.Elisabethglipassòaccantosenzanotarloenonsiaccorsecheleimmaginichescorrevanosulsuo

monitor,oltrealprofessorFriedman,ritraevanoanchelei.

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Bologna.12:35.Comeogni giorno, per permettere ai frati di parlare tra loro, nel refettorio del conventodiSan

Domenico non c’erano posti assegnati. La regola diAgostino, che prevedeva il silenzio durante ipasti, veniva infatti rispettata soltanto durante la quaresima. Nonostante ciò, il priore AngeloCangianoerainsilenzio,sedutodasoloauntavolonediulivonelcentrodellagrandesala.«Poi il Signore apparve a lui alle querce diMamre», esclamò con enfasi, dal lato opposto della

mensa,ilfrateaddettoallelettureprimadelpasto.PadreAngeloabbassòlosguardo.Erasfinito.Lamortediunconfratelloavevacolpitoduramenteil

moraledeidomenicaniealuieranotoccati icompitipiùgravosi.NonostantelacelebrazionedellaLiturgia fosse uno dei pilastri della sua giornata, in quel momento proprio non riusciva aconcentrarsi.Ironiadellasorte,laletturasceltaperl’iniziodelpranzoeraproprioilcapitolo18dellaGenesi,unodeipassidicuiavevadiscussopiùanimatamenteconilpoveroLamberto.«NeisecolilaBibbiaèstatacopertadaunacoltredimistero»,loavevasferzatoZonca,inunadelle

loro ultime accese discussioni teologiche. «Sono stati inseriti concetti astratti che coprono il verosignificato.Cispingonoacercarepiùafondodiciòcheapparechiaramente.Illavorodiunesegetaèliberareiltestodaquestesovrastrutture».E un esegeta, un uomo che interpretava le Sacre Scritture, Lamberto lo era certamente… anche

troppo,perigustidelpriore.Loavevaconosciutooltrevent’anniprima,quandoerasoloungiovanenovizio.Mafindasubitosi

era rivelato unamente brillante. Aveva sempre tenuto un comportamento esemplare, partecipandoallavitacomuneepraticandoivotie le“osservanze”.Soprattutto,però,sieradedicatoallostudiodellaVeritàsacra.Per l’Ordinedomenicano i librieranoarmanostraemilitiae–“learmidellanostraguerra”–e,

secondo la Regola, i frati dovevano in ogni momentomeditare o leggere qualcosa. Zonca avevarispettatoscrupolosamentequelcanone.Avevaperfezionatoilgrecoel’ebraicoe,approfittandodellemigliaiadicodiciantichicustoditinelconvento,eradiventatounodeibiblistiitalianipiùesperti.Poieraarrivato ilBibleProjectdiGerusalemmeedaquelmomento, cosìpensava ilpriore, era

germogliatoilsemechegliavevaminatolaragione.Padre Cangiano cercò di scacciare quei pensieri, provando a prestare maggiore attenzione alle

parolechevenivanodalpulpito.«Sivadaaprendereunpo’diacqua,lavateviipiedieaccomodatevisottol’albero»,stavadicendo

fra’Faustino,interpretandoleparolediAbramo.«Permettetechevadaaprendereunbocconedipaneerinfrancateviilcuore».Eccololìilpassoincriminato.Inqueiversetti,secondoZonca,c’eralaprovacheinalcunepartila

Bibbianonparlava affattodiDio.Yahweh, il nomeche leScritture traducono con “Signore”, nonavevainfattinulladispirituale.IltermineebraicoconcuivenivadefinitoYahweheraishmilchamah,letteralmente “uomo di guerra”. In altri casi, i testi lo chiamavano semplicemente ish, “individuomaschio”,cioèunuomochenullaavevaachefareconladivinitàeconilsuosignificatoteologico.

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A conferma di ciò la situazione descritta nella Genesi appariva molto concreta: ammesso cheYahwehfossedavveroDioinpersona,sostenevaZonca,bisognavaaccettarechesimuovesseapiedi,sisporcasse,sistancasse,avessenecessitàdirifocillarsiedilavarsi.IlprioreAngeloCangianoovviamentelapensavainmododiverso.AncheseLambertocontinuava

a dichiararsi “credente”, lui riteneva il suo comportamento ai limiti dell’eresia. Glielo aveva piùvoltedetto,l’avevarimproverato,avevanodiscussospessoancheanimatamente.Mailgiovaneavevaperseveratonei suoi studi finoa che ilSignore, il giornoprecedente, aveva troncatoper sempre isuoidiscorsiblasfemi.Rallegratoaquelpensiero,padreCangianoprovòunavoltapertuttearifletteresuqualcosadipiù

attuale:c’eranodelleesequiedaorganizzareedeifratellidaconfortare.Volse lo sguardo verso l’ingresso del refettorio e proprio in quell’istante notò fra’ Luigi, che

nonostantelasuasciaticavenivaagrandifalcateversodilui.«Priore, ci sono delle persone per te», gli sussurrò nell’orecchio, mettendo le mani a coppa.

Apparivamoltoagitato. Ipochicapellibianchisopra leorecchieeranoarruffati,comeseprimadidecideredidisturbarlosifossegrattatolatempia,pensoso.«Aquest’ora?»,domandòpadreCangiano,losguardopersonelpiattoancoravuotodavantiasé.«Sonocarabinieri…».

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Bologna.12:45.-57:14:49alladeadline.AndreasHenkeleViolaPuccinientrarononellagrandebibliotecadelconventodiSanDomenico

accompagnatidaunanzianofratericurvo.«Ilpriorearrivasubito»,borbottòappenaquest’ultimo,fissandolicondiffidenza.«Poteteaspettarlo

nellasaladilettura.Làinfondo».Violaguardòdavantiasé,nelladirezioneindicatadalreligioso:l’aspettodellabiblioteca,inquel

momentocompletamentedeserta,ricordavaquellodiunabasilicaatrenavate.Lospaziolateraleerascanditodanumerosearcate,ognunadellequaliilluminatadaunagrandefinestrarettangolare.Traleaperture erano sistemati scaffali stracolmi di testi e grandi tavoli da consultazione. In fondo, sivedevaunapareteinvetrochesegnavaquellocheuntempodovevaesserestatoiltransetto.«Grazie».Henkel sorrise e seguì il religioso lungo la navata centrale, lemani sprofondate nelle

tasche dei pantaloni. Avevano raggiunto Bologna con una macchina che l’agente dell’SSV avevarubato fuori dalla stazione di Firenze. Prima di mettersi alla guida avevano però abbandonato icellulariinuncassonettoperevitarediessererintracciati.Viola non poteva saperlo,ma quella, perHenkel era stata una scelta dolorosa: senza il telefono

l’olandese non avrebbe più potuto contattarlo. Certo, con ogni probabilità avrebbe continuato aseguireisuoispostamentiattraversol’orologio,maprivarsideltelefonosignificavaprecludersilapossibilitàdisentirelavocediStella.Tuttaviaerastataunasceltaobbligata,esattamentecomel’acquisto,conlacartadicreditodiViola,

diduebigliettiperTorino.Ovviamentenoneranosalitisul trenoe,uscitidaunaportasecondaria,avevanorubatounaToyotaYariscolorargento.«Sedetevipure»,liinvitòilfrate,avvicinandosiallaporta.Contemporaneamente,unavoceattiròla

loroattenzione.«Piacerediconoscervi»,proclamòilprioreAngeloCangiano,avanzandolungolanavata.Eraun

uomosuisessant’anni,négrassonémagro,lecuiformeeranocelatedalsaiobianco.Avevaunvisorotondo,pochi capelligrigi sulle tempieeunpaiod’occhialibifocali sulnaso.«Ho fatto il primapossibile.Eravamonelrefettorio,dall’altrapartedellabasilica».Violaannuì,mostrandoildistintivodeicarabinieri.EranoscappatidaFirenzesolounpaiod’ore

prima, quindi era improbabile che il religioso sapesse che erano dei fuggiaschi. «Perdoni l’ora,priore.Sappiamodiaverladisturbata,masitrattasoltantodipochiminuti».«Fra’ Luigi mi ha riferito che siete del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze». Padre

Angelo prima squadrò la ragazza, che indossava semplici jeans e una felpa, e poi esaminò ildistintivoincercadiconferme.Quandosifuconvinto,siavvicinòaunarmadioavetri.Neestrasseuncospicuofascicoloelopoggiòsultavolo.«Èperladenuncia,vero?».HenkeleViolasilanciaronoun’occhiatad’intesa,manondisseronulla.DopoalcunisecondiilprioreestrasseunacartellettaelaporseaViola.«Ilfurtoèdiunadecinadi

giornifa.Credevononsarebbevenutonessuno…».

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Nelvedere ildocumento, lagiovanerabbrividì.Si trattavadiunverbaledeicarabinieridatato13ottobre. Pareva che il priore stesso lamentasse il furto di un documento antico di proprietà delconvento.Ciòche lacolpì fuperò l’allegato: erauna riproduzionedella letteradiBonifaciodegliAleramici,deltuttoidenticaaquellatrovatavicinoalcorpodiZonca.«Fortunatamentealcunimesifal’avevamofattafotografareperrealizzaredeigadget»,aggiunseil

religioso, notando l’interesse diViola per l’immagine. «Quindi siamo stati in grado di fornire aivostricolleghiunafotografiaaggiornata.Nonècosìscontato,quandovengonorubatirepertiantichi,sapete?»«Qui dice che lei sospetta di un suo confratello…», chieseViola, indicando il punto esatto sulla

denuncia.«Sì. Si chiamava Lamberto Zonca». Sul viso del religioso comparve una finta espressione di

circostanza.«Purtroppoèdecedutoieri…proprioaFirenze».«Perché riteneva che fosse lui il responsabile?», lo interrogòHenkel, asciutto. «Ha elementi per

provarlo?».Ilpriorescosselatesta.«Ovviamenteno.Però,alcunigiorniprimadelfurtoeravenutodameper

chiedermil’autorizzazioneavenderel’originalediquellalettera».«C’eraqualcunointeressatoadacquistarlo,quindi?»«Cosìpare…».«Eleiglirisposedino?».Cangiano allargò le braccia. «Quella lettera era uno dei primi documenti entrati in questa

biblioteca,nelDuecento.Sidicefosseappartenutaproprioafra’Ranuccio,unodeinostrifondatori.Einognicasolanostrapoliticanonèvendererepertiantichi…nonsiamomicamercantid’arte».«Epoi,cosaaccadde?»,insistetteViola.«Nulla,finoachefrateBernardo,ilbibliotecario,nonsiaccorsedelfurto».«Ci parli di Zonca. Cosa ci può dire di lui?», indagò ancora Henkel, cercando di riportare la

conversazionesuciòcheglipremevadipiù.ComeViola,ancheluinoncredevaallecoincidenze:ilfatto che l’originale del documento fosse stato rubato non era di certo casuale.Ma come potevaesseremessoincorrelazioneconl’attentatodaPaolini?L’anzianosospirò.Chiuseilfascicolodavantialuiesilasciòcaderesuunasediadiplastica.«Cosa

voletechevidica…Lambertoeraunesegetabrillantemaconstraneidee».«Sispieghimeglio»,disseViola,serrandogliocchi,comeseavesseilsoleinfaccia.«SapetebenecheperinterpretarelaBibbiacisonomoltechiavidilettura»,cominciòilreligioso.

«Quellachetutticonosciamo,naturalmente,èlachiaveteologica.Manonèlasola:cisonolechiavidiletturaallegoriche,esoteriche,metaforiche,esoterico-iniziatiche».«Immaginocheperunteologo,lachiavediletturapiùimportantesiaquellateologica»,intervenne

Henkel,schiarendosilavoce.«Haragione.PurtroppoLambertoZoncasembravapensarladiversamente».«Nonlaseguo.Eraundomenicano,eppureperluilateologianoneralacosapiùimportante?».Il religioso sospirò, quasi non volesse proseguire quella conversazione. Non amava le idee di

Zonca,tuttavianoneraasuoagioaparlaremalediunmorto.«Avrebbedovutoesserlo…»,sbuffòinfine. «E all’inizio era così. Però negli ultimi tempi, da quando era entrato nel Bible Project,sembravaavercambiatoidea».«Cos’èilBibleProject?»,siintromiseViola,incrociandolebracciasottoilseno.«È un progetto nato a Gerusalemme alcuni decenni fa. Esperti di tutto il mondo si incontrano

periodicamenteperredigereunanuovaversionedellaBibbia,piùrispondentealtestooriginale».

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«Vadaavanti»,lointerruppeHenkel,cheadifferenzadellagiovaneconoscevasommariamentequelprogetto.«CosaaccaddequandoZoncaentrònelBibleProject?»«Cominciò a utilizzare le sue conoscenze dell’ebraico in una strana chiave di lettura…». Padre

Cangianosifermò,incercadellaparolaadatta.Poiriprese:«Unachiavediletturaletterale».«Mi perdoni», lo interruppe ancora Viola. «Ma cosa c’è di male nel tradurre la Bibbia

letteralmente?».Ilprioreaccennòunsorrisosardonico, stupitodall’ingenuitàdelladomanda.«Zonca ignorava la

chiavedi lettura teologica.Faceva finta, diceva, chequandogli autoribiblici scrivevanounacosa,volesserodireesattamentequella!».Violarestòinterdetta.Avrebbevolutointerrompereilreligiosoperchiederealtrespiegazioni,ma

l’istintolesuggerìdinonfarlo.E in effetti, l’anziano religioso si sentì in dovere di chiarire meglio quel concetto: «L’Antico

Testamentoèmoltocomplesso…Percomprenderloènecessarioandareascavare,consapienza,traisignificati delle parole. I veri princìpi, quelli che Dio, nella sua onnipotenza, vuole che noicomprendiamosononascostidietrodiesse».«QuindileicistadicendochequandolaBibbiadiceunacosa,inrealtàneintendeun’altra?Magari

moltopiùspirituale!?».Ilprioresorrise.«Dopotuttononèquestalareligione?»«EquindiZonca,traducendoletteralmentedall’ebraico,fornivaun’interpretazioneerrata?»«Esattamente.Iousereilaparolafuorviante».HenkelpoggiòunamanosulbracciodiViolaeprovòacambiareargomento.«Torniamoallasua

denuncia.LeiquindiritienecheilcomportamentodiZoncasiaconnessoinqualchemodoalfurtodeldocumento?»«Ultimamenteeramoltostrano…».«ÈcertodinonsapereachiintendessevenderelaletteradiBonifacio?».Ilpriorefececennodinoconilcapo.«Cheleisappia,Zoncaricevevaposta?Avevauncomputermagari?».QuestavoltaCangianoannuì,untiepidosorrisodipintosulviso.«Sì,avevauncomputer…».«Celopuòmostrare?».

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Firenze.13:05.IntardamattinatailcielosuFirenzesierarannuvolatoeavevacominciatoapiovere.L’agente speciale GrahamDawe aveva lasciato l’auto con la quale era arrivato in tutta fretta da

Venezia nei pressi del giardino di Boboli. Mentre attraversava la strada si era coperto conl’impermeabile.AppenaentratoapalazzoPitti,lasededelNucleoTutelaPatrimonioCulturale,sierapresentatoeuncarabinierel’avevafattoaccomodareinunasalad’aspetto.Cierarimastosolopochiminuti,sufficientiperòperripensarealmotivoperilqualesitrovavalìe

persalutareunasuavecchiaconoscenza.«Anchetuqui?»,avevaesclamatoconstupore,aindirizzodelcomandanteGutierrez,suoexcollega

allaCIA.ErasoprannominatoHannibalSmitheanchequelgiornotenevailsuoimmancabilecubanotralelabbra.«Cometelapassi?»«Nonbenequanto te, amico»,gli aveva risposto laconico ilmilitare, il viso tirato e lamimetica

stropicciata.Poigliavevastrettolamanoenergicamente.Dawenonavevaavutoiltempodireplicare,perchésubitodopounagenteindivisaeravenutoaprenderloperscortarlodalcomandante.EadessoGrahamDawesi trovavainunausteroufficiodelsecondopiano,dalqualesivedevala

cupoladelDuomo.Accantoallafinestrac’eranolabandieraitalianaequelladell’UnioneeuropeaedifrontealuieraappesoilritrattodelpresidentedellaRepubblica.IldottorAurelioRandazzostavainpiedi,aldilàdiunaimponentescrivaniadimogano.«Piacerediconoscerla»,cominciòilcomandante, tendendolamano.EraalverticedelNucleoda

diversi anni e considerava Viola Puccini come una figlia. Il padre della ragazza era stato un suogrande amico e, dopo la sua tragica scomparsa, era stato lui a insistere affinché Viola entrassenell’Arma.Eadessol’accusavanodiaveruccisounsuodirettosuperiore.«Colonnello,devodiscutereconleidiunaquestionedellamassimaimportanza»,esordìDawe,con

accentodellacostaOvest.Noneralaprimavoltacheavevaachefarecongliufficialideicarabinieri.Inpassato,quandoeradi stanzanellabaseamericanadiVicenza,erastatospesso incontattocon imilitariitaliani.Aqueltempo,tuttavia,collaboravaperarginaremovimenticivicichesiopponevanoall’ampliamento diCampEderle…non si occupava di incastrare i suoi colleghi dell’SSV. «ArrivoadessodaVeneziaenonvolevoperdereneppureunistante».«Hovistoleimmaginidellasparatoriaeholettoilmandatodicatturaspiccatodall’Interpolatempo

di record».Randazzoandòdrittoalpunto.Poi indicò la sediadi frontealla scrivaniae fececennoall’agentediaccomodarsi.«Miperdoni,manonmiparechecisianotuttequestecertezzesulfattocheilsottotenentesiainqualchemodoresponsabiledellamortediAruta».«PurtroppoladottoressaPuccinisièdataallafugaconunpericolosocriminale…».«TaleAndreasHenkel».Ilcolonnellolesseconenfasiilnomesuunfascicolo,acuieraallegatacon

unagraffettaancheunafotografia.«Esecondovoiquestoequivalearenderlacomplice,ocolpevolediqualcosa?».Dawesfoderòunsorrisodicircostanza.Erastatolui,dopolatelefonatadelToro,adattivarelesue

fonti all’Interpol e a fare la soffiata a «La Nazione». Era contento che Henkel fosse riuscito a

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sfuggireall’agguatoe,ineffetti,ciavevaanchesperato.Ilsuopianoeratenerlolontanodaipapiri,sperando che non si facesse delmale. Per adesso, con la complicità di E.C. c’era riuscito, ma eranecessariofareunpassoulteriore.«In effetti non è detto che sia complice di qualcosa…», assentì, conoscendo il rapporto tra il

colonnelloelaPuccini.«Il sottotenente potrebbe essere sua prigioniera, per esempio», ammonì Randazzo, passandosi

l’indicesuibaffibianchi.«Èpossibile»,confermò l’americano,conun’inaspettatapuntad’incertezzanellavoce.Ma l’altro

nonlacolse.«QuellocheanoidellaGendarmeriaeall’Interpolpremedipiù,peradesso,èfermarli.Henkel questa notte si èmacchiato di diversi reati nellaCittà delVaticano e se, come lei crede, ilsottotenenteèinnocente,potrebbeaddiritturatrovarsiinpericolo».Randazzofissòl’exagentedellaCIAnegliocchicolorghiaccio.SembravaunaspeciediBigJim,

immobile e con i capelli scolpiti che non si eranomossi di unmicron da quando si era seduto lìdavanti.«Achepuntoèlaricerca?»,chiesepiùmorbido,intuendol’aperturalasciatadaDawe.«HannoprenotatoduepostisuunFrecciarossadirettoaTorino.DovrebbearrivareaPortaNuova

alletrediciequaranta».«Eioincosapossoesserleutile?»,domandò,perplesso,ilcolonnello.«Allastazionetroverannoinostriuomini,maseconoscoHenkeldubitochesianoabordo.Senon

dovessimotrovarliaTorino,sarànecessarioinoltrareunavvisoagliaeroportieallestazioni».Randazzo si voltò verso la finestra. Gli occorsero alcuni secondi prima di rispondere. «Servirà

qualcheora,signorDawe»,concluse.

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Bologna.13:15.-56:44:12alladeadline.«Siamo fortunati». Le dita di Andreas Henkel tamburellarono sui pulsanti del computer come

chicchidigrandinesuun’automobile.«Nonchiedelapassword».Sitrovava,incompagniadiViola,nellacelladiLambertoZonca,unastanzadalleparetispoglieeil

soffitto a volta sul lato ovest del convento. Fuori dalla piccola finestra si riusciva a scorgere unoscorciodiBologna,conleduetorrichesistagliavanosuitettirossidelcentro.«Cosa stai cercando esattamente?», si informò il sottotenente, appoggiata almuro con le braccia

incrociate.Luinonrisposeepreseamuoverel’indicesultouchpad.«SeiconvintochesiastatoZoncaarubarelalettera?Perqualeragione?»«Ti sei chiesta come poteva, un frate domenicano, votato alla povertà, partecipare a un’asta da

milionidieuro?».Henkelsivoltòversolaragazza.«Credi che abbia venduto a qualche collezionista la lettera e con i soldi abbia partecipato

all’incanto?»«Èunapossibilità.Peròcredochequelloscrittoabbiaunruolopiùrilevanteintuttalavicenda…

Anchesenonsoesattamentequale».Violanonreplicòesilimitòaguardarsiattorno.Lacellaeraesattamentecomesel’eraimmaginata:

un lettino in ferro battuto, un comodino di truciolato, un vaso di fiori secchi, un crocifisso eun’immaginediSanDomenicoappesialmuro.IlcomputersulqualestavalavorandoHenkel,suunpiccoloscrittoriodiquercia,stonavadecisamente.«Forseci sono»,esclamò l’agentedell’SSV, indicandouna finestra suldisplay.«Dalla cronologia

internetrisultachediecigiornifahavisitatoilsitodiYourBank».Viola si avvicinò a lui, appoggiando la mano sullo schienale della sedia per riuscire a vedere

meglio.«Provaaentrare».Henkelcaricòlapaginaesiresecontochenonerapossibileaccederealleinformazionidelconto.

Ilsitochiedevanomeutenteepassword.«Lanostrafortunaègiàfinita…».«Verificaseidatidiaccessosonomemorizzatinelbrowser».Henkelscosselatesta.«Purtroppono».«Ok.Controllaleemail,seharicevutounbonificoforsenehaavutoconfermatramiteposta».«Buonaidea».Henkelsorriseecliccòsuun’iconaraffiguranteunfrancobolloconun’aquila.«10ottobre,11,12».Henkelscossenuovamentelatestamentrescorrevaimessaggiinentrata.«Se

avevaqualcosadanasconderelohafattobene…».«Aspettaunsecondo».Luisifermòimmediatamente,cercandodileggereunindizionegliocchiverdidiViola.«Tornaunpo’indietro…».Leiindicòsulloschermoilmittentediun’emailarrivatail14ottobre.

«AaronFriedman.Dovehogiàsentitoquelnome?».Henkelnondissenulla,macontinuòascorrereimessaggi.MentreViolarifletteva,luinetrovòaltri

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trecon lostessomittente.«Èunostorico israeliano.Pare facciaparteanche luidelBibleProject»,disseleggendol’emailcheavevadavanti.«Eindovinaunpo’,conZoncaparlavapropriodell’asta».Viola si alzò di scatto ed estrasse dalla camicia, l’unico indumento che era rimasto della sua

uniforme,unfogliopiegatoinquattroparti.Contenevaunelencodinomi,incolonnatiordinatamente,con tantodi indirizzoedata a fianco.«Eccodove l’avevo letto.Era anche luiunodeipartecipantiall’incanto».«Fammivedere»,sibilòHenkel.EralaprimavoltacheViolaparlavadiqueldocumento.«Comehai

avutoquestalista?»«IlcapitanoArutaavevachiestoaPaolinidiprepararla.Cel’haconsegnataquestamattina».Lui sorrise per il nuovo colpo di fortuna. «Questa è un’ottima notizia», sentenziò, alzandosi di

scattodallasediaecominciandoaleggereinomi.«Cinquepartecipantiintutto».«Zoncaèmorto.Poic’èunaltronomecheconosciamo,quellodiquestoAaronFriedman».«Aspettaunsecondo»,Henkelsibloccò.«Questidue:AndrejSmirnoveAllisonGray,unrussoe

un’inglese.Anchelorolihogiàsentiti».Violascosselatesta.«Amenonmidicononulla».L’agente dell’SSV si sedette di nuovo alla scrivania e digitò i due nomi suGoogle. Ilmotore di

ricercaglirestituìdecinedipagine.Lesselaprima,dalsitodel«CorrieredellaSera»:IDENTIFICATIICORPIDELLEDUEVITTIMEDELL’ATTENTATOINPIAZZADELLASIGNORIA.Seguivano iduenomieunafotografiadiciascuno.Mentrenonc’eranodubbisul russo, indicato

genericamente come un faccendiere, restavano delle incertezze sulla donna. Il giornalista, citandofontiattendibili,avanzava l’ipotesichenonsi trattassediun’inglesecomedichiaratodalleautorità,bensìdiun’americana.«AvevovistolanotiziaallaTV,mentretimedicavanoall’ospedale»,siricordòl’agentedell’SSV.«A

questopunto,quasituttiipartecipantiaquell’astasonomorti».«Non solo», aggiunse Viola, mordicchiandosi le labbra. «Parlando con Aruta, Paolini aveva

chiaritochesololuiavevapotutovederelaBibbia.Parevacheilproprietarioavesseinsistitoaffinchéirotolinonvenisseroesaminatidanessunotranneilgalleristastessoegliaspiranticompratori».Henkelsigrattòilcapo,incerto.«Quindi,quasituttiquellichesonovenutiacontattoconlaBibbia,

direttamenteoindirettamente,sonomorti…».«Sediamoperscontatoche il russoe l’inglesenonsianoduevittimecasualidell’attentato,eche

Zonca sia stato ucciso per lo stessomotivo, allora forsePaolini non è stato ucciso per una truffaassicurativa. Come gli altri, aveva esaminato i papiri… Potrebbe essere unmovente?». Anche leisembròdubbiosa.«In quella sala c’erano decine di persone, ma gli unici a rimetterci la pelle sono stati due che

partecipavanoall’astadel lotto302.EchinonèmortoinpiazzadellaSignoriaèstatouccisopocodopo…Nonpuòessereuncaso».«Midomandochipuòavereinteresseauccidereperunlibro,perquantodivalore».Violasispostò

esiappoggiòconlespalleallafinestra.«Èquellochedobbiamoscoprire.Ilkiller,l’uomochedevitrovareperscagionarti,probabilmente

èlostessocheharubatoimanoscritti.Inchiodiamoluieavremorecuperatoancheirotoli».«Ecomepensidifare?»«Abbiamo ancora due nomi sulla lista. Se l’assassino non è uno di loro… allora forse sono in

pericolo».Henkelverificòl’orologiochescandivaleoredivitacherestavanoaStella.Sidomandòse il fattodiaverabbandonato ilcellulareconcui i rapitoripotevanocontattarlo l’avessemessa in

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maggiore pericolo. Ma non aveva avuto scelta… «Facciamo in fretta a ritrovarli: tutti quelli chesanno…muoiono».

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Roma,finedimaggiodell’anno1217.«Tuttiquellichesannodevonomorire».Mentreattraversava lasaladelConcilio,papaOnorio III

continuavaaripetersiquellafrase.L’unico rumore che si udiva nell’immenso triclinio era lo scalpiccio dei passi sul marmo e il

frusciodellesuevesti.Dietrodiluicamminavaunostuolodireligiosichefaticavaastarglidietro.Onorio III, nato con il nome di Cencio Savelli, era salito al soglio pontificio un anno prima.

Ritenevadiessereunuomomiteemaiavrebbe immaginatodi trovarsidi fronteaunproblemadiquelledimensioni.«Tuttiquellichesannodevonomorireequeirotolidevonoessereseppelliti»,avevaordinatoaun

suouomofidato,pochiminutiprima.Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma quelle parole erano sgorgate dalla sua bocca con

naturalezza.Eranostatenecessarie.Eppurenonsisentivaasuoagio.Quelpalazzo,ilPatriarchium,con tutto il suo sfarzo, imosaici, i soffitti in legno, lometteva a disagio.A tutta quella ricchezzapreferiva la tranquillità e il verde dei cipressi sull’Aventino. Quando poteva ci tornava, nella suaSantaSabina,manonquelgiorno.Purtroppo…Giunto nel centro della sala, nei pressi di una fontana con una conca di porfido, si fermò. Per

qualche secondo lasciò vagare lo sguardo sulle nicchie affrescate che delimitavano le pareti, poichiusegliocchi.«NonpossederestituciòcheChemos,tuodio,tiavrebbedatoapossedere?».LeparolediGiudici

11, lette su quei maledetti papiri continuavano a martellargli nelle tempie. «Così anche noipossederemoilpaesedituttiquellicheilSignoreIddionostroavràcacciatid’innanzianoi».Quello era uno dei passaggi chemesser Poggi, con il suo fare viscido, gli aveva letto e riletto.

Diceva di averlo confrontato anche con la Septuaginta, la Bibbia greca, e aveva evidenziato ledifferenzetraiduetesti.Inquelversetto, il24,a suodirec’era laprovacheChemosnoneraun idolodipietra, come la

tradizione voleva far credere. La parola greca usata infatti era diamerzio, che indicava proprio ilconcetto di spartizione, qualcosa di reale, distribuito tra tanti soggetti. Da quei passaggi parevaevidentechealtridèi,oltrealDiodiIsraele,avesseroricevutoterritoridifferentiepopolidiversidagovernare.«LeterrecheiltuoElohìmChemostihaconcessotuletieni,cosìcomenoi,popolodiIsraele,ci

teniamoquelledatecidalnostroElohìm».Quellaera la traduzionechePoggiconsideravacorretta.Diceva fosse l’unica ragionevole, la sola in grado di spiegare razionalmente la situazione moltoconcretadescrittadaquelpassaggio.Avevaperòungrandedifetto:metteva sullo stessopianoDiocon glialtri dèi.Metteva in discussione tutto, la pietra sulla quale era stata costruita la Chiesa diRoma:ilmonoteismo.Epoic’eraquellaparola:Elohìm.Ripetutafinoallanoia.Poggigliavevasegnalatodecinedialtri

passaggiincuieraripetutaetradottacon“dèi”.Avevalettointerilibri,dalDeuteronomioalleGuerrediYahwehperarrivarefinoatestidicuiconoscevasoloiltitolo.Eintutticomparivaquellaparola:

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semprelastessa,alplurale.C’eracertamenteunerrore.Daqualchepartedovevaesserciunerrore.QuelPoggi,chedicevadi

essere credente e di parteggiare per la famiglia deiGeremèi, nascondeva qualcosa. Si domandò acosa mirasse esattamente. Era possibile che con la sua falsa Bibbia e le sue false interpretazioniriuscisseaconvincerequalcuno?LaChiesaavrebbedovutocombatterecontroaltrieretici,oltreaiValdesieaiCatari?Il papa fissò i religiosi chegli stavano accanto.Lovedevano agitato e nessunoosava chiedergli

cosaavesse.Poisivoltòeconilmentoaccennòalcamerlengo.«HobisognodiincontrareGuillaumedeChartres».Il prelato, che con lo sguardo basso fissava la punta delle sue calzature, annuì sommessamente.

«Naturalmente,Santità».ConoscevabenedeChartres.ErailfigliodelcontediBar-sur-SeineeormaidaottoannieraGranMaestrodell’OrdinedeiTemplari.«Lomanderemoachiamare».OnorioIIIbisbigliòqualcosainlatinocheilcamerlengononriuscìaudireesilisciòlafoltabarba

bianca. Si diresse verso la nicchia ispirata al triclinio dei XIX letti del palazzo imperiale diCostantinopoliescomparvedietrounimponenteportone.«Tuttiquellichesannodevonomorire».Duegiornidopo,mentremesserPoggidiMonteRenzoloaffrontavaconlasuascortaun’irtasalita

sugliAppennini,fubloccatodauntemporale.Aveva affidato i rotoli di papiro al papa in persona, affinché in Laterano si potessero meglio

esaminare.Sisentivasollevato,certodiaverfattolacosagiusta.SiriparòinuncasalepocolontanodallaviaFlaminia,protettodaunboscodicastagni.Nonsapeva

chequellasarebbestatalasuaultimanotte.Pocoprimadell’alba,lapiccoladelegazionebolognesefuinfatti sorpresa nel sonno da un gruppo di briganti armati di pugnale. Inspiegabilmente, queimalviventinonrubarononullaesilimitaronoatagliarelagolaalmagistereatuttiisuoiarmigeri.L’anzianostudiosoportòlemanialcollo,dalqualesgorgavanofiottidisangue.Glimancaval’aria

esentivaletempiepulsare.Pochiistantiprimadiperdereisensipersempregliapparvel’immaginedifra’Ranuccio,ildomenicanoacuiavevaaffidatolaletteradiBonifaciodegliAleramici.

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Gerusalemme,23ottobre.Oralocale18:45.Conilbuio,letintecolorsabbiadellacittàsitrasformavanoinluciecolori.Tuttosimescolavain

unandirivienidipersoneintenteafarespesenellebottegheeabereneibar.Irintocchidellecampanecristiane,mescolatiallevocideimuezzin,scemavanopocoapoco,sovrastatidallamusicadalvivodipubelocali.Come tutti i giovedì sera, dopo che le bancarelle del mercato erano state chiuse, nella zona di

MahaneYehudacominciavanoifesteggiamentiperl’arrivodelweekend.IlprofessorAaronFriedman,abordodellasuaBMWx6,superòlaparteovestesidiresseversola

Cittàvecchia.Abitavanelquartiereebraico,pocodistantedalmuseoarcheologico,eperraggiungereilsuoappartamentodovevaentrareconl’autoall’internodellemura.Lofecedall’ingressodelDungGateesalìversocasa.Lasciòl’autonelsolitoparcheggioneipressidel“Controllo”,feceunbrevetrattoapiedieimboccòlescaledelpalazzo.Era sfinito e, se ripensava a quanto gli era accaduto negli ultimi due giorni, si stupiva di essere

tornatocosìprestoallanormalità.«Malanormalitàaiutaadimenticare»,gliavevasuggeritoilsuostrizzacervelli.«Uneventodiquel

tipononsicancellaconuncolpodispugna.Rimanesempredentrodinoi.Quellochepossiamofareèdedicarciadaltro,viverenormalmente,nellasperanzacheprimaopoiilsuoricordosiannebbi».Ecosìavevafatto.Ilfrastuonodell’esplosionenellacasad’aste,l’odoredicalcinacci,ilfumoele

urlaeranoancoradavantiaisuoiocchi.Tuttaviadovevacercaredipassareoltre.Certo,nonsarebbestatofacile,soprattuttosequegliidiotideiservizisegreti,spalleggiatidagliamericani,nonavesserosmessodiporglidomande…Cosacheavevanofattofindalsuoritornoinpatria.Inognicasosapevadiesserestatofortunatoe ilmeritoera tuttodelsuoamicoLambertoZonca.

Era stato il frate, dopo la prima bomba, che lo aveva condotto, insieme a uno sparuto gruppo dipersone,lontanodallasala.Poiildomenicanoeracaduto,fortunatamentesenzaconseguenze.“Sequeipapirisonoquellochecredo…”,gliavevascrittoviaemailproprioZonca,alcunigiorni

prima,“riuscireastudiarlifarebbefareunpassodagigantealprogetto”.Friedman, che faceva parte delBibleProject in qualità di storico esperto delle religioni antiche,

aveva subito compreso di cosa si trattasse. Soprattutto aveva capito che quei documenti potevanoessereutilianchepermegliocomprendereilibridiRaeleleradicidellasuanuovareligione.«Non sappiamo in quanti parteciperanno», aveva proseguito il frate, quando si erano sentiti al

telefono.«Masepresentiamodueofferteavremomaggioripossibilitàdiaggiudicarcil’asta».Ilprofessorenoneraabituatoadacquisireitestisucuistudiavainquelmodo,mal’importanzadei

documentieratalechesiconvinseimmediatamente.Dopotutto,seirotolifosserostaticompratidauncollezionista,difficilmenteavrebberopotutoesaminarlicomemeritavano.Avevaquindimessomanoalsuoportafogliopersonale,chiedendosicomeZoncaavessepotutofare

lostesso,eavevastaccatouncospicuoassegnoperlacauzione.

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Infilò le chiavi nella serratura, digitò il codice di sicurezza e aprì la porta sul soggiorno inpenombra.Dallefinestreaffacciatesullaterrazzapenetravanolelucidoratedellavallatasottostante.Sullasinistra,traitetti,siscorgevailminaretoilluminatodellamoscheadial-Aqsa.Aveva poco tempo.Doveva farsi una doccia e prepararsi per andare a teatro. Prima però aveva

promessodirestituireaquell’allievalasuatesina.«Bathsheva?», chiamò ad alta voce. Era la sua governante e da quando sua moglie era morta,

quattroanniprima,sioccupavadilui.«Bathsheva?».Nessunarisposta.Accese la grande TV a parete e come d’abitudine sintonizzò CNN International, il canale di

informazioniinlinguainglese.SivedevalamappadegliStatiUniticonunaseriedipuntinirossi.Iltitolo,acarattericubitali,diceva:“Missing”.Perunistantesifermòadascoltare,maquandocapìchesitrattavadeisolitiservizisensazionalisticisullepersonescomparsesmisediprestareattenzione.Sivoltò, calpestò il parquet di bambù del soggiorno, recentemente ristrutturato dal designer PieroLissoni, e si diresse verso lo studio. Bathsheva non era neanche lì. Ne approfittò per prendere ilfascicolettorilegatosistematosullascrivaniaetornònelsoggiorno.Eranoquasi lesette.Da lìapochiminuti la ragazzasarebbepassataa ritirare la tesinaeavrebbe

volutoavvisareladomestica.Stranochenonfosseincasa.Andòversolacucina.Anchelìnonc’era.Lastanzaerainordine,masivedevanoalcunivetri,forse

di un bicchiere, sparsi per terra. Sbuffò e si abbassò per raccoglierli. E in quell’istante rimasefolgorato:unamanosbucavadadietroilbancone.Feceilgiro,ansimante,elavide:Bathshevaerasupina,gliocchispalancatieilvisoimmobilizzato

in un’espressione contrita. Il collo era lacerato da orecchio a orecchio e una pozza di sangue siallargavalentamentesulpavimento.Friedmanrimaseimmobile,senzarespirare.Seilsanguestavaancorascorrendo,ladonnadovevaesserestatasgozzatapochiattimiprima.D’istintosivoltòelapaurasimaterializzònellafiguradiunuomo,difrontealui.Eraungorilla

dalla pelle abbronzata, tutto muscoli, con indosso un abito nero. Al collo portava un vistosocrocifissod’oroelosguardoeraapparentementeinespressivo.«Chi…»,provòadire,masenzachelesuecordevocaliriuscisseroaemetterealtrisuoni.Nonloavevamaivisto.Alzò le mani, in segno di resa. Nel frattempo provò a indietreggiare, strisciando i piedi sul

pavimento,maincespicòecaddeall’indietro.Latesinaglisfuggìdimanoescivolòlontano.IlTorolocontemplò,un’espressionebeffarda.Dettel’impressionediassaporareilmomentocome

ungattochecontemplauntopolinoprimadiafferrarlo.Appoggiòilsuosmartphonealbanconedellacucinaeconungestoteatraleglimisedifiancoilcoltelloinsanguinato.Poifeceunpassoversodilui.«Nonabbiafrettaprofessore»,grugnì,mentreunarigaverticaleglisidisegnavasullafronte.Lo esaminò bene, per essere certo che fosse davvero lui. Non avevamai visto Friedman fino a

qualche ora prima, quando la sua fotografia gli era stata spedita via email sul cellulare. «Simettacomodo»,ordinòpoi,unsorrisodighiacciodipintosulvolto.«Nonabbiamonessunafretta».

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AeroportodiMalpensa.Nellostessoistante.-51:54:25alladeadline.Nato per diventare l’hub più importante del Sud Europa, l’aeroporto di Malpensa era rimasto

l’eternoincompiuto.Puressendoilsecondoscaloitalianopernumerodipasseggeri,dadiversiannilamaggiorpartedelleprincipali compagnieavevaabbandonatoMilanoperRomaFiumicino.NoncosìlaElAl,chesettimanalmenteprogrammavaunvolodirettoperTelAviv.AicontrollidisicurezzaprimadelgateB5,quellodestinatoalvettoredibandieraisraeliano,quella

sera eradi turno l’agenteRuggerodellapoliziadi frontiera.Era stataunagiornata tranquilla, conpochivoliintercontinentaliediversicollegamenticonParigiCharlesdeGaulleeLondra-Heathrow.Il giovane aveva controllato decine di passaporti, inserendo il nome nel sistema informativo eattendendochedaunabancadatiarrivassel’ok.Enonc’eranostatiintoppipertuttoilturno.«Avanti»,annunciò,muovendoilmousedelsuoterminale.Difrontealui,oltrelavetrataeilmetal

detector,c’erauncentinaiodiviaggiatoriinfila.Eranoincolonnatiordinatamentelungoilcorridoio,dietroanastricoloraticheincanalavanolacoda.«Prego».Unacoppiadianziani,leiconilbastoneeluiconunvistosocappellodacowboy,gliandòincontro.«Ilprossimo»,disseancorailpoliziotto,l’ariastanca.Ormaieraallafinedellagiornatalavorativa:

unavoltaverificatiidocumentidelvoloLY382delle20:50,senesarebbetornatoacasa.Perquellapartenzanoneranostatesegnalateallerteparticolari,ancheperché,dopodilui,ifunzionariisraelianiavrebbero ricontrollatoda capo tutti. Inogni caso, avevagiàverificato la listadeipasseggeri e lamaggior parte aveva un passaporto comunitario. C’erano poi alcuni israeliani, una decina diamericanieduesvizzeri.Nessunonecessitavadelvistod’ingresso.«Avanti»,ripetéancora.Nello stesso istante, il fax sistemato sulla scrivania dietro Ruggero squillò sommessamente e

cominciòasputarefogliA4.Ilprimoeraunaletteradimezzapagina,scrittainTimesNewRoman.Sopra c’era il logo di un tribunale. L’oggetto diceva: “M.A.E. ex art. 28 co. 1 lett. a L. 69/2005”.L’acronimoM.A.E.stavaperMandatodiArrestoEuropeo.Henkel e Viola si mossero di qualche passo. Erano verso la metà della coda, nel grande atrio

illuminatodell’aeroporto.La ragazza era scura in volto. Non aveva parlato ed era imbronciata. «Stiamo facendo la cosa

giusta?»,sussurròauncertopunto,cosìpianochel’agentedell’SSVfaticòaudirla.Luivolselosguardoallavetratachedavasullapista.UngrossoAirbusconillogoEmiratessulla

livreastavaspiccandoilvolo.«Sehaiun’ideamiglioretiascoltovolentieri»,lerispose.«Nonsonopiùtantosicuracheespatriareinquestomodosialacosagiusta»,sentenziòlei,macon

untonodivocechesembravatutt’altrochedeciso.«Dovremmoconsegnarci…».Henkel sorrise,mostrandole il biglietto aereo e il passaporto rosso con la crocebianca. «Non ti

sembraunpo’tardi?».Violanonribattéesilimitòafarcaderelosguardosuldocumento.Erastataleiaprocurarloper

entrambi.Subitodopoesserepartiti daBologna, i dueavevanoprogrammatodi rintracciare tutti i

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partecipanti all’asta. Solo due erano ancora in vita, uno a Gerusalemme l’altro ad Atene: ilresponsabiledell’attentato,forse,potevaessereunodiloro.UnavoltaverificatiglioraridaMalpensaavevanooptatoperIsraele,vistochec’eraunvolodella

ElAlinpartenzaperquellaserastessa.Viola,cheprimadiesseretrasferitaalNucleoBeniCulturalisieraoccupatadiindagaresudocumenticontraffattiedenarofalso,avevapensatoalresto.AvevanoraggiuntoGallarate,pocoanorddell’aeroporto,eavevanorintracciatounasuavecchiaconoscenza,“fuori”inlibertàcondizionata.«Sonopulitoadesso,Puccini!»,sieragiustificatolui,quandoinsiemeaHenkelsieranopresentati

fuoridacasasua.Leinongliavevacreduto.Sapevachequell’ominodimezzaetà,apparentementemiteeriflessivo,

nascondevaincantinaunveroepropriolaboratoriodafalsario.IcarabinieridellasuaexCompagnialotenevanod’occhiodatempo,aspettandosolodipoterbeccareipezzigrossiperiqualilavorava.«Hobisognodiduepassaporti sicuri»,gli avevadetto lei, con lamassimaonestàe senzagiridi

parole.«Èunfavorepersonalechenondimenticherò…».E lui, che aveva compreso l’affare, l’aveva accontentata, sperandodi incassare primaopoi quel

grossocredito.Poco dopo, la fotografia di Viola e quella di Henkel erano apposte su due passaporti svizzeri

apparentementeperfetti.«Ètroppotardi,elosaianchetu».AndreasHenkelintravideun’ombraditerrorenegliocchiverdi

del sottotenente,ma decise ugualmente di non rivelarle il veromotivo di tanta fretta. «So che haipaura,maragiona:qualcunotihaincastrato.Seticonsegnifaraisoloillorogioco».Violasospirò.InfondosapevacheHenkelavevaragione.Nelleultimeoreciavevagiàriflettutoa

lungo.Ma il suo carattere era così: a fasi in cui era assolutamente certa di ciò che doveva fare,alternavamomentididubbieincertezze.Avevasolobisognodiqualcunochelerassicurasse,cheledicessechestavafacendolasceltagiusta.Henkelinquelcaso,unuomocheconoscevaappenamachesieradimostratopienodirisorse.«Esesiaccorgesserocheipassaportisono…?»,sospirò.L’agentevaticano,checonoscevabeneicontrolliisraeliani,siaccarezzòilmento,resoispidodalla

barbadiungiorno.Sischiarìlavoceedisse:«Auguriamocichenonaccada!».Pochiminuti più tardi la fila di fronte al controllo passaporti si era assottigliata. Rimaneva una

ventina di persone in tutto. C’era ancora una scolaresca del torinese, due anziani israeliani e unacoppiadisvizzeri.Ruggerodigitòilcognomedelragazzocheglistavadifronte:capellirasta,orecchiniinentrambii

lobietatuaggisulcollo.Pulito,nonostanteleapparenze…«Avanti».Dietro di lui, intanto, il fax aveva terminato la stampa di alcuni fogli.Mentre una nuova pagina

cominciavaasbucaredalrullo,unacoppiasipresentòdavantiall’agente.«Depositateglioggettimetallicinell’appositavaschetta», l’addettoallaperquisizioneripeté lasua

cantilenaeguardòappenaViolaeHenkel.«Aveteliquidioltreicentomillilitri?Medicinali?».Lagiovanesottotenentescosselatestaeconsegnòpassaportoelveticoecartad’imbarco.Tolsele

scarpedatennis–comprate,insiemeallafelpaeaijeansinunautogrillneipressidiBologna–esiinfilòsottoilmetaldetectoralladestradiRuggero.Henkelfecelostessodallatoopposto,mamentreunagenteloperquisiva,fececaderelosguardo

sull’addettoalcomputer.Stavadigitandoilsuonomesullatastiera.Perunistantesifermò,dubbioso,mapoipassòaldocumentodiViola.E inquelmomentoAndreas rimase folgorato.Dietroallapostazionediverificaerasistematoun

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grosso fax Panasonic. Su un foglio appena uscito, sotto una scritta che non riusciva a leggere, sivedevailvoltosorridentepropriodiViola.LafotografiaeralastessacheavevanotrasmessoallaTV,probabilmentescattatadurantel’Accademia.Sivoltòversolaragazza.Avevalosguardoteso,masistavarimettendolescarpe.Nonsembrava

essersiaccortadinulla.Henkel trattenne il respiro, pregando che l’agente non si voltasse verso il fax. Se solo si fosse

giratoavrebbeavutolafacciadellaragazza,stampatasulmandatodicattura,davantialnaso.Manonsembravaavesseintenzionedifarlo:stavaancoraindugiandosuipassaporti,digitandoqualcosasulcomputer.Inquelmomento,ilmetaldetectorsottocuistavapassandol’agentedell’SSVsuonò.«Orologio?Monete?»,feceilpoliziottocheglistavadifronte.Luisorrise.Sapevachepiù temposarebberimastoaicontrolli,piùsarebbestatoprobabileche il

faxvenissenotato.«Riprovi»,bofonchiòl’addetto.Ripassò sotto il dispositivo e questa volta ebbe più fortuna. Nessun suono. Tirò un sospiro di

sollievoeattesecheilpassaportoglivenisserestituito.Mailmilitarealcontrollostavaancoraindugiando.Trascorserocinquesecondi,poidieci.Infineilgiovanealzòlosguardodallatastieraeglirestituìil

documento.Henkellanciòun’occhiataaViola.Ancheleiavevagiàsuperatoilcontrolloeadessoeraimpaziente

adalcunimetrididistanza.Cel’avevafatta.Fecealcunipassiversodilei.Mentresiallontanava,ilfaxfinìdistamparel’ultimofoglio,quelloconlasuafotografia.«Aspetti».Improvvisamentel’espressionedelpoliziottosifececupa.Henkel si bloccò di colpo. Sentì il sangue gelargli nelle vene. Mille pensieri indistinti gli

balenaronodavantiagliocchi,masolounocompiuto:perStellaerafinita.Sivoltòlentamente.L’agentegesticolava,mainvecediavereunosguardotruceavevauntiepidosorrisostampatosul

sorriso.Indicòilnastrotrasportatoreedisse:«SignorSutter,nondimentichiilcomputer!».

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Gerusalemme.Oralocale19:10.SedutosuunapoltronadipellenelsoggiornodelprofessorAaronFriedman,ilToroaccarezzòla

BerettaPX4Storm.Sotto l’abito scuro si intravedeva un addome muscoloso e un collo nerboruto. Aveva il capo

allungatoequelsoprannome,ilToro,glierastatoaffibbiatoproprioacausadellaformadellasuatesta, che qualcuno aveva definito “taurina”. Il viso abbronzato, segnato da un pizzetto a punta, lofacevaassomigliareaunodeimoschettieridiDumas.Nessunosapevaconprecisionedadoveprovenisse.Ilsuoaccento,conunaSsibilantetipicadelSud

America, lolasciavaperòintuire.Certa, invece,eralasuaprofessione: ilToroeraunkillercheinoltrevent’annidicarrieraavevauccisopiùdiduecentopersone.Avevaunaspettoassolutamentenellanorma,sidicevachefossesposatoeavesseperfinoduefigli.

Equelsuoapparireunuomocomunegliavevadatolapossibilitàdiagireindisturbatoperiquattroangolidelglobo.La sua arma preferita era un filo elettrico, che attorcigliava attorno al collo delle sue vittime.

Quando ciònon erapossibile, si accontentavadi usare lemani nude emuscolose.Ciò chepiùglipiacevaeravederelavitachefuggivaviaattraversogliocchidelmalcapitatoditurno.A un certo punto della sua esistenza, però, tutto era cambiato. Dio in persona, diceva, gli era

apparsoinsognoegliavevaordinatodimettersialsuoservizio.IlTorosieracosìavvicinatoallareligioneeagliOspitalieri,anchenoticomeCavalieridiMalta.Peroltrecinqueanninonavevapiùfattodelmaleaunessereviventefinoachelaruotadelcaso

avevarimescolatoancoralecarte:daqualcheparte inIslandastavaperessereportataalla luceunapreziosareliquia,troppoimportanteperchécadesseinmanisbagliate.IlGranMaestrodell’Ordine,così,confidandosulfattocheunlupo,perquantosisforzididiventareunapecora,restasempreunlupo,gliavevachiestoditornareinazione.«Davvero vuoi uccidermi in nome di quei papiri?», alzò la voce Friedman, con il suo inglese

accademico.Era seduto sul divano di fronte all’intruso e nei pochiminuti che erano trascorsi dalritrovamento del corpo di Bathsheva, la situazione era diventata estremamente chiara. Sulla CNNInternational,lecuiimmaginiscorrevanoallaTV,ifattidiFirenzeavevanoseguitoilserviziosugliscomparsi.Zoncaeramorto,cosìcomealtriduepartecipantiall’asta.«Non per quei papiri…», l’apostrofò il Toro, lo sguardo torvo. Non gli piaceva uccidere gli

innocenti,malasuaconsolazioneerachequell’uomononloeraaffatto.«LofaccioinnomedelDiounico e onnipotente. Lo stesso che voi ebrei chiamate Yahweh». La parola ebrei fu pronunciatadigrignandoidenti,conunchiarosegnodidisprezzo.UnbrividoattraversòlaschienadiFriedman.«Primadifareciòcheènecessario,deveperòdirmichièaconoscenzadel“segreto”».Ilprofessorenonrispose,losguardoghiacciatopuntatosull’intruso.«Morirai ugualmente», continuò il killer, quasi rammaricato. «Purtroppo su questo non ci sono

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marginiditrattativa.Mapuoimorireinmanieraveloceeindoloreoppuresoffrendo.Atelascelta».«Vuoisapereconchihoparlatodiqueirotoli,osemplicementevuoichetiriferiscacosadiconodi

Yahweh?».Friedmanusòuntonodisfidapermascherareilterrore.Sarebbestatol’ennesimavittimadelfanatismoreligioso,innomediunDioincuineppurecredeva.«Perchéèquestoilproblema…no?QuellocheirotolirivelanodeltuoYahweh».IlTorolofissòsenzareplicare.Nonavevaalcunafretta.Peresperienzasapevache,facendoparlare

liberamentelesuevittime,spessosiacquisivanomoltepiùinformazionicheconlatortura.«Tu,chestaiperuccidermiinnomediunDiochenonhaimaivisto,dovrestichiedertiilsignificato

del suo nome, tanto per cominciare», disse il professore, guardandosi attorno. Il suo intento eraquantomenodiprenderetempo,anchesenonsapevaesattamentepercosa.«Èsolounnome…»,tuonòilToro.«IlnomedelProfeta».Friedmansorrise,valutandol’impattodellesueparolesulkiller.«Haidettobene:èsolounnome.

Lasciachetiraccontiunastoriaperò:èchiamatail“CultodeiCargo”».Ilprofessoreassunseuntonoaustero, quasi come se avesse di fronte uno dei suoi allievi. «Tra la prima e la seconda guerramondiale,alcunisoldatistatunitensigiunseronelleisoleFigi.Lapopolazionelocale,chenonavevamai visto né un aeroplano né un uomo di colore, cominciò a considerare i militari come esseridivini. Gli dedicarono templi e cominciarono a adorare come reliquie i loro oggetti personali.Quandoimilitariripartirono,icapitribùpreseroavenerarequegliesserisuperiorielichiamaronoJonfram».«CosahaachefarequestoconYahweh?»,chieseadentistrettiilToro,giocherellandoconlasua

Beretta.«Sai cosa si scoprì in seguito?»,domandò ilprofessore,unpallido sorriso sulle labbra.«Che la

divinitàmitizzatadagliindigenieraunsingolosoldato,taleJohnFrum.Parechesifossepresentatocome“JohnfromAmerica”.Dopolasuapartenza,gliisolaniavevanocontinuatoatramandareilsuonome,chenelfrattempoerastatostorpiatoinJonfromam,JonfromeinfineJonfram».«Continuoanoncapire!».«Sull’isola di Tanna, ancora oggi si celebra il JonframDay. I fedeli indossanomagliette con la

scrittaT-AUSAArmy,TannaUSAArmy,epreganoperilritornodiJonfram».Friedman,osservandol’espressionedelkillerchesiinduriva,siinterruppe.«Nontiricordanullaquestastoria?»«Quellochestadicendoèblasfemo!»,gemettelui,madallasuaespressioneparveevidentechele

parolediFriedmanl’avesserocolpito.«ÈblasfemochetumivogliauccidereinnomediunDiodicuinonsainulla.Nonèpossibilechela

stessa sorte di Jonfram sia toccata al tuoYahweh, il cui nome fu pronunciato per la prima voltaquandolalinguaebraicaneppureesisteva?».Ilkillerarretròcomeseavessericevutounoschiaffo,manonreagì.Conoscevabeneil“segreto”

che cercava di nascondere con la suamissione,ma era convinto fossero solo teorie da eretici. Inquell’istante,tuttavia,ildubbiocheavevaisolatoinunangolodellasuamenteriaffioròtimidamente.Non riuscì a replicare perché, proprio allora, il campanello della porta suonò. Scattò in piedi,allarmato.«Aspettiqualcuno?».Ilprofessorefeceungrandesospiro.Poiannuì,nontroppoconvinto.«Ineffettidovevavenireuna

miaallieva.Potrebbeesserelei…».IlToro radiografòAaroncon lo sguardoe il suo istintoomicida tornòprepotentementeagalla.

“Professoreuccidel’allievasuaamanteepoisisuicida”,rifletté.«Fallasalire!»,gliingiunse.

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Gerusalemme.Oralocale19:20.LagiovaneElisheva“Elisabeth”RavitzeradavantialportonedelprofessorFriedman,rischiarato

dai lampioni gialli del quartiere ebraico. Aveva il casco del motorino in mano e fissava la suaimmagineriflessanellavetrinadiunabottega.Eramoltofelice.Anchesecisperava,eracertacheilprofessorenonl’avrebberichiamata.Invece,a

metà pomeriggio, mentre era incollata al suo inseparabile computer, il cellulare era squillato. Lasegretaria di Friedman le aveva fornito l’indirizzo, nella Città vecchia, e le aveva anche porto lescusedell’insegnante.Elisabeth sorrise e con l’indice giocherellò con le fini treccine, che la facevano assomigliare a

un’africanadallapellepallida.Mentre aspettava, si chiese se il professore fosse davvero un raeliano, come si diceva. Il

movimento, fondatodaClaudeVorilhonneglianniSettanta, raccoglievaseguaci in tutto ilglobo. IsuoifedelicredevanochelavitasullaTerrafossestatacreatadaextraterrestrimediantel’ingegneriagenetica.Le lezioni di Friedman sui sumeri, descritti come troppo avanzati per il loro tempo, avevano

alimentato quelle voci. Si mormorava che fosse un “senza Dio” e quella era stata la ragioneprincipalecheavevaspintoElisabethaseguireisuoicorsi.Fin da ragazzina aveva avuto un rapporto conflittuale con il padre, rispettato rabbino di

Gerusalemme.Iprincìpidell’ebraismoleeranostatiinsegnatiancorprimacheimparasseaparlareeacamminare.Ecomeavolteaccade,quandoavevaraggiuntolamaturitàavevacominciatoaodiaretuttociòcheleavevanoinculcato.Era diventata una specie di ribelle, non solo nel vestire ma anche nel modo di comportarsi.

Rappresentava l’esatto opposto di quanto la dottrina richiedeva a una giovane ebrea di buonafamiglia, come lei.Equella eraunadelle ragioniper laquale i corsidiFriedman, che lasciavanointuirecheDiofosseunamerainvenzione,l’avevanoincuriosita.All’iniziosieraavvicinataallamateriapiùchealtroconvintadifareundispettoalgenitore.Poi,

però,quelle teorie chemescolavano tecnologia e storia l’avevanoaffascinata realmente.Dipiù, leavevano fornitounappiglio a cui aggrapparsiperpoter riavere ciò che avevaperso a causadellareligione…«Avanti».Lavocedelprofessore arrivòattraverso il citofono,ma fu copertadal chiacchiericcio

cheanimavailvicolo.«Ultimopiano»,riuscìaudire.Ilprofessoreriagganciòilricevitoreesivoltòversol’intruso.«Fallaentrare»,ordinò,dall’altrapartedellastanza,ilToro,chesiinfilòlaBerettanellacinturadei

pantaloni.Friedman trattenne il fiato. Che intenzioni aveva quel tizio? In che modo poteva sfruttare quel

diversivoperguadagnaretempoprezioso?Nonebbe il tempodi elaborarealcunpiano,perchépochi istantidopo la ragazza sipresentò sul

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pianerottolo.«Elisheva,chepiacere»,ledisseconlaportasemiaperta,iltonomoltomenoamichevolediquanto

avrebbevoluto.Poiperconvincerlaaentrareaggiunse:«Nonhoancoraavuto tempodicercare lasuatesina.Vengapure».Laragazzasipassòl’indicesulbrillantinodelnasoevarcòlasoglia.Oltre lagrandevetratache

dava sulla terrazza, sopra i tetti avvolti nella notte, svettava un minareto illuminato. Accanto allafinestrac’eraunuomoconilpizzettovestitodiscuro.Lesorrise.«Hodimenticatoilfogliettoconilsuonumeroinufficio,altrimentil’avreiavvisatadipassareun

po’ più tardi». Il professore poggiò una mano sulla credenza accanto alla porta, vicino a unposaceneredimarmo.Leiannuì,masticandounchewinggum.Poientrònelsoggiornoconilsuoandamentodinoccolato.

«Nonc’èproblema».Mentre il professore la fissava in silenzio, si rese però conto che qualcosa non andava: lui

sembravainforteimbarazzoeilsoggiornoeraindisordine,conunasediarovesciataedeivetriperterra. Soprattutto, notò che la sua tesina, al contrario di quanto Friedman le aveva detto, era sulpavimento,accantoaltavolo.«Verament…».Non riuscì a finire la fraseche l’insegnante scagliò il posacenereche stringevanelpugnoverso

l’intruso.Questi, per nulla sorpreso, si scostò.La vetrata dietro di lui si disintegrò, in un fragore di vetri

infranti.Per un istante Elisabeth rimase paralizzata. Non capì cosa stesse accadendo, ma una scarica di

adrenalina laspinseamuoversi.Conunafalcatafeceunsaltoesispostòallasuasinistra,verso lacucina.IlToro emise un grugnito sordo.Estrasse la pistola e la puntò contro il professore, che però si

gettòaterra,dietroaldivanodipelle.Laragazza,nelfrattempo,raggiunseilbanconedellacucina.Forsepotevatrovareuncoltelloper

difendersi,sieradetta.Maappenavideilcorpodiunadonnainunlagodisanguesibloccòdinuovo.«Fermati,senonvuoifarelastessafine»,laavvisò,ininglese,loscimmioneinabitoscuro.Per non cadere, lei si appoggiò con le mani al ripiano. Senza volerlo sfiorò il display di uno

smartphone,chesiaccese.«Torna qui, da brava», le consigliò ancora l’uomo, mentre con l’arma teneva sotto tiro il

professore.«Nonhointenzionedifartidelmale».Elisabethnonsimossediunmillimetro.Nonsapevacosafare.Sottodileilescarpedatenniserano

impregnate del sangue appiccicoso di quella donna. Per non guardare il cadavere fece cadere losguardosulcellulare,maciòchevidelacolpìancoradipiù:suldisplayc’eraunafotografia,forsescattataquellamattinaall’università.Ilsoggettoritrattoeralei,immortalatainsiemealprofessore.Nellostessoistante,presodaunimpetoimprovvisodicoraggio,Friedmansialzòefeceunsalto,

scagliandosicontrol’intruso.Provòadisarmarlo,mailsuotentativoduròsoltantounistante.Uncolposordorimbombònellocale,seguitodaunsilenziogelido.Ilprofessore si allontanòdiunpasso,barcollante,gliocchi iniettatidi rosso.Portò lemani allo

stomacoecaddeall’indietro.InquelmomentoilToroalzòlosguardoversolaragazza.Maleinonc’erapiù.Elisabethraccolsetutteleforzeespiccòunsalto.

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Dopoessersi ripresa la tesina– sucui il suonomee i suoi recapiti erano stampati fin troppo inevidenza–erasgattaiolatanellaterrazzaattiguaallacucina.Dalì,coninmanoilcoltellocheavevatrovatodifiancoalcellulare,avevascavalcatoilparapettoesieracalatasulcornicioneimmersonelbuio.L’edificio in cui sorgeva l’appartamento del professore era poco più alto degli altri, nella parte

retrostante del Wohl Museum. Dalla sua posizione adesso riusciva a far spaziare lo sguardo dalquartierecristiano,allasuasinistra,finoallaspianatadellemoscheedallaparteopposta.LaCupoladellaRoccia,conisuoiriflessidorati,risplendevacomeuntransatlanticoinmezzoall’oceano.Elisabeth strinse al petto quellamaledetta tesina. Era a causa sua se si trovava in quel guaio. Si

appoggiòalmuroestrisciòconlaschiena.Ilparapettodellaterrazzaeraunmetrosopradilei.Sequel tizio, chiunque fosse, si fosse affacciato, nonostante l’oscurità l’avrebbe vista. Dovevaassolutamentespostarsidalì.Einfretta.Guardò in basso: oltre i fili della luce, in un vicolo trafficato riuscì a scorgere duemilitari di

guardia.Nonavrebbemaipotutoraggiungerli.C’eranomuriscoscesi,architesisopralastradaetettidaattraversare.Inquell’istanteudìuntonfo,sopralasuatesta.Rimaseimmobile,inattesacheiltiziosiaffacciasse.

Una stilla di sudore le solcò la fronte. Aspettò l’inevitabile, i muscoli tesi per la paura. Ma nonsuccessenulla.Nonpotevarestarelì.Feceunaltropassosulcornicione,indirezionedellachiesadiSanMarco,e

raggiunse lospigolodelpalazzo.Perun istante,unpiedeperseaderenza, tuttavia,buttando ilpesoall’indietroriuscìariprenderel’equilibrio.Ilcoltellolecaddedimano.Inlontananzasiudivanovocierumoridimotorini.Oltreilbuio,ilrintoccodiunacampana.«Cazzo»,mormoròfrasé.Alzòlosguardoenotò,traitetticircostantiunospazioapparentementepiano.Eraacircaduemetri

didistanza,inunedificiosullaparteoppostadiunvicolomoltostretto.Nelbuiononneeracerta,maleparevachepocosottoaltetto,ricopertodicoppi,cifosseunaspeciediterrazzo.Raccolsetuttelesueforzeesimolleggiòsullegambe.Saltaredaferma,daunpalazzoall’altro,non

era lasceltapiùsensata,soprattuttoadiecimetridialtezza.Maerasempremegliochemorireconunapallottolaintesta.Perunistantechiusegliocchieinspiròafondo.Poispiccòunsaltocontuttalarabbiacheavevain

corpo.Ilvololeparveinterminabile,maallafinesottolesueAllStarsimaterializzòunasuperficiedura.

Rotolòperalcunimetriecomeavevacredutosiritrovòinunterrazzo,completamentealbuio.Si alzò ansimante, il capo rivolto verso il palazzo del professor Friedman. Le finestre erano

illuminate e quell’uomo camminava lentamente verso il ballatoio. Era di spalle e sembrava stessetrascinandoungrossosacco.“No”.Siresecontochenoneraaffattounsacco:erailcorpodelprofessore.Elisabethtrattenneilfiatoquandovidel’energumenosollevaredipesoFriedmanescaraventarlodi

sotto.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Oralocale23:10.-49:19:22alladeadline.XiaochenZhaoerainpiedinelsuoalloggio,albuio,gliocchivigilifissifuoridallafinestra.La zona residenziale era collocata nella parte sud della base. Il nucleo centrale era formato da

quattropalazzineprefabbricatediduepiani, sistemateparallelamenteeconungrandegiardinonelmezzo.Pocodistanti,suunacollinetta,c’eranopoicinquevilletteunifamiliaridestinateaifunzionaridellaNDRCeagliufficialipiùaltiingrado.Unadiqueste,conunbelvialedavantiall’ingresso,grandivetrateeuntettod’ardesia,eraoccupata

dalei.Imilitari la chiamavano laSanguemisto,ma le riconoscevanograndi capacità imprenditoriali e

organizzative.UnavoltacheilministeroleavevaaffidatoilprogettoGenARTIF,erastatalei,inpocomeno di seimesi, a coordinare la costruzione della base. La sola Serra, l’imponente edificio chedominava laparte sud-estdelgrandecomplesso,aveva richiestodecinedivoli specialidallaCina.Volicheavevanoalimentatostranevocinelle intelligenceoccidentali, sempre impegnatea scovarearmididistruzionedimassa…anchedovenoncen’erano.Xiaochen,però,aveva rispettato i tempie soprattutto ilbudget, fissatoapocomenodi settecento

milionididollari.Alzò lo sguardo verso la pista d’atterraggio. I lavori di ripristino procedevano a ritmo serrato,

ventiquattr ’ore su ventiquattro. Si vedevano le fotoelettriche accese e la striscia d’asfalto chebaluginavanella notte.Alcuni camion simuovevano lentamente eunagru stava sollevando alcunetravi.Il terremoto aveva creato non pochi problemi. Il fatto che l’aeroporto privato fosse rimasto

inservibile per alcuni giorni li aveva costretti ad affidarsi alle autorità iraniane. Con il rischio,oltretutto, che la CIA – che negli ultimi tempi aveva cominciato a interessarsi un po’ troppo allaGenARTIF–siinsospettisse.Ilripristino,però,eraormaiprossimo.«Avevidellenovità?»,chieseadaltavoce,rivoltaall’uomocheeraimmobiledietrodilei.HermanVanBuurenfeceunpassoinavantiuscendodalconod’ombraesorrise.«Forsecisiamo!»,

esordì,orgoglioso.«Sembracisiauniniziodiattivazioneditelomerasi».Xiasivoltò.Laluceartificialeprovenientedallafinestraevidenziòlasuasilhouettescultorea.Gli

occhirisaltavanocomequellidiungattonellanotte.Quell’uomo le piaceva, era inutile negarlo. Stavamettendo anima e corpo nel progetto e le sue

teorieeranoaffascinanti.Prima di raggiungere il vertice della NDRC –la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le

Riforme–XianonavevamaisentitoparlarediRNA,DNApolimerasiodiribonucleoproteina.MaVanBuuren,ilmiglioreinquelsettore,erastatoestremamenteconvincente.«Lacarneuccide», leavevadettolaprimavoltachesieranovisti, inunasteakhousediPechino.

«Noncenerendiamoconto,malenostresceltealimentarihannounenormeimpattosullasalute».Xiaochengliavevasorriso.PrimadiincontrarlosieradocumentatasulcosiddettoChinaStudy,un

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progettonatoneglianniOttantachemettevainrelazioneilciboallemalattiecontrattedurantelavita.«Secondogliamericani,neiprossimianniilquarantasettepercentodegliuominieiltrentottodelle

donnesiammaleràdicancro».VanBuurenavevafattounapausa,perdarmodoallafunzionariadelministero di comprendere le sue parole. «Un quartomorirà. E queste percentuali raddoppierannoentroil2060.SitrattadiunaveraepropriaepidemiachecolpiscesoprattuttoiPaesioccidentali».«Il mio governo è preoccupato», l’aveva interrotto lei. «Con uno stile di vita sempre più

consumisticol’epidemiasidiffonderàanchedanoi!».Van Buuren aveva annuito, un sorriso sardonico dipinto sul volto. «Sa che in passato i nostri

antenatieranopressochévegetariani?»,avevapoicambiatodiscorso,fissandolagrossabisteccanelpiatto della donna. «Già nel 7000 avanti Cristo gli induisti proibivano l’uso della carne e ancheegizianiedebreimangiavanosoprattuttopaneederivati».«Ilnostroprogettoloconosce»,avevatagliatocortolei.Poiavevasospiratoeavevalasciatocadere

nel piatto la forchetta con un boccone di manzo alla griglia. «Mi dica solo se a suo parere èrealizzabile!».Unannodopo,idueeranol’unodifronteall’altra,all’internodiunafuturisticabasechiamataSito

A.«Qualèl’ospitechehadatosegnalipositivi?»,domandòlacinese,incrociandolebraccia.«Unodeinuoviarrivati»,replicòloscienziato,mostrandogliincisiviinuntiepidosorriso.«Il45».«Lanostrafuggitiva…StellaRosati».Xiaochensiavvicinòallaparete,accarezzònellapenombra

un antico rotolo datato 1206 e infine si voltò verso Van Buuren. «Dopotutto è stato un buoninvestimentoallora…Eilsuofidanzato,achepuntoèconlaricerca?»«Non siamo più riusciti a contattarlo telefonicamente, ma il localizzatore ci dice costantemente

dov’è!».«Riusciràadarciquellochevogliamo?»«Sono ottimista… gli abbiamo fornito il giusto incentivo». Sorrise appena. «Ci sarebbe poi

un’ultimacosa…».«I pezzenti accampati fuori», lo interruppe lei. «Sono stata informata. Stanno diventando troppo

insistenti».VanBuurenannuìsenzadirenullaeattesecheXiaochendecidessecosafare.Nonsisarebbestupito

seavesseordinatodiaprireilfuocosuquellagente.Manonsuccesse.«Facciamocosì.Domanifateneentrareuno.Vediamosepossiamoconvincerliadandarsene».Contemporaneamente, unmalandato pick-upNissan si fermò nei pressi dell’ingresso ovest della

base.Unacinquantinadipersoneeraaccampatalìfuoridadiversigiorni.«Haiparlatoconiltuouomo?»,disse,sottovoce,l’autista.SichiamavaMassoudeavevapocopiù

di unaquarantina d’anni.A causa dei capelli già bianchi, degli occhi scavati e della folta barba indisordine,nedimostravaperòmoltidipiù.Eragià stato lì, quella stessamattina.Era lui che aveva fatto daguida a un convoglio diToyota

partito dal vecchio aeroporto militare di Adji Chay. Grazie alla sua conoscenza della zona, queimilitariavevanoancheritrovatolaragazzafuggitiva.«Sì.Ciaiuterà!».Ladonnacheglisiparòdavanti,copertadaunburqascuro,annuìvigorosamente

conlatesta.«AbbifedeinAllah.Prestolecosesisistemeranno!».

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Gerusalemme,24ottobre.Oralocale08:25.-38:34:46alladeadline.IlBibleProjectavevalasuasedenellaJNUL,laBibliotecanazionaled’Israele,all’internodiunodei

quattrocampusdellaHebrewUniversity,l’universitàebraica.L’edificio principale, un parallelepipedo di cemento ispirato alla villa Savoye di Le Corbusier,

dominavalazonadiGivatRam,nellaparteoccidentalediGerusalemme.AndreasHenkeleViolaPuccinivarcaronoilcancellopocodopol’apertura.L’ariaerafrizzantee

nelgrandespiazzodelimitatodaaiuolefioritec’eranogiàmoltistudenti.NonconoscevanoAaronFriedman,masuinternetavevanoscopertochesitrattavadiunprofessore

universitario, anche lui membro del Bible Project. Speravano di poterci parlare prima dell’iniziodellesuelezioni,fissatoperlenove.Perlorofortuna,ilsitowebdell’universitàeraaggiornatissimo:oltreall’orarioealprogrammadiStoriadellereligioni,lamateriainsegnatadaFriedman,avevanoscaricatoancheunamappadettagliatadelcampusEdmondJ.Safra.«Perdilà»,feceViola,indicandounacostruzionedimattonigrigiimmersatraglialberi,allaloro

sinistra.Henkel annuì, lo sguardo teso. Senza il suo cellulare non aveva notizie di Stella e la cosa,

nonostante si ripetesse che non c’era pericolo, lo preoccupava. Fissò il suo speciale orologio:mancava poco più di un giorno emezzo alla deadline.Non sapeva esattamente cosa aspettarsi dalprofessore, uno dei partecipanti all’asta, tuttavia era felice per essere riuscito ad arrivare alBibleProjectcosìinfretta.IlviaggioaTelAviverastatosorprendentementetranquillo,cosìcomeilcontrollopassaporti.A

Malpensa, prima di accedere al volo, i funzionari israeliani li avevano torchiati con decine didomande.Eralaprassi,riservataatuttiiviaggiatoridirettiaTelAviv,ederaunadelleragioniperlequali i voli ElAl erano i più sicuri almondo.Lo scopo di quei controlli era verificare che ognipasseggero fosse realmente chi dicevadi essere.Lui, che avevavissuto in Israele, era preparato aqueltipodiinterrogatorieavevaindottrinatoancheViola.Leiavevarispostobeneeavevaripetutolaperformance anche all’aeroporto Ben Gurion. La copertura aveva retto e i loro documenti eranopassatiinosservati,segnocheilsuo“amico”avevafattounbuonlavoro.Improvvisamentelaragazzasibloccò.«Aspetta»,obiettò.«Guarda!».Lui alzò lo sguardo lungo la strada e all’ombradi alcuni ulivi notòdue autodella polizia con i

lampeggiantiinseriti.«Sannochesiamoqui!»,esclamòlaragazza,unamascheradipaurasulviso.«Èimpossibile»,constatòHenkel.«NessunosachesiamoinIsraele».L’agentedell’SSVsivoltò,circospetto.LaBibliotecanazionale,conlesuecolonnedicementoeil

portico sospeso, era alla loro sinistra, alla fine di un vialetto pedonale contornato da siepi. Ilparcheggio era dal lato opposto, in parte nascosto tra gli alberi. A poca distanza c’era invece uncapannellodigiovani,alcunideiqualiindossavanolakippah.Henkelnonsifecepregare:siavvicinòeinperfettoebraicochieselorocosastavaaccadendo.

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«Forse arrestano il rettore Malach», ridacchiò uno degli studenti, indicando gli agenti sotto ilportico.Stavanoparlandoconunanzianodistintocongiaccaintweeteventiquattroreinmano.«Nondireidiozie»,lorimbrottòunaltro,piùaltoeconunvistosogiubbottodipelle.«Sarannoqui

perilraeliano.Nonavetesaputo?».Glialtri,tralerisate,fecerocennodino.Ilgiovanealloraproseguì:«Friedman.Èstatoammazzato

ierisera!».A quelle parole, un brivido percorse la schiena di Henkel. Gli occorsero alcuni secondi per

metabolizzarel’informazione,mafualtrettantocelereaelaborareunpianodiriserva.PreseperunbraccioViolaesiavviòall’ingressodellabiblioteca.Davantiaunarampacheportava

al piano superiore, il rettore stava stringendo la mano ai poliziotti. Un secondo dopo questi sidiresseroalleautoconduegrossiscatolonitralemani.«RectorMalach»,urlòininglese.«Ancoraunadomanda».L’uomo,traisessantaeisettant’anni,squadròl’agentedell’SSVeViola,chesiavvicinavano.Nonsi

mosse,sembravasistessedomandandochifossero.«Noncihannopresentato»,esordìl’agente,tendendolamano.«Siamodellapoliziaitaliana.Inostri

colleghi di Gerusalemme le avranno detto che stiamo conducendo un’indagine parallela sulprofessorFriedman».IlrettoremormoròqualcosainebraicocheViolanoncomprese.Eravisibilmentescossoenonsi

preoccupòdichiedereaHenkelildistintivo.«Veramentemihannoappenacomunicatolanotiziadelsuodecesso…»,fecenotare,ininglese.«Finoadieciminutifanonnesapevonulla».«Leavrannoperòriferitocheilprofessorel’altroierieraaFirenze…».L’anzianocaddedallenuvole.«Nonsoincheguaiosifossecacciato,maoltreallapoliziaeavoisi

ègiàfattovivounamericanodellaCIAeancheloShinBet.Sembracheoggi tuttivoglianoparlareconme…manessunomidicenulla!».«L’indagine è ancora all’inizio…», aggiunseHenkel, notando che il rettore non sembrava avere

alcun sospetto sudi loro.«Noinel frattempo le rubiamosolounminuto.Vorremmo farlequalchedomandaevederelostudiodelprofessore,seèpossibile».Ilrettoreannuì,ilpomod’Adamochesaltellavasuegiù.«Aproposito,hovistodegliagentichehannoportatoviaqualchescatolone».«Sono i fascicoli degli studenti iscritti ai corsi di Friedman. Non mi hanno detto perché gli

servivano…».Viola,cheerarimastainsilenziofinoaquelmomento,siavvicinòdiunpasso.«Leicredecheil

professorepotrebbeesserestatouccisodaqualchesuoallievo?».Malach fece cadere lo sguardo smarrito oltre il porticato e non rispose immediatamente. Poi si

decise:«Inmoltineparlavanomale,perviadellasua…».«Per via della sua religione?», proseguì Henkel, ripensando alle poche battute scambiate con i

ragazzi,pochiistantiprima.«Eraunfedeledelmovimentoraeliano,giusto?».Il rettore sembrò scosso da quelle parole, improvvisamente però assunse un atteggiamento più

deciso.«Nonladefinireiunareligione!».Henkel attese che proseguisse, ma l’anziano sembrò non voler approfondire l’argomento.

«Volevate vedere il suo studio, no? Vi dispiace se parliamo mentre vi accompagno? Ho unappuntamentotrapocoemivienedistrada».Henkelannuìeitrecominciaronoacamminarelentamentelungounvialelastricato,contornatoda

alberi,siepiefiorellinicolorlimone.Viola,chenonavevamaisentitoparlaredelmovimentoraeliano,simordicchiòillabbroprimadi

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chiederespiegazioni,mapoinonresistette:«Ecomeladefinirebbe,quella…religione?»«Un’accozzagliadimiscredentichecredonochegliElohìmfosserodegliextraterrestri», rispose

seccoMalach,allargandolebraccia.Poiabbassòlavoce,quasiavessepauradiesseresentitodaglistudenti che camminavano nel viale. «Io non so se Friedman fosse davvero un seguace di quellaspeciedireligione.PermeeraliberissimodicrederecheYahwehfosseunextraterrestre,oppurecheilpopolodegliElohìmciabbiacreatoconl’ingegneriagenetica.Enonhofattodueesempiacaso…quellagentelocrededavvero,sapete?»«Vadaavanti».«Comunque, poteva credere ciò che voleva.Ma non doveva farlo qui! LaHebrew è l’università

ebraicapiùimportantealmondo».«Èstatouccisoacausadellasuareligione,quindi?»,sintetizzòlaragazza.L’anzianoallargòancoralebraccia,maquestavoltaaccompagnòilgestoscuotendolatesta,come

un cane bagnato. «Abbiamo diciottomila studenti qui. Non si puòmai dire cosa salta in testa allagente!».Itrecamminaronoperalcunisecondisenzachenessunodicessenulla.Friedmanerastatouccisoe,nonostanteilrettorecredessechelacausadell’omicidiofosselasua

religione, Henkel la pensava diversamente. Non era un caso. Non poteva essere un caso. Eral’ennesimopartecipanteaquellamaledettaastachevenivatoltodimezzo.Nel frattempo i tre avevano raggiunto una costruzione circolare immersa tra oleandri e palme.

Malachsiavviòperuna rampadimattoni rossie si fermòsottoun’insegnacon la scrittaBELGIUMHOUSE. «Lo studio del professore è in questo edificio…», annunciò, indicando i tre gradini cheportavanoall’ingresso.«Posso farle un’altra domanda? Friedman faceva parte del Bible Project, giusto?», si informò

Henkel,accarezzandosiilmento.«Erauninsegnatedistoriaemiparedicapirenonfosseebreo».«Ècosì», confermòMalach,mentrevarcava la porta. «Eraun espertodi sumeri.Come sapete la

storia raccontata dallaBibbia è per alcuni aspetti comune a quella degli altri popoli dell’antichità.Ritroviamo narrazioni simili nelle religioni indiane, in quelle nordiche o perfino nell’epopea diGilgamesh».«Quindilostudiodeitestibibliciloaffascinava,inqualchemodo?»,lointerrogòViola,stupitache

un uomo descritto come infedele potesse occuparsi di interpretare la Bibbia. Nel frattempo i treattraversaronounsalonecircolaredall’ariaelegante, consculture,quadri allepareti,un soffitto inlegnoealcunidivanetti.Sembravalahalldiunhotel.Ilrettoreindugiò,cercandoditrovareleparolepiùgiuste,mapoisbottò:«LuicercavanellaBibbia

confermeallasuareligione!CercavaneiTestiindizicheconfermasserolesueteorie…».Sibloccòdicolpo,imboccandounlungocorridoio.«Eccoci,siamoarrivati».Itresifermaronodavantiaunaportainnoceidenticaatuttelealtre.«QuestoèlostudiodiFriedman.LaBelgiumHouse,unadellepiùprestigiosepensionidelcampus,

gliavevamessoadisposizioneunodeglialloggi.Luiloavevaelettoastudioprivato».Inquell’istante,untonfosordoattiròlasuaattenzione.Venivadadietrolaporta.Viola fu la più lesta ad afferrare la maniglia e nell’abbassarla si rese conto che era aperta. La

serraturaerastatamanomessa.Appenaentrò,sitrovòunostudiocompletamenteasoqquadro.Infondo,lungolaparete,c’eraperò

un’ombra, dimedia statura, che cercava di aprire la finestra. Si voltò versoHenkel e subito doposfondòilvetroconunacoppadimarmopresadallascrivania.Ilrettorerimaseimmobile,senzafiatocomeseavessevistounfantasma.

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Glieventiprecipitaronoconunarapiditàimpressionante:Violacercòdiavvicinarsiall’intrusomaquestofupiùlesto.Scavalcòilparapetto,aldilàdeivetriinfranti,efattiduepassisaltòversounodeitubipluvialichescorrevanolìaccanto.Lousòcomeunaspeciediperticaeinunistantescivolòalpianoterra.Henkel e Viola lo osservarono esterrefatti mentre saltava tra le siepi del giardino e si dirigeva

versoilvialetto.Poi,senzariflettercitroppo,gliandaronodietro.

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Roma,finedimaggiodell’anno1217.Ilnobiluomosmontòdalsuopurosangueesiavviòapiediperunsentierochesalivatraduefilari

dicipressi.Faceva caldo e l’usbergo di cuoio incrociato che gli cingeva il capo lo faceva sudare. Scostò il

mantellosuunaspallaecercòdifarpassareunpo’d’ariaattraversolasopravvestebianca.Oltre gli alberi, addossato a un cielo azzurro senza nuvole si cominciava a intravedere il tetto

rossiccio della basilica di Santa Sabina. Dietro di lui, ai piedi dell’Aventino, la città sembravasilenziosa.«Ben arrivato», lo salutò un giovane sacerdote dagli occhi vispi. «Sua Santità vi aspetta nel

chiostro».GuillaumedeChartresalzòlosguardofieroeannuì.ErafigliodelcontediBar-sur-Seineederail

quattordicesimoGranMaestro dei Templari. Negli ultimi otto anni, alla guida di unmanipolo divalorosi guerrieri, aveva condotto campagne dalla Terra Santa alla Cilicia. Nel castello di Port-Bonnel,nellembopiùorientaledelMediterraneo,eraancherimastoferitoeancoraportavaisegnidiunadurabattaglia.«Dicosavuoleparlarmi?»,domandòconunfilodivoceilcavaliere.«Ilmessaggeromihariferito

cheèquestionedivitaleimportanza».Ilpretescosseilcapo,mordicchiandosiillabbroinferiore.«DaqualchetempoSuaSantitàappare

molto preoccupato».Nel frattempo i due arrivaronodavanti a un grande portone, che il sacerdoteaprì solo permetà. «Qualcuno dice che sia a causa della crociata. La data fissata per l’inizio è ilprimogiugno,trapochigiorni».All’interno della cattedrale la temperatura era piacevole e deChartres cominciò a respirare con

menoaffanno.Lagambaglidolevaeilviaggioperraggiungereilponteficesull’Aventinoerastatolungo e faticoso. Soprattutto se considerava che aveva dovuto compiere l’ultimo tratto da solo,lasciandoisuoiuominisulPalatino.Attraversò l’abside semibuia, rischiarata soltantoda alcune candele ai piedidell’altare, e inforcò

unaportaneipressideltransetto.Sbucòinunchioscoverdeggiante,cintodapiccolecolonnedispostesufiledidue.IlpapaOnorioIIIerainpiedi,sottounarcointonacatodifrescoepocodistantedaunazonaancora

incostruzione.Nonostanteindossasseunatunicabiancaaveval’aspettodiunarchitetto:gesticolavaedavaistruzioniaimanovaliarrampicatisuunponteggio.IlGranMaestro assunseun’espressionemeditabonda; si tolse l’usbergo, facendocadere i lunghi

capellibiondisulmantello,esiavvicinò.«Sua Santità», balbettò, inginocchiandosi per baciare la calzatura del pontefice. «Sono venuto

appenahopotuto».Ilpapa lo invitòadalzarsie fecestrada lungo ilporticato.Quandoraggiunse laparteoppostaal

cantiere si fermò. Dalla loro posizione si vedeva la facciata imponente della cattedrale e il tettospiovente.«Guillaume,èunpiacerevedervi».

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Ilcavalieretennelosguardobassoeattesecheilponteficespiegasseilmotivoditantaurgenza.«Avetemaisentitoparlarediun’isolaanorddellaBritannia?».DeChartres annuì lievemente con il capo.«La terradeighiacci»,dedussepoi,un lieve sobbalzo

nellavoce.«Sidicesiaunpostoinospitale,distanteseigiornidinavigazionedalcontinente».«Èunluogoinpace,dovegliinfedelisonoormaiconvertiti»,locorresseilpontefice.Ilcavaliereannuì,noncapendocosailpapavolessedalui.«Miavetedomandatodiportareottanta

cavalierifidati,Santità»,sussurròpoi.«Sequell’isolaègiàconvertitanoncomprendocosamistatechiedendo».Il papa si accarezzò la barba e sospirò. «Ho unamissione per voi: c’è un luogo su quell’isola,

chiamato Thingvellir. Ogni estate si tiene l’adunanza dell’Althing, il parlamento. Lì, i capi tribùprendonoledecisioniperimesiavenire».De Chartres alzò per un istante lo sguardo dubbioso, incrociando gli occhi del pontefice. Si

domandòcosaavesseachefarequelraccontoconlui.«…Ho appena ricevuto una lettera dall’annunciatore del parlamento, un poeta di nome Snorri

Sturluson.SaràaThingvellirtrapocopiùdiunmeseedicediesseredispostoadaiutarci».“Aiutarcipercosa?”.«Perdonate,Santità»,ilGranMaestroindugiòperunsecondo,poiproseguì:«Noncapiscoqualèil

mioruoloinquestavicenda».Onorio III gli appoggiò una mano sulla spalla. Poi, a fatica, pronunciò parole solenni che non

avrebbepiùdimenticato.«Lacristianitàèinpericolo.Ciaspettanosconvolgimentiinauditi…amenochevoinonportiateaterminelamissionechestoperaffidarvi».DeChartresdeglutì.EraabituatoarischiarelavitaperlaChiesaeperilsuopontefice,maquelle

parole lo lasciaronoperplesso.Laquintacrociataeraalleporte,masembravache ilpapasistesseriferendoaqualcosadidiverso.Ilsuosguardoterrorizzato,poi,glimettevaibrividi.Cifuunlungosilenzio.Allafine,Onorioraccolseilfiatocheavevaincorpoeproseguì:«C’èun

baule. Nessuno deve aprirlo, nessuno deve sapere cosa contiene». Abbassò la voce per paura chequalcuno lopotesseudire.Programmarequellamissioneglieracostatofaticaeviteumane.Sieraperòconvintochenoncifosseunasoluzionemigliore.«Vichiedodiscortarloinquellaterra,aseigiornidallaBritannia.Custodirete ilbauleacostodellavostra stessavitae lo seppelliretedoveviverràindicato».

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Gerusalemme,24ottobre.Oralocale08:45.-38:14:20alladeadline.Imprecando, Elisabeth Ravitz si calò giù dal pluviale della Belgium House come se fosse una

pertica.Nonostantefosseormaiconsideratadaipiùunanerdsenzaalcunaattitudineall’attivitàfisica,daragazzinaavevafattoginnasticaartistica.Nonsiallenavadatempo,tuttaviapotevadirediessereancorainforma.Quando le sue scarpe da ginnastica toccarono il suolo, si mise a correre in direzione del Ross

Building,l’edificiocheoccupavalazonaantistantelabiblioteca.Siinfilòinunvialettoalberato,saltandosopralepiccolesiepichedelimitavanolazonapedonalee

sbucòinunparcheggio.Dalì,lastradacosteggiatadamurettidipietrascendevadolcemente.Mentre correva a più non posso, Elisabeth mormorava tra sé parole irripetibili. Era l’unica

testimone oculare dell’omicidio del professore, aveva visto l’assassino in volto e soprattutto luiavevavistolei.Ancheselaseraprecedenteerariuscitaariprendersilatesina,l’ideadiandarenellostudiodiFriedmanerastataunasceltaobbligata.«Ho dimenticato il foglietto con il suo numero in ufficio…», le aveva detto il raeliano la sera

prima,invitandolaaentrare.E l’assassino, seavevaunminimodicompetenze informatiche,avrebbepotuto risalire finoa lei

anche solo dal numero di telefono. Lo stesso che aveva scritto di pugno su un Post-it la mattinaprecedente.Esattamenteciòcheeratornataacercare.Purtroppoperòeraarrivatatardi:lostudioerastatoperquisitoprimacheleiarrivasse.Doveva andare dagli sbirri. Ecco cosa avrebbe dovuto fare.Ma se le avessero fatto le domande

sbagliate?SepercasoleavesserochiestodellasuastoriaconWalid…ediquellochesapevasulsuoexfidanzato?No.Avevafattobeneacercaredirisolvereilproblemadasola.Mentreaffrontavaunacurva,divorando ilmarciapiedecon l’agilitàdiuncentometrista,cercòdi

scacciare tuttiqueipensieri.Dovevasolopreoccuparsidi fuggire.Madachi?Nonavevamaivistoqueiduetiziincompagniadelrettore,ancheseeraconvintafosseroincombuttaconloscimmionedellaseraprima.Quandoraggiunselastradaprincipale,oltreglialberi,infondoallavallatalesiaprìlavedutadella

città.Eraesausta,maormaipotevadirediessereinsalvo.Finoadallorasembravachenessunol’avesse

seguita.Finoadallora.Primadiattraversaresivoltòerimasefolgorata.Violacorrevasulmarciapiedeconl’agilitàdiunfelino.Seppur con maggior difficoltà della fuggitiva, l’aveva seguita sul cornicione ed era riuscita a

calarsifuoridallafinestra,saltandopoisulselciato.Nonavevaideadichifossequellaragazzina,orecchinoalnaso,looktrasandatoetreccineraccolte

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inunacoda.Però,quandol’avevanovista,stavarovistandosullascrivaniadiFriedman.Seguirlaerastatounriflessocondizionato,dacarabiniere…Dopotutto,sestavascappando,doveva

averequalcosadanascondere.MentrepassavaaccantoaunsecondoingressodellaBelgiumHouse,notòunuomocheusciva:era

Henkel.Dovevaaverraggiuntoquellaportapassandoperl’interno.Contemporaneamente,daunaviuzzalateralesbucòunfurgoncino.Salìversodileiesifermòinun

parcheggio contrassegnato con il simbolo dei disabili. Sulla fiancata campeggiava il logo lilla earancionedellaFedEx.Violasiconcentròsulsuoobiettivo: la ragazzaeraarrivata in fondoalvialetto,a ridossodiuna

cancellata.Sivoltòequandosiaccorsedileiricominciòacorrere,attraversandolastrada.Il sottotenente cercò di aumentare il passo. Giunta anche lei in fondo alla discesa individuò la

fuggitivaauncentinaiodimetri, lungounvialealberato.Lavidemontare insellaaunoscooterepartirearazzo.Ilcarabinierefeceungirosusestessa.Perunsecondofutentatadibuttarsiinmezzoallastradaper

fermareun’auto.Magariquellachestavauscendodaunparcheggio,proprioneipressidelmotorinodellagiovane.Manoncenefubisogno:ilfurgoneintravistopocoprimalesiaffiancò.«Sali».LavoceeraquelladiHenkel.Violalofissòsoloperunistante.«L’hopresoinprestito.Sali

senonvuoiperderla!»,ripetésorridendo.In sella almotorino, Elisabeth fece a zig-zag tra le auto che salivano lungoDerech Balfour, la

stradachecosteggiavailcampusearrivavaalcancellonord.SidiresseindiscesaversoipalazzidiGivatRam.Giuntasuunlungorettilineo,strinseilmanubrio

esivoltò.Pocodistantec’eraunfurgonebianco,lanciatoatuttavelocità.Subitodietronotòancheungrossofuoristradanero.Inunodeidueveicolipotevanoesserciisuoiinseguitori?Seeracosìnonavevascampo:ilbivioversoShmu’elBaitStreeteraancoratroppolontano.Quelli,

eranodisicuromoltopiùvelocidelsuoscooter.Agitata,sivoltòancora.Comeimmaginavaidueveicoliavevanoguadagnatoterreno.Giuntaaunosvincolochescendevaversolacittàsibuttòadestra,piegandoilmotorinocomeun

pilotadiMotoGP.Davanti le si aprì lavallatabrulla, costellatadiedificibianchiche risalivano finoalmontedegli

UliviealmonteScopus.E in quelmomento ebbe un colpo di fortuna: dal fondo della strada vide due auto della polizia

venireversodileiconilampeggiantiinseriti.Subitodopoudìilrimbombodellesirene.Henkel scalò la marcia del furgone, lanciato a tutta velocità lungo il confine occidentale

dell’università.Lagiovaneeradavantialoro,semprepiùvicina.Adessoavevavoltatoadestraesierabuttatain

unadiscesaastrapiombosullavalle.«Forseabbiamocompagnia»,esclamòd’untrattoViola,fissandolospecchiettoretrovisoresullato

delpasseggero.«Hovisto», confermòHenkel.«Eraparcheggiato sul latodella stradaedèpartito subitodopo la

ragazza».«Puoiseminarlo?».Lasuavoceeraincerta.Siaffacciòalfinestrinopervederemeglioilveicolo:

eraungrossofuoristradanero,forseunHummer,ivetrioscurati.Viaggiavaaunaventinadimetrida

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loroeguadagnavaterreno.«Sì.Mapoiperdiamolaragazza»,ammonìlui,spostandolosguardoprimasullagiovanedavantia

loroepoisullospecchiettoretrovisore.«Attento»,strillòimprovvisamenteViola,rientrandonell’abitacolo.L’autosiavvicinòancora:scattòinavantieliaffiancòconunafacilitàdisarmante.Ilmotoreurlava.Henkelprovòadallargarsisullasinistra,percostringereilfuoristradaadaccodarsi.Mailveicolo

restòdifiancoaloro,sullacorsiadisorpasso.Perqualcheattimoleduefiancatesitoccarono.Unospruzzodiscintilledorateinondòl’asfalto.Improvvisamentel’Hummersterzòdicolpo,colpendoconilparaurtilosportellodelguidatore.Ilfurgonesobbalzòcomeunamolla,maHenkelriuscìatenerloancoratoall’asfalto.«Civuolebuttarefuoristrada»,gridòViola.EquelloeraesattamenteciòchepensavaHenkel.SesoloavesseavutolasuaSigSauer…Dopo un secondo, il potente fuoristrada ci riprovò: allargò sulla sinistra e poi, come in una

manovraauncino,siavvicinòdinuovo.L’impattofuviolentissimo:ilfuoristradariuscìasperonarliimpattandosullatosinistro.QuestavoltailcolpofutroppoviolentoperchéHenkelriuscisseacompensarelaforzad’inerzia:il

furgonescartòsulmarciapiede,chefeceda trampolino,esi innalzòsudueruote.Peralcunimetriproseguìdritto,comeunequilibristasullacorda.L’agentevaticanoprovòasterzare,tentandodiriportarloinposizioneorizzontale,manonciriuscì:

ilveicolosipiegòsusestessoesiribaltòsuunafiancata,strisciandosull’asfalto.

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Gerusalemme.08:52.-38:07:29alladeadline.IlTorotiròilfrenoamanoespalancòlaportieradell’Hummer.Quellosìcheerastatouncolpodifortuna.Primadiripartireperlatappasuccessivadelsuoviaggio,quellamattinaavevadecisodicercaredi

scoprire qualcosa di più sulla ragazzina che l’aveva visto in volto. Non aveva in programma diucciderla,almenononsubito.Luinonuccidevainnocentielasolacolpadellaragazzaeraconoscereil suo viso. Sapere chi fosse, tuttavia, era un’assicurazione sul futuro. Avrebbe sempre potutodecidereditoglierladimezzoinseguito…La sera precedente il professor Friedman l’aveva chiamata Elisheva e aveva detto di aver

dimenticatoilsuonumeroditelefonoinufficio.SieracosìintrufolatonellaBelgiumHouseenonavevaavutodifficoltàatrovareciòchecercava:unPost-itsullascrivaniaconlascrittaElisabetheunnumerodicellularechecominciavaconilprefisso054.ElisabetheralaversioneoccidentalizzatadelnomeebraicoElishevaquindiilToro,soddisfatto,seneeratornatoversolasuaauto.Eaquelpuntoladivinaprovvidenzaavevailluminatoilsuocammino:primaavevavistoarrivare

la ragazzasuunoscooter;pocodopo,consuagrandesorpresa,eranoentratinell’universitàancheHenkelelagiovaneagentedeicarabinieri.L’ordinericevutoquandoeraaFirenze,quellodi“risolvereilproblema”,erastampatoindelebile

nellasuamemoria.Nonerasicurocheucciderlifossegiusto,perchénoneracertocheconoscesseroil“segreto”.Lecircostanze,però,loavevanomessoancoradavantiaquellapossibilità.Avevaquindiaspettato seduto sul sedile della sua auto e unaventina diminuti dopo il loro ingresso i tre eranousciti.Quandoavevavistoscappare la ragazzinasieramessoallesuecalcagna, salvopoi ripiegaresul

furgoneguidatodaHenkel.Eadesso,finalmente,erainunaposizionedigrandevantaggio:ilveicoloeraribaltatosulcigliodellastrada.Fumavaedemettevaunodoredimetallobruciato.ImpugnòlaBerettaPX4Stormetolselasicura.Mentre attraversava individuò ilmotorinodiElisabeth lungo ladiscesa.Lagiovane si eragirata

versodiluimanonavevaminimamenterallentato.“Seiunaragazzinafortunata”,dissefraséilToro,mentresiavvicinavaalfurgone.Dallasuaposizionenonriuscivaavedereseidueoccupantifosseroferiti.Cercòdiguadagnareuna

visuale migliore per sbirciare all’interno dell’abitacolo. Girò attorno al veicolo, adagiato su unfiancocomeunanimaleferito.Einquell’istanteunsuononitidodisirenegiunseallesueorecchie.Sivoltòdiscatto,indirezionediGivatRam.Pocodistantedalui,lungoProfessorRacahStreet,la

stradachescendevaversolacittà,dueautodellapoliziaeranolanciateversol’incrocio.“Forsenonèpropriodestino”,sidisse,riflettendosuquantoeragiàaccadutoaFirenze.Siinfilòla

pistolaneipantalonietornòall’auto,fermaapochimetrididistanza,sottoglialberi.Sefosseripartitosubito,scendendodallaparteopposta,perDerechElyashar,nonl’avrebberovisto.

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Cosìfece.Sisedettesulsediledell’Hummer,ancoraconilmotoreacceso,ingranòlamarciaepartì.Henkelsel’eracavataancora…All’internodelfurgoneFedExc’erafumo.Gliairbageranoesplosieilparabrezzasieraincrinato.L’agentedell’SSVscosseilcapo,comeperscacciareindietrolaforteemicrania,esfioròilbraccio

diViola.Leieraimmobilesulsediledelpasseggero,addossataalmontantedelveicolo.«Sonotuttaintera»,glidisse,conunsospiro.Madallafronteunrivolodisanguelescorrevasulla

guancia.«Celafaiaspostarti?»,domandòAndreas.«Hailegambelibere?»«Sembradisì».«Allora vediamo di muoverci». Scivolò dal sedile nella parte posteriore del furgone. C’erano

scatoloni ribaltati ovunque e odore di vino. Qualche bottiglia, contenuta in uno dei pacchi daconsegnare,dovevaessersirottanell’incidente.Si spostòdiqualchecentimetrocercandodi farsi largo inquelmarasma.Provòa raggiungere il

portelloneposteriore,masibloccòdicolpo.«Cazzo!».«Cosasuccede?»«Quel tizio lo conosco!», dichiarò Henkel, stupito. Attraverso il vetro riusciva a vedere l’auto

dell’aggressore, parcheggiatapocodistante.Unuomoarmato stava scendendo.Lovide togliere lasicuraeavvicinarsi.«Siamonellamerda».Mainquell’istanteilsuonodellesirenedellapoliziaspezzòlatensione.“Oforseno…”.L’agentedell’SSVtrattenneilfiatoeosservòilToroimmobilealcentrodellacarreggiata.Sembrava

stessedecidendosefinirlioppurescappare.L’attesa duròmolto poco: il tizio si voltò, tornò inmacchina e ripartì, imboccando la direzione

oppostarispettoaquelladacuistavaarrivandolapolizia.Dieci secondi più tardi, due Mazda 6 con strisce azzurre e bianche si fermarono di fronte al

parabrezzadelfurgone.Unodegliagentisceseimmediatamenteedicorsasiavvicinò.Gesticolando,strepitòqualcosainebraico.Henkelriflettéperunistante:eranoinIsraeleconduepassaportifalsi.Inpiù,sitrovavanoabordo

diuncamioncinorubato.SirivolseaViolaedisse:«Lasciaparlareme».

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Venezia.10:10.E.C. attraversò il ponte della Paglia con lo sguardo fisso verso l’isola di SanGiorgioMaggiore

immersanellanebbia.Cadevaunapioggerellinafinecomepolvereelenuvolebasseebianchesullalagunasembravano

unmuroinvalicabile.DifrontealuialcunegondoleormeggiateneipressidiSanZaccariaondeggiavanoschiaffeggiate

dalleonde;pocodistante,alcuni turisti incurantidelmaltemposidirigevanorumorosamenteversopiazzaSanMarco,allesuespalle.E.C.sorrisetrasé.Adifferenzadeisuoiconcittadini,chemaltolleravanoquellefolledicuriosiin

ogni periodo dell’anno, a lui tutto quelmovimento piaceva.Amava sapere che di giorno come dinotte,d’estatecomed’inverno,quandocamminavaperlestrettecallidelsestierediCastellononerasolo.Perluisi trattavadiunnormalecontrappeso,vistocheacausa,opermeritodelsuogiuramento,

nonavevapotutocondividerelasuaesistenzaconnessuno.Come tutti i Cavalieri Guardiani di Pace aveva promesso totale obbedienza alla Chiesa con un

giuramentodisangue.Talevoto loaveva impegnatoper l’interavita:se l’istituzioneeraancora inpiedi,siripetevaspesso,ilmeritoeraingranpartesuo.Negliultimicinquant’anniinfattiiCavalieridiMalta–cheavevanodifattoereditatolericchezzedeiTemplari–avevanorischiatopiùvoltediesseresoppressi.Alcuniavevanosostenutochel’ordinefosseilbraccioarmatodelVaticano.SecondopapaPioXII

erano addirittura la longa manus della massoneria nella Chiesa. Alla fine degli anni Settanta,Giovanni Paolo I, conoscendo gli stretti rapporti tra i Cavalieri e la BancaVaticana, aveva ancheprovatoascioglierel’ordine.Ma il ponteficemorì in circostanzemisteriose soltanto trentatré giorni dopo la sua elezione e i

verticidelloIOR,esattamentecomegliOspitalieri,sisalvarono.Inseguito,soprattuttograzieaE.C.eai suoi rapporti con la finanza, le cose cambiarono e con il nuovo papa iCavalieri tornarono adassumereunruolodiprimopiano.Dalla chiesa templare di San Giovanni Battista in Bragora, poco distante da piazza SanMarco,

adessogestivanounimperoeconomicodegnodiunanazione.QuandoE.C.ripensavaagliultimiannispessosorrideva.Eravero,lasuaesistenzaerastatavissuta

all’insegnadellasolitudine,deditasoloall’Ordine,madalnullaeradiventatociòcheera:l’uomoacuisichiedevanocosecheufficialmentenonpotevanoesserefatte.L’eminenzagrigiadelVaticano.La sua fortuna era cominciata durante la guerra quando, nonostante avesse soltanto la licenza

elementare,eradiventatoimpiegatodelGUF,ilGruppouniversitariofascista.Grazieaquell’incarico,nell’estatedel1942,comespiadelServizioInformazioniMilitare,gliera

stato chiesto di requisire il tesoro di re Pietro II di Jugoslavia. Si trattava di sessantuno tonnellated’oro,dimonete antiche,divarimilionididollari e sterline, che lui si eraoccupatodiportare inItalia.

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Dopo la guerra, quando l’oro era stato restituito, era emerso però un grosso ammanco di ventitonnellate.Imalignisostennerofosserostatetrasferiteall’internodellemuraleonineeancheseE.C.nonloavevamaiconfermato,daquelmomentoisuoirapporticonloIORsieranofattipiùintensi.Daallora,lesuequotazionieranosalitesemprepiùfinoafarloarrivarealgradopiùaltodell’Ordine…Quellocheglidavadirittoall’anelloconlacrocerossacheportavaconorgoglio.«Bentornato»,glidisseunoscheletrocheloattendevaallaporta,sucampoBandieraeMorobattuto

daunventosiderale.«C’èunospite…IlprefettodegliArchiviSegreti».E.C.loguardòmanonparvetroppostupito.Entrò nella chiesa, attraversò in silenzio la navata centrale e si infilò nell’antica biblioteca,

illuminatadaungrandecaminoscoppiettante.C’eraodored’incensoeun’atmosferadaeruditi.«Èunpiacereincontrarladipersona,eccellenza»,sibilò,fissandoilreligioso.Raniero Savelli non si voltò e continuò a esaminare l’antica pergamena sulla scrivania. Era il

famosoSex dierum iter, un documento templare risalente al 1217, in cui veniva menzionata unaspedizionediottantacavalieriinIslanda.Anchegrazieaqueldocumento,diversimesiprima,eranostatiritrovatiirotoli.«Comeprocedonolericerche?»,borbottòpoiSavelli,alzandolosguardolugubre.Eramoltopiù

bassodiE.C.eilriportobrillantinatosullafrontelofacevasembrareunattoreanniVenti.«Cenestiamooccupando»,replicòasciuttol’anziano.«Esattamentecomelehodettoduegiornifa

altelefono».«Non le mentirò, Gran Maestro. Sono preoccupato». Il prefetto sospirò appena, incerto se

proseguire.Erastatoluiachiederel’aiutodiquell’uomo,maadessononerapiùdeltuttoconvintoche fosse stata la scelta giusta. «Ha saputo di Andreas Henkel? È entrato in casa mia e mi haminacciato!».E.C.annuì,ilvisoimpassibilecomeunamascheradicera.«È un uomo pericoloso. Ed è pericoloso che si interessi della questione…», rincarò la dose il

prefetto.«L’agenteDaweèriuscitoacapireperchistalavorando?»,chiese,intonopaterno.«Disicurononpernoi!»,losferzòSavelli,stizzito.Poifeceunapausaperesaminareunareazione

diE.C., cheperònonarrivò.«Parliamocichiaro…»,continuò.«Devoesseresicurochevoi siate ingradodiritrovareirotoli.SelaquestioneHenkelèindicedicomelavorate,nonabbiamodichestareallegri. Avevo chiesto che fosse eliminato e invece se ne va in giro per Gerusalemme a faredomande!».“SadiGerusalemme?”.IlGranMaestrosospirò,comefossecostrettoarispondereaquelleparole

conqualcosacheavrebbepreferitotenerepersé.«Senta,Raniero»,cominciòconcalma.«Èstatoleiachiedereilnostroaiuto.PrimaconquellaspedizioneinIslandaepoi,pochigiornifa,conlastoriadell’asta.Dicevachesarebberiuscitoadaggiudicarsiirotoli…».Ilprefettoapparverisentito.Sidomandòperfinosequell’uomofossedavverosincerooseinvece

stessecercando,inqualchemodo,difregarlo.ErapossibilecheHenkellavorasseaddiritturaperlui?«…esappiamotutticom’èandataafinire»,conclusel’anzianoconunsorrisovacuo.«Qualcunoha

semplicemente fatto ciò che andava fatto. Quello che noi avremmo dovuto fare… ma non sipreoccupi,risolveremoilproblema».Poco dopo, quando Raniero Savelli fu uscito di scena, il Gran Maestro afferrò il cellulare e

composeilnumerodelToro.

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«Ilprefettocominciaafaretroppedomande»,osservò.«LasciaperdereHenkel,almenoperadesso.Proseguiconilpiano,primachesiatroppotardi!».«DopoAtenesaràfinitapersempre?»,fularisposta,sorprendentementeincerta,dall’altrocapodel

telefono.«Potrebbe…senoncommettiamoerrori».Poitornòaguardarel’anticodocumentotemplaresulla

suascrivania.Ignorareilsuosignificatopertantotempoerastatoilsuoerrorepiùgrosso.Erastatoacausa di quella pergamena, rinvenuta negli archivi dell’ordine pochi mesi prima, che tutto avevaavutoinizio.“AboraBritannicasexdierumiter–seigiornidimaredall’Inghilterra”,lessefrasé.

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Allargodellecosteislandesi,estate1217.Alle prime luci dell’alba del sesto giorno, i tre legni salpati dal Nord della Francia presero a

navigarediconserva.Sitrattavadiunapiccolaflottacompostadaunaimponentetaridacatalanaedaduekoggeadattea

solcare le acque delmare delNord. Sulla prima, un bialbero dal fondo piatto, erano stati stipati icavalli,mentresullealtredue,piùpiccoleemaneggevoli,avevanotrovatopostoottantacavalieri.«Aveteesaminatoidisegnidellesculture?»,siinformòGuillaumedeChartressulcastellodiprua

del primoveliero.L’aria delmattino era gelida e il sole, basso e rosso, sembravagalleggiare sulpelodell’acqua.Ungiovanereligiosoafiancoalui,ilvoltoemaciatoperilmaldimare,feceduepassisull’assitoe

siavvicinò.«IlSantoPadrehadatodisposizionimoltochiare».«Quindiritenetecheseppellireilbaulesialasceltagiusta?»«Nonstaamedirlo.Inquellacassavisonodocumentipreziosichenonpossonoesseredistrutti…».«Ecosìcilimiteremoanasconderli…Sperandosolochenessunolitrovimai!».Ilpretenonreplicò,losguardotaglienteversogliocchiazzurridelGranMaestro.«CosasapetediquestoAnnunciatore?»,incalzòancoradeChartres.«Vifidate?».Ilreligiososocchiuseappenalepalpebreequestavoltarispose:«MifidodiSuaSantità.Èluicheha

decisodiincaricareSnorriSturluson».Iltemplarenonapparveconvinto.«Già…SnorriSturluson»,mugugnòtrasé.Nonloavevamaiincontrato,magliavevanoriferitocheeraunfamosopoetaestoricodell’isola

dei Ghiacci. Ogni estate tutti i capi tribù si riunivano davanti a lui in una sorta di parlamentoall’aperto,suunapianaverdeggiantechiamataThingvellir.Lì,SnorriSturlusonsvolgevailruolodiLögsögumaður,di“annunciatore”:a luispettavailcompitodirisolvere lecontroversieequellodideclamare le leggivigenti.Ea lui,quell’estate, sarebbeanche toccato ilcompitodiscortare i suoiottantatemplarinelluogoprescelto.«Nonspettaanoigiudicareledecisioniprese»,aggiunseilprete,abbassandolosguardosull’acqua

spumosasottodilui.Ilrostroinbronzo,chefuoriuscivadallachigliadellanave,scintillavaallalucedel sole.«Quei rotolipossonoprovocaresconvolgimenti inauditi secadono inmani sbagliate…ilnostrocompitoèfareinmodochenonaccada».“Appunto!”, avrebbe voluto dire de Chartres. “Proprio per questa ragione sarebbe stato meglio

bruciarli…”. Lui avrebbe potuto dedicarsi alla quinta crociata, come desiderava, e nessuno, mai,avrebbepotutoleggerli.Mailpapaavevadecisodiversamente;epoichéeraunuomod’onore,iltemplareavrebbeeseguito

isuoiordiniallalettera.Avrebbescortatoilbaulenelcentrodell’isolaeloavrebbeseppellitoinunagrandecaldera,all’ombradiquattrosculture.Sapevachenonavrebbemaipotutoparlarediquellasortitaconnessuno.Purnoncondividendoil

modoincuisieradecisodicancellaredallastoriaqueidocumenti,necomprendevaperòilmotivo.

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«Terra»,annunciòall’improvvisodallacoffaunodeimarinai,rompendolosventolioritmicodellevele.IlGranMaestro lanciòun’occhiata a tribordo, indirezionedel sole, e sospirò. “Sei giorni dalla

Britannia,quindi”,sidisse.“AboraBritannicasexdierumiter”.Primadisbarcareannotòquellestesseparolesulsuodiariodiviaggioeinfinesifeceilsegnodella

croce. Non poteva sapere che nei tre secoli successivi alla sua morte, alcuni artisti, studiosi escienziati chiamati Illuminati avrebbero disseminato nelle loro opere una serie di indizi perpermettereaiposteridiritrovareciòcheluistavapernascondere.

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Gerusalemme,24ottobre.Oralocale10:45.-36:14:41alladeadlineComeogni venerdìmattinaYuval Shalom si era alzato all’alba.Da quando aveva lasciato il suo

lavoroall’IIBR,un’agenziagovernativa,eradiventatounebreoosservanteeci tenevache il riposodelloshabbat fosse rispettato.A partire dal tramonto e per tutto il giorno successivo non avrebbepotutoutilizzare il cellulare, accendere la luceo la televisione,usare l’autooqualsiasi tecnologia.Ovviamente,nonavrebbepotutoneppurelavorarealbedandbreakfastMoriah:unpiccolohotelnelcuoredellaCittàvecchiacheavevaacquistatoconlabuonuscitadapocopiùdiunanno.Essendounazonaturistica,l’albergoperòeraapertoancheneigiornidifesta,ecosìYuvalaveva

dovuto assumere un dipendente. L’ultimo in ordine di tempo era un giovanotto cristiano di nomeJoseph. Non era un ragazzo particolarmente sveglio e una volta aveva perfino sbagliato ariconsegnareipassaportiagliospiti,chepoieranostatibloccatiall’aeroporto.Perevitareproblemidi quel tipo, il titolare controllava sempre tutti i documenti e cercava di restituirli personalmenteentroilvenerdìsera.Quelgiornoeraarrivataunacomitivadituristiprovenientidall’Italiacheoccupavanosettecamere.

Seconsideravaanchelacoppiadisvizzerigiuntaquellanotte,potevadirediesserealcompleto.Peressereallavigiliadelloshabbatavevaunsaccodipassaportidaregistrare…Scostòdalbanconeunplicodigiornaliappenalasciatidalpostinoesimiseallavoro.Verificò una decina di documenti, per lamaggior parte di coppie cinquantenni. Alcune avevano

figli a seguito. Non i due svizzeri. Inserì nel computer i loro nomi: Tobias Sutter e BeatriceBernasconi,residentiaMelideinTicino,einfineappoggiòipassaportivicinoaglialtri,accantoalplicodigiornali.Einquell’istanterimasefolgorato.Yuvalaveval’abitudinedifartrovareaisuoiospiti,nellecamere,ungiornaledelloroPaese.Era

una bella abitudine che, pensava, avrebbe potuto far fare il salto di categoria al suo B&B. Quellamattina, così, gli avevanoconsegnatoun«CorrieredelTicino»e alcunecopiedel«CorrieredellaSera»edella«Repubblica».Propriosuquest’ultimoquotidiano,inprimapagina,c’eranoduefotografiemoltonitide:unuomo

eunadonna.Lei,sorridente,indossavaunberrettodamilitare.Luierainveceritrattodapiùlontano.Peròeranoloro:TobiasSuttereBeatriceBernasconi.Inomisembravanononcorrispondere,mai

voltisì.Controllòdinuovosuipassaporti:disicuroladonnaeralei.Qualchedubbioinpiùl’avevasulmaschio,anchesesiconvinsediavereragione.Sivoltòdiscattoperverificareseidueospitifosseroincamera.Nonc’erano:lachiavenumero9

eraappesaallabacheca.Yuval provò a leggere l’articolo del giornale. Non parlava bene l’italiano, ma qualche parola

riuscivaadafferrarla:“terrorismo”o“ricercati”,peresempio.Afferròlacornettadeltelefonoproprionelmomentoincuilacampanellasopralaportad’ingresso

tintinnò.

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Ilproprietariodell’hoteldeglutì:iduericercatieranoappenaentrati.Eranovestitiinmodosportivoelaragazzaavevaunvistosocerottosulsopracciglio,masembravanotranquilli.«Buongiorno»,glidisseHenkelinebraico,avvicinandosialmobiledoveeranoappeselechiavi.Yuval riagganciò la cornetta. Provò a sorridere, tuttavia non riuscì a mascherare l’espressione

spaventatacheglifunestavailvolto.Eraperevitaresituazionidiqueltipocheavevalasciatoilsuoprecedente lavoro governativo. «Siete mattutini, vedo…», riuscì a dire, cercando di sembrarecordiale.Henkelannuìe,sempreinebraico,glidissecheeranouscitiprestoperfareunapasseggiata.Parlavamoltobenelalinguaperchéquandoeraalserviziodell’STBcecoslovaccoavevapassatotre

anniaTelAviv.Equellacircostanzaglierastataparticolarmenteutilepropriodueoreprima,quandoeranorimastiintrappolatiall’internodelfurgone.Henkel, che all’arrivo della polizia si trovava nella parte posteriore, era riuscito a infilarsi un

giubbottocon la scrittaFedEx.Poi, conun filodivoceaveva sfoderato il suoebraico.«Hatzilu!»,avevasussurrato.«Aiuto».Ipoliziotti li avevano liberati e luigli aveva raccontatodi essere statobuttato fuori stradadaun

“pirata”.Avevaassuntoun’espressionecontritaegesticolandoconilpigliodiunattorediBroadwayaveva indicato la direzione presa dal Toro. Dopo aver annotato la descrizione dell’Hummer, unadelleduepattugliesierasubitolanciataall’inseguimento.L’altra auto della polizia era invece rimasta con loro e aveva chiamato un’ambulanza, che era

arrivata in pochi minuti. Nessuno, per fortuna, gli aveva chiesto i documenti, che loro avevanolasciatoinhotel:gliagentieranosembratimoltopiùpreoccupatidellaferitaallatestadiViola,cheaveva assunto un’espressione terrorizzata. Non aveva parlato – anche perché non conosceva unaparolad’ebraico–eavevatenutolosguardofissoepersonelvuoto.«Adessoviportanoinospedale»,liavevanorassicuratiquandoHenkeleViolaeranostaticaricati

sull’ambulanza.«Noivifaremostrada».Ecosìilmezzosieraimmessoneltrafficomattutino.«Adesso fate i bravi!», aveva ordinato poi, all’improvviso, Henkel ai paramedici. Li aveva

minacciati con un paio di forbici prese dal carrello deimedicinali e il suo viso si era fatto cupo.Dopoaverliimmobilizzati,sierasedutoaccantoall’autistaegliavevaimpartitounsempliceordine.Pochiminutipiùtardi,sempreseguendol’autodellapolizia,ilpiccoloconvogliosieraimmessoin

Azza Street e l’autista aveva eseguito le istruzioni: dopo un semaforo, senza dare il minimopreavviso, l’ambulanza aveva voltato a sinistra, lasciando l’auto di scorta sull’altra strada. AvevaacceleratolungoBinyaminmi-TudelaStreetesierafermatasottoalcunepalmeverdeggianti.HenkeleViolaeranoscesialvoloesubitodopoeranosalitisuunautobuschesopraggiungeva.In

seguito avevano raggiunto la Città vecchia e attraverso la porta di Giaffa erano tornati a piediall’hotel.«Be’, se non avete fatto colazione, la sala è aperta ancora per un quarto d’ora», esclamò il

proprietario,tesomasforzandosidisembrareprofessionale.Henkelannuì,unpallidosorrisosulvolto.Sapeva che non sarebbero potuti rimanere molto in quell’albergo, soprattutto perché adesso

certamente la polizia li stava cercando. Certo, l’ambulanza li aveva lasciati lontano dal quartiereebraico, ma ciò nonostante era necessario elaborare un piano. Anche perché la deadline siavvicinava…Afferròlachiavenumero9esiavviòincompagniadiViolaalpianosuperiore.

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DueminutipiùtardiYuvalShalomeranelvicolopopolatodicommerciantieanimatodipassanti.Voltòilcapoversol’ingressodelB&B,nascostodadueoleandrifioriti,epoiestrasseilcellulare.«Pronto,polizia…».

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Gerusalemme.10:55.-36:04:35alladeadline.«E adesso cosa facciamo?». Viola era seduta sul letto matrimoniale della camera d’albergo, la

schienaappoggiataallatestieradiferrobattuto.La stanza era spoglia: un semplice armadio in noce, un comò, una piccola scrivania su cui era

appoggiato un televisore LCD Inno-Hit. Il sole, che entrava di taglio, filtrava tra le tende dallaminuscolafinestraedavaall’ambienteunacolorazioneambrata.Davantiallaporta,incastratasottolamaniglia,Henkelavevasistematounasediaperevitarechedall’esternopotesseessereaperta.«Chipotevaesserelaragazzanell’ufficiodiFriedman?»,chieseadaltavoceilsottotenente.«Forse

nonhanullaachevedereconquestastoria…».«Cel’hainvece!»,grugnìHenkelsenzaalzareilvisodalcomputerdiLambertoZonca,cheavevano

portatoconlorodaBologna.«Cel’haperchéil tiziochecihabuttatofuoristradastavaaspettandopropriolei».Viola,senzascarpeeconijeansarrotolati,cominciòadisfarelafasciaturacheleerastatafattaa

Firenze.Ormaiilfiancononledolevaquasipiù.«Nontiseguo».«Quell’uomoloconoscobene.LavoraperiCavalieriGuardianidiPacediVenezia,iCavalieridi

Malta.ÈsoprannominatoilToroesidicechesiaunkillerprofessionista…unaspeciedigiustizieresolitariochefinoaqualchetempofasioccupavadeilavorisporchi».«Chetipodilavorisporchi?»,domandòlei,incuriosita.«Omicidi, per lo più. Il Servizio SegretoVaticano aveva indagato, in passato, su qualchemorte

sospetta.Ricordoduevescoviaccusatidipedofilia,entrambistrozzaticonuncavoelettricoprimachefosserocondannatiufficialmente».«UnaspeciediBatmaninsalsatemplare?»,scherzòlei.Henkel annuì.Poipreseamuoverevelocemente l’indice sul touchpad.«Provammoa incastrarlo,

maall’improvvisoscomparve.Nonsentivoparlarediluialmenodal2010».«Macomefaiadirechec’entraanchelaragazza?»«IlToro…fuoridall’universitàaspettavapropriolei.Provaapensarci:eraparcheggiatovicinoal

suomotorinoesièmossoappenal’havistapartire».Violanondissenulla,cercandodiripensareaimomenticoncitatidell’inseguimento.ForseHenkel

avevaragione:laragazzaerasaltatasulciclomotoreedopounistanteilgrossoHummererapartito.«…Poideveavernotatonoi»,proseguìl’agente.«NonpotevasaperecheeravamoinIsraele,quindi

noncistavaaspettando.Quandocihariconosciutideveperòaverdecisocheeravamounbersagliomigliore».Violanonparveconvinta.«Cihariconosciuti?Nonmiparediaverlomaivisto.Enoncredochelui

abbiamaivistome!».Henkel si alzò di colpo dalla scrivania e andò alla piccola finestra. Dava su un vicolo stretto e

rumoroso,animatodadecinedituristi.Vistodall’alto,sembravaunfiumecoloratoincostanteelentomovimento.«Esetisbagliassi?»,obiettò,rimanendodispalle,conlosguardofissosuunchioscodi

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knafeh.«Cosaintendi?»«Perquantociabbiapensato,riescoadaresolounaspiegazioneaquellocheèsuccesso:sefosse

proprioilTorol’uomochestaicercando?QuellocheguidavailfurgoneaFirenzeechehasparatoaltuocapo?».Leirimaseinsilenzioperqualchesecondo,passandosilalinguasullelabbra.«Questospiegherebbeilfattocheappenatihariconosciutohacambiatoobiettivo.Hagiàprovato

unavoltaatogliercidimezzoenoncièriuscito…deveaverpensatocheeraunabuonaoccasione».«Adesso che ci rifletto…», concordò la ragazza, cercandodi faremente locale sulle fattezzedel

killer,cheavevavistosoloperpochiattimidalvetrodelfurgoneribaltato,«ilkillerdiZonca,quellodella stazione, era un tipo tozzo emuscoloso.Dai videodella sorveglianza non si vedevabene involto, ma la corporatura potrebbe essere compatibile con quella di questo Toro! E inoltre dalleimmaginisembravaavesseancheunpizzetto».«Avrebbesenso».Violasialzòdallettoeandòasedersisullasediachefinoaunattimoprimaerastataoccupatadal

suocompagnodiviaggio.Appoggiòilgomitoaltavoloecipoggiòsoprailmento.«Potrebbeessereluichestatogliendodimezzotuttiipartecipantiall’asta?»«Non ipartecipantiall’asta.StauccidendochièvenutoacontattoconlaBibbia:Zonca,Paolini,e

adessoFriedman.OltreadArutaeaiduemortidurantel’attentato».«Ok.Diciamochecosìcadelapistadellatruffaassicurativa.SequestoToroèdavverounkillerche

uccideinnomedellareligionepotrebbeessereproprioluil’uomochestiamocercando».Laragazzasisistemòconlamanoilcaschettodicapellineriepoiproseguì,dubbiosa:«Ancheseperòbisognaammetterechenonabbiamomolteproveasostegnodellanostratesi».«IlfattochesitroviaGerusalemmeilgiornodopolamortediFriedmannonpuòesserecasuale.E

neppurecheabbiatentatodiucciderci».Violalanciòunarapidaocchiataalmonitordelcomputer.Lapaginaweberapienadinumeriedi

caratteriebraici,mainaltosivedevaunlogobiancoeazzurroraffiguranteun’automobilestilizzata.«VistocheFriedmannonpotràrisponderciscommettochehaigiàelaboratounpianodiriserva».«La ragazzina.Non sappiamo perché era nello studio del professore né perché il Toro la stesse

seguendo.Peròunacosalasappiamo:luilastavacercandoeleiglièsfuggita».«La vuoi rintracciare? Credi che quel tizio tornerà a cercarla?», ipotizzò Viola. «…E speri di

trovarlaprimadiluigraziealsitodellamotorizzazioneisraeliana…oqualunquesiailsuonome!».Picchiettòconl’unghiacoloramarantosulmonitordelcomputer.«Seloscootererasuo,abbiamounindirizzo»,borbottòHenkel.Viola sorrise.Un sorriso carico di nervosismo. «E con la polizia come lamettiamo?Di sicuro

dopolastoriadell’ambulanzacistarannocercando».Luiannuì.Sapevabenecheavevanoleorecontate,enonsoloacausadellapolizia.Fissòiltimersull’orologioeperunistantefusulpuntodidireaViolalaverità:luinoneralìper

contodelVaticano,masolopersalvarelasuafidanzata…Manonfeceintempo.All’improvviso,unasirenalontanacominciòarisuonareintuttalacittà:era

l’allarmeantimissileacuituttigliisraelianieranotristementeabituati.

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Gerusalemme.11:00.-36:00:00alladeadline.Lakippatbarzel,meglionotacomeIronDome,“cupoladiferro”,èunsistemaantimissileinstallato

aprotezionedelterritorioisraeliano.Costruitocon il contributodegliStatiUniti,permezzodibatteriedimissiliTamirè ingradodi

intercettareirazzidiHamasedellajihadislamicaprimacheraggiunganolecittà.Dalmomentoincuil’allarmesuona,ogniresidentehatreminutiperraggiungereilluogoadibitoallasicurezza.Disolitositrattadistanzeapposite,dirifugiodivaniscala.Maquandononc’èunriparosicuronellevicinanze,l’unicasoluzioneèsdraiarsiperterra,proteggendosiilcapoconlemani.Mentre la sirena rimbombavacomeunavoce sguaiatanei vicoli dellaCittàvecchia, i due agenti

della polizia si stesero a pancia in sotto. Come tutti gli israeliani, erano abituati a quei fuoriprogramma. Nonostante avessero eseguito la procedura alla lettera, sapevano però che non c’eramolto da preoccuparsi: nella quasi totalità delle volte, infatti, gli ordigni provenienti dai territoripalestinesivenivanointercettatidallacupola.Quello,oltretutto,eraancheunperiodo relativamente tranquillo:dopo l’ultimaoffensivadi terra

dell’esercito, i terroristidovevanoessereacortodi razziFajr-5,vistoche i lancisieranofattipiùradi.Eineffetti,l’emergenzacessòquasisubito.Traisorrisisornionidialcuniarabichenonsierano

neppuremessialriparo–convinti,comealsolito,chepoichégliattacchieranodirettiagliinfedeli,lorosarebbero rimasti incolumi– le sirenesmiserodi suonare. Inpochi secondi ilmercatodiha-TsofrimStreetsirianimò.Idueagentiindivisasialzaronoinpiedieraggiunseroilvicinoquartiereebraico,doveavevasede

ilB&BMoriah: il proprietario diceva di aver riconosciuto due fuggitivi ricercati dall’Interpol e lacosaandavaverificata.YuvalShalomliattendevadifronteall’ingresso,ilvisopallidoeun’espressionerabbuffata.«Sono

salitipocofa»,mugolò,indicandolescale.«Primopiano,cameranumero9.Sulladestra».Idueagentisimosserovelocementeeraggiunserolastanzaalpianosuperiore.Unodeiduebussò.

«Police. Please, open the door!», ingiunse in inglese. «Polizia, aprite la porta!», ripeté anche inebraico.Nessunarisposta.L’agentepiùcorpulento,unquarantennedaicapellibiondiecon lapelle lentigginosa,estrasse la

pistola e indicò la maniglia al collega. L’altro annuì con il capo e provò a girarla. Era aperto.«Polizia»,proclamò,spianandol’arma.Malacameraeravuota.Henkel,apochimetrididistanza,salìl’ultimogradinoespinseunaportametallica.Unraggiodi

solesiimpadronìdellapenombradelvanoscala.L’allarmeantimissile li aveva salvati.Pochiminutiprima, infatti, avevanoafferrato ilportatilee,

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seguendoleindicazioniaffissenelcorridoiodell’hotel,avevanoraggiuntoilvanodisicurezza:unastanzettablindataneipressidelpiccoloascensore.Eranorimastilìperunpo’anchedopoilcessaredellesireneequandofinalmentesieranodecisiauscireavevanovistoidueagentientrarenellalorocamera.Avevanoattesoancora,indecisisuldafarsi,epoisieranodirettidallaparteopposta,aunascalettadilegnochesalivaalpianosuperiore.Eadessoeranosuunaminuscolaterrazza,tratettiincotto,biancheriastesaadasciugareeparabole

arrugginite.Accantoa loroc’eranoalcune lenzuolabianchechesventolavano.Oltresi scorgeva,auguale distanza, il campanile del Santo Sepolcro da una parte e la cupola dorata della Rocciadall’altra.«Perdilà!»,indicòl’agentedell’SSV,richiudendosilaportaallespalle.Violaportòilpalmodellamanoamo’divisiera,perschermarsidalsole.«Suitetti?»«Là in fondo!», spiegò Henkel in modo concitato. Alla loro sinistra, in direzione del quartiere

cristiano,siscorgevanoalcuniedificipiùbassicopertidaunponteggio.«Seriusciamoadarrivarcisiamosalvi».Violaapparvestupita.Ipalazzieranotutticollegati:unsaliscendicolorsabbia,interrottodaantenne

ecomignoli, che si stagliava sul cieloazzurro.Perarrivare inquellazonaavrebberoperòdovutocamminareperunacinquantinadimetrisuunafaldascoscesaastrapiombosuivicoli.«Èunafollia!».Henkelnonbadòallesueparole.Siarrampicòsuunmuretto rivestitodiceramicaecamminò in

bilico per alcunimetri. Poi si aggrappò a un pluviale e salì sulla copertura in eternit del palazzoaccanto.«Cheaspetti?Questoèilprossimopostodoveguarderannoipoliziotti».Violarimaseimpalataperunistante.Guardòdisotto:lastradina,pienadivenditoriedinegozi,era

adalmenoquindicimetri.Imurideipalazzieranocollegatidaponticelliedaarchigotici.Maeranotroppolontani.SbuffòeseguìHenkelsultetto.Ilpoliziottodai capelli castani, corporaturadagiocatoredi football e taglioa spazzola, tornò in

corridoio proprio mentre la porta della terrazza si richiudeva. Una lama di luce, in cima a unascaletta,sispensedavantiaisuoiocchi.«Disopra»,urlòalsuocollega.Poisilanciòsuigradiniespalancòl’usciodimetallo.Abbagliato dal sole, si voltò di centottanta gradi: la terrazza eramolto piccola, occupata per la

maggiorpartedallabiancheriadell’hotelstesaadasciugare.«Nonsarannolontani».Ilcollegasiaffacciòdalballatoio.Sottodilui,infondoalvicolo,sivedevalatettoiadiSha’arha-

ShalsheletStreet,laviachesegnavailconfinetrailquartiereebraicoequellomusulmano.«Diquanonpossonoessereandati»,constatò.Inquelmomento,trailcorodivociininterrottechesialzavadallastrada,siudìunostridiodiferri.Idueagentialzaronolosguardoindirezionedelsole,versolaportadiDamasco.Oltreadalcuni

tetti,aunacinquantinadimetrididistanza,sivedevaunponteggioditubisospesinelvuoto.Inquelloposizionatosullospigolodelpalazzoc’eraunapersonaappesa.HenkelprovòadafferrareViolaperunbraccio,manonciriuscì.Nonavevavistocosaerasuccessomaavevasentitoilrimbombodeitubieilticchettiodeibulloni

che saltavano uno a uno. Poi si era voltato e lei era appesa a uno spuntone arrugginito, le gambepenzolantinelvuoto.Sembravacheilponteggiosifosseletteralmentesgretolatosottoisuoipiedi.«Cercadiafferrarelamiamano»,leurlò.Violanonrispose.Eraavvinghiataaltuboecercavadidondolarsiconlegambe.

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«Dài!», la incitò ancora l’agente dell’SSV.Appoggiò il computer e si sdraiò su una passerella dilegnoperallungarsiversodilei.Laragazzaespiròcontuttal’ariacheavevaneipolmoniestaccòunamanoperafferrarequelladi

Henkel.Cercòdiflettereimuscolipertentarediraggiungerlo,maquandosisentìsfioraredallesuedita, le mancò l’appoggio: il ferro al quale era appesa dette un nuovo scossone e si staccòcompletamentedalponteggio.Nonfeceneppureintempoarendersicontodiquantostavaaccadendochesiritrovòcatapultatanel

vuoto.Agitò le braccia, nel disperato tentativo di opporsi alle leggi di Newton, ma senza ottenere il

risultatosperato.Cadde inesorabilmente verso la strada per un tempo che non riuscì a quantificare. Poi

all’improvvisoprovòundolorelancinanteallaschiena.Iduepoliziotticorseroatestabassasultetto.Unodeiduefuggitivieralì,apochimetrididistanza.Quando furono abbastanza vicini per rendersi conto che era la donna, la videro precipitare nel

vuoto,insiemeatubidiferro,vitiebulloni.Ilbiondoestrasselapistolaelapuntòversol’uomo,cheeraancorasdraiatosulponteggio.«Fermo»,gliurlò.Luiparvenonsentirli,cosìl’agenteesploseuncolpo,cheandòainfrangersisuunmuro.L’unico

effettofuquellodiimpregnarel’ariadicalcinacci.Il fuggitivo alzò lo sguardo ma, invece di arrendersi, strisciò lungo la facciata del palazzo. Si

aggrappòallapartediponteggioancoraintegraecominciòacalarsiversoilvicolosottostante.I due agenti, in bilico sulle tegole del tetto, lo osservarono senza poter far nulla. Dalla loro

posizionenonavrebberomaipotutoraggiungerlo,perchélaparteditubicrollataeraproprioquellachecollegavaidueedifici.L’agentedaicapellicastaniurlòqualcosainebraico,agitandolebraccia,epoisisporsepervedere

infondoalvicolo.Henkel raggiunse il selciato di Shuk ha-Tsaba’im Street aggrappandosi ad alcune capriate di

cementoecalandositraduetettoiespioventi.Allasuadestrac’erauntunneladarchigotici,gremitodibotteghe,cheprovenivadalMurodelPianto.Asinistra,tratappetiappesiamo’disoffitto,tendecolorate,frutta,sandali,boccettediacquabenedetta,souvenirdiognitipoedecinedituristi,siaprivaunadellepiùimportantiviecommercialidellaCittàvecchia.Sempre con il computer inmano, cercò di orientarsi, per cercare di individuare la zona in cui

doveva essere cadutaViola.Era precipitata nel vuoto da almeno diecimetri d’altezza.Non sapevacosaaspettarsi.Alzò lo sguardo: in quel canyon profondo, odoroso di cibo e gremito di gente, la luce del sole

faticavaadarrivare.Maciònonostantelavide:ilsottotenenteeralì,inpiediapochipassidalui,neipressidellaverandadiunvenditoredioggettireligiosi.C’erauncapannellodigenteattornoaleicheguardavastupitalavoraginenellucernarioelescheggedivetrosulpavimento.Un uomo dimezza età, con una folta barba arruffata, calvo e calato in una tunica bianca, stava

gesticolando,imprecandoinarabo.Violaannuiva,maleistessanoneraingradodispiegarecomefosseriuscitaadatterraresuquel

cumuloditessuti.Mentreprecipitavanelvuoto,lasuacadutaerastataattutitadaqualcosadimorbido.

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Ricordavadiessersisentitasballottataadestraeasinistra,comeinunagigantescagiostra.Poisieraritrovataavvoltadapiùstratiditelablu,lisciaedimaterialeplastico:conogniprobabilitàunasortaditendatesasoprailvicoloperdifendereituristidalsole,dallapioggia,omagaridaicalcinacci.Senzasapereesattamentecome,avevacominciatoa rotolareepoiera finitadritta sul lucernario.

Avevasentitoilvetrospaccarsisottodileieallafinesieraritrovatalì,inquellaveranda,stesasuuncumulodiabiti,stoffeemorbidamussola.«Scusate.La ragazza è conme…», intervenneHenkel in ebraico.Sventolò l’ultimabanconotada

cinquecentoeuro,indicandoildannoallaveranda,epoisiinchinò.«Èstatounincidente».SiavvicinòaViola, controllandoche invistanonci fosseromilitaridipattuglia, e laabbracciò.

«Staibene?».Lei,losguardopersosuitappeti,annuì.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pocodopo.-35:44:15alladeadline.La guida Massoud Dinmohammadi fu fatta accomodare in una moderna sala riunioni, un

caleidoscopiodicristallo,marmo,acciaioealluminiosatinato.Si trovava al primo piano di un grande edificio, collocato nel centro della base e denominato

Building 1. Oltre le ampie vetrate a specchio – che rivestivano la parete esterna del palazzo – sivedevanoquattrograndihangareunandirivienidimezzimilitari.Sullosfondo,avvoltanellanebbiadel mattino, svettava una gigantesca cupola metallica. Dalla sua posizione si scorgeva solo lasommità:sembravaunimmensoombrellolucente,tantograndedacontenereuninteroquartiere.Massoudsisedetteinunadellesediedisposteattornoaltavoloovaleeattese.Eradistruttomafelice

epienodisperanza.Dopocheilgiornoprecedenteavevaaccompagnatoisuoinuovidatoridilavorofinoallabase,erarimastoaccampatofuoridaicancelli.Elacosasierarivelatautile,cosìcomeilfattocheavessecontribuitoaritrovareunadelleragazzefuggitive.Quellamattina,infatti,unadelleguardieavevabussatoalparabrezzadelsuopick-upNissanel’avevainvitatoaentrare.Aveva fatto di tutto per farsi ingaggiare come guida per quella missione, e alla fine era stato

premiato.Passavaperessereunapersonaaffidabileepotevavantaregrandeconoscenzadellazonadell’AdjiChay:esattamentelecaratteristichecheavevarichiestoquellagenteunpaiodigiorniprima.Grazieasuofratello,così,erariuscitoafarsiassumere.Manonl’avevafattoperisoldi.Tutt’altro.L’avevafattopersuafigliaAna…soloperpotervederemeglioilfamosoMeidan.Sidicevachequelluogo,cheglistranierichiamavanosemplicementeSitoA,fossemagicoechelì

lepersoneguarisserodaognimale.Forseeranosolodicerie,alimentatedalmisterochecircondavaquella base grande come un’intera città. Nella sua situazione, però, anche una semplice leggendapotevafareladifferenzatralavitaelamorte.Distolse losguardodallacupolacheriempival’orizzonteesiconcentròsullasalariunioni:sulla

paretedicristallocampeggiavaun’enormeaquilaconillogoGenARTIF.Accantoeraposizionatounmobilediebanoeundispositivopervideoconferenze.Inquell’istante,dalcorridoiosbucaronoquattropersone:tremilitaricinesiinmimetica,confucili

d’assaltosullespalle,eunadonnaavvoltainuntailleurscuro.Icapellinerilesfioravanolespalle,lapelleerabianca,quasipallida.Iltagliodegliocchieraleggermenteamandorla.Senonl’avessevistamuoversi,l’avrebbepresaperunastatuadimarmo.Sisedettedifrontealuiepoggiòcongraziaunacartellinaalcentrodelgrandetavolo.«Innanzituttovolevoringraziarlaperaverciaiutatoaritrovarelaragazza»,esordìXiaochenZhao

inunaraboingessatomaimpeccabilesottoilprofilodellagrammatica.«Mièdispiaciutochel’altraragazzanoncel’abbiafatta…»,feceMassoud,riferendosiall’incidente

d’auto.Sipassòunamanosullafoltabarbae,primad’abbassarelosguardo,lanciòun’occhiataallacinese.«Midicevanochevolevaincontrarmi…»,tagliòcortoXiaochen.L’uomo annuì, scuro in volto. «Mia figlia, direttrice… è gravemente malata e si dice che qui

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possiateguarirla!».Andòsubitoalpunto.Nessungirodiparole,dauomoconcretoqualera.Xiaochenaccennòunsorrisodirammaricoesilasciòcaderesulloschienaledipelle.«Temochele

suesperanzesianomalriposte,signorDinmohammadi.Quinonguariamoimalati…».«Le ragazze», insistette lui. «Le ho viste con i miei occhi. Sono malate e sono qui per essere

guarite!».La cinese si alzò di scatto. «No, signor Dinmohammadi. Qui ci occupiamo di angiosperme e

palinologia.Vedequell’edificiolàinfondo?».Xiaindicòlacupolafuoridallavetrata.«Èunagrandeserra,lachiamiamoilGiardino.Lì,incrociamovariespecievegetali.Èquestochefacciamo…nulladipiù».Massoudnonreplicòesilimitòafarcaderelosguardosuitremilitariarmatidituttopuntofermi

sullaporta.Ancheseeraevidentechequelladonnamentisse,nonavrebbesaputocosadire…Luileaveva viste le ragazze, quella morta e quella ripescata dal fiume. Avevano qualche malattia. Nonsapevaquale,ovviamente,madiunacosaeracerto:eranolìperessereguarite!«Hosentitoancheioquestevoci,mapurtroppononguariamoimalaticomedicono…»,continuò,

accondiscendente, la cinese.Lamarmagliadigenteaccampatadagiorni fuoridai cancelli avrebbepotutocrearleproblemi.Sapevacheiservizisegretiamericaniavevanofiutatoqualcosasullecavieeaveva ricevutoMassoud proprio per quelmotivo: sperava che l’uomo avrebbe potuto convincerequelpiccoloesercitodipezzentiadandarsene.«Facciamo così, signor Dinmohammadi», disse lei. Poi estrasse dalla cartellina un assegno già

compilatoeglieloporsecomesesitrattassedelSantoGraal.«Perringraziarladiquelchehafattopernoiquestamattinaledaròunaltropiccolocompenso.Magaripotràesserleutilepersuafiglia…».Massoudloafferrò:tremilionidiriyāl,pocopiùdicentodollari.“Nonsonoquiperisoldi…ma

perAna!”,avrebbevolutodire.«Seavremoancorabisognodiunaguida,cirivolgeremocertamentealei»,concluseXiaochencon

unsorrisoaustero,mentreimboccavalaporta.«Accompagnatelofuori».

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GerusalemmeEst.Oralocale11:55.-35:04:25alladeadline.IlquartierediIssawiya,abitatoperlopiùdapalestinesi,èunodeipiùpopolaridiGerusalemme.La

maggiorpartedellefamiglie,nonpotendopagareisalatipermessidicostruzione,viveinabitazioniabusivecheilComunestaprogressivamenteabbattendo.E le ruspe, intente a demolire un compound di due piani, erano al lavoro anche quellamattina,

quandoAndreasHenkeleViolaPuccinisceserodaunpullman.Iduesiguardaronoattornospaesati:c’erano voluti pochi minuti per arrivare dai fasti ricchi di storia del centro a una delle zone piùpoveredellacittà.Il clangore deimotori diesel rimbombava sulle facciate dei palazzi ancora in piedi e di tanto in

tantosisentivanourladidonneeschiamazzi.Facevacaldo.Lastradasucuisiincamminarono,largae dritta, era interrotta da buche e da arbusti che emergevano dall’asfalto. Ai lati, in più punti, sivedevanomaceriedimattonicolorsabbiadaiqualiemergevanoferriarrugginiti.«La ragazza dovrebbe abitare da quella parte», comunicòHenkel, fissando unamappa tascabile.

«Fratreisolati».Davanti a loro adesso, accanto a unprefabbricato di lamiera, si stagliavaun cumulodi legname

accatastatoedeimattoni.Sullosfondo,avvoltodaunaragnateladicavielettrici,sinotavailmurodiunedificioancorainpiedi.«Guarda»,glifecenotareViola,bloccandol’agentedell’SSVconunbraccio.«Che cosa?», domandò Henkel, augurandosi che lei non avesse improvvise crisi di nervi.

Nonostante solo un’ora prima si fosse trovata in pericolo di vita sembrava non aver risentitodell’accaduto.Malaconoscevatroppopocopersaperequalipotevanoesserelesuereazioniasimilisollecitazioni.«Il motorino. Davanti al garage». La ragazza indicò con l’indice in direzione di un edificio

fatiscentepocodistante.«Nontisembr…».Inquell’istante,dadietrouncumulodicementosbucòunagiovane,conduecomputerportatiliin

mano.ElisabethRavitzavevapaura.Dopolaseraprecedente,anchequellamattinaavevarischiatodiessereuccisa.Come aveva temuto, l’uomo con il pizzetto era andato nello studio di Aaron Friedman e aveva

trovatoilsuonumeroditelefono.Erasoloquestioneditempoprimachearrivasseancheacasasua.Con il magone, si voltò verso il portone. Aveva comprato quell’appartamento un anno prima,

insieme al suo fidanzato. Era da poco andata via di casa e le era sembrato un ottimo affare:centonovantamilashekel,pochissimi,separagonatiaiseicentomilacheservivanoaBeitHaninaoaShuafat.Certo,lacostruzioneeraabusiva,cometutteinquellazona,maleavevanogarantitochelecartesisarebberosistemate.Ovviamentenoneraandatacosì:Israele,perfarpostoanuoviinsediamentiebraici,avevadecisodi

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confiscarelecasediquindicimilapalestinesielamunicipalitàavevanotificatoanchealeiunordinedi abbattimento. Elisabeth, che fino ad allora aveva vissuto nell’agio, protetta dalla sua influentefamiglia, non l’aveva presa bene. Peggio di lei però l’aveva presa il suo fidanzato, che inquell’alloggioavevainvestitoirisparmidiunavita.Quellacheeracominciatacomeuna favolaallaGiuliettaeRomeo,un’unione impossibile traun

palestineseeun’israeliana,sieracosìdisintegratacomeunabottigliasugliscogli.Walid,forseancheprendendolaquestionedellacasacomescusa,avevasbattutolaportaesen’eratornatoaGaza.Eadessolei,cheloamavaancora,eraneiguaieproprioacausasua:dovevascapparedaIssawiya

ilpiùinfrettapossibile,primacheilgigantecheavevauccisoilprofessorevenisseacercarla.Mentrecamminavasulmarciapiede,direttaalmotorino,ilcuorelebalzòingola.Perunistantele

mancòilfiato,biancadallapaura.Si bloccò di colpo, fingendo di armeggiare con il portatile che aveva nello zaino. Poi lanciò

un’occhiataoltreuncumulodimacerie:c’eraunadonna.Avevacapellicortienerietenevalemanilarghe,comeperrassicurarlasulfattochenonavessearmiconsé.Peròeralei,quellachel’avevainseguitafuoridalcampus.Perunistantefuindecisasuldafarsi…Masoloperunistante:decisechenonleinteressavasapere

chiera,siinfilòlozainoinspallaeacceleròilpasso.La donna, dall’altra parte della strada, si agitò, gesticolando concitatamente. Urlò qualcosa, ma

nellaconfusionedelleruspeElisabethnonriuscìaudirla.Raggiunseilmotorinoinpochiistanti,simiseacavalcionieprovòadavviarlo.Manon ci riuscì, perchéunuomochenon avevamai visto appoggiò la suamanonerboruta sul

manubrio.«Vaidaqualcheparte?»,ghignòHenkel,beffardo.Quattrominutipiùtardi,ViolaeHenkelavevanoriportatolaragazzanelsuomonolocalel’avevano

legataaunasediacondelnastroisolante.Inunaltrofrangente,ilsottotenentenonavrebbeaccettatosimilimetodi,tuttavialecircostanzel’avevanoconvintaadassecondarel’agentedelVaticano.«Chisiete?»,singhiozzòElisabethinebraico.Henkel si spostò di un passo fino alla finestra. Era chiusa, e una tenue luce giallognola filtrava

attraverso le imposte.Nellapenombra riuscivaadistingueremeglio l’arredamentodellastanza:untavolinorettangolare,quattrosedieeunlavandinocolmodistovigliedalavare.Ovunqueguardasse,perterra,sullacredenza,perfinosullettosfattovedevapartidicomputer,caseemonitor.«Perché sei scappata dallo studio di Friedman?», le domandò l’agente dell’SSV in inglese, per

permettereancheaVioladicomprenderelaconversazione.«Chisiete?»,ripetéancoralagiovane,questavoltanellastessalinguausatadaHenkel.Ilmascara

nerosugliocchierasbavatoeunalacrimalesolcavalaguancia.«Iononhofattonulla».Viola finse di non ascoltare e si mise ad armeggiare con lo zaino della ragazza. Estrasse due

portatilieunfascicolettorilegato,unaspeciedimanoscritto.Sullaprimapaginac’eraunnomeeuntitolocheattiròsubitolasuaattenzione:Thegodlessbible,“LabibbiasenzaDio”.«Perché quell’uomo ti seguiva?», Henkel provò con un’altra domanda. «Quando sei fuggita dal

campus,ungrossoHummersièmessoalletuecalcagna.Senoncifossimostatinoiadessosarestisultavolodell’obitorio».Elisabethalzòlosguardo,perplessa.Ineffettiquell’uomoavevaragione:senonfossestatoperil

furgone FedEx, sul quale aveva visto salire la donna che le stava di fronte, forse l’assassino diFriedmanl’avrebbeacciuffata.

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«Cosavolevadate?LastessacosachecercavinellostudiodiFriedman?».L’unicarispostafuunsingultosoffocatoingola.Viola scosse la testa. Era evidente che con quella strategia Andreas non avrebbe ottenuto nulla.

Dovevaintervenire.«Elisheva,ricominciamo.Vuoi?»,chieseaccondiscendente,passandol’indicesulnomestampatosullatesina.«Elisabeth…»,larimbrottòlei.«Cosa?»«MichiamoElisabeth…solomiopadremichiamaElisheva».«Ok, Elisabeth», sorrise Viola, avvicinandosi a lei e sciogliendole i polsi. «Forse abbiamo

cominciato con il piede sbagliato. Dopotutto, però, come diceva ilmio collega, siamo stati noi asalvarti…».Lei fece cadere lo sguardo suHenkel.Annuì,ma nel frattempo si domandò se aveva abbastanza

spazioperriuscirearaggiungerelaporta.L’agentedell’SSV,quasileavesselettonelpensiero,sispostòeandòadappoggiarelespallesullo

stipite.«Mi vuoi parlare di questo documento? Ha a che fare con la Bibbia. È questo che ti collega a

Friedman?»,mentre facevaquelladomandacercavaunpossibile filo conduttore tra i rotoli rubati,l’astaequellagiovanedalletreccinerasta.Leirimaseancorainsilenzio,masubitodopoannuì.«Ok!El’uomosull’Hummervolevalatuatesina?».Elisabethfusulpuntodidirequalcosa,poiperòsibloccò,indecisasefidarsideiduestranieri.«Senti…Nonabbiamotempodaperdere»,ruggìHenkel,perentorio.«Noisiamodallatuaparte,ma

l’altrotiziono.Etiverràacercaresenonparliallasvelta».«No»,risposeseccaElisabeth.«No.Noncercavalamiatesina.Cercavailmionumeroditelefono…

chel’avrebbeportatoqui».Violaaccennòuntiepidosorrisoepreseasfogliareildocumento.«Quelfottutoyankeemivuoleammazzare».Aquelleparoleunanuovalacrimasgorgòdagliocchi

diElisabeth,chedopounsinghiozzosussurròappena:«L’hovistocheuccidevailprofessore…eccotutto!».«Non sa nulla dell’asta!», constatò Henkel, scuotendo il capo. «È una pista morta, dobbiamo

contattarel’ultimopartecipante.IlToroandràsicuramentedalui».Violasialzòinpiediemostròunapaginasuldocumentoscrittodallaragazza.«SeElisabethl’ha

vistouccidereFriedmanèinpericoloanchelei!».Luisospirò.«Forse.MaèpiùprobabilecheilTorocerchidiportareaterminelasuamissione.Ho

la sensazione che abbia fretta». Tacque, come se non fosse del tutto convinto del ragionamento.«Stanarelaragazzaglifarebbeperderetempo:seconsideriamoletempisticheconcuistacompiendoisuoidelitti,direicheèpiùprobabilechevadaadAtene.Lasciamolaquieandiamocene».«Ehi…Iovistoascoltando!»,improvvisamentelagiovaneparveriacquistareunpo’digrinta.«Ese

invecetornasseacercarmi?Nonvoglioesserciquandoqueltizioarriverà».«Vaiallapolizia,allora!»,leproposeHenkel.«Efaifintadinonavercimaivisto».«Aspetta, guarda qui», intervenne Viola, con il dito sulla tesina. «“Traduzione letterale della

Bibbia”»,lesseconcalma.«NonèlostessotipoditraduzionechefacevaZonca?»«Eallora?»«EsepotesseesserciutileacapireilmoventedelToro,ilmotivoperilqualestauccidendochiè

venutoacontattoconqueirotoli?».

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Henkelnonreplicò,masi limitòaestrarre labrochuredell’astadaPaolini,cheancora teneva intasca.«Cosasaidiquestirotoli?PerchéFriedmanlivolevaacquistare?».Inunistanteilvisodellaragazzasiilluminò,comerischiaratodaunraggiodisole.«Leguerredi

Yahweh?»,mormoròincredula.«Alloraavevoragione…».

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GerusalemmeEst.12:02.-34:57:05alladeadline.«Cosaintendicon“avevoragione”?».ViolaeHenkelsiguardarono,stupiti.«SaiperchéFriedman

erainteressatoaqueirotoli?»«LeguerrediYahwehèunodegliundicilibriperdutidellaBibbia».LagiovaneElisabeth,allavista

di quel documento, aveva immediatamente mutato il suo atteggiamento di diffidenza verso i duesconosciuti.«Vengonodefinitiinmoltimodi:“Scritturemancanti”o“LibrideiVeggenti”.SitrattaditestichesonocitatinellaBibbia,machenessunohamaipotutoleggere.QualcunoipotizzachesianostatinascostidagliIlluminatiperpoterpoi,intempimigliori,essereusatiperdistruggerelaChiesadiRoma».«Comesaiquestecose?»,lechieseViola,incuriosita.«Miopadreèunrabbino…sonocresciutastudiandolaBibbia».«Perqualemotivodicevicheaveviragione?»«Per Friedman… simormorava che fosse un raeliano, un seguace diRael.Le guerre di Yahweh

potrebberocontenereiriferimenticheneisecolisonostatioccultatisuYahweh».«Nontiseguo».«Yahweh non è quello che ci hanno sempre raccontato. In ebraico era chiamato ish milchamah,

letteralmente“uomodiguerra”.EraunElohìm,unconquistatoreacuifuassegnatounterritoriodagovernare,quellachepoièdiventatalanostraTerraSanta.Disicurononeraundio…».«E cosa c’entrano i raeliani?», chiese ancoraViola, che non trovava un filo logico nel discorso

dellagiovane.«Loro credono che la vita sulla Terra sia stata creata da una civiltà extraterrestre, attraverso la

genetica»,replicòElisabeth.«SecondoiraelianiiltermineElohìmdellaBibbiasiriferiscea“colorochearrivaronodalcielo”,opiùprecisamenteagliextraterrestri,checicrearono“aloroimmagineesomiglianza”».«Maperfavore!»,sbottòHenkel.«Nonpossiamostarequiasentirequestestronzate!».«E perché Friedman poteva essere interessato a questi rotoli?». Viola ignorò Andreas e mostrò

ancoraunavoltailcatalogodell’astaaElisabeth.La ragazza si alzòdalla sedia, ancheperverificare che l’uomonon laobbligasse con la forza a

rimanereseduta.Manonsuccesse.«Rael, ilfondatoredelmovimento,hasostenutodiaverappresoquesteinformazionidirettamentedaYahwehinpersona:unElohìmdiventicinquemilaannicheglièapparsoinFrancia,neglianniSettanta».«Tutteidiozie…»,lefeceecoHenkel.«Nonstarlaasentire!».«Questoèquellochecredevailprofessore,sedavveroeraunraeliano»,lointerruppelei.«Iomi

limitoaleggereilVecchioTestamentoeainterpretarlo…».«Edèciòchehaifattoinquestatesina?L’avevidataaFriedman?».Elisabeth annuì. «LaBibbia è un po’ comequei contratti stipulati su internet, li accettiamo senza

neppure leggerli. Io invece leggoestudio iTestiSacridaquandoerobambina.Hosemplicemente

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raccontatoquello chemi sembra di capire, traducendo i testi letteralmente. È da questa lettura chededucochel’AnticoTestamentononparlaaffattodiDio…».Henkelfeceunsorrisosardonico.«Escommettocheparladiextraterrestri…».«In più punti la Bibbia parla di alta tecnologia, di macchine volanti, di ingegneria genetica!».

Elisabeth feceunapausaperdarmodoai due intrusi di assimilaremeglio le sueparole.Le eranocostatefatica,annidiricercheesoprattuttoilsuorapportoconilpadre.Neavevaparlatonellasuatesina, con la conseguenza dimettersi contro anchemolti dei professori dellaHebrewUniversity.Molti,manonFriedman.«PensateaAdamoeEva»,proseguì lei.«NellaGenesinonsiparlamaidi“creazione”,maviene

usatoiltermineletterale“fabbricazione”.Eperfabbricarel’uomosidicechegliElohìmusaronoilloro tzelem, cioè un “qualcosa” di concreto in grado di contenere la loro immagine». Elisabethgiocherellò con il piercing sul naso, in attesa di capire se doveva spiegaremeglio quel concetto.Decise di sì. «Un “qualcosa” in grado di contenere l’immagine di qualcuno. Non vi sembra unadescrizione delDNA fatta usando il linguaggio a disposizione degli antichi? I Testi Sacri parlanoquindidiinterventidiingegneriagenetica,nientedipiù».Henkel trattennea stentouna risata.Assunseun’espressione tipicamentemilitaree scosse il capo.

Poicominciòadaccarezzarsiicapellitagliatiaspazzola.«La Bibbia è un libro di storia, uno come tanti». Elisabeth tacque per un istante, questa volta

giocherellando nervosamente con le treccine. Non sapeva se proseguire, ma valutò che potevavalerne la pena. «Parla di esseri venuti dal cielo che hanno “fabbricato” l’uomo. E ci viene dettoperfino con cosa questi esseri arrivarono. Quelle che oggi definiremmo astronavi, nel VecchioTestamentovengonochiamateinmoltimodi:merkavah,ruach,kevod».«Il kevod è la “gloria di Dio”», la corresse stizzito Henkel, riferendosi alla traduzione

comunementeusatadiqueltermine.Lagiovanesorrise.«UnagloriadiDiocheuccidevachiunquesitrovasseneisuoiparaggiquando

passava,amenochenonfosserodietrodellepietre;ochepotevaesserevistasuprenotazione».Violascosselatesta.«AvetemaimessoinrelazioneGiobbe,EsodoeiSalmi?Iol’hofatto.Ilkevodèunamacchinaatutti

glieffetti,cheDiostesso,ammessochefossedavveroDio,noneraingradodicontrollare!».Presedalle mani di Viola la tesina e ritrovò una pagina dei suoi scritti. «E i Cherubini, vogliamoparlarne?».Mostròunatabellaeattesecheiduelaguardassero:

ILCHERUBINO|CINQUE|CUBITI|DIALA

1Re6,24

LALAMABRUCIANTE|EROTEANTE

Genesi3,24«Questesonotraduzioniletterali!Unpo’diversedacomelericordate,eh?»,chiarìElisabeth.«Sono

entramberiferiteaiCherubini,checomevedeteeranocostituitidauna“lamarotante”e“bruciante”eavevanoun’alalarga“cinquecubiti”».«Noncapiscodovevuoiarrivare…»,bofonchiòHenkel.«Eguardatequesto».Trovòun’altrapaginaepicchiettòconilsuoindiceminuto.

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YAHWEH|STAVASEDUTO|SUICHERUBINI1Samuele4,4

ECAVALCÒ|SUUNCHERUBINO|EVOLÒSalmi18,11

«I Cherubini non sono “angeli”, come ci hanno sempre fatto credere. Sono macchine volanti e

Yahwehlecavalcava!».Henkel e Viola si guardarono in viso. Mentre lei sembrava realmente interessata a quelle

rivelazioni,l’agentedell’SSVparevapiùdivertitochescettico.«NonvistodicendocheDiononesiste…masolochelaBibbianonneparla.Raccontaunastoria

del tuttodiversa…Il testochenoiconosciamoè statocopertodaunametaforicacoltredimisterosolopernascondereilverosignificato:cheinveceèlampanteselosilegge».«QuindisarebbelampantechelaBibbiaparladegliextraterrestri…»,sintetizzòsarcasticoHenkel.

PoiscosselatestaeappoggiòunamanosullaspalladiViola.«Dobbiamocontinuareadascoltarla?»«Pensateci…», si intromise ancoraElisabeth. «Questi testi sono stati scrittimigliaia di anni fa…

comepotevanopersonecheconoscevanoamalapenailcavallospiegareoggettivolantioesserichevivevano per secoli? Conmetafore: li chiamavano dèi immortali, dicevano che erano discesi dalcieloecheviaggiavanoabordodi“carrivolanti”».«Un po’ come il “cavallo di ferro” che i pellerossa usavano per definire il treno nel vecchio

West…», assentì Viola. «Ma questa storia come ha a che fare con Friedman e con Le guerre diYahweh?».Elisabethsorrise.Laragazza,forse,avevacapito.«ICherubini eranomezzi di trasporto.Ci sono decine di citazioni bibliche nellamia tesi, in cui

Yahwehvienedescritto a cavalcioni di questi “carri”.Ci sonopassaggi in cui vienemenzionato ilventoeilfumocheprovocano,ilrumorecomediuntuono,laforma,ledimensioni.Seneparlain1Cronache28,in2Samuele22,neiSalmieovviamenteinNumeri.ÈlìchevengonocitateleLeguerrediYahweh».Elisabethsfogliòfreneticamentelasuatesina,finoadarrivareaun’immagine:

«Quella che vedete è la riproduzione di una scultura di tremila anni fa, trovata aToprakkale, in

Turchia.IlCherubinopotevaavereunaspettosimile?StandoalpocochesappiamosulleGuerrediYahweh,qualcunoipotizzacheilibriperdutipotrebberoconteneredescrizionidettagliatedellearmie

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deimezziditrasportodegliElohìm.Forseèquestoilmotivopercuifuronooccultati…».«Basta. Ne ho avuto abbastanza!», sbottò Henkel. «Sono stanco di questi vaneggiamenti. Se

vogliamo ritrovare i manoscritti degli Illuminati dobbiamo seguire il piano. Dobbiamo trovarel’ultimopartecipanteall’asta».«Io vengo con voi!», disse Elisabeth, l’aria risoluta. La sua espressione si fece dura e fissò

intensamenteViola,cheleerasembratapiùinclineadascoltarelesueteorie.Avevamillemotivipervolerli seguire, ma solo uno le premeva davvero più della sua stessa vita. «State cercando imanoscrittidegliIlluminatieionesomoltopiùdivoi,doveteammetterlo.Vipotreiessered’aiuto».«Nonseneparla».«MisterKevod»,replicòinfinelagiovane,piantandogliocchivispisuHenkel,«l’avetedettoanche

voi…Serestoquisonoinpericolo:queltiziopotrebbetornareacercarmi!».

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Atene.13:20.L’hostess si accovacciò e poggiò delicatamente una mano sulla spalla del Toro. «Signore», gli

sussurrò,sorridendo.«Siamoappenaatterrati».Ilsudamericanoaprìgliocchiesitrovòdavantiilsuoabbondantedécolleté.Siassestòsulsediledi

secondaclasseesorrise.Sieraappisolato.«Grazie», sospirò, con la bocca impastata. Poi si guardò attorno: gli ultimi passeggeri del volo

TurkishAirlines stavano scendendodal portellone anteriore e nella parte posteriore non c’era piùnessuno. Fuori dall’oblò, sulla pista, splendeva il sole. Dallo sventolare dei teli sui carrelli dellevaligie,sembravaperòcifosseungranvento.Si alzò, accese il cellulare e prese il bagaglio amano.Aveva raggiuntoAtenemolto prima del

previsto: dopo aver parlato al telefono conVenezia si eradiretto all’aeroportoBenGuriondiTelAviv e si era imbarcato sul primo volo disponibile, che fortunatamente era partito da lì a pochiminuti.L’unicanotastonatadelviaggioerastatal’impossibilitàdiaccomodarsi,comesuosolito,inprimaclasse.Mad’altrapartenonavevaavutomoltascelta,vistigliordinidiignorarelaragazzinaedioccuparsidi“Atene”.Mentresiavviavaperilcorridoiodell’aereo,trascinandounpiccolotrolleyverdemilitare,perun

secondotornòconlamenteaduegiorniprima.Era nell’area di sosta di Calenzano, a nord di Firenze. Era trascorsa poco più di un’ora

dall’incursionenellacasad’astePaolini,eluierafermoconilmotoreacceso.Tuttoeraandatonelmiglioredeimodi,duedegliobbiettivieranogiàstatisistematienessuninnocenteerastatoferito.Ilgrossobauled’alluminio,all’internodelqualeeranocustoditiirotolirubati,adessoerasulsediledelpasseggerodel suo furgoneMercedes-Benz.Sul retrodelveicoloc’eraancheunoscooter,cheglisarebbeservitoperportareaterminelasuamissioneunavoltaconsegnatiirotoli.Itreparamilitaricheloavevanoaiutatonell’attentatosieranogiàdileguati,dirigendosisuun’auto

sicuraversoArezzo.Lui,invece,avevaseguitogliordiniederaandatoall’appuntamento.Aveva alzato lo sguardo, verso l’autostrada alla sua sinistra. Le auto dirette verso Bologna

sfrecciavanoordinatamenteoltreipioppichedelimitavanol’areadisosta.Erasolo,sesieccettuavaungrossopullmanturistico,intentoafarecarburanteinunpiccolodistributoreconillogoQ8.Sieramessopiùcomodoeavevaaspettato.El’attesaerastatabreve:pocodopo,unagrossaBMW

nera,conivetrioscuratielatargadiplomatica,sieraaccodataalsuofurgone.Il Toro era sceso agilmente, portando con sé il baule, aveva girato attorno alla berlina e aveva

apertoilbagagliaio.Dall’autononerascesonessuno.Avevaposizionatoilpreziosocontenitoredeirotoli all’internodelbauleeavevaestrattounpiccolo trolleyRoncato.Poi aveva richiusoeavevadatoduecolpisulparabrezzaposteriore.L’autoavevamessolafrecciaederaripartitainunistante.Trascinandosidietrolavaligiaconleruoteerarisalitosulfurgoneel’avevaaperta:contenevauna

bella Beretta PX4 Storm, tre caricatori, alcuni indumenti e una cartellina. Aveva sfogliato anchequella, esaminando con calma la fotografia “graffettata” all’interno: si trattava di Atilio GarcíaPaolini,lasuaprossimavittima.

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Il suono di un’email lo riportò al presente, nel moderno terminal A dell’aeroporto di Atene

EleftheriosVenizelos.IlToro estrasse il cellulare e aprì la comunicazione.Era dello stesso fidato collaboratore che il

giornoprimagliavevainviatolefotografiediFriedman.Questavoltaall’emailc’eranoallegatedueimmagini: inunasivedevalafigurainteradiunuomocorpulento,stempiatomaconicapellinerisulla nuca legati in una coda di cavallo.L’altra era un primopiano.Agiudicare dalla foto potevaaveretraicinquantaeisessant’anni,gliocchiettipiccoli,lapellecadenteebutterata.Iltestodell’emaildiceva:“YanisSimonides,Mitropoleos&Pentelis19B.Ierinonèrientratoacasa,

titoccheràstanarlo”.IlTorosospiròeripose losmartphonenellagiacca.L’unicaconsolazioneerachequellosarebbe

statoilsuoultimoobiettivo.Uscitosulpiazzalesalìsulprimotaxi.«PiazzaSyntagma,perfavore».

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PeriferiaOvestdiGerusalemme,Israele.13:25.-33:34:59alladeadline.La vecchia Mercedes-Benz W126 seguì i cartelli per Sderot Begin e si lasciò il centro di

Gerusalemmeallespalle.Sitrovavanosull’autostrada1,l’arteriaprincipalechesidirigeversolecittàdellacosta.Iltraffico

era tranquilloe tutto intorno,sullecollinettecircostanti,scorrevanocampicoltivati,ulivi,arbustiepalme.Sullosfondo,nuvolespumosesistagliavanosuuncieloazzurro.Alcunecasettecandidedaltettoincoppirossisbucavanocomespinedaicespuglisullealture.«Avevidettochetisarestiresautile».Henkelstrinseilvolanteeguardòfugacementelospecchietto

retrovisore.Ancoraunavoltaavevaintavolatolaconversazioneininglese,l’unicalinguachetuttietreparlavanofluentemente.«Achepuntosei?».Elisabetherasulsediledelpasseggeroconunultrabooksulleginocchia.Picchiettavasuitastisolo

congliindicimaaunavelocitàdafarimpallidireunpianista.«Intanto,misterKevod,nonmiparediaversentitoungrazieperavervi trovatoun’auto!»,ghignòsarcastica.«Tipiace“signorKevod”,opreferiscichetichiamidirettamente“gloriadiDio”?».Mentremettevalafrecciapersuperareunfurgoncino,Henkelsilimitòaemettereungrugnitoea

scuotere la testa. Anche se all’apparenza teneva il broncio, era inutile negarlo: quella ragazzinaallampanataglipiaceva.ApartelesuefolliteoriesugliUFO,Elisabeth–cheperetàavrebbepotutoesseretranquillamentesuafiglia–sieradimostratamoltosveglia.Avevacompresoimmediatamentela situazioneeavevaafferrato l’unicaopportunitàdi salvarsi: loro.Chissà, forseavevaanchealtrimotivi,manelfrattempovalevalapenafarlefareglionoridicasa.D’altra parte, anche se portarsela dietro era rischioso, avrebbe potuto realmente rendersi utile.

Soprattutto perché, quando le avevano detto che la tappa successiva sarebbe stataAtene, lei si erasubitoattivataperaiutarliaespatriare.Enoneraunacosaaffattofacile,inunPaeseincuiicontrollidipoliziaeranoaogniangoloeiloropassaportisvizzerieranorimastinell’hotel.«Dei documenti non dovete preoccuparvi», aveva sentenziato lei, dopo che Henkel le aveva

raccontatopersommicapicosastavaaccadendo.LeavevaspiegatocheloroeranodelVaticanoecheimanoscritti degli Illuminati erano stati ritrovati qualchemese prima in Islanda. Purtroppo, avevaaggiunto,eranostatirubatieillorocompitoeradiritrovarli.«È stata una fortuna che i tuoi vicini ti abbiano prestato la macchina», intervenne Viola,

affacciandosidalsedileposteriore.«NonnevedevounacosìdaglianniOttanta».«AIssawiyasonosemprestatituttimoltogentiliconme…»,replicòlei,conunsobbalzonellavoce

esenzaalzaregliocchidalcomputer.«Achepuntosei?»,domandòancoraHenkel,questavoltaconmaggiortatto.«In Grecia ci sono tre operatori telefonici mobili:WIND Hellas, Vodafone-Panafon e Cosmote»,

spiegòElisabeth,conariadamaestrina.«Disolitoisistemidiprotezionedeidatisonosolidi.Quellocheglioperatoricuranodimenoperòèlasicurezzadeiportaliinternet».«Riesci a trovare quel numeroo no?», insistetteHenkel, cheper un secondodistolse lo sguardo

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dall’asfaltoperguardareloschermodelcomputer.Prima di partire dalla città, Elisabeth aveva voluto fermarsi davanti a una grande farmacia

sormontatadaunacrocemedica illuminata.Eraentrataeneerauscitapochi istantipiù tardi senzaspiegareilmotivodellasosta.Poisieranodirettidoveleiavevaindicato,nonprima,però,diaverdecisodifareunpassoulteriore:ilToropotevagiàessereinviaggioversolasuaprossimavittima.La prima cosa da fare, nell’impossibilità di raggiungerla prima di lui, era quindi di avvisarlatelefonicamentedelpericolo.Poichénell’elencodiViolac’erasoltantol’indirizzo–eiltelefonodicasasuonavalibero–eranecessarioriuscireareperireunnumerodicellulare.Sempreammessocheneavesseuno.«Sei sicura di riuscire a violare tutti e tre i portali?», la interrogò il sottotenente, sporgendosi

ancoratraisedili.«Non dobbiamo necessariamente violarli tutti.Non se siamo così fortunati da trovarlo al primo

colpo…», rispose lei, con una punta dimalizia. «E direi che lo siamo. Dimmi di nuovo come sichiama?».Viola prese il foglio con i partecipanti all’asta e lesse l’ultima riga: «Yanis Simonides, 19B

Mitropoleos&PentelisStr.Syntagma,Athens,Attiki10557».Elisabeth sorrise. «Cosmoteera il portale più facile da violare.Hanno duecentoquattro clienti di

nomeYanisSimonides…masolounorisiedeaquell’indirizzo!».«Haiilnumeroquindi?»«Jawohl,misterKevod».«Chiamiamolo!».NellostessoistantelaMercedesarrivòaunosvincoloconl’indicazioneperAscalona.Difiancoa

loro adesso scorreva una serie di edifici dalle facciate candide e le imposte azzurre. L’ariacominciava a essere impregnata dell’odore del mare. «Di là», indicò Elisabeth, picchiando sulparabrezzaconildito.«ImboccalaStrada3».«Andiamoversosud?VersoGaza?».Henkelmiselafreccia,chiaramentepreoccupato.Sapevache

nelleareelimitrofeai“Territori”,icontrollidell’esercitoeranomoltofrequenti.SpessoipalestinesilanciavanocolpidimortaioversogliinsediamentialconfinedellastrisciaecosìloStatod’Israele–cheformalmentemantieneilcontrollomilitaredellazonafindallaguerradeiseigiornidel1967–aveva intensificato il livello di guardia. «Mi vuoi dire esattamente come intendi fare a farciespatriare?L’aeroportodiTelAvivèdallaparteopposta!».«Non ho mai detto che saremmo partiti da Ben Gurion», sentenziò lei, gelida. «Andiamo nella

strisciadiGaza».

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Atene.14:30.Nonostante la funzione fosse terminata da alcuni minuti, un uomo rimase seduto nelle ultime

panche. Teneva lo sguardo fisso sul sarcofago del patriarca Gregorio V e non sembrava avesseintenzionedimuoversi.Lacattedralebizantinadell’Annunciazione,apochipassidalparlamento,erasemivuota.Gliultimi

fedeli erano incolonnati ordinatamente lungo la navata centrale e stavano uscendo lentamente supiazzaMitropoleos.C’eraodored’incensoeunlievebrusio.L’anzianopresbitero,foltabarbabianca,copricapokamilavkionacilindroecrocepettoraleasette

punte, scrutònellapenombra.Rimaseperalcuni istanti immobile,davanti alla splendida iconostasirecentementerestaurata,epoidecisediavvicinarsi.L’uomononlodegnòdiunosguardo.Nonstavapregando,anchese,inuncertosenso,speravache

lastradaperlasalvezzaglifosseinqualchemodorivelata…SichiamavaYanisSimonidesefinoaunpaiod’anniprimaerastatounostimatoaccademico.Era

specializzato in ingegneria genetica e, prima che scoppiasse la crisi ellenica, aveva lavorato inimportantimultinazionalidelsettore.Lesuesventureeranocominciatequando,perrispondereaunadelledomandepiùcomplessemai

affrontate dai genetisti, aveva pubblicato un saggio intitolato Angeli caduti. Nonostante fosse unconvinto sostenitoredella teoria evoluzionistica,Simonides si era infatti scontratopiùvolte con ildogma dell’anello mancante. Nei fossili relativi alla storia umana, non esistono reperti chedocumentino il passaggio evolutivo tra i primati e l’uomo stesso. Il cosiddetto anello mancante,appunto.Nell’intentodifornireunaspiegazionefuoridallerighe,quasiperscherzo,Simonidesavevacosì

elaboratounateoriaalternativa.I suoi studi erano partiti dalla sua grande conoscenza dell’antica Grecia. Secondo la mitologia,

infatti, gli dèi che vivevano sul monte Olimpo scendevano spesso tra gli uomini e talvolta siaccoppiavano con le loro femmine.Memorabili erano le avventure di Zeus, dai cui rapporti conragazzemortalispessonascevanofiglicongrandipoteri,daErcolefinoaElenadiTroia.I racconti di unioni tra dèi e umani erano presenti in moltissime culture del mondo. La stessa

Bibbia,nelLibrodiEnoch, raccontavadiduecentoangeli caduti che si eranouniti alle figliedegliuominieavevanogeneratounanuovastirpe.Quellestorieeranotalmentenumeroseche,auncertopunto,Simonidesavevaperfinocominciatoavederleconocchidiversi.Possibileche lamitologiapotesseessereinterpretatadiversamente?,sierachiesto.Potevaaveresensoignorareilsimbolismoeconsiderarequellestorieperquellochepotenzialmentepotevanoessere,cioè incontriconcreatureconcrete,realmenteesistentiegeneticamentecompatibili?Con quella teoria strampalata – che molti fanatici avevano collegato alle cospirazioni sugli

extraterrestri – riduceva di fatto l’essere umano a poco più di un ibrido. In quel modo, però, sisarebbero potute spiegaremoltissime anomalie genetiche delDNA. Anomalie che come scienziatoconoscevamoltobeneedicuiparlavanelsuosaggio.

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Dal momento in cui le sue idee erano state date alle stampe, le comunità internet avevanocominciatoainteressarsialui.IsuoistudieranodiventatioggettodiconferenzeeSimonidesavevainiziatoaviaggiaresuegiùperl’Europa.Tuttofinoache,nelmondoaccademico,nonsieravenutoasaperedellasuaopera.Isuoicolleghi,chefinoalgiornoprecedenteloavevanostimato,avevanopresoadefinirlofolleeinadatto.Benpresto,anchelemultinazionalicheglidavanodamangiareloabbandonarono.Inpochimesilavitachesieracostruitoconfaticaglieracrollataaddosso.Nonavrebbepiùpotuto

riabilitarsi,amenochenonavessedimostratoinequivocabilmentediavereragione.El’occasioneglieraarrivataproprioattraversointernet.Unpaiodisettimaneprimaglierastata

inviataunaemailchesegnalavaun’interessanteastaaFirenze:parevachegliundicilibriperdutidellaBibbia fossero stati ritrovati. In quelli, più che in ogni altro documento, avrebbe potuto trovareconfermaallesueteorie.Maiavrebbeimmaginatoperòchepartecipareaquell’incanto,conungruzzoloraccoltointempodi

record su un sito di crowdfunding, lo avrebbe messo in pericolo di vita. Cosa che invece erapuntualmenteaccaduta.IlvibraredelcellulareneipantalonistrappòYanisSimonidesdaisuoifoschipensieri.Loestrassedallatasca,incertoserispondere.Ilnumero,precedutodalprefissointernazionale+972

nonglidicevanulla.Indugiòqualcheistante,sialzòeandòversolanavatalaterale.Infinerispose.«Non riattacchi», disse in inglese una voce maschile. «Sappiamo che è in pericolo e vogliamo

aiutarla».Ilgenetistarimaseimmobile,coniltelefonotraleditaelaboccasemiaperta.Sapevabenediessere

in pericolo, perché la cosa era stata ampiamente sbandierata sui forum che avevano contribuito adargli fama nelle web community. “Molti dei partecipanti a quell’asta sono stati uccisi…”, avevascritto uno degli utenti. E da quelmomento Simonides, per paura di trovarsi un killer seduto suldivano,nonavevapiùavutoilcoraggiodirientrareincasasua.«MichiamoAndreasHenkelesonodelVaticano»,sibilòancoralosconosciuto.«Comehaavutoilmionumero?».Simonidessisforzòdimantenereuntonocolloquiale,manella

suavocecominciavaadaffacciarsilapaura.«Devenascondersi»,aggiunseHenkel.“Bellascoperta”,riflettéilgreco.“Ineffettièproprioquellocheavevointenzionedifare…”.«Abbiamobisognodiparlarle.Possiamoaiutarla!».L’uomoindugiòancoraperunistante.Volseilcapoversolesplendideiconedall’altrapartedella

chiesaeinfinedecise.Forse,quella,erapropriolastradaperlasalvezzachestavaaspettando.«Nonpertelefono.Cidobbiamovedere».«Vabene».«Vi manderò le coordinate su questo numero», annunciò poi, d’impulso. Infine si affrettò a

riattaccare, ansimando come se avesse appena terminato una maratona. Non poteva sapere seincontrare quell’uomo, chiunque fosse, si sarebbe rivelata una buona strategia. Poteva essere unodegli scagnozzi della CIA che secondo la community erano alle sue calcagna. Oppure, piùprobabilmente,potevaesserepropriol’assassino.Oforseinvecedicevalaveritàevolevarealmenteaiutarlo…Neldubbioavevapresotempo,inattesadivalutarelealternativemigliori.E l’idea sucomeprocedereglivenneun istantepiù tardi: il presbitero, con indossouno sticario

impeccabilesieraavvicinatoeadessoeraaccantoalui.«CaroYanis,c’èqualcheproblema?Posso

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essertiutileinqualchemodo?»,glidisse,battendolepalpebredietrogliocchialisenzamontatura.Ilgenetistaaccennòunlievesorrisoeannuì.

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ValicodiErez,Israele,strisciadiGaza.14:33.-32:26:59alladeadline.Henkel spense il cellulare diElisabeth e glielo passò.Aveva seri dubbi che il greco gli avrebbe

speditolecoordinate,maalmenociavevaprovato.Sospirò e avanzò lentamente lungoun tunnel semibuio e angusto, alto pocopiùdella sua testa e

largocircaunmetro.Iltettoeleparetieranoincementoarmatogrezzoedalsoffittopenzolavano,adistanzadidiversimetri,piccolelampadine.L’ariaerapesante,ammorbatadaunforteodorestantio.Elisabeth camminava davanti al gruppetto, lo sguardo dritto avanti a sé. Erano entrati in quel

cunicolo–chedallaBarrieraportavadirettamenteall’internodellastrisciadiGaza–diversiminutiprima,dopocheavevaricevutounSMSdiconferma.Sieranocalatiinquellocheaveval’aspettodiunpozzoperl’acqua,nonlontanodalkibbutzdiErez,ederanoscesipercircatrentametri.«Come facevi a sapere di questo tunnel?», la interrogò l’agente dell’SSV, per nulla convinto che

trovarsilìfosseunabuonaidea.«Walid.Ilmiofidanzato»,replicòElisabeth,conun’alzatadispalle.Ilmiofidanzato.Forseavrebbedovutoaggiungereexfidanzato.«Nonne sonocerta…», tuonòViola, strisciando i piedinellapenombra,«macredoche essere a

conoscenza di uno di questi tunnel e non denunciarlo alle autorità sia un reato molto grave». Siriferivaalfattocheiterroristipalestinesiusavanoproprioquellecaverneartificialiperinfiltrarsiinterritorio israeliano. Nei mesi precedenti, una grande campagna militare del governo ne avevadistruttedecine,lunghefinoaquattrochilometri.«EperchécredichesiaandatadasolaallaHebrewUniversity?Sareipotutasemplicementeandare

allapoliziaedenunciarel’omicidiodiFriedman…».«Ma avevi paura che ti facessero troppe domande. Sul tuo fidanzatomagari?», domandò Viola,

senza rallentare l’andatura e stringendo a sé una borsa con il portatile di Zonca. Si sentiva bene.Nonostanteilpericolo,nonostanteavesserischiatolavita,erafelice,quasieccitataperlamissione.Quelviaggiolestavafinalmentedandol’opportunitàdidimostrarechiera,buttandosiunavoltapertutteallespalle lafamadiraccomandata.Avrebbescovato ilToroe l’avrebbeconsegnatoaldottorRandazzosuunpiattod’argento.Elisabeth annuì. «Lui non è un terrorista…Ma da quando c’è l’embargo, la gente quimuore di

fame.IlmioPaesebloccalamaggiorpartedellemerci,noncisonoacquanémedicine».«Èuncontrabbandiere»,dedusseHenkelamezzavoce.«Qualèesattamenteiltuopiano?Unavolta

arrivati nella striscia, come pensi di farci espatriare…? I droni e gli F-16 israeliani pattugliano ilterritoriogiornoenotte!».«Eccoci»,lointerruppeElisabeth.«Siamoarrivati».Davanti a loro adesso si apriva una stanza più ampia. Si udiva il ronzio dell’aria condizionata e

allineatilungounapareteeranosistematiquattrolettinidacampo.Afianco,unascalaachioccioladiferrosalivafinoaunabotolanelsoffitto.Immobile,diguardia,c’eraungiovaneconunAK-47trale

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mani.Appenavideitresbucaredaltunnelsorrise.«CaraEliush,chepiacererivederti!».«Ahmad!».Elisabethloabbracciò.«Tiringrazio.Eravamonellamerda…».Ilgiovane,quasicertamentemenocheventenne,squadròHenkeleViolaconariaincerta.«Sono fidati!», lo rassicuròElisabeth, in arabo. «E queste sono per voi».Estrasse dalla borsa le

dieciscatolettedimedicinalicheavevanoacquistatoprimadipartiredaGerusalemmeeleporsealgiovane.IlvisodiAhmadsiilluminòecomeinunriflessocondizionatolefececennoconilcapodisalire

sullascala.Quandosbucarono,all’internodiungarage,Elisabethneapprofittòperchiedergliciòchepiù le

premeva:«Walidciaiuterà?»«Conoscimiofratello…»,fularispostasecca,seguitadaunsorriso.Poiilragazzoraggiunseun

furgoneconilmotoreacceso.Itresalironoeilveicolosiimmisenellabirintodistradinediunsobborgocittadino.Uninconsueto

odoredipanealeggiavanell’aria.Perstradac’eranomoltipassanti,alcunisupermercatieungrandemercatoacieloaperto.Gliedifici,vistiattraversoilparabrezza,avevanotutti ilmedesimocoloregrigiastroeunaspetto

polveroso e fatiscente. Davanti a loro, un palazzo abbattuto solo per metà, mancava dell’interafacciatafrontale.All’interno, lescaleancora inpiedipermiracolo,davanol’impressionediesserecomescheletridiuncorposventrato.Ovunquec’eranomacerie,calcinacci,retidiferro,rifiuti…epanni stesi. Sembrava quasi che la morte a ogni angolo di quelle strade si fermasse davanti allaquotidianità.Il viaggio durò poco più di dieci minuti, con la domanda di Henkel ancora dispersa nell’aria.

DovevanoandareadAtene.Comeavrebberofattoalasciarequellaprigioneacieloaperto?«Siamo arrivati», disse Elisabeth appena furono nei pressi di un grande edificio con il tetto di

lamiera.«LuièWalid!».In piedi, di fianco all’entrata, c’era ungiovane, più vecchio diAhmad,maquasi certamente non

ancoratrentenne.Quandolividegesticolòconlemaniefecescorrereilgrandeportonedimetallo,rivelandounhangareunvecchioaereodaturismoadalaalta,unCessna172RGSkylane.«Eccolo»,dichiaròElisabeth,«quelloèilnostroCherubino».

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Tabriz,Iran,70kmasuddelSitoA.Nellostessoistante.MassoudDinmohammadi,laguidacheavevaaccompagnatoglistranierinellazonadell’AdjiChay,

rientròincittàabordodelsuovecchiopick-upNissan.Eradepressoeavvilitosianelcorpochenellamente.Quellavoro,cheavevaottenutolottandocon

leunghieeconidenti,nonerastatodinessunaiutopersalvarelapiccolaAna.Lacinese,conilsuovisodipietra,sieralimitataapronunciarefrasidicircostanza.“Quellaèunaserra.Quiincrociamovegetali.Nonguariamoimalati”.Luisapevachementiva…Ancheperchéleragazzeleavevavisteconisuoiocchi!Parcheggiòl’autosulbordodiunapolverosastradadiperiferia.Ipalazzieranotuttiuguali,grandi

condominidi cinqueo seipiani, con finestrepiccolee facciateanneritedallo smog.Sullo sfondo,oltre lavallata, sivedevano igrattacielidel centro.Avevanogli stessi coloridellemontagneacuieranoaddossatie,nellanebbia,davanol’impressionedifareuntutt’unoconilcielomarrone.«Comevaoggi?»,siinformòsottovoceMassoud,appenaentratoincasa.L’ariaerapesanteec’era

penombra.L’unicagrandestanzaeraoccupatadaquattropersone:unabambinasdraiatasuunletto,duedonneseduteaisuoipiedieunanzianoaccomodatosuunasedia,accantoaunacucinadacampo.Ilvecchiosialzòafatica,scuroinvolto,eabbracciòMassoud.«Vieni».Laguidacapìimmediatamentechelecosenonandavanoaffattobene.Labimbaerasudata,icapelli

biondi arruffati sul cuscino, gli occhi chiusi e la pelle pallida. Una delle due donne le stavatamponandolafronteconunpannodistoffaumido.«Comeèandata, figliomio?»,glichiese ilvecchiosulpianerottolo,appenasi furono richiusi la

portaallaspalle.Massoudscosseilcaporipetutamenteesiappoggiòallabalaustradiferro.«Nonmihannovoluto

ascoltare»,sbottò,mostrandol’assegnoavutodallacinese.L’anziano rimase in silenzio. Si accarezzò la tunica e guardò malinconico verso la strada. In

lontananzasisentìuncaneabbaiare.Pocodistantec’eraunavecchiaToyotaconabordodueuomini.«Equicomevannolecose?».Ilfiglioindicòl’auto.Suofratellogliavevariferitocheneigiorni

precedenti,qualcunoconunostranoaccentoamericanoavevachiestodelMeidan.Sembravachetuttivolesseroessereaccompagnatiaquellabase…«Ierièpassatoildottore».L’uomoscosselatesta,cambiandodiscorso.«Dicechepurtroppoormai

siamoallafine».L’espressionedellaguidasifecedura.Nonlopotevaaccettare.Dopolamortedellamoglieaveva

cresciutoluilapiccolaAnahita,conl’aiutodellesuesorelleedisuopadre.Epoi,unannoprima,labambinasieraammalata.Nessunogliavevaspiegatoesattamentecosaavesse;forse,sieradetto,nonsarebbe neppure stato in grado di capirlo. Sapeva solo che era una malattia del sangue. Una cheprobabilmenteinOccidenteavrebberopotutoguarire.Manonlì,lìeraincurabile.«Nonèpossibile.Cidevepuresserequalcosachepossiamofare».Ilvecchioabbassòlosguardo.«PossiamosolopregareAllah…».«No!»,sbottòMassoudall’improvviso.«Iononmirassegno».

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Spalancòlaportaerientrònellastanza.Leduedonneloguardarono,lelacrimeagliocchi.«Cosavuoifare?»,glichieselaprima,quandol’uomosiavvicinòallettoesollevòlabambinadi

peso.«Credonodicomprareilmiosilenzioconpochiriyāl!».Lediedeunbaciosullafronteepoiconla

piccolainbracciotornòversolamacchina.«Nonaspetteròchemuoiasenzafarenulla!».

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InvolosopraleisoleCicladi.Oralocale17:45.-29:14:43alladeadline.IlvecchioCessnaSkylanefendeval’oscuritàsobbalzandonell’ariaconl’agilitàdiungattozoppo.

Ilmare,pochimetrisottolacarlingadelvelivolo,eraunatavolapiattaenera.All’orizzonte,oltrelenuvole,gliultimibaglioridiunsolerossastrostavanosprofondandonelbuio.All’internodellaminuscolacabina,iquattrooccupantieranoinsilenzio,cullatidairolliicontinui

dell’aereo.Walidimpugnavalaclocheconapparentetranquillità,anchesespessodaval’impressionedipremerepulsantiacasosullaplancia.Accantoa lui,Viola tenevagliocchipuntatisulle lucichebaluginavanoadritta,mentredietro,Henkeldormiva.LagiovaneElisabethstavaalsuofianco,conilcomputerportatilesulleginocchiaeuncavodatichescomparivalungoilsedile.«Adessome lo puoi dire…».Viola si sistemò il borsone tra le gambe e si voltò verso il pilota.

«IsraelenonhailcontrollomilitaresullospazioaereodellastrisciadiGaza?».Walid, che si esprimeva in un inglese scolastico, un po’ ingessato ma comprensibile, annuì

impercettibilmente.«Gliisraelianimantengonounbloccomarittimoeaereoperseimiglianautichedallacosta».Lei parve stupita. «E allora?… come abbiamo fatto a eludere il blocco? Siamo decollati

praticamenteindisturbati…daquellaspeciedistradapolverosa».«L’aeroportodiGazanonesistepiùdaanni.Cidobbiamoarrangiareconquellochec’è»,sorriseil

giovane, conuna punta d’orgoglio nel viso. «Come credi che arrivino i beni di primanecessità aGaza,RafahoJabalya?Qualcheamicol’abbiamoanchenoi».«Ibenidiprimanecessitàolearmi?».A quella domanda, Walid non rispose e prese ad armeggiare distrattamente con i comandi del

monomotore.Inquelmomentosobbalzavanocomesestesseroincontrandodeidossistradali.Violanonaprìpiùboccaperunpo’, lasciandoche il rombopersistentedelvelivoloriempisse il

silenzio.Eraevidentecheunviaggiodiquel tipononeraunanovitàper ilgiovaneWalid.Chissà,forse eraproprioquello il suo lavoro: rifornire la strisciadiGazadiqueibeni che il governodiIsraelenonpermettevapassasserodalledogane.Iltutto,probabilmente,conlacomplicitàdiqualchefunzionariobenoliato…«Noncidobbiamofermareperfarerifornimento?»,domandòpoiilsottotenente,chevedevasotto

dileilelucidiunisolottoconlecostefrastagliatecomelalamadiuncoltello.«No. Abbiamo autonomia per quasi duemila chilometri. E nel piano di carico taniche per farne

altrettanti…Eliushmihaassicuratochemeleavrestepagate!».«Certo!»,confermòlei,piùstupitacheconvinta.«Ehi, lecoordinate sonoarrivate».Elisabethsi intromisedaldivanettoposteriore.La lucebianca

del monitor le illuminava il viso sorridente. «Se il greco voleva un luogo all’aperto, ha propriosceltobene!».Annotòalcuninumerieunaparolasuunfogliettoeloporsealpilota.Perunistante,quandoluiallungòlamanoversodilei,leloroditasisfiorarono.Einquelmomentoilsuocuorecominciòabattereall’impazzata,comenonleaccadevadamolto

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tempo.Perquelragazzoavevafattodituttoe,seciriflettevabene,ancheledecisionidelleultimeoreerano state prese in funzione diWalid. L’uomo chiamato il Toro, lamorte di Friedman, lo stessoKevod eViola erano state tutte coincidenze fortunate.O forse soltanto scuse arrivate almomentogiusto…ScusepertornaredalsuoWalid.AdifferenzadiElisabeth,ilragazzononsembròprovarelestessesensazioni.Silimitòadareuno

sguardovelocealleindicazioniepoiarmeggiòconilnavigatoretouch:«C’èuncampodivolo,nontroppodistante»,riferì,unfilodivoce.«Vilasceròlì!Dopodichédovretecavarveladasoli».Violaattorcigliòconl’indiceicapelli,meditabonda.Elisabeth,invece,fingendodiignorarequelle

parole, si tuffò nuovamente nelmonitor del portatile. Sistemò il cavettoUSB sul sedile emosse ilpolpastrello sul touchpad. «Questo sì che è interessante!», disse poi, rivolta a Viola. «Tu l’avevinotato?»«Cosa?»«L’orologio di mister Kevod». La ragazza sussurrò appena, indicando il polso dell’agente, che

dormivaconlatestaappoggiataalvetro.DallaportaType-CdeldispositivodiHenkelpartivauncavochearrivavadirettamentealsuocomputer.Loavevacollegatoalcuniminutiprima,quandoHenkelsieragiàaddormentato.«Cos’hadiparticolare?»«Non è un normale orologio». La ragazza premette una combinazione di tasti sulla tastiera e

mostròunafinestrapienadinumeriecodici.«Ècollegatoaunafonteremota.Riceveetrasmettedatiincontinuazione!».Violaaggrottòlafronte.«Chegeneredidati?»«Nonnesonocerta,madireiinformazionibiometriche.Battiticardiaci,pressionesanguigna,cose

delgenere…C’èancheunaspeciedicontoallarovesciaenonc’èmododiazzerarlooresettarlo.Epoic’è…».«Cosadiavolostaifacendo?»,intervenneHenkel,strappandosiilfilochependevadallosmartwatch.

Poisiassestòsulsedileecontemplòperalcuniistantiilmarenero.«Cos’haifattoalmioorologio?».Laragazzinaparverisentitaescattòindietro.«Nulla…maforseseituchedovrestispiegarciperché

quell’aggeggiotrasmettecostantementelanostraposizione!».Aquelle paroleViola trasalì. Improvvisamente, tutte le certezze che credeva di avere sull’agente

dell’SSV parvero veniremeno. Si voltò verso di lui e, nonostante la penombra, lo trafisse con losguardo.«Credotucidebbaqualchespiegazione!».

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Atene.19:00.-28:00:00alladeadline.Nelmesediottobrel’acropolidiAtenechiudevaallediciassette.QuandoHenkel,ViolaedElisabeth

eranoarrivatidavantiaicancellichedavanosulteatrodiDioniso,neipressidelquartieredellaPlaka,avevanoquinditrovatoogniingressosbarratoenessunodiguardia.Eraormaibuioesoffiavaunventogelido.Ilpiazzaleerailluminatodapochilampionigiallognoli

e non c’era nessuno ad attenderli. Il messaggio di Yanis Simonides tuttavia era stato chiarissimo:avevafornitolecoordinatediquell’ingressoel’orario,aggiungendopoiunasolaparola:“Propilei”.EcosìitresieranoguardatispaesatiepoisieranoritrovatiaseguirelagiovaneElisabeth,chesi

eraaggrappataallarecinzioneeavevascavalcatoilcancello.«Nonsonoconvintacheentrareabusivamentesiastataunabuonaidea»,avevasibilatoViolasubito

dopo,mentrecamminavanoalbuiolungoilvialealberatochesalivaversoilPartenone.Primadiraggiungerel’acropoli,ilsottotenenteavevaletteralmenteassediatoAndreasHenkelcon

le sue domande. Aveva voluto sapere quale fosse la sua reale missione e a cosa servissequell’orologio. E lui le aveva raccontato l’intera vicenda, soffermandosi con enfasi sul velenosomministrato alla sua fidanzata e sul poco tempo rimasto per salvarla. Fino a due giorni prima,aveva spiegato, non sapevanulla dei rotoli di papiro rubati aFirenze.Adesso, però, ritrovarli eradiventataunaquestionedivitaodimorte.Violaavevaascoltato in silenzio il racconto,un turbinediemozionicheperònonaveva lasciato

trapelaredallosguardoimpassibile.Eratriste,sisentivaingenua, ingannataesoprattuttoarrabbiataconsestessapernonavercompresoprimaqualefosseilrealefinedell’agente.D’altraparte,però,quellastoriaerariuscitaafornirledellerisposteatantepiccoledomandecheavrebbedovutoporsiduranteilviaggio:lafrettadiAndreasasaliresulprimoaereoperGerusalemmeoppureilsuomododifaresbrigativoaFirenze,conilqualel’avevaconvintaaseguirlo.Tuttitassellicheorafornivanounaspiegazionecheperòleinonavevaneppuremaicercato.Mainrealtàchedifferenzafaceva?Ineffetti,qualechefosselaragionecheavevaspintol’agente

dell’SSV amettersi in viaggio, il loro sodalizio poteva andare avanti.A lei interessava arrestare ilToro per potersi scagionare, a lui recuperare quei rotoli. E probabilmente le due cosecoincidevano…Certamentenonsarebbepiùriuscitaaguardarlonegliocchieafidarsidinuovodilui,maalmenoperadessolelorostradescorrevanoparallele.«ÈstatoSimonidesadircidientrare…».Elisabeth,con il fiatone, risposealladomandadiViola.

Approfittò dell’illuminazione della splendida facciata del teatro di Erode Attico per lanciarleun’occhiata.«IlmessaggioparlavaesplicitamentedeiPropilei,chesonoall’internodellarecinzione».«Ilgrecosembraunuomoprudente»,lasupportòHenkel,sussurrandoappena.«Ilfattodichiederci

di incontrarlo proprio davanti a quello che era l’antico ingresso potrebbe avere un qualchesignificato simbolico… o forse ha solo lo scopo di verificare fino a dove siamo disposti aspingerci».Violascosseilcapo.«Oppureèsemplicementeunatrappola…».

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Inquelpunto, ilpiazzale lastricatochedavaaccessoall’odeosi trasformavainunsentierochesiinerpicava tra gli alberi sul pendio meridionale dell’acropoli. Guardando in alto cominciavano avedersi, tra i rovi, le colonne monumentali dei Propilei, a cui era ispirata tutta l’architetturaneoclassica dell’Occidente. Sembrava di vedere il disegno originale della porta diBrandeburgo odellaCasaBianca.Infilaindianaitrecominciaronolasalita,senzaincontrarenéguardianinévigilanzadialcuntipo.

Dopo alcuni minuti, inerpicatisi sul fianco della montagna, si trovarono su una sorta di terrazzanaturale,affacciatasullacittàsottostante.Eranonel luogodell’appuntamento:davantia loroadessoc’eralamonumentalescalinatache,passandotraseicolonnedoriche,davaaccessoallaspianatadeitempli.Dall’altraparte,invece,sigodevadiunavistamozzafiatodiAteneilluminata,sucuispiccavailtempiodiEfesto.«Avete sentito?». Viola si bloccò di colpo, il viso terrorizzato. «Ho udito dei passi. Arriva

qualcuno!».Henkel ed Elisabeth si guardarono attorno, in cerca di un posto in cui nascondersi.Ma non era

facile: l’unica via d’uscita era il vialetto dal quale erano arrivati… lo stesso da cui provenivano ipassi.«Làdietro»,ordinòl’agente,salendoagrandifalcateindirezionedellecolonne.Divoròlascalinata

cheloseparavadalcancelloesiaccosciò,nascostodalponteggiodiunrestauro.Ledueragazzeloseguirono,consapevolichequelnascondigliononsarebbeduratoalungo.Unsecondodopodall’oscuritàfiltròlalucediunatorciaelettrica.«Iol’avevodettocheerameglioaspettarefuori»,ridacchiòElisabeth,nonostante la tensione.Era

capacedischerzareancheinunmomentocomequello:sieranointrufolatiabusivamenteall’internodell’acropolienonavevanodocumenti.Sefosserostatifermatilalororicercasisarebbeinterrottasedutastante…«Vgeséxo!»,ingiunseunavoceafonaingreco.«Xéroótieísteekeí».Itreintrusitrattenneroilfiatofinoachedadietrouncapitellononviderosbucarelafigurascuradi

unuomomuscoloso.Daquellaposizionenonerano ingradodivederlo in faccia ancheperché lalucedellatorciadanzavadavantialuicomeunaballerinadisirtaki.“PotrebbeessereilToro?”,sidomandòViola,portandoistintivamentelamanoallacinturaincerca

diun’armachenonc’era.«Vgeséxo.Xéroóti eíste ekeí», ripeté ancora lavocegutturale, avvicinandosi alla loroposizione.

Subitodopotradusseilmessaggioancheininglese:«Venitefuori.Sochesietelì».Eunistantedoposelotrovaronodavanti,lalucedellatorciapuntatasuilorovisiimpauriti.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pochiminutidopo.-27:50:00alladeadline.Stellariaprìgliocchinellapenombra.Eranellostessolettocandidoincuierastatanelleultimeore.

Onegliultimigiorni.Nonavevaideadiquantotempofossepassatodall’ultimavoltacheavevaripresoconoscenza,mail

luogoerasemprequello:unaspeciedihangar,conunpavimentoscuroelucenteeunsoffittoalto,sorrettodatraviinacciaio.Primadiessereportata lì era stata inuncapannonedel tutto simile.Doveperòeracircondatada

paraventi bianchi che nascondevano la presenza di altre persone. Nei pochi momenti di luciditàricordava di averne sentito le voci e i lamenti. Non sapeva per quanto ci fosse rimasta, ma leimmagini del letto che scorreva lungo un corridoio illuminato erano il suo ricordo successivo.Qualcuno l’aveva trasportata in quello stanzone, talmente grande da contenere un Boeing 747, el’avevalasciatadasola.Siguardòintorno,muovendosologliocchi:allasuadestra,all’internodelconodiluce,c’eraun

piccolocarrellosulqualeeranopoggiatialcunistrumentichirurgici.Oltre,sullosfondo,lesembravadi intravedere una vetrata. Sopra, a intervalli regolari, una lucina rossa, appena percettibile,lampeggiavanelbuio.Cercò di girarsi dalla parte opposta, verso il timer. Dalla sua posizione non poteva vederlo e

riusciva solo a scorgere i tubicini che raggiungevano il catetere al suo braccio. Era ancora allasecondasiringa?Nonpotevasaperlo,cosìcomenonsapevailmotivopercuisitrovavalì.Per quanto ci avesse pensato non riusciva a immaginare una spiegazione ragionevole. Quando

l’avevanorapitasi trovavaaLuganoperunaquestionepersonale.Volevaadottareunbambinoe leavevanospiegatochel’avvocatodeChaillyeralastradapiùveloce.«È tutto perfettamente legale», le aveva assicurato l’uomo, anche se lei sospettava che non fosse

esattamente così.Ma non le interessava: pur essendo unmagistrato, abituata per professione a farrispettareleregole,inquelcasoavevadecisodiagirediversamente…Nonavrebbeviolatolalegge,quello no, ma avrebbe semplicemente approfittato di ciò che i giuristi chiamano un “vuotonormativo”.Potevaesserequelloilmotivopercuierastatarapita?PotevaavereachefareconleONGdegliStati

Unitiacuisisarebberivoltol’avvocatoperfarleavereilsuobambino?Decisedino.Nonavevaancorapresoalcunimpegno,almenononufficialmente.Epoi,seancheil

rapimentofossestatoconnessoall’adozione,nonc’eramotivopersomministrarletuttiqueifarmaci.Operportarlaall’internodiquellastruttura,ovunquesitrovasse.Quellamessinscena,dove ilsuoruoloeradi interpretare il topoda laboratorio,dovevaavereun

altrofine.Maallora,perchépropriolei?Per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare un motivo valido. E più ci pensava, nei pochi

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momentidi lucidità,più la sensazionedi impotenzae loscoramentosi impadronivanodiogni suafibra.Provòamuovereunagambaeciriuscì.Cercòdialzarlaesottoilcamicebianconotòunavistosa

fasciatura. Ricordava di essersi ferita nel tentativo di fuga, sulle montagne, ma poi i dettaglisvanivano in un sogno nebbioso. Eppure, nonostante le sembrasse di aver sentito un gran male,adessol’artononledolevaaffatto.Proprioinquell’istante, infondoallocaleunaportasiaprì.Unriflessolediederagione:daquel

latoc’eraunagrandevetratacheoccupavapartedellaparete.Alzòlatesta,intontitadaitranquillanti,eriuscìaindividuareungruppettodiuominichevenivano

versodilei.Indossavanocamiciesembravanoseguireunaltrotizio,dallafacciaconosciuta.Avevaun viso pallido, due occhi scavati nascosti dietro un paio di occhiali da intellettuale, e sembravapiuttostomagrolino.Era il tiziochesiera fintounpoliziottoaLugano.Lostessocheavevaavutooccasionedirivederealcunevoltedurantelasuaprigionia.Mentre fissava impotente il gruppetto avanzareminaccioso, alla sua destra si accese una fila di

neon.Lapartecentraledell’hangar,apparentementevuota,venneilluminataagiorno.Stellaserrògliocchi,abbagliata.Voltòlosguardodallaparteoppostae,mentredueenergumenila

trascinavanoversoilcentrodellasala,notòunadonna,immobile,apocadistanza.«Dovemiportate?»,domandò,untremitonellavoceimpastata.L’intellettualesilimitòafissarlasenzadirenulla.Malarispostaarrivòugualmente.Nel cono di luce dei neon era stata appena trasportata una strutturametallica, simile a un tavolo

operatorio. La sdraiarono supina sulla lastra gelida, le divaricarono gambe e braccia eimmobilizzaronopolsiecavigliecondeilegacci.«Questoledaràunpo’fastidio»,ledissel’uomo,chetenevatraleditaunaspeciedipalladatennis,

dallaqualependevanoalcuni lacci. «Ochissà,magari saràdi suogradimento…aqualche signorapiace!».Glielainfilòingola,perimpedirlediurlare,elaassicuròdietrolanuca.Lofecelentamente,come

suosolito,conunacalmaserafica.Stella, immobile e impotente in quella posizione daUomo vitruviano, non oppose resistenza. Si

limitòaserraregliocchi,terrorizzatacomemaiprimadiallora.«DottorVanBuuren,sospendiamolanucleasi?»,proposeunodeimediciall’intellettuale.Tenevain

manounagrossaboccettacontenenteunliquidobiancoelostavacollegandoaunaflebo.Soprac’eraun’etichettascrittaamanoesileggevabeneunnumero:45-3.«Eperchémai?»,risposeseccoloscienziato,tamburellandoconleditasulpianometallico.Parlò

ininglese,maconunaccentostrano,forsedelcentroEuropa.«L’enzimadirestrizionecontinueràafareilsuolavoroeselamiscela3funzionadavverolocapiremoprima!».L’assistenterimaseperplesso,conunosguardodicompatimento.Poileinnestòunsecondocatetere

sullamanoerifletté:“Oppurepotrebbeucciderla…”.

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Atene.Oralocale19:55.-27:04:04alladeadline.«Perdonatelamessainscenadipocofa».YanisSimonideserasedutoaltavolodelPiazzaDuomo,

un bel ristorante affacciato su una delle vie pedonali del centro.Oltre la vetrata, dalla parte dellacattedrale,sivedevanonumerosiavventorisedutiall’esterno,riscaldatidagrossifunghiagas.Aldilàdellastrada,qualcunopasseggiavasupiazzaMitropoleos.«Èunperiodoincuitutti imieiamicifanno una brutta fine. Dovevo essere certo di potermi fidare. Per fortuna uno dei vigilantidell’acropolièungrandeamicodelpresbiterio».Henkel,ViolaedElisabethsisedetteroaltavolosenzaparlare.Dopounserratofacciaafacciacon

unaguardiaeunpreteortodosso,eranofinitiinquelristoranteapochipassidapiazzaSyntagma.Una volta individuati all’acropoli, infatti, erano stati portati in una stanzetta disadorna dove li

attendeva un sacerdote. Era stato l’anziano presbitero, su richiesta di Simonides, a porre loro unaserie di domande per verificare chi fossero realmente. Se non l’avessero convinto, la guardiaavrebbe semplicemente chiamato la polizia: essendosi intrufolati abusivamente in un sitoarcheologicodigrandeimportanzasarebberostatiarrestatisedutastante.Maeraandatadiversamente.Avevano parlato con il religioso, convincendolo che dicevano la verità, e alla fine erano statiaccompagnatidalgenetista.Ancheesoprattuttoperchéavevanodettodipoterloaiutare…«È da alcuni giorni che non rientro più a casa», spiegò in un inglese cattedratico il greco,

trangugiandounaforchettatadigiros.Eraungigantecorpulentochefaticavaaentrareneibracciolidella sedia. Probabilmente, pensò Henkel nel vederlo, sarebbe stato più comodo su due sgabelliaffiancati.«Immagino che sappia perché la stanno cercando», esordì Viola, piantando il suo sguardo

indagatoresulvisobutteratodelloscienziato.Luisipulìilmentountoconiltovaglioloeannuìconvinto.«Perilmiolibro,immagino».«Angeli caduti», si intromise Elisabeth, con un luccichio nei suoi brillanti occhi neri. In aereo,

primadidedicarsiallostranoorologiodiHenkel,sieradocumentataanchesull’uomochestavanoperincontrare.«Parladelcosiddettoanellomancante,giusto?».Ilgrassoneannuìdinuovo.«Qualcunodeveessersiindispettitoleggendolemieteorie».«Perché era a Firenze due giorni fa?», intervenne Henkel, che era più incline a pensare che il

problema non fosse il libro, bensì la partecipazione all’asta da Paolini. «Cos’ha a che fare ungenetistacomeleiconantichirotolidellaBibbia?».Simonidesalzòlosguardoeradiografòl’agentedell’SSV.«Dovevoimmaginarlo…seilVaticanosi

interessaameèperchéallorahoragione!».«Sucosa?»«Avetemaisentitoparlaredell’HAR1?»,domandòilgrecoasuavolta,spostandolosguardosuitre

ospiti.FuElisabethasorridere,ricordandounadellelezionidiFriedman.«Intendel’HumanAccelerated

Region1?»,chiese,lamanoalzataperattirarel’attenzionedellacameriera.

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«Esattamente.StiamoparlandodiunadellesequenzedelnostroDNA,all’internodelcromosoma20.Èl’HAR1chesioccupadell’encefalizzazione, losviluppodelnostrocervello.Èl’HAR1,assiemeadaltre sequenze come l’HARE5 o l’HACNS1, ciò che differenzia l’uomo dai primati. Noi genetisti cisforziamo da anni di capire perché quelle regioni genomiche, praticamente immutate da trecentomilionidianni,sisianoinveceevoluteconestremarapiditànell’uomo».«Noncapiscodovevuolearrivare»,mugugnòViola,scuotendoilcapo.«Cherelazionehaquesto

conilVaticanoe…conilfattochequalcunolavuoleuccidere?»«Conosceteledueprincipaliteoriesullanascitadell’uomo?LateoriaevoluzionisticadiDarwine

quellacreazionisticadellaChiesa?».Violaannuì,madallasuaespressioneparvetutt’altrochesoddisfattadellarisposta.«Ebbene, la teoriaevoluzionisticahaungrosso limite: ilcosiddettoanellomancante».Simonides

fece una pausa, per verificare l’effetto delle sue parole. I tre ospiti lo fissavano in silenzio. «Inpratica,sec’èun’evoluzioneprogressiva,questaavvieneinpiùmomentiequindidovrebberoesseredisponibilirepertifossilichedocumentinotuttequestefasi.Comeglianellidiunacatena,insostanza,chepassopassopermettanoaglistudiosidievidenziareledifferenzetraunpassaggioevolutivoeilsuccessivo».«Equestianellinonesistono,giusto?»,chiarìElisabeth.«Esattamente. Tra i primati e l’uomo mancano numerosi anelli. Pensate che il cervello

dell’Australopithecusmisuravameno di cinquecento centimetri cubici e quello dell’Homo sapiensmilletrecento. Non abbiamo significative vie dimezzo…Qual è la spiegazione, che è lievitato dicolpo?»«Mi perdoni, professore…». Henkel appoggiò le mani sul tavolo, quasi avesse intenzione di

bloccare il flusso di inutili informazioni che lo scienziato stava riversando su di loro. Dopo lalezionediElisabethnonavevaintenzionedisorbirsiun’altraramanzinabasatasulnulla.«Quellochecistaraccontandoèsicuramentemoltointeressante»,dichiarò,conunsarcasmoappenavelato.«Lamiadomandaperòeradiversa:leiduegiornifaeraaun’astaaFirenzee,probabilmente,acausadiquell’astaadessoèinpericolo».Il greco sorrise, scuotendo il capo. «Le spiego subito cosa ci facevo in Italia…». Prima di

proseguire afferrò una bottiglietta d’acqua e bevve un sorso a canna. «Come dicevo, la teoriaevoluzionisticanonregge.L’alternativadaconsiderareèl’altrateoria:quellacreazionistica».«ÈperquestocheleinteressavanoimanoscrittidegliIlluminati?»«LaBibbia,comemoltidei libridell’antichità, raccontache l’uomosarebbestatocreatodai figli

delle stelle. Io mi sono semplicemente domandato se questo mito potesse essere interpretatodiversamente. Come vi ho già detto, è piuttosto curioso che in un genoma come il nostro di tremiliardi di nucleotidi, mutamenti casuali ed estremamente rari si registrino prevalentementenell’HAR1,unaregionemicroscopicadisoltantocentodiciottonucleotidi.Eoltretutto,separliamointermini evoluzionistici, tutto ciò sarebbe avvenuto nel tempo di un respiro. Un simile tasso dicambiamentimolecolarinonèmaistatoregistratonellastoria».«StadicendocheinostricreatorimodificaronoilDNAdegliominidipercrearel’uomo?».Henkel

cominciavaadavereunquadropiùchiarodellasituazione.Quelleteorie,esattamentecomequellediElisabethediFriedman,avevanouncomunedenominatore:laBibbia.Perquantoletrovasseassurde,in un modo o nell’altro, qualcuno stava cercando di zittire chi le aveva rese pubbliche. «E imanoscrittidegliIlluminatilesarebberoservitiperdimostrarlo?»«Non sono un fanatico religioso…Ma la Bibbia racconta a suo modo l’origine dell’uomo. La

nostrastoriaèradicatainsecolidicuinonabbiamonessunamemoria.Conosciamoabbastanzabene

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gliultimiduemilaannieabbiamoqualcheinformazionecherisalefinoalcinquemilaoaldiecimilaavanti Cristo. Nessuno sa cosa sia accaduto prima, molto prima… e la Bibbia potrebbe fornircielementiutiliacapirlo».«Credechegliextraterrestriabbianocreatol’uomo?».Elisabethsorrise.Leistessaavevadatoalla

Genesi,cheparlavadiDNA/tzelemedi“fabbricazione”,unsignificatosimile.Sorprendentementeloscienziatoscosselatesta.«Nonmiinteressacrederci.Credoallascienza,ela

scienzamidiceche l’evoluzioneumanaèspiegabilesolosesiammettonodegli interventigeneticisuiprimati.LacosiddettaEvamitocondriale,cioèlafemminadacuiderivanoimitocondriumaniedacuidiscendiamoanchenoi,èvissutacircaduecentomilaannifa».«Continuo a non capire dove vuole arrivare», lo interruppe Viola, che in tutto quel racconto, a

differenzadiHenkel,nonerariuscitaatrovareunfiloconduttoreconilToro.«Dicosemplicementechenessunodinoipuòsaperecosaèaccadutoduecentomilaannifa.Nessuno,

forse, trannechihascritto laBibbiamettendoper iscrittovecchie leggende tramandatedipadre infiglio.ZechariaSitchindicevachelamitologiaèilmodochegliantichitrovaronoperraccontarcilastoria».«SequellaBibbiaècosìimportanteperdimostrarelesueteorie,ammessochesiapossibile,allora

èragionevolepensarechesialeil’autoredelfurto!»,loaccusòHenkel,senzagiridiparole.«Ma sta scherzando? Mi vogliono uccidere a causa di quell’asta…». Nonostante la schiettezza,

Simonidesparvedivertito,invececheoffeso.«Èragionevolepensarlo…leièstatoallontanatodallacomunitàscientificaacausadellesueteorie.

Sedavveroqueirotolipotevanodimostrarle,èplausibilecheabbiacommissionatoilfurto!».Henkelnoncicredevadavvero,maaccusandolosperavadispingerloarivelarequalcosadirealmenteutileperlasuaricerca.Manonottennel’effettosperato,perchéinquelmomentolavetrataaffacciatasupiazzaMitropoleos

fupolverizzatadaun’esplosione.L’agentedell’SSV,circondatodaurladiterrore,alzòlosguardoevideilToroattraversarelastrada

conunfucileapompainmano.

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Atene.Pochiistantiprima.Difronteallacattedrale,imbacuccatanelponteggiodiunrestauro,ilToroeraimmobile,lemani

sprofondatenelletaschedeipantaloni.PiazzaMitropoleoserabattutadaunventofreddoeinsistenteeaquell’orac’erapocagente.Verso

la statua dedicata all’arcivescovo Damaskinos Papandreou, si vedeva una bambina che giocava anascondino con i genitori. Poco lontano, una mamma spingeva un passeggino e nei pressi dellacappelladiSant’Eleftheriosunaanzianasifacevailsegnodellacroce.IlkillerdeiCavalieridiMaltasbuffò.Loscienziatogrecoerailsuoultimoobiettivoefinalmente,a

lavoro compiuto, avrebbe potuto godersi il meritato riposo. In quelmomento si sentiva come unmaratonetainvistadeltraguardo:sapevacheunavoltaarrivatosarebbecrollatoaterrasenzaforze.A differenza di quanto gli era accaduto durante tutta quella missione, qualcosa in lui stava

vacillando.Certo, avrebbeportato a termine il suo compito, comepromesso.Tuttavia non era piùconvintochequeimetodifosserorealmenteciòcheDiodesiderava.Dubbisimiliavevanocominciatoainsinuarsinellasuamentecinqueanniprimaeaseguitodiquellierainiziatalasuaconversione.Glieventi,poi,loavevanocostrettoatornareauccidereeadessositrovavainquellapiazzaconunfucileapompanascostosottol’impermeabile.“Unultimosforzo”,sidisse,mentrecominciavaamuoversiindirezionedelPiazzaDuomo,aldilà

dellastrada.Trovare Yanis Simonides era stato relativamente semplice. L’uomo non era tornato a casa ma,

ingenuamente, aveva continuato a utilizzare il cellulare come se nulla fosse. Era stato sufficientetriangolareilsegnaleperaveredellecoordinateabbastanzaprecise.Arrivatosulmarciapiede,oltrealcuniscooterparcheggiati,lovide.Purtroppononerasolo…“Chisadevemorire”,siripeté.Caricòilfucileefecefuocoversolavetrata.Mentreleurladegliavventorieilrumoredistoviglierottesiimpadronivadellocale,Henkelscattò

inpiedi.La vetrata di fronte a lui, quella affacciata sulla strada, era andata in frantumi e qualcuno aveva

rovesciatoitavolini.Instradasivedevagenteterrorizzatachecorrevainognidirezione.Viola, d’istinto, si abbassò sotto le panche e trascinò con sé Elisabeth. Simonides invece rimase

fermo,incapacedimuovereunsolomuscolo.In quell’istante un nuovo sparo rimbombò in strada, seguito dallo spostamento d’aria di una

secondavetratainfrantumi.Altegridasisovrapposeroalleprecedenti.Henkelsivoltòversoilgreco.Eraaduepassidalui,masenestavaancoralì,sedutoaltavolino

con la forchetta inmano e la bocca spalancata.Dalla sua posizione gli parve che non fosse statocolpito,maincasodiunnuovosparononavrebbeavutoscampo.«Presto,misegua»,gliurlò,mentrecercavadiguadagnareunaposizionepiùsicura.Sibuttòcon

tutto ilsuopesosulbanconedelbarperscavalcarloe trascinòper terraunafiladibottiglie.Mail

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grecononsimosse.Viola, intanto, strisciò al suolo come un granchio. Procedette all’indietro fino a una vetrata

colorata, all’internodel locale.Erauna rientranza, ricavata traduecolonne.Davanti a lei c’eraunpiccoloserverIBMconduedischiinridedatrepolliciemezzo.Sopra,unafiladimonitoracircuitochiuso.Neiprimisivedevalastrada,conilToroagambedivaricateeilfucileinmano.Neglialtri,l’internodelbardapiùangolazioni.Sull’ultimo,scorseElisabethchecarponisistavadirigendolì.«ÈilToro»,lesussurrò,mentreconansiafacevadanzarelosguardotraglischermi.E in quel momento arrivò il terzo sparo. Questa volta fu esploso da pochi metri e il proiettile

tranciò letteralmente via la testa del genetista. Uno spruzzo di sangue color amaranto schizzò sulpavimentoel’uomofusbalzatoall’indietro.IlToro,conlegambedivaricateeilfucilefumantetralemani,erafermonelcentrodellastrada.

Incurantedellaconfusionechelocircondava,tenevalosguardofissosulgrassone.«Missionecompiuta!»,mormorò,comesesifossetoltounpesocheloaffliggeva.Poirivolselosguardosulbanconeinteak.Lavetratadietroisuperalcolicieraancoraintattaedalì

riuscivaaintravedereilriflessodiHenkel,appoggiatoaun’antadimetallo.Feceunaltropassoecaricòl’arma,inattesadiaverelavisualeditirolibera.Enondovetteattenderemolto.L’agentesbucòproprioinquell’istante.Situffòoltrealcunitavolini

rovesciatiestrisciòindirezionedelledueragazze.Malafortunaperònonsembròassisterlo:mentrel’agentedell’SSVraggiungeval’antroincuisierarifugiatalamora,ilvanodicristallodanneggiatoinprecedenzacollassòsusestesso.IlTorosorrise.Daquellaposizionenonavrebbepotutomancarloneppureseavessevoluto.“Chisadevemorire”.Eragiusto,chieraaconoscenzadiquelsegretodovevamorire.MaHenkeleleduegiovanidonne

sapevanodavvero?FindaFirenzeerastatoattentoanoncrearedannicollaterali.Durantel’attentatoeraperfinoriuscito

a togliere dimezzoduedei partecipanti all’asta, senza chedegli innocenti pagassero con la vita acausadell’arroganzadiquellagente.Perunsoloistanteindugiò,domandandosiseammazzarlituttifossedavverolacosagiustadafare.

CiòchequelDio,cheultimamenteavevasmessodiapparirgliinsogno,glichiedevarealmente.Non ebbe il tempo di prendere una decisione, che un’auto lanciata a tutta velocità arrestò la sua

corsaapochicentimetridalui.

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Atene.20:50.-26:09:48alladeadline.WalideranervosoaccantoalsuoCessna,parcheggiatoalbuioabordopista.Aveva le tanichedi carburante inmano,camminavaavanti e indietro, comeuncanechecercadi

afferrarsilacoda.Eraatterratoinquelcampodivolo,nellaperiferiasud-estdellacittà,daoltredueoreesapevache

restarcialungoerapericoloso.Lastrutturaprincipale, fiancheggiatadaunamalandata linguad’asfalto,eraungrossoedificiodi

mattoni rossi, con un tetto spiovente e pluviali arrugginiti. Le finestre erano sigillate con travi dilegnoinchiodateaX.Nonc’eraalcunalucechetestimoniasselapresenzadicustodioaddetti.Era già atterrato lì qualchemese prima, per imbarcare un carico dimedicinali diretti aGaza, e

sapevachelasocietàchegestivailpiccoloscaloerafallita.Inpassatoquelpostodovevaesserestatocolmodipiccolijetedialiantichegliappassionatifacevanodecollareduranteiweekend.Maadesso,perfortuna,eraabbandonato,conlavegetazionechesistavalentamenteriappropriandodellospaziosottrattoledall’uomo.Inognicaso,utilizzarequellapistaavrebbepotutometterloinseriopericolo.Ancheperchéilsuo

Cessna,concinquant’annisulleali,eraprivoditraspondereavevailmotoreampiamentemodificato.Più rimaneva in quel vecchio scalo, più era probabile che arrivasse qualche curioso. Come

quell’autoparcheggiatasuunpiccolocrinaleanord-est,acircatrecentometridalui.Erafermadaalcuniminuti, con i fari che fendevano l’oscurità, e sembrava non volersimuovere. O forse, piùsemplicemente,nonloavevaancoravisto.Chidiavoloera?«Elisabeth,Elisabeth»,imprecòfrasé.Quellaragazzaeraincredibile:nonostantesifosserolasciati

datempo,riuscivasempreaotteneredaluiciòchevoleva.Cometrasportaredueperfettisconosciutiamillechilometrididistanza.Walidspense lasigarettachegli rischiarava ilviso,passòdavantiallapruadelvelivoloeaprì il

portellone. Sistemò le due taniche vuote di carburante nel vano dietro i sedili e fissò l’orologio.Avevapromessodiaspettarli,manonpotevarestareancoraalungo,soprattuttosevolevarientrarenellastrisciacolfavoredelbuio.«Stadiventandounacattivaabitudine»,abbaiòViola,ancheseavevailsorrisosullelabbra.«Rubare

leauto,intendo!».Eranoabordodiun’utilitariacolor salmone, cheHenkelavevamesso inmotopoco lontanodal

luogodell’aggressionedelToro.Ancoraunavoltaglieranosfuggiti,maatuttietreeraparsochiarochenonsieratrattatodisemplicefortuna.Dopocheun’autoavevarischiatodiinvestirlo,ilkillersieralimitatoaosservarlifuggire.Avrebbepotutofarefuocoecertamentenonliavrebbemancati.Manon l’aveva fatto. Li aveva semplicemente lasciati andare via, anche se loro non potevanocomprenderneilmotivo.Durante il viaggiodal centrodella città verso la periferia, l’agentedell’SSV avevapoi lasciato il

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volanteaViolaederasprofondato inunsilenziomeditabondo.Adessosenestavacon losguardofissosullastradachescorrevabuiaoltreifaridell’auto.«Che intenzioni avete, compagni?», si informò Elisabeth, dal sedile posteriore. «Il grassone ha

semplicementeconfermatolemieteorie».«I figli del cielo che hanno creato l’uomo a loro immagine…», le rispose Viola, sussurrando

appena.«Epoisonostatiadoraticomedèi?»«Ilsarcasmodavantiaciòchenonsicomprendeèunareazionenormale»,ribattélaragazza.«Non

capitecosastasuccedendo?»«Locapiamoeccome…».Henkelsivoltòe,nonostanteilbuio,ilsuosguardolafulminò.«E che intenzioni avete. Per trovare la tua fidanzata, intendo…Perché è quello lo scopo ultimo,

no?»«Nonabbiamoaltrepiste,purtroppo».Quella rispostacosìperentoria stupìViola.Non loconoscevabene,ma inqueiduegiorni incui

avevanocondivisotutto,leeraparsounuomodecisoanonarrendersimai.«Unapistainvecec’è…»,annunciò,sicura.«Qualesarebbe?»«Elisabethpotrebbeavereragione»,sorprendentementeViolalediedemanforte.«Chipiùchimeno,

tuttiipartecipantiall’astacondividevanoquellastessateoria.Ciascunonevedevaunapartediversaecercavadicomprenderlaasuomodo:ZoncaconlaBibbiainterpretataletteralmente,Friedmanconisumeri e le storie sui raeliani, Simonides con la genetica.Vista nel complesso, quella strana ideapotrebbeperòessere,dasola,unvalidomovente».«Staidicendochel’astanonc’entra?».Henkelscosselatestaripetutamenteeincrociòlebracciasul

petto.«IlToroavrebbeuccisoquellepersonesoloperleloroidee?»«Nonstodicendoquesto.L’astac’entra,evidentemente.Mailfattocheoltrealfurtodeirotolisiano

stati uccisi anche tutti i sostenitori di quelle teorie non è casuale. Ci può aiutare a identificare unmoventeeforseunpossibilemandante…».«IlVaticano…»,aggiunseElisabeth.«Sonolorochehannotuttol’interesseachequestastorianon

vengafuori!».«SonogiàstatoinVaticano!Irotolinoncisono».HenkelerasicurochePerrone,ilsegretariodi

Stato, gli avesse detto la verità: non sapeva nulla deimanoscritti degli Illuminati e probabilmenteneppuredelToro.Imandantiperò,ineffetti,all’internodellemuraleonine,potevanoesseremolti…Viola restò in silenzio, concentrata sulla guida. Si limitò a scalaremarcia e a immettersi in una

stradinacosteggiatadapalmeeoleandri.«Ragioniamoconcalma»,proposepoi.«AmmettiamoperipotesicheElisabethabbiaragione.Seècosì,lastoriacheraccontalaBibbiaèsolounadelletantestoriecheavrebberopotutoarrivarefinoanoi.IlpopolodiIsraele,traitantidelmondo,èl’unicocheèriuscitoametterenerosubiancoquantoèaccadutoprimaedopoildiluviouniversale».«Se lecose fosseroandatediversamente,oggi invecechediYahwehpotrebberoessere tessute le

lodidialtriElohìm.LaBibbiaèchiarissima,auncertopuntoleterreemersefuronodistribuitetragli“dèi”.Dialcuniconosciamoinomi.Dialtrino».«Se hai ragione, le tre religioni abramitiche sono una fortunata coincidenza…Oggi potremmo

essereseguacidiThor,oaddiritturadiZeus,invecechediAbramo!».«Eccocosastannocercandodinascondere»,sbottòall’improvvisoHenkel.Aprìilfinestrinoeuna

ventatad’ariagelidagli schiaffeggiò ilviso.«Laquestioneextraterrestri,verao falsachesia,noninteressarealmenteallaChiesa…ifedelinoncicrederebberomai.C’èun’altracosapiùpericolosa!».«Cosa?»,fecero,incoro,leduedonne.

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«InGiudici, e inmolti altri libri, viene narrato quello che tu hai sintetizzato. A un certo punto,nell’antichità,cifuunaspartizionediterretradèi.LaBibbiadicechesolounoerailveroDioeglialtrieranosoloidolidipietra…».Elisabethsorrise.«Affidaronolenazioniadèidipietra…?»«Questa interpretazione potrebbe essere stata creata per proteggere un principio cardine della

nostrareligione,ilmonoteismo!»,siintromiseViola.«Se i libri perduti confermassero che gli dèi non erano idoli di pietra, si comprenderebbe che

YahwehnonerailsoloeunicoDio…eaddiomonoteismo…».Henkelannuì.«Enonsolo…»,aggiunselaragazza.«Qualcunopotrebbedire–ioperesempio–chelaChiesaè

stata fondata su unamenzogna…Che l’aldilà non esiste perché gli dèi, per quanto potenti, eranosoltanto individui. Erano impegnati a farsi la guerra per contendersi i territori che gli erano statiassegnatidallorocapo…».Quelle parole, improvvisamente, cominciarono a risuonare in modo sinistro nel cervello

dell’agentedell’SSV.L’aldilànonesiste.Il fondamento della fede, il principio secondo il quale, comportandosi bene in questomondo si

ottienelaricompensanellavitaeterna,potevaessereunamenzogna?Nonvolevamettereindiscussioneilcardinedellasuareligione.Nonavevaintenzionedifarlo,ma

più rifletteva suquantoaveva scoperto,piùquel tarlo lo tormentava.Epotevaaddiritturaessere laragionecheavrebbepotutospiegarequellacatenadiomicidi…Si costrinse a riflettere suqualcos’altro.SuStella, che era l’unica cosa che inquelmomentogli

dovevainteressarerealmente.«Ok,ammettiamocheabbiateragionesulVaticano.Suggerimenti?»«SeilToroagiva,comemihaidettoaGerusalemme,perlaChiesa…»,sintetizzòViola,«direiche

dobbiamoandareaRoma!».Sorrisee,comeinunriflessocondizionato,miselamanoall’internodelgiubbotto,peraccarezzarelasuperficiediduepiccolioggettimetallici.Henkel rimase in silenzio, cercando di venire a patti con le informazioni acquisite: sapeva che

tornareinItaliaeraunsuicidio,soprattuttoperilsottotenente.Glielodisseepertuttarispostaottenneunsorriso.«Non ti preoccupare…», lo rassicurò lei. Nonostante tutto gli doveva la vita, e forse grazie a

Henkelavrebbepotutodiscolparsi.Avevadecisochel’avrebbeaiutato,almenoperquell’ultimavolta.«Socomecavarmela».Luisbirciòlospecialeorologioalpolsoesospirò…mancavapocopiùdiungiornoalladeadline.

Dopotuttoc’eraancoratempo…SidomandòsepotevaessersisbagliatosuSavelli.Potevaessereluiil mandante dei delitti? Forse,ma i rotoli non li aveva di certo. In ogni caso poteva però saperequalcosadipiùdiquellochegliavevarivelato.Nel frattempo l’auto era giunta in prossimità del campo di volo. La recinzione era infestata di

rampicantie l’asfaltopunteggiatodicespugli.L’insegna, illuminatadaifari,eraper terra,diveltaeposizionatatraiduebattentidelcancelloarrugginito,inmanierachenonsirichiudesse.Elisabethsceseeaprì.L’inferriatacigolònelsilenziodellanotte,manonfuquelloadattirarelasua

attenzione:apochimetridalei,un’autoconifariaccesi,fermasuuncrinale,acceseilmotore.«SperiamocheWalidciabbiaaspettato»,disse,rientrandonell’autoecercandodifenderel’oscurità

conlosguardo.«Credochequalcunosiaquipernoi!».Henkel scrutò nello specchietto. La macchina era un grosso fuoristrada e adesso stava venendo

verso di loro. Passò sotto un lampione e voltò a sinistra, per intercettarli. «Potrebbe essere una

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societàdivigilanza»,dedusse,dopoaverintravisto,suunafiancata,unsimbolosimileallastelladiunosceriffo.«Accelera!»,ordinòElisabeth,intravedendoauncentinaiodimetriilprofilotozzodelCessna.Walidalzòlosguardoelaindividuò:l’autocheerarimastafermanegliultimiminutisieramossae

stavaseguendodavicinounamacchinapiùpiccola.Ilgiovanesisistemònellacabinadipilotaggio,azionòicomandiemiseinmoto.Ilmotore,però,

sembrònonvolersiavviare.«Dài!»,incitò,infierendoconl’indicesulpulsantediavviamento.Nessunrisultato.Sfioròunaseriedialtricomandiecominciòamuoverelaclocheavantieindietro,connervosismo.«Nonfarescherzi!».Riprovòadaccenderlo.Ancoranulla.Scosseilcapoesivoltòversoledueauto.Quellapiùpiccola,davanti,eraacircacinquantametri

dalui.L’altrasembravapiùdistaccata.«Walid…preparailcherubino!»,strillòunavocefemminile.Ilgiovane,riconoscendoquelladiElisabeth,riprovòadavviareilmotore.Indugiòunistante,con

l’indicechetremavatitubante.Poipremetteilpulsante.«Dàààài!».Il vecchio Avco Lycoming da duecentotrentotto cavalli tossì, come se ancora rifiutasse di

accendersi,mapoisimiseinmotoscoppiettandoinmodopococonvinto.L’autointantosierafermatadietrolacodadelCessna.Unistantepiùtardiiportellonisiaprironoe

itresaltaronodentro,mentreleruotedelvelivolocominciavanoasobbalzaresull’asfalto.«Seneusciamovivitroveròilmododisposarti…».Unsorrisosornionesidipinsesullelabbradi

Elisabeth.Glidiedeunbaciosullanucaesivoltòversoilfuoristrada.L’autodeivigilantiavevaguadagnatoterreno.Avevacominciatoasuonareilclacsoneadessoera

accodataalmonomotore,chefaticavaaprenderevelocità.OccorserodieciinterminabilisecondiperchéilCessna,tallonatosullapista,riuscisseadaccelerare.

Poi,improvvisamente,ilcarrellocominciòasaltellareinmodoscompostosull’asfaltoesistaccòdalsuolo.

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Venezia.Pochiminutidopo.Unabarca inmoganoeottone,conun’appariscenteCdoratasullachiglia,sistaccòdalpontiledi

campoManinelentamentesiaddentrònelcanale.E.C.simisecomodonelcentrodell’imbarcazioneediedeun’ultimaocchiataallapiazzagiàavvolta

nell’oscurità. Oltre la statua di Luigi Borro, si stagliava la sagoma imponente della Cassa diRisparmiodiVenezia,l’edificiodalqualeeraappenauscito.Finoaquelmomento,tuttoeraandatocomeprogrammato.Ripensò ai quattordici rotoli consegnatigli dal Toro in autostrada due giorni prima e a tutte le

difficoltà che avevadovuto superare per essere lì in quelmomento.Mane era valsa la pena: queimaledetti papiri erano adesso custoditi nel caveau della banca e nessuno avrebbe mai più potutoleggerli.Ancheitestimonieranoormaituttisistemati.Chieraaconoscenzadelsegreto,dovevamorire.Lo

aveva detto al Toro e ci credeva anche lui. Non gli interessava quale fosse il vero messaggiocontenuto nei manoscritti degli Illuminati. Non voleva davvero sapere come un archeologonapoletano – interpretando indizi lasciati da Dante, Raffaello e Leonardo – li avesse rinvenuti inIslandanonostanteglisforzicheavevafattoperimpedirlo.NongliinteressavaneppuresapereselaBibbiaerastatadavverocopertadaunacoltredimisticismopernascondereveritàchenonpotevanoessererivelate.Ciòcheglipremeva,lasolacosaimportante,erasalvarelaChiesa,consapevolechedasolanoncisarebbepotutariuscire.IlfattocheRanieroSavelli,unpaiodisettimaneprima,loavessecontattatoperinformarlodell’asta

daPaolinierastatounaiutoinsperato.IlprefettodegliArchiviSegretiVaticaniavevaassicuratochesarebbe riuscito ad aggiudicarsi l’incanto,ma lasciare a lui una responsabilità così grande era unerrore: Savelli era un inetto, che pensava solo alla sua carriera e al denaro, e imanoscritti degliIlluminatieranotroppopreziosi.E.C.avevacosìcontattatoilsuopiùfidatocollaboratore–lostessochealcunimesiprimaeraandato

alla ricercadei rotoli in Islanda–eavevamesso inatto il suopiano.Era statodecisoche ipapirisarebberostatirubatiaquell’astaechetuttiipartecipantisarebberostatiuccisi.Ecosìeraavvenuto:durantel’attentatoeranostatieliminatiunrussoeun’inglese.Inseguito,tutti

quelli che avevano potuto vedere i rotoli erano stati assassinati. Restava solo un ostacolo daeliminare,maciavrebbepensatopersonalmente.In quelmomento il gondoliere dette una vogata energica e l’imbarcazione entrò lentamente nel

bacino Orseolo rischiarato dai lampioni. Si trattava di uno degli imbarcaderi più frequentati diVenezia,unaseccalagunareaformadimezzalunanelsestierediSanMarco.Ancheinquelmomentoerapienodituristi,icuiriflessisirispecchiavanonell’acquascuraesalmastra.«Grazie», disse E.C. al marinaio al timone, una banconota tra le dita. Poi attese che la barca

attraccassealpontiledilegnoescese.Superò lacalleSalvadagoe sbucò inpiazzaSanMarco.Laattraversòconpassomarziale finoa

che, tra la nebbia, non gli apparvero le guglie del balcone di Palazzo Ducale. Si infilò sotto il

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colonnatoesidiressealpontedellaPaglia.«SonoattesoallaTerrazza»,bofonchiòpocodopo,aunconciergedell’hotelDanieli.«Cidovrebbe

essereuntavoloperdueanomeSavelli».Il giovane, grassottello e con un sorriso pacioso stampato sul viso lentigginoso, verificò su un

registroesorrise.«Savelliperdue»,confermò.«Ilcollegal’accompagnerà.Ultimopiano».Pochiistantipiùtardileportedell’ascensoresiaprironosuunasplendidasaladaicoloripastello.

Dalleimponentivetratesigodevaunavedutamozzafiatosullalagunaelelampaderossastresopraitavoliniconferivanoall’ambienteuntonovagamenteromantico.C’erabrusioeunlievetintinniodistovigliesovrastavalamelodiadiffusadaglialtoparlanti.«Daquestaparte»,esordìuncameriereinguantibianchi,riconoscendosubitoE.C.«Ilsuoospiteè

giàarrivato».Quellacenaeraprogrammatadallamattina.Primadifararrivarel’invitoaSavelli,l’anzianosiera

peròpreoccupatodi sapere sequel“particolare”dipendentedel ristoranteera in servizio.Equellaserac’era:sitrattavadiunconfratellocheconoscevadamoltianniedicuieracertodipotersifidare.Attraversaronolasala,passandoaccantoaunabachecadivinipregiati,earrivaronoaltavolo.«Se

mihafattovenirequi…immaginocisianobuonenotizie».IlprefettodegliArchiviSegretiVaticaniteselamano,sorridendoefacendodondolareilcapoavantieindietro.«Purtroppono»,mentìmellifluo ilGranMaestro. «Nonostante i nostri sforzi, non siamoancora

riusciti a recuperare ciò che ci sta a cuore». Si accomodò accanto a un grande specchio profilatod’oroesospirò.Primadicontinuare,accarezzò,nellatascadeipantaloni,lasuperficiedellapiccolachiavecheaprivalacassettadisicurezzaincuieranocustoditiirotoli.SeSavelliavessesaputocheimanoscrittidegliIlluminatieranosemprestatiinsuopossesso,certamentel’avrebbefattouccidere…«Il nostro uomo è stato a Gerusalemme e adAtene. Sospettava che uno dei partecipanti all’asta

avesserubatoireperti,masièrivelataunapistamorta».Ranieroparvecontrariato,manonfeceintempoareplicare.Ilcamerierecheavevaaccompagnato

l’anzianosiavvicinòdinuovoaltavoloegliporseilmenu,lanciandogliun’occhiatad’intesa.«Stiamo facendo del nostro meglio per difendere la Chiesa, come ben sa», rincarò la dose E.C.

quandoilgiovanesifuallontanato.«EHenkel?Almenoluil’avetetoltodimezzo?».E.C. alzò lo sguardodalla lista e fece cennodino, questavolta sincero. «Ci è sfuggito», rispose,

ripetendoamemorialeparolecheilTorogliavevascrittopocoprima.«Manonèpiùunpericolo…noncisonotraccecheportinoanoi».«Avoiforseno…maamesì!»,ribattéseccatoilreligioso.«Misonodovutoscopriremoltoper

partecipareaquell’asta.Einpiùmidiconodalmioufficiochegliamericanihannochiestodime».«HalasciatoindizicheliconducanoquiaVenezia?»«Sono stato attento!», esclamò il religioso, stizzito. «Ma non è questo il punto: la CIA non mi

preoccupa,nonsannonulla.Sonoglialtrichetemodipiù».«Nonsiallarmi,risolveremoquestagrana».Savellisbuffòmapreferìnonaggiungerealtro.Dopotutto,anchesel’uomocheavevadavantinon

glipiaceva,sembravaesserel’unicoingradodirisolverequeldannatoproblema.«Senonhabuonenotizie,perchémihafattovenire?»,l’apostrofòpoi,indicandoilristoranteconungestodellamano.«Adirelaverità,volevounasuaopinione».«Sucosa?»«SulSalmo23,nellaparteincuisidice:“DelSignoreèlaTerra,l’universoeisuoiabitanti”».

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Savelliparvestupitodaquelladomandacosìdiretta.«Prego?»«Sièmaidomandatoperchémaiilsalmistaabbiavoluto,dopoavercitatolaTerra,ricordareanche

l’universoconisuoiabitanti?»«Senta…»,ilmonsignoresbuffò,stancodiquellainutileconversazione.Noneralìperparlaredi

teologia,matantovalevachiarirecomestavanolecose:«Socosanascondonoqueirotoli,seèciòchemistachiedendo».E.C.lofissò,impassibilecomeunasfinge.Il religioso, indeciso se proseguire, fece cadere lo sguardo sulla tenda drappeggia accanto al

tavolo.Poi,d’untratto,siconvinse:«InVaticanosonoinmoltiasaperlo.Daanniillustriesponentidella Chiesa predicano che anche gli extraterrestri, se esistono, sono creature di Dio. Lo stessoTommasod’Aquinoparladi“molteplicimondi”».«Quindileicicrede?»,tagliòcortol’altro.Ilprefettoglilanciòun’occhiataconditadaunsorrisoarguto.«Èdavveroimportante?».Trascorseunistanteinterminabile,incuisiudìsoltantoiltintinniodelleposatesullaporcellana.«Ineffettino…»,concluseauncertopuntoE.C.,sorridendo,neltentativodistemperarelatensione.Manonottennel’effettochesperava:ilsuosguardovuoto,congliocchidiuncoloreindefinito,era

piùsimileaquellodiuncadaverecheaquellodiunuomo.UnbrividopercorselaschienadiSavelli.Inquelmomentononseppespiegarsiquellasensazionesgradevole,chesitrascinòperoltreun’ora,l’interaduratadellacena.Tiròunsospirodisollievosoloquandosisalutaronoconfintacordialitàesidiederoappuntamentoperilgiornosuccessivo.MentreE.C.scendevaconl’ascensorecalcolòperòcheilreligiosoavrebbecominciatoastarmale

entropocheore.Se il cameriereavevaseguitoalla lettera le indicazioni sulveleno,per ilprefettononcisarebbestatoquindialcunappuntamentoealcundomani.

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Roma,25ottobre.02:50.-19:09:12alladeadline.Le poche auto che percorrevano la strada a quell’ora lasciavano dietro di loro un fiume di

catarifrangentirossi,interrottodalunghimomentid’oscurità.Henkelsisporsedallafinestradelsecondopiano,affacciatasuviadellaConciliazione,eadocchiò

ilmarciapiede.Nonc’eraancoranessuno.TornareaRomaerastatounazzardoeancordipiùloerarifugiarsiinquell’appartamento,manon

avevaavutoscelta.Dopo il decollo da Atene era chiaro che se davvero volevano sperare di ritrovare i papiri la

destinazionesuccessivanonpotevacheessereilVaticano.AvevanocosìconvintoWalidaportarliinItalia,augurandosichel’aeronauticamilitareoqualchetorredicontrollononliindividuasse.Enonerasuccesso,segnoevidenteche ilgiovanepalestinese,con ilvoloradentedelsuoCessna,sapevacomeevitareiradar.E adesso erano lì: dopo essere atterrati in un campo alle porte della città, si trovavano in un

monolocaleminuscolostipatodimobiliIkea,adattenderechearrivassel’aiutocheavevanochiesto.«Seicertochequestacasasiasicura?»,domandòViolaadaltavoce.Eranoneipressidellaportadi

SantoSpirito,aridossodeibastioni,quindidecisamentetroppoviciniallaSantaSede.Henkel,dispalle,annuìsenzarispondere.Nonerastatoluiascegliereilluogodell’appuntamento,

maeraobbligatoafidarsi.«SeituoiamicidelServizioSegretoVaticanoloconosconopotrebbeessereunatrappola».«Se è una trappola lo scopriremopresto», grugnì, osservandouna grossa auto nera che si stava

fermandosulbordodella stradaproprio inquell’istante.Attesealcuni secondi senzachescendessenessuno.Poi,lentamente,laportaposterioresiaprì.«Equestasarebbelacavalleria?»,scherzò,sempreininglese,Elisabeth,sporgendosidaldavanzale

e scrutando sulla strada.Walid, dopo averli sbarcati, aveva deciso di tornarsene in Israele con ilfavore del buio, e lei aveva deciso di fermarsi. Lamotivazione ufficiale era che a Gerusalemmesarebbestatainpericolo,maHenkeleViolacredevanochelaveraragionefossechevolevavedereifamosimanoscrittidegli Illuminati.Ciònonostante l’avevanoaccontentata,vistochecertamentenesapevapiùdilorosuqueipapiri.«ÈilsegretariodiStatoVaticano…»,larimbrottòHenkel,osservandoPerronecheentravadasolo

nelportone.«Sec’èunuomodicuicipossiamofidareèlui».Dopo pochi istanti la porta d’ingresso del soggiorno si aprì lentamente ed entrò un anziano

intabarratoinuncappottonero.Avevaicapelliarruffati,losguardoassonnatoeinmanotenevaunaborsa portadocumenti. «Dobbiamo finirla di incontrarci a questi orari assurdi!», scherzò Perrone,lasciandosi cadere su una delle sedie attorno al tavolo. Subito dopo, squadrando Henkel e le duedonne,ilsuovisostancosiincupì.«Seiricercato…Andreas.Sietericercati!».«Perquesto ledevoungrande ringraziamento,eminenza.Nonpotevo rientrarepersonalmente in

Vaticanoenonsopiùdichifidarmi».

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Perronescosseilcapo.Presefiatoe,dopoaverradiografatoilpiercingallanaricediElisabeth,sirivolseancoraaHenkel.GlichieseragguaglisullaricercadeirotoliesuStellaeascoltòconmoltaattenzione quanto era accaduto negli ultimi due giorni. «E quindi pensi che Raniero Savelli, inqualchemodo,siacoinvolto?»,azzardòallafine.L’agentedell’SSVannuì,convinto.«Hoparlatoconluiduenottifa.Haammessodiaverpartecipato

all’astamadicedinonaverenullaachefareconilfurto!Inognicasopotrebbesaperequalcosachenonmiharivelato…».HenkelsistaccòdallafinestraesiandòasedereaccantoalsegretariodiStato.Poiaggiunse:«Èriuscitoaottenereidatichelehochiesto?».Perroneaccennòunsorrisoamaroeaprì laborsa,estraendounacartellina.«Nonèstatofacile…

soprattuttoaquest’ora».Henkel fece scorrere sul tavolo i documenti e cominciò a leggerli. «Ci sono tutte le utenze

telefonichediSavelli?Sonoitabulatidell’ultimomese?»«Esatto. Fortunatamente anche i suoi cellulari personali sono intestati agliArchiviVaticani. Pare

chesiauntipomoltotirchio…».Viola,dopoaversussurratoqualcosaaElisabeth,siavvicinòall’agentedell’SSV,chelepassòuna

decinadifogli.«QuestonumeroèdelServizioSegretoVaticano»,osservòAndreas,picchiettandoconl’indicesu

alcunechiamatedelgiornoprecedente.«Sì,meneeroaccortoehochiestochiarimenti.Parecheabbiaspeditol’agenteDawedaqualche

parte,manessunosanulla».Henkelelaboròquell’informazione:conoscevaDawemoltobene.Erastatoluiareclutarlonell’SSV

einpassatoavevanolavoratoinsieme.Unavoltaloavevaanchesalvatodaun’imboscatatesadaungruppodiestremistireligiosi.PossibilecheGrahamfossestatoincaricatodirettamentedaSavellidiunamissionesegretacheavevaachefareconirotoli?«Ehi».Violaattirò l’attenzionedeidueuomini, indicandosuunapaginaduechiamatedelgiorno

precedente.«041.IlprefissodiVenezia.Parecheabbiachiamatodiversevoltedaquelleparti».«Hairagione,l’avevonotatoancheio»,lainterruppeHenkel.«Nonmi hai detto che ilToro lavora per iCavalieriGuardiani di Pace diVenezia?Ci potrebbe

essereunacorrelazione?».L’agenteannuì.«Èpossibile…»,assentì.PoisirivolseaElisabeth,suldivano,eleporseunfoglio.

«Puoirisalireagliintestataridiquestinumeritelefonici?».Lei sorrise, contenta di potersi finalmente rendere utile. Aveva perso la maggior parte della

conversazione, che si era svolta in italiano, ma grazie a poche battute tradotte da Viola ne avevaafferratoilsenso.«Jawohl,misterKevod».«Guarda.Quiequi»,notòancoraViola,sventolandounaltrofoglioA4.«Le telefonateallostesso

numerodiVeneziasonoanchediduesettimanefa.Poi,negliultimigiorni,sisonointensificate».«ChiesadiSanGiovanniBattistainBragora»,siintromiseElisabeth,mostrandosulloschermodel

portatileunapaginainternetcheavevarintracciatoatempodirecord.«QuelnumerocorrispondeaunindirizzoincampoBandieraeMoro,sestierediCastello».«ÈlasededeiCavalieridiMalta»,osservaronoincoroHenkelePerrone.«PerqualeragioneSavellisièrivoltoaloro?»,siinterrogòPerrone,stupito.Henkelraccontòche,duranteiduegiorniprecedenti,avevanopiùvolteincrociatosullalorostrada

unemissariodeiCavalieri.Evidentementeancheloro,inqualchemodo,eranocoinvolti.«MaiGuardianidiPace»,osservòallafinedelraccontoilsegretariodiStato,«seppuravoltecon

metodiabbietti,hannocomefineilbenedellaChiesa.Lasuasalvezza!».

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«Forseèquellochecredonodifareanchequestavolta…togliendodimezzotutte lepersonechesonoaconoscenzadell’esistenzadeimanoscrittidegliIlluminati».«ESavellipotrebbeaverelostessofine?»,domandòViola,unapiccolaincertezzanellavoce.«Da

comel’avetedescrittononnesareicosìsicura…».Henkel tamburellò con le dita sul tavolo,meditabondo.Forse la spiegazione era più semplice di

come appariva. «Le ragioni per cui Savelli si è rivolto ai Cavalieri possono essere solo due»,ipotizzò. «Per aiutarlo a impossessarsi dei rotoli, per fini forse anche poco nobili, oppure perrecuperarlidopochequalcunoliharubati!».«Quindiilprefettoerasolounapedina…»,sottolineòilsottotenente.«Ancheluivolevairotoli,ma

glisonostatirubatisottoilnaso».«Laquestioneèpiùcomplessa.Oforse,tremendamentepiùsemplicedicomel’abbiamovistafinoa

ora!».Henkelscattòinpiediecominciòagironzolareperlastanza.«Selanostrateoriaègiusta,ecioècheiCavalieridiMaltavoglionoproteggerelaChiesanascondendoilverosignificatodiqueirotoli,gliomicidisonosolountassellodiunpianopiùcomplesso!».«Cosaintendi?»,Perroneincrociòlebracciaepiantògliocchiinfacciaall’agentedell’SSV.«Ilveropericolononèchequalcunochehavistoirotolisilimitiaparlarne…machelacomunità

scientifica,oaddiritturaqualcheteologo,possaleggerliedesaminarli».«Sonoloroiladri.Lihannorubatiloro!»,concluselafraseViola.«Èlaspiegazionepiùlogica:li

rubano, forse li distruggono, e al contempouccidono chi ne è a conoscenza!E il segreto, vero ofalsochesia,èalsicuro!».«Questospiegherebbeancheleduevittimedurantel’attentato…entrambepartecipantiall’asta!Chi

harubatoirotolihacominciatoillavorogiàdaPaolini».«Ipapiripotrebberoessereinloropossesso,forseaddiritturaaVenezia»,concluseViola.Poiripeté

ilsuoragionamentoininglese,perdarmodoancheaElisabethdicomprenderequelpassaggio,chereputavafondamentale.«Eaquestopunto,Savellipotrebbeancheessereinpericolo!».«In pericolo o no, proprio ieri ha telefonato anche all’hotel Danieli», aggiunse Elisabeth,

tamburellandoconipolpastrellisulcomputer.«Il nostro amico è andato dritto in pasto ai lupi», constatò Viola, estraendo due piccoli oggetti

metallicidallatasca.«Ègiuntoilmomentodigiocarel’unicojollycheabbiamoinmano».

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Venezia.10:15.Lanotteavevaportatoconsél’acquaalta.Stormidicormoranisorvolavanosilenziosilalaguna,conicoloridell’autunnoafaredasfondo.Il

caìgo,l’impalpabilebarrieradifittanebbiaveneziana,siestendevasuicanaliimmersiinunsilenzioirreale.Quando il Toro mise piede sul pontile di San Zaccaria fu accolto da un’atmosfera stranamente

familiare.GlicapitavaspessoditornareaVenezia,soprattuttoallafinediognimissione.Quellaperò,almenonellesueintenzioni,dovevaesserel’ultimavolta.La vicenda dei manoscritti degli Illuminati, cominciata oltre un anno prima in Islanda, l’aveva

turbato profondamente. L’attentato da Paolini, il furto e gli omicidi che aveva dovuto commetteresarebberoperòstatiisuoiultimiattiaserviziodeiCavalieri.Dallanottedelsognodicinqueanniprima,dopolaqualeavevaabbracciatoDioecambiatovita,la

protezionedellaChiesaerastataalcentrodiognisuaazione.Avevadedicatoogniistantedellasuaesistenza a difenderla, commettendo a volte atti terribili senza chiedere spiegazioni.Adesso, però,qualcosa era cambiato: quella notte un nuovo sogno, più cupo e tenebrosodel precedente, l’avevafattorinsavire,spingendoloadomandarsiseciòcheavevascopertoeralaverità.Non poteva crederci.Non voleva crederci. Eppure, le parole pronunciate da Friedman e ciò che

aveva saputo su Simonides continuavano a rimbalzargli nella mente. Avevano insinuato in lui undubbiochenonsivolevasopire.Cercòdiscacciarequeipensierievolselosguardoallahalldell’hotelDanieli.Sopralepasserelle

sostavano due paramedici con giubbotti catarifrangenti. Poco lontano, sulla banchina, una barca-ambulanzaattendevaconilmotoreacceso.«Era arrivato ieri», gli parve di udire da uno dei sanitari. «Era un pezzo grosso delVaticano…

stroncatodauninfarto».Il Toro scosse la testa. Immaginava stessero parlando di Raniero Savelli, l’ultimo tassello della

missione.TuttigliuominieledonnevenutiacontattoconiquattordicirotoliadessoeranomortipervoleredelGranMaestro.Peranni,E.C.erastatolasuaguidaspirituale.IlToroavevasempreeseguitoisuoiordini,convinto

cheDiosiservissedi luicometramiteperesprimereilpropriovolere.Nonavevamaisbagliatoenon avevamai avutodubbi, trannequandogli si eranopresentati davantiHenkel e le due ragazze.Avrebbe potuto ucciderli, tagliando un pericoloso collegamento con lui, eppure non l’aveva fatto.NonsapevaneppureluiperchénonavevatiratoilgrillettoadAtene,maeraconvintochefossestatalacosagiusta.Unapiccolaricompensadellagiustiziasulleingiustiziecheavevacompiuto.Oforseunsegnaledellaprovvidenza…Inognicaso,dovevadirloaE.C.dipersona.Eccoperchéera tornatoaVenezia.Nonsapevacosa

avrebbefattodopo,maeracertochelasuavitadaTemplare,adifesadiunDioincuinonerapiùsicurodicredere,finivaquelgiorno.Giunto alla calle delDose, voltò a sinistra, in un budello appena più ampio delle sue spalle. Lo

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percorse tutto, zoppicando, e si ritrovò in campo Bandiera e Moro, di fronte alla chiesa di SanGiovanniBattistainBragora.«Tiaspettavo…sapevochesarestivenuto»,glidisseilGranMaestropochiattimidopo,quandose

lotrovòdavantisulsagratogrigiodellapiazza.Subitodopoidueentraronoepercorserolanavatacentrale, fino a raggiungere l’antica biblioteca. Si sedettero l’uno di fronte all’altro, divisi solodall’imponente scrivaniadi palissandro. Il caminetto scoppiettava apocadistanza e alcunipiccionitubavanosuidavanzalidellefinestregotiche.«Ètuttofinito»,esordìl’anziano,annuendolentamenteconlatesta.«Haicompletatolamissionepiù

importantedellatuavita».«Queirotolidiconoilvero?»,losferzòimmediatamenteilToro,quasipertogliersiunpeso.«Ho

fattounaltrosogno».L’anziano,immobilecomeunastatuadiMadameTussauds,nondissenulla.«QuestavoltanonmièapparsoDio.Èdamoltochenonmiappare…peròhosognatounanziano

chemisussurravaunafrase».E.C.gli appoggiòaddossouno sguardopaterno.Gli sembravadi rivivereundéjà-vu: cinqueanni

prima,lalorocollaborazioneeracominciataproprioinseguitoaunsogno.«Qualefrase?»,disse,lavocepacata.«“L’uomoèunaspeciefolle:veneraunDioinvisibileedistruggeunanaturavisibile.Enonsirende

contochelanaturachestadistruggendoèquelDiochestavenerando”».«Seiturbato.Locapisco».«SequeirotolidiconoilfalsoeilDioinvisibileesisterealmente…».Ilgiganteemiseunrantolo,

masi impegnòper ricacciarlo ingola.«…esenoisiamodavverosuoi figli,enon ibridi fruttodiingegneriagenetica…alloraperchéabbiamouccisotuttaquellagente?SelaBibbiaparladiDio,chebisognoabbiamodioccultareimanoscrittidegliIlluminati?».IlGranMaestrodeglutì,incercadelleparolemiglioripersintetizzareilsuopensiero.Manonera

affattofacile.«LaBibbiaèunsimboloepermoltièilfondamentodellareligione.Comesimbolovatutelata.Negliultimiottocentoanni,illustristudiosi,scienziatieartistihannofattodituttoaffinchélaloro verità fosse rivelata. Conosci la storia degli Illuminati, che per distruggere la Chiesa hannodisseminatolelorooperediindizisuqueirotoli.Credevanocheunavoltachefosserostatiresinoti,ilVaticanosisarebbesgretolatosullesuestessefondamenta…Eralaloroultimavendettadaeretici».Tacque, scrutando distrattamente un movimento impercettibile dietro la finestra. Poi proseguìmodulandolavoceconlasolennitàdiunsacerdote:«Manonèquestoilpunto:ancheselaBibbianonparlassediDio,enondicocheècosì,questononvorrebbecomunquedirecheDiononesiste…».Non fece in tempo a finire la frase che un fragore assordante lo costrinse a fermarsi.Una delle

vetrate ogivali affacciate sulla piazza andò in frantumi e una pioggia di calcinacci si riversòall’interno.Unoggettocilindricorotolòsulpavimento.Neltempodiunrespiro,unlampobianco,seguitodaunassordantefrastuono,scossel’edificio.

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Roma.6oreprima.«Eccolo. Quello è il nostro attentatore!». Viola Puccini era in piedi nella centrale operativa dei

carabinieri,difronteaungrandeschermoOLED.Davantialeiscorrevanoalrallentatoreleimmaginidell’omicidiodiSimonides.L’idea di contattare i suoi colleghi le era venuta pocodopo il colloquio conPerrone. Il prefetto

Savelliprobabilmenteerainpericolodivita:eral’occasionegiustapermettereinpraticailpianochel’avrebbe scagionata. Un piano che, con una prontezza di spirito che non sospettava neppure dipossedere,erariuscitaaescogitarequandoancoraeranoadAtene.Laseraprecedente,durantel’aggressioneincuierastatouccisoilgenetista,avevaavutolafortuna

dirifugiarsiinunantronelretrodellocale.DavantialeisieranomaterializzatiunafiladimonitoreunpiccoloserverIBMchegestivalavideosorveglianza.«ÈilToro»,avevasussurrato,mentrelepallottolefendevanol’ariaedElisabethcarponistrisciava

verso la stanzetta.Subitodopo,appenaprimadel terzosparo,avevaavutoun’illuminazione:avevaapertoitray–gliappositicassettiniincuieranoalloggiatiisupportidimemoriacheregistravanoivideo–eavevaestrattoduedischidimetallo,scollegandolidaunciuffodicavicolorati.Inseguitoilkilleravevarinunciatoauccidereancheloroelei,Andreasel’israelianaeranoriuscitiafuggire.«Ho le immaginidell’uomochehaucciso tutti ipartecipanti all’asta»,avevaesorditoal telefono

pocheoredopo.SitrovavagiàaRoma,nell’appartamentodiHenkel,eavevanoappenascopertocheSavelli si era recato a Venezia. Nonostante la tarda ora, il colonnello Aurelio Randazzo, l’uniconell’Armacheavrebbedavveropotutoaiutarla,avevarispostoalcellulare.E adesso erano lì, nel vicino edificio di piazza San Lorenzo in Lucina, catapultati nella

modernissimasalaoperativadeicarabinieri.Leottopostazioniinformatiche,dotatedischermipiatti,erano tutte occupate da agenti indaffarati e sui display a parete scorrevano le immagini del Toro.C’eraunandirivienicontinuodimilitarieiltelefonononsmettevaunistantedisquillare.«È la prima volta che disponiamo di immagini così nitide di quell’uomo», constatò Randazzo,

collegatoinvideoconferenza.DopocheViolagliavevaraccontatodettagliatamenteciòcheeraaccadutonegliultimigiorni,era

statoluiamobilitarelacentraleoperativaeaindirizzarelagiovanericercatalì.Sieraquindiassuntopersonalmentelaresponsabilitàdiquell’ordineeperfarloavevadovutosmuovereancheimportanticonoscenze personali. Se le cose, tuttavia, erano davvero andate come gli era stato descritto, ilsottotenentePuccinivenivadeltuttoscagionato…«Avete inserito idatineldatabase?Ci sono riscontri con le immaginidicuidisponevamogià?»,

chiesel’ufficiale.«IvideoacircuitochiusodellastazionediFirenze,quellidell’omicidiodelfrate,nonsonochiari»,

replicò un carabiniere. Nel frattempo, aprì e accese il vecchio portatile che era stato proprio diLambertoZoncaecheViolagliavevaconsegnatopocoprima.«Èpossibileperòestrapolarealcunipuntidelreticolofaccialedelsospetto»,continuò.«Seliincrociamoconlenuoveimmaginiemergeunacorrispondenzadelnovantaquattropercento».

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L’ufficiale annuì, soddisfatto. «Avete verificato anche le riprese fatte dalle telecamere disorveglianzanellazonadellacasad’aste?».Daun’altrapostazione,unagiovaneagente, con i capelli biondi raccolti inunochignon, rispose

senzaalzaregliocchidaldisplay.«IcarabinieridiFirenzeavevanorichiestoalComuneeadalcuniprivatiivideodisorveglianzadelleoreprecedentil’attentato.Abbiamoappenaeffettuatounincrociocon il nuovo reticolo facciale e ilWeblase ci dà un riscontro: la telecamera di un bancomat…neipressidipiazzadellaSignoria».«Guardate…», commentò Henkel, avvicinandosi al monitor dell’agente, in cui si vedeva

un’immagineinbiancoenerodelToro.«Sembratenerd’occhiol’ingressodiPaolini.Elaripresaèdellenoveequindicidel22ottobre!».«Mezz’oraprimadell’attentato».«Ottimolavoro,sottotenentePuccini»,sicomplimentòRandazzo,ilvisostancomasorridenteche

campeggiava dal grande schermo a parete. «Queste immagini collocano l’uomo sulla scena delcrimine…einsiemealrefertodellabalisticadimostranolasuainnocenza!».IlcolonnellosiriferivaalfattochedurantequellagiornataeraanchearrivatoilrapportosullamortediAruta.Ilcapitanoerastato colpito da un proiettile calibro 11.45 che non poteva essere stato esploso da unaBeretta 92,l’armad’ordinanzadiViola.«Hounaltroriscontro»,intervenneall’improvvisolabionda,dallasuapostazione.«Èdimezz’ora

fa:ilsospettatoèarrivatoallastazionediVeneziaSantaLucia».Conoscendoilsuccessivoobiettivodel killer, poco prima le immagini di Viola erano state inviate anche ai carabinieri di Venezia.EvidentementeilToroerastatoriconosciuto.«Savellièinpericolo!».Henkelincrociòlebraccia.«Potrebbe essere diretto alla sede dei Cavalieri o addirittura all’hotel Danieli», aggiunse Viola,

orgogliosadelruolodeterminantecheavevaavutoinquellascoperta.«Allertate i GIS», ordinò Randazzo, riferendosi al Gruppo di Intervento Speciale dei carabinieri

«Teniamod’occhioentrambelesedieall’occorrenzainterveniamo!».

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Venezia.10:19.Il frastuonodaoltre centosettantadecibeldella flashbang, lagranata stordente,non si era ancora

sopito,chelaportadellabibliotecafufattasaltare.Imilitari,divisi induegruppi, si infilarono tra lecolonne tortili e simisero in formazione:due

uomini in ginocchio e uno in piedi. Imirini elettronici, posizionati sui fucili d’assaltoHeckler&KochG36,simuovevanoincercadegliobiettivi.«Squadra tre in posizione», esclamò uno dei componenti del Gruppo di Intervento Speciale dei

carabinieri. Indossava, come i suoi colleghi, una tuta protettiva OP di colore nero, giubbettoantiproiettile,protezioniinkevlarecascoconvisiera.«Squadradueinposizione»,glifeceecoun’altravocedall’auricolare.Einquelmomento,lafiladifinestreaffacciatesucampoBandieraeMoroesplose.Davantiallequattroaperturegotiche,stretteealte,comparveroaltrettantimilitari,appesialsoffitto

concimedinylon.«Nonmuovetevi», ingiunse il comandante della squadra speciale, rivolto ai due occupanti della

biblioteca,unuomomuscolosoeunanziano.«Sieteinarresto!».Gli agenti si avvicinarono, strisciando sulle pareti. Quando il più avanzato ebbe verificato che

quellazonaerabonificataalzòilditoindiceversoicolleghi.Le irruzioni di quel tipo, pur essendo all’ordine del giorno per gli uomini del GIS, erano ad

altissimorischio.Dovevanosvolgersiinpochissimiattimi,inmanierachesiriuscisseadarrestareisospettatisenzasparareneppureuncolpo.Quellamattina,però,lecoseandaronodiversamente.Mentre ilpiùgiovanedeidueobiettivialzava lemani,consapevolechenonc’eraviadi scampo,

l’anzianoagìinmododeltuttoimprevedibile:simosseimprovvisamenteediscattoaprìilcassettodellascrivania.NeestrasseunaLugerluccicanteefecefuocoindirezionedegliarchidelsoffitto.Unodeicarabinierichesistavacalandodallafinestrabarcollòecadde.«Uomoaterra!»,avvertìunodeimilitari,chesubitodoposiaccosciòepreselamira.Piùraggiainfrarossifendetteroilfumonellabiblioteca,finoacentrareilvoltodell’anzianoche

aveva sparato. E.C. rimase immobile per un solo istante. Avrebbe fatto nuovamente fuoco, ma fuprecedutodatreproiettiliesplosidaifucilid’assaltodeiGIS.Nessunoandòasegnoperchédavantialvecchiosifrapposel’altrouomo.IlTorovacillòmentreestraevalasuaarmaesubitodoposiportòlemanialcostato.Perun’ultima

voltaavevaprotettoilGranMaestro,che,approfittandodeldiversivo,siabbassòdietrolascrivaniaesgattaiolòversol’attiguachiesa.Proprio in quell’istante, uno dei militari, intuendo cosa stava per accadere, si tolse il casco

protettivoeguadagnòl’uscitasullapiazza.«L’obiettivostascappando»,sentenziòcontemporaneamenteunaltro.Manonpotédarel’ordinedi

seguirlo: l’uomo che aveva fatto da scudo con il proprio corpo a quello più anziano aveva infatticominciatoasparareall’impazzataversogliscaffali.

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Mentrelepallottolefendevanol’aria,E.C.strisciòcarponiverso l’ingressolateraledellachiesadiSan Giovanni Battista in Bragora, la sua unica via di fuga. L’abside era a una decina di metri didistanza,maraggiuntoquellaavrebbepotutoguadagnarel’uscitaconfacilità.Si voltò verso il Toro. Si stava comportando esattamente come era giusto fare. “Per quanto si

travesta da pecora, un leone resta sempre un leone…”, rifletté,mentre lui, ferito, sparava colpi aripetizioneperpermetterglidifuggire.EdE.C. non aveva intenzione di perdere quell’occasione. Si concentrò sull’ingresso attiguo della

chiesa e strizzò gli occhi nella penombra: oltre la scrivania della biblioteca, dietro la quale eraancorarifugiato,c’eranoalcunimetridapercorrerealloscoperto.Subitodopo,però,eraposizionatauna fila di imponenti scaffali di mogano. Certo, avrebbe dovuto fare una corsa, ma poi sarebberiuscitoaentrareindisturbatonellacappella.Sisporse,perverificaresepotevaessere ilmomentobuono:protettidal fumodei lacrimogeni, i

militaristavanoavanzando,lentamentemainesorabilmente.Dovevasbrigarsi.Raccolseleforzeeabbassandolatestauscìdalsuonascondiglio.Feceunbalzoepoiunaltroma

riuscìafaresolopochialtripassicheunodeipiedid’appoggiocedette.E.C.caddelungodistesosulpavimento,inunpuntoprivodiogniprotezione.Siguardòlacavigliae

prima ancora di sentire una fitta lancinante, vide sgorgare un fiotto di sangue. Era stato colpito.Nonostanteildolore,cercòdistrisciaresoloconl’ausiliodellebraccia.Eciriuscì:conunosforzosovrumano, disegnandouna riga violacea sul pavimento, si accovacciò dietro unmobile.Avrebbevolutourlare.Noncredevadiavermaisentitotantomale.Madovevaandareavanti.Completamente sudato fece un ulteriore sforzo e si intrufolò in chiesa. Si alzò e zoppicando

raggiunsel’altare.Sisedettesuigradiniperrifiatare,laschienaappoggiataalmarmogelido.Comeperunriflessocondizionato,portòlemaniallatascadeipantaloni.Lachiavedellacassettadi

sicurezzaeraancoralì…dovevanasconderlaprimachefossetroppotardi.Maeragiàtroppotardi.«EnricoCastelli,meglio noto comemister E.C.», chiarì una voce. Un uomo, dalla parte opposta

dellachiesetta,stavaavanzandoalbuio,lungolanavatacentrale.Sitrattavadell’agenteuscitopocoprimadallabiblioteca:eratornatosulpiazzaleepoisierainfilatoinchiesadall’ingressoprincipale.Avevailcaposcopertoeindossavalastessatutad’assaltodicarabinieridelGIS,manoneraunodiloro…«AndreasHenkel», scoprì con sgomento l’anziano,unapuntadi rammariconellavoce.«Dovevo

immaginarlo…».«DovesonoimanoscrittidegliIlluminati?»,gliruggìaddossoAndreas,puntandoglilasuaarmain

faccia.E.C. sorrise, sornione. Doveva trovare il modo di nascondere quella maledetta chiave. Strinse la

Lugernellamanodestraeprovòainfilarel’altraintasca,cercandodialzarsi.Forseavevainmentedigettarelachiavedaqualcheparte,omagariperfinodiingoiarla.Manonriuscìafarenulladituttociò.In quell’istante, uno spruzzo di sangue color amaranto si disegnò sull’altare della chiesa. E.C.

ricaddeall’indietro,tramortitodaunproiettileprovenientedallabiblioteca.Henkel, cheormai era a unpaiodimetri, si gettò sudi lui, nel tentativodi sorreggerlo.Ma era

troppo tardi, non c’era più nulla da fare: davanti all’ingresso che dava sul locale attiguo c’era unagentedelGISconilsuoH&KG36fumantetralebraccia.«Obiettivoabbattuto»,comunicòquello,freddo.«Eraarmato.Stavapersparare».Henkel scosse il capo. Con E.C. morto trovare i rotoli sarebbe stato ancora più difficile, se non

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impossibile. Tuttavia non fece in tempo a rammaricarsi: il riflesso della chiave nella mano delcadavereattiròlasuaattenzione.«AgenteHenkel,leistabene?»,indagòilmilitare,mentreallontanavalaLugerconl’anfibio.Henkel, con unmovimento degno di un prestigiatore, fece sparire l’oggettometallico nella sua

manicaepoifissòilgiovanenellavisieranera.«Moltobene!».

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Venezia.11:05.-10:54:05alladeadline.LasededellaCassadiRisparmiodiVeneziaeraunaanomaliaarchitettonicachemalconciliavail

suostilemodernoconilgoticodegliedificicircostanti.CostruitaneglianniSettantasuprogettodegliarchitettiNervieScattolin,dominavacampoManin

conisuoitrepianibianchi,squadratiesorrettidapilastrimetallici.Nellapartebassa,ilperimetroerasegnato da una fila di pannelli di cemento, interrotti soltanto dall’imponente cancellata bronzead’ingresso.QuandoAndreasHenkellavarcò,l’atrioprincipaleerasemideserto.«Comepossoaiutarla?».Unaguardiagiuratadimezzaetàgliandòincontroconfareservizievolee

lebraccialarghe.«Devoaprireunacassettadisicurezza»,bofonchiòlui,mostrandolachiaverinvenutasulcorpodi

E.C .Non poteva sapere se i rotoli che avrebbero potuto salvare la vita di Stella si trovassero lì.L’istinto,tuttavia,glisuggerivacheeracosì.«Misegua».Iduesidiresseroversounagrandescalinataaformadielicaesalironoalpianosuperiore.Quando

furonosuunballatoio, laguardia si infilò inunaportaavetri scorrevole.«Daquestaparte», fecestrada.DifronteaHenkelsiaprìunasalaariosaeluminosa,conunsoffittodilegnointarsiatosorrettoda

quattro colonne. Da una parte la grande vetrata dominava l’atrio sottostante, dall’altra, sul latoaffacciatosucampoSanLuca,eranosistematiduemuridicassettedisicurezza.L’agente dell’SSVseguì la guardia giurata fino a che non gli fu richiesto di inserire la piccola

chiavetta metallica in un’apposita serratura. Uno dei cassettini si aprì e l’uomo aiutò Henkel asistemareuncontenitoremetallicosultavolodiunastanzettaattigua.Quandofurimastosolo, l’agentedell’SSV si sedette,emozionato.Appoggiòentrambe lemanisul

parallelepipedo e lo tirò a sé. Era una scatola d’acciaio, alta una quindicina di centimetri e lungaalmenocinquanta.Siaprivasollevandolapartesuperiore.Manonfeceintempoadalzareilcoperchiocheunavocelocostrinseafermarsi.«Cheintenzionihai?».Henkel si voltò di scatto verso l’ingresso del piccolo camerino, simile a quello di un centro

commerciale.Immobilesullasogliac’eraViolaPuccini,sola:indossaval’uniformedeicarabinieri,sorridevaetenevailberrettosottobraccio.«Comehaifattoatrovarmi?»,sbottòlui,tutt’altrochefelice.«IlcollegadelGIS…TihavistoprenderequalcosadalcorpodelGranMaestro».Henkelindugiò,indecisosucomecomportarsi.Ilsuoorologioindicavaunadeadlinedipocomeno

diundiciore.NonpotevaperderetempoeViolaeraunaseccatura.«Senonfossiandatoviacosìvelocementedallabibliotecaforsenessunosisarebbeinsospettito…».«Nessunotrannete,ovviamente!».

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«Seguirti non è stato difficile…». Lei si richiuse la porta alle spalle e si sedette accanto a lui.Nonostante avessero chiesto l’aiuto dei carabinieri per salvare Savelli – che purtroppo però eramortougualmente–,nonavevanofattoriferimentoairotolirubati.«Cosaaspetti,nonhaiintenzionediaprireilcontenitore?»«Sequidentroc’èdavveroquellochecerco, tu cosa farai?Miconsegnerai ai tuoi colleghi?». Il

fatto che fosse andata lì da sola poteva significare l’esatto opposto. D’altra parte, però, potevasemplicemente essere una trappola, per acquisire ulteriori elementi di prova che la discolpassero.Dopotutto, il solo scopo per il quale la ragazza l’aveva seguito nella sua avventura era proprioquello:dimostrarelasuainnocenza.Violaglipuntòaddossogliocchiverdimanonrispose.«Sesonovenutodasoloc’èunmotivo…Alzalemani»,ingiunseinvecelui,conilcuorepesante

per ciò che aveva deciso di fare. Le istruzioni di Van Buuren erano chiarissime, purtroppo: «Sechiamalapolizia,laguardiasvizzeraoanchesololarondadiquartiere,Stellamuoresubito…eilnostroaccordosalta».Viola,esterrefatta,eraincapacedimuovereunsolomuscolo.Riuscìaspostarsidallasuaposizione

soloquandovidecomparireunapiccolaColtsottoilmaglionediHenkel.«Mispiace,nonhoscelta…nonpossopresentarmiconuncarabiniere»,aggiunse.Poiafferrò le

manetteallacinturadellaragazzaelegettòsultavolo.«Legaleallasediaeinfilateleaipolsi».Lei eseguì, lentamente e con lo sguardo pieno di emozioni che Henkel non riuscì a decifrare.

«Potreiurlare»,protestòsommessamente.«Potresti…manonlofarai»,replicòAndreas.Subitodopogiròlachiavenellatoppadellacassetta

disicurezzaesollevòilcoperchio,mostrandoanchealeiilcontenuto.Locontemplaronoalla lucebiancadelneon,senzafiatare.PoiHenkelalzò ilcapoversoViola. I

lorosguardisiincrociarono,moltopiùcomplicidiquantoluistessoavrebbedesiderato.Quellafasedistalloduròuntempoindefinito, interrottosolodaunpallidosorrisocheviaviasi

andavadipingendosulvisodell’agentedell’SSV:irotolidipapiro,dall’aspettofibrosoedeldiametrodiunamonetaeranolì,giuntifinoaluidopounlunghissimoviaggio.Unviaggioduratotremilasettecentoanni…

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ValledelMeidan,3700anniprima…Laprimaveraeraarrivatapresto.L’ariaerasaturadeipollinidellepalmedadatteroeunaspianatadifioridicampoavevaricoperto

ilfiancodellamontagna.Guardandoinaltosiscorgeval’imponentemurochedelimitavailgiardinoe,oltre,ilgrandepassoorientaledacuisiaccedevaallavalle.Melchisedec,avvoltoinunalungavesteeconilcapocoperto,siappoggiòmalfermoalsuobastone

esiavviòsuperlascarpata.Lafrontebassa,ilmentosporgenteeilvisogrinzosogliconferivanounaspettopocogradevole,maeranogliocchiarenderlospeciale.Diuncoloreametàtral’azzurroeilgrigio,emanavanounaluceinconfondibile,deltuttosimileallepupillediungattonellanotte.Comeognimattinaerascesofinoallettodelfiumeperriempired’acquaduebisaccedimuflonee

fareprovvistedifrutta.Vivevainquelluogorecintatoeprotettofindaquando,aquarantagiornidivita,erastatostrappatoallebracciadisuopadreNir.IlsuoElohìmloavevaportatoinquellavalleeloavevapreservatodallagrandealluvione.Daquelluogo,colmodifruttiefioridiognitipo,avevapotutoassistereallafinedeisuoisimili.

AncheMethuselah,ilpadredisuononnoLamech,eramortopochigiorniprimadeldiluvio,mentresuozioNoèavevainvecetrovatoriparosuunmontepocodistante.Dalìavevaintrapresolastradariservataglidaisignorideicieli…unastradamoltodiversadaquellacheinveceavevaimboccatolui.DaqueglieventieranotrascorsecinquecentoprimavereeMelchisedecormaisisentivavecchioe

stanco.Avevapotutovedereisuoidiscendentifinoallanonagenerazione.Quellicheeranoandativiadalgiardino,perseguirelalorostrada,eranotornatiaesserepolvere,mentreluie ipochicheglieranorimastiaccantoeranoancoralì.Comeisuoiantenati,comeilsuotrisavoloEnoch,avevacamminatoconglidèieneavevaseguitoi

dettami.Eancoracontinuavaafarlo…ancheseadessoeragiuntoilmomentodifermarsi.«Padre».Ungiovanedai capelli fulvi, iprofondiocchinocciolae ilnaso schiacciato,gli si fece

incontro.«Lasciatecheviaiuti».Afferròlebisacceefecesedereilpadreall’ombradiunapalma.«Visentitebene?»«Figliomio…».Melchisedecemiseunsuonogutturalechepocosembravaavereachefareconla

linguaaramaicaparlatadalragazzo.«Devomostrartiqualcosa».Ilgiovane,ilsecondogenitochel’anzianoavevaavutoconl’ultimamoglie,parvesorpreso.«Che

cosa,padre?».Ilvecchioscrutòversoilsole,cheinquelmomentoeraaltonelcielo,eprovòadalzarsi.Ciriuscì,

aiutato dal ragazzo, dopo aver bevuto un sorso d’acqua da una delle bisacce. «Vieni conme», glidisse,gliocchilucidi.Camminaronoperalcuniistanti,trafilaridialberidifruttacheavrebberopotutosfamarel’intero

Elam, e raggiunsero una grotta sul fianco della montagna. Melchisedec accese una torcia eappoggiando il suo peso al bastone scese lentamente. Quando si fermò, davanti a lui si aprì unagrandecameradiformacircolare.Ciuffidistalattitipendevanodalsoffittoesulleparetisivedevanoalcunialveoli.All’internodelprimoc’erauntavolo,unosgabelloealcunirotolidipapiro.

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«Conosci la storiadellanostra famiglia», sussurrò ilvecchio, sbattendo lepalpebreperabituarsiallapenombra.«Quellachetiraccontavodabambino».Ilgiovaneannuì,senzacomprendereilmotivoperilqualesitrovavalì.«Eccola».Melchisedec indicòuncentinaiodipapiri,accatastatiordinatamente lungo laparete.«È

contenutainqueitesti».«Liavetescrittivoi,padre?».L’uomoannuìconvinto.«PervoleredelnostroElohìm.Affinchélastoriadegliuomini,deinostri

aviAdamo,SetedEnosnonsiperdaneisecoli».Ilgiovanesiavvicinòedesaminòmeglio,allalucedellatorcia,ipapiriaccatastati.«Perchémeli

statemostrando,padre?»«Perchéimieigiornisonoarrivatiallafine».«Nonscherzate,padre»,lorimbrottòilragazzo,scuotendoilcapo.Melchisedecalzòlamanocallosa,comeperfermareungreggedicapre,eproseguì:«Tuseicome

me,figliomio,chehooffertopaneevinoainostricreatori.Nonpossiamosaperequanteprimavereti riserveranno, ma il tuo compito, e quello dei tuoi discendenti, è di continuare il mio lavoro:raccontarelastoriacheègiàstatascrittaesoprattuttoquellacheancoradeveesserlo».«Efinoaquando,padre?».Melchisedec alzò il capo lentamente. Avrebbe voluto saper rispondere, ma non era possibile

interpretarelavolontàdell’Elohìm.Ciònonostantesuofiglio,epoiifiglideisuoifigli,protettidallemuradelgiardino,fecerociòche

gli dèi avevano chiesto. Fino a che, un giorno, duemilanovecento anni più tardi, Bonifacio degliAleramici,unnobileprovenientedalPeloponneso,giunsenellagrotta.Gli Elohìm avevano abbandonato da tempo quei luoghi, ma i discendenti diMelchisedec erano

ancora lì: avevano continuato a raccontare gli eventi della loro famiglia, a riordinare i rotoli, asostituirequelliusuratieacopiarequellipiùantichi.In seguitovi fuun saccheggio, comeavveniva spesso in tutta laTerraSanta, edelle centinaiadi

rotolisenesalvaronosoltantoquattordici.Portati in Vaticano, quei papiri furono nascosti su un’isola a sei giorni di navigazione dalla

Britannia.Furonoritrovatiottocentoannipiùtardi,tremilasettecentoannidopochelaprimaparolaerastatavergata.

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IsoladiBurano,Venezia.11:55.-10:04:24alladeadline.Lapiazzaerasemideserta.Soffiavaunventogelidochetagliavalapelleelebotteghearidossodel

pontilestavanochiudendoibattenti.Henkel, immobile accanto alla statua delmusicistaBaldassareGaluppi, batté i piedi più volte. Si

guardò attorno,mentre un refolo sollevava alcune foglie giallastre.Nonostante le allegre facciatecolorate delle case – due o tre piani, gialli, rossi o verdi – una strana atmosfera d’abbandonosembravapermearequelluogo.Ancheperché,versolalaguna,nuvoleplumbeeecarichedipioggiaavanzavanominacciose.Osservòildisplaydelsuosmartwatchesiconvinsediaverfattobeneadandaresuquell’isola.Poco dopo essere fuggito dalla Cassa di Risparmio di Venezia, mentre camminava con passo

speditoversoRialto,ilsuospecialeorologioavevavibrato.Sierafermatodicolpo,stringendoaséilborsoneincuiavevastipatoirotoliel’avevaosservato:adifferenzadicomeglieraapparsoneigiorniprecedenti, ildispositivononmostravapiù ilcontoalla rovesciae idatibiometrici.Adessoc’erainveceunpuntinonelcentrodellamappadiVeneziaeunabustinapulsante.Henkel aveva deglutito. Sapeva bene che quell’aggeggio trasmetteva costantemente la sua

posizione,tuttavianoncredevapotesseancheessereundispositivodicomunicazione.FindaquandoerastatocostrettoaimmobilizzareViolanelcaveauavevapianificatolesuemossesuccessive.Nonavevapiùilcellulare,tuttaviaricordavamoltobeneilnumeroditelefonoolandesecomparsosulsuotelefonoall’ospedalediFirenze.Nonavendoricevuto istruzionipreciseper laconsegnadei rotoli,avevacosìpensatodiprovarearichiamarequelnumero.Manoncen’erastatobisogno.Sospirando,avevasfioratoildisplaycapacitivodell’orologioeavevalettolasempliceistruzione

contenutanelmessaggio:“Burano,ore12”.Seguivanounaseriedinumeri, lecoordinatedipiazzaGaluppi.Esattamentedovesitrovavainquelmomento.Sivoltòprimaverso lachiesaepoiversoalcuninegozidimerletti: era tuttochiusoenonc’era

animaviva. Il silenzioera irreale.Ebbe l’impressionedi trovarsi inunodiqueivicolidelvecchioWest,pocoprimadiunduello.Inquell’istante,unosquilloloriportòalpresente.Controllòl’orologio:ildisplay,chesubitodopolaletturadelmessaggioeratornatoamostrarela

deadline,noneramutato.Girò su se stesso, per cercare di capire da dove provenisse il suono e poi identificò la fonte: il

vecchiopozzonelcentrodellapiazza.Siavvicinòcircospettoesollevòlacoperturametallica.All’interno,sistematosulprofilodimarmo

checorrevapocosottoilbordo,c’erauncellularechestavatrillandoinsistentemente.Ilnumeroeraanonimo.Loafferròd’impetoerispose.«Pronto?»«Tic-tac.Tic-tac».Eralasolitavocerocacheavevaimparatoaconoscere.Unbrividoglipercorse

laschiena:eraHermanVanBuuren,ilrapitore.

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«Ho quello che volete», esordì l’agente dell’SSVin inglese, passando la mano sul borsone checonteneva i papiri. Sapeva che averli portati dietro, nel luogo dell’appuntamento, era un grossoerrore. D’altra parte, però, ogni suo movimento era monitorato e quindi, dovunque li avesseeventualmentenascosti,loroloavrebberosaputo.Certo,avevapensatoditogliersil’orologioconilqualevenivalocalizzato,perònonloavevafatto:eral’unicomodoincuipotevarestareincontattoconirapitori…«So che li ha, altrimenti non si troverebbe dove invece è…», sibilò l’olandese. «Sia cortese:

appoggilaborsaperterraefacciaqualchepassoall’indietro».Henkelnonsispostòdiunmillimetro.«PrimavogliovedereStella».«Prima…vogliamovedereirotoli!».Andreasfeceunasmorfiasprezzanteeinvecediseguiregliordiniafferròilmanicodelborsone.

Conunvelocemovimentodelpolsolofecegirareattornoalcorpomuscolosoeselomiseatracolla.Provòunabreve fittadidoloremanonfece in tempoa renderseneconto.Nellostesso istante,unascheggiadimarmo,provenientedalpozzo,esplosedavantia luiaccompagnatadaunanuvolettadipolvere.Si voltò di scatto, sempre tenendo il telefono incollato all’orecchio, e radiografò gli edifici

affacciati sulla piazza. Non impiegò molto a individuare, a ore otto, la canna nera di un fucileaffacciataaunafinestra.«Ilprossimocolpoèperlei»,sentenziòVanBuuren.«QuandopotròrivedereStella?»,gemetteHenkel,questavoltapiùaccomodante.Eraintrappolae

losapevabene,ancheseeracertodipoterancoragiocarsilapartita.Dall’altrocapodelcellularecifuunistantedisilenzio.Poisiudìunsospiro.«Iosonounuomodi

scienza,caroAndreas.Nonsonoabituatoaquestimetodielechiedoscusa».L’agentevaticanononrispose,cercandocongliocchi,casapercasa,lapresenzadialtricecchini.

Nonostanteilfreddoeracompletamentesudato.«Non sono stato del tutto onesto con lei!», borbottò lo scienziato, con un tono che sembrava

realmenterammaricato.«Stellanonverrà?»«Temodino…abbiamoancorabisognodilei».Inunistante,tuttelesuepaureglisimaterializzaronodavanti.«Credodimeritareunaspiegazione».«Ha ragione…», ammise l’olandese. «Ricorda la sostanza che abbiamo somministrato alla sua

fidanzata?».Nessunarisposta.«Non si trattava di un veleno, anche se, purtroppo, inevitabilmente provocherà la morte del

soggetto…».Ilsoggetto.Henkeldeglutì,inattesadiulterioridettagli.«…Si tratta di un particolare enzima: una nucleasidi restrizione che va a caccia di una parte

specificadelfilamentodelDNAdiStella:unapartechiamatatelomero».«Non capisco… avevate detto che interrompendo la somministrazione entro settantadue ore si

sarebbesalvata».«Nonèproprio così, purtroppo».VanBuurenebbeun’incertezzanellavoce.«Lanostraproteina

impiega settantadue ore per fare il suo lavoro, questo è vero… Potremmo interrompere lasomministrazione,cosacheperò,peramoredellascienza,nonfaremo…Inognicasoitelomerigiàdistrutti non potrebbero essere comunque ripristinati. La morte, purtroppo, è la conseguenza

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diretta…».«Mi avete mentito!», sbottò Henkel. Pur essendo un’eventualità che aveva già preso in

considerazione, per un istante fu tentato di scappare verso il pontile e distruggere i rotoli.Ma sisarebbetrattatodiunareazioneemotivaenonsarebbestatadalui.Dovevarestarecalmo,misurareleparoleefarequantoavevaprogrammato.«Ok», disse alla fine, accondiscendente. Era necessario prendere tempo per elaborare le

informazioni forniteglidall’olandese.Si sfilò ilborsonee loappoggiòper terra.«Ho fattoquellocheavetechiesto.Voiinvecenonmanterreteipatti…perchédovreiaccontentarvi?»«Peresempio,perchéilnostrocecchinononsbagliaquasimai».L’agentedell’SSVscosselatesta,frustrato.Poialzòlosguardoversolafinestra:lacannadelfucile

diprecisioneerasemprelì,puntatainesorabilmenteversolasuatesta.«Senoneraunveleno…tuttoquellocheavetefattoèstatosolounesperimento,giusto?PerchéavetesceltoStella?»«Acausasua,Andreas…Chialtriavrebbepotutotrovarequeirotoli?».Acausasua…Quelleparoleloturbaronomolto,mafecedituttopernonlasciaretrasparirelesue

emozioni.«Acosaviservonoqueidannatipapiri?».Van Buuren non rispose. Sembrava indeciso se proseguire la telefonata oppure togliere

semplicemente di mezzo Henkel e portargli via la borsa.Ma era uno scienziato, non un volgareassassino…«Siallontanidairotoli.Adesso».Contemporaneamente, un uomo uscì da uno degli edifici e si avviò spedito verso di lui. Non

sembravaarmatoetenevalemanibeninvista.Henkel indugiòancoraperun istante,colmodi risentimentomaconsapevoledinonaverescelta.

Alla fine fece quanto gli era stato ordinato: indietreggiò, come se avesse ricevuto un pugnonellostomaco, e abbandonò il borsone accanto al pozzo. Se voleva sperare di riuscire a salvare Stelladoveva prima uscire vivo da quell’incontro… «Perché siete interessati a quei maledetti rotoli?»,provòachiedereancora,appena il tizioebbe raggiunto ilborsoneeverificato ilcontenuto.«Cosac’entraStella?».Questavolta,daltelefono,nonarrivòalcunarisposta:lavocediVanBuurenscomparve,sostituita

daunritmicotu-tu-tu.

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Venezia.12:40.-09:19:48alladeadline.«L’hai trovato?», esclamò Henkel, mentre trafelato apriva la porta della camera d’hotel. Poi si

bloccòdicolpo,comeilpersonaggiodiundipinto.Lasuaespressionesifecedura.«Eleicosacifaqui?»«Nontiarrabbiare,Kevod…»,sigiustificòElisabeth,sedutaalloscrittoiodavantialsuoportatile.«Veramente sarei ioadoveresserearrabbiata!»,protestòViola, inpiedi, lebracciaconsertee le

spallechesfioravanoilriccotendaggiodellafinestra.Erasenzadivisaeindossavaunpaiodijeanseungiubbottodipelledamotociclista.«Credevofossimodiventatiamici,maforsemisbagliavo».Henkelfeceduepassisullamoquette.SitrovavanoinunaccoglientealbergoaffacciatosulRiode

SanMoisé,pochestanzearredateinstilevenezianoericavatedaun’anticacasadelCinquecento.«Non potevo andare all’appuntamento in compagnia di un carabiniere…», provò a spiegare lui,

evidentementeadisagio.«Oppure, più semplicemente, non ti fidavi di me», ribatté Viola, asciutta. Subito però cambiò

espressione ed estrasse dalla giacca un foglietto piegato in quattro parti, che gli porse. «Però tisbagliavi…avrestidovutofidarti!».Luiafferròilbiglietto,senzacapire.FuElisabeth a cercare di spiegarlo. «Questamattina, poco dopo chemi hai telefonato tu,mi ha

chiamatoancheViola»,disse,staccandolemanidallatastiera.«Miharaccontatodiquantoèsuccessoallabancaedelfattocheerastataappenaliberatadallasicurezza…Nonleavreirivelatoquellocheavevi inmente,mapoimihadettodiavereunapista importante.Mièsembrato ragionevole farlavenire».«GenARTIFInc.?»,lesseluisulfoglio,constupore.«Dicosasitratta?»«RicordiilcomputerdiZonca?».Henkelannuì.Nonseneeranomai separati,ma la seraprima loavevano lasciatoaRoma,nella

centraleoperativadeicarabinierichelostavanoesaminando.«Ci eravamo chiesti come avesse fatto un frate, votato alla povertà, a trovare il denaro per

partecipareaunariccaastadacollezionisti».L’agentevaticanosisedettesulgiaciglioeaccarezzòconlamanoilrasodelcopriletto.«…Eristatotuaipotizzarechenelsuocomputercipotesseesserequalcheindizio»,proseguìViola,

a ruota libera.«Nellacronologiaavevamo trovato l’accessoal sitodiYourBank,manoneravamoriuscitiadaccederealleinformazioni…».«ScommettocheituoicolleghidiRomacisonoriusciti»,lainterruppe.«Ecos’èquestaGenARTIF?»«La multinazionale cinese che ha dato a Zonca i soldi per partecipare all’asta. Non lo ha fatto

direttamente,maattraversounacontrollatachiamataClientManagementService,consedefiscaleinOlanda.Perònonèstatodifficilearrivare finoa loro:sonounasocietà importante,quotataaWallStreetechesioccupadibioingegneriagenetica…nonpassanoinosservati».«Hofattobeneadirledoveeravamo,no?»,domandòElisabeth,socchiudendolelabbra.

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Henkel la ignorò. «Come fai a essere certa che quei soldi siano stati usati proprio per l’asta?»,chieseancoraaViola.«Ilgiornodelbonificodegliolandesi,duemilionietrecentomilaeuro,Zoncahagiratounacifradi

duecentomilaaPaolini…lacauzioneprovvisoria».L’agentevaticano rimase in silenzioper qualche istante, cercandodi riflettere sugli elementi che

avevainmano.«Ricapitoliamoconcalma»,proposepoi.«Zoncavolevaqueirotoli,manonavevaildenaropercomprarli.Qualcunoperòerainteressatoaun’anticaletteradiBonifaciodegliAleramicicustoditanelsuoconvento.Ildomenicanol’harubata,l’havendutaaicinesiehaincassatoilprezzo.Econqueisoldihapartecipatoall’asta».«E se invece Zonca fosse semplicemente un prestanome, magari proprio dei cinesi?», ipotizzò

Viola,passandosil’indicesulfinesopracciglio.«Quellalettera,perquantobenconservata,nonvaletantisoldi…Forseconsegnarlaerasolounmodoperguadagnarsilalorofiducia».«Mapoi i rotolisonostati rubatidalToro».Henkelproseguì il ragionamento.«Icinesipotevano

essereinteressatiarecuperarli?»«Erituchedicevicheilfurtopotevaesserestatocommissionatodaunodeipartecipantiall’asta.La

GenARTIFèunpartecipanteocculto…unoacuinonabbiamofattovisita!».Henkelsialzòdiscattoeandòadappoggiarsialmurodimarmorinorosso,accantoaunsuperbo

stucco veneziano. «Ammettiamo per assurdo che siano proprio loro ad avere rapito Stella, forseperchécredevanocheilladrofosseinVaticano.Haidettochesioccupanodigenetica?»Violaannuì.«Ok, così avrebbe senso quello che stanno facendo…». Ripensò alle parole di Van Buuren, che

aveva parlato diDNA, nucleasi e di un qualche tipo di esperimento. «Ma la domanda è: se la lorosocietà si occupa di biogenetica, a cosa gli servono quattordici rotoli di papiro contenenti antichilibridellaBibbia…?Qualcosanontorna».SivoltòdiscattoversoElisabeth,massaggiandosiilpolsosinistro.Traleditasivedevaungrosso

ematoma, quello che era rimasto al posto del suo smartwatch: se l’era strappato a Burano, pochiattimi prima di abbandonare la borsa con i rotoli. Immaginando che i rapitori non gli avrebberoconsegnato Stella, poco prima di recarsi all’appuntamento aveva contattatoElisabeth per un pianoalternativo:sapevachelaragazzaavevaesaminatoilsuoorologioecosìleavevachiestosesarebbestataingradodirintracciarlo.Elei,conunarisata,gliavevarispostodisì.«L’haitrovato?»,siinformò,avvicinandosialcomputer.Elisabethscossela testa.«Nonancora.Quandoavevoesaminatolosmartwatchperlaprimavolta

non pensavo che avrei dovuto rifarlo… per fortuna l’exploit che ho usato in aereo è utilizzabileancheviaremoto».«Quantotempotiserveperrintracciarlo?»,tagliòcortolui.«Sesonofortunatapoco…».Henkel scosse il capo.Nonvolle saperequantoci sarebbevolutonel casoopposto…«Perché lo

fai?»,lainterrogòinvece.«Perchélofate,tutteedue?Perchémistateaiutando?».Viola si andò a sedere sul letto, appoggiandosi al guanciale e accavallando le gambe, come se

volesse sembrare del tutto disinteressata alla domanda.Ma non era così. «Prima di questamattinacredevo fossimo diventati amici», gli rispose, scuotendo il capo. «E poi, ti sono debitrice: negliultimigiornimihaisalvatolavitaalmenodueotrevolte…senzacontarechehopotutoscagionarmisoprattuttograzieate!».Henkelsorriseappena.Perunistante,soltantouno,sisentìincolpapernonessersifidatodiViola

allabanca.Tentòdiscacciarequelpensiero,rivolgendosiaElisabeth:«Etuinvece?»,insistette.«Di

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sicurononmiseidebitrice,elatuanonpuòesseresolocuriositàperimanoscrittidegliIlluminati».Lei non rispose. Si limitò a girare il capo per un istante, gli occhi lucidi. Subito dopo però si

reimmersenelloschermodelcomputer.Violasialzòeleandòvicino,appoggiandoleunamanosullaspalla.«Nessunometterebbeinpericololasuavitapersemplicecuriosità»,rincaròladoseHenkel.Ancorasilenzio.Masoloperun istante.«Lofaccioperché lareligioneharovinato lamiavita!»,

singhiozzòdicolpoElisabeth,lavocerottadall’emozione.«Harovinatoilmiopassatoenonvoglioroviniancheilmiofuturo!».Violaleaccarezzòlaschiena,manondissenulla.«…Ilmiopopoloè statodistruttodalle lottedi religione»,continuòElisabeth.«E ionehoavuto

abbastanza».«Sono sicuro che c’è dell’altro». Henkel addolcì la voce. Come Viola, aveva capito. «Non mi

sembriunacherischialavitaperlapacenelmondo»,scherzò.«Lofaiperqualcunoinparticolare,giusto?»,laincalzòilsottotenente.Elisabeth rimase immobile, poi alzò gli occhi lucidi verso Viola e annuì. «Io sono ebrea e lui

musulmano…lanostraèun’unioneimpossibile.Seriuscissiadimostrarechele trereligionisonounagrandebugia,nientepotrebbepiùdividerci».Henkel inarcò un sopracciglio, tutt’altro che convinto,ma preferì non commentare. Un silenzio

pienod’imbarazzosiimpadronìdellapiccolastanzad’hotel.Maduròpochiistanti.«Cisiamo!»,dichiaròElisabethall’improvviso,lanciandoun’occhiataalcomputer,cheproprioin

quelmomentoavevaemessounsibiloappenapercettibile.«Sonodentro».L’agentedell’SSVscattòinpiedi.«Seientratanelsoftwaredell’orologio?Dovesitrovaadesso?»«Dalla triangolazione del segnaleGPS sembrerebbe in volo, forse in elicottero, oppure è partito

dall’aeroportoMarcoPolo».«Riesci a collegarti al sistema informatico dell’aeroporto?», si informò Henkel, certo che la

ragazzacisarebberiuscita.«Cerchiamodicapirequantiaereihannoavutoilpermessodidecollarenell’ultimamezz’ora».«Credo di sì, ma ci vorrà del tempo…». Mentre scuoteva appena il capo, si asciugò le ultime

lacrimeconlamanicadellacamicia.«Ok, non importa, provaci!», replicò Henkel. Poi afferrò il cellulare che la ragazza usava per

connettersiainternetecomposeunnumero.«Chichiami?»,glidomandòViola.«Abbiamobisognod’aiuto»,annunciòlui,mentredallacornettasiudivailsegnaledilibero.«Eso

achipossochiederlo!».

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.2oredopo.XiaochenZhaosiavviòlungoilcorridoioilluminatodaunafiladineonesifermòdifronteauna

vetrata.Davantialeisiaprival’hangar4,unagigantescacostruzioneprefabbricata,identicaamoltealtrein

quellazonadellabase.Avevauntettoricurvosorrettodatravid’acciaio,leparetidicementogrezzoe il pavimento lucente.Al centrodelgrande spaziovuoto c’eraunconodi luce, sotto il quale erasistematoilpianometallicosucuieraimmobilizzatalacavianumero45.Xiaochenstrizzògliocchi,per riuscireavederemeglio,edebbe l’impressionecheStellaRosati

stessedormendo.Nonostantelesuecellulesomaticheavesseroattivatolatelomerasi–l’enzimaconilquale l’organismo ripristina la parte finale del DNA – aveva dato ordine di procedere con iltrattamento.Lanucleasiavrebbecontinuatoascorrerenellesuevene,avrebbeindividuatoitelomerisani e li avrebbedistrutti. In seguito, se l’attivatore contenutonellamiscela3 che stavano testandoavessefunzionatodavvero,latelomerasiliavrebbericreatiutilizzandocomestampol’RNAproprio.Con ogni probabilità la miscela 3, che era stata ricreata con l’ausilio della lettera di Bonifacio

rubatadaZonca,avrebberichiestoaltrerettifiche.Tuttavia,ilfattochefinalmenteipapirifosseroinpossessodeisuoiuominilatranquillizzava.Ilprogettoeraabuonpuntoefinalmentecominciavaadareisuoirisultati.Perunistantesivoltòedaunadellefinestredelcorridoioindividuòlasagomalucentedellacupola

delGiardino.Eragrazieaquellacostruzione,checontenevamigliaiadivegetaliincrociatitraloro,che aveva potuto sviluppare la sua idea. E adesso, finalmente, avrebbe potuto selezionarel’angiospermachestavacercando.«Dalladirezionemihannodettochepotevotrovarlaqui».Unavoceladistrassedaisuoipensieri.

Herman Van Buuren, dalla parte opposta del corridoio, avanzava saltellando con il camicesvolazzante.Inmanotenevaunpiccolotabletesorrideva.«Com’è la situazione?», gli chiese la cinese, appena lui le fu davanti. Usò un tono distaccato e

continuòafissarel’internodell’hangar.«Ipapirisonogiàinvolo»,cominciòlui.Poipiantòunamanonellatascadelcamiceesischiarìla

voce.«Sarannosullanostrapistanelgirodiunpaiod’ore».Xiaochenannuìlentamente.«Bene.Isuoiuominihannoverificatoilmateriale?».L’olandesesorrisedinuovo.«Sì».Leporse il tabletemostròunaseriedigrafici sulloschermo.

«Mihannodatobuonenotizie».«A quanto pare», osservò la cinese leggendo i dati sul dispositivo, «avevamo ragione a

concentrarcisuentrambeleangiosperme».«L’esame condotto in aereo è ancora preliminare», aggiunseVanBuuren, più per un eccesso di

prudenza che per reale necessità. «Tuttavia i risultati sono interessanti. Ovviamente dovremoverificare meglio quando saranno qui, in laboratorio… Però ci sono tracce limitate risalenti alneolitico,dicircaundicimilaannifa,ealtreall’etàdelbronzo».«Equesto?».La responsabiledelprogettoGenARTIFindicòungraficoverde e blu sul display.Si

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vedevanoalcunecurve,conpicchinettichesomigliavanoallecimediunamontagna.VanBuurencominciòadannuireinmodoconvinto.Quelloschemaconfermavalabontàdellesue

teorie.Sisistemòilciuffodicapelli,comeinunriflessocondizionato,econunsorrisoconfermò:«Avevoragione:laPhoenixdactyliferarisalecircaal4000avantiCristo.Ancheseillimitemassimodilatitudineerailtrentesimoparallelonord,ilDNAfossilesembrerebbedarerisultatiincoraggianti».Xiaochenspenseloschermoerestituìildispositivo.Poifinalmentesivoltòversodilui,losguardo

penetrante.«Bene.Questosignificachelamiscela3andràmodificata?».VanBuurenfissòoltreilvetroprotettivo,all’internodell’hangar.«Èdecisamenteprobabile,mala

ricostruzionedellecatenemolecolaririchiederàdeltempo».«Quindi,verosimilmente,nonriusciremoatestarelanuovamiscelasudilei?».Xiaochenpicchiettò

conl’anellosulvetro,indirezionediStella.«Ineffetti, la45èunadelleprimecaviecheè riuscitaadattivare l’enzima».VanBuurenfinsedi

adombrarsi.«Perderladispiaceancheame…matemosiainevitabile».

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Baseamericana“CampdelDin”,Vicenza.15:50.-06:09:31alladeadline.LasbarradelcheckpointdivialeFerrarinsialzòlentamente.Unodeimilitaridiguardia,mimeticagrigia,elmettoeM16atracolla,siavvicinòalvetrodelSUV

dei carabinieri e studiò i tre occupanti. Dietro di lui campeggiava un vistoso cartello giallo, initaliano:ZONAMILITARE.DIVIETODIACCESSO.SORVEGLIANZAARMATA.«MichiamoAndreasHenkel,miaspettano»,esordìl’agentevaticanodalpostodelpasseggero.Si

abbassò iRay-Baneguardòoltre ilcancello.Daquellaposizionepotevasolo intuire lagrandezzadella base, un complesso di cinquantotto ettari che sorgeva nell’area del vecchio aeroporto DalMolin.Dallafinedeilavorinel2013,all’internodiquellemurasormontatedafilospinato,eranodistanzadiversemigliaiadisoldatiamericani:sommatiaimilitaridellastoricacasermaEderle,pocolontana,sitrattavadelpiùgrandespiegamentodiforzenelMediterraneo.Il giovane fece cenno di attendere e si avvicinò a una pensilina di mattoni rossi, sussurrando

qualcosa alla radio. Furono necessari soltanto pochi secondi e il cancello principale si spalancò,aprendosisuunlungovialealberato.«Ninthstreet».Indicòunaseriediedificicolorsabbia,tuttiuguali,chesistagliavanosottoleAlpi

innevate.«Un’autoviscorterà»,aggiunseilmilitareinunitalianoappenapassabile.Violaaccennòunsorrisoepigiòsull’acceleratoredell’auto.Superòundossometallicoesiimmise

sulla Avenue, l’arteria principale da cui si dipanavano le “street”, numerate progressivamente. Difiancoall’autosivedevailcampanilediunachiesaealcunicartellicheindicavanoledirezioniperunhotel,unteatro,uncampodabaseballeaddiritturaunconcessionarioChrysler.Lacasermaeraunacittànellacittà,maorientarsinonsarebbestatounproblema,vistocheunajeepverdelesiaffiancòappenadopol’ingresso.«Seguitemi»,fecel’autista,gesticolandoconlamanocomesestesseordinandounarrembaggio.«Ci siamo». Henkel si assestò sul sedile e si voltò verso Elisabeth, sistemata dietro con

l’immancabileportatilesulleginocchia.«Achepuntosei?»«IlsegnaleGPSèstabileesembrastianoseguendolarottadichiarataallatorredicontrollo».Nelle

due ore precedenti, Elisabeth era riuscita a individuare il velivolo sul quale, presumibilmente, erastatacaricata laborsacon i rotolie losmartwatchdiHenkel.Si trattavadiun jetprivatoRaytheonHawkercheavevarichiestoautorizzazionidisorvoloperCroazia,Serbia,Romania,TurchiaeIran.Quelle stesse informazioni erano state fornitedall’agentedell’SSV al suo contatto alla caserma delDin,chedopopocol’avevarichiamato.«Non ti sembra stranochenonsi sianoaccortidel tuoorologio?»,domandòViola,distogliendo

perunistantegliocchidallastradacosteggiatadialberiingiallitidall’autunno.«È nascosto bene. In una tasca laterale…», ribatté Henkel, passandosi una mano sul mento. Lui

stesso,però,erastupitochegliuominidiVanBuurennonsenefosseroaccorti.«Nonvorreiallarmarvi,matemocheabbiateportatosfortuna…».Elisabethsimordicchiòlelabbra

epremetteconansiacrescentealcunipulsantisulla tastiera.«Temoche ilsegnaledellosmartwatch

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siascomparso».«Com’èpossibile?»,ringhiòHenkel.«Forseunpo’tardi,mal’hannotrovato.Oppure…questoèinteressante!».«Cosac’èd’interessante?»«ProbabilmentenonavevanobisognodineutralizzareilGPSdell’orologio…Aquantopareerano

direttiinunazonaparticolare,unablindmap».«Cos’èunablindmap?»,Violaaccennòconilmentoalportatile.Nelfrattempo,sempredietroalla

jeep, avevanosuperato la sesta strada,dove facevabellamostradi séun imponenteAutoParts,ungaragediriparazioneauto.«Una“mappacieca”?»«Ineffettinonèpropriocieca…mailrisultatoèlostesso.Guardatevoistessi».

«Dicosasitrattaesattamente?Sembraunquadrocubista».«SuGoogleMapsalcunezonesonooscurate»,spiegòHenkel,sospirando.«Obiettivisensibili,basi,

installazionimilitari.Avolte,inquelleareevienedeviatoancheilsegnaleGPS».RiflettéperunistanteepoisirivolseaElisabeth.«Invial’immagineelecoordinatealnostrouomo».«Incherazzadiguaiocistaicacciando,Kevod!»,scherzòlaragazza,mentreestrapolavalamappa

elainviavaviaemail.Neiminutisuccessivisilimitaronoaseguireilveicolocheliprecedevaattraversolabase.Nessuno

parlòpiùfinoachenonfuronoadestinazione.La jeep si fermò di fronte a quello che sembrava una specie di terminal aeroportuale, neanche

troppo inminiatura.Due torrettemetalliche, colorate di verde, svettavano sul tetto di coppi. Tuttointornoeratesaunaretemetallica.Oltre,c’eraunapistad’atterraggio.«Andreas,benarrivato».GrahamDawegliandòincontro, tendendolamano.Era lui ilcontattoa

cui Henkel aveva chiesto aiuto: prima di entrare nell’SSV, infatti, l’agente americano era stato distanza,periservizidiintelligence,proprioaVicenza.«Allora?»,lointerrogòl’agentevaticano,conunapiccolaesitazionenellavoce.«Ciaiuteranno?».

Il fatto che gli americani mettessero a disposizione una squadra per una missione di salvataggio

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simile era tutt’altro che scontato. Di fatto, ai limiti dell’impossibile. In altre circostanze,probabilmente, non ci avrebbe neppure provato, ma in quella situazione era stata l’unica sceltapraticabile. Aveva così contattatoDawe, nella speranza che potesse convincere i suoi ex datori dilavoro,egliavevafornitotutteleinformazionioperativedicuidisponeva.«Sì,ciaiuteranno».L’agente fecestradae i tresiavviaronoversounhangarbitorzolutoecon il

tettospiovente.«Ovviamentesi tratteràdiunamissionenonufficiale.Negherannodiavercifornitoognitipodisupporto».«Quanti uomini abbiamo?», chieseHenkel,mentre varcavano la soglia dell’hangar. Subito dopo

peròebbel’impressionechecifossequalcosadistrano.Ilsoleentravadiagonalmente,disegnandolungheombresulpavimentodicementoedavantialoro

c’era una decina di militari in assetto da battaglia. Erano attorno a un tavolo che maneggiavanomappegeografiche.Sisentivaunbrusio,maerasovrastatodaimotoridiunDornier328, fermoapochimetri,sullapista.Eracompletamentebiancoeavevailportellonedicaricoaperto.«Quindici Navy Seals», fu la risposta del collega. «Perfettamente addestrati e agli ordini del

colonnelloGutierrez».Indicòilmilitarepiùanziano,capelligrigiemimetica.Stavafissando,suungrosso tablet, l’immagine della blindmap e aveva un sigaro in bocca. Forse per quello ricordavavagamenteHannibalSmith.Henkel parve stupito. Un simile spiegamento di forze per un privato cittadino era decisamente

anomalo, oltre che eccessivo. «È vero che ti ho salvato la vita in passato…ma questo è davverotroppo!»,scosseilcapo,pococonvinto.PoipresedaparteDawe,poggiandogliunamanosullaspallaesiallontanaronodiqualchepasso.«C’èqualcos’altrosotto.Cosanonmihaidetto?».Ilcollegadell’SSV rimaseinsilenzioperunistante.Eravero,c’eraunparticolarecheal telefono

nonavevapotutorivelareaHenkel.Dopoquantoavevafatto,arrivandoquasiafarloammazzareperordinediSavelli,sisentivaincolpa.Perquellaragione,quandoAndreasloavevachiamato,quattrooreprima,sierasentitoindoverediaiutarlo.Ricordava di aver visto Hannibal Gutierrez a palazzo Pitti, a Firenze, e aveva letto della donna

uccisa da Paolini. Secondo alcuni giornali si trattava di un’americana e non un’inglese, come erastatodichiarato.NonsapevaseleduecosefosserocollegateoselaCIAc’entrasseinqualchemodo,tuttaviaavevadecisodiprovarciugualmente.AvevacosìchiamatoilsuoexcomandanteallacasermaEderleegliavevaraccontatodeirotoli,diHenkeledell’accaduto.Sorprendentemente,invececheilsegnaleGPSolarottatracciatadairapitori,ciòcheavevasmossoleacqueimmediatamenteerastatounsemplicenome:GenARTIF.«Liteniamod’occhiodatempo…»,avevarivelatoilgenerale.Poigliavevaillustratobrevementele

pocheinformazionidiintelligencenonsensibiliegliavevachiestodirichiamareHenkel.E così i due agenti del Servizio Segreto Vaticano si erano ritrovati l’uno di fronte all’altro in

quell’hangar.«Diciamocheincambiodellevostreinformazionitidarannounpassaggio…»,chiarìl’exagente

dellaCIA.«Ancheseilloroveroobiettivoèunaltro».«Quale?»,incalzòHenkel.«Acosasonointeressati?».Ilcolleganonrispose.Poi,però,decisedirivelarequantosapeva.«Stellanonèlasolaaesserestata

rapita…»,sospirò,quasiavessepauradiciòchestavaperdire.«SolonegliStatiUnitisonodecineledenuncedisparizione».«Econquesto?»«Non tutte le persone scomparse sono alle Maldive con l’amante…», aggiunse Dawe, neanche

tropposarcastico.«Sembrachesiastatorapitounnumeroconsiderevoledidonne,peraltrifini».

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Henkelrestòsenzafiato,limitandosiafissareViolaedElisabeth,pocodistanti,chesiguardavanoattornospaesate.«Guarda qui».Dawe estrasse il cellulare e glimostrò una strana fotografia. «Me l’hanno inviata

pochiminutifa,dopochemihaifattomandarelecoordinatedellablindmap».

Henkelrestòimmobile,senzacapire.«Cos’è?»«Una foto inviata da un satellite spia. È quello che c’è sotto la blindmap: sembra una specie di

gigantescaserra.Finoapoco fanessunoera stato ingradodiassociare le sparizionialle indaginisullaGenARTIF».«Credodinoncapire».«Stellaèunadelletante…».«Tantecosa?Parlachiaro,Graham».L’agenteDawesospirò,incercadelleparolepiùadatte.Poiandòdrittoalpunto:«LaCIAcredeche

stianotestandoarmichimiche,didistruzionedimassa,sucavieumane!».

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Oralocale20:40.Fuoridaicancellieracalatounbuiofitto,squarciatosolodaqualchelucedacampeggio.Lungo la recinzione, un muro di cemento armato alto sei metri e sormontato da inferriate

acuminate,eranoaccampatediversecentinaiadipersone.Alcunidisponevanodisacchiapeloetendedacampeggio,mentrealtridormivanosugiaciglidifortuna.MassoudDinmohammadieraunodeipiùfortunati:avevareclinatoilsediledelsuopick-upesiera

coperto con un plaid a quadri. Faceva molto freddo, eppure la piccola Ana era sudata fradicia.Sdraiatasulsedileposterioreavevagliocchiserrati,conlepalpebregonfiechenonsmettevanounsecondoditremare.Laguidaleaccarezzòdolcementeicapellibiondieriuscìastentoatrattenereunsinghiozzo.Aveva

decisochenonsarebberimastoconlemaniinmanoadaspettarechesuafigliamorisse.Lacinesegliaveva mentito, di quello era certo. Ecco perché era tornato al Meidan, ignorando perfino ilmessaggiourgentedisuofratello,chedicevadiaverglitrovatounnuovolavoro.Fissòl’orologio,impaziente:eraquasiora.Peringannarel’attesarivolselosguardoversolabase.Dallasuaposizionesoprelevata,ailimitidel

bosco,riuscivasoloascorgeregliedificipiùalti,conalcunefinestreaccese.Guardandoversosud,oltreilmurodicinta,eraperòpossibileindividuarelasagomascuradell’immensacupolachiamatailGiardino.Mentreprovavaaseguireunfasciodilucesparatoversoilcielodallatorredicontrollo,laporta

della suaNissan si aprì.Una donna, con gli occhi neri comequella notte, forse di una quarantinad’anni,sisedettesulsedile.«Ciseiriuscita?»,ledomandò,senzaaspettarecherichiudesselosportello.Lei indicò il cancellodellabaseche, seppurabbastanzadistante,da lì sivedevabenissimo.«Non

qui».Massoud non fiatò e mise in moto. L’aveva conosciuta solo pochi giorni prima, al suo arrivo

all’accampamento.Come lui, avevaun familiaremalatoeavevasentitodellevoci sulleguarigionimiracolose.Ecomelui,purtroppo,nonavevaottenutoalcunrisultato.Finoaquelmomento.«C’è un problema», comunicò la donna, appena l’auto si fu spostata tra gli alberi, in un punto

abbastanzaappartato.Poiestrassedalla tunicaalcuni fogliaquadrettipiegati inpiùparti.«Hosoloquesto!».«Fa’vedere».Massoudglielistrappòdallemanieliportòafavorediluce.Sivedevaunoschema

piuttostogrossolanodegliedifici,dellestradeedell’aeroportodellabase.«Quièdovetengonoimalati».Leipassòconilditoossutosullapartecentraledeldisegno.«Sono

seihangar,grandicomecampidicalcio».«Questo è l’edificio dove sono stato io», fece notare invece la guida, indicando un’altra grande

costruzionerettangolare,situatadifronteaglihangar.«Quiinvece,dallaparteoppostarispettoanoi,cisonol’ingressosecondarioeglialloggi».Accarezzòconl’indiceildisegnosucuieratracciatountondinorosso.

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«Non riusciremomai a entrare.Laguardianonè statadiparola», sigiustificò lei, quasivolessemetteresubitolemaniavanti.Inquelmomentoloscricchioliodiunramospezzatofecetrasalireentrambi.Massoudsiaffrettòa

infilarsi in tasca i fogli e trattenne il respiro. Ma un secondo dopo l’allarme rientrò: un grossocinghialerischiaratodallalunafececapolinotraglialberi.Annusòilterrenoperalcuniistantiepoiproseguìindirezionedell’accampamento.«Qualèilproblema?»,bofonchiòlui,subitodopo.«Lamappasembraaposto».Ladonnascosseilcapo.«Vuolepiùsoldi,tremiliardidiriyāl».Ungelidosilenziocaddetraidue.PeruninstanteMassoudsmiseperfinodirespirare.Poi,invece,

battéviolentementeilpugnosulvolante.Quellacifra–chealcambioammontavaacircacentomiladollari – era assolutamente fuori dalla loro portata. «Non erano questi gli accordi!», imprecò,digrignandoidenti.«Dovevaanchefarcientrare!».«Dicechequellochegliabbiamodatoèappenasufficienteperquestidisegni».«Papà?».LavocedelicatadiAnahitaliinterruppe.L’uomosivoltòversolabimbaelesorrise:erasedutasulsedile,unpiccolopelucheinmanoei

capelliarruffati.«Amoremio,tiseisvegliata».Leaccarezzòlaguancia.Leiglisorrise,maMassoudsentìunbrividopercorrerglilaschiena.Neisuoiocchivuotiriuscìa

leggeresolorassegnazione.«Trapocostaraimeglio»,larassicurò,sapendodimentire.Immediatamentedopo,però,fececenno

dinoconilcapo:sembravafossestatocolpitodaunceffone.Sirivolsealladonnaedisse:«Siamoarrivatifinoaquienoncifermeremocertoadesso!».«Edovepensiditrovaretantodenaro?».Massoudestrasseilcellulareerichiamòunnumerodallamemoria.«Forseunmodoc’è».

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ConfineTurchia-Iran.FusoorariodiTeheran,22:50.-01:39:08alladeadline.«Buonafortuna».Ilpilotadell’elicotteroportòlamanoallafronte,inunaccennodisalutomilitare.Il terreno, avvolto nell’oscurità, era solo a un paio dimetri d’altezza.Tra imulinelli d’aria che

sollevavanocumulidipolvere,Henkelsaltògiùaffondandonelfango.SubitodopoaiutòElisabetheViolaascenderesulfondosconnesso.Lostessofece,dalportelloneopposto,l’agenteDawe,chesilanciòconungrossoborsonesullespalle.Quando i quattro passeggeri furono tutti a terra, il Sikorsky S-70 si alzò lentamente. Illuminò la

radurabrullaconunalucebiancapostasullapanciadelvelivoloeinpochisecondiscomparveoltreilconfine.Erano stati portati in quella spianata di rocce, arbusti emuschio dopo essere atterrati nella base

NATOdiPazar,inTurchia.Dalì,abordodell’elicotteromessoadisposizionedalcolonnelloHannibalGutierrezavevanooltrepassatoilconfineconl’Iran.«Direi che c’è tutto quello che avevo chiesto!», esclamòGrahamDawe, chino su un borsone di

armi.Tenevatralelabbraunatorciaestavaverificandoilpiccolospyderradiocomandatomessoadisposizionedai suoi ex colleghi.Rovistò ancora nella borsa ed estrasse duepistolemitragliatriciHeckler&KochMP7eunacompattaWaltherP99.«Sieteancoraintempopertirarviindietro»,disseHenkelalledueragazze.Lasuaespressionedura

erailluminatasoltantodallalucedellaluna,cherischiaravadebolmentelaradura.Tuttointornononsivedevanochepromontoriaccidentatielepuntedeglialbericheondeggiavanoallefolatedivento.«Noncipensoproprio».Elisabethsistrinsenelgiacconeebattéipiediperterraperdifendersidal

freddo.«C’èunapistolaancheperme?»,scherzòpoi,osservandol’ombradiDawechearmeggiavaconlamitraglietta.Lui, dopo uno sguardo d’intesa conHenkel, le passò la piccolaWalther. In quell’istanteViola si

avvicinò di un passo, incespicando con gli anfibi sul terreno accidentato. Nonostante la paura sisforzavadiappariresicuradisé.«Tihopromessochetiavreiaiutatoenonrinunciocertoadesso».Henkel annuì, felice di quelle risposte. Smise di chiedersi perché, dopo tutto quello che avevano

passato, le ragazze fossero ancora lì, al suo fianco, e si concentrò su ben altre preoccupazioni:durante il viaggio dall’Italia aveva avutomodo di parlare con Gutierrez. Gli era sembrato anchetroppocomprensivonei suoiconfronti.Avevapromessocheappenaatterrati inTurchia li avrebbefatti accompagnare al confine, come in effetti era stato. Successivamente, aveva garantito chesarebberostatiscortatifinoallabaseGenARTIFdaunapersonafidata.Tuttodecisamentetroppofacile.Tantofacilechesembravaquasicifossequalcos’altrosotto.Mail

temposcarseggiava:conilfusoorarioiraniano,spostatoavantididueoreemezzarispettoaquellodi Roma, la deadline era fissata a mezzanotte e mezza ora locale. Troppo poco per farsi tantedomande.«L’auto dovrebbe essere qui a momenti». Dawe si caricò il borsone in spalla senza apparente

sforzo.Ancheinquelmomento,dopoquasiquattroorediaereoeun’oradielicottero,isuoicapelli

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eranopettinaticomesefosseappenauscitodalparrucchiere.«Ci possiamo fidare dei tuoi ex colleghi dellaCIA?», lo interrogòHenkel, spostando lo sguardo

sull’orizzonte,indirezionedellasagomaneradelmonteSahand.«Nonabbiamoaltrasceltamipare…»,rispose,laconico,l’exfedelissimodiSavelli.«Perlorosiamoundiversivononrintracciabile.Giusto?».Dawesospirò.«Temodisì.HaivistoiNavySeals?Quellaègentechenondelegaillavoro…».«Questosignificacheseavesserovolutodavveroaiutarci,salvandoStellaelealtre“cavie”,nonci

avrebbero fatto arrivare fino a qui…», commentò Andreas, amaro. «Sarebbero intervenutidirettamenteenoialmassimoavremmovistoilraidattraversoletelecameresuilorocaschi».«Cheintenzionihannosecondovoi?»,domandòViola,un’incertezzanellavoce.Fecesprofondare

lemaninelgiacconeesivoltòversoGraham.Dawe sorrise, fissandola. Nonostante avessero dichiarato la loro volontà di partecipare al

salvataggioerachiaroche lei edElisabeth fossero spaventate.Eneavevano tutte le ragioni: eranoprivediaddestramentospecificoefacevanopartediunasquadradisolequattropersone.«GliuominidellaCIAhannoparlatodiciviliaccampatifuoridallabase.Sembracheprotestinodagiornidifronteaicancelli»,spiegòpoi.«Sepotesseroentrarecreerebberounpo’discompiglio.MagariconilC4checihannofornitoimieiconnazionali…».«L’unico modo che abbiamo per intrufolarci nella struttura è sfruttare la situazione», spiegò

Henkel.Nelfrattempooltreuncrinalecominciaronoanotarsiifariintermittentidiun’auto,lanciataatutta velocità verso di loro. Un gruppetto di tur, capre selvatiche che evidentemente li stavanoosservando,sidileguòvelocementedietroicespugli.«Seriusciamoafomentarelarivoltacreiamoundiversivo».«Tuttoquestoinun’oraemezza…»,borbottòElisabeth,traidenti.«Egliamericanicosaciguadagnano?»«Lastessacosacheciguadagniamonoi:unadistrazioneperledifesedellabase»,fularispostadi

Andreas.«Inpiùsevenissimocatturatinonsaremmoinalcunmodocollegabilialoro».Diversivononrintracciabile.«Alloraunlorointerventopotrebbeessereimminente…».Violatacqueperunistante,guardandoli

unoperuno.«Lecavienongliinteressano,altrimentinoinonsaremmoquiaintralciarli.Pensatechevoglianoimpossessarsidellearmichimiche?»«È inutilechecigiriamo intorno», intervenneDawe,conuna tranquillitàsorprendenteperquella

situazione.«Labufaladellearmididistruzionedimassal’hogiàsentita;epoi inaereo, tra iNavySealsnonhovistoscienziatioespertidiarmichimiche.Misembra improbabilesiano interessatiaquelle».«Irotoli…»,annuìViola.«GliinteressalastessacosachevolevalaGenARTIF».«È possibile che Allison Gray, l’unica donna uccisa nell’attentato da Paolini, fosse della CIA»,

ipotizzòDawe.«Secondoalcunevoci,nonerarealmenteunanobildonnainglese.Seeradavverodeiservizisegretiamericanituttoavrebbepiùsenso:probabilmenteancheimieiexcolleghieranosulletraccedeipapiri.Volevanopartecipareall’asta,malaGrayèstatauccisaeirotolisonostatirubati.Comenoilihannocercati,masenzasuccesso.EpoièarrivatoAndreasconilregalopiùinaspettatoservitosuunpiattod’argento:laposizioneGPS…».«Per mister Kevod quei papiri contengono solo stronzate…», intervenne Elisabeth, un ghigno

beffardodalqualeemergevanogliincisivibianchissimi.«ChissàcomemaiseneinteressaanchelaCIAallora!».«Nondireunaparolasull’Area51osciocchezzesimili»,lafermòHenkel,ancheluiconilsorriso

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sullelabbra.Inquelmomento, l’autochesistavaavvicinandosobbalzandosullastradasterratasbucòoltregli

arbusti.Eraunpick-upNissansgangheratocheliraggiunseinpochiistanti.«Presto.Salite»,ingiunse,inun’inglesestentato,MassoudDinmohammadi.

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InvolosulmonteArarat,Turchia.Un’oradopo.“Ilmigliorguinzaglioèquellochenonsaidiavere”.Mentre scrutava nel buio, oltre la fusoliera dell’elicottero Black Hawk, il colonnello Hannibal

Gutierrezripensavaalsuopiano.Se tutto era andato come da programma, Henkel e soci dovevano ormai essere arrivati a

destinazione.ErastatoluiametterliincollegamentoconDinmohammadi,laguidadiTabrizchelaCIAtenevad’occhiodatempo.L’intelligencesapevachel’uomoeragiàstatoalMeidaneoffrendoglilagiustacifral’avevaconvintoascortaregliagentivaticanifinoallabase.Sorrise tra sé,pensandoche finalmente la fortunaavevagirato.Finoapocheoreprima tuttoera

andatostorto: l’agentedellaCIA incaricatadiacquistare i rotolierastatauccisaaFirenzee ipapirirubati.Anullaeranoserviteleindaginisuccessive,ilcolloquioconAurelioRandazzoelepressionisuSavelli.NeanchegliagentiinIsraeleeGreciaavevanoottenutomiglioririsultati:néFriedman,néSimonidessieranorivelatiutiliarintracciareirotoli…salvopoiesseretuttiuccisi.Maallafinelecosesieranoaggiustate:eraarrivatoDaweconlasuastoriastrappalacrimeeadessoisuoiburattinisitrovavanoesattamentedoveilguinzaglioinvisibileliavevaportati.Gutierrezsivoltòversolacabina:dietrodiluieranopronti,inassettodaguerra,ottoNavySeals

delBlueSquadroneunalabradordinomeEnya.Pocodistante,nell’altroelicottero informazione,erano sistemati altri settemilitari in compagnia di un secondo cane segugio.L’operazione “Uruk”stavaperandareinscena.«Ildroneinviaimmagininitideeisatellitisonoinposizione»,urlòunodegliuomini,cercandodi

sovrastare il frastuono del rotore. Aveva lo sguardo posato su una console con display a fosforiverdi.«Abbiamodiversi“occhi”inorbitasincronafissisullazona».«Situazione?»,siinformòGutierrez,portandosiilmicrofonodavantiallabocca.«Per adesso tranquilla: nella parte ovest, nei pressi del fiume, si contano alcune centinaia di

persone».Hannibalsorriseeassaporòilsuosigaro.Inquell’istanteilBlackHawksialzòdiquota,dandouno

strattoneaimilitarisedutigliunidifronteaglialtri.Davantialorobalenarononelbuiolelucidiunvillaggio.«Stiamo entrando nello spazio aereo iraniano», proclamò il pilota, senza togliere gli occhi dai

comandi.«I Chinook sono atterrati?», si informò ancora il colonnello alla radio. Si trattava di elicotteri

stealth, invisibili ai radar, che fungevano da supporto.Erano decollati dodiciminuti dopo di lorodalla pista di Bashur, in Iraq. Dovevano attenderli in un’area desertica, a due terzi di distanzadall’obiettivo.Ci fu un istante di silenzio, poi una voce proveniente dall’altro Black Hawk lo rassicurò. «In

posizione.Comedaprogramma».«Forseci siamo», intervenneall’improvviso ilmilitarechecontrollava le immagini restituitedai

satellitispia.

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«Cosasuccede?»«Sembracheilpianofunzioni…ilnostrogiocattoloèinmovimento».Hannibalaspiròcongustoilcubano.«Teniamocipronti.Siballa!».

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:10.-00:19:04alladeadline.Lastanzaasetticadellaboratoriodibiologiamolecolareeraimmersanelsilenzio.Perlavorarein

sicurezza,erastatasterilizzataconraggiUVederalaprimavoltachevenivautilizzata.All’interno, accanto a una cappa a flusso laminare, HermanVan Buuren era intento a prelevare

alcunimicrogrammidipapirodallasuperficiedeimanoscritti.Era euforico. Aveva trascorso gli ultimi giorni ad attendere quel momento e finalmente era

arrivato.L’aereoconirotolieradapocoatterratosullapistadellabaseeluisieramessosubitoallavoro.Aveva scelto accuratamente la zona su cui intervenire, selezionando un lembo di circa un

centimetroincuinonvieranoscritte,esierapreparatoperl’operazione.Ilrischiomaggioreeralacosiddetta cross-contaminazione, l’eventualità cioè che ilDNA contenuto nel reperto simescolasseconmaterialegeneticoestraneo.PerquellaragioneVanBuuren,avvoltoinunatutasterileazzurra,respiravaattraversounamascherinaeindossavaanchedegliocchialispeciali.Fortunatamente, nonostante non fosse possibile ricostruire gli spostamenti degli ultimi giorni, i

papiri sembravano inottimostato.Edi certo, ai finidella conservazionedelDNA fossile, avevanogiovatoancheiprecedentiottosecoli,incuieranostatisepoltiinunalandadesolatadell’Islanda.Conl’aiutodellostereomicroscopio,lentamenteavvicinòilbisturialpapiroetagliòconprecisione

la superficie scabra. Impiegò i successivi minuti per sterilizzare il reperto e inserirlo in unamicroprovetta.Aggiunseiltamponediestrazioneetiròunsospirodisollievo.Perquellaseraavevaconclusoleoperazioni:primadipoterdisporredell’estrattodiDNA fossilesarebberoinfattidovutetrascorrere diverse ore di incubazione a sessanta gradi. Ciò nonostante, lui già pregustava la fasesuccessiva,quellaincuiavrebbeinseritoilfruttodellesuefaticheprimainunplasmideepoiinunagrobatterio.EralostessoprocedimentochesiutilizzavapercrearegliOGM:sfruttavaunaparticolareattitudine

delbatterio,ilqualeeraingradodiinnestareDNAesogenoneicromosomidiunacellulavegetale.Lecellulecosìmodificatesarebberostate fattecresceree le relativepianteavrebberopoicontenuto ilDNAfossileestraneo,integratocomepropriocorredogenetico.Sapeva che con unamonocotiledone come il papiro il risultato era tutt’altro che scontato. Forse

avrebbe potuto addirittura scegliere la tecnica del bombardamento con microproiettili di oro otungsteno.Manonloavevafatto.Isuoistudisuigeniricombinanti,ilmotivoprincipalepercuierastato scelto daXiaochen Zhao, gli dicevano che era sulla strada giusta. E in ogni caso, se avessefallitoavrebbepotutosempreriprovareconglialtritredicirotoli…conbuonapacedellecavieallequalierastatosomministratol’enzimadirestrizione.«DottorVanBuuren,scusiseladisturbo».IlvisodiHenryLee,ilcapodellasicurezza,comparve

sul monitor dell’interfono. Era un cinese cresciuto in Inghilterra e, forse a causa della calvizie,sembravapiùvecchiodeisuoitrent’anni.Lo scienziato alzò lo sguardo verso il fornetto di ibridizzazione, dalla parte opposta del

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laboratorio,elofissòincagnescoattraversoilgrandedisplayappesoallaparete.«Forseabbiamounproblema»,disseLee,conilsuopronunciatoaccentodaeastenderlondinese.«Avevodettochenonvolevoesseredisturbato»,lorimproveròl’olandese,seccato.«Lo so», si giustificò il capo della sicurezza. «Ma credo che quello che sto per mostrarle le

interessiparecchio…».Nelloschermocomparvel’immaginein8Kripresadall’ingressoovestdellabase.Sullosfondosi

vedevano i manifestanti accampati, ma in primo piano c’era un piccolo oggetto, che si muovevalentamenteversoilcancello.«Di cosa si tratta esattamente?», chiese Van Buuren, riponendo il microtubo che stringeva tra i

polpastrelli.«Sembrerebbeunaspeciediragnotelecomandato».«Ma che diavolo…?Unmomento».Un’espressione preoccupata, se non addirittura di terrore, si

dipinse sul volto dell’olandese. «Faccia intervenire una squadra. Presto, non c’è un secondo daperdere!».

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pochiistantiprima.«Cherazzadipostoè?»,esclamòElisabeth,quandoilpick-updiMassoudsifermòtraglialberi,

oltreuncrinale.Nonostantefossebuiopesto,lavallatadell’AdjiChay,chesiaprivasottodiloro,luccicavacome

una lamadicoltelloalla lucedella luna. In fondo,addossataallamontagna,si stagliava l’immensabase cinese, costellata da decine di edifici e con una pista d’atterraggio illuminata. Nella parteterminale si notava un grosso velivolo bianco con il logo UN sulla fusoliera. Ciò che più laimpressionò fu però l’imponente cupola che si innalzava nell’oscurità come un giganteaddormentato.«La chiamano ilGiardino», riferì l’autista, la voce ridotta quasi a un sussurro. «Sembra sia una

grandeserra».Durantel’ultimaora,l’exguidairanianaavevaavutomododiraccontarepersommicapiciòche

sapevadell’installazione.Aveva spiegato cheda alcunimesimoltevoci si rincorrevano in città: sidiceva che in quel luogo avvenissero guarigioni miracolose. Per quella ragione molti poveridisgraziatisieranoaccampatifuoridaicancellinellasperanzadipoteraiutareilorocari…eluieraunodiquelli.«Cos’ha esattamente tua figlia?», gli aveva domandato Viola, mentre l’auto si inerpicava su un

sentiero tortuoso. Come gli altri componenti della missione, era rimasta assolutamente sconvoltaquando,all’arrivodiMassoudalconfine,avevasaputodellapiccolaAnahita…edelmotivoper ilqualel’uomol’avevaportataconsé.«Unmalechenonpuòguarire!»,avevatuonatolui.Poiavevafattounapausa,fissandonell’ombra

la strada fangosa oltre il parabrezza. Davanti a loro avanzava la silhouette dei monti Savalan etutt’intorno i filaridiquercescorrevanovelocicomequadri impressionisti.«Nonstorischiandolamiavitapervoi»,avevaaggiuntodopoalcuniattimid’imbarazzo.«Lostofacendosoloperlei!».«Ecomepensichepotremoaiutarti?»,gliavevachiestoHenkel,conlasuasolitaschiettezza.«Gliamericanimihannodettocheentreretenellabase».Sieravoltatoversol’agentedell’SSVelo

avevafissatoconunosguardodeciso.«Vogliosolovenireconvoi.Poimelacaveròdasolo».Dawe,cheerasedutopropriodietroall’autista,aquelpuntoeraintervenuto:«Epoi,quandosaremo

dentro,cosahaiintenzionedifare,esattamente?».Fino a quel momento Massoud era stato in dubbio se rivelare i particolari del suo piano.

Inizialmenteavevaperfinopensatodiattuarlodasolo.LavistadellearmidiHenkelecompagniloaveva però convinto del contrario: forse potevano essere utili l’uno agli altri. Per quella ragioneavevaestrattounfoglioaquadrettipiegatoinquattropartieloavevapassatoall’americano.«Cos’è?»«Ilmotivopercuihoaccettatoquestolavoro»,avevaconcluso.Eun’ora più tardi l’operazione era in pieno svolgimento: l’ex guida aveva fermato l’auto su un

promontorionascosto tra i ramieHenkeleDaweeranoscesiapiedi.Comeduefantasmisieranoaddentrati tra i rovi e nel buio si erano diretti al cancello occidentale della base, passando per

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l’accampamento.Massoud,invece,erarimastoinautoconsuafigliaeleduedonne.«Dovesiamoesattamente?».Elisabethstavaarmeggiandoconilsuosmartphone,maacausadella

schermaturasatellitare,ildispositivononriuscivaadagganciareilsegnaleGPS.«Vicini al confine con l’Azerbaigian e l’Armenia», gli rispose l’iraniano. «L’antico nome delle

paludi dell’Adji Chay èMeidan, che significa “giardino recintato”. Forse è per quello che hannochiamatolabaseilGiardino».«Comehaidetto?».L’espressionediElisabethsiilluminò,rischiaratanonsolodallalucebiancadel

displaydeltelefono.Lospenseesisporsetraisedili.«Giardinorecintato?».Massoudparvestupitodallareazionedellaragazza.Accennòquellochepotevasembrareunsorriso

eannuì.«Nonèpossibile!»,sentenziòlagiovane,convoceferma.«Che cosa significa?», domandòViola.Come in un riflesso condizionato accarezzò la testina di

Ana,sdraiataaccantoalei.«QuandoilVecchioTestamentoparladelgiardinodell’Eden»,spiegò,«lodefinisceGan-Eden,che

letteralmentesignifica“giardinorecintatoeprotetto,situatoinEden”».Viola rimase interdetta.«Giardinorecintatoeprotetto», ripetépoi.«SeMeidan significa la stessa

cosaèdavverounastranacoincidenza».«Il terminegan corrisponde all’iranicopairidaeza, che richiama ilparadeisos greco». Elisabeth,

moltopiùeccitatadiquantolasuavocelasciasseintendere,sciorinòlesueconoscenze.«Senofontechiamava“paradiso”igiardinideibabilonesi,incuisicoltivavanoalberidafruttadiognigenere».«Dovevuoiarrivare?»«…Anchenell’OdisseadiOmerosiparladiun“grandegiardino”,incuisicoltivavanofruttiche

non mancavano mai in ogni periodo dell’anno». La ragazza abbassò la voce, ma faceva fatica acontrollarsi. Si sporse dal parabrezza e indicò, poco lontano, i due corsi d’acqua che avevanoattraversatoprimadiparcheggiare.«SidicechefosselaresidenzadelrefenicioAlcinoo,discendentediPoseidone,echefossecollocatotraduefiumi.Esattamentecomequestabase!».Violascosseilcapo,incredula.«Staidicendocheunamultinazionalecinesehacostruitounaspecie

digiardinodell’Edenechelohafattonelluogoincuierarealmenteilparadisoterrestre?»«Secondo la teoria dei creatori che non piace aKevod, l’Eden non era altro che un laboratorio

sperimentale.Ungrandegiardinorecintato,oforseunaserra,dovevenivanofattigermogliarealberidiognitipo»,chiarìElisabeth.«ComedicelaGenesi,lìvenivanoincrociatepianteicuifruttierano“piacevolidavedereebuonidamangiare”».«Seipazza».«Tistupirestisefossiaconoscenzadellerecentiscopertepaleobotaniche!Proprioinquestazona,

negliultimicinquemilaanniècomparsoquasidalnullaunnumeroimpressionantedivegetali…Chepoisisonoevoluticonaltrettantasorprendenterapidità».«Questa è una grande serra!», si intromise l’autista, all’improvviso, fissando le due donne nella

penombra del veicolo. «Qui si occupano di “angiosperme” e “palinologia”». Nonostante il suoinglese fosse appena decente, aveva ben compreso le parole di Elisabeth e aveva ripensato al suocolloquioconlacineseacapodellabase.«Quellochefannoèproprioincrociarespecievegetali».«Se fosse così, tutto avrebbe più senso: anche il furto dei rotoli». La ragazza si mordicchiò le

labbraesubitodopo indicò l’immensacostruzionechedominava lavalle.«Hannocostruitoquestagigantescaserranelluogoincui,presumibilmente,cidovevaessereilgiardinodell’Eden».«Ammessochetuabbiaragione»,disseaccondiscendenteViola,«enonnesonoconvinta…quale

sarebbeloscopodellabase?EpoiperchérubareimanoscrittidegliIlluminati?».

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In quel momento lo sportello anteriore del pick-up si aprì con un clangore stridulo di lamieraarrugginita.«Cisiamo»,sibilòAndreasHenkel,emettendounanuvolettadicondensa.Dietro di lui ancheGrahamDawe si sistemò sul sedile. «Il ragno è in posizione».Nonostante il

pericolo,eracontentodiesseretornatoinazioneesoprattuttodipoterrestituireungrandefavoreaHenkel. Poggiò i pollici sul telecomando e premette il pulsante. «Metti inmoto…e cheDio ce lamandibuona!».Nonpassòunsecondocheunbaglioreaccecanteilluminòlanotte.Subitodoposiudìunboatoela

terratremò.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:13.-00:16:58alladeadline.XiaochenZhaoscattòinpiedi,allarmata.Siprecipitòallagrandevetratadelsuoalloggioecercòdi

scrutareindirezionedell’esplosione.Fino a quel momento era rimasta sdraiata sulla sua chaise-longue di pelle, collegata alla solita

flebo. Quella speciale soluzione, ancora non ufficialmente sul mercato, la faceva sentire meglio:purificavalesuearterieealcalinizzavailPHcorporeo.Perleieradiventatoquasiunrito,sicollegavaallaboccettaementreaspettavachelasostanzaleentrasseincircolo,fissavalesuecaviesulgrandemonitoraparete.Quella sera era rimasta con gli occhi fissi sull’hangar 4 e sul suo unico occupante, il 45. Stella

Rosati, legata a un tavolo metallico e con un grosso oggetto cilindrico in bocca, era ripresa dadiverseangolazioni.Sembravastessedormendo.Ladonna,che inizialmente leeraservitasoloperriuscire a impossessarsi dei rotoli vecchi di tremilasettecento anni, si era dimostrata la cavia piùpromettente. Le sue analisi erano incoraggianti: finalmente sembrava che i suoi telomeri – il cuiaccorciamento è la principale causa biomolecolare dell’invecchiamento umano – siautoripristinasserototalmentecomenellecellulestaminali.Ederanosoloall’inizio.LesequenzediDNA trovateneipapiriavevanoconfermatolesue teorie:

c’erano tracce evidenti di un vegetale antenato della palma da dattero, la Phoenix dactylifera.Esattamentequellocheavevanosintetizzatonellamiscela3.Certo,queiprimiesperimentieranostatiportatiavanticonipochirestifossilirinvenutinellaletteradiBonifacio,maprestolecosesarebberomigliorate: ipapirieranomoltopiùantichieperquella ragioneconmoltipiù frammentidapoterestrarre.DopoessersisdraiataavevacosìposatolosguardosulleripresediStella.Pochiminutipiùtardiuna

forteesplosioneavevascossolabase.Eadessosi trovavaallafinestradelsuoalloggioconlosguardopuntatosuunacolonnadifumo

nero.«Cosaèsuccesso?»,sbraitò,stringendoiltelefonoconlasuamanominuta.«Imanifestanti…»,silimitòadireHenryLeedall’altrocapo,conunsuonoametàtraunrantoloe

unsospiro.«Sembraabbianopiazzatodell’esplosivoaicancelliovest».«Mandate tuttigliuominidisponibili…»,ordinò lei,convoceferma.«Nonpossiamopermetterci

chequeipezzentiriescanoaentrare».Altelefonocifuun’indecisione.«Veramente…sonogiàdentro».Xiaochen divenne verde di rabbia.Batté un pugno sul tavolo con tutta la sua forza. Subito dopo

azionòicomandideimonitordisorveglianzaesuunapartedelloschermocomparveroleimmaginidei cancelli: in quello principale si vedeva un fiume di gente che avanzavaminaccioso verso glihangar. Avevano cartelli in mano e urlavano slogan nella loro lingua. Ma non fu quello aterrorizzarladipiù:ancheilcancellosecondario,l’ingressoB,eraspalancato,conledueguardiedisorveglianzaaterra.Capìimmediatamentecosapotevaessereaccaduto:labombaservivasoloadistrarreisuoiuomini

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dall’obiettivoprincipale.Si strappò la flebo dall’avambraccio con un gesto d’ira e si diresse a grandi falcate verso

l’ingresso.Loaprìesibloccòdicolpo.«Dove crede di andare?». Massoud Dinmohammadi le puntò la pistola alla fronte e la spinse

all’internodell’appartamento.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:15.-00:14:12alladeadline.L’ideadiprendereinostaggioladirettricedellabaseeravenutaaMassoudalcuneoreprima.Per

quellaragioneavevapagatoapesod’oro,daunadelleguardie,lamappadelsitoconl’indicazioneesatta di quale fosse il suo alloggio. Poi quel tizio aveva preteso più soldi per farli entraredall’ingressosecondarioeluiavevaavutoilcolpodifortunadiincontrareHenkelecompagni…Conlospyder imbottitodiC4 avevanofattoesplodere l’entrataoveste, sfruttando ildiversivo, si

eranodirettiall’ingressoB.L’avevanosfondatoconilpick-upeavevanoneutralizzatogliunicidueuominidiguardia.Eadesso lacineseera lìdavanti: senza truccosembravapiùvecchia,ma la suaespressioneeradecisacomelaprimavoltaincuiavevaincontratoMassoud.«Possodarlequellochevuole,signorDinmohammadi»,grugnìlei,nelsuoinglesedallapronuncia

orientale,strizzandogliocchinellapenombra.Indietreggiòe,strisciandoipiedisulparquetdirovere,raggiunseilcentrodellastanza.Dietrola

guida entrarono due uomini e due donne. La mora teneva in braccio una bambina con gli occhichiusi.«Adesso ci accompagnerà nei laboratori e farà in modo che mia figlia guarisca!», le intimò

l’iraniano.NelfrattempoViolaadagiòAnahitasullapoltronadipelleesiavvicinòalgrandetavolo.«Guarda

qui»,fecenotareaHenkel,cheinvecefissavailmonitoraparete,sucuicampeggiaval’immaginediStella.«Checosa?»«La lettera di Bonifacio degli Aleramici». Sulla superficie laccata, insieme ad alcune carte, era

poggiatoinbellamostral’originaledellaletteradatata1206.Nellaparteinbasso,inprossimitàdellascritta che non si leggeva bene nella copia vista a Firenze, c’era un grosso foro di formarettangolare.Henkel si avvicinò e lanciò un’occhiata fugace. «Avremo tempo per le spiegazioni», disse,

puntandol’MP7versolacinese.«AdessoperòlaprioritàèsalvareStellaelabambina».«Stella?», chieseXiaochen, con finta sorpresa. Si spostò ancora di qualche passo per cercare di

raggiungere il tavolo.«Lacavia45nonhaalcunbisognodiesseresalvata!»,aggiunse,conilsolofinediguadagnaretempoprezioso.Lasicurezzalesarebbevenutainaiutonelgirodipochiminuti.Almenocosìsiaugurava.«Cosaintende?»«Leabbiamoregalatomoltiannidivita…».Ladonnasiinterruppeametàdellafrase.Sapevachele

parole che stava per pronunciare sarebbero state di grande effetto, e voleva tutta l’attenzione chemeritavano:«Selecoseandrannocomeimmagino,lasuavitaandràbenoltreicentoventianni».Centoventianni.Henkeldeglutì.Unbrividoglipercorselaschiena.«“Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è solo carne e la sua vita sarà di

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centoventianni”».ElisabethpronunciòamemoriaunpassaggiodelVecchioTestamento.«Vedo che conosce la Genesi», replicò la cinese, con calma. «Sapete cosa fanno i giapponesi

quandoriparanounvasorotto?Riempionolecrepeconl’oro:credonochequandoqualcosahaunasuastoriaehasubitounaferita,questoqualcosadiventamiglioreequindivadapreservato».«Nonabbiamotempodaperdere»,tuonòHenkel.«Aspetta,Andreas».Elisabeth si avvicinò all’agente dell’SSV e gli sfiorò il braccio.Era la prima

voltacheusava il suoveronomeenon il soprannomechegliavevaaffibbiato,e forse fuproprioquelloaconvincerlo.«Lacrepaèl’invecchiamentodellepersone?»,domandò.Lacinesesorrise.Nellapenombraun lampod’orgoglio leattraversò ilviso.«Èunveropeccato

chegliuominidebbanoviveresettantaoottant’annialmassimo.Si rischiadiperderenell’oblio lalorostoria.Nonpotremmometteredell’oronellecrepe,nellavecchiaia?».Xiaochensiappoggiòallascrivania e sfiorò con il palmo bianco della mano la lettera di Bonifacio. «Non sarebbe megliovivere molto più a lungo? Magari centoventi anni come dice la Genesi… o meglio ancoraquattrocento,seicentooaddiritturamilleanni?»«Come i Patriarchi dell’Antico Testamento…», precisò Elisabeth. «Matusalemme visse

novecentosessantanoveanni,Noènovecentocinquanta,Adamonovecentotrenta».«Acosavi servivano i rotoli?», la interrogòHenkel, inmodopiù spontaneodiquanto lui stesso

avrebbevoluto.«Pensavo che ormai vi fosse chiaro…». La direttrice della base portò lemani lungo i fianchi e

sfioròuncassettodeltavolo.«L’albero della vita!», intervenne ancora Elisabeth. «Hanno costruito questa struttura nel luogo

esattoincuimillennifasorgevailgiardinodell’Eden».«Stannoincrociandoinlaboratoriospecievegetali»,aggiunseViola,raccontandoaHenkelquanto

sieranodettiinauto.«Sepensiamocheinognileggendacisiaunfondodiverità,dobbiamocrederecheMatusalemmee

i suoi avi siano esistiti realmente…». Xiaochen si fermò per un istante. La luce della lampadarischiaròlesueformeappenaaccennate.«NonpossiamosapereseciòchedicelaGenesisiavero…peròunacosalasappiamo:lalocalizzazioneesattadelgiardinodell’Eden,ovveroilluogoutilizzatodalleScrittureperambientarelaleggendariastoriadiAdamoedEva».«Èproprioqui,giusto?».Leiannuì,convinta.«Equestoluogoèdecisamenteimportante…FinoaquandoDiononsipentìdi

aver creato l’uomo e decise di sterminarlo, i Patriarchi vivevano quasi mille anni. Poi accaddequalcosa. Ilpassodell’AnticoTestamentoche la ragazzaha recitato,narrache ilSignore smisediinfondere loro il suo spirito. La conseguenza fu che l’età degli “Adam” passò dai mille anni diMatusalemmefinoaicentosettantacinquediAbramoeicentoventidiMosè».«EcosahannoachevedereivostriaffariconquantoraccontatodallaBibbia?».Lacinesescrutòfuoridallafinestra.Nonleinteressavaraccontarelebasidelsuoesperimento,nato

daglistudicinesisull’alimentazione.Piùparlavano,però,piùeraprobabilechequalcunoarrivasseadaiutarla.«Letraduzionideitestibiblicisonocolmedierrorieimprecisioni»,disse.«Secondoalcuni,ilpassaggiobiblicodiGenesi6,3avrebbeunatraduzionemoltodiversa!».«Cosa ha a che fare questo con quella serra?», insistette di nuovo Viola, indicando l’enorme

edificiocherisplendevasottolaluna,fuoridallafinestra.«Diononsmisedidareilsuospiritoagliuomini».Lacineseproseguìadentistretti.«Smisedidare

loroilfruttodell’alberodellavita».«GliElohìmsmiserodidareifruttidellorogiardinosperimentaleagliuominielaloroesistenza

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siaccorciòacentoventianni»,sintetizzòElisabeth.«Voistatecercandodi ricrearequel frutto.E lostatefacendonelluogoesattoincuiquelfruttocresceva!».«Alcunideivostripreziosirotolirisalgonoatremilasettecentoannifa»,spiegòXiaochen.«Come

dice la lettera di Bonifacio, questi papiri furono custoditi in un luogo tra due fiumi, da un uomovenerato comeunprofeta vissutomille anni.Lenostre indagini paleobotaniche confermano che illuogoèquesto…Eseirotolisonostaticustoditiqui, ipollinidell’alberodellavitasonopenetratinellefibredelpapiro».«Cosavoletefare?»,esclamòViola,esterrefatta.«Voleteclonarlo,partendodalpolline?»«Ilprocedimentoèpiuttostocomplesso,adireilvero…».Lacinesefeceunapausa,raccogliendole

idee.«Dopocosìtantotempononèpossibilericostruirelapiantainteradaciòcherestaneipapiri,perché le sequenze di DNA sono incomplete. Ciò che facciamo, invece, è estrarre il DNA fossilecontenutoinalcunipolliniereinnestarequestiframmentinellecatenemolecolaridiunapiantaattualeaffine. Ricostruiremo così un genoma che si avvicina quanto più possibile a quello della specied’origine».«La teoria del caos!», commentò Elisabeth, proprio mentre la piccola Anahita riprendeva

conoscenza.«StatecreandounaspeciediOGMallaJurassicParkinsomma…».«Prima diceva che Stella avrebbe vissuto centoventi anni», intervenne Henkel, indicando

l’immagine della sua fidanzata sullo schermo a parete. «Significa che ci siete riusciti? Nei papiriavetetrovatotraccedell’alberodellavita?»«Siamosullabuonastrada.Isuoitelomeri,lepiccoleporzionidiDNAchesitrovanoalterminedi

ognicromosoma,sistannoreplicando.Comesapete,lafunzionedeitelomerièquelladiimpedirealDNAdisfilacciarsi.Inpratica,agisconocomeleprotezioniallafinedeilaccidellescarpe…».«Vadaavanti».«Normalmente i telomerinonsiautoreplicanoesiaccorcianocostantementeaogniduplicazione

dellecellule.Quandosiesauriscono,lacellulamuoreesecondoalcuniquestaèlacausaprincipaledell’invecchiamentoumano».«Eilfruttodell’alberodellavitapermettecheciònonaccada?»,siinformòViola,piùstupitache

preoccupata.«Diciamodisì…ancheseinrealtàsilimitaadattivareunafunzionegiàpresentenellacellula,la

cosiddettatelomerasi»,lespiegòlacinese.Senonfossestatoperlearmipuntateversodilei,sarebbepotuto sembrare un normale scambio di opinioni tra scienziati. «La cosa più stupefacente è che lafunzionedireplicazioneesistegiàinnatura,maperragioniignotenonèattivanellenostrecellule,almenononin tutte.Ècomeuninterruttorechedeveessere“attivato”dallasostanzagiusta…enoil’abbiamotrovata.Adifferenzadeicosiddettiattivatorispecifici,sostanzeabbastanzacomuniestrattedaqualchepianta,lanostramiscelasembrarealmenteefficace.Quandosidicechemangiandofruttaeverdurasivivedipiù,sidicelaverità!Soprattuttoseilfruttoèquellogiusto».«Perchél’aveteavvelenata?».Henkeldigrignòidenti,stringendolamitragliettatralemani.«Non l’abbiamo avvelenata…», si risentì lei, con un’espressione di finta indignazione. Si voltò

appena,lanciandoun’occhiatacciaall’armachelatenevasottotiro.«Cisiamolimitatiadaccelerareilsuo invecchiamento distruggendo i telomeri. Dovevamo capire se il suo organismo riusciva arigenerarli». Fece un sorriso glaciale e proseguì: «Ogni scoperta richiede un prezzo da pagare…Nonpotevamocertoaspettarechelecavieinvecchiasseronaturalmente!».Inquelmomentounsuonopersistente,comediungigantescocalabrone,attiròl’attenzioneditutti.L’agenteDawesiprecipitòallafinestraeprimadeglialtricapì:nellanotteilluminatadallalunasi

vedevanoduefascidiluceproiettatidalcielo.«C’èunproblema!».

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Henkelsbirciòinalto,perdendoperunistantedivistalacinese.Leisimossedipochipassiversolasuapoltrona.«SonoBlackHawk»,aggiunseDawe.«Imieiamicihannoavutoildiversivochevolevano!».Contemporaneamente si udirono alcuni spari di mitra. Dalla loro posizione soprelevata, in

prossimità della pista di atterraggio, Henkel e Dawe videro movimento nei pressi della torre dicontrollo.«Dobbiamosbrigarci».Henkelsimiselapistolamitragliatriceatracollaesispostòversol’uscita.Nonpassòun secondocheun lampoabbagliante rischiarò il cielo.Sembravachequalcosa fosse

statosparatodallapistadiatterraggioeavessecolpitounodeidueelicotteri.IlBlackHawk,conlacodainfiamme,cominciòaroteare.«Nonmuovetevi o la bambinamuore con un po’ di anticipo», proclamòXiaochen Zhao.Aveva

Anahita in braccio e una piccolaColt inmano.Doveva averla estratta dal cassetto del tavolo, oraaperto.«Ana…nontimuovere»,lasupplicòilpadre,lebracciaapertecomeperrecitareunapreghiera.La bimba aveva un’espressione di terrore dipinta negli occhietti azzurri. Sembrò lanciare uno

sguardodisupplicaaHenkel,cheavevaevidentementeidentificatocomeil“capo”.Speravapotesseaiutaresuopadre.«Dilà»,ingiunselacinese.«Mettetegiùlearmiedentrateinquellastanza…».NonriuscìafinirelafrasecheMassoudsibuttòversolafiglia,neldisperatotentativodistrapparla

dalle braccia della direttrice.Ma non fece in tempo neppure a sfiorarla.Un colpo di proiettile gliperforòlostomacoelocostrinseainginocchiarsi.«Il prossimoèpervoi», dichiaròXiaochen, gesticolandocon lapistola. «Muovetevi a entrare là

dentro».NessunosimosseeHenkelfulminòlacineseconun’occhiatafuribonda.Xiaochendigrignò i denti, sostenne il suo sguardo e poi tornò a fissareMassoud, inginocchiato

davantialei.Emiseunrantoloagghiaccianteefecedinuovofuoco.Comesefosseun’esecuzioneinpienaregola,colpìlaguidadirettamentetragliocchi.AquelpuntoHenkeleDawe,esterrefatti,appoggiaronolemitraglietteperterraealzaronolemani.

«Ok, non fare del male alla bambina», supplicò il primo, in un tono rassicurante che anche Anapotessepercepire.Poi,insiemeaglialtritre,entrònellastanzaattigua.Xiaochensiprecipitòallaportaelachiuseachiave.MollòAnasulpavimentocomeunostraccio

vecchioesidiresseversol’hangar4.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:24.-00:05:50alladeadline.Unarcodilucedoratagraffiòilcielonero.Unistantedopo,ilBlackHawk,colpitoalrotoreposteriore,rollòviolentemente.Comeunelastico

tornòsubitoinasseperpoiinclinarsiinavanti.CifuunistanteincuiiNavySealsebberol’impressioneditrovarsiinunvuotod’aria.Poi,quando

laforzadigravitàcominciòadattrarreilvelivoloalsuolo,venneroschiacciatisuiportelloni.«Compensa!».HannibalGutierrez si aggrappò al sedile con entrambe lemani.Digrignò i denti.

«Perdiamoquota!».Ilpilotanonfiatò.Tiròicomandiasé,cercandodiapportarepiccolecorrezioni,mainutilmente.

Nellasperanzadiriuscireafarsollevareilmuso,provòa“ridaremotore”,conilsolorisultatocheilBlackHawksiavvitòsusestesso.Adifferenzadicomeaccadeaunsoldato,unelicotterononrispondeimmediatamenteaicomandi:

lo fa solodopoavervinto la forzad’inerzia. Inquel casoperò era tutto inutile…mentre il pilotatentavadievitarecheilvelivolosimettessearoteare,unincendiodivampòsullacoda.«Diecimetri»,gridòalmicrofono,lavocepiatta.«Teneteviforte!».Trascorseropochiattimiepoi,comeschiaffeggiatodaun’onda,ilBlackHawkdetteunostrattone

versol’alto.Manonfusufficiente:ilrotoreprincipalearrancò,purottenendoilrisultatodirallentarelacaduta.Cinquemetri.Gutierrez tirò l’estremità della cintura di sicurezza, pronto all’impatto. Lo stesso fecero i Navy

Seals.Duemetri.L’incendiosullacodadivampòvelocementeearrivòallacabina.Unistanteprimachel’elicotterosi

abbattessealsuolo,iNavySealsscattaronoversoilsediledelpilota.Poiciful’impatto,talmenteviolentocheilrotoreposteriore,infiamme,sispezzòindueevolòa

diversimetrididistanza.Nellasalacontrollodeserta,all’ultimopianodell’edificioprincipale,HenryLeescattòinpiedi,le

manisulcraniopelato.Unafiladilucilampeggiavasullaconsoledavantialui,accompagnatadalronziodelleventoledei

computer.Dalletelecameresivedevanoisuoiuomini:avevanoappenasparatouncolpodimortaioverso ilBlackHawk.Aquantopareva l’avevanocolpito,abbattendolosullapistad’atterraggio.Mac’eraunproblemapiùgrosso:gli elicotteri eranodue, e il secondostavaatterrandoproprionellospiazzodavantiallaSerra.«Squadre 1 e 5, dirigetevi al Giardino». Impartì quell’ordine sapendo che la sorveglianza era

impegnata all’ingresso Ovest. Dalle telecamere sui cancelli vedeva un fiume di gente che stavaentrando nel cuore della base. L’esplosivo sullo spyder aveva dato loro un vantaggio tattico

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considerevole.«Negativo», disse una voce alla radio, interrotta da scariche di mitra. «Ripeto: negativo. Siamo

bloccatidaimanifestanti».Un gruppo di due o trecento persone fungeva ora da muro invalicabile. Urlavano slogan e

lentamentesidirigevanoversoglihangar,lungolastradaprincipale.Nel frattempo, imonitordi sorveglianzadiedero aHenryLee la confermache il secondoBlack

Hawk era atterrato.Dopo nemmeno un secondo sul display davanti a lui comparve unmessaggiolampeggiantedipericolo:FIRE.I boati degli esplosivi piazzati dai soldati si sommarono ai colpi di mitra e alle urla dei

manifestanti.Lasirenad’allarmerisuonavalontanamapersistente.«Lee».Lavocediunadonnairruppedall’auricolare.«Lee,rispondi».Atrecentometrididistanza,sullatoestdellabase,XiaochenZhaoeraappollaiatasulsedilediuna

jeepdellasicurezza.LastessadallaqualeerastatosparatoilcolpocheavevaabbattutoilBlackHawk.L’aveva raggiuntapocodopoessere fuggitadal suoalloggio e adesso eradiretta a tuttavelocità

versoilBuilding1,l’edificioprincipale.«Lee,mi senti?», incalzò ancoraXia, fissando l’elicottero in fiammealla suadestra. Il fumoera

ovunqueel’odoredicarburantebruciatolanauseava.«Forteechiaro!»,esclamòlui.«Situazione?»«Siamoaccerchiati.UngruppodiNavySealsègiàentratonelGiardinoeimanifestantisonosotto

lenostreporte».«Lacavia45?»«Èsemprenell’hangar4.Peradessoalsicuro».Xiaochen scosse il capo.Quello che stavano subendo era un attacco in piena regola. Sapeva che

sarebbepotutoaccadere,mal’unicaconsolazioneeracheagliamericaninoninteressavanolecavie.Almeno non tutte… E lei aveva intenzione di salvarne una soltanto, l’unica che aveva rispostopositivamentealtrattamento.«Avvisa Van Buuren», abbaiò, rabbiosa. «Digli di portare i campioni di DNA e la cavia 45

direttamentealterminal.Ilprimapossibile».L’auto sobbalzò e in quel momento i fari inquadrarono dieci militari in mimetica, con indosso

passamontagnaneri.DovevanoessereiSealsscampatiallacadutadell’elicottero.«Evitali», urlò all’autista, che scartò prima a destra e poi a sinistra. Gli pneumatici slittarono

sull’asfalto.Siudironoalcunicolpidimitraeilparabrezzadellajeepandòinfrantumi.Mal’autononsifermò.

Si infilò su un sentiero secondario, costretta a dirigersi versoMain Street, e dopo pochimetri siritrovòlontanodallapistad’atterraggio.Inpochiistantifufuoridalraggiodifuoco.«Lasciateperderelajeep!ProseguiamoconilPianoB»,Gutierrezspostòilsigarotralelabbrae

misel’M16atracolla.L’elicotteroerastatoabbattutomentrevolavamoltobassoe,perlorofortuna,grazieallabravuradelpilotasieraaccasciatoalsuolosenzaprovocareun’esplosione.Isoldatieranotuttirimastiillesi,cosìcomeilcanesegugio.«ForzaEnya.Fiuta!».Illabradortiròilguinzagliodelsuoconduttoreesidiresseversogliedificialcentrodellabase.«AbbiamoquindiciminutiprimachegliF-14 iranianisianoqui»,avvisòisuoiuomini,mentre,al

buio,correvanocomemaratoneti.

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Difrontealoroc’eraunamareaumanacheurlava,agitavacartellieavanzavalungoMainStreet,tra due file di costruzioni più basse. Erano il diversivo che avevano pianificato e, in teoria, nonavrebbero dovuto preoccuparsene, visto che sarebbero dovuti atterrare sul tetto. Ma nulla stavaandandocomeerastatoprogrammato.«Perdi là»,annunciòunodegliuomini,strattonatodalcane.C’eraodoredicheroseneesiudiva

unasirenachesuonava.Illabradortiròilguinzaglioeindirizzòlasquadrainunastradinalaterale,fiancheggiatadamuridi

recinzionesormontatidalfilospinato.Raggiuntol’edificioprincipale,uncubodivetroeacciaio,ilcanesifermòepoggiòlezampeanteriorisuunaportadimetallo.«Fatelasaltare»,sentenziòGutierrez,davantiall’ingresso.Guardandoinaltosiscorgevaunvano

scalaesternoaformacircolare:eracollegatoallacostruzioneprincipaletramitesupportid’acciaioesembravaraggiungesseiltetto.Eracomeilvanodiunascensore.Inquelmomentosiudironocolpidimitra,forsesparatidalleguardiecontroicivili.Mafuproprio

ciò di cui avevano bisogno: le esplosioni coprirono la deflagrazione del C4 che permise loro dientrare.Herman Van Buuren si precipitò giù dalle scale, scortato da due guardie armate. Gli ordini di

XiaochenZhaoglieranostatiriportatiparolaperparoladaHenryLee.Primadiabbandonareillaboratorio,avevamessonellavaligettaalcuneprovettesteriliconilDNA

fossileeavevaprelevatoinfrettaefuriaunsecondolembodipapiro.Sierainfilatoungiacconedacivilesoprailcamiceesieramessoacorrere.L’hangar4distavapochiminutiapiedidalBuilding1,mailproblemaeraevitareimanifestanti.Per sua fortuna, lamoltitudinedigente sembrava stesse tornandoverso l’uscita, indirezionedei

primi tre hangar, gli unici occupati.Qualcuno doveva essere riuscito a superare la sorveglianza edoveva aver visto all’interno…E se era così, poteva stare tranquillo: ciò che avrebbero trovato liavrebbeattratticomeunacalamita,lasciandoaluilapossibilitàdiraggiungerelacavia45.«Nascondetelepistole»,avvisòleguardie,mentreattraversavanolastradanelleretroviedeicivili.Iltragittoduròsoltantopochiminuti.Camminaronovelocemente,latestabassaeilcollonascosto

tralespalle.Nonfunecessariosparareneppureuncolpo:ilgruppodicivilisispostòversol’hangar3proprionellostessoistanteincuilororaggiunserol’ingressodel4.Entròinungrandeatriodeserto.Lavetrataesternaerastatacompletamenteabbattutaeaccantoalla

portarimanevasoltantoloscheletrocostituitodaunreticolodimontantimetallici.Ilbanconedellasorveglianza era rovesciato e a terra c’erano due guardie. Avanzò, calpestando vetri e bossoli dimitra,eraggiunseilcorridoioprincipalesenzatrovarealcunaresistenza.«Aspettatemiqui.Farò in fretta»,avvisò idueuomini,cheadifferenzasuaavevanounosguardo

impaurito e disorientato. Passò accanto al grande vetro panoramico, che doveva aver retto alpassaggiodeimanifestanti,eperunsecondoosservòlasuacavia:iltavolosucuieraimmobilizzataStellaRosatieraalcentrodelgrandespaziovuoto,isolataesottounacampanadiluce.Tuttointornoc’erabuio.Tolse il giaccone, indossò gli occhiali protettivi e appoggiò il polpastrello sul rilevatore di

impronte. Ma non fu necessario: la porta era già aperta, forse a causa dell’allarme antincendio.Sbuffò,consapevolechesequellaserraturaeraaperta,loeranoanchequellelaterali.Scosse la testaesiaddentrònellapenombra.Facevafreddoemanmanochesiavvicinava i suoi

passirimbombavanonelsilenzio.Si avvicinò lentamente con il cuore in gola, augurandosi che la sua preziosa cavia respirasse

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ancora.Fissòiltimerdelladeadline:lampeggiavaesegnava00:00:00.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.Pochiminutiprima.«Eoracosafacciamo?»,domandòViola,pochiistantidopocheladirettricedellabasefuuscita.Erano chiusi in una stanzetta di due metri per due. Alle pareti c’erano scaffalature colme di

scatoloni,cavielettriciemedicinali.Sopralaportainferro,daunapiccolavetrata,filtravaladeboleluce dell’alloggio. In lontananza si udiva una sirena di sottofondo, spari isolati e l’abbaiare di uncane.«Iocredochequestapotrebbefarealcasonostro»,sorriseElisabeth,cheestrassedallacinturadei

pantaloni una piccolaWalther P99. Era l’arma che le aveva dato l’agenteDawe poco dopo il loroarrivoinIran.Avevaavutolaprontezzadinonconsegnarlaallacinese.«Direidisì»,constatòHenkel,cheselafecedare.Armòilcolpoemiròallamanigliadellaporta.

«Stateindietro».Poifecefuoco,voltandoilcapodallaparteopposta.Il proiettile si insinuò nella serratura come un coltello nel burro e i quattro si ritrovarono nel

soggiorno.Dallavetratachesiaffacciavasullabasesivedevaunelicotteroinfiamme.Inlontananza,versogliedifici,alcuni fumosi focolai.Piùvicinoa loro,dallapartedellagrandecupola,unaltroBlackHawkstavaatterrandoinunturbiniodimulinellid’aria.«Labambina»,singhiozzòElisabeth,vedendolapiccolaAnahita,raggomitolataperterraaccantoal

corpo di suo padre. Era al centro di una pozza di sangue, completamente imbrattata, e piangevasommessamente.FuHenkeladavvicinarsialeieaprenderlainbraccio.«Sta’calma»,lesussurrò,purimmaginando

chenoncapisse l’inglese.Lepulìdolcemente ilvisoe le accarezzò la testina.Lei loabbracciò, lostrinseesiappoggiòallasuaspalla.Viola,intanto,sispostòdiunpasso,avvicinandosialtavolo.L’originaledellaletteradiBonifacio

eraancoralì.Loafferròeselomiseintasca.Poivolselosguardosullaparete.«Qualèilpiano?»«Hangar4,cavia45».GrahamDawepicchiettòconl’indicesulladidascaliaimpressasulmonitor.Henkel annuì sospirando: se le immagini che avevadavanti erano indiretta, sembrava cheStella

stessemuovendo le palpebre. Forse si stava addirittura svegliando. Il timer diceva chemancavanomenodicinqueminutialladeadline:incosìpocotempoavrebberodovutotrovarel’hangar,superarel’eventualesorveglianzaestaccarladallemacchine.«Daquellaparte»,Daweindicòfuoridallafinestra,allasinistradellapistadiatterraggio.Sottoil

cielonero,nellaparteantistante ilpalazzopiùalto, si stagliavanoalcunegrossecostruzionicon iltettoarrotondato.«Quellidovrebberoessereglihangar».LajeepconabordoXiaochenZhaovoltòasinistra,accompagnatadaunostridiodipneumatici.Davanti a lei si apriva laviaprincipaledellabase,gremitadimanifestanti. In fondo, sinotavano

alcuni focolai e di tanto in tanto si udivano esplosioni isolate. Fortunatamente, i più facinorosi sistavano dirigendo dalla parte opposta rispetto a quella da cui stava arrivando lei…Probabilmenteaglihangar2e3.«Giragliattorno»,ordinòall’autista,chescalòlamarciaevoltòancoraasinistra,immettendositra

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duemuridicemento,leparetiesternedegliedifici4e5.L’autosobbalzòsull’asfaltosconnesso.Inquel punto il passaggio era più stretto e buio. I rivestimenti delle costruzioni prefabbricateincombevanocomegiganti,disegnandolungheombresullastrada.«Direttrice,mi sente?», il timbrovagamentebritannicodel responsabile della sicurezzagracchiò

dallaradio.«Parla»,sospiròXiaochen,assestandosinervosamentesulsediledelpasseggero.«C’èunproblema!».“Unaltro?”«Cosasuccede?»«Gliiraniani…DueF-14sonoappenadecollatidaTeheran.Sarannoquiinquindiciminuti».«Di’ a Van Buuren di sbrigarsi. Abbiamo dovuto girare attorno all’elicotteroma ci vediamo al

terminal».Feceappenaintempoapronunciarequelleparolechesulfondodellastradacomparveroalcunepersone.Daquellaposizionenonerafacilecapiresesitrattavadisoggettiostili.Occorserosoltantopochi istanti per averne la certezza: una rafficadimitra, conogni probabilità sparata allacieca,colpìinpienol’autista.Unamacchiadisangueschizzòall’internodell’abitacolo.L’uomo fu sbalzato all’indietro e subito dopo, come se fosse stato spinto alle spalle, tornò ad

accasciarsisulvolante. Ilclacsoncominciòasuonare.L’autoprocedettedrittaperunbrevetrattoepoiscartòtuttaasinistra.Terminòlasuacorsasulmurodell’hangar5,inunacacofoniadiairbagcheesplodevano.“Cazzo”.Xiaochensiguardòattornofacendoroteare lepupillecomedueorologiapendolo.Gli

ostili infondoallastradaadessostavanocorrendoversodilei.Allasuasinistra,adalcunimetrididistanzac’eraperòlascaladisicurezzadell’hangar4.Inaltocorrevaunlungoballatoioallafinedelqualeeracollocataunadelleusciteantincendio.Senzapensarci,estrasselaColtdallacinturaesiprecipitòallascaladimetallo.«È lei!», sibilòGrahamDawe, puntando nuovamente il fucile Type 56 che aveva sottratto a una

delleguardieaterra.Eranoscesidicorsadallacollinettaincuisitrovavanoglialloggidelpersonaleesieranodiretti

versoglihangar;avevanocosteggiatoperunbrevetrattolapistadiatterraggioepoiavevanovoltatoa sinistra, seguendo la sagomadellagrande cupola.Nelpiazzale antistante la serra c’eraunBlackHawkconilrotoreinmovimentoealcuneguardiedellabaseaterra.Aloroavevanopresoimitra,copiacinesedelkalashnikovsovietico.«Stascappando.Sidirigeall’hangar4»,fecenotareViola,vedendoladonnachecorrevalungola

balaustra metallica della costruzione. Nonostante fosse arrivata in auto, non aveva un grossovantaggio, forse perché aveva girato attorno agli edifici passando per la pista d’atterraggio.«Dobbiamofermarla».Nellostessoistanteun’altrajeepidenticaaquellafinitacontroilmurocomparvesullatoopposto.«Voi pensate a Stella».Dawe imbracciò ilmitragliatore e avanzò di qualche passo. «Di loromi

occupoio».Sistaccòdalgruppo,siinginocchiòepreselamira.AquelpuntoHenkel,cheancoraavevalabambinainbraccio,siavvicinòaElisabetheglielapassò.

«Tenetela al sicuro»,disse, rivolto anche aViola.Grazie allapiccolaAnahita tutte e tre sarebberorimastelontanodalcentrodell’azione,ederaciòcheluivoleva.«Sulpiazzalecisonogliamericani,raggiungeteli.Civediamolì».Nonatteselarisposta.Accarezzòdinuovolabimba,unlievesorrisosulviso,ecomeunfulminesi

diresseagrandifalcateallascalinatadimetallo.

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Contemporaneamente,Dawesparòunarafficadiproiettili7.62versogliaggressori.Nonriuscìacolpire nuovamente l’autista, ma ottenne il risultato di far fermare la jeep. Trascorsero alcuniinterminabilisecondi,poil’autosimiseditraversoeglioccupantirisposeroalfuoco.Maeratroppotardi:nelfrattempoHenkelavevaraggiuntoilballatoiochecorrevaesterno,adieci

metridialtezzaattornoall’edificio.Siinfilònellaportalasciataapertadallacineseesiritrovòinuncorridoio semibuio. Lo percorse tutto e, raggiunta un’altra rampa di scale, scese a capofitto,fermandosi davanti a una vetrata. Da lì si scorgeva l’interno dell’hangar, buio e con soltanto untavolooperatorioalcentro.Siimmobilizzòperunistanteaosservarelascena:alcuneombresimuovevanoattornoaStellama

leierainpiedi.Stringevaunbisturifralemaniesembravastesseminacciandounodeimedici.Soloche c’era unproblema: dietro la sua fidanzata,Xiaochen si avvicinavaminacciosa conunagrossasiringatraledita.Noncipensòunistante.Imbracciòl’armaespalancòlaporta.«Fermaosparo!», ingiunse,conil

suoinconfondibileaccentoceco.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:30.-00:00:00alladeadline.Tuttoavrebbedovutoconcludersiinnovantasecondi.MentreGutierrezsalivaadueadueigradinidellascalainterna,seloripetépiùvolte,scuotendola

testa.Maormaieratardi,nonpotevafarcinulla.Si trovavano lungolascalaestdelBuilding1,uncubodivetroeacciaiodiseipiani.Salivanoa

gruppiditre,avanzandoacolpidiesplosivo.Avevanofattosaltaretuttigliingressiblindati,inattesacheilcanesegugioindividuasse“Uruk”,ilsuoobiettivo.Enoneraancorasuccesso.Sulterzopianerottolo,però,Enyasifermò.Annusòperqualcheistantelaportadivetro,indugiò,

guardandopiùvolteilsuoconduttoreetiròilguinzaglio.«Diqua».ISealssiritrovaronoacamminarealbuioinfilaindianainunandroneconfinestredicristallo.In

basso,oltre ilvetro,sivedevanoaltriedificidellabase,alcunihangar tuttiugualiesullosfondoilriflessodellagrandecupola.Imanifestantieranolì,editantointantosiudivanoscarichedimitra.«Tíngzhǐ»,inveìincineseunavocedall’altrapartedelcorridoio.Laguardianonriuscivaavedere

gli americani, fermi al di fuori del cono di luce. «Tíngzhǐ. Zhǎo chū zìjǐ», ripeté. «Fermi.Identificatevi».IllabradorstrattonòproprioinquelladirezioneeunodeiNavySeals,cheadifferenzadelcinese

eradotatodiocchialiainfrarossi,aprìilfuoco.DuecolpiravvicinatidiM16epoiunterzo.Tuttiasegno.«Libero».HannibalGutierrezsi staccòdalgruppoe fecestrada, seguendo ilcane.Raggiunte le treguardie

che avevano neutralizzato, sorrise. «Non vi sembra strano che in tutto l’edifico abbiamo trovatoresistenzasolodavantiaquestaporta?».Picchiettòconlenocchiesullostipitemetallicoelanciòunghignoaisuoiuomini.«C4,presto!».L’operazioneduròsolopochisecondi.L’espertodiesplosivipiazzòpiccolecarichesullaserratura

esullecerniereesubitodopolefecebrillare.Appena il fumo si fudiradato e iNavySeals furono entrati,Gutierrez ebbe la confermadi aver

raggiuntol’obiettivo:«InnomediDioedellanazione»,ruggìfiero,allaradio.«Uruk,Uruk,Uruk!».Nellostessoistante,all’internodell’hangar4,HermanVanBuurenstavaarmeggiandoconlaflebo

dellacavia45.Primadipoterlastaccaredallasiringatemporizzata,cheormaiavevaterminatodisomministrarle

la nucleasi, doveva farle un’iniezione di tranquillante. Gli ordini erano di prendere Stella e diportarlaal terminal,maper farloavrebbedovutosedarla.Perquella ragione le infilzòunagonelbraccioelesorrise.«Failabrava»,sussurròbeffardo,attraversogliocchiali.«C’èunpiccolocambiodiprogramma».Trascorseroalcuniistantiincuileisembrònonavercompreso.Roteòleiridi,comeseperlaprima

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voltasirendessecontodiciòchestavaaccadendo.ImprovvisamentelaradiodiHermangracchiònell’auricolare.«Dottore,misente?».LavocediHenryLeeeraallarmata.«Hodellenovità».«Tiascolto»,risposelui,portandosilamanoall’orecchio.«Ladirettriceèstatarallentatadaalcuni“ostili”»,aggiunseLee.«Madovetefareinfretta».«Perché?»,mormorò,unfilodivocepernonfarsisentiredaStella.Poisispostòdiunpasso.«Sembracheduecacciairanianisianoinvoloversolabase»,dissebruscoilcapodellasicurezza.

«Sarannoquiinquindiciminuti».«Quindici?», ripeté rabbioso. Sembrava che tutto, quella sera, stesse andando storto. «Non è

possibile…».Nonfeceintempoaconcluderelafrasechelacavia,liberatasideilegaccichelaimmobilizzavano

alpianometallico,simossediscatto.D’istinto,VanBuurenprovòaproteggersiconl’avambraccio.Lasiringaglisfuggìdimano.Ein

quelmomentofupervasodaundoloremaiprovatoprima:sentìunbruciorelancinanteesubitodoposiritrovòconqualcosadiappuntitonell’occhio.Ilsanguecaldocominciòaschizzareovunque.Xiaochen fece appena in tempo a scorgere la scena. Era nella parte buia dell’hangar e stava

scendendovelocementelascalad’emergenza.Siprecipitònelcentrodellocale,giustointempopervedere Stella Rosati accanto al tavolo con le mani insanguinate: aveva conficcato un bisturinell’occhiodiVanBuuren.«Brutta puttana», le urlò lui, le mani strette al viso. Il sangue sgorgava copioso e l’uomo

ondeggiavaconilcapoavantieindietro.Laragazzabarcollòasuavolta,faticandoarimanereinpiedi,esiappoggiòallastrutturametallica

senzavoltarsi.Nellaconfusionedelmomentosembravanonavernotatolacinese.Xiaochen,muovendosiconlagraziadiunfelino,sispostòdisoppiatto.Raccolselasiringasfuggita

alloscienziatoesiavvicinòaleidadietro.Mariuscìafaresoloduepassi,poidallaportaprincipalecomparveun’ombra.«Ferma o sparo!». Era la voce di Andreas Henkel. In qualche modo doveva essere riuscito a

liberarsi.Non obbedì, e anzi si precipitò su Stella, ficcandole la siringa nel collo. Non fece in tempo a

premere lo stantuffo che un colpo di fucile la costrinse a indietreggiare. Il proiettile rimbalzò suqualcosa dimetallico, echeggiando lontano.Ebbe però l’effetto di farla incespicare sulla valigettaportatadaVanBuuren,chesiaprìriversandoilpropriocontenutoperterra.Stella non comprese cosa stava accadendo, improvvisamente un dolore lancinante le trapassò la

schiena.Lesuegotedivennerocaldeeunrivolodisudoreleattraversòlafronte.Subitodoposvenne.«Cosaleavetedato?»,lasferzòHenkel,correndoversoStellaeprovandoasorreggerla.«Nulla che non possa essere neutralizzato dalla giusta sostanza…», ghignò lei, che come un

granchio stava strisciandoall’indietro.Auncertopunto si alzò inpiediecominciòa raccattare leprovette e i frammenti di papiro caduti sul pavimento. «Devi iniettarle il contenuto della siringagialla»,aggiunse.HenkelverificòiltavolinometallicodalqualeStellaavevaafferratoilbisturi.Ineffetti,oltreauna

serie di strumenti di cui poteva solo immaginare l’utilizzo, c’era un’unica grossa siringa,preconfezionataeconlascritta“adrenalina”beneinvista.«Devifarlosubito…»,aggiunse.L’agentedell’SSVstrizzògliocchinellapenombraelagraffiòconlosguardo.Forseavrebbepotuto

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spararle,peroccuparsidiStellasubitodopo.Perònonlofece…Poggiòilfucileperterrae,mentrelacinesesiallontanavastringendoasélavaligettarichiusain

frettaefuria,afferròlasiringa.

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BasediricercaSitoA,Norddell’Iran.00:37.GrahamDaweerasenzafiato,incapacedirespirareeimmobilesullabalaustradell’hangar2.Era entrato nell’edificio, del tutto identico a quello in cui si era infilatoHenkel, nel tentativo di

sfuggire agli aggressori sulla jeep. Dopo la fuga del suo collega, le guardie della base avevanoprovato ad accerchiarlo, ma lui era riuscito a tornare sui suoi passi, svoltando poi in una stradaparallela.Dalì,seguendoglischiamazzideimanifestanti,sieraarrampicatosullascalaantincendioeaveva infilato la porta di sicurezza, già aperta. E una volta affacciatosi sul ballatoio interno, chedominavadall’altolagrandecostruzione,erarimastocomeparalizzato.Davantialuisiaprivaunimmensospazioilluminatoagiorno.Avevaledimensionidiuncampodi

calcio,altocomeunedificiodi trepianiesormontatodauntettocurvo.Soprale lucibianche,chependevanoametàaltezza,sivedevanoi riflessidialcuni lucernari.Aleggiavaodoredichiusoesiudivanovoci,lamentiequalchegrido.Quellochelasciavasenzaparoleeraperòciòchesitrovavaalsuointerno:decine,senoncentinaia,dilettiallineati.Sembrava di osservare una paratamilitare, con la differenza che al posto dei soldati sull’attenti,

c’eraunoschieramentodigiaciglibianchi.Eranovicinissimi,quasiaddossatigliuniaglialtrietuttioccupati da persone, apparentemente prive di sensi e collegate a stranimacchinari…Erano cavieumane.Distolselosguardoeinquelmomento,lagrandevetratasullatonord,cheoccupaval’interaparete,

fuabbattuta.Decinedimanifestantisiriversaronoall’interno,avanzandotrailetticomeavrebbefattounacisternad’acquacosparsasulpavimento.Alcunisifermarono,perverificarechelebrandenonfosserooccupatedaun lorocaro, altri proseguironodritti, rovesciando tutto ciòchegli siparavadavanti.Perevitarediesserevisto,Dawesimosse. Indietreggiò sullabalaustra finoallaparete sud,dove

c’eraunaportaidenticaaquelladacuieraentrato.Laaprì,appoggiandosialmaniglioneantipanico,esiritrovòall’aperto,affacciatosulgrandepiazzaleilluminatodallefotoelettriche.Alcunicamion,carichi di sacchi neri, erano parcheggiati sotto di lui, dietro ciascun hangar. Oltre, si stagliaval’imponentecupoladellaserra,chebrillavaallalucedellaluna.Difrontec’erailBlackHawkconilrotoreinmovimento.«Perdiqua!».Unavocebennotalostrappòaisuoipensieri.Siconcentròsuunaltrocapannone,a

un centinaio di metri di distanza, e gli parve di riconoscere la figura imponente di HannibalGutierrez.Sembravasistessedirigendoall’elicottero,insiemeauncaneeaundrappellodiuomini,duedeiqualitrasportavanoungrossobaulemetallico.Non perse troppo tempo a riflettere: se Henkel aveva avuto successo era necessario pianificare

l’abbandonodellabase.Eancheincasocontrarioluiavrebbecomunqueavutobisognodiunaviadifuga…Siprecipitògiùdallascalaantincendioe,approfittandodelfattocheilcolonnellosierafermato,lo

raggiunse.«Hobisognodiunpassaggio!»,scherzò.Gutierrezlosquadròconsorpresaesorrise.«Noncredevocel’avrestefatta!»,commentòschietto,

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spostandoilsigarotralelabbra.“Nondicertograzieavoi”.Intanto,illabradorstavaabbaiando.Strattonòilguinzaglio,peravvicinarsiaunodeicamion,esi

sollevòsullezampe.Ilconduttoreloassecondòeraggiunseilrimorchio,colmodisacchineri.«Sonocadaveri»,riuscìappenaamormorare,osservandounamanofemminilechefuoriuscivada

uno degli involucri.Comegli altri soldati non sembrava un tipo che si impressionava facilmente,eppure,daltonodivoce,quellavistamacabraparevaaverloturbato.«Ci sono centinaia di cadaveri», gli fece eco un altro, che con un coltello aprì alcuni dei

rivestimenti. Fuoriuscirono gambe, braccia, mani e piedi. Erano tutte donne, tutte apparentementegiovanietuttenude.Nelmiglioredeicasiicorpieranoraggomitolatiinposizionefetale,neglialtrieranoammassatil’unosull’altro.Dawetrattenneunconatodivomito.«Che razza di posto è questo?», domandòGutierrez, facendo spaziare lo sguardo da un camion

all’altro e poi fermandosi sul baule. Non doveva avere un’espressione molto diversa dai primitestimonientratineicampidiconcentramentonazisti.«Ogni scoperta richiedeunprezzodapagare…».Graham ricordò leparoledelladirettricedella

base. «Non potevamo certo aspettare che le cavie invecchiassero naturalmente!». Adesso tutto erachiaro: i cinesi avevano velocizzato artificialmente l’invecchiamento di quelle donne per testarel’efficaciadelloroalberodellavita,esattamentecomeavevanofattoconStella.Quelleeranolecaviesullequaligliesperimentinonavevanoavutosuccesso…«Ogniscopertarichiedeunprezzodapagare…».L’F-14 Tomcat iraniano salì di quota e quando fu sopra il mar Caspio virò di pochi gradi, in

direzionedelconfineconl’Armenia.Eradecollatosetteminutiprima,insiemealvelivolocheloseguiva,daunabaseanorddiTeheran.

L’allarme era suonato poco dopo lamezzanottema erano occorsi diversiminuti prima che fossechiarocosastavaaccadendo:lospazioaereoiranianoerastatoviolatodadueelicotteriBlackHawkprovenienti dalla Turchia. Era certamente una sortita ostile, anche se non era ancora possibileidentificareladestinazioneesattadelraid.IlgeneraleRasoulHajsafi,convintochel’obiettivopotesseroesserelecentralinuclearidelPaese,

avevacosìdatoordineagliF-14didecollare.Eadesso, iduemiglioripilotidell’aviazionedella repubblica islamicaerano involoadiecimila

metridiquota,lanciatiallavelocitàdiMach2.«Ottominutiall’obiettivo»,comunicòperradiounodeidue,dirigendosiversoilpuntoincuiera

stata effettuata l’ultima rilevazione radar. I velivoli ostili sembravanoessere atterrati nella regionedell’Azerbaigianorientale, anorddiTabriz:da fermieranobersagli estremamentepiù faciliper ivecchimissiliAIM-54Phoenixchearmavanoilvelivolo.«Quitorre»,dichiaròunavoceviaradio,dallabasediTeheran.«Tiricevo».«Hounnuovocontattoradar»,riferì,contonosolenne.«Si trattadiunaereo.Èappenadecollato

dallestessecoordinate».Viola ed Elisabeth si stavano avvicinando all’elicottero americano, che aveva azionato il rotore

principale,quandoudironounfortefrastuono.Si voltarono dalla parte della pista di atterraggio, oltre gli hangar, e videro un grosso velivolo

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muoversineipressidelterminal.Loseguironoconlosguardomentreprendevavelocitàespiccavailvolo, con la grazia di un elefante impegnato nel salto in alto.Non sapevano chi potesse esserci abordo,madallarapiditàconcuieranoavvenute leoperazionididecollo,completate inpochissimisecondi,avevatuttal’ariadiunafuga.«Dobbiamoandare»,grugnìunodeiSeals,rivolgendosialleduedonne.Dietrodiluicomparveun

Labradorbiondoealcunisoldatidicorsa,chesorreggevanounbaulemetallico.«Presto!»,rincaròladoseGutierrez.«GliF-14sarannoquiamomenti.Nonc’ètempodaperdere».«Attendiamoancora»,gliurlòViola,percercaredisovrastareilclangoredeirotori.«MancaHenkel»,intervenneDawe,cheeraarrivatosulpiazzaleinsiemeaimilitari.«Dagliancora

qualcheminuto…sonocertochestaarrivando!».«Nonabbiamoqualcheminuto»,l’apostrofòGutierrez.Poimiseunanfibiosull’elicotteroeaiutòi

suoiuominiastivareilbaule.Nonostanteilgracchiaredeirotorieilturbiniod’aria,calòunsilenziogelido.ViolaedElisabeth,

conlabambinainbraccio,nonsimossero,icapellichesventolavanoperlospostamentod’aria.«Presto,salite»,ordinòancorailmilitare,fermodavantialportellonespalancato.Dawesivoltòindirezionedeglihangar.Ineffettinonc’eraalcunagaranziacheHenkelcel’avesse

fattané tantomenocheavesse individuato ilBlackHawkcomeprogrammato.Scosse il capoepoipoggiòunamanosullaspalladiElisabeth.«Dobbiamoandare».«Nonpossiamoabbandonarlo…»,singhiozzòlei,accarezzandoilcapodellabambina.«Nonabbiamoscelta».Perquellochepotevavalere,luisembravarealmentedispiaciuto.Infondo,

però,eraunmilitare.«NonsappiamoseAndreashaavutosuccesso».«Avete visto quell’aereo?», obiettò ancora Gutierrez, facendo capolino da dentro l’elicottero.

«Sonoscappati.Eperquellochenesappiamopotrebberoaverloportatoconloro!».Violascosseilcapo.Unacioccadicapellileandòdavantiagliocchi,nascondendolelacrime.EfuallorachelapiccolaAnahita,finoaquelmomentoapparentementeprivadiforze,alzòlatesta.

Teseilbraccinoeindicòduepuntininericheavanzavanodallaparteoppostadelpiazzale.«Sonoloro!»,annunciòilsottotenente,consollievo.«ÈAndreasconlasuafidanzata».Le due ombre si avvicinarono con sorprendente velocità:Henkel sorreggeva con il braccio una

donnabionda,vestitaconuncamice,cheperòcamminavasullesuegambe.ImprovvisamenteAnahitaprovòadivincolarsipertentarediscendere.Elisabeth, stupita, laadagiò sull’asfalto.Conun’energia sorprendenteperunabimbacosìmalata,

AnasimiseacorrereincontroaHenkel.Lui,chel’avevagiàpresainbracciosubitodopolamortedelpadre,pochiminutiprima,siabbassò

e l’abbracciò.Non l’avevamai fatto,ma inquellacircostanzaglivenneassolutamentenaturale.Labimbasimiseapiangereelostrinseasuavolta.«Presto!»,gliurlòdall’elicotteroDawe.NelfrattempoViolaedElisabethsalironosulvelivolo,aiutatedaunodeiSeals.«Elabambina?»,abbaiòilmilitareappenaitretentaronodifarelostesso.Henkellanciòun’occhiataprimaaStellaesubitodopoaGutierrez.«Labambinavieneconnoi!».Quindicisecondidopo,ilBlackHawksistaccòdalsuolosollevandocumulidipolvere.In silenzio, gli occupanti osservarono la base allontanarsi lentamente sotto di loro. Nel buio si

vedevanoiriflessididuecorsid’acquaealcunifocolaisugliedificiprincipali.Facendospaziarelosguardo si poteva notare l’elicottero precipitato ancora in fiamme. La cupola, vista dall’alto,sembravaancorapiùimponente.

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Viola la scrutò attraverso il vetro: quella grande costruzione era servita a far germogliare ecrescerelepiantecheicinesicredevanoeredidell’alberodellavita.Erastatounimpiegodirisorseeccezionale,miratoaottenereunfinecertamentediparivalore: riuscireaprolungare lavitadegliesseriumani…primaacentoventianniepoi,magari,amille,propriocomeiPatriarchibiblici.«Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è solo carne e la sua vita sarà di

centoventianni».LeparolediElisabeth,cheavevacitatolaGenesi,letornaronoimprovvisamenteinmente. E in quel momento capì: accarezzò con la mano la lettera di Bonifacio, che aveva presodall’alloggiodelladirettrice,esorrise.L’elicotterorollò,inclinandosiadestra,epuntòdrittoversolanotte.MentreilSitoAsprofondava,

inghiottitodell’oscurità,Violafissòisuoicompagnidiviaggiosfiniti.Infinechiusegliocchi.

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CollinedellaToscana.Seimesidopo.IlgrossoSUVconivetrioscuratisobbalzòsulfondosconnessosollevandounanuvoladipolvere.Voltòinunviottoloinlievediscesa,fiancheggiatodavignetidiChiantichesiperdevanonelverde

delle colline. Dalla parte opposta della vallata si stagliavano file di pioppi che risalivano i dolcirilieviearrivavanofinoalTirreno.Era pomeriggio inoltrato e il sole appeso poco sopra l’orizzonte conferiva alla Maremma un

colorelievementedorato.C’eraodoredierbatagliataedisalsedine.Il SUV proseguì per alcune centinaia di metri a passo d’uomo fino a che non raggiunse una

recinzione di mattoni rossi. Oltre il cancello aperto si apriva un sentiero costeggiato da unavegetazionerigogliosa,punteggiatadafaggieulivi.Nonc’eranocartellinéalcunnumerocivico.Inlontananza,tuttavia,emergevauncasolareaduepianiconiltettodicoppicolorruggine.ViolaPucciniesaminòlamappasulnavigatore.Quandofusicuradiesseregiuntaadestinazione,

proseguìlungoilvialettofinoaraggiungereilpiazzale.Difronteallacascinarivestitadipietrac’eraun’auto parcheggiata e alcuni rastrelli appoggiati alla parete. Sulla sinistra della casa, sotto unciliegioinfiore,sivedevanounapiccolaaltalenaeunoscivolo.«Nonèstatofacile trovarti»,dissementrescendevadall’auto.Davantiallaverandac’eraAndreas

Henkel,barbaincolta,cappellinodabaseball,jeansemaglionearighe.«Hoprovatoatelefonarti,mailtuocellulareèsemprestaccato».Luisorriseappena,evidentementeadisagio.«Quinonprende.Èunodeimotivipercuicisiamo

trasferiti».Violagliandòincontroeloabbracciòconaffetto.«Comestate?».Feceunadomandavolutamente

generica. Anche se non aveva informazioni aggiornate, conosceva lo stato di salute di Stella esoprattuttoquellodellapiccolaAnahita.Henkelaccennòunaltrosorrisoepoiconariatrasognatadisse:«Siamostatipeggio».Laabbracciò

anchelui.«EdiElisabethhainotizie?»«L’ho sentita un paio di mesi fa. Sta bene. Ha fondato un blog sugli Elohìm, in cui parla della

Bibbia».L’abbaiarediuncane, in lontananza, la interruppeperun istante.«StaancoracercandodiriconquistareWalid…».Henkelscosseilcapo,divertito,esubitodopolainvitòaentrare.Attraversarono un atrio con tetto a cassettoni e pavimento in cotto e raggiunsero un grande

soggiorno.Avevaunaspettofamiliare,ammobiliatoconcredenzerestaurate,undivanoaLdifrontealcaminoeunaimponentelibreriaaparete.Dallaparteopposta,difronteallagrandefinestradacuisi vedeva il mare, c’era un altro salotto, sistemato attorno a un tavolino di vimini. Si sedetteropropriolì.«Èsplendida»,sisentìindoveredidireViola,riferendosiallacasa.Sitolseiltrenchedallatasca

estrasseduepagineA4.«Era del padre di Stella, l’onorevole Rosati», spiegò Henkel, con apparente noncuranza. «Cosa

sono?»,aggiunseriferitoaidocumenticheViolagliporse.

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«Ilmotivopercuitivolevotelefonare».Sul foglio era raffigurata una tabella con alcuni numeri e qualche riga di testo: «Phoenix

dactylifera?Malus?»«SonoletraccefossilirinvenutenellaletteradiBonifacioesoprattuttonelpapiro».Seimesiprima,

pocodopoesserefuggitidallabase,HenkelavevaconsegnatoaViolaunaprovettacontenenteilDNAfossile estratto dai rotoli. Era fuoriuscita dalla borsa sterile che si era aperta durante la fuga diXiaochen e lui l’aveva raccolta prima di lasciare l’hangar. «La datazione al carbonio 14 ha datorisultatichiari:risalgonoacircatremilasettecentoannifa».«Sono le tracce dell’albero della vita?». Henkel restituì i fogli e si appoggiò allo schienale,

apparentementedisinteressato.«Malus,meglioconosciutocomemelo,èdefinitol’alberodellaconoscenza».«L’alberodellavitael’alberodellaconoscenzaeranoentrambinelgiardinodell’Eden»,fecenotare

Andreas,iltonodellavocepiatto.«SecondolaGenesiècosìineffetti…Nelgiardinodell’Edenc’eranoduealberi,entrambicollegati

alpeccatooriginale.Maseilmeloè l’alberodellaconoscenza,quellodellavitaqualè?».Viola lochiesesorridendo,quasisottovoce.«Glialtrirepertifossiliacosacorrispondono?»,tagliòcortoHenkel.«Phoenixdactyliferaèlapalmadadattero.Crescefinoacircailtrentesimoparallelo,quindimolto

più a sud del Sito A». Fece una pausa, osservando gli esami che aveva fatto commissionare ailaboratorideicarabinieriepoiproseguì:«Peròerapresentenelpapiroinabbondanza».«Nonseivenutaqui soloperquestiesami,vero?».Lui lanciòun’occhiataalquotidianodiquella

mattina,cheerasistematosultavolo.PoitornòaguardareViola.«Né ilmeloné ildatterosembranoessereattivatori specifici»,proseguìViola,asciutta.«Almeno

nondallenostreanalisi…Nessunodeidueèingradodisollecitarelatelomerasiedisicuronessunodeidueèl’alberodellavita».Nessunodeidue.Henkelfecedituttoperrimanereimpassibile.«Quindiseiquiancoraperlatuateoria?»«La cinese ha mentito… o più semplicemente non ci ha detto tutto ciò che sapeva». Mentre

pronunciava quelle parole estrasse dall’impermeabile un altro foglio. Era un ingrandimentodell’originale della lettera di Bonifacio: la parte finale, quella che non si leggeva bene nellariproduzione,adessoerabenrestaurata.«“Ilmiospiritonondureràpersempreenoncondivideròpiùimieiliquidiconl’uomo,perchénon

è che carne e la sua vita sarà di centoventi anni”», Andreas lesse quella frase con apparentenoncuranza.«ÈlafrasefinaledeltestodiBonifacio.Laconoscobeneesoquellochepensi…matisbagli».«RicordiciòchetidissiinTurchia,appenarientratidall’Iran?NehaiparlatoconPerrone?».Luiannuì.“NehaiparlatoconPerrone”.Eccoilmotivopercuieraandataatrovarlo.«Ilsegretoètuttolì!»,proseguìViola.«Nesonocerta…anchesenonhomododidimostrarlo».AquelpuntoHenkelsospirò.Perquantosisforzassedimantenereunatteggiamentodistaccatoera

evidentecherileggerequeltestol’avesseturbato.ConoscevamoltobenelasomiglianzadiqueiversiconunnotopassaggiodellaGenesi.Iduescrittisidifferenziavanoperunpiccolodettaglio…Ederaesattamenteildettagliolacausaperlaqualeluisitrovavalì.Chiusegliocchi,econlamentetornòaquellanottediseimesiprima,pocodopoilraidallabase

GenARTIF.

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BaseNATOdiPazar,Turchia.DueoredopolafugadalSitoA.«L’abbiamo sempre avuto sotto gli occhi», esclamòViola in piedi sulla pista di atterraggio.Era

ancorabuioefacevaunfreddopungente.Mentreparlavasistrinsenelgiacconemilitare.Tuttointornoalei,labaseerainpienaattività.DalBlackHawk,conirotoriancorainmovimento,i

militariavevanoappenascaricatoilbauleconirotoli.L’avevanoimbarcatonellapanciadiunC-130esi erano dileguati all’interno del terminal. A poca distanza, un grosso camion cisterna si stavaallontanandorumorosamenteealcuniuominieranointentiastivaresacchidiiutanelvelivolo.«Ilpuntoèproprioquesto…»,continuòViola,rivoltaaElisabetheHenkel.«LaGenesidicechelo

spiritononresteràsemprenell’uomo,perchéeglièsolocarne.Nonaggiungealtro…».«Conosco la Bibbia», ruggì l’agente dell’SSV, spostandosi verso Stella, seduta poco distante su

alcuni bauli e con in braccio la bambina.Avevano passato l’ultima ora a parlare. Lei gli avevaraccontatociòchericordavadituttaquell’avventura:ilsuotentativodifuga,lacadutaneltorrente,laferitaallagambaepoiiltrasferimentoinquell’hangar.Lesueparole,duremaaltempostessodeciseequasidistaccate,gliavevanoricordatoquantofortefossequelladonna…elaragioneperlaqualeeracosìimportanteperlui.Viola glimostrò l’originale della lettera diBonifacio e picchiettò con l’indice nella parte bassa.

«Leggiqui,invece».Luisbuffòel’accontentò.Eglidisse,eriportiamolesueparoleperfuturamemoria:«Ilmiospiritonondureràpersempreenoncondivideròpiùimieiliquidicon

l’uomo,perchénonèchecarneelasuavitasaràdicentoventianni».«Tra laGenesi e il testo di Bonifacio, che raccontano lo stesso evento biblico, c’è una grande

differenza»,precisòilsottotenenteconenfasi.Illampeggiantegiallodiunodeimezziinmovimentolerischiaròilviso.«CiòcheDiosmisedicondividerenoneralospirito,bensìiliquidi!».Luiscosseilcapoconinsistenza.«LaletteraraccontadiunPatriarcabiblicochevissesuquellemontagnepermilleanni»,aggiunse

Viola,spostandoilpesodaunpiedeall’altro.Eraevidentementeeccitata.«FuproprioBonifaciodegliAleramiciasottolinearequelleparole,lodiceluistessonelsuoscritto.Forseperchéquelpassaggiosi differenziava dalla Bibbia che conosceva o forse, più semplicemente, perché lo percepì comeimportante!».Henkelaprìlabocca,preparandosiaribattere,mailrombodiunajeepdietrodiloroglieloimpedì.Quando ilmezzo si fu allontanato in direzione di un grosso silosmetallico, fu peròElisabeth a

intervenire. «Posso vedere?», disse, curiosa. «Secondo me non è semplicemente un errore ditraduzione».«Cosaintendi?»«ConoscobenequelpassodellaGenesi».Elisabethserrògliocchicomeseavesseilsoleinfaccia.

«LavocalizzazionefattadaiMasoretièstataalungodiscussa:leradicisemantichedelpassaggioin

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ebraicononparlanomaidispirito,bensìdiqualcosadiliquido.Qualcunopensacheiltestooriginalesiriferissealliquidoseminale…Interpretazionecoerenteancheconiversetti1e2dellaGenesi,cheaffermanocheaimaschidegliElohìmpiacevanolefemminedegliAdam».«Esefosseancorapiùsemplice?Separlassesolodiacquadisorgente?», insistetteancoraViola,

ripensandoall’ultimaimmaginecheavevadellabase,incuiiriflessididuetorrentibrillavanoallalucedella luna.«SegliElohìmavessero semplicemente smessodi far abbeverare agliAdamdallalorofonte?».Elisabeth annuì in modo convinto. «Potrebbe essere… Ci sono varie teorie sulla cosiddetta

memoriadell’acqua.Enelgiardinodell’Edenscorrevanoduefiumi.Esattamentecomeattornoallabase»,aggiunse,fissandoStella.«Eallora?»«La miscela di vegetali somministrata alla tua fidanzata potrebbe non essere la fonte della sua

guarigione…», concluse Viola. «Forse tutto era dovuto alle sostanze presenti nell’acqua chebevevanooconcuivenivanoacontatto».Elisabeth fece due passi e raggiunse Stella che, nonostante fosse intabarrata in una coperta,

indossavaancorailcamicechelescoprivalegambe.«Nonhaidettodiesserecadutainuntorrente?»,lechiese,indicandolagrossacicatricesullacoscia.«Nonsonoun’espertadimedicina,maunaferitadelgenerenonguariscesenzapuntidisuturaeincosìpocotempo!».«Riesciaricordaredovepotrebbeesserequelcorsod’acqua?»,laincalzòViola.«Sentite…», intervenne Henkel, che si frappose tra le due ragazze, prima che Stella potesse

rispondere. «State facendo ipotesi assurde e l’interpretazione che date dellaGenesi è pura follia!Adessolasciatelastare,StelladeveriposareeAnahitahabisognodicure».Violadeglutìmanonribatté.«Nonmiinteressacosaleabbianodatoinquellastruttura.Nonsappiamoneppureselacineseciha

dettolaverità!»,rincaròladoseHenkel,fissandounpuntoacasonell’edificioprincipaledellabase.«Unacosaperòècerta:nonvogliopiùsentirparlarediquestastoria!Ciòcheimportaadessoècheleistiabene».Aquelpuntoestrassedalgiubbottounaprovettadivetroconun’etichettanumerata:eraunadelle

provette cadute a Xiaochen prima che riuscisse a fuggire dall’hangar. Nella fretta, la cinese nonl’avevavistael’avevalasciatasulpavimento.DopocheHenkelavevarianimatoStellasieralimitatoaraccoglierlaed’istintosel’erainfilataintasca,senzapiùpensarcifinoaquelmomento.«Cos’è?»,chieseilsottotenente,chelaafferròconentrambelemanipernonfarlacadere.«Immaginoqualcosachepotraifaranalizzarepertogliertiognidubbio.Acondizionechenonparli

piùdialberodellavita,disorgentemiracolosaodialtrarobasimile!».HenkelsiavvicinòaStellaelaaiutòadalzarsi.PoipreseAnahitainbraccioeinsiemesiavviaronoversounedificiometallico.«Nonmihaifattoparlare…»,glisussurròStella,mentrevarcavanoleportescorrevolidellabase.«C’eraqualcosadaaggiungere?»«Sì!», lei sorrise, un lampo di luce negli occhi. «Credo che potrebbero avere ragione… e

soprattutto:forsesonoingradodiritrovarequeltorrente!».

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CollinedellaToscana.Seimesidopo.«Cosa le hai detto?». StellaRosati, capelli raccolti e tubino bianco, entrò nel soggiorno proprio

mentre l’autodiViola siallontanava lungo il sentiero.Era rimastanella stanzada lettoper tutto iltempoincuiilsottotenentesieratrattenutoincasaederauscitaappenasen’eraandata.Avanzòlentamentesulpavimentoincotto,sorridenteeconlapiccolaAnahitainbraccio.Entrambe

sembravanoinsplendidaformaelabambinaavevauncoloritoroseoeduegoterossechefacevanorisaltaregliocchiettiazzurri.«Nulla,ovviamente…».Henkelallargòlebracciaerimasesedutosullapoltrona.«Violaèancora

convintadellasuateoria».Stellaannuì,poggiòAnasulpavimentoesiavvicinòalbanconedellacucina.Stappòunabottiglia

divetroeriempìunbicchierediacquacristallina.«Potevaessereunabuonaoccasioneperdirlechecihannoconcessol’adozione…».«Lasciamopassareancoraunpo’ditempo»,mormoròlui,fissandolapiccolachedicorsaandava

versoilgiardino.Inpochimesi,Anahitaloavevaconquistato.PrimadiquantoaccadutoinIran,eraStellachedesideravacontuttelesueforzeunfiglio.Luiinizialmentenonneeratroppoconvinto,mada quandoAna era con loro, il suo atteggiamento scettico verso i bambini eramutato inmanieraradicale.Avrebbefattodituttoperdifenderla,equellaeralaragionepercuinonavevadettonullaaViola.Stellasiappoggiòconlaschienaalbanconee incrociò legambeflessuose l’unasull’altra.«Seè

venuta fin qui, comunque, è perché ha visto il giornale…», aggiunse, mordicchiandosi il labbroinferiore.Luialzòlespalleesilimitòinveceafissareilrecipienteconl’acquacheleiancoratenevainmano.

SeStellaeraguaritaesoprattuttoselapiccolaAnahitaeraancoralìconloro,ilmeritoerapropriodiquellabottiglia.Edellealtrecentinaiacheavevastipatonellacantinadelcasale.Alcuni mesi prima, dopo il loro rientro in Italia, quando alla piccola Anahita erano stati dati

soltantoseimesidivita,HenkeleStellaavevanoripensatoalleparolediViola.Nonostantel’agenteVaticanonon credesse alle sue cabale, lei si era invece convinta che l’interpretazionedellaGenesifattadalsottotenentepotesseavereunfondodiverità.Dopoavereffettuatoalcunericerche,avevanocosì studiato le teorie menzionate da Elisabeth sul cosiddetto fenomeno chiamato “memoriadell’acqua”.Sitrattavadiunaparticolareproprietà,peraltromaidimostrata,checonsentivaailiquididi“ricordare”,ancheadistanzadimillenni,lesostanzeconlequalientravanoincontatto.Stella, proprio come Viola, si era convinta che la causa della sua guarigione fosse stata

l’immersionenel torrente,dopoil tentativodi fuga.Ecosì,con l’aiutodiundiplomatico iraniano,amicodifamiglia,eranostatiautorizzatiatornarenellaregionedell’Azerbaigianorientale.Ritrovareilluogoesattononerastatosemplice.Ilterremotoavvenutoalcunigiorniprimadelsuo

rapimento aveva dato però un aiuto determinante, lasciando segni inconfondibili sull’orografia diquellevalli.Nonlontanodallepaludidell’AdjiChay,supportatidaguidedel luogo,eranorisalitiallavecchia

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basemilitarenellaqualeicinesieranoatterrati.Dalì,percorrendolastrada14anorddiMarandsierano avventurati verso il massiccio del Mishodagh No Hunting. E alla fine, sul costone dellamontagna, si erano imbattuti in una frana che tagliava in due il sentiero. Il punto era quello, nonc’eranodubbi:Stellaerascesaesenzatroppafaticaavevaritrovatolafenditurachesiaffacciavasultorrentesotterraneo.«Èqui»,avevaurlato,unsorrisoraggiantesulle labbra.«Lavoraginedeveessersiapertaacausa

del terremoto…prima dime nessuno si era immerso in quest’acqua! È per questo che non se neconosconoleproprietà».Così,inunfreddopomeriggiodinovembre,aiutatidaalcunigeologi,avevanoesaminatoilterreno

con carte satellitari e trivellazioni superficiali. Il responso era stato sorprendente: quella sorgente,che sembrava non incontrarsi mai con i corsi d’acqua superficiali vicini alla base GenARTIF,sgorgavaperònelsottosuolodellamedesimazona.Attraversoleroccescorrevafinoavalle,perpoiriaffiorareproprio inquelpunto.Nonpotevanosapereconquali sostanze fosseentrata incontattoquell’acquainpassato–esedavverol’acquaavesseunamemoria–maunacosaeracerta:nascevanelluogoincuimillenniprimac’erastatoilgiardinodell’Eden.Esoprattuttoeramiracolosa.Lariproval’avevanoavutaallororientroinItalia:avevanofattobereadAnahitaunadellebottiglie

portatedall’Iranelasuasaluteeramigliorataprodigiosamenteinpochigiorni.«Ana?». Stella, con il bicchiere in mano si avviò verso la porta, chiamando la bambina che

scorrazzavanellaveranda.«Èoradibere!».«Non adesso,mamma», disse lei, in un italiano quasi impeccabile. Stava correndo dietro a un

grossogoldenretrieverenonsembravaavesseintenzionedifermarsi.«Sai cosa significa il tuo nome nella tua vecchia lingua, no?», le chiese Stella, con un buffetto,

andandoleincontro.Lei si fermò per un istante, mostrandole il suo sorriso sdentato. «Anahita è la dea dell’acqua»,

recitòamemoria,quasicomesefosseunafilastrocca.«Eallorabevi,dabrava».Leporseilbicchiereelabimbaingollòfinoall’ultimagoccia.«Enonti

stancaretroppo»,leraccomandòpoi.Subito dopo Stella rientrò nel soggiorno, inondato da una tenue luce ambrata che penetrava

trasversalmentedallafinestra.AndòaccantoaHenkelegliaccarezzòicapelli.«ProprionontifidavidiViola?»,glidomandò,ricollegandosiallaconversazioneavvenutapocoprima.«Nonèquestoilpunto»,sospiròlui,«manonpossiamopermettercichelaguarigionediAnaarrivi

alle orecchie sbagliate. Saimeglio dime cosa accade ai pazienti che rispondono troppo bene allecure…».Stellarimaseperunistanteinsilenzio,poiannuìconvinta.«Etu,invece,cometisenti?».Anche se non lo dava a vedere, Henkel era ancora scosso per quanto accaduto. Ammettere che

l’acquadelgiardinodell’Edenfossemiracolosaequivalevaadammetterecheciòcheraccontavanoirotoli poteva avere un fondo di verità. Non ne era certo e non voleva approfondire di più laquestione,tuttavial’unicorisultatoconcretoeracheavevapersolafede.Si limitò ad abbracciare Stella e a farla sedere sulle sue ginocchia. Poi le indicò il titolo sul

giornalecheerasistematosultavolo.L’IDEACHECISIANOALTRERAZZEEALTREINTELLIGENZENONÈCONTRARIAALPENSIEROTRADIZIONALECRISTIANO.Iltitoloeraeloquenteeanchel’articolo,trattodaunarecenteintervistadiCamilloPerrone,nonera

dameno:«Tommasod’Aquino»,dicevailsegretariodiStatoVaticano,«parladimolteplicimondi.

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LaBibbiaè scienzadivina,e l’universopotrebbe includerealtripianetiabitatidaaltriessericreatidallostessoDiodiamore».Erano diversi giorni che sulla stampa italiana comparivano articoli dello stesso tenore. I rotoli

eranoinmanoagliamericanienonsipotevasaperequaleusoneavrebberofatto.LaChiesa,tuttavia,con i suoi tempie, soprattutto,a suomodoprovavaamettere lemaniavanti.Stavasemplicementepreparandolastradaaunaveritàchenonavrebbepotutonascondereancorapermolto.InquelmomentounamiriadedipensierisisarebberodovutifarlargonellamentediHenkel:sugli

Elohìm,sulparadisoterrestre,sull’esistenzastessadiunavitanell’aldilà.Sisarebbedovutochiederese, come aveva detto Simonides, la religione e lamitologia erano facce della stessamedaglia: ilmodochegliantichiavevanotrovatoperraccontarciunastoriachesiperdeneimillenni.Sisarebbedovuto fare decine di domande, eppure pensava solo a quella figlia che improvvisamente eradiventatalacosapiùimportantedellasuavita.El’interrogativochegliriempivalamenteerasoltantouno:finoaquandosarebbeduratalafelicitàcheprovavainquelmomento?Inspirandol’odoredellaprimavera,volselosguardoversolaveranda.Anahitaondeggiavagioiosa

sull’altalena con i lunghi capelli biondi che sembravano danzare alla luce del tramonto. Strinse lamanodiStellaesospirò.

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Epilogo

Basediricerca“SitoB”,250kmanorddiNairobi,Kenya.Ladelegazionedell’NDRC, laCommissioneNazionaleper loSviluppoe leRiformeCinese,scese

dalla scaletta dell’aereo sotto una pioggia torrenziale. Si era da poco fatto buio e nonostantel’acquazzone,tipicodiquelperiodo,c’eramoltocaldo.SottolapanciadelnuovissimoJetComacC919liattendeva,conilmotoreacceso,unfurgoneconil

logoGenARTIF.«Ministro,benarrivato»,proclamòXiaochenZhao, inpiedisulpiazzaleconungrandeombrello

nero inmano.Eraavvolta inunanonimo impermeabilecon il cappuccioma il suo sorriso facevarisaltaregliocchineridapredatrice.«Achepuntosiamo?»,esclamòLiangZhenbing,mentresalivaintuttafrettaperevitaredibagnarsi.

SeXiaeraancoraalsuoposto,nell’organigrammadelministerodellaScienzaedellaTecnologia,ilmeritoera tuttosuo.Erastato luiaproteggerladopoil fallimentoinIranesempresuaerastata ladecisione di riconfermarla a capo del progetto. «Si tratta di un investimento ingente, troppoimportanteper cambiare capitano in corsa», avevadetto, di fronte alla commissioned’inchiestadiPechino, seimesi prima. «Le responsabilità non sono della catena di comando,ma sono dovute ainaccettabiliingerenzestraniere.Ingerenzecheandrannopuniteatempodebito».Ecosì,anchegrazieallevelateminacceperlastabilitàinternazionale,Xiaochensierarimessaal

lavoro.AvevaverificatocheirepertiprelevatidaHermanVanBuurenfosseroadattialloscopoesieratrasferitanelcuoredell’Africa.«Abbiamo scelto questa zona per l’estrema facilità a reperire la materia prima», spiegò Xia

sorridente,sedutaaccantoalministrosulsedileposteriore.Nonostantenonfossepiùlasuaamantedatempo,luicontinuavaatenerlasottolasuaalaprotettiva…Forse,anchepergarantirsicheilprogettorimanesseassolutamentetop-secret.«Aveterispettatoilbudget»,larassicuròlui,fissandooltreivetribagnatigliedificiilluminatiche

sistagliavanosull’orizzonte.«Equestoèunbuoninizio».«Con la stessa cifra stanziataper ilSitoA, abbiamopotuto realizzare unabasegrande il triplo»,

aggiunse lei, orgogliosa. Poi indicò oltre il parabrezza del furgone, in direzione di una grossastruttura: erabiancaeaveva la formadiuna sferapoggiata suenormipilonid’acciaio.«LanuovaserraècostruitainteramenteinpolicarbonatoepotrebbecontenerelacupoladiSanPietro».Inquelmomento,ilmezzovoltòasinistra,immettendosiinunastradasoprelevata.Davanti,adesso,

traunpassaggiodei tergicristallie l’altro, siaprivaunospazio immenso,sucuisorgevanofiledihangarchesiperdevanonelbuio.«Sonosediciintutto»,dichiaròtrionfanteXia,mentreabassavelocitàsiimmettevanoinunarampa

sotterranea.Parcheggiaronoilfurgoneinungrandegaragecoperto,sorrettodacolonnedicementoarmatodipintedigialloeglioccupantisidiresseroinfilaindianaagliascensori.«Quando saremo completamente operativi?», si informò ancora lui, mentre le porte metalliche

dell’ascensoresichiudevano.«Siamo all’ottanta percento. Saremo al cento percento a giugno, ma abbiamo già cominciato a

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testareunadecinadivarianti».«Siete riusciti a limitare l’indice di mortalità?», chiese il ministro, con i suoi modi risoluti.

Sembravaquasisitrattassesemplicementeditagliareunavocedelbilancio.Xiaochen fupresaalla sprovvistadaquelladomanda.Perun istante fu tentatadimentire.Si rese

però conto che la sua bugia sarebbe durata soltanto pochi secondi, cioè fino a quando le portedell’ascensore si fossero aperte. «Se riusciremo a sintetizzare la giusta miscela di vegetali, perl’umanitàsaràungrandepassoavanti»,silimitòadire.«Ognigrandeprogressoscientificorichiedecostiumani».Einquelmomentoleportescorrevolisiaprironoinungrandeatriodicristallo.Inlontananzasi

udivailronziodiunneonel’ariaeraimpregnatadaunfortissimoodoredidisinfettante.Ilministro parve quasi sorpreso dallo spettacolo che aveva di fronte e fece due passi incerti sul

pavimento invetro.Raggiunseunabalaustra, anch’essa trasparente, e aprì labocca, comeperdirequalcosa.Ebbel’impressioneditrovarsisopraunacquario:inbasso,però,invecedivederepesciinmovimento, gli si parò davanti un immenso spazio pieno di donne. Erano tutte di colore, nude,immobilieammassatedirettamentesulpavimento,l’unaaccantoall’altra.Ciascunaeracollegataauntubochescendevadalsoffitto.Quae làsivedevano impiegatidellabase,avvolti in tutesteriliconcaschievisiere,chespruzzavanolecaviecongettid’acqua.«NonèilRitz,manessunadi loroècosciente»,sisentì indoverediaggiungereXiaochen,quasi

per giustificare quello spettacolomacabro. «Dopo l’incidente a Van Buuren abbiamo ritenuto chefossemegliotenerleincomafarmacologico».Il ministro continuò a osservare in silenzio. Per quanto volesse distogliere lo sguardo non vi

riusciva,quasiattrattodaquellefiledicarnedaesperimenti.«Quantesonointutto?»«Dovreifarmidare iconteggiesatti…ma,unapiùunameno,circacinquecentoperognihangar.

Senzaillettooccupanomenospazio».«Quindi,aregime,dovremmoaverecircaottomilacavie?»,domandò,recuperandoildistacco.Xiaochen annuì, orgogliosa. «Più sono, prima otterremo il nostro risultato». Fece una pausa,

fregandosilemaniepoiproseguì:«EpoisiamoinAfrica…Cisonoguerre,epidemie…nessunoleverràmaiacercare».LiangZhenbingquestavoltalesorrise,affabile.«Ognigrandeprogressoscientificorichiedecosti

umani»,siripeté,fissandooltrelavetrata.

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Notadell’autore

Comeèormaimiaabitudine,primadipassareai ringraziamenti,volevoevidenziareciòchenel libroè trattoda fatti reali eciòche,

invece,èfruttodellamiafantasia.Primadicominciare,devoperòavvisarvichenellerighecheseguonotrovereteriferimentiesplicitiallevicendenarratenelromanzo.Perevitaredirovinarvilasorpresa,viconsiglioquindidileggerequestanotasolodopoaverneterminatolalettura.Maveniamoanoi.Perquantoriguardal’interpretazionedeiTestiSacri,comediceunodeimieipersonaggi,laBibbiaèunpo’comequeicontrattistipulati

suinternet,liaccettiamosenzaneppureaverliletti.Leteoriechefannodasfondoallibro,ispiratealleoperediZechariaSitchinedErichvonDäniken,sonoperòbasatesuglistudidichil’halettaeinterpretata.MistoriferendoalprofessorMauroBiglino,cheneisuoisaggitraduceletteralmente l’AnticoTestamentodall’ebraicoall’italiano.Se le sueconclusionivihanno incuriosito,viconsigliononsolodileggereisuoiscritti(chetrovatecitatiinbibliografia)ma,seneavetel’occasione,anchediascoltareunadellesuetanteconferenze.La Chiesa stessa, negli ultimi anni, ha fatto timide ammissioni sulla possibile esistenza di esseri extraterrestri. A tal fine, le parole

pronunciatedalmio segretariodiStatoPerrone, che trovatenell’ultimocapitolo, sono in realtà ispirate aunaveradichiarazionediunautorevoleesponentedelclero:padreGuyConsolmagno.Comelui,moltialtriteologisisonoespressineglistessitermini.Traloro,senzapretesedicompletezza:monsignorCorradoBalducci,padreJoséLuisFunes,padreGabrieleAmorthemonsignorJamesSchianchi.Perquantoriguardaquelliche iohochiamatomanoscrittidegli Illuminati (o librideiVeggenti)1, la lorosorteèunodegliaspettipiù

misteriosicheavvolgelaBibbia.Ciòchediconelromanzo,cioècheglistessifuronooccultatinelcorsodeisecoli,èconogniprobabilitàquellocheaccadderealmente.Nonpossiamoovviamenteavernelacertezza,népossiamosaperecosaraccontassero.Unacosaperòlasappiamo:esistevano, tantochefuronocitatinei libricanonici,edauncertomomento inavantiscomparvero.Lascioavoideciderne laragione.Passandoadaltriargomenti:sialasculturadiToprakkale,datatacirca1000avantiCristoeraffigurantequalcosacheassomigliaauna

navicella,sialatavolettasumericaVA/243,incuicompareilcosiddettodecimopianeta,esistonorealmente.Visonomoltiscienziaticheritengonoentrambiirepertifalsicostruitiadarteealtrettantichenegiuranol’autenticità.IncontestabilierealisonoinveceiriferimentiallemutazionidelnostroDNA,inpartetrattidalsaggiocitatoinbibliografiadelbiologo

molecolarePietroBuffa.Secondoalcunigenetisti,sequenzecomel’HAR1,l’HARE5,l’ARHGAPIIB,l’HACNS1eilFOXP2–alcuneimmutatepermillennineivertebrati(ealtredeltuttoassenti)–hannosubito,inunostrettissimolassoditempo,untassodicambiamentimolecolarimairegistratonellastoria.Talimutazioni,peraltrotuttepositiveeinunambitoincuilemodificazionisonorareecasuali,hannocontribuitoal processo diominazione, influezando il nostro sviluppo encefalico, le connessioni neuronali, il pollice opponibile, il bipedismo e illinguaggioarticolato.Tuttoquestoapparedifficilmentespiegabileconun’evoluzionenaturale.Per quanto attiene a Melchisedec, la sua figura è una delle più enigmatiche presenti nel Vecchio Testamento. Conosciuto come

personaggiosecondarioneilibricanonici,lasuavicendaènarrataperlopiùnelLibrodeiSegretidiEnoch,untestoapocrifochehafattoefamoltodiscuteregliesegeti.Nonavevoovviamenteambizionidicompletezza,mapropriograziealsecondolibrodiEnochhopotutoambientarelasuavicendanelgiardinodell’Eden,perlacuicollocazionegeograficamisonobasatosulleteoriedell’egittologoingleseDavidRohl.Passandoallapartesuipollini,devoinnanzituttoringraziarelaprofessoressaAnnaMariaMercuri.Èstatograziealleinformazioniche

gentilmente mi ha fornito che ho potuto raccontare l’estrazione del DNA fossile. Si tratta di una procedura che in teoria potrebbefunzionarerealmente…sempreammesso,ovviamente,ditrovaretraccedelgiustoDNA.Atalfineèarrivatoilmomentodiparlaredelcosiddettoalberodellavita.Sonostatescrittedecinedisaggieromanzisull’argomento,

alcunideiqualicitati inbibliografia.Nelmio libro, tuttavia,basandomi inpartesulle teorie inmateriadi“liquidi”delprofessorKamalSalibi dell’Università di Beirut, credo di aver dato una lettura del tutto inedita. La questione della cosiddetta memoria dell’acqua,affrontatasolomarginalmentedalromanzo,meriterebbeunmaggiorapprofondimento…Manonsisamai,magaririusciremoaparlarneinunfuturoromanzo!L’ultimoargomentochevorreiaffrontareriguardailbinomiocavieumane/donnerapite.Perilprimoaspettoicasidicronaca,purtroppo,

sonoall’ordinedelgiorno.Sononumerose,infatti,leONGcheaccusanomultinazionalifarmaceuticheditestarevaccinioaltresostanzesusoggettiinconsapevoli,perlopiùinPaesicomel’India,ilKenyaoilPakistan.Sesieteinteressati,digitandolagiustachiaveinunmotorediricercatroveretemoltosucuiriflettere.Per il secondo aspetto, cioè quello riferito a inspiegabili sparizioni in Europa come negli Stati Uniti, i dati citati nel libro sono

assolutamente reali: dagli anni Settanta a oggi solo in Italia risultano sparite ventisettemila persone, di cui la maggior parte stranieriirregolari.NegliUSA,idati2010cirivelanochegliscomparsisonoquasisettecentomila,piùdiduealgiorno.Nonpossiamosaperecosanesiastatodiloro.Forse,davvero,alcunisonoalleMaldiveconl’amante.Glialtrisperononsitrovinoinbasidiricercacomequelledamedescritte…anchese,purtroppo,perdiventarecavieumaneavoltenonèneppurenecessario.

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Esiamogiuntialla fine.Per i temerarichesisonospintia leggerefinqui,ecco i ringraziamenti. InnanzituttograziedicuoreaMauroBiglino,sempredisponibileaillustrarmiipassaggipiùcomplessidellesuetraduzioni.SergioSciréperlespiegazionisulfunzionamentodeitelomeriedeglienzimidirestrizione,AnnaMariaMercuridell’Universitàdegli

StudidiModenaeReggioEmiliapertuttoquellocheattieneipollinieRitaFornaciariperichiarimentisulprelievodel“DNAantico”eilprocedimentodireinnestotipicodegliOGM.Epoi,inrigorosoordinealfabetico:l’Armadeicarabinieri,IlariaBeltramme,lacasad’astePandolfinidiFirenze,AlfredoColitto,la

ComunitàebraicadiVenezia,NuccioD’Anna,AnnadeVincenz,AlessandroDiMaio,LucianaGuadagno,AriannaMalenza,MartinRua,AlbertoRuggiero,CristianSantinon,GiuseppeScaffidiDomianelloeMarcelloSimoni.Ultimi,manoncertoperimportanza:RaffaelloAvanzini,senzalacuilungimiranzanonsareiqui,lamiaeditorClaraSerretta,tuttolo

staffNewtonCompton,SilviaArientielamiaagenteRobertaOliva,CarmeloPulvirenti,fonteinesauribiledicospirazionimondiali,miamoglieElena,primalettriceeaffidabilecorrettricedibozzeeGinevraeLucrezia,lemiemuse.Comesempre,tuttiglierrorichetrovatenellibrosonofarinadelmiosacco.

1 Le vicende relative al ritrovamento dei manoscritti sono raccontate nel mio precedente romanzo La chiave di Dante, NewtonComptoneditori,Roma2015.

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Bibliografia

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P.BUFFA,IgenimanipolatidiAdamo.Leoriginiumaneattraversol’ipotesidell’interventobiogenetico,Unoeditori,Orbassano2015.N.D’ANNA,Melkitsedek.Ilmisterodiunafigurabiblica,IlLeoneVerde,Torino2014.E.VONDÄNIKEN,Glideieranoastronauti.Ilcosmorivelailmisterodituttelereligioni,Piemme,Milano2012.E.W.HEATON,LeprofezieeiprofetidellaBibbia,NewtonComptoneditori,Roma1997.S.HODGE,ImanoscrittidelMarMorto,NewtonComptoneditori,Roma2011.J.HOLT,Profanato,NewtonComptoneditori,Roma2014.L.MORALDI(acuradi),ImanoscrittidiQumrān,UTET,Torino1986.A.PARROT,ArcheologiadellaBibbia,NewtonComptoneditori,Roma1978.E.PERCIVALDI,LavitasegretadelMedioevo,NewtonComptoneditori,Roma2013.G.PETTINATO(acuradi),Mitologiasumerica,UTET,Torino2001.D.ROHL,LaGenesiavevaragione,Piemme,Milano2000.D.ROHL,TheLostTestament:FromEdentoExile,Century,Londra2002.J.ROLLINS,L’ereditàdiDio,Nord,Milano2012.K.S.SALIBI,SecretsoftheBiblePeople,SaqiBooks,Londra2004.S.SCALA,articolopubblicatosuhttp://digilander.iol.it/sabato/melchisedec.htm.Z.SITCHIN,Labibbiadeglidei,Piemme,Milano2013.Z.SITCHIN,L’altragenesi,Piemme,Milano2008.Z.SITCHIN,Ilpianetadeglidei,Piemme,Milano2013.

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Indice

Iluoghidell’AnticoTestamentoBasediricercaGenARTIFSitoANotastoricaPrologoCapitolo1Capitolo2Capitolo3Capitolo4Capitolo5Capitolo6Capitolo7Capitolo8Capitolo9Capitolo10Capitolo11Capitolo12Capitolo13Capitolo14Capitolo15Capitolo16Capitolo17Capitolo18Capitolo19Capitolo20Capitolo21Capitolo22Capitolo23Capitolo24Capitolo25Capitolo26Capitolo27Capitolo28Capitolo29Capitolo30Capitolo31

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Capitolo77Capitolo78Capitolo79Capitolo80Capitolo81Capitolo82Capitolo83Capitolo84EpilogoNotadell’autoreBibliografia


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