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I manuali del comunicare. Comunicazione politica. Analisi di un discorso perfetto.

Date post: 05-Dec-2014
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L'intervento di Bill Clinton. Le dieci strategie retoriche. - Gasp! Grafici Associati Piacentini
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IMANUALI DEL COMUNICARE GRAFICI ASSOCIATI PIACENTINI agenzia creativa Arnaldo Amlesu L’INTERVENTO BILL di CLINTON Analisi di un discorso perfetto tratto da il sito di riferimento dei giornalisti statunitensi comunicazione politica www.poynter.org STRATEGIE RETORICHE 10 LE IN APPENDICE LATRADUZIONE INITALIANO
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Page 1: I manuali del comunicare. Comunicazione politica. Analisi di un discorso perfetto.

I MANUALI DEL

COMUNICARE

GRAFICI ASSOCIATI PIACENTINIagenzia creativa

Arnaldo Amlesu

L’INTERVENTO BILLdi CLINTON

Analisi di un discorso perfetto

tratto da

il sito di riferimento dei giornalisti statunitensi

comunicazione politica

www.poynter.org

STRATEGIERETORICHE10LE

IN APPENDICE

LA TRADUZIONE

IN ITALIANO

Page 2: I manuali del comunicare. Comunicazione politica. Analisi di un discorso perfetto.

I MANUALI DEL

COMUNICARE

Arnaldo Amlesu direttore creativo dell’agenzia creativa Gasp! Grafici Associati Piacentini,

coordinatore del Master di Comunicazione Editoriale dell’Istituto Europeo di Design e docente di Art Direction, consulente di comunicazione, giornalista e autore di diversi libri sulla comunicazione

L’INTERVENTO BILLdi CLINTON

Analisi di un discorso perfetto

tratto da

il sito di riferimento dei giornalisti statunitensi

comunicazione politica

www.poynter.org

STRATEGIERETORICHE10LE

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I MANUALI DEL

COMUNICAREI CONTRASTI

Clinton riesce a rafforzare molte delle sue convinzioni giocando con i contrasti, che raddoppiano e ripetono il significato espresso legandolo al rispettivo opposto.

“Voglio designare un uomo che esteriormente appare freddo, ma dentro arde per l’America.”

“Se volete una società in cui chi vince prende tutto e ognuno fa per sé, dovreste dare il vostro supporto ai repubblicani.

Ma se volete un paese di opportunità e di responsabilità condivise, una società in cui tutti siamo sulla stessa barca, dovreste votare per Barack Obama e Joe Biden.”

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I MANUALI DEL

COMUNICARELE RIPETIZIONI

Clinton ripete diverse volte le sesse parole e in questo modo non solo fissa il ricordo ma rende il suo discorso più memorabile.

“Voglio designare un uomo che fuori appare freddo …”“Voglio un uomo che creda senza alcun dubbio

che possiamo costruire un nuovo sogno economico americano…”“E poi, dopo la scorsa notte, voglio un uomo che ha avuto

il buon senso di sposare Michelle Obama.”“Voglio Barack Obama come prossimo presidente degli Stati Uniti.”

“Una delle principali ragioni per cui dobbiamo rieleggere il presidente Obama è che è ancora propenso alla cooperazione costruttiva.

Guardate quello che ha fatto. Guardate quello che ha fatto. Guardate quello che ha fatto.”

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COMUNICAREIL LINGUAGGIO INCLUSIVOClinton usa spesso i pronomi “noi”, “tutti voi” e l’espressione “amici americani”, preferendo la complicità e la condivisione

all’essere una parte della nazione (staccata dall’altra).

“Noi democratici pensiamo che il paese funzioni meglio con una classe media forte…”

“A Tampa – l’avete guardata la convention? Io sì – a Tampa l’argomento chiave dei repubblicani contro la rielezione del presidente era abbastanza semplice…”

“Amici miei americani, tutti noi in questa sala e quelli che guardano da casa, dovremo decidere in che tipo di paese vogliamo vivere.”

“Vedete, noi crediamo che l’essere tutti sulla stessa barca sia una filosofia migliore del contare solo su se stessi.”

“Amici miei americani, se è questo che volete, se è questo ciò in cui credete, dovete votare e dovete rieleggere il presidente Barack Obama. “

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COMUNICARELA “REGOLA DEL TRE”Gli scrittori spesso si affidano alla “regola del tre” per dare ritmo al testo e

sottolineare punti chiave. Clinton lo ha fatto più volte lungo tutto il discorso.

“Noi democratici pensiamo che il paese funzioni meglio (1) con una classe media forte e reali possibilità per chi è povero di accedervi, (2) con un’inflessibile

attenzione sul futuro, (3) con le imprese e il governo che lavorano insieme per promuovere la crescita e condividere la prosperità.”

“(1) Ora, siamo dove vogliamo essere oggi? No. (2) È il presidente soddisfatto? Certo che no. (3) Ma possiamo dire di stare meglio di quando Obama

è stato eletto? Certo che sì…”

“Se loro sostengono un taglio di 5 trilioni di dollari sulle tasse nel piano di riduzione del debito, la matematica ci dice che accadrà una di queste tre cose:

(… e va avanti a spiegare i punti 1, 2, 3)”

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COMUNICARELA FORZA DELLA PAROLA “ISOLATA”

Le parole acquistano più peso quando sono da sole. Clinton usa questa strategia soprattutto per due parole: zero e matematica che diventano ancor

più potenti, con la pausa e poi con la ripetizione a distanza.

“Ecco un altro numero sul lavoro. Obama: più 4 milioni e mezzo di posti. Repubblicani al Congresso: (pausa) zero.”

“Eccovi un altro dato. Obama: 250mila. Romney: (pausa) zero.Quali nuove idee avevamo portato a Washington?

Rispondo sempre con una parola sola: (pausa) matematica. (pausa) Matematica!”

“È stato un grosso inconveniente per loro nei dibattiti di allora che io fossi solo un ragazzo di campagna dell’Arkansas, che venissi da un posto dove la gente pensa

ancora che due più due fa quattro. È (pausa) matematica”

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COMUNICAREL’UMORISMO

Non è facile incorporare umorismo in un testo, con argomenti pesanti. Ma Clinton è riuscito a ottenere qualche risata.

Le battute un po’ sarcastiche hanno sottolineato i suoi punti e alleggerito la “serietà” del discorso.

“Quando il deputato Ryan si è rivolto alla telecamera e ha attaccato «il grosso e crudele atto di forza» del presidente Obama contro il Medicare,

beh, non sapevo se ridere o piangere.”

“Dovete ammetterlo: ci vuole veramente una faccia di bronzo per attaccare qualcuno per aver fatto ciò che hai fatto tu.”

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COMUNICAREL’ATTENZIONE RICHIAMATA Clinton raccomanda spesso di ascoltare cosa sta per dire.

Una cosa importante quando un discorso è trasmesso alla televisione, dove le persone si distraggono, e nei discorsi lunghi, perché aiuta

e richiamare l’attenzione (il discorso di Clinton è di circa 6000 parole).

“Vi state divertendo, ma ora il discorso si fa serio, e voglio che mi ascoltiate.”

“Datemi retta. Nessun presidente, nessun presidente, né io, né nessuno i miei predecessori, nessuno avrebbe potuto riparare in soli quattro

anni tutti i guai a cui si è trovato davanti.”

“Aprite le orecchie in Michigan, Ohio e nel resto del paese. Eccovelo un altro dato. Obama: 250mila. Romney: zero.”

“E ascoltate questa. Ascoltate tutti.”

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COMUNICARELA FORMA COLLOQUIALE E DIDATTICA

Clinton traduce i temi complicati in semplici argomenti da conversazione tra amici accompagnandoli da frasi del tipo “ecco come funziona”,

“ecco cosa è successo davvero”.

“Ecco, guardate. Ecco la sfida che Obama affronta e la sfida che affrontate tutti voi che lo sostenete.”

“La riforma del prestito studentesco è allora più importante che mai. Ecco come funziona. Ecco come funziona.”

“Diamo ora uno sguardo a quanto è veramente successo finora, se parliamo di sanità.”

“Ora questo che significa? Che significa? Significa che nessuno dovrà abbandonare il college nel timore di non ripagare il debito.”

“Ecco, questo è ciò che è accaduto veramente. Giudicate voi.”

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COMUNICAREIL DARE RISPOSTE

Clinton non solo pone domande, ma dà anche risposte, infondendo così speranza e fiducia.

“Perché penso che sia vero quello che vi dico? Perché la cooperazione funziona meglio del conflitto costante? Perché nessuno ha sempre ragione,

e anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno.”

“Ora, perché ci credo? Mi ci voglio soffermare… Ci credo perché…”

“E quindi: non stiamo forse tutti meglio perché il presidente Obama ha lottato e l’ha fatta passare? Ci potete scommettere.”

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COMUNICARELA CONCLUSIONE CIRCOLARE

Il discorso di Clinton inizia con la ripetuta affermazione “Io voglio”. E sempre con il verbo volere termina. Ma questa volta il soggetto passa dal personale io

all’inclusivo popolo americano

“Se volete che ogni americano possa votare e che sia un errore cambiare le procedure di voto, solo per ridurre l’affluenza dei giovani, dei più poveri, delle

minoranze e dei disabili, dovreste votare Barack Obama.”

Nello stesso modo, così come all’inizio aveva definito Obama

“un uomo che esteriormente appare freddo, mentre dentro arde per l’America”,

così alla fine riprende l’orgogliosa analogia.

“Abbiamo attraversato ogni fuoco uscendone un po’ più forti e un po’ migliori.”

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COMUNICAREIL TESTO INTEGRALE IN ITALIANO

Noi siamo qui per nominare un presidente e io ne ho uno in mente.

Io voglio nominare un uomo la cui vita ha conosciuto la sua giusta parte di avversità e incertezze. Un uomo che si è candidato presidente per cambiare il corso di un’eco-nomia già debole e che poi soltanto sei settimane prima della sua elezione, l’ha vista soffrire per il più grande collasso dai tempi della Grande Depressione. Un uomo che, quando l’economia stava precipitando verso la depressione, l’ha rimessa sulla lunga strada della ripresa, pur sapendo che non importa quanti posti di lavoro sono stati creati o salvati, se vi sono ancora milioni di persone che stanno ancora aspettando, mentre cercano di sfamare i propri bambini e di sopravvivere.

Io voglio nominare un uomo freddo all’esterno, ma che dentro arde per l’America. Un uomo che crede nella costruzione di una nuova economia da sogno americano guidata dall’innovazione e dalla creatività, dall’educazione e dalla cooperazione. Un uomo che ha avuto il buon senso di sposare Michelle Obama.

Io voglio che Barack Obama sia il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America e orgogliosamente lo nomino come rappresentante del Partito Democratico.

A Tampa, molte parole sono state dette su come il presidente e i democratici non credano nella libera impresa e nell’iniziativa individuale, su come vogliamo che tutti dipendano dal governo, su quanto siamo cattivi per l’economia.

La narrazione repubblicana ci dice che tutti quelli che contano si sono “fatti da soli”. Uno dei nostri più grandi presidenti, Bob Strauss, diceva che ogni politico vuole farti credere di essere nato in una casa di legno da lui stesso costruita, ma non è così.

Noi democratici pensiamo che il paese funzioni meglio con una middle class forte, opportunità concrete per persone povere e un’attenzione costante sul futuro, con le aziende e il governo che lavorano insieme per promuovere la crescita e una prospe-rità largamente condivisa. Noi pensiamo che “siamo tutti sulla stessa barca” sia una filosofia migliore del “sei da solo”.

Chi ha ragione? Bene, dal 1961, i Repubblicani hanno governato alla Casa Bianca per 28 anni, i Democratici per 24. In questi 52 anni, la nostra economia ha prodotto 66 milioni di posti di lavoro nel settore privato. Quali sono stati i risultati? Repubbli-cani 24 milioni, Democratici 42 milioni.

Si scopre che il nostro percorso verso opportunità eque e un potenziamento economi-co è sia moralmente giusto che buono per l’economia, perché la discriminazione, la povertà e l’ignoranza restringono la crescita, mentre gli investimenti nell’educazione, le infrastrutture e la ricerca scientifica e tecnologica la fanno aumentare, creando nuovi e migliori posti di lavoro e nuovo benessere per tutti noi.

Sebbene spesso io mi trovi in disaccordo con i repubblicani, non ho mai imparato ad odiarli nel modo in cui sembra che l’estrema destra che ora controlla il loro partito odi il presidente Obama e i democratici. Dopo tutto, il presidente Eisenhower inviò le truppe federali per il mio paese d’origine per integrare Little Rock Central High e costruire il sistema autostradale interstatale. E, come governatore, mi trovai a la-vorare con il presidente Reagan sulla riforma del welfare e con il presidente George H.W. Bush sugli obiettivi dell’istruzione pubblica. Sono grato al presidente George W. Bush per il PEPFAR, che sta salvando le vite di molte persone nei paesi poveri e a entrambi i presidenti Bush per il lavoro che abbiamo fatto insieme dopo lo tsunami nel sud dell’Asia, l’uragano Katrina e il terremoto ad Haiti.

Attraverso la mia Fondazione, in America e in altre parti del mondo, io lavoro con democratici, repubblicani e indipendenti che si impegnano per risolvere problemi e creare opportunità, senza combattersi l’un l’altro.

Quando i tempi sono difficili, il conflitto costante può sembrare buono in politica, ma nel mondo reale, la cooperazione funziona meglio. Dopotutto, nessuno ha sem-pre ragione e un orologio rotto è giusto due volte al giorno. Tutti noi siamo destinati a vivere le nostre vite tra due estremi. Sfortunatamente, la fazione che al momento domina il partito repubblicano non la vede in questo modo. Loro pensano che il governo sia il nemico e che il compromesso equivalga a debolezza.

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COMUNICAREIL TESTO INTEGRALE IN ITALIANO

Una delle principali ragioni per cui l’America dovrebbe rieleggere il presidente Oba-ma è che lui crede ancora nella cooperazione. Ha designato segretari alla difesa, all’esercito e ai trasporti repubblicani. Ha designato un vice presidente che correva contro di lui nel 2008 e gli ha creduto nel suo ruolo di controllo e gestione della con-clusione ben riuscita della guerra in Iraq e dell’attuazione del “recovery act”. E Joe Biden ha fatto un lavoro eccellente.

Ha designato membri di gabinetto che alle primarie supportavano Hillary. Diamine, ha designato anche Hillary. Sono così orgoglioso di lei e sono grato all’intero team di sicurezza nazionale per tutto quello che hanno fatto per renderci più sicuri e più forti e per costruire un mondo con più amici e meno nemici. Sono anche grato ai giovani uomini e alle giovani donne che servono il nostro paese nell’esercito e a Michelle Oba-ma e Jill Biden per il supporto che danno alle famiglie dei militari quando i loro cari sono oltreoceano e per l’aiuto ai nostri veterani, che quando tornano a casa e subi-scono le ferite della guerra hanno bisogno di aiuto per l’istruzione, la casa e il lavoro.

Il primato del Presidente Obama sulla sicurezza nazionale è un tributo alla sua for-za, al suo giudizio e alla sua preferenza per l’inclusione e la collaborazione piuttosto che per la partigianeria.

Ha anche provato a lavorare con alcuni repubblicani del congresso sul sistema sani-tario, sulla riduzione del debito, sull’occupazione, ma non ha funzionato così bene. Probabilmente perché, come il leader dei repubblicani al Senato disse due anni pri-ma dell’elezione in un momento di eccezionale candore, la loro priorità numero uno era non quella di ricominciare a far funzionare l’America, bensì quella di non far lavorare il Presidente Obama.

Senatore, odio dover essere io a dirvelo, ma continueremo a far lavorare il Presidente Obama.

A Tampa, la polemica repubblicana contro la rielezione del presidente era molto semplice: gli abbiamo lasciato un casino totale, lui non l’ha ripulito abbastanza in fretta, quindi licenziamolo e fateci tornare al potere.

Allo scopo di apparire come un’alternativa accettabile al presidente Obama, non avrebbero molto da dire sulle idee che hanno offerto negli ultimi due anni. Lo vedete anche voi che vogliono tornare indietro alle vecchie politiche che per prime ci hanno dato problemi: tagliare le tasse agli americani ricchi ancora di più di quanto già fatto dal presidente Bush. Sbarazzarsi di quelle fastidiose regole ideate per prevenire un altro crash e proibire futuri salvataggi. Incrementare le spese per la difesa, spen-dendo 2 trilioni di dollari in più di quelli richiesti dal Pentagono senza dire per cosa spenderanno quei soldi. Attuare enormi tagli al resto del budget, andando a colpire soprattutto quei programmi che aiutano la middle class e i bambini poveri. Come un altro Presidente disse una volta – lo stanno facendo di nuovo.

Gli argomenti per la rielezione del presidente Obama mi piacciono molto di più. Ha ereditato un’economia pesantemente danneggiata e ha posto le basi per un’economia moderna e più bilanciata, che produrrà milioni di buoni e nuovi lavori, nuovi e vibranti business e nuovo benessere per gli innovatori. Siamo dove vogliamo essere? No. Il Presidente è soddisfatto? No. Siamo a un punto migliore di quello in cui ci trovavamo quando è stato eletto, con un’economia in caduta libera e una perdita di 750.000 posti di lavoro al mese? La risposta è sì.

Io capisco la sfida a cui andiamo incontro. So che molti americani sono ancora ar-rabbiati e frustrati per l’economia. Anche se l’occupazione sta crescendo, le banche stanno cominciando a prestare soldi e anche i prezzi delle case stanno scendendo un po’, troppe persone ancora non lo sentono.

Ho avuto un’esperienza simile nel 1994 e nei primi mesi del 1995. Le nostre politiche stavano funzionando e l’economia stava crescendo ma molte persone non lo senti-vano ancora. Dal 1996, l’economia ha cominciato a ruggire, a metà strada verso l’espansione più grande della storia americana in tempo di pace.

Il Presidente Obama ha iniziato il suo mandato con un’economia molto più danneg-giata di quella che avevo dovuto affrontare io. Nessun presidente, compresi me e tutti i miei predecessori, avrebbero potuto riparare tutti quei danni solo in quattro anni.

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Questo lo credo con tutto il mio cuore.

L’approccio del presidente Obama incarna i valori, le idee e la direzione che l’Ameri-ca deve prendere per costruire una versione del sogno americano del 21esimo secolo: una nazione di opportunità, prosperità e responsabilità condivise.

Torniamo indietro nel tempo. Nel 2010, quando il programma di ripresa del presi-dente è entrato in vigore, i licenziamenti si sono fermati e le cose hanno iniziato a girare in modo diverso.

Il “recovery act” ha salvato e creato milioni di posti di lavoro e ha tagliato le tasse al 95% degli americani. Negli ultimi 29 mesi l’economia ha prodotto circa 4.5 milio-ni di posti di lavoro nel settore privato. Ma nell’ultimo anno, i repubblicani hanno bloccato i piani del presidente sul lavoro e questo è costato più di un milione di nuovi posti. Dunque qui c’è un altro risultato sul lavoro: il presidente Obama ha creato 4.5 milioni di posti, i Repubblicani al congresso zero.

Nello stesso periodo, sono stati create più di 500.000 nuove posizioni lavorative nel settore manifatturiero, sotto la presidenza Obama – è stata la prima volta che il settore manifatturiero è cresciuto dal 1990.

La ricostruzione dell’industria dell’auto ha funzionato. Ha salvato più di un milione di posti di lavoro, non solo alla General Motors, alla Chrysler e alle loro concessio-narie, ma anche nel settore che produce componenti per le auto, in tutto il paese. Ecco perché anche case automobilistiche che non facevano parte del patto lo hanno sostenuto. Avevano bisogno di salvare anche i fornitori. Come ho già detto, siamo tutti sulla stessa barca.

Ora 250.000 persone in più rispetto al giorno in cui le compagnie sono state “ristrut-turate” lavorano nell’industria dell’automobile. Il governatore Romney si oppose al piano per salvare GM e Chrysler. Un altro risultato sul lavoro: Obama 250.000, Romney 0.

L’accordo fatto dall’amministrazione con le aziende, i sindacati e le associazioni am-bientaliste per raddoppiare il chilometraggio delle macchine nei prossimi anni è un altro buon risultato: dimezzerà le vostre spese per il gasolio, ci farà utilizzare più energie “indipendente”, si ridurrà le emissioni di gas serra e creerà 500.000 nuovi posti di lavoro.

Anche il piano per l’energia del presidente Obama sta aiutando. Il boom nella pro-duzione di petrolio e gas combinato a una maggiore efficienza energetica ha fatto sì che le importazioni di petrolio e gas siano tornate ai valori di vent’anni fa e la produzione di gas naturale sia la più alta di tutti i tempi. La produzione di energie rinnovabili è raddoppiata.

Noi abbiamo bisogno di nuovi posti di lavoro, moltissimi, ma ci sono ancora più di tre milioni di posizioni lavorative scoperte in America oggi, soprattutto perché i can-didati che si presentano ai colloqui non hanno le competenze necessarie. Dobbiamo preparare più americani ai nuovi lavori che sono stati creati in un mondo alimen-tato dalle nuove tecnologie. E’ per questo che gli investimenti nelle persone sono più importanti che mai. Il Presidente ha appoggiato la comunità accademica e i datori di lavoro perché lavorino insieme per portare persone a lavorare nei nuovi settori all’interno delle loro comunità. E, dopo un decennio in cui i costi esplosivi dei college hanno fatto aumentare talmente tanto il tasso di abbandono scolastico da farci fi-nire al 16° posto nel mondo per percentuale di giovani in possesso di un diploma di laurea, la riforma di Obama sui prestiti ha ridotto il costo dei prestiti ma soprattutto ha dato la possibilità agli studenti di ripagare i propri debiti con una percentuale dei propri introiti fissa per 20 anni. Questo significa che nessuno sarà costretto ad abbandonare il college per paura di non riuscire a ripagare i propri debiti e nessuno dovrà dimettersi da una posizione di insegnante, poliziotto o dottore di un piccolo paese perché non guadagna abbastanza per poter ripagare i debiti. Questo cambierà il futuro dei giovani americani.

Io so che stiamo meglio grazie a questa decisione presa dal presidente Obama. Que-sto mi porta alla riforma dell’assistenza sanitaria.

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I repubblicani l’hanno rinominata “Obamacare” e affermano che è un’invasione del governo nel sistema delle assicurazioni sanitarie e per questo la faranno abro-gare. Hanno ragione? Guardiamo cos’è successo fino ad ora.

Individui e aziende hanno assicurato più di un miliardo di dollari in rimborsi dal premio assicurativo, perché la nuova legge richiede che l’80-85% del vostro premio sia speso in assistenza sanitaria, non in profitti o promozioni. Altre compagnie as-sicurative hanno abbassato i loro tassi per soddisfare i requisiti. Più di tre milioni di giovani tra i 19 e i 25 anni hanno fatto un’assicurazione per la prima volta perché i loro genitori ora possono permetterselo. Milioni di anziani stanno ricevendo assi-stenza preventiva inclusi screening per il cancro al seno e esami per problemi cardia-ci. Presto le compagnie assicurative, non il governo, avranno milioni di nuovi clienti, molti dei quali provenienti dalla middle cass. E per gli ultimi due anni, le spese per l’assistenza sanitaria sono cresciute entro il 4%, per la prima volta in 50 anni.

Quindi stiamo tutti meglio perché il presidente Obama ha combattuto per questo e ce l’ha fatta? Sì, è così.

C’erano altre due accuse che i repubblicani da Tampa hanno avanzato al presi-dente, e meritano una risposta. Sia Romney che Ryan hanno attaccato il presiden-te per un presunto furto di 716 miliardi di dollari al Medicare. Ecco come sono andate realmente le cose. Non ci sono stati tagli a prestazioni mediche. Nessuno. Quello che il Presidente ha fatto è stato risparmiare dei soldi tagliando su sovven-zioni ai fornitori e alle compagnie di assicurazione che erano ingiustificate e non stavano rendendo le persone più sane. Ha usato i soldi risparmiati per coprire il buco nel programma “Medicare drug” e ha donato otto anni di vita al Fondo fiduciario Medicare. E’ ora solvente fino al 2024. Così il presidente Obama e i democratici non hanno rovinato il Medicare, ma l’hanno rafforzato.Quando Ryan ha guardato la telecamera e ha attaccato il “più grande e freddo gioco di potere” del Presidente Obama per la sua “invasione” nel Medicare, non sapevo se ridere o piangere. Vedete, quei 716 miliardi di dollari sono esattamente la stessa cifra dei risparmi Medicare che Ryan aveva nel suo budget.

Almeno su questo Romney è stato coerente. Vuole abrogare i fondi e ridare i soldi alle compagnie assicurative, riaprire il buco e costringere gli anziani a pagare di più per le medicine, riducendo la vita del Fondo fiduciario Medicare di otto anni. Se do-vesse essere eletto e facesse quel che ha promesso, il Medicare fallirebbe entro il 2016. Se questo succede, non dovrete attendere il 2023 per vedere l’inizio del “voucher-program” e la fine del Medicare per come lo conosciamo.

Ma c’è di peggio. Loro vogliono anche bloccare la sovvenzione Medicaid e tagliarla di un terzo nei prossimi 10 anni. Certo, questo farà del male ai bambini poveri, ma non è tutto. Quasi due terzi del Medicaid sono spesi per l’assistenza domiciliare agli an-ziani e alle persone con disabilità, inclusi i bambini delle famiglie della middle class, che hanno esigenze particolari, con sindrome di Down o autismo. Non so come quelle famiglie possano affrontarlo. Non possiamo permettere che questo accada.

Ora guardiamo all’accusa dei repubblicani secondo cui il presidente Obama vorreb-be indebolire la domanda di lavoro nella riforma di legge sul welfare che io firmai e che portava milioni di persone dal welfare al lavoro.

Ecco cosa è successo. Quando alcuni governatori repubblicani chiesero di provare nuovi modi per riportare le persone dal welfare al lavoro, l’amministrazione Obama disse che l’avrebbe fatto solo se avesse ricevuto una proposta credibile, che prevedesse un incremento dell’occupazione del 20%. Avete sentito? Più lavoro. Quello che so-stengono i repubblicani, ovvero che il presidente Obama ha indebolito la domanda di lavoro della riforma del welfare, non è vero. Ma loro continuano a diffondere an-nunci e spot su questo. Come ha detto il sondaggista della loro campagna elettorale: “We’re not going to let out campaign be dictated by fact checkers” (Non lasceremo che la nostra campagna sia dominata dagli addetti alla verifica delle fonti). Questo è vero. Non avrei potuto dirlo meglio – spero solo che ve lo ricordiate ogni volta che rivedrete il vostro spot elettorale.

Ora parliamo del debito. Dobbiamo occuparcene o sarà lui a occuparsi di noi. Il presidente Obama ha offerto un piano per la riduzione del debito pari a 4 miliardi

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in dieci anni, con una riduzione di spesa di 2,50 dollari per ogni dollaro guadagnato, e uno stretto controllo sulle spese future. E’ il tipo di approccio al bilancio proposto dalla commissione bipartisan Simpson-Bowles.

Io penso che il piano del presidente sia migliore di quello di Romney, perché il piano di Romney non regge al primo test sulla responsabilità fiscale: i conti non tornano. Si suppone che si tratti di un piano per la riduzione del debito ma inizia con tagli alle tasse per 5 trilioni di dollari distribuiti su 10 anni. Questo rende il buco del debito più grande ancora prima che si inizi a scavare. Loro dicono che ci riusciranno, eli-minando le lacune del sistema fiscale. Quando chiedi loro “quali lacune e quante?”, loro dicono “Ne riparleremo dopo le elezioni”. Le persone mi chiedono sempre come riuscimmo a consegnare quattro bugdet in surplus. Quali nuove idee avevamo por-tato? Io dò sempre una risposta: l’aritmetica. Se loro sostengono un taglio di 5 trilioni di dollari sulle tasse nel piano di riduzione del debito, l’aritmetica ci dice che accadrà una di queste tre cose:

1) dovranno eliminare talmente tante detrazioni come quelle per i mutui o per la beneficenza che le famiglie della classe media vedranno le loro spese alzarsi di 2000 dollari l’anno, mentre le persone che guadagnano più di 3 milioni di dollari l’anno continueranno ad avere un taglio sulle tasse di 250.000 dollari

2) dovranno tagliare così tanto sulle spese che dovranno cancellare il budget per i no-stri parchi nazionali, quelli per mantenere l’aria pulita, l’acqua pulita, il cibo sicuro, la sicurezza sui viaggi aerei. Oppure faranno tagli sulle borse di studio, sui prestiti per i college, sull’istruzione primaria e su altri programmi che aiutano le famiglie della middle class e i bambini poveri, senza parlare poi dei tagli sugli investimenti in strade, ponti, scienza, tecnologia e ricerca medica.

3) faranno quel che hanno fatto per più di trent’anni – i tagli alle tasse supereranno i tagli alle spese, facendo esplodere il debito e danneggiando l’economia. Ricordate, le politiche economiche dei repubblicani quadruplicarono il debito ancor prima che io fossi eletto e lo fecero raddoppiare dopo che io lasciai

Il piano del presidente Obama taglia il debito, fa onore ai nostri valori, e illumina il futuro dei nostri figli, delle nostre famiglie e della nostra nazione.

Miei concittadini americani, voi dovete decidere in che tipo di paese preferite vivere. Se ne volete uno alla “sei da solo e chi vince si prende tutta la società”, dovreste dare il vostro supporto ai repubblicani. Se volete un paese di opportunità e responsabili-tà condivise – una società alla “siamo tutti sulla stessa barca”, dovreste votare per Barack Obama e Joe Biden. Se volete che ogni americano vada a votare e pensate che sia sbagliato cambiare le procedure di voto solo per ridurre l’affluenza alle urne dei più giovani, dei più poveri, delle minoranze e degli elettori disabili, dovreste dare il vostro supporto a Barack Obama. Se pensate che il presidente abbia fatto bene a concedere l’opportunità di essere americani ai giovani immigrati portati qui quando erano bambini, che vogliono andare al college o entrare nell’esercito, dovreste votare per Barack Obama. Se volete un futuro di prosperità condivisa, dove la middle class possa crescere e la povertà diminuire, dove il sogno americano è vivo e vegeto e dove gli Stati Uniti d’America rimangono la forza leader per la pace e la prosperità in un mondo altamente competitivo, dovreste votare per Barack Obama. Noi amiamo il nostro paese – e so che stiamo tornando indietro. Per più di 200 anni, attraversando ogni crisi, ne siamo sempre venuti fuori meglio di prima. Noi difendiamo la causa per la quale i nostri padri fondatori hanno impegnato le loro vite, le loro fortune, il loro sacro onore – per formare un’Unione migliore.

Se è quello in cui credete, se è quello che volete, dobbiamo rieleggere il Presidente Barack Obama.

Dio vi benedica. Dio benedica l’America.

http://www.losgamato.it/2012/09/07/il-discorso-di-bill-clinton-in-italiano-traduzione/Traduzione a cura di Miriam Goi

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