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I PRIVILEGI SONO UN COSTO PER LA DEMOCRAZIA : TAGLIAMOLI€¦ · della buona politica. Il tema dei...

Date post: 07-Oct-2020
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I PRIVILEGI SONO UN COSTO PER LA  DEMOCRAZIA : TAGLIAMOLI ! COSTI  DELLA POLITICA ED EQUITA’ SOCIALE Il tema della riforma della politica non può essere separato dalla condizione generale del Paese, la crescita di disuguaglianze e di privilegi da parte di una precisa classe: gli imprenditori, i grandi manager pubblici e privati, il mondo della finanza, il grande giornalismo, il mondo dello spettacolo e dello sport professionistico. L’insieme di questo mondo privilegiato non solo ha visto crescere in maniera esponenziale i propri 2
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I PRIVILEGI

SONO UN COSTO PER LA

 DEMOCRAZIA :

TAGLIAMOLI !

COSTI  DELLA POLITICA ED EQUITA’ SOCIALE

Il tema della riforma della politica non può essere separato dalla condizione generale del Paese, la crescita di disuguaglianze e di privilegi da parte di una precisa classe: gli imprenditori, i grandi manager pubblici e privati, il mondo della finanza, il grande giornalismo,  il  mondo dello spettacolo e dello sport professionistico. L’insieme di questo mondo privilegiato non solo ha visto crescere in maniera esponenziale i propri 

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profitti  e i  propri emolumenti ma gode, per la gran parte, di un regime fiscale di assoluto privilegio (e non solo grazie all’evasione ed elusione fiscale che in questi ambiti si annida). Un accrescimento esponenziale di ricchezze mentre l’insieme del mondo del lavoro arretrava   nel   proprio   potere   di   acquisto   e   il   Paese   intero   arretrava.   Un   aumento esponenziale,   quindi,   delle   disuguaglianze   come   mai   si   è   visto   in   questi   ultimi decenni.Milioni   di   lavoratori   dipendenti   e   di   pensionati   hanno   visto   ridotto   il   potere   di acquisto delle loro retribuzioni, hanno perso i meccanismi automatici di adeguamento alla   crescita   reale   del   costo   della   vita,   vedono   tassati   i   loro   modesti   aumenti contrattuali,   che   spesso   costano   ore   di   sciopero,   all’aliquota   fiscale   più   alta, addirittura subiscono una ulteriore erosione del loro reddito attraverso il meccanismo perverso chiamato fiscal drag.Imprenditori e grandi manager, al contrario, hanno aumentato i loro redditi in maniera esponenziale aumentando le disuguaglianze tra le fasce alte e quelle basse di reddito e,   oltretutto,   godono   per   gli   incrementi   dei   propri   emolumenti   di   regimi   fiscali separati, in cui vi è un prelievo del 12,5% inferiore di oltre la metà a quello di lavori dipendenti e pensionati e ridotto del 50% rispetto alla media europea.Quando  si  parla  di   tassare   le   rendite   finanziarie   e   i  guadagni   speculativi   almeno quanto avviene in Europa, parliamo precisamente di intervenire per eliminare questa intollerabile condizione di privilegio. Risulta, in questo contesto, veramente incredibile che siano proprio i rappresentanti di questa classe privilegiata e favorita che si ergano a paladini della moralizzazione e della buona politica. Il tema dei costi della politica, non può essere separato, inoltre, da quello del rapporto perverso tra affari e politica che rappresenta un peso insopportabile anche come costo economico   e   come   fattore   di   arretratezza   del   Paese.   I   dati   dell’ultimo   rapporto internazionale sulla corruzione nel mondo parlano assai chiaro.L’Italia è al 41° posto nel mondo per la corruzione nel settore pubblico. Lo studio di Trasparency International, che investe 180 paesi in tutto il mondo, vede quest’anno al primo posto la Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda con 9,4 punti. All’ultimo vi è la Somalia con 1,4 . Vi è una stretta correlazione tra la corruzione e la povertà : il 40%   delle   nazioni   che   hanno   un   voto   inferiore   a   3   risultano   infatti   essere estremamente povere .E’ calcolato che ogni punto in meno di 10 nella classifica della trasparenza (l’Italia ha solo   5   punti)   corrisponde   al   16%   in   meno   degli   investimenti   stranieri   con conseguenze disastrose su Pil e occupazione.E’ stimato che il 2,5% del nostro Pil finisca in tangenti ed in più si deve considerare che il vantaggio del corruttore è almeno il doppio di quello che viene pagato.Nel   nostro   paese   è   possibile   quantificare   il   danno   provocato   dalla   corruzione nell’ordine di grandezza di 70 miliardi di euro, una cifra impressionante che potrebbe essere destinata ad altro.

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Il settore approvvigionamenti della Pubblica Amministrazione risulta essere uno dei settori più corrotti e sempre Trasparency International calcola che interessi il 20­22% del volume.Nelle seguenti strutture, nelle quali sono in corso gli accertamenti,  risultano gravi corruzioni:AnasAsl: Lecce 2 Gallipoli, Napoli 5 Castellamare, Vibo ValentiaVendita Immobili InpsSu tanti altri fronti ancora non è partito alcun accertamento.Poco indagati e pubblicizzati sono i dati sulla corruzione interna alle aziende private a partire dalle grandi multinazionali che operano in Italia (i casi Siemens e ABB ecc.) e quella diffusa nei punti sensibili delle vendite e degli approvvigionamenti.

In questo contesto, affermiamo la più netta contrarietà ad affrontare il tema dei costi della   politica   attraverso   il   taglio   dei   livelli   più   decentrati   della   partecipazione:   i consigli circoscrizionali, i consigli municipali, i consigli comunali.La questione, invece, consiste nel non separare, come fanno ipocritamente una gran parte dei mezzi di informazione che alimentano la campagna dell’antipolitica, i costi enormi scaricati sulla collettività  dal rapporto tra affari e politica e dalla corruzione, dal peso crescente sui bilanci pubblici dai costi indotti dall’impiego di consulenze esterne e dalle cosiddette esternalizzazioni, dalla zavorra rappresentata dal crescere di enti istituzionali di secondo livello (ognuno con il suo consiglio di amministrazione, i suoi sindaci ecc.) alimentato in questi anni.La priorità per noi è una proposta che affronti il tema dal punto di vista dell’equità sociale e  della riforma della politica.Il  punto  è   tagliare   i  costi,  moralizzare   la  politica,   investire   sulla  democrazia  e   la partecipazione.

 1. Quanto guadagnano gli industriali e i grandi manager privati in Italia

C’è un’altra casta di cui nessuno parla: quella dei dirigenti e dei manager delle società private.

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Quella di chi negli anni del declino industriale, della crisi economica, delle migliaia di lavoratori messi in cassa integrazione e della precarietà diffusa, ha aumentato in modo esponenziale il proprio compenso.

Ecco come sono lievitati in cinque anni gli “stipendi”, al lordo delle tasse e senza contare stock option e bonus, di alcuni amministratori delegati o presidenti di società quotate che non hanno cambiato incarico.

Società Compenso 2001

Compenso 2005

Aumento in %

Cesare Geronzi Capitalia 1.136.000 4.230.000 + 272,3Alessandro Profumo Unicredit 2.492.000 7.865.000 + 215,6Giovanni Perissinotto Generali 1.213.000 3.224.097 + 165,7Fedele Confalonieri Mediaset 1.755.000 4.567.486 + 160,2Francesco Caltagirone Cementir, 

Caltagirone1.529.000 3.497.000 + 128,7

Maurizio Costa Mondadori 1.258.000 2.035.000 + 61,7Giampiero Pesenti Italmobiliare 2.403.000 3.564.000 + 48,3Marco Tronchetti Provera Pirelli,Telecom 6.003.155 8.021.000 + 33,6Luciano Moggi Juventus 2.211.000 2.419.000 + 9,4Luciano Benetton Benetton 1.500.000 1.600.000 + 6,6Yves Renè Nanot Italcementi 815.000 1.007.300 + 23,5Fonte: L’Espresso

Tra il 2001 e il 2005 è andata ben diversamente per i lavoratori dipendenti i cui salari al netto dell’inflazione sono rimasti fermi ed hanno perso potere d’acquisto per oltre il 12%.

Cosa accade nel resto d’Europa? Mentre le retribuzioni dei lavoratori italiani restano tra  le più  basse del  continente,   i  guadagni dei manager nostrani  superano di gran lunga   quelli   dei   colleghi   d’oltralpe:   Tronchetti   Provera   intasca   ben   di   più dell’amministratore  delegato  di  British  Telecom e  di  Deutsche  Telekom,  Pierluigi Montani, amministratore delegato di Antonveneta prende più del doppio di Rijkman Groenink che guida Abn Amro, Luca Cordero di Montezemolo, con i suoi 7 milioni di euro all’anno (solo da Fiat e Ferrari)  si   lascia alle spalle Bernd Pisctsrieder di Volkswagen (che guadagna 2,6 milioni) e Louis Scweitzer, boss della Renault (2,2 milioni).

A queste “paghe da fame” vanno sommati benefit e stock option. Quanto sono costati nel 2005 i manager delle 65 principali società quotate in borsa? 350 milioni di euro, il 20% in più dell’anno precedente.Ad esempio, grazie alle  stock option,  Antonio Favrin della  Marzotto   (che ha uno 

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stipendio annuo di “soli” 500mila euro) si è portato a casa 14 milioni di euro.

Il 2006 è l’anno della ripresa. E che ripresa per i top manager italiani: oltre 40 (contro i 27 del 2005) hanno chiuso l’anno con una “busta paga” superiore ai 3 milioni di euro (sempre senza contare liquidazioni e opzioni).Alberto Lima tra, Impregilo e Sirti, si è messo in tasca 7,3 milioni. Marco Tronchetti Provera  si  è   consolato  del  disastro   finanziario  di    Pirelli  Telecom regalandosi  un assegno da 7,1 milioni di euro.Non mancano i figli d’arte: Jonella Ligresti ha guadagnato oltre 5 milioni di euro, superando Francesco Caltagirone Jr. (4,7 milioni). 

E come è andata con le stok option? Nel 2006 i super manager delle società quotate hanno intascato oltre 500 milioni di euro.In   poll   position   c’è   Rosario   Bifulco,   presidente   e   amministratore   delegato   di Lottomatica, che si è guadagnato una gratifica da 37,3 milioni. Le stock option su Ferrari hanno regalato a Luca Cordero di Montezemolo oltre 10 milioni. Ecco la classifica dei 10 manager con i benefit più alti.

Rosario Bifulco Pres. e A.d. Lottomatica 37,3 milioniFrancesco Saverio Vinci Direttore centr. Mediobanca 17,6 milioniMarco Sala Direttore gen. Lottomatica 16,2 milioniCorrado Passera Amm. Delegato BancaIntesa 14,0 milioni Massimo Carlo Dirett.Generale Mediobanca 11,7 milioniLuca Cordero di Montezemolo  Presidente Ferrari, Fiat, ecc. 10,296 mil.Maurizio Cereda Dir. Centr. Mediobanca 10,1 milioniGuido de Vivo Vice pres. e Ad. Mittel 9,5 milioniFrancesco Micheli Risorse Umane Banca Intesa 8,8 milioniMatteo Arpe Amm. Delegato Capitalia 8,7 milioni

Sui milionari introiti derivanti dalle stock option i beneficiari pagano pochissime tasse grazie all’applicazione di una aliquota secca del 12,5%.Bel regalo, se pensiamo che il lavoro dipendente viene tassato in media del 30% e che, nel resto d’Europa, le rendite finanziarie sono tassate in media del 20%.

C’è una prassi che caratterizza sia i dirigenti delle società a partecipazione statale, sia quelli dei gruppi e delle grandi imprese private: quello di ricoprire incarichi in ben più di una azienda e di un ente (con relative remunerazioni). 

Oltre  ad essere presidente di  Fiat,  Luca Cordero di  Montezemolo è  presidente  di Confindustria, presidente di Maserati, della Fiera Internazionale di Bologna e della Libera   Università   Internazionale   degli   Studi   Sociali   (Luiss),   è   consigliere   di 

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amministrazione del quotidiano La Stampa, PPR (Pinault/Printemps Redoute), Tod's, Indesit Company, Campari e del Bologna Calcio.

Quanto guadagna in un anno Montezemolo?

Facciamo un gioco, fingiamo che venga pagato solo come presidente Fiat, che non percepisca un soldo come leader di Confindustria, che faccia volontariato alla Fiera di Bologna e nelle altre realtà in cui ricopre incarichi, che non abbia altri benefit, che non abbia percepito una lira con le stock option.

Facciamo   finta   che   guadagni   solo   7   milioni   di   euro   all’anno,   mentre   sappiamo perfettamente quanto guadagna un operaio della Fiat: circa 1.100 euro netti al mese, ossia 14.300 euro all’anno (1.100 euro  al mese x 13 mensilità).

7.000.000 (compenso presidente Fiat) : 14.300 (salario operaio Fiat) = 489Il presidente della Fiat guadagna quanto 489 dei suoi dipendenti. 

Tra il 2003 e il 2004 Fiat auto era un’impresa al collasso, con migliaia di lavoratori tra cassa integrazione e mobilità.  Il reddito complessivo dichiarato nel 2004 (e quindi relativo al 2003) dal Presidente di Fiat è stato di 15 milioni 775 mila euro.

15.775.000 (compenso Montezemolo): 14.300 (salario operaio Fiat) = 1.101Nel 2004 Luca Cordero di Montezemolo ha guadagnato quanto 1.101 lavoratori Fiat attivi.

Facciamo un altro conto: i lavoratori messi in cassa integrazione percepiscono circa 800 euro netti al mese.Montezemolo,   con   il   suo   solo   compenso   di   un   anno,   avrebbe   potuto   pagare l’indennità di cassa integrazione a circa 1.500 lavoratori.   

Oltre a mettersi in tasca assegni milionari, indipendentemente dallo stato di salute delle   società   che   “governano”,   i   top   manager   quando   se   ne   vanno   intascano liquidazioni da brivido.

Lo   scettro   2006   spetta   ai   vertici   del   mosaico   Pirelli­   Telecom:   Carlo   Buona   ha lasciato Bicocca con 18,8 milioni di euro.Emilio Tonini è andato in pensione da Mps con 10 milioni di euro; Vittorio Colao ha salutato Rcs con 7,4 milioni di euro.

Per concludere:

Possibile   che   questi   signori,   ben   rappresentati   da   Confindustria,   si   facciano promotori di una campagna per ridurre le tasse (a se stessi, ovviamente)?

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Possibile   che   chi   intasca   personalmente   milioni   di   euro   all’anno   continui   a spiegarci che la competitività delle imprese si gioca sull’abbattimento del costo del lavoro (ossia del salario delle lavoratrici e dei lavoratori)?

Possibile che i vertici di Confindustria non passino giorno senza darci lezioni su come gestire il paese?

Comincino   a   non   costruire   le   barricate,   come   stanno   facendo,   contro   la tassazione delle rendite finanziarie prevista dal programma dell’Unione.

2. I grandi manager delle grandi aziende pubbliche o a partecipazione statale

Facciamo solo alcuni esempi

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AUMENTI TRA IL 2001 E IL 2005

Società Compenso 2001

Compenso 2005

Aumento in %

Giuliano Zucconi AEM 413.000 1.352.260 + 227,3Vito Gamberale Autostrade 1.046.000 1.242.108 +18,7

Le somme non comprendono stock option e liquidazioni

Giancarlo Cimoli (Ex Ferrovie, Alitalia)2 milioni 700 mila euroAmministratore delegato e presidente di  Alitalia ha dichiarato 2 milioni e 700 mila euro senza contare la lauta liquidazione ottenuta dalle Ferrovie dopo il suo passaggio all'Alitalia   (intorno   ai  6,7   milioni   di   euro).  Il suo stipendio è aumentato in un anno del 23%. Per essere più precisi: dai 2 milioni e 269mila euro annui del 2004 è passato ai 2 milioni e 786mila del 2006 (esattamente quanto guadagnano 210 dipendenti a contratto standard). 

Elio Catania (ex FS)2,5 milioniEx   presidente   e   amministratore   delegato   di   Fs,   pare   sia   stato   liquidato   con   una buonuscita di 7 milioni circa. Da notare che sono di 1,3 miliardi le perdite dichiarate dalle Fs per il 2006, mentre nel 2003 l'utile era di 31 milioni.

Vito Gamberale (ex Autostrade)12 milioni buonuscita

Paolo Scaroni (ex Enel)10 milioni di buonuscitaNegli ultimi tre anni i suoi compensi erano aumentati del 50%.

Vittorio Mincato (ex Eni)11 milioni di buonuscitaAttualmente è il presidente delle Poste

Pierfrancesco Guarguaglini (Finmeccanica)2,6 milioni 

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Massimo Sarni (AD Poste)1,296 milioniAmministratore delegato Poste Italiane,  ha uno stipendio di  quasi un milione e trecento mila euro. Negli ultimi quattro anni, alle Poste in pratica è stata cambiata tutta la prima linea dirigenziale con una spesa per le buonuscite di almeno 8 milioni di euro, applicando a quasi tutti  la regola del tre, cioè l'equivalente di tre anni di stipendio in cambio delle dimissioni. 

Vittorio Grilli (Tesoro)600 mila euroEx Ragionerie Generale dello Stato e attualmente  Direttore Generale del Tesoro oltre   che   presidente   dell'Istituto   Italiano   di   Tecnologia,   denuncia  511   mila   euro all'anno guadagnati in Italia e 1 milione e 800 mila euro all'estero.

Vincenzo Pozzi  (Anas)438.000 euroEx presidente e amministratore unico dell'Anas, nel 2005 ha dichiarato 438mila euro di reddito.

Corrado Calabrò (Telecomunicazioni)440 mila euroPresidente dell'Authority delle Telecomunicazioni, guadagna 440 mila euro l'anno.

Vittorio Crecco270 mila euroDirettore generale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, dichiara 270 mila euro l'anno.

Mario Draghi450 mila euroEx Direttore Generale del Tesoro, ora  Governatore della Banca d'Italia, dichiara 450 mila euro l'anno.

Mario Andrea Guaiana350 mila euroIl direttore generale dell'Agenzia delle Dogane guadagna 350 mila euro.

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3. Alcune proposte concrete  sui costi della politica anche in relazione al dibattito sulla prossima legge finanziaria.

 Evitare il corto circuito tra costi della politica e costi della democrazia

Occorre intervenire sui costi  della politica  istituzionale, del sottogoverno, degli sprechi   e   delle   spese   clientelari   ma   salvaguardare   il   carattere   pluralistico, democratico,   proporzionale,   decentrato   e   partecipativo   del   nostro   sistema costituzionale. Ecco perché   i   tagli  dimensionali  possono riguardare gli  apparati esecutivi  di  primo e secondo  livello ma non le assemblee rappresentative ed  i consigli.

 Parere favorevole alla riduzione del numero di consiglieri regionali 

L’autonomia   riconosciuta   agli   statuti   regionali   in   materia   di   dimensioni   dei consigli e delle giunte regionali ha portato in alcuni casi ad aumenti ingiustificati. Occorre   tornare   indietro   e   basare   il   numero   dei   consiglieri   sulla   base   di   un rapporto   proporzionale   (150.000   –   200.000   abitanti   per   consigliere)   con   un numero massimo (60) ed un numero minimo (30) a salvaguardia delle regioni più piccole.

 Parere contrario al taglio prospettato del 20% di consiglieri comunali e provinciali, parere favorevole alla riduzione del numero degli assessori comunali, provinciali, regionali

La   riduzione   del   20%   dei   consiglieri,   contenuta   in   finanziaria   ed   approvata dall’Anci, è inaccettabile perché non produce risparmi apprezzabili, al contrario della misura sui consiglieri regionali di cui sopra, e mortifica il pluralismo e la rappresentanza delle minoranze. Mentre la riduzione degli esecutivi è auspicabile anche per ridare centralità di funzioni alle assemblee elettive.

 Parere favorevole alla riduzione drastica degli enti di II grado non elettivi (ato, consorzi di bacino, comunità montane, Unioni di comuni) con passaggio di competenze   di   coordinamento   e   programmazione   alle   Province  ed incentivazioni   economiche   e   fiscali   alle   fusioni   ed   alle   gestioni   associate   dei servizi intercomunali.

Una soluzione del genere consente di rivivificare la funzione di programmazione di area vasta delle Province, un ente locale oggi in crisi d’identità, rendere più semplice ed efficiente il sistema di governance territoriale per servizi di grande impatto ambientale e sociale, ridurre i costi clamorosi degli enti di II grado.

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Qualche esempio:

I   costi   annui   degli   amministratori  delle   società   di   gestione  dell’acqua  nel Lazio:Ato   1   (Viterbo)   –   28.000,   Ato  2   (Roma)   –   246.000   ,   Ato  3   (Frosinone)   – 600.000, Ato 4 (Latina) – 800.000 .

Il   presidente   dell’Ato   Brenta   guadagna   85.000   euro   annui,   agli amministratori 103 euro per ogni seduta dei cda e delle assemblee.

Gli   organi   sociali   dell’Ato   1   Marche   (ancona)   costano   circa   140.000   euro annui,   mentre   quelli   dell’Ato   5   Marche   (ascoli),   dopo   la   decisione   di dimezzamento dei compensi voluta dal Presidente della Provincia di Ascoli Massimo Rossi, costano circa 90.000 euro annui.

A   Crotone,   invece,   la   Provincia   spende   per   il   solo   staff   di   supporto   al Presidente  nella  sua attività  di  coordinatore dell’assemblea dell’ato 70.000 euro annui.  

 Parere   favorevole   ai   tagli   delle   indennità   di   assessori   e   consiglieri regionali,   provinciali   e   dei   grandi   comuni,  senza   però   incidere negativamente sullo status di amministratore locale (aspettative, contributi, permessi, etc.).

 Parere favorevole alla riduzione del numero dei componenti dei cda a 3 ed ai   tagli   dei   compensi   degli   organi   sociali   di   società   ed   aziende pubbliche.

A) Sul numero dei componenti:I   provvedimenti   fino   ad   oggi   adottati   dal   ministro   Lanzillotta   prevedono   la possibilità di mantenere a cinque i cda delle società con più di 2 milioni di euro di capitale sociale. Considerando che il numero delle società sottoposte al controllo pubblico totale o parziale degli enti locali e delle regioni ammonta a circa 3211, che il  numero medio degli  amministratori è  6 e che la stragrande maggioranza possiede un capitale sociale superiore a 2 milioni euro, la riforma è destinata a ridurre il numero medio soltanto di una unità, cioè di circa 3.000 amministratori. Applicando invece rigidamente il criterio dei tre consiglieri, la riduzione sarebbe di oltre 9.000.

B) Sui compensi:i commi 725, 726 e 728 della finanziaria 2007 prevedono una serie di limiti alle 

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indennità   degli   amministratori   delle   società   (in   proporzione   dell’emolumento spettante al  rispettivo sindaco o presidente,  con vantaggi per   le società  miste). Questi limiti sono largamente non applicati, o indirettamente (ad es. all’a.d. viene riconosciuta un’ulteriore indennità come direttore generale che si cumula ma che elude il limite) o direttamente come nel caso clamoroso delle società miste quotate in borsa. Alcuni esempi:

Hera: 19 membri del cda, 2.000.000 di euro di compensi annui, il Presidente Tommaso   Tommasi   guadagna   circa   335.000  annui,  di   cui   34.000   di   stock options tassati al 12,50.

Aem   spa:   9   membri   del   cda,   2.450.000   di   euro   di   compensi   annui,   il presidente ed a.d. Giuliano Zuccoli  guadagna circa 1.470.000 annui,  di cui 790.000 di stock options tassati  al 12,50. Zuccoli   inoltre guadagna 800.000 annui come a.d. di Edison, socio di Aem spa.

Iride: 12 membri del cda, oltre 500.000 di euro di compensi annui.

Acea: 9 membri del cda, 1.200.000 di euro di compensi annui, Il Presidente Fabiano Fagiani guadagna circa 300.000 annui, l’a.d. oltre 400.000.

Asm: 8 membri del cda, circa 1.000.000 di euro di compensi annui.  

Anche in sede regionale,le cose non vanno meglio. Ad esempio, in Veneto il costo dei soli manager (presidenti con deleghe o a.d.) di 18 società regionali è pari a quasi 1.000.000 di euro annui. 

Occorre  prevedere   la   rigida  applicazione  a   tutte   le   società   (pubbliche  o  miste anche quotate) dei tetti alle indennità, impedire i cumuli ed altri meccanismi di elusione, prevedere l’obbligatorietà del ricorso all’amministratore unico in caso di mancato adeguamento.

Il   taglio  complessivo   alle   indennità   deve   comunque   estendersi   a   tutte   le  3211 società, anche se non bisogna demagogicamente considerare tutti i comuni uguali in   termini  di  spreco delle   risorse.  Ad esempio  mentre  il  comune di  Modena spende complessivamente per gli organi sociali delle sue aziende circa 500.000 euro  annui   (ma qui   l’assessore  al  bilancio  è  del  PRC),  a  Salerno,  dove   il sindaco De Luca propone le multe ai dirigenti comunali, si spendono oltre 1.700.000 euro annui, più o meno la stessa circa del comune di Torino.

 Introduzione di   tetti  rigidi  per  l’ammissibilità  delle consulenze esterne, 

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basati su percentuali ridottissime (tra lo 0,3 e lo 0,6) delle entrate del bilancio degli enti locali e del margine operativo lordo delle società o aziende pubbliche. 

 Abolizione delle indennità per i consiglieri di circoscrizione ad eccezione delle   municipalità   costituite   all’interno   dei   comuni   capoluogo individuati quali città metropolitane

L’abolizione delle indennità per i consiglieri circoscrizionali può consentire senza alcun aggravio finanziario il mantenimento della possibilità per i comuni superiori a 200.000 abitanti di istituire le circoscrizioni, istituti decentrati di partecipazione popolare.

Va assunto il codice etico proposto dalla Commissione Antimafia e prevedere, come decisione autonoma dei partiti la limitazione del numero dei mandati anche per assessori e consiglieri provinciali e comunali.Rifondazione   Comunista   ha   assunto   tale   decisione   alla   Conferenza   di Organizzazione di  Carrara e  recepirà   tali  norme di   comportamento  nello statuto che approverà al prossimo congresso nazionale di marzo 2008.

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4. Una proposta generale che intervenga anche per quanto riguarda il Parlamento

Un primo elemento di trasparenza. Non è assolutamente vero che tutti sono uguali. Vogliamo, quindi, con estrema chiarezza rendere noto per l’ennesima volta qual è la destinazione delle risorse che ogni parlamentare del PRC riceve in virtù del proprio mandato elettorale.

TRASPARENZA

Quanto guadagnano i parlamentari di Rifondazione Comunista(le cifre sono nette mensili)

Camera

Indennità + 5486,58 euro mensili Diaria + 4003,11 euro mensiliRimborso rapporto eletto/elettori + 4190 euro mensiliSpese di trasporto e spese di viaggio, oltre la tessera

+ 1331,7 euro *

TOTALE = 15011,39 euro mensiliQuota versata al Partito ­ 8100 euro mensili Sottoscrizioni e attività varie nel proprio collegio elettorale

­ 500 euro (media mensile)

Stima stipendio mensile per 12 mensilità = 6411,39Spese per affitto casa, lavoro, vitto e mobilità a Roma

­ 2000 euro mensili

TOTALE = 4411,39Fonte: sito ufficiale della Camera dei Deputati.*Cifra massima, è riconosciuta ogni tre mesi

I  parlamentari  del  Prc contribuiscono con una cifra   tra   il  55 e   il  60% della   loro indennità   e   di   ogni   altro   rimborso,   all’attività   politica.   Inoltre   i   parlamentari   di rifondazione comunista non hanno propri portaborse personali, ma utilizzano per le proprie esigenze di ricerca, studio e approfondimento le strutture del gruppo e del partito stesso.Le risorse sono versate prevalentemente a Rifondazione comunista, un partito reale e organizzato sul territorio.Sono   20   i   Comitati   regionali,   118   Federazioni   Provinciali   (o   sub   provinciali   per 

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Crema, Tigullio, Cesena, Imola, Viareggio, Fermo, Castelli, Civitavecchia, Tivoli e Avezzano),   e   circa   2300   i   circoli   comunali   o   intercomunali   con   un   radicamento omogeneo  tra  Nord,  Centro  e  Sud.   In  Europa svolgono continuamente attività  12 circoli   di   italiani   all’estero   nei   seguenti   Paesi:   Svizzera,   Belgio,   Lussemburgo, Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia. Un partito dove è ancora alto in numero di   chi   svolge   attività   politica   gratuitamente   (anzi   a   volte   rimettendoci   di   tasca propria).   Infatti   oltre   il   95%   dei   dirigenti   del   Partito   svolge   il   proprio   incarico gratuitamente. Le   risorse   vengono   utilizzate   quindi   prevalentemente   per   l’attività   politica,   il radicamento   sul   territorio,   le   campagne  politiche.  Rifondazione  comunista   inoltre finanzia   in   varie   forme   diverse   realtà   associative   politiche,   sociali,   femministe   e studentesche. Ulteriori risorse sono destinate dal Prc alla costruzione della Sinistra europea.Rifondazione comunista non riceve contributi da società private, ma solo da persone fisiche.Rifondazione   comunista   è   una   realtà   viva   che   può   contare   anche   su   un   solido consenso elettorale.A livello locale sono oltre 3.500 i consiglieri ed amministratori locali in tutto il Paese, con una presenza radicata in tutte le 20 regioni italiane.Nei comuni capoluoghi siamo presenti con 156 consiglieri comunali, 39 assessori, 1 sindaco.

Mentre a livello provinciale contiamo su 1 presidente di provincia (Ascoli), le due vicepresidenze   di   Roma   e   Milano   (ed   in   entrambi   i   casi   si   tratta   di   donne),   5 presidenti di consigli provinciali, 69 assessori e 160 consiglieri.  Governiamo insieme all'Unione in 69 provincie su 103. 

A   livello   regionale,   infine,   contiamo   su  1  presidente  di   regione,   2  presidenti   di consiglio   regionale   (in   Umbria   ed   Emilia,   rispettivamente   con   un   uomo   ed   una donna), 14 assessori e 51 consiglieri. Governiamo   in  12   regioni   su  20,   praticamente   tutte  quelle  governate  dall'Unione meno la Basilicata. 

Alle ultime elezioni politiche Rifondazione ha eletto 41 deputati/e (le donne sono 13 pari al 31,7 %) e 26 senatori/trici (le donne sono 11 pari al   42,3%). Di questi sono complessivamente 12 gli/le indipendenti della SE . Al Governo il PRC conta su 2 cariche   istituzionali   (Presidente   della   Camera   e   Vice­presidente   del   Senato),   1 Ministro e 1 vice­ministro (donna) e 6 sottosegretari (4 donne pari al 66,7%). Una sottosegretaria è indipendente della SE.

Quanto detto testimonia la differenza tra le differenti forze politiche. Il   tema generale della funzionalità  del  Parlamento e quello specifico che riguarda 

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retribuzioni e privilegi dei parlamentari va, però, affrontato anche in via generaleQueste le nostre proposte

 La prima proposta riguarda la diminuzione del numero dei parlamentari. Diminuzione   del   numero   del   numero   dei   parlamentari   e   sistema   elettorale proporzionale possono garantire rappresentatività democratica, riduzione della frammentazione politica e contenimento dei costi.

 La seconda proposta riguarda il superamento del bicameralismo perfetto con un novo ruolo per il Senato come rappresentanza dei governi dei territori come avviene in gran parte d’Europa.

Per   quanto   riguarda   specificatamente   il   tema   delle   retribuzioni   dei   parlamentari, proponiamo:

 Tagli   drastici   a   tutte   le   forme   di   prestazioni   non   connesse   direttamente   allo svolgimento del mandato elettorale e alla possibilità di libera circolazione del Parlamentare sul territorio.

 Nuovo   sistema   di   erogazione   delle   retribuzioni   diverse   dall’indennità parlamentare.  Vanno   escluse   le   forme   di   rimborso   forfetario  che   vanno sostituite con erogazioni a fronte di spese documentate con un tetto massimo..

Ma,  la  proposta  principale   riguarda  il   tema delle   retribuzioni.   In  questo contesto, rifiutiamo la logica di separare la questione di quanto guadagnano i parlamentari dal tema più  generale della crescita delle disuguaglianze. Una proposta, quindi, che si inserisca dentro il tema generale dell’equità e del risarcimento sociale.Intendiamo riproporre e adattare alle precedenti considerazioni, la  proposta di legge che Rifondazione Comunista ha già presentato. 

 2. La retribuzione massima dei  dipendenti  della pubblica amministrazione non può superare di 10 volte la retribuzione minima prevista per il livello retributivo più  basso. Questa norma si applica qualunque sia il  ruolo o l’incarico   ricoperti   e   deve   comprendere   sia   i   manager   delle   grandi compagnie pubbliche o partecipate,  sia i grandi burocrati di stato, sia i membri   di   consigli   di   amministrazione,   i   consulenti   ecc.   e   sia   i parlamentari, i consiglieri regionali ecc. 

 3. Analogo principio va fatto valere per la previdenza. Nessun trattamento pensionistico   o   assimilato   (compreso   il   vitalizio   dei   parlamentari   e   dei consiglieri   regionali   anche   cumulati   con   altri   trattamenti   di   natura previdenziale) può superare di 10 volte l’importo previsto dalla normativa vigente per il trattamento minimo.

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