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I promessi sposi - Ipseoa "Caterina de' Medici" · Don Abbondio è il curato di un paesino sul lago...

Date post: 28-Jul-2020
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I PROMESSI SPOSI Fatto da : Ruffo, Bordignon, Lorenzon , Florio e Chiari
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I PROMESSI SPOSI

Fatto da :

Ruffo, Bordignon, Lorenzon , Florio e Chiari

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VITA DI ALESSANDRO MANZONI

• Manzoni nacque a Milano 7 Marzo1785.

• Compì i primi studi a Merate eLugano dove acquisì una buonacultura umanistica ma rifiutò ancheun’educazione cattolica.

• Entrò in contatto con la filosofiailluministica.

• Nel 1808 sposò Enrichetta Blondel difede calvinista da cui ebbe dieci figli.L’anno dopo la donna si convertì alcattolicesimo, evento determinanteper la vita di Manzoni.

• Nel 1809 Manzoni torna a Parigi,conosce il sacerdote EustachioDegola il quale riesce a convertire loscrittore al giansenismo.

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• Questo passaggio alGiansenismo è evidente nelleOsservazioni sulla moralecattolica. Nel 1810 durante ifesteggiamenti per le secondenozze di Napoleone, Manzonismarrì Enrichetta fra la folla.Angosciato, si reca nella chiesadi S.Rocco per chiedere a Dio diritrovare la moglie sana e salva ecosì fu. Questo fu l’eventodecisivo che lo portò allaconversione del Cattolicesimo .

• Nel 1810 si stabilì a Milano.

• Nel 1819 -1823 cominciò alavorare al Fermo e Lucia.

• Nel 1823 ritornò a Milano epubblicò la prima edizione deiPromessi Sposi.

• Il 22 maggio morì a Milano .

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DIFFERENZA TRA VERO STORICO E VEROPOETICO

• Secondo il vero storico i fatti devono essere narrati sottoforma di documentario , cioè come se fossero realmenteaccaduti in un luogo e in un’epoca ben precisi .

• Il vero poetico ricorre invece all’invenzione, ma deverispettare comunque la verità storica.

• Il romanzo di Manzoni è definito poetico perché nonracconta di fatti storici accaduti realmente, ma fattiverosimili, ambientati in un determinato periodo storico .

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FALLIMENTO DELLE TRAGEDIE..

• Manzoni tra il 1820 e il 1822 compose una tragedia che porta il

nome dell’eroe longobardo Adelchi. È fondata su una rigorosa

documentazione storica. L'interesse dell'autore per le vicende

risalenti all’ epoca medievale è legato alla possibilità di paragonare

il passato al contesto coevo di Manzoni. Secondo il pensiero di

Manzoni, i fatti storici del XIX secolo derivano dal fallimento dei

vari tentativi di formare uno stato unitario, come quello che

avrebbe potuto creare la dinastia longobarda.

• Adelchi appartiene al genere pienamente romantico del dramma

storico, segna il superamento della tragedia classica e del teatro

tradizionale grazie a una nuova concezione della Storia.In questa

tragedia, manca una vera e propria azione drammatica e, per via

del linguaggio utilizzato altamente lirico, l'opera si presta più alla

lettura in un salotto "colto" dell'epoca anziché alla

rappresentazione sul palcoscenico.I personaggi maggiori

presentano una notevole caratterizzazione e studio psicologico,

mentre alcune scene, come ad esempio la morte di Adelchi,

conservano un'impronta fortemente teatrale e di grande intensità.

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LE TRE EDIZIONI DEI PROMESSI SPOSI

• Il romanzo che ci è pervenuto non è quello originale scritto inizialmente da

Manzoni; infatti sappiamo che i Promessi Sposi sono stati revisionati e riscritti

più volte. Conosciamo principalmente 3 edizioni che presentano alcune

differenze sostanziali tra loro.

• La prima edizione, dal titolo “Fermo e Lucia” risale al 1821-1823. Essa presenta

tratti romanzeschi e ha una struttura formata da blocchi separati; la lingua

utilizzata risulta molto influenzata dal francese e dai dialetti lombardi.

• La seconda edizione, risalente al 1827, viene presentata con il nome che noi

oggi conosciamo: “I Promessi Sposi”. Manzoni cambia soprattutto elementi

relativi alla trama e sopprime gli episodi più scandalosi (per esempio i delitti della

monaca di Monza). La trama diventa più comprensibile grazie all’introduzione di

alcuni passaggi fondamentali, relativi per lo più a Fermo, che vede inoltre il suo

nome cambiato in Renzo Tramaglino. Cambia molti altri nomi dei personaggi:

Lucia Zarella diventa Lucia Mondella, fra Gladino cambia in padre Cristoforo, il

“Conte del Sagrato” viene rinominato come “l’Innominato”, Marianna De Leyva

prende il nome di Monaca di Monza; l’unico che rimane immutato è Don

Rodrigo. Manzoni rivisita anche la parte riguardante la fuga dal paese,

alternando alcuni guai di Lucia a quelli di Renzo, che prima risultavano essere

raccontati in due blocchi separati. Particolarità di tale edizione è la voce narrante

che diventa meno seria e assume una robusta dose di ironia.

• Nella terza edizione, 1840-1842 (detta quindi la “quarantana”), Manzoni capisce

l’importanza di utilizzare una lingua nuova rispetto a quelle viste fin ora nella sua

opera. La scelta linguistica opta per un fiorentino colto. In oltre, Manzoni

aggiunge delle illustrazioni originali per allietare i lettori popolari e contrastare le

contraffazioni.

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PERCHÉ MANZONI DECIDE DI SCRIVERE UN ROMANZO ?

• Decise di adottare il genere del romanzo

principalmente per tre motivi :

• Il romanzo permetteva a Manzoni di fare

scelte innovative che nessuno aveva mai

fatto come ad esempio rendere

protagonista il popolo.

• Gli permette di diffondere un messaggio

positivo diversamente dalle tragedie.

• Perché il romanzo sarebbe giunto a tutti

quindi avrebbe coinvolto nella lettura un

maggior numero di persone. .

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FONTI STORICHE :

• Tra le principali fonti cui fece riferimento Manzoni per la

scrittura dei Promessi Sposi ricordiamo:

• l’ Historia patria del milanese Ripamonti, la Vita di Federigo

Borromeo di Rivola e gli studi di Economia e statistica di

Melchiorre Gioia, quest’ultimo utilizzato soprattutto per

indagare le cause della carestia che colpì la Lombardia nel

tempo in cui si svolgevano le vicende del romanzo. Un’altra

importante fonte sono le «gride», cioè le leggi promulgate

nel 600, che Manzoni cita spesso nel testo e di cui riporta

in modo quasi integrale il testo per dare maggiore veridicità

alla sua ricostruzione.

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Il romanzo è ambientato tra il 1628 e il 1630 in Lombardia durante il

dominio spagnolo. I Promessi Sposi viene considerato un passaggio

fondamentale per la nascita della lingua italiana. Inoltre è l’opera più

rappresentativa del romanticismo italiano per la profondità dei temi. Per la

prima volta , i protagonisti sono gli umili e non i ricchi e i potenti della storia.

AMBIENTAZIONE STORICA

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LA PROVVIDENZA

In un mondo sopraffatto dai potenti, gli

uomini possono sperare in un riscatto solo

con l’aiuto della Provvidenza.

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I PERSONAGGI

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IL CARDINALE BORROMEO

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«Il portamento era naturalmente composto, quasi maestoso con uno

sguardo quasi vivace, la fronte talvolta serena e talvolta pensierosa".

Federigo Borromeo, il patriarca milanese cugino di S. Carlo , era

divenuto sacerdote nel 1580.

La sua figura appare nel cap. 28 per sottolineare la sua opera

instancabile a favore degli affamati durante la carestia del 1628-29 e

poi viene citato nei capitoli in cui si parla del suo impegno per la cura

degli ammalati in occasione dell’epidemia della peste del 1630.

Federigo Borromeo rappresenta nel romanzo l’unica eccezione fra i

tanti personaggi potenti caratterizzati dalla malvagità, e

dalll’incompetenza., Inoltre è l’unico esponente dell’alto clero a

comportarsi in modo schietto e a non iutilizzare il suo potere per scopi

personali.

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DON ABBONDIO

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Don Abbondio è il curato di un paesino sul lago di Como. Egli si

presenta come un uomo di circa sessant’anni ,dai capelli bianchi e

con due folte sporcargli, due folti baffi con un pizzetto molto

pronunciato e una faccia rugosa. Non è assolutamente un uomo

molto coraggioso e dimostra anzi in numerose occasioni la sua viltà

e la sua codardia, che sono all’origine anche della scelta di farsi

prete.Egli è accudito da una domestica, Perpetua, donna decisa ed

energia che spesso gli rimproverare la sua debolezza e lo esorta a

comportasi con maggior determinazione, quasi sempre senza

successo .

Tutta la sua personalità , il suo carattere e i suoi atteggiamenti

ruotano intorno al sentimento della paura che lo portano ad essere

egoista . Don Abbondio ha paura di tutti e di tutto soggiogato dal

terrore e dal sospetto . Il suo modo di affrontare le cose era quello

di non affrontare le situazioni che si manifestano. Egli si paragona

ad un “vaso di terracotta costretto a vivere in una compagnia di

molti vasi di ferro ,” è convinto che la carriera ecclesiastica sarebbe

stata per lui un rifugio dai pericoli del mondo.

La vigliaccheria è il fondo della sua personalità ed è la causa di

tutti suoi difetti : la sua viltà verso i prepotenti , lo rende prepotente

verso i deboli. La viltà lo rende anche crudele , come quando si

rallegra per la peste che come “una scopa” ha liberato il mondo dai

ribaldi .

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LUCIA MONDELLA

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La figura di Lucia nella narrazione dei “I Promessi Sposi”

è quella legata al suo essere quasi l’incarnazionedella purezza e della semplicità umana. Si tratta dellaprincipale figura femminile del romanzo importantesoprattutto per il legame con Renzo.

Alessandro Manzoni la presenta come una giovanecontadina dalle umili origini, educata secondo la severatradizione religiosa dell’epoca: da ciò deriva la grandedevozione e l’immenso rispetto per tutto quello cheriguarda la fede e la dottrina cristiana.

E’ una giovane di una bellezza modesta , con i capelli e le lunghe sopracciglia nere e un bel sorriso in volto. icapelli erano raccolti dietro la testa in molteplici treccedecorate con spilli d'argento che formavano un’aureola, intorno al collo portava un vezzo di granati alternati a bottoni d'oro e filigrana. Il vestito era come quelli indossatidalle contadine del milanese: le maniche separate allacciate con dei nastri, una gonna corta di seta grezza, le calze vermiglie e le scarpe senza tacco. D’altrondeparliamo di una giovane filatrice che non si è maiallontanata dal paese dove è nata e che non avrà maiparticolari ambizioni se non quella di sposarsi con Renzo.

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LA MODA DEL XVII SECOLO…

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Verso la metà del XVII secolo ,il vestito

mantenne la stessa forma a Vertugade,

accorciando la camicia e le maniche . Anche

il top coat è rimasto aperto da cima a

fondo. La parte superiore del vestito era

tagliata, le spalle scoperte. La scollatura è

stata seguita dal colletto in modo che

bordasse l’orlo superiore del capo.

ABITI

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Nei primi anni del nuovo secolo, i corpetti alla

moda avevano scollature alte o scollature

estremamente basse e arrotondate e ali corte alle

spalle. Le maniche lunghe sono state indossate

con polsini profondi per abbinare il gorgiera. Ruff

sono stati scartati a favore di collari filari chiamati

rebatos in Europa continentale e, in seguito,

colletti larghi e piatti. I colletti erano accompagnati

da fazzoletti simili ai fazzoletti di lino indossati

dalle donne della classe media. Spesso il colletto

e il fazzoletto erano bordati di pizzo coordinato.

CORPETTI

Rebatos

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Nel secondo decennio del 17 ° secolo, brevi

linguette si svilupparono attaccate al fondo del

corpetto che copriva il sedere che sosteneva le

gonne. Furono indossate con uno stomacher

che riempì lo spazio tra i due bordi anteriori del

corpetto. Le lunghe e attillate maniche del

primo Seicento si fecero più corte, più piene e

più libere. Uno stile comune tra il 1620 e il

1630 era la manica virago, una manica piena e

tagliata raccolta in due boccate da un nastro o

da un altro taglio sopra il gomito.

Manica virago

Stomacher

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Per uscire le donne fasciavano la loro testa con

una sciarpa di velo accompagnata da una cascata

di riccioloni.

Sulla capigliatura delle signore venivano fissati

piccoli gioielli, l’acconciatura veniva montata su fili

d’ottone per sorreggere il tutto e poi impreziosita

con tasti o pizzi.

Le donne appiccicavano sul viso molti nei

:all’orecchio (l’appassionato) , vicino alle labbra (la

civettuola) ,vicino al naso(la sfacciata ).

D’inverno si coprivano con una stola di pellicce ,

usavano una maschera di velo per coprirsi dal

gelo , mentre per riparare le mani dal freddo

utilizzavano un manicotto .

Gli stivaletti e le scarpe erano a punta quadrata

abbelliti da un fiocco .

Le scarpe e le pianelle erano di velluto ,i colori

erano sempre abbinati con l’abito

ACCESSORI E ACCONCIATURE

Manicotto

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IL CIBO NEI PROMESSISPOSI

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IL BRODO DI POLLO

Nel capitolo 24, Lucia, dopo tutte le sue disavventure, è accolta nella casa del sarto. Si tratta di una domenica

di festa grande per l’arrivo dell’arcivescovo di Milano e in pentola bolle il cibo più pregiato: il cappone,

protagonista della tavola delle grandi occasioni. Questa circostanza permette alla moglie di cucinare alla

povera Lucia una scodella di brodo guarnita di fette di pane. Si trattava di brodo di pollo con l’aggiunta di

pane bianco. Questo era il piatto riservato agli ammalati, ai convalescenti e a tutti quelli che dovevano

recuperare energie. Solitamente si ammazzavano le galline vecchie (che, secondo il detto, facevano buon

brodo), non certo il “nobile” cappone della festa, e con il pane si preparavano le varianti del piatto,

eventualmente con l’aggiunta di formaggio grattugiato, uovo, burro, zuppa, pancotto, pantrito. I bambini

mangiavano sempre in piedi, perché le famiglie erano generalmente numerose e intorno al tavolo sedevano

gli adulti, gli uomini, e, se c’era posto, le donne, o almeno le più anziane tra di loro.

Carne dei capponi

- I capponi compaiono nel III capitolo quando Renzo li porta in dono ad Azzeccagarbugli.

-Nel capitolo XXIV la moglie del sarto, che prende in custodia Lucia dopo la liberazione dal castello

dell’Innominato, le dà da mangiare un brodo di capponi.

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MENU DELLE OSTERIE

I menu delle osterie che Renzo visita nel corso delle sue

avventure non sono casuali. All’osteria della Luna

piena gli servono uno stufato. Costituito da pezzi di carne

in umido, cotti a fuoco lento in un tegame di terracotta

ben chiuso, lo stufato aveva il vantaggio di essere un

piatto sempre pronto, facile da tenere in caldo tra le braci,

a cui la prolungata cottura rendeva morbida e saporita la

carne poco pregiata che ne era l’ingrediente principale.

Cotto in un intingolo, lo stufato è inoltre un piatto che si

consuma con il pane. Le polpette dell’oste del

villaggio sono anch’esse un piatto che si cucina con

carne di poco pregio (gli avanzi del bollito, con aggiunta

di altri ingredienti poveri) e hanno il vantaggio di poter

essere servite anche fredde. Nel milanese sono tutt'oggi

un piatto tipico che ha conservato il nome antico

di mondeghili. Nel Lecchese e nel Bergamasco sono

denominate “polpette” anche gli involtini di lonza di

maiale con il ripieno a base di salsiccia. Preparate al

momento dell’uccisione dell’animale, venivano

conservate immerse nel loro grasso di cottura in tegami

di terracotta in modo da poter essere semplicemente

riscaldate al momento opportuno.


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