Date post: | 19-Mar-2016 |
Category: |
Documents |
Upload: | altrimedia-edizioni |
View: | 242 times |
Download: | 9 times |
GIU
SEP
PE
VIG
GIA
NI
• I
Rap
aci d
el P
olli
no
TU
TT
A L
A T
ER
RA
AB
ITA
TAGiuseppe Viggiani è nato a Cosenza
nel 1970. È ingegnere civile
ed appassionato di uccelli rapaci.
Socio LIPU, è stato per oltre
un decennio volontario e poi
Direttore del Centro di Recupero
Animali Selvatici di Cosenza.
È impegnato nel campo della
gestione delle aree protette
e della conservazione degli uccelli
rapaci ed esercita l’attività di ingegnere
presso il Dipartimento di Difesa
del Suolo dell’Università della Calabria,
dove si occupa di didattica e ricerca
in diverse discipline tecniche
ed ambientali.
È autore di varie pubblicazioni
scientifiche e divulgative in campo
ingegneristico e naturalistico.
GIUSEPPE VIGGIANI
Prefazione di C. Celada
Disegni di L. Starnini
iRapaci
CONSIGLIA
TO D
A
Riduzione delle risorse disponibili,
erosione dei suoli fertili, avanzamento
dei deserti, estinzione di centinaia
di specie animali e vegetali, inquinamento
atmosferico, distruzione della fascia
di ozono, deforestazione, riscaldamento
del pianeta: per la prima volta nella storia,
l‘uomo ha il potere di decidere se
la Terra debba continuare a rimanere
un luogo abitabile ed abitato.
Solo l'emergere di una “coscienza
planetaria” che allarghi i confini delle
comunità umane fino a ricomprendere
suoli, acque, piante ed animali; che faccia
comprendere la dipendenza reciproca
di tutto e di tutti (organismi viventi
ed ambienti); che trasformi l‘uomo
da conquistatore della Terra a cittadino
del mondo, da colonizzatore del pianeta
in “parte di un insieme” biologico
e naturale più vasto, da sfruttatore delle
risorse in custode responsabile e rispettoso
dei diritti del futuro sul presente,
può far sì che la Terra possa continuare
ad ospitare la Vita in tutte le sue varietà,
biologiche, genetiche e culturali.
Accrescere la conoscenza, la sensibilità
e la consapevolezza nei confronti
di questi temi, diffondere un modo nuovo
e diverso di concepire la natura
ed il nostro rapporto con essa, stimolare
la riflessione su visioni del mondo
radicalmente diverse dalle tradizionali,
ristabilire un senso di solidarietà e rispetto
nei confronti del nostro pianeta e delle
creature che lo popolano, rappresentano,
non a caso, gli obiettivi e le coordinate
entro le quali si svilupperà il progetto
editoriale di questa collana.
Per conoscere ed amare tutta la Terra
abitata.
del Pollinoambienti, specie e conservazione
Chiunque passi per il Pollino, anche solo percorrendo frettolosamente l’autostrada che lo
attraversa, non potrà non notare la rapida successione di ambienti che lo caratterizza. Proprio
gli ambienti, con la loro diversità, vengono utilizzati come chiave di lettura di quest’opera che
fornisce in modo chiaro e agile un’accurata descrizione (anche fotografica) del grande Parco
Nazionale.
Il libro è un invito ad un approccio corretto alla conservazione della fauna (e dei rapaci
in particolare) e dell’ambiente che li ospita.
Claudio Celada
Direttore Dipartimento Conservazione LIPU
19,50
17
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
I diversi ambienti del Parco del Pollino sono stati sinteticamente classificati come ambienti rupestri, aperti, boscati, umidi e antropizzati. Ciascuno di essi è stato de-scritto nelle linee generali, con riferimenti ad aspetti faunistici e vegetazionali di interesse naturalistico e conservazionistico o anche estetico e paesaggistico. A ogni ambiente sono state associate le specie di rapaci che maggiormente vi sono legate, anche se molte specie possono essere presenti o nidificare in ambienti diversi. Sono state infine considerate le principali rotte migratorie e le specie che più di frequente le attraversano.
Si è fatto riferimento ai rapaci inclusi nella check-list degli uccelli italiani di Brichetti e Massa (aggiornata a dicembre 1997; www.unipv.it/webbio/ciso), ossia l’elenco in ordine sistematico degli uccelli presenti in Italia con indicazione della fenologia. Sono state escluse le specie accidentali in Italia o nel Parco e i migratori meno comuni o quelli non nidificanti o svernanti nel Parco.
Per ciascuna specie sono riportate (Brichetti et al., 1992; Cramp e Simmons, 1980; Forsman, 1999; Mezzatesta, 1989):
• una breve descrizione;• la distribuzione, con eventuali riferimenti a sottospecie presenti in altre regioni zoogeografiche;• la fenologia nel Paleartico occidentale;• una descrizione dell’habitat tipico nel Paleartico occidentale, con particolari relativi all’habitat in Italia;• note sull’alimentazione e la caccia.
L’habitat, in particolare, è descritto non solo secondo la tradizionale definizione dei vecchi autori di “complesso degli ecosistemi in cui è possibile osservare o raccogliere una specie” (Brandmayr e Ghirardelli, 1995), ma come ambiente in grado di soddi-sfarne le esigenze e, quindi, tentando di precisare le principali funzioni assolte dagli elementi che lo costituiscono.
Sono poi indicati:• la popolazione europea, desunta da “European Bird Population - Estimates and trends” (Heath et al., 2001), che include anche la Turchia e la Russia europea;• la popolazione italiana, come riportata in Brichetti (1997) o, dove espressamente indicato, aggiornata con dati più recenti;• la fenologia in Italia, desunta dalla stessa check-list;• dettagli sull’habitat in Italia e, in particolare, sulla distribuzione altitudinale (Bri-chetti, 1997);• situazione nel Parco del Pollino, con dettaglio variabile, in dipendenza dal livello di conoscenza, dall’indicazione di dati di presenza/assenza, alla stima o al valore esatto della consistenza della popolazione.
18
Capitolo 1
Termini fenologici (Brichetti e Gariboldi, 1997; semplif.)
Nidificante (B): specie che porta regolarmente a termine il ciclo riproduttivo in un determinato territorio. Viene sempre indicato anche se la specie è sedentaria.
Sedentaria (S): specie che permane (salvo eventuali erratismi stagionali di breve portata) per tutto il corso dell’anno in un determinato territorio, dove porta regolar-mente a termine il ciclo riproduttivo. Viene sempre abbinato a Nidificante (SB).
Migratrice (M): specie che compie annualmente spostamenti dalle aree di nidifica-zione ai quartieri di svernamento (in questa categoria sono incluse anche le specie dispersive e quelle che compiono erratismi di una certa portata). Una specie viene definita migratrice in un determinato territorio quando vi transita senza nidificare o svernare. Le specie migratrici nidificanti (“estive”) sono indicate con: Migratrice regolare, Nidificante (M reg, B).
Svernante (W): specie migratrice che passa l’inverno in un determinato territorio, ripartendo in primavera verso le aree di nidificazione. In questa categoria sono incluse anche specie la cui presenza nel periodo invernale non sembra assimilabile a un vero e proprio svernamento (vengono indicate come Svernante irregolare, W irr). Un individuo o una popolazione in migrazione tardiva o precoce possono essere confusi con casi di svernamento.
Accidentale (A): viene indicato il numero di segnalazioni ritenute valide.
Parziale (par): viene abbinato a Sedentaria, Nidificante per indicare specie con po-polazioni sedentarie e migratrici; abbinato a Svernante indica che lo svernamento riguarda solo una parte della popolazione migratrice.
Irregolare (irr): può essere abbinato a tutti i simboli.
?: può seguire ogni simbolo e significa dubbio.
19
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
Check-list degli uccelli rapaci italiani aggiornata a dicembre 1997 (Brichetti e Massa). Sono indicate modifiche proposte da altri autori e altri dati
recenti
AccipitriformiAccipitridi• Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) M reg, B• Nibbio bianco (Elanus caeruleus) A - 3 (Piedmont 1938, Calabria 1969 e 1974)• Nibbio bruno (Milvus migrans) M reg, B, W par (Sicilia)• Nibbio reale (Milvus milvus) SB, M reg, W par• Aquila di mare (Haliaeetus albicilla) M reg ?, W par (SB estinto: Sardegna c.1956)• Gipeto (Gypaetus barbatus) M irr (SB estinto: Sardegna 1965-69; reintr.: Alpi)• Capovaccaio (Neophron percnopterus) M reg, B, W irr• Grifone (Gyps fulvus) SB, M irr, W irr (M reg: Friuli-V.G.)• Avvoltoio monaco (Aegypius monachus) M irr (SB estinto: Sardegna c. 1961)• Biancone (Circaetus gallicus) M reg, B, W par (Sicilia). (W par in Campania; Mancuso et al., 1999)• Falco di palude (Circus aeruginosus) SB, M reg, W• Albanella reale (Circus cyaneus) M reg, W (SB estinto: Padania ’50; dato incerto) (1 cp. B Padania, 1999-2000; Melega, 2002)• Albanella pallida (Circus macrourus) M reg• Albanella minore (Circus pygargus) M reg, B• Astore (Accipiter gentilis) SB, M reg, W par• Sparviere (Accipiter nisus) SB, M reg, W• Sparviere levantino (Accipiter brevipes) A - 2 (Calabria 1893, Calabria/Sicilia 1989)• Poiana (Buteo buteo) SB, M reg, W• Poiana codabianca (Buteo rufinus) M reg ?, W irr (M reg, W irr; • Corso et al., 2001)• Poiana calzata (Buteo lagopus) M reg, W• Aquila anatraia minore (Aquila pomarina) M reg ?, W irr• Aquila anatraia maggiore (Aquila clanga) M reg, W par• Aquila rapace (Aquila rapax) A - 2 (Sardegna 1876, 1898)• Aquila delle steppe (Aquila nipalensis) A - 8• Aquila imperiale (Aquila heliaca) A - 14• Aquila reale (Aquila chrysaetos) SB, M irr, W irr• Aquila minore (Hieraaetus pennatus) M reg, W irr• Aquila di Bonelli (Hieraaetus fasciatus) SB, M irr
Pandionidi• Falco pescatore (Pandion haliaetus) M reg, W par (B estinto: Sicilia c.1968, Sar-degna 1965 -1968-69?)
20
Capitolo 1
FalconiformiFalconidi• Grillaio (Falco naumanni) M reg, B, W par• Gheppio (Falco tinnunculus) SB, M reg, W• Falco cuculo (Falco vespertinus) M reg, B, W irr• Falco cuculo orientale (Falco amurensis) A - 1 (Calabria/Sicilia 1995)• Smeriglio (Falco columbarius) M reg, W• Lodolaio (Falco subbuteo) M reg, B, W irr• Falco della Regina (Falco eleonorae) M reg, B, W irr• Lanario (Falco biarmicus) SB, M reg, W irr• Sacro (Falco cherrug) M reg, W irr• Pellegrino (Falco peregrinus) SB, M reg, W par• Falcone di Barberia (Falco pelegrinoides) A - 9
StrigiformiTitonidi• Barbagianni (Tyto alba) SB, M reg, W par
Strigidi• Assiolo (Otus scops) SB par, M reg, W par• Gufo reale (Bubo bubo) SB, M irr• Civetta nana (Glaucidium passerinum) SB, M irr• Civetta (Athene noctua) SB, M reg, W par• Allocco (Strix aluco) SB, M irr• Allocco degli Urali (Strix uralensis) M reg, W par, SB (Friuli-Venezia Giulia), A (altrove)• Gufo comune (Asio otus) SB par, M reg, W• Gufo di palude (Asio flammeus) M reg, W par• Civetta capogrosso (Aegolius funereus) SB, M irr, W irr
Principali categorie corologiche (Brichetti e Gariboldi, 1997; semplif.)
Cosmopolita: relativo a specie presenti in tutte le principali regioni zoogeogra-fiche.Paleartica: relativo a specie presenti nel Paleartico (approssimativamente: Europa, Asia settentrionale, Africa settentrionale).Neartica: relativo a specie presenti in Nord-America.Oloartica: include le due precedenti.
21
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
In Italia, il Capovaccaio “seleziona zone poco antropizzate e nidifica su pareti rocciose in aree aperte aride, con vegetazione bassa o a pascolo, abbandonando i siti di nidificazione disturbati” (Valle del Raganello, sito di nidifi-cazione abbandonato) - G. V.
Gli ambienti rupestri
Le aree rupestri sono un ambiente comune nel Parco del Pollino, al punto da costituire una componente ecologicamente importante e un elemento caratterizzante del pae-saggio. Sono presenti grandi pareti rocciose calcaree a strapiombo su valli fluviali strette e incise, come quelle del Raganello, dell’Argentino, del Lao, del Rosa e tante altre, o in corrispondenza delle grandi cime montuose, come il Pollino, il Pollinello, il Dolcedor-me, il M. Alpi, la Montea, il M. la Caccia, il Sellaro. Le pareti, spesso poco accessibili, si presentano talvolta quasi lisce, più spesso ricche di cenge e cavità e interrotte da estesi canaloni detritici o vere e proprie grandi frane. Alcune sono estremamente corrugate, con pieghe spettacolari e segnate da pinnacoli, spuntoni e lame di roccia.
Tipicamente, sulle pareti rocciose si abbarbicano lecci, alle quote più basse, e pini loricati a quelle più elevate, ma in alcuni casi la particolare esposizione permette la coesistenza di queste due specie arboree, dando vita a paesaggi spettacolari, come nella Valle dell’Argentino. Sulle grandi e soleggiate pareti delle timpe di S. Lorenzo, di Cassano e di Porace, grazie al calore che viene immagazzinato dalla roccia, la macchia mediterranea si manifesta con esemplari di ginepro fino ai 900 m di quota e oltre, mentre il leccio, nella stessa zona, cresce fino a quote ancora più elevate.
Nella parte settentrionale, ai calcari, caratteristici dell’intero Appennino, si sostitu-iscono rocce sedimentarie (come le argille), con pareti più piccole, e laviche (Timpa di Pietrasasso).
22
Capitolo 1
Massiccio del Pollino: praterie d’altitudine, dove l’Aquila reale può cacciare prede come lepri, coturnici e serpenti, tipicamente seguendo le ondulazioni del terreno a pochi metri di altezza e compiendo una repentina e breve picchiata - P. Alessi
L’Aquila reale “richiede pareti rocciose non disturbate dove sceglie posatoi molto panoramici e costruisce diversi nidi, sufficientemente riparati e in posizione favorevole per il trasporto delle prede”. Caccia “in aree aperte con vegetazione sparsa o bassa, specialmente su pendii e in zone soprastanti le pareti rocciose, che permettano l’uso delle correnti ascensionali” (Massiccio del Pollino, versante meridionale) - G. V.
23
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
Monti di Orsomarso: valli ricche di pareti rocciose indisturbate possono ospitare anche più coppie di Pellegrino. Spettacolari le azioni di caccia, fra versanti ammantati di fitta vegetazione rapidamente cangiante dalla macchia mediterranea, ai pini neri e loricati, fino ai faggi, spesso alternati a querce, carpini, tassi e aceri - G. V.
Il Lanario predilige “vaste aree aperte a pascolo, steppa o incolto, dominate da asperità rocciose, in vallate ampie e soleggiate” (Massiccio del Pollino, versante meridionale) - G. V.
24
Capitolo 1
Anche piccole pareti di roccia sedimentaria non disturbate possono essere utilizzate dal Lanario per la nidificazione (Valle del Sinni) - G. V.
Le pareti talvolta emergono da boschi fitti, talvolta sono circondate da ampie zone aperte, come praterie d’altitudine, steppa mediterranea, pascoli e coltivi. Esistono quindi gli habitat per diversi rapaci rupicoli, come l’Aquila reale, il Capovaccaio, il Gufo reale, il Pellegrino e il Lanario. Questi, infatti, necessitano di pareti rocciose indisturbate con supporti per la nidificazione (cavità, nicchie, terrazzini, cenge) e, con l’eccezione del Pellegrino, di ambienti aperti per la caccia al suolo o la ricerca.
Il Corvo imperiale (Corvus corax) condivide spesso le pareti con i rapaci rupicoli, mentre recentemente è stato avvistato il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), la cui presenza era nota, nell’Appennino, fino al Monte Sirino, più a nord. Sulle pareti rocciose nidificano anche la Rondine montana (Hirundo rupestris), il Codirosso spazza-camino (Phoenicurus ochruros) e il Passero solitario (Monticola solitarius).
25
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
Il Gufo reale vive in “aree poco antropizzate e poco accessibili, con pareti rocciose o grandi alberi per la nidificazione”, in prossimità di aree aperte di varia natura per la caccia che, a differenza dell’Aquila reale, avviene normalmente anche nelle zone sottostanti al nido (Massiccio del Pollino, versante meridionale) - G. V.
26
Capitolo 1
Capovaccaio (Neophron percnopterus)
DescrizioneLunghezza: 56-75 cmApertura alare: 163-171 cm
Silhouette particolare, con ali rettangolari piuttosto ampie, coda a cuneo e testa sottile e allungata, con faccia nuda giallo-arancio (adulti) o blu pallido (giovane) e zampe rosa. Adulti bianchi, con remiganti e copritrici delle primarie del soprala nere. Collare, petto, scapolari e copritrici interne del soprala spesso più scuri. Giovani e im-maturi prevalentemente bruno scuro, con coda più chiara e parti chiare di estensione variabile sulle parti superiori.
Volo attivo rilassato, ad ali piuttosto rigide e con ampi colpi d’ala. Volteggio ad ali quasi piatte.
DistribuzioneEuropa, Africa e Asia fino al Pakistan e alle montagne del Tien-Shan (ssp. ginginianus
in India). Migratore nel Paleartico occidentale, talvolta svernante. Sono stimate 2900-7200 coppie in Europa, concentrate in Spagna (circa 1350) e in Turchia (1000-5000). Sverna generalmente in Africa, a sud del Sahara.
Anche in Italia è migratore regolare, nidificante e svernante irregolare, con popo-lazione conosciuta ridotta, allo stato attuale, a circa 15 coppie, di cui almeno 8 in Sicilia (Grenci S., 2000), 1-2 in Basilicata, 0-1 in Puglia (Palumbo G., com. pers.) e 2-3 in Calabria.
Sullo Stretto di Messina sono stati osservati 151 individui in migrazione primaverile (min-max: 1-15; media: 8.8) nel periodo 1984-2000 (Corso, 2000).
Nel Parco del Pollino una coppia era nota come nidificante nei primi anni ’80 nella Valle del Raganello e un sito limitrofo è stato occupato nel 1996 (AA.VV., 1997).
HabitatTollera climi mediterranei o montani e
freddi (fino a 3600 m in Caucaso), ma in Italia nidifica da 100 a 1000 m di altitudine, eccezionalmente fino a 1500 m.
Ricerca il cibo su qualsiasi tipo di terreno aperto: steppe, paludi, deserti, rive fluviali con vegetazione bassa, discariche e persi-no città. La taglia ridotta rispetto agli altri avvoltoi gli consente di muoversi indipen-dentemente dalla disponibilità di correnti
M. Belardi
27
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
Parametri di riproduzione (semplificati) della popolazione di Capovaccaio nidificante in Calabria nel periodo 1990-2001 (da Cortone e Mordente, 1997; modif. e aggiorn.)
termiche, spesso seguendo il bestiame al pascolo o scendendo rapidamente sul terreno arato o bruciato. Nidifica su pareti, specialmente in cavità nascoste ma dominanti. Poco sensibile o indifferente all’uomo dove non è perseguitato. In Italia seleziona zone poco antropizzate e nidifica su pareti rocciose in aree aperte aride, con vegetazione bassa o a pascolo, abbandonando i siti di nidificazione disturbati.
AlimentazioneRicerca carogne e ogni sorta di resti organici, anche su discariche o in ambiente
antropizzato. Può catturare insetti, rettili e piccoli roditori e rompere uova colpendole con piccole pietre tenute nel becco. In Italia il Capovaccaio è alle soglie dell’estinzione. Scomparso ormai in diverse regioni (Lazio, Campania, Toscana), resiste con poche coppie in Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia. Le cause di insuccesso riproduttivo re-lative all’Italia peninsulare nel periodo 1970-99 sono dettagliatamente riportate da Liberatori e Penteriani (2001). Predominano le uccisioni dirette (17), la sterilità delle uova (13), le depredazioni di uova o nidiacei (13), il disturbo ai siti di nidificazione (4), l’avvelenamento (2), per un totale di 49 casi di insuccesso.
In Calabria, dove, all’inizio degli anni ’80 erano presenti più di 10 coppie, nel 2000 non è stata portata a compimento alcuna nidificazione. Una delle cause del declino è la conversione di incolti e pascoli in uliveti e altre colture, oggetto di incentivi da parte dell’U.E., che hanno determinato una riduzione dei territori di ricerca alimentare. Nel 2001 una coppia ha nidificato in un sito abbandonato dalla fine degli anni ‘80 (probabilmente a causa di un incendio), allevando un piccolo non giunto all’involo. I casi di ricolonizzazione di siti abbandonati, per il Capovaccaio in Italia, non sono frequenti.
Anche nella Valle del Raganello, che era sito di nidificazione fino alla metà degli anni ‘80, ha avuto luogo una nidificazione su una parete prossima a quella storicamente utilizzata, ma solo per una stagione (un piccolo allevato, con esito non noto; AA.VV., 1997).
Coppieconosciute
Coppieriproduttive
Giovaniinvolati
‘90
3
2
2
‘91
4
3
3
‘92
4
3
4
‘93
5
3
4
‘94
4
4
4
‘95
4
2
3
‘96
5
3
4
‘97
4
3
4
‘98
4
3
4
‘99
4
3
3
‘00
2
0
0
‘01
3
1
2
28
Capitolo 1
Il fatto che nel sito non siano intervenute modificazioni sostanziali dell’habitat sup-porta l’ipotesi che l’abbandono sia stato causato dal disturbo antropico (arrampicate in primo luogo) e da bocconi o carcasse avvelenati. La specie è irregolarmente presente nel periodo estivo (1-2 individui), ma senza compiere tentativi riproduttivi.
Altri ambienti adatti si trovano nel settore orientale del Parco (Valle del Sinni, Valle del Sarmento, ecc.), ma sono segnalate solo osservazioni sporadiche (Bavusi e Libutti, 1997). La presenza del Capovaccaio nel Parco, valutata in termini di idoneità ambien-tale, potrebbe essere, in prima analisi, più stabile e consistente.
Il Pollino era stato in effetti incluso fra le aree strategiche del Sud Italia nel Progetto Capovaccaio del WWF, che prevede, tra l’altro, riproduzione in cattività e azioni di restocking e reintroduzione della specie in varie regioni d’Italia. Attualmente, il gruppo di capovaccai disponibile presso il Centro di riproduzione di Semproniano (Grosseto) è di 25 soggetti, che costituiscono la maggiore popolazione in cattività al mondo. In particolare, sono state create 11 coppie, comprendenti 4 dei 5 esemplari nati in cattività, trattenuti per aumentare lo stock riproduttivo (Ceccolini e Cenerini, 2002).
Punti di alimentazione artificiale ad hoc in prossimità delle potenziali pareti di ni-dificazione nel periodo di arrivo del Capovaccaio nelle aree di riproduzione possono favorire la permanenza naturale della specie e incrementarne la produttività (Hatzofe O., com. pers.; Liberatori e Penteriani, 2001).
29
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
Adulto di Aquila reale al nido nella stagione riproduttiva caratterizzata da cainismo e involo eccezionalmente ritardati (Monti di Orsomarso, ob. 500 + duplicatore) - P. Alessi
Aquila reale (Aquila chrysaetos)
DescrizioneLunghezza: 80-93 cmApertura alare: 187-219 cm
Aquila grande e possente, con coda lunga e ali lunghe, più sottili alla base. Bruna scura in maniera abbastanza uniforme, con nuca dorata molto evidente. Giovani più scuri e, come gli immaturi, con macchie alari bianche (nettamente più ampie sul sot-toala) di estensione variabile individualmente. Coda bianca con banda terminale scura fino al 5°-6° anno di età.
Iride e becco neri nel giovane, poi progressivamente più chiari.In volteggio, tiene le ali leggermente a “V”, con la punta delle primarie rivolta verso
l’alto. In planata a “V” o arcuate. Il volo battuto è usato raramente ed è caratterizzato da pochi colpi d’ala.
DistribuzioneEuropa occidentale e Asia occidentale (sottospecie nominale), Spagna, Africa set-
tentrionale e Medio Oriente (ssp. homeyeri), Asia (ssp. daphanea e japonica), America settentrionale (ssp. canadensis). 6600-12000 coppie in Europa, concentrate in Turchia (1000-5000), Spagna, Scandinavia e sulle Alpi, con adulti sedentari e immaturi migra-
30
Capitolo 1
Principali caratteristiche dei nidi di Aquila reale nel Parco del Pollino (* Terzo SUPeriore/MEDio/INFeriore)
tori (popolazioni settentrionali) o dispersivi. In Italia è sedentaria nidificante, migratrice irregolare e svernante irregolare, con 300-400 coppie su Alpi, Appennini e Italia insulare. Nel Parco del Pollino sono presenti con regolarità 3 coppie, che nidificano nel versante meridionale (Massiccio del Pollino, Monti di Orsomarso).
950
1100
600
1000
1100
1100
1400
950
850
800
700
1200
900
900
900
450
600
750
1000
700
NE
E
O
SE
NE
SO
NO
N
N
N
NE
S
S
S
S
SE
SO
SO
N
O
SUP
MED
SUP
SUP
SUP
MED
SUP
MED
MED
MED
SUP
INF
MED
MED
MED
SUP
INF
INF
SUP
INF
Grande
Media
Grande
Piccola
Grande
Grande
Grande
Grande
Grande
Grande
Media
Piccola
Grande
Grande
Grande
Piccola
Grande
Piccola
Media
Grande
Cengia
Nicchia
Nicchia
Nicchia
Terrazzino
Terrazzino
Nicchia
Cengia
Cengia
Cengia
Nicchia
Cengia
Cengia in
cavità
Cengia in
cavità
Terrazzino
Nicchia
Nicchia
Terrazzino +
albero
Terrazzino
Cengia
X
X
X
X
X
X
X
No
Si
Si
Si
No
Parziale
Si
Parziale
Parziale
Parziale
Si
No
Si
Si
No
Si
Si
No
No
Parziale
Parziale
No
No
Parziale
No
Parziale
Si
Si
Parziale
Parziale
No
No
No
No
Parziale
No
No
Parziale
No
Si
Parziale
No
Parziale
No
Si
Si
Parziale
Parziale
Parziale
Parziale
No
No
Si
Si
Si
Parziale
No
Parziale
Si
Si
Alt
itud
ine
(m s
.l.m
. ca)
Esp
osiz
ion
e d
el n
ido
Posi
zion
e in
par
ete*
Dim
ensi
one
par
ete
Tip
olog
ia s
upp
orto
Nid
i ab
ban
don
ati
Prot
. da
ag. a
tmos
feri
ci
Mim
etis
mo
Prot
ezio
ne
dal
dis
turb
o
Massiccio del Pollino (1 sito occupato, 2 siti abbandonati)
Monti di Orsomarso (2 siti occupati)
31
Rapaci e ambienti nel Parco del Pollino
HabitatPrincipalmente climi temperati, ma anche molto più freddi o caldi. In Europa occi-
dentale, è confinata in zone di montagna, mentre in aree indisturbate può colonizzare anche pianure con boschi e zone umide. In Italia, nidifica da 600 a 2200 m di altitudine, eccezionalmente da 100 a 2600 m.
Normalmente, richiede pareti rocciose non disturbate, dove sceglie posatoi molto panoramici e costruisce diversi nidi, sufficientemente riparati e in posizione favorevole per il trasporto delle prede. Può sopravvivere anche quando la densità di prede dispo-nibili è bassa, grazie alla sua capacità di cacciare su aree molto estese, alla mancanza di predatori abituali e alla dieta non molto specializzata. Evita generalmente zone umi-de, acque interne e foreste, cacciando in aree aperte con vegetazione sparsa o bassa, specialmente su pendii e in zone soprastanti le pareti rocciose, che permettano l’uso delle correnti ascensionali. Gli individui in migrazione utilizzano anche altri ambienti (coste, aree agricole).
AlimentazionePrincipalmente uccelli di medie dimensioni (pernici, coturnici, tetraonidi, corvidi,
uccelli domestici, ecc.), mammiferi (marmotte, lepri, meno frequentemente scoiat-toli, volpi, martore, ecc.). Carogne in inverno (i giovani anche in autunno). Anche rettili in Europa meridionale (testuggini, serpenti). Cattura le prede a terra o in volo. Tipicamente segue le ondulazioni del terreno a pochi metri di altezza e compie una repentina e breve picchiata.
Nel Parco del Pollino sono noti tre siti di nidificazione di Aquila reale regolarmente occupati dagli anni ‘80, tutti sul versante calabrese, in corrispondenza di grandi pareti rocciose calcaree del Massiccio del Pollino e dei Monti di Orsomarso. Altri due siti risultano da tempo abbandonati. Uno di essi è frequentato da coppie o individui non stabilmente presenti o provenienti da siti limitrofi.
La posizione dei siti occupati, la distanza fra siti confinanti e diversi avvistamenti fanno presumere la presenza di un quarto sito occupato e, in via teorica, anche di un quinto (Viggiani, 1999a).
Sul versante lucano del Parco, dove mancano gli ambienti ottimali, non vi sono coppie presenti e non sono noti siti abbandonati. È segnalato solo un avvistamento di un individuo sul Monte Alpi (Priore G., com. pers.).
In Calabria, l’Aquila reale è stata osservata anche in Aspromonte, dove è anche data come nidificante (2 coppie; Malara, 1999), ma si tratta rispettivamente di una nidificazione solo ipotizzata e di una singola osservazione di un esemplare già involatosi il 20 di giugno, data molto precoce rispetto a quelle note per l’Appennino (Spinetti, 1997; Nini et al., 2001; Viggiani, dati inediti).
In Basilicata sono segnalate 1-2 coppie in provincia di Potenza (Sigismondi et al., 1995) ed è stato individuato un probabile sito abbandonato in Val d’Agri.
32
Capitolo 1
Nel Parco del Pollino, il territorio frequentato dalla specie è di circa 1000 km2 (Viggiani, 1999a). La densità, per quanto bassa (1 coppia/333 km2), è paragonabile ad altre zone dell’Appennino centrale (1 coppia/346 km2; Magrini et al., 2001) e set-tentrionale (1 coppia/300 km2; Magrini e Cenni, 2001), mentre sulle Alpi, per diversi motivi (copertura vegetale, abbondanza di prede, grado di antropizzazione, ecc.), è molto più elevata.
I nidi individuati (in numero di 20), sono costruiti prevalentemente nella parte superiore di pareti di medie o grandi dimensioni, meno soggette a disturbo o depre-dazione, mentre non sono noti nidi su albero (Viggiani, 1999a). I nidi più prossimi a fonti di disturbo (strade, sentieri frequentati, costruzioni, tagli di boschi) sono stati perlopiù abbandonati (Viggiani, 2001b).
La produttività delle coppie presenti è piuttosto bassa ed è influenzata da diversi fattori negativi. Nel Parco, la specie è tradizionalmente ritenuta nociva e, come tale, perseguitata. Sono noti due casi di ab-battimenti (nei Monti di Orsomarso, nel 1988 e nella Valle del Raganello, nel 1993) e testimonianze di altre uccisioni. I nidi sono stati saccheggiati in diverse circostanze per prelevare uova e nidiacei. La specie, inoltre, è probabilmente vitti-ma dei bocconi avvelenati, generalmente destinati ad altre specie (Lupo in primo luogo). Infine, l’Aquila reale risente del crescente disturbo antropico di tipo turi-stico, anche a causa di pratiche apparen-temente innocue come l’escursionismo, la fotografia naturalistica, il deltaplano e, soprattutto, le arrampicate sulle pareti rocciose.
Recentemente, nei Monti di Orsomar-so è stato osservato un caso di cainismo e involo eccezionalmente ritardati, verificati-si rispettivamente dopo 54-58 giorni e 88-94 giorni dalla schiusa (Viggiani, 2001a), valori leggermente superiori a quelli più elevati riportati in letteratura, anch’essi riferiti all’Appennino (52 e 83-85 giorni rispettivamente; Spinetti, 1997).
L’alimentazione della specie è poco nota, anche a causa della scarsa accessi-bilità dei nidi e delle difficili condizioni di osservazione in quasi tutti i siti.
Civita, paese di origine albanese alla fine della lunga Gola del Raganello: monumento dedicato all’Aquila reale. La specie era presente nelle immediate vicinan-ze del paese, dove si possono osservare alcuni nidi abbandonati. Il nome “Civita” (Çifti nella lingua arbëreshe) derive-rebbe da Qift (Aquila) e, per estensione concettuale, facendo riferimento al sito dell’insediamento urbano, “Nido d’aquila” (Bruno e Emmanuele, 1998) - G. V.