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IAB ITALIA · breve un progetto per Chicco 39 ... Quali sono i formati adv più efficaci e conformi...

Date post: 16-Feb-2019
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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. IAB ITALIA Rassegna Stampa del 14/01/2015
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Page 1: IAB ITALIA · breve un progetto per Chicco 39 ... Quali sono i formati adv più efficaci e conformi agli obiettivi di marketing? ... piano taglia-bond da 4 miliardi* 85

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;

MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto

specificato nei contratti di adesione al servizio.

IAB ITALIA

Rassegna Stampa del 14/01/2015

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INDICE

IAB ITALIA

13/01/2015 La Tribune Quotidien

LUTTE CONTRE LE PIRATAGE : "LES PROFESSIONNELS DE LA PUB SONT PRETSA COLLABORER"

11

14/01/2015 CHI

Marco TRONCHETTI PROVERA tutti insieme appassionatamente12

ADVERTISING ONLINE

14/01/2015 ItaliaOggi

Le auto di lusso investono sui social14

14/01/2015 ItaliaOggi

LETTERA16

14/01/2015 ItaliaOggi

BREVI17

14/01/2015 Brand News Today

Video Adv: Teads annuncia un nuovo finanziamento di 50 mln18

14/01/2015 Brand News Today

In Acqua Group 3 nuovi ingressi19

14/01/2015 Brand News Today

Programmatic: Videology e StickyAds siglano una partnership mondiale20

14/01/2015 Brand News Today

Dude si rafforza con 10 ingressi e nuovo sito web *21

14/01/2015 Brand News Today

Ad Himedia la raccolta web de Il Fatto Quotidiano22

14/01/2015 DailyMedia

Acqua Group apre il 2015 con l'ingresso di tre nuovi professionisti23

14/01/2015 DailyMedia

GroupM Research & Insight misura la pubblicità nell'era della convergenza24

14/01/2015 DailyNet

Teads ottiene 24 milioni di euro di finanziamento25

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14/01/2015 DailyNet

Intese StyckyAds.tv con Videology per offrire una inventory di qualità27

14/01/2015 DailyNet

Ricerche/1 GroupM svela l'efficacia dei formati adv nell'era cross-mediale28

14/01/2015 Pubblicita Today

TEADS, NUOVO FINANZIAMENTO DA 24 MILIONI DI EURO29

14/01/2015 Pubblicita Today

ILFATTOQUOTIDIANO.IT AFFIDA LA RACCOLTA A HIMEDIA30

14/01/2015 Pubblicita Today

VIDEOLOGY SIGLA UNA PARTNERSHIP CON STICKYADS.TV31

14/01/2015 Pubblicom Now

Teads rafforza la leadership nel video adv32

14/01/2015 Pubblicom Now

StickyADS.tv e Videology, il video programmatic di qualità in Europa33

14/01/2015 Pubblicom Now

La raccolta de ilfattoquotidiano.it gestita in esclusiva a HiMedia34

14/01/2015 Pubblicom Now

La rivoluzione digitale viaggia in tram grazie all'app Atm sviluppata da Engitel35

13/01/2015 360com

triboo Media è più forte sul target da 18 a 24 anni dopo l'acquisizione traMite htMl.itdel 100% di heduMe

36

13/01/2015 360com

Sorpresa Opel: c'è la nuova Corsa37

13/01/2015 ADV Express

StickyADS.tv e Videology si uniscono per offrire video programmatic di qualità inEuropa

38

13/01/2015 ADV Express

Magnolia, la branded content unit compie un anno con un nuovo sito. Anche nel2015 contenuti originali con Reckitt Benckiser, Granarolo, Auricchio e Voiello. Abreve un progetto per Chicco

39

13/01/2015 ADV Express

Ilfattoquotidiano.it affida la raccolta ad Himedia Group. Domani il giornale in edicolacon Charlie Hebdo, tiratura di 200mila copie

40

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13/01/2015 ADV Express

Ilfattoquotidiano.it affida la raccolta ad Himedia Group. Domani il giornale in edicolacon Charlie Hebdo. Obiettivo di raccolta 4 mln

41

13/01/2015 ADV Express

AdvFactor (GroupM): ecco come scegliere i formati pubblicitari più efficaci perl'attivazione dei consumatori

43

13/01/2015 ADV Express

Teads: nuovo finanziamento da 24 mln per video advertising. Russia, Giappone eSud Corea i nuovi mercati

45

13/01/2015 ADV Express

Arexpo avvia gara per l'affidamento di servizi di comunicazione ed eventi relativi alsito di Expo 2015

46

13/01/2015 ADV Express

Magnolia: la branded content unit compie un anno con un nuovo sito. A breve unprogetto di brand content per Chicco

47

13/01/2015 ADV Express

Acqua Group apre il 2015 con tre nuovi ingressi48

13/01/2015 Engage.it

Acqua Group apre il 2015 con tre nuovi ingressi nel team49

13/01/2015 Engage.it

Ilfattoquotidiano.it affida la raccolta ad HiMedia. Obiettivo 2015: circa 4 milioni dieuro

50

13/01/2015 Engage.it

Quali sono i formati adv più efficaci e conformi agli obiettivi di marketing? Ce lo diceuno studio di GroupM Research & Insight

51

13/01/2015 Engage.it

Magnolia: la Branded Content Unit compie un anno e festeggia con un nuovo sito53

13/01/2015 Engage.it

Teads: nuovo finanziamento del valore di 24 milioni di euro54

SCENARIO POLITICO/ECONOMICO

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Cosa possiamo guadagnare facendo lavorare i nostri detenuti56

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Houellebecq: «Sì, ho paura Nulla sarà più come prima»59

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14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Cervetti: Giorgio stanco e soddisfatto Ha sofferto per certe incomprensioni62

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

PREMIER CAUTO RICORDANDO LE DIVISIONI DEL PARTITO64

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Investi 500 milioni di euro in Italia? Scatta la tregua fiscale, niente cambi65

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Juncker verso il «sì» ai conti di Italia e Francia66

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Partite Iva in fuga dai nuovi minimi Governo al recupero68

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Ora tocca a Draghi, Bce verso l'acquisto di Btp69

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

L'Europa non può fare a meno dell'Islam Noi donne abbiamo la forza per cambiarlo71

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

La discesa record della benzina Fare il pieno costa il 15% in meno73

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Petrolio, tra gli Stati il primo a tremare ora è il Venezuela74

14/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Marchionne: «Il cambio dell'euro può arrivare alla parità sul dollaro»75

14/01/2015 Il Sole 24 Ore

Una risposta contro i danni del rigore76

14/01/2015 Il Sole 24 Ore

Dombrovskis: «Riforme per evitare altri sforzi sui conti»78

14/01/2015 Il Sole 24 Ore

Per l'Italia fino al 2020 una partita che vale 39 miliardi80

14/01/2015 Il Sole 24 Ore

«Sdoganata» la crescita, non la golden rule82

14/01/2015 Il Sole 24 Ore

Ridare la fiducia a imprese e famiglie84

14/01/2015 Il Sole 24 Ore

Enel, piano taglia-bond da 4 miliardi*85

14/01/2015 Il Sole 24 Ore

Pa, addio carta da settembre 201687

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14/01/2015 La Repubblica - Nazionale

"Serve un nome stimato in Ue Giorgio? Non va in pensione"89

14/01/2015 La Repubblica - Nazionale

"Ma che Prodi, al Quirinale vedo bene la Finocchiaro"90

14/01/2015 La Repubblica - Nazionale

Ora l'Italia ha più chance di non essere bocciata all'esame di marzo Padoan: "Granderisultato"

91

14/01/2015 La Repubblica - Nazionale

Maire Tecnimont "fuori tempo" sul voto multiplo Aziende in pressing per unaproroga

93

14/01/2015 La Repubblica - Nazionale

Dal Nord-Est parte la ripresa gli sgravi contributivi spingono nuove assunzioni94

14/01/2015 La Stampa - Nazionale

Una strategia due obiettivi e molte ipotesi95

14/01/2015 La Stampa - Nazionale

«Se al Colle serve una donna vedrei bene la Finocchiaro»96

14/01/2015 La Stampa - Nazionale

Remo Girone: parlandone ho aiutato molti malati97

14/01/2015 La Stampa - Nazionale

Fca, utile in Europa nel 201698

14/01/2015 La Stampa - Nazionale

«Se assolvono loro vuol dire che assolveranno anche noi»99

14/01/2015 Il Messaggero - Nazionale

L'identikit del premier per il dopo: un arbitro saggio, non giocatore100

14/01/2015 Il Messaggero - Nazionale

Pinotti: più militari per la sicurezza102

14/01/2015 Il Messaggero - Nazionale

Grandi elettori regionali: 34 al centrosinistra, 24 al centrodestra103

14/01/2015 Il Messaggero - Nazionale

Ora Hayat si è unita all'Isis catturarla sarà impossibile105

14/01/2015 Il Giornale - Nazionale

Perché Parigi val bene tre dissensi106

14/01/2015 Il Giornale - Nazionale

L'ultima minaccia di Napolitano: «Darò ancora il mio contributo»107

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14/01/2015 Il Giornale - Nazionale

«Ecco il mio nuovo partito alternativo a Renzi e Salvini»108

14/01/2015 Il Giornale - Nazionale

Il Papa sul terrorismo è netto. Ma non può dire io sono «Charlie»109

14/01/2015 Il Giornale - Nazionale

Non è Salvini «l'islamologo» d'accatto110

14/01/2015 Avvenire - Nazionale

Boldrini: fondamentalismo sottovalutato se è lontano111

14/01/2015 Libero - Nazionale

Le tre vite di Giovanni Negri «Meglio il Barolo di Pannella»113

14/01/2015 Il Foglio

PICCOLA POSTA115

14/01/2015 ItaliaOggi

Il semestre europeo, un'occasione persa per rottamare il burocratese116

14/01/2015 MF - Nazionale

Dal governo 36 milioni per la moda117

14/01/2015 MF - Nazionale

Mps dà un taglio alle sofferenze119

14/01/2015 MF - Nazionale

Il viceministro Casero al videoforum di ItaliaOggi: ultima occasione per l'evasore120

14/01/2015 MF - Nazionale

C'È NEBBIA SULLE NOMINE (FULMINEE E TARDIVE) AI VERTICI DELLA CONSOB122

14/01/2015 MF - Nazionale

Non sarebbe male introdurre il giuramento per i professionisti del settore finanziario123

14/01/2015 MF - Nazionale

Il riccometro dovrebbe compilarlo la Pa125

14/01/2015 Financial Times

Brussels signals more flexibility on French and Italian spending plans126

14/01/2015 Financial Times

Italy faces political uncertainty as president prepares to quit127

14/01/2015 Financial Times

Draghi's easing options hang on crucial court ruling128

14/01/2015 Financial Times

Cadillac in race to catch its rivals130

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14/01/2015 Financial Times

European groups find ways to succeed despite the gloom131

14/01/2015 International New York Times

Sales are slow, but automakers push electric cars132

14/01/2015 International New York Times

Japan takes aim at Big 3's truck market134

14/01/2015 International New York Times

Dear George letter: Let's talk about inflation135

14/01/2015 The Guardian

This trauma could lead to a European reawakening136

14/01/2015 The Independent

Italian politics bids farewell to the man who gave Berlusconi the boot138

14/01/2015 The Times

Court ruling threatens Draghi's big QE launch139

14/01/2015 The Times

Eurozone and crude drag down world growth forecasts140

13/01/2015 La Tribune Quotidien

L'EUROPE SUR LE TERRAIN CLAMEUR POUR LA LIBERTE, LA PRESSEINTERNATIONALE SALUE LA MARCHE REPUBLICAINE

141

13/01/2015 La Tribune Quotidien

UN MONSTRE REPUBLICAIN S'EST LEVE LE MONDE A APPLAUDI142

14/01/2015 La Tribune Quotidien

LA GRECE FACE A LA MENACE DE LA BCE143

14/01/2015 La Tribune Quotidien

FORCER LA DEPENSE SEULE VOITE POUR SORTIR L'EUROPE DE LA DEFLATION?144

14/01/2015 La Tribune Quotidien

CHARLIE HEBDO : LUZ RACONTE LA UNE DES SURVIVANTS145

14/01/2015 La Tribune Quotidien

LE PRESIDENT ITALIEN VA DEMISSIONNER "DANS LES PROCHAINES HEURES",ANNONCE RENZI

146

14/01/2015 Le Figaro

MEDITERRANEE LA PRISON DES MERS147

14/01/2015 Le Figaro

GIORGIO NAPOLITANO TIRE SA REVERENCE148

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14/01/2015 Le Monde

Passe d'armes entre Berlin et la BCE sur le rachat de dettes publiques150

14/01/2015 Le Monde

Le patron de Fiat Chrysler pour une consolidation du secteur151

14/01/2015 Le Monde

Nicolas Sarkozy peine à trouver sa place152

14/01/2015 Le Monde

Bagarre européenne sur le traçage des passagers aériens153

14/01/2015 Le Monde

La lente marche des femmes vers l'égalité des droits155

14/01/2015 Les Echos

A Strasbourg, la politique européenne de sécurité suscite un débat passionné157

14/01/2015 Les Echos

Les dépenses d'investissement pourront être exclues du calcul du déficit, unevictoire pour Renzi

158

14/01/2015 Les Echos

Matteo Renzi clôt le chapitre de la présidence italienne de l'Europe159

14/01/2015 Les Echos

La succession de Giorgio Napolitano s'ouvre en Italie160

14/01/2015 Les Echos

Le « roi Giorgio », un point d'ancrage pour le pays161

14/01/2015 Les Echos

La politique d'achats de titres de la BCE sur le bureau des juges162

14/01/2015 Liberation

le président Napolitano démissionne163

14/01/2015 Wall Street Journal

Oil Repeats Mid-1980s Script: Bust164

14/01/2015 Wall Street Journal

Dollar's Rise Aids Exports Of Vehicles To the U.S.166

14/01/2015 Panorama

Il dilemma di Draghi168

14/01/2015 Panorama

Ma la NOSTRA LIBERTà Va DIFESa a QUalUNQUE PREZZO169

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IAB ITALIA

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LUTTE CONTRE LE PIRATAGE : "LES PROFESSIONNELS DE LA PUBSONT PRETS A COLLABORER" PROPOS RECUEILLIS PAR JEAN-YVES PAILLE Da pagina 3 Fleur Pellerin veut que les publicitaires s'engagent à ne plus être présents sur les sites illicites.

Les acteurs de la publicité coopéreront, assure Stéphane Hauser, directeur général d'IAB France. Il estime

toutefois que le marché s'autorégule depuis quelque temps. Fleur Pellerin accélère la lutte contre les sites

pirates. La ministre de la Culture et de la Communication a annoncé, jeudi 2 janvier l'élaboration d'" une

charte d'engagement des professionnels de la publicité contre les sites illicites". Par ce biais, elle espère que

les publicitaires s'engageront à ne plus être présents sur les sites pirates (téléchargement et streaming

illégaux notamment). La charte sera débattue avec les professionnels de la publicité et devrait être finalisée

en février 2015. Stéphane Hauser est directeur général, d'IAB (Interactive Advertising Bureau) France, une

association travaillant avec des annonceurs et leurs agences conseil "pour les aider à intégrer Internet

efficacement dans leur stratégie, leur proposer des standards et des exemples de pratiques

professionnelles". Son organisation sera présente au tour de table du ministère.La Tribune. Comment

accueillez-vous l'élaboration de cette charte ?

13/01/2015 64Pag. La Tribune Quotidien

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IAB ITALIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 11

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ESCLUSIVO Marco TRONCHETTI PROVERA tutti insieme appassionatamente Il presIdente e ammInIstratore delegato del gruppo pIrellI sulle nevI dI sankt morItz con la moglIe afef. conloro, I fIglI dI luI e quello dI leI con I rIspettIvI partner Sankt Moritz (Svizzera). Sammy Squatriti, 22 anni, figlio di Afef e del secondo marito Marco Squatriti, con la

fidanzata Olly Aurora Visconti. Sankt Moritz (Svizzera). Afef Jnifen, 51 anni, scia sulle nevi engadinesi. A ds.,

Marco Tronchetti Provera, 66, con il figlio Giovanni, 28, nato dal suo secondo matrimonio con Cecilia Pirelli.

L'imprenditore è tra i più noti habitué di Sankt Moritz, e possiede una casa di montagna a Silvaplana.

Sankt Moritz (Svizzera). Giada Tronchetti Provera, 35 anni, primogenita di Marco Tronchetti Provera e Cecilia

Pirelli, con il marito Carlo Noseda, presidente di IAB Italia, che ha sposato nel 2004.

con un sorriso si fa sport In coppiaIlaria Tronchetti Provera, 34 anni, la secondogenita che il presidente della Pirelli ha avuto dal matrimonio con

Cecilia Pirelli, sulla neve con il marito, Anselmo Guerrieri Gonzaga, con il quale è sposata dal 2006. A ds.,

Giovanni Tronchetti Provera con la fidanzata Nicola Moellhausen.

14/01/2015 52Pag. CHI - N.4 - 21 gennaio 2015(diffusione:467921, tiratura:569175)

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IAB ITALIA - Rassegna Stampa 14/01/2015 12

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MARKETING Le auto di lusso investono sui social IRENE GREGUOLI VENINI Greguoli a pag. 15 Le auto di lusso investono sui social Il mondo delle automobili di lusso va forte sui social

network: Facebook, Twitter, Instagram e Google+ si rivelano uno strumento utile per rafforzare la reputazione

dei marchi e quindi il desiderio di acquisto da parte dei consumatori.I contenuti più coinvolgenti sono

soprattutto quelli visivi, le iniziative relative alla scoperta e alla creazione dei nuovi modelli, ma anche su

saloni ed eventi. Tra i brand più attivi ci sono Mercedes, Aston Martin, Audi, Ferrari e Porsche. A evidenziare

questa tendenza è un recente studio della società americana di ricerche media Shareablee, che ha

monitorato ciò che accade ai marchi di auto di lusso sui social network: secondo l'indagine, il cosiddetto

«engagement» del pubblico, ovvero il coinvolgimento delle persone che si manifesta con azioni che possono

essere commenti ai post, condivisioni, like, retweet e così via, è cresciuto del 28%, tra gennaio e novembre

del 2014 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, nel caso delle pagine e dei profi li social delle

marche di auto. In particolare si è registrato un aumento del 178% per Instagram (che pesa, nel periodo

considerato, per il 30%), del 224% per Twitter (con una quota del 3%), del 99% per Google+ (con una quota

dell'1%) e dell'1% per Facebook (che detiene il 66%). Si parla di 159 milioni di azioni compiute dagli utenti,

contro i 123 milioni nello stesso periodo del 2013, di cui il 77% legato a brand di auto di lusso. Se si

considerano le condivisioni da parte dei fan di contenuti sui social network, dei 6,9 milioni relativi ai marchi di

macchine il 72% è dovuto ai brand di alta gamma, così come il 61% dei commenti, che sono stati 1,3 milioni.

A dominare sono una decina di marchi: Mercedes, Aston Martin, Audi, Ferrari, Porsche, Lexus, Maserati,

Lamborghini, Rolls-Royce e Cadillac rappresenterebbero oltre il 60% delle azioni generate su Facebook,

Twitter, Instagram e Google+ dall'automotive. Si tratta quindi di mezzi che funzionano bene con i potenziali

acquirenti di vetture di lusso. «Non bisogna cadere nella trappola legata al pensare che i social media siano

uno strumento per teenager e quindi inadatti al target», osserva Andrea Boscaro, fondatore e partner di The

Vortex, società specializzata nel settore della formazione sui media digitali. «Consentono di targetizzare con

maggior attenzione le persone a cui rivolgersi per contribuire al racconto dei valori che stanno dietro al

prodotto. Tutto questo per consolidare il posizionamento, preservare la reputazione online e creare le basi

per iniziative di lead generation a vantaggio della fi liera». P r i m a ancora che operazioni di carattere

promozionale, secondo l'esperto, «le iniziative migliori sono legate ai saloni e agli eventi di cui il marchio è

protagonista. Rendere partecipi liker e follower e costruire, insieme agli in uencer del settore, esperienze

condivise di scoperta del nuovo modello o della nuova occasione di protagonismo della vettura è la via

migliore. Dopodiché video, interviste e gallery di foto sono le tipologie di contenuto più in auge». In questo

settore, infatti, uno degli elementi che provoca il maggiore coinvolgimento degli utenti è costituito dalle

immagini: ne è un esempio Audi che posta con successo le foto dei fan di Facebook e Instagram, oppure

Mercedes che ha invitato gli utenti a condividere immagini (accompagnate dall'hastag #GLApacked) che

rispecchiassero come vorrebbero riempire lo spazio disponibile nella nuova GLA. L'analisi di Shareablee

sottolinea, inoltre, che il brand ha visto una crescita del 260% a livello di coinvolgimento di utenti su

Instagram, piattaforma in cui i contenuti visivi sono in primo piano, grazie a immagini legate al lusso

accompagnate dall'hastag #luxury. In quest'ambito comunque «Facebook è la piattaforma più indicata in virtù

della penetrazione e delle possibilità di targetizzazione del messaggio», continua Boscaro. «Jaguar lo utilizza

con buona misura. Trovo che Twitter possa rappresentare un ottimo strumento di interazione con gli in

uencer mentre mi rende più perplesso Pinterest per la lontananza del target dalla piattaforma: Audi vi ha però

condotto un'interessante esperienza. Bmw e Mercedes hanno saputo creare quasi 20 milioni di liker su

Facebook ciascuno, una base sulla quale intraprendere successive iniziative grazie a piani editoriali diversi e

rispettosi dei valori dei marchi. Meno scontato è il successo di Lamborghini che supera gli 11 milioni di liker e

14/01/2015 1Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 14/01/2015 14

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lo fa valorizzando i contenuti editoriali e le iniziative pensati per il sito. Su Twitter segnalo Aston Martin che ha

attivato account molto seguiti e diversi per raggiungere in modo qualifi cato sia possibili clienti che

appassionati agli aspetti più sportivi del brand». © Riproduzione riservata

Foto: Dall'alto in senso orario, la pagina Facebook di Aston Martin, un'immagine della campagna

#GLApacked di Mercedes e il profi lo Instagram di Audi

14/01/2015 1Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 14/01/2015 15

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LETTERA Goffredo Pistelli I lettori del web non pagano? E noi gliela facciamo addosso Ieri mattina sulla home-page della versione

online del Corriere della Sera campeggiava, in ben due posizioni diverse, la notizia che un piccione l'avrebbe

fatta in testa al presidente francese François Hollande mentre abbracciava i superstiti del Charlie Hebdo alla

manifestazione di Parigi. Non solo, come spiegava il titolo e come prometteva un video collegato, dinnanzi

alla involontaria comicità dell'episodio,i sopravvissuti avrebbero anche riso. In realtà, non si vede né il

presidente bersagliato né i quelli del Charlie che ridono, ma questo, se vogliamo, importa poco. Importa che

di questa notizia non ci sia traccia nell'edizione cartacea del Corriere di lunedì, quella che ha fornito un ampio

resoconto della manifestazione parigina. Anzi, quelle pagine comunicavano assai bene la drammaticità

dell'ora, la compostezza ma anche la fi erezza e la civiltà dei manifestanti. Per una singolare schizofrenia

editoriale, in Via Solferino pensano forse di avere pubblici diversi: sulla carta raccontano la tragedia mentre

sul web ammiccano alla farsa. Per i paganti, le analisi e le cronache serie, approfondite, ben scritte. Per gli

sciocchini dell'online, oltretutto non paganti, il cazzeggio, sebbene a corollario di fatti di dolore e morte. Ma

già nel pomeriggio la notizia del guano di piccione è stata tolta dalla pagina iniziale del sito e confi nata in

quelle interne. Forse qualche lettore dell'edizione web, che sfoglia anche quella cartacea, s'è sentito offeso e

ha protestato. O qualche lettore online, pur non sborsando un cent ma pagando coi suoi click lo spot che quel

video precedeva, s'è risentito pure lui.

14/01/2015 6Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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BREVI Rohto arriva in Italia con Dolci Advertising. È fi rmata da Dolci Advertising la campagna di lancio in Italia di

Promedial, la linea di dermotrattamento dell'azienda giapponese di cosmesi Rohto. L'agenzia pubblicitaria si

è occupata di sviluppare una campagna di comunicazione multisoggetto declinata su diverse piattaforme

(comunicazione in store, folder trade, lea et consumatori e sito web). Al progetto hanno lavorato, sotto la

direzione creativa di Barbara Guenzati e Guido Cornara, l'art director Carlotta Zaina e il copywriter Alberto

Politi. Account del progetto Martina Mancini. Direct Line va in radio. È on air da gennaio la nuova pubblicità

radiofonica della compagnia assicurativa Direct Line. Lo spot di 30 secondi è stato ideato dell'agenzia Fav,

Freccia Ambrosini Volpi, che sotto la direzione creativa di Sofia Ambrosini ha sviluppato il soggetto. La pianifi

cazione radio è a cura di ZenithOptimedia. Wind, in onda il secondo episodio della campagna con Panariello.

Wind è in onda con il secondo spot della campagna televisiva (che fa sempre parte del format Movie lanciato

a novembre) e il suo testimonial Giorgio Panariello alle prese con il genere cinematografi co della

fantascienza. Al centro della comunicazione c'è la nuova offerta Infostrada, per i clienti Wind in Special

Edition a 19,95 euro al mese: Adsl Vera fi no a 20 Mega e telefonate a 0 centesimi. Immobiliare.it sceglie la tv

e il web. È in tv la nuova pubblicità di Immobiliare.it la cui creatività è fi rmata dall'agenzia PicNic di Niccolò

Brioschi. La regia è stata affi data ai fratelli Luca e Marcello Lucini, mentre la casa di produzione è la Big

Mama. Lo spot, attualmente in programmazione in tv nel formato 30'' e 15" e a breve anche sul web, mostra

non solo la possibilità di ricercare su Immobiliare. it tramite desktop, tablet e smartphone, ma anche le

funzionalità più importanti disponibili sul sito, come la ricerca personalizzata tramite mappa. Havas cresce in

Germania nel segmento medicale. Il gruppo Havas ha acquisito l'agenzia tedesca Bird & Schulte Advertising,

che offre servizi di comunicazione per i medicinali. L'agenzia sarà rinominata Havas Life Bird & Schulte.

14/01/2015 2Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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Video Adv : Teads annuncia un nuovo finanziamento di 50 mln Teads, piattaforma internazionale di video advertising, annuncia di aver ottenuto un nuovo finanziamento del

valore di 24 milioni di Euro. Il 50% di quest'operazione (12 milioni di euro) corrisponde a un reale aumento del

capitale, mentre il restante 50% è una forma di credito a medio termine. L'aumento del capitale è stato

supportato da investitori preesistenti: Gimv, Partech, Elaia e infine BPI. La company ha 350 dipendenti, in 25

uffici in tutto il mondo e stima di chiudere il 2014 con un fatturato intorno ai 95.6 milioni di dollari, che

rappresenta una crescita del 65% rispetto al 2013. Fornisce la sua tecnologia a publisher come The

Telegraph, The Guardian, The Washington Post, Reuters, Forbes, TF1, Le Monde, Le Figaro, Les Echos,

ABC, Axel Springer, Conde Nast, Nikkei, O Globo.

14/01/2015 4Pag. Brand News Today

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In Acqua Group 3 nuovi ingressi Acqua Group apre il 2015 con tre nuovi ingressi. Entrano nella società di comunicazione guidata da Davide

Arduini e Andrea Cimenti Benedetta Bornigia, Corinna Colombo e Kiliam Rodini. Bornigia entra nel team di

Key Digital, agenzia web, digital e social marketing di Acqua Group in qualità di web & social media content

manager dopo precedenti esperienze in Evolution People Milano e in Dlv Bbdo Roma dove svolgeva il ruolo

di account executive. Pro&Go - agenzia di eventi e marketing non convenzionale del gruppo - accoglie nel

proprio team Corinna Colombo che va a ricoprire il ruolo di event planner. Arriva da TheMadBox e Matrix

Group strutture nelle quali ha ricoperto il ruolo di account manager. Kiliam Rodini si unisce a Pro&Go in

qualità di event manager.

14/01/2015 4Pag. Brand News Today

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ITALIA WEB Programmatic: Videology e StickyAds siglano una partnership mondiale La piattaforma di video advertising Videology ha annunciato una partnership con StickyADS.tv, piattaforma

Supply-Side (SSP) di video programmatic a livello mondiale. L'accordo consentirà ai clienti demand-side di

Videology di accedere alla piattaforma di StickyADS.tv per l'acquisto di inventory video di elevata qualità.

Questa nuova collaborazione offrirà agli utenti della tecnologia Videology l'accesso a una inventory di video

premium su oltre 55 Private Market Place disponibili sulla piattaforma StickyADS.tv in Europa, consentendo

loro di acquistare un'ampia gamma di contenuti di elevata qualità dai migliori publisher.

14/01/2015 7Pag. Brand News Today

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ITALIA AGENZIE Dude si rafforza con 10 ingressi e nuovo sito web * Due direttori creativi, un executive producer e tre nuovi account per l'agenzia milanese L'agenzia milanese Dude rafforza l'organico con 10 ingressi nei reparti creativo, produzione e account. Hanno

fatto il loro ingresso due nuovi direttori creativi, Livio Basoli e Lorenzo Picchiotti, già in McCann e in M&C

Saatchi. Con loro un altro nuovo duo creativo, giovane ma già rodato (ex Now Available): Nicolò Carrassi

(copy) e Luca Riva (art). Nell'ambito della produzione il nuovo executive producer è Ivan Merlo, approdato in

Dude dopo anni di collaborazione con le principali case di produzione milanesi. Nello stesso team anche

Patrizia Gatto e Simone Raddi, rispettivamente producer e junior producer. Nuovi nomi anche sul lato della

gestione cliente: a Lorenza Patella (ex TBWA tra gli altri) e Federica Ravizza (ex Forchets, M&C Saatchi) -

rispettivamente Atl account e digital account - si affianca Domenico Loperfido, account con competenze

trasversali tra comunicazione commerciale e istituzionale. Nuovo anche il sito internet, www.dude.it. Tra i

principali clienti dell'agenzia, citiamo Widiba, la banca online del Gruppo Montepaschi per cui ha girato uno

spot, Absolut, Lamborghini, Red Bull, Ferrero e Sanofi.

14/01/2015 7Pag. Brand News Today

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ITALIA WEB Ad Himedia la raccolta web de Il Fatto Quotidiano Il Fatto Quotidiano ha affidato la gestione degli spazi advertising del proprio sito internet ad Himedia. La

concessionaria metterà a disposizione tutte le business unit: Adexchange.com si occuperà della vendita degli

spazi sul mercato RTB, Mobvious gestirài device mobili mentre il video sarà affidato a Fullscreen e Magic

curerà i progetti speciali.

14/01/2015 12Pag. Brand News Today

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Agenzie Acqua Group apre il 2015 con l'ingresso di tre nuovi professionisti Acqua Group, società di comunicazione integrata guidata da Davide Arduini e Andrea Cimenti, apre il 2015

con l'arrivo di Benedetta Bornigia, Corinna Colombo e Kiliam Rodini. Laurea in Business Economics

all'Università Federico Caffè Roma 3, Benedetta Bornigia entra nel team di Key Digital, agenzia web, digital e

social marketing di Acqua Group, in qualità di Web & Social Media Content Manager dopo precedenti

esperienze in Evolution People Milano e in DLV BBDO Roma. Pro&Go, agenzia di eventi e marketing non

convenzionale del gruppo, accoglie invece nel proprio team Corinna Colombo che, con una laurea magistrale

in Disegno Industriale al Politecnico di Milano e un Corso di Alta Formazione in Design del Gioiello al

Polidesign (Consorzio del Politecnico di Milano), va a ricoprire il ruolo di Event Planner. Corinna arriva da

TheMadBox e Matrix Group, strutture nelle quali ha ricoperto il ruolo di Account Manager e porta in Pro&Go,

oltre alla passione per il design anche quella per lo sport, in particolare il tennis praticato a livello agonistico.

Classe 1983, laurea in Scienze e Tecnologie della Comunicazione alla Libera Università di Lingue e

Comunicazione IULM di Milano, anche Kiliam Rodini si unisce a Pro&Go in qualità di Event Manager

mettendo a disposizione l'esperienza maturata nello sviluppo strategico-creativo, nel coordinamento e nella

supervisione di varie tipologie di eventi (dal food&beverage all'health&beauty, dalla musica allo sport) e la

sua passione per il teatro, la musica, l'arte e la moda, interessi ai quali si dedica nel tempo libero.

14/01/2015 6Pag. DailyMedia(diffusione:15000, tiratura:15000)

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Ricerche GroupM Research & Insight misura la pubblicità nell'era della convergenza Come scegliere i formati pubblicitari più efficaci per l'attivazione dei consumatori nell'era della convergenza

digitale. Vuole rispondere a questa sempre più pressante esigenza degli investitori, GroupM Research &

Insight - il dipartimento dedicato a monitorare i fenomeni, analizzare le tendenze e a facilitare l'innovazione, al

fine di individuare percorsi e canali privilegiati (on, oine e crossmedia) nella relazione tra marca e

consumatore - ha sviluppato AdvFactor, una ricerca basata su 3.454 interviste CAWI su panel Op-line di

Human Highway, rappresentative della popolazione italiana online 15-64 anni. Obiettivo generale della

ricerca è indagare exante il livello di ricettività e accettazione di oltre 50 diversi formati pubblicitari (dalla

pubblicità tabellare su old e new media, al content, l'ooh e il punto di vendita) per supportare la selezione dei

formati più efficaci per l'attivazione dei consumatori. AdvFactor ha rilevato che la quasi totalità dei formati

testati raggiunge livelli di ricordo e accettazione estremamente significativi che vanno dal 60% al 90%

sull'intero campione. Tra gli item che ottengono le performance più alte si trova la maggior parte dell'offerta

tabellare, dove svetta il tradizionale spot televisivo capace di essere ricordato da tutti e raggiungere livelli di

accettazione significativamente sopra la media. Di rilievo anche il posizionamento di alcune tipologie digitali

ormai particolarmente affermate come il video expandable e il bannerbox. Tra i video expandable, l'mvideo -

formato proprietario GroupM - riesce a raggiungere livelli di ricordo superiori alla media e a essere accettato

da ben oltre la metà degli intervistati, a dimostrazione della sua comprovata capacità di essere efficaci nella

fase di memorizzazione attiva del comunicato pubblicitario. ricettività e ruolo Al di là del posizionamento

generale dei singoli formati, l'analisi della ricettività evidenzia come, da una parte, le tipologie di

comunicazione più tradizionali siano ancora ben accolte dal pubblico e, dall'altra come l'innovazione stia

incubando in tutti i mezzi - e non solo su internet - attraverso le opportunità che la convergenza mediale delle

piattaforme mette a disposizione dell'offerta pubblicitaria, oltre che di quella editoriale. Se la ricettività misura

quanto i singoli formati sono recepiti dalle persone, il ruolo evidenzia invece il "lavoro" che ogni formato

svolge, in media, rispetto alle variabili di marketing e comunicazione e offre ai planner delle linee-guida

pragmatiche per scegliere il formato che meglio lavora verso i propri obiettivi. Il primo è evidenziare gli effetti

tipici di ogni singolo formato, il secondo è di comparare formati simili per stressarne le differenze e per

supportare la scelta finale, a parità di altre variabili. Anche in questo caso si evidenzia il primato dello spot

che, per oltre la metà degli intervistati lavora trasversalmente sull'awareness di marca, per il 60%

sull'aggiornamento delle offerte e per il 56% degli spettatori sulla spinta verso gli acquisti. Più frammentati i

ruoli del video su internet: da una parte troviamo formati come l'm-video e il pre-roll skippabile che lavorano in

modo elettivo sulla leva di attenzione per oltre il 50% degli intervistati, dall'altra spicca tra i vari formati video il

masthead che può essere un attivatore del search per più della metà del campione. La ricerca ha inoltre

analizzato aspetti di carattere più generale per dare una visione sulle aspettative di cambiamento della

pubblicità da parte di consumatori. Tra gli insight più interessanti si evidenzia come, ad esempio, una persona

su tre si aspetti nel prossimo futuro cambiamenti sulle modalità dell'offerta pubblicitaria - a prescindere dalle

variabili creative o di contenuto. Di questi, il 64% vorrebbe una migliore razionalizzazione dell'offerta, mentre

il restante 36% gradirebbe il miglioramento dei formati già esistenti o sarebbe curioso di sperimentarne delle

proposte assolutamente nuove. Questi dati evidenziano opportunità interessanti per quelle aziende che

potrebbero iniziare a testare nuove tipologie di comunicazione capaci di rendere ancora più distintiva la

visibilità e l'efficacia dei loro brand, ma anche per il mercato per ampliare l'offerta attraverso lo sviluppo di

nuovi formati sempre più orientati alle nuove esigenze del marketing digitale.

14/01/2015 23Pag. DailyMedia(diffusione:15000, tiratura:15000)

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Teads ottiene 24 milioni di euro di finanziamento 3per rafforzarsi nel crescente mercato del video adv. pierre chappaz: "focus su tecnologia, usa e nuovi

mercati" 3 Il 50% di questa operazione corrisponde a un reale aumento del capitale, mentre il restante 50% è

una forma di credito a medio termine. Pierre Chappaz, executive chairman di Teads "Focus sull'innovazione

tecnologica, sugli Stati Uniti e sulle strategie di business per i nuovi mercati, su cui ci siamo affacciati: Brasile,

Russia, Sud Corea e Giappone". Stima fatturato 2014 a 95,6 mln di dollari teads, la piattaforma internazionale

leader nel video advertising, ha annunciato ieri di aver ottenuto un nuovo finanziamento pari a 24 milioni di

euro. il 50% di quest'operazione (12 milioni di euro) corrisponde a un reale aumento del capitale, mentre il

restante 50% è una forma di credito a medio termine. l'aumento del capitale è stato supportato da investitori

preesistenti: gimv, partech, elaia e infine Bpi. le banche del pool che hanno fornito il credito supplementare

sono: Bank of china, hsbc, Bnpp e Bpi. "Questa operazione finanziaria ci consentirà di dare una spinta

notevole alla crescita della company, su scala mondiale - ha dichiarato pierre chappaz, executive chairman di

teads -. gli investimenti saranno focalizzati - ha poi aggiunto in una nota - sull'innovazione tecnologica, sugli

stati uniti e sulle strategie di bu siness per i nuovi mercati, su cui ci siamo affacciati: Brasile, russia, sud corea

e giappone". teads, specializzata nello sviluppo di formati premium per il video advertising, fornisce la sua

tecnologia ai publisher più prestigiosi di tutto il mondo, in oltre quaranta paesi. tra i tanti nomi altisonanti si

annoverano: the telegraph, the guardian, the Washington post, reuters, forbes, tf1, le monde, le figaro, les

echos, aBc, axel springer, condé nast, nikk ei e o globo. i formati advertising di teads sono posizionati nel

cuore dei contenuti editoriali e rappresentano la migliore soluzione per i brand che cercano ambienti di qualità

per la distribuzione delle loro campagne video. molti sono i marchi di lusso che attualmente già collaborano

con teads, tra cui: cartier, Breitling, gucci, piaget, e Jaeger lecoultre. non solo, teads collabora anche con

clienti come Volkswagen, peugeot, renault, hyundai, Kia, heineken, nestlé, microsoft e samsung. LEADER

MoNDIALE NELLA PuBBLIcITà VIDEo PREMIuM teads è diventata il principale player nel mercato

internazionale del video advertising grazie alla sua offerta premium. la company ha 350 dipendenti, in 25

uffici in tutto il mondo e stima di chiudere il 2014 con un fatturato intorno ai 95,6 milioni di dollari, che

rappresenta una crescita del 65% rispetto al 2013 (58,1 milioni di dollari). per il 2015 appena iniziato, sono

state già pianificate 180 nuove assunzioni a supporto delle più importanti operazioni globali. la forte crescita

nel mercato della pubblicità video significa, soprattutto, domanda da parte degli advertiser che costantemente

richiedono nuove inventory e a tal proposito teads sta sviluppando formati anche in base alle richieste che

provengono dall'industry. Bertrand Quesada, ceo, di base a new York, ha spiegato che "la missione di teads

è reinventare il video advertising online. la nostra tecnologia sta cambiando le regole del gioco, e sta

consentendo ai premium publisher di distribuire i nostri formati di advertising nel cuore dei loro contenuti

editoriali così da creare un'enorme inventory che prima non esisteva. noi siamo l'unico player del mercato

capace di declinare le campagne in qualsiasi nazione e all'interno di ambienti di qualità". VISuALIzzAzIoNE

uSER-FRIENDLy DEI coNTENuTI DI ADVERTISING teads ha una nuova soluzione al problema della

viewability che è diventato argomento di discussione in tutta la industry. in che modo? anzitutto l'annuncio

pubblicitario, grazie alle sue soluzioni tecnologiche innovative, parte solo quando visibile dall'utente.

tecnicamente si chiama strategia "viewto-play". in questo modo, teads garantisce che l'annuncio sia

visualizzato dall'utente correttamente e consapevolmente, senza sovrapporsi ad altri contenuti. "inoltre, i

formati video pubblicitari di teads hanno come prerogativa su tutte quella di rispettare l'esperienza dell'utente,

senza che gli sia imposto di guardare una pubblicità. si tratta di un aspetto di grande valore, già considerato

da molti uno dei punti di forza della missione di business di teads. i nostri formati non sono invasivi e questo

garantisce di ottimizzare e sviluppare, anche sul lungo termine, solide e positive relazioni tra: advertiser,

editore e utente", ha concluso loïc soubeyrand, co-fondatore e chief strategy officer. <

14/01/2015 1Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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Foto: da sinistra bertrand quesada, pierre chappaz e loïc soubeyrand

Foto: pierre chappaz

Foto: bertrand quesada loïc soubeyrand

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Intese StyckyAds.tv con Videology per offrire una inventory di qualità 6l'accordo permetterà ai clienti demandside dell'azienda usa di accedere a spazi video premium su più di 55

marketplace. la partnership ha respiro europeo 6 Videology, tra le piattaforme di video advertising leader di

mercato, ha stretto una importante partnership con stickyads. tv, principale piattaforma supply-side di video

programmatic a livello mondiale. l'accordo consentirà ai clienti demand-side di Videology - alcuni tra i più

importanti advertiser e agenzie in europa - di accedere alla piattaforma di stickyads.tv per l'acquisto di

inventory video di elevata qualità. Questa nuova collaborazione offrirà agli utenti della tecnologia Videology

l'accesso a una inventory di video premium su oltre 55 private marketplace disponibili sulla piattaforma

stickyads. tv in europa, consentendo loro di acquistare un'ampia gamma di contenuti di elevata qualità dai

migliori publisher. la flessibilità della piattaforma di stickyads.tv consente un'integrazione fluida tra server con

una inventory premium ed esclusiva, e includerà inoltre integrazione completa dei deal id, permettendo a

Videology di targettizzare con precisione ogni mercato, audience o contesto a seconda delle esigenze

pubblicitarie del cliente. "advertiser e agenzie ora più che mai cercano dai principali publisher, comprese le

emittenti televisive, una inventory esclusiva, di elevata qualità e sicura per il brand - spiega anne de

Kerckhove, managing director emea di Videology -. il numero di publisher e di private marketplace premium

disponibili sulla piattaforma di stickyads.tv è davvero importante, e questo consente ai nostri partner

demandside di accedere alla migliore inventory in europa per offrire ai propri clienti campagne in stile

televisivo su tutti i device". la partnership è ulteriormente rafforzata dai valori chiave di business che le due

aziende condividono. entrambe sono, infatti, impegnate nel trattare in forma programmatica un inventario

video sicuro per i brand, offrendo agli advertiser contenuti di massima visibilità e impatto. nel maggio dello

scorso anno, Videology ha ricevuto la certificazione del media rating council (mrc) per la misurazione di video

impression visualizzabili. inoltre stickyads. tv e Videology promuovono trasparenza e controllo e sono

attivamente impegnate nella lotta alle frodi pubblicitarie. "siamo lieti di questo accordo che abbiamo

ufficializzato con Videology - ha aggiutno hervé Brunet, ceo e co-fondatore di stickyads.tv. -. collaboriamo

ormai da oltre due anni, e questa partnership ci consentirà di estendere le sinergie tra le due aziende a tutta

l'europa".

Foto: anne de kerckhove ed hervé brunet

Foto: hervé brunet, stickyads.tv anne de kerckhove

14/01/2015 1Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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Ricerche/1 GroupM svela l'efficacia dei formati adv nell'era cross-mediale 17 Ricerche/1 GroupM svela l'efficacia dei formati adv nell'era cross-mediale come scegliere i formati

pubblicitari più efficaci per l'attivazione dei consumatori nell'era della convergenza digitale. Vuole rispondere

a questa sempre più pressante esigenza degli investitori groupm research & insight - il dipartimento dedicato

a monitorare i fenomeni, analizzare le tendenze e facilitare l'innovazione, al fine di individuare percorsi e

canali privilegiati (on, oine e crossmedia) nella relazione tra marca e consumatore - che ha sviluppato

advfactor, una ricerca basata su 3.454 interviste caWi su panel op-line di human highway, rappresentative

della popolazione italiana online 15-64 anni. obiettivo generale della ricerca è indagare ex-ante il livello di

ricettività e accettazione di oltre 50 diversi formati pubblicitari (dalla pubblicità tabellare su old e new media, al

content, l'ooh e il punto di vendita) per supportare la selezione dei formati più efficaci per l'attivazione dei

consumatori. advfactor ha rilevato che la quasi totalità dei formati testati raggiunge livelli di ricordo e

accettazione estremamente significativi che vanno dal 60% al 90% sull'intero campione. tra gli item che

ottengono le performance più alte si trova la maggior parte dell'offerta tabellare, dove svetta il tradizionale

spot televisivo capace di essere ricordato da tutti e raggiungere livelli di accettazione significativamente sopra

la media. di rilievo anche il posizionamento di alcune tipologie digitali ormai particolarmente affermate come il

video expandable e il banner-box. tra i video expandable, l'mvideo - formato proprietario groupm - riesce a

raggiungere livelli di ricordo superiori alla media e a essere accettato da ben oltre la metà degli intervistati, a

dimostrazione della sua comprovata capacità di essere efficaci nella fase di memorizzazione attiva del

comunicato pubblicitario. RIcETTIVITà E RuoLo al di là del posizionamento generale dei singoli formati,

l'analisi della ricettività evidenzia come, da una parte, le tipologie di comunicazione più tradizionali siano

ancora ben accolte dal pubblico e, dall'altra come l'innovazione stia incubando in tutti i mezzi - e non solo su

internet - attraverso le opportunità che la convergenza mediale delle piattaforme mette a disposizione

dell'offerta pubblicitaria, oltre che di quella editoriale. se la ricettività misura quanto i singoli formati siano

recepiti dalle persone, il ruolo evidenzia invece il "lavoro" che ogni formato svolge, in media, rispetto alle

variabili di marketing e comunicazione e offre ai planner delle linee-guida pragmatiche per scegliere il formato

che meglio lavora verso i propri obiettivi. il primo è evidenziare gli effetti tipici di ogni singolo formato, il

secondo è di comparare formati simili per stressarne le differenze e per supportare la scelta finale, a parità di

altre variabili. anche in questo caso si evidenzia il primato dello spot che, per oltre la metà degli intervistati

lavora trasversalmente sull'awareness di marca, per il 60% sull'aggiornamento delle offerte e per il 56% degli

spettatori sulla spinta verso gli acquisti. più frammentati i ruoli del video su internet: da una parte troviamo

formati come l'm-video e il pre-roll skippabile che lavorano in modo elettivo sulla leva di attenzione per oltre il

50% degli intervistati, dall'altra spicca tra i vari formati video il masthead che può essere un attivatore del

search per più della metà del campione. la ricerca ha inoltre analizzato aspetti di carattere più generale per

dare una visione sulle aspettative di cambiamento della pubblicità da parte di consumatori. tra gli insight più

interessanti si evidenzia come, ad esempio, una persona su tre si aspetti nel prossimo futuro cambiamenti

sulle modalità dell'offerta pubblicitaria - a prescindere dalle variabili creative o di contenuto. di questi, il 64%

vorrebbe una migliore razionalizzazione dell'offerta, mentre il restante 36% gradirebbe il miglioramento dei

formati già esistenti o sarebbe curioso di sperimentarne delle proposte assolutamente nuove. Questi dati

evidenziano opportunità interessanti per quelle aziende che potrebbero iniziare a testare nuove tipologie di

comunicazione capaci di rendere ancora più distintiva la visibilità e l'efficacia dei loro brand, ma anche per il

mercato per ampliare l'offerta attraverso lo sviluppo di nuovi formati sempre più orientati alle nuove esigenze

del marketing digitale.

Foto: federica setti

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Il 50% DI qUEST'OPERAzIONE AUMENTO DEl CAPITAlE, Il RESTANTE 50% fORMA DI CREDITO AMEDIO TERMINE TEADS, NUOVO FINANZIAMENTO DA 24 MILIONI DI EURO teads , la piattaforma internazionale leader nel video advertising, ha annunciato ieri di aver ottenuto un nuovo

finanziamento del valore di 24 milioni di euro. 50% di quest'operazione (12 milioni di euro) corrisponde a un

reale aumento del capitale, mentre il restante 50% è una forma di credito a medio termine. L'aumento del

capitale è stato supportato da investitori preesistenti: gimv , partech , elaia e infine BpI . Le banche del pool

che hanno fornito il credito supplementare sono Bank of china , HSBc , BNpp e BpI . "Questa operazione

finanziaria ci consentirà di dare una spinta notevole alla crescita della company, su scala mondiale -, ha

dichiarato pierre chappaz , executive chairman di Teads - . Gli investimenti saranno focalizzati - il manager ha

poi aggiunto in una nota - sull'innovazione tecnologica, sugli Stati Uniti e sulle strategie di business per i

nuovi mercati, su cui ci siamo affacciati: Brasile, Russia, Sud Corea e Giappone". Teads, specializzata nello

sviluppo di formati premium per il video advertising, fornisce la sua tecnologia ai publisher più prestigiosi di

tutto il mondo, in oltre quaranta paesi. Tra i tanti nomi si annoverano: The Telegraph, The Guardian, The

Washington Post, Reuters, Forbes, TF1, Le Monde, Le Figaro, Les Echos, ABC, Axel Springer, Conde Nast,

Nikkei, O Globo. Tra i marchi di lusso che attualmente già collaborano con Teads Cartier, Breitling, Gucci,

Piaget, e Jaeger Lecoultre. Fra gli altri anche: Volkswagen, Peugeot, Renault, Hyundai, Kia, Heineken,

Nestlé, Microsoft e Samsung. continua a pag 26 ( Segue dalla prima ) teads , diventata il principale player nel

mercato internazionale dei video advertising grazie alla sua offerta premium, conta 350 dipendenti in 25 uffici

in tutto il mondo. Il fatturato con cui si stima si chiuda il 2014 è intorno ai 95,6 milioni di dollari, con una

crescita del 65% rispetto al 2013 ($58.1 milioni). Per il 2015 appena iniziato, sono state già pianificate 180

nuove assunzioni a supporto delle più importanti operazioni globali. La forte domanda da parte degli

advertiser che costantemente richiedono nuove inventory stimola Teads impegnata nello sviluppo di formati

originali anche in base alle richieste che provengono dall'industry. Bertrand Quesada , ceo di base a New

York, ha spiegato:"La missione di Teads è reinventare il video advertising online. La nostra tecnologia sta

cambiando le regole del gioco, e sta consentendo ai premium publisher di distribuire i nostri formati di

advertising nel cuore dei loro contenuti editoriali così da creare un'enorme inventory che prima non esisteva.

Noi siamo l'unico player del mercato capace di declinare le campagne in qualsiasi nazione e all'interno di

ambienti di qualità". Tra le novità Teads propone una nuova soluzione al problema della viewability.

Tecnicamente si chiama strategia "view-to-play', cioè l'annuncio pubblicitario, grazie alle sue soluzioni

tecnologiche innovative, parte solo quando visibile dall'utente (clicca qua per guardare la demo). In questo

modo, Teads garantisce che l'annuncio sia visualizzato dall'utente correttamente e consapevolmente, senza

sovrapporsi ad altri contenuti. "I formati video pubblicitari di Teads hanno come prerogativa su tutte quella di

rispettare l'esperienza dell'utente, senza che gli sia imposto di guardare una pubblicità. Si tratta di un aspetto

di grande valore, già considerato da molti uno dei punti di forza della missione di business di Teads. I nostri

formati non sono invasivi e questo garantisce di ottimizzare e sviluppare, anche sul lungo termine, solide e

positive relazioni tra: advertiser, editore e utente", commenta loïc Soubeyrand , co-fondatore e chief strategy

officer di Teads.

Foto: Bertrand quesada, pierre chappaz e loïc soubeyrand

14/01/2015 19Pag. Pubblicita Today

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lA PARTNERShIP AVVIATA DAl 1° GENNAIO 2015 ILFATTOQUOTIDIANO.IT AFFIDA LA RACCOLTA A HIMEDIA Ilfattoquotidiano.it ha affidato, a partire dal 1° gennaio 2015, a Himedia la gestione in esclusiva della raccolta

pubblicitaria del sito sia in versione desktop che mobile. In un mercato advertising che sta trasformando

profondamente le logiche della gestione degli spazi pubblicitari online, la testata digitale,che in quattro anni è

diventato, secondo le rilevazioni di Comscore, il terzo sito italiano di news, conferma la via dell'innovazione

anche nella scelta della concessionaria. HiMedia ha saputo cogliere le sfide della tecnologia applicata all'

advertising, ad esempio nel mobile e nel programmatic, consentendo ai propri editori di valorizzare ogni

spazio delle proprie inventory, puntando sulla vendita di target e non di semplici spazi. La concessionaria,

specializzata nella vendita degli spazi premium, metterà a disposizione de ilfattoquotidiano.it tutte le business

unit: adexchange. com si occuperà della vendita degli spazi sul mercato RTB (sia in open market che in

Programmatic tramite deal per gli spazi premium), mobvious gestirà gli spazi su device mobili mentre il video

advertising sarà affidato a Fullscreen ed infine magic curerà i progetti speciali e di branded content. "Il 2015

rappresenta per L'Editoriale Il Fatto Quotidiano, un anno di grandi cambiamenti e importanti innovazioni su

tutti i prodotti da noi editi, e, in particolare, sul sito web in cui sono previsti rilasci di sezioni e prodotti nuovi e

continui affinamenti del restyling andato online a fine ottobre 2014. La scelta di HiMedia, partner

internazionale, fortemente tecnologico, mai fermo sul fronte dell'innovazione a livello di proposizione

commerciale, ci è sembrato, in questo momento così delicato ed importante per noi, il partner ideale con cui

affrontare le prossime sfide - ha affermato l'ad cinzia monteverdi -. HiMedia affiancherà, nel lavoro di

commercializzazione dei nostri spazi pubblicitari, Publishare, a cui rimane la raccolta esclusiva del nostro

quotidiano e dell'APP Mia ad esso correlata". carlo poss , ceo di HiMedia Italia, ha commentato: "Siamo

orgogliosi della fiducia che ci ha dimostrato un publisher così prestigioso e autorevole nel campo dell'editoria

italiana. HiMedia ha colto i cambiamenti del mercato e ha scelto di accompagnare i publisher in questo

momento di evoluzione. Molti editori dimostrano ancora molta diffidenza nei confronti del programmatic e del

Real Time Bidding, Ilfattoquotidiano.it ha invece compreso il cambiamento in atto e che potremo valorizzare

le audience grazie a una completa integrazione delle attività svolte dalle nostre business unit e a un know

how specifico nel campo del Programmatic, strumento in grado di portare concreti benefici anche agli editori".

Foto: carlo poss

14/01/2015 21Pag. Pubblicita Today

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video advertising VIDEOLOGY SIGLA UNA PARTNERSHIP CON STICKYADS.TV La piattaforma di video advertising Videology ha annunciato una partnership con StickyadS.tv una delle

principali piattaforme Supply-Side (SSP) di video programmatic a livello mondiale. L'accordo consentirà ai

clienti demand-side di Videology - alcuni tra i più importanti advertiser e agenzie in Europa - di accedere alla

piattaforma di StickyADS.tv per l'acquisto di inventory video di elevata qualità. Questa nuova collaborazione

offrirà agli utenti della tecnologia Videology l'accesso a una inventory di video premium su oltre 55 Private

Market Place disponibili sulla piattaforma StickyADS.tv in Europa, consentendo loro di acquistare un'ampia

gamma di contenuti di elevata qualità dai migliori publisher. La essibilità della piattaforma di StickyADS. tv

consente un'integrazione uida tra server con una inventory premium ed esclusiva, e includerà inoltre

integrazione completa dei Deal ID, permettendo a Videology di targetizzare con precisione ogni mercato,

audience o contesto a seconda delle esigenze pubblicitarie del cliente. La partnership è ulteriormente

rafforzata dai valori chiave di business che le due aziende condividono. Entrambe sono infatti impegnate nel

trattare in forma programmatic un inventario video sicuro per i brand, offrendo agli advertiser contenuti di

massima visibilità e impatto.

14/01/2015 24Pag. Pubblicita Today

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digital Teads rafforza la leadership nel video adv Teads, la piattaforma internazionale leader nel video advertising, ha annunciato di aver ottenuto un nuovo

finanziamento pari a 24 milioni di euro. Il 50% di quest'operazione corrisponde a un reale aumento del

capitale, mentre il restante 50% è una forma di credito a medio termine. pagina 15 Teads, la piattaforma inter

nazionale leader nel video advertising, ha annunciato di aver ottenuto un nuovo finanziamento del valore di

24 milioni di euro. Il 50% di quest'operazione (12 milio ni di euro) corrisponde a un reale aumento del

capitale, mentre il restante 50% è una forma di credito a me dio termine. L'aumento del capitale è stato

supportato da investitori preesistenti: Gimv, Partech, Elaia e infine BPI. Le banche del pool che hanno fornito

il credito sup plementare sono Bank of China, HSBC, BNPP e BPI. «Questa operazione finan ziaria ci

consentirà di dare una spinta notevole alla crescita della company, su scala mondiale - ha dichia rato Pierre

Chappaz, exe cutive chairman di Teads. Gli investimenti saranno focalizzati - ha poi aggiun to in una nota -

sull'inno vazione tecnologica, sugli Stati Uniti e sulle strategie di business per i nuovi mer cati, su cui ci siamo

affac ciati: Brasile, Russia, Sud Corea e Giappone». Teads, specializzata nello sviluppo di formati premium

per il video advertising, fornisce la sua tecnologia ai publi sher più prestigiosi di tutto il mondo, in oltre

quaranta paesi. Tra i tanti nomi alti sonanti si annoverano: The Telegraph, The Guardian, The Washington

Post, Reu ters, Forbes, TF1, Le Mon de, Le Figaro, Les Echos, ABC, Axel Springer, Conde Nast, Nikkei, O

Globo, ecc. I formati advertising di Te ads sono posizionati nel cuore dei contenuti edito riali e rappresentano

la mi gliore soluzione per i brand che cercano ambienti di qualità per la distribuzione delle loro campagne

video. Molti sono i marchi di lusso che attualmente già colla borano con la società. Fra questi Cartier,

Breitling, Gucci, Piaget, e Jaeger Le coultre. Tanti altri i clienti di prestigio che declinano le loro campagne

con Teads, come Volkswagen, Peuge ot, Renault, Hyundai, Kia, Heineken, Nestlé, Micro soft e Samsung.

Teads è di ventata il principale player nel mercato internazionale dei video advertising grazie alla sua offerta

premium. La company ha 350 dipen denti, in 25 uffici in tutto il mondo e stima di chiudere il 2014 con un

fatturato in torno ai 95.6 milioni di dol lari, che rappresenta una crescita del 65% rispetto al 2013 (58,1 milioni

di dollari). Per il 2015 appena iniziato, sono state già pianificate 180 nuove assunzioni a sup porto delle più

importanti operazioni globali. La forte crescita nel mercato della pubblicità video significa, soprattutto,

domanda da parte degli advertiser che costantemente richiedono nuove inventory e a tal pro posito Teads sta

sviluppan do formati anche in base alle richieste che provengo no dall'industry. Bertrand Quesada, ceo, di

base a New York, ha spiegato: «La missione di Teads è rein ventare il video advertising online. La nostra

tecnolo gia sta cambiando le regole del gioco, e sta consenten do ai premium publisher di distribuire i nostri

formati di advertising nel cuore dei loro contenuti editoriali così da creare un'enorme inventory che prima non

esisteva. Noi siamo l'unico player del mercato capace di declinare le campagne in qualsiasi nazione e all'in

terno di ambienti di qua lità». Teads ha una nuova soluzione al problema della viewability che è diventato

argomento di discussione in tutta la industri. In che modo? Anzitutto l'annun cio pubblicitario, grazie alle sue

soluzioni tecnologi che innovative, parte solo quando visibile dall'utente. Tecnicamente si chiama strategia

"view-to-play'. In questo modo, Teads ga rantisce che l'annuncio sia visualizzato dall'utente cor rettamente e

consapevol mente, senza sovrapporsi ad altri contenuti. «Inoltre, i formati video pubblicitari di Teads hanno

come pre rogativa su tutte quella di rispettare l'esperienza dell'utente, senza che gli sia imposto di guardare

una pubblicità - commenta Loïc Soubeyrand, co-fondatore e chief strategy officer. - Si tratta di un aspetto di

grande valore, già conside rato da molti uno dei punti di forza della missione di business di Teads. I nostri

formati non sono invasivi e questo garantisce di otti mizzare e sviluppare, anche sul lungo termine, solide e

positive relazioni tra: ad vertiser, editore e utente». BERTRAND QUESADA, PIERRE CHAPPAZ, LOIC

SCUBEYRAND

14/01/2015 1Pag. Pubblicom Now

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StickyADS.tv e Videology, il video programmatic di qualità in Europa Videology, tra le piattaforme di video advertising leader di mercato, ha annunciato una partnership con

StickyADS.tv principale piattaforma Supply-Side (SSP) di video programmatic a livello mondiale. L'accordo

consentirà ai clienti demand-side di Videology l'acquisto di inventory video di elevata qualità. La

collaborazione offrirà inoltre agli utenti della tecnologia Videology l'accesso a una inventory di video premium

su oltre 55 Private Market Place, consentendo loro di acquistare un'ampia gamma di contenuti di elevata

qualità dai migliori publisher. La flessibilità della piattaforma di StickyADS.tv consente un'integrazione fluida

tra server con una inventory premium ed esclusiva, e includerà inoltre integrazione completa dei Deal ID,

permettendo a Videology di targetizzare con precisione ogni mercato, audience o contesto a seconda delle

esigenze pubblicitarie del cliente. «Advertiser e agenzie ora più che mai cercano dai principali publisher,

comprese le emittenti televisive, una inventory esclusiva, di elevata qualità e sicura per il brand - spiega Anne

de Kerckhove, managing director Emea di Videology. - Il numero di publisher e di Private Market Place

premium disponibili sulla piattaforma di StickyADS. tv è davvero importante, e questo consentirà ai nostri

partner di offrire ai propri clienti campagne in stile televisivo su tutti i device».

14/01/2015 1Pag. Pubblicom Now

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concessionarie La raccolta de ilfattoquotidiano.it gestita in esclusiva a HiMedia Il sito di news ilfattoquo tidiano.it, diretto da Peter Gomez sceglie HiMedia Group per la gestione de gli spazi

adv online e pun ta su un partner altamente tecnologico per valorizzare la propria audience anche grazie al

programmatic buying. Dal primo gennaio, è dunque HiMedia a gestire in esclusiva la raccolta pub blicitaria de

ilfattoquotidia no.it sia in versione desktop che mobile. Specializzata nella vendita degli spazi premium, la

concessionaria metterà a disposizione de ilfattoquotidiano.it tutte le business unit: Adexchange. com si

occuperà della ven dita degli spazi sul mercato RTB (sia in open market sia in programmatic tramite deal per

gli spazi premium), Mobvious gestirà gli spazi su device mobili mentre il video advertising sarà affi dato a

Fullscreen ed infine Magic curerà i progetti spe ciali e di branded content. Carlo Poss, ceo di HiMedia Italia,

ha commentato così: «Siamo orgogliosi della fi ducia che ci ha dimostrato un publisher così prestigio so e

autorevole nel campo dell'editoria italiana. HiMe dia ha colto i cambiamenti del mercato e ha scelto di

accompagnare i publisher in questo momento di evoluzione. Molti editori dimostrano ancora molta diffidenza

nei confronti del programmatic e del Real Time Bidding, Ilfattoquoti diano.it ha invece compre so il

cambiamento in atto e che potremo valorizzare le audience grazie a una com pleta integrazione delle at tività

svolte dalle nostre bu siness unit e a un know-how specifico nel campo del programmatic, strumento in grado

di portare concreti benefici anche agli editori». CARLO POSS

14/01/2015 12Pag. Pubblicom Now

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app La rivoluzione digitale viaggia in tram grazie all'app Atm sviluppata daEngitel Disponibile in italiano e in inglese, sempre aggior nata in tempo reale anche attraverso l'integrazione con

Twitter, innovativa nel design. Ecco la nuova app Atm realizzata in collabo razione con Engitel, società che si

occupa di sviluppo di tecnologia web e mobile, graphic and interface de sign, web marketing e buzz

marketing, system inte gration e ISP. I viaggiatori dotati di uno smartphone potranno acquistare in ogni

momento del giorno e del la notte (tramite PayPal o carta di credito) i bigliet ti per viaggiare su tutti i mezzi

Atm. Engitel ha curato l'intera progettazione, dal la grafica allo svi luppo, dell'app, che combina l'esperienza di

Atm con la creatività digi tal di Engitel, in modo da soddisfare le esigenze più diverse. Un'offerta varie gata,

che non si ferma agli utenti ma riguarda anche i loro smartphone. L'app, di sponibile per iOs, Android e

Windows Phone, è costrui ta per assecondare le carat teristiche dei singoli sistemi operativi. Con un occhio a

Expo 2015. L'infrastruttu ra sviluppata da Engitel è stata concepita in modo da accogliere futuri servizi che

renderanno l'esperien za della mobilità milane se sempre più integrata. AZIENDA TRASPORTI MILANESI

S.P.A

14/01/2015 13Pag. Pubblicom Now

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aziende triboo Media è più forte sul target da 18 a 24 anni dopo l'acquisizionetraMite htMl.it del 100% di heduMe Si tratta della società che vanta tra i suoi asset principali StudentVille.it, portale da 1 milione di visite e 2milioni di pagine viste al mese. L'a.d. Zilli: «Con questo ingresso campagne più innovative e coinvolgenti» Sebastiano Zeri Triboo Media ha annunciato di aver acquisito, tramite la sua controllata Html.it, il 100% di Hedume srl, società

che vanta tra i suoi asset principali il sito Studentville.it, vero e proprio punto di riferimento online per gli

studenti italiani, fondato nel 2007 da Luca Siciliano e Giuseppe Schipani. Il portale conta 1 milione di visite e

oltre 2 milioni di pagine viste al mese (fonte: Google Analytics). StudentVille. it ha consolidato negli anni un

posizionamento distintivo come strumento di informazione sugli argomenti di maggior interesse per i giovani,

spaziando dalla musica al cinema, dall'attualità allo sport, oltre ad avere una community molto attiva.

L'operazione permette a Triboo Media di confermarsi tra i primi tre canali di promozione italiani in termini di

audience sviluppata sul target giovani, andando a potenziare il già ampio network editoriale composto da siti

come Angolotesti. it, R&B Junk, FlopTV, Gioco. it e Scuolazoo. «Questa operazione consente di ampliare

ulteriormente la nostra offerta editoriale sul target fondamentale dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24

anni - ha commentato Massimiliano Valente, amministratore delegato di Html.it e responsabile della strategia

editoriale del gruppo Triboo Media -. StudentVille.it è da anni un punto di riferimento per gli studenti italiani,

grazie a un'offerta integrata composta da un ricco archivio di appunti e guide, alle quali si affiancano servizi di

tutoraggio e percorsi di aiuto nelle delicate scelte di indirizzo scolastico». «Con l'acquisizione di Hedume Srl,

e il conseguente ingresso nel nostro network del portale StudentVille.it, dalla quotazione abbiamo portato a

quattro il numero di operazioni volte al rafforzamento del posizionamento competitivo nel settore editoria-

publishing e alla diversificazione dell'offerta commerciale nel web advertising - ha dichiarato Alberto Zilli, a.d.

di Triboo Media -. StudentVille è un progetto di medio-lungo termine, con ampi margini di sviluppo,

perfettamente in linea con l'attuale strategia editoriale di Html.it. Siamo certi che questa operazione ci

permetterà di creare sinergie vincenti sul pubblico giovane attraverso tutto il nostro network editoriale e di

sviluppare campagne di comunicazione e adv online sempre più innovative e coinvolgenti, sfruttando al

massimo le nostre competenze social».

Foto: Alberto Zilli, amministratore delegato di Triboo Media

13/01/2015 4Pag. 360com

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carat si è occupata del media planning, mrm della realizzazione online Sorpresa Opel: c'è la nuova Corsa Daniele Bologna Quella di ieri è stata la giornata del debutto della nuova campagna pubblicitaria per il lancio della nuova

Corsa, "Oh! è una Opel!". La comunicazione punta sulla sorpresa e rende protagonista un'esclamazione

conosciuta in tutto il mondo, "Oh!" appunto. La campagna integrata, diretta da André Kemper, è stata creata

in collaborazione con Scholz & Friends, l'agenzia internazionale di Opel, e sarà diffusa in televisione, su

stampa, radio, affissione, online, social media e nelle concessionarie del marchio. "La campagna di nuova

Corsa costituisce un ulteriore capitolo nel nostro progetto 'Cambia il tuo modo di pensare' - ha dichiarato Tina

Müller, cmo di Opel Group -. Nuova Corsa invita a guardare Opel con occhi nuovi". La fase teaser è partita in

30 mercati lo scorso 30 dicembre. Il lancio vero e proprio prenderà il via , come detto, lunedì 12 gennaio con

la pianificazione di spot televisivi, il coinvolgimento di affissioni e di advertising online. In Italia, e nei mercati

Internazionali, Claudia Schiffer resta la testimonial di Opel e di nuova Corsa. In Germania, insieme agli

ambasciatori del marchio Nadja Uhl, Ken Duken e Jürgen Klopp, la nuova Opel Corsa apparirà in cinque spot

televisivi della durata di 30 secondi trasmessi su tutti i principali canali televisivi. Protagonista la modella

tedesca Eva Padberg, entrata di recente a far parte della squadra Opel. Sul fronte dell'online, Scholz &

Friends ha sviluppato un sito dedicato alla campagna, ilnuovoOH. it, dove vengono descritte e rappresentate

visivamente le caratteristiche di nuova Corsa. Il sito contiene animazioni interattive e messaggi video

personalizzati. Opel ha realizzato la campagna in stretta collaborazione con le proprie agenzie. André

Kemper ha avuto la responsabilità dell'idea e delle realizzazione per la televisione e la stampa. Direzione del

progetto, produzione digitale e lancio in più di trenta mercati europei sono stati affidati a Scholz & Friends.

13/01/2015 21Pag. 360com

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StickyADS.tv e Videology si uniscono per offrire video programmatic diqualità in Europa La partnership offrirà agli utenti della  piattaforme di video advertising accesso a una inventory di video

premium su più di 55 marketplace disponibili sulla piattaforma StickyADS.tv in Europa. Videology, tra le

principali piattaforme di video advertising, ha annunciato una partnership con StickyADS.tv, piattaforma

Supply-Side (SSP) di video programmatic a livello mondiale. L'accordo consentirà ai clienti demand-side di

Videology - importanti advertiser e agenzie in Europa - di accedere alla piattaforma di StickyADS.tv per

l'acquisto di inventory video di elevata qualità.  Questa nuova collaborazione offrirà agli utenti della tecnologia

Videology l'accesso a una inventory di video premium su oltre 55 Private Market Place disponibili sulla

piattaforma StickyADS.tv in Europa, consentendo loro di acquistare un'ampia gamma di contenuti di elevata

qualità dai migliori publisher. La flessibilità della piattaforma di StickyADS.tv consente un'integrazione fluida

tra server con una inventory premium ed esclusiva, e includerà inoltre integrazione completa dei Deal ID,

permettendo a Videology di targetizzare con precisione ogni mercato, audience o contesto a seconda delle

esigenze pubblicitarie del cliente. "Advertiser e agenzie ora più che mai cercano dai principali publisher,

comprese le emittenti televisive, una inventory esclusiva, di elevata qualità e sicura per il brand", spiega Anne

de Kerckhove (nella foto), Managing Director EMEA di Videology. "Il numero di publisher e di Private Market

Place premium disponibili sulla piattaforma di StickyADS.tv è davvero importante, e questo consente ai nostri

partner demand-side di accedere alla migliore inventory in Europa per offrire ai propri clienti campagne in stile

televisivo su tutti i device". La partnership è ulteriormente rafforzata dai valori chiave di business che le due

aziende condividono. Entrambe sono infatti impegnate nel trattare in forma programmatic un inventario video

sicuro per i brand, offrendo agli advertiser contenuti di massima visibilità e impatto . Nel maggio dello scorso

anno, Videology ha ricevuto la certificazione del Media Rating Council (MRC) per la misurazione di video

impression visualizzabili. Inoltre StickyADS.tv e Videology promuovono trasparenza e controllo e sono

attivamente impegnate nella lotta alle frodi pubblicitarie.  "Siamo lieti di questo accordo che abbiamo

ufficializzato con Videology", commenta Hervé Brunet, CEO e co-fondatore di StickyADS.tv's. "Collaboriamo

ormai da oltre due anni, e questa partnership ci consentirà di estendere le sinergie tra le due aziende a tutta

l'Europa". EC

13/01/2015 Sito WebADV Express

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Magnolia, la branded content unit compie un anno con un nuovo sito.Anche nel 2015 contenuti originali con Reckitt Benckiser, Granarolo,Auricchio e Voiello. A breve un progetto per Chicco La sezione dedicata alla ricerca, allo sviluppo e allo studio dei progetti di branded entertainment nata alla fine

del 2013 avrà una nuova sezione dedicata all'interno di www.magnoliatv.it. Dopo un 2014 con contenuti

pensati ad hoc per la tv e per il web, Adv Short Film e progetti Multipiattaforma, in corso nel 2015, diverse

iniziative, tra cui Voiello Master Of Pasta all'interno di Masterchef Italia.  In primavera, invece, vedrà la luce un

nuovo branded content realizzato con Chicco per Discovery Real Time. Magnolia , la società di produzione

televisiva guidata da Leonardo Pasquinelli (nella foto),  festeggia il primo anno di vita della sua Branded

Content Unit , la sezione dedicata alla ricerca, allo sviluppo e allo studio dei progetti di branded entertainment

nata alla fine del 2013. Per celebrare questo importante traguardo, all'interno del sito www.magnoliatv.it è da

poco online una nuova sezione interamente dedicata alle attività della Branded Content Unit. Il minisito

(raggiungibile all'url www.magnoliatv.it/bcu ) è vetrina delle iniziative realizzate dal team guidato da Ludovica

Federighi , con aggiornamenti costanti su tutti i nuovi progetti, e archivio dei lavori attivati. Già oggi, infatti, è

possibile scoprire tutte le attività di unconventional marketing realizzate in poco più di un anno di vita da

Magnolia . Il 2014 è stato un anno ricco di lavori e di successi per la BCU Magnolia, spaziando tra contenuti

pensati ad hoc per la tv e per il web , Adv Short Film e progetti Multipiattaforma , e il nuovo anno prende il via

con molte novità e progetti in fase di realizzazione. Si conferma la collaborazione con Sky Pubblicità che si è

affidata a Magnolia per realizzare gli ADV Short Film, piccoli format che innovano la modalità di pensare,

realizzare e diffondere le telepromozioni grazie all'attenzione all'immagine e allo sviluppo di un racconto

attorno al brand. I primi brand che quest'anno hanno sperimentato con successo questo nuovo formato

pubblicitario sono Reckitt Benckiser (con il brand Finish Quantum), Granarolo e Auricchio . Tra i marchi che

hanno scelto la creatività della BCU Magnolia c'è anche Voiello . Nell'ambito di un riposizionamento generale

del marchio sul mercato, partendo dalla presenza dei prodotti all'interno della quarta stagione di MasterChef

Italia (attualmente in onda su SkyUno HD ), è nato Voiello Master Of Pasta , un originale contest culinario che

coinvolge i concorrenti eliminati di ogni puntata di MasterChef in sfide a base di pasta. Le clip con tutte le

ricette, guidate da Spyros Theodoridis (primo MasterChef italiano), sono visibili su www.masterofpasta.it e sul

minisito dedicato all'interno del sito ufficiale di MasterChef Italia. Il vincitore di Voiello Master Of Pasta sarà

scelto da tutti gli utenti appassionati di cucina che valuteranno on line i piatti a base di pasta realizzati dei

concorrenti.  L'attività della BCU Magnolia, mettendo a disposizione delle marche le proprie competenze

nell'ambito della produzione televisiva, ha dato vita nella scorsa stagione anche a programmi tv come My

Cake Design , branded content per DeAgostini Publishing (pubblicazione editoriale Crea & Decora I Tuoi

Dolci) realizzato con Discovery Real Time, e a La Casa Degli Assi , branded content per Poker Stars in onda

la scorsa primavera su Italia2, con una seconda edizione in preparazione per Italia1. In primavera, invece,

vedrà la luce un nuovo branded content realizzato con Chicco , anch'esso per Discovery Real Time. Sul web,

sono da ricordare le recenti attività per Samsung (operazione Ti Lascio per la promozione del Galaxy Tab S

con l'agenzia CHEIL) e per RCS Gazzetta dello Sport (operazione #promessemondiali in occasione

dell'ultima FIFA World Cup incentrata sull'amore degli italiani per il calcio e delle mille scommesse che ne

derivano , con Italia Brand Group).   A certificare il successo del lavoro della BCU Magnolia, nel 2014 ci sono

stati anche i tre premi conquistati al Cannes Lions 2014 - International Festival Of Creativity con il progetto

Samsung Maestros Academy ( www.maestrosacademy.it ): Gold Lion nella Categoria PR, Bronze Lion nella

categoria Direct Marketing e Bronze Lion nella categoria Promo & Activation, per la piattaforma digitale. Un

successo che premia l'ottimo lavoro di squadra nato dalla sinergia tra Samsung Electronics Italia , LeoBurnett

e Magnolia e che ha portato nuovamente in alto il nome dell'Italia nell'ambito della creatività ADV. EC

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Ilfattoquotidiano.it affida la raccolta ad Himedia Group. Domani il giornalein edicola con Charlie Hebdo, tiratura di 200mila copie Il sito di news diretto da Peter Gomez e di cui è Ad Cinzia Monteverdi (nella foto), sceglie la concessionaria

per la gestione degli spazi advertising online e punta su un partner tecnologico per valorizzare la propria

audience anche grazie al Programmatic. HiMedia, che subentra a Populis Engage, metterà a disposizione del

portale tutte le business unit: Adexchange.com si occuperà della vendita degli spazi sul mercato RTB; 

Mobvious gestirà gli spazi su device mobil, mentre il video advertising sarà affidato a Fullscreen ed infine

Magic curerà i progetti speciali e di branded content. Domani il quotidiano distribuirà in allegato il primo

numero della testata francese in edicola dopo l'attacco terroristico dello scorso 7 gennaio. HiMedia Group e

Ilfattoquotidiano.it annunciano l'esclusiva partnership che affida, a partire dal 1 gennaio 2015, ad HiMedia la

gestione in esclusiva della raccolta pubblicitaria del sito de ilfattoquotidiano.it sia in versione desktop che

mobile.   La concessionaria subentra a Populis Engage. In un mercato advertising che sta trasformando

profondamente le logiche della gestione degli spazi pubblicitari online, ilfattoquotidiano.it, che in quattro anni

è diventato, secondo le rilevazioni di Comscore, il terzo sito italiano di news, come si legge nella nota stampa

inviata oggi, conferma la via dell'innovazione anche nella scelta della concessionaria. HiMedia, si legge nel

comunicato,  "ha saputo cogliere le sfide della tecnologia applicata all'advertising, ad esempio nel mobile e

nel "programmatic", consentendo ai propri editori di valorizzare ogni spazio delle proprie inventory, puntando

sulla vendita di target e non di semplici spazi". HiMedia, specializzata nella vendita degli spazi Premium,

metterà a disposizione de ilfattoquotidiano.it tutte le business unit: Adexchange.com si occuperà della vendita

degli spazi sul mercato RTB (sia in open market che in Programmatic tramite deal per gli spazi premium),

Mobvious gestirà gli spazi su device mobili mentre il video advertising sarà affidato a Fullscreen ed infine

Magic curerà i progetti speciali e di branded content.   "Il 2015 rappresenta per L'Editoriale Il Fatto

Quotidiano, un anno di grandi cambiamenti e importanti innovazioni su tutti i prodotti da noi editi, e, in

particolare, sul sito web in cui sono previsti rilasci di sezioni e prodotti nuovi e continui affinamenti del

restyling andato online a fine ottobre 2014. La scelta di HiMedia, partner internazionale, fortemente

tecnologico, mai fermo sul fronte dell'innovazione a livello di proposizione commerciale, ci è sembrato, in

questo momento così delicato ed importante per noi, il partner ideale con cui affrontare le prossime sfide"

afferma Cinzia Monteverdi (foto 1), amministratore delegato de Ilfattoquotidiano.it. "HiMedia affiancherà, nel

lavoro di commercializzazione dei nostri spazi pubblicitari, Publishare, a cui rimane la raccolta esclusiva del

nostro quotidiano e dell'APP Mia ad esso correlata". Ricordiamo che il quotidiano, nel cui Cda sono entrate a

novembre Layla Pavone e Lucia Calvosa,  si sta preparando per la quotazione in Borsa (leggi news) e la

scelta di HiMedia si inserirebbe in una più ampia strategia di rafforzamento degli asset digitali sui quali si

concentra la maggior parte degli investimenti previsti dal piano industriale 2015 - 2017 che sarà presentato a

breve.   Carlo Poss (foto 2),  CEO di HiMedia Italia, commenta a proposito della partnership: "Siamo

orgogliosi della fiducia che ci ha dimostrato un publisher così prestigioso e autorevole nel campo dell'editoria

italiana. HiMedia ha colto i cambiamenti del mercato e ha scelto di accompagnare i publisher in questo

momento di evoluzione. Molti editori dimostrano ancora molta diffidenza nei confronti del programmatic e del

Real Time Bidding, Ilfattoquotidiano.it ha invece compreso il cambiamento in atto e che potremo valorizzare

le audience grazie a una completa integrazione delle attività svolte dalle nostre business unit e a un know

how specifico nel campo del Programmatic, strumento in grado di portare concreti benefici anche agli editori".

   Intanto, come già pubblicato da ADVexpress (leggi news), Il Fatto Quotidiano sarà in edicola, domani, con il

numero speciale di Charlie Hebdo, che usciràper la prima volta dopo l'attacco terroristico alla redazione dello

scorso 7 gennaio. In Francia è prevista una tiratura speciale di 1 milione di copie, Il Fatto ne distribuirà

200mila in allegato al costo di 2 euro. Parte del ricavato sarà donato alle famiglie delle vittime dell'attacco. EC

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Ilfattoquotidiano.it affida la raccolta ad Himedia Group. Domani il giornalein edicola con Charlie Hebdo. Obiettivo di raccolta 4 mln Il sito di news diretto da Peter Gomez e di cui è Ad Cinzia Monteverdi (nella foto), sceglie la concessionaria

per la gestione degli spazi advertising online e punta su un partner tecnologico per valorizzare la propria

audience anche grazie al Programmatic. HiMedia, che subentra a Populis Engage, metterà a disposizione del

portale tutte le business unit: Adexchange.com si occuperà della vendita degli spazi sul mercato RTB; 

Mobvious gestirà gli spazi su device mobil, mentre il video advertising sarà affidato a Fullscreen ed infine

Magic curerà i progetti speciali e di branded content. Domani il quotidiano distribuirà in allegato il primo

numero della testata francese in edicola dopo l'attacco terroristico dello scorso 7 gennaio. HiMedia Group e

Ilfattoquotidiano.it annunciano l'esclusiva partnership che affida, a partire dal 1 gennaio 2015, ad HiMedia la

gestione in esclusiva della raccolta pubblicitaria del sito de ilfattoquotidiano.it sia in versione desktop che

mobile.   La concessionaria subentra a Populis Engage. In un mercato advertising che sta trasformando

profondamente le logiche della gestione degli spazi pubblicitari online, ilfattoquotidiano.it, che in quattro anni

è diventato, secondo le rilevazioni di Comscore, il terzo sito italiano di news, come si legge nella nota stampa

inviata oggi, conferma la via dell'innovazione anche nella scelta della concessionaria. HiMedia, si legge nel

comunicato,  "ha saputo cogliere le sfide della tecnologia applicata all'advertising, ad esempio nel mobile e

nel "programmatic", consentendo ai propri editori di valorizzare ogni spazio delle proprie inventory, puntando

sulla vendita di target e non di semplici spazi". HiMedia, specializzata nella vendita degli spazi Premium,

metterà a disposizione de ilfattoquotidiano.it tutte le business unit: Adexchange.com si occuperà della vendita

degli spazi sul mercato RTB (sia in open market che in Programmatic tramite deal per gli spazi premium),

Mobvious gestirà gli spazi su device mobili mentre il video advertising sarà affidato a Fullscreen ed infine

Magic curerà i progetti speciali e di branded content. "Il 2015 rappresenta per L'Editoriale Il Fatto Quotidiano,

un anno di grandi cambiamenti e importanti innovazioni su tutti i prodotti da noi editi, e, in particolare, sul sito

web in cui sono previsti rilasci di sezioni e prodotti nuovi e continui affinamenti del restyling andato online a

fine ottobre 2014. La scelta di HiMedia, partner internazionale, fortemente tecnologico, mai fermo sul fronte

dell'innovazione a livello di proposizione commerciale, ci è sembrato, in questo momento così delicato ed

importante per noi, il partner ideale con cui affrontare le prossime sfide" afferma Cinzia Monteverdi (foto 1),

amministratore delegato de Ilfattoquotidiano.it. "HiMedia affiancherà, nel lavoro di commercializzazione dei

nostri spazi pubblicitari, Publishare, a cui rimane la raccolta esclusiva del nostro quotidiano e dell'APP Mia ad

esso correlata". Per la testata l'obiettivo di raccolta, quest'anno, è di 4 mln di euro. Ricordiamo che il

quotidiano, nel cui Cda sono entrate a novembre Layla Pavone e Lucia Calvosa,  si sta preparando per la

quotazione in Borsa (leggi news) e la scelta di HiMedia si inserirebbe in una più ampia strategia di

rafforzamento degli asset digitali sui quali si concentra la maggior parte degli investimenti previsti dal piano

industriale 2015 - 2017 che sarà presentato a breve.   Carlo Poss (foto 2),  CEO di HiMedia Italia, commenta

a proposito della partnership: "Siamo orgogliosi della fiducia che ci ha dimostrato un publisher così

prestigioso e autorevole nel campo dell'editoria italiana. HiMedia ha colto i cambiamenti del mercato e ha

scelto di accompagnare i publisher in questo momento di evoluzione. Molti editori dimostrano ancora molta

diffidenza nei confronti del programmatic e del Real Time Bidding, Ilfattoquotidiano.it ha invece compreso il

cambiamento in atto e che potremo valorizzare le audience grazie a una completa integrazione delle attività

svolte dalle nostre business unit e a un know how specifico nel campo del Programmatic, strumento in grado

di portare concreti benefici anche agli editori".    Intanto, come già pubblicato da ADVexpress (leggi news), Il

Fatto Quotidiano sarà in edicola, domani, con il numero speciale di Charlie Hebdo, che usciràper la prima

volta dopo l'attacco terroristico alla redazione dello scorso 7 gennaio. In Francia è prevista una tiratura

speciale di 1 milione di copie, Il Fatto ne distribuirà 200mila in allegato al costo di 2 euro. Parte del ricavato

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sarà donato alle famiglie delle vittime dell'attacco. EC

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AdvFactor (GroupM): ecco come scegliere i formati pubblicitari più efficaciper l'attivazione dei consumatori La  nuova ricerca di Groupm Research & Insight ha indagato il livello di ricettività e accettazione di oltre 50

diversi formati pubblicitari (dalla pubblicità tabellare su old e new media, al content, l'ooh e il punto di vendita),

rilevando che tra gli item che ottengono le performance più alte si trova la maggior parte dell'offerta tabellare,

e soprattutto lo spot televisivo capace di essere ricordato da tutti e raggiungere livelli di accettazione sopra la

media. Molto affermati e il video expandable e il banner-box. Gli M-video e il Pre-roll skippabile, in particolare,

lavorano in modo elettivo sulla leva di attenzione per oltre il 50% degli intervistati. La misurazione dei formati

pubblicitari nell'era della convergenza digitale AdvFactor, la nuova ricerca di Groupm Research & Insight,

suggerisce come scegliere i formati pubblicitari più efficaci per l'attivazione dei consumatori. La ricerca in

oggetto analizza la ricettività, ossia quanto i singoli formati sono ricordati e graditi dalle audience, il ruolo ,

inteso come il "lavoro" che ogni formato svolge, in media, rispetto alle variabili di marketing e comunicazione,

e infine le aspettative di cambiamento della pubblicità da parte di consumatori. (Nella foto Federica Setti,

Chief Research Officer GroupM). Quando si pianifica pubblicità una delle decisioni operative più importanti da

prendere è la scelta dei formati (display, iniziative speciali, placement etc). Fino a qualche anno fa questa

decisione era relativamente semplice e aveva un impatto limitato sul planning, in virtù del numero ristretto di

opzioni disponibili. Negli ultimi anni la convergenza delle piattaforme ha incrementato sia il numero che il

campo di azione dei formati pubblicitari. Chi pianifica si è trovato a scegliere tra numerosi tipi di formati

pubblicitari che svolgono ruoli diversi, come ad esempio presidiare contenuti e contesti (es. spazi editoriali

attraverso il placement, spazi interstiziali), permettere scelte di fruizione (es. formati skippabili), interagire (es.

con i second screen) o condividere (es. fare sharing, o mettere un like direttamente su un contenuto

pubblicitario). Alla luce di queste possibilità anche i formati più tradizionali hanno cambiato il loro ruolo, in un

riposizionamento generale dell'offerta. Ma non è tutto: se i formati pubblicitari possono fare più cose, si

moltiplicano anche i KPI di comunicazione, sia nella fase di progettazione della comunicazione che nella

misurazione dei risultati. La scelta dei formati pubblicitari è diventata, in sintesi, una leva strategica rilevante.

Anche se l'efficacia dei formati pubblicitari può essere misurata in post attraverso ricerche ad-hoc, nessuna

analisi tradizionale può tuttavia misurare l'impatto e gli effetti sul pubblico di un ampio numero di formati in

modo olistico e neutrale. La Ricerca: AdvFactor Per rispondere a queste e altre domande GroupM Research

& Insight - il dipartimento dedicato a monitorare i fenomeni, analizzare le tendenze e a facilitare l'innovazione,

al fine di individuare percorsi e  canali privilegiati (on,  offline e crossmedia) nella relazione tra marca e

consumatore -  ha sviluppato AdvFactor, una ricerca basata su 3.454 interviste CAWI su panel Op-line di

Human Highway, rappresentative della popolazione italiana on-line 15-64 anni. L'obiettivo generale della

ricerca è quello indagare ex-ante il livello di ricettività e accettazione di oltre 50 diversi formati pubblicitari

(dalla pubblicità tabellare su old e new media, al content, l'ooh e il punto di vendita) per supportare la

selezione dei formati più efficaci per l'attivazione dei consumatori. Un vero e proprio strumento a supporto del

planning che offre informazioni e linee-guida pragmatiche per la comprensione e la scelta dei formati

pubblicitari che meglio rispondono agli specifici obiettivi di comunicazione dei brand. AdvFactor ha rilevato

che la quasi totalità dei formati testati raggiunge livelli di ricordo e accettazione estremamente significativi che

vanno dal 60% al 90% sull'intero campione. Tra gli item che ottengono le performance più alte si trova la

maggior parte dell'offerta tabellare, e in mezzo a loro svetta il tradizionale spot televisivo capace di essere

ricordato da tutti e raggiungere livelli di accettazione significativamente sopra la media. Di rilievo anche il

posizionamento di alcune tipologie digitali ormai particolarmente affermate come il video expandable e il

banner-box. Tra i video expandable, l'mvideo - formato proprietario GroupM - riesce a raggiungere livelli di

ricordo superiori alla media e a essere accettato da ben oltre la metà degli intervistati, a dimostrazione della

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sua comprovata capacità di essere efficaci nella fase di memorizzazione attiva del comunicato pubblicitario.

Al di là del posizionamento generale dei singoli formati, l'analisi della ricettività evidenzia come, da una parte,

le tipologie di comunicazione più tradizionali siano ancora ben accolte dal pubblico e, dall'altra come

l'innovazione stia incubando in tutti i mezzi - e non solo su Internet - attraverso le opportunità che la

convergenza mediale delle piattaforme mette a disposizione dell'offerta pubblicitaria, oltre che di quella

editoriale. Se la ricettività misura quanto i singoli formati sono recepiti dalle persone, il ruolo evidenzia invece

il "lavoro" che ogni formato svolge, in media, rispetto alle variabili di marketing e comunicazione e offre ai

planner delle linee-guida pragmatiche per scegliere il formato che meglio lavora verso i propri obiettivi. Il

primo è evidenziare gli effetti tipici di ogni singolo formato, il secondo è di comparare formati simili per

stressarne le differenze e per supportare la scelta finale, a parità di altre variabili. Anche in questo caso si

evidenzia il primato dello Spot che, per oltre la metà degli intervistati lavora trasversalmente sull'awareness di

marca, per il 60% sull'aggiornamento delle offerte e per il 56% degli spettatori sulla spinta verso gli acquisti.

Più frammentati i ruoli del video su Internet: da una parte troviamo formati come l'M-video e il Pre-roll

skippabile che lavorano in modo elettivo sulla leva di attenzione per oltre il 50% degli intervistati, dall'altra

spicca tra i vari formati video il Masthead che può essere un attivatore del search per più della metà del

campione. La ricerca ha inoltre analizzato aspetti di carattere più generale per dare una visione scenaristica

sulle aspettative di cambiamento della pubblicità da parte di consumatori. Tra gli insight più interessanti si

evidenzia come, ad esempio, una persona su tre si aspetti nel prossimo futuro cambiamenti sulle modalità

dell'offerta pubblicitaria - a prescindere dalle variabili creative o di contenuto. Di questi, il 64% vorrebbe una

migliore razionalizzazione dell'offerta, mentre il restante 36% gradirebbe il miglioramento dei formati già

esistenti o sarebbe curioso di sperimentarne delle proposte assolutamente nuove. Questi dati evidenziano

opportunità interessanti per quelle aziende che potrebbero iniziare a testare nuove tipologie di comunicazione

capaci di rendere ancora più distintiva la visibilità e l'efficacia dei loro brand, ma anche per il mercato per

ampliare l'offerta attraverso lo sviluppo di nuovi formati sempre più orientati alle nuove esigenze del

marketing digitale. AdvFactor è, dopo StepFWD, FoodFWD, e M-app, l'ultimo dei prodotti sviluppati nel

portfolio di tool che GroupM Research & Insight mette a disposizione delle agenzie del gruppo e, su richiesta,

anche del mercato. Con AdvFactor GroupM continua a perseguire un progetto di sviluppo che va avanti da

diversi anni e che posiziona GroupM assieme a MEC, Mindshare, Mediacom e Maxus come partner di

business in un contesto come quello digitale nel quale la comunicazione diventa a tutti gli effetti sempre più

leva di business, oltre che di marketing e comunicazione. EC

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Teads: nuovo finanziamento da 24 mln per video advertising . Russia,Giappone e Sud Corea i nuovi mercati La società specializzata nello sviluppo di formati premium per il video advertising, fornisce la sua tecnologia

ai publisher più prestigiosi di tutto il mondo, in oltre quaranta paesi. Tra i tanti nomi altisonanti si annoverano:

The Telegraph, The Guardian, The Washington Post, Reuters, Forbes, TF1, Le Monde, Le Figaro, Les

Echos, ABC, Axel Springer, Conde Nast, Nikkei, O Globo, etc.    Teads, la piattaforma internazionale

specializzata nel video advertising, annuncia di avere ottenuto un nuovo finanziamento del valore di 24 milioni

di Euro. 50% di quest'operazione (12 milioni di euro) corrisponde a un reale aumento del capitale, mentre il

restante 50% è una forma di credito a medio termine. L'aumento del capitale è stato supportato da investitori

preesistenti: Gimv, Partech, Elaia e infine BPI. Le banche del pool che hanno fornito il credito supplementare

sono: Bank of China, HSBC, BNPP e BPI. (In foto da sinistra: Bertrand Quesada, CEO, Pierre Chappaz,

Executive Chairman e Loïc Soubeyrand, Co-fondatore e Chief Strategy Officer)   "Questa operazione

finanziaria ci consentirà di dare una spinta notevole alla crescita della company, su scala mondiale - ha

dichiarato Pierre Chappaz, Executive Chairman di Teads. Gli investimenti saranno focalizzati - ha poi

aggiunto in una nota - sull'innovazione tecnologica, sugli Stati Uniti e sulle strategie di business per i nuovi

mercati, su cui ci siamo affacciati: Brasile, Russia, Sud Corea e Giappone".   Teads, specializzata nello

sviluppo di formati premium per il video advertising, fornisce la sua tecnologia ai publisher più prestigiosi di

tutto il mondo, in oltre quaranta paesi. Tra i tanti nomi altisonanti si annoverano: The Telegraph, The

Guardian, The Washington Post, Reuters, Forbes, TF1, Le Monde, Le Figaro, Les Echos, ABC, Axel

Springer, Conde Nast, Nikkei, O Globo, etc.   Molti sono i marchi di lusso che attualmente già collaborano con

la società tra cui: Cartier, Breitling, Gucci, Piaget, e Jaeger Lecoultre. Tanti altri i clienti di prestigio che

declinano le loro campagne con noi. Fra i tanti anche: Volkswagen, Peugeot, Renault, Hyundai, Kia,

Heineken, Nestlé, Microsoft e Samsung.     Teads è diventata il principale player nel mercato internazionale

dei video advertising grazie alla sua offerta premium. La company ha 350 dipendenti, in 25 uffici in tutto il

mondo e stima di chiudere il 2014 con un fatturato intorno ai 95.6 milioni di dollari, che rappresenta una

crescita del 65% rispetto al 2013 ( $58.1 milioni) . Per il  2015 appena iniziato, sono state già pianificate 180

nuove assunzioni a supporto delle più importanti operazioni globali.   La forte crescita nel mercato della

pubblicità video significa, soprattutto, domanda da parte degli advertiser che costantemente

richiedono  nuove inventory e a tal proposito Teads sta sviluppando formati anche in base alle richieste che

provengono dall'industry.   Bertrand Quesada, CEO, di base a New York, ha spiegato - la missione di Teads

è reinventare il video advertising online. La nostra tecnologia sta cambiando le regole del gioco, e sta

consentendo ai premium publisher di distribuire i nostri formati di advertising nel cuore dei loro contenuti

editoriali così da creare un'enorme inventory che prima non esisteva. Noi siamo l'unico player del mercato

capace di declinare le campagne in qualsiasi nazione e all'interno di ambienti di qualità.   Visualizzazione

user-friendly dei contenuti di advertising   Teads ha una nuova soluzione al problema della viewability che è

diventato argomento di discussione in tutta la industri. In che modo? Anzitutto l'annuncio pubblicitario, grazie

alle sue soluzioni tecnologiche innovative, parte solo quando visibile dall'utente. Tecnicamente si chiama

strategia "view-to-play' (clicca qua per guardare la demo). In questo modo, Teads garantisce che l'annuncio

sia visualizzato dall'utente correttamente e consapevolmente, senza sovrapporsi ad altri contenuti.   "Inoltre

, i formati video pubblicitari di Teads hanno come prerogativa su tutte quella di rispettare l'esperienza

dell'utente, senza che gli sia imposto di guardare una pubblicità. Si tratta di un aspetto di grande valore, già

considerato da molti uno dei punti di forza della missione di business di Teads. I nostri formati non sono

invasivi e questo garantisce di ottimizzare e sviluppare, anche sul lungo termine, solide e positive relazioni

tra: advertiser, editore e utente ". Così commenta  Loïc Soubeyrand, Co-fondatore e Chief Strategy Officer.    

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Arexpo avvia gara per l'affidamento di servizi di comunicazione ed eventirelativi al sito di Expo 2015 Il budget ammonta a euro 150.000 + Iva e non comprende i costi di produzione, stampa, pianificazione e

acquisto degli spazi pubblicitari. Il termine per il ricevimento delle offerte o delle domande di partecipazione è

stato fissato alle ore 16 del prossimo 25 gennaio.   Come pubblicato sul sito della società costituita in data 1

giugno 2011 e attualmente partecipata da Regione Lombardia (34,67%), Comune di Milano

 (34,67%), Fondazione Fiera di Milano (27,66%), Provincia di Milano (2,00%), Comune di Rho (1,00%), è

stata avviata una gara per l'assegnazione dell'incarico relativo allo sviluppo della strategia di comunicazione

media, istituzionale, social, di crisi e supporto nelle attività di marketing con la relativa realizzazione,

implementazione e gestione sul territorio nazionale. La società che si aggiudicherà l'incarico dovrà anche

accompagnare Arexpo, attraverso un confronto quotidiano con tutti gli stakeholder e i differenti target della

comunicazione, nel percorso di costruzione e sviluppo dei progetti di comunicazione previsti. Tutti i progetti e

le azioni proposte dovranno essere sviluppate tenendo in considerazione la policy di Arexpo con particolare

attenzione alle risorse, agli sprechi, all'ambiente, alla sobrietà e all'allocazione degli investimenti. Il budget

ammonta a euro 150.000 + Iva e non comprende i costi di produzione, stampa, pianificazione e acquisto degli

spazi pubblicitari.  L'appalto, rinnovabile, ha durata di due anni, e possono partecipare alla gara società

operanti nell'ambito allargato della comunicazione che garantisca almeno la copertura dei seguenti ambiti:

media relation, relazioni istituzionali, comunicazione di crisi, advertising, below the line, web, social, strategic

planning, analisi e ricerche di mercato, e che abbiano realizzato complessivamente, negli ultimi 3 esercizi, un

fatturato globale pari almeno a 300.000 euro. Le domande di partecipazione vanno inoltrate entro il 23

gennaio, mentre l'apertura delle offerte sarà il 27 gennaio. Arexpo nasce con le seguenti finalità:

(a) l'acquisizione delle aree del sito espositivo Expo 2015 dai soggetti privati e pubblici, anche a mezzo di atti

di conferimento; (b) la messa a disposizione di dette aree alla società Expo 2015 S.p.A. per gli interventi di

progettazione e realizzazione della manifestazione espositiva, attraverso la costituzione di un diritto di uso o

di superficie o di altro diritto che comunque garantisca le finalità per le quali la messa a disposizione è

realizzata; (c) il monitoraggio, unitamente alla società Expo 2015 S.p.A., del processo di infrastrutturazione e

trasformazione dell'area per assicurare la valorizzazione e la riqualificazione dell'area medesima anche nella

fase post-Expo; (d) il coordinamento, anche attraverso le competenze tecniche dei Soci, del processo di

sviluppo del piano urbanistico dell'area, relativamente alla fase post-Expo, tenendo conto della disciplina

urbanistica e del mix funzionale definito dalla variante urbanistica approvata mediante l'Accordo di

Programma approvato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n.7471 del 4 agosto 2011; (e) la

valorizzazione e la riqualificazione del sito espositivo, privilegiando progetti miranti a realizzare una più

elevata qualità del contesto sociale, economico e territoriale, anche attraverso la possibile alienazione,

mediante procedura ad evidenza pubblica, del compendio immobiliare di proprietà della Società nella fase

post-Expo.        

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Magnolia: la branded content unit compie un anno con un nuovo sito. Abreve un progetto di brand content per Chicco La sezione dedicata alla ricerca, allo sviluppo e allo studio dei progetti di branded entertainment nata alla fine

del 2013 avrà uno spazio dedicato  all'interno di www.magnoliatv.it. Dopo un 2014 con contenuti pensati ad

hoc per la tv e per il web, Adv Short Film e progetti Multipiattaforma, in corso nel 2015, diverse iniziative, tra

cui Voiello Master Of Pasta all'interno di Masterchef Italia e contenuti originali per Reckitt Benckiser,

Granarolo, Auricchio e Voiello.  In primavera, invece, vedrà la luce un nuovo branded content realizzato con

Chicco per Discovery Real Time. Magnolia , la società di produzione televisiva guidata da Leonardo

Pasquinelli (nella foto),  festeggia il primo anno di vita della sua Branded Content Unit , la sezione dedicata

alla ricerca, allo sviluppo e allo studio dei progetti di branded entertainment nata alla fine del 2013. Per

celebrare questo importante traguardo, all'interno del sito www.magnoliatv.it è da poco online una nuova

sezione interamente dedicata alle attività della Branded Content Unit. Il minisito (raggiungibile all'url

www.magnoliatv.it/bcu ) è vetrina delle iniziative realizzate dal team guidato da Ludovica Federighi , con

aggiornamenti costanti su tutti i nuovi progetti, e archivio dei lavori attivati. Già oggi, infatti, è possibile

scoprire tutte le attività di unconventional marketing realizzate in poco più di un anno di vita da Magnolia . Il

2014 è stato un anno ricco di lavori e di successi per la BCU Magnolia, spaziando tra contenuti pensati ad

hoc per la tv e per il web , Adv Short Film e progetti Multipiattaforma , e il nuovo anno prende il via con molte

novità e progetti in fase di realizzazione. Si conferma la collaborazione con Sky Pubblicità che si è affidata a

Magnolia per realizzare gli ADV Short Film, piccoli format che innovano la modalità di pensare, realizzare e

diffondere le telepromozioni grazie all'attenzione all'immagine e allo sviluppo di un racconto attorno al brand. I

primi brand che quest'anno hanno sperimentato con successo questo nuovo formato pubblicitario sono

Reckitt Benckiser (con il brand Finish Quantum), Granarolo e Auricchio . Tra i marchi che hanno scelto la

creatività della BCU Magnolia c'è anche Voiello . Nell'ambito di un riposizionamento generale del marchio sul

mercato, partendo dalla presenza dei prodotti all'interno della quarta stagione di MasterChef Italia

(attualmente in onda su SkyUno HD ), è nato Voiello Master Of Pasta , un originale contest culinario che

coinvolge i concorrenti eliminati di ogni puntata di MasterChef in sfide a base di pasta. Le clip con tutte le

ricette, guidate da Spyros Theodoridis (primo MasterChef italiano), sono visibili su www.masterofpasta.it e sul

minisito dedicato all'interno del sito ufficiale di MasterChef Italia. Il vincitore di Voiello Master Of Pasta sarà

scelto da tutti gli utenti appassionati di cucina che valuteranno on line i piatti a base di pasta realizzati dei

concorrenti.  L'attività della BCU Magnolia, mettendo a disposizione delle marche le proprie competenze

nell'ambito della produzione televisiva, ha dato vita nella scorsa stagione anche a programmi tv come My

Cake Design , branded content per DeAgostini Publishing (pubblicazione editoriale Crea & Decora I Tuoi

Dolci) realizzato con Discovery Real Time, e a La Casa Degli Assi , branded content per Poker Stars in onda

la scorsa primavera su Italia2, con una seconda edizione in preparazione per Italia1. In primavera, invece,

vedrà la luce un nuovo branded content realizzato con Chicco , anch'esso per Discovery Real Time. Sul web,

sono da ricordare le recenti attività per Samsung (operazione Ti Lascio per la promozione del Galaxy Tab S

con l'agenzia CHEIL) e per RCS Gazzetta dello Sport (operazione #promessemondiali in occasione

dell'ultima FIFA World Cup incentrata sull'amore degli italiani per il calcio e delle mille scommesse che ne

derivano , con Italia Brand Group).   A certificare il successo del lavoro della BCU Magnolia, nel 2014 ci sono

stati anche i tre premi conquistati al Cannes Lions 2014 - International Festival Of Creativity con il progetto

Samsung Maestros Academy ( www.maestrosacademy.it ): Gold Lion nella Categoria PR, Bronze Lion nella

categoria Direct Marketing e Bronze Lion nella categoria Promo & Activation, per la piattaforma digitale. Un

successo che premia l'ottimo lavoro di squadra nato dalla sinergia tra Samsung Electronics Italia , LeoBurnett

e Magnolia e che ha portato nuovamente in alto il nome dell'Italia nell'ambito della creatività ADV. EC

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Acqua Group apre il 2015 con tre nuovi ingressi Benedetta Bornigia entra nel team di Key Digital, agenzia web, digital e social marketing di Acqua Group in

qualità di Web & Social Media Content Manager. Pro&Go, agenzia di eventi e marketing non convenzionale

del gruppo, invece, accoglie Corinna Colombo nel ruolo di Event Planner e Kiliam Rodini in qualità di Event

Manager. Acqua Group, società di comunicazione integrata guidata da Davide Arduini e Andrea Cimenti,

apre il 2015 con l'arrivo di Benedetta Bornigia, Corinna Colombo e Kiliam Rodini. Laurea in Business

Economics all'Università Federico Caffè Roma 3, Benedetta Bornigia (nella foto), entra nel team di Key

Digital, agenzia web, digital e social marketing di Acqua Group in qualità di Web & Social Media Content

Manager dopo precedenti esperienze in Evolution People Milano dove ricopriva il ruolo di Community

Manager e in DLV BBDO Roma dove svolgeva quello di Account Executive.  Benedetta, passione per le

lingue ed esperienze di vita e professionali a Londra e a Parigi, porta in Key Digital anche il suo impegno nel

sociale come attivista volontaria di Dynamo Camp. Pro&Go - agenzia di eventi e marketing non

convenzionale del gruppo - accoglie nel proprio team Corinna Colombo (foto 2), che, con una laurea

magistrale in Disegno Industriale al Politecnico di Milano e un Corso di Alta Formazione in Design del Gioiello

al Polidesign (Consorzio del Politecnico di Milano), va a ricoprire il ruolo di Event Planner. Corinna arriva da

TheMadBox e Matrix Group, strutture nelle quali ha ricoperto il ruolo di Account Manager e porta in Pro&Go,

oltre alla passione per il design, anche quella per lo sport, in particolare il tennis praticato a livello agonistico.

Classe 1983, laurea in Scienze e Tecnologie della Comunicazione alla Libera Università di Lingue e

Comunicazione IULM di Milano, anche Kiliam Rodini (foto 3), si unisce a Pro&Go in qualità di Event Manager

mettendo a disposizione l'esperienza maturata nello sviluppo strategico-creativo, nel coordinamento e nella

supervisione di varie tipologie di eventi (dal food&beverage all'health&beauty, dalla musica allo sport) e la

sua passione per il teatro, la musica, l'arte e la moda, interessi ai quali si dedica nel tempo libero.  

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Tecnologia Acqua Group apre il 2015 con tre nuovi ingressi nel team Benedetta Bornigia entra in Key Digital in qualità di web & social media content manager, Corinna Colombo eKiliam Rodini sono event manager di Pro&G Benedetta Bornigia, Corinna Colombo e Kiliam Rodini entrano a far parte del team di Acqua Group, società di

comunicazione integrata guidata da Davide Arduini e Andrea Cimenti.Laurea in Business Economics

all'Università Federico Caffè Roma 3, Benedetta Bornigia entra in Key Digital, agenzia web, digital e social

marketing di Acqua Group, in qualità di web & social media content manager dopo precedenti esperienze in

Evolution People Milano dove ricopriva il ruolo di community manager e in DLV BBDO Roma dove svolgeva

quello di account executive. Benedetta, passione per le lingue ed esperienze di vita e professionali a Londra

e a Parigi, porta in Key Digital anche il suo impegno nel sociale come attivista volontaria di Dynamo

Camp.Pro&Go, agenzia di eventi e marketing non convenzionale del gruppo, accoglie Corinna Colombo che,

con una laurea magistrale in Disegno Industriale al Politecnico di Milano e un Corso di Alta Formazione in

Design del Gioiello al Polidesign (Consorzio del Politecnico di Milano), va a ricoprire il ruolo di event planner.

Corinna arriva da TheMadBox e Matrix Group strutture nelle quali ha ricoperto il ruolo di account manager e

porta in Pro&Go, oltre alla passione per il design anche quella per lo sport, in particolare il tennis praticato a

livello agonistico.Classe 1983, laurea in Scienze e Tecnologie della Comunicazione alla Libera Università di

Lingue e Comunicazione IULM di Milano, anche Kiliam Rodini si unisce a Pro&Go in qualità di event manager

mettendo a disposizione l'esperienza maturata nello sviluppo strategico-creativo, nel coordinamento e nella

supervisione di varie tipologie di eventi (dal food&beverage all'health&beauty, dalla musica allo sport) e la

sua passione per il teatro, la musica, l'arte e la moda, interessi ai quali si dedica nel tempo libero.

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Tecnologia Ilfattoquotidiano.it affida la raccolta ad HiMedia. Obiettivo 2015: circa 4milioni di euro La concessionaria metterà a disposizione tutte le sue business unit: Adexchange.com per il mercato RTB ,Mobvious per l' adv su device mobili, Fullscreen per il video e Magic per progetti speciali e di branded content Dal 1° gennaio, HiMedia è la nuova concessionaria di pubblicità in esclusiva del sito de ilfattoquotidiano.it, sia

in versione desktop che mobile.In un mercato advertising che sta trasformando profondamente le logiche

della gestione degli spazi pubblicitari online, ilfattoquotidiano.it, che in quattro anni è diventato, secondo le

rilevazioni di Comscore, il terzo sito italiano di news, conferma la via dell'innovazione anche nella scelta della

concessionaria. HiMedia per prima ha saputo cogliere le sfide della tecnologia applicata all'advertising, ad

esempio nel mobile e nel "programmatic", consentendo ai propri editori di valorizzare ogni spazio delle

proprie inventory, puntando sulla vendita di target e non di semplici spazi.HiMedia, specializzata nella vendita

degli spazi Premium, metterà a disposizione de ilfattoquotidiano.it tutte le business unit: Adexchange.com si

occuperà della vendita degli spazi sul mercato RTB (sia in open market che in Programmatic tramite deal per

gli spazi premium), Mobvious gestirà gli spazi su device mobili mentre il video advertising sarà affidato a

Fullscreen ed infine Magic curerà i progetti speciali e di branded content.L'accordo tra ilfattoquotidiano.it e

HiMedia sarà particolarmente strategico per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta dell'editore, che

quest'anno punta a raggiungere circa 4 milioni di euro.«Il 2015 rappresenta per L'Editoriale Il Fatto

Quotidiano, un anno di grandi cambiamenti e importanti innovazioni su tutti i prodotti da noi editi, e, in

particolare, sul sito web in cui sono previsti rilasci di sezioni e prodotti nuovi e continui affinamenti del

restyling andato online a fine ottobre 2014. La scelta di HiMedia, partner internazionale, fortemente

tecnologico, mai fermo sul fronte dell'innovazione a livello di proposizione commerciale, ci è sembrato, in

questo momento così delicato ed importante per noi, il partner ideale con cui affrontare le prossime sfide -

afferma Cinzia Monteverdi, amministratore delegato de Ilfattoquotidiano.it -. HiMedia affiancherà, nel lavoro di

commercializzazione dei nostri spazi pubblicitari, Publishare, a cui rimane la raccolta esclusiva del nostro

quotidiano e dell'app Mia ad esso correlata».«Siamo orgogliosi della fiducia che ci ha dimostrato un publisher

così prestigioso e autorevole nel campo dell'editoria italiana - aggiunge Carlo Poss, ceo di HiMedia Italia -.

HiMedia ha colto i cambiamenti del mercato e ha scelto di accompagnare i publisher in questo momento di

evoluzione. Molti editori dimostrano ancora molta diffidenza nei confronti del programmatic e del Real Time

Bidding, Ilfattoquotidiano.it ha invece compreso il cambiamento in atto e che potremo valorizzare le audience

grazie a una completa integrazione delle attività svolte dalle nostre business unit e a un know how specifico

nel campo del Programmatic, strumento in grado di portare concreti benefici anche agli editori».

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Tecnologia Quali sono i formati adv più efficaci e conformi agli obiettivi di marketing?Ce lo dice uno studio di GroupM Research & Insight La ricerca analizza la ricettività, il ruolo rispetto alle variabili di comunicazione e le aspettative di cambiamentoda parte dei consumatori. Primeggia il tradizionale spot, ma l'innovazione è dietro l'angolo. Nella fotoFederica Setti, chief research officer GroupM Quando si pianifica una campagna pubblicitaria, una delle decisioni operative più importanti da prendere è la

scelta dei formati (display, iniziative speciali, placement etc). Fino a qualche anno fa questa decisione era

relativamente semplice e aveva un impatto limitato sul planning, in virtù del numero ristretto di opzioni

disponibili, ma negli ultimi anni la convergenza delle piattaforme ha incrementato sia il numero che il campo

di azione dei formati pubblicitari.Insomma, quella dei formati pubblicitari è una scelta davvero ardua da

compiere. Per questo GroupM Research & Insight - il dipartimento di GroupM dedicato a monitorare i

fenomeni, analizzare le tendenze e a facilitare l'innovazione, al fine di individuare percorsi e canali privilegiati

(on, offline e crossmedia) nella relazione tra marca e consumatore - ha sviluppato AdvFactor, una ricerca

basata su 3.454 interviste CAWI su panel Op-line di Human Highway, rappresentative della popolazione

italiana online 15-64 anni. Lo studio ha per obiettivo proprio quello di indagare ex-ante il livello di ricettività e

accettazione di oltre 50 diversi formati pubblicitari (dalla pubblicità tabellare su old e new media, al content,

l'ooh e il punto di vendita) per supportare la selezione dei formati più efficaci per l'attivazione dei

consumatori.AdvFactor ha rilevato che la quasi totalità dei formati testati raggiunge livelli di ricordo e

accettazione estremamente significativi che vanno dal 60% al 90% sull'intero campione.Tra gli item che

ottengono le performance più alte si trova la maggior parte dell'offerta tabellare, e in mezzo a loro svetta il

tradizionale spot televisivo capace di essere ricordato da tutti e raggiungere livelli di accettazione

significativamente sopra la media. Di rilievo anche il posizionamento di alcune tipologie digitali ormai

particolarmente affermate come il video expandable e il banner-box. Tra i video expandable, l'mvideo -

formato proprietario GroupM - riesce a raggiungere livelli di ricordo superiori alla media e a essere accettato

da ben oltre la metà degli intervistati, a dimostrazione della sua comprovata capacità di essere efficaci nella

fase di memorizzazione attiva del comunicato pubblicitario.Al di là del posizionamento generale dei singoli

formati, l'analisi della ricettività evidenzia come, da una parte, le tipologie di comunicazione più tradizionali

siano ancora ben accolte dal pubblico e, dall'altra, come l'innovazione stia incubando in tutti i mezzi - e non

solo su Internet - attraverso le opportunità che la convergenza mediale delle piattaforme mette a disposizione

dell'offerta pubblicitaria, oltre che di quella editoriale.Se la ricettività misura quanto i singoli formati sono

recepiti dalle persone, il ruolo evidenzia invece il "lavoro" che ogni formato svolge, in media, rispetto alle

variabili di marketing e comunicazione e offre ai planner delle linee-guida pragmatiche per scegliere il formato

che meglio lavora verso i propri obiettivi.Anche in questo caso si evidenzia il primato dello Spot che, per oltre

la metà degli intervistati lavora trasversalmente sull'awareness di marca, per il 60% sull'aggiornamento delle

offerte e per il 56% degli spettatori sulla spinta verso gli acquisti. Più frammentati i ruoli del video su Internet:

da una parte troviamo formati come l'mvideo e il pre-roll skippable che lavorano in modo elettivo sulla leva di

attenzione per oltre il 50% degli intervistati, dall'altra spicca tra i vari formati video il Masthead che può essere

un attivatore del search per più della metà del campione.La ricerca ha inoltre analizzato aspetti di carattere

più generale per dare una visione scenaristica sulle aspettative di cambiamento della pubblicità da parte di

consumatori. Tra gli insight più interessanti si evidenzia come, ad esempio, una persona su tre si aspetti nel

prossimo futuro cambiamenti sulle modalità dell'offerta pubblicitaria - a prescindere dalle variabili creative o di

contenuto. Di questi, il 64% vorrebbe una migliore razionalizzazione dell'offerta, mentre il restante 36%

gradirebbe il miglioramento dei formati già esistenti o sarebbe curioso di sperimentare delle proposte

assolutamente nuove.Questi dati evidenziano opportunità interessanti sia per quelle aziende che potrebbero

iniziare a testare nuove tipologie di comunicazione capaci di rendere ancora più distintiva la visibilità e

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l'efficacia dei loro brand, sia per il mercato per ampliare l'offerta attraverso lo sviluppo di nuovi formati sempre

più orientati alle nuove esigenze del marketing digitale.

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Tecnologia Magnolia: la Branded Content Unit compie un anno e festeggia con unnuovo sito Nuova sezione online dedicata alle attività della Divisione in cui scoprire le iniziative realizzate, conaggiornamenti sui nuovi progetti Magnolia, la società di produzione televisiva guidata da Leonardo Pasquinelli, festeggia il primo anno di vita

della sua Branded Content Unit, la sezione dedicata alla ricerca, allo sviluppo e allo studio dei progetti di

branded entertainment nata alla fine del 2013.Per festeggiare, all'interno del sito www.magnoliatv.it è da poco

online una nuova sezione interamente dedicata alle attività della Branded Content Unit. Il minisito è non solo

vetrina delle iniziative realizzate dal team guidato da Ludovica Federighi, con aggiornamenti costanti su tutti i

nuovi progetti, ma anche custode dei lavori attivati. Già oggi, infatti, è possibile scoprire tutte le attività di

unconventional marketing realizzate.Il 2014 è stato un anno ricco di lavori, spaziando tra contenuti pensati ad

hoc per la tv e per il web, Adv Short Film e progetti Multipiattaforma, e il nuovo anno prende il via con molte

novità.Si conferma la collaborazione con Sky Pubblicità che si è affidata a Magnolia per realizzare gli ADV

Short Film, piccoli format che innovano la modalità di pensare, realizzare e diffondere le telepromozioni

grazie a un'alta attenzione all'immagine e allo sviluppo di un racconto attorno al brand. Tra i marchi che

hanno scelto la creatività della BCU c'è Voiello, che, partendo dalla presenza dei prodotti all'interno della

quarta stagione di MasterChef Italia (attualmente in onda su SkyUno HD), ha creato Voiello Master Of Pasta,

un contest culinario che coinvolge i concorrenti eliminati di ogni puntata di MasterChef in sfide a base di

pasta.L'attività della BCU Magnolia, mettendo a disposizione delle marche tutte le proprie competenze

nell'ambito della produzione televisiva, ha dato vita nella scorsa stagione anche a programmi tv come My

Cake Design, branded content per DeAgostini Publishing (pubblicazione editoriale Crea & Decora I Tuoi

Dolci) realizzato con Discovery Real Time, e a La Casa Degli Assi, branded content per Poker Stars in onda

la scorsa primavera su Italia2, con una seconda edizione in preparazione per Italia1. In primavera, invece,

vedrà la luce un nuovo branded content realizzato con Chicco, anch'esso per Discovery Real Time.Sul web,

sono da ricordare le recenti attività per Samsung (operazione Ti Lascio per la promozione del Galaxy Tab S

con l'agenzia CHEIL) e per RCS Gazzetta dello Sport (operazione #promessemondiali in occasione

dell'ultima FIFA World Cup incentrata sull'amore degli italiani per il calcio e delle mille scommesse che ne

derivano, con Italia Brand Group).Nel 2014 ci sono stati anche i tre premi conquistati al Cannes Lions 2014 -

International Festival Of Creativity con il progetto Samsung Maestros Academy : Gold Lion nella Categoria

PR, Bronze Lion nella categoria Direct Marketing e Bronze Lion nella categoria Promo & Activation, per la

piattaforma digitale.

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Tecnologia Teads: nuovo finanziamento del valore di 24 milioni di euro La società ha annunciato un cospicuo aumento di capitale a sostegno della sua crescita nel campo del videoadvertising . Intanto, per il 2014 si stima un fatturato intorno ai 95,6 milioni di dollari (+65% sul 2013).Pianificate 180 nuove assunzioni per supportare l'espansione globale Con un nuovo finanziamento da 24 milioni di euro, Teads rafforza la sua leadership nel Mercato del Video

Advertising Premium.L'annuncio è stato dato con una nota ufficiale, in cui la piattaforma internazionale leader

nel video advertising ha comunicato che il 50% di quest'operazione (12 milioni di euro) corrisponde a un reale

aumento del capitale, mentre il restante 50% è una forma di credito a medio termine. L'aumento del capitale

è stato supportato da investitori preesistenti: Gimv, Partech, Elaia e infine BPI. Le banche del pool che hanno

fornito il credito supplementare sono: Bank of China, HSBC, BNPP e BPI.«Questa operazione finanziaria ci

consentirà di dare una spinta notevole alla crescita della company, su scala mondiale - ha dichiarato Pierre

Chappaz, executive chairman di Teads -. Gli investimenti saranno focalizzati sull'innovazione tecnologica,

sugli Stati Uniti e sulle strategie di business per i nuovi mercati, su cui ci siamo affacciati: Brasile, Russia, Sud

Corea e Giappone».Teads, specializzata nello sviluppo di formati premium per il video advertising, fornisce la

sua tecnologia ai publisher più prestigiosi di tutto il mondo, in oltre quaranta Paesi. Tra i tanti nomi si

annoverano: The Telegraph, The Guardian, The Washington Post, Reuters, Forbes, TF1, Le Monde, Le

Figaro, Les Echos, ABC, Axel Springer, Conde Nast, Nikkei, O Globo, e altri. I formati advertising di Teads

sono posizionati nel cuore dei contenuti editoriali e rappresentano una soluzione ideale per quei brand che

cercano ambienti di qualità per la distribuzione delle loro campagne video. Molti sono i marchi di lusso che

attualmente già collaborano con Teads tra cui: Cartier, Breitling, Gucci, Piaget, e Jaeger Lecoultre, insieme

ad altri clienti di prestigio come Volkswagen, Peugeot, Renault, Hyundai, Kia, Heineken, Nestlé, Microsoft e

Samsung.Attualmente Teads ha 350 dipendenti in 25 uffici in tutto il mondo e stima di chiudere il 2014 con un

fatturato intorno ai 95,6 milioni di dollari, che rappresenta una crescita del 65% rispetto al 2013 (58,1 milioni

di dollari). Per il 2015 appena iniziato, sono state già pianificate 180 nuove assunzioni a supporto delle più

importanti operazioni globali.Intanto, Teads sta sviluppando formati anche in base alle richieste che

provengono dall'industry. Bertrand Quesada, ceo, di base a New York, ha spiegato: «La missione di Teads è

reinventare il video advertising online. La nostra tecnologia sta cambiando le regole del gioco, e sta

consentendo ai premium publisher di distribuire i nostri formati di advertising nel cuore dei loro contenuti

editoriali così da creare un'enorme inventory che prima non esisteva. Noi siamo l'unico player del mercato

capace di declinare le campagne in qualsiasi nazione e all'interno di ambienti di qualità».Teads ha una nuova

soluzione al problema della viewability che è diventato argomento di discussione in tutta la industry. In che

modo? Anzitutto l'annuncio pubblicitario, grazie alle sue soluzioni tecnologiche innovative, parte solo quando

visibile dall'utente. Tecnicamente si chiama strategia "view-to-play' (qui una demo). In questo modo, Teads

garantisce che l'annuncio sia visualizzato dall'utente correttamente e consapevolmente, senza sovrapporsi ad

altri contenuti.«Inoltre, i formati video pubblicitari di Teads hanno come prerogativa su tutte quella di

rispettare l'esperienza dell'utente, senza che gli sia imposto di guardare una pubblicità. Si tratta di un aspetto

di grande valore, già considerato da molti uno dei punti di forza della missione di business di Teads. I nostri

formati non sono invasivi e questo garantisce di ottimizzare e sviluppare, anche sul lungo termine, solide e

positive relazioni tra advertiser, editore e utente», commenta Loïc Soubeyrand, co-fondatore e chief strategy

officer di Teads.tv.

13/01/2015 Sito WebEngage.it

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO

84 articoli

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la proposta Cosa possiamo guadagnare facendo lavorare i nostri detenuti Milena Gabanelli Visitare un carcere è un modo per misurare il grado di civiltà di un Paese. E se lo si fa in Italia si scopre che il

nostro Paese «a parole» ha enorme sensibilità per il disagio umano dei detenuti. Poi però, nei fatti, ne infila 6

in uno spazio previsto per 2. È evidente che qualcosa non va. Come se ne esce? Guardandosi attorno in

Europa gli esempi virtuosi ci sono. Fondati sulla scelta di far lavorare i carcerati negli istituti di pena. Ma il

detenuto, se lavora, per legge va pagato. Giusto. Solo che i soldi per pagare i 54.000 detenuti non ci sono.

Se però si affidasse loro la manutenzione ordinaria delle prigioni , che nel piano carceri ha un costo di 500

milioni di euro, spenderemmo meno e lavorerebbero tutti. E allora cambiare strada si può, rendendo le carceri

autosufficienti. Chi vuol lavorare lo fa, chi vuol imparare un mestiere anche. Ai detenuti vengono però

trattenute le spese di mantenimento. a pagina 29

Visiti un carcere e misuri il grado di civiltà di un Paese. Rispetto a tutto il mondo occidentale l'Italia, «a

parole», ha maggior sensibilità per il disagio umano, salvo poi infilare 6 detenuti in uno spazio dove ce ne

dovrebbero stare 2. Quando la situazione si fa calda, si rimedia velocemente con indulti e decreti

svuotacarceri. Il risultato è che il 70% dei condannati, una volta scontata la pena, torna a delinquere. Se la

funzione del carcere è quella di restituire alla società un individuo riabilitato, è evidente che qualcosa non va.

Eppure, già nel 1975, siamo stati fra i primi a introdurre le misure alternative al carcere con l'affidamento in

prova al servizio sociale. Oggi gli affidati sono circa 12.000, ma è difficile sapere se chi ha evitato il carcere

poi mantenga un comportamento corretto (non spacciare droga, fare il lavoro che gli è stato assegnato...).

Questo perché l'assistente sociale, che dovrebbe incontrare l'affidato una volta alla settimana, sia a casa che

al lavoro, lo vede se va bene una volta ogni due mesi. Del resto, a Padova sono in otto a seguire più di 1.000

casi; a Roma in 36 con 3.000 casi.

Gli esempi all'estero

In tutta Europa e negli Stati Uniti, attorno alle misure alternative sono stati organizzati progetti controllati e

coordinati. Per esempio a Portland (Usa), i detenuti tengono in vita uno dei parchi urbani più prestigiosi al

mondo, quello delle rose, con 600.000 visitatori l'anno. I dati Usa dicono che chi passa da questa «misura»

torna a delinquere nel 10% dei casi, rispetto al 25% di chi va in carcere. Poi c'è l'aspetto economico: un

detenuto in cella costa 170 dollari al giorno, ai servizi sociali ne costa 1,43.

In Olanda ormai le pene alternative hanno superato quelle detentive, sono in media 40.000 l'anno: i detenuti

vengono mandati a lavorare negli ospedali e nei centri anziani.

Ovunque però il grosso della partita si gioca dentro alle carceri. La nostra legge prevede di occupare i

detenuti non pericolosi con i lavori di pubblica utilità su base volontaria a titolo gratuito, ma buona parte dei

sindaci nemmeno sa che può farne richiesta per ridipingere i muri dai graffiti o pulire gli argini dei fiumi. È

previsto anche l'obbligo per l'amministrazione carceraria di dare un'occupazione al condannato in via

definitiva, poiché il lavoro è lo strumento principale per il reinserimento nella società.

Questione di soldi

Il problema è che il detenuto se lavora, per legge, va pagato. Giusto. Solo che i soldi per pagare i 54.000

detenuti non ci sono. Quindi alla fine lavorano in pochi, e a rotazione, e solo l'1% si occupa di manutenzione

ordinaria. Intanto 4.000 posti nelle carceri sono diventati inagibili e sono in corso appalti per decine di milioni

di euro. Se fossero i carcerati a intonacare o riparare i rubinetti, invece di spendere 500 milioni di euro per il

piano carceri, spenderemmo meno e lavorerebbero tutti. È sempre una questione di soldi: il sistema

penitenziario costa complessivamente 2 miliardi e 800 milioni euro l'anno, che vuol dire circa 4.000 euro al

mese a detenuto. Si può uscire da questa spirale di inefficienza colpevole guardando anche come fanno gli

altri?

14/01/2015 1Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 56

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Nelle carceri irlandesi praticamente tutti i detenuti fanno qualcosa. Quelli che lavorano a tempo pieno in

cucina, in lavanderia e nella manutenzione arrivano a 18 euro la settimana e hanno diritto alla cella singola

con doccia e a volte anche col computer. Si chiamano superior deluxe rooms. Ce ne sono 140.

Do ut des

In Austria per ogni ora di lavoro riconoscono dai 7 ai 10 euro, ma il 75% rimane all'amministrazione per le

spese di mantenimento. In carcere il detenuto impara a fare il falegname o il panettiere, e spesso succede

che, quando ha finito di scontare la pena, viene assunto. Nel carcere americano di Portland citato prima

lavora il 60% dei detenuti. Lo stipendio viene calcolato, ma l'amministrazione se lo tiene a compensazione del

costi di mantenimento e dà al detenuto circa 50 dollari al mese per le piccole spese. Non è obbligatorio

lavorare, ma se lo fai, anche qui c'è uno sconto di pena e dei benefit. Noi, al contrario, tratteniamo dallo

stipendio 50 euro per le spese di mantenimento. Così a lavorare sono in pochi, perché i soldi non ci sono. E

quei pochi lavorano pure in condizione di disparità. Chi si occupa della mensa per conto dell'amministrazione

penitenziaria per esempio prende uno stipendio di 400 euro al mese, se invece lavora per le cooperative

prende fino a 1.200 euro.

La fortuna delle coop

Proprio domani scade la convenzione con un decina di cooperative che gestiscono le mense dentro le

carceri. Era una sperimentazione, sicuramente conveniente per le coop: la cucina e le derrate le compra il

ministero, mentre la coop deve provvedere a pagare lo stipendio a quei 6 o 7 che preparano i pasti. Come

vengono scelti quei pochi «fortunati»?. Chi lo sa. Certo è che alle cooperative abbiamo delegato molto in

cambio di sgravi fiscali: 16 milioni di euro solo l'anno scorso. Molte fanno attività nobilissime, ma se parliamo

di «lavoro», a parte l'eccellenza di Bollate (che impegna circa il 50% dei detenuti ), è quasi il nulla. Al

femminile di Rebibbia lavorano in 10, a Regina Coeli invece c'è solo una lavanderia dove lavorano in 2; tra i

fondatori della coop l'ex brigatista Anna Laura Braghetti, la carceriera di Aldo Moro. A Secondigliano su 1.300

detenuti solo una ventina lavorano, fra cui alcuni ergastolani con storie da 41 bis o condannati per mafia,

omicidi, traffico di droga. Loro coltivano zucchine pagati dalla cooperativa di turno, mentre gli altri, quelli che

scontano pene meno gravi e certamente usciranno, guardano il soffitto.

L'alternativa è continuare a difendere il principio che il lavoro va remunerato e se non ci sono risorse,

pazienza... oppure cambiare strada, organizzarsi in modo da rendere le carceri autosufficienti, far lavorare

tutti quelli che lo vogliono, insegnare loro un mestiere, calcolare lo stipendio, ma trattenere le spese di

mantenimento, lasciando al detenuto quel che gli serve per le piccole esigenze, concedergli sconti di pena,

permessi, celle decenti. È una proposta che evoca il «lavoro forzato» o è una soluzione pragmatica e civile?

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Il pianeta carceri in Italia Detenuti al 31 dic. 2014 Capienza delle carceri d'Arco 2007* 2008 2009 2010 2012

2013 *anno dell'indulto 2006 70 62,5 55 40 47,5 2011 2014 54.207 TOTALE NAZIONALE Detenuti al 31 dic.

2014 NUMERO DETENUTI PER REGIONE 49.327 DETENUTI CHE LAVORANO DIETRO LE SBARRE

13.727 61.254 48.691 57.239 63.416 68.000 66.897 65.701 62.536 54.207 7.000 5.000 3.000 0 Abruzzo

Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise

Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d'Aosta Veneto 1.853 416 2.446

7.290 2.937 600 5.680 1.370 7.697 886 349 3.563 3.416 1.864 6.053 3.367 309 1.443 145 2.523

2,8 Miliardi Quanto costa all'anno la gestione del sistema penitenziario italiano. Per ogni detenuto

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la spesaè di circa 4 mila eurol'anno40 Mila

Quante sono in media le pene alternative

in Olanda

in un anno.

La cifra supera quelle detentive:

i detenuti vengono mandati a lavorare negli ospedali e nei centri anziani

170 Dollari

È il costo giornaliero, negli Stati Uniti, per un detenuto. Ai servizi sociali invece ne costa solo 1,43. Negli Usa

chi lavora con questo sistema torna a delinquere solo nel 10 per cento dei casi

Gli esempiIn Austria, ogni ora di lavoro di un detenuto viene retribuita con un importo di 7-10 euro. Il 75% rimane

all'amministra-zione per le spese di mantenimento Quelli che lavorano all'esterno per conto dei privati

ricevono 10 euro: 8 li incassa l'amministrazione, 2 il detenuto I detenuti

in Austria vanno a fare lavori imparati in carcere (falegname, panettiere). Quando la pena è scontata, il

detenuto viene assunto Nel carcere di Portland (Usa) lavorano molti detenuti. Non sono obbligati, ma chi lo fa

ottiene benefit e uno sconto di pena. Lo stipendio viene tenuto dall'amministrazione, che dà al detenuto 50

dollari al mese per le piccole spese

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INTERVISTA con lo scrittore Houellebecq: «Sì, ho paura Nulla sarà più come prima» Stefano Montefiori Il giorno del massacro a Charlie Hebdo , il 7 gennaio scorso, è uscito in Francia il suo ultimo romanzo,

Sottomissione . Ora Michel Houellebecq, in un'intervista al Corriere , ammette di «avere paura» e che la

libertà di espressione sarà più difficile da esercitare perché «niente sarà più come prima». alle pagine 20 e 21

opo l'attentato a Charlie Hebdo , il più celebre scrittore francese Michel Houellebecq ha lasciato Parigi,

protetto dalla polizia. Il giorno del massacro alla redazione, il 7 gennaio, è uscito in Francia per Flammarion il

suo ultimo romanzo, Sottomissione , che sarà nelle librerie italiane domani, edito da Bompiani. Houellebecq

immagina una Francia del 2022 dove il presidente musulmano Ben Abbes vince le elezioni, islamizza la

società e progetta di ricreare in Europa e nel Mediterraneo una sorta di impero romano, unito dall'Islam.

Houellebecq aveva sospeso la promozione del suo libro, ma ha scelto di mantenere l'impegno preso con il

Corriere della Sera .

Michel Houellebecq, lei ha paura?

«Sì, anche se è difficile rendersi conto completamente della situazione. Cabu per esempio, uno dei

disegnatori uccisi, non era del tutto cosciente del rischio, c'era in lui l'anima sessantottina mescolata con una

vecchia tradizione di mangiapreti, e in Francia essere un mangiapreti espone a un processo in tribunale che

in genere si vince. Penso che Cabu non abbia colto che la questione è ormai di un'altra natura. Siamo

abituati a un certo livello di libertà di espressione, e non ci siamo fatti una ragione del fatto che le cose sono

cambiate. Anche io sono un po' così, a livello inconscio. Ma l'idea della minaccia ti viene in mente, ogni

tanto...».

Come ha vissuto il 7 gennaio, che avrebbe dovuto essere la sua giornata, quella della pubblicazione del libro

atteso da mesi ?

«Quando ho saputo dell'attacco a Charlie Hebdo ho chiamato il mio amico Bernard (l'economista Bernard

Maris, tra le vittime, ndr ), ma non pensavo che fosse coinvolto. Collaborava con loro, non immaginavo che

fosse alla riunione di redazione. Ho continuato a chiamarlo, dalle 12 alle 16, non rispondeva. Poi ho saputo».

Pensa che dopo gli attentati di Parigi la libertà di espressione sarà più difficile da esercitare? Nonostante

l'immensa manifestazione di domenica?

«Sì, certo. Niente sarà più come prima. Sicuramente è più dura, per esempio per un disegnatore che

comincia adesso».

Ma «Charlie Hebdo» ricomincia con un nuovo numero che ha in copertina Maometto. Forse quel che è

successo potrebbe al contrario dare forza ai giovani.

«Adesso non c'è problema, faranno lo stesso tutti i disegnatori di Francia anzi del mondo. Dopo non so».

Lei è sulla copertina del numero uscito la mattina stessa della strage. Il nuovo «Charlie Hebdo» riparte da

Maometto. Che cosa pensa di questa scelta?

«Sì, è quel che bisogna fare, è la scelta giusta. Charlie Hebdo ha sotto la testata la scritta "giornale

irresponsabile". È questo il loro motto, ed è giusto che restino fedeli alla loro linea».

Lei aveva paura anche mentre scriveva il suo romanzo?

«No, per niente. Quando si scrive non si pensa affatto a come verranno accolte le proprie parole. Scrittura e

pubblicazione sono due fasi separate. È adesso che uno capisce i rischi».

Il libro non mi è sembrato islamofobo, anzi al limite islamofilo. Ma in fondo neanche quello, l'Islam viene

abbracciato un po' per opportunismo.

«È così. I miei grandi riferimenti in letteratura sono Dostoevskij e Conrad. Entrambi hanno dedicato romanzi

all'argomento di attualità più importante dell'epoca, ossia gli attentati anarchici e nichilisti, la rivoluzione russa

che covava. Sono molto diversi nel modo di trattare il soggetto, ma questi rivoluzionari per loro si dividono in

due tipi: farabutto cinico o naif assurdo, talvolta altrettanto pericoloso. Io descrivo invece, quasi unicamente,

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dei farabutti cinici attraversati talvolta da un pizzico di sincerità».

Questa parte di sincerità, che finisce per essere sconfitta, la si vede anche nel momento chiave del romanzo,

quando il protagonista François si rivolge alla Vergine nera di Rocamadour, ma desiste, non trova la fede.

«Sì quella è la svolta del romanzo. È li che ho deluso i miei lettori cattolici, oltre a quelli laici. Nel progetto

iniziale il protagonista si converte al cattolicesimo, ma non sono riuscito a scriverlo. L'avanzata islamica mi è

parsa più credibile».

La settimana scorsa era cominciata con la parola chiave «Sottomissione»; si è conclusa con titoli come «La

rivolta di Parigi», «La Francia in piedi», a proposito della marcia. È sorpreso dalla reazione dei suoi

concittadini?

«Non credo che quella marcia pur immensa avrà enormi conseguenze.La situazione non cambierà nel

profondo, torneremo con i piedi per terra».

Davvero per lei è solo un episodio quindi?

«Sì. Non vorrei sembrare cattivo... Ma invece un po' sì. Quando c'è stato l'incendio della redazione, il primo

attentato a Charlie Hebdo nel 2011, non pochi dei colleghi giornalisti e dei politici dissero "sì, la libertà va

bene, ma bisogna essere un po' responsabili". Responsabili. Questa era la parola fondamentale».

Anche a lei, di recente, è stato chiesto se non sente di avere una responsabilità in quanto grande scrittore. La

trova appropriata questa domanda?

«No, io mi sento sempre irresponsabile e lo rivendico, altrimenti non potrei continuare a scrivere. Il mio ruolo

non è aiutare la coesione sociale. Non sono né strumentalizzabile, né responsabile».

Qual è il problema alla base di tutto, in Francia?

«È il punto di partenza del libro. Il Paese è sempre più a destra ma la rielezione di un presidente di sinistra

non è totalmente impensabile. E questo è destabilizzante».

Il Front National era assente dalla marcia di Parigi.

«Sì, sembra che non li abbiano voluti. Se vogliamo parlare nello specifico del Front National, hanno due

deputati e il 25% dei voti (alle Europee, ndr )... C'è uno scarto evidente. Il Front National ha un peso nella

società che non corrisponde affatto alla sua rappresentanza parlamentare. Mi domando fino a che punto una

situazione simile sia sostenibile, con questa astensione poi. C'è un sistema che dovrebbe essere democratico

e che non funziona più».

Hollande ha detto che leggerà il suo libro. È curioso di conoscere la sua opinione?

«No, dell'opinione letteraria dei politici mi interessa poco. Se François Hollande sarà rieletto presidente nel

2017 forse molte persone emigreranno. Per ragioni fiscali ed economiche, per l'idea che è difficile fare

granché in Francia, un Paese che appare bloccato. E poi potremmo vedere qualcuno alla destra del Front

National che si innervosisce e passa a un'azione violenta».

Nel suo romanzo la guerra civile sembra cominciare, poi per fortuna si ferma subito. Ma lei mi sta dicendo

che nella realtà questa le sembra un'ipotesi possibile.

«Sì, è un'ipotesi possibile. Sono allarmista, certo. Declinista no, perché ci sono cose bizzarre e positive che

accadono in Francia, per esempio abbiamo una demografia molto alta, una cosa tutto sommato misteriosa».

Il grande soggetto del suo libro è in generale il ritorno della religione.

«Sì, è un fenomeno che i media non riescono a cogliere, pensano che la religione sia un fenomeno passato

di moda. Ma prima di domenica le grandi manifestazioni di piazza sono state le manif pour tous . Fatte da

cattolici molto diversi da quelli che mi ricordavo da giovane, ovvero gente complessata e all'antica oppure di

sinistra insopportabilmente perbenista (ride, ndr )».

Ha letto «Il Regno», il romanzo di Emanuel Carrère, e il suo testo su «Sottomissione» pubblicato dal

«Corriere»?

«Si. Carrère ha capito certe cose fondamentali del mio libro».

Per esempio la tentazione di liberarsi della libertà?

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«Si. Della libertà l'uomo non ne può più, troppo faticosa. Ecco perché parlo di sottomissione. È un piacere

parlare di Emanuel Carrère e del suo libro che ho molto amato».

Carrère spera che possa esserci una relazione feconda tra l'Islam e la libertà cara alla civiltà europea erede

dei Lumi. È uno scenario possibile?

«I miei valori non sono quelli dell'Illuminismo. Ora, senza andare verso un progetto di fusione grandioso alla

Carrère, diciamo che Cattolicesimo e Islam hanno dimostrato di poter coabitare. L'ibridazione è possibile con

qualcosa che è davvero radicato in Occidente, il Cristianesimo. Mentre con il razionalismo illuminista mi pare

inverosimile».

Rispetto al 2001 e alla sua celebre dichiarazione «l'Islam è la religione piu stupida del mondo», lei ha

chiaramente cambiato opinione sull'Islam. Come mai?

«Ho riletto con attenzione il Corano, e una lettura onesta porta a supporre un'intesa con le altre religioni

monoteiste, che è gia molto. Un lettore onesto del Corano non ne conclude affatto che bisogna andare ad

ammazzare i bambini ebrei. Proprio per niente».

È il dibattito cruciale. I terroristi sono pazzi che stravolgono il messaggio dell'Islam, o la violenza è inerente

alla natura stessa di quella religione?

«No, la violenza non è connaturata all'Islam. Il problema dell'Islam è che non ha un capo come il Papa della

Chiesa cattolica, che indicherebbe la retta via una volta per tutte».

I suoi romanzi hanno sempre una parte di osservazione della società e un tocco profetico, a cominciare dal

capitalismo applicato ai sentimenti di «Estensione del dominio della lotta»...

«Sì, è stata la mia prima scoperta (ride, ndr )».

...per continuare con turismo sessuale e terrorismo di massa, clonazione, Francia trasformata in parco giochi

per ricchi turisti, fino alla sottomissione all'Islam.

«Comincio dall'osservazione della realtà, ma resta letteratura. So che è difficile da credere ma l'Islam, nel

romanzo, all'inizio non c'era. Uno dei motivi che mi hanno fatto scrivere il libro, oltre al fatto che essere ateo

mi è diventato insopportabile, è che tornando in Francia dall'Irlanda mi sono reso conto che la situazione era

molto peggiore di quanto pensassi. Ho pensato che le cose potevano precipitare in modo spiacevole, e

questo mi ha sorpreso». L'intervista finisce, ci salutiamo. «Spero che avremo l'occasione di rivederci in

circostanze più felici», conclude lo scrittore.

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Il libroSottomissione è il sesto romanzo di Michel Houellebecq: racconta l'elezione nel 2022 di un musulmano alla

presidenza della Repubblica francese In Francia il volume, che ha fatto discutere per mesi prima della sua

pubblicazione, è uscito come previsto il 7 gennaio, il giorno dell'attacco a Charlie Hebdo . In Italia esce

domani (Bompiani) Houellebecq ha pubblicato con Bompiani anche Le particelle elementari (1999),

Estensione del dominio della lotta (2000), Piattaforma (2001), Lanzarote (2002), La possibilità di un'isola

(2005), poi film da lui diretto, La ricerca della felicità (2008), scritto con Bernard-Henri Lévy, Nemici pubblici e

La carta e il territorio , premio Gon- court nel 2010

Foto: Michel Houellebecq , nato nel 1956 nella Réunion (isola francese nell'Oceano Indiano), è uno dei più

importanti scrittori francesi contemporanei

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intervista Cervetti: Giorgio stanco e soddisfatto Ha sofferto per certeincomprensioni «Accettare il secondo incarico gli era costata fatica. E c'è il peso dell'età» Ha saputo dare un giusto equilibrioalla fretta e all'entusiasmo del capo del governo Fabrizio Roncone «Lei mi chiede un'intervista in cui dovrei parlare di Giorgio Napolitano... ma io chiedo a lei: è opportuna?

Giorgio è uno dei miei più cari amici e... e però sì, a pensarci bene forse ha ragione: in queste ore è

probabilmente possibile fare uno strappo alla regola della riservatezza...».

( Tenete presente che Gianni Cervetti - Milano, 12 settembre 1933 - è considerato l'uomo dello strappo

berlingueriano all'Urss: chiamato a gestire l'amministrazione e la tesoreria del Pci, quando a Botteghe Oscure

fu deciso lo sganciamento dai finanziamenti di Mosca. Un uomo che sa cos'è il riserbo. Di formazione

togliattiana, ma con una carriera - dirigente poliedrico, aperto, europarlamentare e deputato - poi segnata

dalla militanza nella destra del Partito comunista, corrente «migliorista», e dalla profonda amicizia con

Napolitano ).

Lei certamente sa qual è, in queste ore, il reale stato d'animo del Presidente.

«È sereno, stanco, soddisfatto. Accettare il secondo incarico gli era costata già una certa fatica: poi bisogna

aggiungere il peso dell'età e quello, intrinseco, del ruolo istituzionale. Credo che lasci adesso non

casualmente: s'è appena chiuso il semestre europeo a guida italiana. Per lui, un europeista convinto, la

simbolica conclusione di un impegno solenne».

Eppure alcune riforme, come quella elettorale e quella costituzionale, sono ad un passo dall'approvazione e...

«Il percorso è avviato, siamo in dirittura d'arrivo: si sta per realizzare esattamente ciò che lui aveva chiesto

quando risalì al Quirinale, sebbene all'epoca s'immaginassero tempi un po' più rapidi».

Avrete certamente parlato, nel corso dei vostri frequenti colloqui, di quanto e di come la figura del Capo dello

Stato in questi anni sia, agli occhi di molti osservatori, mutata.

«Posso dire che c'è stata una grande, sostanziale confusione: il suo intervenire, a tratti costante e massiccio,

non è stato frutto d'un capriccio. L'hanno sospettato e accusato di voler fare politica: se è intervenuto, è stato

invece solo per pura necessità. Le gravissime condizioni in cui s'è spesso ritrovato il Paese, gli hanno

imposto di assumere un ruolo di evidente importanza».

Non sarà semplice trovare il suo successore.

«Napolitano ha subito attacchi vili, volgari, gratuiti. Penso a Beppe Grillo e anche a certi giornali... Ma ha

saputo tenere. Il suo successore, non solo dovrà continuare a garantire la necessaria tranquillità alla vita

politica, ma spero abbia anche la stessa capacità di non farsi condizionare».

Non si sarà fatto condizionare, però, in alcune circostanze, il Capo dello Stato è parso assai amareggiato.

«L'hanno fatto soffrire certe incomprensioni: alcuni non capivano, o fingevano di non capire, che lui agiva

sempre e solo negli interessi del Paese».

Il rapporto con Silvio Berlusconi.

«Berlusconi è stato molto altalenante: passando da comportamenti prossimi alla convergenza e addirittura al

sostegno, alla nervosa attesa, che poi s'è tramutata in esplicita richiesta, di cose che Napolitano non poteva

concedere».

Si riferisce alla grazia?

«E certo!».

Il rapporto con Matteo Renzi.

«Eh... insomma... anche qui: cosa possiamo dire? Diciamo che quel certo entusiasmo di Renzi, quella sua

certa fretta, hanno trovato in Napolitano una frontiera che ha permesso un giusto equilibrio. La saggezza

dell'anziano ed esperto uomo politico sono state di conforto all'entusiasmo del giovane politico».

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La trattativa Stato-mafia. Quella deposizione. Anche di questo avrete certamente parlato.

«In questi nove anni, per Giorgio Napolitano, forse il dolore, il dispiacere più grande: dovuto a insolenze e

sciocche esercitazioni dietrologiche».

( A intervista conclusa, Cervetti, che attualmente presiede la Fondazione Orchestra Sinfonica di Milano,

indugia nei ricordi: «C'è un aspetto, poco noto, di Giorgio: è la capacità di fare battute. Era tagliente anche ai

tempi del Pci. Ricordo certe direzioni: a parte Pajetta, che pure era graffiante, gli altri, da Ingrao a Pecchioli,

erano tutti poco inclini all'ironia. Invece, mi creda: Giorgio è uno che se è in giornata...» ).

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Chi èGianni Cervetti,

81 anni, ha militato a lungo nel Pci. Insieme a Giorgio Napolitano, a cui lo lega un'amicizia che dura da 50

anni, è stato uno dei leader della corrente migliorista Eletto alla Camera (dal 1987 al 1994), Cervetti è stato

anche deputato Ue (dal 1984

al 1989).

Al Parlamento europeo

è stato capogruppo dei comunisti Dal 1989 al 1992 è stato ministro della Difesa del governo ombra del Pci

Cervetti è attualmente presidente del cda della Fondazione Orchestra Verdi di Milano

Foto: Nel 1978 Giorgio Napolitano, all'epoca deputato del Pci, conversa con Gianni Cervetti durante un

convegno. Alle loro spalle un pannello con il simbolo del Partito comunista ( foto Alinari )

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La Nota PREMIER CAUTO RICORDANDO LE DIVISIONI DEL PARTITO Massimo Franco B isogna credere a Giorgio Napolitano quando dice di essere contento di tornare a casa. Le sue dimissioni,

previste per oggi, arrivano dopo un settennato più circa due anni di secondo mandato, imposto

dall'emergenza e dalla richiesta pressante di rimanere al Quirinale; e finito con una parte dei 738 «grandi

elettori» dell'aprile 2013, passati negli ultimi mesi dalle lodi sperticate a critiche altrettanto squilibrate: a

conferma di quanto è cambiato il contesto italiano. Eclatante è il caso di FI e di Silvio Berlusconi, che pure fu

il primo artefice della rielezione quando il cannibalismo tra candidati del Pd portò il Parlamento riunito ad

un'impotenza preoccupante.La cautela con la quale il premier di oggi, Matteo Renzi, affronta le votazioni che

cominciano il 29 gennaio è giustificata da quel precedente. L'interregno sarà affidato da oggi alla supplenza

del presidente del Senato, Pietro Grasso, come prevede la Costituzione. La ritrosia renziana a sbilanciarsi

sulla candidatura che presenterà il Pd nasce dalla consapevolezza di una partita difficile: per l'Italia e per lui

personalmente. Estimatori ma anche detrattori sanno bene che Napolitano lascia un vuoto di credibilità, in

primo luogo internazionale, difficile da riempire. E il lungo elenco di nomi di esponenti democratici non

testimonia solo una grande possibilità di scelta; conferma anche la frantumazione del Pd e la moltiplicazione

delle ambizioni.Per questo Renzi per ora si rifugia dietro il profilo di «un arbitro di grande livello»: qualcuno

che, nelle parole dell'ex segretario Pier Luigi Bersani, dovrebbe essere «almeno al livello» di Franco Marini e

Romano Prodi, i due candidati eccellenti bruciati dal loro stesso partito nel 2013. Il suo obiettivo è di eleggere

il presidente della Repubblica alla quarta votazione, quando basterà la maggioranza assoluta dei voti, e non

saranno più necessari i due terzi. Significherebbe sancire al massimo livello istituzionale il patto del Nazareno

con Berlusconi, e uscire presto da una sfida che altrimenti potrebbe incattivirsi e indebolire Palazzo Chigi.È la

speranza del Movimento 5 Stelle, che infatti sembra deciso a giocare di rimessa. Sostenere, come fa Beppe

Grillo, che non ci sono nomi perché «li indicherà la Rete», significa non sbilanciarsi, aspettare di capire se e

quanto Renzi riuscirà a tenere unite le sue truppe parlamentari; oppure se i giochi si complicheranno,

permettendo al M5S di incunearsi nelle lotte interne del Pd e di FI. In quel caso, il patto del Nazareno

andrebbe in frantumi. Secondo l'ex capo leghista Umberto Bossi, il premier riuscirà nell'impresa, anche

perché il centrodestra è diviso e non in grado di imporre un proprio candidato, uomo o donna che sia. Ma

intanto Bossi fa sapere che secondo lui Renzi «non può fare Prodi, perché gli italiani gli sparano».Si tratta di

un veto non nuovo da parte del centrodestra, e vincente se si arriverà solo alla quarta votazione. Il tema della

compattezza del Pd, tuttavia, rimane. Con un'allusione maliziosa alle liti a sinistra in Liguria e Campania, il

leader del Nuovo centrodestra e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, avverte che il Quirinale «non si può

tradurre in elezioni primarie del Pd». E lascia capire che la trattativa andrà allargata. «Attendo di capire cosa

vogliono fare», avverte Bersani. E in parallelo chiede un ripensamento anche sulla riforma elettorale di Renzi:

tutto si deve tenere, per eleggere il capo dello Stato. Può darsi che la sintesi ci sia già, ma non ha ancora un

nome.

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Dentro le stanze del Palazzo Illustrazione: Mirco Tangherlini Corriere della Sera Dal 1948 il palazzo del

Quirinale ospita la prima carica dello Stato. Costruito a partire dal 1583, è stato prima residenza dei Papi, fino

a Pio IX , poi dal 1870 residenza della famiglia reale Sala degli Scrigni 4 Sala d'Ercole 5 Sala degli

Ambasciatori 6 Sala di Augusto e del Trono 7 Galleria dei Busti 8 2 Salone delle Feste 1 Studio del

presidente alla Vetrata 3 Salone dei Corazzieri IL TORRINO CON LA BANDIERA Studio alla Vetrata Sala

degli Scrigni PIANO NOBILE Sala degli Ambasciatori GALLERIA DI ALESSANDRO Sala di Augusto e del

Trono Sala Gialla Sala d'Ercole Torrione fatto costruire da Urbano VIII per le Guardie svizzere Salone delle

Feste Ingresso principale Galleria dei Busti Salone dei Corazzieri 8 4 5 6 7 1 2 3

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Investi 500 milioni di euro in Italia? Scatta la tregua fiscale, niente cambi Mario Sensini ROMA Il sogno di tutte le imprese diventa realtà, ma sarà, per ora, un privilegio per poche. Per favorire gli

investimenti in Italia delle grandi imprese, ed in particolare quelle straniere, il governo promette la stabilità

della normativa fiscale. A chi attua piani di investimento da almeno 500 milioni l'anno, con un vero e proprio

accordo bilaterale, lo Stato garantisce l'invarianza delle regole fiscali per tutta la durata dell'investimento.

Nella bozza del decreto che il premier Matteo Renzi ed il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, hanno

concordato di presentare al Consiglio dei ministri martedì 20 gennaio appaiono altre novità importanti, dal

potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia, alla normativa sui «social bond», i prestiti emessi dalle

banche per finanziare iniziative sociali con una tassazione privilegiata, alle misure per favorire il rientro dei

«cervelli» italiani dall'estero, che non sono tuttavia state ancora definite.

L'accesso al Fondo Centrale di Garanzia, che offre una copertura pubblica sui prestiti, verrebbe aperto anche

alle assicurazioni e agli organismi di investimento collettivo, al di là dell'estensione della garanzia ai cosiddetti

«Abs», i pacchetti di titoli rappresentativi anche di prestiti, che potranno essere emessi dalle banche ed

acquistati dalla Banca Centrale Europea nella sua nuova strategia di supporto all'economia.

I «social bonds», definiti come specifici titoli di risparmio, potranno essere emessi «al fine di sostenere

progetti con finalità etica o sociale» entro un limite di un miliardo di euro nel 2015, da rideterminare ogni

anno, ed avranno una scadenza non inferiore a 18 mesi. Ma soprattutto godranno di un trattamento fiscale

privilegiato, anche se nella bozza del decreto non è ancora definito il livello dell'aliquota sostitutiva.

Accanto alle «start-up», le imprese nate da meno di due anni che sviluppano progetti di ricerca, nascono le

Pmi innovative, con un registro ad hoc nelle Camere di Commercio, e accesso al «crowfunding», cioè ai

finanziamenti collettivi sollecitati spesso attraverso internet.

Nel decreto si prevede anche un'estensione del nuovo regime fiscale dei marchi e dei brevetti, più favorevole,

a tutti i marchi aziendali, anche non commerciali, ed il rifinanziamento per 50 milioni delle agevolazioni fiscali

sui «contratti di rete».

Renzi, intanto, ha firmato il decreto che detta le regole sulla scrittura, la copia e la tenuta dei documenti

informatici, ultimo atto formale per il passaggio della Pubblica amministrazione al digitale. Tra diciotto mesi,

dunque, addio a tutti i documenti di carta. «Files» per dire addio anche alle file.

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Juncker verso il «sì» ai conti di Italia e Francia Il presidente Ue apre sulla flessibilità, più tempo a chi scommette sulla crescita e vara le riforme Padoan:risultato importante del nostro mandato. Moscovici: l'esame definitivo sul deficit a marzo La GermaniaL'opposizione del commissario tedesco Oettinger contrario alla flessibilità Ivo Caizzi STRASBURGO La Commissione europea ha proposto un compromesso per conciliare il rispetto dei vincoli

Ue di bilancio con la flessibilità nei conti pubblici dei Paesi membri in difficoltà. Nella sua riunione a

Strasburgo ha confermato le regole del patto di Stabilità e di crescita, come pretendono la Germania e gli altri

Paesi del Nord sostenitori del rigore finanziario.

Ma la Commissione ha anche inserito in una comunicazione articolata e complessa aperture per favorire

investimenti per il rilancio della crescita e dell'occupazione, come chiedono Italia, Francia e Belgio. In pratica i

governi di Roma, Parigi e Bruxelles hanno ottenuto da subito margini per limitate deviazioni temporanee, se

rispettano alcune condizioni. Aumentano così le possibilità che le leggi di Stabilità di questi Paesi superino

l'esame Ue previsto in marzo.

Due vicepresidenti di centrodestra della Commissione europea, il finlandese Jyrki Katainen e il lettone Valdis

Dombrovskis, insieme al commissario per gli Affari economici, il socialista francese Pierre Moscovici, hanno

specificato che la Commissione «non propone alcun cambio delle attuali regole». Viene escluso di poter

scorporare gli investimenti dal calcolo del deficit. Ma Bruxelles promette di dimostrarsi un po' più flessibile. Gli

esborsi nazionali per il piano di investimenti della Commissione del lussemburghese Jean-Claude Juncker

verrebbero considerati in modo «favorevole». Anche gli investimenti italiani per i programmi cofinanziati

dall'Unione Europea potrebbero essere valutati con benevolenza se permanesse la recessione, fossero

attuate riforme e fosse rispettato l'obiettivo di bilancio. Qualche dubbio di interpretazione della promessa

flessibilità lo crea tuttavia l'alto debito pubblico dell'Italia.

Dombrovskis ha detto che il patto di Stabilità sarà applicato in modo «intelligente, efficace e credibile».

Moscovici ha aggiunto che la comunicazione della Commissione non riguarda singoli Paesi e che «non

considera solo il ciclo economico e congiunturale perché bisogna anche vedere gli investimenti e le riforme

per giudicare l'insieme». In pratica si va verso una decisione politica sulle leggi di bilancio di Italia, Francia e

Belgio. «La discussione con Roma, Bruxelles e Parigi va avanti con la volontà di un dialogo trasparente», ha

dichiarato Moscovici invitando ad «aspettare marzo» per le decisioni.

«Il semestre di presidenza italiana della Ue si chiude con risultato di grande rilievo - ha commentato

soddisfatto il ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan -. La Commissione, nella sua

comunicazione, riconosce un approccio più flessibile nell'interpretazione delle regole di bilancio, che fino a sei

mesi fa non era preso in considerazione. Ora gli Stati membri avranno maggiori possibilità, nel rispetto del

patto di Stabilità e crescita, di effettuare investimenti indispensabili per promuovere il rilancio dell'economia e

creare posti di lavoro». L'Italia, che è in recessione, ha toccato il record negativo nella disoccupazione e

sconta l'alto debito in ulteriore aumento, ha assoluto bisogno di interventi per stimolare la ripresa

dell'economia.

Le voci di opposizioni durante la riunione della Commissione europea a Strasburgo, attribuite da varie fonti

principalmente al commissario tedesco Gunter Oettinger, hanno confermato che la Germania continua a

frenare sulle concessioni di flessibilità a Italia, Francia e Belgio. L'apertura nella comunicazione punta anche

a sostenere il piano di investimenti di Juncker, che parte dalla promessa di 21 miliardi da moltiplicare per 15

volte con i fondi di Stati e di privati. La Commissione ieri ha formalizzato il regolamento di attuazione.

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I deficit e la crescita Il rapporto deficit/Pil (in %) Le previsioni sul Pil (in %) 2014 2015 2016 Fonte:

Commissione europea d'Arco Italia Francia Germania Gran Bretagna Area Euro -3 -4,4 0,2 -2,6 0 0 0 2,7 -4,5

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0,0 -4,4 -2,4 2,2 0,2 -3,4 -2,1 2014 2015 2016 Italia Francia Germania Gran Bretagna Area Euro 0,6 0,7 1,1

2,7 1,1 1,1 1,5 1,8 2,5 1,7 -5,4 -4,7 -0,4 0,3 1,3 3,1 0,8

Il dossierLe regole

e i parametri non cambiano, ma la Commissione europea ha approvato

ieri l'atteso documento sulla flessibilità rendendone più agevole

il rispetto per

i Paesi che non superano il 3% del rapporto deficit/Pil. Gli investimenti

e le riforme strutturali potranno dare più margine

ai Paesi non

in linea con le regole europee

sul bilancio, riducendo la probabilità

di sanzioni nei loro confronti Tre le più importanti linee guida sulla flessibilità: ci sarà più tempo per

raggiungere

gli obiettivi di bilancio per chi fa le riforme, sarà possibile lo scorporo degli investimenti co-finanziati dalla Ue

ma solo se non si sfora il tetto del 3% di deficit e il risanamento sarà meno duro nei momenti

di difficoltà dell'economia Il documento

di Bruxelles risponde alle richieste avanzate più volte da alcuni Stati membri, soprattutto Italia e Francia:

Roma, che pure ha un deficit inferiore al 3% e dunque

in linea con

i parametri europei, ha chiesto più tempo per ridurre un debito pubblico che viaggia intorno al 130% del Pil

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Il caso Partite Iva in fuga dai nuovi minimi Governo al recupero Dario Di Vico I l boom di nuove partite Iva fatto registrare a novembre (+15,5% sull'anno precedente) spiega meglio di tante

analisi come lavoratori autonomi e giovani abbiano interpretato la modifica del regime agevolato dei minimi

annunciata già in novembre e poi ratificata nella legge di Stabilità. Consigliati anche dai vari commercialisti

tanti freelance hanno deciso che fosse meglio giocare d'anticipo e aprire subito la partita Iva per poter

usufruire del forfettone (5% di tassazione fino a 30 mila euro) e scappare così dai nuovi minimi. Ad animare

questo movimento sono stati in particolare gli under 35 che hanno fatto segnare +30% di nuove partite Iva.

Va ricordato che storicamente novembre è stato un mese caratterizzato da minori aperture (nel resto

dell'anno si viaggia a una media tra i 45 e i 50 mila debutti) e quindi il picco di quest'anno non può che essere

attribuito a fattori straordinari. L'analisi trova tutti concordi, compreso il ministero dell'Economia e i tecnici di

governo che stanno studiando il tema. Secondo fonti di Palazzo Chigi, infatti, è probabile che l'esecutivo vari

appena possibile un «veicolo legislativo ad hoc» per le partite Iva e quindi anticipi i tempi rispetto alla fase in

cui si era pensato di usare la delega fiscale per correggere il sistema dei minimi. Nel frattempo il fronte delle

associazioni di freelance e partite Iva è in pieno fermento. Dice Anna Soru, presidente di Acta: «Finora Renzi

ha fatto solo delle promesse e intanto sono entrati in vigore sia i nuovi minimi sia l'aumento della

contribuzione alla gestione separata dell'Inps. Se sommiamo le due voci siamo già oltre il 50% di tassazione

a fronte di un sistema di welfare inesistente». In un eventuale provvedimento indirizzato a favorire l'attività e

lo sviluppo dei freelance Soru pensa che si debba intervenire anche sulle detrazioni per le spese

professionali. «Le spese di trasferta, solo per fare un esempio, sono plafonate al 2%». Il 21 gennaio a Milano

si terrà un seminario per decidere le alternative all'Inps. La formula della ditta individuale sembra quella che

attira i maggiori favori ma alcuni professionisti lombardi hanno addirittura deciso di prendere residenza

all'estero. Commenta il sociologo Costanzo Ranci, autore di un libro sulle partite Iva: «Un intervento del

governo è auspicabile deve essere anche teso a stabilizzare le aspettative, non si può andare avanti aprendo

e chiudendo freneticamente la partita Iva».

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Ora tocca a Draghi, Bce verso l'acquisto di Btp Borse europee euforiche, Milano su dell'1,96%. Coeuré: titoli di Stato, discussione in fase avanzata Lamoneta unica scende a 1,17 dollari, ai minimi da oltre dieci anni. In caduta i rendimenti dei bond italiani LaCorte di Giustizia Oggi la Corte Ue si esprime sulla legalità degli acquisti di titoli «Omt» della Bce Danilo Taino DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BERLINO Forse l'Italia dovrebbe guardare con più benevolenza all'Europa. Ieri, dalla Commissione di

Bruxelles è arrivata la flessibilità sui bilanci pubblici, probabilmente la massima possibile senza stracciare i

patti firmati da tutti i membri dell'eurozona. Il maggiore Paese beneficiario ne sarà l'Italia. Il 22 gennaio, quasi

certamente arriverà anche lo stimolo monetario: la Banca centrale europea è pronta per il Quantitative Easing

sovrano, cioè l'acquisto di titoli pubblici dei 19 partner dell'area euro. Maggiore beneficiario ne sarà ancora

una volta l'Italia.

La constatazione è innanzitutto politica e già nei prossimi giorni diventerà un elemento di confronto. Non solo

perché, a quel punto, il governo italiano sarà di fronte alle sue responsabilità: gli saranno state messe a

disposizione due delle tre gambe necessarie a incamminarsi verso la ripresa, quella di bilancio e quella

monetaria; la terza, quella delle riforme strutturali, dipenderà solo da esso. Prima ancora, la «questione

italiana» entrerà però nel dibattito immediato, posta soprattutto da chi teme il rilassamento delle regole di

finanza pubblica in Europa e ancora di più da chi non vorrebbe il Quantitative Easing (QE) della Bce. La

questione avrà un peso nella decisione del 22 gennaio.

Ieri, il membro del consiglio direttivo della Bce responsabile dei rapporti con la Commissione Ue, Benoît

Cœuré, ha detto che a Francoforte le discussioni sul QE «sono ben avviate: la scorsa settimana abbiano

discusso molti dettagli tecnici». Pronti a prendere una decisione, anche se - ha aggiunto - non è scontato

(dichiarazione che ha aiutato le Borse, soprattutto i titoli bancari, a crescere, Milano dell'1,96%). Il giorno

prima, Cœuré aveva comunque criticato l'esecutivo di Bruxelles per avere rinviato a marzo decisioni chiare

sui Paesi che non hanno rispettato alla lettera il patto di Stabilità europeo nel 2014. «La Commissione Ue - ha

detto - ha giustamente censurato Paesi come Italia, Francia e Belgio perché non hanno raggiunto i loro

obiettivi di deficit. Ciò aumenta l'incertezza perché nessuno sa se le regole al momento sono applicate in

pieno oppure no».

Il fatto che le regole di bilancio siano state rese ieri più «flessibili» fornirà qualche argomentazione a chi,

all'interno della Bce, in nome della stabilità finanziaria, vorrebbe rinviare il programma di acquisto di titoli

pubblici. «Dev'esserci un bilanciamento appropriato tra i rischi e i vantaggi di un programma del genere e io in

questo momento non lo vedo», ha detto qualche giorno fa Sabine Lautenschläger, anche lei membro del

consiglio direttivo della Bce. Oggi, inoltre, un consigliere della Corte di Giustizia europea fornirà una prima

indicazione - su richiesta della Corte Costituzionale tedesca - sulla legalità o meno del programma Omt della

Bce, sostanzialmente il predecessore del Quantitative Easing, al solo annuncio del quale, da parte di Draghi,

il momento di acutezza della crisi finanziaria sui mercati cessò, nel 2012. Pochi si aspettano una netta

bocciatura, che creerebbe instabilità nella banca centrale. Ma anche questo passaggio indica la delicatezza

del momento.

Il 22 gennaio, insomma, l'atteso QE dovrebbe iniziare, come indicato nella riunione di dicembre dei

governatori della Bce. Ma quasi certamente i membri tedeschi della banca voteranno contro. E l'argomento

che l'Italia ne sarà il maggiore beneficiario sarà evocato.

In realtà, è più vero il contrario: se deciderà di procedere all'acquisto massiccio di titoli di Stato anche contro

l'opinione della Germania e della Bundesbank, Draghi segnerà l'ingresso della Banca centrale europea

nell'età matura, quella dell'indipendenza. Sarà una scelta contro la deflazione nell'intera eurozona. Se poi

l'Italia ne avrà i maggiori benefici, pazienza.

14/01/2015 15Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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@danilotaino

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Fonte: Thomson Reuters d'Arco 2014 2015 1,19 1,23 1,27 1,31 1,35 luglio agosto settembre ottobre

novembre dicembre gennaio 212,4 miliardi di euro Le operazioni di rifinanziamento a lungo termine "mirate"

del 2014 (Tltro) con cui la Bce ha fornito capitali alle banche europee per sostenere le imprese e l'economia Il

cambio euro-dollaro 1,175 il minimo di ieri

14/01/2015 15Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 70

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l'intervista Malika Hamidi L'Europa non può fare a meno dell'Islam Noi donne abbiamo la forza percambiarlo Disparità «La galassia salafita e jihadista è finanziata Noi siamo senza mezzi e ignorate dai media» Franco Ventura Femminista islamica. Si definisce tale Malika Hamidi, con la stessa disinvoltura con cui porta il foulard.

Quarantunenne francese di origine algerina, ha appena terminato la tesi di dottorato che discuterà in marzo

all'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Il suo direttore di ricerca è il noto sociologo

franco-iraniano Farhad Khosrokhavar. Il tema della tesi è il femminismo musulmano. Malika Hamidi è una

militante dello European Muslim Network. Il Corriere la incontra nella sua casa di Bruxelles, poche ore dopo

la marcia di Parigi. Sullo schermo del televisore scorrono le immagini dei leader del mondo e dei due milioni

di partecipanti alla manifestazione. «Non ci sarei andata, nemmeno se fossi stata a Parigi. È ipocrita sfilare

insieme a capi di governo come Erdogan e Netanyahu che violano i diritti fondamentali». Parliamo di diritti

allora, e di Islam.

Gli europei sono sempre più preoccupati dell'Islam. Il Vecchio Continente si sta islamizzando.

«L'islamizzazione è un fantasma. Ma i musulmani sono parte della società europea. Non si può più fare a

meno della loro voce. Un tempo avevano paura di uscir fuori. Ora no. Si sono ampliati gli spazi in cui si può

parlare. Cresce di conseguenza l'intolleranza, l'islamofobia. Perché siamo percepiti come la punta

dell'iceberg. Fa paura vedere che le nuove generazioni non vivono più l'Islam come una frustrazione, come

un complesso».

È in questo Islam sempre più visibile, immagino, che lei inquadra il suo attivismo.

«Le donne sono decisive. Emerge una borghesia islamica femminile che sa farsi sentire. Le donne lottano in

seno alla comunità musulmana e nella società civile, da eguali a eguali. Hanno gli argomenti teologici per

sfidare l'Islam retrogrado e gli argomenti politici per sfidare il femminismo laico. Pensi alle donne che

sfilavano nelle piazze della primavera araba. Dieci anni fa le musulmane mi dicevano "ci porti all'inferno".

Oggi il mio discorso è più accettato. Perciò siamo scomode. Il mutamento delle donne muterà l'Islam. Io sono

un'eccezione per la mia visibilità, ma dietro di me ci sono migliaia di ragazze».

I lettori saranno scettici leggendo tutto ciò. Le donne nell'Islam sono sottomesse, ci sono la poligamia,

l'infibulazione, il velo...

«Sotto il velo ci sono donne libere, che protestano così contro la Francia imperialista e coloniale. È questa la

sfida maggiore per l'opinione pubblica».

Per non parlare degli uomini musulmani.

«Senza Tariq Ramadan non avrei cominciato...».

Ho scritto in termini molto critici di questo intellettuale islamico...

«È lui che quando cercavo risposte mi ha detto "non sta a me, ma alle donne offrire risposte adeguate alla

propria condizione di musulmane"».

Agli europei la comunità islamica appare complice della radicalizzazione. Una maggioranza silenziosa...

«Non esiste una maggioranza silenziosa! Esiste una maggioranza che è resa silenziosa dai media. In tanti

facciamo un lavoro quotidiano durissimo per lo sviluppo della comunità islamica e della società civile. Questo

lavoro non è visto dai media. La nostra campagna contro i matrimoni forzati è stata ignorata. Gli incontri con

le madri dei jihadisti partiti in Siria sono stati ignorati. I media sono il nodo nevralgico».

Intanto i proiettili della guerra santa uccidono.

«I poteri pubblici hanno enormi responsabilità. Sappiamo tutto del reclutamento jihadista e della propaganda

salafita. Lo sanno le comunità musulmane e lo sa lo Stato. L'abbiamo denunciato mille volte. Ogni sermone

pronunciato nelle moschee è ascoltato dall'intelligence. Ma ha prevalso una politica di laissez faire ».

14/01/2015 23Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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Ma le vostre associazioni...

«Le nostre associazioni si battono senza mezzi! La galassia salafita e jihadista, invece, è superfinanziata».

La conversazione si chiude qui. Dalla vetrata in fondo al salone, la collina di Forest si sporge sulla città.

Brillano in basso le luci di Bruxelles. «È l'angolo tranquillo della casa», dice Malika Hamidi avvicinandosi ai

vetri. «È bello fare qui la preghiera, mentre tramonta».

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Chi èMalika Hamidi (foto ), 41 anni, francese

di origine algerina,

è esponente dell'European Muslim Network Discuterà

in primavera

la tesi

di dottorato all'«École des Hautes Études en Sciences Sociales»

di Parigi

Foto: Il messaggio Una giovanissima musulmana mostra

un foglio - con sopra disegnata una colomba - durante la manifestazione in ricordo delle vittime

di Parigi organizzata a Madrid dalla comunità islamica locale (foto di Andres Kudacki / Ap)

14/01/2015 23Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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La discesa record della benzina Fare il pieno costa il 15% in meno Il greggio scende al minimo di 45 dollari, la verde tocca quota 1,3 euro al litro Francesca Basso MILANO È stata la giornata che ogni automobilista sogna: ribassi record, ieri, per benzina e gasolio. Fare il

pieno è stato meno «drammatico», un risparmio del 15% rispetto a un anno fa. Nelle aree dove la

competizione tra grande distribuzione, impianti no-logo e full self h24 è più accesa la benzina costava 1,33

euro al litro mentre il diesel 1,26 euro, i valori più bassi rispetto alla fine del 2014. È l'effetto del crollo del

prezzo del barile, che ha toccato i minimi da aprile 2009 scivolando a 45 dollari al barile.

Di più. Per la prima volta da novembre i prezzi del petrolio quotato a New York, il Wti, hanno superato

brevemente quelli del Brent, considerato il benchmark internazionale. È dal 2010 che le quotazioni del

greggio americano non si sono mantenute per un periodo lungo sopra quelle del greggio del Mare del Nord,

complice il boom della produzione di «shale oil» (petrolio non convenzionale). Insomma, ieri è stata la

giornata dei record, che si presta a una duplice lettura. Quella dei Paesi consumatori, come l'Italia che trae

dal calo del petrolio uno stimolo alla ripresa economica, e quella dei Paesi produttori che vedono gli incassi

ridursi mettendo a rischio la stabilità economica, politica e sociale. Ieri Moody's ha tagliato ulteriormente il

rating del Venezuela e a dicembre Fitch segnalava una «reale possibilità» di default.

Per l'automobilista italiano il crollo del prezzo del barile è una boccata d'ossigeno. Anche se le associazioni

dei consumatori lamentano che la discesa del prezzo non sia proporzionale a quella del Brent (a giugno

veleggiava sui 115 dollari al barile e ora si è dimezzato). Ma bisogna tenere presente che sul costo finale alla

pompa incidono accise e Iva. «Oggi le tasse pesano per il 67% sul prezzo finale dei carburanti», spiega Piero

De Simone, direttore generale dell'Unione petrolifera, che aggiunge: «Più il prezzo industriale si riduce, più la

tassazione aumenta in percentuale. Da luglio i prezzi industriali italiani al consumo sono scesi del 30% e

sono allineati alle dinamiche internazionali». Secondo i calcoli di Staffetta Quotidiana , negli ultimi 12 mesi i

prezzi di benzina e diesel, tasse escluse, sono scesi del 30% e del 29% ma se si includono accise e Iva, il

calo si riduce della metà, rispettivamente al 14,5% e al 15,9%. Il Codacons, invece, ha fatto il confronto con

l'aprile 2009 partendo dai dati del ministero dello Sviluppo economico: «La benzina costava mediamente

1,185 euro al litro, mentre il prezzo medio del diesel era di 1,041 euro. Oggi - sottolinea l'associazione -

nonostante le quotazioni del petrolio abbiano raggiunto i livelli del 2009, la verde costa sul territorio

mediamente 1,542 euro al litro (1,448 il gasolio). Ciò significa che ogni automobilista, rispetto ad aprile 2009,

paga oggi per un litro di benzina 0,357 euro in più (+0,407 per il diesel), con un maggior esborso per il pieno

di carburante pari a 17,85 euro (verde) e 20,35 euro (diesel)».

Valori medi, perché in Italia sono ancora forti le differenze tra il Nord Italia, che «ha portato avanti il processo

di modernizzazione e trasformazione della rete di distribuzione - spiega De Simone - e il Centro-Sud, che

presenta ancora un numero di impianti eccedenti». Gli impianti in Italia sono circa 23 mila contro i 16-18 mila

di altri Paesi europei che hanno consumi come i nostri.

@BassoFbasso

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Il greggio e i carburanti Un anno di Verde e Diesel L'andamento del Brent d'Arco 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 1,7 1,8

euro Verde Diesel Gen 2014 5 gen 2015 1,42 1,50 Ieri 45,2 dollari al barile Benzina self service Diesel self

service 40 60 80 100 Gen 2014 Apr 2014 Lug 2014 Ott 2014 Gen 2015 Fonte: Ue Ieri 1,26 1,33

La vicendaIl segretario generale dell'Opec, Abdullah al-Badri. A determinare il ribasso delle quotazioni del petrolio, la

scelta dell'Opec di mantenere inalterata la produzione. L'organizzazio-ne scommette che a prezzi così bassi

gli investimenti sullo shale oil di Paesi come gli Usa non saranno più convenienti

14/01/2015 39Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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Il caso Petrolio, tra gli Stati il primo a tremare ora è il Venezuela Stefano Agnoli Il barile si avvicina a 40 dollari e inizia a fare vittime. Il 4 gennaio a issare bandiera bianca è stata una piccola

società texana, la Wbh Energy, che ha chiesto la protezione della legge sui fallimenti. Ma non tremano solo le

compagnie del petrolio «non convenzionale». Anche gli Stati traballano, e il primo è il Venezuela. Tagliando il

rating sovrano di Caracas di due gradini da Caa1 a Caa3 - sempre più in profondità nel territorio

«spazzatura» - Moody's ha messo nero su bianco che il Paese è ad alto rischio di «default». Il 30% del Pil del

Venezuela dipende dalle esportazioni di petrolio mentre il budget del governo sta in piedi solo con un barile

tra 115 e 120 dollari. Il presidente Nicolas Maduro è da giorni in visita tra i Paesi Opec per cercare di

convocare un vertice straordinario e ridurre la produzione. Ma da Algeri, ieri, ha rilasciato una dichiarazione di

sconfitta: nessun vertice «per mancanza di consenso». Curioso: dieci anni fa il Venezuela di Chavez vendeva

il 60% del suo petrolio ai «nemici» Stati Uniti. Ora, dopo la «rivoluzione petrolifera» Usa, la quota si è

dimezzata. E Caracas è sull'orlo del fallimento.

@stefanoagnoli

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Marchionne: «Il cambio dell'euro può arrivare alla parità sul dollaro» L'amministratore delegato Fiat-Chrysler: il bazooka della Bce è l'ultima possibilità 13 miliardi di euro ilfatturato aggregato di Fiat-Chrysler previsto nel 2014 1500 assunzioni annunciate da Fiat-Chrysler per lostabilimento di Melfi che produce la 500X e la Jeep Renegade Massimo Gaggi DETROIT Detroit, atto secondo. Sergio Marchionne continua a essere protagonista al Salone americano

dell'auto, ma stavolta parla soprattutto di Italia ed Europa. Il rilancio di Fiat Chrysler, certo, che come abbiamo

scritto ieri torna ad assumere in Italia (1500 in più a Melfi). Un impatto occupazionale che, secondo il capo di

Fca, va moltiplicato almeno per sette, visto il lavoro che si creerà nell'indotto e nei servizi. La scelta

industriale azzardata di qualche anno fa è diventata una realtà solida. Marchionne annuncia un 2015 in

pareggio per le attività europee e un 2016 in attivo «anche grazie al grandissimo lavoro del direttore operativo

dell'area Emea (Europa, Mediterraneo, Africa, ndr ), Alfredo Altavilla». E fa una riflessione a voce alta:

«Davanti alla crisi dell'auto avevamo soluzioni molto limitate. Abbiamo avuto il coraggio e l'intelligenza di

andare fuori a trovarci questa realtà americana» senza la quale sarebbe stato impossibile il rilancio.

«Abbiamo fatto molta strada in 10 anni. Non è da tutti. Non ho visto un grande interesse di altre imprese a

giocare la loro partita a livello globale».

Poi parla anche di altro: Ue, Bce, dollaro, Draghi, Renzi. L'America si è ripresa anche per il sostegno

monetario di una Fed molto audace. È giunta l'ora del quantitative easing anche per la Bce? Il capo di Fca è

prudente: «Quell'arma è efficace, ma è un bazooka. Il problema del bazooka è che, una volta che lo lanci,

non ne hai un altro. Quindi se Draghi lo usa, lo deve usare bene. È un'arma estrema: o funziona o restiamo

col cerino in mano». E Draghi al Quirinale? «Mah, Mario dice di non volerci andare». E lei? Marchionne si

mette a ridere.

Un dollaro alla pari con l'euro? «Se non cambia qualcosa nella struttura del rapporto economico e industriale

tra Usa ed Europa ci si può anche arrivare. Un grande aiuto per noi». E il semestre italiano in Europa? «In sei

mesi non puoi fare molto, ma un risultato importante è stato ottenuto: è cambiato l'atteggiamento dei tedeschi

nei confronti di quell'austerità finanziaria e fiscale che hanno imposto per cinque anni. Qui un ruolo

importante l'ha avuto Matteo Renzi, ha impostato un'agenda molto precisa su questo punto».

Infine il rapporto con la forza-lavoro Usa. Il doppio livello salariale per vecchi e nuovi addetti, introdotto da

Chrysler in tempi di crisi, a Marchionne non piace («è un sistema impossibile, quasi offensivo»). All'Uaw, il

sindacato che chiede aumenti retributivi, propone un sistema nel quale ai dipendenti giovani spetta una

partecipazione agli utili superiore a quella riservata ai più anziani.

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PATTO SÌ, MA FLESSIBILE Una risposta contro i danni del rigore Adriana Cerretelli Il patto non si tocca. La maggiore flessibilità interpretativa non ne intaccherà né la logica né le regole, aveva

annunciato all'europarlamento Jean-Claude Juncker mentre ancora nel collegio erano in corso discussioni

molto accese. Un'ora dopo il presidente della Commissione Ue è apparso però nelle vesti di degno emulo del

principe di Salina, deciso come lui a «non cambiare nulla perché tutto cambi». O quasi.

Il patto resta intatto ma i contrafforti che gli sono stati precipitosamente costruiti intorno negli anni concitati

dell'emergenza euro, il 2-pack, il 6-pack, il fiscal compact, risultano decisamente indeboliti. Non fosse altro

perché, fuori dalle ipotesi di scuola e alla prova della realtà dell'economia, l'eccesso di rigore che ne è

derivato non solo ha mostrato grossi limiti ma anche e soprattutto ha provocato danni evidenti: politici,

economici, sociali e finanziari, facendo salire i Jdebiti pubblici che si volevano abbattere, bloccando la

crescita dell'economia, moltiplicando i disoccupati, innestando la caduta dei prezzi.

Costretto a muoversi tra l'ortodossia tedesca e l'economia dell'1% attesa nel prossimo decennio, Juncker ha

scelto di lavorare ai fianchi della prima preservandone però essenza e disciplina. Salvaguardando Maastricht

ma sfruttando tutti gli spazi disponibili per dare fiato allo sviluppo e agli investimenti, crollati di più del 20%

negli ultimi 10 anni.

E per risparmiare in marzo alle due maggiori economie dell'area, Francia e Italia, trattamenti eccessivamente

punitivi.

Continua pagina 3

Continua da pagina 1

Trattamenti che avrebbero scatenato una crisi politica ingestibile nel primo caso e, nel secondo, contraccolpi

economico-finanziari insostenibili per un paese in recessione da 3 anni.

Il miracolo di equilibrismo tra obiettivi apparentemente inconciliabili si compie con la nuova clausola sulle

riforme strutturali, il premio agli investimenti, una nuova valutazione dell'impatto del ciclo economico sui

paesi. Quanto più i paesi si dimostreranno virtuosi, soprattutto nello sforzo di ammodernamento delle

rispettive economie, tanto più beneficeranno di un trattamento più benevolo da parte di Bruxelles al momento

degli esami.

Per l'Italia con un deficit inferiore al 3%, un debito più che doppio rispetto al tetto massimo del 60% di

Maastricht, con un out gap superiore al 4% e un'economia in recessione da tre anni e prospettive di ripresa

alquanto smorte, la svolta significa almeno due cose: se farà riforme strutturali «importanti, con effetti positivi

verificabili sul bilancio nel lungo termine, compreso l'aumento del potenziale di crescita, ed effettivamente

attuate» potrà deviare temporaneamente per una percentuale non superiore allo 0,5% del Pil dall'obiettivo del

pareggio di bilancio, a patto che non superi il 3% di deficit. E a patto che raggiunga il pareggio entro 4 anni

dal quando ha fatto scattare la clausola.

In questo scenario l'Italia sfugge alla procedura e riesce a rinviare il pareggio al 2017. Non solo. Lo stato

disastrato dell'economia le consente di neutralizzare anche i contraccolpi del fiscal compact, visto che alla

luce dei numeri attuali, lo sforzo di riduzione previsto si ridurrà allo 0,25% contro quasi il triplo che avrebbe

dovuto fare altrimenti.

Naturalmente, la morsa del patto tornerà a stringersi nelle congiunture favorevoli, con richieste di sforzi

aggiuntivi. Per chi promettesse le riforme e poi non le facesse, scatterebbero le procedure previste senza

attenuanti. E anche con possibili multe per i paesi euro.

Anche nel caso degli investimenti, un nuovo occhio di riguardo non solo per quelli destinati a rimpinguare le

casse del nuovo Fondo strategico europeo ma anche per quelli mirati a finanziarne i progetti. In questo caso,

il non rispetto del tetto del 3% non farebbe scattare la procedura anti-deficit eccessivo qualora lo scarto fosse

limitato e temporaneo. Naturalmente a condizioni precise , puntigliosamente elencate.

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Anche se resta un percorso ad ostacoli da svolgere sotto l'attenta sorveglianza di Bruxelles, il nuovo codice

europeo per la flessibilità rappresenta un modo diverso e più equilibrato di fare politica economica europea.

Non è la rivoluzione ma un cambiamento che, se sfruttato con serietà e intelligenza dai singoli paesi, potrà

con il tempo guarire molti mali dell'eurozona: le troppe divergenze interne, la profonda crisi di fiducia in cui è

caduta, l'euroscetticismo che la tormenta. Per l'Italia sarebbero fuori luogo i trionfalismi, non la

consapevolezza di aver dato una mano all'avvio del nuovo corso. Di una solida ripresa europea, si spera.

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L'INTERVISTA Dombrovskis: «Riforme per evitare altri sforzi sui conti» Beda Romano Beda Romano pagina 2

STRASBURGO

Valdis Dombrovskis, 43 anni, ex premier lettone e vice presidente della Commissione europea, ha seguito in

prima persona la redazione di nuove linee-guida da usare nell'applicazione del Patto di Stabilità. L'obiettivo è

di adattare le regole di bilancio alla difficile situazione economica, evitando che le norme si rivelino troppo

restrittive. In questa intervista, spiega che l'Italia deve presentare al più presto, entro febbraio, un piano

dettagliato di riforme economiche se vuole usufruire della nuova clausola relativa alle riforme ed evitare nuovi

sforzi di finanza pubblica nel 2015.

Le nuove linee-guida di bilancio si concentrano su tre ambiti: la clausola relativa alle riformestrutturali; la clausola degli investimenti; e l'adattamento dell'aggiustamento di bilancio dei singolipaesi alle loro condizioni economiche. Cominciano dalla prima.La clausola già esisteva. È stata utilizzata, ad esempio, per valutare le riforme pensionistiche. Consente al

paese di deviare temporaneamente dal previsto percorso verso il pareggio di bilancio per non più dello 0,5%

del prodotto interno lordo, purché il disavanzo resti sotto al 3,0% del Pil. Ora vogliamo estenderla ad altre

grandi riforme. La clausola può essere utilizzata sia ex post, sulla base di riforme già adottate, sia ex ante,

sulla base di un programma dettagliato di misure economiche. La deviazione deve essere corretta entro

quattro anni.

Come valuterete le riforme?Vogliamo che abbiano un impatto positivo sul bilancio pubblico nel lungo termine. Toccherà al paese che

chiede di usufruire della clausola di dimostrare questo impatto. La Commissione valuterà e prenderà una

decisione. La clausola è evidentemente reversibile, per rispondere al caso in cui la riforma non viene

adottata.

Riforme istituzionali possono essere prese in conto?È più difficile a tutta prima immaginare un loro diretto impatto sui conti pubblici, ma potrebbero fare parte di

un pacchetto di misure.

Il secondo aspetto è la clausola degli investimenti.Sarà possibile deviare dal percorso di aggiustamento del deficit per quanto concerne la quota nazionale dei

progetti cofinanziati dall'Unione. Lo stesso varrà per i progetti messi a punto dal nuovo Fondo europeo degli

investimenti strategici. Anche in questo caso la clausola esisteva già. Due condizioni restrittive sono state

però abolite. Prima di tutto, non sarà più necessario per utilizzare la clausola che la zona euro versi in

circostanze economiche difficili. In secondo luogo, la possibilità potrà essere utilizzata anche dai paesi in

violazione della regola del debito. L'Italia in passato non potè utilizzarla per questo motivo.

La clausola sarà utilizzabile al di là dalla situazione economica?No. Deve esserci una contrazione dell'economia o un output gap negativo di almeno l'1,5% del Pil. Come per

la clausola relativa alle riforme strutturali, il disavanzo non deve superare il 3,0% del Pil e la deviazione dal

percorso di aggiustamento deve essere corretta entro quattro anni.

Proviamo a fare l'esempio dell'Italia. Nel 2015, il deficit dovrebbe essere secondo Bruxelles del 2,7%del Pil. Significa che il margine di manovra sul fronte degli investimenti è di appena lo 0,3% del Pil?Sì. Ciò detto, dobbiamo considerare l'esercizio nel corso del tempo. È comunque vero che quanto più un

paese è prudente sul fronte del bilancio, tanto più potrà beneficiare della nuova flessibilità.

Veniamo al terzo aspetto.Vogliamo modulare l'aggiustamento di bilancio richiesto al singolo paese secondo le condizioni economiche.

Oggi si prevede una riduzione del deficit strutturale dello 0,5% del Pil. Quanto più l'output gap negativo è

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elevato, tanto meno verrà chiesto al paese in termini di sforzi di finanza pubblica per raggiungere il previsto

pareggio di bilancio, a seconda del livello del suo debito, sopra o sotto al 60% del Pil. La decisione sarà ex

ante e si baserà sulle stime di output gap della Commissione, effettuate secondo una comune metodologia

dei Ventotto.

Guardiamo nuovamente all'Italia. La vostra stima dell'output gap negativo è per il 2015 del 3,4% delPil. Quale deve essere l'aggiustamento di bilancio quest'anno secondo la nuova matrice?Dello 0,25%.

L'Italia ha stimato i suoi sforzi per quest'anno allo 0,3%. Voi avete una stima diversa, dello 0,1%. Alnetto di altri fattori, la richiesta di uno sforzo dello 0,25% rimane?Sì. L'Italia, però, può cercare di usufruire della clausola relativa alle riforme strutturali. In questo caso Roma

deve presentare un piano dettagliato di riforme. In circostanze normali, il piano dovrebbe essere presentato

per l'anno successivo in aprile, con il Piano di Stabilità e il Programma nazionale di Riforme. Questa volta,

tenuto conto del fatto che la Commissione ha congelato fino a marzo il suo giudizio sul bilancio 2015, il nuovo

piano va presentato entro febbraio.

Un'ultima domanda. Le regole europee prevedono anche una apertura di procedura per debitoeccessivo, se il paese non riduce al ritmo richiesto il proprio passivo. In quale situazione è l'Italia, ilcui debito è stimato al 2014 al 132,2% del Pil?È improbabile che l'Italia rispetti questa regola nel 2015. Ciò detto, la Commissione europea è pronta a

valutare fattori rilevanti: l'andamento dell'economia, il livello molto basso dell'inflazione, e anche in questo

caso l'adozione di riforme economiche.

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IL CONSIGLIO ALL'ITALIA Vicepresidente commissione

Valdis Dombrovskis, 43 anni, vice presidente della Commissione europea, ha seguito in prima persona la

redazione di nuove linee-guida da usare nell'applicazione del Patto di Stabilità

Per l'ex premier lettone l'Italia deve presentare entro febbraio, un piano dettagliato di riforme economiche se

vuole usufruire della nuova clausola relativa alle riforme

Foto:

Ex premier lettone. Valdis Dombrovskis

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I FONDI UE Per l'Italia fino al 2020 una partita che vale 39 miliardi Giuseppe Chiellino Giuseppe Chiellino pagina 3

Le nuove linee guida della Commissione europea sulla disciplina di bilancio che dovrebbero rendere più

flessibile la governance economica e spingere l'Europa verso la ripresa, per l'Italia contengono una notizia

buona e una meno buona. La prima è che per beneficiare della cosiddetta "clausola degli investimenti" non

sarà più necessario rispettare la regola di riduzione del debito pubblico. E questo è decisamente un passo

avanti. Resta però l'altro vincolo, ed ecco la notizia meno positiva, rappresentato dal limite del 3% del

rapporto deficit/pil. In parole povere, gli Stati membri potranno escludere dal computo del deficit gli

investimenti realizzati per cofinanziare progetti europei dei fondi strutturali o dei programmi Connecting

Europe, TEN, disoccupazione giovanile e del nuovo fondo EFSI. Questo però non significa che sarà

consentito sforare il fatidico tetto del 3%. Sarà tollerato soltanto un «temporaneo scostamento» dall'obiettivo

a medio termine del pareggio di bilancio.

Quanto vale

Quanto vale, allora, per l'Italia la decisione presa ieri a Strasburgo e dibattuta dai tempi del governo Monti, al

netto dei futuri - e per ora ipotetici - investimenti nazionali al fondo EFSI? Secondo le stime della banca dati

della Commissione, per il 2015 l'importo complessivo di cofinanziamento già previsto nei programmi è pari a

poco più di 3,5 miliardi di euro, quasi tutti per la programmazione 2007-2013. Solo pochi spiccioli (11 milioni)

riguardano il periodo 2014-2020 di cui nei prossimi giorni Bruxelles dovrebbe approvare una dozzina di

programmi italiani. In percentuale sul Pil stiamo parlando dello 0,2 per cento. In valore assoluto è di gran

lunga la cifra più importante tra i 28 paesi dell'Unione che in totale quest'anno cofinanzieranno progetti

europei per 13,8 miliardi. Al secondo posto (si veda la tabella) c'è la Francia con meno di 1,8 miliardi, seguita

dalla Spagna (1,4 miliardi), dal Regno Unito (1,1 miliardi) e dalla Germania, appena sotto il miliardo e poco

sopra la Polonia, primo paese beneficiario dei fondi strutturali europei che però ha dimostrato finora di saper

spendere bene.

Per gli anni a venire le cifre varieranno parecchio. Fino al 2020, la nuova programmazione prevede per l'Italia

39 miliardi di cofinanziamento ma è prevedibile che le risorse si concentreranno nella seconda parte dei 7

anni di programmazione.

L'applicabilità delle nuove linee guida sarà tutta da verificare. Per l'Italia molto dipenderà dalla capacità di

regioni e ministeri di spendere le risorse disponibili, pari solo per quest'anno a 13,6 miliardi di euro (si veda il

Sole 24 Ore del 9 gennaio).

Il paradosso

Da queste valutazioni emerge un paradosso. Stando alle cifre, infatti, l'Italia potrebbe essere il principale

beneficiario del nuovo corso che sta assumendo la disciplina di bilancio comunitario. Ma solo per demerito

proprio e per i ritardi accumulati negli anni scorsi. Quei 3 miliardi e mezzo, infatti, fanno parte dei 13,6 miliardi

che restano ancora da spendere e che, come ha ricordato il sottosegretario Graziano Delrio a questo

giornale, devono essere necessariamente spesi entro la fine dell'anno, pena il disimpegno automatico della

consistente quota comunitaria.

Il cammino quindi non è tutto in discesa. E non solo per le difficoltà tutte italiane di utilizzare le risorse

comunitarie. La decisione di ieri della Commissione, infatti, è un passo importante e cercato da tempo

dall'Italia, ma per beneficiare della "nuova" clausola degli investimenti è necessario che i conti pubblici

superino un nuovo "esame" comunitario, fissato a marzo, quando Bruxelles dovrà valutare la legge di stabilità

nella versione definitiva e soprattutto l'attuazione delle riforme strutturali. La Commissione dovrà decidere se

è necessario proporre al Consiglio europeo l'apertura di una procedura contro l'Italia per il mancato rispetto

della regola di riduzione del debito. Se ciò dovesse accadere l'Italia si ritroverebbe nel cosiddetto "braccio

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correttivo" del Patto di stabilità e di crescita, perdendo così il diritto di scorporare il cofinanziamento degli

investimenti dal deficit. Per ora, però, il bicchiere è mezzo pieno.

.@chigiu

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STIMA DEL COFINANZIAMENTO NAZIONALE PER IL 2015 Classifica dei primi dieci paesi Ue. Dati in milioni di euro Programmi 2007-2013 Programmi 2014-2020  

Totale In % del Pil 2015 Italia 3.500,9 11,0 3.511,9 0,2 Francia 1.784,2 5,0 1.789,2 0,1 Spagna 1.409,4 3,7

1.413,0 0,1 Regno Unito                1.115,6 2,8 1.118,4 0,0 Germania 988,3 3,4 991,8 0,0 Polonia    939,5 4,0

943,5 0,2 Rep. Ceca   723,5 1,9  725,4 0,5 Romania                 718,1  3,0  721,1 0,4 Ungheria 548,0 1,4

549,5 0,5 Slovacchia                  425,5 1,3 426,8 0,6

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Il BILANCIO DEL SEMESTRE «Sdoganata» la crescita, non la golden rule INTERVISTA Dino Pesole Dino Pesole pagina 2

Se si guarda al bicchiere mezzo pieno, non si può non riconoscere che nel corso del semestre Ue a guida

italiana, sulla spinta di un quadro macroeconomico decisamente deteriorato (è la miscela esplosiva di

stagnazione e deflazione), il tema della crescita e degli investimenti abbia guadagnato posizioni nell'agenda

europea. Al pari del tema della flessibilità, concetto tuttora da declinare correttamente, ma sul quale pare

aprirsi una breccia. Il punto di partenza non era incoraggiante, e ha ragione Matteo Renzi quando ricorda che

nel giugno dello scorso anno al vertice di Ypres si è spesa una notte solo per definire un accettabile

compromesso sul concetto del «miglior utilizzo della flessibilità» prevista dal Patto di stabilità.

Se si guarda al bicchiere mezzo vuoto, e soprattutto se si paragona il carnet dei risultati ottenuti con la

molteplicità delle aspettative che lo stesso governo ha alimentato per mesi, prima di assumere la presidenza

del semestre, il bilancio rischia invece di essere magro.

Si tratta tuttavia di un metro di giudizio che in entrambi i casi non coglie nel segno. Le dinamiche politiche e i

processi decisionali che governano il complesso condominio europeo non consentono, se non in presenza di

circostanze realmente eccezionali, di misurarne gli avanzamenti nel breve volgere di un semestre. Soprattutto

se, come in questo caso, i sei mesi di guida dell'Unione coincidono con passaggi politici tutt'altro che

irrilevanti: il cambio della guardia tra la commissione Barroso e la Commissione Juncker, la ridefinizione degli

assetti e delle alleanze tra le due principali famiglie politiche dopo il voto del maggio dello scorso anno (con

annessa la distribuzione delle poltrone ai vertici), l'ascesa dei movimenti euroscettici. Nella partita delle

nomine Renzi ha spuntato il via libera a Federica Mogherini nel suo ruolo di Alto rappresentante della politica

estera.

L'enfasi anche verbale sulla necessità di una svolta in economia, di quello «shock positivo che produca effetti

sulla domanda e sulla crescita» evocato due sere fa dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan ha trovato

terreno fertile in una congiuntura che rende obbligata una svolta. La mediazione è stata ed è complessa, per

non scalfire almeno formalmente il totem della ferrea disciplina di bilancio eretta su spinta della Germania a

difesa dell'eurozona. E tuttavia, il fatto che ora in un documento ufficiale della Commissione si parli di

«trattamento favorevole» ai fini del Patto di stabilità per i contributi nazionali al costituendo fondo europeo per

gli investimenti rappresenta pur sempre una novità. La comunicazione della Commissione, resa nota ieri a

Strasburgo, non modifica ne potrebbe le attuali regole europee, ma apre la strada a un'applicazione più

flessibile, concedendo ad esempio ai Paesi dell'eurozona più margini di manovra e più tempo in presenza di

riforme strutturali «effettivamente attuate» e con effetti positivi nel lungo termine sui bilanci. Anche qui, il

bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle interpretazioni. Non ha fatto breccia alcuna ipotesi di

golden rule più o meno mascherata, pure richiesta a gran voce dalla presidenza italiana, per escludere gli

investimenti in parte o in tutto dal calcolo del deficit. Per i Paesi che beneficiano della cosiddetta «clausola di

investimento» si potrà estendere il trattamento favorevole ai progetti o alle piattaforme di progetti cofinanziati

con l'Efsi. In sei mesi è «cambiata la direzione dell'Europa», ora servono «fatti», ha detto ieri Renzi nel suo

discorso all'Europarlamento.

Grave la «sconfitta» sulla tutela del "made in", così come resta da definire il tracciato per accelerare il

completamento del mercato unico, fondamentale in direzione degli obiettivi di Europa 2020. In questo senso -

lo ha spiegato lo stesso Padoan - sono necessari progressi più rapidi nei mercati dei servizi, del digitale, delle

industrie di rete. Il tutto mentre giunge faticosamente in porto il processo in direzione del superamento del

segreto bancario, attraverso l'adozione del nuovo standard globale per lo scambio automatico di informazioni

finanziarie a fini fiscali. E la Bce ha assunto pieni poteri di vigilanza a novembre, primo tassello della futura

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unione bancaria.

Molti i dossier che la presidenza italiana lascia in dotazione alla presidenza lettone, ma su tutti spicca il

dossier appena istruito, con frutti da verificare sul campo, e che rappresenta la vera sfida per la

sopravvivenza stessa e per il futuro dell'intera Unione: la sfida per la crescita.

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Ridare la fiducia a imprese e famiglie Sono i primi timidi segnali che l'Azienda Italia sta, sia pure lentamente, uscendo dalla fase più complessa

della recessione.

Poprio per questo d'ora in avanti attraverseremo un periodo cruciale. Un periodo nel quale occorre che il

Governo prenda decisioni forti per stimolare gli investimenti delle imprese e la domanda interna. E per

qualificare le strategie di politica industriale.

Lo scenario monetario europeo sarà espansivo, la Bce sta imboccando questa strada. Ora tocca ai governi

nazionali prendere le decisioni giuste. L'industria manifatturiera mostra di nuovo segni di vitalità . A suo favore

giocano la debolezza dell'euro, che aiuta le esportazioni,il calo della bolletta energetica per le imprese a

causa appunto dei marcati ribassi del costo del petrolio . La caduta del prezzo del greggio consentirà risparmi

sui costi di produzione dando ristoro ai conti delle imprese soprattutto quelle manifatturiere.

Nel frattempo mercati chiave per il made in Italy,come gli Usa, sono molto vitali così come buona parte

dell'area del dollaro e per le esportazioni italiane sono sicuramente buone notizie.

Resta il nodo del mercato interno, ma già il fatto che si ritorni a parlare di stagnazione, riconoscendo che, sia

pure dal punto di vista tecnico-economico, la recessione è agli sgoccioli se non addirittura terminata,

consente un altro punto alla fiducia.

È lecito attendersi dal calo del petrolioanche dei benefici per le famiglie e quindi per una componente

importrante della domanda interna finora latitante. I consumi energetici sono una componente importante per

gli italiani, che in questi mesi hanno risparmiato più che consumato.

Ciò che serve oggi , diciamocelo chiaramente, è un'iniezione di fiducia accompagnata da una grande

operazione di chiarezza sulla direzione di marcia dell'Azienda Italia. Sotto questo profilo la soluzione del

grave problema della disoccupazione e in particolare di quella giovanile è essenziale. Molto bene il segnale

forte lanciato da Fca e le iniziative di riforma del Governo ma occorre accelerare gli interventi per allargare la

base produttiva conla creazione di nuovi posti e di certezze per i giovani .

Così come vanno dati segnali chiari all'industria per rilanciare gli investimenti altro vero nodo da sciogliere.

Non c'è tempo da perdere altrimenti siamo condannati a ristagnare.

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 84

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Energia. Verso il non rifinanziamento di 4 miliardi di bond in scadenza nel 2015 e il ritiro di altre emissionigrazie alle risorse delle dismissioni Enel, piano taglia-bond da 4 miliardi* Il management valuta anche il riacquisto delle emissioni ibride a partire dal 2016 Energia. Dopo aver ritirato750 milioni a ottobre, ora nel mirino potrebbero finire le emissioni ibride dell'ultimo biennio Con i proventi dellecessioni, ritiro o rimborso dei titoli in scadenza nel 2015 Laura Serafini Enel chiude la stagione delle emissioni obbligazionarie. Il gruppo guidato da Francesco Starace intende

togliere dal mercato bond per 4 miliardi. A tanto (4,1 miliardi per l'esattezza) ammontano le emissioni in

scadenza nel 2015 che la società non intende rifinanziare; di questi circa 3,5 miliardi scadranno entro giugno.

Ma il management punterà anche a lanciare offerte di riacquisto su emissioni con scadenze più lunghe ma

che presentino rendimenti elevati . Un'operazione in questo senso, del resto, è stata già realizzata nell'ottobre

scorso ritirando un bond da 750 milioni. È la nuova strategia finanziaria annunciata da Starace («Enel è

diventata un bondificio», aveva detto nel novembre scorso al Sole24Ore) che punta a ridurre l'indebitamento

lordo, pari a circa 50 miliardi (39 miliardi l'indebitamento netto atteso a fine 2014) , rimborsando emissioni in

scadenza o riacquistandone altre. Per realizzare questo piano Enel può contare su disponibilità liquide

immediate per circa 10 miliardi: 3,6 miliardi incassati con le dismissioni realizzate alla fine dello scorso anno.

Altri 5 miliardi sono disponibilità depositate presso istituti di credito, mentre in queste settimane è atteso

l'incasso di 1,5 miliardi per il pagamento da parte della Spagna del deficit tariffario. In prospettiva il

management valuta anche l'ipotesi di ritirare, a partire dal 2016, i bond ibridi emessi tra il 2013 e il 2014 per

un valore di 4 miliardi. Enel si prepara a a non rifinanziare o a ritirare dal mercato emissioni obbligazionarie

per almeno 4 miliardi. L'ad di Enel, Francesco Starace, aveva annunciato al Sole24ore in novembre

l'intenzione di ottimizzare la struttura finanziaria del gruppo affermando che il gruppo era diventato «un

bondificio» e che per questo motivo ci sarebbe stata una battuta d'arresto nelle emissioni. Ora si passa alla

messa in pratica della nuova strategia, in parte già avviata da ottobre 2014.

Durante il 2015 andrà a scadenza una consistente quantità di emissioni: 4,1 miliardi, di cui 3,5 miliardi solo

nella prima metà dell'anno. Il piano prevede di non rifinanziare i bond a scadenza, ma di rimborsarli

utilizzando l'ampia liquidità di cui il gruppo dispone anche a seguito delle dismissioni mandato in porto entro

fine 2014. Un'operazione che consentirà di intaccare l'indebitamento lordo, pari a 50 miliardi (39 miliardi

quello netto atteso a fine 2014) con la riduzione degli oneri sul debito.

Le disponibilità liquide di Enel tra la fine dello scorso anno e l'inizio del 2015 risultano superiori a 10 miliardi:

non si tratta della linee di credito da 9,4 miliardi che il gruppo sta rinegoziando con un gruppo di banche,

come del resto fa da anni nell'imminenza della scadenza, allo scopo di creare un serbatoio di riserva liquidità

(soprattutto per tenere conto dei parametri di giudizio delle agenzie di rating le quali, come ha dimostrato il

merito di credito due gradini sopra a quello della Repubblica italiana mantenuto nelle scorse settimane da

S&P a Enel, apprezzano)che sinora non è mai stato utilizzato. I 10 miliardi su cui può contare ora il gruppo

sono soldi pronti all'uso: 3,6 miliardi sono stati già incassati con le dismissioni.

L'Opv Endesa ha determinato un introito di 3,1 miliardi, 300 milioni sono già stati incassati con la vendita

delle attività di Enel Green Power in Francia e 200 milioni sono arrivati dalle dismissioni, sempre da parte

della società delle energie rinnovabili, in El Salvador. La società guidata da Starace può contare inoltre su

liquidità depositata presso banche, alla stregua di conti correnti, superiore a 5 miliardi (erano 4,8 miliardi a

fine settembre). E ancora: è atteso in queste settimane il pagamento da parte della Spagna di 1,5 miliardi per

il deficit tariffario. Il serbatoio cui la società può attingere è ben più ampio, dunque, della dimensione dei bond

a scadenza. È probabile, come ha già annunciato lo stesso Starace, che nel corso dell'anno si assista anche

a operazioni di riacquisto sul mercato di bond con scadenze più lunghe, ma il cui rendimento è ormai elevato

rispetto ai tassi correnti. La progressiva riduzione dei tassi di interesse sta portando molti gruppi italiani a

lanciare tender offer sul mercato per ritirare emissioni ora non più convenienti.

14/01/2015 23.25Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 85

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Un primo passo in questo senso Enel lo ha già fatto in ottobre ritirando un'emissione da 750 milioni. Sempre

in quel mese era andato in scadenza un bond da un miliardo senza che fosse rifinanziato. In quest'ottica

rientra anche un'altra operazione che il management del gruppo sta valutando, seppure ancora non sia stata

definita nelle modalità. Tra le emissioni più onerose lanciate da Enel ci sono sicuramente i bond ibridi, per un

valore di 4 miliardi di euro (di cui una tranche in dollari e altre in euro e sterline). Il rendimento medio garantito

da queste emissioni perpetue si attesa attorno al 6%, con punte attorno al 7% per le emissioni in euro

emesse a settembre 2013 e oltre l'8% per quelle in dollari.

Il management ipotizza operazioni su quei bond a partire dal 2016. È probabile che si pensi a offerte di

riacquisto cui gli investitori possano decidere o meno di aderire. Improbabile che si aspetti le opzioni call, con

le quali Enel può chiedere il rimborso anticipato, perchè per le emissioni in euro sono previste dopo 5-6 anni

e dopo 10 anni per quelle in dollari, finestre oltre le quali il rendimento del bond è destinato a salire.

L'esercizio di tali opzioni, tra l'altro, potrebbe essere mal recepito da investitori che hanno comprato quei

bond proprio perchè interessati a investimenti di lungo periodo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA LE EMISSIONI IN SCADENZA Dati in milioni Reddito operativo Reddito

ante voci straordinarie Reddito netto IL CONTO ECONOMICO Dati in milioni (*) Dati Consensus Bloomberg

2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033

2037 0 4.100 4.659 3.953 5.833 2.479 1.280 819 2.791 1.500 2.336 277 37 1.274 96 181 50 162 91 190

1.739 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 2012 2013 2014* 2012 2013 2014* 2012 2013 2014* 6.806 9.944

9.313 1.442 4.780 2.976 238 3.235 3.007 0 2.000 4.000 6.000 0 2.000 4.000 6.000 6.000 8.000 10.000

12.000 Scadenze sul debito e conto economico

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Burocrazia e utenti. In Gazzetta il Dpcm che conclude l'iter avviato nove anni fa con il Codicedell'amministrazione digitale Pa, addio carta da settembre 2016 Pronte le regole tecniche: definito ogni passaggio fino al documento immodificabile Alessandro Mastromatteo Benedetto Santacroce IL PUNTO

Il documento è informatico

se predisposto con software,

ricevuto per via telematica

o se risulta dall'acquisizione

di copia di un «analogico»

Sono pronte le regole tecniche sui documenti informatici: con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n. 8

del 12 gennaio scorso, del decreto del presidente del Consiglio dei ministri datato 13 novembre 2014, si è

infatti completata l'attività normativa necessaria alla completa attuazione del Codice dell'amministrazionedigitale. La gestione totalmente dematerializzata dei documenti, compresi quelli delle pubbliche

amministrazioni, sin dalla fase della loro generazione, è ora possibile.

Il decreto rappresenta l'ultimo e atteso tassello per garantire lo sviluppo digitale del Paese, sempre più al

centro delle attenzioni del Governo sia con i provvedimenti adottati negli ultimi mesi, tra cui i due decreti

datati entrambi 3 dicembre 2013 per la conservazione elettronica e il protocollo informatico, ma anche alla

luce dell'imminente estensione a tutte le pubbliche amministrazioni, con decorrenza 31 marzo 2015,

dell'obbligo di fatturazione elettronica. Senza dimenticare l'avvio dal prossimo mese di aprile dello Spid, il

sistema pubblico di identità digitale, che consentirà l'accesso in sicurezza a tutti i siti web che erogano servizi

online. Ebbene le regole tecniche sul documento informatico assumono un'importanza fondamentale nella

prospettiva di dematerializzazione e semplificazione, individuando e disciplinando le caratteristiche e le

procedure di formazione e chiusura del documento informatico, compreso quello amministrativo, ai fini del

successivo trasferimento nel sistema di conservazione elettronica ove richiesto dalla natura e dalla tipologia

dell'atto. Inoltre, sono chiarite le regole per la generazione delle copie per immagine di un documento

analogico, per i documenti informatici e per le copie ed estratti informatici di documenti informatici. Queste

ultime disposizioni rilevano anche per la dematerializzazione di documenti e scritture analogici rilevanti a fini

tributari e permettono l'attuazione dell'articolo 4 del decreto ministeriale del 17 giugno 2014. Le regole

saranno operative dal prossimo 11 febbraio, e cioè dal trentesimo giorno successivo alla pubblicazione del

decreto, mentre le pubbliche amministrazioni dovranno adeguarsi entro e non oltre agosto 2016. Decorso tale

termine, le pubbliche amministrazioni sono obbligate a gestire documenti informatici.

Il documento è informatico non solo se redatto e formato con idonei applicativi software ma anche se risulta

dall'acquisizione della copia per immagine di un documento analogico o della copia informatica di un

documento analogico. La registrazione informatica di transazioni o la presentazione telematica di dati

attraverso moduli e formulari così come la generazione o il raggruppamento di un insieme di dati provenienti

da una o più basi dati costituiscono ulteriori modalità di formazione del documento informatico. Analogamente

il documento è informatico se ricevuto per via telematica o su supporto informatico. Il documento informatico

va poi memorizzato in un sistema di gestione informatica dei documenti o di conservazione.

Una volta formato, il documento deve essere chiuso attraverso l'utilizzo di processi o strumenti informatici al

fine di renderlo immodificabile durante le fasi di tenuta, accesso e conservazione. L'immodificabilità di un

documento informatico redatto digitalmente, e quindi la sua chiusura, viene ottenuta con la sua sottoscrizione

con firma digitale o con firma elettronica qualificata da parte dell'autore, l'apposizione di una validazione

temporale, il trasferimento a soggetti terzi con posta elettronica certificata con ricevuta completa, la

memorizzazione su sistemi di gestione documentale con politiche di sicurezza o il versamento a un sistema

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di conservazione da parte del gestore. Per il documento informatico ricevuto telematicamente oppure

risultante dall'acquisizione di un analogico la chiusura coincide invece con la memorizzazione, da parte del

gestore, nel sistema di gestione informatica dei documenti o nel sistema di conservazione. Mentre per il

documento che deriva dalla registrazione di transazioni informatiche o dall'acquisizione telematica di dati, la

chiusura si ha al momento della registrazione dell'esito dell'operazione con misure per la protezione

dell'integrità delle basi dati e per la produzione e conservazione dei log di sistema. Alla chiusura del

documento informatico deve essere in ogni caso associato un riferimento temporale e i metadati minimi

generati durante la formazione quali l'identificativo univoco e persistente, la data di chiusura, l'oggetto, il

soggetto che ha formato il documento, l'eventuale destinatario e l'impronta del documento informatico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL DECRETO: REGOLE E PROCEDURE

01 In vigore da febbraio

Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n. 8 del 12 gennaio 2015, del decreto del presidente del

Consiglio dei Ministri datato 13 novembre 2014, si è, di fatto, completata l'attività normativa necessaria alla

completa attuazione del Codice dell'amministrazione digitale. La gestione totalmente dematerializzata dei

documenti, compresi quelli delle pubbliche amministrazioni, sin dalla fase della loro generazione, è ora

possibile

02 via da settembre 2016

Le regole saranno operative dal prossimo 11 febbraio, e cioè dal trentesimo giorno successivo alla

pubblicazione del decreto, mentre le pubbliche amministrazioni dovranno adeguarsi entro diciotto mesi

dall'entrata in vigore e quindi, sostanziamente da settembre 2016. Decorso tale termine, le pubbliche

amministrazioni saranno obbligate a gestire documenti informatici

03 il documento digitale

Il documento sarà informatico non solo se redatto e formato con idonei applicativi software, ma anche se

risulterà dall'acquisizione della copia per immagine di un documento analogico o della copia informatica di un

documento analogico. La registrazione informatica di transazioni o la presentazione telematica di dati

attraverso moduli e formulari, così come la generazione o il raggruppamento di un insieme di dati provenienti

da una o più basi dati, costituiranno ulteriori modalità di formazione del documento informatico.

Analogamente il documento sarà informatico se ricevuto per via telematica o su supporto informatico

04 LA CHIUSURA DEL FILE

Una volta formato, il documento dovrà essere chiuso attraverso l'utilizzo di processi o strumenti informatici

per renderlo immodificabile durante le fasi di tenuta, accesso e conservazione. L'immodificabilità di un

documento informatico redatto digitalmente, e quindi la sua chiusura, verrà ottenuta con la sua sottoscrizione

con firma digitale o con firma elettronica qualificata da parte dell'autore, l'apposizione di una validazione

temporale, il trasferimento a soggetti terzi con posta elettronica certificata con ricevuta completa, la

memorizzazione su sistemi di gestione documentale con politiche di sicurezza o il versamento ad un sistema

di conservazione da parte del gestore

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 88

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INTERVISTA/ EMANUELE MACALUSO "Serve un nome stimato in Ue Giorgio? Non va in pensione" CONCETTO VECCHIO ROMA. Emanuele Macaluso, Renzi sembra orientato a proporre un solo nome per la successione di

Napolitano, uno del Pd. La convince come mossa? «Sì, perché la proposta, da sempre, spetta al partito di

maggioranza relativa, e poi certo va discussa con le altre forze politiche. Potrebbe andare come nell'85,

quando De Mita suggerì a noi comunisti Cossiga, che poi passò addirittura al primo colpo».

Oggi il favorito sembrerebbe Veltroni. Sarebbe un buon presidente? «Guardi, non faccio nomi, è solo un

modo per bruciarli. Ma non ho dubbi su quali qualità debba avere il futuro Capo dello Stato: una personalità di

spessore in Europa, stimata nel mondo, ma che nel contempo conosca bene i meccanismi della politica

italiana, i rapporti di forza del potere; una figura che sappia dispiegare la propria autorevolezza nel mondo

della giustizia».

Sembra, più o meno, l'identikit di Prodi. Pensa a lui? «Non mi tiri per la giacca. Piuttosto gli eventi di questi

giorni impongono una riflessione profonda, su quel che ci attende: quel che è successoa Parigiè terribilee io

sono preoccupatissimo, come italiano, come europeo. Siamo di fronte a scelte drammatiche. Abbiamo

bisogno di politici di altissimo livello; Napolitano, per dire, alzava il telefono e parlava con Obama e la Merkel,

e tutti lo rispettavano».

Ma esiste una personalità con un profilo simile in Italia? «Io penso di sì. L'altra condizione è che bisogna fare

presto: non si può arrivare alla ventesima votazione, sarebbe uno smacco di fronte a un Paese stremato

politicamente ed economicamente».

Renzi è convinto di farcela già alla quarta votazione. Possibile? «Me lo auguro. Qualche settimana fa ero più

pessimista. Però ora vedo che Renzi mostra una sicurezza invidiabile. Spero che non sia il frutto di un

ottimismo spericolato. La situazione italiana ed europea è già della massima gravità».

Secondo lei quali sono i meriti della presidenza Napolitano? «In primo luogo è stato il presidente di tutti gli

italiani, in secondo luogo ha cercato in tutti i modi, in un momento di sbando istituzionale, di perdita di

credibilità dei partiti, di garantire la governabilità».

Su Renzi non la pensate allo stesso modo.

«Ma io non sono il presidente della Repubblica, sono un cittadino che esprime pubblicamente le sue idee».

Come sarà ricordato? «Come uno dei più grandi di sempre, al pari di Einaudi, Pertini o Ciampi, tutti

presidenti che hanno dovuto affrontareo grandi emergenze o profondi cambiamenti».

Pensa che si ritirerà o farà ancora sentire la sua voce? «Non riescoa immaginarlo in pensione. Giorgio farà

politica finché riuscirà. Da amico spero che si possa spendere per rinforzare l'unità dell'Europa. Non c'è

scampo, o si fa un passo avanti, oppure tutti i paesi, anche quelli ricchi come la Germania finiranno per fare

un passo indietro».

Vi siete parlati? «Ci siamo visti. L'ho trovato sereno, felice di riappropriarsi della propria vita dopo nove anni».

PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.quirinale.it

Foto: EX DIRETTORE UNITÀ Emanuele Macaluso, storico amico di Napolitano

14/01/2015 3Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 89

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L'INTERVISTA/ L'EX LEADER LEGHISTA UMBERTO BOSSI "Ma che Prodi, al Quirinale vedo bene la Finocchiaro" Renzi non può spaccare il partito Nominerà un altro comunista FONDATORE DELLA LEGA NORDUMBERTO BOSSI TOMMASO CIRIACO ROMA. Stavolta Umberto Bossi sta tramando qualcosa. Sfuggente, insolitamente reticente. Lunedì sera ha

bussato alla porta di Arcore. E quando gli domandi se Berlusconi voterà solo per un Presidente della

Repubblica disposto a graziarlo, prova a difendersi addirittura in siciliano. «Niente sacciu».

Poi capitola: «Tu lo dici». Conosce i piani dell'ex premier? Di certo nega di averlo incontrato, all'insaputa di

Matteo Salvini. E se gli fai notare una certa deriva democristiana, reagisce: «Ma che c.... dici?».

Onorevole Bossi, si sbilanci: con Berlusconi avete deciso chi sostenere per il Colle.

«Ci vorrebbe un candidato di centrodestra, ma per ora non c'è.E comunque Berlusconi non l'ho ancora

incontrato. Verificate, lunedì sera ero a Roma. Ho mangiato una pizza al centro. Chiedete a lei...».

Indica la storica portavoce Nicoletta Maggi: «È vero che ero con te?». Dica la verità, Bossi. Fra l'altro è una

notizia che non è stata neanche smentita. In ogni caso, pensa che il Pd proporrà Prodi? «Renzi non può

spaccare il partito. Nominerà un altro comunista. Non può fare Prodi, perché gli italiani lo sparano...».

È possibile che Berlusconi, a sorpresa, sostenga Prodi? «Spero di no».

C'è chi ipotizza che all'ex Cavaliere interessi soltanto eleggere un Presidente che possa garantirgli la

candidabilità o, addirittura, la grazia.

Sorride ammiccante. Addenta una rosetta tonno e pomodoro, beve acqua tonica. «Tu lo dici».

Le piacerebbe una donna al Quirinale? «Perché no? Ce ne sono parecchie che potrebbero aspirare al

Colle». Pensa a un profilo in particolare? «Finocchiaro è una abbastanza brava, mi dicono».

C'è un nome che sente di avanzare già adesso? «Devo prima parlarne con gli amici. Comunque uno può

essere Ettore Adalberto Albertoni, che abbiamo eletto al Csm».

A un tratto il fondatore del Carroccio diventa serio. Lunedì pomeriggio ha ricevutoi dipendenti della sede

leghista di via Bellerio. È già partita la richiesta di licenziamento di settantuno dipendenti.

Parecchi di loro furono assunti in passato dal senatùr. E infatti mentre ne parla Bossi si commuove.

È possibile salvare quei posti di lavoro? «Io penso che basterebbe vendere un pezzetto della sede. È

grandissima. Penso alla parte di rappresentanza. Ne parlerò con Salvini». Il quale, tra l'altro, si aggira in

quegli stessi minuti in Transatlantico. Indossa un piumino ed è circondato da molti che un tempo furono

intransigenti bossiani.

Pochi minuti dopo, nel corridoio fumatori, un sigaro gli restituisce il buon umore. Orgoglioso, mostra un

maglioncino verde squillante.

Ne va molto fiero. A un tratto, senza un perché, promette una battuta. Un "regalo" di Berlusconi, lunedì sera?

«Ma vaff...». E comunque, eccola: «Sapete chi è l'animale che non dorme mai? Il mai-a-letto...».

14/01/2015 6Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 90

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Ora l'Italia ha più chance di non essere bocciata all'esame di marzoPadoan: "Grande risultato" Il ministro del Tesoro: "La Commissione riconosce un approccio più flessibile" Il fisco si impegna a noncambiare le regole in corsa per chi investe oltre 500 milioni ROBERTO PETRINI ROMA. Più fiducia per l'esame di marzo, «un grande risultato», dice Pier Carlo Padoan. Le nuove regole

varate ieri dalla Commissione europea sulla maggiore flessibilità nei conti pubblici per chi fa investimentie

riforme strutturali, e si trova in recessione, ridanno animo a Via Venti Settembre. Le norme, giunte alla fine

del semestre di presidenza dell'Unione, potrebbero portare l'Italia fuori dalla difficile prova del marzo prossimo

senza danni e consentire al paese di evitare un intervento ulteriore sui conti pubblici.

Il rischio, che gli uomini del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan contano proprio di evitare, è nato

nell'ottobre dello scorso anno, nel pieno dell'esame della legge di Stabilità in Parlamento. La Commissione

europea, ancora presieduta da Barroso, avvalendosi dei nuovi poteri che le consentono di esercitare un

controllo preventivo sui budget dei vari paesi, posea Roma un altolà. Spiegò che il percorso verso il pareggio

di bilancio era stato eccessivamente dilazionato e che era necessaria una correzione ulteriore dello 0,5 per

cento del Pil: Padoan e i suoi resistettero ma alla fine, in corso d'opera, furono costretti a varare un

rafforzamento della manovra dello 0,3 per cento del Pil, pari 4,5 miliardi. Bruxelles abbozzò, perché aveva

chiesto lo 0,5 per cento: restò il rischio di «non conformità» per la legge di Stabilità italianae tutto fu rinviatoa

marzo. Ora la nuova Commissione di Juncker, che spesso si è definita «politica», e il nuovo commissario agli

Affari monetari, il francese Moscovici, hanno fatto la mossa sulla flessibilità che molti si aspettavano. Se si

sommeranno una serie di condizioni ci potrà essere uno «scostamento temporaneo» dall'obiettivo del

pareggio di bilancio. Moscovici ieri ha tenuto a ribadire che la flessibilità non è stata cucita su singoli paesi,

tuttavia l'Italia sembra cadere a pennello nelle regole che consentono di accedere alla deroga: recessione,

differenza tra Pil potenzialee Pil effettivo a causa della crisi maggiore dell'1,5 per cento, rapporto deficit-Pil

nominale sotto il 3 per cento e un piano di riforme strutturali che possono essere valutate in «pacchetto» e

considerate in modo che si «sostengano reciprocamente».

Sembra l'identikit dell'Italia, anche se bisogna considerare che la strada non è tutta in discesa (ad esempio,

si parla di difficoltà nel gettito previsto di 700 milioni per i giochi nella "Stabilità") e che resta il problema del

debito al qual non ha mancato di fare un riferimento ieri il vicepresidente Jyrki Katainen. La lettura del

Tesoroè più che soddisfatta. «Importante risultato della presidenza italiana», ha dichiarato ieri il ministro per

l'Economia Padoan. «La Commissione europea, nella sua comunicazione - ha aggiunto il ministro - ,

riconosce un approccio più flessibile nell'interpretazione delle regole di bilancio, che fino a sei mesi fa non era

preso in considerazione». Ed infine: ora gli stati membri avranno «maggiori possibilità, nel rispetto del patto di

stabilitàe crescita, di effettuare investimenti indispensabili per promuovere il rilancio dell'economia e creare

posti di lavoro».

Del resto l'altro aspetto, quello che riguarda lo scorporo del cofinanziamento dei fondi strutturali europei dal

rapporto deficit-Pil,è ugualmente importante, visto lo scarso utilizzo che l'Italia fa di queste risorse. E anche in

questo caso i requisiti per accedere alla «clausola investimenti» sono gli stessi della «clausola» che le

scostamemti nei conti e riforme strutturali».

A dare una spinta al reticolo normativo delle riforme italiane giungono inoltre voci di accelerazione del

cosiddetto «decreto investimenti» sul quale lavora lo Sviluppo economico: nel menù i social bond e un patto

con chi investe oltre 500 milioni con il Fisco che si impegna a non cambiare le regole del gioco in corsa. I

NUMERI 1,5 mld CORREZIONE INIZIALE Nell'aggiornamento Def settembre 2014 correzione del deficit dello

0,1% 4,5 mld CORREZIONE FINALE Nella nota dell'ottobre 2014 il governo la alza allo 0,3%: 4,5 miliardi

0,1% STIMA UE La Ue stima la manovra italiana allo 0,1%, ma la flessibilità ci può venire in aiuto

14/01/2015 11Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 91

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PER SAPERNE DI PIÙ ec.europa.eu www.tesoro.it

Foto: IL MINISTRO Il responsabile dell'Economia Pier Carlo Padoan

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 92

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IL PUNTO Maire Tecnimont "fuori tempo" sul voto multiplo Aziende in pressing peruna proroga L'assemblea del gruppo chimico supera la scadenza di gennaio Fondi esteri sul piede di guerra CARLOTTA SCOZZARI MILANO. Mentre Maire Tecnimont si aggiunge alla (per ora) scarna pattuglia di società che hanno convocato

un'assemblea per votare l'introduzione del voto multiplo, crescono le aspettative che il governo di Matteo

Renzi decida una proroga dell'attuale regime "agevolato". Chiamando a raccolta gli azionisti entro la fine di

gennaio, infatti, basta la maggioranza semplice - e non dei due terzi - dei presenti per potenziare il voto dei

soci che abbiano tenuto in portafoglio le azioni per almeno due anni dalla data di iscrizione in un apposito

elenco. Ecco perché entro fine mese hanno già convocato gli azionisti Astaldi, Amplifon e Campari, tutte

società che contano grandi famiglie sopra il 50% del capitale. Dal primo febbraio, invece, per approvare la

proposta servirà la maggioranza qualificata. Ma l'attuale regime semplificato, ritengono ormai molti addetti ai

lavori, potrebbe essere esteso oltre gennaio, in base alla considerazione che pochi gruppi hanno scelto di

avvalersene. Il fatto è che se, da una parte, il decreto legge "competitività" che ha introdotto la novità in Italia

risale a un atto del governo Renzi del giugno scorso, dall'altra, Consob ha approvato il relativo regolamento

solo a dicembre.

Non a caso, l'assemblea per introdurre il voto maggiorato di Maire Tecnimont, attiva nel settore chimico e

petrolifero e controllata dal presidente Fabrizio Di Amato al 55%, è fissata per il 18 febbraio in prima

convocazione (19 in seconda). Chi intende introdurre il voto plurimo lo giustifica con la fidelizzazione degli

azionisti. Tuttavia, c'è chi ha fatto notare che con l'attuale regime agevolato i grandi soci possono blindare la

maggioranza in assemblea nel caso in cui decidessero di vendere azioni, e altrimenti garantirsi il controllo

solitario dell'assemblea straordinaria.

Ma proprio il rafforzamento dei soci proprietari potrebbe spingere gli investitori istituzionali, soprattutto esteri

e "passivi", a fare un passo indietro nel capitale delle società che adotteranno il voto multiplo.

Foto: SOCIO FORTE Fabrizio Di Amato, socio con il 55% e presidente di Maire Tecnimont, che adotta il voto

multiplo

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IL RETROSCENA Dal Nord-Est parte la ripresa gli sgravi contributivi spingono nuoveassunzioni Telecom aspetta i decreti attuativi del Jobs Act per circa 4.000 accordi di solidarietà espansivi Arrivanocontratti a tempo indeterminato nella "rossa" Imesa e alla Ares Line ROBERTO MANIA ROMA. La Imesa di Cessalto è una "fabbrica rossa" in quel che fu il bianco, poi leghista, trevigiano. Produce

lavatrici industriali per tutto il mondo. Fattura poco più di 16 milioni di euro all'anno. Su 105 dipendenti, 32

sono iscritti al sindacato, il 100 per cento alla Fiom. Il 12 dicembre hanno scioperato contro il Jobs Act. E il

primo gennaio Luciano Miotto, patron delle dittae vice presidente di Confindustria Veneto, ha assunto quattro

nuovi operai. Contratto a tempo indeterminato al posto del contratto a termine. È questo quel che sta

cominciandoa succedere nel mercato del lavoro italiano: chi può, assume con i contratti a tempo

indeterminato (a tutele crescenti, quando ci saranno i decreti delegati) perché costa molto di meno. Un

processo di sostituzione incentivato dall'ultima legge di Stabilità: per tre anni zero contributi previdenziali sui

nuovi assuntia tempo indeterminato. Vuol dire uno sconto per le imprese di oltre 24 mila euro nel triennio per

ogni nuovo lavoratore. «L'articolo 18 per me non è mai stato un problema», dice Miotto. «Ciò che conta è il

vantaggio economico. Se poi potrò trasformerò questi nuovi contratti di lavoro in contratti a tutele crescenti».

Come farà Marchionne alla Sata di Melfi: prima mille contratti interinali, poi a tutele crescenti senza, di fatto,

articolo 18, cioè il reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamento ingiustificato.

Cinque assunzioni, pari al 10 per cento dei dipendenti, anche alla Ares Line (mobili per ufficio) di Roberto

Zuccato, presidente della Confindustria del Veneto. Il nord-est avverte minisegnali di ripresa, grazie alla

domanda estera, al cambio eurodollaro, al basso costo del petrolio. Nel nord-ovest, all'Unione industriali di

Torino - racconta il direttore Giuseppe Gherzi - «arrivano decine di telefonata di imprenditori che di fronte alla

possibilità di assumere chiedono cosa fare. Rispondiamo di temporeggiare, di aspettare i decreti sul Jobs Act,

cumulando il vantaggio sull'articolo 18 e quello sugli sgravi contributivi.

Ma, va da sé, assume chi può farlo». I settori? Plastica, servizi, l'indotto Fiat (molte delle aziende del

Consorzio di Melfi sono associate all'Unione di Torino).

Il mercato del lavoro comincia a cambiare ma non vuol dire che aumenteranno gli occupati.

Nessuno stima un incremento del tasso di occupazione né una significativa diminuzione di quello di

disoccupazione che ha raggiunto il livello record del 13,4 per cento. A Viale dell'Astronomia, sede della

Confindustria nazionale, si prevede il passaggio dai contratti a tempo a quelli a tempo indeterminato a tutele

crescenti, non un incremento dei posti di lavoro. Ma nessuno azzarda stime.

Si aspettano i decreti delegati sul Jobs Act e anche la circolare del ministero del Lavoro sugli sgravi che non

sono cumulabili con altri. E c'è chi aspetta anche gli altri decreti delegati del Jobs Act. Telecom - ha

annunciato l'ad Marco Patuano - è pronta a ricorrere ai contratti di solidarietà cosiddetti espansivi per 3-4 mila

dipendenti: meno orario in cambio di assunzioni. Lo prevede la riforma, ma mancano i decreti applicativi.

Telecom punta così ad abbassare l'età media dei suoi dipendenti (oggi supera i 45 anni), a un ricambio

generazionale soft. Ma servono le norme applicative, i decreti. Il lato debole delle riforme italiane.

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Taccuino Una strategia due obiettivi e molte ipotesi MARCELLO SORGI Dopo le dimissioni di Napolitano, che saranno formalizzate stamane, la corsa al Colle parte da tre nomi,

Mattarella, Castagnetti, Veltroni, che corrispondono all'identikit tratteggiato da Renzi, dopo l'intervento

conclusivo del semestre di presidenza italiana al Parlamento europeo. Scoprendo per la prima volta le carte,

Renzi ha parlato di un arbitro, politico e autorevole, in grado di garantire prestigio e continuità nel ruolo. Tra le

righe, si intuisce che il premier ha due obiettivi precisi: chiudere la partita in tempi brevi, entro la quarta o al

massimo la quinta votazione (che richiedono la maggioranza semplice dei Grandi Elettori, 505 voti), e portare

al Colle una personalità che non voglia fargli da contrappeso o disseminargli la strada di ostacoli. Con il che,

ritiene di aver fatto un passo avanti, rispetto alla sua prima impostazione, che prevedeva un Capo dello Stato

renziano. Mattarella (ex-vicepresidente del consiglio, ministro in vari governi e giudice costituzionale),

Castagnetti (ex-segretario del Ppi, vicepresidente della Camera e parlamentare europeo) e Veltroni

(exvicepresidente del consiglio, ministro della cultura, sindaco di Roma e fondatore del Pd), hanno alcune

caratteristiche in comune: sono usciti dal servizio attivo senza essere rottamati, godono di larga stima anche

fuori delle file del loro partito, hanno l'esperienza che ci vuole per ricoprire la carica. Questo non vuol dire che

la scelta cadrà necessariamente su uno di loro (circolano anche altri nomi, l'elenco è lungo): ma già il fatto di

essere considerati esempi di cui discutere è significativo, in una fase come questa, in cui nessuno può dire

veramente di tenere sotto controllo i gruppi parlamentari. Additando Napolitano come esempio di saggezza e

di servizio alto alle istituzioni anche per il futuro e collocandosi sulla scia del suo richiamo all'unità, Renzi ha

dato il via a una campagna pedagogica che punta a recuperare consensi tra deputati e senatori Democrat,

sia per convincerli ad approvare la legge elettorale prima della convocazione delle Camere riunite, sia per

trattenerli dal richiamo della foresta delle votazioni segrete, che portarono, meno di due anni fa, agli agguati a

Prodi e Marini e al naufragio del Pd.

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INTERVISTA 9 domande a Umberto Bossi deputato Lega «Se al Colle serve una donna vedrei bene la Finocchiaro» [F. MAE.] Batte le nocche contro il bancone in metallo della buvette di Montecitorio in attesa di un tramezzino al tonno.

Lunedì sera Umberto Bossi era ospite di Silvio Berlusconi per una cena a base di Quirinale. Lui si copre e

nega tutto: «Non c'è stata nessuna cena, io ero a mangiare in pizzeria, potete controllare, chiamate il gestore

del ristorante, ve lo dirà». Nella partita del Colle il Senatùr prova a sedersi al tavolo e a giocare con le carte

che gli sono rimaste, provano a tenerle coperte il più possibile: «Ci vorrebbe un candidato di centro-destra ma

ancora non c'è». E chi potrebbe essere? «La partita è ancora all'inizio. Ne parleremo in queste ore con gli

altri amici». A proposito, qual era il tema della cena ad Arcore? L'immunità? «Niente saccio». Non è che l'ex

premier finirà per votare il candidato di Renzi se si sentirà garantito nella sua agibilità politica? «Tu lo dici». E

secondo lei Berlusconi potrà accettare Prodi come capo dello Stato? «Spero proprio di no e credo che

neanche i suoi elettori lo accetterebbero mai. Nemmeno Renzi può permetterselo, finisce che gli italiani gli

sparano. Rimetterà un altro comunista, altrimenti finirebbe per spaccare il partito». Fosse per lei, Bossi, chi

manderebbe al Quirinale? «Io ci metterei Albertoni (Ettore Adalberto Albertoni, ex-consigliere

d'amministrazione Rai e membro del Csm in quota Lega ndr)». Ma una donna presidente della Repubblica

come la vede? «Bisogna vedere chi, alcune potrebbero aspirare al Colle». Pensa a qualcuna in particolare?

«La Finocchiaro è una abbastanza brava, mi dicono». Lunedì ha incontrato i 72 dipendenti della Lega che

rischiano il licenziamento. C'è modo di salvarli? «Basterebbe vendere una parte della sede di via Bellerio,

magari la zona di rappresentanza». È un pezzo della "sua" Lega, un immobile che ha voluto... «Ne parlo con

Salvini ora che torno su e vediamo come si mette. I lavoratori, giustamente, non vogliono andare a casa.

Cercheremo una soluzione».

Foto: Umberto Bossi (Lega Nord)

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Intervista Remo Girone: parlandone ho aiutato molti malati Il cattivo della "Piovra": il pubblico ha capito FULVIA CAPRARA ROMA Ieri mattina Remo Girone ha mandato a Emma Bonino un «sms di sostegno». In certi momenti, dice l'attore,

«ci vuole coraggio, e poi mi è molto piaciuta una cosa che ha detto, "io non sono il tumore, io lo combatto"».

Circa 20 anni fa lei ha vissuto la stessa esperienza: era all'apice della popolarità con «La piovra» tv, fu

costretto, per un periodo, a uscire di scena, ma non fece mistero di quello che le era accaduto. Perchè,

secondo lei, è giusto non nascondersi? «Ho sempre pensato che le cose sia meglio dirle, il tumore oggi è una

malattia curabile, ci passano in tanti, per questo mi fa piacere che la Bonino lo abbia detto». Anche se,

magari, c'è il pericolo di essere messi da parte? «Si, anche se c'è il rischio di strumentalizzazioni... a me

successe che un attore si mettesse a dire in giro, dopo avermi fatto visita in ospedale, che ero spacciato, per

fortuna non era vero... dopo queste cose fanno ridere, ma al momento no». Quanto le è costato aprirsi in una

fase della sua vita così delicata? «Qualunque sforzo è stato ripagato da quel signore che una sera, al teatro

di Zagarolo, venne a ringraziarmi. Pensavo fosse per lo spettacolo, invece mi voleva dire grazie perchè, dopo

avermi sentito parlare si era convinto ad andare dal medico e a farsi operare». Lei è andato oltre, diventando

testimonial della lotta al tumore. «Mi hanno chiamato dall'Airc, e ho accettato l'offerta con piacere, porto

avanti una campagna di sensibilizzazione, bisogna essere convincenti, il tumore è ancora un tremendo tabù».

Insomma, ha messo la sua bravura d'attore a disposizione della causa. «Appunto, e sa che cosa mi è

successo? Era appena uscito il film "Il gioiellino", sono andato a cena a Roma "da Otello", il ristorante

frequentato dalla gente di spettacolo. Qualcuno venne a farmi i complimenti, dicendomi che ero stato

bravissimo, pensavo parlasse del film, invece si riferiva alla campagna anti-cancro». Era il cattivo della fiction

più vista d'Italia, il perfido Tano Cariddi, fu difficile abbandonare il ruolo causa malattia? «Era un periodo in

cui la gente mi voleva un gran bene, non solo in Italia, in Russia "La piovra" era molto seguita, pensarono che

stessi malissimo...». Come andò esattamente? «Dopo la prima diagnosi, fui subito operato, e poi mi

aspettavano 3 cicli di chemio. Il mio medico, concluso l'intervento, mi disse che potevo, senza problemi,

andare a recitare in un film ungherese, poi avrei ripreso la fiction e, durante la lavorazione, avrei continuato a

fare la chemio» . E invece? «Ci furono questioni con l'assicurazione, arrivammo a un compromesso con la

produzione, riapparvi in video solo sul finale della "Piovra 9"».

Foto: Remo Girone

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L'AD DI FIAT CHRYSLER OTTIMISTA SUI CONTI. E QUANTIFICA L'IMPATTO DEI NUOVI POSTI INBASILICATA SULL'INDOTTO Fca, utile in Europa nel 2016 Marchionne: "Le assunzioni a Melfi vanno moltiplicate da sette a dieci volte" PAOLO MASTROLILLI INVIATO A DETROIT Pareggio operativo in Europa per il 2015, e forse utile nel 2016. Sono incoraggianti le prospettive che il ceo di

Fca Sergio Marchionne indica dal salone dell'auto di Detroit. Per realizzarle sarebbe utile che la Ue

abbandonasse l'austerità, come suggerito dal premier italiano Renzi. Tutto ciò potrebbe mettere Torino in

condizione di seguire la strada aperta a Melfi, dove sono riprese le assunzioni. Sullo sfondo, l'obiettivo di

diventare «il sesto produttore mondiale di auto». «Vediamo - ha detto Marchionne - cosa succede nel quarto

trimestre. Ci stiamo avvicinando quasi al pareggio europeo: nel 2015, a livello operativo, potrebbe esserci. Se

non siamo arrivati al break-even, ci siamo molto vicini. Con l'utilizzo di Melfi e degli stabilimenti italiani

prevediamo, in una maniera graduale attraverso il 2015 e 2016, che la situazione andrà in positivo piuttosto

velocemente. Non ci vuole molto». Marchionne spiega così il risultato raggiunto: «Alfredo Altavilla (direttore

operativo della regione Europa, Africa e Medio Oriente) ha fatto un grandissimo lavoro nella riduzione dei

costi della struttura, e quindi molto è dovuto a questo. Ma anche al fatto che fra Pomigliano, Melfi, Grugliasco

che continua ad andare bene, ci sono risultati positivi che hanno a che fare semplicemente con l'utilizzo delle

rete industriale italiana, che abbiamo messo al servizio di un'azienda globale. Più la utilizziamo, meglio

andranno i risultati. La cosa importante adesso è puntare sullo sviluppo della base industriale come fonte di

prodotti per la distribuzione internazionale. Senza il mercato americano, la realtà in Europa sarebbe stata

impossibile da mettere in piedi». Il ceo si aspetta anche effetti positivi dall'annuncio fatto lunedì: «So

benissimo che le mille persone che abbiamo portato a Melfi si trascineranno un numero moltiplicatore da

sette a dieci di altri posti di lavoro. Quindi parliamo di molte famiglie e persone che ne beneficeranno. Se

questo si potesse ripetere in tutti gli stabilimenti italiani, ci sarebbe un grande impatto. La cosa importante è

non arrendersi e andare a cercarsi il futuro fuori dai confini. L'Italia aveva soluzioni molto limitate per la crisi

dell'auto. Noi abbiamo avuto il coraggio, l'intelligenza e la perspicacia di andare fuori e trovarci questa realtà

americana, e cominciare a lavorare con i nostri colleghi qua per creare un mondo diverso». Ne ha tratto

vantaggi anche Torino, che «ha già beneficiato moltissimo dal rilancio dello stabilimento di Grugliasco, a cui

si abbineràMirafiori per lo sviluppo della gamma premium, specialmente nel caso di Maserati. Quindi

vedremo numeri simili eventualmente nello sviluppo della Maserati, andando avanti. La cosa importante è

non fare annunci senza avere i numeri dietro. Aspettiamo e basta: arriverà un pezzo alla volta, come abbiamo

fatto con Melfi». L'aiuto che Marchionne spera di ricevere dal governo e dalla Bce si riassume in due punti:

«Meno vale l'euro, meglio va per noi. E tassi bassi». Sull'ipotesi di un «quantitative easing» in Europa, sul

modello di quanto ha fatto la Fed negli Usa, aggiunge: «Il problema del bazooka è che una volta che uno lo

lancia, poi non c'è il secondo. Quindi se lo usa, lo deve usare bene: o funziona veramente, o rimaniamo con il

cerino in mano». Marchionne risponde anche a chi gli chiede come vedrebbe Draghi al Quirinale: «Mario dice

che non ci vuole andare». Di sicuro, invece, il semestre italiano alla guida della Ue è statomolto positivo:

«Renzi ha aiutato molto».

Foto: Ai vertici In primo piano Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler A destra Michael

Manley, presidente e Ceo del marchio Jeep

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3 domande a Roberto Cota ex presidente «Se assolvono loro vuol dire che assolveranno anche noi» [M.TR.] Roberto Cota, ex presidente della regione e segretario della Lega Nord, affronterà il processo Rimborsopoli

insieme alla stragrande maggioranza dei consiglieri regionali di centrodestra della scorsa legislatura. Il

processo, per chi non ha scelto il rito abbreviato è stato aggiornato al 26 gennaio. Ieri i pubblici ministeri

hanno chiesto l'assoluzione per sette consiglieri del centrosinistra, tra loro il segretario Pd Gariglio e il

vicepresidente della giunta, Aldo Reschigna. Secondo lei c'è un differente trattamento tra destra e sinistra?

«Se permette non entro nel merito delle decisioni della magistratura anche perchè non è stata emessa alcuna

sentenza e il rito abbreviato è ancora in corso». E se i consiglieri del centrosinistra non dovessero essere

condannati come reagirebbe? «Personalmente non sono una persona che è felice per le disgrazie altrui,

dunque non sono certo una che si augura le condanne penali». Davvero nessuna reazione? «Le ripeto: non

auguro il male e comunque se vengono assolti questo vuol dire che saremo assolti anche noi» .

14/01/2015 34Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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Il retroscena L'identikit del premier per il dopo: un arbitro saggio, non giocatore Alberto Gentili STRASBURGO Bocca cucita. Matteo Renzi non offre alcun indizio, non dà aiutini, tantomeno fa trapelare un

nome. Consapevole di giocarsi la partita della vita. A pag. 7 dal nostro inviato Bocca cucita. Matteo Renzi non

offre alcun indizio, non dà aiutini, tantomeno fa trapelare un nome. Consapevole di giocarsi la partita della

vita, di rischiare di fare la fine di Pier Luigi Bersani se tutti i tasselli del mosaico non andranno al loro posto, il

premier per ora si limita a tracciare l'identikit del nuovo capo dello Stato. «Di tempo ce n'è, decideremo tra il

31 gennaio e il 2 febbraio», fa sapere ai suoi che scalpitano.

CARTE COPERTE Che Renzi non abbia fretta di scoprire le carte, visto che soltanto a fine gennaio la partita

entrerà nel vivo, l'ha fatto capire lasciando l'emiciclo del Parlamento europeo. Ai giornalisti che gli chiedevano

come finirà per il Quirinale, ora che le dimissioni di Giorgio Napolitano sono questione di ore, il premier ha

risposto sarcastico: «Vedo che siamo sempre su temi europei. E comunque per il Quirinale hip hip urrà».

Punto e ciao. Però poco dopo, in conferenza stampa, Renzi non ha potuto dribblare l'ennesima domanda. E'

partito in frenata: «Chi verrà dopo Napolitano lo vedremo, è prematuro discuterne». Ha cercato di parlare

dell'attuale capo dello Stato più che del nuovo: «Napolitano è un grande presidente, un grande parlamentare

europeo, continuerà a fare sentire la sua voce. Sarà un grande servitore del Paese anche come senatore a

vita». Ma poi il premier ha sfornato l'identikit: «La Costituzione disegna un presidente arbitro e saggio, non è

lui il giocatore di una delle due squadre nel sistema italiano, come nel sistema tedesco, il presidente è un

arbitro che ha rilevanti responsabilità nella vita quotidiana e ne ha rilevantissime in alcuni momenti storici, per

cui dovremo individuare una personalità di grande livello». Insomma, arbitro, saggio e non un esponente di

partito. Ma

tra i suoi in molti scommettono che sia solo un modo per depistare. Per alzare una cortina fumogena. O, per

lo meno, soltanto un espediente per rinviare la questione. «In fondo Matteo ha soltanto detto che per

scegliere il Presidente bisogna rifarsi alla Costituzione», dice un ministro renziano di alto rango. Ministro che

offre anche un indizio sul metodo di lavoro che ha scelto il premier: «Il suo miracolo sarà quello di far vivere al

Pd la scelta del candidato al Quirinale come una scelta del partito e, allo stesso tempo, di far sentire a

Berlusconi e ad Alfano che questa scelta è ampiamente condivisa. Ma da qui alla vigilia della votazione

decisiva, la quarta, sono arcisicuro che non ci metterà neppure la testa: Matteo è veloce e sa che la velocità

l'aiuta, dunque sceglierà il candidato all'ultimo momento per evitare di bruciarlo». «Le faccio un esempio»,

continua il ministro, «se meno di due anni fa Bersani avesse tenuto coperto il nome di Marini fino alla quarta

votazione, ora Marini sarebbe al Quirinale.

I FRANCHI TIRATORI Aver tentato invece di farlo passare quando era necessaria la maggioranza dei due-

terzi ha armato i franchi tiratori e ha portato al disastro, poi replicato con Prodi». In quattro parole: «Non

bisogna avere fretta». «Questo è il classico caso in cui», aggiungono a palazzo Chigi, «per non fare danni è

meglio risolvere il problema solo quando il problema va risolto. Prima è pericoloso». La tattica attendista di

Renzi non ferma però i suoi colonnelli e peones. E oltre ai soliti Walter Veltroni, Anna Finocchiaro, Sergio

Mattarella, Pier Luigi Castagnetti(che costituirebbero a loro volta una sorta di short list tutta interna per aprure

alla sinistra), Pier Ferdinando Casini, Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan, Piero Fassino, Dario Franceschini

ecc. comincia a girare forte tra i dem, soprattutto a sinistra, il nome di Marta Cartabia. Cinquantuno anni,

cattolica di sinistra, docente di diritto costituzionale alla Bicocca e giudice costituzionale nominata da

Napolitano, la Cantarbia viene considerata adesso un «outsider di lusso». Perché donna, giovane (per salire

al Quirinale bisogna avere almeno cinquant'anni) e senza casacca di partito. Ma Renzi non esclude di

puntare su un esponente del Pd per compattare il partito e garantirsi gran parte dei 460 grandi elettori

democrat. E poi proporlo a Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Ma a palazzo Chigi crescono le

preoccupazioni per le mosse dei grillini e di Sel: il timore è che Grillo e Vendola possano puntare su Romano

14/01/2015 1Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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Prodi nelle prime tre votazioni e che questi voti crescano giorno dopo giorno. In quel caso per Renzi sarebbe

difficile stoppare il Professore, nonostante il niet granitico dell'ex Cavaliere. Ma così finirebbe in archivio il

Patto del Nazareno sulle riforme, con il forte rischio di veder naufragare il "Senato dei cento" e la fine del

bicameralismo perfetto. Che il premier come prima opzione punti a ricompattare il Pd l'ha fatto capire

indirettamente Maria Elena Boschi. Da giorni la minoranza bersaniana invocava il controllo preventivo

sull'Italicum. E ieri la ministra delle Riforme per la prima volta ha concesso un'apertura: «Dobbiamo riflettere,

vedremo...». Un modo per tenere agganciata la minoranza ed evitare che i ribelli comincino a pianificare e

organizzare agguati, visto che da 29 gennaio in poi il Parlamento in seduta comune voterà a scrutinio segreto

il successore di Napolitano.

LE CONTRO-TRATTATIVE Al Nazareno c'è anche chi non esclude, se la trattativa nel Pd si rivelasse troppo

complessa e insidiosa, «con Bersani & C. impegnati soltanto a far saltare il Patto con Berlusconi», che alla

fine Renzi punti su un candidato super partes. Come Marta Cantarbia, appunto. O su un nome di un

esponente politico più esperto, ma non riconducibile al Pd. Opzione quest'ultima che risulterà probabile se la

trattativa con la minoranza dovesse balbettare come ha balbettato finora. «Ma potete stare certi», dice un

collaboratore di Renzi, «che Matteo tra riforme elettorale e costituzionale e con il vertice bilaterale con la

Merkel a Firenze il 22 e 23 gennaio, avrà molte altre cose cui pensare...». Fino a lunedì 2 febbraio, il giorno

della quarta votazione a maggioranza assoluta.

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L'intervista Pinotti: più militari per la sicurezza Silvia Barocci Torneranno 4.250, e forse anche più, i militari che sorveglieranno obiettivi sensibili. A pag. 13 Torneranno ad

essere 4.250 e «se necessario anche di più» - gli uomini delle Forze Armate che sorveglieranno aeroporti,

scuole ebraiche, ambasciate e tutti quegli obiettivi sensibili individuati da prefetti e questori nel momento di

massima allerta antiterrorismo. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti annuncia un rinnovato impegno alla

luce dei fatti di Parigi e una rivisitazione del progetto "strade sicure" che dal primo gennaio era stato ridotto a

3mila unità: «Laddove le Forze armate possono essere utili per liberare le forze di polizia impiegate nel

presidio e nel pattugliamento del territorio, la disponibilità è massima». La previsione di più uomini arriverà

presto in consiglio dei ministri, assieme alle nuove misure antiterrorismo messe a punto dal ministro

dell'Interno Alfano. Ministro, è così immotivato che alcuni chiedano di rivedere Schengen dal momento che

coloro che si avvicinano alla jihad sono spesso cittadini comunitari, immigrati di seconda o terza generazione,

indottrinati via web? «Ripristinare i blocchi tra i nostri confini è un cedimento pericoloso, che non risolve il

problema della sicurezza. Vanno individuati e seguiti coloro che sono pericolosi. In questo senso c'è bisogno

di un maggiore scambio di informazioni anche sulle liste dei passeggeri, vanno chiusi i siti web che fanno

proselitismo e si devono poter ritirare i passaporti delle persone sospette. Il rischio non va sottovalutato. Ma

allo stesso tempo è necessario attuare queste misure senza negare gli spazi di libertà per tutti». Eppure le

informazioni tra i paesi europei circolano poco ed è sconcertante che i francesi non abbiano preso in

considerazione l'allerta algerina. «Il presidente Hollande ha detto che bisogna verificare: non mi permetto di

dare giudizi. Certo, gli elementi di evidente criticità emergono anche solo leggendo le cronache. Il problema

non è solo la condivisione delle informazioni ma anche l'operatività funzionale, come le informazioni poi

vengono utilizzate». Se vediamo le mappe del terrore globale, balza agli occhi la presenza di non-Stati, come

ad esempio la Siria e l'Iraq, ma anche di situazioni di caos come in Libico. La difesa europea resta un'utopia?

«Resta un obiettivo sempre evocato ma poco raggiunto perché gli strumenti normativi sono molto deboli.

Serve una motivazione politica forte. Più costruiamo la difesa europea più la Nato ha un interlocutore forte e

coeso. Più la minaccia diventa globale come quella dell'Isis, di al Qaeda, Boko Aram e altre formazioni più è

insensato rispondere come singoli Stati». Una risposta che fino ad oggi sembra non aver prodotto grandi

risultati. «Abbiamo a che fare con terroristi di seconda e terza generazione. Il potere del web di rilanciare

immagini di morte che per alcuni diventano motivo di emulazione o volontà di rivalsa verso l'occidente è

spaventoso. Il 10 per cento dei foreign fighters arriva dall'Europa. Il nostro Paese ha fatto una scelta precisa

di partecipazione alla guerra e all'Isis. Attualmente sono poco meno di 200 gli uomini inviati in Iraq con il

compito di addestrare i combattenti curdi e iracheni, fornire armi e supporto aereo. Nel corso dell'anno

arriveremo a circa 500 uomini. Stiamo inoltre sostenendo lo sforzo contro il terrorismo di altri Paesi come

l'Egitto, la Tunisia e la Giordania con la fornitura di addestramenti, mezzi e formazione. Ci auguriamo che la

riunione che si terrà oggi a Ginevra con l'inviato dell'Onu, Leon, possa creare le condizioni per aiutare la

Libia. Diversamente non è possibile intervenire» Non c'è stata alcuna sottovalutazione? Per esempio con i

tagli alla Difesa italiana? «In realtà sono stati tagli contenuti e ragionati, alcuni dei quali risalenti nel tempo ed

oggetto di revisione. Per il 2014 si è trattato di 400milioni di euro, destinati a contribuire al finanziamento della

misura di sostegno agli 80 euro. Ricordiamo però che questo governo ha contribuito a recuperare i fondi per

sbloccare gli stipendi del comparto sicurezza e difesa bloccati dal 2011». E per quanto riguarda l'operazione

"strade sicure"? «Il pattugliamento misto polizia-carabinieri potrebbe essere rivisto in favore di un aumento

della vigilanza delle Forze Armate sugli obiettivi sensibili. Ripristinare il numero originario di 4.250? Se serve

anche di più ».

Foto: MINISTRO Roberta Pinotti

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IL RETROSCENA Grandi elettori regionali: 34 al centrosinistra, 24 al centrodestra AL VIA LE PROCEDURE PER LA DESIGNAZIONE DEI CONSIGLI TRA I DEM PERÒ RISCHIANO DIARRIVARE MOLTI ANTIRENZIANI Antonio Calitri Appena ufficializzate le dimissioni di Giorgio Napolitano, tutti i 20 consigli regionali devono essere convocati

per eleggere entro i successivi 15 giorni i rappresentanti delle regioni per la partecipazione al voto del

prossimo Presidente della Repubblica. Si tratta di 58 grandi elettori regionali, tre per ogni regione ad

esclusione della Valle d'Aosta che ne elegge solo uno; questi si aggiungono a deputati, senatori e senatori a

vita e possono modificare gli equilibri. Dei tre grandi elettori regionali, di solito ne vengono attribuiti due alla

maggioranza, quasi sempre presidente del consiglio regionale e governatore, e uno all'opposizione. Per la

seconda elezione di Napolitano, nel 2013 i grandi elettori regionali erano divisi esattamente a metà, 29 per il

centrosinistra e per il centrodestra. CAMBIO DI FRONTE In questi 21 mesi trascorsi dalla rielezione dell'aprile

2013, sono stati rinnovati ben sei consigli regionali, cinque dei quali con un capovolgimento della

maggioranza passata dal centrodestra al centrosinistra. Fatta eccezione dell'Emilia Romagna già nelle mani

del centrosinistra, sono cambiate le maggioranze di Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Calabria, Sardegna e

Abruzzo, che modificheranno la composizione dei grandi elettori in 34 per il centrosinistra contro 24 per il

centrodestra. Un risultato che sulla carta dovrebbe portare un differenziale di 10 elettori per il Pd e per il

candidato presidente di Matteo Renzi. Ma non è detto che sia esattamente così e ci potrebbe essere

addirittura un deficit rispetto alla scorsa tornata. Già, perché fatta eccezione per il Friuli Venezia Giulia dove è

stata eletta alla presidenza della regione la franceschiniana ed ora renziana di ferro Debora Serracchiani,

sulle altre regioni c'è un grande punto interrogativo e lo stesso vicesegretario dei democratici Lorenzo Guerini

non mette la mano sul fuoco per il voto dei governatori, men che meno per i secondi eletti. In Sardegna c'è il

professor Francesco Pigliaru che da professore più che da politico, conserva la sua indipendenza

intellettuale. Non risponde a Renzi sicuramente il nuovo governatore della Calabria Mario Oliverio, che si è

candidato alle primarie sostenuto da bersaniani e dalemiani e ha sconfitto proprio il candidato del premier

Gianluca Callipo, prima di battere la berlusconiana Wanda Ferro alle regionali. In Piemonte a guidare la

regione e la truppa della delegazione quirinalizia c'è Sergio Chiamparino che è sì un renziano, seppur della

seconda ora, ma anche lui negli ultimi anni ci ha abituati a scatti d'indipendenza rispetto alle decisioni del

partito democratico, da chiunque questo fosse guidato. In Abruzzo poi come governatore c'è quel Luciano

D'Alfonso che l'anno scorso si è imposto vincendo le primarie con il 76% sia al partito che soprattutto a Renzi

che non era convinto della sua candidatura a causa dell'imputazione in appello che aveva in corso, seppur

dopo essere stato assolto in primo grado per una vicenda legata alla sua esperienza di sindaco di Pescara.

VECCHIA GUARDIA PD Senza dimenticare la stessa Emilia Romagna dove è vero che non è cambiata la

maggioranza ma il nuovo governatore Stefano Bonaccini nasce come bersaniano, è diventato renziano

durante le primarie per l'elezione del segretario del Pd ma durante la campagna per le regionali ha riallacciato

i rapporti con gran parte della vecchia guardia del partito, da Pier Luigi Bersani a Vasco Errani e scendendo,

a tutti i funzionari ex Pci, Pds, Ds del territorio. INCOGNITA FITTIANI A tutto questo poi, nelle regioni che

hanno cambiato la maggioranza, il rappresentante del centrodestra potrebbe non rispondere a Silvio

Berlusconi ma a Raffaele Fitto che sta lavorando alacremente per rimpinguare la squadra dei frondisti. E

sempre l'ex ministro sta lavorando per conquistare altri elettori che non rispondano al patto del Nazareno in

diverse regioni, a partire dalla Campania dove il secondo nome del centrodestra dopo il governatore Stefano

Caldoro dovrebbe essere suo. Infine c'è la Puglia dove non è cambiato il governo ma Renzi e il Pd

potrebbero perdere un voto. Nel 2013 infatti, nell'indecisione di optare per il parlamento o la regione, Nichi

Vendola restò fuori dai grandi elettori, cosa che questa volta non ha nessuna intenzione di ripetere.

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Presidente della Camera presiede l'assemblea

Come si eleg ge il presidente della RepubblicaCome si eleg ge il presidente della Repubblica6721.00931558505630 2 voti voti ANSA deputati Presidente del Senato MAGGIORANZA NECESSARIA grandi elettori 6senatori

a vita senatori elettivi rappresentanti delle Regioni PRIME TRE VOTAZIONI Due terzi dei componenti

dell'Assemblea DALLA QUARTA VOTAZIONE

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IL RETROSCENA Ora Hayat si è unita all'Isis catturarla sarà impossibile LA REGIONE SIRIANA IN CUI LA LATITANTE SI È RIFUGIATA È CONTROLLATA DAGLI UOMINI DELCALIFFATO Cristiano Tinazzi Hayat Boumeddienne, la moglie del terrorista Amedy Coulibaly, sparita nel nulla ai confini con la Siria

sarebbe entrata in una delle zone controllate dall'Isis. Le sue ultime tracce sono state rilevate nella cittadina

di Sanliurfa, situata a una sessantina di chilometri dalla frontiera turco-siriana. La zona è stata nei mesi scorsi

al centro degli interessi della stampa internazionale per l'attacco dell'Isis contro la cittadina curda-siriana di

Kobane. La provincia di Sanliurfa è una zona popolata in maggioranza da arabi e curdi e l'intelligence di

Ankara aveva già segnalato nei mesi scorsi la presenza di diverse cellule dello Stato Islamico operanti sul

territorio e mescolate al milione di sfollati siriani che vivono nella zona. UNO SNODO IMPORTANTE

Nell'ottobre 2014 proprio a Sanliurfa un gruppo criminale legato all' Isis tenta di rapire Abu Issa, nome di

battaglia di un importante leader del Free Sirian Army, appena rientrato dai combattimenti per la difesa di

Kobane. Sempre nel mese di ottobre la polizia turca scova nell' adiacente provincia di Gaziantep un deposito

contenente una ingente quantità di esplosivo e un ventina di corpetti, altro segno della presenza di gruppi

terroristici pronti a colpire con attentatori suicidi. La zona di Sanliurfa è uno snodo importante per raggiungere

sia Akackale che Tall Abyad, anch'essa sotto il controllo degli uomini del califfo Abu Bakr Al Baghdadi, e da lì

arrivare a Raqqa, la capitale dello Stato Islamico. La fuggitiva Hayat Boumedienne sarebbe quindi

presumibilmente entrata in territorio siriano lungo questa zona insieme a Mehdi Belhoucine, un francese di

ventitré anni, già noto ai servizi francesi. L'11 luglio 2014, il tribunale di Parigi aveva condannato il fratello

Mohamed Belhoucine a due anni di prigione, di cui uno con la condizionale, per la sua partecipazione a una

filiera di invio di combattenti nella zona tra Pakistan e Afghanistan. Negli scorsi mesi Ankara ha rafforzato la

sicurezza sia negli aeroporti che lungo gli oltre 900 chilometri di frontiera con la Siria. Ma non basta. Altre

decine di migliaia di persone sono tranquillamente riuscite a passare per andare a combattere in territorio

siriano. Tra loro molti hanno raggiunto le brigate ribelli che combattono contro Assad, altri invece

organizzazioni terroristiche come Jabhat Al Nusra (legata ad Al Qaeda) e l'Isis. E tanti altri sono poi rientrati

sul territorio turco utilizzandolo come retrovia o tornando nei propri Paesi europei d'origine dopo essersi

addestrati ed aver appreso tecniche di guerriglia. SPARITA PER SEMPRE Mentre i fratelli Kouachi erano

certamente affiliati al ramo yemenita di Al Qaeda, Amedy Coulibaly prima di morire ha più volte dichiarato la

sua appartenenza all'Isis. Vera o falsa che sia questa sua auto-attribuzione, a questo punto appare

verosimile che quantomeno la sua compagna sia stata aiutata a fuggire dalla rete internazionale del Califfato.

Hayat Boumeddienne è ormai al sicuro in Siria e difficilmente tornerà in Europa. L'errore fatto dalla polizia

francese, che la riteneva insieme al marito, durante la fase del sequestro degli ostaggi all'interno del

supermercato di prodotti ebraici a Parigi, le ha permesso di muoversi in maniera indisturbata in Turchia e poi

di sparire forse per sempre nel caos siriano.

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Cucù Perché Parigi val bene tre dissensi Marcello Veneziani Ma i francesi nativi e adottivi che sono scesi in piazza nel nome degli Immortali Principi, avevano a mente che

dalla Rivoluzione francese nacque non solo la Libertà ma anche il Terrore? Quanto di quello spirito giacobino

che portò ai genocidi e alla ghigliottina ha alimentato il fanatismo degli islamici allevati da noi? È stato bello

vedere il mondo unito nel cordoglio e nell'orrore in un fronte unico contro il terrore. Peccato solo per tre cose.

La prima: molti tra quei capi di Stato ed ex che sfilavano non hanno avuto solo la colpa di essere stati

indulgenti coi terroristi islamici ma hanno fatto di più: hanno spianato loro il terreno, aiutando le primavere

arabe, usando talebani e invasati per i loro interessi momentanei, rovesciando gli unici argini locali al

terrorismo, vale a dire i regimi dei Saddam e dei Gheddafi, dei Mubarak fino ad Assad. Poi, è stato indecente

escludere dai cortei il Front National, il movimento che ha suonato per primo l'allarme islamico in Francia e ha

invocato il risveglio della civiltà europea, senza peraltro mai offendere la religione islamica. A questo

proposito, infine, lasciatemi dire che non sottoscrivo il «Je suis Charlie». Ho visto vignette blasfeme verso il

Dio biblico e cristiano prima che islamico e mi chiedo: ma perché è reato offendere alcuni orientamenti

sessuali, storici e politici e invece è permesso e glorioso offendere in modo così bestiale fedi, popoli e

religioni millenarie? Difendiamo le loro vite, non le loro vignette.

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il retroscena Siederà al Senato nel gruppo misto e non nel Pd L'ultima minaccia di Napolitano: «Darò ancora il mio contributo» Alle 10 firmerà il documento per l'addio, alle 12 la cerimonia ufficiale nel cortile Massimiliano Scafi Roma E che farà adesso? «Passeggerò». Chissà, magari è proprio così, dopo l'abdicazione avrà più tempo,

forse farà davvero qualche camminata in più. Ma Giorgio Napolitano non andrà ai giardinetti, non farà il

pensionato, non si siederà su una panchina, non si dedicherà agli studi e alle riflessioni. Scordatevi

Ratzinger, cancellate il Cossiga silente dopo l'addio al Colle. «Darò ancora il mio contributo, resterò vicino

agli sforzi degli italiani», promette infatti il capo dello Stato uscente. «Continuerà a fare sentire la sua voce.

Sarà un grande servitore del Paese anche come senatore a vita», spiega Matteo Renzi. Sarà un ex

ingombrante. Si iscriverà al gruppo misto e non al Pd, interverrà, parlerà di riforme e tra qualche giorno dal

suo scranno parlamentare voterà pure l'Italicum e per il nuovo capo dello Stato. La sua second life sta per

cominciare. Stuzzichini, pollo piccante e un dolce a forma di Colosseo glassato. La festa è pronta, il macellaio

del rione Monti ha organizzato tutto e la signora Clio ha già fatto un sopralluogo nell'appartamento di via dei

Serpenti. Sulla piazza, di fronte al Quirinale, una bambina lo ferma e gli chiede se è contento di tornare a

casa. Lui sorride. «Certo che sono contento, il momento è arrivato. Qui si sta bene, è tutto molto bello, ma è

un po' come una prigione. Si sta troppo chiusi, si esce poco». Una prigione, e in questa parola c'è tutto il

sollievo per una decisione non più rimandabile dopo nove anni, per il peso dell'età e degli acciacchi e il

progressivo venir meno del motivo politico della sua clamorosa rielezione, un paio d'anni fa. Adesso dal suo

punto di vista la situazione politica si è stabilizzata, quantomeno non sta franando tutto, e le riforme sono

avviate. Certo, c'è ancora parecchio da fare, come dice in uno degli ultimi messaggi. «Mi auguro che il Paese

sia unito e sereno. Viviamo in un mondo molto difficile, abbiamo visto cosa è successo in Francia. Siamo

incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi però, insomma, sempre attenti a stare in guardia e a

non fare allarmismo, dobbiamo essere consapevoli, pur nella libertà di discussione politica e di dialettica

parlamentare, della necessità che l'Italia sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti più

critici, la sua fondamentale unità». Ieri i saluti, oggi la cerimonia dell'addio. Alle dieci andrà nello studio alla

Vetrata, quello delle consultazioni e degli incontri ufficiali, e firmerà un documento di due righe. Una copia

verrà messa agli atti, le altre le consegnerà il segretario generale Donato Marra «per le vie brevi», cioè

personalmente, a Grasso, Boldrini e Renzi. Dopo un atto ricognitivo, il governo farà pubblicare il decreto sulla

Gazzetta Ufficiale. A mezzogiorno Napolitano scenderà nel cortile dove un reparto renderà gli onori militari e

suonerà l'Inno di Mameli e il comandante dei corazzieri gli consegnerà lo stendardo presidenziale. A quel

punto Re Giorgio lascerà «la prigione».

I numeri3.166 IgiornitrascorsidaGiorgioNapolitano al Quirinale: dal 15 maggio 2006 quando fu eletto fino a oggi 5 I

presidenti del Consiglio nominati durante la sua permanenza al Colle: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi

12 Lelegislature passate in parlamento (10 alla Camera e due al Senato) da Napolitano. Eletto la prima volta

nel 1953

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INTERVISTA SCENARI POLITICI Corrado Passera l'intervista » «Ecco il mio nuovo partito alternativo a Renzi e Salvini» Il leader di «Italia unica» scende in campo, il 31 gennaio l'assemblea fondativa: «Starà nell'area liberalepopolare Non è un terzo polo di centro». Il debutto alle Politiche Antonio Signorini Roma Dal «cantiere» spunterà un partito vero. Con «porte» che sono sezioni e organismi dirigenti. Corrado

Passera scioglie le riserve. Il 31 gennaio, ci sarà l'assemblea fondativa e Italia Unica punterà dritta verso le

elezioni. Starà nell'area «liberale popolare», ma non cercherà alleanze. Per ora. E sul Quirinale avverte:

«Guai a scegliere con il criterio che non deve fare ombra a Renzi». Perché fondare un partito adesso? «Non

si può chiedere agli italiani di farsi rappresentare dal Pse o Salvini». Ma oggi la fiducia degli elettori verso i

partiti è al minimo.. «Proprio per questo. Se c'è un momento in cui bisogna investire in una partito è proprio

adesso. Bisogna creare un luogo di partecipazione che oggi non c'è e la Costituzione dice che il partito è lo

strumento per partecipare». Ma perché un altro? «Non è pensabile usare uno dei partiti esistenti. Non è

ragionevole pensare che Forza Italia o Ncd, Udc, diventino partiti maggioritari». Per questo ci sono le

alleanze. Anche perché è difficile che Italia Unica diventi maggioritario... «Ma sappiamo anche in cosa

finiscono i cartelli elettorali. In niente. Se si mettono insieme partiti con classi dirigenti che si odiano e

programmi incompatibili, tutto finisce in una spartizione delle cariche». Un partito del leader? «Non sposiamo

il populismo di chi pensa che i leader debbano parlare a un popolo fatto di singoli isolati. Crediamo nelle

associazioni, in una democrazia ricca e articolata. La vera leadership è creare altri leader» Non c'è niente di

quello che ha fatto Renzi che possa andare bene? «Abbiamo passato un anno parlando di riforma del Senato

e il risultato è un'assemblea in mano ai consigli regionali. A parlare di legge elettorale e saremo l'unico Paese

al mondo che dà il quindici per cento di premio a un partito che ottiene una minoranza di voti. Abbiamo

buttato un semestre europeo. È un brutto sogno». Sarà un partito di centro? «Centrista? Se lo dimentichi. Il

centro non esiste. Le democrazie moderne hanno due forze alternative a vocazione maggioritaria che

rappresentano da una parte il mondo liberale e popolare, dall'altra quello socialista. Guai a pensare al terzo

polo». Eppure lei è stato tirato in ballo per diversi progetti centristi, dalla Cosa bianca di Todi in poi... «Todi

doveva servire a fare partecipare il mondo cattolico, che si è dimostrato troppo allargato per restare unito. Poi

rifiutai l'offerta di Monti. Un cartello elettorale che non puntava alla creazione di un partito, privo di un

programma adeguato e coraggioso». Cosa succederà il 31 gennaio? «Ci diamo uno statuto, un codice etico,

una direzione. Nominiamo gli organi operativi, tiriamo su le nostre bandiere di programma, con l'idea di

prepararci alle Politiche». Vi presenterete alle elezioni locali? «Non alle Regionali perché non crediamo alle

regioni, andrebbero cancellate. Parteciperemo, dove ci sono i presupposti, alle Comunali. Aiuteremo sindaci

in gamba e liste civiche». Per le Politiche cercate alleanze? «Saremo, chiarissimamente, alternativa a Renzi

e a Salvini, anche perché i partiti di centrodestra, di fatto, appoggiano Renzi. L'alternativa va costruita»

Farete nomi per il Quirinale? «Facciamo il bene del Paese se concordiamo le caratteristiche del Presidente

della Repubblica. Siamo in una situazione così difficile che il Capo dello Stato dovrà essere un signore molto

indipendente, molto autorevole, sia in Italia sia all'estero, dotato di grandissima competenza ed esperienze

istituzionale. Se si applicano questi criteri restano in pochi. Se vogliono un presidente che non faccia ombra

al premier, l'offerta è infinita». Dal profilo che ha tracciato viene in mente Romano Prodi. «Partiamo da quei

quattro criteri e avremo il presidente che ci vuole».

Le criticheGOVERNO FLOP

La riforma del Senato è solo un'assemblea dei consigli regionali Abbiamo buttato il semestre europeo È un

brutto sogno

Foto: EX MINISTRO Corrado Passera, leader di «Italia unica»

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la stanza di Mario Cervi Il Papa sul terrorismo è netto. Ma non può dire io sono «Charlie» Mario Cervi Egregio dottor Cervi, un cattolico osservante che non ama Bergoglio rivolge a un illustre giornalista non

credente, che lo ha definito «un grande Papa» una semplice domanda. Premesso che la strage di Parigi

aveva inequivocabili motivazioni religiose questo Pontefice, dopo aver celebrato una Messa di suffragio

semiclandestina in una cappelletta, si era limitato a delegare ad un portavoce vaticano la lettura di una

generica dichiarazione di tre righe in cui la parola Islam nemmeno compariva. Di conseguenza all'Angelus di

domenica 11 gennaio tutti ci aspettavamo da lui una dichiarazione di condanna meno reticente. Viceversa

abbiamo udito soltanto una curiale dissertazione sullo Spirito Santo. Con tutto il rispetto, visto anche che la

persona del Papa cattolico è al primo posto nella «lista nera» dei terroristi islamici, le chiedo: secondo lei

quale è la vera causa di questo imbarazzante silenzio? Sottovalutazione? Eccesso di prudenza? Debolezza?

Cedimento? Opportunismo? O solo umana pavidità? Alberto Giovanardi Biella Caro ingegnere, potrei

cavarmela opponendo alle sue parole di forte critica a Papa Bergoglio le parole di condanna della strage che

lo stesso Bergoglio ha pronunciato rivolgendosi ai diplomatici accreditati presso la Santa Sede. Ma lei

potrebbe a sua volta obbiettare che la condanna è stata troppo generica e astratta, ed ha evitato riferimenti

precisi alla crudeltà della fatwa musulmana. Rinuncio dunque ad ogni polemica. Ma una volta tanto cedo

anch'io, occupandomi di un Papa che mi piace, a un po' di dietrologia. Me l'hanno ispirata molti lettori che, pur

esprimendo orrore per la carneficina di Parigi, hanno voluto precisare di non sentirsi per niente solidali con le

idee di Charlie Hebdo . Il Papa non poteva che unirsi, con tutta la sua autorità spirituale, al coro degli

sdegnati. Ma senza far proprio il motto delle manifestazioni popolari «je suis Charlie Hebdo». Perché Charlie

Hebdo dedicava scritti e vignette blasfemi e dai fedeli giudicati ripugnanti a tutte le religioni, Maometto ma

anche la Madonna o la Santissima Trinità. Capirei il Papa se non se la fosse sentita di proclamare anche lui

«je suis Charlie Hebdo». Aggiungo tuttavia che personalmente non avrei esitato, date la circostanze, a

identificarmi nel settimanale coperto di sangue eppure prodigiosamente risorto. Confermo inoltre la mia

convinzione che Francesco sia un grande Papa.

14/01/2015 30Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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L'angolo di Granzotto Non è Salvini «l'islamologo» d'accatto Paolo Granzotto Caro Granzotto, siamo in piena confusione! Dopo la carneficina di Charlie Hebdo due schieramenti si

contrappongono: quello maggioritario che esclude la matrice islamica («terrorismo») e quella minoritaria che

la include preminentemente (jihadismo). Ma c'era bisogno che Matteo Salvini sostenesse quest'ultima (alla

quale mi associo) dicendo che l'estremismo musulmano scaturisce da un errata interpretazione della Torah ?

Che ci azzecca l'islam con la Torah ? Gianni Luciani e-mail Della affermazione di Salvini so solo lo sberleffo

che ne fece Travaglio: «Il noto islamologo Matteo Salvini che spiega come l'estremismo musulmano derivi

"da un'errata interpretazione della Torah " (il libro sacro degli ebrei che lui confonde col Corano )». Ma va? A

parte il fatto che equivalendo a Pentateuco è sacra anche ai cristiani, la Torah con il Corano ci azzecca

eccome. Sura "La Giovenca", versetto 285: «Il Messaggero crede in quello che è stato fatto scendere su di lui

da parte del suo Signore, come del resto i credenti: tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei

Suoi Messaggeri. Non facciamo differenza alcuna tra i Suoi Messaggeri». Capito? L'islam riconosce e fa sua

(«Non facciamo differenza alcuna») la parola biblica, dalla Genesi fino a Gesù. Nel Corano c'è la creazione,

l'albero della conoscenza, il diluvio universale, Mosè, il mar Rosso che si apre, le tavole della legge, il vitello

d'oro, Abramo, (che pone la «pietra nera» della kaaba, il luogo più sacro dell'islam!): tutto, insomma.

Riconosce e venera Maria come Gesù, un profeta, un «messaggero» che ha portato la rivelazione così come

fece Maometto, l'ultimo dei profeti, il «sigillo». Tutte cose non estranee a Salvini ma ignote allo spiritoso

Travaglio (è proprio contando sull'ignoranza, sul pressapochismo travagliesco, caro Luciani, che i

multiculturalisti dei miei stivali seguitano impunemente ad affermare che il Corano è libro di pace e di

tolleranza).

14/01/2015 30Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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Boldrini: fondamentalismo sottovalutato se è lontano L'intervista «La comunità internazionale ha per molti anni trascurato il fenomeno. Oggi, dopo la strage diParigi e soprattutto dopo la grande marcia, vedo che sta finalmente emergendo una consapevolezza nuova»«In Nigeria stragi da dieci anni ma sempre ignorate Musulmani moderati prime vittime, guai a isolarli»Antisemitismo «È grave e triste che molti ebrei stiano lasciando l'Europa perché la loro sicurezza è a rischioDobbiamo stringerci attorno a loro facendo sentire la solidarietà e la rassicurazione GIOVANNI GRASSO "Il terrorismo fondamentalista è una minaccia globale. E, in tempi di globalizzazione e di interdipendenza, non

possiamo pensare di trattarlo come se fosse solo un problema degli europei o degli occidentali». La

presidente della Camera Laura Boldrini, per la sua passata esperienza nell'ufficio per i rifugiati dell'Onu,

conosce in profondità la situazione nelle aree di crisi. E spiega: «La comunità internazionale ha per molti anni

sottovalutato il fenomeno, pensando che sarebb rimasto lontano. Oggi, dopo la strage di Parigi e soprattutto

dopo la grande marcia, vedo che sta finalmente emergendo una consapevolezza nuova, che fa ben sperare

che si sia intrapresa la strada giusta. Dopo la condanna, però, bisogna anche cercare di risolvere il problema

laddove si sviluppa». Presidente Boldrini, lei parla di sottovalutazione del fenomeno dell'estremismo islamico.

Perché? Boko Haram, con tutto il suo carico di sanguinari attentati contro i cristiani, è attivo in Nigeria fin dal

2002, nel silenzio generale dei media occidentali. In Siria sono quasi quattro anni che c'è la guerra.

Inizialmente era un conflitto tra il presidente Assad e i gruppi di opposizione, poi pian piano è scivolato verso

qualcosa di molto diverso e minaccioso: il Califfato dell'Is. Che, come biglietto da visita per l'Occidente, ha

cominciato a tagliare le teste a giornalisti e operatori umanitari.. Due anni e mezzo fa ero alla frontiera tra

Giordania e Siria: tanti rifugiati ci avevano riferito della presenza in Siria di militari stranieri ben equipaggiati

che si imponevano sul territorio.. E ancora: qualche giorno fa ho ricevuto a Montecitorio l'ex presidente della

Tunisia Moncef Marzouki. Sa quali sono state le sue parole? «Solo ora che decapitano i vostri giornalisti, vi

siete accorti dei rischi. Nel nostro Paese ci sono giovani che si stanno arruolando nelle file dell'Is, perché

vedono nella nel fanatismo l'unica forma di riscatto di un'esistenza altrimenti condannata alla miseria, alla

marginalità, alla mancanza di futuro». Che cosa significa questo, secondo lei? In molte periferie del mondo,

contrassegnate dalla povertà assoluta, è molto più agevole per il terrorismo reclutare manovalanza tra i

giovani senza lavoro e senza speranza. È quello che accade da noi con le mafie, che si avvantaggiano delle

condizioni difficili del territorio e della mancanza di alternative legali. In Nigeria, per esempio, arruolarsi in

Boko Haram significa anche avere da mangiare tutti i giorni. Non dobbiamo sottovalutarlo. E dobbiamo fare di

più per sostenenere quei governi che offrono garanzie di pluralismo e di rispetto dei diritti e che senza l'aiuto

internazionale difficilmente riusciranno a reggere l'urto contro l'estremismo. E' nostro interesse occuparcene.

A proposito di Nigeria, l'arcivescovo di Agrigento monsignor Montenegro, ha parlato proprio oggi [ieri per chi

legge, ndr ] di morti di serie B. Sono d'accordo. Il 9 gennaio ho diramato una nota di condanna dell'ultima

strage di Boko Haram nella città di Baqa e sto inviando una lettera alla Camera dei Rappresentanti per

esprimergli condanna e solidarietà per le tante vittime. Nella difficoltà di reperire notizie in uno Stato

destabilizzato, si parla di 2.000 morti, con i cadaveri lasciati per strada e migliaia di profughi terrorizzati in

fuga verso il Ciad e verso il Camerun. Sono ormai svariate migliaia le vittime di Boko Haram e un milione e

mezzo i profughi nigeriani, che scappano dal terrore. Per non parlare dell'orrore delle bambine di dieci anni

trasformate in bombe umane, costrette a morire e a uccidere. A livello politico dobbiamo renderci conto che il

terrorismo non conosce frontiere: nasce in un luogo e poi, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, può

diffondersi e colpire ovunque. Per questo anche la risposta deve essere commisurata alla portata della

minaccia globale. Che cosa risponde a chi, anche in casa nostra, sostiene che non esiste un Islam moderato

e che prima o poi tutti i musulmani saranno pronti a colpirci? Credo che arrivare a queste conclusioni sia il

miglior regalo che si possa fare al terrorismo di matrice islamica, che ha tutto l'interesse a portare dalla

propria parte tutti quei musulmani che invece vogliono vivere e lavorare in pace e nel rispetto di tutti. Le cifre

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parlano chiaro: numericamente parlando, le prime vittime dell'Is sono quei musulmani che non si piegano a

chi vuole tramutare la loro religione in uno strumento di dominio temporale. Chiunque sostiene il contrario non

conosce la realtà o, peggio, fa finta di non conoscerla per strumentalizzare gravi vicende a fini elettorali

interne. Mi ha rassicurato vedere che non la pensa così Hollande, non la pensa così Angela Merkel, non la

pensano così i tanti grandi leader mondiali che fanno i dovuti distinguo, non la pensano così papa Francesco

e tutti i vescovi. Non credo che siano tutti degli sprovveduti.... Nelle città europee c'è il rischio che nascano

fenomeni di ostilità e rigetto nei confronti dei musulmani? Il rischio c'è e bene ha fatto la Merkel, che ha

partecipato a una marcia a Berlino contro il terrorismo promossa dalle organizzazioni islamiche tedesche, a

dare un segnale forte e chiaro: le responsabilità penali, come dice anche la nostra Costituzione, sono

personali. E non possono essere mai attribuite a gruppi sociali, etnici o religiosi. Peraltro voglio dare atto alla

maggioranza dei musulmani residenti in Francia e più in generale in Europa di aver condannato il terrorismo

con parole inequivocabili. Anche in Italia lo sdegno è stato fortissimo. È del resto interesse dei musulmani

stessi non essere accomunati con chi alimenta il terrore e la violenza. C'è allarme per i continui sbarchi di

profughi. C'è il rischio che sui barconi si possano infiltrare attentatori? Bisogna ricordare che chiunque sbarca

viene controllato con sistemi di identificazione molto sofisticati, che comprendono l'esame delle impronte

digitali e un database comune alle polizie di tutti i Paesi europei. E comunque per chi voglia attentare alla

nostra sicurezza non è particolarmente agevole intraprendere la via del mare, che è sempre molto rischiosa e

piena di insidie anche mortali. Vittime "privilegiate" del terrorismo in Europa sono sempre e comunque le

comunità ebraiche... È un fatto gravissimo, così come è grave e triste che molti ebrei stiano lasciando

l'Europa perché la loro sicurezza è a rischio. Dobbiamo stringerci tutti attorno agli ebrei europei, facendo

sentire loro la nostra solidarietà e la rassicurazione che faremo di tutto per garantire loro una esistenza

tranquilla e sicura. Così come dobbiamo lottare di più contro chi semina odio antisemita approfittando di

strumenti come il web. . C'è chi critica il dialogo interreligioso, come una forma di cedimento a chi vuole

imporre la propria visione con la forza. È vero il contrario. Il dialogo tra le religioni, che significa conoscenza,

rispetto e riconoscimento della pari dignità e di pari diritti, è l'unica strada per assicurare a tutti un futuro di

pace e di sicurezza.

Foto: Laura Boldrini, 53 anni, è presidente della Camera dei deputati dal 16 marzo 2013, dopo essere stata

eletta in Parlamento con Sel. Dal 1998 al 2012 è stata portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite

per i rifugiati

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L'intervista Le tre vite di Giovanni Negri «Meglio il Barolo di Pannella» La politica è lontana: il segretario radicale degli anni Ottanta adesso si occupa di vini e libri Sul suo vecchioleader dice: «È come il reverendo Moon, ha trasformato il partito in una setta» NAPOLITANO Non partecipoalla santificazione di Napolitano. Se è un padre della patria, è un padre della patria alla frutta. Sarà ricordatoper aver fatto il governo Monti e il governo Letta e per aver imposto ministri economici. Roba sudamericanaMEA CULPA La tecnologia permette energia sicura anche BARBARA ROMANO «Sono felice di questa cosa molto americana e poco italiana che mi è accaduta: ho cambiato vita. Ho fatto un

vino premiato fra i primi cento del mondo, esporto dal Canada al Giappone passando per l'Europa e i miei libri

sono tradotti all'estero. Mi dica una sola buona ragione per cui dovrei avere nostalgia della politica». Giovanni

Negri, classe 1957, è giunto alla sua terza vita. La prima è quella che lo ha fatto conoscere al grande

pubblico: militava nel partito di Marco Pannella, fu segretario nazionale dall'84 all'88, anni epici per le

battaglie radicali. Poi l'impresa del vino nelle Langhe e il suo nome ha fatto presto a tornare fuori: tempo

pochi anni e la sua azienda, Serradenari, ha iniziato a sfornare bottiglie premiate a livello internazionale. La

terza vita si sovrappone alla seconda: Negri è oggi scrittore affermato, il 20 gennaio esce per Piemme il suo

nuovo romanzo, "Il vigneto Da Vinci" . Le capita mai di sfogliare l'album delle foto o di cercare il suo passato

in Internet? «Mai. E poi come spiegava Proust, il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo

di come siano state veramente». C'è una foto famosissima di lei, scheletrico, scattata negli anni degli scioperi

della fame. I Radicali la usano ancora per ricordare le loro battaglie storiche. «Di quella foto vado orgoglioso.

Non mi pento del mio passato. Anche se ho commesso degli errori». Il più grosso di tutti? «Il referendum sul

nucleare. Demagogia. Vincemmo ma quella vittoria aggravò la dipendenza energetica del Paese. Oggi la

paghiamo a caro prezzo». Oggi lei è favorevole alle centrali nucleari? «Sì, aveva ragione Felice Ippolito. La

tecnologia permette energia sicura anche attraverso il nucleare». Altre cose di cui si pente? «Il buonismo

carcerario e immigratorio. Un pensiero unico che ha contagiato sinistra e destra. Amnistia, indulto e

accoglienza sempre e comunque, aiutano a mettersi la coscienza a posto ma non sono buona politica».

Quando ha smesso di rinnovare la tessera del Partito Radicale? «Nel 1990, dopo la pseudosvolta

transnazionale. Da allora non ho preso altre tessere». Perché ha smesso di fare politica? «Per la verità sono i

Radicali ad avere smesso di fare politica. Potevano cambiare il Paese al crollo della prima Repubblica,

costruire una nuova classe dirigente e il cambiamento, hanno scelto di fare la setta del reverendo Moon».

Come sono oggi Roma e la politica viste dai vigneti delle Langhe? «Non avrei mai creduto di vedere il Paese

in queste condizioni. È triste, la verità è che il declino rischia di farsi tragedia». Di chi è la colpa? «Ai difetti

incancreniti italiani si somma un'Unione Europea che non è né una democrazia né un'economia. Oggi un

cittadino italiano pesa quanto un suddito di Shanghai. Il 90% del potere che decide la sua vita è nella

tecnostruttura di Bruxelles. Non mi stupisce che ognuno a suo modo, l'Inghilterra con Farage la Francia con

la Le Pen e la Grecia con Tsipras, siano oggi in piena rivolta contro una tirannia di personaggi che non

conosciamo, non controlliamo e non abbiamo mai votato». Renzi non è l'uomo giusto per tenere testa a

questa "tirannide"? «Il renzismo è figlio della paura e della crisi. Mentre gli altri Paesi hanno espresso un voto

di rottura, l'Italia si è radunata intorno a Don Matteo con un voto plebiscitario e democristiano. Ma anche

fosse Superman o Mandrake, se Renzi non cambia radicalmente la politica economica dell'Eurozona finirà

consumato come tutti gli altri». In che tempi? «Rapidissimi. Altro che Salvini o Grillo, il vero nemico di Renzi è

l'euro, è questa Ue. O lui e Berlusconi vanno insieme a Bruxelles a dire che l'Italia non può più starci, che non

si governa questa crisi a colpi di tecnocrazia e di austerità, oppure da qui a un anno Renzi sarà un ricordo

pallido come Monti e Letta». All'estero considerano Giorgio Napolitano l'unico grande statista italiano. «Non

partecipo alla santificazione. Stalinista a 30 anni e Merkelista a 80, il "grande statista" sarà ricordato per aver

fatto il governo Monti, il partito di Monti, il governo Letta e per avere imposto ministri economici alla Fornero e

alla Saccomanni, tutti senza uno straccio di voto democratico. Luigi Einaudi non avrebbe mai fatto

14/01/2015 12Pag. Libero - Ed. nazionale(diffusione:125215, tiratura:224026)

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un'operazione simile, per nulla europea e molto sudamericana. Se è una padre della patria, è un padre della

patria alla frutta. E se tutti i giornali lo santificano non è perché è alto il suo profilo: è perché è basso quello

della stampa italiana». A succedergli potrebbe essere la leader radicale Emma Bonino, che lei conosce bene.

Che effetto le ha fatto quando ha detto alla radio di avere un tumore ai polmoni? «Alla Bonino tanto di

cappello per la decisione di dare un annuncio pubblico della sua malattia, ho molto rispetto per chi ha la forza

di condividere un percorso di dolore, di cura e speriamo di pronto ritorno a una vita normale». La Bonino alla

Farnesina è stata un'occasione storica per i radicali. Se l'è giocata bene o è stata un'occasione persa?

«Politicamente parlando del suo passaggio alla Farnesina non si è accorto nessuno. Quanto alle candidature,

non capisco quanto le giovi candidarsi ormai e sempre a tutto: Quirinale, ministro di Monti, sindaco di Bra,

Regione Lazio e non so cos'altro ancora. Il suo consenso, del resto, è solo mediatico. Quello elettorale è

vicino allo zero». Si sente ancora con Francesco Rutelli? «No, io e lui abbiamo da anni frequentazioni

diverse. Rutelli dopo avere frequentato i radicali mi pare abbia frequentato prima Occhetto, poi i cardinali

Sodano e Sepe, infine il tesoriere Lusi». Parla mai di queste cose con Pannella? «Non lo sento da secoli.

Non avremmo niente da dirci. Forse abbiamo molte cose da ricordare, ma non si vive di ricordi». Non ha

sentito bisogno di chiamarlo nemmeno quando la sua salute si è aggravata? «No. Penso con affetto alla sua

vecchiaia, ma la mia comunanza con Pannella è relativa a una fase della sua vita e della mia vita

definitivamente chiuse». Che pensa delle nuove battaglie radicali? «Battaglie? In Pannella ammiro il piccolo

imprenditore : ha trasformato un partito in una ditta, una radio, e lo ha fatto in modo molto abile e

spregiudicato. Tanto di cappello per come sa utilizzare i contributi pubblici riuscendo ancora a stare a galla

dopo quaranta anni». E lei? Come si è messo a fare il viticoltore? «Serradenari non nasce per caso. La mia

famiglia possedeva dal 1880 questi terreni vicino a Barolo, nelle Langhe piemontesi, che un avo acquistò non

per ragioni nobilissime o agricole, ma perché gli serviva una garçonnière in cui rifugiarsi a un'ora da Torino. Io

ho ricostruito l'azienda quando è morto mio padre e in dodici anni sono riuscito a produrre quello che è stato

giudicato da un'importante guida internazionale il primo Barolo in assoluto nel 2007». Però vende i suoi vini

soprattutto all'estero. Perché? «Il mercato italiano non è adatto al Barolo, che al ristorante costa tra i 50 e i

150 euro a bottiglia. Capita anche che tu venda il vino e non ti venga pagato. Sbarcherò in Italia quando sarà

il momento, adesso il mio obiettivo è quello di radicarmi nei grandi mercati internazionali». Com'è passato dal

vino all'inchiostro? «Ho iniziato a scrivere libri quasi per scherzo e invece è diventato il mio secondo lavoro,

soprattutto quando sono spuntati i traduttori stranieri. Il mio primo romanzo, "Il Sangue di Montalcino" è stato

pubblicato anche dal più grande editore spagnolo e sudamericano». Dove trova il tempo di scrivere? «Il

settanta per cento della mia attività legata al vino consiste nel viaggiare. Durante i lunghi spostamenti da un

continente all'altro se mi annoio mi metto a scrivere. Sempre. In aeroporto, in aereo, in treno. Spesso un

capitolo nasce guidando l'auto». Che succede nel suo nuovo romanzo? «È ambientato nella Milano di oggi. Il

grande esperto di vini Attilio Scienza, che esiste veramente ed è docente di viticoltura all'Università di Milano,

è chiamato a inaugurare il padiglione italiano dell'Expo, ma sparisce un mese prima che inizi l'esposizione. Il

movente affonda le radici nel 1.400, quando Leonardo Da Vinci coltivava una vigna nel cuore di Milano». Una

storia alla Dan Brown? «Niente affatto. Quella vigna è esistita sul serio, in corso Magenta, a Casa degli

Atellani, di fronte a Santa Maria delle Grazie, dove Leonardo dipingeva l'Ultima Cena. Scienza ha davvero

scoperto il luogo in cui Leonardo faceva il vino e molto presto il vigneto di Leonardo sarà riaperto». Manderà

una copia del libro a Pannella? «No, non l'ho mai fatto e non lo farò nemmeno stavolta. Pannella è come il

fiume Okavango, nel Botswana. Uno splendido fiume, con un unico difetto: non va al mare, sfocia nel

deserto. E io non voglio spedire libri nel deserto».

Foto: TRA PASSATO E FUTURO

Foto: Giovanni Negri, classe 1957, è stato segretario nazionale dei Radicali dal 1984 al 1988 partecipando ad

alcuni scioperi della fame (foto a destra). Dopo l'addio alla politica, Negri si è dedicato alla produzione di vini

(con bottiglie di livello internazionale) e alla scrittura

14/01/2015 12Pag. Libero - Ed. nazionale(diffusione:125215, tiratura:224026)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 114

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PICCOLA POSTA Adriano Sofri Un tempo dubitai che l'impegno di Emma la sequestrasse troppo a se stessa, e quando se ne allontanava un

po', giusto la distanza che la avvicinava al mare (è successo, infatti) me ne rallegrai. Poi mi accorsi che

sbagliavo a dubitare. Emma non è solo la sua passione politica e civile. Naturalmente, sarebbe una fantastica

presidente della Repubblica. Nel sentimento di una così gran parte di italiani lo è stata. Il Quirinale non le

avrebbe impedito di essere la persona che è. Figuriamoci se rischia di essere il suo cancro. Emma non è la

sua malattia: ha un cancro, come tanti di noi, e lo porta bene, come le altre sue cose.

14/01/2015 2Pag. Il Foglio(diffusione:25000)

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IL PUNTO Il semestre europeo, un'occasione persa per rottamare il burocratese Renzi non è riuscito a innovare nemmeno lo stile SERGIO SOAVE L'aula quasi vuota che ha accolto il discorso di Matteo Renzi a conclusione del semestre di presidenza

italiana delle istituzioni intergovernative europee, contrariamente a quel che dice Matteo Salvini, non è una

dimostrazione del fallimento di Renzi o del semestre, ma della crescente sensazione di inutilità di queste

cerimonie. L'avvicendamento a una funzione presidenziale puramente accademica ha un senso per i piccoli

paesi membri, che per qualche mese vedono i loro ministri fotografati più spesso e ha anche spesso un

significato di politica interna perché rappresentano un momento di verifica dell'affezione del paese che

ricopre la presidenza per le istituzioni europee. Niente di meno e niente di più, e a questa regola non si è

saputo sottrarre neanche Renzi che, nonostante la sua polemica antiburocratica ha finito con l'essere

assorbito da un rituale ormai solo burocratico. Quel che è accaduto di rilevante durante questo semestre,

dall'aggravamento della tensione sull'Ucraina, alla caduta clamorosa del prezzo del petrolio ai sanguinosi

attentati islamisti a Parigi (e in Nigeria), non è dipeso naturalmente dall'Europa e tanto meno dalla sua

presidenza temporanea. Ciò detto, sarebbe ingeneroso non riconoscere il lavoro svolto proprio per far pesare

un po' di più gli interessi italiani nel contesto continentale approfittando della situazione di preminenza

formale. Gli esiti sono ancora incerti, soprattutto sul tema chiave del passaggio dalla prevalenza del rigore a

quella della crescita, che in realtà dipendono soprattutto dalla dialettica tra Banca centrale europea e

cancelleria tedesca, mentre su quello più generale dell'incapacità dell'Europa di esprimere un'azione

internazionale convergente, l'Italia si è assunta l'onere di contribuire al suo superamento anche attraverso

l'azione di Mogherini, che però dovrà essere giudicata quando avrà avuto modo di svolgersi per un periodo

congruo. Renzi avrebbe potuto sottrarsi alla ritualità un po' asfi ssiante e svolgere un'attività e poi concludere

con un discorso innovativo e antiburocratico, come talora riesce a fare quando si occupa delle questioni

interne. Forse sì, ma in Italia Renzi ha il vantaggio di muoversi nel vuoto delle alternative e può coprire tutto

lo spettro politico, da sinistra a destra, mentre in Europa deve ancora aspettare che i poteri elettivi e non

elettivi pesanti gli prendano le misure e forse è rimasto intimidito da questa condizione. Peccato. Non si è

persa un'occasione storica di cambiare le cose nell'economia e nella diplomazia, perché questa occasione

non esisteva. Forse invece si è persa quella di innovare nello stile, come Renzi avrebbe potuto e forse voluto

fare, ma purtroppo non ha fatto. © Riproduzione riservata

14/01/2015 2Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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Dal governo 36 milioni per la moda Chiara Bottoni (Firenze) Piano made in Italy annunciato ieri a Pitti dal viceministro Calenda speciale di 16 pagg. in MFF Un anno fa

arrivò proprio da Pitti immagine uomo l'annuncio dell'intenzione del Governo di cominciare a investire in

maniera significativa sul sistema moda italiano. Ieri, a 12 mesi di distanza e con una serie di iniziative portate

fruttuosamente a termine, Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo economico, ha scelto ancora una volta

la manifestazione fiorentina come palcoscenico per un altro importante annuncio. Come anticipato da MFF

nel numero di ieri, in occasione della cerimonia inaugurale dell'87ª edizione del salone toscano dedicato al

menswear per l'autunno-inverno 2015/16, Calenda ha infatti ufficializzato lo stanziamento che verrà destinato

al settore per il 2015. Si tratta complessivamente di 36 dei 261 milioni di euro che verranno destinati alla

promozione del made in Italy nel mondo. «Si tratta della cifra più alta mai stanziata da un governo per il

comparto», ha sottolineato il viceministro, «perché, per la prima volta, un governo ha capito che è necessario

investire soldi sulle cose che vanno benee non su quelle che vanno male. Sulla decisione di come e dove

girare questo denaro ci siamo rivolti direttamente alle imprese. Chi meglio dei diretti interessati, rappresentati

da associazioni come Smi, Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, Assocalzaturifici, Lineapelle o i

singoli distretti come Como, Prato o Biella avrebbero potuto darci indicazioni in merito?». continua a pag. II

segue da pag. I Come sottolineato, saranno due i grandi blocchi di attività. «Il primo è relativo a eventi sul

modello di Pitti immagine, che per noi è stato un vero e proprio test superato con successo», ha precisato

Carlo Calenda. «Prossimo appuntamento su cui interverremo sarà Milano unica, toccando l'edizione italiana,

potenziando quella cinese (che da marzo si svolgerà in concomitanza con Chic e theMicam a Shanghai, ndr)

e realizzando un'edizione negli Stati Uniti, oggi per l'Italia mercato prioritario.È proprio con gli Usa, infatti, che

stiamo portando avanti delle trattative su un accordo di libero scambio che sarà fondamentale per il tessile

moda. Investiremo poi su Filo, evento frutto della collaborazione tra Biella e Prato», ha proseguito, «e su tutti

gli appuntamenti legati all'area pelle come theMicam, Mipel e Lineapelle. Dall'altro lato, scommetteremo sulle

vocazioni di ogni singola città: Firenze per uomo e bambino, Milano per le grandi sfilate e Roma». Proprio in

riferimento alla capitale c'è infatti una chicca. Il Consorzio AltaRoma, che il prossimo anno vedrà il defilarsi

del Comune tra i soci finanziatori e oggetto di una bagarre di fine anno sull'organizzazione o meno

dell'edizione di gennaio 2015 causa mancanza di fondi, potrebbe avere un sostegno del governo. «Ho

incontrato Silvia Venturini Fendi (presidente di AltaRoma, ndr) e abbiamo deciso che se Roma si proporrà

realmente come fucina di nuovi talenti, il governo finanzierà per intero la manifestazione». Nello specifico, per

il 2015 lo stanziamento già stabilito per Pitti immagine sarà di 2,3 milioni di euro, 300 mila euro in più rispetto

allo scorso anno che saranno destinati al bambino, 6,5 milioni dovrebbero essere rivolti alle iniziative di

Milano Unica e 2 milioni a theMicam. Il restante sarà indirizzato agli altri saloni citati, oltre che ad associazioni

specifiche e a una serie di iniziative finalizzate a promuovere le piccole e medie imprese nelle strutture della

grande distribuzione organizzata in Nordamerica, in Cina e in Giappone. L'operazione sarà sicuramente di

stimolo a un sistema moda sempre più unito e aiutato da una congiuntura ancora favorevole. «Il 2014 si è

chiuso positivamente, con una significativa crescita delle imprese a monte della filiera. Questo grazie

all'export che incide per il 62% sul fatturato del sistema nel suo complesso», ha poi spiegato Claudio Marenzi,

presidente di Smi, rinnovando la richiesta al governo di un intervento sulla defiscalizzazione delle imprese e

ricordando il problema cruciale del Made in. Fondamentale per il comparto, saranno anche iniziative

collaterali, come quelle portate avanti da Unicredit, che proprio con Smi: «Ha recentemente firmato un

accordo per sostenere le imprese e i distretti dal punto di vista del credito», ha aggiunto Gabriele Piccini,

country chairman Italia della banca, rivelando che nel 2014 la banca ha erogato Tornando a Pitti immagine

uomo, gli occhi sono già indirizzati verso l'edizione di giugno che sarà inaugurata da un evento voluto dal

Centro di Firenze per la moda e dal suo presidente Stefano Ricci: una partita di calcio in costume con 500

14/01/2015 1Pag. MF - Ed. nazionale(diffusione:104189, tiratura:173386)

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figuranti sparsi per la città. Ma di qui a sei mesi, le novità saranno molte altre. Intanto l'attenzione è

concentrata sull'edizione numero 87 del salone, al via ieri, sotto i migliori auspici. (riproduzione riservata) UN

MOMENTO DELLA PRESENTAZIONE DI AFFFAIR IERI A PITTI IMMAGINE UOMO

SU MFFASHION.COM LE GALLERY DALLE SFILATE DI LONDON COLLECTIONS: MEN E LEPROPOSTE DI OLTRE 200 MARCHI IN SCENA DA A PITTI IMMAGINE UOMOFoto: Da sinistra, Gabriele Piccini, Stefano Ricci, Carlo Calenda, Dario Nardella, Enrico Rossi, Gaetano

Marzotto e Claudio Marenzi all'opening di Pitti

14/01/2015 1Pag. MF - Ed. nazionale(diffusione:104189, tiratura:173386)

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SVOLTE È PARTITO IL PIANO PER ESTERNALIZZARE LA GESTIONE OPERATIVA DEI CREDITIINCAGLIATI. CHIUSURA PREVISTA ENTRO MARZO Mps dà un taglio alle sofferenze Luca Gualtieri L'operazione coinvolgerà le posizioni di importo medio fi no a 150 mila euro, che rappresentano l'80% dello

stock dell'istituto. Quelle superiori, defi nite core, resteranno sotto il controllo diretto della banca. Già avviati i

contatti con sette-otto operatori specializzati (Gualtieri a pagina 11) In attesa del verdetto della Banca

Centrale Europea sul capital plan, il Monte dei Paschi prepara un tassello importante del proprio piano

industriale. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la banca senese guidata da Fabrizio Viola

punterebbe a esternalizzare la gestione operativa dei crediti in sofferenza non core, quelli cioè con un importo

medio fino a 150 mila euro, pari all'80% delle posizioni complessive. Sarebbero in corso contatti con sette-

otto operatori specializzati che, in ambiti diversi, dovrebbero prendersi in carico le diverse tipologie di crediti

per gestire al meglio le attività di recupero. Le posizioni core (quelle cioè con importi superiori ai 150 mila

euro) resteranno sotto il controllo diretto della banca. Le gare starebbero partendo proprio in questi giorni e il

closing dell'operazione è previsto entro il mese di marzo. Si tratterebbe, insomma, di un progetto assai più

articolato di quello, per esempio, concluso da Intesa Sanpaolo in queste settimane. Dopo la ridefinizione dei

rapporti con Italfondiario, la Ca' de Sass si sarebbe infatti affidata solo a tre operatori (Caf, Fbs ed Europa

Factoring, secondo quanto risulta), meno dunque di quelli previsti per il piano di Rocca Salimbeni. Il progetto

di esternalizzazione degli stock non-core arriva dopo la cessione di un importante pacchetto di crediti

deteriorati, avvenuto alla fine di dicembre. Il portafoglio in questione era composto da quasi 4 mila sofferenze,

con un valore lordo di bilancio di circa 380 milioni,e comprendeva prestiti garantiti e non garantiti a medio e

lungo termine. Considerando anche l'operazione dello stesso tipo conclusa nel giugno scorso, nel 2014 Mps

ha ceduto complessivamente circa 16 mila posizioni in sofferenza con un valore lordo di bilancio di quasi un

miliardo. Di certo, comunque, oggi le cessioni di non performing loan sono operazioni molto spinose per gli

istituti di credito. Il mercato italiano è paralizzato dalla discrepanza tra i valori di libro e i prezzi di vendita, che

rende assai sconveniente per gli istituti liberarsi della zavorra. I pacchetti di crediti rischiano infatti di essere

svalutati fino al 70-80% del valore nominale con impatti dolorosi sui conti economici. Per ovviare a questo

problema banche, advisor e consulenti vicini al governo starebbero lavorando a ritmi serrati su una soluzione

di sistema. Al momento le ipotesi operative sarebbero più d'una, con differenze abbastanza spiccate tra i

diversi progetti. L'aspetto comune sarebbe comunque la possibilità di apporre una garanzia statale alle

cartolarizzazioni di crediti problematici compiute dalle banche. Per quanto riguarda l'acquirente, vi è l'ipotesi

che i pacchetti di npl cartolarizzati possano finire alla Bce attraverso il programma di acquisti di Abs

annunciato da Francoforte. Si tratterebbe, però, di una procedura abbastanza complicata, alla quale potrebbe

essere preferibile una soluzione più di mercato, ossia la cessione degli stock a operatori specializzati come

fondi e investitori internazionali. (riproduzione riservata)

MONTE PASCHI SIENA13 ott '14 13 gen '15 Quotazioni in euro 0,46 € +0,09% IERI

Foto: Fabrizio Viola Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/mps

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INTERVISTA VOLUNTARY Il viceministro Casero al videoforum di ItaliaOggi: ultima occasione perl'evasore Marino Longoni (Longoni a pagina 6) Il viceministro Casero al videoforum di ItaliaOggi: ultima occasione per l'evasore La

voluntary disclosure è l'ultima occasione utile per chi ha portato capitali all'estero senza dichiararli e vuole

continuare a dormire sonni tranquilli. In mancanza di emersione anche un'evasione commessa molti anni fa e

prescritta ai fini fiscali può tornare a essere punibile in presenza di qualsiasi atto di disposizione nei confronti

dello stesso capitale. D'altra parte chi fa emergere i fondi illegittimamente detenuti all'estero dovrà anche

sistemare con lo stesso strumento tutte le sue irregolarità detenute in Italia. La voluntary è insomma una rete

a strascico che trascina verso l'emersione non solo tutte le posizioni del contribuente, ma anche quelle di soci

e controparti. Lo ha detto Luigi Casero, viceministro dell'economia, nel corso del videofourm organizzato ieri

dal quotidiano ItaliaOggi in collaborazione con Ubs. Ecco la sintesi dell'intervista andata in onda ieri mattina

su Class Cnbc, che sarà disponibile tra qualche giorno anche in modalità e-learning. Domanda. Molti

operatori lamentano la eccessiva complessità delle procedure, che rende la riemersione in alcuni casi

addirittura impossibile. Altri lamentano i costi eccessivi. Sono prevedibili interventi correttivi per risolvere

questi e altri problemi? Risposta. Il meccanismo della voluntary disclosure è stato messo a punto in

attuazione di direttive internazionali. In particolare le indicazioni dell'Ocse. È un sistema certamente

complesso che richiede al contribuente una completa confessione nei confronti dell'Agenzia delle entrate di

tutte le situazioni finora non dichiarate, per versare le impose finora evase, più interessi e sanzioni ridotte. Da

un certo punto di vista è un'opportunità per il contribuente di fronte al cambiamento radicale della situazione

internazionale, con la chiusura di tutti i più importanti paradisi fiscali (e anche quelli che sono rimasti, sono

convinto, seguiranno). Difficile pensare ad altre modifiche normative, arriveranno invece a breve circolari

esplicative che dovrebbero chiarire meglio i punti più controversi. D. A che punto è l'accordo Italia-Svizzera?

Potrà essere ratificato entro il 2 marzo? R. Speriamo di chiedere l'accordo con la Svizzera nel più breve

tempo possibile. E sono convinto che ce la faremo prima del 2 marzo, termine ultimo per far uscire quel

paese dalla black list anche ai fini della voluntary disclosure. D. Con l'autoriciclaggio risulteranno punibili

anche fatti di evasione commessi in anni ormai del tutto prescritti? R. Si tratta di due reati distinti. Quindi è

possibile che il reato di evasione sia stato commesso in annualità ormai completamente prescritte, ma se il

comportamento che fa sorgere il reato di antiriciclaggio è recente, può essere punibile. D. Facciamo un caso

concreto. Ho portato all'estero vent'anni fa dei capitali frutto di evasione. È scattata la prescrizione. Ma se

l'anno scorso, in vista della caduta del segreto bancario, ho spostato i fondi dalla Svizzera a Dubai, sono

perseguibile per autoriciclaggio. Giusto? R. Sì, salvo che non aderisca alla voluntary disclosure. D. È

obbligatorio per chi fa riemergere i capitali all'estero regolarizzare anche tutte le sue posizioni domestiche? R.

È una possibilità offerta al contribuente. Il Parlamento ha infatti deciso di ampliare le possibilità di emersione.

Il contribuente che aderisce alla voluntary esterna non è obbligato a far emergere anche le irregolarità

interne, ma se non lo fa non si mette al riparo da atti di accertamento. Io direi che una volta cominciata

l'opera di disvelamento non gli conviene fermarsi a metà. A differenza che nello scudo fiscale, dove si poteva

operare una sanatoria fino a una certa cifra, qui siamo di fronte ad una trasparenza tendenzialmente

completa. D. Non c'è il rischio di trasformare la voluntary in un'autodenuncia per tutti soggetti in qualche

modo coinvolti con l'esportazione illecita di capitali? R. La voluntary disclosure fatta dal contribuente serve

anche a schermare l'attività del professionista che lo ha assistito. Lo stesso vale per il professionista (diverso)

che in precedenza aveva aiutato il professionista ad esportare i capitali. Ma se il professionista aiuta il

contribuente, non ad emergere, ma a sfuggire alla voluntary, può essere imputabile per riciclaggio. Per

quanto riguarda soci e controparti, invece, è evidente che l'autodenuncia di un contribuente può svelare

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anche le posizioni di terzi e li mette in qualche modo di fronte alla necessità di emergere a loro volta. Quindi

se i soci, per esempio non partecipano certamente non vengo schermati dall'emersione. Di fatto è come se

venissero denunciati. D. Perché non prevedere una rateazione che consenta di spalmare i pagamenti dei

debiti tributari su dodici rate trimestrali di pari importo, invece su sole tre rate mensili? R. L'obiettivo iniziale è

sempre stato quello di far rientrare questi capitali. Per definizione, quindi i capitali all'estero esistono. Per

questo originariamente si era pensato ad una rata unica. Poi si sono ammesse tre rate mensili. In realtà però

il contribuente che vuole emergere dovrebbe aver avuto tutto il tempo necessario per smobilizzare i propri

capitali e rendere possibile il versamento delle imposte. D. Qualcuno ha sostenuto che siccome il legislatore

non ha escluso la punibilità dell'autoriciclaggio, banche e professionisti che aiutano il cliente a emergere

rischiano di incappare nel reato di favoreggiamento. Qual è la posizione del ministero? R. Non c'è il reato di

favoreggiamento, perché questo presuppone che ci sia una posizione attiva di un soggetto che ne aiuta un

altro a compiere un reato. Il professionista che aiuta il contribuente a emergere non fa questo, anzi presta la

sua opera per evitare che un altro reato venga compiuto. Al contrario il professionista che aiuta il cliente a

sfuggire al fisco, piuttosto che nel reato di favoreggiamento incapperà in quello di autoriciclaggio. D. Il

governo ha già messo nero su bianco la previsione di un gettito di 1,5 miliardi, in mancanza del quale

bisognerà fare ricorso a aumenti di acconti d'imposta e/o accise. Ma quanto gettito vi aspettate dalla

voluntary? R. In realtà il governo ha messo a bilancio solo un euro. Quel miliardo e mezzo è invece la

previsione di altre forme di lotta all'evasione previste da questo governo, in particolare lo split payment. Noi in

realtà ci aspettiamo un gettito consistente, che sarà destinato a riduzione del debito pubblico ed

eventualmente alcune spese di investimento una tantum. D. La voluntary disclosure è il frutto della volontà

ferma dei Paesi occidentali più importanti che, dopo la crisi del 2008 si sono resi conto che non potevano più

permettersi di far fuggire nei paradisi fiscali quote sempre maggiori di redditi e quindi di gettito. È un trend

destinato a proseguire? Quali sviluppi si aspetta? R. È così. Ed entro il 2018 si arriverà a un livello di

trasparenza molto più intenso all'interno di tutti i Paesi più importanti. Restano aperte alcune situazioni

marginali di paesi dalla scarsa affidabilità finanziaria e giuridica. Ma sono convinto che alla fine cederanno

anche queste piccole roccaforti. La battaglia sulla trasparenza è quasi vinta e non si tornerà indietro. L'altra

grande sfida è quella della uniformità dei sistemi fiscali, che diventa decisiva in un mondo sempre più

globalizzato. Dobbiamo impedire che, attraverso lo spostamento della sede legale delle gradi imprese, si

finisca con lo spostare grandi masse di materia imponibile e quindi di gettito. Su questo tema si stanno

confrontando i più importanti paesi del mondo: dopo quello della trasparenza dei conti la grande scommessa

di un mondo senza frontiere sarà proprio quella dell'equità fiscale tra imprese che competono in un sistema

ormai globalizzato. (riproduzione riservata)

Foto: Un momento del videoforum di ieri. Da sinistra Marino Longoni, il viceministro Luigi Casero, l'esperto

fiscale Vincenzo Josè Cavallaro e il responsabile Ucifi (Agenzia Entrate) Antonio Martino

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CONTRARIAN C'È NEBBIA SULLE NOMINE (FULMINEE E TARDIVE) AI VERTICI DELLACONSOB Angelo De Mattia I commissari Consob hanno deliberato la omina di Angelo Apponi, finora responsabile della Divisione

informativa emittenti, a direttore generale in sostituzione del dimissionario Gaetano Caputi. Si vedrà in

seguito se l'arcano dell'improvvisa cessazione sarà sciolto e come Nel giorno stesso è stata decisa, dunque

con velocità eccezionale, la nomina del nuovo dg, fondamentale cerniera tra la struttura dell'Autorità e il

collegio dei commissari. Per creare un equilibrio funzionale, nel contempo, le deleghe conferite a suo tempo

da Caputi al vice dg Giuseppe D'Agostino (che in teoria avrebbe potuto anch'egli aspirare all'incarico in

questione) sono state confermate da Apponi e anche ampliate. Alcuni hanno osservato che la rapidità della

nomina ha finito con il sottrarre la decisione al previsto completamento del collegio di vertice, ora formato da

tre membri, presidente incluso, ma che dovrà essere integrato di altri due componenti secondo la recente

norma che ha rimediato a una precedente disposizione che prevedeva invece la riduzione per via legislativa a

tre del numero dei commissari delle Autorità di regolazione e controllo. In teoria l'osservazione può apparire

fondata. Sennonché, l'attesa dei provvedimenti di nomina rappresenta sempre un'alea. Il governo avrebbe già

da tempo potuto provvedere a conferire gli incarichi, dimostrando coerenza con la scelta normativa che ha

sanato un provvedimento dannoso ed evitando che permangano al vertice soltanto tre membri, con evidenti

problemi anche nelle decisioni di voto sui singoli atti, per esempio nei casi di assenza di un componente. Il

rischio dell'attesa sarebbe stato quello, probabilmente, di una procrastinazione del vuoto nella carica, mentre

è probabile che si confermi ancora l'altro vuoto, quello delle due caselle di commissario, che invece andrebbe

sollecitamente colmato. Forse, visti i tempi delle decisioni, si è assistito a una sorta di surplace tra nomine di

competenza interna e nomine di spettanza del governo. Allora la decisione assunta da Vegas e dai due

commissari, Troiano e Genovese, finisce con l'essere un forte, oggettivo impulso alla nomina, da parte del

governo, degli altri due commissari, cambiando verso rispetto al conferimento di incarichi che abbiamo potuto

osservare negli anni, in questa e in altre Autorità. D'altro canto, era dovere della Commissione provvedere

sollecitamente a un adempimento di propria competenza; se, all'opposto, si fosse tardato, vi sarebbero state

critiche di segno contrario. D'ora innanzi si può dire comunque che risulterà ingiustificabile un ulteriore ritardo

nei provvedimenti di nomina da parte dell'esecutivo. Nei fatti concreti e non con giudizi aprioristici si potrà

valutare la gestione, per la parte di competenza, che sarà promossa da Apponi in un ambiente in cui, a volte,

emergono sia pure minoritariamente proposte inattuabili, quale la fusione della Consob nella Banca d'Italia.

L'autonomia dell'Authority che fruisce di personale di prima qualità, semmai, esige un rafforzamento che

parte dal completamento del collegio di vertice, soprattutto se si ricorda che la Consob ha dovuto a lungo

rimanere con quest'ultimo formato da due soli esponenti. (riproduzione riservata)

Foto: Angelo Apponi

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COMMENTI & ANALISI Non sarebbe male introdurre il giuramento per i professionisti del settorefinanziario Roberto Ruozi Alcune settimane fa ho citato su queste colonne lo studio di due ricercatori dell'Università di Zurigo i quali, per

migliorare la cultura dei banchieri e renderli più sensibili all'etica e all'onestà, hanno proposto di imporre a

essi un vero e proprio giuramento sul loro comportamento professionale, più o meno come accade per i

medici che si impegnano a rispettare i principi di Ippocrate. È più recente la notizia che su quella strada, i cui

risultati sono tuttavia molto incerti e problematici, qualcuno si è già mosso. In particolare l'Associazione

bancaria olandese, la quale ha imposto ai vertici delle banche associate e in un secondo momento anche a

tutti gli altri lavoratori del settore, una sorta di giuramento/ promessa su alcuni punti qualificanti il loro

comportamento professionale. Detti punti sono così formulati: giuro/ prometto che a) eserciterò le mie

funzioni correttamente e diligentemente; b) terrò in debito conto tutti gli interessi coinvolti nella mia attività,

per esempio quelli di clienti, azionisti, dipendenti e società civile in cui la mia impresa opera; c) in questo

ambito mi concentrerò sugli interessi dei clienti e informerò questi ultimi al meglio delle mie capacità; d) agirò

nel rispetto di leggi, regolamenti e codici di condotta ai quali sono sottoposto; e) osserverò il segreto su tutto

ciò che mi è stato confidato; f) non approfitterò delle mie conoscenze; g) manterrò un comportamento chiaro

e controllabile conoscendo le mie responsabilità nei riguardi della società civile; h) agirò al meglio delle mie

possibilità per mantenere e promuovere la fiducia verso il settore dei servizi finanziari. Il testo del giuramento

termina con un'invocazione a Dio perché aiuti a far sì che il giuramento sia rispettato. Tale invocazione può

essere interpretata almeno in due modi. Da un lato, quello più importante ai fini pratici, riguarda il fatto

generale - messo in evidenza anche dai due ricercatori prima citati - che chi maneggia denaro spesso è

soggetto alla forte tentazione di approfittare del suo mestiere e che pertanto sarebbe importante non esservi

indotti, come recita in termini più generali la più importante preghiera dei cristiani, cioè il Padre Nostro.

Dall'altro lato, riallacciandosi a quello che dovrebbe essere il comportamento di un vero cristiano, si ricorda

che l'Olanda è un paese in cui domina la cultura calvinista, molto precisa e dura sui temi del denaro, del

profitto e dell'attività economica in generale. In questo senso il giuramento non farebbe che richiamare i

banchieri a quelli che dovrebbero essere i loro tradizionali e connaturati principi etici di base. Sta di fatto che,

quando ci si appella a Dio, significa che la questione è complessa e che non di rado la sua gestione può

sfuggire di mano agli esseri umani, come in effetti è accaduto un po' ovunque anche negli ultimi anni. Quindi

è ben difficile ipotizzare i risultati del giuramento imposto ai banchieri olandesi, i quali peraltro - a dispetto del

loro calvinismo - hanno dato negli ultimi anni pessimi esempi di gestione in diverse importanti banche del

Paese, creando gravi problemi a clienti, azionisti e allo Stato, pesantemente intervenuto per sanare situazioni

altrimenti irrisolvibili. Del resto, anche in campo medico, dove il giuramento è un fatto ormai antico, non sono

infrequenti condotte che vanno contro i principi in essi contenuti. È comunque indubbio che - anche a

prescindere dalle conseguenze del mancato rispetto del giuramento, attualmente ancora non chiare - il testo

olandese è un monito a persone che magari non avevano mai pensato alle loro grandi responsabilità nella

società civile e la cui coscienza potrebbe essere risvegliata per assicurare comportamenti più conformi

all'interesse collettivo. Esso potrebbe anche rafforzare il controllo sociale sui singoli individui, nell'ambito della

banche in cui lavorano. Il giuramento può quindi fare solo bene. Va fatta qualcosa del genere anche in Italia?

Qui in maggioranza domina la cultura cattolica, più elastica di quella calvinista in materia di denaro, profitto e

attività economica, ma questo non dovrebbe minimamente cambiare le cose. Anzi, potrebbe essere

l'occasione per dimostrare che, nonostante una storia diversa, i nostri comportamenti non sono

necessariamente più orientati alla disonestà e al malaffare di quelli di chi ha una cultura più rigida e che

comunque i criminali agiscono prescindendo dai principi dominanti nella società in cui vivono, e che a loro

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COMMENTI & ANALISI Il riccometro dovrebbe compilarlo la Pa Marino Longoni Dall'1 gennaio è entrato in vigore il nuovo riccometro, lo strumento che dovrebbe servire a misurare la

ricchezza effettiva di persone e nuclei familiari (Isee, indicatore della situazione economica equivalente). Ora

sarà più difficile dichiarare il falso, come pare facesse la maggior parte dei cittadini con il vecchio riccometro.

Ma sarà anche più difficile riuscire a presentarlo, questo benedetto Isee. Come al solito, infatti, per risolvere

un problema della pubblica amministrazione, si getta la croce addosso ai cittadini. Il percorso individuato per

limitare le false autocertificazioni è diabolico. Primo passo: il cittadino deve districarsi con termini astrusi

come Ise (indica la situazione economica del singolo), Isee (la situazione del nucleo familiare), Dsu,

dichiarazione sostitutiva unica (in realtà bisognerebbe usare il plurale perché ci sono quattro diverse

tipologie). Secondo passo: acquisire e studiare un agile manualetto di sole 70 pagine. Poi ci si può mettere

all'opera. In funzione della richiesta da presentare (retta dell'asilo, mensa scolastica, piscina comunale, tasse

universitarie, sussidi socio-sanitari ecc.) si dovrà compilare la Dsu adatta e presentarla all'ente cui si richiede

la prestazione agevolata, al Comune di residenza o all'Inps: in quest'ultimo caso, la dichiarazione può essere

presentata anche online (ma solo se si è in possesso del pin rilasciato dall'Istituto). Nel Dsu vanno indicati i

dati anagrafici, familiari e patrimoniali. I dati reddituali saranno acquisiti dalle banche dati dell'Agenzia delle

Entrate e dell'Inps dagli Enti ai quali il Dsu è stato presentato. Non è finita perché, entro 15 giorni lavorativi

dal ricevimento del Dsu, l'ente è tenuto a consegnare al cittadino l'Isee che, una volta verificata la correttezza

dei dati reddituali, potrà essere finalmente consegnato all'ente pubblico di riferimento. Un vero percorso di

guerra che, in queste poche righe, è stato delineato solo nei suoi elementi essenziali. Perché in realtà le

procedure sono complicate dalla presenza di diversi modelli Dsu, diverse forme di Isee, procedure d'urgenza

e infiniti trabocchetti che solo la pratica riuscirà a mettere in evidenza. Ammesso che tutti gli enti pubblici

siano riusciti ad adeguarsi alle nuove procedure, cosa di cui è lecito dubitare (e che porterebbe al blocco del

riccometro per gli enti inadempienti). Una cosa è certa. Se nel 2012 sono stati presentati più di 6 milioni di

Dsu, quest'anno il numero calerà. Molti cittadini getteranno la spugna di fronte al moltiplicarsi delle

complessità. Soprattutto gli anziani e le fasce di popolazione più povere e meno istruite si troveranno in forte

difficoltà. Ma anche gli altri in maggioranza saranno costretti a chiedere l'assistenza di un Caaf o di un

professionista. Il primo costa, alle casse dello Stato, 16 euro per ogni dichiarazione ricevuta. Nonè escluso

che sia richiesto un contributo anche al cittadino. E il professionista difficilmente lavorerà gratis. Forse il

motivo vero dell'enorme aumento dei dati richiestiè scoraggiarei furbetti del riccometro. O forse scoraggiare

più gente possibile. Missione compiuta. Se si voleva semplificare ed evitare ogni forma di abuso bastava

prevedere un riccometro precompilato da parte della Pubblica Amministrazione. In questo modo si sarebbe

resa impossibile qualsiasi falsificazione di dati da parte dei cittadini, non esclusa dalle attuali procedure. Un

Isee precompilato è molto più semplice rispetto al 730 precompilato, che pure partirà quest'anno. Infatti,

mentre il 730 richiede l'inserimento di dati molto recenti, alcuni dei quali non ancora nelle banche dati

pubbliche, per l'Isee bastano i redditi di due anni prima. Ma non si è voluto fare. Chissà perché. (riproduzione

riservata)

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Brussels signals more flexibility on French and Italian spending plans Budget guidelines PETER SPIEGEL - BRUSSELS The European Commission signalled it may show leniency towards Italian and French spending plans by

unveiling new guidelines that allow for greater flexibility when judging whether Rome and Paris have violated

EU budget rules. Commission officials said the new guidelines, drawn up at the request of EU leaders, did not

change the existing rules, which were agreed at the height of the eurozone debt crisis. They also insisted they

were not specifically aimed at helping Italy and France, both of which face the possibility of fines in March

because of repeated breaches of EU debt and deficit limits. But several of the provisions could be used to

provide waivers to Rome and Paris when their cases are ruled on by Brussels. They include, for example,

new details of how countries like France - with deficits above the EU limit of 3 per cent of gross domestic

product - can gain extensions to deadlines to comply with the target. "These clarifications provide more fiscal

flexibility for Italy and France over 2015," said Mujtaba Rahman, head of European analysis at the Eurasia

Group risk consultancy. "While the outcome makes good economic sense for Italy, it is a political fudge for

France that will slow reforms and invite tensions between Paris, Berlin and Brussels in the future." The new

guidelines come at a time of mounting economic and political tension within the eurozone, with both France

and Italy warning that forcing them to take further austerity measures to hit EU fiscal targets would inflame

public opposition and help populist parties. In France, the anti-EU National Front party of Marine Le Pen

continues to poll about 30 per cent, making it close to the most popular party in the country. In Italy, the

populist Northern League has made strong gains in recent months. But the commission also faces pressure

from Germany and the European Central Bank not to ease its tough interpretation of the bloc's budget rules,

raising the prospect of a Franco-German confrontation over eurozone fiscal policy in just over a month. Under

the EU's new fiscal regime, Brussels was due to have ruled on the French and Italian budgets in November.

But Jean-Claude Juncker, the new commission president, put off a decision until March, arguing Brussels

would have more accurate information on whether Paris and Rome were violating the rules. Benoît Coeuré,

the ECB executive board member responsible for handling Brussels issues, criticised the commission on

Monday for not taking more decisive action against Italy and France, saying it was increasing uncertainty

within the bloc. "The EU commission has rightly censured countries like Italy, France and Belgium because

they have not met their deficit targets. It has, however, not taken any further measures," Mr Coeuré told the

German daily Die Welt. "That increases uncertainty because nobody knows whether the rules are currently

being applied in full or not." Italy, which is below the 3 per cent deficit ceiling but has the second-highest debt

level in the eurozone after Greece, could emerge as the country most helped by the new guidelines. Under

the old commission interpretation, a country with high debt levels facing "pronounced risks" in paying off what

it owes would have to cut its structural deficit - its budget shortfall excluding cyclical economic factors - by 0.5

percentage points of GDP every year to start whittling down its debt pile. But under the new guidelines, a

country facing economic hardship would only have to cut its deficit by 0.25 points. In its 2015 budget, Italy

claims it has cut 0.3 points, though the commission in November said it was closer to 0.1 points. France,

which has flaunted its promise to get below the 3 per cent threshold by this year, could also benefit. But the

changes appear less helpful to Paris. The new guidelines for the first time make explicit that a country can get

a waiver of EU deficit rules by proposing a big economic reform plan. This has been the practice in the past,

but by including it in the new guidelines the commission is hoping it will give a country's reform programme

more weight in the decision-making process. Also, while in the past such reform programmes had to be fully

implemented before a country could get credit for them, the commission will allow some reforms still in the

pipeline to be considered. The commission faces pressure from Germany not to ease its tough interpretation

of budget rules

14/01/2015 3Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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Italy faces political uncertainty as president prepares to quit Giorgio Napolitano JAMES POLITI - ROME Giorgio Napolitano is set to resign as Italy's president, setting the stage for a round of negotiations among the

political parties to elect his replacement that will mark a key test for Prime Minister Matteo Renzi. Mr

Napolitano, 89, has served as Italy's president since 2006, gaining respect as an able and trusted referee of

the country's notoriously unstable political system in the midst of the financial crisis and the multiyear

recession that followed. Mr Napolitano had agreed to serve a second seven-year term as president starting in

2013 but always signalled his intention to leave early given his age, and chose the end of Italy's six-month

rotating presidency of the EU to make the move. "[He]confronted difficulties in Italy with intelligence and

wisdom," Mr Renzi said in a speech in Strasbourg, as he told European members of parliament that Mr

Napolitano's exit would become formal in the coming hours. For his part, Mr Napolitano yesterday said that he

was "happy to return home" as he spoke to a child outside Italy's presidential palace, known as Il Quirinale.

"Here, everything is fine, it's all beautiful. But it's a bit of a prison," he added. Once Mr Napolitano resigns, the

Italian parliament will have two weeks to call a session of lawmakers and other members of the special 1,009-

member electoral college that picks a new head of state, with a result most likely in early February. So far,

there is no clear frontrunner for the post, since political leaders including Mr Renzi have been coy about

revealing their preferred choice. But ultimately, the winner is likely to emerge out of a compromise between

Mr Renzi's centre-left Democratic party and centre-right lawmakers led by former premier Silvio Berlusconi.

This has left most political analysts to bet on a low-profile figure from the centrist, Catholic wing of Mr Renzi's

party. Among the frequently mentioned names are Dario Franceschini, culture minister, Sergio Mattarella, a

former constitutional court judge, and Anna Finocchiaro, a Democratic party senator. But more high-profile

choices could also be in play - such as Romano Prodi, the former European Commission president, Giuliano

Amato, a former prime minister, or even Pier Carlo Padoan, the finance minister, and Roberta Pinotti, the

defence minister. Italian presidents are more than just figureheads, even though the prime minister runs the

government and sets policy. They can dissolve parliament and call for new elections, and steer the formation

of new governments. At the height of the eurozone sovereign debt crisis, Mr Napolitano played a pivotal role

in the resignation of Mr Berlusconi, paving the way for the technocratic government of Mario Monti in

November 2011. The voting for president occurs by secret ballot, leaving much scope for behind-the-scenes

manoeuvring by the political parties. In the first three rounds of voting, any candidates need to earn a two-

thirds majority to be elected but subsequently that threshold is lowered to an absolute majority - or just over

50 per cent. If Mr Renzi can successfully muster the support for one of his preferred presidential candidates in

the first five or six rounds, it would be a significant show of strength by the prime minister who has been in

power for less than a year, pushing an agenda of sweeping political and economic reforms. Mr Napolitano

was a big supporter of the need for such reforms, making him a key ally of Mr Renzi's. But if Mr Renzi

struggles and the election drags on it could prove to be a big setback for the former mayor of Florence, who

has already seen a drop in his popularity as the economy has failed to take off. This could raise concerns in

the EU and elsewhere that Italy's drive towards reforms is waning. The stakes for Mr Renzi are also high

because the president has the power to dissolve parliament and call new elections, which the prime minister

may want to resort to before the scheduled end of the current legislature in 2018. Mr Renzi will want to ensure

that the new occupant of the Quirinale palace has similar views as he does on what should trigger new

elections. Giorgio Napolitano: has gained respect amid political instability

14/01/2015 1.3Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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Draghi's easing options hang on crucial court ruling Advocate-general interim remarks on bond buying could limit room to act CLAIRE JONES - FRANKFURT Splits on the European Central Bank's governing council had already left Mario Draghi facing tough choices

on how to design a quantitative easing package for the eurozone. The European Court of Justice may impose

more limits on the ECB president's options today. One of the ECJ's advocates-general, Pedro Cruz Villalón,

will issue an interim ruling on whether an earlier promise to save the region from economic ruin by buying

government bonds in potentially unlimited quantities overstepped the ECB's mandate. Any suggestion that

elements of the Outright Monetary Transactions programme, unveiled at the height of the region's crisis in the

summer of 2012, contravene EU law may raise the risk that the ECB's forthcoming QE package will

underwhelm markets. The chasm between the pro- and anti-QE camps, as well as resistance towards more

monetary easing in Germany, are clearly weighing on Mr Draghi's thinking. He has championed quantitative

easing as a way to prevent the eurozone from falling into a damaging spell of deflation. But of the governing

council's 24 members, six last month voted against a decision to increase the ECB's balance sheet by

€1,000bn - a key step to prepare the bank for bond buying. Half the opposition came from the ECB's internal

executive board. The council's two Germans, Bundesbank president Jens Weidmann and board member

Sabine Lautenschläger, remain opposed to the policy. For the ECB to embark on a policy as controversial as

government bond buying, it could not tolerate such a high level of dissent. The issue is all the more charged

because of Greece, and the growing fears that its bonds may ultimately be subjected to some form of

restructuring, implying losses for whoever ends up holding them. The ECB is already considering breaking

one of the most sacrosanct principles of monetary union to appease the hawks. Its chief economist, Peter

Praet, has raised the prospect that the burden for part of the losses could fall on national central banks. That

would land quantitative easing in the same murky waters as its emergency liquidity assistance for crisis-

riddled banks, a policy that lies far beyond the realms of standard monetary policy. The anti-QE camp argues

that buying government bonds in a currency union tests those boundaries too: Mr Weidmann has alluded to

the possibility of legal action in Germany. But the ECJ advocate-general is unlikely to rule all sovereign bond

buying illegal. And with prices in the euro-zone now falling for the first time in more than five years, the case

for QE is more obviously within the limits of the ECB's mandate to keep inflation below but close to 2 per cent.

Any scepticism from Mr Villalón about elements of the OMT's make-up would, however, influence the current

debate. One of the questions passed from the German constitutional court in Karlsruhe to the ECJ was about

the legality of the ECB's pledge to buy bonds in potentially unlimited quantities. If the advocate-general

supported that complaint, it could dissuade the ECB from Federal Reserve-style open-ended purchases,

where the US central bank promised to buy up to $85bn worth of government bonds monthly until

unemployment fell below 6.5 per cent. That would disappoint investors. "If the ECB committed to buy a

monthly amount of government bonds until the outlook for inflation improves, it would be a much more

powerful, more flexible and more credible form of QE than just naming an amount of purchases within a

certain timeframe," said Nick Matthews, of Nomura. "It would give markets more certainty that the ECB is

willing to do 'whatever it takes' to try and return inflation to its target." With its opinion, the ECJ could also

determine how much latitude Mr Draghi has to deal with one of the thorniest issues confronting him: burden

sharing. In Germany, in particular, QE opponents are wary of having to shoulder part of the risk for bonds the

ECB might purchase. One solution - popular in Berlin - would be to guarantee that any losses are not shared

across the eurozone but instead revert to the relevant national central bank. In spite of its political appeal,

Krishna Guha, of Evercore ISI, questioned the wisdom of such an approach. "Every other crisis-fighting step

has involved greater integration of the eurozone; QE without loss-sharing would go in the opposite direction,

with hard-to-calibrate effects on confidence," he said. Mario Draghi: has championed QE as a way to prevent

14/01/2015 4Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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the eurozone falling into deflation

14/01/2015 4Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 129

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Cadillac in race to catch its rivals GM's luxury brand unveils ambitious plans to invest $12bn on eight models ROBERT WRIGHT - DETROIT Nissan's Infiniti Q60 concept premium saloon, above, is one of a fleet of luxury cars unveiled at the Detroit

motor show this week by Asian and US manufacturers aiming to loosen the grip of European brands on the

segment. Cadillac, the luxury brand of General Motors, announced that it would spend $12bn over five years

developing eight new models it said would "shatter" the dominance of carmakers such as Mercedes and

BMW. Ford, with a two seater to compete with Fiat Chrysler's Ferrari, and Toyota's Lexus brand also made

moves to gain a bigger share of the luxury and high-performance sector that accounts for a third of global car

industry profits. Reports page 17• General Motors' Cadillac luxury brand pledged to "disrupt and shatter the

status quo" yesterday as it unveiled ambitious plans to try to catch up with European rivals by investing $12bn

on eight new models. Cadillac's statement of intent was the most eye-catching of a series at the Detroit auto

show by US and Asian brands determined to loosen the grip of Mercedes, BMW and other European

manufacturers on the luxury and performance car markets. On Monday, Ford unveiled a two-seat GT high-

performance concept vehicle aimed at competing with Fiat Chrysler Automobiles' Ferrari and other top sports

car brands. It came shortly after Lexus, Toyota's luxury brand, announced plans to return to European and

US racing in an effort to refresh its staid image. Infiniti, Nissan's luxury brand, separately revealed a concept

for a high-performance premium sedan known as the Q60. The Asian and US manufacturers are keen to

improve their positions in premium markets because luxury vehicles, which account for about 10 per cent of

global vehicle sales, are disproportionately profitable. Luxury sales generated about one-third of global car

industry profits in 2013. The drive is particularly important as US car sales near their likely peak and

worldwide luxury brands scramble to establish positions in the growing Chinese market. "We're here to

disrupt and shatter the status quo and dispel preconceived notions," Johan de Nysschen, Cadillac's chief

executive, said at the unveiling of the new Cadillac CTS-V, a performance version of its premium saloon,

capable of 200mph. Referring to the aggressive programme of new product introductions, Mr de Nysschen

added: "Our product offensive will provide the evidence of our will to take on the established market leaders

by challenging them head-on in the very segments where they have built their reputation." His statement

marks the second time in two days that GM, the biggest US car-maker by sales, has laid out audacious plans

to challenge market leaders. Its Chevrolet Bolt concept car, revealed on Monday, highlighted the company's

determination to challenge Elon Musk's Tesla in the growing electric vehicle market. Cadillac and Ford's

Lincoln premium brand currently languish fourth and fifth respectively in even the US domestic luxury market.

14/01/2015 13,17Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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European groups find ways to succeed despite the gloom General financial SARAH GORDON - LONDON RACHEL SANDERSON - MILAN Positive announcements on jobs, sales and future investment from a range of Europe's companies suggest

that many businesses are tapping into improving consumer demand and bucking the region's macroeconomic

gloom. Metro, Europe's fourth largest retailer by sales, announced robust figures for the Christmas period

yesterday, and said revenues in Spain were growing particularly strongly. In the fourth quarter of 2014, sales

of consumer electronics at the German retailer - which has €63bn of annual turnover - were the best since

2006. "Christmas business was overall positive," said Olaf Koch, Metro's chairman. "In December, all sales

divisions increased their like-for-like sales." Metro's announcement came as Amazon, the US online retailer,

said it had created and filled more than 6,000 new permanent jobs across the EU in 2014. This was the

largest number of new annual hires in the region since Amazon opened its first European websites,  

Amazon.co"Demand from our customers in the EU is greater than ever, and we see lots of promising areas to

invent and invest for the future," said Xavier Garambois, vice-president of Amazon EU retail. There was

further positive news from the region's manufacturers. Airbus, the pan-European aerospace group, said it had

supplied a record number of aircraft in 2014, marking 13 consecutive years of increased deliveries. On

Monday, Fiat Chrysler Automobiles - which has idled several plants in Italy amid slumping global demand -

said it was creating 1,500 jobs in the country to build vehicles largely for export. Among smaller European

companies, Brunello Cucinelli, the Italian luxury goods house, said yesterday that European sales had risen

more than 8 per cent in 2014, buoyed by "top-end" tourism. The group's chief executive, Brunello Cucinelli,

said in the wake of the results and the news of Fiat's hiring plans: "All these things help improve the mood,

there are signs of momentum returning." This positive news came against a backdrop of gloomy

prognostications about Europe's economy. But analysts suggest that deflation and the falling oil price are

benefiting some businesses. "The sharp fall in oil and other commodity prices is a welcome development for

final demand, as it boosts real disposable incomes and purchasing power," said Mislav Matejka, equity

strategist at JPMorgan Cazenove

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Sales are slow, but automakers push electric cars BY BILL VLASIC DETROIT ''This is the beginning of a long process to try to deal with the issues of CO2 and mileage.''While sales of new

cars and trucks are soaring, demand for electric vehicles is still sputtering along in the slow lane.But that's not

stopping automakers from continuing to make huge investments in green vehicles, introducing one model

after another.On Monday at the annual Detroit auto show, General Motors rolled out a refreshed Chevrolet

Volt, which runs on battery power with a gasoline-engine backup, and also introduced the Volt's all-electric

cousin, the Chevrolet Bolt, a concept car not yet in production.And the Korean carmaker Hyundai said on

Monday that it would produce a plug-in hybrid version of its midsize Sonata sedan.They joined a host of other

automakers that have rolled out electric cars of their own in recent years. Ford has introduced an electrified

version of its Ford Fusion, and brands like Fiat and BMW now produce small volumes of electric cars. In all,

more than 20 models, either all-electric or the kind with gas backup engines, called plug-in hybrids, have hit

the market.The announcements by G.M. and Hyundai are the latest attempt to find the winning formula for

electric cars, as automakers feel increasing pressure to meet strict federal regulations for emissions and fuel

economy.Yet it is proving to be a tough sell. With fuel prices dipping to historical lows and conventional

gasoline engines becoming more efficient, electrified cars are languishing in showrooms.Sales of new cars

and trucks in the United States increased about 6 percent in 2014, to 16.5 million vehicles, the industry's best

overall performance since 2007. But electrified models remain a tiny niche. Last year, automakers sold about

120,000 all-electric vehicles and plug-in hybrid ones like the Volt - a 20 percent increase over the previous

year, but still a fraction of the overall industry volume.And that figure is not nearly what automakers will need

if they are to meet the required corporate average fuel economy of 54.5 miles per gallon by 2025.

Automakers currently average about 25 miles a gallon. The standard is based on an automaker's fleet

average, not on the cars it actually sells.They face even tougher mandates in California, which requires that

15.4 percent of the vehicles automakers sell be powered by alternative technology by 2025. Because of this,

some green vehicles, like the all-electric Kia Soul, are, at least for now, sold only in California.''Like it or not,

they have to do it to meet the government regulations,'' said Joseph Phillippi, president of the consulting firm

Auto Trends.But for electric cars to earn widespread adoption, they will have to increase their driving range.

G.M.'s allelectric Bolt tries to solve that by getting 200 miles on a single battery charge.G.M. executives

declined to say when the car would come to market, but pledged to bring it out at a price of about $30,000,

with the inclusion of an existing $7,500 federal tax credit. ''We are pretty convinced that this is the right

vehicle for the market at the right time,'' said Alan Batey, G.M.'s chief of North American sales and marketing.

''We would not be talking about the price and battery range if we weren't able to make it happen.''Until the Bolt

comes out, G.M. will pin its hopes on the new production-ready version of its Volt. The Volt has sold sparsely

since G.M. introduced it to great fanfare in 2010. Like all plug-in hybrids, the car runs primarily on electric

power before switching to a small gasoline engine that recharges its battery. But while the first Volt could

travel about 35 miles solely on battery power, the new model has a 50-mile electric range.''It's more efficient,

more responsive, more refined, and has a greater range,'' said Mary T. Barra, G.M.'s chief executive. ''The

Volt confirms our leadership position, and now we intend to take it further with the Chevrolet Bolt.''Sergio

Marchionne, the chief executive of the newly merged Fiat Chrysler, which has lagged behind the competition

in the industry's push to electrify, said the proliferation of electric and plug-in vehicles was ''inevitable''

because of rules mandating lower carbon emissions and greater fuel economy. ''This is the beginning of a

long process to try to deal ith the issues of CO2 and mileage,'' Mr. Marchionne said at a news briefing on

Monday, referring to carbon dioxide emissions. Fiat Chrysler will introduce an electric minivan next year, he

said.But whether consumers are willing to pay high prices for green vehicles is still in question. Tesla, whose

high-end Model S retails for $70,000 and higher, has proved to be the outlier, winning a devoted

14/01/2015 17Pag. International New York Times(diffusione:222930, tiratura:500000)

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following.The strong United States automobile market has increased profits for most automakers and allowed

them to invest heavily in alternative-fuel technology. But Mr. Marchionne bemoaned the cost to companies of

developing electric vehicles on their own, and suggested that manufacturers should collaborate on projects to

defray expenses.He was also outspoken on the need for a slowdown in fuel-economy rules.''I think there is a

very strong argument that we should slow down the rate of the regulations,'' Mr. Marchionne said. ''And there

is an opportunity in the 2017 review period to do that.''Until the regulatory environment changes, automakers

will continue to press ahead on electrification. For G.M., the introductions of the revamped Volt and the Bolt

concept car provide an opportunity to bolster its green credentials and send a message to consumers about

its technological prowess. ''We cannot pull back on electrification just because gas prices are low,'' Mr. Batey

said. ''Electrification is here to stay, and we're investing in it for the long haul.''That attitude was applauded by

dozens of Volt owners whom G.M. invited to its unveiling on Monday.Kate Sanford of Lansing, Mich., leased a

Volt last year after previously owning a Chevrolet Malibu sedan. She had wanted the car for some time, she

said, but waited until G.M. cut the sticker price last year in an effort to increase sales.''I wanted a Volt not just

because it saves gas, but because it's a statement car,'' said Ms. Sanford, 56, an insurance company

employee. ''The fact that I can drive to and from work without using any fossil fuels is important to me.''Ms.

Sanford said she drove solely on battery power about 80 percent of the time, and rarely had to fill up with

gasoline. ''I've driven it 17,000 miles, and taken it on long trips without any problem,'' she said. But despite her

affection for the Volt, Ms. Sanford echoes the sentiments of many consumers about purely electric cars. ''I'm

not ready to go all-electric yet,'' she said. ''I won't feel comfortable doing that until there are charging stations

on every highway.''

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Japan takes aim at Big 3's truck market DETROIT BY AARON M. KESSLER Rock music shook the roomas the gleaming blue pickup drove up behind Toyota's top American executive,

William D. Fay.Mr. Fay left no doubt about his delight with the redesigned Tacoma, enthusiastically telling

reporters at the North American International Auto Show here that he hoped the truck would ''set the

benchmark'' for midsize pickups 20 years after it first came to America.Mr. Fay might as well have been

talking about pickups as a whole.The industry is coming off one of the most successful years for pickups in

recent memory as an improving economy and low gas prices led to a surge in truck sales around the United

States. Whether it was for work or play, more buyers visited truck showrooms in 2014 than ever.But while the

market for trucks had long been the territory of America's Big 3 automakers, Japanese automakers were

determined on Monday to make their mark: Both Nissan and Toyota introduced powerful, rugged trucks

aimed at capturing a greater share of an overall market dominated by General Motors, Ford and Fiat

Chrysler.Nissan is targeting the lucrative fullsize truck segment by putting a beast of a diesel engine into its

aptly named Titan.The current diesel-powered champion, Chrysler's Ram pickup, had record sales in 2014,

and full-size trucks across the board surged ahead.For most vehicles, automakers increased the usual

discounts and deals over what they offered last year. But for full-size trucks such incentives actually went

down nearly 13 percent, according to data from Kelley Blue Book.Nissan's American competition greeted the

new competition with equanimity. Robert Hegbloom, head of the Ram brand, said in an interview on Monday

that Nissan was trying to stretch its light-duty truck into meeting the demands of two types of buyers.He said

he felt comfortable with the progression of trucks Ram offered.''Light-duty customers look for fuel economy,''

Mr. Hegbloom said. ''I don't think they'll want to sacrifice that for the towing power of a heavy-duty truck they

don't need.''Mr. Fay said on Monday that Toyota would add a third shift at its Tacoma plant in Mexico to

increase production of the new model.But he acknowledged that when it came to overall sales, Toyota would

probably remain in more of a niche compared with American trucks.

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Dear George letter: Let's talk about inflation SWAHA PATTANAIK Best regards, Mark Mark J. Carney, the governor of the Bank of England, is obliged to write to the chancellor of the Exchequer,

George Osborne, to discuss the low rate of inflation. While the letter won't be published until February,

Reuters Breakingviews imagines a draft.Dear George,A quick note to explain why the inflation rate is so far

off our 2 percent target and why we don't intend to do anything about it for now.December's 0.5 percent

reading was the lowest rate since records began in 1996. A big factor was the tumbling oil price. You recently

called for the declines to be passed on to households. This is happening. Gasoline prices are falling, and the

major utilities are not raising prices. Since oil is still getting cheaper, you should expect a few more of these

letters.But central banks look past temporary shocks and focus on the medium term. Our Monetary Policy

Committee certainly did that during the financial crisis, when interest rates were cut while the inflation rate

was still well above target.But don't worry. Britain is not on the brink of dangerous deflation. We're in much

better shape than the eurozone, where my friend Mario Draghi, the president of the European Central Bank,

has a much harder job on his hands.Most important, deflation is less likely to take hold in a strong economy,

and the British economy is far healthier than the eurozone's. Our 6 percent unemployment rate matches lows

set six years ago. Better still, after a long wait, it looks like the tighter job market is finally filtering through to

push up wages.Investors have made the same judgment about the risk of deflation. True, the market's

expected British inflation rate for the second half of the next decade has fallen 30 basis points since July

2014, but that is only half as much as in the United States and eurozone, a Crédit Agricole economist

estimates.We're not smug. Rest assured about the Bank of England's vigilance. I certainly don't want to end

up in Mario's position.

14/01/2015 18Pag. International New York Times(diffusione:222930, tiratura:500000)

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This trauma could lead to a European reawakening The continent has faced existential crisis twice in the past year. But something positive may yet emerge Natalie Nougayrède Anything grandiose about Europe was seen as out of touch with people's day-to-day livesDa pagina 27 The

mourning is not over, and the utter awe will be widely felt for a long time. It will take time to come to grips with

the magnitude of the Paris events: how such terrorist attacks could happen, and how a massive groundswell

of street demonstrations came in response.This is very much a French trauma, reaching deep into the

national psyche. All eyes will continue to be on France as it deals with the aftermath of an armed assault

during which three young, indoctrinated French citizens massacred 17 people in the capital, targeting

journalists, cartoonists, policemen and Jewish people. But this is also a European trauma and crisis.And if

one steps back a little, it can be said this has come in the wake of another very different but also historical

European crisis. That is the return of war on the European continent, on Ukrainian soil last year.These are

sharply contrasting crises, but in some ways they are concerned with similar questions about European

resilience in the face of aggression, and about the European sense of identity. Both raise the question of a

European awakening, of a new sense of belonging, of demos , a word the ancient Greeks used for the people

as a political entity.I thought about this after watching the many European leaders who converged on Paris for

the 11 January demonstration. François Hollande, Angela Merkel, David Cameron, Matteo Renzi, Mariano

Rajoy, Jean-Claude Junker and others walked arm in arm. It was a unique show of unity and resistance

against terror. Millions walked in unison across France. Millions more, all over Europe, expressed solidarity in

defence of values such as free speech, tolerance and democracy, which until recently had been taken for

granted.Nothing similar happened after other major terrorist acts in Europe. Not after the 2004 Madrid train

bombings (191 dead), nor after the 2005 London suicide attacks (52 dead). I'm not sure why that was the

case. Perhaps it had to do with context. Over 10 years ago, Spaniards demonstrated not just against the

terrorists but in the context of an electoral campaign. Many were angry at the lies of the Aznar government,

which initially claimed the explosions had been carried out by the Basque separatist group Eta, not al-

Qaida.The Je suis Charlie slogan has moved many, even those who felt unease with some cartoons,

because the victims were killed for the freedom of expression they made use of; and because seeing citizens

gunned down in a European capital because they were Jewish brought back memories of the worst of

European history.And there is the larger European dimension to what has now unfolded both in Paris and in

eastern Europe over the last year. There is no connection, of course, between the Paris tragedy and the

conflict in Ukraine: a domestic terrorist attack in the name of a jihadist totalitarian ideology and an external

military aggression against a sovereign state with a backdrop of Russian ultranationalism.But there is one

common element. It is that the very essence of Europe - a word much associated in recent times with

economic travails and political bickering - has come under attack. There is something existential here.On the

one hand, fundamental freedoms, the rule of law and tolerance have been targeted. On the other, it was the

continent's post-cold war setup, the right of an independent state to make its own geopolitical choices, as well

as the notion that borders cannot be changed through use of force, that have been trampled. Democratic

values and rules, attributes at the heart of European identity, are at the core of these events.The European

project was always meant to be about uniting people, not just states - as Jean Monnet, one of its founding

fathers, said. Coming out of the ashes of a world war, the project was not only about the economy and free

trade but about embedding democracy and the rule of law, and guaranteeing peace. In recent years parts of

public opinion in Europe had started finding these issues almost tiresome. Populists have thrived on such

lassitude.Anything grandiose about Europe was drowned out, or at least was seen as terribly out of touch with

people's day-to-day preoccupations. Attachment to peace and freedom faded from public conscience in

favour of heated debates about budget deficit targets, monetary policy, immigration statistics, Grexit, Brexit,

14/01/2015 31Pag. The Guardian

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 136

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squabbling over European commission jobs, and the rest of it.Europe has appeared weak and tortured since

the 2008 financial crisis. It has sometimes been portrayed as the "sick man" of the western world (I include

the United States, Australia and Japan in that). The rise of other powers has made the continent seem less

relevant in a changing world.Europeans have doubted themselves and turned inwards, dreading globalisation

and seeking refuge behind national boundaries. Many have turned to politicians with xenophobic slogans, or

who feed the notion that the EU is the origin of all woes - a supranational, oppressive institution. Immigrants

have been scapegoated.Will the Je suis Charlie slogan be an antidote to ethnic and religious tensions? Will

Ukraine's plight be seen by grassroots Europeans - and not just those in east and central Europe - as

requiring common determination and steady policies ? Much will depend on how political leaders act now.

After their show of strength on Sunday, there could be no better time for a grand, heartfelt speech about

Europe's meaning. After all, the way people react to events also depends on whether leaders try to lead, or

whether they desperately chase cheap votes. Fear cannot be the answer.One thing is ever more apparent:

the solutions to these European crises will not come from individual states but from a collective effort. This

goes for dealing both with Russia's behaviour and the violent salafist networks or cells that exist beyond

France. European cooperation will have to be enhanced, paying close attention to its values.If something

positive can ever come from the tragedy, it could be a growing sense of the importance of the European

public sphere. The conversation may only be starting now, and only because these events have shocked so

many. But they have released a new European consciousness. It is much needed.

14/01/2015 31Pag. The Guardian

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 137

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Italian politics bids farewell to the man who gave Berlusconi the boot President Napolitano's resignation poses headache for beleaguered PM MICHAEL DAY IN ROME Da pagina 23 President Giorgio Napolitano, Italy's kingmaker and its longest serving head of state, is set to

resign today in a development that will spell yet more political uncertainty for a fragile coalition government

struggling to put the country's moribund economy back on course.The significance of Mr Napolitano's

departure can be measured by the fact that he has appointed the past three premiers and that the 89-year-old

head of state was widely credited with behindthe-scenes manoeuvres that finally removed Silvio Berlusconi

from power, at the height of the sovereign debt crisis in 2011. He then slotted the economist Mario Monti into

the prime minister's office, and when Mr Monti's time was up in 2013 and Italians failed to elect a majority

government, he picked Enrico Letta and then Matteo Renzi as successive Prime Ministers.After Mr

Napolitano's resignation, two weeks of meetings in smoked-filled rooms are expected to take place before

parliament is obliged to begin elections to name his successor, in a process not unlike the papal conclave that

elects a new pope. Mr Renzi said that he hopes the new president will be named by the fourth voting session

on 1 February. Pietro Grasso, an anti-Mafia prosecutor and the president of the senate, will be acting

President until a successor is appointed.Political pundits said the choice of Mr Napolitano's replacement had

a lot riding on it. Professor Roberto D'Alimonte of Rome's Luiss university, who is seen as close to Mr Renzi,

said: "The choice of the new president will be a very, very important one. In uncertain times, as we've seen

with Napolitano, the role of president of the republic assumes very great importance."Professor D'Alimonte

noted that with another fragile coalition currently in power, the new head of state may be required to invoke

one of his or her greatest constitutional powers - that is, deciding when to dissolve the current parliament,

which in theory could last until 2018.Alberto Martinelli of Milan University said that with the tendency of the

president's role to expand as a counterweight to weak government, it was vital for the new head of state to

have the "right constitutional knowledge and political skills".The choice of Mr Napolitano's successor will be

complicated by the current pact between Mr Renzi and disgraced ex-premier and centreright leader Mr

Berlusconi on electoral reform.Pundits speculate that in return for maintaining his end of the bargain, Mr

Berlusconi will have blackballed one leading centre-left candidate for the presidency, the mogul's nemesis

Romano Prodi. In return, Mr Renzi may get Mr Berlusconi's approval for a moderate centre-left figure such as

Dario Franceschini, the current Culture Minister.Mr Napolitano said yesterday that he was happy to be

returning home. "Of course, I'm happy," he responded to a question from a child at a police event at the

presidential Quirinale palace in Rome. "I'm fine here, everything is beautiful, but it's a bit of a prison. I'll feel

good at home."Mr Napolitano, 89, became head of state in 2006. Controversially, claims emerged that in

2011 he helped speed Mr Berlusconi's exit from the prime minister's office. Mr Berlusconi and his Forza Italia

party reacted with fury to the revelations. But Mr Napolitano played down the extent of his involvement in

events, and many Italians said that by ensuring that Mr Berlusconi and Italy didn't drag the euro off the edge

of a cliff, Mr Napolitano's ends had justified the means.

14/01/2015 29Pag. The Independent

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 138

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Court ruling threatens Draghi's big QE launch David Charter Berlin Plans to flood the eurozone with cash to nip deflation in the bud could be dealt a blow by a court ruling today

on the legality of the European Central Bank's massive bond-buying programme.Limits may be placed on the

scope of the ECB's plans after German complaints about the dangers of an earlier, similar scheme were

referred to the European Court of Justice in Luxembourg.The court will issue legal advice on the complaints

today, ahead of a full judicial ruling expected in the summer. Nevertheless, the fine print of the assessment

will guide Mario Draghi, the ECB president, on his announcement, expected after a board meeting next week,

about the purchase of hundreds of millions of euros of government bonds on financial markets.Hanging over

the legal assessment and Mr Draghi's spending spree is the threat of a spiral of deflation gripping the 19-

nation eurozone, where prices fell in December by 0.2 per cent.A programme of quantitative easing to

increase the money supply, similar to actions taken by the US Federal Reserve and the Bank of England, is

seen as the only way of meeting the ECB's mandate for an inflation target of about 2 per cent. It could also

stimulate the spending and investment needed to reduce youth unemployment.At the centre of today's legal

assessment is Mr Draghi's commitment in July 2012 that "the ECB is ready to do whatever it takes to

preserve the euro". This single sentence was enough to reverse the fortunes of the eurozone and haul the

region back from an existential crisis, where member nations were losing the confidence of markets.Mr

Draghi followed up with a programme designed to buy up bonds issued by governments on secondary

markets from investment institutions such as pension funds. To buy them directly from governments would

have contravened the Maastricht treaty's rule preventing the ECB from directly financing governments.Jens

Weidmann, president of the Bundesbank, voted against Mr Draghi's programme but could not stop it. In the

event, the scheme was not used, since its mere existance was enough to ease the crisis, but hundreds of

Germans, including politicians and economists, joined a legal complaint that the programme went too far,

anyway. Germany's highest court asked the European Court of Justice for its assessment.Analysts agree that

it would be a big surprise if the European Union's highest court sent Mr Draghi back to the drawing board,

since this would effectively destroy the euro.The assessment today by Pedro Cruz Villalón, the Spanish

advocate-general at the European Court of Justice, will be read for its details. Any call to limit the size or

scope of Mr Draghi's initial programme will be seen as a blow that could blunt the effectiveness of the central

banker's armoury in the battle with deflation and disrupt two years of relative calm in eurozone bond markets.

14/01/2015 40Pag. The Times

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 139

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Eurozone and crude drag down world growth forecasts Kathryn Hopkins Economics Correspondent The World Bank has scaled back its forecasts for global growth this year and next as fears grow over the

state of the troubled eurozone economy.The Washington-based institution trimmed its outlook for this year

from 3.4 per cent to 3 per cent and for next year from 3.5 per cent to 3.3 per cent. This came after a

"disappointing" 2014, which generated growth of 2.6 per cent, down from the World Bank's forecast of 2.8 per

cent.It is expecting significant differences among advanced economies as Britain and the United States

continue to grow at a respectable pace this year and next, while the 19-strong eurozone and Japan struggle

to shake off bad spells."Increasingly divergent trends are at work in major economies," the World Bank said in

its biannual snapshot of the global economy. "The recovery gained traction in the United States and the

United Kingdom, but is struggling in the euro area and Japan, while a carefully managed slowdown is under

way in China."For the eurozone, in particular, it warned that quantitative easing was "necessary" this year to

revive its flagging economy. It did not forecast when this might happen, but many economists believe that

Mario Draghi, the president of the European Central Bank, could act as early as next week.In stark contrast to

its portrait of the eurozone, it painted a much brighter picture for the UK, which it expects to grow by 2.9 per

cent this year and by 2.6 per cent next year. The Office for Budget Responsibility has forecast 2.4 per cent

and 2.2 per cent, respectively.The World Bank also said that the depressed oil price, which is expected to

persist through the year, is lowering inflation worldwide and is likely to delay interest rate increases in rich

countries, creating a window of opportunity for oil-importing countries, such as China and India. It predicts

that growth in the latter will accelerate from 5.6 per cent last year to 6.4 per cent this year and 7 per cent next

year.However, sustained low oil prices will weaken activity in exporting countries. For example, the Russian

economy is projected to contract by 2.9 per cent this year, barely edging back into positive territory next year,

with forecast growth of 0.1 per cent.

14/01/2015 40Pag. The Times

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L'EUROPE SUR LE TERRAIN CLAMEUR POUR LA LIBERTE, LA PRESSEINTERNATIONALE SALUE LA MARCHE REPUBLICAINE La Tribune "L'Europe sur le terrain"pour la première fois, souligneIl Corriere della Sera Les journaux italiens saluent la

dignité des manifestants, ainsi que des représentants européens, unis autour des valeurs républicaines.

"Paris a témoigné hier de quelque chose de plus que la douleur pour les victimes et de la résistance au

terrorisme : du réveil de la conscience de la valeur de la démocratie dans laquelle nous vivons", écrit le

directeur de la publication de La Repubblica, Ezio Mauro. "Je craignais trouver un Paris différent, effaré et

enragé après les blessures de la semaine dernière. Mais non. (...) La foule réunie dans le 11e

arrondissement (...) était plutôt une foule émue et défiante (...)": "une foule retenue, mais remplie de fermeté",

observe pour sa part l'écrivain italien Paolo Giordano sur les pages du quotidien national Il Corriere della

Sera, qui consacre la moitié de la home page de son site aux attentats parisiens. "Peut-être pour la première

fois dans l'Histoire, hier à Paris on pu voir l'Europe sur le terrain", écrit un autre journaliste et écrivain italien,

Aldo Cazzullo, sur les colonnes du même journal. "L'Union européenne désunie, peureuse, en manque

d'assurance au point de se mépriser elle-même, s'est retrouvée du moins dans le deuil", souligne-t-il."Plus

jamais de place en Europe pour le terrorisme et la barbarie", selon El Mundo

13/01/2015 49Pag. La Tribune Quotidien

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UN MONSTRE REPUBLICAIN S'EST LEVE LE MONDE A APPLAUDI La Tribune Da pagina 102 C'était un événement au delà de l'événement. L'histoire se bâtissant en direct ! Une

expression sociétale et citoyenne sans précédent depuis la fin de la seconde guerre mondiale. La preuve très

concrète que la société française est bien vivante, que le peuple de France est bien vivant. Il est fort et il sait

ce qu'il est et ce qu'il veut. On chantait la marseillaise à répétition hier ! La société française n'est pas

déprimée, encore moins dépressive ... Très loin des représentations sondagières et médiatiques ! Celle que

l'on dépeint tellement souvent malade et apeurée est peut être la seule société qui pouvait se lever

collectivement en si grand nombre et exprimer si puissamment sa détermination au coeur du drame terrible.

L'ensemble des élites de notre pays et en particulier les femmes et hommes politiques ?devraient s'interroger

sur la portée holistique du souffle incroyable de ces journées historiques.UNE DÉCONSTRUCTION DE

L'ETAT DE DROITEt il ne faut pas se tromper, cette terrible épreuve et son épilogue exceptionnel ne

pourront en rien fournir aux partis politiques français, en grande difficulté dans leur légitimité représentative,

un remède durable à leurs crédibilités déclinantes.Certes, comme le rappelait Daniel Cohn Bendit, la troupe

de Charlie Hebdo n'aimait aucun parti politique, aucune religion mais où étaient-ils, nos partis politiques,

lorsque les mêmes groupes terroristes menaçaient la vie des futures victimes de ce triste mercredi de janvier

2015 ? Où étaientils quand Charlie Hebdo cherchait de l'argent pour tenter de survivre aux conséquences

des agressions à répétition ? Où étaient-ils ceux là même qui ont regardé, pendant 40 ans, se développer les

conditions de ces terrifiantes émergences actuelles. Pourquoi certaines piscines furent-elles parfois

réservées aux femmes ? Pourquoi abroger la circulaire Chatel ? Comme tant d'autres abandons sociétaux

coupables, comme ne plus oser nommer le réel avec les mots du réel. Ne nous voilons plus la face, la

déconstruction de notre Etat de droit est continue. Il doit être systématiquement préservé, parfois restauré,

dans toutes les géographies de notre république, dans toutes les strates de notre système démocratique.UN

ÉVÉNEMENT HISTORIQUE DANS L'AVENTURE EN MOUVEMENT DE LA CONSTRUCTION

EUROPÉENNEMatteo Renzi l'a dit : « Attaquer Paris c'était attaquer l'Europe et le Monde ! » Une France que

depuis l'étranger on perçoit encore comme un phare émettant, au large, une lumière rassurante mais

exigeante, dans le respect son message éternel : liberté, égalité, fraternité. Et pour la première fois les

leaders de l'Union et d'autres venus du reste du Monde étaient rassemblés non pas dans un palais, un

bunker ou un centre de conférence, mais dans la rue avec le peuple de France qui faisait front, presque dans

ses pas. Ensembles réunis pour célébrer la résistance des peuples libres de l'Union à la terrible menace qui

pèse sur eux tous. Evénement historique dans l'aventure en mouvement de la construction de l'Union

Européenne, ce symbole fort, magnifique, celui d'une résistance européenne unie, l'Europe le doit donc à la

France et à son Peuple. L'Europe qui est une vraie histoire, si elle veut être un avenir doit être un havre pour

ses peuples, puissant, déterminé et fier de ses identités. Vedi pagina 104

13/01/2015 102,103Pag. La Tribune Quotidien

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 142

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LA GRECE FACE A LA MENACE DE LA BCE ROMARIC GODIN, A ATHENES La Banque centrale européenne (BCE) a rappelé que sans accord avec la troïka, elle coupera l'aide à la

liquidité d'urgence des banques grecques, provoquant le "Grexit." Mais a-t-elle les moyens de ses menaces

?A quel jeu joue donc la BCE ? Jeudi dernier, les services de Mario Draghi ont fait savoir, par une déclaration

à la presse, que l'aide à la liquidité d'urgence du secteur bancaire grec était soumis au « succès d'un accord

entre les autorités grecques et la troïka. » Certes, cette condition n'est pas nouvelle. La BCE a toujours

soumis l'accès au programme ELA (Emergency Liquidity Assistance) au respect des décisions prises par la

troïka, dont, rappelons-le, elle est, comme le FMI et la Commission européenne, un membre à part entière.

Néanmoins, encore une fois, la BCE semble déterminée, comme dans les cas irlandais et chypriote, à utiliser

l'ELA comme une arme contre un gouvernement ou un parlement élu afin d'imposer ces vues.CE QU'EST

L'ELA Vedi pagina 18Da pagina 18 LES PRÉCÉDENTS NE SONT PAS COMPARABLESD'abord, il n'est pas

sûr que la BCE « ose. » Certes, elle a montré de la fermeté dans le cas chypriote. Mais ce dernier est si

particulier, et l'économie chypriote si petite (17 milliards d'euros) qu'il ne peut s'agir réellement d'un

précédent. Du reste, le vote du parlement chypriote était assez aisé à obtenir par le ralliement d'un parti ou

de quelques députés et le président, favorable à la troïka, venait d'être élu. La situation est donc différente.

En Grèce, il n'est pas certain que si Syriza parvient au pouvoir, Alexis Tsipras soit si aisé à convaincre de

poursuivre la politique d'Antonis Samaras par une simple menace sur l'ELA. A la différence des cas

chypriotes et irlandais lorsque la BCE a exercé son « chantage », la Grèce a déjà subi l'épreuve de l'austérité

et, si le pays décidait de changer de politique, on voit mal le nouveau gouvernement renoncer à tout. Le bras

de fer est donc autrement plus sérieux.L'ABANDON DE LA POLITIQUE DE L'ÉTÉ 2012Or, si la BCE décide

d'aller plus loin et de couper l'ELA à la Grèce, donc de provoquer le Grexit, ce serait suicidaire. Il y aurait là

un abandon pur et simple du principe prononcé par Mario Draghi en juillet 2012 pour sauver l'euro, le fameux

« whatever it takes » (« quoi qu'il en coûte »). Dès qu'un pays aura quitté de force, sous la pression de la

BCE, la zone euro, ce mot n'aura plus de sens. Les investisseurs seront alors amenés à réévaluer leurs

risques dans l'UEM, notamment sur d'autres pays périphériques, actuellement artificiellement bon marché

(Portugal, Slovénie...). Le spectre de la crise de la dette reviendra et contraindra alors la BCE à racheter

massivement de la dette des pays concernés, au risque de provoquer l'ire de la Buba, de la Cour de

Karlsruhe et de Berlin.OBTENIR UNE MAJORITÉSurtout, la conjoncture ne serait pas insensible à un Grexit.

Les réactions des marchés en début de semaine dernière l'ont prouvé : une sortie de la république hellénique

de la zone euro n'est pas anodine. Au moment où la BCE tente de sortir cette même zone du risque de

déflation, elle menacerait de l'y jeter à nouveau. L'aversion au risque achèverait de déprimer les agents

économiques. Il n'est donc pas sûr que Mario Draghi trouve au conseil des gouverneurs de la BCE une

majorité des deux tiers nécessaires pour couper l'ELA. Huit gouverneurs sur les 21 (15 gouverneurs de

banque centrale nationale en rotation et les six membres du directoire) qui disposent du droit de vote seraient

suffisants pour empêcher une telle décision. Les gouverneurs « modérés » et ceux des pays périphériques

pourraient bloquer une telle décision.FACTURE POUR LA BCE ET LES BANQUES CENTRALES

NATIONALES Vedi pagina 20

14/01/2015 17,18,19Pag. La Tribune Quotidien

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 143

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FORCER LA DEPENSE SEULE VOITE POUR SORTIR L'EUROPE DE LADEFLATION? La Tribune Da pagina 21 L'échec des politiques budgétaires restrictives n'est plus à prouver : la croissance est faible

partout dans la zone. Et selon les trois principaux instituts de statistiques européens, le PIB de la zone euro

devrait progresser de 0,3% aux premier et deuxième trimestres 2015. Les débats se concentrent désormais

sur les prévisions d'inflation. Un consensus établi par Bloomberg à partir des prévisions de 54 institutions

financières prévoit une inflation en zone euro à 0,6% en 2015, et de 1,3% en 2016. Parmi elles, celle qui a

prédit la plus faible inflation est la banque Nomura. "Nous prévoyons -0,1% cette année et 0,7% en 2016",

explique Jacques Cailloux, chef économiste en charge de l'Europe de la banque japonaise.Ses prévisions

n'intègrent pas seulement la baisse du prix du pétrole qui s'est effondré de près de 60 % depuis son pic de

juin dernier. "La tendance déflationniste est puissante en zone euro. Elle est liée à des éléments de politiques

budgétaires instaurés pour redonner de la crédibilité aux États, et ainsi stabiliser les marchés financiers par

rapport à la crise de des dettes souveraines", explique Jacques Cailloux.LES SALAIRES POUSSÉS VERS

LE BAS ?En parallèle aux restrictions budgétaires, le but était de donner de l'air aux entreprises par une

baisse de leur coûts. Mais cette politique n'a pas eu les effets escomptés en matière de redistribution. Pis

encore, "le contrecoup généré est une désinflation extraordinaire sur la politique de formation des salaires",

constate Jacques Cailloux. Désormais, les politiques budgétaires tendraient à pousser les salaires vers le

bas.Le chef économiste de Nomura juge primordial le rôle des salaires dans la déflation qui guette la zone

euro. Le plus inquiétant, c'est que la tendance est à une perte du pouvoir de négociation des employés sur

leurs salaires - même en Allemagne -, ce qui rend les hausses de rémunérations imperméables aux moindres

hausses de prix par ailleurs, contrairement à ce qui a pu par exemple se passer lors des trente glorieuses

(1945-1973). Ce processus couplé aux faibles marges de manoeuvre monétaires - proches de 0, les taux

directeurs ne peuvent que remonter - inquiète.500 MILLIARDS D'EUROS DE RACHAT DE TITRESC'est

dans ce contexte que le patron de la BCE Mario Draghi devrait annoncer prochainement un plan de relance

monétaire, par la méthode du quantitative easing (QE). Selon l'agence Bloomberg, les équipes de la BCE ont

mis au point un plan de rachat de titres, incluant des titres d'États, de 500 milliards d'euros. Mais le QE va-t-il,

seul, suffire à endiguer la déflation ? Pour comprendre, "il faut distinguer les actifs financiers (obligations,

actions etc.) de l'économie réelle. Car il y a fort à parier que l'impact sera plus important sur le prix des actifs",

car plus direct, juge Jacques Cailloux. L'impact sur l'économie réelle est en effet très incertain : rien ne dit

que l'argent libéré par ce QE ira à l'économie réelle. "Difficile de voir comment on peut lier le seul quantitative

easing (QE) à un rebond macroéconomique et donc à la création d'inflation", confirme le chef économiste de

Nomura. Par le biais d'une baisse de l'euro ? "Au même titre que pour une baisse du prix du pétrole, ce serait

bon pour les marges des entreprises, mais il n'en découle qu'une optionalité de la dépense ( d'investissement

ou de consommation ndlr) ", ajoute-t-il. Vedi pagina 23

14/01/2015 21,22,23Pag. La Tribune Quotidien

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CHARLIE HEBDO : LUZ RACONTE LA UNE DES SURVIVANTS CECILE AUGUSTE Au cours d'une conférence de presse tenue dans les locaux de Libération ce mardi, l'équipe de Charlie

Hebdo a présenté leur premier numéro depuis l'attentat, tiré à 3 millions d'exemplaires. Récit de l'histoire

d'une couverture particulière.Une semaine après le terrible attentat perpétré contre Charlie Hebdo, l'équipe

survivante du journal satirique, Gérard Biard, Luz et Patrick Pelloux, ont tenu une conférence de presse ce

mardi à 15 heures pour présenter la Une de cette semaine dans les locaux de Libération, qui accueille la

rédaction de l'hebdomadaire. "Charlie Hebdo va sortir la semaine prochaine car ce n'est pas la connerie qui

va gagner", avait assuré l'urgentiste Patrick Pelloux, au lendemain du drame. Les rescapés de la tuerie ont

ainsi tenu parole. Luz, l'un des survivants de la fusillade qui a fait 12 morts, dont deux policiers, s'est chargé

du dessin de la Une représentant le prophète Mahomet en larmes, pour un journal exceptionnel : un numéro

"des survivants" tiré à plus de 3 millions d'exemplaires."On est heureux d'avoir fait ce numéro, d'y être arrivé.

L'hebdo restera exceptionnellement deux semaines en kiosques et sera distribué dans 25 pays. Trois

traductions numériques en anglais, espagnol, arabe seront prévues ainsi que deux déclinaisons papier en

italien et turc", explique Gérard Biard, rédacteur en chef de Charlie Hebdo. Et surtout d'assurer : "il va y avoir

un avenir, un journal, il n'y aura pas d'interruption".DE LA CATHARSIS AUX MULTIPLESTENTATIVES

14/01/2015 36,37Pag. La Tribune Quotidien

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LE PRESIDENT ITALIEN VA DEMISSIONNER "DANS LES PROCHAINESHEURES", ANNONCE RENZI LATRIBUNE.FR AVEC AFP L'annonce n'a rien de surprenant. Réélu en avril 2013 faute d'accord au Parlement sur un autre candidat,

Giorgio Napolitano, 89 ans, n'a jamais fait mystère de son intention de quitter sa fonction bien avant la fin du

septennat en 2020, en raison de son grand âge et de sa santé. En novembre, certains commentateurs

avaient même avancé que la démission aurait pu être rendue publique lors des voeux du Nouvel An, au soir

du 31 décembre, ce qui n'a finalement pas été le cas. Ancien membre du Parti communiste, Giorgio

Napolitano a été élu pour la première fois au Parlement en 1953. Durant sa carrière, il a été président de la

Chambre des députés et aussi ministre de l'Intérieur.LA COURSE À LA SUCCESSION EST OUVERTEAprès

la démission formelle de Giorgio Napolitano, le Parlement devra se réunir sous 15 jours en session conjointe,

avec les membres du Sénat, de la Chambre des députés et 58 délégués régionaux, pour élire le nouveau

président. La course pour lui trouver un successeur a été lancée dès la mi-décembre, lorsque Napolitano a

confirmé qu'il n'avait pas l'intention de rester encore longtemps à la tête du pays, assurant que sa fonction

prendrait fin au même moment que la présidence italienne de l'UE.... ... Parmi les successeurs possibles au

poste de chef de l'État italien, qui peut nommer le président du Conseil, dissoudre le Parlement et décider

des élections anticipées, figure l'ancien chef du gouvernement et ex-président de la Commission européenne

Romano Prodi, qui était présent à la marche républicaine de dimanche à Paris. L'intérim sera assuré par le

président suppléant Pietro Grasso, magistrat qui préside le Sénat depuis 2013. Giorgio Napolitano reprendra

ses fonctions de sénateur à vie. Intervenant devant le Parlement européen, le Premier ministre italien Matteo

Renzi a annoncé l'imminent départ de Giorgio Napolitano. Objet de rumeurs depuis novembre, le départ de

Giorgio Napolitano est désormais imminent. Le président de la République italienne va en effet démissionner

"dans les prochaines heures", a annoncé mardi le chef du gouvernement Matteo Renzi lors d'une intervention

devant le Parlement européen. Le Premier ministre italien a rendu hommage au président, "européen

convaincu, qui justement dans les prochaines heures, démissionnera de son poste après avoir accompli un

long parcours de changements", au détour d'un discours dressant le bilan de la présidence italienne de

l'Union européenne qui s'est achevée le 31 décembre. Ses louanges ont suscité les applaudissements des

députés européens et du président de la Commission, Jean-Claude Juncker. Le quotidien économique italien

Il Sole 24 Ore précise que le chef de l'Etat italien, qui s'est entretenu lundi avec Matteo Renzi, devait signer

sa lettre de démission mercredi 14 janvier vers 11h. Après la transmission de l'acte aux présidents de la

Chambre des députés et du Sénat, devaient débuter les procédures formelles pour la célébration des adieux

du président de la République, censé regagner son habitation privée vers midi.UN SEPTENNAT

COMMENCÉ EN 2013

14/01/2015 53.54Pag. La Tribune Quotidien

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MEDITERRANEE LA PRISON DES MERS @constancejamet CONSTANCE JAMET C' est une mer nourricière qui peut se transformer en prison ou en tombeau. Depuis les révolutions arabes,

on ne compte plus les embarcations de fortune déposant sur les plages siciliennes des émigrés exsangues

en quête d'eldorado.Entre 2009 et 2011, à la suite d'accords avec le régime de Kadhafi, le gouvernement

Berlusconi a reconduit en Libye les clandestins interceptés dans les eaux internationales. Méditerranée, mer

de tous les dangers ravive cette époque. À l'été 2011, juste avant la chute du Guide libyen, les réalisateurs

Andrea Segre et Stefano Liberti se sont rendus dans le camp de réfugiés de Coucha, à la frontière avec la

Tunisie.Dans ce lieu désolé s'étiolent des hommes et des femmes venus du Soudan, de Somalie et

d'Érythrée avec un seul but : rallier l'Europe à tout prix. « Vous ne pouvez pas imaginer à quel point les

Libyens détestent les Noirs. On est guidés par l'espoir même si, sur le bateau, rien n'est fiable, ni le moteur,

ni le capitaine, ni le GPS », explique l'un d'eux. Sous un soleil qui rend fou, ils sont secourus par l'armée

transalpine, cependant le soulagement est bref. Les Italiens ne les ramènent pas chez eux mais en Libye, où

la prison les attend.Privilégiant les silences et les plans en clair-obscur, le film est une oeuvre militante. Les

séquences en mer, issues des vidéos que les migrants ont filmées avec leurs téléphones, font penser à un

radeau de la méduse moderne. Il fait ressortir les souffrances et les rêves déçus de ces Lybiens aux mains

de passeurs sans scrupules. Et démonte implacablement les filières d'immigration clandestine et leur

business.

14/01/2015 36Pag. Le Figaro

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 14/01/2015 147

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GIORGIO NAPOLITANO TIRE SA REVERENCE SUCCÈS Le Figaro Monti, le vieux quartier de Rome qui jouxte le Palais du Quirinal, se prépare à l'accueillir. « Bon retour,

Président», proclament déjà les calicots. C'est à pied, ce matin, sans protocole ni imposante escorte de

police, accompagné de son épouse Clio, que Giorgio Napolitano regagnera son appartement privé.

Auparavant, il aura signé les trois lettres protocolaires de démission avant de refermer derrière lui la porte de

son bureau de chef de l'État qu'il a occupé pendant neuf ans. Dans la rue, les commerçants préparent une

petite fête. Sobre, à l'image de ce président adulé des Italiens qui incarne à leurs yeux la rigueur, la mesure

et la discrétion.Lundi, Giorgio Napolitano a reçu Matteo Renzi au Quirinal. Ultime audience, en grand ami de

la France, pour se faire décrire la manifestation de Paris et expliquer le discours que préparait le premier

ministre en clôture du semestre de présidence italienne de l'Europe, hier, à Strasbourg. Toujours aussi

attentif à l'image que l'Italie projette à l'étranger. Pour lui recommander également de poursuivre sur la voie

des réformes. Son combat de toute une vie.Giorgio Napolitano aura 90 ans le 29 juin prochain. Le poids des

ans se fait sentir. « J'ai le devoir de ne pas sous-estimer les signes de la fatigue (qui me gagne) avec toutes

les conséquences que cela comporte, et de ne pas hésiter à en tirer les conséquences » , a-t-il dit dans son

message de fin d'année.Depuis son élection le 15 mai 2006, Giorgio Napolitano a nommé cinq présidents du

Conseil (Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta et Matteo Renzi), parcouru

infatigablement l'Italie du nord au sud, prononcé des centaines de discours, serré des milliers de mains. Au fil

des années, il s'est tassé sur lui-même, courbé un peu plus. Il marche plus lentement, à petits pas. Mais le

verbe reste clair, le propos incisif, la pensée limpide. Son sangfroid, sa grande expérience politique, sa

connaissance intime des institutions l'ont placé au-dessus de la mêlée, appelant sans cesse à «

l'engagement », « la responsabilité » mais aussi au « courage », « à la cohésion » et « au réalisme » des

Italiens. Répétant, aussi, face aux excès verbaux de certains politiques, cette injonction, comme un leitmotiv :

« baissez le ton ».Étrange parcours que celui de ce communiste napolitain fier et sobre, au langage rigoureux

et mesuré, reconduit pour un second mandat - fait unique dans l'histoire de la République italienne - le 20

avril 2013. Un « sacrifice » qu'il n'a pas accepté de gaieté de coeur, mais par sens des responsabilités.

Menaçant de « tirer toutes les conséquences » et de se démettre immédiatement si la classe politique

persistait à demeurer « sourde » aux réformes dans lesquelles le pays devait s'engager. Et n'ayant jamais fait

mystère de son intention de quitter sa fonction bien avant la fin du septennat, normalement en 2020, en

raison de son grand âge et de sa santé.À l'heure du bilan, Giorgio Napolitano peut en tout cas être soulagé :

le gouvernement de Matteo Renzi est solide. La réforme des institutions est engagée. Les rapports entre

forces politiques sont « plus constructifs » : « il ne fait pas de doute que mon souhait s'est réalisé » , a-t-il

commenté.«Je me sens européen, italien, napolitain »Dans l'Italie tourmentée par ses crises à répétition, il a

été « un facteur de stabilité » , affirme Giorgio Squinzi, le président du patronat. Martin Schultz, le président

du Parlement européen, voit en lui « un pater patriae pour l'Europe ». Barack Obama félicite l'Italie d'avoir eu

« un président aussi fort ». Et le pape François lui a réservé un accueil « des plus cordiaux », selon le

Vatican, en le recevant au Saint-Siège pendant plus d'une heure, le 21 novembre.Des onze chefs d'État qui

se sont succédé depuis la Libération, Giorgio Napolitano a été l'unique communiste. Au sein du PCI, il a

incarné dans les années 1970-1980 le courant réformateur des « miglioristi » favorable au dialogue avec les

sociaux-démocrates européens. Discutant avec le socialiste Bettino Craxi et combattant la « stratégie

d'isolement » de son parti. Condamnant le coup de Prague et l'intervention soviétique en Afghanistan. Il a

été, aussi, le premier communiste italien à obtenir un visa pour donner des conférences aux États-

Unis.Pendant la guerre, il fait du droit à Naples, un peu de théâtre et adhère au PC clandestin. En 1953, le

voici député de Naples. Il deviendra tour à tour président de la Chambre des députés, ministre de l'Intérieur -

14/01/2015 38Pag. Le Figaro

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on lui doit les centres de rétention temporaires pour immigrés -, deux fois parlementaire européen, puis

sénateur à vie. L'Europe a toujours constitué sa seule boussole : « Pas de démagogie irresponsable.

Cessons les appels dangereux et velléitaires à abandonner l'euro. » À l'ONU en 2011, il proclamait que les

deux piliers de la politique italienne depuis la Libération ont été la création de la Communauté européenne et

l'adhésion à l'Otan. Et, à Strasbourg, en février 2014, il lançait : «Rien ne peut nous faire revenir en arrière.

»Lundi, Giorgio Napolitano s'est longuement recueilli devant le catafalque d'un autre Napolitain, le cinéaste

Francesco Rosi, mort à 92 ans : « Je me sens européen, italien, napolitain. C'est à Naples que se trouvent

mes racines », dit-il souvent.Sa démission a été annoncée, hier, par Matteo Renzi lors d'une intervention

devant le Parlement européen. L'occasion pour le jeune président du Conseil de rendre hommage, sous les

applaudissements des députés européens et du président de la Commission, à son aîné, « Européen

convaincu » ayant « accompli un long parcours de changements ». Désormais, la course pour lui trouver un

successeur est ouverte.

14/01/2015 38Pag. Le Figaro

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Passe d'armes entre Berlin et la BCE sur le rachat de dettes publiques Marie Charrel Ces quelques mots sont révélateurs. Lundi 12 janvier, le ministre de l'économie, Emmanuel Macron, a appelé

" le couple franco-allemand " à soutenir " les décisions qui seront prises " par la Banque centrale européenne

(BCE). A savoir, les rachats de dette publique - le fameux quantitative easing en anglais, ou QE - que celle-ci

pourrait lancer dès le 22 janvier, afin de lutter contre le risque déflationniste.C'est dire si aujourd'hui l'action

de l'institution dépasse le seul cadre monétaire. Elle est désormais au centre d'une bataille politique, qui se

joue en partie dans l'arène médiatique. Pour Mario Draghi, le président de la BCE, l'enjeu est majeur :

convaincre qu'un QE est aujourd'hui indispensable.Le camp d'en face, incarné par Jens Weidmann, le patron

de la puissante banque centrale allemande, pense, à l'inverse, que la BCE ne doit à aucun prix racheter de la

dette publique. Ce serait selon lui inciter les Etats à relâcher leur discipline budgétaire. Et risquer, à terme,

une nouvelle crise des dettes.Depuis quelques semaines, les deux camps fourbissent leurs arguments dans

la presse allemande - et cela ne doit rien au hasard. Le 2 janvier, M. Draghi expliquait dans une interview au

quotidien Handelsblatt que son institution se prépare " techniquement pour modifier début 2015 l'ampleur, le

rythme et le caractère des moyens à mettre en place s'il devenait nécessaire de réagir à une trop longue

période d'inflation trop faible ".Fin décembre 2014, Peter Praet, l'économiste de l'institution, ne disait rien

d'autre au journal Börsen Zeitung, en expliquant que " les dernières mesures monétaires prises par la

Banque centrale européenne pour relancer l'économie pourraient ne pas suffire ".Le 28 décembre, M.

Weidmann s'est de nouveau opposé au QE dans la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung : " Ces rachats

vont se traduire par des dettes qui seront celles des banques centrales de la zone euro, et donc, au final, des

contribuables. " Des arguments repris par Sabine Lautenschläger, du directoire de la BCE, dans le Spiegel du

9 janvier, tandis que, le 14 et le 15 janvier, MM. Draghi et Weidmann doivent de nouveau s'exprimer...Jamais,

dans l'histoire de l'institution, les membres de la BCE n'avaient autant débattu par journaux interposés. Une

telle prolixité peut surprendre. Mais, pour M. Draghi, l'enjeu n'est pas seulement de faire pencher de son côté

les gouverneurs de la BCE encore hésitants. Il s'agit surtout de convaincre la chancelière Angela Merkel. "

Sans un blanc-seing de l'Allemagne, première économie de la zone euro, la crédibilité de sa politique serait

très affectée ", souffle un fin connaisseur de l'institution.En 2012, Mme Merkel avait apporté un soutien

implicite à l'OMT, un autre programme d'achat de dette publique de la BCE, jusque-là jamais activé - et sur

lequel la Cour de justice européenne doit rendre un avis très attendu le 14 janvier.Mais, depuis, tout a

changé. Le risque d'explosion de la zone euro semble écarté ; la reprise pointe à l'horizon ; et surtout,

l'émergence de l'AfD (Alternative pour l'Allemagne), parti de droite eurosceptique qui n'existait pas en 2012, a

réduit les marges de manœuvre de la chancelière.Est-ce à dire que la bataille de M. Draghi est perdue

d'avance ? Probablement pas. Selon Bloomberg, la BCE étudierait un QE d'ampleur plus limitée, concernant

par exemple uniquement la dette publique jugée la plus sûre par les agences de notation (notée " AAA ").

Une telle option serait compatible avec les craintes allemandes. Au risque d'être moins efficace...

14/01/2015 3Pag. Le Monde - Dossier(diffusione:30179, tiratura:91840)

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Le patron de Fiat Chrysler pour une consolidation du secteur Le patron du constructeur automobile Fiat Chrysler (FCA), Sergio Marchionne, a de nouveau appelé, lundi 12

janvier, les grands groupes du secteur à se rapprocher pour faire face à une hausse des coûts de production.

" L'industrie doit s'ouvrir à cette éventualité en mettant ses ego de coté ", a-t-il indiqué. - (AFP.)

14/01/2015 6Pag. Le Monde - Dossier(diffusione:30179, tiratura:91840)

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Nicolas Sarkozy peine à trouver sa place Vanessa Schneider Qu'il a dû enrager de le voir ainsi parader au milieu des grands de ce monde ! François Hollande, au centre

de la plus phénoménale marche jamais vue depuis la Libération, François Hollande qui voit soudain son

quinquennat en berne doté d'un moment historique d'unité nationale, François Hollande entouré de tous les

chefs de parti et anciens premiers ministres, de droite comme de gauche, réunis contre le terrorisme.Ce

président dont il moquait la faiblesse, tant sur les affaires intérieures que sur la scène internationale. Ce chef

d'Etat si peu à la hauteur de la fonction à son goût, qui ne connaissait personne au-delà de l'Hexagone avant

2012, quand lui tutoyait Barack Obama et Angela Merkel, conversait avec Vladimir Poutine et Mohammed VI.

Et voilà qu'en quelques jours ce président démonétisé est devenu celui de tous les Français et a réussi le

tour de force de rassembler, sur le pavé parisien, les frères ennemis Benyamin Nétanyahou et Mahmoud

Abbas, la chancelière allemande, les premiers ministres italien et britannique ainsi qu'une cohorte de chefs

d'Etat et de gouvernement du monde entier.Nicolas Sarkozy est parvenu à se faire une place sur la photo en

jouant des coudes dans le cortège officiel, se glissant du troisième rang au premier, bouleversant le protocole

à coups d'accélération du pas et de déplacements subtils, sous le regard moqueur des internautes. Mais rien

n'y a fait : ce n'était pas lui la vedette. Ses efforts n'ont pas été payants. L'ordre protocolaire a repris le

dessus pendant la minute de silence et l'a empêché d'apparaître sur le cliché final.En politique, qui en a vu

d'autres, le président de l'UMP sait qu'il lui faut ronger son frein. Son rival de la présidentielle va

probablement grappiller quelques points dans les sondages à la faveur de l'événement exceptionnel de ce

début d'année... Des points qu'il reperdra bien vite, veut-il croire. Il se souvient de la remontée de la cote de

popularité de Jacques Chirac après que celui-ci s'était opposé à l'intervention militaire en Irak, en 2003. Elle

ne l'avait pas empêché de finir son quinquennat affaibli. François Hollande bénéficie d'un concours de

circonstances, mais c'est " conjoncturel " et non " structurel ", assure Nicolas Sarkozy à ses proches. " Il n'a

rien fait ", assène-t-il.Reste que ce climat de rassemblement national n'est pas propice au chef du premier

parti d'opposition. Et Nicolas Sarkozy est lucide. Pas question, donc, de critiquer haut et fort le chef de l'Etat :

" Il a fait ce qu'il fallait faire ", a-t-il déclaré sur RTL, lundi 12 janvier. Ses réserves, il les garde pour lui ou

pour ses proches. En privé, il ne cache pas qu'il est dubitatif vis-à-vis de la politique étrangère du locataire de

l'Elysée, aussi bien en ce qui concerne le dossier syrien que sur l'intervention militaire en Centrafrique. Mais

c'est sur le terrain intérieur, celui qui intéresse le plus les Français, qu'il laisse affleurer ses reproches. "

L'unité ne doit pas empêcher la lucidité ", a-t-il précisé sur RTL, en anticipant les polémiques qui bruissent

déjà sur les failles en matière de répression du terrorisme.Se défendant de toute " polémique ", il a exposé

plusieurs propositions, notamment une meilleure coopération entre les services de renseignement français et

étrangers ainsi que la possibilité d'empêcher les candidats au djihad de revenir sur le territoire national,

même s'ils sont français. Manière de retrouver ses habits d'ancien " premier flic de France ", ceux des

années bénies qui lui ont permis de conquérir une majorité d'électeurs pour accéder à l'Elysée en 2007.Mais

il se trouve sur une ligne de crête ardue. D'un côté, il ne veut pas laisser le champ libre à Marine Le Pen sur

les questions de sécurité, d'immigration et d'islam, ce qui le contraint à adopter un discours musclé. C'est une

façon aussi de répondre aux inquiétudes de son électorat, dont une écrasante majorité redoute d'autres

attentats dans les semaines à venir.De l'autre, il souhaite se construire une image de rassembleur et ne peut

pas se permettre de critiquer trop durement l'exécutif dans une période troublée où les Français sont

fragilisés. D'autant plus que certains, dans son camp, comme son adversaire à la présidence de l'UMP Bruno

Le Maire, ne se gênent pas pour dire que la droite n'aurait pas forcément fait mieux dans la gestion des

tueries de la semaine dernière. Une posture délicate dont ce castagneur se serait bien passé.

14/01/2015 4Pag. Le Monde(diffusione:30179, tiratura:91840)

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Bagarre européenne sur le traçage des passagers aériens Cécile Ducourtieux (Strasbourg, envoyée spéciale) et Jean-Pierr De nombreux Etats européens - la France et le Royaume-Uni en tête - veulent absolument que le Parlement

de Strasbourg débloque en urgence le projet de directive dite " PNR " (" Passenger Name Record ", ou fichier

des données de passagers aériens). La pression était forte depuis des mois, elle s'est accrue après les

attentats de Paris.Ce dispositif permettra d'obliger les compagnies desservant le continent à transmettre des

informations sur les voyageurs (nom, numéro de compte bancaire, lieux de transit, etc.) aux services de

police et de renseignement des pays membres. Les compagnies aériennes sont déjà tenues de le faire sur

les vols transatlantiques dans le cadre d'un accord avec les Etats-Unis, où cet outil a été mis en place après

le 11-Septembre. Les gouvernements jugent que c'est un moyen efficace pour repérer les personnes qui ont

décidé de rejoindre les groupes djihadistes. Le projet de PNR avait été adopté par le Conseil des Vingt-Huit,

mais rejeté en avril 2013 par la Commission des libertés civiles du Parlement, qui l'avait jugé menaçant pour

les droits individuels.Lundi 12 janvier, Harlem Désir, secrétaire d'Etat aux affaires européennes, a rencontré,

à Strasbourg, le président du Parlement, Martin Schulz, et le président de la commission libertés civiles,

Claude Moraes, un social-démocrate britannique. " Le PNR est un instrument absolument indispensable dans

la lutte contre le terrorisme, a souligné M. Désir. L'UE a fait la démonstration lors de la marche parisienne de

sa capacité à s'unir pour défendre ses valeurs. Il faut aussi qu'elle sache s'unir sur ces sujets-là. " Mardi 13,

c'est Donald Tusk, le président du Conseil, qui devait tenter de convaincre les eurodéputés.Le camp

conservateur du Parlement - majoritaire - est globalement acquis au PNR. Pour le président allemand du

groupe du Parti populaire européen, Manfred Weber, " dans la lutte contre le terrorisme mondial, le recueil

des données sur les voyageurs a prouvé son efficacité ". Sociaux-démocrates et libéraux s'interrogent

davantage. Ils se disent ouverts à la discussion, mais beaucoup s'inquiètent. " Je ne suis pas dans une

posture idéologique, mais les Etats doivent nous donner des garanties ", assure la libérale néerlandaise

Sophie In t' Veld, vice-présidente de la commission des libertés civiles. Elle est l'une des principales

opposantes au PNR et expliquait, la semaine dernière, que l'existence d'un tel outil n'aurait rien changé aux

attentats de Paris." Le texte doit prévoir que les données soient collectées dans un souci de nécessité et de

proportionnalité. Et les Etats doivent, de leur côté, accélérer l'adoption de la directive sur la protection des

données personnelles. Le scandale des écoutes de la NSA n'est pas si loin ", ajoute la députée. La

proposition élaborée par la Commission européenne sur ce sujet date de 2012.Gianni Pittella, le président

italien du groupe social-démocrate, réclame également des garanties des Etats. Pervenche Berès,

eurodéputée PS française, souligne que les élus doivent être " les garants de l'équilibre entre sécurité et

libertés publiques, au moins aussi importantes que le PNR ". Elle met en garde : à quoi bon adopter dans

l'urgence une directive si on n'est pas complètement certain de sa légalité ? Après les attentats de Londres,

en 2005, les Etats ont fait adopter en un temps record une loi sur la rétention des données, qui a du être

réécrite après que la Cour de justice de l'UE a invalidée en 2014.Les eurodéputés ont prévu de multiplier les

réunions sur le dossier PNR afin de faire émerger une nouvelle majorité au sein de la commission des

libertés. Un nouveau texte pourrait contenir - c'est considéré comme une prévention minimale - une limitation

de la durée de rétention des données.La négociation pourrait alors commencer avec le Conseil. Il semble

toutefois douteux qu'un consensus sera dégagé avant le sommet européen du 12 février, qui évoquera à

nouveau la lutte contre le terrorisme. A cette occasion, d'autres dossiers reviendront sur la table, dont celui

du contrôle de l'Internet. A propos de l'extension des règles de contrôles aux frontières de l'espace

Schengen, un conflit couve par ailleurs entre la Commission et certaines capitales, qui voudraient rendre

systématiques les vérifications sur tous les citoyens européens aux frontières extérieures. La nécessité d'une

coopération renforcée entre services de renseignement se heurte, elle, à une évidence : la forte réticence au

partage de leurs informations.C'est peut-être pour éviter un autre étalement de ces divergences qu'une

14/01/2015 8Pag. Le Monde(diffusione:30179, tiratura:91840)

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réunion d'urgence des ministres de l'intérieur, convoquée le 16 janvier à Bruxelles, a été annulée. Mieux

vaudrait pouvoir présenter des décisions un peu convaincantes à l'opinion...

14/01/2015 8Pag. Le Monde(diffusione:30179, tiratura:91840)

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La lente marche des femmes vers l'égalité des droits Rémi Barroux La progression vers l'égalité entre femmes et hommes est réelle, mais le chemin est encore long. " Les

avancées sont inabouties et paradoxales ", écrivent les auteurs de L'Atlas mondial des femmes, premier du

genre, présenté, lundi 12 janvier, par l'Institut national d'études démographiques (INED) et publié par les

éditions Autrement. La crise économique, s'agissant de l'emploi et des conditions de vie, et l'offensive des

pays les plus réactionnaires, notamment sur l'accès à la santé et à l'autonomie, ralentit cette marche vers la

parité.Depuis 1945 et la première charte des Nations unies établissant des principes généraux d'égalité entre

les sexes, plusieurs conférences internationales ont fait avancer la cause. A l'heure où l'ONU prépare le

vingtième anniversaire de la conférence de Pékin (1995) sur l'élimination de toutes formes de discrimination à

l'égard des femmes, l'atlas de l'INED pointe les progrès, mais aussi les blocages. " Il y a des avancées dans

un très grand nombre de domaines comme la santé, l'instruction... mais on voit aussi des situations se

dégrader. L'égalité des sexes, proclamée dans de nombreux textes, n'est pas un bien acquis ", explique

Isabelle Attané, démographe de l'INED et coresponsable de l'atlas.Moins nombreuses que les hommes sur la

planète depuis les années 1950 - les femmes sont 3,6 milliards sur près de 7,4 milliards d'humains -, elles

continuent d'être victimes de la quasi-totalité des inégalités. Particulièrement exposées dans la vie

domestique, elles subissent aussi davantage les agressions sexuelles (75 % à 85 %). La mesure de ces

violences reste toutefois difficile, tant les définitions légales de viol, harcèlement, etc., ainsi que les

possibilités de rompre le silence, diffèrent d'un pays à l'autre.Dans le secteur économique, l'accès à l'emploi

progresse, mais " on constate que les femmes restent une variable d'ajustement privilégiée dans un contexte

de libéralisation et de crise économiques ", avance Mme Attané. Plus souvent au chômage, les femmes sont

aussi plus nombreuses que les hommes à estimer avoir un risque de " perdre leur emploi dans les six

prochains mois " dans de nombreux pays : en Finlande (17 % contre 11 %), au Danemark (11 % contre 7 %),

en Belgique, en Espagne ou encore en Autriche. Moins payées, elles sont davantage touchées par la

pauvreté.Surtout, les femmes continuent de faire des doubles journées puisqu'elles subissent le travail

domestique (vaisselle, ménage, rangement, soin aux enfants et aux personnes dépendantes, etc.). En

France, ces tâches les occupent à raison de 20 h 32 par semaine contre 8 h 38 pour les hommes. Si l'on

intègre le bricolage, le jardinage, les courses ou les jeux avec les enfants, le déséquilibre se réduit à peine :

26 h 15 pour les femmes contre 16 h 20 pour les hommes.L'offensive des conservatismes, au niveau

international comme national, au travers d'Etats comme le Vatican ou les pays les plus intégristes d'Afrique et

du Golfe, ralentit une marche vers l'égalité déjà plombée par la crise économique. Au-delà des plus

réactionnaires, de nombreux Etats, tels que la Russie, la Pologne ou la Hongrie, rechignent à se voir dicter

leur politique familiale par des textes internationaux. Certains partis politiques ou mouvements cherchent

également à remettre en cause le droit à l'éducation en Asie et en Afrique ou le droit à l'avortement en

Europe, comme en Espagne et en Italie par exemple. Le débat sur le genre est aussi propice à une offensive

contre les droits des femmes. " Il y a une confusion réelle entre la question de l'égalité et celle de la

différence, estime ainsi Wilfried Rault, sociologue à l'INED et coresponsable de l'ouvrage. Il n'existe pas

d'invariant naturel qui toucherait les femmes et les hommes. Et aucun discours ne peut justifier l'inégalité.

"Même les progrès peuvent entraîner de nouveaux problèmes. Par exemple, l'accès à la contraception met

plus de pression sur les femmes que sur les hommes, créant une nouvelle inégalité. De tous les moyens

contraceptifs, la stérilisation féminine est la plus employée dans le monde (18,9 %), devant le dispositif intra-

utérin (ou stérilet, 14,3 %) et la pilule (8,8 %) et loin devant le préservatif masculin (7,6 %). " Cette stérilisation

des femmes, ultramajoritaire au Brésil, au Mexique, leur ferme définitivement la voie de la maternité après

leurs premiers enfants, alors que les hommes peuvent toujours être pères ", explique Carole Brugeilles,

démographe, enseignante à l'université Paris-Ouest et troisième coresponsable de l'atlas.Les inégalités entre

14/01/2015 16Pag. Le Monde(diffusione:30179, tiratura:91840)

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hommes et femmes se reconfigurent, se déplacent, s'euphémisent, disent les auteurs de l'atlas. Pour celles

qui ont mis plus d'un siècle à conquérir le droit de vote - les Néo-Zélandaises votent depuis 1893 quand les

Koweïtiennes ont participé à un scrutin municipal pour la première fois en 2006 -, et alors que les

Saoudiennes devraient pouvoir voter en 2015, les inégalités sont loin de disparaître.

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A Strasbourg, la politique européenne de sécurité suscite un débatpassionné Anne Bauer Le président du Conseil européen, Donald Tusk, veut une réponse « cohérente » de l'Union européenne face

au terrorisme. « Si nous ne sommes pas capables de construire une politique de sécurité cohérente pour

l'Union, nous allons tôt ou tard mettre en péril les libertés que nous avons construites au niveau européen, y

compris Schengen, l'espace de libre circulation de l'Union, ce que je ne veux pas voir arriver », a mis en

garde hier à Strasbourg le président du Conseil européen, le Polonais Donald Tusk. Il a ainsi de nouveau

plaidé pour la création d'un registre européen « unique » compilant les données des voyageurs aériens, le

fameux PNR bloqué par le Parlement européen depuis 2011. « Le Parlement a, à juste titre, pris au sérieux

son rôle de défenseur des libertés des citoyens en Europe. Mais je vous demande aussi de nous aider à

protéger la sécurité de ceux qui ont élu cette assemblée », a-t-il insisté. A Strasbourg, dans les couloirs de

l'immense Parlement européen, le débat était hier très vif entre les partis. Chez les Verts, Eva Joly a par

exemple rappelé que le fichage systématique des voyageurs aériens n'était pas l'alpha et l'oméga de la lutte

antiterroriste quand les services de renseignement sont en sous-effectifs, et que l'état des prisons françaises

est une honte depuis plus de trente ans. A cet égard, elle a rappelé qu'il fallait d'urgence promouvoir les

cellules individuelles. Plus radical, José Bové a mis en garde contre une perversion du débat : « 4 millions de

personnes sont descendues dans la rue pour défendre la liberté, ce n'est pas pour adopter une loi Charlie

consacrée à un renforcement sécuritaire. » Et de souligner que, selon les critères du PNR américain, il est,

lui-même, interdit de vol pour les Etats-Unis. Protection des données A l'inverse, Marine Le Pen a

évidemment redemandé l'abolition de l'espace Schengen et le rétablissement des frontières nationales, la

déchéance de la nationalité pour ceux qui partent dans des camps d'entraînement en Syrie ou en Libye, et

elle a aussi fait son petit effet en accusant Nicolas Sarkozy et Laurent Fabius de « mensonge d'Etat »

lorsqu'ils affirment que le Qatar n'est pas le premier financier du fondamentalisme islamiste. Les libéraux

comme les socialistes ont souligné qu'ils ne voteraient pas pour le PNR européen tant que les

gouvernements de l'Union refuseront d'avancer sur une directive sur la protection des données. A droite, le

leader des conservateurs, l'Allemand Manfred Weber, a réclamé ce PNR, mais a refusé toute atteinte au

principe de libre circulation des Européens dans l'espace Schengen. De son côté, la haute représentante aux

Affaires extérieures, Federica Mogherini, comme le chef de gouvernement italien, Matteo Renzi, ont souligné

que la sécurité de l'Union passait de façon de plus en plus urgente par une remise sur pied de la Libye, pays

qui est devenu la passerelle de tous les trafics.

14/01/2015 3Pag. Les Echos(diffusione:118722, tiratura:579000)

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Les dépenses d'investissement pourront être exclues du calcul du déficit,une victoire pour Renzi A. B. et R. Ho. (à Bruxelles) Revue de détail de la nouvelle grille de lecture budgétaire de Bruxelles qui favorise investissement et

réformes structurelles. Matteo Renzi peut se frotter les mains. L'interprétation plus souple du Pacte de

stabilité dévoilée hier par la Commission européenne pourrait permettre à l'Italie d'échapper aux sanctions de

Bruxelles au printemps, malgré des manquements aux règles européennes de consolidation budgétaire. La

neutralisation des dépenses d'investissement dans le calcul du déficit ainsi qu'une prise en compte plus fine

des cycles macro-économiques offrent a priori un bol d'air à Rome, plus encore qu'à Paris, qui doit encore

montrer patte blanche en matière de réformes structurelles 0204077541287 (voir ci-contre). Dans le détail, la

Commission donne un coup de pouce aux dépenses d'investissement de deux façons. D'abord en assurant

que tout argent public mis directement dans le fonds européen chargé de porter le plan d'investissement de

315 milliards d'euros voulu par Jean-Claude Juncker ne sera pas pris en compte dans le calcul du déficit de

ce pays. C'est donc une incitation forte pour les Etats à mettre au pot de ce plan. Deuxième nouveauté - celle

qui intéresse Rome en priorité -, Bruxelles donne également un nouvel élan à ce que les experts européens

appellent la « clause d'investissement », peu utilisée jusque-là. Pour les pays dont le déficit est en dessous

de 3 %, l'exécutif européen s'engage à ne pas tenir compte pour le calcul de la trajectoire budgétaire, de

toute dépense engagée conjointement avec l'UE dans la construction d'une infrastructure. Ce point était

réclamé de longue date par Matteo Renzi, même si les effets seront limités pour l'Italie. Cette définition plus

précise de la clause d'investissement devrait profiter à d'autres pays, comme le Luxembourg ou la Finlande.

Flexibilités « cumulables » Par ailleurs, Bruxelles a promis de plus tenir compte à l'avenir de la conjoncture

macroéconomique. Jusqu'ici, c'était avant tout sur la base de l'évaluation de toute la zone euro, désormais

cela se fera pays par pays, avec un accent mis sur la différence entre la croissance réelle et la croissance

potentielle. Là encore, l'Italie peut se réjouir : au vu de ces règles assouplies, Bruxelles devrait finalement ne

lui demander qu'un effort de réduction de son déficit structurel de 0,25 % du PIB, contre 0,5 % avec les

anciennes règles. Or, jusqu'ici, Rome n'avait proposé que 0,3 %. « L'Italie devrait être très intéressée par ces

nouvelles règles du jeu », a déclaré Pierre Moscovici, le commissaire aux Affaires économiques, soulignant

que « toutes les flexibilités sont cumulables ». Un tournant majeur pour l'approche de la Commission, qui n'a

pas été sans provoquer quelques tensions en son sein.

14/01/2015 7Pag. Les Echos(diffusione:118722, tiratura:579000)

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Matteo Renzi clôt le chapitre de la présidence italienne de l'Europe Anne Bauer Le Premier ministre estime avoir contribué à réorienter la politique européenne vers la croissance. Le chef du

gouvernement italien Matteo Renzi a estimé n'avoir atteint que partiellement ses objectifs dans le discours

qu'il a donné hier au Parlement européen à l'occasion de la fin de la présidence tournante de l'Union

européenne. Tout en livrant un vibrant discours pour une Europe « plus grande que les menaces », il s'est

félicité d'avoir contribué à réorienter la politique économique européenne vers la croissance, tout en

regrettant que cela n'aille pas assez loin, ni assez vite. « Au cours de ces six derniers mois, il y a eu des pas

positifs pour une interprétation plus flexible du Pacte de stabilité et pour la relance de l'investissement. Par

rapport au Conseil européen d'Ypres qui s'est tenu au début juillet 2014, quand pour la première fois, on a

osé parler de la flexibilité du Pacte de stabilité, j'observe un réel changement d'objectif », s'est-il félicité, Il a

réitéré son souhait de pouvoir déduire de la dette italienne les cofinancements publics nationaux dans des

projets d'infrastructures soutenus par l'Union européenne (lire aussi page 7). Le bouillant Premier ministre a

réaffirmé qu'il était sûr que l'Italie retrouverait la croissance cette année, tout en soulignant qu'après avoir

perdu 1 million d'emplois en six ans, la courbe s'était inversée depuis six mois. Et de reprendre à son compte

l'argument sans cesse mis en avant par ses prédécesseurs, à savoir que la très forte dette du pays devait

être mesurée aussi à l'aune de la très forte épargne nationale. Un remplaçant à sa hauteur Au niveau

européen, il a regretté certains échecs comme le peu de progrès accompli sur la directive sur le « made in »,

un effort pour valoriser les produits made in Europe, mais s'est félicité de l'adoption d'un texte sur la lutte

contre le blanchiment de l'argent. A propos de l'immigration, Matteo Renzi a simplement souligné que, sur les

quelque 150.000 réfugiés qui avaient traversé la Méditerranée, 90 % venaient de Libye et qu'il allait donc

falloir d'urgence s'atteler au côté de l'ONU à la reconstruction de cet Etat failli. « Mais je suis fier des

sauvetages en mer réalisés par notre marine », a-t-il dit. Enfin, il a salué l'engagement européen du président

italien Giorgio Napolitano : « Il a toujours considéré que l'Europe est un endroit où on fait de la politique avec

un grand P, loin de la démagogie », en promettant de rechercher un remplaçant à sa hauteur.

14/01/2015 8Pag. Les Echos(diffusione:118722, tiratura:579000)

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La succession de Giorgio Napolitano s'ouvre en Italie Pierre de Gasquet Le Parlement a quinze jours pour élire le nouveau président italien. Parmi les « papabili » : Romano Prodi,

Piero Fassino et Mario Monti. La « course » au Quirinal est ouverte et nul ne peut garantir ni la date de

l'élection finale ni le vainqueur. Après avoir fait ses adieux hier au personnel, le président de la République,

Giorgio Napolitano, quatre-vingt-neuf ans, remettra formellement sa démission aujourd'hui. Moins de deux

ans après avoir accepté un second mandat, à contrecoeur, faute d'accord sur son successeur en avril 2013,

le chef de l'Etat avait déjà laissé entendre, le 31 décembre, son intention de quitter ses fonctions à l'issue de

la conclusion du semestre italien de présidence de l'Union européenne. En vue d'éviter un « remake » du

fiasco de 2013 qui avait contraint Giorgio Napolitano à « rempiler », l'objectif de Matteo Renzi est de faire

élire son successeur dans un délai rapide, si possible le 1er février. « Nous avons tiré les leçons de 2013 et

je suis sûr que le Parlement réussira à faire son devoir dans les délais impartis », a lancé Matteo Renzi. Le

chef du gouvernement a confié son intention de proposer un « candidat unique ». Le nom reste secret pour

éviter qu'il ne soit « brûlé ». En vue de garantir son rôle « super partes », le président est élu, au suffrage

indirect, par un collège de 1.007 grands électeurs qui comprend les députés, les sénateurs et une soixantaine

de représentants régionaux. Compte tenu des équilibres actuels, il est improbable qu'un candidat obtienne la

majorité des deux tiers (672 voix) requise lors des trois premiers tours de scrutin qui auront lieu à partir du 28

janvier. Mais Matteo Renzi estime faisable l'élection au quatrième tour de scrutin, à une majorité absolue de

505 votes, dès le 1er février. Parmi les « papabili » figurent encore Romano Prodi, Piero Fassino (le maire de

Turin), Mario Monti, et aussi Walter Veltroni, considéré comme l'un des favoris dans le camp démocrate.

Mais, compte tenu de la décision du Movimento Cinque Stelle (M5S) de Beppe Grillo de s'en remettre à la

décision de la Toile (Internet), tous ces noms restent soumis au feu vert du leader de Forza Italia, Silvio

Berlusconi, dont l'appui sera décisif. En cas de blocage, l'actuel ministre de l'Economie, Pier Carlo Padoan, et

le gouverneur de la Banque d'Italie, Ignazio Visco, pourraient servir de jokers. En revanche, Emma Bonino, -

la candidate la plus populaire aux yeux de l'opinion italienne - s'est implicitement retirée de la course en

annonçant, lundi, suivre un traitement pour un cancer du poumon. Contrairement au système grec, la

Constitution italienne ne prévoit pas de retour automatique aux urnes en cas d'échec de l'élection

présidentielle au troisième tour. Mais le président du Conseil peut toujours opter pour des élections anticipées

en cas de blocage prolongé.

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Le « roi Giorgio », un point d'ancrage pour le pays P. de G. A quatre-vingt-neuf ans, le président italien tire sa révérence. Un super-arbitre au-dessus de la mêlée, malgré

ses attaches communistes historiques solides. A quatre-vingt-neuf ans, le grand serviteur de l'Etat qui avait

accepté, bon gré mal gré, de briguer un second mandat en 2013, - le temps de redonner une forme de

stabilité au paysage italien -, s'inscrit dans la lignée des grands présidents de la trempe des Sandro Pertini ou

Carlo Azeglio Ciampi. Européen convaincu et garant de la stabilité institutionnelle au plus haut niveau dans

un pays tiraillé par les querelles fratricides. De fait, à part le fondateur du movimento Cinque Stelle (M5S),

Beppe Grillo, et la Ligue du Nord qui ont durement critiqué son excès d'interventionnisme, rares sont ceux qui

ont contesté l'autorité morale de « roi Giorgio », comme on l'appelle affectueusement dans la Péninsule. «

J'aimerais que nous saluions tous Giorgio Napolitano, un Européen dévoué, qui va quitter sa fonction après

avoir conduit l'Italie avec intelligence et sagesse », a lancé hier Matteo Renzi au Parlement européen de

Strasbourg. Un juste retour pour l'ancien militant antifasciste, ex-dirigeant du parti communiste italien et

membre du Parlement européen (de 1989 à 1992) avant d'être élu président de la Chambre des députés en

1992. « Giorgio Napolitano a représenté une grande solidité institutionnelle et une culture réformiste dont ce

pays a le plus grand besoin », confie un ministre de Matteo Renzi, tout en précisant que sa décision de

briguer un second mandat, contraint et forcé, en 2013, avait été pour lui une « grande souffrance ». L'homme

qui fut un des premiers dirigeants communistes à se rendre aux Etats-Unis en 1978 et à se détacher de la

tentation de l'anti-américanisme identitaire de la gauche traditionnelle italienne, a toujours su déjouer les

pièges du « complotisme » rampant dans la péninsule en se posant en garant de la transition et en usant de

la plénitude de son rôle de garant de la Constitution. A charge pour son successeur de garantir le maintien du

cap des réformes.

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La politique d'achats de titres de la BCE sur le bureau des juges Jean-Philippe Lacour L'avocat général de la Cour de justice européenne se prononce sur le précédent plan d'achats de dette

publique de la BCE. Un juriste allemand conteste aussi les rachats d'ABS. La BCE s'est préparée

intensivement à franchir un nouveau cap dans sa politique monétaire. Les dernières déclarations de ses

représentants donnent à penser que la réunion du 22 janvier débouchera sur l'annonce d'un programme

d'achats d'obligations souveraines, dans le but d'éloigner la menace toujours plus prégnante de déflation en

zone euro. Cela, alors que des débats juridiques autour des limites de son mandat pourraient un peu plus

compliquer la tâche de l'institution. Un épisode important Francfort aura les yeux rivés, ce mercredi, sur le

Luxembourg. C'est là que va se jouer un important épisode dans la bataille, initiée en Allemagne, contre son

précédent programme de rachats de dette souveraine, baptisé « OMT » et conçu à l'été 2012, au plus fort

des attaques contre les dettes des Etats membres. L'avocat général de la Cour de justice européenne,

l'Espagnol Pedro Cruz Villalón, donnera aujourd'hui son avis sur la compatibilité de ce programme avec les

traités. L'OMT, qui n'a jamais été mis en pratique, supposait que les pays bénéficiant des interventions de la

BCE appliqueraient des mesures d'ajustement économique. L'avis du magistrat (généralement suivi par la

Cour, qui rendra ses conclusions dans quelques mois) pourrait avoir une influence sur la politique monétaire

en cours. « L'arrêt peut avoir un impact défavorable sur l'efficacité et les modalités de rachats d'obligations

souveraines », estime Barclays. Carsten Brzeski, d'ING Bank, pense que la BCE, qui a suscité de grandes

attentes à cet égard, « annoncera la semaine prochaine un programme de rachat de dette publique mais

sans rentrer dans les détails ». Une question d'efficacité C'est aussi d'Allemagne que le débat pourrait être

relancé à propos, cette fois, d'une mesure déjà engagée, les rachats de crédits titrisés (ABS). La BCE veut

par ce biais permettre aux banques de prêter davantage, comme moyen de lutter contre la déflation. Pour le

juriste allemand Dietrich Murswiek, ce dispositif n'est rien d'autre qu'un programme d'aide aux banques,

surtout celles situées dans les Etats en crise. « La BCE poursuit ainsi une politique économique et non

monétaire », écrit-il dans un rapport mentionné par « Die Welt » et remis à une fondation d'entreprises

familiales. Le président de la BCE, Mario Draghi, qui a pris soin de limiter la prise de risque de l'institution en

ne ciblant que des ABS « simples et transparents », a toujours soutenu que ces interventions entraient bien

dans son mandat. La question est plutôt celle de l'efficacité de la mesure. Au dernier décompte, l'institution a

racheté depuis novembre la modeste somme de 1,7 milliard d'euros d'ABS sur le marché. Pas de quoi

anéantir le spectre de la déflation.

14/01/2015 31Pag. Les Echos(diffusione:118722, tiratura:579000)

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le président Napolitano démissionne Monde - Le président italien, Giorgio Napolitano, démissionnera «dans les prochaines heures», a annoncé mardi le

chef du gouvernement, Matteo Renzi. Cette décision n'est pas une surprise. Agé de 89 ans, il avait été réélu

en avril 2013, faute d'accord au Parlement pour lui trouver un successeur. Au détour d'un discours dressant

le bilan de la présidence italienne de l'Union européenne, achevée le 31 décembre, Renzi a rendu hommage

à cet «Européen convaincu», qui a «accompli un long parcours de changements». Après le départ de

Napolitano, les sénateurs, les députés et 58 délégués régionaux devront se réunir conjointement pour élire

un nouveau chef de l'Etat. La course aux candidats a commencé dès décembre, après que Napolitano a

annoncé qu'il n'avait pas l'intention de rester longtemps en fonction. Photo AP

14/01/2015 19Pag. Liberation

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Oil Repeats Mid-1980s Script: Bust BY RUSSELL GOLD A surge of oil from outside of the Middle East flooded global energy markets. The world- wide thirst for crude

didn't keep up. The Organization of the Petroleum Exporting Countries stood by and watched as oil prices fell

and then fell more.Welcome to the world of oil in 2015- a repeat in surprising ways of the story 30 years ago.

Between November 1985 and March 1986, the price of crude plunged by 67%. Between June 2014 and

today, crude prices have fallen by 57% and could well head lower.After the mid-1980s bust, it took nearly two

decades for oil prices to rebound to prebust levels and remain there. Energy executives are now haunted by

the question: Will it take as long this time?The answer may lie in one enormous difference between today and

30 years ago: the speed of shale.Before U.S. energy companies figured out how to pull oil from shale

formations, petroleum projects often took years to execute. Two decades passed between a fisherman

spotting a colorful slick floating off the coast of Mexico and oil flowing from the giant Cantarell project off the

Yucatan Peninsula. It took nine years and billions of dollars to get crude moving from the North Slope of

Alaska to markets.Today, the discovery and development of oil from shale rocks means that oil output is

faster paced and near at hand-in Texas and North Dakota, Colorado, Oklahoma, Wyoming, even Ohio.

Drilling and hydraulically fracturing a well takes weeks, not years. An expensive well costs $ 10 million,

compared with the billions needed to drill offshore wells and build associated infrastructure. Moreover,

expenditure of both time and money are falling fast.The oil field investment cycle has shortened. Wildcatters

in Texas discovered the Eagle Ford Shale in 2008. Within five years, it was pumping a million barrels a day-

thanks to an influx of capital that paid for drilling thousands of new wells. Each well roars into life and then

drops off fast. Without constantly drilling new wells, these oil fields will peter out.Faster-reacting shale

production could help cut supply more quickly than in the past, restoring market balance without a

decadeslong wait. The availability of so much new oil, housed in easy-to-tap shale formations, could also

make price spikes less frequent.But that doesn't mean prices will rebound soon, or return to the tripledigit

levels seen just months ago. Price pressure may need to remain on the U.S. oil industry and its lenders for

months to rein in supply.Goldman Sachs Group Inc. said Monday it saw a "U-shaped" recovery with

depressed prices until the market rebalances and prices rise in 2016. The firm said it expected U.S. crude to

average $47.15 a barrel this year, down from a previous prediction of $73.75.A year of low prices beats a

decade, as far as the energy industry is concerned. But it is unclear exactly what will happen: shale- oil output

has boomed only in the past five years-and faces its first downturn."No one has so far experienced what the

actual consequences of a 'stress test' on U.S. production could be," says Leonardo Maugeri, a scholar at

Harvard University's John F. Kennedy School of Government and a former top executive with the Italian oil

giant Eni SpA.Even veteran oil traders are uncertain. "Sustained low prices will ultimately bring the market

into balance," Andrew Hall, who runs a $ 3 billion energy derivatives hedge fund, Astenbeck Capital

Management LLC, wrote in a private letter to investors earlier this month which was reviewed by The Wall

Street Journal. "But it is unclear how long that will take and what the new price equilibrium will be."Many

economists and energy analysts believe that prices will probably rebound somewhat from current levels by

the end of the year. The global benchmark for oil, currently $ 46.59, will "head back toward the $70 range and

I suspect that will be sustainable for quite some time," says Stephen P. A. Brown, an energy economist at the

University of Nevada, Las Vegas and former economist with the Dallas Federal Reserve Bank.During the last

big supply-driven oil bust, demand had been muted for several years, in part because of conservation

measures Americans embraced after the Arab oil embargo in the 1970s. The country adopted energy-

efficiency standards for cars, while using oil to generate electricity fell out of favor.Meanwhile, oil output

outside OPEC grew rapidly. Production in the North Sea surged, as did output from China and Oman. Mexico

began shipping more than one million barrels a day in 1981 from its Cantarell complex. Even the American oil

14/01/2015 1.19Pag. Wall Street Journal

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industry had started pumping more oil from its high-cost oil fields.And so a glut developed. At first, as oil

prices began retreating, Saudi Arabia tried to bolster prices by cutting its production, which fell from 10 million

barrels a day in the early years of the decade to 2.3 million in August 1985, according to the U. S. Energy

Information Administration. Late that year, tired of losing market share to rising oil exporters, the Saudis threw

in the towel and began pumping again-and so did the rest of OPEC.Global oil prices went into free fall,

declining from over $ 30 a barrel in November 1985 to nearly $10 by July 1986. The U. S. oil industry

basically shut down. In late 1985, there were nearly 2,300 rigs drilling wells; a year later, there were barely

1,000.Prices spiked upward a few years later, prompted by Iraq's invasion of Kuwait in 1990. But that didn't

last long, ending in 1991 once Operation Desert Storm pushed Iraq out of Kuwait and the fires set by

retreating forces were put out. Afterward, prices remained low, bouncing between $15 and $25 until the end

of the decade.It wasn't until about 2000 that supply began to struggle to keep up with rising demand. Global

economic growth, especially in Asia, pushed demand for crude as the Chinese middle class began driving

cars. Chinese oil imports, virtually nonexistent in 1985, have risen steadily ever since. On Tuesday, Chinese

data hit a record of about seven million barrels a day.Prices spiked in the summer of 2008, then plunged

when the economy crashed and went into recession. Today, demand for crude is growing, albeit slowly,

around the world. The health of the global economy and Chinese appetite for fuel will have a significant

impact on global and U. S. crude prices.As in the past, Saudi Arabia is betting that low prices will force other

producers to cut back. Falling prices will hurt U.S. output, but perhaps less than OPEC expected. The cost of

producing oil from shale- especially in the new U. S. oil fields responsible for a huge upsurge in output- has

been falling.

14/01/2015 1.19Pag. Wall Street Journal

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Dollar's Rise Aids Exports Of Vehicles To the U.S. BY ERIC SYLVERS DETROIT- European and Japanese auto makers emboldened by low gas prices and a surge in newcar

demand in North America now have another tailwind in 2015: the strong U. S. dollar.The rise in the value of

the greenback against the euro, Japanese yen and to a lesser extent the South Korean won is making the U.

S. a more lucrative place to sell vehicles made elsewhere. The dollar's strength is putting pressure especially

on U.S. luxury car and compact sport- utility vehicles, areas where Japanese and European car makers were

already excelling before the dollar's rise."Everybody outside of the U.S. is going to start looking at [this]

country with a more endearing look," said Fiat Chrysler Automobiles Chief Executive Sergio Marchionne said

on Monday at the North American International Auto Show. "All the Europeans, all the Japanese will start

looking at this market in a much more affectionate fashion than they've done in the past."The strong dollar

could help the Italian- American company as it ramps up U. S. sales of its Alfa Romeo sports-car brand. The

company last year made a limited re-entry into the U.S. market. This year, it expects to introduce a second

vehicle also made in Italy to U. S. customers. Alfa Romeo is forecasting almost 40% of its sales will be in the

U.S. in 2018, up from almost nothing in 2014.The dollar has appreciated about 15% against the yen and the

euro in the past six months and 6% against the won. With the U. S. Federal Reserve expected to raise

interest rates later this year and the European Central Bank poised to embark on monetary easing soon,

analysts are forecasting the dollar will remain relatively strong against the European Union's single currency.

At the same time Japan's expansive monetary policy is expected to continue, said analysts.The rise of the

dollar has "created a materially changed global auto sector with Japanese and German exporters benefiting

substantially," wrote analysts at equities researcher Evercore ISI in a note on Monday. Germany's three large

car manufacturers stand to have the dollar lift their unhedged earnings by €12 billion ($14.2 billion), Evercore

ISI estimates.The strong dollar is encouraging foreign auto makers to export more vehicles to the U.S., offer

dealers Vedi pagina 17Da pagina 15 higher sales incentives and add once-optional gear such as backup

cameras as standard features. Nissan Motor Co. plans to make more vehicles for the U.S. market in Japan

this year, but the profit impact will be "marginal" because it makes so many of its vehicles in North America,

Chief Executive Carlos Ghosn said.Mercedes- Benz USA, the U. S. sales arm of Germany's Daimler AG,

expects to benefit by gaining a larger share of its parent's production, because the dollar makes each sale

more profitable.A strong dollar "is like a 20% turbo charger. Even though we're hedged [against currency

shifts]... it's a tailwind for us," said Mercedes-Benz USA CEO Steve Cannon.The strength of the dollar makes

it an opportune time to start exporting Chinese-made Volvos to the U.S., said Hakan Samuelsson, CEO of

Volvo Car Corp. Volvo expects to ship about 5,000 sedans from its plant in Chengdu, China, to U. S. dealers

in 2015, one of the first auto companies to do so.Johan de Nysschen, president of General... ... Motors'

Cadillac unit, said the exchange rate allows rivals to offer their U. S. dealers more sales incentives to boost

sales without hurting sales.He pointed to the December figures on incentives for MercedesBenz and BMW

AG. For example, he said Mercedes-Benz USA executives lifted sales incentives for the first time past the $

10,000 mark. "They will no doubt do something similar in the future," he said.He said rivals' North American

manufacturing also is dollar- cost based, but "for all the German makers... they still import more cars than

they export from here."The currency effect varies depending on an auto manufacturer's share of U. S. sales

from imports. Mercedes- Benz counts on imports for 35% of its North American sales. Among Japanese auto

makers, Toyota Motor Corp. last year imported about 29% of the vehicles it sold in North America. At Honda

that figure was just 6% and at Nissan, the figure was about 20%.Nissan's Mr. Ghosn plays down the impact

of the stronger dollar on its results. His company has pursued a localization strategy world- wide to lessen the

impact of sudden currency swings."The yen moved from 75 yen to the dollar two years ago to 118," said Mr.

Ghosn. "Nobody is capable of telling you where it's going to be two years down the road... The best way to

14/01/2015 15.17Pag. Wall Street Journal

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protect yourself on the long term, as much as possible, is to localize."As the dollar has risen against the

Japanese yen, some U. S. auto makers cried foul, believing the Japanese want a weak yen to encourage

exports."We've seen a deliberate strategy on the part of the Japanese government to weaken the yen and

that has provided some of our competitors an advantage," said Mark Fields, chief executive officer of Ford

Motor Co. "We want a level playing field. We can compete with anybody around the world, [ however] we

can't compete with the Bank of Japan.

14/01/2015 15.17Pag. Wall Street Journal

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Il dilemma di Draghi I ribassi del petrolio e dell'euro da soli dovrebbero favorire la ripresa. Allora perché varare il «quantitativeeasing»? Il dubbio è che serva ad alleggerire il debito dell'Italia. Ester Faia* Idati che mostrano una deflazione nell'area dell'euro hanno rafforzato le richieste che la Bce vari il cosiddetto

«quantitative easing», ossia immissione di liquidità nel sistema. La Bce ha attuato negli anni varie forme

diverse di quantitative easing come il Securities markets programme (Smp) e gli Ltro (liquidità direttamente

alle banche). Ora si chiede che la Bce compri titoli di Stato dei paesi in difficoltà. Ma quali sono le ragioni per

farlo? La deflazione fa pensare a un avvitamento della domanda così come è avvenuto per il Giappone. Da

questo punto di vista il quantitative easing dovrebbe aiutare la ripresa. Tuttavia la caduta dei prezzi è in larga

parte dovuta alla discesa del petrolio, che dovrebbe invece facilitare la ripresa. Anche il deprezzamento

dell'euro dovrebbe aiutare le esportazioni a ripartire. Se la ripresa dovesse arrivare per la ragioni di cui sopra,

il quantitative easing diventa meno necessario. In realtà quello che alcuni paesi come l'Italia invocano è un

alleggerimento del debito: la caduta dei prezzi tipicamente aumenta il valore reale del debito avvicinando

paesi con alto debito al pericolo di default. Questo di fatto corrisponde alla monetizzazione del debito;

insomma una contraddizione per la Bce che era stata creata anche per rimanere indipendente rispetto alla

possibile indisciplina delle autorità fiscali. Il rischio che l'insostenibilità del debito italiano metta in pericolo

l'area renderebbe obbligatorio un acquisto di titoli da parte della Bce; bisogna però essere consapevoli che si

tratterebbe di un allegerimento temporaneo che sposta in avanti il problema. I problemi strutturali rimarranno

fino a quando non si deciderà di razionalizzare la spesa pubblica. Inoltre, ulteriori manovre di quantitative

easing portano con sè altri costi che potrebbero soffocare la ripresa. Si pensi ad esempio al fatto che

immissioni di liquidità tipicamente riducono i margini di intermediazione delle banche. Questo dovrebbe

preoccupare l'Italia dove nove banche non hanno passato gli stress test dell'autorità di supervisione. *Goethe

university di Francoforte

Foto: il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi: giovedì 22 gennaio potrebbe varare il

«quantitative easing».

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INTERVISTA copertina Ma la NOSTRA LIBERTà Va DIFESa a QUalUNQUE PREZZO Parla Jytte Klausen, autrice di un libro (censurato) sulle vignette di Maometto: «L'Occidente non vuole corrererischi evitando posizioni che possono offendere gli altri, ma questo è il momento per mettere da parte tutte leambiguità e le illusioni del multiculturalismo». Mattia Ferraresi - da New York Parla Jytte Klausen, autrice di un libro (censurato) sulle vignette di Maometto: «L'Occidente non vuole correre

rischi evitando posizioni che possono offendere gli altri, ma questo è il momento per mettere da parte tutte le

ambiguità e le illusioni del multiculturalismo». la sociologa Jytte Klausen lavora nella zona grigia dove libertà

di espressione, autocensura, fanatismo, politicamente corretto e violenza pericolosamente si mischiano. La

stessa area in cui operavano, con il linguaggio dissacrante e anarcoide della satira, i vignettisti di Charlie

Hebdo massacrati la settimana scorsa a Parigi durante la riunione di redazione. Professoressa della Brandeis

University, nel Massachusetts, ma cresciuta in Danimarca, Klausen studia il vuoto della società multiculturale

occidentale dove gli estremisti vengono iniziati alla jihad davanti al computer. Si occupa dei ragazzi delle

periferie europee, che partono per la guerra santa in Siria e in Iraq; di quelli che covano odio perché non

trovano il loro posto nella mappa liberale. Parla dei «martiri della libertà di parola», costretti a ritirarsi (scortati)

nelle catacombe della società, stretti fra la tentazione dell'abiura e il terrore. Nel 2009 ha scritto The Cartoons

that Shook the World («Le vignette che hanno scioccato il mondo»), un saggio sulla controversia del

vignettista danese Kurt Westergaard, minacciato di morte da una fatwa (e oggetto di due attentati, nel 2010 e

nel 2011) per avere rappresentato Maometto sul giornale Jyllands-Posten. La sua tesi era che la reazione del

mondo musulmano alle immagini dissacranti non fosso uno spontaneo moto di rabbia per il dogma violato,

ma un'orchestrata reazione politica guidata da forze estremiste. Oggi il massacro di Parigi suona come una

tragica conferma. Il lavoro accademico, edito dalla casa editrice di Yale, avrebbe dovuto riprodurre le

vignette, includendo alcune illustrazioni storiche che ritraggono il Profeta. Poco prima della pubblicazione,

però, l'editore ha informato l'autrice che le vignette non sarebbero state incluse nel libro per «timori di

violenze»; lei ha accettato, a condizione che al posto dei disegni ci fosse una nota della Yale University Press

che spiegava l'accaduto. Poi sono scivolate via anche le altre immagini e il saggio è uscito senza iconografia,

diventando, come ha spiegato lei, «parte di una più ampia battaglia sui limiti della libertà di parola». L'editore

Voltaire Press ha vendicato il caso di autocensura pubblicando le immagini, ma a Panorama Klausen spiega

che «non è cambiato molto nel nostro atteggiamento». Sembra che l'occidente sia molto solerte nel mostrare

solidarietà dopo un terribile massacro come quello nella redazione di Charlie Hebdo, ma ci si dimentica di chi

ha sacrificato la propria libertà d'espressione. È così? La libertà di espressione piace a tutti come concetto

teorico, ma è inutile se non la possiamo usare. C'è stata solidarietà dopo la strage e tanti giornali hanno

ripubblicato le vignette di Charlie, specialmente in Europa, ma il consenso non è stato universale. Il New York

Times ha avuto paura di offendere i lettori musulmani, l' Associated Press ha eliminato le immagini dagli

archivi. Non è un atteggiamento diverso da quello della Sony, che di fronte alle minacce degli hacker aveva

deciso di ritirare il film The Interview. Che cosa hanno in comune queste forme di autocensura?

L'atteggiamento di avversione per il rischio della maggior parte dei manager e dei politici. Ci piace la libertà,

ma non siamo pronti ad affrontarne le conseguenze: non vogliamo assumerci la responsabilità dei rischi,

quindi preferiamo evitare di dire qualunque cosa possa offendere gli altri, finché poi non succede quel che è

successo a Parigi o in Olanda con Theo Van Gogh. Che cosa può fare l'Occidente per resistere alle

aggressioni? Dobbiamo ribellarci a questo atteggiamento di resa e di paura del rischio. La libertà di

espressione in questo momento dovrebbe essere difesa senza ambiguità, senza distinzioni, e se tutti i

giornali d'occidente avessero ripubblicato le vignette di Charlie Hebdo sarebbe stato un gesto significativo.

Certo, il punto è combattere l'atteggiamento difensivo che abbiamo normalmente, non sull'onda di una strage.

E dal punto di vista legale e politico cosa può fare l'Europa per difendersi? L'Europa vive una lacerante

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contraddizione: un pilastro della sua struttura è l'apertura dei confini, cioè il libero movimento di persone e

merci. È una cosa grandiosa, intendiamoci, ma quando si cancellano i confini occorre essere pronti anche

all'ingresso dei soggetti indesiderati.Oggi ci sono almeno tremila persone, e uso la stima più prudente, che

entrano ed escono dall'Europa senza che le autorità ne sappiano nulla. Molto probabilmente le armi dei

fratelli Kouachi sono arrivate dalla Siria nel baule di un'auto. Lei ha detto che la Gran Bretagna è l'unico Stato

europeo che fa ancora un lavoro di pattugliamento e difesa sistematico dei confini. È davvero così? Sì, è

così. L'Australia è un altro esempio extraeuropeo: entrambi sono favoriti dal mare, ma l'elemento naturale

non basta. L'Italia mostra chiaramente che il problema non è geografico, ma politico e anche filosofico. In che

senso filosofico? L'Europa si è illusa di poter costruire una società multiculturale offrendo agli immigrati

soltanto uno spazio vuoto, una pura struttura. In Scandinavia sono convinti che gli estremisti islamici vadano

riabilitati con i servizi sociali. È un'illusione che sta creando un enorme problema di credibilità del modello di

convivenza. Oggi ne vediamo i limiti.

Foto: Jytte Klausen, 60 anni sociologa statunitense.

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